DANCING WITH MYSELF

prima fan fiction..

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  1. FaithLess
     
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    Capitolo 3: Well there's nothing to lose

    Dopo l’allenamento Buffy si fece una doccia veloce, per togliersi il sudore di dosso, si vestì rapidamente e si affrettò verso la pizzeria dall’altra parte della strada. Credeva di poter mangiare con Willow ma la sua aria misteriosa glielo aveva fatto dimenticare, così adesso era davvero affamata.
    Mangiò un po’ di pizza e si prese una bottiglietta d’acqua da portare mentre avrebbe aspettato Andrew.
    Il taxi la lasciò esattamente davanti all’entrata dell’aeroporto, andò all’arrivo del volo proveniente da Roma, mancava un quarto d’ora all’atterraggio.
    Si sedette in una panchina della sala d’aspetto. La sala era praticamente tutta bianca, il telaio metallico dei sedili brillava sotto il sole che filtrava dalle vetrate. Buffy giocherellò un po’ con gli stivali nuovi, facendo strusciare le suole lentamente sul pavimento liscissimo. Stufa, si sedette composta facendo scivolare il bacino all’indietro fino ad appoggiarlo alla base dello schienale. I suoi piedi rimasero sospesi, non era abbastanza alta per poterli poggiare a terra.
    Bevve un po’ della sua acqua, vedeva la sua immagine riflessa nel vetro di uno dei distributori di bibite. Con la luce che la illuminava da dietro, i suoi colpi di sole erano molto evidenti e formavano sul vetro come una striatura luminosa intorno al suo viso. Era la prima volta che la mettevano a disagio, quell’innocua tinta di capelli che aveva portato con fierezza per anni non la rappresentava più. Sembrava appartenere al suo passato, si sentiva troppo adulta per quel giallo così ossigenato... ossigenato, magari era solo quello il suo problema. Un’espressione grave soffoco il suo sguardo, i suoi occhi s’impietrirono, velocemente scacciò ogni sentimento. Decise che l’indomani al massimo li avrebbe leggermente scuriti.
    La voce metallica annunciò l’arrivo dei passeggeri, si alzò sollevata dal peso dei suoi pensieri. Iniziarono ad arrivare svariate persone verso i propri cari, una coppia catturò la sua attenzione, la ragazza era stata seduta davanti a lei a mangiar ciò che era rimasto delle sue unghie per tutto il tempo che Buffy era rimasta sulla panchina a pensare ai suoi capelli. Ora aveva smesso di mangiarsele e abbracciava questo ragazzo dal viso stanco, appena sceso dall’aereo, che ricambiava i suoi abbracci, i suoi baci, sembravano sussurrarsi delle scuse.
    I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Andrew che la chiamava. Era felicissimo di rivederla.
    Aveva i capelli più lunghi ed erano pettinati tutti in avanti, con dei piccoli riccioli sulla fronte. Buffy sembrò percepire, ancora maggior accuratezza nel modo in cui Andrew era vestito. Non aveva più i soliti jeans e t-shirt. Aveva un vestito sul marrone, molto classico, le ricordava un po’ il Giles di quando l’aveva conosciuto, anzi per quanto poteva saperne poteva essere proprio un suo vecchio vestito di tweed.
    Il ragazzo sembrava voler dare l’impressione di essere più adulto, o forse era cresciuto davvero. Infondo negli ultimi mesi erano cambiate molte cose, anche per lui. Giles lo aveva istruito nella scuola degli osservatori ed aveva fatto sapere loro, che il ragazzo prometteva molto bene.
    Il viaggio in taxi incrinò un po’ le sue considerazioni. Il parlare del ragazzo fu incessante e continuo e come in passato Buffy capì pochissimo i suoi riferimenti continui a personaggi o forse attori.
    Una volta arrivati vicino al centro d’addestramento, Buffy gli comunicò che avrebbe alloggiato lì per tutta la sua permanenza a San Francisco, gli era già stata preparata la stanza di Xander. Andrew rivangò la preparazione all’epica battaglia contro il primo e come allora era stato fiero di dormire sotto lo stesso tetto di così valorose guerriere. Come li raccontava lui, quei giorni sembravano essere stati inventati da uno di quegli autori di libri epici, che lei non aveva mai avuto il tempo di leggere da ragazza.
    Buffy lo interruppe bruscamente “Allora saliamo, così ti sistemerai e più tardi potrai dirci cosa ti ha portato qui.” Andrew fece un’espressione stranamente seria “Veramente preferirei andare a prendere un caffè insieme, prima di salire, Buffy ti devo parlare.” La gravità con cui era stata pronunciata quest’ultima frase pareva poco spontanea, come se il ragazzo avesse studiato quell’espressione per tutto il volo, questo innervosì ed allo stesso tempo incuriosì la cacciatrice.
    “Come vuoi Andrew, andiamo al caffè qui vicino. Non guardarmi in quel modo…. Che cosa mi devi dire? Non sarà un'altra apocalisse? E poi se anche fosse, niente di nuovo sotto il sole. Normale routine.”
    Le parole le uscirono una dietro all’altra velocemente, sembrava parlare a se stessa.
    “Non preoccuparti, non è una brutta notizia, anzi credo che ti renderà felice.” Buffy lo guardò con sospetto, aveva imparato a diffidare dalle belle notizie, spesso non lo sono realmente. Portano più problemi, più cambiamenti, che lei ora non aveva più voglia di affrontare. Era già cambiato molto in quei mesi, si stava ancora abituando alla sua nuova vita: abitare da sola in un'altra città, addestrare le giovani cacciatrici, riceve notizie dai vari centri dislocati nel mondo… era tutto già abbastanza difficile.

    Si avviarono nel caffè, trovarono un tavolo e si sederono. Andrew agli occhi di Buffy ci mise una vita a scegliere cosa ordinare e tutte le variazioni del menù che spiegava con lentezza alla cameriera le facevano saltare i nervi. Sembrava non essere rimasto nulla in lui dell’espressione grave che prima aveva mostrato. Buffy immaginò che il ragazzo non fosse cambiato poi tanto.
    “Come stai Buffy?” riprese d’improvviso a parlarle. “è molto che non ci vediamo e Willow mi ha raccontato per telefono che hai avuto momenti difficili.” Cercò una reazione nel viso freddo della cacciatrice. Si arrese e continuò. “So che dopo la battaglia con il primo sei stata molto confusa, Will, non era sicura del perche. Secondo me è per quello che è successo prima, ti sei sentita sola, hai visto i tuoi amici voltarti le spalle. Hai avuto davvero paura di arrenderti e restare sola.” Buffy lo guardò con interesse forse si sbagliava, qualcosa in lui era cambiato.
    Andrew si accorse di aver risvegliato qualcosa nello sguardo della chosen one ed incalzò.
    “So che Spike ti è stato molto vicino, che grazie a lui sei tornata in pista permettendogli di salvarci e di chiudere la bocca dell’inferno. Come un vero eroe.” Sospirò “So cosa provava per te. Eravamo molto amici, abbiamo passato un giorno intero insieme, mi reputava suo amico, sicuramente ti avrà detto della nostra amicizia!! Te l’ha detto vero?”. La mente di Buffy era rimasta a quel nome. Erano mesi che non lo sentiva pronunciare, lo proibiva anche alla sua mente. Il suo suono le aveva provocato un brivido, come una lama fredda che scorre lungo la schiena e si ferma all’altezza del collo, la punta piantata alla gola, un attimo prima di reciderla. Sentì il gelo bloccargli per un secondo il respiro.
    Andrew si accorse del suo sguardo assente e cercò di attirare di nuovo la sua attenzione. “Buffy è come in Dune, hai affrontato la tua paura grazie…” Buffy non lo stava ascoltando, gli fece credere di farsi impressionare dai suoi discorsi di bambino. Lui insistette “Buffy ascoltami, sto cercando di dirti che non sei sola, nel senso che oltre a noi ed altri sette miliardi di abitanti del mondo, forse sarebbe più giusto riferirsi alla popolazione di questa città circa ottocento mila e passa. Però aspetta quello che voglio dirti è che lui è vivo”. Lo sguardo di Buffy impietrì incredulo “Sì, Buffy, Spike è vivo, l’ho visto, è con Angel, sono stato a Los Angeles, loro avevano una cacciatrice impazzita, ricordi?! mi avete mandato là te e Giles. Non sapevamo ci fosse anche lui, Angel non ci aveva detto nulla, ma l’ho visto è lui in carne ed ossa. Ed è vivo, non sai l’emozione che ho provato. Avrei voluto chiamarti subito… ma… ma quella cacciatrice mi ha fatto passare le pene dell’inferno ci ho messo tipo dei mesi per poterla riportare in Inghilterra ed appena ho potuto sono corso qui. E’ vivo. Come Gandalf il bianco che risorge…”
    Buffy sentì ogni parola sciogliersi in bocca, non riuscì a dire nulla, le lacrime sembravano ottenebrargli la vista era davvero felice. Andrew intanto parlava da solo.
    La felicità durò poco, se davvero Spike era vivo perché non l’aveva cercata? Perché era con Angel? E perche a Los Angeles?
    Perché Spike non era corso da lei a dichiararle di nuovo il suo amore? O almeno una cartolina? Una telefonata? Forse l’aveva voluta dimenticare? Come si può amare qualcuno che ti lascia bruciare, che lascia che ti sacrifichi? E come aveva fatto a tornare? Quando?
    Avrebbe dovuto fare tutte queste domande ad Andrew ma non voleva avere altre risposte, per oggi era sufficiente così.
    “Molto bene. Questo diminuisce le perdite di quella battaglia e ci rende un esercito migliore, non trovi?”. Diede il via ad Andrew che all’inizio rimase un po’ perplesso della risposta e poi, come lei aveva immaginato, si mise a fare dei calcoli a voce alta di percentuali, di morti, parlò di qualche cavaliere con la sua armata….
    Buffy si sentì davvero sola, aveva una voglia pazza di correre a casa sotto la doccia, di piangere fino a sentirsi scivolar via dalla pelle tutte quelle parole.
    Non fu difficile cambiare completamente argomento e farsi dire di più su quei demoni che ora le interessavano ancora meno.

    Con Andrew raggiunsero Willow al centro, la trovarono con Dawn che ridacchiavano e parlottavano. Il viso di Willow si fece molto serio e cercava di scrutare gli occhi di Buffy, come se cercasse di leggerli. Andrew ruppe il ghiaccio con grandi feste. Esagerate. Per aver rivisto le sue due amiche.
    Arrivò il tempo di parlare di lavoro.
    “Questi demoni stanno cercando di riaprire la bocca dell’inferno, a Sunnydale, e per farlo intendono usare un vecchio incantesimo. Credo stiano cercando il ciondolo che permise a Spike di fare piazza pulita.” Spiegò il ragazzo alle sue amiche.
    “Noi sappiamo dov’è il gingillo?” tuonò determinata Buffy.
    “E’ proprio qui il problema, abbiamo bisogno di parlare con Spike e sapere come sia tornato. Avremo bisogno anche di Angel ci deve dire chi glielo ha dato e che cos’è. Che poteri ha.” Rispose svelto Andrew.
    “Spike è tornato? Nessuno si stupisce? Ero l’unica a non saperlo? Ma è grandioso… ok. Ho bisogno di chiarimenti” parlò impaziente Dawn.
    “Dawn dopo ti spiego. E’ stato un colpo anche per me.” La interruppe Willow “ho cercato di contattarli entrambi ma Los Angeles sembra irraggiungibile, ho cercato di raggiungerli anche tramite un incantesimo ma non è andato bene. Insomma ci sto lavorando.” Il viso di Willow era serio, sembrava voler proteggere la sua amica.
    “Ok, continuate così, cercate di stabile un contatto con loro. Io intanto stanotte ne ammazzerò quanti più possibile.”
    “Ok Buffy ma non possiamo escludere di dover tornare a Sunnydale. O meglio a ciò che ne resta.”
    Buffy guardò l’amica con un’espressione dura: “Non escludo niente. Non più”.
     
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