DANCING WITH MYSELF

prima fan fiction..

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    Sono molto emozionata, questo è il mio primo capitolo della mia prima fan fiction, non avevo mai scritto nulla fino ad ora quindi non siate troppo crudeli. Vi prego di fare tutte le critiche che potete, ve ne sarei grata.

    I personaggi appartengono a Joss Whedon ed a coloro che ne possiedono i diritti, li uso senza scopo di lucro per puro divertimento. ^_^

    PAIRING: Buffy e Spike

    TIMELINE: Allora la storia si colloca parecchi mesi dopo la fine della 7 di Btvs e contemporanea alla 6 di Ats, i fatti non tengono conto della 8BVS.
    SUMMARY: E’ un mini viaggio insieme alla nostra cacciatrice, per cercare di sviscerare uno dei temi che più la tormenta da anni. Chiaramente è un tentativo!! :P

    RATING: Non mi sembra di aver messo scene molto esplicite, ci sarà un po’ di sesso e un po’ di violenza, ma niente di più.

    DANCING WITH MYSELF


    Capitolo 1: the mirror's reflection



    Era una mattina come tante, l’alba era passata da poco, l’aria iniziava ad essere mite e la nebbia della notte pian piano andava diradandosi. San Francisco emanava un odore di mattino presto mescolato con l’odore dei caffè e delle ciambelle che da qualche ora erano consumati velocemente nelle strade che si riempivano man mano di persone; probabilmente quasi tutti andavano al lavoro. Buffy camminava esausta tra le persone lavate di fresco, i suoi capelli erano legati in quello che doveva essere stato uno chignon ora floscio e spettinato, i suoi vestiti erano sgualciti e la sua giacca aveva delle strane macchie verdognole vagamente untuose. A vederla tra la folla poteva sembrare una tipica ragazza perduta, di quelle che passano la notte in modo dissoluto e rincasano quando la città si sveglia. Nel suo sguardo c’era tutto il disappunto di chi sa di dare quell’erronea impressione, non che le sarebbe dispiaciuto, anzi forse una vita dissoluta un tempo l’avrebbe desiderata, ma non ora.

    Svoltò in un vicolo e lo attraversò sovrappensiero, attraversò la strada e si incamminò sulla Ashbury Street per arrivare all’incrocio con la Haight dove si trova il quartiere Haight-Ashbury, il quartiere era molto colorato e le mura delle abitazioni e dei negozi avevano spesso dei coloratissimi murales nel ricordo del ruolo che quella zona aveva avuto durante i primi passi del movimento hippie, ancora lì ben radicato. A Buffy non era dispiaciuto trovare un appartamento a poco prezzo proprio in quel quartiere. Lei non era certamente una figlia dei fiori ma in certo senso la loro presenza la rendeva tranquilla, la distaccava dal clima di guerra che respirava ogni giorno e poi trovava davvero divertenti le luci psichedeliche che si accendevano nelle vie di notte.
    Si fermò un attimo a guardare il palazzo in cui ora abitava: era piccolo e spigoloso con molte colonne e finestre di legno bianco. Per accedere all’ingresso vi era una scalinata in legno dipinta di rosso fuoco, l’intero edificio era dipinto di rosso e bianco, anche se la vernice era oramai piuttosto rovinata. In effetti, rispetto agli altri circostanti era notevolmente più trascurato, aveva come un alone di decaduto ma nel complesso non era poi male, molto meglio del buco in cui viveva a Santa Monica. Certo ora non era in fuga come in quel periodo e forse avrebbe dovuto dare ascolto a Willow e trasferirsi con le altre cacciatrici nel centro d’addestramento; tuttavia la caccia era già il suo destino, l’era sempre stato, non voleva che fosse anche la sua casa. Forse il motivo del suo rifiuto non era nemmeno questo.
    Salì le ripide scale di legno scricchiolante che conducevano al pianerottolo del suo appartamento, una mansarda non molto ampia, con una splendida vista sull’intero quartiere ed una tiepida atmosfera, che solo le piccole case sanno offrire. Era stato davvero un colpo di fortuna trovarla. La proprietaria era una signora sulla sessantina che abitava al piano di sotto, aveva preso subito Buffy in simpatia e le aveva anche regalato alcuni tessuti che lei stessa aveva dipinto per farci delle tendine dai colori accesissimi da mettere nel grande finestrone che la mansarda aveva al centro della stanza principale. Il prezzo era davvero buono e la mansarda era interamente ammobiliata, cosa davvero importante per lei poiché tutti i suoi mobili erano seppelliti in quel che ora rimaneva di Sunnydale.
    Buffy girò la chiave ed entrò, sistemò la giacca di pelle nera in una gruccia all’ingresso e controllò con cura i danni che la caccia notturna le aveva procurato, fortunatamente le macchie le apparvero facili da togliere. Si avviò verso la cucina, prese dal frigo una bottiglietta d’acqua che bevve avidamente. Diede un mozzico ad un avanzo della cena precedente con Dawn, era del cibo cinese. Arricciò un po’ il naso in un’espressione leggermente contrariata, segno che quel cibo freddo era chiaramente poco appetitoso. Premette il tasto della segreteria telefonica, che si ostinava a tenere, perche il cellulare durante la caccia la innervosiva, era Willow, le diceva di avere delle novità sui demoni avvistati alcune notte prima dalle cacciatrici e se più tardi poteva raggiungerla al centro.

    Lo farà, la raggiungerà, ma non ora.
    Ora aveva bisogno di una doccia calda.

    Allo specchio si guardava con curiosità, mentre sfilava la maglia scura, umida, forse di sudore. Il reggiseno che indossava era di un bel punto di bordò con dei bei fiocchetti neri, probabilmente era sprecato per la caccia, ma la faceva sentire così bene.
    Il suo corpo magro allo specchio appariva stanco, negli ultimi tempi era sempre così, segno che l’essere cacciatrice non limitava il trascorrere del tempo. Avvicinò il viso allo specchio e tirandosi indietro i capelli cominciò ad insaponarselo, è fondamentale dopo la ronda togliersi dalla faccia l’odore dei demoni, l’odore della morte. La cicatrice che sovrasta la sua fronte nella parte sinistra è l’ultimo ricordo di Sunnydale. Non proprio l’ultimo ricordo, ma di certo l’ultima ferita chiusa che le aveva lasciato, le altre erano ancora aperte e sembravano ricordagli ogni momento di aver lasciato bruciare l’unica persona che avrebbe voluto accanto, che non sarebbe tornato mai più.
    Mai più.
    La cicatrice, non era grandissima ma le conferiva un’aria dura, non è come quegli sfregi che sembrano ricordarti quanto ti divertivi da bambino e quanto fossi spericolato.
    No. Quella sembrava gridare, pareva pronta a raccontare i suoi sette anni sulla bocca dell’inferno. In un certo senso la sua forma suggeriva che non fosse stato un gioco a provocarla. Trasudava guerra, dolore, sapeva di buio, eppure il fatto che fosse scolpita su un viso con dei lineamenti così delicati infondeva speranza.
    S’infilò sotto la doccia, dapprima l’acqua venne giù tiepida, poi più calda fin quasi ad ustionarla. Il calore le faceva sentir viva la pelle, le toglieva il gelo della morte di dosso. Puntò il getto della doccia sulla spalla in cui poco prima il demone l’aveva colpita, provò subito un immenso conforto. L’acqua che scivolava dal suo corpo formava un piccolo vortice vicino ai suoi piedi, in prossimità dello scarico, le cadde lo sguardo proprio in quel punto e si accorse che l’acqua era sudicia, impura, contaminata dallo sporco che aveva addosso: terra, polvere, muco di demone e sangue.
    Buffy continuò a contemplare l’acqua sporca che scorreva via dal suo corpo mentre le lacrime le scendevano giù lungo le guance fin dentro la stretta fessura delle labbra serrate. Le lacrime si confondevano con il getto d’acqua se non fosse per il sapore salato e amaro che le lascavano in bocca. Lo sguardo era sempre più perso nel vortice ipnotico dell’acqua sporca. La sagoma della cacciatrice era lievemente ricurva in avanti i muscoli erano in tensione ed aveva i pugni serrati quasi le sue stesse unghie volessero infilzarsi nella carne dei palmi . Era evidente che tutto quello sforzo di trattenersi aveva scarsi risultati, infatti le sue spalle tremavano e le lacrime sembravano non volersi fermare più. D’improvviso si lasciò andare in convulsi singhiozzi e lamenti, si appoggiò sul muro che colpì senza forze con dei flebili pugni. Tutte le sue energie erano concentrate in quel pianto straziante, accarezzò il muro con le mani e infine con le guance, pian piano si acchetò e rimasero immobile con gli occhi persi. L’acqua che le scorreva addosso divenne di nuovo pulita, pura, allora s’insaponò per bene e si sciacquò, chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia, il suo sguardo era perso, svuotato. Massaggiò indifferente il suo corpo con una crema e placidamente s’infilò tra le lenzuola, puntò la sveglia in modo da poter dormire qualche ora prima di andare da Willow.

    Edited by bunny8s - 5/5/2013, 23:24
     
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    Le Allegre Comari
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    Un inizio abbastanza interessante, soprattutto perché mostra una Buffy alle prese con una vita nuova, in una città diversa. Invoglia il lettore a continuare.
    Se posso dare qualche suggerimento, ci sono alcuni errori di distrazione, tipo "A Buffy non le era"-> a Buffy non era, per il resto gli scenari post Chosen sono quelli che, personalmente, trovo più intriganti. Continua, cara!
     
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    Grazie kiki!! errore corretto era rimasto un pezzo della prima bozza... Anche a me piacciono molto le ambietazioni post settima serie!!
     
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  4. keiko89
     
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    L'inizio è buono, c'è un po' d'angst - che è il mio pane quotidiano - e lo stile è quello che prediligo.
    Sulla ff nulla da ridire, dobbiamo ancora entrare nel vivo quindi non mi posso sbilanciare, ma se non ti dispiace ti do solo un consiglio stilistico.
    Fa attenzione alle descrizioni, ci sono termini ripetuti troppe volte all'interno della frase o di quella immediatamente successiva.
    Qui ad esempio:
    "Si fermò un attimo a guardare il palazzo in cui ora abitava, era un piccolo palazzo spigoloso con molte colonne e finestre di legno bianco. Per accedere all’ingresso vi era una scalinata in legno dipinta di rosso fuoco, l’intero palazzo era dipinto di rosso e bianco, anche se la vernice era oramai piuttosto rovinata. In effetti, rispetto ai palazzi circostanti era notevolmente più trascurato..."
    Se non puoi eliminare direttamente il sostantivo - magari usando una frase relativa o mettendo i due punti - allora ricorri a dei sinonimi oppure usa degli aggettivi dimostrativi/pronomi relativi, aiutano a rendere il tutto più scorrevole alla lettura e non appesantiscono il testo.

    Bon, ho finito di rompere XD
    Attendo il secondo per vedere come si evolvono le cose ;)
     
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    Grazie Giada!! l'ho modificato, spero risulti più scorrevole. Non sono abituata a scrivere, è stata una cosa nuova per me ma mi sono divertita molto!! Tranquilla non mi rompi affatto le scatole anzi.. :D
    Tra poco posto il secondo..
     
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    Capitolo 2: When there's no one else in sight


    Buffy camminava a passo svelto nella folla, aveva fame, non mangiava dalla sera precedente, a meno di non voler considerare il mozzico della mattina al gelido involtino primavera. Decise che avrebbe mangiato con Willow una volta arrivata al centro d’addestramento.
    Probabilmente Will aveva scoperto qualcosa sui demoni che qualche sera prima avevano preso a calci nel sedere sia lei, sia altre cinque cacciatrici.
    Era da un po’ che un demone non le dava del filo da torcere. Non era preoccupata, ora più che mai aveva una squadra pronta ad entrare in azione, non potevano spaventarla i soliti esseri un pochino più forti. Eppure qualcosa la rendeva inquieta, in passato era già stata messa da parte. Era già stata lasciata sola.
    Anni passati ad esorcizzare la solitudine a cui era destinata l’avevano solo resa più sola. La vita sa essere davvero ironica.
    Arrivata al centro, fu travolta dal solito trambusto, tipico di un edificio pieno di adolescenti che si allenano a turni alterni nelle varie discipline. Le andò incontro, con passo marziale, Kennedy che sembrava assolutamente a suo agio tra delle giovanissime reclute alle prime armi. Salutò Buffy con un sorriso, la quale si apprestò a ricambiare al meglio che poté.
    Superò la piccola squadra e raggiunse la stanza di Willow che la accolse facendole spazio tra i libri che occupavano il divanetto di velluto color magenta.
    “ Buffy ciao, come stai? Mi sembri stanca?”
    “Tutto bene Will, ieri la ronda è stata un po’ spiacevole” mentre le rispondeva Buffy guardava l’amica sorridente fra i libri, pensava quanta strada avesse fatto, era una strega con poteri enormi, eppure era riuscita a gestirli ed ultimamente era persino tornata a studiare sui libri senza utilizzare i bizzarri e velocissimi metodi che la magia poteva offrirgli.
    “Come mai?” chiese un pochino preoccupata la strega.
    “Il demone che abbiamo incontrato non conosceva le buone maniere, è corso via senza darmi il tempo di terminare la mia battuta sarcastica d’inizio lotta. Mi ha costretta a rincorrerlo e non contento ha macchiato di muco la mia giacca di pelle.” L’espressione di Buffy sembrava ricordare perfettamente il momento in cui la sua giacca era stata violata.
    “Uh poverina... chissà come gli avrai fatto pagare questa sua scortesia!!” le amiche si guardarono mentre un sorriso marcava i visi di entrambe.
    “Comunque torniamo al motivo per cui ti ho chiamato” Willow assunse un’espressione seria.
    “Come mai così seria? Che avranno mai questi demoni di così preoccupante?”
    “No, niente di serio Buffy. Sappiamo però che non è successo solo a noi. Mi ha chiamato Andrew e tra le sue chiacchiere ho scoperto che sono stati avvistati a Roma e a Londra. Ed anche lì cercavano di intrufolarsi nei nostri centri d’addestramento. Come se cercassero qualcosa o qualcuno.”La strega sembrava in difficoltà, c’era qualcosa che avrebbe voluto dire, ma aggiunse soltanto “Andrew atterrerà oggi pomeriggio, è venuto di corsa, ha delle cose da dirti”.
    “Che avranno mai questi cosi viscidi da farlo correre qui”. La cacciatrice sembrava stuzzicare l’amica, sentiva odore di non detto e questo la rendeva alquanto dispettosa.
    “Buffy non bisogna mai sottoval...”. Non le fu permesso di finire la frase.
    “Va bene va bene, sig Giles dai capelli rossi o neri se molto molto arrabbiata. Oggi pomeriggio andrò a prendere il ragazzo e vedrò se una volta sopravvissuta a tutte le sue storie, riuscirò a cavarne qualche notizia interessante. Ok?” Tagliò corto, giacché Willow non era sul punto di dirle altro.
    “Ok” disse l’amica con un sorriso tra l’indispettito per essere stata presa in giro ed il soddisfatto.
    “A proposito Dawn dov’è?”
    “E’ uscita con alcune delle ragazze, sono andate a comprare delle cose” rispose distrattamente. Sfogliando un libro tutto ingiallito con pagine spesse, sicuramente molto antico.
    “Mancava qualcosa nel tuo repertorio magico?” incuriosita.
    “Veramente credo ci fosse una svendita al centro commerciale” con aria beffarda rise.
    “Bene, non mi sembra che le tue lezioni le impegnino molto la giornata.” La strega incurvò le sopracciglia in direzione dell’amica “Va bene, va bene non sono affari miei, io so come allenare fisicamente, te mentalmente, infondo lei ha scelto di approfondire le scienze magiche ed ha scelto te come mentore” la cacciatrice sorrise “E ne sono fiera. Davvero.” Buffy guardò negli occhi l’amica ed aggiunse “Come si sta comportando? Ti sembra a suo agio a vivere qui con tutte le ragazze?”
    “Certo, si trova benissimo. E’ ancora un po’ indecisa se intraprendere la strada della magia o quella dell’osservatore. Sai com’è Dawn. Ma studia moltissimo.” La rassicurò
    “Sai l’anno scorso è stato pesante per lei. Essere circondata da potenziali, io poi ero poco presente per lei… Sarei in ansia per la sua decisione di non vivere più con me, se non sapessi che è qui con te.” Fece una pausa e sorridendo terminò “Ora vado ad allenarmi e ti lascio tra i tuoi puzzolenti libri.” Ridendo prese la porta. Willow la guardò uscire con la coda dell’occhio, si lasciò sfuggire un sospiro mentre pensierosa tornava pian piano sui suoi tomi. La ragazza aveva l’aria combattuta, per un attimo sembrò volersi alzare di scatto e correre dietro all’amica, resistette a questo impulso. Riprese la sua consultazione, inizialmente ancora pensierosa e distante poi lo studio la catturò del tutto e scacciò via i suoi dubbi.
    Buffy si recò velocemente nella sua piccola palestra personale e iniziò con un pochino di riscaldamento. Decise di saltare la parte della concentrazione ed andare subito al sacco, sentiva un incessante bisogno di scaricarsi.
    Il sacco si rivelò un buon confidente, come al solito.
    Un’immagine si ripresentava costantemente nel suo pensiero, quella di lui che non credeva che alle sue parole e lei che saliva veloce quelle maledette scale da sola.
    “Non è vero ma grazie per averlo detto”.
    Quelle parole le balenavano ripetutamente nella mente, sentiva la sua voce, il calore delle loro mani intrecciate l’una con l’altra, suggellate dal fuoco. I denti si strinsero facendo indurire incredibilmente i muscoli della mascella. I suoi colpi erano sempre più serrati e più forti, il sacco sibilava e rantolava, sembrava chiederle pietà.
    Mentre lo colpiva, rivedeva se stessa per quelle scale, sembrava voler cambiare il corso degli eventi a forza di pugni. Non era ben chiaro che cosa avrebbe fatto se fosse potuta tornare indietro.
    Sapeva che Sunnydale andava distrutta e che quello che lui aveva fatto era la cosa più giusta e sapeva anche che non sarebbe potuta morire lì accanto a lui, per quanto lo desiderasse ardentemente, perché Dawn, le giovani cacciatrici, forse anche i suoi amici avevano ancora bisogno di lei.
    Perciò probabilmente avrebbe dovuto ripetere la medesima scena e non avrebbe alterato il finale e questo la rendeva ancora più furiosa.
    Ancora una volta era inerte di fronte al proprio fottutissimo destino.
    Dannazione. Almeno avrebbe cercato di evitare quelle parole: “Non è vero ma grazie per averlo detto”. Avrebbe potuto far sì che lui le credesse. Almeno quello.

    Edited by bunny8s - 6/5/2013, 13:42
     
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  7. piccola06
     
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    I primi due capitoli mi sono piaciuti moltissimo, scrivi in maniera molto fluida e sei molto brava nel descrivere le cose. Ora sono proprio curiosa di sapere cosa sono quei demoni e cosa vogliono ma sopratutto .... cosa sta nascondendo Willow? Quando nascondono le cose non mi piace per niente anche perchè va a finire sempre male. Aggiorna presto mi raccomando :D
     
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    Grazie :D sono davvero felicissima che ti piaccia... considera che non avevo mai scritto nulla del genere fino ad ora, anzi non avevo mai provato a scrivere qualcosa..
    Porbabilmente già stasera riuscirò a postare un altro capitolo...
     
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    Capitolo 3: Well there's nothing to lose

    Dopo l’allenamento Buffy si fece una doccia veloce, per togliersi il sudore di dosso, si vestì rapidamente e si affrettò verso la pizzeria dall’altra parte della strada. Credeva di poter mangiare con Willow ma la sua aria misteriosa glielo aveva fatto dimenticare, così adesso era davvero affamata.
    Mangiò un po’ di pizza e si prese una bottiglietta d’acqua da portare mentre avrebbe aspettato Andrew.
    Il taxi la lasciò esattamente davanti all’entrata dell’aeroporto, andò all’arrivo del volo proveniente da Roma, mancava un quarto d’ora all’atterraggio.
    Si sedette in una panchina della sala d’aspetto. La sala era praticamente tutta bianca, il telaio metallico dei sedili brillava sotto il sole che filtrava dalle vetrate. Buffy giocherellò un po’ con gli stivali nuovi, facendo strusciare le suole lentamente sul pavimento liscissimo. Stufa, si sedette composta facendo scivolare il bacino all’indietro fino ad appoggiarlo alla base dello schienale. I suoi piedi rimasero sospesi, non era abbastanza alta per poterli poggiare a terra.
    Bevve un po’ della sua acqua, vedeva la sua immagine riflessa nel vetro di uno dei distributori di bibite. Con la luce che la illuminava da dietro, i suoi colpi di sole erano molto evidenti e formavano sul vetro come una striatura luminosa intorno al suo viso. Era la prima volta che la mettevano a disagio, quell’innocua tinta di capelli che aveva portato con fierezza per anni non la rappresentava più. Sembrava appartenere al suo passato, si sentiva troppo adulta per quel giallo così ossigenato... ossigenato, magari era solo quello il suo problema. Un’espressione grave soffoco il suo sguardo, i suoi occhi s’impietrirono, velocemente scacciò ogni sentimento. Decise che l’indomani al massimo li avrebbe leggermente scuriti.
    La voce metallica annunciò l’arrivo dei passeggeri, si alzò sollevata dal peso dei suoi pensieri. Iniziarono ad arrivare svariate persone verso i propri cari, una coppia catturò la sua attenzione, la ragazza era stata seduta davanti a lei a mangiar ciò che era rimasto delle sue unghie per tutto il tempo che Buffy era rimasta sulla panchina a pensare ai suoi capelli. Ora aveva smesso di mangiarsele e abbracciava questo ragazzo dal viso stanco, appena sceso dall’aereo, che ricambiava i suoi abbracci, i suoi baci, sembravano sussurrarsi delle scuse.
    I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Andrew che la chiamava. Era felicissimo di rivederla.
    Aveva i capelli più lunghi ed erano pettinati tutti in avanti, con dei piccoli riccioli sulla fronte. Buffy sembrò percepire, ancora maggior accuratezza nel modo in cui Andrew era vestito. Non aveva più i soliti jeans e t-shirt. Aveva un vestito sul marrone, molto classico, le ricordava un po’ il Giles di quando l’aveva conosciuto, anzi per quanto poteva saperne poteva essere proprio un suo vecchio vestito di tweed.
    Il ragazzo sembrava voler dare l’impressione di essere più adulto, o forse era cresciuto davvero. Infondo negli ultimi mesi erano cambiate molte cose, anche per lui. Giles lo aveva istruito nella scuola degli osservatori ed aveva fatto sapere loro, che il ragazzo prometteva molto bene.
    Il viaggio in taxi incrinò un po’ le sue considerazioni. Il parlare del ragazzo fu incessante e continuo e come in passato Buffy capì pochissimo i suoi riferimenti continui a personaggi o forse attori.
    Una volta arrivati vicino al centro d’addestramento, Buffy gli comunicò che avrebbe alloggiato lì per tutta la sua permanenza a San Francisco, gli era già stata preparata la stanza di Xander. Andrew rivangò la preparazione all’epica battaglia contro il primo e come allora era stato fiero di dormire sotto lo stesso tetto di così valorose guerriere. Come li raccontava lui, quei giorni sembravano essere stati inventati da uno di quegli autori di libri epici, che lei non aveva mai avuto il tempo di leggere da ragazza.
    Buffy lo interruppe bruscamente “Allora saliamo, così ti sistemerai e più tardi potrai dirci cosa ti ha portato qui.” Andrew fece un’espressione stranamente seria “Veramente preferirei andare a prendere un caffè insieme, prima di salire, Buffy ti devo parlare.” La gravità con cui era stata pronunciata quest’ultima frase pareva poco spontanea, come se il ragazzo avesse studiato quell’espressione per tutto il volo, questo innervosì ed allo stesso tempo incuriosì la cacciatrice.
    “Come vuoi Andrew, andiamo al caffè qui vicino. Non guardarmi in quel modo…. Che cosa mi devi dire? Non sarà un'altra apocalisse? E poi se anche fosse, niente di nuovo sotto il sole. Normale routine.”
    Le parole le uscirono una dietro all’altra velocemente, sembrava parlare a se stessa.
    “Non preoccuparti, non è una brutta notizia, anzi credo che ti renderà felice.” Buffy lo guardò con sospetto, aveva imparato a diffidare dalle belle notizie, spesso non lo sono realmente. Portano più problemi, più cambiamenti, che lei ora non aveva più voglia di affrontare. Era già cambiato molto in quei mesi, si stava ancora abituando alla sua nuova vita: abitare da sola in un'altra città, addestrare le giovani cacciatrici, riceve notizie dai vari centri dislocati nel mondo… era tutto già abbastanza difficile.

    Si avviarono nel caffè, trovarono un tavolo e si sederono. Andrew agli occhi di Buffy ci mise una vita a scegliere cosa ordinare e tutte le variazioni del menù che spiegava con lentezza alla cameriera le facevano saltare i nervi. Sembrava non essere rimasto nulla in lui dell’espressione grave che prima aveva mostrato. Buffy immaginò che il ragazzo non fosse cambiato poi tanto.
    “Come stai Buffy?” riprese d’improvviso a parlarle. “è molto che non ci vediamo e Willow mi ha raccontato per telefono che hai avuto momenti difficili.” Cercò una reazione nel viso freddo della cacciatrice. Si arrese e continuò. “So che dopo la battaglia con il primo sei stata molto confusa, Will, non era sicura del perche. Secondo me è per quello che è successo prima, ti sei sentita sola, hai visto i tuoi amici voltarti le spalle. Hai avuto davvero paura di arrenderti e restare sola.” Buffy lo guardò con interesse forse si sbagliava, qualcosa in lui era cambiato.
    Andrew si accorse di aver risvegliato qualcosa nello sguardo della chosen one ed incalzò.
    “So che Spike ti è stato molto vicino, che grazie a lui sei tornata in pista permettendogli di salvarci e di chiudere la bocca dell’inferno. Come un vero eroe.” Sospirò “So cosa provava per te. Eravamo molto amici, abbiamo passato un giorno intero insieme, mi reputava suo amico, sicuramente ti avrà detto della nostra amicizia!! Te l’ha detto vero?”. La mente di Buffy era rimasta a quel nome. Erano mesi che non lo sentiva pronunciare, lo proibiva anche alla sua mente. Il suo suono le aveva provocato un brivido, come una lama fredda che scorre lungo la schiena e si ferma all’altezza del collo, la punta piantata alla gola, un attimo prima di reciderla. Sentì il gelo bloccargli per un secondo il respiro.
    Andrew si accorse del suo sguardo assente e cercò di attirare di nuovo la sua attenzione. “Buffy è come in Dune, hai affrontato la tua paura grazie…” Buffy non lo stava ascoltando, gli fece credere di farsi impressionare dai suoi discorsi di bambino. Lui insistette “Buffy ascoltami, sto cercando di dirti che non sei sola, nel senso che oltre a noi ed altri sette miliardi di abitanti del mondo, forse sarebbe più giusto riferirsi alla popolazione di questa città circa ottocento mila e passa. Però aspetta quello che voglio dirti è che lui è vivo”. Lo sguardo di Buffy impietrì incredulo “Sì, Buffy, Spike è vivo, l’ho visto, è con Angel, sono stato a Los Angeles, loro avevano una cacciatrice impazzita, ricordi?! mi avete mandato là te e Giles. Non sapevamo ci fosse anche lui, Angel non ci aveva detto nulla, ma l’ho visto è lui in carne ed ossa. Ed è vivo, non sai l’emozione che ho provato. Avrei voluto chiamarti subito… ma… ma quella cacciatrice mi ha fatto passare le pene dell’inferno ci ho messo tipo dei mesi per poterla riportare in Inghilterra ed appena ho potuto sono corso qui. E’ vivo. Come Gandalf il bianco che risorge…”
    Buffy sentì ogni parola sciogliersi in bocca, non riuscì a dire nulla, le lacrime sembravano ottenebrargli la vista era davvero felice. Andrew intanto parlava da solo.
    La felicità durò poco, se davvero Spike era vivo perché non l’aveva cercata? Perché era con Angel? E perche a Los Angeles?
    Perché Spike non era corso da lei a dichiararle di nuovo il suo amore? O almeno una cartolina? Una telefonata? Forse l’aveva voluta dimenticare? Come si può amare qualcuno che ti lascia bruciare, che lascia che ti sacrifichi? E come aveva fatto a tornare? Quando?
    Avrebbe dovuto fare tutte queste domande ad Andrew ma non voleva avere altre risposte, per oggi era sufficiente così.
    “Molto bene. Questo diminuisce le perdite di quella battaglia e ci rende un esercito migliore, non trovi?”. Diede il via ad Andrew che all’inizio rimase un po’ perplesso della risposta e poi, come lei aveva immaginato, si mise a fare dei calcoli a voce alta di percentuali, di morti, parlò di qualche cavaliere con la sua armata….
    Buffy si sentì davvero sola, aveva una voglia pazza di correre a casa sotto la doccia, di piangere fino a sentirsi scivolar via dalla pelle tutte quelle parole.
    Non fu difficile cambiare completamente argomento e farsi dire di più su quei demoni che ora le interessavano ancora meno.

    Con Andrew raggiunsero Willow al centro, la trovarono con Dawn che ridacchiavano e parlottavano. Il viso di Willow si fece molto serio e cercava di scrutare gli occhi di Buffy, come se cercasse di leggerli. Andrew ruppe il ghiaccio con grandi feste. Esagerate. Per aver rivisto le sue due amiche.
    Arrivò il tempo di parlare di lavoro.
    “Questi demoni stanno cercando di riaprire la bocca dell’inferno, a Sunnydale, e per farlo intendono usare un vecchio incantesimo. Credo stiano cercando il ciondolo che permise a Spike di fare piazza pulita.” Spiegò il ragazzo alle sue amiche.
    “Noi sappiamo dov’è il gingillo?” tuonò determinata Buffy.
    “E’ proprio qui il problema, abbiamo bisogno di parlare con Spike e sapere come sia tornato. Avremo bisogno anche di Angel ci deve dire chi glielo ha dato e che cos’è. Che poteri ha.” Rispose svelto Andrew.
    “Spike è tornato? Nessuno si stupisce? Ero l’unica a non saperlo? Ma è grandioso… ok. Ho bisogno di chiarimenti” parlò impaziente Dawn.
    “Dawn dopo ti spiego. E’ stato un colpo anche per me.” La interruppe Willow “ho cercato di contattarli entrambi ma Los Angeles sembra irraggiungibile, ho cercato di raggiungerli anche tramite un incantesimo ma non è andato bene. Insomma ci sto lavorando.” Il viso di Willow era serio, sembrava voler proteggere la sua amica.
    “Ok, continuate così, cercate di stabile un contatto con loro. Io intanto stanotte ne ammazzerò quanti più possibile.”
    “Ok Buffy ma non possiamo escludere di dover tornare a Sunnydale. O meglio a ciò che ne resta.”
    Buffy guardò l’amica con un’espressione dura: “Non escludo niente. Non più”.
     
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  10. piccola06
     
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    Povera Buff, si sente così sola ma penso che alla tristezza e il dolore presto si aggiungerà la rabbia per non aver saputo prima di Spike e cmq il fatto che sia passato inosservato che Willow già sapeva di lui bhe non mi convince, a lei chi l'ha detto? E cos'altro sta nascondendo? Mi é piaciuto molto il capitolo e anche la reazione di Buffy era comprensibile e da lei :D
     
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    @piccola06: quanti complimenti, ti ringrazio, sono molto contenta che la storia ti piaccia..


    Capitolo 4: And there's nothing to prove

    La caccia era andata come promesso, aveva cercato con la sua squadra quegli orribili demoni, non era stato difficile scovarli, si trovavano tutti nelle vicinanze del centro d’addestramento. Cercavano davvero qualcosa in quel posto, oppure spiavano, certamente ritenevano che lì avrebbero trovato tutte le informazioni riguardo il gingillo e Spike.
    Fortunatamente erano creature poco collaborative, lavoravano in solitaria, erano coordinati ma si muovevano da soli. E non era stato difficile per le cacciatrici ucciderne uno alla volta, divise com’erano in gruppi da tre o quattro. Praticamente un esercitazione.
    Buffy trovava buffo tutto questo, perché coordinarsi per poi andare da soli incontro ad una morte certa. Si chiedeva se anche i demoni potevano sentirsi soli. Chissà se sentivano la solitudine, era una domanda che non si era mai fatta. Di solito non era molto interessata alla vita privata dei demoni, salvo qualche eccezione. Cercò di capire se fosse una loro scelta questo svolgere le cose da soli, era strano. Che diavolo di senso ha, si è solo più deboli ad agire da soli. Oppure no, forse si muovevano da soli per poter spiare meglio le loro mosse. Oppure avevano semplicemente un cattivo carattere. “Fanculo Buffy che pensieri stupidi stai facendo, sono demoni, stupidi e viscidi demoni verdi, non si fanno tante domande” si disse tra sé e sé la cacciatrice.
    Tornò a pensare al lavoro di questi demoni, evidentemente se erano lì per spiare significava che anche loro erano in alto mare. Anche loro sapevano ben poco su dove recuperare il ciondolo. Probabilmente avevano saputo che lui era di nuovo vivo.
    Vivo, non è la parola giusta per un non morto. Eppure la sua mente lo sapeva vivo, come pochissime persone riescono ad essere.
    Al diavolo sapeva più lui della vita che centinaia di vivi.
    Buffy sentiva di dovergli molto di quel poco che dell’esistenza aveva capito. Con questi pensieri Buffy saliva, come ogni alba, le ripide scale di casa, eppure oggi qualcosa era diverso.
    Aveva paura, l’idea che lui si fosse sacrificato per lei, per il mondo, la faceva soffrire ma l’aveva costretta a mettere un punto, adesso invece cosa doveva fare? Come avrebbe potuto tornare alla sua routine sapendo che lui da qualche altra parte si stava accendendo una sigaretta?
    Questo era troppo anche per lei, di nuovo un vampiro dopo che lei lo aveva visto morire era tornato e poi l’aveva abbandonata, ma stavolta non era più un’adolescente, era una donna, avrebbe affrontato la cosa come tale. Niente stupide azioni, se ne sarebbe fatta una ragione, il tempo le avrebbe dato tutte le risposte. Era un’adulta, era la Cacciatrice.



    “Willow, ti prego vieni a letto, sono ore, anzi giorni che leggi quel maledetto libro di incantesimi” ordinò Kennedy alla sua amante. Era in pigiama ed appoggiata alla porta della studio di Willow.
    “Kennedy quello che sto facendo è importante. Cosa dirò a Buffy se non so nemmeno io che succede la giù.” La strega era stanchissima, aveva il viso tirato “Tra poco arrivo a letto, ora lasciami fare”.
    “Fa come ti pare. Ma domani non lamentarti con me se sarai a pezzi.” Sbuffò la ragazza ritornando a letto.
    Willow continuò a leggere ancora per un po’. Cercava di capire come mai i suoi incantesimi di comunicazione si incasinavano quando cercava di contattare Los Angeles. Aveva capito che non era nulla di buono quello che stava capitando alla città, cercava di scongiurare il peggio.
    All’improvviso le sue labbra si aprirono appena, facendo sfuggire lentamente un’imprecazione seguita da altre parole apparentemente prive di significato: “oh mio dio… l’inferno… la Wolfram & Hart… che diavolo… ma come… dannazione… non è possibile…”. Poggiò immediatamente il grande libro sulle dimensioni ed i portali mistici e consultò nuovamente i suoi appunti: “è così, è proprio così… devo fare qualcosa..”.
    Si alzò di colpo, frugò freneticamente negli scaffali prendendo qua e là strani oggetti: polvere mistica viola, un cristallo rosso sangue, svariate erbe puzzolenti, dello zolfo, uno strano vaso di ottone ed infine quattro delle candele nere, basse e circolari.
    Si mise per terra, fece un triangolo con tre candele si sedette al centro e davanti mise il vaso. All’interno vi mise lo zolfo. Con la polvere viola unì il triangolo, accese tutte le candele, con la quarta che aveva tra le mani bruciò lo zolfo ed iniziò il rituale.
    “Ascoltami. O potente Tespia ascolta il mio volere. Signora dell’oscurità rivelami la sorte degli eroi” mise le erbe nel vaso, un fiamma blu si sprigionò “O dea, ascoltami. Mostrami il destino delle loro anime” Le pupille le si ingrandirono e le divennero nere. Prese il cristallo e lo gettò nella fiamma “Che i loro occhi mi regalino la visuale. La loro mente mi mostri la storia .”
    Le candele aumentarono di luce, il suo viso si reclinò all’indietro, una luce brillante la avvolse.
    Sentì la voce di Spike e poi quella di Angel che parlavano: “C’è qualcun altro?” era la voce di Angel. “Non fino ad ora” sembrava essere lei a pronunciare quelle parole ma il timbro era di Spike. Willow vide il vicolo, pioveva, sentiva il sangue nella bocca. Vide tutta la scena Gunn che arrivava, i loro discorsi, Wesley era morto poi il drago, la battaglia il dolore, tutto con gli occhi di Spike. E poi l’inferno. Le sembrò di vivere tutto in un attimo, il suo respiro era veloce ed affannato, la fronte le si riempiva di sudore. Tutti gli oggetti intorno a lei presero a fluttuare.
    I signori della città, i lord si erano spartiti Los Angeles, Spike era il signore di Beverly Hills. Sentì un boato, le scene cambiavano di nuovo. Si sentì parlare con la voce di Angel. Parlava del circolo della spina nera, poi la battaglia il dolore, l’inferno. All’improvviso del sangue le uscì dalle labbra, neanche questo la svegliò dalla trance. Vide un letto, delle bende, magia, era dolorante, sentiva le membra del vampiro dilaniate, le ossa rotte, un momento, c’era qualcosa di strano, lei sentì un battito, un cuore che batteva.
    In quel momento cadde per terra, le candele si spensero e tutto ricadde malamente sul pavimento. Kennedy entrò di corsa nella stanza, trovò la sua amante riversa a terra con il sangue che le usciva dal naso e dalla bocca. La tirò su e cercò di farla rinvenire. Willow tossì e sputò del sangue a terra. Capì in un attimo di aver rischiato tantissimo, aveva di nuovo abusato dei suoi poteri. Guardò Kennedy che non disse nulla, ma la abbracciò e lentamente la trascinò sul letto. La strega ripensava alla sua trance. Era tutto come negli incubi che nelle ultime notti la perseguitavano, aveva intuito bene qualcosa di grosso stava accadendo. I due vampiri erano certamente vivi. La città in qualche modo era all’inferno. Spike se la stava cavando certamente meglio di Angel, che le era apparso dolorante, mezzo morto e… umano. Stravolta, non riuscì a pensare oltre e si addormentò.


    Buffy si rigirò davanti al pianerottolo di casa e scese di nuovo di corsa le scale. In strada raggiunse il primo venditore di tabacchi, comprò sigarette e accendino e piena di vergogna si infilò nel suo appartamento. Non era chiaro cosa ne avrebbe fatto, in ogni caso non sarebbe stata realmente più vicino a lui, ma solo più vicino alle decine di miglia di fumatori e questo era stupido.
    Le posò sul tavolo e corse a farsi la doccia, non pianse, stavolta era come in attesa, trepidante si sentì bambina dopo tantissimi anni e non ne sentì affatto la debolezza.

    Si avvolse un asciugamani intorno al corpo pulito e umido, con una strana calma si pettinò i capelli bagnati e li cosparse con cura di olio profumato, l’odore dolce le entrò nei pensieri che le si addolcirono. Guardò dalla finestra verso il cielo terso di quella che sembrava essere l’inizio di una splendida giornata, sfilò una sigaretta dal pacchetto, lentamente se la portò alla bocca, ingenuamente cercava di imitare i suoi gesti, la accese ed ispirò. Sentì un denso calore passargli per la bocca fino ai polmoni, aveva un sapore diverso da come lo aveva immaginato quando lui gli fumava davanti. Un tiepido venticello, proveniente dalla porzione di finestra aperta, le carezzò delicatamente il viso. Sembrava portare il suo profumo, senti la sua pelle sul viso. Cercò di tenersi il fumo dentro, inconsciamente non voleva lasciarlo andare, un colpo di tosse lo espulse all’improvviso, fu così acuto da fargli lacrimare gli occhi. Di colpo pensò di essere un idiota e che tutto questo non aveva alcun senso, stava per spegnere la sigaretta, esitò, decise di fumarsela tutta, di non rinunciare, non questa volta. Almeno questo sentiva di doverglielo.
     
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  12. piccola06
     
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    Più leggo quello che fa Buffy e più provo dolore, non so cosa farei al suo posto. Geniale il collegamento con il fumetto di Angel, io l'ho letto tutto e devo ammettere che mi è piaciuto molto di più di quello di Buffy ... sopratutto perchè c'era Spike :D Cmq ora che Willow sa cos'è successo cosa faranno? Io se fossi in loro correrei a Los Angeles ... non vedo l'ora di vedere l'incontro con Spike ... anche se penso che sarà più uno scontro quando vedrà tutte le donne che lo circondano :D
     
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    @piccola06: Grazie Grazie... il tuo interesse per la mia ff mi riempie di gioia!!! :D



    Capitolo 5: If I looked all over the world

    Buffy camminava nei corridoi del centro d’addestramento era leggermente confusa, aveva il pacchetto di sigarette nella tasca della sua giacca di pelle. Camminando toccava il pacchetto come per accertarsi che non si dileguasse. Le dava sicurezza. Sentiva che una parte di lui era lì con lei. Come quella notte, quando tutti l’avevano lasciata da sola, lui era lì. Era lì per lei. Le aveva dato la forza, le aveva permesso di lottare ancora, di non arrendersi, di vincere.

    Willow era nel suo studio, era ancora esausta dall’incantesimo. Non era riuscita nemmeno a mangiare, tanto era la nausea. Continuava ha ripensare alle visioni. Erano davvero come negli incubi che la perseguitavano. Era tutto reale, tutto era accaduto davvero. Lei cosa c’entrava? Che connessione aveva tutto ciò con i demoni? “Maledizione” esclamò.
    Era tutto iniziato qualche settimana prima. Era una notte come tante, lei stava studiando, quando all’improvviso la sua stanza iniziò a roteare. Sulle pareti si proiettarono delle strane immagini. Quelle stesse immagini. Tutto si fece confuso. Poi vide Spike che la guardava, era evanescente, brillava di una luce gialla intensa, le chiese aiuto ma la sua voce era diversa da come la ricordava. Allora la strega aveva urlato “Chi sei?”. In quell’attimo tutto era cessato. Da allora aveva continuato a sognare quelle immagini. Sentiva quel dolore ogni notte. Le sue ricerche l’avevano portata a sospettare che Spike fosse di nuovo vivo. Così aveva chiamato Andrew con la scusa dei demoni. Sapeva che lui era stato pochi mesi prima a Los Angeles. Magari aveva visto qualcosa. Non era stato difficile fargli dire quello che aveva visto. Ma ancora non le era chiaro cosa significassero quegl’incubi. E poi l’ultimo incantesimo aveva dissipato tutti i suoi dubbi, le cose che sognava erano realmente accadute. Spike era vivo, Angel era umano e Los Angeles era all’inferno. Doveva parlarne con Buffy, cosa le avrebbe detto? Era tutto così confuso. Non riusciva a capire cosa tutto questo aveva a che fare con lei. Doveva dire queste cose a Buffy.

    La incrocio nei corridoi, era assorta nei suoi pensieri con la mano nella tasca.
    “Buffy, ti cercavo, come va?”
    “Non ho dovuto pulire altre giacche da muco di demone quindi tutto bene. Ma te come stai? Hai un aspetto terribile.”
    “Io… io sto bene. Ho avuto solo dei problemi con un incantesimo ma niente di grave”. Si chiedeva che fine avesse fatto il suo coraggio, doveva parlargli dell’accaduto. “Buffy volevo dirti.. come stai? Sul serio come l’hai presa?” aggiunse l’amica avvicinandosi lentamente
    “ Sei riuscita a contattare Los Angeles?” la guardò freddamente la cacciatrice
    “In un certo senso, ora ti spiego. Sicura che vada tutto bene? Non vuoi dirmi come hai preso la notizia, il fatto che lui sia tornato?” premurosa l’amica fece per toccare le mani della cacciatrice
    “Avresti dovuto dirmelo prima” ritraendosi dal contatto
    “Buffy io non ero sicura… ho visto delle cose ma non erano chiare. La certezza l’ho avuto quando ho chiamato Andrew” insistette nervosamente la strega.
    “Avresti dovuto darmi te la notizia” imbronciata
    “Volevo farlo ma credevo che Andrew avrebbe potuto dirti di più, in fondo lui l’ha visto, forse ho sbagliato ma credevo ti facesse piacere”.
    “Angel avrebbe dovuto chiamarmi, come ha potuto non dirmelo.” Sembrava non ascoltare più “ora dimmi che succede a Los Angeles” il suo viso era tornato determinato.
    “Buffy, sei molto strana negli ultimi mesi, non capisco che cosa pensi. So che la morte di Spike e tutto ciò che è accaduto dall’ultima battaglia ti hanno addolorato e confuso, me ne rendo conto, ora credevo che questa notizia ti rendesse felice. Perché non sei felice che lui è tornato?” indagò Willow
    “Dite tutti che è tornato, ma dove è tornato, che significa tornato? Da me non è tornato, Will lui non è qui, non è tornato da me. Io ho sbagliato… tutto…e sono di nuovo sola.” I suoi occhi erano fissi negli occhi dell’amica.
    “Buffy non dire così, tu non sei sola, non lo sei mai. Ci siamo noi, ci sono io. Buffy dimmi che succede dimmi perche sei così distante.”
    “Will, non sono distante, se lo faccio non l’ho scelto, è così non ricordi? Possiamo anche andare mano nella mano ma camminiamo da soli nella paura”.
    Willow la guardò fissa, un brivido le percorse la schiena. Quelle parole la fecero star male. Eppure erano così veritiere.
    “Buffy mi fai paura, pensavo che quel periodo fosse finito.”
    “E’ finito te l’assicuro, non è la stessa cosa. Sono felice di essere tra voi. Solo che vi sento lontani. Ti sento lontana.” In questo Buffy non le stava mentendo, davvero non era come allora, non voleva morire, era felice di vivere e di stare al mondo ma non capiva come si può non essere soli. Quando era un adolescente, anche quando era già la cacciatrice, lei non si era mai sentita sola. Non come ora.
    “Sai che io ci sarò sempre?” pronunciare quelle parole trafisse il cuore della strega.
    “Certo Willow e te ne sono grata.” Questa frase uscì dalle labbra di Buffy da sola e la sorprese. Non sapeva dire se fosse la verità. Voleva davvero bene a Willow sarebbe persa senza di lei ma non provava conforto dalle sue parole, questo la faceva star male, sentiva di tradire la sua migliore amica. Le fece un grande sorriso e le carezzò piano il viso preoccupato “allora dimmi di Los Angeles.”
    “La questione è questa, ho il sospetto che Los Angeles come dire sia in una sorta di dimensione infernale; è come se l’inferno fosse lì in quel momento. So per certo che loro sono li, ho sentito le loro anime” Willow avrebbe voluto continuare e dirle il resto ma l’espressioni di Buffy le fece spavento. La guardava mentre il suo sguardo si faceva distante, gli occhi le si velavano di lacrime. Le labbra tremarono ed alla fine riuscì a dire: “Willow stai dicendo che loro ora solo all’inferno?” Buffy non si era mai sentita così, era affranta e preoccupata per Angel, sapeva che era stato lui a voler accettare la filiale della W&H, sapeva che quella era stata una pessima scelta e che sicuramente era collegata con ciò che accadeva. Ma Spike che cosa c’entrava con tutto questo.
    “Non in senso tecnico, non sono morti, vabbè insomma sono dei non morti vivi per capirci, ma fisicamente si trovano all’inferno. Sto cercando di capire cosa o chi ha fatto questo. Probabilmente la Wolfram & Hart, ma non abbiamo certezze”.
    “ Come possiamo aiutarli?”
    “Buffy non lo so. Non credo che potremmo in nessun modo raggiungerli, le comunicazioni sono interrotte così com’è impossibile arrivare lì.”
    “Non posso rimanere impotente. Non posso lasciarli lì. Willow devo assolutamente fare qualcosa.” La frase si interruppe in un pianto silenzioso la cacciatrice si mise le mani sul viso per coprirlo ma la sua sagoma tremava terribilmente. Willow la strinse forte e carezzandola cercava di confortarla
    “Buffy faremo il possibile. Li aiuteremo, te lo assicurò, metteremo tutti al lavoro solo su questo. Ti assicuro che scopriremo che sta succedendo e li aiuteremo. Buffy ci riusciremo, insieme come sempre.”
    Buffy lasciò che l’amica la consolasse e la carezzasse, cercava di credere alle sue parole ma sentiva la sua impotenza. “Buffy ti devo dire una cosa” gli occhi di Willow si fecero impauriti “Da un po’ di tempo sto avendo delle visioni, vedo una battaglia e poi l’inferno. Ci sono Spike ed Angel e miglia di demoni, un drago… Ieri finalmente ho scoperto che sono immagini realmente accadute. E’ stata l’ultima battaglia prima che Los Angeles cadesse all’inferno. Non so perché faccio queste visioni, non capisco che legame abbiano con me. E’ così che ho avuto il sospetto che Spike fosse vivo”
    “Perché non me ne hai parlato prima?” la rabbia le traspariva dagli occhi.
    “Ho avuto paura. Non capivo quello che vedevo ed avevo paura d’illuderti. So quant’è importante Spike per te. L’ho sentito. Non ti serviva perché è un forte guerriero ma perché lo ami. Ho sentito il tuo amore durante l’incantesimo nella battaglia contro il primo. Ero collegata con te, tramite l’ascia. Quando ho fatto l’incantesimo, mi sono collegata alla tua essenza di cacciatrice ed ho sentito il tuo amore per lui. Così non volevo riaprirti le ferite. Pensa se ciò che vedevo non era reale quanto male ti avrei fatto.”
    “Perché mi dici questo solo ora? Perché solo ora dici di aver sentito il mio amore per lui?”
    “Prima lo credevo morto. Non volevo farti pensare a lui. Te l’avrei detto, aspettavo che il tempo avesse lenito un po’ il tuo dolore.” La chosen one la guardava fissa asciugandosi le lacrime, era attonita.
    “Buffy, ti prego non guardarmi così.”
    “Will ma che dovrei dirti? Hai fatto tutto da sola.”
    “Sei arrabbiata vero?”
    Buffy la guardava in silenzio, rifletteva su cosa risponderle, cercava di capire il suo stato d’animo
    “No. So che vuol dire fare scelte difficili. Cercare di proteggere chi ami. Finora è toccato sempre e solo a me farlo. Ho capito perché ti sei comportata così. Volevi proteggermi, un tempo ero io a proteggervi. Sei diventata davvero più forte di me.” Il tono di Buffy era ambiguo “C’è altro che vuoi dirmi?”
    “Nelle mie visioni c’è qualcosa di strano su Angel. Sembra essere di nuovo umano. Ma non so cosa voglia dire. Non so se sia reale. Potrebbe esserlo. Buffy mi dispiace. Credevo di fare la cosa giusta. Avrei dovuto parlartene prima.”
    “Sì, avresti dovuto. Ora cerchiamo di risolvere questa cosa. Io provo a parlare con Andrew vedo cos’altro ha visto quando è stato lì. Magari sa dirmi che diavolo ci fa Spike a Los Angeles”.
    Buffy era spaesata, quello che l’amica aveva fatto la rendeva furiosa. Non tanto per l’atto in sé ma perché la faceva sentire debole. Quello che stava accadendo a Los Angeles era terribile. Angel era forse di nuovo un umano. Tutto questo era davvero ironico. Qualche anno prima avrebbe dato dio sa che cosa per farlo accadere ed ora riusciva solo a pensare che questo avrebbe intralciato Spike. Avrebbe dovuto difendersi da solo e difendere anche Angel. Oddio che orribile pensiero!! Quando era diventata così cinica?! I pensieri le si accavallarono. Willow aveva cercato di proteggerla perché sapeva quanto stava soffrendo. Provò fastidio verso se stessa, allo stesso tempo si sentì liberata. La sua migliore amica, le aveva visto l’anima e l’aveva vista debole. Era andata oltre la cacciatrice ed aveva visto Buffy la ragazza impaurita. Le era comunque rimasta vicina e senza spaventarsi l’aveva protetta. Willow non aveva più bisogno di una cacciatrice, ma di un’amica. Voleva solo starle vicino.

    nota: altri tre capitoli e siamo arrivati alla conclusione di questo piccolo viaggio....
     
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  14. piccola06
     
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    Anche questo capitolo mi é piaciuto, sono contenta che Buffy e Willow si siano parlate. Capisco cosa.prova Buffy, io al posto suo sarei furiosa anch3 perché ogni volta che qualcuno cerca di proteggerla fa sempre lacosa sbagliata (vedi Angel che.se ne va) Cmq se tutti avessero parlato prima, compreso Andrew, forse Los Angeles non sarebbe precipitata all'inferno e Spike e Angel non sarebbero in pericolo. Speriamo che trovino presto una soluzione ... e che ci sia un lieto fine per i due biondi ... perché c'é vero?!
     
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    Fede, ti posto anche il sesto, visto che è pronto. non ti dico nulla sul finale...


    Capitolo 6: If I had the chance

    Buffy andò nella sua stanza al centro d’addestramento, sarebbe dovuto essere il suo ufficio ma aveva un’aria vuota come se non fosse stato molto frequentato. In realtà era proprio così, da quando glielo avevano fatto vedere c’era stata pochissimo. Non era tipa da stare in un ufficio tutta sola. Per pensare aveva la palestra e non passava molto tempo sui libri, soprattutto da quando lì pullulava di piccole Giles capeggiate da Willow.
    Si sedette alla scrivania l’unica cosa che vi era poggiata sopra era una piccola foto di Joice.
    Buffy la prese tra le mani e la guardò, fece passare il suo dito lievemente sul viso della madre e quasi senza voce “Mamma”.
    Avrebbe voluto sapere cosa avrebbe detto di lei, di quello che era diventata. Della donna che era, della cacciatrice che era stata negli ultimi anni, se ne sarebbe stata fiera. Dentro di lei sapeva che la madre era sempre stata fiera di lei, quindi lo sarebbe stata anche ora, anche dopo le sue scelte difficili. Desiderava, però sapere se stavolta, ne sarebbe stata felice.
    Se le sue scelte avrebbero dato felicità alla madre, Buffy credeva di no. Sapeva che certe cose alla madre non piacevano o forse si sbagliava. Aveva un ricordo della madre probabilmente un po’ immaturo, le sarebbe piaciuto vederla adesso. Avrebbe sicuramente capito di più di sua madre, della donna che era.
    Rimise la foto al suo posto e con l’interfono si fece chiamare Andrew. nell’attesa si mise a giocare con una sua ciocca di capelli, aveva dimenticato l’idea di scurirseli ed ora che li guardava meglio pensò che fosse una pessima idea. Qualcosa però intendeva cambiarlo, non li voleva più scuri, forse più chiari. Cercò di immaginarsi ancora più bionda o forse di un altro colore o con qualche ciocca colorata, era troppo vecchia per queste cose. Mentre pensava, continuava ad arrotolarsi la ciocca tra le dita, il suo sguardo era fisso nel vuoto. La sua mente si divincolava tra gli ultimi eventi, tentava di assimilare, di razionalizzare quanto stesse accadendo intorno a lei.
    Fu interrotta da uno strano bussare alla porta, non fece in tempo a dire “avanti” che Andrew precipitò al centro della stanza. “Mi hai fatto chiamare?”
    “Sì, ho bisogno di parlarti.”
    “Certo dimmi tutto.” Il ragazzo era sorridente, probabilmente si sentiva molto onorato.
    “Sei tu che devi dirmi tutto. Andrew devi dirmi che ti ha detto lui, come ha fatto ha tornare?” il viso della cacciatrice era aperto e sincero, aveva bisogno di sapere le si leggeva negli occhi.
    “So che qualcuno ha spedito l’amuleto, dopo che abbiamo salvato il mondo, alla filiale della W&H di Los Angeles, era indirizzato ad Angel, come lui lo ha aperto si è manifestato Spike. Inizialmente era incorporeo, come uno stupendo fantasma iridescente. Lo spirito di un eroe.” le sopracciglia di Buffy si aggrottarono e lo guardò basita, lui non curante proseguì “insomma era li tutto incorporeo e bloccato nell’edificio, non poteva lasciare la città, poi un incantesimo regalato da non so chi lo rese corporeo. Questo è tutto quello che mi è stato raccontato.” Si interruppe nell’attesa che lei dicesse qualcosa, ma lei non parlava lo guardava esitante. Infine apri appena le labbra e flebilmente:
    “Ma lui che ti ha detto?”
    “Veramente mi aveva detto di non dirti niente ed all’inizio l’ho fatto, volevo rispettare il nostro fraterno legame, la mia lealtà nei suoi confronti, poi però, insomma… la strana telefonata di Willow, quei demoni e tutte le cose sul riaprire la bocca dell’inferno..”
    “Perché?” lo interruppe
    “Buffy come perché i demoni vogliono sicuramente fare delle brutte cose riaprendo...”
    “Perché non voleva che me lo dicessi?” lo interruppe di nuovo seccata la cacciatrice
    “Non lo so, mi ha detto che voleva fartelo sapere lui. Credo che però non sapesse come fare, mi disse che non poteva chiamarti: <ciao Buffy non mi sono incenerito come credevi, come ti va?> insomma credo che volesse trovare un modo migliore. Mi ha chiesto come stavi, era molto interessato a sapere di te. Sai lui è un eroe tormentato, una creatura della notte, uno splendido eroe della notte….”
    Il viso di Buffy era davvero perplesso, parte era per le parole di Andrew, il resto, era per il comportamento di Spike. Di cosa aveva paura? Di renderla troppo felice dandogli una così bella notizia? O davvero non aveva creduto a quando aveva detto di amarlo? Dannazione lo aveva fatto troppo tardi. La conversazione si trascinò ancora per qualche minuto. A Buffy sembrò un’eternità, poi alla fine Andrew disse che doveva andare che stavano facendo delle ricerche molto importanti su quei demoni, così si alzò, salutò e sgattaiolò via. Buffy tirò un sospiro di sollievo, finalmente era sola. Si stupì di questa sua osservazione, non avrebbe mai pensato di augurarsi di rimanere sola.

    Nella sua stanza tornò a pensare ai suoi capelli. Frugo nei cassetti e trovò uno specchietto. Lo posizione a contrasto con dei fascicoli in modo di non doverlo tenere. Sciolse i capelli e con le dita a pettine, con calma, se li sistemò. Erano divenuti molto lunghi, questo non le dispiaceva. Avevano un colore un po’ strano. I colpi di sole avevano perso d’intensità. Il taglio era leggermente trascurato. Negli ultimi mesi erano successe così tante cose. Aveva avuto così da fare, cambiare città, trovarsi un appartamento più la caccia che non aveva mai smesso.
    Certo, ora non era l’unica cacciatrice ma comunque aveva delle responsabilità, quelle ragazze avevano bisogno di lei. Almeno così sperava.
    Uscì dal suo ufficio in strada cercò di ricordarsi quel parrucchiere che una delle cacciatrici le aveva consigliato durante una ronda. Riuscì a trovarlo. Come la ragazza le aveva detto, era in un vicolo vicino al centro. All’interno c’era una buffa ragazza, aveva un viso dolcissimo, non era molto alta e non era magra, non che fosse grassa era un pochino rotondetta. Stava pulendo dei prodotti in un lavandino. Vide entrare Buffy e le fece un grande sorriso, era una bella ragazza. Aveva dei buffi capelli corti, scuri pieni di ciocche di tutti i colori, le stette subito simpatica. Passarono un po’ di tempo a chiacchierare ed a capire come cambiare i suoi capelli. Infine la ragazza gioiosa si mise al lavoro.

    Buffy uscì dalla parrucchiera in tarda mattinata, era stata bene con lei.
    “Ciao Cathy, ci vediamo presto, passerò a trovarti a breve.” Buffy le sorrideva.
    “Quando vuoi Buffy, sono sempre qui, buona giornata.”
    Mentre camminava nel vicoletto, pensò che volesse davvero andarla a trovare presto, quella ragazza trasmetteva gioia.

    Risalì le scale del centro, incrociò Kennedy che le scendeva di fretta.
    “Buffy, Willow ti sta cercando. Bel taglio di capelli; era ora.”
    “Grazie, l’ho pensato anch’io. La raggiungo subito.”
    Raggiunse la stanza di Willow, all’interno c’erano anche Andrew e Dawn, avevano tutte facce serie e un po’ stanche, si vedeva che era molto che consultavano libri.
    “Wow ti sei sistemata i capelli finalmente, stai benissimo” la accolse Dawn, con un bel sorriso, la ragazza era cresciuta molto, Buffy ne era abbastanza fiera.
    “Davvero ti stanno benissimo.” Le sorrise Willow con fare complice. Probabilmente cercava di capire se l’amica era arrabbiata con lei.
    Anche Andrew si unì ai complimenti.
    “Che novità ci sono?”
    “Allora iniziamo dai demoni” iniziò Willow prontamente. “Abbiamo scoperto che sono anche loro in alto mare, quello che accade a Los Angeles ha scombinato anche i loro piani. Si stanno riunendo tutti in questa città in attesa che accada qualcosa, probabilmente sanno che noi indagheremo e sperano che indirettamente li aiuteremo nel loro lavoro. Ho fatto un incantesimo per localizzare il loro covo e l’ho trovato. Senza troppe sorprese, si sono stabiliti in una vecchia fabbrica abbandonata appena fuori la città, i demoni hanno davvero poca fantasia. Di giorno li dovremmo trovare tutti lì. Amano girare per la città di notte, non vogliono farsi riconoscere. Credo sia bene eliminarli subito, anche se per adesso non possono scatenare l’apocalisse. La loro presenza in città sta lasciando un orribile scia di sangue.” Il suo modo di spiegare era fermo e deciso. Aveva un piglio da grande comandante, era davvero un’amazzone.
    Buffy, annuendo, aggiunse “Ottimo Will. Allora colpiremo prima che cali il sole. Non è un’operazione difficile, dobbiamo avvertire Kennedy, ho bisogno della sua squadra di ragazze ed ho bisogno di te Willow.”
    “Nessun problema, Kennedy è già in allerta e sta radunando ed armando la squadra. Io sono qui e sono sempre pronta, amica mia.”
    “Allora ci recheremo li e circonderemo l’edificio, potrebbero avere delle sentinelle ma non sarà un grosso problema per noi ucciderli prima che avvertano gli altri. Te Will intanto dovresti fare un incantesimo, una sorta di barriera di contenimento, per cercare di isolare l’esplosione. Voglio farli saltare in aria ma non voglio che si senta il rumore, ne voglio che le fiamme danneggino gli edifici limitrofi. Si può fare qualcosa del genere?”
    “Non è complicato, ora ci lavoro un attimo ma non è niente di difficile. Nessun problema.”
    “Allora è tutto stabilito, tra un paio d’ore al massimo dobbiamo entrare in azione. Ora dimmi che altro avevi da dirmi.”
    “Si tratta di Los Angeles” il viso di Willow si fece cupo “E’ come sospettavamo, la città è irraggiungibile dall’esterno. La situazione è grave. Purtroppo non ci è possibile intervenire in nessun modo, questo non vuol dire che smetteremo di provare. Buffy, cercheremo qualcosa ma non so cosa si possa fare. La situazione come ti dicevo è complicata. Sono certa che loro se la caveranno.” Buffy la guardava attonita, non aveva idea di cosa pensare, alla fine dopo qualche attimo di silenzio aggiunse: “Ottimo lavoro, Will, continua a provare. Magari troviamo un modo per aiutarli. Per ora pensiamo ai nostri stupidi demoni. Vado nel mio ufficio a scegliere le armi. Passo qui tra un po’ ed iniziamo a muoverci.”
    “Aspetta” Willow si avvicinò e la prese piano in disparte “Credo di aver finalmente capito perché ho quelle visioni. Nella battaglia contro il primo, dopo l’incantesimo sono rimasta qualche minuto sdraiata piena di energia mistica. Qualcosa ad un certo punto mi aveva sfiorato, una luce, uno strano calore, avevo provato delle strane sensazioni ma credevo fossero conseguenze del mio incantesimo. Invece era Spike, la luce della sua anima, che l’amuleto aveva reso così potente, mi aveva sfiorato. In quel momento ero particolarmente ricettiva alle energie mistiche e credo che in qualche modo si sia stabilito un contatto con la sua anima. Perciò lui, probabilmente inconsciamente, trasferisce parte delle sue sofferenze in me. Sento la sua anima che mi parla.”
    Buffy era senza parole. Inizialmente provò gelosia. Poi comprese che era davvero stupido il suo comportamento. “Will ti prego, cerca di aiutarlo. Stagli vicino.”
    “Non credo che lui senta il mio contatto. Ma cercherò di aiutarlo.”
    “Grazie.”

    Buffy uscì velocemente dalla stanza sotto lo sguardo dell’amica. Arrivò velocemente nel suo ufficio. Non doveva scegliere nessun’arma era chiaro che avrebbe portato l’ascia, questo lo sapevano anche i suoi amici. Avvertiva solo il bisogno di star un po’ da sola. Nuovamente questo bisogno, la vita è davvero ironica.
    Si sistemò nella scrivania, lo specchietto era come lo aveva lasciato e puntava sul suo viso, si guardò, i suoi capelli le piacevano molto. Li aveva lasciati lunghi, la riga era nella parte sinistra del viso e creava un ciuffo più corto e sfilato che le incorniciava per bene il viso, lasciando scoperta la cicatrice. Aveva deciso di mostrarla, non voleva più nasconderla. Il resto del taglio era molto sfilato e creava un bell’effetto non omogeneo. Il colore era un biondo chiarissimo, le metteva in risalto il verde dei suoi occhi. Aveva deciso di farsi una piccola ciocca nera poco più indietro della frangia. Era solo una ciocca sottile ma di un nero intenso, era un po’ come il concetto dello yin yang.
    Voleva qualcosa che bilanciasse tutto quel biondo le sembrava più giusto così. Non s’intendeva molto di filosofia, soprattutto di quella orientale, ma le sembrava di ricordare Willow che ne parlava con Tara, spiegava questa cosa della yin yang. Le sembrava un concetto bellissimo, sembrava qualcosa che la rappresentava a pieno, quella piccola ciocca nera era parte di lei, lo era sempre stata, adesso si sentiva pronta ad ammetterlo, non le dava fastidio anzi la faceva sentire completa.
     
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