Forward to Time Past by Unbridled Brunette

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  1. kasumi
     
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    ~*~ ~*~ ~*~
    Capitolo Uno
    ~*~ ~*~ ~*~


    (traduce Kasumi)

    Era come se il tempo avesse rallentato il suo corso, ma senza fermarsi. Buffy poteva sentire quello che stava accadendo attorno a lei, seppure i suoni ed i movimenti erano vaghi e indistinguibili. E successe tutto così lentamente. Si trovò sospesa a mezz’aria, circondata da una luce così accecante che le dava fastidio agli occhi persino quando li chiudeva. Come in un sogno, riascoltò la propria voce che aveva parlato a Willow il giorno prima, chiedendole dell'incantesimo per dislocare Glory.

    “Dove la porterà l'incantesimo?”

    “Beh, è difficile dirlo. Quando si tratta di dimensioni, si è sempre su un terreno accidentato. E alcune di loro si spostano, lo sai.”

    “Ma non sarà qui, in questa dimensione.”

    “Non in questo tempo o luogo, ad ogni modo.”

    “Ehi, fintanto che non devo avere più a che fare con lei... è fantastico.”

    Buffy percepì un deciso strattone dietro di lei, come se qualcosa di grande e crudele stesse cercando di toglierla dalla luce. Qualsiasi cosa fosse, comunque, riuscì nell'impresa, facendola volare all'indietro e sbattere contro qualcosa di duro, facendola rotolare per diversi metri. La luce ora se n'era andata, ma la sua intensità le aveva lasciato le retine pulsanti, riempite di punti scuri che disturbavano la visione come fiocchi di neve cadenti. Serrò gli occhi e, aggrappandosi alla terra battuta sotto di lei, aspettò che il mondo smettesse di girare.

    L'aria attorno a lei era piena di rumori, ma non riusciva a distinguerli l’uno dall’altro. La testa le doleva e tutto sembrava arrivarle attutito. Solo l'odore che la circondava era riconoscibile, sebbene non le fosse familiare. Era l'odore di molti animali -bestame, per lo più- e l'odore della paglia. C'era anche del fumo, una specie di tanfo soffocante che non era decisamente legno che bruciava, ed il puzzo aspro di corpi non lavati.

    Lentamente, Buffy alzò la testa dallo sporco. La visione era sfuocata, ma i punti neri erano svaniti e tutto stava lentamente tornando a fuoco. Dovunque si trovasse, poteva vedere che era ancora giorno. Metà del tardo pomeriggio, giudicando dal sole. Si trovava sul lato di una strada sterrata percorsa da diversi carri, che con suo grande sollievo erano guidati da essere umani e non da mostri o da demoni.

    Eppure… carri?

    Buffy si accigliò e osservò la processione dei cavalli, che trainavano lentamente i carri cigolanti. Gli uomini sulla seduta di legno alla guida dei carri non erano decisamente del 2001 e nemmeno della California. Barbute creature dalle facce sporche, vestiti con stivali pesanti e indumenti rozzi. Le sembrarono qualcosa venuto fuori da una novella Dickensiana e non vere persone reali. E quando si urlarono per salutarsi, realizzò che parlavano pure come i personaggi di Dickens, vivacizzando i discorsi con il tipico slang da bassa classe inglese.

    “Ehi, Joe! Come sta la signora?”

    “Salve, Guvnor. Sta come ci aspettavamo e non è affatto migliorata. Quel dottore è un maledetto ladro, per quello che ho dovuto sborsare per quel sorso…”

    “Avanti, signori! Devo consegnare questo carico entro il tramonto…”

    Buffy si sentì il cuore in gola e deglutì velocemente per riportarlo al suo posto. Dovunque si trovasse e in qualsiasi tempo fosse, questa non era decisamente Sunnydale. E non ci andava nemmeno vicino. Eppure, per quanto l'idea la spaventava, sapeva che non c'era motivo di farsi prendere dal panico. Se voleva uscire da questa situazione, doveva restare calma. Serrò risolutamente la mascella e si sollevò dal terreno. La prima cosa che doveva fare, decise, era scoprire esattamente dove si trovava. Poi poteva iniziare a formulare un piano per contattare Willow e Tara che, con una localizzazione, l'avrebbero riportata a casa con più facilità.

    Improvvisamente, una voce severa interruppe il flusso dei suoi pensieri, “Ehi!”

    Buffy strabuzzò gli occhi, ancora disorientata per localizzare velocemente la fonte della voce. Questa parlò di nuovo, prima che lei potesse ricollegare il cervello per capire che cosa stava accadendo.

    “Dico a voi!”

    Era una voce maschile con un accento Inglese, più raffinata di quella dei carrettieri. Per un secondo Buffy pensò che si trattasse di Giles, ma questa voce era un'ottava più bassa ed aveva un tono decisamente più severo. Una mano le afferrò bruscamente il braccio, e Buffy si ritrovò in strada. Fu solo quando la voce parlò di nuovo, che ebbe la conferma che ci era stata trascinata dal suo proprietario.

    “Cosa pensate di fare qui?”

    Era un uomo giovane, al massimo venticinquenne, che portava la stessa dignità di un uomo con il doppio degli anni. I corti capelli neri erano oleati accuratamente sotto il cappello, i baffi erano tagliati in una sottile linea sopra il labbro superiore. Indossava un'uniforme blu con dei luminosi bottoni d'ottone sul davanti. Anche il cappello era blu, e aveva sopra qualcosa che sembrava un distintivo. Un altro distintivo era assicurato sulla parte frontale del cappotto.

    “E’- è un ufficiale di polizia?” chiese confusamente. Sembrava uno di loro, sebbene l’uniforme fosse strana. Quello che non riusciva a capire era perché l'avesse raggiunta, visto che non aveva fatto nulla di male.

    “Sì, sono un poliziotto,” le disse severamente. “E voi, ragazza mia, siete in un mucchio di guai.”

    Lei lo guardò a bocca aperta.

    "Per cosa?”

    “Per l'indecenza del vostro vestito, naturalmente.”

    Buffy guardò in basso confusa. Non stava indossando un vestito, bensì un paio di pantaloni con tasconi verde militare e una maglietta nera stile militare. Era vero che i suoi indumenti erano un po' sporchi dalla battaglia con Glory, ma erano interi e coprivano tutto quello che doveva essere coperto. Tornò a guardare l'ufficiale con costernazione.

    “Non capisco…”

    “Bene, venite con me e ve lo spiegherò durante la camminata.”

    Continuando a tenerle il braccio, il poliziotto la scortò lungo il ciglio della strada. Buffy valutò di liberarsi con la forza, ma decise che non era una cosa saggia. Dovunque fosse, infatti, non era il caso di finire in galera per aggressione a pubblico ufficiale.

    Mentre camminavano, il poliziotto le spiegò le regole del vestire propriamente in pubblico. Ma Buffy non ascoltò nemmeno una parola, meravigliata com'era da quello che la circondava. Era come avesse aperto le pagine di Oliver Twist e ci fosse saltata dentro. Uomini e donne in costume d'epoca mulinavano tutto intorno a loro. Alcuni di loro apparivano grezzi e sporchi, ma altri... Oh, alcuni di loro erano sorprendenti. C'erano donne in abiti meravigliosamente lavorati, con lunghi strascichi e gonne a palloncino. Cappelli smisuratamente decorati, cuffie sui capelli e guanti di cotone o di pizzo a coprire le mani. Gli uomini indossavano cappelli a cilindro e redingote con panciotti, ed i bambini erano adorabili con quei pantaloncini corti o grembiulini. Se lei non fosse stata così sconcertata, sarebbe restata affascinata dalla loro vista.

    Pure le strade sembravano venute fuori da un romanzo storico. Il percorso sterrato divenne una larga strada acciottolata appena lasciarono la zona più industriale della città. Qui, gli edifici erano più vicini e in condizioni migliori. Una moltitudine di carrozze e calessi trascinate da cavalli slanciati aveva preso il posto dei carretti. Un uomo stava oziando nei pressi della strada, leggendo un giornale – il London News-Observer, secondo la copertina- e se la sua occhiata veloce aveva visto giusto, la data riportata era il 5 Novembre 1879.

    Londra. 1879.

    Buffy si fermò bruscamente, sbalordita. Perché si trovava nella Londra del 19mo secolo? Che diavolo era successo? Willow avrebbe dovuto mandare Glory in un’altra dimensione, non sulla scenografia di Grandi Speranze*. Se il primo incantesimo aveva spedito Buffy nella Londra Vittoriana, chissà dove era finita la dea infernale.

    “Non va bene per niente,” si lamentò.

    Il poliziotto ignorò quelle parole e le scosse il gomito per invitarla a proseguire. “Quando mi sono arrivate le lamentele su di voi, ero a metà della cena.”

    Forse avrebbe dovuto compatirlo per questo, ma quel tono superiore la infastidiva e Buffy dovette morsicarsi il labbro per non rispondergli indietro. Non che lui l’avesse notato, impegnato com'era a spiegare l’indecenza di una donna apparsa sulle strade pubbliche con indumenti così succinti ed attillati.

    “In mezzo ai muratori e ai carrettieri del mattonificio!” Esclamò. “Non ho mai visto uno spettacolo del genere in vita mia, nemmeno con la più audace delle donne capricciose.”

    “Donne capricciose?” Gli fece eco, completamente frastornata. “Aspetti... mi sta dando della prostituta?”

    Il poliziotto si fermò di botto, completamente inorridito.

    “Per l’amor di Dio, signorina, non dite queste cose in pubblico! Ci sono i bambini…”

    Lei abbassò la voce, obbediente, e lui proseguì soddisfatto.

    “Non sono una prostituta,” insistette.

    “Forse non lo siete,” le concesse con scetticismo. “Ma qualsiasi cosa voi siate, non potete andarvene in giro a questo modo. Esistono leggi su come una donna si deve presentare agli altri.”

    Inizialmente, Buffy era troppo in ansia per preoccuparsi di cosa stesse facendo il poliziotto, ma ora la cosa la colpì all’improvviso.

    La stava arrestando.

    NdA: * Grandi Speranze è un romanzo di Charles Dickens.

    ~*~ ~*~ ~*~



    La cella della prigione in cui Buffy si era ritrovata era molto piccola, due metri e mezzo per due al massimo. C’era una grezza branda di legno fissata alla parete, una piccola sedia di legno dallo schienale rigido, un secchio che sospettava servisse da gabinetto. E nient’altro. Le pareti ed il pavimento erano fatti di pietra spessa e non c’era nemmeno una finestra. L’unica fonte di luce era una serie di strette fessure presenti nell’altrimenti solida porta di legno.

    Buffy si sistemò a disagio sul bordo sottile della branda. La stanza era così poco illuminata che gli occhi le dolevano, sforzandosi di distinguere le forme nell’oscurità. Appena fuori della cella, poteva sentire i poliziotti parlare, le voci attutite leggermente dalla porta spessa.

    “Non avete nemmeno chiesto il suo nome?” Questa voce – una nuova – le ricordava fortemente quella di Giles. Colta e bassa, in grado di trasmettere gentilezza, autorità ed intelligenza con solo poche parole scelte.

    “Ci ho provato,” si lamentò il poliziotto che aveva prelevato Buffy. “ma non è stata affatto cooperativa. Ascoltate, non me l’avrebbe dato comunque.”

    “Forse era solo spaventata. Avete detto che era vestita stranamente e che la gente vi ha riferito sembrasse alterata. Può darsi che le sia accaduto qualcosa e che fosse troppo sconvolta per parlare.”

    “E’ una cosa normale,” rimbeccò il primo uomo. “tipicamente americana. Non credo che qualcuno le abbia fatto del male. C’è solo una ragione per cui avrebbe potuto starsene presso il mattonificio in quella tenuta, e non credo di dovervi spiegare quale sia.”

    “Ciò nonostante,” disse l’uomo gentile, “desidero parlarle di persona.”

    La pesante porta stridette un’acuta protesta mentre il poliziotto la spingeva per entrare. L’ufficiale più giovane provò ad intrufolarsi dietro di lui, ma l’altro gli chiudette apertamente la porta in faccia. Si girò verso Buffy e le sorrise leggermente. Era più vecchio del primo poliziotto: alcune rughe increspavano gli angoli degli occhi e dell’argento sfumava i capelli scuri alle tempie. Ma, nonostante non fosse in alcun modo giovane o carino, c’era qualcosa di attraente in lui, qualcosa di paterno. O, come Buffy disse a se stessa, qualcosa che le ricordava Giles. Sarebbe stata sollevata nel vederlo, a prescindere da questo, viste le ore passate a marcire in quella cella malsana. Qualsiasi essere umano a parte il poliziotto che l’aveva arrestata era il benvenuto.

    “Siete un altro sbirro?” chiese leggermente nervosa. Lui sembrava abbastanza gentile, ma non era sicura di potersi fidare di queste persone. Dovunque fosse, non era un posto in cui la gente avrebbe trattato con gentilezza qualcuna come lei, e sapeva che avrebbe dovuto procedere con cautela per poter sopravvivere.

    L’uomo piegò la testa di lato, che evidentemente non aveva capito la domanda.

    “Sono un poliziotto di Londra,” disse. “Comunque, sono un po’ confuso su chi potete essere voi.”

    “Bu–” Fece una pausa. Che cosa avrebbe potuto dirgli? Che era intrappolata in qualche sorta di incubo Vittoriano, e che fino a che Willow e Tara non l’avrebbero salvata, l’unica sua possibilità di sopravvivere era quella di adattarsi? Le probabilità suggerivano che dirgli che il suo nome era Buffy non l’avrebbe aiutata in tal senso. Anzi, avrebbe rinforzato la tesi che lei era una prostituta, come un dato di fatto. Tuttavia, doveva dirgli qualcosa e dirglielo velocemente; dal momento che il poliziotto la stava guardando con un’espressione preoccupata, sospettando ci fosse seriamente qualcosa che non andava in lei. Buffy pensò in velocità.

    “Il- Il mio nome è Beth,” disse finalmente, scegliendo un nome abbastanza simile al suo così sarebbe stato più facile da ricordare.

    Le sopracciglia dell’uomo salirono pericolosamente, avvertendola in silenzio che aveva commesso un altro errore sociale. Dio solo sapeva quale.

    “Qual’è il vostro nome di Battesimo?” chiese lui.

    Oh Dio, pensò lei. Nome di battesimo? Pensavo l’avessero solo le suore.

    “Io…ah…”

    “Certamente ‘Beth’ non può essere il nome con cui siete stata battezzata…?” suggerì l’uomo gentilmente. D’improvviso, Buffy realizzò quello che voleva.

    “No… non lo è,” disse velocemente. “Mi dispiace. Il mio vero nome è Elizabeth–Elizabeth Summers. Beth è solo un soprannome.” La mente viaggiò alla ricerca di altri dettagli da dire.

    “Siete americana?”

    “Sì. Sono-sono arrivata ieri. Sono venuta per fare la parrucchiera, ma penso di essere stata raggirata, perché quando sono andata a vedere per il lavoro, ho trovato solamente un posto vuoto. Così, ho cercato per un posto dove stare perché stava diventando buio. Stavo attraversano le rotaie quando qualcuno mi ha attaccato improvvisamente alle spalle. E’ l’ultima cosa che ricordo prima che l’altro ufficiale mi abbia trovato questo pomeriggio.” Buffy emise un lungo respiro alla fine della sua storia poco convincente, incrociando le dita affinché le credesse.

    Nonostante non avesse capito tutto quello che gli aveva detto, l’ufficiale sembrò averne colto l’essenza. Si strofinò la fronte pensosamente per un momento, dibattendosi contro lo scetticismo per darle il beneficio del dubbio.

    “Vi vestite così in America, adesso?”

    Merda. Si era dimenticata dei vestiti. Che cosa poteva inventare, che suonasse anche solo remotamente plausibile?

    “Il mio–uh–bagaglio è stato rubato nella barca. Intendo la nave. Non avevo nulla da vestire, così uno dei marinai mi ha prestato questo. Non pensavo potesse essere considerato indecente, onestamente. Avevo programmato di indossarlo fino a che non avessi avuto un anticipo sullo stipendio per poter comprare qualcosa di nuovo. Ma, come ho detto, il lavoro non c’era…”

    Sollevò lo sguardo verso di lui, cercando di mostrarsi più indifesa possibile, sperando di guadagnarsi la sua pena. E, sorprendentemente, sembrò funzionare.

    “Cosa ne è stato della vostra famiglia?” chiese lui gentilmente.

    “Non ho più una famiglia di cui poter parlare,” disse velocemente. “Mia madre è venuta a mancare recentemente e mio padre non c’è più da molto tempo.”

    “Capisco.” L’uomo si accigliò e strofinò pensosamente una mano sul mento appena rasato, provando a discernere le verità da tutto quello che gli aveva detto.

    “Se ho fatto qualcosa di sbagliato, ne sono veramente dispiaciuta,” gli disse, diventata inquieta a causa di quel silenzio prolungato. “Farò servizio civile o qualsiasi cosa volete che io faccia.”

    Lui si schiarì la gola.

    “Beh, devo confessare che la vostra storia è strana, Miss Summers,” disse infine. “Tuttavia, non posso immaginare altre ragioni per cui voi foste lì fuori. Sembrate intelligente e ben educata, ben nutrita, anche se non decentemente vestita. Non vi definirei una persona di strada.”

    Emettendo un sospiro di sollievo, Buffy glielo assicurò, “Non lo sono affatto!”

    “Vi credo,” le disse. “Però sono in difficoltà. Se vi rilascio, dove pensate di andare? Non posso mandarvi fuori in strada senza alcun amico o parente che si prenda cura di voi.”

    Buffy aprì la bocca per dire “Mi prenderò io cura di me stessa” ma le venne improvvisamente in mente che se giocava le carte giuste, forse non avrebbe dovuto farlo.

    “Tutto quello di cui ho bisogno è avere qualche indicazione per un hotel o qualche altro posto dove stare,” disse lentamente. “Poi posso trovare un lavoro da qualche parte…”

    “Nessuna persona rispettabile vi assumerebbe così come siete vestita,” le rispose il poliziotto. “E una signora che pernotta in un hotel senza alcun tipo di compagnia va in cerca di ulteriori guai. No, io penso ad un posto dove qualcuno si possa prendere cura di voi, un posto che risparmi ad una giovane donna sola l’orrore delle case sindacali o dell’illegalità. C’è una lunga coda per entrarci, ma conosco il parroco che la dirige e forse, se sarà disponibile a...”

    “Uh… Mi scusi…cosa intende dire?”

    Lui strabuzzò gli occhi, come se avesse realizzato improvvisamente di aver parlato sopra di lei.

    “Perdonatemi per aver pensato a voce alta,” si scusò, “e permettetevi di spiegarvi. Succede che un mio amico, un vicario, ha un’idea rivoluzionaria per aiutare i bisognosi, soprattutto le giovani donne senza marito o familiari. C’è questa istituzione gestita dalla chiesa, dove vi daranno da mangiare, vi daranno da vestire, e si occuperanno di voi mentre vi insegneranno alcune abilità che vi saranno d’aiuto lì fuori. Vi insegneranno un mestiere che vi permetterà di trovare un impiego e un buon posto dove non sarà maltrattata. Le donne preparate da questa organizzazione sono tra le più ricercate nelle migliori case di Londra. La lista d’attesa è molto lunga, ma visto che è un mio amico, penso che potrebbe riceverla immediatamente. Sempre se voi siete d’accordo.”

    Buffy sorrise debolmente. Non era esattamente quello che aveva in mente.

    TBC

    Edited by kasumi - 6/7/2015, 13:28
     
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