Forward to Time Past by Unbridled Brunette

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  1. kasumi
     
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    CITAZIONE
    Eh si, ho anche pensato alla buffy che dovrà tornare al suo presente dove il sangue di Spike non scorre propriamente verso il cervello!!!!!!!! ihihihihihi...

    ROTFL!! XDD
    E invece la cosa ti stupirà, perchè Spike sarà arrabbiato con lei in quel momento e Buffy non avrà nemmeno il coraggio di parlargli, perchè non si sentirà pronta per farlo...
    Però ora sto divagando e rischio di fare troppo spoiler, perciò torno in tema XDD

    Però mi piace molto leggere le vs supposizioni :)
    CITAZIONE
    MERAVIGLIA! Quanto amo gli abiti di quel tempo, perché non li portiamo più?! ç__ç

    Keikuzza! :wub: :wub:
    Dopo aver letto il secondo capitolo, scommetto che non li amerai più così tanto! LOL

    E ora vado a postarlo subito <3<3


    ~*~ ~*~ ~*~



    Capitolo 2

    (traduce Kasumi)
    (grazie a Redan per l'aiuto nelle correzioni!)


    L'amico vicario del poliziotto gentile si chiamava Jonathan Chapman. La prima indicazione che l'Istituto Chapman per Donne e Bambini non sarebbe stato la 'casa caritatevole da libro delle fiabe guidata da missionari dal cuore gentile' che Buffy aveva inizialmente immaginato, fu che il vicario stesso non era mai a portata di mano. Da quello che aveva potuto sentire, infatti, il vicario aveva davvero ben poco a che fare con l'effettiva gestione dell'organizzazione. L'aveva fondata, aveva raccolto il denaro per finanziarla, ma a parte questo sembrava interessarsi davvero ben poco del posto e della vita quotidiana delle donne che ci risiedevano. Il che era lasciato nelle mani di un minestrone di donne mal organizzate – sia lo staff pagato che quello volontario – il cui lavoro consisteva nell'insegnare le abilità necessarie a guadagnarsi la propria strada femminile nel mondo.

    La seconda indicazione che questo non sarebbe finito nello stile di una favola per bambini fu che il poliziotto dal cuore gentile sembrava infinitamente più preoccupato a tornarsene a casa dalla cena della moglie che ad aiutarla ad ambientarsi. Certo di aver svolto il proprio dovere cristiano, aveva detto un paio di parole al personale e se n'era andato, lasciando Buffy sotto lo sguardo disapprovante della direttrice generale.

    Dorothea Mann, la direttrice dell'istituto, era una donna grassoccia di mezz'età con capelli grigi e lineamenti grossolani e marcati. Sebbene fosse vestita in modo semplice, era impeccabile e inamidata di fresco, i capelli tirati in uno chignon vicino la nuca. Avrebbe potuto quasi guardarla in modo materno, se non fosse stato per l'espressione di una che ha appena pranzato con un paio di limoni particolarmente aspri. Diede un'occhiata al vestito sbiadito di cotone che il poliziotto le aveva fornito e sogghignò.

    Buffy non si sentiva di biasimarla. L'indumento era orribile, ma il poliziotto aveva insistito che non poteva tornarsene sulle strade pubbliche se non 'decentemente' vestita. Dopo aver parlato con l'amico vicario e averle assicurato un posto all'Istituto Chapman, era andato a casa a prenderle qualche vestito della moglie. Due vestiti sbiaditi di cotone con fantasia floreale ingrigiti dal tempo, chiaramente destinati al cesto della raccolta benefica della Chiesa, prima che Buffy ci avesse messo le mani. Oltre a questo, le stavano davvero malissimo ed erano veramente scomodi, entrambi troppo grandi e lunghi per la sua piccola corporatura. Tuttavia, visto che l'alternativa era sembrare una persona di facili costumi, Buffy era stata costretta ad indossarli.

    Le successive parole di Dorothea le fecero seriamente dubitare di aver preso la decisione giusta.

    "Se avete intenzione di rimanere qui, dovrete imparare a presentarvi meglio." le disse piattamente. "Suppongo voi non abbiate nessuna idea di come si riprende un vestito o si solleva un orlo?"

    Ovviamente, Buffy dovette ammettere che non ce l'aveva.

    Gli occhi già stretti di Dorothea si strinsero ancora di più. "Proprio come mi aspettavo. Vorrei sapere a che cosa pensano queste madri, quando mandano le loro figlie nel mondo senza nessuna abilità o buon senso. Beh, lo vedo guardando voi. Avanti, non ho tutto il giorno da perdere."

    Detto questo, la donna lasciò velocemente l'atrio e Buffy la seguì dappresso obbediente. Salirono una serie di scale strette e traballanti che portavano ad un egualmente stretto corridoio foderato di porte.

    "Dormirete qui," Disse bruscamente Dorothea, spalancando la penultima porta sulla destra. "Ora sarete da sola, ma domattina arriverà un'altra ragazza che condividerà la stanza con voi. Mi aspetto che le lasciate il posto per le sue cose e che la trattiate con rispetto."

    Buffy non riusciva ad immaginare come avrebbe potuto vivere in quella stanza da sola, figuriamoci dividendola con un'altra persona. Era stretta, più piccola del suo bagno a Revello Drive, e senza finestre. Stipato contro ognuna delle pareti c'era un piccolo letto con il telaio di ferro e uno scomodo materasso imbottito di paglia. Le coperte di lana erano logore ed i cuscini piatti e sudici. Tra i letti, una serie di tozzi comodini con un disperato bisogno di rifinitura; con il legno segnato e scheggiato e le maniglie mancanti. L'unica cosa decente che Buffy poteva dire di quella stanza, era che almeno non c'era nessuna finestra ad illuminarne l'assoluta austerità e inguardabilità.

    "Sarete responsabile della cura delle vostre cose," le disse Dorothea, implicando che avrebbe pagato col sangue eventuali danneggiamenti. "Farete il letto e terrete la camera costantemente ordinata. I lavori di casa sono fatti settimanalmente a rotazione, ma ci si aspetta che non ci sia il bisogno di pulire dopo qualcun'altra. Questo non è un ostello," aggiunse, come se Buffy l'avesse preso per tale. Come se Buffy avesse una qualsiasi idea di che cosa fosse un ostello.

    "Scusatemi," disse. "Ma cos'è esattamente questo posto? Il poliziotto me l'ha spiegato brevemente, ma credo di non aver capito bene..."

    Dorothea roteò gli occhi. "E' un posto dove le ragazze senza nessuna prospettiva ed intelligenza possono vivere mentre delle persone gentili insegnano loro le abilità necessarie per sopravvivere."

    "Okay, questa parte l'ho capita. Ma di che abilità si tratta? Voglio dire... a che tipo di lavoro ci prepareranno?"

    "Ma lavori femminili, naturalmente! Abbiamo formato un sacco di assistenti per la sartoria, domestiche, cuoche, cameriere di piano e tate. Che cosa pensavate? Che sareste stata qui a tempo indeterminato? Imparerete quello che vi insegneremo e ve ne andrete in meno di un mese. O, se non imparerete nulla perché siete troppo stupida o cocciuta per farlo, ve ne andrete lo stesso in un mese. Noi non ammettiamo scansafatiche. E ora venite, vi mostrerò il resto della casa e vi spiegherò i vostri compiti."

    In modo riluttante, Buffy seguì la direttrice tarchiata giù per le scale. Il vestito troppo lungo la fece quasi incespicare sui gradini ripidi e le stecche del corsetto le stavano scavando tra le costole. Per non parlare del mal di testa che le stava venendo fuori, ascoltando la descrizione di tutti i compiti che avrebbe dovuto svolgere mentre avrebbe imparato un qualche tipo di mestiere. Chiuse brevemente gli occhi, cercando di non farsi prendere dal panico.

    Willow, spero che tu stia lavorando ad un modo per farmi tornare a casa presto…
    ~*~ ~*~ ~*~



    Più tardi quella notte, dopo il tour della casa e le presentazioni, dopo aver sbrigato i propri compiti e una cena completamente atroce, mentre giaceva sul letto, esausta e confusa, Buffy valutò le proprie opzioni. Poteva starsene lì, naturalmente. Il pernottamento era gratuito e, ad ogni modo, Willow avrebbe potuto attivare la propria magia in tempo per farla tornare a casa prima che fosse spedita da qualche parte a fare la cameriera. Il posto aveva tutto il fascino di un carcere ed i 'compiti' erano praticamente lavori forzati, ma almeno era un posto sicuro.

    Farcela da sola non era veramente un'opzione. O, almeno, non una che intendeva sperimentare. Non poteva prendere una camera in affitto senza denaro e, come le aveva detto il poliziotto, nessuno l'avrebbe assunta nella situazione in cui si trovava. Elemosinare per le strade o prostituirsi non era assolutamente in agenda.

    L'unica vera alternativa a cui poteva pensare era cercare il Consiglio degli Osservatori e pregarlo di aiutarla a tornare nel suo tempo. Sapeva che il loro quartier generale era a Londra e poteva fornire facilmente le prove di essere una Cacciatrice, ma non si fidava degli Osservatori, né quì né in nessun altro tempo. Aveva paura che, guardandola, avrebbero pensato che due Cacciatrici erano meglio di una e che non l'avrebbero aiutata a tornare a casa, volendola ingaggiare come partner della Cacciatrice attuale. Avrebbero potuto persino intralciare i suoi tentativi di tornare a casa. Non si sarebbe stupita se l'avessero fatto. Il che significava che la sua alternativa non era veramente un'alternativa.

    Sospirò e sollevò il colletto della camicia da notte economica che Dorothea le aveva dato – uno scarto dello scarto di qualcuno – una volta scoperto che tutto quello che Buffy possedeva erano letteralmente i vestiti che portava. Lei non piaceva a Dorothea. Non che le donne gliel'avessero detto esplicitamente, ma la cosa era evidente. Tuttavia, non era sicura del perchè. Forse c'entrava col fatto che il poliziotto l'aveva fatta entrare senza nessuna attesa. Dorothea sembrava mal sopportare quando qualcuna delle donne povere sotto la sua custodia si prendeva un attimo di respiro.E Buffy era americana, un'outsider che veniva trattata con la cura solitamente riservata alle londinesi.

    Onestamente, nemmeno le altre donne sembravano mostrare questo grande affetto nei suoi confronti. Forse perchè era americana, nuovamente, o solo perchè era l'unica tra loro a non avere il peso di due o tre bambini sulle spalle. Molte di loro avevano circa la sua età ma sembravano molto più vecchie, stanche e consumate dalle attenzioni per i bambini e per la mancanza di soldi – e apparentemente non molto entusiaste dalla futura prospettiva di diventare le servitrici di qualche persona benestante.

    Buffy sospirò. Non erano le uniche spaventate da questo.

    Si rigirò nel letto, cercando una posizione più comoda, il che sembrava davvero impossibile. Se non era la paglia a pizzicarla, facendo capolino tra la tela ruvida che la rivestiva, c'era 'intreccio delle corde che serviva come supporto del materassoa martorizzare il suo corpo. Inoltre, i propri muscoli doloranti per lo stress della situazione e per gli incarichi spacca-schiena che Dorothea le aveva assegnato dopocena, non aiutavano affatto.

    Si annusò l' ascella.

    In aggiunta a tutto questo, il proprio odore stava diventando nauseante. C'era una severa regola al Chapman che permetteva alle residenti di fare un vero bagno solo una volta alla settimana. Dove 'vero bagno' era una questione di prospettiva, giacché consisteva nello stare sedute in una vasca d'acqua tiepida stagnante recuperata dal pozzo e scaldata sul fuoco, strofinandosi con del molle e viscido sapone marrone. Ma era sempre meglio che il 'bagno sputato' a cui erano destinate il resto della settimana. Un 'bagno sputato', aveva scoperto, consisteva nel lavare il proprio corpo con uno straccio precedentemente immerso in una bacinella d'acqua, senza il beneficio di un sapone e solo sulle aree più importanti. E dopo il cosiddetto 'bagno' non c'era nessun deodorante, talco o profumo per mantenersi freschi fino al bagno successivo. Diavolo, non c'era nemmeno il dentifricio per mantenere il suo alito decente, solo una terribile polvere bianca che tenevano in un barattolo e che sapeva da gesso. Buffy era certa che, se si fosse trattenuta lì per più di un paio di giorni, avrebbe finito per attirare le mosche o prendere qualche malattia. O magari entrambe.

    Gemette e rigirò la testa sul cuscino. Persino la dimensione infernale di Glory sembrava essere meglio di questa.
    ~*~ ~*~ ~*~



    Nei giorni successivi, Buffy scoprì che le proprie paure iniziali sull'Istituto Chapman erano completamente fondate. Il posto era decisamente il nono livello dell'inferno.

    In verità, non le ci vollero molti giorni per scoprirlo. Già dal primo giorno, infatti, era stata buttata giù dal letto all'alba e si era precipitata giù per le scale incorrendo direttamente nella collera divina di Dorothea. Perché apparentemente l’alba non era abbastanza presto per svegliarsi. No, Buffy avrebbe dovuto svegliarsi almeno un’ora prima per sbrigare i compiti ‘prima della colazione’ (che come scoprì presto erano una serie di incarichi da svolgere prima di ogni pasto, un modo astuto per assicurarsi che ognuno li svolgesse pena il salto dello stesso). Le mansioni erano assegnate settimanalmente a rotazione e per la prima settimana, il lavoro di Buffy fu quello di svuotare e risciacquare tutti i vasi da notte della casa, raccogliere la biancheria sporca e portarla nel cesto destinato al bucato e alimentare il fuoco della stufa in cucina. Le prime due erano abbastanza disgustose e per la terza non aveva idea di come fare – quindi la prima parte della mattina dei suoi primi quattro giorni l’aveva passata ad ascoltare le urla di Dorothea su quanto fosse incapace.

    Dopo i compiti, c’era la colazione. Un affare particolarmente tremendo. Nessuno parlava mentre mangiava velocemente quella poltiglia insipida di cereali assieme al toast, prima di iniziare i propri incarichi ‘dopo colazione’. L’incarico principale di Buffy dopo la colazione era aiutare a lavare i piatti, il che significava che assieme ad un’altra ragazza doveva trascinare secchi d’acqua dal pozzo fino alla grande bacinella nella cucina. Quando la bacinella era piena quasi del tutto, andava posizionata sopra il fuoco per riscaldare l’acqua. Poi avrebbero strofinato tutti i piatti sporchi della colazione, li avrebbero risciacquati e asciugati, e dopo li avrebbero sistemati ordinatamente nella credenza in attesa del prossimo pasto. E guai se qualcuno faceva cadere un piatto e lo rompeva. Buffy lo fece alla seconda mattina e Dorothea spese gran parte del tempo punendola verbalmente, dicendole che sarebbe venuta dietro qualsiasi altro per il resto della giornata.

    Dopo i piatti, e dopo che Buffy ebbe riordinato la propria camera, era il tempo delle lezioni. Ad ogni ragazza veniva assegnato un certo percorso di carriera in base ai propri talenti ed abilità. Per esempio, se una aveva qualche abilità di base a cucire i bordi dei vestiti, le veniva insegnato come imbastire le parti di un vestito e ad usare una macchina da cucire, così un giorno sarebbe diventata una buona assistente per la sartoria. Le ragazze che sapevano già cucinare erano incoraggiate a migliorare le loro abilità così da diventare fornaie o aiuto-cuoco in una grande casa, e così via. Ma fin dal primo giorno che aveva frequentato le lezioni al Chapman, Buffy si era rivelata una vera sfida per lo staff.

    Il vero problema con lei, era che non sembrava possedere nessuna abilità. Non sapeva cucinare, non sapeva cucire, non sapeva nulla di bambini. Non sapeva nemmeno attizzare decentemente il fuoco, il che significava che qualsiasi posto nel retro delle cucine sarebbe stato fuori portata per lei. All’inizio, il personale si disse che questo non importava, che lei avrebbe imparato le abilità necessarie in breve tempo e che sarebbe stata solo un po’ indietro rispetto alle altre. Ma nonostante tutti i tentativi da parte delle insegnanti, lei rimase la persona più domesticamente ignorante dell’Istituto.

    Non era che Buffy volesse fallire di proposito. I discorsi che Dorothea le aveva fatto la prima notte avevano dato i loro frutti e Buffy era terrorizzata dal fallimento, terrorizzata dal finire in strada fra un mese senza un lavoro e senza nessuna prospettiva di trovarne uno. Era solo che ogni cosa che le facevano fare era troppo difficile. Sembrava non importava quanto ci provasse, Buffy non sarebbe mai stata capace di fare le cose nel modo giusto. Persino l’incarico più semplice come pulire non le riusciva perché ogni cosa nella Londra del 19mo secolo veniva fatta in modo differente rispetto ai giorni nostri. Gli strumenti per pulire erano diversi – e molto meno utili – e ci voleva cinque volte tanto il tempo necessario. Il bucato era particolarmente difficile: strofinare i vestiti su una tavola e farli passare attraverso un anello, appenderli in file bagnate nel retro. Ci voleva tutto il giorno solo per fare il bucato di una settimana e dopo di questo le sue dita erano come carne da hamburger per la durezza del sapone ed il costante strofinamento sull’asse da bucato.

    Se la tensione dei continui fallimenti non era abbastanza, Buffy doveva anche subire quella di essere una reietta sociale. La supposizione della prima notte era stata corretta: lei non piaceva a nessuna delle donne nella casa. Erano risentite perché a lei era stato permesso di entrare nell’Istituto immediatamente mentre molte di loro erano state obbligate ad aspettare settimane o persino mesi affinché si liberasse una camera. Inoltre la guardavano con sospetto perché era americana, una straniera. Pensavano che gli americani fossero tutti immorali e pigri, e si chiedevano (senza farsi sentire) perché molte persone immigravano in Inghilterra quando potevano restare ad essere un peso per il proprio paese. Persino la sua compagna di stanza – una vedova di vent’anni e qualcosa che era arrivata il giorno dopo il suo – la disprezzava e aveva rifiutato ogni suo tentativo di fare amicizia. Stare in una casa piena di nemici la manteneva costantemente tesa, e Buffy divenne presto esile e nervosa per la mancanza di sonno.

    Pensava molto a Willow, chiedendosi se stava studiando un modo per riportarla a casa – o se ci fosse davvero qualche speranza di tornare a casa. Una volta, mentre sbrigava una commissione per Dorothea, Buffy aveva pensato di cercare un negozio di magia a Londra. Magari poteva fare un incantesimo da sola, giusto uno semplice, per far sapere a Willow dove si trovava. Ma dopo aver chiesto ad un paio di persone se c’era un negozio dell’occulto nei paraggi, aveva scoperto che la pratica della magia era altamente mal vista e aveva deciso che in futuro sarebbe stata più discreta. Non voleva essere bruciata sul rogo o qualcosa del genere – se ancora si bruciasse sul rogo nel 1879. E siccome Dorothea le lasciava ben poco tempo per esplorare la città autonomamente, sembrava che non avrebbe trovato un libro di incantesimi tanto presto. Sperava solo che Willow stesse avendo una fortuna migliore della sua.
    ~*~ ~*~ ~*~

    NdT: questo capitolo è stato abbastanza pesante, ma vi assicuro che già nel prossimo Buffy lascerà l'istituto e le cose si faranno più interessanti!


    Edited by kasumi - 6/7/2015, 13:34
     
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