-I'm only human-

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  1. keiko89
     
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    Salve!
    Il sole gioca brutti scherzi, sappiatelo.
    Non so dove mi porterà questa long (?), non so che rating abbia... la metto nelle NC17 perché potrebbero esserci scene violente.
    Per il resto, onestamente, non so un tubo! E' nata così.
    E' una cosina senza pretese, spero possa piacervi.



    EDIT 15/06/2016
    Sì, dopo ben quattro anni questa storia è ufficialmente conclusa. Tempi brevi, eh?! XD
    Modificherò leggermente il prologo per adattarlo all'effettivo svolgimento dei fatti e farò una revisione generale sulle varie tempistiche e flashback della storia.
    Detto ciò, buona lettura!




    Pairing: Elizabeth/William aka Buffy/Spike
    Warning: Angst
    Note: Non allarmatevi, andrà tutto bene ù_ù



    “I suppose I have found it easier to identify with the characters who verge upon hysteria, who were frightened of life, who were desperate to reach out to another person. But these seemingly fragile people are the strong people really.”
    - Tennessee Williams




     

    -I'm only human-




    - Prologo-



    La stanza pareva ovattata, completamente bianca e asettica. Irreale, fredda.
    Le membra intorpidite opponevano resistenza a qualsiasi movimento.
    Le tempie pulsavano ad intermittenza, la bocca asciutta e un fastidioso sentore di vomito.
    Tentò di alzare il braccio e di allungarsi verso il comodino. Afferrò il bicchiere, portandolo alle labbra secche.
    I sedativi avevano fatto effetto, pensò.
    Tutto il suo corpo era stanco.
    Solo la mente vagava in un caleidoscopio di ricordi.
    Capelli biondi.
    Un vestito leggero, al ginocchio, di un giallo brillante.
    Un sorriso sbarazzino.
    La fitta lo colse impreparato. Si accartocciò su se stesso, in posizione fetale, tenendo strette le mani sulla nuca.
    Annaspò per un paio di secondi per poi tornare a respirare normalmente.
    Strinse forte gli occhi, di nuovo.
    Si accorse in ritardo di star piangendo, il cuore stretto in una morsa.
    Urla di terrore.
    Graffi. Morsi.
    Mani sporche.
    Era tutto sporco.

    Lui era sporco.
    William pianse in silenzio mentre il tramonto colorava di rosa la camera d'ospedale.
    La notte stava calando su Parigi.
    Domani avrebbe affrontato tutto.
    Domani.

    ***

    Elizabeth aprì cautamente la porta, sbirciando all'interno.
    I mobili in legno massiccio donavano un aspetto caldo e confortevole al grande salotto, arazzi e tappeti persiani impreziosivano la stanza.
    Si mosse in avanti, avvicinandosi alle vetrate che offrivano un'incantevole vista del giardino.
    Alle sue spalle, lungo la parete, due librerie raccoglievano i grandi romanzi inglesi dell' 800, le raccolte di poesie francesi, i classici dell'antichità.
    Poco più in là, nella vetrina di cristallo, una collezione di bambole di porcellana e, all'angolo destro, faceva bella mostra di sé un grosso mappamondo.
    Poggiati su un mobile chiaro due album fotografici e una quantità indefinita di foto sparpagliate sul piano liscio.
    Elizabeth chiuse gli occhi, stanca, avvertendo dei passi leggeri dietro di sé.
    Liam le si mise accanto, sfiorandole la mano destra.
    Lo sguardo rivolto verso il giardino imbiancato.
    "Si riprenderà." - emise mesto.
    Appoggiata allo stipite della porta Drusilla li fissava; le mani strette tra loro e un nodo a serrarle la gola.

    Edited by keiko89 - 15/6/2016, 22:11
     
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    Io riemergo dalla lettura di A Feast for Crows e mi ritrovo un prologo enigmatico e breve?


    ldjgksd
    gkds
    +aèk
    e+èktewètwale+ètl
    +eè
    a+èwetae+èt
    e+wèt
    a+èewlt
    a+èewltèwet


    *morde lo schermo*


    Non è possibile esprimersi prima di leggere il primo capitolo. ù_ù E capire qualcosa, magari. *C*
    *malvagità*
     
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  3. keiko89
     
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    Kiki: TU parli a me di cripticità??!? Fila a scrivere TQ! :P Grazie, cara, per aver letto questa pazzia di mezza estate!




    Ecco il primo capitolo, un po' meno criptico del prologo ma sempre corto. Ci sono un sacco di cose da spiegare e non riuscivo a farle stare tutte qui. ù_ù Ho chiarito un po' le idee nella mia mente, ce la posso fare! :woot:



     

    Capitolo Primo




    La cerimonia era stata breve e compunta in quella fredda mattinata di metà ottobre.
    Bardati nei loro cappotti, parenti e conoscenti si erano diretti verso il cimitero adiacente alla cappella.
    Elizabeth osservava le spalle rigide di William, in piedi davanti a lei, mentre ascoltava il parroco recitare le parole di rito. Drusilla, accanto a lui, teneva la testa bassa e una mano allacciata al braccio del fratello.
    Provò l'impulso di avvicinarsi.
    Per far cosa, si chiese poi, corrugando la fronte.
    Lei non era la sua compagna.
    Né un'amica o confidente.
    Non aveva nemmeno saputo della morte di Anne. William non l'aveva avvisata.
    Liam si era premurato di avvertirla, dandole tutte le indicazioni del caso.
    Era stata insicura sul da farsi, non voleva presentarsi lì. Non dopo tutto quello che era successo.
    Ma le sembrava corretto esserci, in fondo William non era mancato quel giorno.
    William era sempre stato presente, dopo.

    A funzione terminata, il parroco si allontanò permettendo ai presenti di salutare la defunta.
    William e Drusilla posarono due rose rosse sulla bara, incamminandosi poi verso la stradina sterrata che conduceva fuori dal cimitero.
    Nessuno proferì parola. Tutti conoscevano le condizioni in un cui verteva il ragazzo; non che fosse difficile immaginarlo: gli occhi vacui, i capelli pettinati alla bene meglio, la barba appena incolta.
    Si vociferava che fosse impazzito dopo il lutto ma alcuni affermavano di aver notato segni di squilibrio già da molto prima.
    Liam si era avvicinato al parroco, bisbigliandogli qualcosa all'orecchio.
    Un attimo dopo la bara venne calata nella terra fredda.
    Elizabeth porse le condoglianze a Liam e abbracciò Cordelia, rifiutando gentilmente un passaggio a casa.
    Si incamminò verso l'altro lato del cimitero.
    Inginocchiandosi davanti alla lapide chiara accarezzò il marmo freddo.
    - Ciao mamma. -
    Joyce le sorrideva serena dalla foto posta in alto.


    ***


    Si svegliò di soprassalto madida di sudore.
    Il cuore batteva all'impazzata e la testa le doleva tremendamente.
    Respira. Inspira. Respira. Inspira.
    Controllò la sveglia: le 4.25. Troppo presto.
    Si alzò per andare in bagno, evitando di guardarsi allo specchio.
    Si sedette ai piedi della vasca con le ginocchia strette al petto, così come faceva da bambina quando Hank urlava al piano di sotto e Joyce le diceva di chiudersi in bagno, a chiave.
    Abbracciandosi più stretta tentò di allontanare i ricordi spiacevoli e le immagini dell'ultimo incubo.
    Tornata a letto soppresse l'istinto di prendere il cellulare e comporre un numero a lei ben noto.
    Ricordò con esattezza le parole che gli aveva urlato contro l'ultima volta, disgustata ed impaurita- A volte sei come un animale. - prima di vederlo scappare fuori dall'appartamento con lo sguardo terrorizzato e perso.
    Dopo quell'episodio Liam l'aveva chiamata, William era stato ricoverato in ospedale... l'avevano trovato incosciente in un bordello nei bassifondi della città.

    TBC

    Note:
    Le scene del primo capitolo si svolgono dopo qualche mese rispetto a ciò che è stato scritto nel prologo. Mentre l'episodio finale, in cui Elizabeth ricorda la litigata con William fa riferimento diretto a ciò che è scritto nel prologo, ovvero al ricovero di William all'ospedale.

    Edited by keiko89 - 15/6/2016, 22:22
     
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    Io ho letto prima, ma mi sono scordata di commentareksjfdlfgsjd *LA VECCHIAIA*

    Questo capitolo non chiarisce moltosdlgsd circa la natura del plot.
    Ipotizzo che Buffy, traumatizzata dal padre violento (Porca miseria, sua madre addirittura le raccomandava di chiudersi in bagno! ò_ò) abbia allontanato William, che l'ha spaventata per qualche ragione.
    Il fatto che lui sia stato trovato in un bordello ... potrebbe essere il temperamento focoso di William a spaventare/attrarre Buffy e per lei sarebbe traumatizzante, perché le ricorderebbe il padre, ma allo stesso tempo sarebbe l'uomo che ama e lei amerebbe un uomo come il padre e, porca miseria, sua madre le diceva di CHIUDERSI in bagno ...
    Sembra un piccolo concentrato d'angst, a vederla così. Hopefully, posterai presto chiarendo i punti oscuri del plot, così non dovrò fare viaggi mentalidslgsjdlg


    Sappi che Dru sorella di William me gusta all'ennesima potenza.
    Più Drusilla per tutti!
     
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    mmmm...interessante....un William fuori di testa????....e lei traumatizzata, per cosa , per i ricordi di un padre violento????...mi piace ...adesso voglio capirci un po' di più!
     
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  6. keiko89
     
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    Eccomi, quanto sto scrivendoaòfgjaògihapò?!?


    Cri: Sì, è molto angst... doveva essere fluff ma non so cosa sia successo nella mia testolina :ph34r:. Sai che amo Dru, doveva essere presente con un ruolo importante... ma in questo capitolo scoprirai qualcosa di più sui due fratellini.


    Stefy: Sono contenta che ti abbia incuriosito. Spero che questo capitolo non ti faccia venire un infarto, so che sei spuffy fino al midollo ma non preoccuparti...il pairing è william/elizabeth no?! ;)




     

    Capitolo secondo



    Tornati dalla cerimonia William aveva espresso il desiderio di rimanere solo e Drusilla l'aveva accontentato.
    Gli aveva lasciato il tempo di farsi un bagno caldo e di coricarsi per riprendere le forze.
    Ora, ferma ai piedi del grande letto, scrutava con attenzione il suo viso pallido, le palpebre tremare impercettibilmente, tutto il suo corpo teso; addormentato sembrava un angelo caduto dal cielo.
    Il suo piccolo William.
    La sua creatura.
    Lei lo aveva già risvegliato dal torpore una volta, ci sarebbe riuscita di nuovo.
    Gli accarezzò i capelli, scendendo delicatamente sulla guancia. Affondò il viso nell'incavo del suo collo, respirandone l'odore inconfondibile, leccando appena la porzione di pelle sotto l'orecchio.
    Quanto era passato dall'ultima volta? Anni.
    Quasi una decina per l'esattezza.
    Lo sentì mugolare di piacere.
    Silenziosa alzò le coperte e si distese dietro di lui, facendo aderire il corpo alla schiena del fratello.
    La mano destra scivolò sull'addome del ragazzo, muovendosi in cerchi concentri, dall'alto verso il basso. Avvertendo i muscoli rilassarsi, Drusilla scese ad accarezzare il tessuto dei boxer, giocando con l'elastico, intrufolando poco dopo la mano all'interno. Massaggiò con cura il sesso pulsante, solleticando i testicoli e riprendendo il movimento; lo sentì tendersi sotto le sue carezze.
    Ancora tra le maglie del sonno William avvertì l'orgasmo rilassare tutto il suo corpo.
    Beandosi del calore dietro di sé, intorpidito e stanco, riuscì solo a sospirare un “B-buffy...”, mantenendo gli occhi chiusi con un sorriso ad increspargli le labbra.
    Drusilla fece scorrere la punta del naso sulla sua guancia ispida, gli strinse la mano e gli sussurrò:
    - “. Sono qui... non ti lascio. Sono qui.” -
    Felice e appagato William sprofondò in un sonno senza incubi.
    Drusilla abbandonò il letto, donandogli un casto bacio sulle labbra.



    Entrata nel salotto della grande casa paterna Drusilla prese con cura il vecchio album fotografico, si accollò sul divano di fronte al camino e lasciò che Miss Edith le si acciambellasse ai piedi.
    Con un gesto della mano le fece segno di avvicinarsi e la gattina balzò accanto a lei, posando la testa sulla sua coscia per farsi coccolare. Miss Edith la scrutava attenta, come se volesse scavarle l'anima e condividere con lei i più intimi segreti, facendo le fusa ad ogni suo tocco delicato.
    La ragazza aprì l'album, persa nei propri ricordi. Si soffermò su una foto che ritraeva lei e William il primo giorno che si erano conosciuti, quindici anni prima. Lui portava degli occhiali tondi, con la montatura nera, ed aveva ancora i capelli di un biondo scuro, un po' ricci, che gli ricadevano sugli occhi. Le stringeva goffamente un fianco mentre sorrideva timido verso l'obiettivo. Lei era fasciata in un abito lilla, i boccoli scuri le incorniciavano il volto, un sorriso enigmatico a curvarle le labbra.
    Ricordava come era cambiata rapidamente la sua vita in quell'anno: la scomparsa prematura della madre, i litigi con il padre sempre più assente, l'incontro con Liam e la sua prima volta, l'arrivo di William e Anne.
    Suo padre non le aveva detto molto, nove mesi dopo la morte di Evelyne aveva deciso di risposarsi, si era innamorato di Anne, una nobildonna inglese, che si sarebbe trasferita nella loro casa il mese successivo con il figlio, un certo William. Fine delle spiegazioni.
    Solo poi aveva scoperto che Anne era la zia di Liam e che lei e suo padre si erano conosciuti durante una partita di bridge a casa di Eleonor, la madre di Liam. Anche Anne era rimasta da poco vedova ed aveva deciso di lasciare l'Inghilterra e trasferirsi in Francia per ricominciare una nuova vita, portandosi dietro il figlio diciottenne.
    William era certamente un ragazzo timido, poco incline alla socializzazione, preferiva passare le sue giornate chiuso in camera sua o in salotto a leggere. Di rado usciva ma aveva una passione particolare per la fotografia.
    Lui e Liam non andavano d'accordo, battibeccavano di continuo e Liam non faceva altro che deriderlo per la sua goffaggine e il suo non saper stare al mondo.
    Le cose, però, iniziarono a cambiare più o meno tre mesi dopo il loro arrivo.
    William, appena rincasato dopo una giornata spesa a scattar fotografie al parco Bois de Boulogne, si era diretto verso il bagno accanto alla sua stanza per rinfrescarsi. Aperta la porta si era ritrovato davanti la figura nuda di Drusilla intenta ad asciugarsi i capelli dopo la doccia appena fatta.
    William, paonazzo ed imbarazzato, aveva richiuso immediatamente la porta ed era scappato in camera sua.
    Che diamine ci faceva lì la sua sorellastra?
    Perché non aveva utilizzato il bagno adiacente alla sua stanza?
    Perché lui non aveva bussato? Cristo, quello era il suo bagno! Perché avrebbe dovuto farlo? Ognuno aveva il proprio in quella casa.
    Camminando avanti e indietro per la camera cercava di riacquistare la calma, il fatto che continuasse ad immaginare il corpo sinuoso di Drusilla non lo aiutava per niente.
    Perso nel suo mondo non si rese nemmeno conto che la ragazza era entrata in camera e lo guardava maliziosa.
    Accortosi della sua presenza ricambiò il suo sguardo e quello che vi vide lo spaventò attraendolo come non mai: lei era peccato ed oscurità, bellezza e decadimento, i suoi occhi lo invitavano a lasciarsi andare, promettevano il mondo, il riscatto.
    Più Drusilla si avvicinava più lui se ne sentiva attratto, eccitato. Lasciò che lei facesse scorrere le sue mani su di lui, che lo spogliasse e lo indirizzasse verso il letto.
    Si lasciò baciare e toccare e mordere e succhiare. Lasciò che lei lo conducesse dentro di sé, lo prendesse per mano e gli insegnasse quel nuovo piacere mai provato. Lasciò che lei lo marchiasse come suo, che lasciasse dei segni sulla sua pelle candida, che lo iniziasse a quella nuova vita.
    Dopo quel giorno il loro rapporto divenne più morboso e William iniziò a mostrare i primi segni di ribellione verso sua madre e il mondo ovattato in cui l'aveva rinchiuso.
    Si era colorato i capelli di un biondo platino, aveva comprato una moto e cambiato completamente il proprio modo di vestire. Gli occhiali erano stati buttati a favore delle lenti a contatto. Frequentava la palestra due volte a settimana e usciva ogni sera.
    In giro tutti lo conoscevano come Spike a causa della rissa avuta con un ragazzone fuori da una discoteca. Il palestrato aveva messo gli occhi sulla sua Dru e lui non ci aveva più visto, dopo un fallimentare tentativo d'approccio il ragazzo era tornato alla carica afferrando malamente Drusilla per trascinarla dentro a ballare. William gli aveva tirato un pugno facendolo cadere a terra, ringhiandogli contro di star loro lontano. Aveva terminato l'opera piantando un chiodo nel terreno ad un palmo dal viso del giovane. Da quel momento nessuno osò più interferire in quello strano rapporto.
    Anche con Liam i rapporti erano un po' migliorati, non che fossero idilliaci, questo no. Gli scontri e le prese in giro erano all'ordine del giorno ma avevano trovato un loro equilibrio, c'era una sorta di rispetto e protezione, di mutuo soccorso.
    I due cugini passavano spesso le serate insieme, girando con Drusilla per le discoteche, i bar più malfamati, le feste a tema a cui potevano partecipare solo i rampolli dell'alta società parigina.
    Per cinque anni si erano dati alla bella vita, preoccupandosi solo di soddisfare i propri piaceri: sesso, droghe, alcol, donne, uomini. Niente sembrava poterli fermare: i Flagelli d'Europa.
    Fino a quella notte di dieci anni prima. Durante uno dei soliti party segreti Drusilla aveva assunto un mix di droghe quasi letale ed era caduta in stato comatoso, l'avevano ricoverata in una clinica specialistica e William si era quasi sentito morire.
    Dopo il risveglio la ragazza mostrò dei chiari segni di squilibrio, farfugliava di raggi di sole, penitenze, anime perse e salvate. Dal suo ritorno a casa tutto era di nuovo cambiato, Drusilla aveva cominciato a riprendersi anche se avvertiva la mancanza di Liam. Il ragazzo non si era più fatto sentire dopo l'incidente, li aveva abbandonati e William non glielo aveva mai perdonato.
    I rapporti a casa erano sempre tesi, Vincent affermava che quella era la giusta punizione che Dio aveva mandato sulla figlia per la sua vita dissoluta, Anne le aveva dato della sgualdrina.
    Per la prima volta William si era ritrovato a gridare contro sua madre per difendere la donna che amava, per difendere sua sorella. Odiava quando l'apostrofavano come sorellastra, Drusilla era molto di più.
    Chiusa in camera la giovane ascoltava le urla al piano di sotto piangendo contro il cuscino. Si calmò solo quando William le si sdraiò accanto prendendola tra le braccia, facendo l'amore con lei. Quella fu l'ultima volta.
    Nonostante i contrasti, gli anni successivi trascorsero in relativa tranquillità. Drusilla aveva scoperto l'amore per l'arte: dipingeva mettendo sulla tela il contenuto dei suoi sogni contorti, trovando una valvola di sfogo nei momenti in cui la pazzia sembrava sopraffarla.
    William era divenuto un giovane fotografo affermato e conosciuto.
    Liam si era laureato e lavorava come avvocato.
    I tre non uscivano più insieme come una volta ma avevano ricominciato a sentirsi anche se l'astio che William provava nei confronti del cugino era percepibile durante le poche volte in cui si incontravano.



    Drusilla sfogliò assorta qualche altra pagina dell'album, scatti di gite sulla neve, al mare, della vacanza in Inghilterra, fino ad arrivare ad una di tre anni prima.
    Non aveva mai capito perché William avesse deciso di fotografare la bara e di incollare la foto nell'album, tra l'altro. Vincent se n'era andato una notte di agosto, stroncato da un infarto.
    Non erano riusciti a ricucire il loro rapporto, deterioratosi già dalla morte della madre, ma lei aveva sofferto moltissimo. Anne non le era stata accanto, la odiava per aver rovinato il suo bambino.
    William era stato il suo punto fermo, la sua ancora. Ritornata dal funerale aveva trovato una piccola palla di pelo ad attenderla, un regalo del fratello. Nera con gli occhi azzurri, Miss Edith era divenuta la sua bambina.
    La vita aveva poi ripreso il suo corso, lenendo il dolore della perdita e concedendo un po' di pace alla famiglia.
    Sembrava che tutto procedesse per il meglio fino a quando William non aveva incontrato Elizabeth.
    Drusilla strinse gli occhi chiudendo di scatto l'album.
    La detestava. Se William stava soffrendo, se era tornato fragile ed indifeso era tutta colpa di quella biondina e lei non glielo avrebbe mai perdonato. Mai.
    Avrebbe fatto tutto ciò che era possibile per salvaguardare suo fratello.



    TBC



    Non uccidetemiH

    *scappa via*

    Edited by keiko89 - 19/8/2012, 01:25
     
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    *muor*


    Mi piace, mi piace molto, santo cielo! *C*
    Ho avuto anche una specie di collasso all'inizio perché NON PUOI FARMI SHIPPARE DELL'ALTRO INCEST! I can't!
    C'è un limite a tutto, anche alla mia moralità ridotta in bricioleskdjgsldgs *rotola*
    E, comunque, come dicevo: mi piace moltissimo. Il rapporto tra Liam, Dru e William è affascinante e coincide esattamente con quello della serie. Bisognerebbe aggiungere Darla ed avremmo il quadro completo, ma personalmente sono più felice (e curiosa) di esplorare il triangolo William, Dru e Liam.
    Dru è la solita pazza. Detto con molto amore, ma il suo modo morboso e distorto di dimostrare affetto alle persone che la circondano non è affatto salutare. Mi piace. :3
    Il quadro dei rapporti comincia a comporsi piano piano: abbiamo questo amore morboso di Drusilla per William e la certezza che sarà lei a mettere i bastoni tra le ruote a Buffy e William, ma sappiamo anche della rivalità (eterna) tra lui e Liam e di come quest'ultimo si sia rimesso in sesto (Quindi, forse, saprà aiutare il cugino)
     
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    Grandissima...davvero!!!!
    Adesso si iniziano a capire alcuni piccole cose...Dru pazza come sempre....William ferito da Buffy....e Liam....la strada ritta??? forse!.....Nn vedo l'ora di leggere!!!!!!!
     
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  9. keiko89
     
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    Rieccomi, sto postando alla velocità della luce ma finchè ho chiare le scene nella mia mente è meglio così!
    Che poi mi dimentico sennò >*<


    Kiki: Cara, Darla, e chi ha detto che non c'è? XD Comunque sì ho cercato di mantenere il quadro dei rapporti come nel telefilm in modo da non andare troppo fuori strada. L'unica differenza sostanziale è che Liam ed Elizabeth non sono mai stati insieme, per cui la rivalità tra lui e William sarà un po' meno accentuata.


    Stefy: meno male che sei soppravvisuta al capitolo precedente! Ecco qui quello nuovo! ^_^


    Spero vi piaccia e se notate degli errori ditemelo pure, rileggo ma qualcosa mi scappa sempre!



     

    Capitolo terzo




    - “Ehi cacciatrice!” -
    - “Xand, la smetterai mai di chiamarmi così?!” - rispose Elizabeth con voce allegra.
    La risata cristallina di Xander, dall'altro capo del telefono, la mise di buon umore.
    - “Mai!” - promise il ragazzo - “È il tuo nome di battaglia ormai, la "cacciatrice di talenti", ti sei fatta una reputazione.”- scherzò.
    - “Ma smettila!” - disse lei in tono giocoso - “Piuttosto, come stai? E dove sei?” - chiese curiosa.
    - “A Halmstad, in Svezia. Anya aveva nostalgia di casa e abbiamo deciso di fare una vacanza...” - abbassando notevolmente il tono di voce proseguì - “Le chiederò di sposarmi... davanti a tutta la famiglia.”-
    Buffy sgranò appena gli occhi per poi rispondere sincera:
    - “È meraviglioso, sono felice per voi.” -
    In lontananza si poteva udire Anya borbottare su di un letto e su quanto fossero rumorose le molle: li avrebbero sentiti tutti mentre facevano sesso! Xander la ammonì, dicendole di parlare piano.
    - “Non è cambiata di una virgola, eh?”- chiese, soffocando una risata.
    - “NO!” - confermò il giovane, ridendo apertamente - “Buff mi spiace di essere stato così lontano in questo periodo, con tutto quello che hai passato, davvero...” - proseguì in tono mesto.
    Lei deglutì piano, cercando di mandar giù il groppo che le si era formato in gola.
    - “Non preoccuparti, sto bene. Va tutto bene.” - disse, cercando di sembrare il più convincente possibile. - “Ora devo andare Xand, ci sentiamo presto, ok?” -.
    Il ragazzo la salutò, strappandole la promessa di andarlo a trovare presto.




    Arrivata davanti alla propria galleria, la “SummersArt”, Elizabeth frugò nella borsa alla ricerca delle chiavi ed aprì la grande porta di vetro. L'entrata era irradiata dalla luce solare che si rifletteva sulle pareti bianche, gialle e arancioni creando particolari effetti di colore. Il complesso, a forma pentagonale, presentava al centro due uffici, che dividevano lo spazio in cinque corridoi. Entrambi gli studi, contraddistinti dai toni freddi dell'azzurro e del verde, erano a forma di mezza luna, posti uno di fronte all'altro, con un piccolo passaggio a dividerli.
    Elizabeth si diresse a passo spedito verso quello azzurro, spalancando la porta e accomodandosi davanti al computer per terminare gli ultimi dettagli della mostra successiva.
    Stava inserendo i dati relativi ai nuovi artisti emergenti che avrebbero esposto le proprie opere la settimana seguente, quando avvertì il fastidioso ticchettio dei tacchi che, rapidi, si muovevano verso il suo ufficio rimbombando nella galleria vuota.
    Ebbe appena il tempo di alzare gli occhi dal computer che la sua socia entrò velocemente nella stanza, armata di cd e cartellette colorate. Gettando il tutto sul piccolo divano accanto alla porta, la mora si diresse verso la scrivania, sedendosi poi di lato con le gambe accavallate.
    - “B., la mostra scorsa è stata un successo, le foto del tuo amichetto poi...geniali! Dovremmo esporre qualcosa di suo anche nella prossima.” -
    - “Tanto per cominciare non è il mio amichetto, come ti diverti tanto a chiamarlo tu, e poi, se non te ne fossi accorta, starei lavorando, Faith.”- disse Buffy infastidita.
    - “Sì, sì... come vuoi.” - convenne sbrigativa - “Quindi è una pura coincidenza il fatto che lui passasse almeno quattro volte a settimana dalla galleria e che durante l'ultima mostra abbia dovuto alzare il volume della musica per coprire i gemiti che provenivano da qui, vero?” - proseguì con aria sorniona.
    - “Non sono affari che ti riguardano.” - sibilò minacciosa - “Vattene, ho del lavoro da sbrigare.” -
    - “Cos'è tutta questa aggressività, B.?” - la canzonò Faith, aggirando il mobile e portandosi a due centimetri dal viso di Buffy, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. - “Non scopate più? O non riesce più a soddisfarti? Cos'è, si è stancato di essere la tua puttanel...” -
    Lo schiaffo la colpì in pieno viso prima che riuscisse a terminare la frase. Faith indietreggiò massaggiandosi la guancia arrossata, sfidandola con lo sguardo a muovere anche solo un passo verso di lei.
    Elizabeth la fissava muta, gli occhi furenti e le mani strette a pugno sulle cosce.
    Si guardarono per qualche minuto finché la mora non proruppe in una risata priva d'allegria, un lampo di comprensione le attraversò le iridi scure.
    - “Hai mandato tutto a puttane, non è vero? Si è stancato e ti ha mollata, non è così?” - chiese maligna.
    - “Zitta. Stai zitta.” -
    - “E come dargli torto? - continuò imperterrita Faith - “Lo trattavi come un giocattolo, un cagnolino. Cosa credi che io non me ne fossi accorta? Che non avessi capito che si era innamorato di te?” -
    Elizabeth sbatté con forza le mani sulla scrivania, intimandole di fermarsi ma la mora pareva provare una particolare soddisfazione nel punzecchiarla.
    - “E dimmi, com'era a letto? Con quei muscoli definiti e quel culo sodo doveva essere proprio uno stallone. Uno di quelli caldi che ti fa ribollire il sangue nelle vene.” - proseguì Faith passandosi la lingua sulle labbra - “Dato che è tornato libero potrei farci un pensierino, chissà come sarebbe cavalcarlo...” -
    - “Faith.” - una nota d'avvertimento nella voce.
    - “Lo rivuoi adesso, eh? Sei patetica, Buffy! Pa.te.ti.ca.” - la incalzò - “Non può sempre andare come vuoi TU. Le persone hanno dei sentimenti. Non sono tutti come te!” -
    - “FUORI!” - urlò - “Vai a farti sbattere da qualche operaio all'angolo della strada... è la cosa che ti riesce meglio.” - terminò con un filo di voce, pentendosene subito dopo.
    La mora accusò il colpo, fingendo indifferenza. La conversazione terminò con il tonfo sordo di una porta sbattuta.

    Elizabeth chiuse gli occhi, poggiando la fronte sul ripiano di legno cercando di calmarsi.
    Aprì il terzo cassetto della scrivania e prese tra le mani un accendino rosso, rigirandolo un paio di volte, lo sfiorò con la punta delle dita per poi lanciarlo dall'altro lato della stanza. Finì tra le cartelle che aveva appena lasciato Faith.
    Ripensò alle sue parole “si era innamorato di te” e automaticamente i suoi ricordi volarono ad un freddo pomeriggio di febbraio.
    Nuda ed accaldata, nel letto del piccolo appartamento, Elizabeth riprendeva fiato sdraiata sul corpo di William.
    Lui faceva scorrere pigramente una mano sulla schiena di lei mentre con l'altra giocava con i suoi capelli biondi, grato per non averla vista scappare via appena terminato l'amplesso.
    La calma permeava tutta la stanza, l'unico rumore proveniva dalla pioggia che batteva incessante sulle finestre, piccoli rivoli d'acqua scendevano lungo il vetro, rincorrendosi ed intrecciandosi in spasmodici abbracci.
    Rapito da quella sensazione di tranquillità e felice di poterla stringere a sé, William diede voce ai propri pensieri continuando a sfiorarle delicatamente la pelle. La avvertì irrigidirsi e tendersi per poi alzarsi di scatto.
    - “Cos'hai detto?” - aveva chiesto lei con una punta d'isterismo.
    - “Ti amo” - aveva risposto lui, con una semplicità disarmante, guardandola negli occhi.
    - “Non dire fesserie, Spike.” - sputò fuori, arrogante - “Noi scopiamo, niente di più. Mettitelo in testa.” - proseguì alzando il tono di voce - “Cosa credevi? Di poter essere il mio compagno? Tu? Un patetico fotografo raccattato da mia madre solo perché le facevi pena?” - terminò concitata, piena di rabbia cattiva.
    Non si preoccupò di guardarlo negli occhi mentre si rivestiva o di voltarsi quando uscì.
    Il giorno seguente William si era presentato in ufficio, consapevole che lei lavorava fino a tardi e che spesso dimenticava di chiudere la porta della galleria, gettandole addosso gli slip che si era dimenticata.
    Lei si era alzata, furente, urlandogli contro di andarsene e lui l'aveva afferrata, stretta, bloccandola contro la parete.
    Occhi negli occhi poteva chiaramente vedere il desiderio che la infiammava, la voglia di lui, le labbra dischiuse che chiedevano solo di essere baciate, succhiate, torturate.
    Mantenendo una mano ferma contro il muro fece scorrere l'altra sul suo corpo caldo, strizzandole il seno, godendo dei suoi gemiti mentre le mordeva il lobo e le leccava il collo. Scese lento verso l'ombelico, accarezzandole il fianco, giocando con la cintura dei jeans. Infilò una mano nella tasca dei pantaloni, muovendola su e giù, concedendosi di leccarle la labbra.
    Lei assecondava i suoi movimenti, gli occhi chiusi, il capo poggiato all'indietro contro la parete e la bocca aperta per far uscire gemiti di piacere.
    Lui si pressò contro di lei, facendole aderire l'erezione contro la coscia, scatenando l'immediata reazione di lei che alzò il bacino per sentirlo più vicino.
    Ghignò soddisfatto, abbassandosi per morderle il collo lasciandovi impresso un segno rosso.
    La sentì schiacciarsi contro di lui, ondeggiando il bacino e sfregandolo contro il suo sesso pulsante, avvertì le mani di lei tra i capelli mentre ansimava senza controllo.
    - “Non sono poi così patetico adesso, eh pet?” - sibilò lui, scostandosi improvvisamente per poi uscire sbattendo la porta.
    Lei rimase lì immobile tentando di riacquistare un respiro regolare, gli occhi annebbiati, le guance arrossate, le mutandine zuppe e il cuore che le batteva all'impazzata.


    TBC


    Vi ho dato anche un po' di spuffy questa volta XD

    Edited by keiko89 - 19/8/2012, 01:30
     
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    ....oh,,,cacchiarola....nn riesco ancora a capire cosa sia successo tra loro due....certo questo capitolo spuffy...mi ha fatto bollire il cuoricino...ma nn capisco perchè lei sia stata così stronza con lui!

    Me ama questo storia sempre di più :wub:
     
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    Io non avevo visto quest'aggiornamento!
    Continuano a piacermi molto i paralleli col telefilm (L'ultima scena ricorda moltissimo quella di "Gone")
    Bene, bene. ù_ù

    Darla nuuoooh! >O<
    Ci manca solo lei per fare bingo! XDD La situazione è già complicata di suo e, btw, capisco che Faith potrà (FORSE) avere anche ragione, ma quel tono? Ma farti una forchettata di cazzi tuoi no, F?
    E' invidiosa, credo.
    Cosa molto IC.

    Dimenticavo: IL. CULO. DI. SPIKE.

    Ecco. ù_ù
     
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  12. katespuffy
     
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    Ahehm. *si sconvolge*
    Partiamo dal presupposto che io non ho letto forse quasi nulla di tuo, o comunque davvero poco. Sono sconcertata dalla tua bravura. Al di là della storia, che commenterò dopo, hai un modo coinvolgente e morbido, che accompagna caldamente il lettore passo dopo passo. E' molto fotografico e allo stesso tempo introspettivo, riesci ad amalgamare un'accurata descrizione del dove e un'accurata narrazione del dentro, dentro gli occhi, dentro le menti e dentro i sentimenti. Complimenti, davvero.

    Per quanto riguarda la storia. Drusilla e Spike. Fratelli. *muore*
    *si rialza* Un esperimento ben riuscito. E se lo dico io, Kiki testimone del mio esser conservatrice di pairing e descrizioni, significa che hai fatto davvero un ottimo lavoro.
    La storia è molto interessante, intrecci moltissimo l'essere IC dei vari personaggi, seppure trasportati in un Au originale e ben delineato.
    Insomma, sono curiosissima per il seguito.

    :wub:
     
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  13. keiko89
     
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    Here I am ù_ù


    Stefy: B. è stronza, sì. Ma ha i suoi buoni motivi, capirai tutto più avanti.


    Cri: Per la tua gioia in questo capitolo apparirà pure Darla XD Eh, Faith è un po' invidiosetta ma non è animata da intenzioni cattive. Capirai, capirai!


    Kate: oddio, che posso dire se non grazie? Anche se mi sembra davvero riduttivo dopo tutte le belle parole che hai speso. Sono felice che la storia ti piaccia e che nemmeno a te sia venuto un infarto dopo aver letto quella scena tra Dru e Spike! Spero continui ad essere di tuo gradimento.



    Ed ora veniamo a noi, donzelle. Questo capitolo è dedicato a voi, che mi incoraggiate e mi spingete ad andare avanti.

    Luv ya!



     

    Capitolo quarto





    William parcheggiò la moto accanto ai vasi di ciclamini bianchi e rossi che abbellivano il grande porticato di legno scuro. Prese con cura il mazzo di fiori comprati appositamente per l'occasione attardandosi ad osservare il cielo: il freddo inverno era alle porte, nuvoloni scuri incombevano all'orizzonte coprendo i timidi raggi di sole che tentavano di infiltrarsi in quell'ammasso di grigio.
    Prendendo un respiro profondo entrò nell'atrio della casa in cui aveva vissuto per pochi anni dopo il suo trasferimento dall'Inghilterra. Non vi era tornato spesso, solo negli ultimi tempi le visite si erano fatte più assidue. Notò come Drusilla aveva mantenuto intatte le modifiche che Anne aveva apportato, nonostante la morte della donna.
    I mobili in noce scuro, però, erano stati riempiti di candelabri ed incensi mentre i tendaggi chiari erano stati sostituiti da tende scure, dai toni rossi e neri, abbellite da ricami in oro. Sulla parete destra, come da tradizione inglese, un grande ritratto di famiglia e sul mobile sottostante innumerevoli foto che immortalavano gli attimi felici degli anni passati.
    Un silenzio irreale lo accolse, si chiese se sua sorella fosse uscita prima del previsto e lo stesse già aspettando al cimitero. Un brivido freddo gli corse lungo la schiena quando parole ovattate arrivarono alle sue orecchie.
    Una melodia che conosceva bene, il ritornello di una vecchia canzone irlandese*:

    Is è mo laoch, mo ghile mear
    Is è mo Shaesar
    ghile mear
    Ni fhuras fein aon tsuan as sean
    o chuaigh i gcein mo ghile mear


    I fiori gli scivolarono dalle mani mentre brividi scuotevano il suo corpo, il panico gli intossicava le vene e il cuore, corse verso il grande salone spalancando le porte, ritrovandosi davanti Miss Edith che miagolava spaventata.
    Sdraiata sul divano, di fronte a lui, Drusilla pareva in tranche. Il vestito candido macchiato di rosso scuro, sulle braccia e sulla mano sinistra rivoli di sangue si rincorrevano marchiando la pelle candida.
    Tremante si avvicinò a lei, afferrando la lametta e scagliandola lontano.
    “Dru, guardami” - implorò - “guardami, sei sveglia, riesci a sentirmi, pet?”- chiese, mentre la voce si sporcava di terrore.
    Caldo ed inebriante, il sangue ricondusse il figlio alla casa del padre” - mormorò lei, prima di svenire sotto i suoi occhi.
    In un flash un ricordo di anni passati: lui, lei e Liam seduti all'ombra di un ciliegio nella vecchia casa di campagna del cugino. Una promessa. Un marchio indelebile. Niente potrà separare ciò che il sangue ha unito.
    Sfiorando la piccola cicatrice sulla mano sinistra ritrovò la calma, corse a prendere la cassetta del pronto soccorso, medicando le ferite leggere che la ragazza si era procurata e fasciandole braccia e mani, stando attento a non procurarle altro dolore.
    La prese in braccio, conducendola verso la sua stanza. Piccola ed innocente, Drusilla gli ricordava un fiore di montagna. All'apparenza fragile e delicato, ma in realtà tenace e forte, riusciva ad affrontare le stagioni più fredde, a sfidare il vento e le piogge. A tornare a splendere.
    Così era sua sorella. La pazzia la stava consumando pian piano ma lei era forte, più forte di tutti. Sapeva vedere oltre. Sapeva cosa il destino le riservava.
    Adagiandola amorevolmente sul letto, le rimboccò le coperte.
    Prese il cellulare e compose quel numero che da tanto non usava più fare. Chiuse gli occhi, coricandosi vicino alla sorella, ripensando all'ultima volta che si erano visti, prima del funerale di sua madre:

    William si era svegliato, dolorante ed intontito; riconoscendo la puzza di disinfettante si rese conto di essere all'ospedale. Cercando di mettere bene a fuoco la stanza in cui si trovava scorse una figura massiccia, di spalle, che sembrava intenta a guardare fuori dalla finestra.
    Tossì piano e vide Liam voltarsi e cercarlo con lo sguardo, un'ombra di paura e sollievo nelle iridi scure.
    - “Ciao, come ti senti?” - chiese il più grande.
    - “Che ci fai qui?” - fu la risposta fredda del giovane.
    - “William” - fu solo un sussurro, carico di amarezza e consapevolezza.
    - “Smettila, detesto quel tono” - sibilò il biondo - “voglio rimanere solo” - concluse, massaggiandosi le tempie dolenti.
    - “No, non devi... sono qui” - continuò.
    William lo fissò attentamente, scavandogli dentro, leggendo il rimpianto e la tristezza. Non era però ancora pronto per lasciarsi andare, per dimenticare quei mesi difficili, per mettere una pietra sopra a tutto quello che era accaduto.
    - “Cos'è, non avevi nulla di meglio da fare? Cosa sei fottutamente venuto a fare qui? - esplose - “Mi aiuterai come hai fatto con lei?”
    - “Io... mi dispiace...” -
    - “Piantala, Angel.” - recriminò - “L'hai abbandonata. Ti cercava e tu l'hai fottutamente lasciata lì. Non hai chiamato. Scritto. Niente. E lei continuava a chiedere, ad insistere, voleva vedere il suo angelo. E un giorno non ce l'ho più fatta, le ho urlato di smettere. Che non saresti venuto... l'ho fatta piangere.” - terminò in un sussurro.
    - “IO L'HO FATTA PIANGERE!” - ripeté di nuovo fuori di sé dalla rabbia, le lacrime a rigargli il volto stanco.
    Liam fece un passo verso il letto, bisognoso di un contatto, fermandosi subito dopo. Gli occhi bassi, la testa china. La colpa che gli scorreva sotto la pelle.
    - “Smettila! Smettila di compiangerti. Non sai far altro!” - si infuriò sempre di più il biondo.
    - “Cosa avrei dovuto fare?” - chiese il moro - “Ero un alcolizzato, William. Non riuscivo a badare a me stesso... figurarsi a voi. Sono stato in un cura per anni, ho dovuto affrontare i miei demoni” - sussurrò - “mio padre ha minacciato di diseredarmi, non potevo... non potevo...”
    - “E così hai pensato bene di tagliare i ponti, eh?” - lo interruppe - “Ti sei lasciato tutto alle spalle: me, Dru... Darla!”-
    - “Spike!” - un ringhio quasi gutturale.
    - “Col cazzo, Mr.soffro.solo.io! Sai chi mi ha trovato in quella bettola? Chi ha chiamato Dru ieri notte per avvertirla? Indovina...” - lo sfidò con lo sguardo - “Fa la puttana, ora, sai... suo padre l'ha cacciata di casa dopo aver scoperto in che giro era finita.” -
    Liam strinse forte gli occhi, la gola secca, sentiva la testa girare, dovette appoggiarsi alla spalliera del letto per non cadere.
    “Abbiamo sofferto tutti Liam. Tutti.” - proseguì, calmandosi - “Ma tu sei il martire della situazione, vero? Tu sei stato in terapia, tu hai frequentato l'università, tu hai aperto il tuo studio legale, tu difendi le vittime di alcolizzati. Tu. Tu. Tu. Non esiste altro al di fuori di te stesso.” -
    Dopo un breve silenzio William chiese nuovamente di essere lasciato solo.
    Il moro annuì.
    - “Chiamami. Solo... chiamami” - disse pieno d'emozione - “quando avrai bisogno... chiama.” -
    Liam non ricevette nessuna telefonata, sino a quel giorno.


    Il rombo di un'auto sportiva riportò William alla realtà. Poco dopo udì dei passi concitati e Liam comparve sulla soglia.
    Il moro lo guardò esitante, per poi spostare l'attenzione su Drusilla.
    Si avvicinò al letto, cercando di non far rumore, e si stese a fianco della ragazza. Le sfiorò i boccoli scuri, la guancia calda, il braccio fasciato arrivando alla mano sinistra. Intrecciò appena le dita con le sue, cercando di non farle male.
    Il silenzio li avvolse, solo il respiro calmo e profondo di Drusilla spezzava la quiete.
    - “Riposa Will” - disse Liam, con quel fare paterno che spesso aveva usato con la ragazza.
    William si concesse di chiudere gli occhi, modellandosi contro la sorella, arrivando a toccare il braccio di Liam.
    Il moro si lasciò scappare un sorriso, beandosi di quel contatto. Era stato perdonato, non avrebbe più mandato tutto all'aria.
    Li avrebbe protetti, anche da loro stessi se fosse stato necessario.


    William si svegliò nel primo pomeriggio, accanto a lui Drusilla dormiva ancora. Nel sonno sembrava serena, la bocca arricciata in un sorriso, un braccio a circondarle il fianco.
    Il ragazzo si guardò attorno, era convinto di averlo chiamato. Se n'era già andato, pensò con una punta di rabbia.
    Dei rumori al piano di sotto smentirono la sua idea.
    Allontanandosi dalla camera della sorella, scese le scale e fu avvolto dall'aroma intenso del caffè. Liam era chinato, alla ricerca di qualche vivanda nella credenza. Appena avvertita la sua presenza aveva alzato il capo, regalandogli un sorriso sghembo.
    William aveva contraccambiato, versandosi poi una tazza di caffè.
    Fu Liam, stranamente, a spezzare il silenzio.
    -“Ho visto i fiori. Vai pure” - disse - “Starò io con lei.” - aggiunse immediatamente, come se avesse letto nella mente del cugino.
    William esitò qualche minuto, poi si diresse verso il tavolino di vetro e afferrò le chiavi della moto.
    La porta si richiuse su un “grazie” bisbigliato, ma detto abbastanza forte perché Liam lo udisse e si lasciasse accarezzare dal tepore di quella parola.
    Il cimitero sembrava un luogo quasi incantato, i fiori freschi spezzavano la monocromia delle lapidi rilasciando nell'aria un profumo di primavera. In quel giorno dell'anno sembrava fosse un posto meno lugubre. Si chiese come mai la gente necessitasse di un giorno specifico per commemorare i propri defunti, non l'aveva mai capito.
    Era importante amare i propri cari da vivi, contava poco riempire le lapidi di belle parole o di fiori esotici e particolari.
    Depose il mazzo di camelie e calle davanti alla tomba della madre, ricacciando indietro il moto di risentimento che l'aveva colpito. Lui l'aveva amata, tanto.
    Ma la malattia l'aveva cambiata, portando alla luce il suo lato meschino e cattivo. L'aveva insultato, sbeffeggiato, deriso per la sua professione e la mancanza di prospettive, per il fatto di non avere una donna al suo fianco. L'aveva comparato a Liam, dicendo di vergognarsi di lui, che era un fallito.
    William indugiò con le dita sulla foto della donna e recitò una preghiera.
    Alzatosi da terra si diresse verso l'entrata del cimitero. Rallentò il passo non appena la scorse.
    Elizabeth era davanti a lui, con le braccia traboccanti di rose bianche. Si osservarono per un po' finché lui non si avvicinò.
    “Ciao”
    “Ciao” - rispose lei - “Condoglianze, non ho avuto ancora il modo di fartele. Mi dispiace.” - disse sincera.
    Anche a me” - fu la risposta di lui.
    Elizabeth trattenne le lacrime a quella risposta, chinando appena il capo.
    Lui le portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sfiorandole appena la guancia col pollice. La vide ritrarsi istintivamente.
    Senza aggiungere una parola si allontanò in quel freddo pomeriggio di inizio novembre.


    TBC





    Note:


    * la traduzione della strofa in gaelico è:

    Lui è il mio eroe, il mio amore
    Lui è il mio Cesare, il mio amore
    Non ho trovato felicità o riposo
    da quando il mio amore è partito.

    Potete ascoltare la strofa citata qui , è la versione che preferisco dato che quella cantata dalle Celtic Woman proprio non mi piace.
    La ballata irlandese si intitola Mo ghile mear.


    Il confronto fra William e Angel risale al mattino dopo che William era stato trovato incoscente nel bordello. Fa riferimento, quindi, alla prima scena del prologo ed al ricordo di Buffy nel primo capitolo.

    Edited by keiko89 - 24/8/2012, 23:41
     
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    Ohhh...finalmente un nuovo post!!!!!....Ero già in astinenza!!!!
    Adesso, ho mio figlio che mi reclama, appena sono tranquilla, leggo e commento!!!!!!
     
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    Ok, letto!
    Tesoro, dalle tue descrizioni sembra di guardare un film....le immagini si materializzano cristalline, ai miei occhi, adoro realmente il tuo modo di scrivere!
    ...Passando alla fic, ok adesso riamango sempre più confusa, cerco di immaginare cosa possa essere successo nelle vite di tutti i personaggi, ma il buio totale aleggia...riesco solo a capire che dietro le loro storie ci sono dei drammi reali, e nn vedo l'ora di poterne cogliere il succo!!!!!
     
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