Forward to Time Past by Unbridled Brunette

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  1. kasumi
     
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    Forward to Time Past
    by Unbridled Brunette


    Avanti nel tempo passato
    di Brunetta Incontenibile

    Grazie a tutte le persone che stanno aiutando per questa traduzione! Troverete i credits all'inizio di ogni capitolo.

    (A fine giugno 2017, hanno lavorato a questa traduzione: Kasumi, OceanAvenue, weirdifferent, Amaya, Vale, Wkb.
    E hanno aiutato con la revisione in italiano: Keiko e Redan.)




    Presentazione di Kasumi:

    Cosa succederebbe se, per errore, Buffy si trovasse improvvisamente catapultata nella Londra Vittoriana? Senza i suoi amici, senza Giles, senza le comodità della vita moderna? Sola e speduta, in un luogo ed un tempo che non le sono familiari, fino all'incontro con William. Un ragazzo molto timido e riservato che le ricorda tantissimo una certa conoscenza...

    Largamente riconosciuta come una delle più belle storie Spuffy mai scritte, Forward to Time Past è una storia molto dolce e anche dura, che inizia con l'incontro tra Buffy e la versione umana di Spike, passando per la lenta e drammatica trasformazione di William nel vampiro malvagio che conosciamo, per poi tornare ai giorni nostri dove Buffy deve affrontare le conseguenze del suo viaggio...

    Ho amato questa storia per l'originalità di far incontrare Buffy e William nel passato e per la dolcezza della prima parte, per come l'autrice ha cercato di rendere la metamorfosi di Spike nel modo più realistico possibile (inframmezzando le parti inventate con i flashback del telefilm, restando fedele al suo spirito) e per come fa riflettere in un modo molto pratico e 'reale' sulla possibilità di un legame tra Buffy e Spike, che la maggior parte delle fics canon evita perchè troppo impegnate ad idealizzarlo...

    Mi sono così trovata ed elogiare questa storia (che è più un vero e proprio romanzo, in realtà!) sul wbs e Spuffy93 mi ha confessato di averla amata anche lei e che le sarebbe tanto piaciuto tradurla, se solo avesse trovato qualcuno ad aiutarla...

    Quindi eccoci qua! ^_^

    Comunico che naturalmente, vista l'enorme mole di lavoro che ci apprestiamo ad affrontare, è benvenuto qualsiasi aiuto da parte di chi mastica abbastanza bene l'inglese!

    Buona lettura!



    Consenso dell'autrice comunicato a Kasumi su Live Journal il 07/10/2012

    "I'm glad you enjoyed the story so much, and I'm flattered you want to translate it into Italian. I'm completely fine with you doing so, just as long as all the original author credits, warnings, and disclaimers remain intact. Also, please send me a link to the website where it will be hosted, and include a note on the website that the story isn't to be distributed elsewhere without my permission. (I like to keep track of it.)"

    [Sono felice che la storia ti sia piaciuta così tanto e sono lusingata che tu voglia tradurla in Italiano. Questo mi sta completamente bene, fin tanto che vengano rispettati i crediti originali dell'autore, gli avvertimenti e il disclaimer (NdK: dichiarazione di limitazione della responsabilità, ovvero “i personaggi non mi appartengono, ecc.”). Per favore mandami anche il link del sito dove sarà appoggiata e precisa che la storia non può essere distribuita da nessun'altra parte senza il mio permesso. (Mi fa piacere tenerne traccia)]



    Riassunto: Vittima di un incantesimo andato storto, Buffy si ritrova nella Londra Vittoriana, dove incontra un uomo che le è sorprendentemente familiare.

    Rating: NC-17
    Generi: Romantico, Drammatico
    Avvertimenti: Linguaggio da adulti, Situazioni sessuali
    Pubblicazione: 8 Gennaio 2007 - 25 Agosto 2009
    Lunghezza totale: 67 capitoli, 270.000 parole circa


    Note dell'autrice:

    Questa storia è stata iniziata prima che Joss Whedon rivelasse che il cognome ufficiale di William è Pratt. A quel tempo, ero così abituata a chiamarlo Hartley che ho scelto di non cambiarlo.

    Questa storia è composta da tre parti. La prima sezione si occuperà esclusivamente di William, cioè Spike da umano, e conterrà pochissima violenza. Spike come vampiro apparirà solo nella seconda parte, dove ci sarà un cambiamento di genere.

    Questa sarà una storia veramente lunga, basata sull'evoluzione dei personaggi. Se cercate una PWP, non fa per voi.
    Prendete nota che la storia inizia durante la quinta stagione, dopo gli eventi di “Forever” (5x17) ma prima di “Intervention” (5x18).

    Un ringraziamento speciale a Patti (slaymesoftly) per essere diventata la mia nuova beta-reader dal capitolo 22, da cui noterete sicuramente un miglioramento nello scrivere.

    Per vedere i premi vinti da questa storia, visitate http://unbridled-b.livejournal.com/19074.html

    Nota delle traduttrici:
    L'autrice chiede che questo testo non venga pubblicato in altri siti senza il suo consenso.

    NdKasumi: preciso che per questa traduzione faccio riferimento al testo originale pubblicato su SpuffyRealm. Mi hanno fatto notare che ci sono delle lievi differenze con la versione pubblicata sugli altri siti (questa ha frasi o addirittura paragrafi in più).

    Link Spuffy Realm http://spikeluver.com/SpuffyRealm/viewstory.php?sid=23957
    Link originale su FF.net → www.fanfiction.net/s/2100831/1/Forward-to-Time-Past
    Link originale su Nocturnal Light → www.nocturnal-light.net/fanfiction/...o_Time_Past/all

    Disclaimer:

    TUTTI I PERSONAGGI APPARTENDONO A JOSS WHEDON E ALLA MUTANT ENEMY.
    LA TRAMA DI QUESTA STORIA APPARTIENE A UNBRIDLED BRUNETTE



    Prima Parte

    O generazione incredula! Fino a quando dovrò restare tra voi? Fino a quando dovrò sopportarvi?

    Marco 9:19


    forwardpart1


    Prologo


    “Lo sai, mi sto veramente stancando del tuo egoismo.”

    “Non me ne frega nulla, stronza infernale,” rispose secca Buffy, mentre si alzava dal pavimento e cercava di ignorare il dolore lancinante alla schiena dovuto all’impatto contro la parete. “Te lo dico una volta per tutte. Mi sto veramente stancando del tuo comparire in casa mia e sputare minacce. Se hai un problema con me, vediamo di risolverlo subito!”

    Glory incrociò le braccia davanti al petto, apparendo al tempo stesso divertita e irritata da quello sfoggio di audacia. Piegò la testa di lato, come a riflettere su quello che le aveva detto, e disse “Sai... Credo tu abbia ragione. Ho provato ad essere gentile, ho provato a venirti incontro. Voglio solamente quello che è mio e ti chiedo di darmelo, ma se vuoi giocare duro... beh, posso farlo anche io.”

    Alzò il braccio e Buffy rabbrividì in risposta. Non sapeva davvero cosa aspettarsi, ma era sicura che qualsiasi cosa sarebbe arrivata avrebbe fatto molto male.

    E che cosa stava aspettando Willow? Aveva assicurato che la formula magica che aveva trovato in uno dei testi più antichi del Magic Box avrebbe permesso loro di liberarsi di Glory una volta per tutte. Aveva giurato e spergiurato che era perfettamente in grado di fare l'incantesimo con un piccolo aiuto di Tara, così Buffy aveva orchestrato un attacco ai tirapiedi della stronza che avrebbe sicuramente scatenato la sua ira.

    E almeno quella parte aveva funzionato.

    Il piano completo prevedeva di tenerla occupata mentre Will e Tara recitavano la loro cantilena in un’altra parte della casa, così quando l’incantesimo fosse stato pronto, le ragazze avrebbero fatto irruzione e avrebbero mandato la stronza nella terza dimensione.
    Ma ora lei era lì, vulnerabile, con Glory che si preparava ad attaccare... e Willow che non si vedeva da nessuna parte. Era da un pezzo ormai che tergiversava per prendere tempo e si stava stancando di subire le frustrazioni di Glory. Buffy aveva il presentimento che, se le due streghe non si fossero mostrate presto, avrebbero finito per scrostare pezzetti di Cacciatrice dal tappeto del salotto per tutto il giorno seguente.

    Proprio mentre questo pensiero le attraversava la mente, Buffy udì il suono di una porta che si apriva dietro di lei e la voce sommessa di Willow che recitava qualcosa velocemente in latino, subito prima che Tara urlasse: “Buffy! SPOSTATI!”

    Buffy si tuffò di lato appena in tempo per evitare la sfera di luce accecante che era uscita dal palmo destro di Willow. Ma anche l'ex-dea schivò con facilità l'incantesimo che era stato diretto contro di lei.

    Così, altrettanto veloce, Willow lanciò un altro incantesimo. Glory provò a schivarlo di lato, ma questa volta si mosse un secondo troppo tardi e non fu ugualmente fortunata. La maledizione la colpì in pieno con tutta la sua forza e lei gridò con rabbia, mentre il proprio corpo si dissolveva in una fiammata di luce. Quindi Willow collassò esausta ai piedi di Tara.

    Buffy si girò verso Willow con un gran sorriso, stentando a credere di come, dopo così tanti mesi, Glory se ne fosse finalmente andata. Aprì la bocca per ringraziare le amiche –che sembravano entrambe sfinite – ma fu improvvisamente colpita da qualcosa con la forza di un treno merci. Ebbe a malapena il tempo di capire che cosa stesse accadendo, prima che la stanza intorno a lei sparisse e fosse rimpiazzata da una luce estremamente brillante.

    Si trattava del primo incantesimo di Willow, che aveva colpito lo specchio dopo che Glory l'aveva schivato, ed era rimbalzato verso Buffy. E prima che chiunque avesse il tempo di reagire – persino se stessa– Buffy scomparve.


    TBC

    Edited by kasumi - 25/6/2017, 21:59
     
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  2. piccola06
     
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    Interessante, aspettavo da tanto di vedere il primo capitolo tradotto e già da com'è scritto mi piace. Non vedo l'ora del seguito ma sopratutto non vedo l'ora di leggere dell'incontro tra Buffy e William.
     
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  3. kasumi
     
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    Questo è solo il prologo!^^ La fic è mooolto lunga e il loro incontro non avviene subito.
    Ma sono contenta che hai deciso di seguirla!
    Ciao!
     
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  4. keiko89
     
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    Eccomi, finalmente ho un po' di tempo per leggere!

    Ragazze, solo due appunti:
    1. "...cercava di ignorare il dolore martellante che proveniva dal punto in cui la propria schiena aveva impattato..."
    aver impattato non si usa, sta meglio aver sbattuto/ aver cozzato
    oppure
    cercava di ignorare il dolore lancinante alla schiena dovuto all'impatto contro la parete.

    2. " Buffy si girò verso Willow ... Glory se n’era finalmente andata."
    Glory se ne fosse.


    Btw ottima traduzione, la storia sembra promettente anche se questo è solo il prologo e bisogna ancora entrare nel vivo del racconto.
    Attendo il primo chap! *CC*
     
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  5. kasumi
     
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    grazie Giadina! Sono i miei soliti errori di grammatica! :cute:
    Ora Sara è impegnata con lo studio e io sto andando avanti con il demone (oltre che a tradurlo in inglese!^^), e non so quando posteremo.
    Ma ci fa molto piacere il tuo interesse! E, correggi pure le frasi che suonano male! Grazie! :cute:
    A presto!
    :wub: :wub:
     
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  6. kasumi
     
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    ~*~ ~*~ ~*~
    Capitolo Uno
    ~*~ ~*~ ~*~


    (traduce Kasumi)

    Era come se il tempo avesse rallentato il suo corso, ma senza fermarsi. Buffy poteva sentire quello che stava accadendo attorno a lei, seppure i suoni ed i movimenti erano vaghi e indistinguibili. E successe tutto così lentamente. Si trovò sospesa a mezz’aria, circondata da una luce così accecante che le dava fastidio agli occhi persino quando li chiudeva. Come in un sogno, riascoltò la propria voce che aveva parlato a Willow il giorno prima, chiedendole dell'incantesimo per dislocare Glory.

    “Dove la porterà l'incantesimo?”

    “Beh, è difficile dirlo. Quando si tratta di dimensioni, si è sempre su un terreno accidentato. E alcune di loro si spostano, lo sai.”

    “Ma non sarà qui, in questa dimensione.”

    “Non in questo tempo o luogo, ad ogni modo.”

    “Ehi, fintanto che non devo avere più a che fare con lei... è fantastico.”

    Buffy percepì un deciso strattone dietro di lei, come se qualcosa di grande e crudele stesse cercando di toglierla dalla luce. Qualsiasi cosa fosse, comunque, riuscì nell'impresa, facendola volare all'indietro e sbattere contro qualcosa di duro, facendola rotolare per diversi metri. La luce ora se n'era andata, ma la sua intensità le aveva lasciato le retine pulsanti, riempite di punti scuri che disturbavano la visione come fiocchi di neve cadenti. Serrò gli occhi e, aggrappandosi alla terra battuta sotto di lei, aspettò che il mondo smettesse di girare.

    L'aria attorno a lei era piena di rumori, ma non riusciva a distinguerli l’uno dall’altro. La testa le doleva e tutto sembrava arrivarle attutito. Solo l'odore che la circondava era riconoscibile, sebbene non le fosse familiare. Era l'odore di molti animali -bestame, per lo più- e l'odore della paglia. C'era anche del fumo, una specie di tanfo soffocante che non era decisamente legno che bruciava, ed il puzzo aspro di corpi non lavati.

    Lentamente, Buffy alzò la testa dallo sporco. La visione era sfuocata, ma i punti neri erano svaniti e tutto stava lentamente tornando a fuoco. Dovunque si trovasse, poteva vedere che era ancora giorno. Metà del tardo pomeriggio, giudicando dal sole. Si trovava sul lato di una strada sterrata percorsa da diversi carri, che con suo grande sollievo erano guidati da essere umani e non da mostri o da demoni.

    Eppure… carri?

    Buffy si accigliò e osservò la processione dei cavalli, che trainavano lentamente i carri cigolanti. Gli uomini sulla seduta di legno alla guida dei carri non erano decisamente del 2001 e nemmeno della California. Barbute creature dalle facce sporche, vestiti con stivali pesanti e indumenti rozzi. Le sembrarono qualcosa venuto fuori da una novella Dickensiana e non vere persone reali. E quando si urlarono per salutarsi, realizzò che parlavano pure come i personaggi di Dickens, vivacizzando i discorsi con il tipico slang da bassa classe inglese.

    “Ehi, Joe! Come sta la signora?”

    “Salve, Guvnor. Sta come ci aspettavamo e non è affatto migliorata. Quel dottore è un maledetto ladro, per quello che ho dovuto sborsare per quel sorso…”

    “Avanti, signori! Devo consegnare questo carico entro il tramonto…”

    Buffy si sentì il cuore in gola e deglutì velocemente per riportarlo al suo posto. Dovunque si trovasse e in qualsiasi tempo fosse, questa non era decisamente Sunnydale. E non ci andava nemmeno vicino. Eppure, per quanto l'idea la spaventava, sapeva che non c'era motivo di farsi prendere dal panico. Se voleva uscire da questa situazione, doveva restare calma. Serrò risolutamente la mascella e si sollevò dal terreno. La prima cosa che doveva fare, decise, era scoprire esattamente dove si trovava. Poi poteva iniziare a formulare un piano per contattare Willow e Tara che, con una localizzazione, l'avrebbero riportata a casa con più facilità.

    Improvvisamente, una voce severa interruppe il flusso dei suoi pensieri, “Ehi!”

    Buffy strabuzzò gli occhi, ancora disorientata per localizzare velocemente la fonte della voce. Questa parlò di nuovo, prima che lei potesse ricollegare il cervello per capire che cosa stava accadendo.

    “Dico a voi!”

    Era una voce maschile con un accento Inglese, più raffinata di quella dei carrettieri. Per un secondo Buffy pensò che si trattasse di Giles, ma questa voce era un'ottava più bassa ed aveva un tono decisamente più severo. Una mano le afferrò bruscamente il braccio, e Buffy si ritrovò in strada. Fu solo quando la voce parlò di nuovo, che ebbe la conferma che ci era stata trascinata dal suo proprietario.

    “Cosa pensate di fare qui?”

    Era un uomo giovane, al massimo venticinquenne, che portava la stessa dignità di un uomo con il doppio degli anni. I corti capelli neri erano oleati accuratamente sotto il cappello, i baffi erano tagliati in una sottile linea sopra il labbro superiore. Indossava un'uniforme blu con dei luminosi bottoni d'ottone sul davanti. Anche il cappello era blu, e aveva sopra qualcosa che sembrava un distintivo. Un altro distintivo era assicurato sulla parte frontale del cappotto.

    “E’- è un ufficiale di polizia?” chiese confusamente. Sembrava uno di loro, sebbene l’uniforme fosse strana. Quello che non riusciva a capire era perché l'avesse raggiunta, visto che non aveva fatto nulla di male.

    “Sì, sono un poliziotto,” le disse severamente. “E voi, ragazza mia, siete in un mucchio di guai.”

    Lei lo guardò a bocca aperta.

    "Per cosa?”

    “Per l'indecenza del vostro vestito, naturalmente.”

    Buffy guardò in basso confusa. Non stava indossando un vestito, bensì un paio di pantaloni con tasconi verde militare e una maglietta nera stile militare. Era vero che i suoi indumenti erano un po' sporchi dalla battaglia con Glory, ma erano interi e coprivano tutto quello che doveva essere coperto. Tornò a guardare l'ufficiale con costernazione.

    “Non capisco…”

    “Bene, venite con me e ve lo spiegherò durante la camminata.”

    Continuando a tenerle il braccio, il poliziotto la scortò lungo il ciglio della strada. Buffy valutò di liberarsi con la forza, ma decise che non era una cosa saggia. Dovunque fosse, infatti, non era il caso di finire in galera per aggressione a pubblico ufficiale.

    Mentre camminavano, il poliziotto le spiegò le regole del vestire propriamente in pubblico. Ma Buffy non ascoltò nemmeno una parola, meravigliata com'era da quello che la circondava. Era come avesse aperto le pagine di Oliver Twist e ci fosse saltata dentro. Uomini e donne in costume d'epoca mulinavano tutto intorno a loro. Alcuni di loro apparivano grezzi e sporchi, ma altri... Oh, alcuni di loro erano sorprendenti. C'erano donne in abiti meravigliosamente lavorati, con lunghi strascichi e gonne a palloncino. Cappelli smisuratamente decorati, cuffie sui capelli e guanti di cotone o di pizzo a coprire le mani. Gli uomini indossavano cappelli a cilindro e redingote con panciotti, ed i bambini erano adorabili con quei pantaloncini corti o grembiulini. Se lei non fosse stata così sconcertata, sarebbe restata affascinata dalla loro vista.

    Pure le strade sembravano venute fuori da un romanzo storico. Il percorso sterrato divenne una larga strada acciottolata appena lasciarono la zona più industriale della città. Qui, gli edifici erano più vicini e in condizioni migliori. Una moltitudine di carrozze e calessi trascinate da cavalli slanciati aveva preso il posto dei carretti. Un uomo stava oziando nei pressi della strada, leggendo un giornale – il London News-Observer, secondo la copertina- e se la sua occhiata veloce aveva visto giusto, la data riportata era il 5 Novembre 1879.

    Londra. 1879.

    Buffy si fermò bruscamente, sbalordita. Perché si trovava nella Londra del 19mo secolo? Che diavolo era successo? Willow avrebbe dovuto mandare Glory in un’altra dimensione, non sulla scenografia di Grandi Speranze*. Se il primo incantesimo aveva spedito Buffy nella Londra Vittoriana, chissà dove era finita la dea infernale.

    “Non va bene per niente,” si lamentò.

    Il poliziotto ignorò quelle parole e le scosse il gomito per invitarla a proseguire. “Quando mi sono arrivate le lamentele su di voi, ero a metà della cena.”

    Forse avrebbe dovuto compatirlo per questo, ma quel tono superiore la infastidiva e Buffy dovette morsicarsi il labbro per non rispondergli indietro. Non che lui l’avesse notato, impegnato com'era a spiegare l’indecenza di una donna apparsa sulle strade pubbliche con indumenti così succinti ed attillati.

    “In mezzo ai muratori e ai carrettieri del mattonificio!” Esclamò. “Non ho mai visto uno spettacolo del genere in vita mia, nemmeno con la più audace delle donne capricciose.”

    “Donne capricciose?” Gli fece eco, completamente frastornata. “Aspetti... mi sta dando della prostituta?”

    Il poliziotto si fermò di botto, completamente inorridito.

    “Per l’amor di Dio, signorina, non dite queste cose in pubblico! Ci sono i bambini…”

    Lei abbassò la voce, obbediente, e lui proseguì soddisfatto.

    “Non sono una prostituta,” insistette.

    “Forse non lo siete,” le concesse con scetticismo. “Ma qualsiasi cosa voi siate, non potete andarvene in giro a questo modo. Esistono leggi su come una donna si deve presentare agli altri.”

    Inizialmente, Buffy era troppo in ansia per preoccuparsi di cosa stesse facendo il poliziotto, ma ora la cosa la colpì all’improvviso.

    La stava arrestando.

    NdA: * Grandi Speranze è un romanzo di Charles Dickens.

    ~*~ ~*~ ~*~



    La cella della prigione in cui Buffy si era ritrovata era molto piccola, due metri e mezzo per due al massimo. C’era una grezza branda di legno fissata alla parete, una piccola sedia di legno dallo schienale rigido, un secchio che sospettava servisse da gabinetto. E nient’altro. Le pareti ed il pavimento erano fatti di pietra spessa e non c’era nemmeno una finestra. L’unica fonte di luce era una serie di strette fessure presenti nell’altrimenti solida porta di legno.

    Buffy si sistemò a disagio sul bordo sottile della branda. La stanza era così poco illuminata che gli occhi le dolevano, sforzandosi di distinguere le forme nell’oscurità. Appena fuori della cella, poteva sentire i poliziotti parlare, le voci attutite leggermente dalla porta spessa.

    “Non avete nemmeno chiesto il suo nome?” Questa voce – una nuova – le ricordava fortemente quella di Giles. Colta e bassa, in grado di trasmettere gentilezza, autorità ed intelligenza con solo poche parole scelte.

    “Ci ho provato,” si lamentò il poliziotto che aveva prelevato Buffy. “ma non è stata affatto cooperativa. Ascoltate, non me l’avrebbe dato comunque.”

    “Forse era solo spaventata. Avete detto che era vestita stranamente e che la gente vi ha riferito sembrasse alterata. Può darsi che le sia accaduto qualcosa e che fosse troppo sconvolta per parlare.”

    “E’ una cosa normale,” rimbeccò il primo uomo. “tipicamente americana. Non credo che qualcuno le abbia fatto del male. C’è solo una ragione per cui avrebbe potuto starsene presso il mattonificio in quella tenuta, e non credo di dovervi spiegare quale sia.”

    “Ciò nonostante,” disse l’uomo gentile, “desidero parlarle di persona.”

    La pesante porta stridette un’acuta protesta mentre il poliziotto la spingeva per entrare. L’ufficiale più giovane provò ad intrufolarsi dietro di lui, ma l’altro gli chiudette apertamente la porta in faccia. Si girò verso Buffy e le sorrise leggermente. Era più vecchio del primo poliziotto: alcune rughe increspavano gli angoli degli occhi e dell’argento sfumava i capelli scuri alle tempie. Ma, nonostante non fosse in alcun modo giovane o carino, c’era qualcosa di attraente in lui, qualcosa di paterno. O, come Buffy disse a se stessa, qualcosa che le ricordava Giles. Sarebbe stata sollevata nel vederlo, a prescindere da questo, viste le ore passate a marcire in quella cella malsana. Qualsiasi essere umano a parte il poliziotto che l’aveva arrestata era il benvenuto.

    “Siete un altro sbirro?” chiese leggermente nervosa. Lui sembrava abbastanza gentile, ma non era sicura di potersi fidare di queste persone. Dovunque fosse, non era un posto in cui la gente avrebbe trattato con gentilezza qualcuna come lei, e sapeva che avrebbe dovuto procedere con cautela per poter sopravvivere.

    L’uomo piegò la testa di lato, che evidentemente non aveva capito la domanda.

    “Sono un poliziotto di Londra,” disse. “Comunque, sono un po’ confuso su chi potete essere voi.”

    “Bu–” Fece una pausa. Che cosa avrebbe potuto dirgli? Che era intrappolata in qualche sorta di incubo Vittoriano, e che fino a che Willow e Tara non l’avrebbero salvata, l’unica sua possibilità di sopravvivere era quella di adattarsi? Le probabilità suggerivano che dirgli che il suo nome era Buffy non l’avrebbe aiutata in tal senso. Anzi, avrebbe rinforzato la tesi che lei era una prostituta, come un dato di fatto. Tuttavia, doveva dirgli qualcosa e dirglielo velocemente; dal momento che il poliziotto la stava guardando con un’espressione preoccupata, sospettando ci fosse seriamente qualcosa che non andava in lei. Buffy pensò in velocità.

    “Il- Il mio nome è Beth,” disse finalmente, scegliendo un nome abbastanza simile al suo così sarebbe stato più facile da ricordare.

    Le sopracciglia dell’uomo salirono pericolosamente, avvertendola in silenzio che aveva commesso un altro errore sociale. Dio solo sapeva quale.

    “Qual’è il vostro nome di Battesimo?” chiese lui.

    Oh Dio, pensò lei. Nome di battesimo? Pensavo l’avessero solo le suore.

    “Io…ah…”

    “Certamente ‘Beth’ non può essere il nome con cui siete stata battezzata…?” suggerì l’uomo gentilmente. D’improvviso, Buffy realizzò quello che voleva.

    “No… non lo è,” disse velocemente. “Mi dispiace. Il mio vero nome è Elizabeth–Elizabeth Summers. Beth è solo un soprannome.” La mente viaggiò alla ricerca di altri dettagli da dire.

    “Siete americana?”

    “Sì. Sono-sono arrivata ieri. Sono venuta per fare la parrucchiera, ma penso di essere stata raggirata, perché quando sono andata a vedere per il lavoro, ho trovato solamente un posto vuoto. Così, ho cercato per un posto dove stare perché stava diventando buio. Stavo attraversano le rotaie quando qualcuno mi ha attaccato improvvisamente alle spalle. E’ l’ultima cosa che ricordo prima che l’altro ufficiale mi abbia trovato questo pomeriggio.” Buffy emise un lungo respiro alla fine della sua storia poco convincente, incrociando le dita affinché le credesse.

    Nonostante non avesse capito tutto quello che gli aveva detto, l’ufficiale sembrò averne colto l’essenza. Si strofinò la fronte pensosamente per un momento, dibattendosi contro lo scetticismo per darle il beneficio del dubbio.

    “Vi vestite così in America, adesso?”

    Merda. Si era dimenticata dei vestiti. Che cosa poteva inventare, che suonasse anche solo remotamente plausibile?

    “Il mio–uh–bagaglio è stato rubato nella barca. Intendo la nave. Non avevo nulla da vestire, così uno dei marinai mi ha prestato questo. Non pensavo potesse essere considerato indecente, onestamente. Avevo programmato di indossarlo fino a che non avessi avuto un anticipo sullo stipendio per poter comprare qualcosa di nuovo. Ma, come ho detto, il lavoro non c’era…”

    Sollevò lo sguardo verso di lui, cercando di mostrarsi più indifesa possibile, sperando di guadagnarsi la sua pena. E, sorprendentemente, sembrò funzionare.

    “Cosa ne è stato della vostra famiglia?” chiese lui gentilmente.

    “Non ho più una famiglia di cui poter parlare,” disse velocemente. “Mia madre è venuta a mancare recentemente e mio padre non c’è più da molto tempo.”

    “Capisco.” L’uomo si accigliò e strofinò pensosamente una mano sul mento appena rasato, provando a discernere le verità da tutto quello che gli aveva detto.

    “Se ho fatto qualcosa di sbagliato, ne sono veramente dispiaciuta,” gli disse, diventata inquieta a causa di quel silenzio prolungato. “Farò servizio civile o qualsiasi cosa volete che io faccia.”

    Lui si schiarì la gola.

    “Beh, devo confessare che la vostra storia è strana, Miss Summers,” disse infine. “Tuttavia, non posso immaginare altre ragioni per cui voi foste lì fuori. Sembrate intelligente e ben educata, ben nutrita, anche se non decentemente vestita. Non vi definirei una persona di strada.”

    Emettendo un sospiro di sollievo, Buffy glielo assicurò, “Non lo sono affatto!”

    “Vi credo,” le disse. “Però sono in difficoltà. Se vi rilascio, dove pensate di andare? Non posso mandarvi fuori in strada senza alcun amico o parente che si prenda cura di voi.”

    Buffy aprì la bocca per dire “Mi prenderò io cura di me stessa” ma le venne improvvisamente in mente che se giocava le carte giuste, forse non avrebbe dovuto farlo.

    “Tutto quello di cui ho bisogno è avere qualche indicazione per un hotel o qualche altro posto dove stare,” disse lentamente. “Poi posso trovare un lavoro da qualche parte…”

    “Nessuna persona rispettabile vi assumerebbe così come siete vestita,” le rispose il poliziotto. “E una signora che pernotta in un hotel senza alcun tipo di compagnia va in cerca di ulteriori guai. No, io penso ad un posto dove qualcuno si possa prendere cura di voi, un posto che risparmi ad una giovane donna sola l’orrore delle case sindacali o dell’illegalità. C’è una lunga coda per entrarci, ma conosco il parroco che la dirige e forse, se sarà disponibile a...”

    “Uh… Mi scusi…cosa intende dire?”

    Lui strabuzzò gli occhi, come se avesse realizzato improvvisamente di aver parlato sopra di lei.

    “Perdonatemi per aver pensato a voce alta,” si scusò, “e permettetevi di spiegarvi. Succede che un mio amico, un vicario, ha un’idea rivoluzionaria per aiutare i bisognosi, soprattutto le giovani donne senza marito o familiari. C’è questa istituzione gestita dalla chiesa, dove vi daranno da mangiare, vi daranno da vestire, e si occuperanno di voi mentre vi insegneranno alcune abilità che vi saranno d’aiuto lì fuori. Vi insegneranno un mestiere che vi permetterà di trovare un impiego e un buon posto dove non sarà maltrattata. Le donne preparate da questa organizzazione sono tra le più ricercate nelle migliori case di Londra. La lista d’attesa è molto lunga, ma visto che è un mio amico, penso che potrebbe riceverla immediatamente. Sempre se voi siete d’accordo.”

    Buffy sorrise debolmente. Non era esattamente quello che aveva in mente.

    TBC

    Edited by kasumi - 6/7/2015, 13:28
     
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    Eccomi...Ale io volevo astenermi nel leggerla, perchè per sentito dire questa ff è talmente bella che, da dipendenza come un droga....e visto che è lunghissima sò che sarà un durissimo lavoro per voi tradurla...e io mi conosco la vorrei già pronta per gustarne,la bellezza!!!!!!!
    Ma ci sono cascata è mi sono fatta tentare....é semplicemente meravigliosa , diversissima dalle altre e questo mi piace ancora di più.....pensare ad una Buffy nell'800 è strabiliante...e poi so che li incontrerà William da umano e quindi ne nascerà una storia fantastica!!!!!!!
    Adesso che ho iniziato a leggere, ti pare che io non ti chieda di continuare molto subiterrimo???!!!!!!!

    Grazie Ale x questo bellissimo regalo!....Aspetto!!!!!! :buffy: :buffy: :buffy: :buffy:
     
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  8. kasumi
     
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    Stefy :wub: :wub:
    Ti dirò solo una cosa... io AMO questa fiction!! (se non si era capito!! LOL)
    Cmq ho già iniziato a tradurre il secondo capitolo!!
    Ciao!!
     
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  9. piccola06
     
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    Ho letto il primo capitolo lo stesso giorno che l'hai postato ma non ho avuto il tempo di commentarlo quindi ... eccomi qui :D Il fato che Buffy sia stata scambiata per una poco di buono mi ha fatto ridere ma dovevo immaginarlo, in quel periodo le cose erano molto differenti e ora per lei sarà molto dura ambientarsi anche perchè con il caratterino che si ritrova parlerà sicuramente a sproposito. Non vedo l'ora di leggere il secondo capitolo e sopratutto aspetto l'incontro con William ... lei capirà subito che si tratta di Spike? E' vero che hanno gli stessi occhi ma per il resto sono molto diversi .... ho la curiosità a mille!!!!
     
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  10. kasumi
     
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    arhgjhefhurhuwrury
    *si morsica la lingua per non anticiparle nulla*^^
    L'autrice ha reso molto bene le difficoltà dell'epoca! E' così facile dimenticare com'era la vita un secolo fa, senza le comodità che ci sono adesso! Pensa ai ns elettrodomestici, al ferro da stiro moderno, al phon, alla caldaia per scaldare l'acqua, ma anche a tutti i prodotti che ci semplificano la vita!
    Per non parlare della mentalità dell'epoca, del modo di parlare e di presentarsi, di vestirsi...
    La stessa Buffy farà un colpo quando vedrà William e lo sentirà parlare! XDD

    Il prossimo cap è tutto incentrato sulla vita all'istituto ma già nel terzo si smuove qualcosa.

    A presto! :wub:
     
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    ......Aleeeuccia......ma la stai traducendo da sola?????
    Io voglio leggere ....sono davvero troppo curiosa, e poi sapere come la storia di buffy e William si potrà evolvere visto la personalità, ehm direi non proprio spiccata dello Spike di quell'epoca!!!!!!!!
     
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  12. kasumi
     
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    CITAZIONE
    ......Aleeeuccia......ma la stai traducendo da sola?????

    Eh sì, Sara è molto impegnata con lo studio in questo periodo! Guarda, attualmente mi manca solo una pagina e mezza per finire il secondo capitolo! Conto di pubblicarlo già per stasera o al massimo nel week-end! *.*

    CITAZIONE
    Io voglio leggere ....sono davvero troppo curiosa, e poi sapere come la storia di buffy e William si potrà evolvere visto la personalità, ehm direi non proprio spiccata dello Spike di quell'epoca!!!!!!!!

    Io ho divorato tutta la storia in una sola settimana!! Ma so come ci si sente a leggerla una briciolina alla volta ç_ç perciò cercherò di tradurre velocemente almeno questi primi capitoli.

    Per William... secondo me l'autrice è stata bravissima a caratterizzare sia lui che Buffy! Vedrai! :wub: :wub:
    Lui è così dolceeeeeeee... awwwwww...
    E non dimentichiamo che ad un certo punto Buffy dovrà tornare nel suo tempo e rivedere Spike, dopo averlo conosciuto da umano!!
     
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    ....più leggo le tue impressioni più sono impaziente!!!!!!
    Cmq ....grazie x la traduzione e vai tranquilla (non prendermi troppo alla lettera!!!!!!) e fai come puoi!

    Eh si, ho anche pensato alla buffy che dovrà tornare al suo presente dove il sangue di Spike no scorre propriamente verso il cervello!!!!!!!! ihihihihihi...
     
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  14. keiko89
     
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    CITAZIONE
    C'erano donne in abiti meravigliosamente lavorati, con lunghi strascichi e gonne a palloncino. Cappelli smisuratamente decorati, cuffie sui capelli e guanti di cotone o di pizzo a coprire le mani.

    *.*

    MERAVIGLIA! Quanto amo gli abiti di quel tempo, perché non li portiamo più?! ç__ç


    Btw la storia mi piace, tanto anche. Sono curiosa però, voglio vedere come si evolvono le coseH.

    Vai Ale, traduci :wub:
     
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  15. kasumi
     
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    CITAZIONE
    Eh si, ho anche pensato alla buffy che dovrà tornare al suo presente dove il sangue di Spike non scorre propriamente verso il cervello!!!!!!!! ihihihihihi...

    ROTFL!! XDD
    E invece la cosa ti stupirà, perchè Spike sarà arrabbiato con lei in quel momento e Buffy non avrà nemmeno il coraggio di parlargli, perchè non si sentirà pronta per farlo...
    Però ora sto divagando e rischio di fare troppo spoiler, perciò torno in tema XDD

    Però mi piace molto leggere le vs supposizioni :)
    CITAZIONE
    MERAVIGLIA! Quanto amo gli abiti di quel tempo, perché non li portiamo più?! ç__ç

    Keikuzza! :wub: :wub:
    Dopo aver letto il secondo capitolo, scommetto che non li amerai più così tanto! LOL

    E ora vado a postarlo subito <3<3


    ~*~ ~*~ ~*~



    Capitolo 2

    (traduce Kasumi)
    (grazie a Redan per l'aiuto nelle correzioni!)


    L'amico vicario del poliziotto gentile si chiamava Jonathan Chapman. La prima indicazione che l'Istituto Chapman per Donne e Bambini non sarebbe stato la 'casa caritatevole da libro delle fiabe guidata da missionari dal cuore gentile' che Buffy aveva inizialmente immaginato, fu che il vicario stesso non era mai a portata di mano. Da quello che aveva potuto sentire, infatti, il vicario aveva davvero ben poco a che fare con l'effettiva gestione dell'organizzazione. L'aveva fondata, aveva raccolto il denaro per finanziarla, ma a parte questo sembrava interessarsi davvero ben poco del posto e della vita quotidiana delle donne che ci risiedevano. Il che era lasciato nelle mani di un minestrone di donne mal organizzate – sia lo staff pagato che quello volontario – il cui lavoro consisteva nell'insegnare le abilità necessarie a guadagnarsi la propria strada femminile nel mondo.

    La seconda indicazione che questo non sarebbe finito nello stile di una favola per bambini fu che il poliziotto dal cuore gentile sembrava infinitamente più preoccupato a tornarsene a casa dalla cena della moglie che ad aiutarla ad ambientarsi. Certo di aver svolto il proprio dovere cristiano, aveva detto un paio di parole al personale e se n'era andato, lasciando Buffy sotto lo sguardo disapprovante della direttrice generale.

    Dorothea Mann, la direttrice dell'istituto, era una donna grassoccia di mezz'età con capelli grigi e lineamenti grossolani e marcati. Sebbene fosse vestita in modo semplice, era impeccabile e inamidata di fresco, i capelli tirati in uno chignon vicino la nuca. Avrebbe potuto quasi guardarla in modo materno, se non fosse stato per l'espressione di una che ha appena pranzato con un paio di limoni particolarmente aspri. Diede un'occhiata al vestito sbiadito di cotone che il poliziotto le aveva fornito e sogghignò.

    Buffy non si sentiva di biasimarla. L'indumento era orribile, ma il poliziotto aveva insistito che non poteva tornarsene sulle strade pubbliche se non 'decentemente' vestita. Dopo aver parlato con l'amico vicario e averle assicurato un posto all'Istituto Chapman, era andato a casa a prenderle qualche vestito della moglie. Due vestiti sbiaditi di cotone con fantasia floreale ingrigiti dal tempo, chiaramente destinati al cesto della raccolta benefica della Chiesa, prima che Buffy ci avesse messo le mani. Oltre a questo, le stavano davvero malissimo ed erano veramente scomodi, entrambi troppo grandi e lunghi per la sua piccola corporatura. Tuttavia, visto che l'alternativa era sembrare una persona di facili costumi, Buffy era stata costretta ad indossarli.

    Le successive parole di Dorothea le fecero seriamente dubitare di aver preso la decisione giusta.

    "Se avete intenzione di rimanere qui, dovrete imparare a presentarvi meglio." le disse piattamente. "Suppongo voi non abbiate nessuna idea di come si riprende un vestito o si solleva un orlo?"

    Ovviamente, Buffy dovette ammettere che non ce l'aveva.

    Gli occhi già stretti di Dorothea si strinsero ancora di più. "Proprio come mi aspettavo. Vorrei sapere a che cosa pensano queste madri, quando mandano le loro figlie nel mondo senza nessuna abilità o buon senso. Beh, lo vedo guardando voi. Avanti, non ho tutto il giorno da perdere."

    Detto questo, la donna lasciò velocemente l'atrio e Buffy la seguì dappresso obbediente. Salirono una serie di scale strette e traballanti che portavano ad un egualmente stretto corridoio foderato di porte.

    "Dormirete qui," Disse bruscamente Dorothea, spalancando la penultima porta sulla destra. "Ora sarete da sola, ma domattina arriverà un'altra ragazza che condividerà la stanza con voi. Mi aspetto che le lasciate il posto per le sue cose e che la trattiate con rispetto."

    Buffy non riusciva ad immaginare come avrebbe potuto vivere in quella stanza da sola, figuriamoci dividendola con un'altra persona. Era stretta, più piccola del suo bagno a Revello Drive, e senza finestre. Stipato contro ognuna delle pareti c'era un piccolo letto con il telaio di ferro e uno scomodo materasso imbottito di paglia. Le coperte di lana erano logore ed i cuscini piatti e sudici. Tra i letti, una serie di tozzi comodini con un disperato bisogno di rifinitura; con il legno segnato e scheggiato e le maniglie mancanti. L'unica cosa decente che Buffy poteva dire di quella stanza, era che almeno non c'era nessuna finestra ad illuminarne l'assoluta austerità e inguardabilità.

    "Sarete responsabile della cura delle vostre cose," le disse Dorothea, implicando che avrebbe pagato col sangue eventuali danneggiamenti. "Farete il letto e terrete la camera costantemente ordinata. I lavori di casa sono fatti settimanalmente a rotazione, ma ci si aspetta che non ci sia il bisogno di pulire dopo qualcun'altra. Questo non è un ostello," aggiunse, come se Buffy l'avesse preso per tale. Come se Buffy avesse una qualsiasi idea di che cosa fosse un ostello.

    "Scusatemi," disse. "Ma cos'è esattamente questo posto? Il poliziotto me l'ha spiegato brevemente, ma credo di non aver capito bene..."

    Dorothea roteò gli occhi. "E' un posto dove le ragazze senza nessuna prospettiva ed intelligenza possono vivere mentre delle persone gentili insegnano loro le abilità necessarie per sopravvivere."

    "Okay, questa parte l'ho capita. Ma di che abilità si tratta? Voglio dire... a che tipo di lavoro ci prepareranno?"

    "Ma lavori femminili, naturalmente! Abbiamo formato un sacco di assistenti per la sartoria, domestiche, cuoche, cameriere di piano e tate. Che cosa pensavate? Che sareste stata qui a tempo indeterminato? Imparerete quello che vi insegneremo e ve ne andrete in meno di un mese. O, se non imparerete nulla perché siete troppo stupida o cocciuta per farlo, ve ne andrete lo stesso in un mese. Noi non ammettiamo scansafatiche. E ora venite, vi mostrerò il resto della casa e vi spiegherò i vostri compiti."

    In modo riluttante, Buffy seguì la direttrice tarchiata giù per le scale. Il vestito troppo lungo la fece quasi incespicare sui gradini ripidi e le stecche del corsetto le stavano scavando tra le costole. Per non parlare del mal di testa che le stava venendo fuori, ascoltando la descrizione di tutti i compiti che avrebbe dovuto svolgere mentre avrebbe imparato un qualche tipo di mestiere. Chiuse brevemente gli occhi, cercando di non farsi prendere dal panico.

    Willow, spero che tu stia lavorando ad un modo per farmi tornare a casa presto…
    ~*~ ~*~ ~*~



    Più tardi quella notte, dopo il tour della casa e le presentazioni, dopo aver sbrigato i propri compiti e una cena completamente atroce, mentre giaceva sul letto, esausta e confusa, Buffy valutò le proprie opzioni. Poteva starsene lì, naturalmente. Il pernottamento era gratuito e, ad ogni modo, Willow avrebbe potuto attivare la propria magia in tempo per farla tornare a casa prima che fosse spedita da qualche parte a fare la cameriera. Il posto aveva tutto il fascino di un carcere ed i 'compiti' erano praticamente lavori forzati, ma almeno era un posto sicuro.

    Farcela da sola non era veramente un'opzione. O, almeno, non una che intendeva sperimentare. Non poteva prendere una camera in affitto senza denaro e, come le aveva detto il poliziotto, nessuno l'avrebbe assunta nella situazione in cui si trovava. Elemosinare per le strade o prostituirsi non era assolutamente in agenda.

    L'unica vera alternativa a cui poteva pensare era cercare il Consiglio degli Osservatori e pregarlo di aiutarla a tornare nel suo tempo. Sapeva che il loro quartier generale era a Londra e poteva fornire facilmente le prove di essere una Cacciatrice, ma non si fidava degli Osservatori, né quì né in nessun altro tempo. Aveva paura che, guardandola, avrebbero pensato che due Cacciatrici erano meglio di una e che non l'avrebbero aiutata a tornare a casa, volendola ingaggiare come partner della Cacciatrice attuale. Avrebbero potuto persino intralciare i suoi tentativi di tornare a casa. Non si sarebbe stupita se l'avessero fatto. Il che significava che la sua alternativa non era veramente un'alternativa.

    Sospirò e sollevò il colletto della camicia da notte economica che Dorothea le aveva dato – uno scarto dello scarto di qualcuno – una volta scoperto che tutto quello che Buffy possedeva erano letteralmente i vestiti che portava. Lei non piaceva a Dorothea. Non che le donne gliel'avessero detto esplicitamente, ma la cosa era evidente. Tuttavia, non era sicura del perchè. Forse c'entrava col fatto che il poliziotto l'aveva fatta entrare senza nessuna attesa. Dorothea sembrava mal sopportare quando qualcuna delle donne povere sotto la sua custodia si prendeva un attimo di respiro.E Buffy era americana, un'outsider che veniva trattata con la cura solitamente riservata alle londinesi.

    Onestamente, nemmeno le altre donne sembravano mostrare questo grande affetto nei suoi confronti. Forse perchè era americana, nuovamente, o solo perchè era l'unica tra loro a non avere il peso di due o tre bambini sulle spalle. Molte di loro avevano circa la sua età ma sembravano molto più vecchie, stanche e consumate dalle attenzioni per i bambini e per la mancanza di soldi – e apparentemente non molto entusiaste dalla futura prospettiva di diventare le servitrici di qualche persona benestante.

    Buffy sospirò. Non erano le uniche spaventate da questo.

    Si rigirò nel letto, cercando una posizione più comoda, il che sembrava davvero impossibile. Se non era la paglia a pizzicarla, facendo capolino tra la tela ruvida che la rivestiva, c'era 'intreccio delle corde che serviva come supporto del materassoa martorizzare il suo corpo. Inoltre, i propri muscoli doloranti per lo stress della situazione e per gli incarichi spacca-schiena che Dorothea le aveva assegnato dopocena, non aiutavano affatto.

    Si annusò l' ascella.

    In aggiunta a tutto questo, il proprio odore stava diventando nauseante. C'era una severa regola al Chapman che permetteva alle residenti di fare un vero bagno solo una volta alla settimana. Dove 'vero bagno' era una questione di prospettiva, giacché consisteva nello stare sedute in una vasca d'acqua tiepida stagnante recuperata dal pozzo e scaldata sul fuoco, strofinandosi con del molle e viscido sapone marrone. Ma era sempre meglio che il 'bagno sputato' a cui erano destinate il resto della settimana. Un 'bagno sputato', aveva scoperto, consisteva nel lavare il proprio corpo con uno straccio precedentemente immerso in una bacinella d'acqua, senza il beneficio di un sapone e solo sulle aree più importanti. E dopo il cosiddetto 'bagno' non c'era nessun deodorante, talco o profumo per mantenersi freschi fino al bagno successivo. Diavolo, non c'era nemmeno il dentifricio per mantenere il suo alito decente, solo una terribile polvere bianca che tenevano in un barattolo e che sapeva da gesso. Buffy era certa che, se si fosse trattenuta lì per più di un paio di giorni, avrebbe finito per attirare le mosche o prendere qualche malattia. O magari entrambe.

    Gemette e rigirò la testa sul cuscino. Persino la dimensione infernale di Glory sembrava essere meglio di questa.
    ~*~ ~*~ ~*~



    Nei giorni successivi, Buffy scoprì che le proprie paure iniziali sull'Istituto Chapman erano completamente fondate. Il posto era decisamente il nono livello dell'inferno.

    In verità, non le ci vollero molti giorni per scoprirlo. Già dal primo giorno, infatti, era stata buttata giù dal letto all'alba e si era precipitata giù per le scale incorrendo direttamente nella collera divina di Dorothea. Perché apparentemente l’alba non era abbastanza presto per svegliarsi. No, Buffy avrebbe dovuto svegliarsi almeno un’ora prima per sbrigare i compiti ‘prima della colazione’ (che come scoprì presto erano una serie di incarichi da svolgere prima di ogni pasto, un modo astuto per assicurarsi che ognuno li svolgesse pena il salto dello stesso). Le mansioni erano assegnate settimanalmente a rotazione e per la prima settimana, il lavoro di Buffy fu quello di svuotare e risciacquare tutti i vasi da notte della casa, raccogliere la biancheria sporca e portarla nel cesto destinato al bucato e alimentare il fuoco della stufa in cucina. Le prime due erano abbastanza disgustose e per la terza non aveva idea di come fare – quindi la prima parte della mattina dei suoi primi quattro giorni l’aveva passata ad ascoltare le urla di Dorothea su quanto fosse incapace.

    Dopo i compiti, c’era la colazione. Un affare particolarmente tremendo. Nessuno parlava mentre mangiava velocemente quella poltiglia insipida di cereali assieme al toast, prima di iniziare i propri incarichi ‘dopo colazione’. L’incarico principale di Buffy dopo la colazione era aiutare a lavare i piatti, il che significava che assieme ad un’altra ragazza doveva trascinare secchi d’acqua dal pozzo fino alla grande bacinella nella cucina. Quando la bacinella era piena quasi del tutto, andava posizionata sopra il fuoco per riscaldare l’acqua. Poi avrebbero strofinato tutti i piatti sporchi della colazione, li avrebbero risciacquati e asciugati, e dopo li avrebbero sistemati ordinatamente nella credenza in attesa del prossimo pasto. E guai se qualcuno faceva cadere un piatto e lo rompeva. Buffy lo fece alla seconda mattina e Dorothea spese gran parte del tempo punendola verbalmente, dicendole che sarebbe venuta dietro qualsiasi altro per il resto della giornata.

    Dopo i piatti, e dopo che Buffy ebbe riordinato la propria camera, era il tempo delle lezioni. Ad ogni ragazza veniva assegnato un certo percorso di carriera in base ai propri talenti ed abilità. Per esempio, se una aveva qualche abilità di base a cucire i bordi dei vestiti, le veniva insegnato come imbastire le parti di un vestito e ad usare una macchina da cucire, così un giorno sarebbe diventata una buona assistente per la sartoria. Le ragazze che sapevano già cucinare erano incoraggiate a migliorare le loro abilità così da diventare fornaie o aiuto-cuoco in una grande casa, e così via. Ma fin dal primo giorno che aveva frequentato le lezioni al Chapman, Buffy si era rivelata una vera sfida per lo staff.

    Il vero problema con lei, era che non sembrava possedere nessuna abilità. Non sapeva cucinare, non sapeva cucire, non sapeva nulla di bambini. Non sapeva nemmeno attizzare decentemente il fuoco, il che significava che qualsiasi posto nel retro delle cucine sarebbe stato fuori portata per lei. All’inizio, il personale si disse che questo non importava, che lei avrebbe imparato le abilità necessarie in breve tempo e che sarebbe stata solo un po’ indietro rispetto alle altre. Ma nonostante tutti i tentativi da parte delle insegnanti, lei rimase la persona più domesticamente ignorante dell’Istituto.

    Non era che Buffy volesse fallire di proposito. I discorsi che Dorothea le aveva fatto la prima notte avevano dato i loro frutti e Buffy era terrorizzata dal fallimento, terrorizzata dal finire in strada fra un mese senza un lavoro e senza nessuna prospettiva di trovarne uno. Era solo che ogni cosa che le facevano fare era troppo difficile. Sembrava non importava quanto ci provasse, Buffy non sarebbe mai stata capace di fare le cose nel modo giusto. Persino l’incarico più semplice come pulire non le riusciva perché ogni cosa nella Londra del 19mo secolo veniva fatta in modo differente rispetto ai giorni nostri. Gli strumenti per pulire erano diversi – e molto meno utili – e ci voleva cinque volte tanto il tempo necessario. Il bucato era particolarmente difficile: strofinare i vestiti su una tavola e farli passare attraverso un anello, appenderli in file bagnate nel retro. Ci voleva tutto il giorno solo per fare il bucato di una settimana e dopo di questo le sue dita erano come carne da hamburger per la durezza del sapone ed il costante strofinamento sull’asse da bucato.

    Se la tensione dei continui fallimenti non era abbastanza, Buffy doveva anche subire quella di essere una reietta sociale. La supposizione della prima notte era stata corretta: lei non piaceva a nessuna delle donne nella casa. Erano risentite perché a lei era stato permesso di entrare nell’Istituto immediatamente mentre molte di loro erano state obbligate ad aspettare settimane o persino mesi affinché si liberasse una camera. Inoltre la guardavano con sospetto perché era americana, una straniera. Pensavano che gli americani fossero tutti immorali e pigri, e si chiedevano (senza farsi sentire) perché molte persone immigravano in Inghilterra quando potevano restare ad essere un peso per il proprio paese. Persino la sua compagna di stanza – una vedova di vent’anni e qualcosa che era arrivata il giorno dopo il suo – la disprezzava e aveva rifiutato ogni suo tentativo di fare amicizia. Stare in una casa piena di nemici la manteneva costantemente tesa, e Buffy divenne presto esile e nervosa per la mancanza di sonno.

    Pensava molto a Willow, chiedendosi se stava studiando un modo per riportarla a casa – o se ci fosse davvero qualche speranza di tornare a casa. Una volta, mentre sbrigava una commissione per Dorothea, Buffy aveva pensato di cercare un negozio di magia a Londra. Magari poteva fare un incantesimo da sola, giusto uno semplice, per far sapere a Willow dove si trovava. Ma dopo aver chiesto ad un paio di persone se c’era un negozio dell’occulto nei paraggi, aveva scoperto che la pratica della magia era altamente mal vista e aveva deciso che in futuro sarebbe stata più discreta. Non voleva essere bruciata sul rogo o qualcosa del genere – se ancora si bruciasse sul rogo nel 1879. E siccome Dorothea le lasciava ben poco tempo per esplorare la città autonomamente, sembrava che non avrebbe trovato un libro di incantesimi tanto presto. Sperava solo che Willow stesse avendo una fortuna migliore della sua.
    ~*~ ~*~ ~*~

    NdT: questo capitolo è stato abbastanza pesante, ma vi assicuro che già nel prossimo Buffy lascerà l'istituto e le cose si faranno più interessanti!


    Edited by kasumi - 6/7/2015, 13:34
     
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