-I'm only human-

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  1. p.i.a
     
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    UHHHHHHHHHHHHHH
    trovare la mia ff preferita prima di andare a lavoro :)
    ti sto adorando(durerà poco,ti tormenterò già nel pomeriggio, ti avverto!)


    Suggerimenti non te ne servono, i tuoi dialoghi sono efficaci, non dire fesserie,continua così che ci stai facendo prendere un infarto a tutte!
    Drusilla con le sue parole da pazza con fondo di verità è magnifica....ti viene bene la parte della pazza :lol: :lol:

    CITAZIONE
    ti corrodono. Hai paura. Ed hai paura di avere paura, eh?

    qua mi hai spezzato il cuore in mille pezzettini,spero non sia quello che immagino,ma se lo è lo hai introdotto con le parole giuste

    Continuo a dirti per un pò ;) che ti adddoro
    ma non ti abituare e torna a scrivere questa meraviglia....altro che blocco tze...ti facciamo sbloccare io e Stefy non temere :lol: :lol:
    Saraaaaaaaaaaaa passa una falce pure a me ;)
     
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  2. kasumi
     
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    Giadinah!
    ho letto i primi due capitoli e mi piace moltissimo!!
    *____*

    Scrivi molto bene e hai quel tocco poetico che adoro! Inoltre il genere è proprio quello che piace a me *.*
    Mi piace come hai portato nella vita reale i personaggi, William e Liam cugini, e anche il rapporto morboso che Spike ha con Drusilla. Me ama i rapporti morbosi :ph34r:

    APRO UNA PARENTESI
    Su EFP c'è una bellissima storia originale basata proprio su una storia d'amore morbosa tra una ragazza e il suo fratellastro.. si chiama The nameless rose di Butterphil.. Anche se temo che ora non si trovi più.. Ma io l'avevo salvata, quindi se vuoi te la invio! *.*
    Lei era così schizzata e lui così chiuso e timido, che mi ricordano proprio William e Drusilla del passato nella tua storia :) E poi lui si chiama William! O.O

    Ti faccio un solo appunto, dal secondo capitolo.

    CITAZIONE
    Ancora tra le maglie del sonno William avvertì l'orgasmo rilassare tutto il suo corpo.
    Beandosi del calore dietro di sé, intorpidito e stanco, riuscì solo a sospirare un “B-buffy...”, mantenendo gli occhi chiusi con un sorriso ad increspargli le labbra.
    Drusilla fece scorrere la punta del naso sulla sua guancia ispida, gli strinse la mano e gli sussurrò:
    - “Sì. Sono qui... non ti lascio. Sono qui.” -

    Scusa se faccio la guastafeste che cerca il realismo, ma lo lascia così? XDD Appiccicoso?

    ok, ora posso andare a nascondermi..



    Edited by kasumi - 9/11/2012, 23:56
     
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  3. keiko89
     
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    Eccomi qui!

    Al solito, non sono pienamente convinta dei dialoghi ma meglio di così non mi vengono >*<
    Spero vi risulti chiara la dinamica degli eventi in questo capitolo - come al solito mi complico la vita - ma per scrupolo ve li spiego: le prime due parti si svolgono nel presente in due luoghi diversi, poi ci sono due flashback uno risalente alla Vigilia e uno dopo due sett, durante il periodo dei saldi.
    Quindi andando in ordine cronologico abbiamo: Vigilia - saldi - narrazione degli eventi al presente. Marò, che caos *CCC*


    Stefy: ormai sei entrata nella mia testolina e capisci le dinamiche *CC* Ci voleva qualcuno che redarguisse Buffy sul suo comportamento e chi meglio della pazzerella? XD
    Spero ti piaccia anche questo capitolo.


    Kiky: Buffy sta superando la fase di stronzaggine ma è ottusa come poche, vedremo a cosa la porterà questo suo difetto *CC* Vediamo che ne pensi di questo capitolo.


    Piccola: contenta di averti sorpreso, vedremo se Buffy ha imparato un po' la lezione. Spero ti piaccia anche questo capitolo.


    Pia: ahaha io Dru abbiamo molta empatia! Visto che sto postando? Non mi sgridare *CCC*


    Kasumi: LOOOL cara, stiamo parlando di Dru figurati se le importa dell'appicicamento di William! XDD Sono contenta che il genere ti piaccia, spero che la storia continui ad essere di tuo gradimento.


    Bene, dopo i dovuti ringraziamenti - me vi vuole tanto bene :wub: - passiamo al capitolo che dedico alla mia Kikuzzolina che è mezza ammalata e si deve riprendere e mi ha postato TQ.
    Amoti!


     

    Capitolo nono




    I'm so tired of being here,

    suppressed by all my childish fears



    Due mani grandi, dalle dita lunghe e affusolate, la sfioravano con reverenza e passione bruciante, stringendo la carne come se temessero che svanisse sotto il loro tocco. Una bocca calda e umida sul suo collo, impegnata a suggere la pelle delicata e tenera intervallandovi leggeri morsi per sancirne l'appartenenza. Spinte forti e decise, alternate a colpi più profondi e lenti.
    Un corpo massiccio sopra di lei, caldo e ben delineato, con quell'odore particolare, tipicamente suo: un mix unico di tabacco, pelle e colonia francese.
    La stanza era satura dei loro gemiti, del fruscio delle lenzuola arrovellate contro i corpi caldi, del rumore della pelle che si scontrava ad un ritmo regolare. Elizabeth gettò la testa all'indietro gridando il suo rilascio, stringendo più forte le cosce attorno alla schiena dell'amante. Ancora scossa dall'orgasmo aprì gli occhi avvertendo le spinte sempre più energiche del compagno, segnale che ormai era al limite.
    William alzò il viso, fissandola estasiato, portando poi una mano a scostarle i capelli dalla fronte.
    “Sei bellissima” disse, colmo d'emozione, prima di venire dentro di lei.
    Elizabeth spalancò di colpo gli occhi, cercando di regolarizzare il respiro mentre il cuore le batteva all'impazzata. Allungò inutilmente una mano verso l'altro lato del letto trovandolo freddo e spoglio.
    Era stato solo un sogno.
    Era da molto che non le capitava di sognare Spike, o almeno non in quelle circostanze. Le capitava di ricordare le liti o le parole cattive che gli aveva rivolto, i suoi occhi, il modo in cui arricciava la lingua dietro i denti facendo quell'espressione così sexy a cui nessuna donna sembrava resistere.
    Ma era da giorni che avvertiva sempre più spesso la mancanza di William. Della sua ironia, del suo modo strafottente e schietto di comportarsi e, soprattutto, di quel corpo perfetto vicino al suo, del suo calore, del modo in cui la faceva sentire. Non si era mai lasciata andare a molto tenerezze con lui, poche volte gli aveva permesso di abbracciarla o di tenerla stretta. Raramente si era concessa di poggiare il capo nell'incavo del suo collo inebriandosi del suo profumo. Quasi mai si era permessa di dormire accanto a lui, appoggiando l'orecchio sul suo cuore e lasciandosi rassicurare da quei battiti regolari.
    Ed ora quella sicurezza che lui riusciva inevitabilmente a darle iniziava a mancarle terribilmente, l'assenza di lui cominciava a minare il suo autocontrollo e gli ultimi avvenimenti l'avevano lasciata con molti dubbi e parecchi ripensamenti.
    Prese un respiro profondo accoccolandosi meglio sotto le coperte, rifugiandosi nel calore del suo letto immaginando, per un momento, di essere stretta da quelle braccia forti e muscolose.
    Chiuse gli occhi, continuando a ripetersi che William non era l'uomo adatto a lei, che era sbagliato. E allora cos'era quel freddo pungente che l'assaliva quando pensava alle sue parole?


    ***


    L'odore pregnante di pittura e vernice intossicava il sottotetto, i grandi lucernari, privi di tendaggi, lasciavano filtrare la luce bianca e fredda di quella mattinata di pieno inverno, illuminando ogni angolo della stanza spoglia.
    Due tele di grosse dimensioni erano appoggiate alla parete destra coperte da un lenzuolo bianco, sul cavalletto un'altra opera stava prendendo vita: un turbine di ombre scure si allungava minaccioso verso il basso, degli sprazzi di rosso scuro e nero pece contornavano l'immagine centrale: due occhi, grandi, dilatati, la pupilla nera si fondeva con il blu notte dell'iride. I contorni sfumavano in un verde mare.
    William, appoggiato allo stipite della porta, fissava la figura immobile di Drusilla davanti alla tela. La salopette di jeans le cadeva larga sui fianchi, le maglia bianca completamente sporca di colore, i capelli corvini legati in una coda alta. Era così diversa da come appariva di solito; lei amava portare dei vestiti lunghi, stretti sotto il seno e acconciava i capelli in morbidi boccoli che le ricadevano sulle spalle. Vestita così, invece, gli sembrava una bambina. Ricordava una foto di lei da piccola, seduta in braccio a Vincent, con una salopette rossa e un maglioncino color crema, intenta a giocare con un cavallino a dondolo di legno.
    La ragazza parve accorgersi della sua presenza e voltandosi gli regalò quel sorriso aperto e birichino che riservava solo a lui. In un nanosecondo si ritrovò a stringere forte il suo corpo caldo. La sentì ridacchiare mentre, dispettosa, passava le mani tra i suoi capelli, colorandoli di blu.
    Il suono di quella risata gli riscaldò il cuore; era così preoccupato per la sorella. Voleva che fosse sempre felice e spensierata come in quel momento, ma gli attacchi di pazzia si stavano facendo sempre più assidui, consumando tutta la sua energia vitale.
    William la scostò un poco, in modo da farle vedere ciò che aveva appena estratto dal cappotto. Drusilla rise ancor di più, abbracciandolo di slancio, gli occhi risplendevano come diamanti.
    Il suo piccolo William stava tornando, pensò felice.


    ***


    - tre settimane prima -

    La legna crepitava nel camino, donando alla stanza un gradevole sentore di pino, l'arrosto e le patate si stavano scaldando nel forno, l'albero splendeva di lucine nell'angolo del salotto, la tavola era stata accuratamente apparecchiata e decorata con un centrotavola natalizio con due candele rosse e un rametto portafortuna.
    Faith era alle prese con la crema in cucina, Giles era seduto in poltrona intento a leggere il giornale mentre Elizabeth osservava incantata i fiocchi di neve che leggeri turbinavano verso il basso, adagiandosi sul prato ormai imbiancato.
    Fu distratta dal suono del suo cellulare che segnalava l'arrivo di un nuovo messaggio. Leggendo il nome del mittente prese un respiro profondo, prima di aprire l'sms.
    «Tanti auguri! Un pizzico di peperoncino, prima di versare la cioccolata nella tazza, era il suo ingrediente segreto. S.*»
    Elizabeth chiuse gli occhi, colma d'emozione, tentennò qualche istante prima di rispondere: «Buon Natale anche a te. Grazie. B.»
    Sorrise serena alla sua famiglia mentre tutti si accomodavano attorno alla tavola imbandita.


    - due settimane prima -

    Il centro commerciale era gremito di persone che correvano impazzite da un negozio all'altro, colme di pacchetti e scatole: i saldi invernali erano iniziati e tutti cercavano di accaparrarsi i prodotti migliori al prezzo più conveniente.
    Elizabeth guardava distratta tutto quel via vai, seduta al tavolino del bar del centro, quello al secondo piano, che dava un'ottima visuale dei negozi situati al primo.
    Il cameriere posò la tazza di caffè sul tavolino di vetro assieme ad un piattino di dolciumi, lei gli sorrise educatamente, ringraziandolo. Smangiucchiando un biscotto al cioccolato si chiese per l'ennesima volta che ci stesse facendo lì, non fece in tempo a maledirsi di nuovo che Riley si era materializzato al suo fianco.
    Con un sorriso tirato cercò di concentrarsi sulla conversazione: il ragazzo le stava raccontando degli anni passati in marina e di come la sua vita fosse cambiata da allora.
    Elizabeth annuiva quando le sembrava necessario, rideva alle sue battute poco divertenti e cercava di sembrare gentile e socievole. La realtà era che lei non voleva assolutamente quell'appuntamento, non voleva proprio avere a che fare con la copia di suo padre che gli si parava davanti ma le insistenze dell'uomo erano state così pressanti da farla capitolare. Un caffè, si era detta, non aveva mai ucciso nessuno... ma iniziava a ricredersi: si poteva sempre morire di noia!
    Fingendo un impegno improrogabile mise fine a quell'incontro interminabile, si impose per pagare il proprio caffè e si accinse a salutare il suo fratellastro, con la speranza che questa uscita fosse sufficiente per calmare un po' le acque e lasciarla respirare. Non si accorse, però, del bambino che - correndo come un razzo indirizzato verso il negozio di giocattoli - le sbattè contro facendole perdere l'equilibrio e cadere tra le braccia di Riley.

    Dannato inferno! William continuava ad imprecare sommessamente verso la donnona davanti a lui che gli impediva di passare e fiondarsi a prendere quel giubbino in pelle su cui aveva messo gli occhi da un paio di mesi. Spostandosi di scatto verso destra per sorpassarla vide con la coda dell'occhio una figura familiare. Si fermò sul posto stringendo gli occhi a due fessure e serrando la mascella così forte che ebbe paura di scheggiare qualche dente; quella era Buffy.
    Buffy stretta ad un bellimbusto impomatato. Sentì la rabbia montargli dentro e la gelosia scorrergli nelle vene. Quella stronza l'aveva rimpiazzato con quel figlio di papà. Impettito e livido di rabbia si era avvicinato a due.
    “Elizabeth, che piacere rivederti!”
    “W-William...” - la vide scostarsi velocemente dal moro ed evitare il suo sguardo.
    Riley passò velocemente lo sguardo tra i due, indeciso sul da farsi, per poi allungare la mano verso quello strano biondo ossigenato che lo guardava in cagnesco. William lo ignorò completamente, lo sguardo fisso su Elizabeth mentre le mani gli prudevano per la rabbia.
    “Dobbiamo parlare, ORA!” - disse facendosi ad un palmo da lei, indispettendosi quando vide Riley frapporsi fra lui e la ragazza. Elizabeth parve riscuotersi accorgendosi della mossa del fratellastro.
    “Stanne fuori,” - disse con tono rabbioso al moro - “non abbiamo niente da dirci” - terminò rivolta al biondo.
    “Non credo proprio, dolcezza” fece con un sorriso storto, diabolico quasi.
    La ragazza ponderò per un attimo la situazione, decidendo che parlare con Spike probabilmente era la soluzione migliore.
    “Fuori di qui” disse semplicemente, incamminandosi verso l'uscita e congedandosi da Riley.
    Giunti al parcheggio non fece tempo ad aprire bocca che William già stava urlando.
    “Fanculo, Buffy! Fanculo!” - il viso era una maschera di rabbia e risentimento - “Da quanto va avanti questa storia? Chi è quella specie di Capitan America? Il tuo nuovo fidanzatino?”
    Elizabeth strabuzzò gli occhi “Non dire cazzate!”
    “Per mesi, mesi sono stato al tuo gioco. Per mesi sono stato la tua puttanella, sempre nascosto, sempre nell'ombra perché non volevi che nessuno sapesse. Ti ho detto che t'amavo, Cristo. E l'unica, l'unica volta che io avevo bisogno di te mi hai cacciato.”
    “Non sto con lui, ok? Piantala con queste sceneggiate da quattro soldi. Stiamo dando spettacolo!” - disse irritata notando una coppietta che li osservava da lontano.
    “Maledetto inferno!” - si passò nervosamente una mano tra i capelli - “Smettila di sentire solo quello che vuoi tu. Mi hai accusato di... mi hai accusato di una cosa abominevole quando... avevo solo bisogno di te!”
    “Scusami se non mi è stato chiaro quando mi hai sbattuta al muro mezzo ubriaco tentando di saltarmi addosso” sputò fuori.
    “NO! Cristo, sei impossibile.” - prese a camminare in cerchio davanti a lei - “Quante volte hai urlato la tua virtù e poi mi sei saltata addosso? Quante cazzo di volte sei entrata nel mio appartamento, fottendotene di cosa stavo facendo, e mi hai scopato andandotene quando avevi ottenuto ciò che volevi?”
    “Non ti ho mai fatto fare qualcosa che non volessi anche tu. A differenza tua.”
    “Mi sono fermato, o no? Pensi realmente che avrei potuto forzarti?” non ricevendo alcuna risposta le alzò il mento per guardarla negli occhi “Rispondimi, maledizione!” - sbottò esasperato.
    Il silenzio assordante che seguì la sua domanda fu la più potente delle risposte.
    William abbassò il capo, nascondendo gli occhi umidi e fece qualche passo indietro. Voltandosi si diresse verso la sua moto, sussurrando poche frasi prima d'andarsene.
    “Ho sbagliato a venire da te in quello stato, lo so. Volevo solo essere amato, Elizabeth. Non ti avrei mai fatto del male, che io sia dannato se solo per un misero istante ho pensato di prenderti contro la tua volontà.”
    Elizabeth lo osservò andare via sopprimendo l'istinto di correre da lui e cullarlo tra le braccia.


    TBC


    Note:

    * L'idea del peperoncino come ingrediente segreto della cioccolata che preparava Joyce non è mio ma di un'altra ragazza che aveva scritto una ficlet molto carina a questo proposito. Ora non ricordo né il titolo, né l'autrice ma se qualcuna di voi lo sapesse avvisatemi che lo inserisco!

    L'incipit è tratto da My Immortal, Evanescence.


    Edit: ho corretto gli errori di battitura, me ne erano scappati un bel po' <_<


    Edited by keiko89 - 15/11/2012, 17:41
     
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  4. p.i.a
     
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    non preoccuparti per i dialoghi....vanno benissimo
    Poi ognuno ha i propri punti di forza, tu sei decisamente brava nelle descrizioni, non cadi mai nel prolisso(che odio da impazzire)
    Ti sto lodando troppo <_< poi non scrivi...non sei produttosa(produttiva non mi piace :P )

    Passiamo alla storia:
    Drusilla mi inquieta parecchio con il suo modo di fare, più di quando fa apertamente la pazza
    I due dementi,riusciranno mai a spiegarsi con un pò di calma?
    Aspetto il prossimo capitolo....non prometto di essere paziente harhar
     
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  5. piccola06
     
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    Anche questo capitolo mi è piaciuto moltissimo.Non ci sta niente da fare quei due scemi se non si urlano contro qualche cattiveria non stanno mai bene, riusciranno prima o poi a capirsi?
    CITAZIONE
    Drusilla mi inquieta parecchio con il suo modo di fare, più di quando fa apertamente la pazza

    Concordo pienamente con Pia.
     
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  6. kasumi
     
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    mi sono messa alla pari e continua a piacermi! :wub:
    mi piacciono le interazioni con Drusilla! mi sarebbe piaciuto che avessi sviluppato di più quella tra Dru e Buffy.
    E mi piace Dru pittrice *.*
    Attendo il continuo! :wub:
     
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    Dru pittrice è fantastica. *C* Mi aspetto cose fuori dalla grazia di Dio da lei, che sembra essere fuori come una grondaia e va amata anche per questo.
    Buffy e Spike continuano ad incartarsi nei loro casini: riusciranno mai a comunicare? E quando arriverà la svolta?
    Posta presto! *w*
     
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    ..ohhhhhh, non avevo visto, ma ho rimediato!!!!

    Dru, mi piace sempre tantissimo nella sua pazzia!!!!!!
    E Spike e Buffy, si compensano a vicenda, lui vedendola con Riley fraintende e come sempre senza aspettare spiegazioni urla e da di matto... e lei continua ad attaccarsi a quell'episodio ( non piacevole, visto i precedenti di famiglia) ma cazzarola , lui si è fermato...quindi vai avanti ciccia, e segui il tuo istinto!!!!!


    Brava Giadina splendida come sempre....quindi continua a produrre più presto di prestissimo :buffy: :buffy: :shifty:
     
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  9. keiko89
     
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    Scusatemi, ci ho messo una vita, credevo di far un po' prima.

    So che vorrete il mio scalpo, ma questo è uno dei capitoli che ho in mente da quando ho capito che direzione dare alla ff e, anche se state aspettando da molto la riunificazione, ho dovuto metterlo lo stesso.

    Ho appena finito di scriverlo, probabile che siano scappati degli errori... abbiate pietà e segnalatemeli.


    Pia: Grazie, le parti descrittive son quelle che preferisco! *CC* Dru inquieta eh? Chissà perché ha reagito in quel modo XD


    Piccola: Contenta che anche quel capitolo ti sia piaciuto. Vedrai che si capiranno, prima o poi *CC*


    Kasumi: Il confronto tra Dru e Buffy mi stava sfuggendo di mano e ho preferito terminarlo lì, ma avranno modo di parlarsi ancora... forse! XD Grazie, sono felice che la storia continui a piacerti.


    Kiki: La svolta, la svolta... chissà! Magari qualcosa cambia già da questo capitolo *C*


    Sfefy: posa quell'ascia ç__ç Sono qui! Grazie cara, spero che questo capitolo ti piaccia.



    Eccovi il capitolo. Piccola precisazione, forse Angel vi sembrerà OOC ma tenete conto che qui non è mai stato fidanzato con Buffy quindi non c'è assolutamente un rapporto d'amore tra i due!



     

    Capitolo decimo




    Il grigiore denso inglobava ogni cosa, dissolvendo i colori e le forme, spegnendo la fiamma gioiosa della città ancora ornata a festa. I pochi raggi solari filtravano attraverso il cielo plumbeo facendosi timidamente strada oltre la nebbia creando un'atmosfera cupa ed avvolgente.
    Liam giocherellava con il cordoncino della cartellina mentre ghignava segretamente alle parole pronunciate nell'aula semivuota. Il giudice era freddo ed imparziale, non badando alle proteste dell'avvocato della controparte, continuava senza indugi a leggere la sentenza dichiarando Hank Finn colpevole per maltrattamenti fisici e psicologici verso la moglie e la figlia perpetrati per i primi sei anni di matrimonio, violazione dei doveri coniugali, mancato pagamento dell'assegno di mantenimento verso la figlia, adulterio e diffamazione.
    Elizabeth prese un lungo respiro, chiuse gli occhi per un secondo prima di voltarsi verso suo padre. Lui puntò lo sguardo su di lei mentre stringeva la mani tra loro in una morsa talmente stretta da far diventare bianche le nocche. I due stettero per qualche attimo ad osservarsi, studiandosi da lontano, poi la ragazza stirò le labbra in un sorriso accennato, gli occhi le brillavano di rivincita e sicurezza, determinazione e forza.
    Aveva vinto. Dopo anni di processo, prove infangate e disperse, giudici corrotti e medici compiacenti finalmente aveva vinto.
    Vinto contro i propri mostri, contro le proprie paure.
    Allargò il sorriso a quel pensiero, mimando con le labbra poche parole verso quell'uomo ormai sconosciuto - “E' finita per te, bastardo” - girandosi poi per continuare ad ascoltare il giudice che chiudeva il processo.
    Poche file dietro di loro Riley osservava attentamente la scena, il suo cuore batteva all'impazzata per quella biondina tutto pepe. Disegnò con gli occhi il contorno di quella figura minuta, inumidendosi le labbra mentre avvertiva i pantaloni farsi più stretti.


    Liam era stato piuttosto silenzioso dopo l'emissione della condanna di Hank, aveva accolto con un sorriso e un abbraccio i ringraziamenti dell'assistita e aveva accettato di seguirla in una pasticceria per festeggiare la fine di quell'incubo.
    Elizabeth notò come l'uomo si comportasse in modo strano rispetto al solito, non che Liam fosse di molte parole o particolarmente allegro, ma tra loro si era instaurata una bella amicizia e la ragazza iniziava a chiedersi cosa stesse succedendo, perché l'uomo fosse così freddo e distaccato nonostante il processo si fosse risolto nel migliore dei modi.
    Prendendo posto ad uno dei tavolini che dava sulla strada Elizabeth fece scorrere le dita sul tavolino ricoperto da una tovaglia d'organza leggera e chiara su cui apparivano orchidee e peonie.
    Si morse il labbro studiando di sottecchi il volto tirato e inespressivo del proprio avvocato. Arrivate le ordinazioni - un mini vassoio di macarons per lei ed una crepe al cioccolato per l'uomo - la ragazza si decise a rompere quel silenzio teso.
    “Tutto ok?”
    Liam parve riscuotersi a quella domanda e alzando lo sguardo verso di lei, la scrutò come si fosse appena reso conto che lei era lì.
    “Mm.. sì, stavo solo pensando...” - disse, addentando poi un pezzo di dolce.
    Lei ridacchiò sollevata.
    “Me n'ero accorta! E su che pianeta hai la testa? Hai appena vinto un processo contro Hank Finn, uno degli uomini più influenti di Parigi, non mi sembri molto soddisfatto.” - concluse stupita.
    “Sì... sì... sono soddisfatto, più che soddisfatto. E' solo che...” - si fermò pensieroso - “lasciamo perdere.”
    “Cosa? Cosa devi dirmi... avanti sputa il rospo!”
    “Niente. Niente. - aggiunse frettoloso cambiando poi argomento - “Che farai ora? Il risarcimento è una bella somma, potresti aprire quello studio fotografico di cui parlavi.”
    Elizabeth si mordicchiò il pollice pensierosa.
    “Non so. Non credo. Non voglio i soldi di quell'uomo. Magari farò una donazione per qualche centro d'assistenza per madri e figli maltrattati... non so. Ma non voglio i suoi soldi.” - concluse decisa.
    Terminarono di mangiare in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, per poi avviarsi verso l'uscita del locale.
    La nebbia della mattinata non si era ancora diradata del tutto, uomini e donne camminavano svelti per le vie del centro come tante piccole formiche operose, rallegrando l'atmosfera grigia con i loro cappotti colorati e il loro vociare costante.
    Elizabeth sistemò meglio la sciarpa attorno al collo per ripararsi dal freddo mentre Liam estraeva i guanti scuri, d'istinto si voltò verso di lui come se si aspettasse una domanda finora taciuta.
    L'uomo la guardò attentamente negli occhi.
    “William è...” - Liam s'interruppe di nuovo, riformulando la frase - “Cos'è William per te?”
    La ragazza allargò gli occhi, colpita dalla domanda, zigzagò con lo sguardo alla ricerca di una risposta adatta. Cosa ne sapeva Liam della sua relazione con William?
    Vedendo la sua reazione il moro la incalzò.
    “Lo ami, Elizabeth?”
    La giovane boccheggiava sotto il suo sguardo inquisitore, arrovellandosi il cervello per trovare le parole giuste. Prese un respiro profondo prima di ritrovarsi improvvisamente a confessare una verità a lungo taciuta.
    Lui è nel mio cuore... ma non sono pronta...” - le venne da ridere ripensando a ciò che le aveva detto Drusilla - “sono come la pasta frolla, ok? Ma non sono ancora cotta, non ho finito di diventare qualunque diavolo di cosa in cui mi dovrei trasformare.” - stava davvero utilizzando le parole di una pazza per spiegare i suoi sentimenti al suo avvocato nonché cugino del suo ex ragazzo? Elizabeth scosse il capo come a cercare un briciolo di lucidità.
    Non sono pronta al fatto che lui non ci sia più... ma non sono nemmeno pronta a tenerlo con me.” - ammise in un sussurro, quasi vergognandosene.
    Liam continuava a fissarla mentre una sensazione sconosciuta lo pervase. Era risentimento o rabbia? Rancore o odio? Chi era questa ragazzina che si permetteva di giocare così con i sentimenti di William? Chi era per averlo accusato di tentato stupro? Chi era questa ventitreenne che teneva al guinzaglio un uomo di trentatré anni? Convincendolo di essere inutile, sbagliato, di essere inferiore a lei.
    Represse l'istinto feroce di sbatterla contro il muro e spezzarle il collo. Se per tutta l'adolescenza Liam non aveva fatto altro che maltrattare e deridere il cugino, dopo la malattia di Drusilla e gli ultimi avvenimenti, il moro aveva sviluppato un forte senso di protezione nei suoi confronti, preoccupandosi della sua salute fisica e mentale. Il dottore era stato chiaro, gli antidepressivi l'avrebbero aiutato ma era necessario che affrontasse i problemi una volta per tutte venendone a capo, altrimenti non sarebbe uscito indenne da quella spirale di depressione. Ma William stava scappando. William era scappato.
    Liam strinse i pugni, avvicinandosi ad Elizabeth - che, tutto d'un tratto, gli parve solo una piccola bambina capricciosa - sbottando in una risata amara e quasi liberatoria.
    “Non sei pronta? Non sei pronta?! Credi che bisogni essere pronti per amare, Elizabeth? Credi di svegliarti un giorno e decidere di innamorarti? Credi che l'amore ti dia l'appuntamento, ti dica quando verrà, come verrà o sarà? L'amore non è un fatto di cervello, è passione, passione che ti squarcia da dentro e ti fa fare quello che vuole. E tu non pensi di aver fatto quello che volevi?” - concluse sibillino.
    Elizabeth lo fissava muta, ritrovandosi di nuovo a confrontarsi con qualcuno che amava William e la metteva con le spalle al muro.
    “Non sai niente, non sai niente di noi! Chi sei tu per giudicarmi? Per parlarmi in questo modo? - sbottò furiosa.
    “Perché ti comporti come una bambina. Sei una bambina. Fai e disfai a tuo piacimento, senza pensare alle conseguenze. So che hai avuto una vita difficile ma... non sei l'unica.”
    Lei trattenne le lacrime, stoica.
    “William... William è una persona fragile. Molto. Non permetterò a nessuno di ferirlo ancora. Non lo permetterò neppure a te.” - Liam mosse qualche passo prima di voltarsi - “Scegli quello che vuoi Elizabeth, ma scegli bene. Il nostro rapporto lavorativo si è concluso, non mi porrò alcun problema a fare qualsiasi cosa per assicurarmi che lui stia finalmente bene.” - concluse allontanandosi lungo la via affollata.


    Elizabeth richiuse con forza la porta di casa, accovacciandosi contro il legno freddo. Tremava. Non tanto per le parole che le aveva rivolto Liam ma perché, per l'ennesima volta, avvertiva la chiara sensazione di aver compiuto delle scelte sbagliate.
    Perché Liam le aveva chiesto cosa provava?
    Perché si sentiva così sbagliata?
    William era sbagliato.
    Nascose il viso tra le ginocchia, trattenendo i singhiozzi contro la stoffa della gonna scura. Chiuse gli occhi e fu avvolta dalle immagini dell'uomo.
    William che la baciava.
    William che la spogliava.
    William che apriva la porta dell'appartamento mezzo nudo.
    William che rideva.
    William che l'abbracciava.
    William che la stringeva.
    William ubriaco. William ubriaco che la stringeva e le chiedeva di amarlo. William che piangeva dicendo che sua madre lo aveva ripudiato.
    Le mani di William, il sangue di William, i morsi, i graffi. Lei che lo picchiava, lui che si ritraeva come scottato. Lui che scappava, lui sul letto d'ospedale immobile ed emaciato.
    William.William.William.
    La testa prese a vorticarle, persa in un caleidoscopio di ricordi ed emozioni, si alzò dal pavimento freddo e corse in camera a cambiarsi.
    Doveva vedere William. Toccarlo, baciarlo, sentirlo.
    Indossò velocemente un paio di jeans, una felpa e recuperò il cappotto e le chiavi di casa.
    Corse fuori, corse verso il suo appartamento.
    Non le importava del temporale appena scoppiato, della pioggia ghiacciata che le bagnava il viso, dei vestiti appiccicati addosso e dell'acqua che entrava dagli stivali.
    Corse come se ne valesse della sua vita. Corse così forte da farsi male ai piedi. Corse dimenticando le paure, lasciando che l'acqua lavasse via tutto il dolore, tutti gli sbagli, tutto il male che si erano fatti.
    Corse senza badare alle persone che la guardavano scioccate. Corse e rise. Corse e pregò. Pregò che William la lasciasse parlare, spiegare.
    Corse e le sembrò di tornare a vivere, di ricominciare a respirare.
    Corse più in fretta che poté, corse e pensò che non poteva esserci giorno migliore per ricominciare, dopo aver chiuso con il suo passato ora poteva finalmente guardare al futuro.
    Arrivò all'appartamento con il cuore in gola, i cappelli appiccicati alla fronte, gli occhi animati da un sentimento nuovo e profondo. Si attaccò al campanello pregando che William fosse in casa e le aprisse.
    Attese qualche minuto con il respiro a strappi poi istintivamente alzò gli occhi verso il balcone per controllare se almeno ci fossero le tapparelle alzate.
    Fu in quel momento che avvertì esattamente il cuore andare in frantumi, un tonfo sordo e potente, le gambe le tremarono mentre ricadde sul marciapiede come una marionetta a cui avevano appena tagliato i fili.
    Lassù, appeso alla balconata, svettava un cartello bianco. Sette lettere rosse che sapevano di fine.
    VENDESI.



    TBC



    *non uccidetemi*
     
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  10. p.i.a
     
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    Mi hai uccisa!!! :assassin: :assassin: :assassin:
     
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  11. piccola06
     
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    Per la prima volta sono d'accordo con Liam, ha fatto benissimo a dirle le cose come stavano. Lo so che lei ha sofferto ma anche la vita di William non è stata uno spasso. Ora però lei è arrivata troppo tardi. Riuscirà a ritrovarlo?
    Bellissimo capitolo, anche se triste mi è piaciuto tanto e non vedo l'ora di sapere come farà Buffy per trovarlo, sempre se non lascia perdere.
     
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    sdgkjdlgkjawletjaweltjkawePOI LA SADICA SONO IOkdjglsdglsdgsldgs

    Fa una certa impressione vedere Liam (Angel) che quota il famosissimo discorso di Spike sull'amore. E' una cosa veramente molto spikiana da dire e apre infinite possibilità sul rapporto tra Angel/Dru/Spike che hai delineato come importantissimo sin dall'inizio della storia.
    Buffy ha vinto, ma il suo cuore è ancora pieno di ombre e di risentimento. Come farà a superare lo scoglio più grande, quello della sua paura, se continua a sprofondare nel senso di colpa? E Spike farà qualcosa, anche se adesso sembra artigliato da Dru che non lo molla?
    Attendo aggiornamenti.
     
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    Allora, Giada....ma tu non puoi finire così....NO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Non si fa!!!!!...Ok per farti perdonare devi postare almeno 2 capitolini oppure uno lungo lungo!!!!!!


    Passiamo alla storia, Liam mi piace!
    E' stato chiaro e giusto nel parlare così a Buffy, deve capire che esistono anche i problemi altrui oltre che i suoi e cercare di pensare un pò più a William!!!! Adesso vediamo come farà a trovarlo....La cosa che mi preoccupa invece , è la reazione non proprio bonaria di Riley....credo che le sue intenzioni non siano delle migliori, e mi sa che buon sangue non mente!!!!!
    Aspetto qui buona buona ...ma sempre pronta con le minacce se non posti prestissimo!!!!! Giadina me ti vuole bene!!!!!!!
     
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  14. kasumi
     
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    Capitolo stupendo!!


    Per quanto mi riguarda, ti sei salvata dalla lapidazione finale grazie a questa frase:

    CITAZIONE
    William che apriva la porta dell'appartamento mezzo nudo.

    LOL

    Ma, a parte gli scherzi, mi è piaciuto tutto. Anche e soprattutto Angel che prende le difese del cugino.

    Buffy e William sono forse un po' troppo fragili (tu e kiki c'avete la fissa con william che prende gli antidepressivi!!^^) ma può starci, visto che qui sono umani.

    Il finale con lui che se n'è andato conclude il capitolo perfettamente e crea suspance per i prossimi.

    Brava!! ^_^

    KIKI
    CITAZIONE
    Fa una certa impressione vedere Liam (Angel) che quota il famosissimo discorso di Spike sull'amore.

    In effetti.. potevi citare il bellissimo discorso di Angelus sulla passione.

    "Passione, giace in ognuno di noi, dormendo... aspettando... e sebbene indesiderata... spontanea... ti smuoverà... aprirà le mascelle e urlerà. Ci parla... ci guida... la passione ci governa del tutto, e noi obbediamo. Che altra scelta abbiamo? La passione è la fonte dei momenti più belli. La gioia dell'amore... la chiarezza dell' odio... e l'estasi del dolore. Qualche volta fa più male di quello che possiamo sopportare. Se potremmo vivere senza passione forse conosceremo un qualche tipo di pace... ma saremmo vuoti... Stanze vuote chiuse e umide. Senza passione saremo davvero morti."

    spuffy.29
    CITAZIONE
    Ok per farti perdonare devi postare almeno 2 capitolini oppure uno lungo lungo!!!!!!

    sempre in mente cose lunghe lunghe, eh?!
    :lol: :lol:

    CITAZIONE
    La cosa che mi preoccupa invece , è la reazione non proprio bonaria di Riley

    Io me lo immagino a stalkerizzare Buffy!
     
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  15. keiko89
     
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    Con la velocità di un bradipo aggiorno pure io, non vi prometto niente viste le mie tempistiche ma spero di riuscire a postarvi il prossimo capitolo prima di Natale.
    Questo è un po' un capitolo di passaggio, portate pazienza, intanto rianimo Pia XD


    Piccola : Buffy è un po' ottusetta, vediamo se farà qualcosa e se lo farà in tempo!

    Kiki e Kasumi: ero indecisa su quale delle due citazioni inserire ma ho optato per quella di Spike perché quella di Angel - che è bellissima - in quel momento mi sembrava troppo forzata nel discorso.
    E poi c'è un altro perché, ma lo scoprirete più avanti *CC*

    Stefy: eheheh Riley! Vedremo che combinerà pure lui. ù_ù


    GRAZIE a tutte, davvero.
    Siete splendide :wub:
    gif




     

    Capitolo undicesimo



    Il rumore dei tacchi risuonava sordo nell'appartamento vuoto, solo la pioggia battente e una voce irritata spezzavano il silenzio.
    B. son due ore che ti chiamo. Rispondi a questo maledetto telefono, abbiamo un appuntamento fra meno di un'ora... porta il tuo culo qui. Subito!”
    Furiosa Faith lanciò il cellulare sul divano del salotto, dirigendosi concitata al frigorifero per prendere dell'acqua. Trattenne un'imprecazione quando inciampò nel tappeto della cucina lasciando scivolare il bicchiere ancora pieno.
    Chinandosi per raccogliere i vetri fu distratta dal suono del campanello.
    Maledizione.
    Spalancò con un colpo secco la porta, pronta ad aggredire chiunque la stesse interrompendo in quella giornata storta ma rimase ferma sulla soglia con un cipiglio severo quando riconobbe l'ospite.
    Elizabeth tremava incontrollabilmente, i denti le battevano per il freddo, i vestiti zuppi appiccicati al corpo, gli stivali macchiati di fango, i capelli arruffati, gli occhi spalancati ed irrequieti.
    Dopo un primo momento d'esitazione Faith le afferrò il braccio, trascinandola dentro casa al caldo.
    “B., ti chiamo da ore. Si può sapere che diamine ti è successo?”
    Non ricevette alcuna risposta alla sua domanda, percepì solo un sussurro strozzato.
    “W-William...”
    La mora allargò gli occhi, sentendo la rabbia montarle dentro mentre scrutava la giovane.
    “Se ti ha fatto qualcosa giuro che lo ammazzo con le mie mani”.
    Il tono fermo e mortalmente serio della ragazza parve riscuotere Elizabeth che scosse il capo veementemente, cercando di dar voce ai propri pensieri e di rassicurare l'amica.
    Faith la osservò ancora qualche istante, poi, senza dire niente, la condusse verso il bagno. Richiusa la porta recuperò il cellulare e chiamò il cliente posponendo l'appuntamento.
    Elizabeth riemerse poco dopo, i capelli freschi di shampoo erano stati raccolti in una coda sbarazzina, la felpa di Faith le cadeva un po' larga sulle spalle facendola apparire una piccola bambina cresciuta troppo in fretta.
    Si accoccolò sul divano, avvicinando le ginocchia al petto, in una posa difensiva, mentre la mora le versò una tazza di tè caldo e si sedette accanto a lei. Elizabeth afferrò il piattino e per un tempo indefinito rimase a fissare il liquido scuro passando distrattamente l'indice sul bordo della tazzina chiara.
    “Se n'è andato.”
    Faith corrugò la fronte, pensierosa, attendendo ulteriori spiegazioni.
    “E' andato via. Senza dirmi niente... è andato via. M-mi ha lasciato anche lui.” - ripeté, mesta, serrando gli occhi per fermare la commozione.
    Faith le si fece più vicina, frenando una risposta sarcastica, conscia dello stato di totale fragilità in cui versava la bionda. Le portò una mano tra i capelli, sciogliendo la coda e manovrando l'amica in modo che il capo riposasse sul suo grembo. Fece scorrere le dita tra quei ciuffi biondi in un movimento circolare e rilassante, ricordando quanto quelle piccole attenzioni la facessero sentire meglio durante le serate passate a parlare con Joyce sul divano.
    Elizabeth parve rilassarsi sotto il suo tocco delicato e il respiro le si fece più calmo e profondo, segno che si stava addormentando. Faith si alzò cautamente, posandole un cuscino sotto la testa e coprendola con un morbido plaid.
    Afferrò il telefono e digitò un numero che da molto tempo non usava più fare.
    “Tara, avrei bisogno di un favore...”



    ***



    In inverno i paesaggi scozzesi sembravano risplendere di luce propria, un velo di ghiaccio e neve ricopriva ogni cosa donandovi un aspetto magico e surreale, fiabesco.
    La cattedrale gotica incombeva sulla piazza semivuota, piccole stallatiti si erano formate lungo le guglie e sul portale d'accesso principale mentre la neve, ancora fresca, sembrava addolcire il volto rigoroso e severo della facciata.
    Le grandi vetrate ornamentali lasciavano filtrare la luce fredda all'interno della chiesa mentre l'ambiente veniva riscaldato dalla fiamma delle candele votive accese davanti alle grandi statue dei Santi poste lungo i lati della navata. Sopra all'altare l'imponente lampadario a goccia illuminava il tabernacolo su cui risplendevano un candelabro del 1300 e il leggio in oro massiccio.
    William attendeva in piedi, vicino all'acquasantiera, che la sorella terminasse le proprie preghiere. Quando la vide voltarsi verso di lui e sorridergli apertamente lasciò che anche le sue labbra si stendessero in un sorriso tenero.
    Dopo pochi minuti uscirono insieme dalla cattedrale, incamminandosi verso la caffetteria in fondo alla strada per riscaldarsi e rifocillarsi durante quella fredda giornata.
    Seduto al tavolo William si perse ad osservare i lineamenti di una cameriera indaffarata dietro il bancone.
    Gli ricordava terribilmente Elizabeth.
    La sua Buffy.
    Si diede mentalmente un calcio nei denti a quel pensiero. Aveva deciso di concedersi un viaggio per ritrovare se stesso, tornando nella sua vecchia casa londinese, poiché la routine stava diventando claustrofobica e il suo rapporto con Elizabeth era deteriorato a tal punto da minare le sue sicurezze personali. E Drusilla era stata più che entusiasta di partire con lui, aveva addirittura deciso di allungare il loro soggiorno dopo che la sorella aveva manifestato il desiderio di vedere anche la Scozia.
    Elizabeth doveva rimanere fuori dalla sua testa. In fondo, si era detto, la ragazza non aveva fatto nulla per dimostrargli che ci teneva, dal loro ultimo confronto al centro commerciale non aveva ricevuto né una telefonata, né un semplice messaggio. E quella realtà lo stava distruggendo. Dilaniava la sua anima nel profondo e lasciava ancora esposta e vulnerabile quella parte innocente di lui che chiedeva solo di essere protetta e amata.
    Quel dolore così sordo e potente che lo manteneva irrequieto e che gli ricordava costantemente quanto quel rapporto fosse divenuto tremendamente importante perché, ancora adesso, avrebbe dato anche la vita per lei.



    ***



    L'atmosfera era carica di tensione ed elettricità, le due ragazze si sfidavano con lo sguardo sedute al tavolo della cucina.
    “Ho detto di no, Faith.” - disse Buffy, allontanando il piatto di pasta.
    Improvvisamente le era passato l'appetito.
    “Ci andrai e fine della storia. Smettila di fare i capricci.” - fu la risposta lapidaria della mora, erano giorni che cercava di convincerla ormai.
    “Non andrò da un maledetto strizzacervelli. Non ne ho bisogno. Sto benissimo.”
    Faith si alzò di scatto passandosi nervosamente una mano tra i capelli mentre prese a girare in circolo come un animale in gabbia.
    No. No. Non stai affatto bene... se stessi bene non...”
    “Non osare!” - Elizabeth la interruppe puntandole un dito contro, gli occhi le brillavano di rabbia mista a terrore.
    “Oso quel cazzo che mi pare! Non starò qui a guardare mentre le tue paure ti consumano...ti stai svuotando, non lo vedi?” - urlò in preda all'esasperazione - “Tara è molto brava, potrebbe aiutarti. Devi solo parlare con lei, aprirti. Lasciati aiutare. Lasciati aiutare, per favore.” - terminò colma d'emozione.
    Elizabeth chiuse gli occhi, stanca, rilasciando un sospiro tremulo.
    “Non lasciare che il passato rovini il tuo futuro. Non permettere ad Hank di vincere su di te, Joyce non l'ha mai fatto.”
    Al suono di quel nome e di quelle parole pronunciate con infinita dolcezza Elizabeth strinse i pugni lasciando che una lacrima solitaria le rigasse il viso.
    “Perché?” - chiese impaurita e fragile.
    “Perché non posso perdere anche te.”
    Elizabeth alzò il capo incontrando lo sguardo bagnato di Faith, annuì impercettibilmente acconsentendo alla richiesta dell'amica.


    TBC


    :ph34r:
     
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130 replies since 9/8/2012, 19:20   4050 views
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