DANCING WITH MYSELF

prima fan fiction..

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  1. FaithLess
     
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    Sono molto emozionata, questo è il mio primo capitolo della mia prima fan fiction, non avevo mai scritto nulla fino ad ora quindi non siate troppo crudeli. Vi prego di fare tutte le critiche che potete, ve ne sarei grata.

    I personaggi appartengono a Joss Whedon ed a coloro che ne possiedono i diritti, li uso senza scopo di lucro per puro divertimento. ^_^

    PAIRING: Buffy e Spike

    TIMELINE: Allora la storia si colloca parecchi mesi dopo la fine della 7 di Btvs e contemporanea alla 6 di Ats, i fatti non tengono conto della 8BVS.
    SUMMARY: E’ un mini viaggio insieme alla nostra cacciatrice, per cercare di sviscerare uno dei temi che più la tormenta da anni. Chiaramente è un tentativo!! :P

    RATING: Non mi sembra di aver messo scene molto esplicite, ci sarà un po’ di sesso e un po’ di violenza, ma niente di più.

    DANCING WITH MYSELF


    Capitolo 1: the mirror's reflection



    Era una mattina come tante, l’alba era passata da poco, l’aria iniziava ad essere mite e la nebbia della notte pian piano andava diradandosi. San Francisco emanava un odore di mattino presto mescolato con l’odore dei caffè e delle ciambelle che da qualche ora erano consumati velocemente nelle strade che si riempivano man mano di persone; probabilmente quasi tutti andavano al lavoro. Buffy camminava esausta tra le persone lavate di fresco, i suoi capelli erano legati in quello che doveva essere stato uno chignon ora floscio e spettinato, i suoi vestiti erano sgualciti e la sua giacca aveva delle strane macchie verdognole vagamente untuose. A vederla tra la folla poteva sembrare una tipica ragazza perduta, di quelle che passano la notte in modo dissoluto e rincasano quando la città si sveglia. Nel suo sguardo c’era tutto il disappunto di chi sa di dare quell’erronea impressione, non che le sarebbe dispiaciuto, anzi forse una vita dissoluta un tempo l’avrebbe desiderata, ma non ora.

    Svoltò in un vicolo e lo attraversò sovrappensiero, attraversò la strada e si incamminò sulla Ashbury Street per arrivare all’incrocio con la Haight dove si trova il quartiere Haight-Ashbury, il quartiere era molto colorato e le mura delle abitazioni e dei negozi avevano spesso dei coloratissimi murales nel ricordo del ruolo che quella zona aveva avuto durante i primi passi del movimento hippie, ancora lì ben radicato. A Buffy non era dispiaciuto trovare un appartamento a poco prezzo proprio in quel quartiere. Lei non era certamente una figlia dei fiori ma in certo senso la loro presenza la rendeva tranquilla, la distaccava dal clima di guerra che respirava ogni giorno e poi trovava davvero divertenti le luci psichedeliche che si accendevano nelle vie di notte.
    Si fermò un attimo a guardare il palazzo in cui ora abitava: era piccolo e spigoloso con molte colonne e finestre di legno bianco. Per accedere all’ingresso vi era una scalinata in legno dipinta di rosso fuoco, l’intero edificio era dipinto di rosso e bianco, anche se la vernice era oramai piuttosto rovinata. In effetti, rispetto agli altri circostanti era notevolmente più trascurato, aveva come un alone di decaduto ma nel complesso non era poi male, molto meglio del buco in cui viveva a Santa Monica. Certo ora non era in fuga come in quel periodo e forse avrebbe dovuto dare ascolto a Willow e trasferirsi con le altre cacciatrici nel centro d’addestramento; tuttavia la caccia era già il suo destino, l’era sempre stato, non voleva che fosse anche la sua casa. Forse il motivo del suo rifiuto non era nemmeno questo.
    Salì le ripide scale di legno scricchiolante che conducevano al pianerottolo del suo appartamento, una mansarda non molto ampia, con una splendida vista sull’intero quartiere ed una tiepida atmosfera, che solo le piccole case sanno offrire. Era stato davvero un colpo di fortuna trovarla. La proprietaria era una signora sulla sessantina che abitava al piano di sotto, aveva preso subito Buffy in simpatia e le aveva anche regalato alcuni tessuti che lei stessa aveva dipinto per farci delle tendine dai colori accesissimi da mettere nel grande finestrone che la mansarda aveva al centro della stanza principale. Il prezzo era davvero buono e la mansarda era interamente ammobiliata, cosa davvero importante per lei poiché tutti i suoi mobili erano seppelliti in quel che ora rimaneva di Sunnydale.
    Buffy girò la chiave ed entrò, sistemò la giacca di pelle nera in una gruccia all’ingresso e controllò con cura i danni che la caccia notturna le aveva procurato, fortunatamente le macchie le apparvero facili da togliere. Si avviò verso la cucina, prese dal frigo una bottiglietta d’acqua che bevve avidamente. Diede un mozzico ad un avanzo della cena precedente con Dawn, era del cibo cinese. Arricciò un po’ il naso in un’espressione leggermente contrariata, segno che quel cibo freddo era chiaramente poco appetitoso. Premette il tasto della segreteria telefonica, che si ostinava a tenere, perche il cellulare durante la caccia la innervosiva, era Willow, le diceva di avere delle novità sui demoni avvistati alcune notte prima dalle cacciatrici e se più tardi poteva raggiungerla al centro.

    Lo farà, la raggiungerà, ma non ora.
    Ora aveva bisogno di una doccia calda.

    Allo specchio si guardava con curiosità, mentre sfilava la maglia scura, umida, forse di sudore. Il reggiseno che indossava era di un bel punto di bordò con dei bei fiocchetti neri, probabilmente era sprecato per la caccia, ma la faceva sentire così bene.
    Il suo corpo magro allo specchio appariva stanco, negli ultimi tempi era sempre così, segno che l’essere cacciatrice non limitava il trascorrere del tempo. Avvicinò il viso allo specchio e tirandosi indietro i capelli cominciò ad insaponarselo, è fondamentale dopo la ronda togliersi dalla faccia l’odore dei demoni, l’odore della morte. La cicatrice che sovrasta la sua fronte nella parte sinistra è l’ultimo ricordo di Sunnydale. Non proprio l’ultimo ricordo, ma di certo l’ultima ferita chiusa che le aveva lasciato, le altre erano ancora aperte e sembravano ricordagli ogni momento di aver lasciato bruciare l’unica persona che avrebbe voluto accanto, che non sarebbe tornato mai più.
    Mai più.
    La cicatrice, non era grandissima ma le conferiva un’aria dura, non è come quegli sfregi che sembrano ricordarti quanto ti divertivi da bambino e quanto fossi spericolato.
    No. Quella sembrava gridare, pareva pronta a raccontare i suoi sette anni sulla bocca dell’inferno. In un certo senso la sua forma suggeriva che non fosse stato un gioco a provocarla. Trasudava guerra, dolore, sapeva di buio, eppure il fatto che fosse scolpita su un viso con dei lineamenti così delicati infondeva speranza.
    S’infilò sotto la doccia, dapprima l’acqua venne giù tiepida, poi più calda fin quasi ad ustionarla. Il calore le faceva sentir viva la pelle, le toglieva il gelo della morte di dosso. Puntò il getto della doccia sulla spalla in cui poco prima il demone l’aveva colpita, provò subito un immenso conforto. L’acqua che scivolava dal suo corpo formava un piccolo vortice vicino ai suoi piedi, in prossimità dello scarico, le cadde lo sguardo proprio in quel punto e si accorse che l’acqua era sudicia, impura, contaminata dallo sporco che aveva addosso: terra, polvere, muco di demone e sangue.
    Buffy continuò a contemplare l’acqua sporca che scorreva via dal suo corpo mentre le lacrime le scendevano giù lungo le guance fin dentro la stretta fessura delle labbra serrate. Le lacrime si confondevano con il getto d’acqua se non fosse per il sapore salato e amaro che le lascavano in bocca. Lo sguardo era sempre più perso nel vortice ipnotico dell’acqua sporca. La sagoma della cacciatrice era lievemente ricurva in avanti i muscoli erano in tensione ed aveva i pugni serrati quasi le sue stesse unghie volessero infilzarsi nella carne dei palmi . Era evidente che tutto quello sforzo di trattenersi aveva scarsi risultati, infatti le sue spalle tremavano e le lacrime sembravano non volersi fermare più. D’improvviso si lasciò andare in convulsi singhiozzi e lamenti, si appoggiò sul muro che colpì senza forze con dei flebili pugni. Tutte le sue energie erano concentrate in quel pianto straziante, accarezzò il muro con le mani e infine con le guance, pian piano si acchetò e rimasero immobile con gli occhi persi. L’acqua che le scorreva addosso divenne di nuovo pulita, pura, allora s’insaponò per bene e si sciacquò, chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia, il suo sguardo era perso, svuotato. Massaggiò indifferente il suo corpo con una crema e placidamente s’infilò tra le lenzuola, puntò la sveglia in modo da poter dormire qualche ora prima di andare da Willow.

    Edited by bunny8s - 5/5/2013, 23:24
     
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