DANCING WITH MYSELF

prima fan fiction..

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  1. FaithLess
     
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    @piccola06: quanti complimenti, ti ringrazio, sono molto contenta che la storia ti piaccia..


    Capitolo 4: And there's nothing to prove

    La caccia era andata come promesso, aveva cercato con la sua squadra quegli orribili demoni, non era stato difficile scovarli, si trovavano tutti nelle vicinanze del centro d’addestramento. Cercavano davvero qualcosa in quel posto, oppure spiavano, certamente ritenevano che lì avrebbero trovato tutte le informazioni riguardo il gingillo e Spike.
    Fortunatamente erano creature poco collaborative, lavoravano in solitaria, erano coordinati ma si muovevano da soli. E non era stato difficile per le cacciatrici ucciderne uno alla volta, divise com’erano in gruppi da tre o quattro. Praticamente un esercitazione.
    Buffy trovava buffo tutto questo, perché coordinarsi per poi andare da soli incontro ad una morte certa. Si chiedeva se anche i demoni potevano sentirsi soli. Chissà se sentivano la solitudine, era una domanda che non si era mai fatta. Di solito non era molto interessata alla vita privata dei demoni, salvo qualche eccezione. Cercò di capire se fosse una loro scelta questo svolgere le cose da soli, era strano. Che diavolo di senso ha, si è solo più deboli ad agire da soli. Oppure no, forse si muovevano da soli per poter spiare meglio le loro mosse. Oppure avevano semplicemente un cattivo carattere. “Fanculo Buffy che pensieri stupidi stai facendo, sono demoni, stupidi e viscidi demoni verdi, non si fanno tante domande” si disse tra sé e sé la cacciatrice.
    Tornò a pensare al lavoro di questi demoni, evidentemente se erano lì per spiare significava che anche loro erano in alto mare. Anche loro sapevano ben poco su dove recuperare il ciondolo. Probabilmente avevano saputo che lui era di nuovo vivo.
    Vivo, non è la parola giusta per un non morto. Eppure la sua mente lo sapeva vivo, come pochissime persone riescono ad essere.
    Al diavolo sapeva più lui della vita che centinaia di vivi.
    Buffy sentiva di dovergli molto di quel poco che dell’esistenza aveva capito. Con questi pensieri Buffy saliva, come ogni alba, le ripide scale di casa, eppure oggi qualcosa era diverso.
    Aveva paura, l’idea che lui si fosse sacrificato per lei, per il mondo, la faceva soffrire ma l’aveva costretta a mettere un punto, adesso invece cosa doveva fare? Come avrebbe potuto tornare alla sua routine sapendo che lui da qualche altra parte si stava accendendo una sigaretta?
    Questo era troppo anche per lei, di nuovo un vampiro dopo che lei lo aveva visto morire era tornato e poi l’aveva abbandonata, ma stavolta non era più un’adolescente, era una donna, avrebbe affrontato la cosa come tale. Niente stupide azioni, se ne sarebbe fatta una ragione, il tempo le avrebbe dato tutte le risposte. Era un’adulta, era la Cacciatrice.



    “Willow, ti prego vieni a letto, sono ore, anzi giorni che leggi quel maledetto libro di incantesimi” ordinò Kennedy alla sua amante. Era in pigiama ed appoggiata alla porta della studio di Willow.
    “Kennedy quello che sto facendo è importante. Cosa dirò a Buffy se non so nemmeno io che succede la giù.” La strega era stanchissima, aveva il viso tirato “Tra poco arrivo a letto, ora lasciami fare”.
    “Fa come ti pare. Ma domani non lamentarti con me se sarai a pezzi.” Sbuffò la ragazza ritornando a letto.
    Willow continuò a leggere ancora per un po’. Cercava di capire come mai i suoi incantesimi di comunicazione si incasinavano quando cercava di contattare Los Angeles. Aveva capito che non era nulla di buono quello che stava capitando alla città, cercava di scongiurare il peggio.
    All’improvviso le sue labbra si aprirono appena, facendo sfuggire lentamente un’imprecazione seguita da altre parole apparentemente prive di significato: “oh mio dio… l’inferno… la Wolfram & Hart… che diavolo… ma come… dannazione… non è possibile…”. Poggiò immediatamente il grande libro sulle dimensioni ed i portali mistici e consultò nuovamente i suoi appunti: “è così, è proprio così… devo fare qualcosa..”.
    Si alzò di colpo, frugò freneticamente negli scaffali prendendo qua e là strani oggetti: polvere mistica viola, un cristallo rosso sangue, svariate erbe puzzolenti, dello zolfo, uno strano vaso di ottone ed infine quattro delle candele nere, basse e circolari.
    Si mise per terra, fece un triangolo con tre candele si sedette al centro e davanti mise il vaso. All’interno vi mise lo zolfo. Con la polvere viola unì il triangolo, accese tutte le candele, con la quarta che aveva tra le mani bruciò lo zolfo ed iniziò il rituale.
    “Ascoltami. O potente Tespia ascolta il mio volere. Signora dell’oscurità rivelami la sorte degli eroi” mise le erbe nel vaso, un fiamma blu si sprigionò “O dea, ascoltami. Mostrami il destino delle loro anime” Le pupille le si ingrandirono e le divennero nere. Prese il cristallo e lo gettò nella fiamma “Che i loro occhi mi regalino la visuale. La loro mente mi mostri la storia .”
    Le candele aumentarono di luce, il suo viso si reclinò all’indietro, una luce brillante la avvolse.
    Sentì la voce di Spike e poi quella di Angel che parlavano: “C’è qualcun altro?” era la voce di Angel. “Non fino ad ora” sembrava essere lei a pronunciare quelle parole ma il timbro era di Spike. Willow vide il vicolo, pioveva, sentiva il sangue nella bocca. Vide tutta la scena Gunn che arrivava, i loro discorsi, Wesley era morto poi il drago, la battaglia il dolore, tutto con gli occhi di Spike. E poi l’inferno. Le sembrò di vivere tutto in un attimo, il suo respiro era veloce ed affannato, la fronte le si riempiva di sudore. Tutti gli oggetti intorno a lei presero a fluttuare.
    I signori della città, i lord si erano spartiti Los Angeles, Spike era il signore di Beverly Hills. Sentì un boato, le scene cambiavano di nuovo. Si sentì parlare con la voce di Angel. Parlava del circolo della spina nera, poi la battaglia il dolore, l’inferno. All’improvviso del sangue le uscì dalle labbra, neanche questo la svegliò dalla trance. Vide un letto, delle bende, magia, era dolorante, sentiva le membra del vampiro dilaniate, le ossa rotte, un momento, c’era qualcosa di strano, lei sentì un battito, un cuore che batteva.
    In quel momento cadde per terra, le candele si spensero e tutto ricadde malamente sul pavimento. Kennedy entrò di corsa nella stanza, trovò la sua amante riversa a terra con il sangue che le usciva dal naso e dalla bocca. La tirò su e cercò di farla rinvenire. Willow tossì e sputò del sangue a terra. Capì in un attimo di aver rischiato tantissimo, aveva di nuovo abusato dei suoi poteri. Guardò Kennedy che non disse nulla, ma la abbracciò e lentamente la trascinò sul letto. La strega ripensava alla sua trance. Era tutto come negli incubi che nelle ultime notti la perseguitavano, aveva intuito bene qualcosa di grosso stava accadendo. I due vampiri erano certamente vivi. La città in qualche modo era all’inferno. Spike se la stava cavando certamente meglio di Angel, che le era apparso dolorante, mezzo morto e… umano. Stravolta, non riuscì a pensare oltre e si addormentò.


    Buffy si rigirò davanti al pianerottolo di casa e scese di nuovo di corsa le scale. In strada raggiunse il primo venditore di tabacchi, comprò sigarette e accendino e piena di vergogna si infilò nel suo appartamento. Non era chiaro cosa ne avrebbe fatto, in ogni caso non sarebbe stata realmente più vicino a lui, ma solo più vicino alle decine di miglia di fumatori e questo era stupido.
    Le posò sul tavolo e corse a farsi la doccia, non pianse, stavolta era come in attesa, trepidante si sentì bambina dopo tantissimi anni e non ne sentì affatto la debolezza.

    Si avvolse un asciugamani intorno al corpo pulito e umido, con una strana calma si pettinò i capelli bagnati e li cosparse con cura di olio profumato, l’odore dolce le entrò nei pensieri che le si addolcirono. Guardò dalla finestra verso il cielo terso di quella che sembrava essere l’inizio di una splendida giornata, sfilò una sigaretta dal pacchetto, lentamente se la portò alla bocca, ingenuamente cercava di imitare i suoi gesti, la accese ed ispirò. Sentì un denso calore passargli per la bocca fino ai polmoni, aveva un sapore diverso da come lo aveva immaginato quando lui gli fumava davanti. Un tiepido venticello, proveniente dalla porzione di finestra aperta, le carezzò delicatamente il viso. Sembrava portare il suo profumo, senti la sua pelle sul viso. Cercò di tenersi il fumo dentro, inconsciamente non voleva lasciarlo andare, un colpo di tosse lo espulse all’improvviso, fu così acuto da fargli lacrimare gli occhi. Di colpo pensò di essere un idiota e che tutto questo non aveva alcun senso, stava per spegnere la sigaretta, esitò, decise di fumarsela tutta, di non rinunciare, non questa volta. Almeno questo sentiva di doverglielo.
     
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