Prisoners of Love di Bewildered

(commedia romantica molto divertente)

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  1. kasumi
     
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    Capitolo 2: L'Interrogatorio




    Il detective Erikson odiava venire a lavorare di mattina, perché inevitabilmente c'era sempre qualche problema da andare fuori di testa che non era stato risolto dal turno di notte, e che inevitabilmente, finiva sulla sua scrivania.

    Oggi era il turno di qualche vandalo ossigenato che aveva deturpato il bellissimo centro storico di Sunnydale nel distretto dei negozi, e si rifiutava di dare delle informazioni per poterlo identificare, così potessero arrestarlo e giustamente processarlo. L'evidenza delle prove sulla scena del crimine era solida come la roccia; la persona che avevano in custodia aveva lasciato le proprie impronte digitali ovunque, sulle proprietà vandalizzate e sugli attrezzi usati per fare il suddetto vandalismo, i quali erano pure stati trovati in suo possesso. Avevano il loro uomo. Il problema era che non sapevano chi cavolo era.

    Il rapporto dell'AFIS sulle impronte digitali dell'imputato era stato aggiunto alla sua scrivania. Era spesso dieci volte tanto un qualsiasi altro rapporto dell'AFIS che avesse mai visto. Ed era anche completamente inutile in tribunale. Apparentemente, le impronte digitali appartenenti a questo “Spike” erano state registrate ad ogni sorta di morte misteriosa accaduta due anni prima, e anche qualche mese prima, sempre a Sunnydale. Questo poteva essere utile – se solo le sue impronte digitali non fossero anche state raccolte su tutta una serie di morti misteriose e crimini incomprensibili in giro per tutto il mondo, datate fino all'anno di nascita del database AFIS. Sicuramente più vecchie dell'età anagrafica del sospettato di trent'anni-e-qualcosa, che non poteva essere vivo all'epoca, né aver commesso quegli omicidi. La difesa avrebbe avuto una giornata campale con quella scoperta. E se nel processo avesse gettato dei dubbi sull'efficacia del sistema AFIS, le ripercussioni di questo sul mondo criminale sarebbero state devastanti. Il riconoscimento delle impronte digitali era la base della moderne tecniche di indagine. Se si indeboliva quella base, la giustizia penale sarebbe diventata impotente. Le convinzioni sarebbero state ribaltate. Assassini seriali per strada. Cani e gatti che vivevano assieme. ISTERIA DI MASSA.

    Oltretutto, da nessuna parte nel database AFIS c'era un riconoscimento per quelle impronte digitali. E quasi tutti i casi avvenuti a Sunnydale erano stati chiusi con la conclusione che si era trattato di un “attacco di coyote”. Erikson stesso aveva chiuso un certo numero di questi. (Non aveva mai visto un coyote a Sunnydale, ma apparentemente erano una minaccia locale furtiva e prolifica.)

    Non c'era da stupirsi se Erikson stava diventando calvo.

    Tuttavia, questa poteva essere la sua grande chance. Quegli insormontabili problemi con le impronte digitali non avrebbero significato nulla davanti a un'autentica confessione. Se solo fosse riuscito ad averne una da quel punk bastardo, se solo fosse riuscito a ridurlo a pezzi, a fargli confessare almeno una parte di quei casi - una confessione valeva molto di più di un riconoscimento di impronte digitali, analisi del DNA o di altri indizi raccolti sul posto. Con una confessione, questo caso di vandalismo avrebbe potuto significare soldi facili. Ci avrebbe scritto un fottuto libro.

    E l'avrebbe chiamato “Bloody Spike.”

    Non l'avrebbe scritto da solo, naturalmente, ma dopo essere diventato famoso per aver incastrato un così prolifico e violento serial killer, avrebbe potuto ingaggiare uno scrittore ombra che scrivesse per lui, e poi ci avrebbe piazzato sopra il suo nome. Avrebbe fatto un sacco di soldi con i diritti. Tanto, scrivere non era così difficile.

    No, dipendeva tutto dall'interrogatorio. E lui stava per interrogare a sangue questo punk d'annata, fino a che non avesse confessato solo il vandalismo, ma anche tutte quelle morti sospette, e magari pure quelle del Killer dello Zodiaco visto che c'era (NdT: un serial killer attivo in California alla fine negli anni sessanta, di cui non si è mai scoperta l'identità).

    Erikson tamburellò le dita sopra l'inutile rapporto dell'AFIS in anticipazione. Sarebbe stato divertente.

    ---

    Spike sapeva che sarebbe potuto evadere in qualsiasi momento se lo voleva, ma che cavolo, aveva così tanto tempo da perdere fino a che Passions non andava in onda quel pomeriggio, e giocare con i migliori esemplari di Sunnyhell era molto più divertente che starsene legato nell'appartamento dell'Osservatore. Pure da sobrio.

    Era rinvigorente, essere trattato come la Minaccia Pericolosa alla Società che era. (Beh, ok, che era stato una volta, ma che sarebbe stato di nuovo, e che nel frattempo era ancora Molto Malvagio e meritava un po' di maledetto rispetto.) L'ufficiale che l'aveva registrato era stato visibilmente frustrato, ed il suo partner agitato in modo gratificante, mentre le ragazze del dipartimento svenivano tutte per il suo magnetismo animale. (Ed anche, possibilmente, per il suo bel sedere. Perché sapeva perfettamente di avere un fottuto bel posteriore) Per farla breve, lo trattavano tutti come il Big Bad, che era un bel respiro di fottuta aria fresca dopo le continue prese in giro da parte dei fottuti Scoobies, i loro abusi e (peggio di tutto) la loro mancanza di paura. Non gliene importava nemmeno che gli avessero confiscato le sigarette, l'accendino e la fiaschetta di liquore, anche se naturalmente se li avrebbe ripresi quando se ne sarebbe andato. Assieme a qualunque altro effetto personale confiscato che gli andava a genio. Veramente, la sua unica preoccupazione era che quei maledetti commandos portatori di teaser e dai capelli a spazzola potessero trovare una pista sulla sua posizione via hacking - ma questo sembrava assai improbabile, data la tecnologia relativamente arretrata del maledetto Dipartimento di Polizia (le cose scritte su carta erano impossibili da rintracciare su internet).

    Dopo circa un'ora, si erano spostati in una stanza grigia senza finestre e con uno specchio ovviamente falso (dietro al quale c'erano tre persone -aveva contato i battiti cardiaci- che lo stavano guardando, inclusa una sua fangirl) e una vistosa video camera (che senza dubbio sarebbe stata spenta ad un appropriato momento drammatico durante l'interrogatorio). Era stato ammanettato ad un banale tavolo di metallo (inchiodato al pavimento) con un fragile set di manette, e lasciato lì a macerare. Spike applaudì la loro sensibilità teatrale in silenzio; avendo lui stesso un raffinato senso della teatralità.

    Si stravaccò svogliatamente sulla sua sedia (deliberatamente) scomoda e cominciò a fischiettare. Sarebbe stato divertente.

    ---

    Il detective Erikson aveva pianificato di attendere fino a che il prigioniero avesse iniziato a diventare nervoso per l'isolamento, ma quando l'irritante punk era passato dal fischiettare al cantare qualcosa su Judy che era una punk, messe il suo piano in azione, irrompendo nella stanza dell'interrogatorio con una coppia di colleghi in uniforme che portavano con sé alcune scatole con la scritta “Spike” su un lato. Normalmente, la strategia poliziesca suggeriva di riempire le scatole con dei fogli bianchi, essendo le scatole un semplice oggetto intimidatorio, ma in questo caso avevano abbastanza casi dall'AFIS da riempire due scatole e avere ancora dei fogli in eccesso. Erikson in persona portava la cartellina con i dati del vandalismo, straripante di foto e testimonianze delle vittime. La schiaffeggiò sul tavolo, si sedette, e unì le mani davanti a sé, rivolgendo al sospetto uno sguardo molto intenso.

    Spike incontrò i suoi occhi e alzò la posta con un sopracciglio alzato.

    Stettero seduti. E continuarono a fissarsi.

    Erikson strinse gli occhi.

    Spike sorrise.

    Erikson si sporse all'indietro leggermente.

    Spike si sporse in avanti leggermente.

    Le dita di Erikson iniziarono a fremere.

    Spike fischiettò le prime battute del tema de “Il Buono, Il Brutto e il Cattivo”.

    Una delle ragazze in uniforme (Lin? Era abbastanza sicuro che non fosse l'Ufficiale Michaels, visto che l'aveva beccata a fantasticare sulle foto segnaletiche del vandalo...) ridacchiò ed Erikson sospirò, annotando mentalmente di avere qualche parola con le nuove reclute riguardo le tecniche di Reid, e di come non era contemplato reagire ai tentativi del sospetto di fare dell'humor. O a qualsiasi altra tecnica d'interrogatorio che intendeva mettere in atto. Ma ora che la loro competizione di sguardi era stata brutalmente interrotta, non poteva fare altro che procedere.

    Aprì la cartellina e sparse sul tavolo le varie foto fatte sulle scene del crimine. La vernice spray. I pennarelli indelebili. Dei vetri rotti, un pezzo di metallo ammaccato, e un vestito da sposa brutalmente mutilato. Lucide fotografie 20x25 cm, appena sfornate dal laboratorio fotografico, la carneficina brutalmente illuminata ed esaustivamente documentata.

    La maggior parte dei sospetti, messi davanti alla prospettiva dell'incarcerazione, impallidivano o per lo meno sussultavano davanti alla montagna di prove raccolte contro di loro. Spike prese in mano ciascuna delle foto, osservandole con attenzione. Quando ebbe finito, favorì Erikson con un sorriso incoraggiante.

    “Sono abbastanza carine. Mi piace specialmente la luce in…” Spike indicò la foto del cartello della Chiesa. “…questa qui. Hai un buon occhio per la composizione, e rappresentano brillantemente il tema senza tempo delle 'Barbarie fatte da un uomo contro un altro uomo'. Sono sicuro che potresti trovare una galleria d'arte che le esponga. Infatti, conosco una signora, di solito lavora con le antichità, ma potrebbe darti una possibilità.” Con la punta delle dita, carezzò la foto del vestito da sposa, lanciando a Michaels uno sguardo seducente. “C'è modo di avere una ristampa di questa, amore? Basta che la fai scivolare nella scatola con le mie sigarette, che brava ragazza.”

    Michaels sospirò. Anche Erikson lo fece, ma più con un atteggiamento di puoi-credere-a-questo-ragazzo piuttosto che immaginandolo-nudo.

    Raccogliendo le foto, Erikson le gettò nuovamente nella cartellina con un po' più forza del necessario. “A parte coglierti spudoratamente con le mani nel sacco sulla scena del crimine, abbiamo le tue impronte digitali su ogni oggetto vandalizzato e su ogni attrezzo utilizzato. Tutti gli attrezzi sono stati trovati in tuo possesso, mentre eri pubblicamente intossicato. Sono almeno cinque infrazioni, per non parlare di un risarcimento danni per manomissione a favore delle poste americane. A parte metterti a lavorare per sistemare tutti questi danni, ti terremo in galera per un lungo, lungo periodo.”

    “Potreste, sì.”

    “Oh, certo che possiamo. Ora, potrei anche essere disponibile a far cadere una o due delle accuse, ma qui c'è l'inghippo: devo poter essere in grado di dire al Procuratore Distrettuale che hai cooperato con l'indagine.”

    Spike allargò le mani fino a dove la manette glielo permettevano. “Per come la vedo io, sono stato molto cooperativo. Non ho nemmeno chiesto un avvocato, sebbene non mi siano stati letti i miei diritti. Potrei voler dire quattro parole ai suoi ragazzi.” Uno sguardo con la coda dell'occhio rivolto a Michaels la informò che lei non era, naturalmente, inclusa in questa critica. Lei sospirò nuovamente.

    “Tutto quello di cui ho bisogno,” Erikson digrignò i denti, “è il tuo NOME.”

    “Ti ho dato il mio nome. E' Spike.”

    “Il tuo intero nome.”

    Spike fece un sorrisetto malizioso. “E' il mio nome completo.”

    Erikson si alzò in piedi e sbattè le mani sul tavolo. “Ascoltami, sacco di immondizia. Tu ed io sappiamo benissimo che non si tratta solo del vandalismo. Ci sono anche gli omicidi.”

    “Omicidi? O cielo!” Gli occhi di Spike si allargarono teatralmente. “Di che omicidi stai parlando?”

    “QUESTI omicidi.” Erikson strappò il coperchio della scatola più vicina e iniziò a tirare fuori le cartelline, disponendole sul tavolo. Spike iniziò a guardarle.

    “Oh, sì, questi due sono miei. Ho portato la ragazza con cui erano a Dru. Non c'è una cartellina per lei, naturalmente… Questo non è mio. Mio. Non mio. CERTAMENTE non è mio. Oh sì, questo è stato degno di nota. Si è difesa con coraggio. Mio. Mio. Mio. Questo è di Dru, è lei che ha un debole per i bambini…”

    Erikson si interruppe dal tirare fuori le cartelline. “Stai confessando tutti questi omicidi?”

    “Non tutti questi,” Spike diede un colpo di tosse. “Voglio dire…” – gesticolò verso uno dei casi che aveva indicato come 'non suo' – “Ho più gusto di COSI'.”

    E' stato più semplice del previsto. Con visioni della nuova lista dei Bestsellers del New York Times per la testa, Erikson tornò a sedersi e afferrò un blocchetto ed una penna per prendere appunti. “Perché non ricominci dall'inizio, e mi dici tutto?” Poteva recuperare quel maledetto nome anche dopo.

    “Tutto?” Spike aggrottò la fronte. “Non so se posso dirti esattamente TUTTO. Non credo di ricordarli tutti. Ce ne sono stati così tanti, e su alcuni non c'è veramente molto da dire, a parte il fatto che sono successi e basta. Sai cosa…” Si sporse in avanti per conferire con lui. “Ti dirò tutti quelli degni di nota, ok?”

    “Bene. Dimmi… dimmi tutti quelli che puoi ricordare. Parti dall'inizio.”

    “Dall'inizio?” Spike piegò la testa da un lato con un ghigno. “Sei sicuro?”

    “Oh, sono molto sicuro.”

    “Bene allora.” Spike si sistemò meglio sulla sedia. “Cominciò tutto negli anni ’80, subito dopo che mi sono messo assieme a Dru – che sta per Drusilla, D-R-U-S-I-L-L-A, scrivilo bene…”

    ---

    Un'ora dopo, Erikson stava scrivendo freneticamente sul suo terzo blocco per gli appunti. “Allora, hai lasciato la Transilvania con Drusilla e questa… Darla? Nel ’98?” Oh, ragazzi, posso pubblicare DIECI libri con tutto questo.

    “Sì, Darla. Che era proprio una stronza.”

    “Oh, ne sono sicuro. E dove siete andati dopo?”

    “Hmmmm….” Spike fissò il soffitto per qualche istante. “Il prossimo degno di nota… Oh, è stato in Cina. Fu brillante, era presente anche Darla e persino Angel con la sua Larga Frontaggine Rimuginante si degnò di fare un'apparizione. Questo fu a cavallo dell'anno zero, iniziando il nuovo secolo con una bella dose di violenza. E pure con i fuochi artificiali. I Cinesi sanno certamente come fare una ribellione. Ad ogni modo, io e Dru, stavamo…”

    “Aspetta. Aspetta un attimo. Quando è successo questo?

    “L'ho appena detto. Era l'anno zero. Stai facendo attenzione, vero?” Spike sbatté le palpebre in modo innocente.

    “Siamo nel 1999.”

    “Che cosa c'entra. So benissimo in che anno siamo.”

    “Non puoi essere andato in Cina nel 2000, perché non è ancora successo…”

    “Ora, quando avrei detto che stavo parlando dell'anno 2000? Questo è successo nell'altro secolo. Nel 1900.” Spike allungò il braccio verso il mucchietto di blocchetti per gli appunti. “Non hai incasinato tutte le mie migliori storie con il secolo sbagliato, vero?”

    Erikson si alzò in piedi barcollando, raccolse i suoi appunti, le cartelline e la penna, e camminò con passo pesante fuori dalla stanza. Poteva sentire Lin e Michaels che si precipitavano a raccogliere gli scatoloni, e il più infuriante dei sospettati che chiamava dietro a lui sfacciatamente, “Abbiamo finito, allora?”

    ---

    Erikson fu sorpreso di trovare l'ufficiale Thomas nella stanza d'osservazione. “Non eri di turno la notte scorsa?”

    Thomas fece spallucce. “Sì, ma non riuscivo a dormire. Continuavo a rivedere quegli occhi gialli... Così sono venuto a vedere come andava il caso.”

    Sono così felice di avere un'audience, pensò Erikson amaramente. Tuttavia, Thomas non sembrava deluso che Erikson fosse stato preso in giro così astutamente da quel bugiardo. Anzi, ne sembrava... eccitato?

    “Penso di sapere che cosa sta succedendo!” Disse Thomas con un ghigno.

    “Sei l'unico tra noi.” Erikson non era dell'umore per ascoltare qualche teoria stramba, ma a quel punto non c'era davvero molto da fare.

    “Il nostro sospetto,” Thomas fece una pausa d'effetto. “E' un LARPer.” S'illuminò come se si aspettasse un elogio o un mega riconoscimento.

    Erikson attese una spiegazione, ma quando questa non arrivò, chiese stancamente, “Che diavolo è un 'larper’?”

    “LARPer, nel senso di Live Action Role Playing. E' come… Sai, Dungeons and Dragons?”

    Erikson non lo sapeva, ma annuì comunque.

    “Beh, è come quello, tranne che invece di tirare i dadi e dire quello che fa il tuo personaggio, tu fai finta di essere il tuo personaggio. Ti vesti e ti comporti come lui, come se stessi recitando una parte, tranne per il fatto che te la inventi al momento.”

    Che cavolo è questo, il fottuto Mister Rogers e la terra in cui tutto si avvera? (NdT: sembra sia una serie televisiva americana per bambini) “Gli adulti fanno di queste cose?”

    “Beh, sì. E può diventare anche molto costoso, perciò diventa difficile partecipare per i bambini.” L'ufficiale Thomas iniziò ad agitare le mani per l'entusiasmo. Con questi discorsi sul 'facciamo finta di essere', sembrava un pupazzo impazzito. “Ce n'è un intero gruppo, non solo per Dungeons and Dragons, ci sono i lupi mannari e le società di un tempo e... oh, come si chiama? Qualcosa tipo, the Masquerade...”

    “E che cavolo c'entra con…” Erikson lanciò uno sguardo assassino verso la finestra-specchio. Spike stava fischiettando di nuovo. “…QUELLO?”

    “No, ascoltami. Qualche volta i giocatori si inventano di sana pianta queste storie molto elaborate per supportare il loro personaggio. Tipo, per giustificare il loro comportamento. Così questo Spike, potrebbe essere il personaggio che lui sta interpretando, e tutto quello che dice di aver fatto nel 1900 non è quello che lui ha veramente fatto, ma quello che avrebbe fatto il suo PERSONAGGIO.”

    “Ma questi LARPers.” Erikson tagliò corto. “Credono veramente di ESSERE i loro... personaggi?”

    “Noooo….” Ammise Thomas. “Ma magari ha dei problemi psicologici e crede veramente di dire la verità. C'era questo film con Tom Hanks, che fece prima di diventare un attore rispettabile...”

    Erikson incrociò le braccia con impazienza. “Oh, certo che ha dei problemi psicologici. Il suo PROBLEMA è che è un COGLIONE ed un BUGIARDO.”

    Thomas sembrava devastato ed Erikson sperò che non si mettesse a piangere.

    “No, possiamo fargli dire quello che vogliamo.” Per qualsiasi altro sospetto avrebbe detto 'possiamo farlo parlare', ma era chiaro che Spike non avesse nessun problema a PARLARE. Il problema era fargli dire qualcosa di utile. E poi farlo stare maledettamente zitto.

    Qualche ora dopo, Erikson non aveva solamente dato un bacio d'addio al suo libro, ma anche ad una buona fetta della propria sanità mentale, nonché del suo ego.

    Provò la classica routine del “Poliziotto Buono e Poliziotto Cattivo”, recitando con gioia la parte del Poliziotto Cattivo, mentre lasciò a Thomas, che era più sensibile, la parte di quello Buono. Spike rise per il Cattivo, e rise ancora di più al Buono, e chiarificò per buona misura che lui non era affatto il 'Brutto', e che provassero quella strategia con qualcuno che era nato ieri.

    Allora mandò dentro l'Ufficiale Michaels, con una coppia di bottoni strategicamente sbottonati, per far lavorare il suo fascino. Dopo cinque minuti, spense la videocamera. L'attimo che Erikson irruppe nella stanza, lei stava arrossendo e sghignazzando come una teenager, e avrebbe giurato che le mancavano altri due bottoni. Spike se la rideva compiaciuto mentre la riaccompagnava alla porta.

    Erikson minacciò e lusingò. Tirò fuori i vecchi libri di Criminologia e provò tutti i vecchi trucchi di manipolazione psicologica, e pure quelli nuovi. Si ritrovò a pensare con nostalgia ai bei vecchi tempi, quando torturare i sospetti non era solo lecito, ma anche incoraggiato. (A quel punto non gli importava più di ottenere una confessione, voleva solo essere in grado di dargli un calcio nelle palle senza perdere il posto di lavoro.)

    Quando il capo della polizia fece la sua apparizione, aveva finito. Davvero finito. Non gliene fregava niente di fare una brutta figura davanti all'intera forza di Polizia. Voleva solamente non rivedere mai più quella minaccia bionda.

    “Non possiamo semplicemente... sbarazzarci di lui?", chiese disperatamente al Capo Benson. Forse la cella speciale è dotata di una botola con una bella vasca di acido sotto...

    Benson aggrottò leggermente la fronte. "Non possiamo lasciare che quest'uomo vaghi per le strade come se niente fosse. E' ovviamente una minaccia per la società."

    "E' una minaccia per la mia SANITA' MENTALE," mormorò Erikson tra sé.

    Benson ci pensò sopra un altro po'. "Non sembra americano. Sembra che sia inglese. Forse lo possiamo far espellere."

    Questa fu la migliore idea che Erikson udì quel giorno.

    ---

    Sfortunatamente, quando andò a portare questa bella notizia al prigioniero (che PER L'AMOR DI DIO sarebbe stato presto distante da loro un intero oceano e l'intero continente Americano), incontrò solamente derisione.

    “Deportazione? E dove mi vorreste deportare, quindi?”

    “Um… In Inghilterra? Il tuo accento sembra Inglese.” Oh, per favore, fa che si senta nostalgico e sentimentale per la bella vecchia Inghilterra. Per favore per favore per favore…

    Spike non ne voleva sentire. “Oh, e come fai a saperlo? In che parte dell'Inghilterra? Yorkshire? Londra? L'Inghilterra ha una grande varietà di accenti.”

    “Uh…”

    “Vedi, non lo sai. Potrei anche non essere affatto inglese. Potrei provenire dall'Australia. O dalla Nuova Zelanda. O, diavolo, persino dall'India. Il sole non tramontava mai nell'Impero Britannico, e dovunque gli inglesi hanno colonizzato, si sono portati dietro il loro accento. Un tipo americano nella media non sa distinguere l'accento di Londra da quello dello Leicestershire. Vuoi deportarmi in Inghilterra? Prova che io sia inglese.”

    “Ma…”

    Spike si alzò in piedi e piantò le mani sul tavolo, entro i limiti permessi dalle manette. “Forse ho solo guardato un sacco di Monty Python, sai? Nudge-nudge, wink-wink, say-no-more, just-a-flesh-wound, huge-tracts-of-land, wafer-thin-mint, spam-spam-eggs-and-spam, Jehovah-Jehovah, bloody-ex-PARROT!” Finì con un lampo della sua faccia demonica, poi si lasciò cadere sulla sedia e si mise a fischiettare. (NdT: sono un elenco di modi di dire derivati dal famoso programma comico.)

    Il Detective Erikson lo fissò freddamente per un altro momento, poi lasciò la stanza senza dire altro.

    ---

    Tornato nella Cella Speciale (che sembrava davvero una cella qualsiasi, pensò deluso) Spike arrivò alla conclusione che il Dipartimento di Sunnydale gli aveva dato tutto il divertimento di cui era capace. (Aveva aspettato una buona mezzora dopo la fine dell'interrogatorio, nel caso in cui qualcuna delle poliziotte volesse tornare a 'leggergli i suoi diritti', ma apparentemente il supervisiore del turno di giorno stava facendo il suo lavoro.) Inoltre, erano quasi le 14:00 ed era preoccupato per Timmy. Era tempo di buttare via il bastoncino di quel ghiacciolo, figurativamente parlando.

    E forse mentre se ne andava, qualche ragazza si sarebbe pure offerta di prendersi cura del suo di 'bastoncino'. Pure quello sarebbe stato brillante.

    Indossato lo spolverino, Spike camminò in modo strafottente fino alle sbarre che lo separavano dal corridoio e iniziò a tirare.

    Ma per sua grande sorpresa, le sbarre non si mossero di un millimetro.

    Allora richiamò la sua faccia da demone, che lo rendeva un po' più forte, e provò di nuovo. Ma non si mossero.

    Strattonò e dimenò e le prese a calci, senza risultato. Corse per la breve lunghezza della cella e ci si buttò contro di spalle. Ma quando nemmeno questo diede qualche risultato, si mise a calciare i mattoni delle pareti su ogni lato. Non solo non si disintegrarono contro l'impatto delle sue Doc Martens, ma la pittura non si scheggiò nemmeno.

    Si rese conto, quindi, lentamente e con molto orrore, che la Cella Speciale era veramente SPECIALE. Che le sbarre e le pareti – che sembravano pateticamente fragili come quelle di qualsiasi altra cella dalla quale era evaso – erano state magicamente o fisicamente rinforzate per prevenire la fuga delle creature soprannaturali come lui. Che lui era di fatto un prigioniero. Veramente un prigioniero.

    C'era solo una cosa da fare.

    “Oi!” gridò febbrilmente verso il corridoio. “Posso fare la mia fottuta telefonata?”

    ---

    Dopo una predica leggermente imbarazzante alla lezione di Psicologia (Buffy era sicura che la Professoressa Walsh sapesse che lei aveva scaricato Riley, ma era difficile dirlo con sicurezza, perché la tipa sembrava perennemente arrabbiata), Buffy camminò a piedi fino a casa di Giles, dove avrebbe potuto divertirsi un altro po' alle spalle di Spike, e aiutare Giles a sopravvivere alla Grande Piaga dei Biscotti del 1999. (Willow era rimasta a scuola dopo la fine delle lezioni, forse per cogliere il suggerimento di Buffy e consolare il povero, e nuovamente disponibile, Riley, ma molto più probabilmente per strizzare conoscienze extra dalla Walsh.)

    Stranamente, Spike non era in casa. Giles stava guardando il manuale di istruzioni del videoregistratore con la fronte aggrottata. La TV era accesa, i titoli di coda di qualche soap-opera-o-qualcos'altro stavano scorrendo sullo schermo.

    “Ehi, Giles. Ci ha finalmente raggiunto nel ventesimo secolo? Lo sa che fra poco ne inizierà uno nuovo?”

    “Sì, certo,” rispose Giles distrattamente.

    “Che succede? Stanno dando alla TV qualche speciale sui dieci libri più antichi e incrostati del mondo? Un documentario sul tè che non può proprio perdere?” Buffy sussultò teatralmente. “Pensa che potrebbero arrivare a produrlo nella forma di cubetti di zucchero?”

    “Cosa? Oh, no, stavo solo…. Beh, nonostante quello che penso di Spike, lui è comunque un ospite ed io sono Inglese. Sembra che per quanto ci provi, non riesca ad ignorare il suo bisogno psicologico molto radicato di conoscere quello che sta succedendo al povero Timmy. Devo solo capire come funziona questo... questa apparecchiatura. Mi aspettavo che fosse di ritorno prima che iniziasse il telefilm.”

    Buffy roteò gli occhi, inserì la videocassetta libera nel videoregistratore e premette 'rec'. Ignaro di ciò, Giles continuò a perlustrare il manuale.

    Il telefono suonò, e con un'aria di profondo sollievo, Giles porse il manuale a Buffy (che lo lanciò subito dietro al divano) e andò a rispondere. Buffy afferrò il primo biscotto in fila e siccome era lì (ed era annoiata) iniziò a guardare Passions. Uno di questi giorni avrebbero dovuto inventare il modo di guardare una cosa e registrarne un'altra. Sarebbe stato veramente figo. Ehi, forse si poteva già fare? Dov'era finito il manuale?

    Aspetta, Timmy era una BAMBOLA? Che cavolo significava?

    Giles tornò nella stanza, gesticolando febbrilmente a Buffy mentre parlava al cordless. Buffy era più che felice di origliare la parte di telefonata di Giles. Timmy le faceva venire la pelle d'oca.

    “Sì, Spike, sono più che sicuro che non hai fatto nulla per meritare l'incarcerazione. Ti stavi solo facendo gli affari tuoi. Naturalmente... Sì, certo.” Giles sospirò. “Certamente, verremo a prenderti... No, non credo che dovremo pianificare un 'astuta evasione'. Se i tuoi attuali carcerieri provano per la tua presenza la stessa cosa che provo io, saranno più che contenti di rilasciarti a noi…. Sì…. No…. Ti sto registrando Passions?” Guardò verso Buffy, che gli diede due pollici alzati in risposta. “Naturalmente… No, non ho avuto problemi a capire come funziona il videoregistratore. Per l'amor di Dio, so LEGGERE, no? … Certo che porteremo una coperta. Non ho nessuna intenzione di far prendere fuoco ai sedili della mia macchina... Sì, va bene, saremo lì presto.” Giles premette il bottone per disconnettere la chiamata, uno sguardo seccato in viso.

    “Allora, scommetto che era il nostro sacco da box preferito? Quindi significa che non è ancora polvere.”

    “Sì, tragicamente. Ed è, di fatto, in custodia della polizia.”

    “Ooh, gli hanno usato violenza?”

    “Non è stato molto generoso con i dettagli sul suo arresto, ma uno può sempre sperare.” Giles scivolò nella sua giacca e tastò le tasche fino a trovare le chiavi della macchina. (Sapeva già dov'erano i suoi fazzoletti, tutti e quattro.) “Ad ogni modo, è la tua sacra responsabilità di andare a salvare la polizia dalle sue bighellonate senza dubbio fastidiose.”

    “Aw, devo proprio?” Buffy cedette allo sguardo di Giles. “Va bene. Sacra responsabilità.” Afferrò lo zainetto. “Sai una cosa, Giles? Le sacre responsabilità fanno schifo.”

    ---

    Buffy dovette ammettere, che l'immagine di Spike dietro le sbarre era una visione da ricordare nel tempo, sebbene stesse giocando con la propria audience allungandosi sulla brandina con delle pose da porno star. Non che lei avesse mai visto un porno, ma immaginava che un porno sarebbe stato più o meno così. O avrebbe dovuto essere più o meno così. Imbronciato, in disordine e anticipatorio, come se non stesse aspettado altro che una poliziotta birichina lo raggiungesse con un paio di manette e... Ci stava davvero pensando TROPPO. Doveva tornare alla realtà. Spike dietro alle sbarre era una buona cosa. Stop.

    Spike annotò la sua presenza con un'alzata di sopraccigli. “Cacciatrice.”

    “William.”

    Il detective calvo che aveva accompagnato Buffy e Giles fino alla cella di detenzione drizzò subito le orecchie. “William? Il suo nome è William? Qual'è il suo cognome?” Stava praticamente perdendo le bave.

    Il Sanguinario? Come se potessero bersela. “Sì, lo Spike qui presente… non ha veramente un cognome. E' come Madonna, sai?”

    Il detective sporse in fuori la mascella bellicosamente. “Veramente, Madonna ha un cognome. E' Ciccone.”

    “Ok, non come Madonna.” Ragazzi, se era permaloso questo qui. Deve aver avuto una doppia razione di Spike. “Come… uhm, il Papa?”

    “Oi!” Spike era chiaramente offeso. Il che era un bene. Anche il detective non ne era molto più felice, ma Buffy era disposta ad accettarlo come un danno collaterale se questo faceva infuriare Spike.

    Il Capo della Polizia si schiaì la gola dietro di loro. Buffy diede a Spike un ultimo sorrisetto e poi si girò ad ascoltare. “Ora, come ho detto prima, nonostante siamo abbastanza certi che il Sig. Spike qui presente sia il colpevole di una marea di crimini diversi, l'unica cosa per cui possiamo incriminarlo è il terribile vandalismo che ha perpetuato questa prima mattina nel centro di Sunnydale. Ci sono anche... delle circostanze attenuanti che ci rendono difficile il poter presentare questo caso davanti ad una corte di giustizia. Prima di tutto, sapete dove possono essere i suoi documenti? La licenza di guida, la carta verde, documenti della banca o qualche bolletta, non so... magari il passaporto?”

    Ogni membro del Dipartimento di Polizia di Sunnydale nel corridoio (che, ora che Buffy ci faceva caso, era un folto numero di persone, per la maggioranza donne) sembrò trattenere il respiro. E la cosa le dava i brividi. Essere circondata da un gruppo di persone che non respirava le faceva venir voglia di iniziare a impalettare qualcuno.

    “No,” ammise. “Non ci sono documenti che io sappia. C'è stato... un incendio. Un grande incendio. Tutto è andato bruciato, tutte le carte e le bollette. E ha pure perso una parte della memoria. E' stato molto... beh.”

    Si udì un sospiro collettivo. Una delle donne sembrò asciugarsi una lacrima, come se questa fosse una tragedia profondamente straziante. Buffy poteva sentire l'ilarità silenziosa di Spike dietro di lei. Ridi pure, futuro-mucchietto-di-polvere. Almeno io mento meglio di te.

    Il Capo della Polizia scosse la testa. “In questo caso, credo che non abbiamo altra scelta che affidarlo alle cure di un... familiare? Sig. Giles?” Rivolse a Giles uno sguardo significativo, che diceva chiaramente che avrebbe accettato qualsiasi risposta che avrebbe trasferito la custodia di Spike lontano dal Dipartimento.

    Sfortunatamente, Spike sbuffò a questo. “L'Osservatore qui presente? Non è affatto sangue del mio sangue.” Sorrise in modo impertinente al detective. “Non abbiamo nemmeno lo stesso accento. Non l'hai notato?”

    Il Capo della Polizia chiuse gli occhi per un breve, e sofferto momento, e poi si girò verso Buffy. “Allora ovviamente siete voi il suo familiare.” Giles aggiunse il suo sguardo significativo a quello del Capo, e Buffy gemette internamente.

    “Oh sì, sono sua…” Che cavolo di parente potrei essere? Sua sorella? Sua cugina? Sua prozia? … E che cosa rende una zia una prozia, comunque? … No, Buffy, focalizza! “Sono sua…”

    “Moglie,” disse Giles velocemente. “E' sua moglie.”

    Buffy e Spike (in realtà, tutte le persone presenti nel corridoio, tranne il visibilmente sollevato Capo della Polizia) rivolsero uno sguardo agghiacciato verso Giles, il quale sentì l'immediato bisogno di pulire i suoi occhiali, così da poter vedere meglio l'interessantissima ragnatela nell'angolo. Era davvero un'opera artigianale di alta qualità.

    “Sua moglie.” Il Capo della Polizia avrebbe avuto alcune domande su questo, come ad esempio come poteva essere sua moglie se non sapeva nemmeno il suo cognome e non aveva alcun suo documento o un anello per provarlo, ma era un uomo pratico. Se avesse gettato dei dubbi su questa affermazione, non avrebbe più potuto liberarsi di questo seccante sospetto che gli stava ribaltando sotto-sopra l'intera stazione di Polizia. “Dunque, Signora….?”

    “E' signorina, veramente. Signorina Buffy Summers. Ho tenuto il mio nome da nubile per... ovvie ragioni.” Non sapeva chi meritava di più la morte adesso, se Giles o Spike, ma guardare ognuno di loro a turno le stava dando il malditesta, così s'impegnò a sorridere dolcemente al molto sollevato Capo della Polizia.

    “Signorina Summers. Venga nel mio ufficio, così possiamo prenderci cura di tutti gli incartamenti necessari.”

    ---

    Spike camminò assieme a loro, le mani ancora ammanettate, circondato da un entourage di ufficiali della polizia scuri in volto. Per qualche ragione, le agenti di sesso femminile sembravano essere molto arrabbiate con Buffy, guardandola in cagnesco dietro la sua schiena. Che cosa significava?

    Lungo la strada, Buffy si fece vicino a Giles e gli diede una gomitata nelle costole. Non con tutta la sua forza di Cacciatrice, ma abbastanza forte da lasciargli sentire il dolore per giorni. "Giles, che diavolo? Perché devo essere sua MOGLIE?"

    Giles evitò di incrociare i suoi occhi. «Be ', doveva essere uno di noi, e ovviamente tu non sei legata a lui per motivi di parentela. Una volta che Spike ha aperto la bocca, non ho avuto davvero altra scelta. In ogni caso, " Giles la guardò con la coda dell'occhio,"sei tu quella con il sacro dovere. Io sono solamente la tua guida lungo il sentiero della giustizia."

    "Il sentiero della giustizia? E come la mettiamo con le cose-che-Giles-vuole-fare-ma-senza-coinvolgere-se-stesso? Penso che sia il sentiero che stiamo percorrendo al momento."

    “Beh, anche quello." Poi mormorò qualcosa tra i denti che suonava sospettosamente come un 'meglio te che me', ma dal momento che non ne era del tutto sicura, decise per una nuova gomitata, sempre nello stesso punto. I doppi-lividi erano sempre divertenti.

    "Uno di questi giorni," brontolò Buffy, "Mi piacerebbe seguire il sentiero di Buffy-si-ferma-a-prendere-il-respiro."

    ---

    Il Capo Benson aveva già sentito il nome di Buffy Summers in precedenza. All'inizio dell'anno, prima della tragica guerra tra bande che aveva decimato la classe del '99 e aveva distrutto lo storico liceo di Sunnydale, e aveva lasciato il preside Snyder, così come il sindaco, entrambi dispersi, il predecessore di Benson aveva ricevuto una relazione dal preside della scuola assediata. Pur non essendo un documento ufficiale (come gli aveva spiegato Munroe al momento), la "Lista dei laureati che potresti presto incarcerare" di Snyder si era dimostrata uno strumento prezioso nel monitoraggio dei giovani adulti che potevano dare problemi alla giustizia. Quando Munroe si era dimesso per "motivi di salute", Benson aveva ereditato le liste e gli appunti di Munroe ad esse connessi.

    La lista del 1999 era costituita da un solo nome: Buffy Summers. Era stato sottolineato due volte, e con mano pesante. Se Snyder avesse potuto aggiungere delle frecce al neon per indicare quel nome, l'avrebbe ovviamente fatto.

    Benson non era sorpreso di scoprire che Buffy Summers, classe '99, fosse associata al punk più irritante che avesse mai incontrato. (Ed era stato in carica dal 1973. Aveva incontrato un sacco di punk, ed erano stati tutti incredibilmente irritanti. Specialmente negli anni '80.)

    Magari non poteva far piovere la giustizia tradizionale sul signor Spike, ma in memoria del preside Snyder e del sindaco Wilkins e del Capo Munroe, avrebbe fatto in modo che la signorina-non-signora Buffy Summers e il Signor Spike-senza-cognome-come-il-Papa si pentissero amaramente di aver incrociato la strada con quella del Dipartimento di Polizia.

    ---

    "Allora," Buffy sorrise al gentile capo della polizia. "Che cosa devo firmare? Così possiamo, sa, uscire dalle scatole. E tornare ad essere membri produttivi della società." Le sedie in pelle di fronte all'enorme scrivania di ciliegio del Capo erano estremamente confortevoli. Spike era stato lasciato in piedi vicino alla porta - ben lontano dalla luce della finestra, notò, provando dei sentimenti contrastanti per questo - ed era circondato da una scorta armata. Ora che c'era solo del LAVORO D'UFFICIO da fare, e nessuno con cui flirtare, Spike era ovviamente di nuovo annoiato. Giles si era scusato ed era uscito per controllare le sue costole, il traditore.

    "Solo un paio di firme, per favore." Benson depositò uno spesso mucchio di carte di fronte a Buffy, gli occhi della quale schizzarono quasi fuori dalle orbite. Il capo rise cordialmente. "Oh, non si preoccupi, non c'è bisogno di leggere tutto questo adesso. Vi lasceremo una copia da portare a casa. Ecco, lasciate che vi mostri dove dove firmare. "

    Buffy sottoscrisse tutto docilmente e siglò sugli spazi evidenziati ad ogni certo numero di pagine. "Solo un paio di firme, il mio culo!" borbottò tra sé. Alla fine, raggiunsero la fine del mucchio. Il capo della polizia controfirmò velocemente sotto ognuna delle sue firme, e consegnò le carte al suo segretario per le copie. Buffy si alzò per stringergli la mano.

    "Non può immaginare che grande aiuto ci sta dando, signora Summers." La stretta del Capo Benson era ferma e quasi dolorosa. "Allora, ci vediamo fuori dalla banca alle 7, domani?"

    Il sorriso gentile di Buffy si congelò. "Che cosa?"

    Il capo continuò casualmente. "Non può immaginare quanto sia utile al nostro Dipartimento il fatto che avete accettato di supervisionare e facilitare la riabilitazione di suo marito nella società, a cominciare dall'assisterlo durante la pulizia di tutti gli atroci vandalismi che ha commesso ieri sera."

    "Come?" Spike s'interessò improvvisamente alla loro conversazione.

    "Ed è così bello, di questi giorni ed alla sua età, vedere una donna disposta ad assumersi la piena responsabilità - legale e finanziaria - per tutti gli eventuali reati o danni accidentali che suo marito potrebbe causare in futuro. Mi dà veramente la fiducia che la sana e rispettabile istituzione del matrimonio dev'essere salvata." Improvvisamente, il sorriso del Capo della Polizia non sembrava poi così amichevole.

    "Aspetti, CHE COSA SIGNIFICA?" Buffy ritirò la sua mano.

    "Gli ufficiali Kemp e Lin saranno felici di accompagnarvi nella stanza sul retro, dove sarete equipaggiati con delle cavigliere che vi permetteranno di tenere facilmente sotto controllo vostro marito grazie ad un segnale acustico - ad alto volume - se mai questo si dovesse muovere a più di 50 piedi di distanza da voi. (NdT: circa 15 metri) Questa dovrebbe essere una distanza appropriata per permettervi di monitorarlo adeguatamente, no?" L'ex sorriso amichevole si era ormai trasformato inequivocabilmente in un sorriso malvagio. "Non si preoccupi, non sarà in grado di rimuoverli. Sono SPECIALI ".

    Buffy e Spike erano, per una volta, completamente d'accordo. "CHE COSA?!?" Dissero in coro. I loro occhi si spalancarono in reciproco orrore mentre venivano scortati velocemente fuori dalla stanza.

    Il Capo Benson sedette sulla propria sedia dirigenziale in pelle, e con un grugnito di soddisfazione si versò un bicchiere di scotch dalla scorta che teneva per le grandi occasioni nel cassetto inferiore della scrivania. Sollevò il bicchiere verso la finestra in segno di brindisi per gli alleati perduti, ma non dimenticati.

    "Alla giustizia."

    E bevve la sua coppa della vittoria.






    TBC



    Note dell'autrice sul Capitolo 2:
    Il Detective Erikson è ispirato a mio fratello, che vive a Los Angeles e mi fa ciccare un sacco perchè mi racconta dei suoi incontri casuali con i vari attori che mi piacciono, incluso James Marsters. Michaels e Lin stanno per Michael e Lynne, e sono sicura che avrete già capito chi è il Capo Benson.
    Citazioni gratuite (o mezze-citazioni) da: Ghostbusters, A Christmas Story, Monty Python’s Flying Circus, Monty Python and the Holy Grail, Monty Python and the Meaning of Life, e Monty Python’s The Life of Brian. Il film con Tom Hanks di cui parla Thomas, in cui sono presenti questi LARPers, è un film degli anni '80 che si chiama “Mazes and Monsters”.
    Se non conosci il tema de “Il Buono, il Brutto ed il Cattivo” è facile che tu lo conosca, ma non sai che è di quel film. Ad ogni modo, puoi andare qui: Video
    Alla fine della scena della deportazione, Spike sta fischiettando “Always Look on the Bright Side of Life” (NdT: guarda sempre il lato bello della vita) da The Life of Brian (NdT: il film di Monty Python citato prima) ma Erikson non l'ha riconosciuto. Lo trovi qui: Video

    (NdT: se amate le cose demenziali che criticano in modo furbo svariati temi attuali – religione e politica in primis - , è il film per voi :) Come si dice... demenzialità intelligente? Uhm..... Comunque io sono andata a vedermelo su Youtube e mi è piaciuto. Le battute di Monty Phyton vengono citate spesso nelle fiction inglesi, come le famose 'nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola' o 'Non mi avrai mai, cavaliere nero!'.)

    Edited by kasumi - 13/9/2016, 15:50
     
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