Questi Piccoli Equivoci

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  1. _Blythe
     
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    DISCLAIMER

    I personaggi appartengono a Joss Whedon e alla Mutant Enemy.

    Pairing: L'unica coppia ufficiale (e solida) è il Bangel. Le altre le scoprirete leggendo.
    Timeline: Universo Alternativo. Buffy si è trasferita a Sunnydale, ha combattuto il male e si è innamorata di un vampiro con l'anima, Angel. Solo che lui l'ha perduta, e non l'ha più riacquistata.
    Summary: Si tratterà di scongiurare l'apocalisse della Seconda Stagione, voluta da Angel(us) e non solo.
    Rating: Arancione. I temi sono abbastanza scottati e anche qualche scena, ma non sconfino nel vietato ai minori.
    Feedback: Sempre ben accetto.
    Note : E' una ff folle, o quantomeno originale, quindi aspettatevi di tutto.



    Prologo



    Le sirene rimbombavano nelle sue orecchie quando con uno scatto felino, saltò giù dal porticato, diretto verso la libertà.
    — Muoviti! — gridò alle sue spalle. Non c’era molto tempo, questione di attimi e li avrebbero acciuffati, di nuovo. Nell’aria si respirava un profumo diverso; polvere, gelo e umidità, odore di asfalto e fertilizzanti scaduti riempivano i suoi polmoni, e non era affatto una sensazione sgradevole.
    Eppure lei non si sbrigava. Strinse i denti e imprecò, nell’accorgersi che la volante della polizia era a pochi centimetri di distanza. D’istintivo, si nascose dietro una Ford malridotta, e allora la vide.
    L’agente dalla pancia pronunciata strinse a sé il megafono. — Codice K, a tutte le unità. Detenuta S-4, ti invitiamo ad alzare le mani e ad arrenderti seduta stante.
    La ragazza dai capeli rossi sembrava una statua di marmo: era circondata, non aveva possibilità di fuga e i fari dell’auto le bruciavano gli occhi. Ciononostante, sorrise: — Mi state minacciando?
    Gli uomini si guardarono stupiti, le dita serrate attorno al grilletto. — Ripeto. Detenuta S-4, ti invitiamo a non opporre resistenza, altrimenti…
    — Altrimenti cosa, mi sparate?
    — Niente scherzi, Detenuta S-4.
    — E chi ha detto che sto scherzando?
    Le sue mani scivolarono sui bottoni della divisa consunta: uno, due, tre. Se ne liberò gettandola al vento, mentre con lo sguardo li sfidava. Ci fu un istante di silenzio rotto solo dall’abbaiare dei cani. L’agente col megafono cercò di reprimere il crescente imbarazzo misto a deprecabile curiosità, e gridò più forte: — Adesso basta!
    Obscurate eum.
    Perse l’equilibrio e cadde a terra come un tronco abbattuto. Il compagno non ebbe il tempo di rispondere al secondo pugno, mentre il terzo venne disarmato con un calcio dritto al pancreas. La ragazza raccolse la pistola e la puntò verso di loro; nel frattempo lo sportello della volante si aprì, sbattuto in faccia ad un quarto agente, e il motore si accese all’improvviso. Con una sterzata, l’auto raggiunse la ragazza che, con aria trionfante, esclamò: — E’ stato un piacere! Adios!
    Ingranando la retromarcia la volante schizzò via come una saponetta, lontano dal penitenziario.
    — Bel diversivo, Will. Davvero un grande piano.
    — Ti ringrazio, bibì.
    — Piantala con quel nomignolo!
    — Che posso farci? Sbaglio o non sei il mio fratellone maggiore?
    — In questo momento non sono neanche corporeo.
    La ragazza era troppo occupata a rovistare nelle tasche dei sedili posteriori per dargli retta.
    — Che stai facendo?
    — Cerco qualcosa da mettermi. Fa freddo in reggiseno, sai.
    — Se è per questo, fa impressione non riuscire a vedersi neanche i pollici. Allora, ti decidi?
    E aggiunse, notando il suo fastidio: — Per favore?
    — Ed ecco le parole magiche, altro che stupidi incantesimi — scherzò la sorella, infilandosi un maglione sformato. — Solvi.
    D’un tratto il conducente riacquistò il proprio aspetto; con la coda dell’occhio, fissò lo specchietto e i suoi occhi scuri si ravvivarono di una nuova forza. Si passò una mano fra i capelli ossigenati, mentre gli angoli della bocca si aprivano in una smorfia divertita. “Sembra di stare in vecchio film anni Settanta.”
    — A cosa stai pensando di bello?
    — Niente di particolare — rispose lui, imboccando l’autostrada. — Willow, la mappa.
    — Ah, giusto!
    Prontamente, Willow dispiegò la cartina che portava con sé dall’inizio del viaggio. — Teoricamente dovresti svoltare a destra fra duecento metri, poi a sinistra tra ottocento e infine proseguire finchè non avvisti un grosso cartello con su scritto “Benvenuti a Sunnydale”. Più facile di così.
    — Sei sicura? A me sembrava di aver letto…
    — Fidati di me, bibì. So leggere le macchie di ketchup. — Appallottolò la cartina e si distese pigramente sul sedile. — William?
    — Sì, sorellina?
    — Ho intenzione di fare una bella e lunga siesta, ergo scordati che ti aiuto a tornare indietro se sbagli strada.
    — Chiaro.
    — A dopo, allora — sbadigliò, accovacciandosi contro lo sportello. William le lanciò un’occhiata distratta e non potè fare a meno di sorridere dentro di sé: aldilà del reggiseno imbottito, l’alito di nicotina e i vestiti attilati e provocanti, ogni volta che si addormentava, sua sorella recuperava la serenità e la dolcezza della bambina di cinque anni che non smetteva mai di stargli dietro, a costo di esasperarlo. Quella bambina dalle trecce rosse e la voce squillante, che adesso aveva diciotto anni ed era diventata un’adolescente temibile e anticoformista. La stessa che, pur odiando tutto questo, lo stava accompagnando al suo incontro col destino. E non solo il suo, ma quello dell’umanità.
    Svoltò a destra come lei gli aveva suggerito e inserì la quinta, sparendo nell’oscurità della notte.
     
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13 replies since 9/12/2012, 00:23   905 views
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