Forward to Time Past by Unbridled Brunette

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  1. kasumi
     
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    Capitolo 10


    (Traduzione di Amaya)


    Nota originale dell'autrice: Mi viene in mente che alcuni dei miei lettori potrebbero non avere familiarità con "Ständchen" (Serenade di Schubert). Così, ho deciso di aggiungere un link in modo da poter ascoltare il brano. E' un video su youtube, quindi ci vorrà un po' di tempo a caricarlo se non disponete dell'ADSL. Ma anche un breve ascolto vi darà un'idea generale del brano. http://youtube.com/watch?v=0wH1iHNfycI&mode=related&search=




    Dopo Natale, i giorni passarono quieti, freddi e grigi. Monotoni. Si alzava all'alba, si vestiva davanti al fuoco, andava nella stanza di Anne per aiutarla a vestirsi e dopo scendeva a colazione. Dopo la colazione, stavano per ore in salotto dove Anna lavorava all'uncinetto o ricamava. Aveva provato ad insegnarlo a Buffy, ma rinunciò presto quando divenne chiaro che la sua infermiera non era portata per questi lavori domestici.
    In alternativa, a Buffy era permesso leggere la mattina. Perlomeno fingeva di leggere. Si sedeva sulla sua sedia con un libro in grembo, ma raramente lo leggeva. Per la maggior parte del tempo, fissava fuori dalla finestra, con un'espressione trasognata e annoiata. O preoccupata. Ora che le vacanze erano finite, le sembrava che il tempo si fosse velocizzato: minuti, ore e giorni si rincorrevano troppo velocemente per contarli. Ancora non c'era nessun segno da casa. Nessun segno che i suoi amici sapessero dove fosse, nessun segno che stavano cercando un modo per portarla a casa. Provava a non pensarci, ma lì non c'era davvero molto a cui pensare. Così poco a cui pensare, infatti, che spesso trovava la sua mente a girare ossessivamente attorno a questa idea, a dispetto dei suoi migliori sforzi.


    Forse, se avesse avuto un gruppo di persone a distrarla allora avrebbe trovato più facile tenere la sua mente fuori da questi spaventosi pensieri. Nel suo tempo aveva Willow, Giles, Tara, Anya, Xander e Dawn a distoglierla dai i suoi problemi, ma qui c'erano solo William e sua madre. E William non era più a casa la mattina. Aveva qualcosa da fare in città, qualcosa appena classificabile come "affari". Raramente lui stava fuori per l'intero giorno lavorativo. Per la maggior parte del tempo, ritornava a mezzogiorno o poco dopo. Raramente, aveva qualcosa da dire su se stesso quando arrivava, preferendo mantenere le discussioni durante il pranzo leggere e per niente personali. Aveva ancora difficoltà a parlare con Buffy, anche se ogni giorno arrivava al tavolo armato di alcuni argomenti appropriati ad una conversazione leggera. Arrossiva ancora parecchio e balbettava. Tuttavia era interessante parlargli, essendo incredibilmente brillante e un buon lettore. A volte, quando dimenticava la sua timidezza, poteva essere alquanto arguto. Tagliente. Con il contorto senso dell'umorismo di Spike, ma senza essere contorto. A Buffy sarebbe piaciuto che le rimanesse accanto nel pomeriggio ad intrattenerla un po', ma lui non lo faceva mai. Dopo il pranzo, strisciava al piano di sopra nella biblioteca e chiudeva la porta, solitamente rimanendo lì fino all'ora di cena.


    I pomeriggi di Buffy assomigliavano molto alle mattine. Le infinite sessioni nel salotto, piccole conversazioni, ricami, libri… la sola differenza era che Anne andava a riposarsi nel suo letto alle tre, così per un ora Buffy non aveva proprio nessuno con cui parlare. Nei bei giorni faceva una camminata in giardino per fare esercizio mentre Anne riposava; occasionalmente, andare a fare compere. C'erano giorni in cui aveva un appuntamento con Mrs Simms e doveva stare in piedi per lunghe ore, lasciando che la sarta infilzasse, pungolasse e appuntasse spille. Per la maggior parte dei giorni, stava a casa seduta finché Anne non si svegliava. Dopo, si vestivano entrambe per la cena e aspettavano che suonassero la campanella del pasto.


    Solitamente, il tempo dopo la cena si dimostrava leggermente più interessante, William sarebbe rimasto al piano inferiore, e lui e sua madre avrebbero parlato. A volte, lui e Buffy avrebbero giocato a scacchi, o a volte lei e Anne avrebbero giocato a whist, un gioco di carte per cui lei aveva una certa abilità e dove, a differenza degli scacchi, occasionalmente vinceva.


    Lui non smetteva di guardarla e questo la preoccupava. Quegli occhi. Dio, si stava innamorando di lei? Aveva visto abbastanza episodi di The Twilight Zone per sapere che se lo era, allora era una brutta, brutta notizia per lei. All'inizio, pensava che bisognava fare qualcosa di estremo per soffocare la sua crescente infatuazione, ma non ci aveva mai realmente provato. In primo luogo, era il suo capo. Comportandosi in mal modo nei suoi confronti non solo poteva mitigare la sua cotta, ma poteva mandarla indietro all'istituto Chapman. Ma c'era anche un'altra ragione. Non voleva ferirlo. Perché William le piaceva. Sebbene non era ancora pronta per esplorare in profondità questo sentimento, c'era qualcosa riguardo a lui… qualcosa che la attirava. Il suo essere impacciato rendeva difficile per lei conoscerlo realmente. Ma c'era una connessione personale ad un qualche livello. Certamente, non era amore a prima vista. Ma era reale; era lì. E c'era anche una certa attrazione fisica. Era così di bell'aspetto in quella camicia imbottita, in quel modo così britannico: abbastanza simile in apparenza a Spike per attrarre il suo interesse ma non abbastanza simile per farla sentire nauseata per questo. Ma era così strano… non era decisamente il modello di eroe coraggioso che ogni giovane donna sognava. Non come Angel. E c'era quel problema riguardo l'alterazione del futuro. Se giocava con William, Spike poteva finire per non esistere affatto. Il che non sarebbe stata una cosa così brutta, davvero, tranne per il fatto che avrebbe impedito a certi eventi di realizzarsi, eventi positivi che, nello schema delle cose, avrebbero creato il suo futuro così com'era. Davvero non poteva permettersi di correre il rischio.


    C'era un altro rischio che non si doveva permettere alla stessa maniera. Dopo molte notti passate a stare sdraiata sveglia a preoccuparsi, Buffy aveva deciso che non doveva interferire con nulla di quello che sarebbe accaduto a William. Questa era la ragione per cui era importante non andare a caccia di vampiri, perché non voleva incontrare Drusilla o Darla o- Dio non voglia - Angelus. Non voleva trovarsi di fronte alla decisione che ne sarebbe inevitabilmente seguita. Non poteva ucciderli, nessuno di loro. Farlo avrebbe mandato a rotoli la linea del tempo. William era destinato ad essere un vampiro e lei doveva lasciarlo diventare quel vampiro. Tuttavia, sapeva che se avesse incontrato qualcuno della squadra di Angelus sulle strade di Londra, questi non le avrebbe concesso la possibilità di ritirarsi. Ci sarebbe stata una lotta, una che sapeva che doveva evitare se voleva tornare a casa.


    Tutto questo suonava molto bene e aveva molto senso in teoria - ragionando in modo pragmatico, Giles-esco se vogliamo. Tuttavia, quando venne il tempo di testare le sue teorie, Buffy trovò piuttosto difficile metterle in pratica. In effetti, quando ciò avvenne, dimenticò completamente il suo piano di non interferire.


    Il suddetto test si verificò il secondo giorno del nuovo anno. Il 1880. L'anno. Buffy era già un pochino al limite, stressata dalla mancanza dei propri progressi sul fronte del tornare a casa. In aggiunta a questo, ora erano entrati nella zona pericolosa - il periodo di dodici mesi in cui Drusilla si sarebbe quasi certamente creata un demone - e i suoi nervi erano abbastanza vicini al punto di rottura. Per rendere il tutto peggiore, William scelse quel giorno tra tutti i giorni per non tornare a casa alla solita ora. Se fosse stato almeno un po' come le persone normali, allora Buffy non si sarebbe dovuta preoccupare. Ma lui era sempre così risolutamente puntuale. Essere anche solo pochi minuti in ritardo era quasi senza precedenti per lui.


    All'inizio Buffy finse di non notare la sua assenza. Ma quando fu servito il pranzo e lui non era ancora arrivato, finalmente decise di dire qualcosa a riguardo.


    "Mi chiedo cosa stia trattenendo William."


    Pensò di averlo detto in modo casuale, ma qualcosa nella sua domanda sembrò divertire Anne. Forse era l'uso del nome di William piuttosto che il consueto - e infinitamente più educato - Mr. Hartley. Sinceramente, per una domestica rivolgersi al padrone di casa con il nome di battesimo doveva garantire un rimprovero, ma per qualche ragione Anne trascurò di pronunciarlo.


    "Non agitatevi, Elizabeth" disse invece, il suo tono era piuttosto dolce. "Sono certa che i suoi affari lo hanno intrattenuto fino a tardi. Sinceramente, sono sorpresa che sia stato capace di separarcisi così presto nelle scorse settimane."


    Andò tutto molto bene per un po'. Tuttavia come il pomeriggio avanzava ed infine si tramutava in una limpida e fredda sera, la preoccupazione di Buffy ritorno dieci volte tanto.


    "Siete sicura di non voler mandare qualcuno a vedere se sta bene?" chiese infine, "Volevo dire, non ha un ufficio dove possono andare o qualcosa del genere? Sono le cinque…"


    Anne le rispose calma. "No, mi dispiace ma non ce l'ha. Ad ogni modo, non possiamo interromperlo in questo modo finché é a lavoro. Qualcosa lo ha ritardato inaspettatamente, ma sono sicura che sarà a casa in tempo per la cena".


    Ma quando l'ora di cena arrivò e William non era ancora apparso, anche Anne iniziò a sembrare ansiosa.


    "E' piuttosto insolito da parte sua non mandare un'avvertimento quando é in ritardo" disse agitata. "E la notte é scura come la pece e così fredda. Pensate che sia rimasto vittima di qualche tipo di incidente?"


    Un incidente chiamato Drusilla, pensò cupamente Buffy.


    Piluccò la sua cena senza appetito. Nonostante la propria risoluzione a fare il contrario, si sentì improvvisamente dispiaciuta di non averlo avvertito contro il viaggiare da solo di notte. Spike forse era fondamentale per il futuro - piuttosto, per il ritorno di Buffy nel futuro - ma lei aveva appena iniziato a realizzare quanto importante fosse diventato William per lei in questo tempo. Aveva appena iniziato a vederlo come una specie di amico e l'idea che fosse sdraiato in una fossa da qualche parte con la gola tagliata la faceva sentire decisamente male. Dopotutto lei era una cacciatrice. Non avrebbe dovuto avere come priorità la protezione di un'innocente anche se questo significava rischiare le sue possibilità di tornare a casa?


    Si agitò silenziosamente per questo mentre lei e Anne ritornarono ritornavano nel salotto dopo la cena. Fu una serata tutt'altro che spensierata, passata a giocare a carte. Sedettero una vicino all'altra sul divano, fissando l'orologio del salotto e saltando ad ogni minimo suono. Nessuna delle due parlò per quello che sembrò davvero un lungo tempo.


    Quando il portone finalmente si richiuse alle sette e mezza, Buffy non seguì la richiesta di Anne di andare a vedere se era William. Invece, rimase seduta ferma, i suoi occhi sull'entrata. Se Dru lo avesse trasformato, non si sarebbe risvegliato così presto, si disse. Se Dru lo avesse trasformato, non sarebbe affatto tornato. Lui ed il resto dell'Allegra Famiglia sarebbero stati da qualche parte ad eliminare orfani. Non era come Angelus; William non aveva bisogna di una rivincita sulla sua famiglia.


    Questo era quello che diceva a se stessa, ma senza crederci veramente, perché quando finalmente lui fece la sua apparizione, Buffy sentì un ondata di sollievo per il fatto che fosse solo. Che fosse umano.


    "Mi dispiace di essere così in ritardo, Madre" mormorò, come Anne si gettò tra le sue braccia. "Ci sono state delle difficoltà…"


    Quella era la sua scusa per un ritardo di sette ore? Che c'erano state delle difficoltà? Buffy sentì la sua collera divampare improvvisamente. Quando offrì pure a lei un sorriso pieno di scuse, si rivoltò contro di lui furiosamente.


    "E non potevate almeno mandare un messaggio dicendo che sareste stato fuori così a lungo?" domandò. "Vostra madre si è preoccupata a morte!"


    William sembrava sorpreso, ma Buffy non aveva per niente finito con lui.


    "Eravate così preoccupato che la salute di Anne potesse rovinarsi con l'andare a vedere una stupida commedia," attaccò con rabbia. "ma non vi è mai venuto in mente che la preoccupazione della vostra scomparsa improvvisa non le avrebbe fatto bene? Sono sorpresa che non stia sputando fuori i polmoni proprio ora, ansiosa quanto è stata per la vostra sicurezza!"


    Anne, che non aveva tossito neanche una volta quella sera, non rispose alla richiesta di aiuto silenziosa del figlio. Invece, riprese la sua sedia e guardò Buffy strapazzarlo con un tollerante - e più di un po' divertito - sorriso.


    "Io-io- sono dispiaciuto se vi ho causato qualche preoccupazione" farfugliò lui impotente. "Sono sicuro di non aver avuto nessuna intenzione di-"


    "Si, beh. Lo avete fatto! Sono l'infermiera di vostra madre… e dico che se si sente male dopo questa dura prova, sarà colpa vostra!"


    "Non ero…"


    "E comunque, é stupido andare in giro da soli per la città nel cuore della notte!" continuò ad inveire. "Avreste potuto almeno prendere la carrozza invece di andare a cavallo. Non avete letto i giornali? Delle persone sono state trovate morte a Piccadilly ieri notte. Ci sono i vamp - ladri - che circolano in città adesso! E tagliagole! Potevate essere rapinato. Potevate essere ucciso! Diteglielo Anne."


    Tuttavia, Anne si limitò a scuotere la testa verso di loro, sorridendo ma senza parlare.


    Buffy sospirò per la frustrazione. Provò a pensare ad un'adeguata frase di chiusura mentre si dirigeva verso la porta, ma tutto quello che le venne fu, "Spero che abbiate imparato la vostra lezione!"


    William la guardò scattare fuori dalla porta, l'espressione sbalordita.


    "Cosa mai è successo qui?"


    Anne piegò la testa sul suo lavoro all'uncinetto per nascondere la propria risata. "Credo fosse preoccupata per la vostra sicurezza" gli disse.


    ~*~ ~*~ ~*~


    Ore dopo, Buffy era sdraiata ancora vestita sopra il letto e fissava il soffitto, pensierosa. Si era mezza aspettata che William la seguisse dal salotto, per chiedere scusa di nuovo per averla fatta preoccupare. Quando non lo fece, divenne un po' preoccupata. Forse aveva superato la linea di quello che era tollerabile. Ovviamente, Anne non ne era preoccupata; sembrava vedesse l'intera scena come nient'altro che un gioco. Ma l'espressione scioccata di William poteva essere interpretata in molti modi. Non sembrava avere molto temperamento, ma suppose di aver ferito i suoi sentimenti o averlo offeso. Anche se questo sarebbe stato senza dubbio il modo più veloce per scoraggiare i suoi crescenti sentimenti, Buffy improvvisamente scoprì che non voleva che succedesse. In effetti, il pensiero che potesse averlo ferito la fece sentire più sconvolta che mai. Non voleva ferirlo.


    Molto tempo dopo che il resto della casa fosse a letto, Buffy sentì il passo di William sulle scale.


    Il suono dei suoi passi era più lento del solito, più pesante, come se fosse davvero stanco o davvero triste. Non girò a destra al pianerottolo per andare in direzione della sua camera da letto. Buffy si tese mentre il suono si faceva più vicino - per un secondo, quasi pensò che lui stesse venendo a parlare con lei. Ma no. Una porta scricchiolò leggermente, un momento dopo, sentì i suoi passi dentro la stanza dall'altra parte del corridoio. La biblioteca, probabilmente.


    Buffy guardò l'orologio. Quasi mezzanotte. L'intera casa sarebbe stata addormentata, tutti eccetto loro due. Si sedette sul letto, mossa dall'improvviso impulso di parlargli.


    Non diede a se stessa il tempo di pensarci e diventare nervosa. Scivolò nelle scarpe, raddrizzò i capelli e strisciò nel buio corridoio. Con sua sorpresa, il piccolo spicchio di luce che fuoriusciva nel corridoio non veniva dalla biblioteca, dopotutto. Veniva da una porta accostata di una stanza raramente utilizzata circa cinquanta passi più in fondo della biblioteca. La stanza della musica. Un secondo dopo averlo realizzato, sentì la musica fuoriuscire dall'interno. Era il suono di un pianoforte che veniva suonato con una grande abilità. Buffy era sorpresa. Non sapeva che William sapesse suonare il piano; Anne non lo aveva menzionato durante tutte le sue vanterie sulle abilità del figlio. Tuttavia, una veloce occhiata le mostrò che era proprio lui lì dentro, seduto davanti al pianoforte a mezza coda che suonava con una competenza che la impressionava.


    C'era qualcosa di dolcemente lamentoso nella canzone. Il ritmo era lento, ma pulsava con forte sentimento. Buffy non aveva abbastanza familiarità con la musica classica per riconoscere la melodia, ma anche lei poteva sentirne il messaggio che trasmetteva. Uno di bramosia. Era così bella da farle male alle gola per l'emozione. Indugiò sulla porta, ascoltando.


    Quando lui finì, e l'ultima nota della melodia svanì, William si girò improvvisamente verso la porta. Lo aveva fatto in un modo per cui Buffy sapeva che lui era a conoscenza della sua presenza per tutto il tempo. D'altronde, non sembrava arrabbiato per l'invasione della sua intimità. Perplesso, forse un po' timido. Ma non arrabbiato.


    "Io ero… spero di non avervi disturbato," disse. "Sono consapevole che è abbastanza tardi…"


    Buffy scosse la testa. Vederlo fissarla in quel modo dopo il suo comportamento la faceva sentire in colpa. Si mosse appena oltre la porta della stanza della musica per poter parlargli senza svegliare Anne, la cui stanza era molto vicina.


    "Non mi avete disturbato. Non riuscivo a dormire ad ogni modo. Ho visto la luce e ho pensato di dover venire a scusarmi per il modo in cui mi sono comportata prima, per avervi urlato in quella maniera. Io non – intendo, non avrei voluto - turbarvi o qualcos'altro."


    "Non avete nessun bisogno di scusarvi" rispose lui dolcemente. "Avrei dovuto mandare un messaggio che sarei stato a casa più tardi del solito, e non l'ho fatto. Sono stato irriguardoso. Avevate ogni ragione ad essere arrabbiata."


    "Non ero arrabbiata; ero preoccupata." Sorrise lei mestamente. "Sebbene, posso capire perché vi siete sbagliato, con il mio urlare a squarciagola e tutto il resto. Credo di non gestire molto bene la preoccupazione."


    "Veramente, é tutto apposto." Divenne rosso e guardò in basso prima di aggiungere "Tuttavia… è molto gentile da parte vostra preoccuparvi per il mio benessere".


    Buffy non aveva idea su come rispondere a questo. Si gettò all'impazzata su un argomento di conversazione meno imbarazzante.


    "Non avete mai menzionato che suonate il pianoforte, nemmeno quando stavamo parlando di musica la vigilia di Natale."


    "Si, beh. Suono solo un pochino. Ho imparato quando ero a scuola."


    "Siete fortunato" disse Buffy. "Non insegnavano niente di simile alla mia scuola. Beh, eccetto la banda. Ma nessuno si univa se non voleva diventare un trombettiere marciante emarginato socialmente."


    Lui girò il suo sorriso un po' confuso verso il muro. "Vi piace Schubert, Miss Summers?"


    "Mi piace. E' bellissimo" Fece uno o due passi in più, avvicinandosi giusto quel tanto da poter leggere lo spartito che era posizionato sul leggio. Benché non potesse leggerlo; non le sembrava in inglese.


    William seguì la linea del suo sguardo. “'Ständchen,'” le disse. “Dal Schwanengesang di Schubert.”


    Continuava a guardare la porta aperta, e Buffy ormai era abbastanza abituata alle regole di decoro per capirne la ragione. Non era rispettabile per due adulti non sposati di sesso opposto essere da soli in una stanza, specialmente ad un ora così tarda. Tuttavia, lui non le aveva chiesto di andarsene. Ricordava l'espressione sul suo viso quando aveva toccato il suo braccio e guardò il braccialetto che le stingeva il polso destro. Improprio o no, sapeva che lui voleva che restasse. La cosa strana era che lo voleva anche lei.


    Non si avvicinò esattamente al sedile del pianoforte, ma si spostò per vedere da più vicino il testo scritto sul spartito. Non che avesse il più debole indizio su cosa stava leggendo, o almeno su che lingua fosse. Ma le diede la scusa per ridurre un poco la distanza tra loro due. Lui si ritrasse al movimento, girandosi sul sedile per mettere più spazio tra di loro. Lei lo notò ma non fece commenti.


    "Che lingua è questa?" chiese. William la guardò moderatamente sorpreso che non lo sapesse.


    "E' tedesco. Il titolo in inglese é 'Serenade'." (ndT: in italiano è 'Serenata')


    "Parlate tedesco?" Al suo annuire lei fece pressione, "Parlate anche altre lingue?"


    "Latino" disse. "E greco. Sono piuttosto appassionato anche d''italiano. Conosco un po' di francese, ma il mio accento non é molto buono."


    Gli occhi di lei seguivano il nervoso armeggiare della sua mano sul ripiano in legno del pianoforte. Era incredibile per lei, la quantità di educazione che quell'uomo aveva ricevuto solo per finire come un idiota vestito di pelle, che parla come un rozzo.


    "Ditemi qualcosa in tedesco."


    "Sie sind sehr schön.” Disse senza il minimo momento di esitazione.


    Buffy fece una smorfia. A suo parere, non era la lingua con il suono più carino nel mondo e questa mancanza di apprezzamento le impedì di sapere quanto brillantemente lui lo palasse. "Dite qualcosa in francese, invece," comandò.


    Questa volta fu necessaria un po' più di attesa.


    “Vous êtes très belle.”


    "Questo é più carino. Cosa significa?"


    William sorrise. "Significa… lo stesso che significava in tedesco."


    E fu l'unica cosa che le disse.


    Buffy si mosse intorno fino a che non fu accanto al sedile, vicina abbastanza per accarezzare i lisci tasti d'avorio. Guardò William che la guardava a sua volta, mentre lo faceva.


    "Siete stanco?" chiese improvvisamente. "Intendo.. avete intenzione di andare a dormire presto?"


    Era una domanda incredibilmente poco signorile da parte sua, ma William capì che non intendeva fare alcun male. Lentamente scosse la testa.


    "Allora potete farne un'altra, vero?" picchiettò sulla superficie del piano con le sue nocche per mostrargli cosa intendesse.


    "Si," disse.


    Si alzò, alzando la seduta del sedile del pianoforte per rivelare un astuto compartimento segreto nel quale erano conservate pile di spartiti. Frugò tra questi per un momento, separando quello che voleva e poi riprese il suo posto.


    Buffy gli si sedette accanto, sorridendo timidamente quando il viso di lui si arrossì. Ogni muscolo del corpo di lui sembrava serrato stretto. Il sedile del piano era abbastanza lungo così che c'erano almeno due piedi (ndT: 60 centimetri) che li separavano, ma questa era apparentemente la vicinanza maggiore che lui aveva avuto con una donna che non fosse sua madre in… beh, forse da sempre. Dire che Spike aveva mentito sul suo passato da umano era un enorme eufemismo. William Il Sanguinario originale aveva lo stesso istinto predatorio di un coniglietto bianco.


    Rise improvvisamente e William si fermò, le sue dita in bilico sul leggio del pianoforte.


    "Oh, non sto ridendo di voi," Buffy lo rassicurò. "Sto ridendo di me. Ho appena realizzato… é mezzanotte e vi ho forzato e richiesto di suonare per me della musica… e non vi ho domandato se volevate compagnia. Quanto sono scortese?"


    Sollevato, ma non esattamente rilassato, William rispose al sorriso di Buffy. "Non è stato scortese, Miss Summers. Invero, io…. stavo piuttosto sperando che voi potevate… che a volte…" La sua voce si spense.


    Buffy sentì il suo cuore battere e in silenzio si rimproverò. Solo perché era nervoso come un gatto randagio non voleva dire che doveva iniziare ad essere nervosa anche lei. Si allungò verso lo spartito e William, fraintendendo i suoi propositi, velocemente lui tirò indietro la mano.


    "Allora, cosa state per suonarmi?" chiede, fingendo di non notare il suo disagio.


    "Tutto quello che vi piace…" Allungò lo spartito verso di lei, ma Buffy scosse la testa.


    "Oh, non saprei riconoscere un titolo dall'altro, probabilmente é meglio che scegliate voi per me."


    Se William pensava che fosse strano che dichiarasse che le piaceva la musica ma che non conoscesse una sola canzone, lasciò stare. Invece, posizionò le sue mani sui tasti, la folgorò con un sorriso timido e iniziò a suonare. Questa volta la canzone le sembrava vagamente familiare e Buffy si appoggiò al suo braccio per leggere il titolo. Secondo lo spartito, era il primo movimento di Beethoven, “Sonata al chiaro di luna."


    Era una bellissima canzone e lui la suonò molto bene, ma lei sentì appena la musica questa volta. I suoi occhi studiavano la fluidità dei movimenti delle sue mani sui tasti, la strana espressione sul suo volto mentre suonava… come se i suoi pensieri fossero interamente su qualcos'altro. L'idea che potessero essere rivolti a lei le faceva fremere le viscere.


    "So che il mio regalo di Natale era da parte vostra" disse improvvisamente.


    Le mani di lui caddero sui tasti, facendo fare alla musica un brusco arresto. Si voltò verso di lei lentamente.


    "Scusatemi?" Quell'inscrutabile sguardo era di nuovo sulla sua faccia.


    "Matthew me l'ha detto. Il Boxing Day. Lui ed io abbiamo parlato e lo ha menzionato. Non siate arrabbiato con lui," aggiunse esitante. "Voleva che sapessi chi me lo aveva donato. Pensava che forse lo avessi già capito. O che avrei dovuto saperlo. In ogni modo, non avevo intenzione di dirvelo. Ma ho pensato…"


    "Avete… pensato…"


    "…che voi potevate voler sapere quanto l'ho apprezzato. Il braccialetto é bellissimo.. davvero, davvero.. ah..un regalo gentile. Significa molto per me che voi volevate-" Balbettò.


    "Non avrebbe dovuto parlarvene," sussurrò. Strinse la sporgenza del pianoforte in una presa mortale; le sue nocche stavano effettivamente diventando bianche. "Non aveva il diritto - Non volevo che voi lo sapeste."


    "Ma… perché?" chiese Buffy confusa. "Mi piace…"


    "Perché non voleva significare che.. farvi sentire obbligata a- " Improvvisamente sembrò feroce. "Non mi dovete nulla!"


    "Beh, non mi sto esattamente offrendo su un piatto-" Fece una pausa mentre un pensiero le venne in mente. "Aspettate un momento… é per questo che pensate che ho parlato e giocato a scacchi con voi? E' per questo che pensate io stia seduta qui ora? Perché ve lo devo?"


    William guardò da un'altra parte senza rispondere. Dall'incurvatura delle sue spalle, Buffy capì quale sarebbe stata la risposta comunque, ma voleva che lui lo dicesse.


    "Ditemi" insistette. "E' per questo che pensate sia qui?"


    "Non lo so il perché!" scoppiò.


    "Beh, se volete saperlo, posso dirvelo! Sono qui perché mi piace la vostra compagnia. E' così impressionante per voi? Che voi potete effettivamente farmi stare nella vostra stessa stanza senza dovermi pagare?"


    "Non stavo provando -"


    "Si! L'ho capito. Ma quello che sto dicendo é… Sono qui perché voglio starci. Non perché siete ricco.. non perché mi avete dato un regalo. Solo… perché…"


    Lo sguardo di lui tornò al pianoforte.


    "Non avrei dovuto darvi il braccialetto. Non era una cosa garbata da fare.."


    "Era una cosa dolce da fare," sostenne lei. "Lo so che non lo avete fatto perché vi aspettate qualcosa in cambio. Non l'ho mai pensato. Solo non capivo perché avete fatto qualcosa di così incredibilmente gentile e non ne volete nemmeno il merito. Allora Matthew mi ha detto che a voi ragazzi qui non è permesso fare certe cose...”


    "Allora, perché lo avete… perché ne avete parlato?" William chiese quando la voce di Buffy si affievolì.


    "Ne ho parlato perché volevo ringraziarvi… William."


    Stava guardando fisso davanti a sé, senza guardarla, ma Buffy poteva vedere che era davvero rosso in faccia. Si mosse infinitamente più vicino a lui, raggiungendo con il dito la manica della sua giacca sbottonata in modo da farlo voltare a guardarla. I suoi occhi erano ansiosi, ma non si allontanò da lei questa volta.


    "Posso chiamarvi William? Vi dispiace?"


    "No, non mi dispiace." La sua voce era così lieve.


    "Sono vostra amica. Volevo che lo sapeste. E vorrei che voi foste il mio.”


    "Sono vostro amico," sussurrò. Buffy strinse il suo braccio gentilmente.


    "Allora, sappiate che sono vostra amica perché lo meritate… non perché mi pagate. O perché spero di avere qualcosa in cambio."


    "Lo so. Ero preoccupato che poteste pensare - forse - che eravate obbligata a-"


    "Beh, non l'ho pensato. Quindi smettete di preoccuparvi di questo. D'accordo?"


    "Molto bene."


    "Bene," I loro occhi si incontrarono e il cuore di Buffy perse un battito al suo sguardo. Il suo braccio rabbrividì contro la sua mano e improvvisamente Buffy realizzò che era perché lo stava toccando come fosse un impasto, strofinando la punta delle dita sopra la morbida lana del suo giacchetto. Rapidamente, spinse via la mano.


    "Così- così la musica é la vostra cosa?" chiese esitante, cercando di riempire l'imbarazzo tra loro con una conversazione.


    William la guardo perplesso. "Scusatemi?"


    "Um.. la vostra passione, intendevo dire. La musica é la vostra passione?"


    "Oh." Sorrise. "No, non la musica. L'apprezzo, ma come ho detto prima, non ho una grande abilità. Solo quello che ho imparato a scuola. Ho… altri interessi."


    "Come cosa?" insistette. Non voleva intenzionalmente essere troppo intraprendente; voleva solo conoscerlo un po' meglio.


    "Oh. Beh, suppongo-"


    Prima che riuscisse a finire, il suono del violento tossire di Anne spaventò entrambi. Buffy guardò attraverso la porta aperta a malincuore.


    "Vostra madre. Scommetto che ha dimenticato di prendere la sua medicina stasera; so di aver dimenticato di ricordargliela. Dovrei…"


    Lui annuì. Un po' recalcitrante, pensò Buffy.


    "Ovviamente. Si."


    "Buonanotte, William. Grazie per aver suonato per me."


    "Siete la benvenuta."


    I suoi occhi la seguirono mentre saltava dal sedile e si affrettava alla porta, ma non era ancora arrivata al corridoio che lo sentì aggiungere, molto lievemente, "Buonanotte, Miss Elizabeth."

    ~*~ ~*~ ~*~


    Più tardi quella notte, prima di andare a letto, Buffy sgattaiolò nella biblioteca e guardò in una guida di lingua francese la frase che William aveva detto prima. Era assonnata e le ci volle un po' per mettere insieme le differenti parole; ma quando ci riuscì, la traduzione aveva meritato gli sforzi. Sorrise a se stessa mentre il significato delle parole finalmente diventava chiaro.


    Vous êtes très belle…


    Siete molto bella.




    TBC

    Edited by kasumi - 2/7/2015, 14:13
     
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  2. TerenceSpike
     
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    Ti prego, continua questa ff! Mi sta prendendo davvero tantissimo e non vedo l'ora di leggere un nuovo capitolo <3
     
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  3. kasumi
     
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    Ciao Terence! Sono contenta che la storia ti piaccia! :wub: :wub: :wub: :wub: :wub:
    Purtroppo col bambino piccolo è diventato un problema, trovare il tempo per scrivere e tradurre, quindi non so davvero quando aggiorneremo. E anche Amaya ha i suoi impegni...
    Spero che si aggiunga qualcun'altro al nostro team!
     
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  4. Redan
     
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    Mamma mia che bella storia :wub:
    Dolcissima :cute:
    Spero tanto di poter leggere il resto
     
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  5. kasumi
     
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    Capitolo 11

    (Traduzione di Kasumi)

    NdK: grazie a tutte le persone che continuano a recensire questa storia e continuano a darci il loro supporto! Grazie a voi ho deciso di riprendere a tradurre *_*

    So di aver fatto confusione più di una volta con il 'lei', 'tu' e 'voi' nei dialoghi e me ne scuso. Non mi entra davvero in testa che all'epoca si parlasse così!
    Ho deciso di adottare il 'voi' come regola generale e ho già corretto tutti i capitoli già pubblicati. Questo significa che d'ora in poi Buffy darà del 'voi' ad Anne e a William.

    (se avete salvato la traduzione in precedenza, vi invito a rifarlo con queste correzioni. Ho anche corretto diverse frasi nel capitolo 9)

    E con questo vi auguro buona lettura :)

    Grazie a Redan per il suo aiuto con il betaggio in italiano <3




    Il giorno seguente, quando Anne si distese per il riposo pomeridiano, Buffy non volle arrendersi al tedio di starsene seduta nel salotto vuoto e seguì William nella biblioteca. Egli non l'aveva invitata, perciò non era sicura di essere la benvenuta. Sebbene nessuno gliel'avesse detto, infatti, c'era una specie di tacito accordo nella casa, per cui la libreria era lo spazio personale di William. Appena lui arrivava in casa, nessuno vi entrava, tranne per le rare occasioni in cui Buffy o Anne volevano leggere un libro. Ma quando lui era lì, a fare quello che vi faceva per tutte quelle lunghe ore nel pomeriggio e fino a tarda notte, nessuno invadeva la sua privacy. Buffy non aveva mai riflettuto su questa cosa fino alla notte precedente, quando aveva lasciato il proprio letto per scusarsi con lui. Non era sicura che lui l'avrebbe accolta nel suo santuario, ma ci contava. Dopotutto, non l'aveva allontanata dalla sala della musica.

    Quando arrivò alla pesante porta di quercia, esitò giusto un attimo prima di bussare. Nonostante la propria determinazione, infatti, sapeva che il permesso di un uomo ad entrare nel proprio santuario era ben differente dall'invito a condividere altri aspetti della sua vita. Nella sala della musica era andato tutto bene, ma se lui si fosse arrabbiato perché lei l'aveva disturbato lì dentro? Prima di tutto, ora il personale di servizio era alzato e poteva accorgersi della sconvenienza del loro stare insieme da soli. Poteva non permetterle di entrare, temendo la rovina delle loro reputazioni. Eppure, quando ricordò la sua strana espressione così dolce della notte precedente, quando le aveva detto che era très belle, Buffy sentì che doveva provarci, se non altro per vedere come avrebbe reagito.

    Ci fu un breve silenzio dopo che ebbe bussato – e in quel momento Buffy iniziò a dubitare della propria decisione. Ma poi la voce di lui chiamò incerta: “Sì?”

    “Sono io.” Buffy alzò la propria voce affinché potesse udirla, ma non abbastanza da poter svegliare Anne o attrarre l'attenzione della servitù. “Posso entrare?”

    Attutito attraverso il legno spesso, sentì il fruscio della carta, seguito dal soffice suono dei suoi passi. Un momento dopo, era lì ad aprire la porta.

    “Miss Elizabeth,” disse. Lei sorrise al modo in cui la sua voce accarezzava il proprio nome, muovendolo in bocca come se fosse qualcosa di dolce da assaporare. Immaginava che Buffy sarebbe suonato anche meglio. “Va tutto bene?” aggiunse.

    “Lo chiedete sempre come se vi aspettaste un lupo alla porta,” gli disse. La voce giocosa, quasi civettuola, ed i suoi occhi s'ingrandirono. “Veramente, laggiù la casa è monotona quanto l'acqua stagnante* e mi chiedevo se potessi raggiungervi... ecco... se non siete impegnato. Non voglio disturbarvi.”

    “No,” disse lui.

    “No?” gli fece eco Buffy, più che leggermente sorpresa.

    William strabuzzò gli occhi, apparendo confuso quanto lei. Poi scosse la testa, sorridendo all'improvvisa comprensione del fraintendimento. “Oh, ah, volevo dire ‘no, non mi disturbate.’ La risposta all'altra domanda è sì. Prego, entrate.” Indietreggiò per aprire meglio la porta. Ma sebbene le avesse lasciato molto spazio, lei gli passò molto vicino – così vicino che la propria spalla scivolò contro la mano di lui appoggiata alla porta- e lui rabbrividì.

    Era evidente che, quando lei aveva bussato, lui era stato nel bel mezzo del copiare o scrivere qualcosa. Sul tavolo da caffè c'era una pesante pila di fogli color crema, un calamaio aperto, ed almeno una mezza dozzina di libri. Una penna stilografica giaceva diagonalmente al di sopra del foglio più alto del plico, il quale era mezzo ricoperto da una scrittura elegante. Quando vide lo sguardo di lei posarsi su questo, William si spostò per bloccarle la vista, curvandosi leggermente per raccogliere le carte tra le braccia.

    “Sono spiacente che qui sia così disordinato,” disse. “Stavo solo…Ero impegnato in un certo lavoro…”

    “Oh, beh. Se siete impegnato, posso lasciarvi–”

    “No! No, per piacere restate. Non sono impegnato. Questo è…Preferirei avere la vostra compagnia.”

    C'era una bellissima scrivania alla sinistra di Buffy, ordinatamente riposta tra due scaffali. Era il tipo di scrivania con le nicchie per accogliere le carte e un'alzata avvolgibile per nascondere le lettere ed i documenti privati. William si affrettò a raggiungerla e ad infilare maldestramente le carte nella zona che veniva celata dalla parte avvolgibile. Nel frattempo, Buffy passeggiò pigramente per la stanza con un sorriso appagato. Nonostante avesse trascorso veramente poco tempo in questo posto, la biblioteca era senza dubbio una delle sue stanze preferite, forse perché era meno decorata ed elaborata rispetto al resto della casa. Diversamente dal salottino d'entrata o dal salotto vero e proprio, infatti, qui non doveva preoccuparsi di muoversi in mezzo a scaffali pieni di soprammobili costosi e non doveva stare seduta sopra eleganti ma scomodi pezzi di mobilio. Questa stanza era ampia e comoda e c'era libertà di movimento, era più maschile rispetto al resto della casa, cosa dovuta in parte ai pannelli di legno scuro che ricoprivano le pareti e al colore audace del tappeto di lana sul pavimento. Alcuni dei mobili erano sorprendentemente logori. Il divano che giaceva nel mezzo della stanza era infossato e consumato, il piccolo tavolino di ciliegio lievemente segnato. Ma c'era una bellissima credenza antica vicino al caminetto, le mensole lucide allineate con un'ordinata fila di caraffe di cristallo ed alcuni bicchieri. E, naturalmente, c'erano le librerie, almeno una dozzina. Costeggiavano il muro più lontano, distanziate in modo uniforme dalle cinque lunghe porte finestre. Altre librerie erano allineate lungo le pareti alla sua destra e alla sua sinistra, e ognuna di queste era piena zeppa di libri.

    Buffy finse di ammirare una composizione di fiori secchi sulla credenza, ma quello che stava veramente facendo era guardare lui con la coda dell'occhio. I movimenti timidi ed impacciati del suo corpo... ogni muscolo teso come la corda di un violino. Si chiese come sarebbe stato toccarlo, massaggiare i nodi rigidi dei muscoli delle sue spalle fino a quando fosse stato in grado di rilassarsi. Arrossì al pensiero, grata che almeno le stava dando la schiena e non potesse leggerle in faccia i pensieri che stavano attraversando la sua mente. Forse fu solo il nervosismo che poi le fece dire:

    “Quindi, pensate che io sia bella?”

    Perché, consapevolmente, non aveva certo pianificato di menzionare il suo commento della notte precedente. Eppure nel momento in cui le parole lasciarono le sue labbra, realizzò che, inconsciamente o meno, era proprio per quel motivo che ora si trovava lì; per questo aveva voluto sorprenderlo da solo, mentre la servitù era occupata e Anne stava dormendo. Toccò il petalo di una rosa con le dita, guardando e aspettando la sua reazione.

    “Come avete scoperto il significato di quella frase?” chiese lui. La testa ancora sepolta in mezzo all'ammasso di carte sulla scrivania, la schiena girata verso di lei. Poté cogliere un accenno di divertimento nel suo tono e questo la sorprese. Pensava che la domanda l'avrebbe agitato.

    “A dire il vero, l'ho cercato in uno dei vostri libri,” gli disse. “La scorsa notte.”

    Era preoccupata che lui potesse arrabbiarsi perché era entrata in bibliotca a tarda notte senza chiedere il permesso di nessuno. E invece, gli occhi di lui si illuminarono di piacere, e lei capì che, distante dall'essere arrabbiato, era rimasto impressionato dalla sua iniziativa di controllare gli scaffali alla ricerca di un dizionario.

    “Io–Io spero che voi non siate arrabbiata con me,” disse. Buffy aggrottò la fronte per la confusione, e lui aggiunse in spiegazione, “Per essere stato così ardito con voi, ecco. Non desideravo recarvi offesa o... o mettervi a disagio…”

    “Non sono a disagio. Ho pensato fosse una cosa dolce.”

    “Lo siete.” la sua voce era bassa, e Buffy vide con sorpresa che ora lui era inquieto. Stranamente, sembrava maggiormente preparato ad avere a che fare con un rifiuto piuttosto che con l'approvazione. Forse il rifiuto era qualcosa a cui era più abituato. Pensò ad un argomento che potesse metterlo più a proprio agio.

    “Dunque…umh…che state leggendo?”

    Fece un cenno del capo verso i libri distribuiti sopra il tavolino da caffè, e lui fece un gesto con la mano per indicarle che poteva darci un'occhiata. Buffy si fece strada verso il piccolo divano e si sedette, sporgendosi in avanti così da poter leggere le copertine. Tutti i libri avevano ricche rilegature consumate quasi fino al loro deterioramento, confermando la sua precedente supposizione che lui fosse un topo di biblioteca. Buffy riconobbe alcuni nomi tra gli autori: Edgar Allen Poe, William Shakespeare e Lord Tennyson. Tuttavia, la maggior parte di questi le era completamente sconosciuta. Uno dei volumi era aperto e lo tirò verso di sé, stringendo gli occhi per leggere il testo sbiadito.

    If I were loved, as I desire to be,
    What is there in the great sphere of the earth,
    And range of evil between death and birth,
    That I should fear,--if I were loved by thee?
    All the inner, all the outer world of pain
    Clear Love would pierce and cleave, if thou wert mine
    As I have heard that, somewhere in the main,
    Fresh-water springs come up through bitter brine.
    'T were joy, not fear, claspt hand-in-hand with thee,
    To wait for death--mute--careless of all ills,
    Apart upon a mountain, tho' the surge
    Of some new deluge from a thousand hills
    Flung leagues of roaring foam into the gorge
    Below us, as far on as eye could see.

    Nota della Traduttrice:
    L'autore è Alfred Tennyson, la poesia “If I were loved, as I desire to be”.
    Non sono riuscita a trovare una traduzione più o meno ufficiale. In attesa che qualcuno me la segnali, posto questa fatta da me. (Non sono brava a tradurre poesie e non le renderei mai giustizia, perciò ho fatto una traduzione veloce solo per darvi un'idea del significato)


    Se fossi amato, come desidero essere,
    Cosa c'è nella grande sfera della terra,
    e nella gamma di male tra la morte e la nascita,
    di cui dovrei aver paura, --se fossi amato da te?
    Tutto il mondo interno ed esterno del dolore
    il Vero Amore lo trafiggerà e sfascerà, se tu fossi mia,
    Ed ho sentito dire che, da qualche parte,
    l'acqua fresca balza fuori tra quella salata.
    Sarebbe gioia, non paura, stare mano nella mano con te,
    aspettando la morte—muta-- incurante di tutti i mali,
    Lontano su una montagna, alla fonte
    di un qualche nuovo diluvio che scorre tutto intorno a noi
    scagliato insieme a schiuma ruggente nel burrone
    sotto di noi, quanto lontano quanto l'occhio può vedere.


    Durante tutto il tempo, William non disse nulla, ma quando Buffy sollevò lo sguardo dalla poesia, vide che la stava guardando. C'era uno sguardo timido, eppure in qualche modo stranamente bramoso sul suo viso, che la fece arrossire. Per qualche motivo che non seppe distinguere, ricordò il modo in cui i muscoli del suo braccio avevano guizzato sotto il proprio tocco, il caldo solletichio del suo respiro contro la propria nuca. Tornò a guardare in basso il libro che aveva in grembo, imbarazzata dall'aver avuto quei pensieri.

    “Vi piace la poesia?” gli chiese. Una domanda stupida, visto che la stava ovviamente leggendo, ma almeno stava dicendo qualcosa, rompendo quel silenzio impacciato.

    “Mi… Mi piace leggerla. Sì.” Girò attorno l'altra estremità del divano, sedendosi tanto vicino a lei quanto il galateo poteva permettere -il che in tutta onestà non era affatto vicino. Ci fu una curiosa illuminazione nei suoi occhi quando chiese, “A voi piace la poesia, Miss Elizabeth?”

    Lei arrossì, un poco imbarazzata nell'ammettere di no. La verità era che la poesia e Buffy non erano due cose che andavano molto d'accordo. Aveva provato a leggerla e a capirla a scuola, ma la maggior parte delle metafore era al di sopra della sua comprensione. Persino il libro di poesie che Angel le aveva regalato un tempo, giaceva sul fondo del cassetto del suo comodino, caro per motivi sentimentali ma mai veramente letto.

    “Io-Io non so molto sulla poesia. Ho sempre voluto approfondire, ma... sapete... non ne ho mai avuto veramente l'occasione.”

    “Oh, ma voi non dovete conoscere molto riguardo la poesia per poterla apprezzare! Non si tratta di conoscere il meccanismo di come viene scritta. La poesia è... sentimento; è come una musica per il cuore. Pensarci troppo tende a smorzarne la percezione e a sottrarne la bellezza dai versi.”

    Per un momento, la sua goffaggine sembrò dimenticata mentre il suo entusiasmo prendeva il sopravvento, e Buffy sorrise. Stava provando ad incoraggiarlo a dire di più, ma lui fraintese la sua espressione per una di derisione.

    “Scusatemi,” mormorò, improvvisamente impacciato. “Suppongo di essere sembrato un docente universitario alquanto fanatico. Io-Io lo faccio, qualche volta, senza rendermene conto.”

    Si sporse in avanti sul bordo del divano, con l'intenzione di armeggiare con i libri sparsi sul tavolino—un'azione che Buffy sapeva avere più a che fare con il nascondere il tremolio delle proprie mani piuttosto che con l'interesse a fare ordine. D'impulso, allungò la mano, coprendo la mano destra di lui con la propria mano sinistra e fermando così il suo movimento in avanti.

    “Ehi, perché vi scusate? Mi piace quando parlate con me di cose che vi interessano. Mi piace ascoltare quello che vi piace. Di solito, non siete molto disponibile a fornire dettagli; è bello quando vi aprite un poco.”

    “Lo è?” Lui sembrò totalmente sorpreso dall'idea, come dal fatto che ora le dita di lei si stavano allacciando alle sue.

    “Vi sorprende?” chiese Buffy. Lui annuì. “Beh, non dovrebbe. Siamo amici, giusto?”

    “Oh, sì,” sospirò lui, fissando in basso le loro mani allacciate.

    “Bene, gli amici parlano l'uno con l'altro, giusto? Non si preoccupano costantemente di dire la cosa sbagliata o di fare la cosa sbagliata. E anche voi non dovreste.” Seguì lo sguardo di lui, notando come apparisse agitato, e sorrise. “E dovreste respirare,” aggiunse. “respirare fa bene. Difatti, è solitamente necessario.”

    Lui rise goffamente.

    “Così è meglio.”

    “Miss Elizabeth…” La mano di lui era sudata e piccoli tremori gli correvano su e giù per il braccio. Buffy gli diede una piccola stretta rassicurante e lui agitò il polso in modo spasmodico, risucchiando l'aria bruscamente. “Non dovreste…”

    “Sì, che dovrei,” sussurrò lei di rimando. “Siamo amici, ricordate? Gli amici si toccano.”

    William sembrò qualcosa di più che leggermente scettico riguardo a questo, ma Buffy non gli diede il tempo di controbattere. Si sporse per afferrar un libro a caso dal tavolino del caffè con la mano libera. “Allora,” disse, porgendogli il volume dal cuoio crepato. “Ditemi di più su questa roba poetica*.”

    Gli occhi di lui si illuminarono.


    Note della Traduttrice:
    * roba poetica: Buffy parla volutamente così. Potevo tradurre 'riguardo la poesia' ma la frase avrebbe perso la sua verve :D

    * monotona quanto l'acqua stagnante: è un modo di dire che si traduce con “mortalmente noiosa”, ma la versione letterale mi piaceva troppo Trovo stia perfettamente col modo di parlare un po' strano di Buffy ed è sicuramente meno banale!

    ~*~ ~*~ ~*~




    Se avesse saputo che qualcosa di così semplice come la poesia sarebbe stata la chiave per farlo aprire con lei, Buffy l'avrebbe usata secoli prima. La sua richiesta l'aveva messo a suo agio, e l'argomento che aveva scelto era uno di cui lui era veramente appassionato. Le raccontò dei suoi poeti preferiti, spiegando le virtù di ognuno e dimostrando le sue tesi con la recitazione di alcuni versi scelti. A Buffy non poteva importare di meno di pentametri giambici, Lord Byron e quelli come lui, ma le piaceva ascoltare William mentre parlava così animatamente. Finse di essere più interessata di quello che era, solo per vedere il piacere sul suo viso.

    La poesia non era l'unica cosa di cui era appassionato, comunque. Una volta preso il via, Buffy scoprì che William non era solo disponibile ad aprirsi con lei ma era anche molto desideroso di farlo, e parlava con l'entusiasmo poco elegante di qualcuno che è stato solo per tanto tempo. Non solo rispondeva a tutte le sue domande, la spronava anche a farne di nuove. Le raccontò di com'era cresciuto in campagna, come aveva trascorso metà di un anno via in collegio, dove tutti indossavano uniformi e i docenti ti punivano con la verga quando non imparavi la lezione. I suoi voti scolastici non erano notevoli, ma il denaro di suo padre e la propria determinazione gli avevano permesso un posto a Oxford. A Oxford era andata bene, si era laureato con onore, ma non aveva mai usato la laurea che lì aveva conseguito. Non si era mai aspettato di usarla. Suo padre era morto quando lui aveva nove anni e tutti si aspettavano che una volta che fosse diventato grande, si sarebbe preso la responsabilità della casa di famiglia e delle varie proprietà. Dichiarò che questo non gli importava. Aveva cercato l'educazione per il solo scopo dell'educazione stessa. Amava la loro tenuta di campagna e ora che erano via gli mancava molto. Londra era... piuttosto differente. Sebbene non era incline a spiegare dove stava questa differenza.

    “Almeno a Londra c'è molto da fare, no?,” disse Buffy. Era più un tentativo di tirargli su il morale che altro, ma quel tentativo le si ritorse contro. L'espressione di lui si oscurò.

    “No. Veramente no. A meno che voi non amiate le chiacchiere senza fine e le feste, e-” si fermò.

    “Ma ci sono i concerti e le altre cose. Si esce con gli amici.” Sapeva che non lo faceva, ma quello che non sapeva era il perché. Sperava di tirarglielo fuori, fare in modo che lui glielo dicesse. Invece, sembrò solo imbarazzarlo.

    “Credo di sì,” disse in modo vago.

    “Perché non siete sposato?” gli chiese all'improvviso.

    Lui sembrò spiazzato dalla domanda e Buffy realizzò che forse aveva oltrepassato un limite. Si scusò velocemente. “Mi dispiace. Non intendevo impicciarmi. E' solo che... voi sembrate... sembrate proprio dell'età per...” La voce di lei si affievolì e ci fu un doloroso momento di silenzio impacciato.

    Un minuto dopo, William deglutì e disse, “trenta.”

    “Come?”

    “Ho trent'anni. Il che suppongo sia l'età che voi intendavate. E' solo che... Sono stato molto impegnato con il lavoro e non sono mai riuscito ad accasarmi, ad incontrare gente. E le signore di Londra non sono veramente... non sono... attraenti. Non per me.”

    C'era qualcosa che stonava in tutto questo ma Buffy non spinse oltre l'argomento. Qualunque cosa lo trattenesse dai suoi simili, non era affar suo. E parlarne lo metteva a disagio. Così cercò un altro argomento, ma prima che potesse pensare a qualcosa, lui alzò lo sguardo bruscamente e, incontrando per la prima volta i suoi occhi, disse “E voi, Miss Elizabeth? Perché non siete sposata?”

    Aveva usato quasi un tono di sfida e Buffy si sentì arrossire. Non solo per quello, ma anche perché non aveva idea di come rispondere alla domanda. C'era bisogno di un'altra bugia, naturalmente. Mentire, mentire, mentire: era tutto quello che faceva ormai. Stava diventando sempre più difficile, ora che stava iniziando a vederlo come un amico. Ma cos'altro poteva fare? Certamente non dirgli la verità su se stessa. Dire a un gentiluomo del diciannovesimo secolo che l'infermiera di sua madre era in verità una cacciatrice di vampiri venuta da un secolo avanti nel futuro? Avrebbe pensato fosse pazza. Il meglio che poteva fare era tenersi più vicina possibile alla verità.

    “Non ho mai incontrato qualcuno che mi piacerebbe sposare,” rispose. Quello almeno era veritiero. “In America, ero piuttosto impegnata a prendermi cura di mia madre quando lei era ammalata... e da quando sono venuta qui non ho incontrato molta gente. Quindi, non ho avuto veramente l'opportunità di adocchiare un potenziale marito, se capite cosa intendo.”

    Lo capiva benissimo.

    “Sì. Sono sicuro sia abbastanza difficile trovare un pretendente quando non avete incontrato... nessuno.”

    Il tono di lui era vuoto e Buffy realizzò, mortificata, che William pensava lei non lo considerasse all'altezza di essere un suo pretendente. Non che lei lo considerasse tale, naturalmente. Non poteva considerare nessuno come tale se voleva tornarsene a casa. Ma-

    “Tranne voi,” disse all'improvviso. William alzò la testa verso di lei.

    “Pardon?”

    “Tranne voi,” ripeté. “Ho incontrato voi.”

    “Oh.” Lui guardò in basso verso il proprio ventre. “Sì. Lo avete fatto.”

    “Mi leggereste quella poesia?” Afferrò uno dei volumi dal tavolino da caffé e glielo porse, spiegando: “Quella che stavate leggendo quando sono entrata. La poesia d'amore.” Sapeva che era sbagliato, tenerlo all'amo a quel modo. (NdT: qui l'autrice usa “to string him along” nel senso di illuderlo, tenerlo in sospeso, prenderlo in giro) Ma che Dio l'aiutasse, non riusciva a farne a meno. Era davvero adorabile.

    Fino a quel punto, le loro mani erano rimaste unite. Ora William ritirò la propria dalla sua stretta e iniziò a giocare con il libro, a disagio.

    “Non posso farlo,” disse. Un profondo rossore stava avanzando dalle sue orecchie e dal collo e la bocca si muoveva con nervosismo. Buffy lo trovò incredibilmente dolce e divenne leggermente più insistente proprio per questo motivo.

    “Perché non potete?” gli chiese.

    “Perché… perché non posso sperare di far giustizia alle bellissime parole di Lord Tennyson.”

    “Certo che potete. Avete una voce meravigliosa.”

    “Io-Io sono così impacciato–”

    “Non penso siate impacciato,” gli disse. Non era vero, ma quello che voleva dirgli era che la cosa non la infastidiva. Al di sotto di quel goffo gentiluomo, c'era qualcosa di caldo e magnetico, qualcosa che la stava spingendo al di là dei limiti che si era imposta. Per la seconda volta in meno di un'ora, si ritrovò a cercare un contatto fisico con lui, facendo scorrere la mano sul suo braccio per poi farla riposare sulla spalla, le punte delle dita che sfioravano la pelle scoperta del suo collo. Non era sicura di quello che stava facendo e nemmeno del perché lo stava facendo. Tutto quello che sapeva era che quando era con lui, quando lo toccava, tutta la tensione e le preoccupazioni scomparivano dal proprio corpo. Quando lo toccava, andare a casa era l'ultimo pensiero che aveva per la mente.

    La cosa strabiliante era che, ora lui le stava permettendo di toccarlo, nonostante in precedenza lo avesse sempre evitato. Ora, stava permettendo che le punta delle dita di lei accarezzassero la pelle sensibile della propria nuca, le unghie gli provocassero la pelle d'oca e un leggero tremolio al labbro inferiore. Lei poteva dire dalla sua postura -così dritta e tesa- che si stava trattenendo, in attesa. Voleva vedere sino a dove lei si sarebbe spinta ma anche quanto lontano lui stesso le avrebbe permesso di andare.

    Prima di avere l'opportunità di scoprirlo, però, ci fu un colpo di nocca alla porta. Buffy sollevò lo sguardo giusto in tempo per vedere Livvy apparire sulla soglia.

    “Mi dispiace disturbarvi, Padron William,” si scusò, facendo un piccolo inchino. “Ma Mr. Edward desidera che vi informi che avete dei visitatori.”

    “Visitatori?” William suonò tanto sorpreso e disorientato quanto si sentiva Buffy. Livvy guardò da uno all'altro con curiosità.

    “Sì, signore. Ecco il loro biglietto, signore.”

    Il viso di William sbiancò mentre leggeva l'iscrizione sul biglietto, e per un momento, Buffy poté giurare di aver visto un'espressione di puro panico nei suoi occhi, ma se n'era andata prima che potesse esserne certa. Nell'istante successivo, le stava offrendo il suo tipico sorriso educato.

    “Vi dispiace portare questo biglietto a mia madre?” chiese. “Io… ho bisogno di sistemarmi.”

    Si era alzato e se n'era già andato prima che lei potesse avere il tempo di formulare una risposta.
    ~*~ ~*~ ~*~




    I visitatori erano rari in una casa con un ammalato. In tutto il tempo in cui aveva vissuto con gli Hartley, Buffy non ne aveva visto uno, perciò era arrivata a non aspettarseli. L'arrivo di Ellen e Cecily Underwood fu causa di un via vai generale da parte del personale, che era similmente impreparato ad accogliere degli ospiti ma doveva fare del suo meglio per rendere gli Hartley orgogliosi di sé. Mr. Edward le accompagnò nel soggiorno (una stanza simile al salottino, solo più grande e meglio arredata) e servì un piccolo rinfresco, mentre gli Hartley si preparavano. Buffy aiutò Anne a vestirsi e le pettinò i capelli dopo il suo riposo –un'impresa che non era semplice quando uno andava di fretta.

    “Chi sono gli Underwood?” chiese ad Anne mentre lavorava. Giudicando dalla reazione di William al loro arrivo, immaginò fossero delle persone molto importanti o completamente sgradevoli.

    “Gli Underwoods sono amici di famiglia,” spiegò Anne. “Ellen è la signora della casa. Suo marito è il presidente dell'associazione letteraria per gentiluomini, di cui William è un membro. Cecily è la loro figlia più grande ed è anche una giovane ragazza molto brillante. E' appena venuta fuori, sapete.” (NdT: s'intende che Cecily ha appena raggiunto l'età per mostrarsi in società e per sposarsi)

    Venuta fuori? Buffy aggrottò la fronte, cercando di capire se questo era un riferimento al lesbismo o solo un altro termine britannico obsoleto che non capiva (NdT: venuta fuori=come out. Oggi con 'coming out' si intende l'atto con cui un omosessuale si dichiara tale!) Ad ogni modo, non ebbe molto tempo per contemplare la cosa, in quanto Anne le stava facendo cenno di seguirla nel corridoio. William le stava aspettando in cima alla scala ma, nonostante l'affermazione di Anne che gli Underwood erano amici “di famiglia”, non sembrava più entusiasta del loro arrivo di quanto non lo fosse stato in biblioteca. Di fatti, Buffy pensò sembrasse teso e nervoso – persino un po' infastidito- alla prospettiva di intrattenere questi visitatori.

    Anne procedette verso il salotto tenendo il braccio di suo figlio. Buffy aveva pensato che, come loro dipendente, la sua presenza non sarebbe stata richiesta durante la visita. Eppure Anne le disse di venire avanti, quando lei si fermò nel corridoio. Quando Buffy mise piede nella stanza dietro William, Anne la presentò agli Underwood con orgoglio, presentandola come un' “amica di famiglia” (un termine che girara molto a quanto pare, pensò Buffy), e spiegò che era lì ad “aiutarla con la sua malattia”. Le due ospiti si scambiarono uno sguardo curioso mentre ricevevano questa informazione, ma le sorrisero abbastanza gentilmente mentre le davano il loro benvenuto a Londra.

    Sedettero, ed Anne iniziò a conversare piacevolmente con le ospiti. William non sembrava a suo agio come la madre, ma riuscì a mantenere un gentile – seppur artefatto – dialogo con Cecily. Buffy non parlò molto. Da una parte, le Underwood non sembravano molto interessate a parlarle, e dall'altra, era troppo impegnata ad osservare le due donne per pensare a cosa dire loro. Dopotutto, questo era il suo primo incontro ravvicinato con altre donne dell'alta società londinese, dopo Anne, e non poteva fare a meno che guardarle con curiosità.

    Ellen Underwood era un'alta ed esile donna di circa quarant'anni. I suoi capelli scuri e ondulati non erano stati toccati dal grigio ed il suo viso, che mostrava i primi segni del tempo, era ancora abbastanza amabile. Era vestita con un abito molto elaborato di seta rosso scuro e indossava pesanti gioielli alle orecchie, al collo e al petto. Era un po' troppo sicura di sé, quasi arrogante, ma non era scortese. Sembrava affezionata ad Anne in modo genuino ed era preoccupata per la sua salute, sebbene Buffy avesse il presentimento che questo calore non si estendesse anche a William. Per qualche ragione, il comportamento di Ellen verso di lui era nettamente freddo.

    La figlia di Ellen, Cecily, era probabilmente di qualche anno più giovane di Buffy. Era esile circa quanto lei ma non aveva la stessa ossatura fine (il che per qualche ragione le piacque, e Buffy guardò con soddisfazione al corsetto non così ridotto della ragazza, orgogliosa della propria figura). Il viso di Cecily era ovale come quello di Ellen, ma con dei lineamenti non così affilati. Aveva una carnagione perfetta e molto chiara, sopracciglia fine e nere, grandi occhi color prugna. I suoi capelli erano una massa di piccoli boccoli, tenuti alti sulla testa da un pettine gioiello. Non era certamente una bellezza disarmante, ma era attraente e molto ben vestita, pure per una donna Vittoriana di alta classe. Era anche molto raffinata. Poneva tutte le domande giuste, dava tutte le risposte giuste, e includeva sempre William e le altre due donne in tutte le discussioni. In poche parole, era la lady perfetta.

    A Buffy non piaceva.

    Non poteva dire esattamente il perché, a parte il fatto che gli occhi di William si giravano abbastanza frequentemente verso Miss Underwood, pure quando non le stava parlando. Per la prima volta, Buffy realizzò che non era l'unica donna che lui potesse considerare attraente e, per qualche ragione, questo pensiero la infastidì. Eppure c'era dell'altro che la infastidiva, una certa costruzione nelle sue maniere. Le sue battute sembravano quasi memorizzate, come se stesse recitando in un'opera teatrale. E quando Buffy guardò più attentamente, la cosa fu ovvia. La sua espressione era composta ma i suoi occhi erano annoiati e un po' irrequieti; era ovvio come non avesse interesse alle risposte di William alle due domande. Buffy sapeva che la ragazza non vedeva l'ora che la visita giungesse al termine.


    NdKasumi: ora taglierò il pezzo della visita perché è abbastanza noioso da leggere. Scrivo brevemente cosa succede e rimando alla nota più in basso per questo ed i tagli successivi.


    Cecily segue le regole sociali e dopo un'adeguata lunghezza di dialogo con William, inizia a porre delle domande a Buffy. Vuole sapere se è vero che viene dall'America, da dove, che lavoro fa suo padre, ed altre cose che la mettono in difficoltà. Buffy le dice che viene dalla California e cerca di essere vaga. Non ha idea di come sia la California alla fine del 1800. Per fortuna poi Cecily cambia argomento, salvando Buffy dall'inventare bugie plausibili sui propri genitori. L'etichetta, infatti, le impediva di chiedere informazioni più personali al loro primo incontro.
    Questa volta le chiede se Londra le sta piacendo. Buffy risponde che, visto il freddo, non ha avuto l'opportunità di vedere molto, ma quello che ha visto le è piaciuto molto. Dice anche che gli Hartley sono stati molto gentili con lei e l'hanno aiutata a sentirsi a casa.
    Cecily fa un sorrisetto che a Buffy non piace, come se la stesse deridendo. Dice “Certamente lo sono stati (generosi). Gli Hartley sono una famiglia squisita. Molto... generosa...”
    La ragazza sta insinuando qualcosa e Buffy si infastidisce, ma non può far altro che guardare in basso in silenzio, non sapendo cosa rispondere. In tutto questo, William sta discutendo con Anne ed Ellen e non può esserle d'aiuto. Buffy sente gli occhi di Cecily su di sé per diversi minuti dopo il loro dialogo.
    La visita giunge al termine poco dopo ed Ellen fa i suoi saluti. Dice che le dispiace non potersi trattenere oltre, che deve fare altre visite fino a che il tempo tiene. Ringrazia Anne per il tè e le chiacchiere, promette di ripassare presto. A Buffy augura un buon soggiorno e esprime il suo piacere di aver conosciuto una giovane donna così affascinante. Cecily dice poco nulla a parte ripetere i saluti della madre come un pappagallo.
    ~*~ ~*~ ~*~




    La mattina dopo, Buffy stava aiutando Anne a vestirsi per la colazione quando Livvy bussò alla porta della camera da letto. Entrò, portando una busta color crema sigillata con la cera rossa che un messaggero aveva appena recapitato. Livvy disse che la lettera era per Miss Summers, ma all'inizio, Buffy pensò che ci fosse un errore. Non aveva mai ricevuto della posta lì. Tuttavia, quando diede uno sguardo da più vicino, vide che c'era proprio il suo nome sulla busta, scritto da un'elegante mano femminile. Velocemente, controllò l'indirizzo del mittente.

    “Miss Cecily Underwood,” lesse a voce alta. Lanciò uno sguardo ad Anne. “Non è la ragazza che è stata qui ieri?”

    “Sì, lo è certamente,” rispose Anne, sembrando perplessa dalla lettera quanto Buffy. “Eppure non riesco ad immaginare un motivo per il quale ti avrebbe scritto…”

    Buffy fece spallucce. “Beh, c'è solo un modo per scoprirlo.”

    Aprì la busta con una forcina per capelli ed estrasse da questa un singolo foglio di carta ruvida color crema, dalle dimensioni di un biglietto. Il messaggio all'interno era scritto in una grafia così elaborata che fece fatica a leggerlo.

    Miss Cecily Underwood
    Richiede il Piacere della Compagnia di Miss Elizabeth Summers
    Sabato, Undici Gennaio alle Ore Sette
    Cena, Ballo, e Divertimenti
    R.S.V.P.


    Buffy aggrottò la fronte, rileggendo il biglietto per diverse volte prima di passarlo ad Anne. “Ok, sbaglio a saltare alla conclusione che questa Cecily mi sta chiedendo un appuntamento? Spero di sbagliarmi, perché... altrimenti sarebbe una situazione molto imbarazzante.”

    Anne fece un verso impaziente.

    “Onestamente, Elizabeth. E' così scandaloso il modo in cui parlate talvolta! Questo è un invito ad un ballo! Ed è abbastanza tardivo, comunque. La consuetudine è di inviarlo tre settimane prima, e credo che William abbia ricevuto il suo più di un mese fa. Di fatti... beh... Non riesco ad immaginare il motivo per cui ti avrebbe invitato. Nonostante tutto...” s'interruppe.

    “Sono una domestica,” finì Buffy per lei. “va tutto bene, Anne. Per quanto siate stata gentile con me, non ho dimenticato il mio posto. E credo che qui le classi non si mischino molto, giusto?”

    “No. Certamente non lo fanno,” concesse Anne. “Ma non è questo a cui stavo pensando, Elizabeth. William ed io siamo stati molto discreti riguardo il tuo posto. E' veramente strano da parte sua l'averti invitato, quando vi siete incontrate una sola volta.”

    “Dite che non dovrei andarci, allora?”

    Anne sembrò sorpresa dalla domanda. “Vorreste andarci?”

    “Non lo so. Cecily ed io non abbiamo esattamente legato, però potrebbe essere piacevole uscire di casa per un po', incontrare gente nuova. Siamo stati un po' rinchiusi con questo tempo freddo.” Buffy scrollò le spalle. “Ma se non dovrei andare...”

    “Certo che potete andare se lo desiderate! Inviatele un biglietto di risposta immediatamente, e fatele sapere che parteciperete.”

    “Ma William ha detto…Voglio dire…che sarebbe improprio da parte mia andarci senza un accompagnatore, giusto?” chiese Buffy in modo confuso, ricordando il commento di William alla vigilia di Natale. “Non voglio che la gente pensi che state ospitando una donna di cattiva reputazione.”

    “Sotto normali circostanze, avreste ragione,” rispose Anne con aria pensierosa. “Non è garbato per una giovane donna l'avventurarsi fuori di notte senza un accompagnatore più vecchio. Tuttavia, credo che non abbiate alternativa, in quanto non posso venire con voi. Parlerò con Ellen, e sono sicura che si occuperà di voi durante il ballo. Sarà abbastanza appropriato se vi preoccupate di non trovarvi da sola in compagnia di altri gentiluomini.” Sorrise caldamente e diede un colpetto alla mano di Buffy.

    “E William sarà lietissimo di accompagnarvi, ne sono sicura.”

    Anche Buffy era abbastanza sicura di questo.


    TBC




    Nota di Kasumi *importante!*

    Avviso che d'ora in poi farò dei tagli sui paragrafi meno importanti, per velocizzare la traduzione e tenere vivio il vostro interesse.
    Mi dispiace per coloro che amano tutte quelle piccole descrizioni, frutto dello studio da parte dell'autrice sui costumi e gli usi dell'epoca. Tutte quelle piccole cose aiutano a calarsi nell'atmosfera e fanno da contorno agli stati d'animo dei personaggi. Ma se devo scegliere tra tradurre ogni singola frase, rischiando di arenarmi e di lasciare la traduzione incompiuta, e fare dei tagli sulle cose (secondo me) più noiose, tenendo vivo il mio ed il vostro interesse, scelgo decisamente la seconda ipotesi.

    Quando ci saranno questi tagli, troverete un piccolo riassunto in corsivo del testo omesso, che includerà eventuali riflessioni o spunti lasciati dall'autrice, che reputo importante non farvi perdere (es. riflessioni che verranno riprese più avanti).
    Sottolineo che questi tagli non sono stati concordati con l'autrice. Se avete interesse a leggere le parti omesse, ricordo che assieme al prologo abbiamo riportato i vari link al testo originale.

    Spero che questa mia scelta non vi deluda. La storia è davvero tanto lunga e penso che qualche taglio ai paragrafi di 'contorno' non dovrebbe pregiudicare la vostra esperienza di lettura.
     
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  6. Redan
     
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    :wub: :wub: :wub:
    William ormai è completamente perso! Ma quanto è dolce <3
    Mi viene da pensare che il motivo per cui non fosse contento della visita di Cecily è che non voleva che lei e Buffy si conoscessero... tra l'altro, questo invito alla festa per Buffy potrebbe avere risvolti interessanti. Mi immagino già Buffy attorniata da diversi giovanotti e William geloso! Adorerei un risvolto di questo tipo!
    Per quanto riguarda la nostra cara Buffy mi sembra ormai evidente che anche lei si stia invaghendo di William sempre di più! Ormai non fa altro che toccalo e "tentarlo". Mi piacerebbe molto un capitolo con William come POV per capire come sta prendendo tutte le attenzioni che lei gli sta riservando.
     
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  7. kasumi
     
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    Ciao Redan! Non ricordo se nel prossimo cap c'è il pov di William, comunque c'è un perché dell'invito di Cecily.
    Il prox cap sarà sui preparativi per questo ballo. Buffy andrà oppure no? William è disponibile ad accompagnarla? Perché Cecily l'ha invitata? E cosa succederà al ballo??!!

    Buffy avrà a che fare con un concentrato di nobiltà londinese. Ci saranno uomini interessati a lei, ci saranno donne curiose su di lei e ci saranno malelingue... E in tutto questo, come reagirà? E come la prenderà William?
    Vi sto incuriosendo abbastanza??


    Sto meditando di tagliare un poco del prossimo capitolo e di quello dopo, perché la parte interessante è proprio quella del ballo. Non voglio farvi attendere troppo.

    A presto!
     
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  8. Redan
     
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    Non vedo l'ora di leggerlo!
     
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    Aleeeeee..Ho appena visto che bel regalino ci hai fatto!!!!! Appena sono più tranquilla me lo godo per bene e poi recensisco come è ovvio che sia!!!! E grazie davvero per continuare a tradurre questa meraviglia grazie davvero!!!!!!!
     
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  10. kasumi
     
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    CITAZIONE (spuffy.77 @ 3/8/2015, 15:13) 
    Aleeeeee..Ho appena visto che bel regalino ci hai fatto!!!!! Appena sono più tranquilla me lo godo per bene e poi recensisco come è ovvio che sia!!!! E grazie davvero per continuare a tradurre questa meraviglia grazie davvero!!!!!!!

    :scoobies: :scoobies: :scoobies:
    A presto Stefy!!
     
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  11. kasumi
     
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    Capitolo 12


    (traduzione di Kasumi)


    Quando Anne aveva detto a Buffy che William sarebbe stato molto “lieto” di accompagnarla al ballo, Buffy aveva pensato che William era talmente innamorato di lei che sarebbe stato lieto di accompagnarla ovunque. Ma nessuna delle due aveva anticipato la sua vera reazione alla proposta, che poteva descriversi solamente con una totale e completa mancanza di entusiasmo. L'evidenza della quale fu chiara nella singola parola che diede di risposta ad Anne, che con gentilezza aveva tentato di tirare fuori l'argomento quella mattina a colazione.

    “No,” aveva detto in modo schietto.

    L'espressione di Anne si era trasformata in una di palese disappunto. Posò la forchetta sul proprio piatto e si sporse in avanti, dedicando tutta la propria attenzione al figlio.

    “No?” gli fece eco.

    “Non è possibile.”

    “E perché mai non lo è?”

    “Perché non intendo partecipare al ballo,” rispose semplicemente. “Di conseguenza, sarebbe difficile per me accompagnare Miss Summers.”

    “Non partecipate? Certo, che partecipate! Avete accettato l'invito quasi un mese fa! Perché non intendete partecipare?”

    “Ho cambiato idea, ecco tutto. Ci sono delle persone che saranno state certamente invitate - David Havisham, Charles Archer, ed il resto – che sono delle persone volgari. E preferirei non frequentarle.” Assunse un espressione talmente artificiosa di superiorità che, per un momento, sembrò così sciocco e pomposo che Buffy dovette tossire nel proprio tovagliolo per non scoppiare a ridere.

    Ma Anne non sembrava divertita.

    “Volgari,” ripeté con tono vuoto. “William, di che diamine state parlando? Conoscete quelle persone sin dall'adolescenza. Li avete visti ogni anno da quando eravate un bambino! Non sono delle persone volgari, sono gentiluomini dell'alta società. E siete sempre stato molto affezionato a Cecily…”

    Buffy alzò gli occhi dalle proprie uova in tempo per vedere William arrossire colpevolmente.

    “Potrebbe anche essere stato così, ma non desidero far familiarizzare Miss Summers con loro,” rispose lui in modo rigido. “Non ho nessun interesse a partecipare a questo evento.”

    “Ma perché?”

    “Ho le mie ragioni!” insistette lui testardamente.

    Anne sembrò turbata da questo, ma Buffy era serena. Nella sua mente non c'era alcun dubbio che avrebbe potuto convincerlo a portarla al ballo. Avrebbe solo dovuto trovare il giusto mezzo di persuasione. Ormai conosceva abbastanza bene i suoi punti deboli, erano così evidenti.

    “Va tutto bene, Anne,” disse. “Se lui non vuole andare, è una sua scelta. Non è giusto costringerlo a trascorrere del tempo con me, se non lo desidera. Non loforzerei mai a fare una cosa del genere.”

    La testa di lui girò di scatto per guardarla.

    “Costringermi a trascorrere del tempo con voi,” ripeté a bassa voce. “Pensate che…Io non voglia…”

    “Va tutto bene,” insistette lei, alzando le spalle come se la cosa fosse di poca importanza. Ma William scosse la testa con enfasi.

    “Miss Elizabeth, non stavo affatto insinuando–”

    “Sul serio, ho capito. E non dovete preoccuparvi…Non sono arrabbiata. Siete stato molto gentile con me sin da quando sono arrivata qui ma non dovete fingere di essere mio amico. Voglio dire, so di essere una dipendente...”

    Anne sembrò sorpresa da questo treno di pensieri, ma Buffy sapeva che William avrebbe capito. Sembrava così afflitto.

    “V–voi non capite. Non è che io non desideri accompagnarvi... è che la cosa non sarebbe appropriata. Saremo senza un accompagnatore. Sembrerebbe…”

    “Sarebbe un po' ortodosso, lo ammetto,” disse Anne con calma. “Eppure, non vedo perché qualcuno dovrebbe obiettare, se voi prendete le vostre precauzioni per mantenere le cose appropriate. Dopo tutto, è stata Cecily ad invitare Buffy; desidera ovviamente che lei partecipi. Ed Elizabeth era così eccitata alla prospettiva di passare una notte fuori…”

    Lui guardò verso Buffy, gli occhi blu che si intenerivano dietro il riflesso degli occhiali.

    “Volete andarci davvero, Miss Elizabeth?”

    “Sarebbe bello,” gli disse. “Sono a Londra da due mesi, e le uniche persone che ho veramente conosciuto siete solo voi due. Una festa sarebbe... carina. Ma va tutto bene.”

    William sospirò rumorosamente. Sapeva di non poter competere contro due donne così determinate, come sapeva di non poter negare a Miss Summers qualcosa che lei voleva così tanto.

    “Allora fareste meglio a suonare subito per Matthew,” disse a Buffy con rassegnazione. “Può portare il biglietto a Mrs. Ellen dopo la colazione, quando andrà a far esercitare i cavalli.”

    Anne gli sorrise con orgoglio. “Ecco,” disse di buon umore. “sapevo che avreste seguito il buonsenso.”

    Cominciò a parlare, poi, di tutti i preparativi che sarebbero stati necessari per Buffy per poter partecipare al suo primo ballo. Tuttavia, Buffy seguì con difficoltà quello che stava dicendo. Avrebbe dovuto sentirsi felice di aver vinto, ma non lo era. William aveva acconsentito, come lei aveva presupposto, ma la sua accettazione aveva tutta l'aria di una resa per rassegnazione. Aveva detto tutte le cose giuste, aveva concordato con sua madre che era tempo che Miss Summers familiarizzasse con l'alta società londinese. Eppure il sorriso che seguiva le sue parole era lento e sofferto, e Buffy poteva vedere dal modo in cui teneva le spalle in avanti che stava cercando di nascondere il proprio dispiacere.

    E quando guardò verso di lui attraverso il tavolo, allo sguardo afflitto nei suoi occhi... al cibo che ora giaceva, intatto, sul suo piatto, sentì un dolore inaspettato al cuore. Perché se avesse saputo che questo lo avrebbe ferito, non avrebbe in primo luogo tirato fuori l'argomento.
    ~*~ ~*~ ~*~



    Buffy voleva dire a William di aver cambiato idea e che dopotutto, non avrebbero dovuto andare al ballo. Non se questo lo rendeva infelice. Tuttavia, non ebbe l'occasione di parlargli da sola fino a quel pomeriggio, quando Anne andò a coricarsi.

    Forse aveva sperato che lei fosse venuta da lui, perché aveva lasciato la porta della biblioteca leggermente socchiusa, ed era la prima volta che lo faceva. Quando bussò leggermente, lui si girò di poco nella sua sedia davanti alla scrivania e le sorrise con quel suo lento e bellissimo sorriso.

    “Miss Elizabeth.”

    “Salve,” rispose con gentilezza. “Se non siete impegnato... se non vi disturbo... posso raggiungervi?”

    Un'espressione entusiasta raggiunse i suoi occhi a quella domanda.

    “Certo che potete, se lo desiderate–”

    Si alzò dalla sedia, un libro stretto in una mano. Quando lei si posò sul divano davanti al fuoco, lui si sedette di fianco a lei. E sebbene non le fosse ancora esattamente vicino, lo era già di più rispetto a quanto non lo fosse stato il giorno precedente – molto, molto più vicino di quanto fosse appropriato.

    Ma naturalmente, anche il suo stare lì da sola con lui non era esattamente appropriato.

    Buffy allungò una mano attraverso lo spazio che li separava e toccò la copertina del suo libro, permettendo inconsciamente alle punte delle proprie dita di sfiorare la mano di lui. “Che cosa leggete oggi?”

    Lui guardò in basso al suo libro, e per il completo shock di Buffy -e forse persino il proprio- il suo mignolo si mosse per accarezzare gentilmente la lunghezza del mignolo di lei, andando a riposare infine sopra la sua nocca.

    “Lord Tennyson, di nuovo,” sussurrò in risposta alla sua domanda. Sembrò terribilmente in ansia per quello che aveva fatto – e stava facendo- ma non ritirò comunque la mano. Aggiunse invece, ancora più sottovoce, “I mangiatori di Loto.”

    “Me lo leggereste?”

    Con sua sorpresa, lui annì lentamente e ritirò la mano per aprire il libro. Ma sempre a sorpresa (e ad essere onesta con sé stessa, con sua delusione), I Mangiatori di loto non era un poema d'amore; era un poema epico basato su un estratto dell'Odissea. Buffy aveva letto quest'ultima al college, ma questa versione era differente. In questa, i marinari non venivano portati via dall'isola da Odisseo, ma venivano eletti per restare ed arrendersi alla pace della pianta del loto. Per una poesia, era sorprendentemente interessante. E, a parte questo, William la recitò meavigliosamente. Guardava a malapena il testo mentre parlava.

    Dopo, le chiese che cosa ne pensava.

    “‘Dacci un lungo riposo o la morte, la morte oscura, o una pace colma di sogni,'” citò lei pensierosamente. “Perché volevano morire?”

    “Io preferisco pensare che sia un'allusione ai nostri tempi industriali... Per noi, il progresso sembra una cosa meravigliosa... ma per i lavoratori che faticano tanto per portare questi cambiamenti... Beh, suppongo che se ad ognuno di loro venga data la possibilità, avrebbero fatto la stessa scelta. Perché nel poema, loro parlano di una vita prima che l'isola diventi 'tutta industriosa'; la paragonano alle onde che portano alla battaglia col male e osservano che in questo non possono trovare il piacere.”

    “Beh, questo lo posso capire,” mormorò lei. “Chi vorrebbe passare la propria vita a combattere il male?”

    “Ma se la vita fosse senza mali, come potrebbe esistere il bene?” chiese lui. “Persino i marinai dicono 'Non c'è gioa ma calma.' Loro non sono felici; ma cullati in un falso senso di contentezza dalle qualità rilassanti (NdT: che intorpidiscono) delle piante. Come il discorso sui sognatori cinesi fumatori di oppio che siedono tutto il giorno a letto, fumando con calma. Non si può dire che siano infelici di quell'esistenza, ma neanche che ne siano felici.”

    “Quindi, è una specie di racconto di ammonimento sull'abuso di droga. Ho capito.”

    William guardò altrove, ma Buffy poteva vedere che gli angoli della sua bocca si stavano contorcendo.

    “State ridendo alle mie spalle, non è vero?”

    “Un pochino.”

    Buffy provò a sembrare arrabbiata con lui, ma non riuscì a trattenere il proprio sorriso. “Oh, beh. So di essere stupida quando si tratta di questo tipo di cose, ma-”

    “Non siete stupida!” Si girò verso di lei così velocemente da farla sobbalzare. “Siete... incantevole.”

    “Lo sono?”

    Lui deglutì e lei seppe che era nervoso. Ma continuò coraggiosamente: “Sì... veramente. So che non siete sempre stata felice qui con noi... So quanto debba essere stato difficile per voi adattarvi a vivere in una città sconosciuta, in un paese sconosciuto. Ma per me...”

    “Per voi… che cosa?” chiese lei a bassa voce.

    “Per me, siete come un-un–”

    Sebbene non potesse saperlo, la parola con cui lui si stava struggendo era 'dono del cielo'. Ma il suo coraggio lo abbandonò e William vacillò, dicendo invece:

    “Prima che voi veniste da noi, ero, beh, un po' come i soggetti di questo poema. Contento, intorpidito, mezzo addormentato. Ma voi-voi siete così- piena di spirito. Portate vita in questa casa.” Guardò in basso. “Sono solo dispiaciuto che sia stata una circostanza così triste a portarvi qui.”

    “Va tutto bene,” disse Buffy. “Sono contenta di essere qui.” E un momento dopo averlo detto, si rese conto che era vero.

    “So che qualche volta vi annoiate. Che è il motivo per cui ho-ho acconsentito a-” Lui esitò.

    Uno strano dolore le venne a quel punto. Quei bellissimi occhi... quell'espressione così vulnerabile. Toccò la manica di lui lievemente e disse con gentilezza, “Non dobbiamo andarci per forza, sapete. Non se non lo volete.”

    La sua mano ebbe uno spasmo, come se lui desiderasse avvolgerla attorno a quella di lei. Ma non lo fece. “Non dobbiamo andare dove, Miss Elizabeth?” chiese, sebbene lo sapesse. Era certa che avesse capito.

    “Al ballo. Non siamo obbligati ad andarci. So che non siete troppo entusiasta da quella prospettiva, e- e io non avrei dovuto forzarvi a dire che mi ci avreste portato. Se veramente non ci volete andare... non ci andremo.”

    Lui piegò la testa verso di lei, gli occhi che si stringevano appena mentre studiava la sua espressione. Disse, “Ma voi desiderate parteciparci, Miss Elizabeth. Pensate che potreste divertirvi.” Non era una domanda.

    “Non lo so,” disse Buffy. “Forse mi ci divertirei, ma ad ogni modo sarebbe qualcosa di nuovo... un cambiamento. Penso che, sì, mi piacerebbe andare. Ma non se questo vi rende infelice.”

    “Se vi fa piacere, allora sarò contento. Se voi siete felice...” Lasciò il resto della frase in sospeso.

    “E' molto gentile da parte vostra, ma... beh... se qualcosa vi preoccupa, ditemelo. Ok? E io capirò. Se loro scoprono quello che sono-che sono una vostra dipendente- allora probabilmente–”

    William spostò il braccio da sotto la sua mano con uno scatto, facendo cadere il libro sul pavimento. Eppure sembrò non accorgersene. Stava fissando Buffy intensamente.

    “Pensate che sia questo il motivo per cui non sono maggiormente esultante alla prospettiva di questo ballo? Pensate che mi vergogni di voi?”

    “No,” disse lei, scioccata dal suo tono severo. “No... Sto solo dicendo... Capisco se siete preoccupato del dovermi presentare ai vostri amici. So di non essere ancora molto brava con l'etichetta britannica e-e mi sto ancora impegnando a non usare la mia parlata stravagante. Anche se non scoprissero che sono una dipendente, penseranno che io sia una persona volgare e questo vi farebbe fare una brutta figura.”

    “Non siete solo una dipendente!” Si alzò dal divano. “E io non sono quel tipo di uomo da permettere che qualcosa di così superficiale possa alterare le mie decisioni. E ora, se volete scusarmi-”

    “Whoa, whoa!” Buffy saltò su dal divano e corse verso la porta, bloccando la sua uscita. “William, aspettate! Non andatevene. Non stavo tentando di offendervi o di turbarvi. Voglio solo che siate felice... e voi non sembravate molto felice alla prospettiva di partecipare a questo ballo.”

    Lui si calmò. “Forse non ne sono particolarmente entusiasta,” confessò. “ma questo non ha niente a che vedere con voi! E non ne sono nemmeno infelice. Non potrei esserne infelice... non quando solo l'essere nella stessa stanza con voi è un piacere.”

    Il complimento la fece arrossire, e improvvisamente si rese conto di quanto fossero vicini. Non c'erano più di cinque centimetri di spazio tra i loro corpi, ed era il punto più vicino al quale erano mai stati. Non c'era da stupirsi, quindi, che il suo cuore stava battendo come un tamburo. Lui inclinò la testa leggermente, il calore del suo respiro che le solleticava la guancia mentre aggiungeva, “Sarei orgoglioso di accompagnarvi ovunque, Miss Elizabeth.”

    I suoi occhi erano così blu dietro il vetro trasparente degli occhiali. Stava cercando con tutto sé stesso di non guardarla direttamente negli occhi, ma la stava guardando comunque, e il suo sguardo era così intenso da farle tremare le ginocchia. Al di fuori del proprio controllo, Buffy vide la propria mano allungarsi verso il petto di lui. Le punte delle sue dita sfiorarono appena il bordo del suo bavero-

    “Padron Hartley?”

    –e avrebbe potuto urlare per l'irritazione appena la voce acuta e da ragazzina di Livvy risuonò attarverso la stanza, rovinando tutto.

    William si separò da Buffy–non nel modo colpevole che era la sua abitudine, ma lentamente, in modo reclutante. Fece due passi all'indietro e si voltò, fissando la giovane inserviente un po' disorientato. “Sì?”

    Livvy sembrava a disagio, chiaramente conscia di aver appena interrotto una scena tenera, e chiaramente molto imbarazzata da questo. “Mi dispiace disturbarla, signore. Ma vostra madre-cioè, Mrs. Anne– si è svegliata. Ha chiesto di voi, ha chiesto se siete tornato a casa mentre lei stava dormendo. Penso sia leggermente preoccupata, signore, dato che non siete arrivato in tempo per il pranzo. Posso dirle che avete intenzione di raggiungerla?”

    “Non serve che vi disturbiate,” rispose. “Andrò subito.” Rivolse a Buffy uno sguardo pieno di scuse, non sapendo cosa dire.

    “Va tutto bene,” lo rassicurò lei. “Andate. Possiamo finire di parlare più tardi; dopotutto, abbiamo tutto il tempo del mondo.”

    Non fu solo che molto più tardi che ricordò quello che gli aveva detto e si fermò a considerare il significato delle proprie parole. Tutto il tempo del mondo. Per qualche ragione, il pensiero di ciò non la disturbava come avrebbe dovuto.
    ~*~ ~*~ ~*~



    I giorni che seguirono furono colmi dei preparativi per il ballo. Così colmi, infatti, che Buffy ebbe a malapena l'occasione di poter parlare con William, e praticamente nessuna per vederlo da solo. Qualsiasi altra cosa lui dicesse, lei sapeva che non era per niente impaziente per l'arrivo di questo ballo, e la cosa avrebbe potuto ferirla -l'avrebbe ferita sicuramente- se lui fosse stato un altro uomo. Ma quando si trattava di William, il suo ego non le permetteva di credere che il motivo per il quale lui non desiderava andare era perché non voleva accompagnarla. Sapeva che non era così. Era vero che lui aveva accettato l'invito nel momento in cui era arrivato, più di un mese fa, e che l'aveva accettato con molto più entusiasmo di quello che mostrava ora, ora che sapeva che lei l'avrebbe accompagnato. Era anche palese che lui aveva qualche tipo di interesse verso Cecily Underwood – infatti, aveva passato molto tempo a fissarla quando lei era venuta a visitarli. Eppure Buffy sapeva che qualsiasi cosa lui provasse per Cecily, questa non diminuiva l'attrazione che provava per lei. L'espressione nei suoi occhi quando l'aveva guardata, le diceva abbastanza. Per non parlare di-

    Portate vita in questa casa… Sarei orgoglioso di accompagnarvi ovunque…

    Credeva a quello che le aveva detto. E sebbene lui sembrasse temere un pochino di più il ballo ogni giorno che passava, la cosa non cambiava la convinzione di lui che lei si sarebbe divertita. Era William, dopotutto, che aveva ordinato di farle fare il vestito.

    Questo vestito era partito da un modesto vestito da sera di un velluto blu notte: abbastanza bello per un vestito della domenica per una donna di mezza classe, ma non abbastanza fine come i vestiti che Cecily ed i suoi amici avrebbero sicuramente portato. Buffy non aveva mai visto un vestito da ballo di persona, ma aveva visto delle fotografie, e non era difficile distinguere tra quelli ed il vestito che avrebbe dovuto indossare. Lo strascico era troppo corto, inanzitutto, e al bustino mancava il pizzo e le rifiniture elaborate tipiche dello stile Vittoriano. Buffy rabbrividì internamente al pensiero di dover fronteggiare un salone pieno di ragazze ben vestite, indossando un abito così semplice, ma non poteva fare altrimenti. Non poteva lamentarsi, non quando Anne aveva già fatto di più di quello che avrebbe dovuto, comprandole quei pochi e semplici vestiti. Eppure la sua delusione deve essere stata palese, perché due giorni dopo che il vestito blu era finito, Mrs. Simms apparve nuovamente alla porta, armata del kit da sarta e dell'ordine di regolare il vestito abbondantemente secondo le specifiche di Miss Summers – indipendentemente dal costo. Apparentemente, Anne aveva commissionato il vestito, ma secondo i gossip degli inservienti, gli ordini venivano da William. Probabilmente aveva notato il suo dispiacere e aveva spinto sua madre a farlo cambiare. Siccome non c'era tempo per farne uno nuovo, a Mrs. Simms venne detto di modificare quello esistente, e come Buffy imparò presto, una sarta con due assistenti e un uso illimitato dei fondi di famiglia, potevano fare delle cose straordinarie in soli quattro giorni.

    Naturalmente, questo significava ore su ore passate in piedi come una statua mentre Mrs. Simms infilzava, punzecchiava e puntava, creando un vestito da ballo del quale ogni donna sarebbe stata orgogliosa. Un vestito così bello, di fatti, di cui ora non si sentiva abbastanza bella da indossarlo.

    Sebbene non ebbero trovato del tempo per stare assieme, Buffy riuscì a beccare William da solo, un giorno, afferrandolo per la manica mentre la stava sorpassando nel corridoio. Stava andando verso la biblioteca, ma lei aveva un appuntamento con Mrs. Simms e non poteva raggiungerlo. Eppure voleva ringraziarlo comunque per la sua generosità.

    Lui sospirò quando lei gli disse che sapeva che c'era lui dietro a tutto questo - “Domestici invadenti”- ma l'angolo della sua bocca si inarcò in alto, e seppe che lui non era completamente dispiaciuto. Di fatti, si mosse un po' più vicino a lei, come sperando che lei lo avrebbe toccato sulla mano o sul braccio, come aveva fatto in precedenza.

    Ma lei non lo fece.

    Invece, allungò la mano per spostare i riccioli che gli cadevano sulla fronte. Lui chiuse gli occhi, sentendo il proprio viso scaldarsi al suo tocco. Fu un momento dolorosamente impacciato, ma così molto, molto piacevole, nonostante questo. La mano di lei scese ad accarezzare il lato del suo viso, fermandosi a riposare sulla sua guancia. Si sporse in alto -e in avanti quasi come per baciarlo- e poi sussurrò, “Grazie.”

    Lui voleva dirle che non doveva ringraziarlo, voleva dirle che sarebbe stata bellissima con quel vestito. Che sembrava bellissima qualunque cosa indossasse. Ma prima che riuscì a ritrovare la propria lingua, lei si era già allontanata.

    Stette in piedi allora per un momento, guardandola mentre procedeva lungo il corridoio. Posò leggermente le proprie dita sul posto dove era stata la sua mano.

    Tutti gli sforzi e le spese ne erano valsi la pena, pensò. Solo per quel momento.


    TBC
     
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  12. Redan
     
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    :cute: :cute: :cute: :cute: :cute: :cute: :cute: :cute:
    Come sono adorabiliiiiiii! Si amano proprio XD Buffy è dolcissima con William.
    Non vedo l'ora che arrivi questo ballo!

    Grazie grazie grazie grazie per il capitolo!
     
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  13.  
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    Eccomi finalmente ce l'ho fatta!!!!!
    Oddio Aleeeeeeee...Ma quanto è dolce William mi sono innamorata pazzamente di questo suo lato...a parte che in tutti i lati lui mi fa sempre lo stesso effetto!!!!!!
    Cmq sono davvero belli insieme e non vedo l'ora di leggere del ballo....e vedere che intenzioni ha Cecily!!!!


    Adoro adoro e adoro....questa ff sempre di più!!!!!!!!
     
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  14. kasumi
     
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    Scusate, ma in questo periodo sono incasinatissima! U__U Visto che è passato un mese dall'ultimo aggiornamento, pubblico comunque la parte che ho già tradotto del capitolo 13, anche se è solo la metà.
    A presto (spero XD) con l'altra metà!


    Capitolo 13


    Il giorno del ballo, Buffy aveva i nervi a pezzi. Anne le aveva fatto un corso accelerato dei balli più popolari, e con il suo senso naturale del ritmo, li aveva appresi abbastanza velocemente. Ma c'era così tanto da ricordare e temeva di dimenticare che passo era di quale ballo e che avrebbe finito col mettersi in imbarazzo. Tuttavia, nonostante il proprio nervosisimo, non vedeva l'ora. Il ballo – il poter finalmente esercitarsi in qualcosa di fisico – era il benvenuto.

    Le ci vollero ore per prepararsi. Il vestito – com'era stato rimodellato da Mrs. Simms – sembrava venuto fuori da un modello parigino da sfilata del 1880. Un delicato pizzo irlandese fatto a mano decorava la balza delle spalline del bustino e cadeva sopra il sellino formando una lunga coda. La scollatura era arrangiata a formare una larga V che mostrava ben più di un pezzetto di decolleté, e la vita evidenziava il suo addome in un modo che, per quei tempi, era allo stesso tempo di tendenza e piuttosto ardito. Guanti di capretto azzurri lunghi fino al gomito erano l'accessorio perfetto per il vestito, e le scarpe da ballo a tacco alto coordinate erano così carine che Buffy sentì di poter anche tralasciare il fatto che erano diabolicamente scomode. Con una parte del suo salario mensile, era andata in un negozio a comprare una pietra blu a forma di cuore montata su una sottile catenina d'oro da indossare attorno al collo. Era un pezzo di bigiotteria a buon mercato fatto di vetro, ma si abbinava al vestito ed evitava che lei sembrasse così spoglia con quella vasta scollatura.

    Naturalmente, bisognava rendere giustizia ad un completo del genere, e la maggior parte della serata fu passata a sistemare i capelli, perché, in un mondo senza elettricità, l'unico modo per arricciare i capelli era scaldare delle pinze di ferro sul fuoco e arrotolare scrupolosamente una ciocca alla volta. Dato che le pinze si raffreddavano velocemente, Livvy doveva riscaldarle ad ogni cambio di ciocca, e siccome Buffy aveva una montagna di capelli, tutto il processo impiegò abbastanza tempo. Tuttavia, il risultato fu piuttosto buono, e guardandosi allo specchio più tardi, provò una strana sensazione. Indossando quel vestito elaborato, con i capelli raccolti sopra la testa, non assomigliava quasi per niente alla sua precedente incarnazione di Buffy la Cacciatrice di Vampiri. Non solo questo, ma non si sentiva neanche più quella persona. Ora era Elizabeth Summers, una giovane donna americana in Inghilterra, un piccolo e misurato archetipo Vittoriano. E la cosa strana era che le piaceva. Per la prima volta da anni, poteva levarsi il fardello della sua chiamata: era senza responsabilità. E porca miseria, più tempo stava lì, e meglio si sentiva.

    Quella bella sensazione era ancora con lei mentre scendeva la scalinata dieci minuti dopo. Erano le sei e mezza della sera, e il ballo degli Underwood sarebbe iniziato giusto tra una mezzora. I suoi preparativi erano durati un po' più del previsto e William stava già passeggiando nel pianerottolo quando lei apparve. Dietro di lui, Anne stava consultando il piccolo orologio d'oro che pendeva da una collana attorno al proprio collo.

    “Elizabeth, ci avete messo parecchio tempo a vestirvi. Siete già mezzora dopo l'orario. Ci stavamo chiedendo che cosa vi stesse trattenendo.” La sua voce era piena di preoccupazione materna e Buffy le indirizzò un sorriso rassicurante.

    “Mi dispiace. Volevo solo essere certa di avere un bell'aspetto... è la prima festa a cui partecipo qui, dopo tutto.”

    Se aveva ancora dei dubbi sul suo aspetto, il modo in cui William aveva smesso di passeggiare per fissarla, li aveva fatti scomparire immediatamente. La stava osservando intensamente, come fosse completamente ignaro di tutto il resto. Se fosse stato qualcun'altro, l'intensità del suo sguardo le avrebbe fatto pensare che la stava spogliando con gli occhi. Eppure, in tutto il tempo che le volle per raggiungere il fondo della scala, non vide mai i suoi occhi lasciare il proprio viso. Non stava sorridendo, la stava solo osservando con l'espressione più strana. Se Buffy non avesse saputo che nome dargli, l'avrebbe chiamata meraviglia.

    “Beh, i vostri sforzi sono stati certamente ricompensati,” la complimentò Anne. “Sembrate molto carina.” Si volse e diede un leggero colpetto di incitamento al figlio. “Non sembra carina Miss Summers questa sera, William?”

    Lui tornò dal suo mondo con un leggero salto.

    “Oh… sì, davvero.” La sua voce era gutturale, e così lieve che era difficile sentirlo. “Sembra–ebbene, Miss Elizabeth, sembrate –del tutto stupenda.”

    “Grazie.” Sorrise Buffy. “Anche voi state molto bene.”

    Ed era vero. Stava indossando un completo grigio tortora - un colore che era troppo chiaro per la moda di allora, ma stava meravigliosamente su di lui.Il panciotto blu scuro era quasi dello stesso colore del vestito di lei ed era ricamato con un filo dorato, richiamando le stelle in un cielo notturno, la cravatta era a righe blu e oro in abbinamento. Aveva fatto qualcosa ai capelli; sembravano più appiattiti rispetto al solito, e li aveva spazzolati quasi dritti. Ma a Buffy non piacevano. Anche se il suo nuovo stile era più in linea con la moda del momento, le mancava la cascata di riccioli che una volta gli cadeva sulla fronte. Quando gli accennò la cosa, lui si mise immediatamente le mani tra i capelli, pettinando con le dita fino a quando non avesse completamente sradicato l'effetto per cui aveva lavorato tanto.

    Quell'atto divertì e infastidì sua madre allo stesso tempo, alla quale non piaceva lo stile disordinato del figlio ma non poteva che sentirsi commossa dalla devozione che questi mostrava verso Miss Summers. Tuttavia, Anne sapeva che alla giovane e vivace infermiera doveva essere messo un freno se voleva avere successo nella società londinese, perciò indurì il proprio sorriso per formare un'espressione più severa.

    “Elizabeth, confido che voi abbiate studiato l'etichetta del ballo in questi ultimi giorni?”

    Buffy, nonostante avesse fatto ben poco oltre lo scorrere velocemente quella sezione nella sua guida all'etichetta, annuì con sicurezza. “L'ho memorizzata tutta a memoria, Anne. Non vi preoccupate.”

    La sicurezza di Buffy fece poco per rassicurare la sua titolare, eppure le labbra di Anne si rilassarono nuovamente in un sorriso quando si voltò verso il figlio. “Controllerete che Miss Summers si comporti nel modo corretto, William?”

    Lui annuì brevemente, mentre i suoi occhi rimanevano fissi su Buffy. “Naturalmente.”

    Nonostante la sua promessa e il piccolo sorriso che la seguì, Buffy potè scorgere un alone di preoccupazione nei suoi occhi espressivi. Sapeva dal modo rigido in cui teneva le spalle che era teso per la serata che sarebbe seguita, anche se non riusciva ad immaginarne il perché. Non le piaceva chiederglielo davanti ad Anne; che era già incline a preoccuparsi troppo per il figlio. Quindi, non appena uscirono nel cortile, Buffy afferrò la manica del suo cappotto per trattenerlo e sussurrò, “Che cosa c'è che non va?”

    Lui si girò, il viso leggermente arrossato, sebbene Buffy non sapeva se questo fosse dovuto alla domanda o al tocco della propria mano. Ad ogni modo, lui non sembrava incline a spiegarle che cosa lo disturbava.

    “Non c'è nulla che non va, ve lo assicuro,” disse a bassa voce. “Tuttavia, fuori è molto freddo e temo che vi possiate ammalare se stiamo qui in piedi a discuterne. La carrozza sta aspettando.”

    Buffy si trattenne dal sospirare e lo seguì lungo lo scuro viale che portava alla fermata della carrozza. E fu lì che ebbe uno dei primi shock di quella sera. Il cavallo di William era stato preparato e aspettava a fianco della carrozza, il collo orgogliosamente inarcato e le zampe sottili che mettevano in imbarazzo i cavalli più tozzi e ordinari della carrozza. Si girò verso William interrogativamente.

    “Non viaggiate con me?”

    Luì arrossì.

    “Viaggiare da sola in una carrozza chiusa con me potrebbe... rovinerebbe la vostra reputazione. E io non farei mai una cosa del genere ad una signora.”

    “Ma non potete andare a cavallo,” insistette lei. “L'avete detto voi stesso-ci si ghiaccia lì fuori. Prenderete una polmonite, andando in giro così.”

    “Starò bene, ve lo assicuro. La casa degli Underwood è in Mayfair, il che non è molto distante da qui, e il mio soprabito tiene molto caldo. Ora per favore... lasciate che vi aiuti a salire nella carrozza, prima che prendiate freddo. I vostri vestiti non tengono caldo come i miei.”

    A Buffy non piaceva molto l'idea di viaggiare da sola verso questa festa. Eccitata com'era di incontrare persone nuove, non poteva fare a meno di sentirsi nervosa. E queste persone erano amiche di William, perciò si sarebbe sentita più sicura se fosse arrivata alla festa al suo braccio, così avrebbe potuto presentarla a tutti. L'idea di uscire dalla carrozza, da sola, con un mucchio di persone sconosciute che la fissavano, era inquietante, e le farfalle nel suo stomaco iniziarono a svolazzare come pazze. Questo le fece provare un po' di risentimento verso William.

    Lui colse la sua espressione imbronciata in un istante e, dopo averla aiutata a sistemarsi nella carrozza, non montò subito a cavallo come si aspettava. Stette in piedi vicino alla carrozza, invece, una mano poggiata sopra la porta aperta. “Fra un po', la carrozza si fermerà davanti alla casa degli Underwood,” spiegò pazientemente. “E un domestico vi aiuterà a scendere. Comunque io sarò lì per accompagnarvi all'interno. Non dovrete farlo da sola. E' solo che loro devono vedere che noi non siamo arrivati insieme. Capite? Non voglio che pensino male di voi.”

    “William, non capisco perché vi preoccupiate tanto. Queste persone sono vostri amici, giusto? Voglio dire...” Lo guardò in modo curioso. “E sono persone cortesi, non è vero?”

    “Questa è una cosa che dovrete accertare di persona.”

    Non era esattamente la risposta che serviva a calmare i suoi nervi agitati, ma William si rifiutò di spiegare oltre. Si girò dall'altra parte e montò a cavallo.

    Era strano come, per quanto lui fosse impacciato a terra, sembrava così sicuro a cavallo. Non l'aveva mai veramente visto cavalcare prima d'ora e fu sorpresa di scoprire quanto la sua postura sulla sella fosse composta e sicura di sé. Buffy sbirciò fuori dal vetro della carrozza, guardando con interesse mentre lui andava al trotto lungo il viale di ghiaia, tenendosi abbastanza avanti rispetto alla carrozza. Quando raggiunsero la strada principale, dove il terreno non era più così scivoloso, agitò il frustino e l'animale si lanciò in un piccolo galoppo che divenne ben presto un galoppo vero e proprio – una velocità che con questo tempo ghiacciato l'avrebbe facilmente messo nei guai con la polizia. Prese la curva di Park Lane così velocemente che il suo cavallo perse la strada e dovette saltare una siepe per non cadere. Era già oltre la sua visuale ben prima che la carrozza raggiunse la stessa curva.
    ~*~ ~*~ ~*~





    La casa degli Underwood era situata a Berkeley Square, la quale, per gli standard della società, era la crème de la crème dei quartieri di Londra. Giudicando dall'enormità e dall'esibizionismo delle residenze ai lati dell'enorme ed appariscente casa degli Underwood, Buffy poteva capirne il perché. Se gli Hartley vivevano in una villa, questo posto era quasi un palazzo. Non solo era diverse centinaia di metri quadrati più grande della casa di Anne, ma era anche molto più adornata. Secondo i gusti di Buffy, era anche troppo adornata, sfiorando il pacchiano, ma dovette ammettere che era impressionante. E intimidatoria.

    La carrozza si fermò tra le due grandi colonne di pietra che servivano da supporto per il cancello di ferro battuto. C'era un piccolo vialetto di ghiaia che terminava in un cul de sac di fronte alla casa, e una lunga fila di carrozze stava aspettando lungo lo stesso vialetto per far smontare i passeggeri davanti alla porta. Passò diverso tempo prima che Matthew fu in grado di allinearsi davanti alla fermata e di farla uscire. E quando lo fece, Buffy era restia a muoversi. C'erano così tante persone che girovagavano avanti e indietro e lei non sapeva dove andare. Così si mise a camminare lentamente nella direzione della casa.

    C'era un piccolo gruppo di uomini in piedi davanti ai gradini dell'entrata e Buffy non dovette andare molto lontano prima di realizzare che uno degli uomini era William e che la stava aspettando. Stava discutendo con un uomo con i baffi e coi capelli color sabbia, ma appena la vide si scusò con lui e si affrettò per i gradini per offrirle il proprio braccio.

    “Beh, che cosa ne pensate?” le chiese a bassa voce.

    “Penso che se cavalcate sempre in quel modo, finirete per spaccarvi l'osso del collo,” gli rispose. E lui si mise a ridere.

    “Sapevo che qui c'era da aspettare; volevo solo essere certo di arrivare in tempo per consegnare i cavalli e venirvi incontro quando sarete smontata dalla carrozza.”

    “Siete arrivato come se steste inseguendo i cani in una battuta di caccia, non è vero?” chiese improvvisamente una voce di fianco a loro. Buffy sobbalzò e si volse. L'uomo con i baffi stava in piedi di fianco a loro.

    William lasciò andare il braccio di Buffy.

    “Io–ah–Miss Summers, questo è Charles Archer. Charles, Miss Elizabeth Summers. Miss Summers ci ha raggiunto di recente dall'America.”

    Charles Archer alzò il cappello e sorrise a Buffy da sotto i suoi baffi folti. “Ed una rosa selvatica americana più amabile di lei non ha mai omaggiato la nostra città,” disse in modo sontuoso. Poi alzò un sopracciglio e aggiunse maliziosamente, “E da quello che ho sentito, sono sicuro che anche William è d'accordo con me. Non è vero, vecchio amico?”

    Buffy ricambiò il sorriso di Archer e mormorò un saluto appropriato, ma non poté fare a meno di notare come gli occhi di William si strinsero alle gallanterie di Archer. Era forse stato restio a partecipare al ballo per via degli uomini che avrebbe incontrato e che avrebbero potuto mostrare un interesse verso di lei? Ora dava certamente l'impressione di essere geloso e interruppe la loro conversazione con una rudezza che non gli aveva mai visto.

    “Sì, beh. Nonostante odi interrompere la nostra chiacchierata, dovreste scusarci, Charles. Non ho ancora visto i nostri ospiti e sono sicuro che ci sono molte altre persone che desiderano incontrare Miss Summers…”

    Con un sorriso dispiaciuto ad Archer (che sembrava più divertito che offeso), Buffy seguì William attraverso le enormi porte di quercia e poi dentro casa. “Siete stato veramente sgarbato con il Signor Archer.”

    Le labbra di William si serrarono a questo ammonimento, ma il suo tono non cambiò mentre le rispondeva. “Non conoscete la persona.”

    “No, ma conosco voi, ed è come se stasera non foste veramente voi stesso. Che cosa succede? Avete paura che la genti parli di noi perché siamo qui senza un accompagnatore?”

    “Mia madre ha parlato con Mrs. Underwood in materia, e lei ci farà da sorvegliante, se ce ne fosse il bisogno. E' tutto abbastanza accettabile, viste le circostanze.”

    “Ma se le cose stanno così, allora perché non riuscite a godervi-”

    “Quell' uomo è uno zotico,” tagliò corto. “E penso che voi non dovreste desiderare di fare amicizia con persone di quel tipo. Io di certo non la farei.”

    Buffy trattenne un sorriso. Sospettava che la sua avversione per Archer non fosse altro che uno stupido show infantile di gelosia, e si chiese se doveva riprenderlo per questo. Ma prima che potesse decidersi, comunque, fu distratta dall'estrema opulenza del luogo in cui si trovava. La sala d'entrata della casa degli Underwood era così larga che il piano superiore della sua casa di Revello Drive poteva starci facilmente dentro, ed era così riccamente decorata che Buffy si sentiva come se avesse preso un corridoio sbagliato e fosse finita a Buckingham Palace. C'era un enorme lampadario di cristallo sospeso sopra le loro teste, e la luce di ogni singola candela dipinta d'avorio veniva riflessa e frammentata dal cristallo scintillante. Un pregiato rivestimento di legno luccicava dai soffitti e dai pavimenti, e le pareti erano ricoperte da una carta da parati rosso scuro decorata da una spira in foglia d'oro. Era tutto così bello che non si era accorta di essersi fermata per guardarsi attorno, fino a che William non la prese gentilmente per il gomito e la tirò da un lato, impedendo che la folla di nuovi arrivi la calpestasse.

    “Mi dispiace,” sussurrò Buffy mentre si facevano strada lungo l'entrata piena di gente. “Credo di essermi distratta. Questa casa è meravigliosa.”

    “E' piuttosto bella,” ammise lui. “E la sala da ballo è oltremodo incantevole. Eppure penso di preferire la semplicità della nostra casa.”

    “Anche io,” gli disse, e lui sorrise.

    Dopo una sosta veloce allo spogliatoio femminile per levare il mantello e controllare i capelli, Buffy raggiunse William di sopra in quella che era conosciuta come “la fila di ricevimento”. La sala da ballo era al terzo piano, ma loro dovevano aspettare in quella fila infinita per salutare i loro ospiti. Nel frattempo, dei servitori giravano in mezzo al gruppo di invitati con dei vassoi d'argento. Buffy pensò che avessero degli antipasti e allungò la mano con entusiasmo quando uno di questi le sporse il suo piatto. Ma con suo dispiacere, realizzò che non stava portando del cibo. Stava portando dei bigliettini legati assieme e delle matite dall'estremità argentata. Buffy ne afferrò una con confusione.

    “Che cosa sono?” sussurrò a William. Era imbarazzata di dover chiedere, ma lui non sembrò troppo sorpreso dalla sua ignoranza, né fu condiscendente mentre le spiegava il sistema abbastanza complicato dei 'biglietti del ballo'. In pratica, i biglietti erano la lista dei balli della serata e a fianco di ognuno c'era uno spazio bianco. Se un gentiluomo voleva ballare con una signora, doveva prima ottenere il suo permesso e poi scrivere il suo nome nello spazio bianco a fianco del ballo desiderato sulla tessera della donna. Era in questo modo che una donna teneva traccia dei balli che aveva promesso in quella sera.

    Buffy si stava ancora meravigliando per questa strana pratica quando raggiunsero la fine della fila. Ellen e Cecily Underwood erano in piedi giusto appena dentro la sala da ballo, le loro mani estese con grazia verso la fila mobile degli invitati. William mormorò un breve saluto ad entrambe e Buffy, dopo una breve pausa, fece lo stesso. Dopo di questo, erano finalmente liberi di fare quello che volevano – fino a che, naturalmente, il ballo non iniziasse.

    Adesso era il momento in cui gli ospiti si salutavano tra di loro e chiacchieravano, mentre i gentiluomini iniziavano a compilare le tessere delle signore. William presentò Buffy a così tante persone che lei non provò nemmeno a ricordare i loro nomi. Ma non importava. La maggior parte di loro non stavano molto a parlare, sebbene alcuni uomini avevano prenotato alcuni dei suoi balli. E ogni volta che questo accadeva, notò che i muscoli della mascella di William si contraevano sempre un po' di più. Tuttavia fu solo più tardi, quando ebbero alcuni minuti per stare da soli, che lui le disse qualcosa a riguardo.

    “Non sono molto bravo a ballare.”

    Buffy stava ammirando i musicisti accuratamente vestiti che sedevano in un piccolo gruppo ad un lato della sala e, all'inizio, non lo sentì. E quando lui si ripeté, non era sicura di cosa pensare riguardo al suo commento.

    “Sono sicura che andrà tutto bene,” gli disse. “Sono io che devo preoccuparmi. Questo è il mio primo ballo – uhm, il mio primo ballo in Inghilterra, ad ogni modo. E farò probabilmente la figura della stupida.”

    William ignorò la sua interruzione come se non l'avesse sentita. “Quello che volevo dire,” continuò con tenacia, “è che voi- voi probabilmente non volete ballare con qualcuno così maldestro come me. Tuttavia... se potete sorvolare sulla mia goffaggine.... forse...”

    Realizzando improvvisamente a cosa stava cercando di arrivare, Buffy gli porse il proprio biglietto.

    “Quali volete?” gli chiese con un sorriso. “Compilateli tutti. Sono stata chiusa in casa per così tanto tempo che sono pronta a ballarli tutti… e se sono tutti con voi, è ancora meglio.”

    La mano di lui tremò mentre afferrava la matita e gli ci volle un po' di tempo per prenotare quelli che voleva. Quando restituitì il biglietto, Buffy vide che non ne aveva prenotati più di cinque sui ventiquattro balli totali. Lo guardò interrogativamente e lui restituitì un sorriso di scuse.

    “Sebbene non ci sarebbe altro che potrebbe darmi un piacere più grande, non sarebbe appropriato da parte mia monopolizzare la vostra compagnia questa sera. Sp- Spero che comprendiate. Spero che non siate ferita…”

    Ma Buffy non ne era affatto ferita. Invece, il suo sorriso si era ingrandito quando aveva alzato lo sguardo dopo aver letto la tessera. Ogni ballo che aveva richiesto era un waltzer, lento e romantico.
    ~*~ ~*~ ~*~
     
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  15. Redan
     
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    Non è ancora successo niente e io mi sono già sciolta per la tenerezza che mi fanno! Soprattutto William, ovviamente. Adoro il fatto che sia geloso di tutti gli uomini che vogliono ballare con Buffy (non che avessi il minimo dubbio al riguardo) e che abbia trovato il coraggio di richiederle ben 5 walzer! deve tenerci proprio tanto :cute:
    Sono curiosissima di leggere le sensazioni che proverà lei quando finalmente sarà tra le sue braccia e spero vivamente che nessuno osi metterli in imbarazzo :buffy:

    Aspetto con ansia il cotinuo!
     
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587 replies since 8/2/2013, 14:59   8241 views
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