The Butterfly Effect di cousinjean

In corso.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Leejongsukdipendente

    Group
    Sorelle Giurassiche
    Posts
    1,764
    Location
    l'isola che non c'è

    Status
    Offline
    ...immagino quale sia la sua scelta...cmq .....adesso mi lasci per quanto ad aspettare....uffy!!!!!!!
     
    Top
    .
  2. kasumi
     
    .

    User deleted


    Eh, il problema è che faccio troppe cose contemporaneamente!! >__<
    E il continuo del demone mi sta facendo impazzire! >__<

    Cmq ecco un altro pezzo!!^^


    *
    Capitolo 9
    ***


    Buffy strofinò lo specchio per liberarlo dal vapore e si mise a fissarsi, a lungo e severamente. Cercò di vedersi attraverso gli occhi della sua omonima sedicenne, chiedendosi cosa avrebbe pensato di lei. Qualcosa del tipo "Qual'è il problema con la frangia?”, tanto per iniziare. Tese i capelli umidi all'indietro e si sporse per dare uno sguardo ai segni di espressione che iniziavano a formarsi agli angoli degli occhi e della bocca. Posò un dito sulla pelle delicata al di sotto degli occhi. “Non pensi che dovresti tenere sotto controllo quelle borse?” Avrebbe chiesto la Buffy teenager, seguito da un “Per favore, dimmi che fanno una crema per questo.”

    Avrebbe pensato che sarebbe stata troppo esile? Troppo severa? Troppo invecchiata per la sua età?

    Oppure sarebbe stata semplicemente felice di sapere che era arrivata a quell'età?

    Gli occhi le prudevano ancora. La doccia aveva aiutato, ma il naso era ancora umido e gli occhi ancora gonfi, il che l'avrebbe portata all'inevitabile “Com'è possibile che stai piangendo così tanto per Spike?”

    "Perché lui ne vale la pena," Rispose la Buffy cresciuta. Si sporse per toccare il suo riflesso. “Desidererei che ci fosse un modo per fartelo capire."

    Ma lei desiderava molte cose. E più di tutto di poterlo salvare.

    Mentre era stata sotto la doccia, guardando il sangue rappreso lavarsi e scivolare giù per le gambe, creando rivoli attorno allo scarico, la voce di Willow le aveva rammentato tutto quello che sarebbe andato storto se lei avesse provato a cambiare qualcosa, eppure non poteva fare a meno di chiedersi se fosse stata mandata lì per salvarlo e cosa sarebbe successo se fosse scappata via con lui.

    Ma la voce di Willow aveva una risposta per ogni “se” e ognuna di queste portava a brutte cose.

    Lasciando sfuggire un pesante sospiro, Buffy fece un passo indietro e controllò la ferita, che si era già cicatrizzata su entrambi i lati. La zona era ancora sensibile, ma non al punto da guadagnarsi l’iscrizione al registro dei dolori lancinanti. Il bendaggio era disgustoso da guardare e ne avrebbe fatto volentieri a meno, se solo non avesse temuto che la ferita avrebbe ripreso a sanguinare, se strofinata accidentalmente. Quindi aveva deciso che era meglio coprirla e non fare la bambina.

    Come aveva fatto per prendere la garza, però, lo sguardo le era caduto sulle sue cose personali appoggiate sopra al mobile e aveva preso invece la fiala della pozione per cancellare la memoria. Che significava che Spike non gliel'aveva portata via quando ne aveva avuto l'occasione? Una cosa era stata scegliere di salvare lei invece che inseguire Mudge, e un'altra cosa era stata scegliere di non distruggere l'unica cosa che lo avrebbe bloccato nel futuro che lei aveva descritto.

    Naturalmente, lui non sapeva nulla della morte fiera che lo aspettava. Contemplò la fiala, chiedendosi se poteva fidarsi abbastanza di lui da dirglielo. Se lui aveva intenzione di rinunciare a tutto, per aiutarla a preservare il loro futuro, meritava di conoscere la verità e di sapere come sarebbe andata a finire.

    O no?

    Buffy scosse la testa. Dio, le era così facile dimenticare con chi stava avendo a che fare, confondere lui con il suo Spike. Per quando si fidava d'istinto, doveva tenere a mente che non si trattava ancora di lui, non del tutto.

    Le aveva detto che l'amava – beh, implicitamente, in ogni caso -, ma l'amava abbastanza da morire per lei?

    Questo Spike pensava che lei valesse la pena di riprendersi l’anima?

    E, lasciare a lei la pozione, significava che lo pensasse? Lo conosceva, malvagio o no. Questo Spike considerava l'accollo di un'anima un destino peggiore che la morte. Se lui fosse stato disponibile ad affrontarlo....
    E qui intervenne di nuovo la voce di Willow, dicendole che non poteva rischiare, e che sapere non sarebbe stato un bene per lui. Che forse l'avrebbe turbato così tanto da fargli dimenticare di bere la pozione, prima di andarsene via come una furia. E, ehi, non era quasi l'alba? Non avrebbe dovuto essere già di ritorno? Per quanto ne sapeva, poteva aver già recuperato la croce e iniziato a complottare per rapire Angel.

    Si accigliò, desiderando che quella voce smettesse di parlare, chiedendosi da quando la sua testa aveva iniziato a ragionare come quella di Willow. Afferrò un asciugamano e lo avvolse attorno a sé, quindi uscì dalla stanza da bagno, ma nel momento in cui aveva attraversato la porta e si era messa a cercare un posto sicuro dove nascondere la pozione, aveva percepito un formicolio familiare. Come se si fosse strappato qualcosa dentro di sé, si era congelata sul posto per un momento. Aveva fissato la fiala, cercando di decidere cosa fare, poi l’aveva chiusa nel pugno e aveva aperto la porta.

    Spike stava in piedi dandole le spalle, poggiato contro un palo. Stava fumando, perso nei propri pensieri, e non si era accorto di lei. Lei si guardò in giro per assicurarsi che nessuno fosse nei dintorni e poi uscì all'esterno. Lui allora la notò e strabuzzò gli occhi, alzando un sopracciglio mentre lo sguardo scendeva sull'asciugamano. "Sembri stare meglio," Disse.

    "Grazie." Si appoggiò allo stipite della porta, tenendo le mani dietro la schiena. “Tre hurrà per la guarigione della Cacciatrice.”

    "Hip, hip hurrah." Un mezzo sorriso gli alzò gli angoli della bocca mentre incontrava il viso di lei, poi si girò di nuovo e alzò la sigaretta alle labbra. “Allora.” Soffiò il fumo prima di tornare a guardarla. “Prima le notizie buone o quelle cattive?”

    "Sei tornato. E' una buona notizia."

    Si girò bruscamente per fronteggiarla, facendo vorticare il cappotto teatralmente attorno agli stivali. “Certo che sono tornato. Ho detto che l'avrei fatto, no?”

    "Sì," disse lei debolmente. "L'hai detto. Allora, quali sono le buone notizie?"

    "Mudge vuole vendermi la croce e si suppone che lo incontri a mezzanotte."

    "E le cattive?"

    "Vuole un ammontare ridicolo di denaro." Prese un'altra tirata veloce dalla sigaretta, prima di gettarla e schiacciarla sotto lo stivale. Infilò le mani nelle tasche, restando a guardare il mozzicone per terra. “Posso recuperarlo, ma in modi che non ti farebbero piacere.”

    Buffy scrollò le spalle. "Non vedo ancora che cosa ci sia di sbagliato, nel mio piano di picchiarlo fino a farci dare la croce."

    "Maledettamente nulla." Gli occhi incontrarono quelli di lei e sul suo viso si disegnò un sorriso, che però svanì presto. "Oh, sì. C'è di più."

    "Più notizie brutte?"

    Spike annuì. "Ha venduto il tuo libro al mago, comediavolosichiama."

    Buffy si accigliò. "Ethan Rayne?"

    Spike la indicò. "Proprio quello."

    "Non ho nessun problema a picchiare anche quel ragazzo."

    "Bene, allora. Buon piano." Sospirò. "Ora dobbiamo solo trovare il coglione."

    "Non dovrebbe essere troppo difficile. Ethan non è mai stato un genio a nascondersi” Buffy corrugò la fronte e incrociò le braccia, pensierosa, poi avanzò sul marciapiede e sbirciò la fila di porte. “Mi è venuto in mente che l'ultima volta che era in città... Intendo la prossima volta, o la volta dopo ancora-”

    "Ho capito, Amore."

    "E' stato qui."

    Spike seguì il suo sguardo. "Huh. Questo semplifica le cose." Tornò a guardarla e notò quello che teneva in mano. “Stai programmando di usarla, Tesoro?”

    "Cosa?" Lei sciolse le braccia e guardò la fiala, di cui si era dimenticata. "Stavo solo… Ce l'avevo in mano quando ti ho sentito qui fuori-"

    "Mi hai sentito?"

    "Uh… sì. Senso di Cacciatrice?"

    Lui annuì. "Ok."

    "Beh, voglio dire, forse è più uno “Spike sesto senso”.”

    Il sopracciglio di lui si inacò. "Sì?"

    Lei sorrise. "Sì. Ho sempre saputo quando eri tu. E' un senso che ho sempre avuto."



    Edited by kasumi - 4/11/2012, 22:48
     
    Top
    .
  3. Levian91
     
    .

    User deleted


    lo spiki sesto senso *_* tenera buffy.. mmh.. quindi pensa d poter cmabiare al storia in meno.. chissà se vorrà tentare!!
     
    Top
    .
  4. kasumi
     
    .

    User deleted



    Lui sorrise brevemente, mostrando appena i denti, poi inclinò la testa e la guardò con attenzione. “Ho sempre pensato di averlo solo io per te,” mormorò, scostandole dolcemente i capelli dalle spalle. La sua mano restò lì, solo per un momento, prima di scivolare in avanti. Buffy chiuse gli occhi e assaporò la sensazione del palmo ruvido che scivolava su di lei. Poi lui staccò il palmo e delicatamente -Dio, così delicatamente che poté a mala pena sentirlo – le fece scorrere un dito avanti e indietro lungo la clavicola.

    Tremando, lei aprì gli occhi. Sembrava incantato, con le labbra socchiuse e gli occhi annebbiati dal desiderio, mentre guardava il dito pattinare sulla pelle di lei. Quando lo vide curvare la lingua sotto il palato, l’urgenza di baciarlo minacciò di sopraffarla, ma poi ricordò la fiala nella sua mano e quello che era successo l’ultima volta che l’aveva baciato.

    "Um." Strinse la fiala.

    Lui fece cadere la mano e fece un passo all'indietro. "No," disse, osservando la pozione. "Non ancora. Hai ancora bisogno di me.”

    "Sì," lo rassicurò lei. "Solo… Mi chiedevo perché l'hai lasciata dov'era. Voglio dire, ero un po' sorpresa che…"

    "Di cosa? Che non me ne sono liberato?"

    Stringendo la fiala al petto, lei scrollò leggermente le spalle.

    Spike fece una smorfia e infilò la mano in tasca. “Ci ho pensato.”

    "E perché non l'hai fatto, dunque?”

    Lui sembrò confuso e un po' ferito dalla domanda. “Pensavo di averlo già chiarito in precedenza.”

    Wow, questo suonava familiare. Buffy pensò a tutte le volte che lui le aveva detto di amarla e che non le avrebbe mai fatto del male. Credeva che, nonostante qualche volta l’avesse fatto, lui avesse inteso veramente quello che diceva e si chiese quanto i suoi rifiuti a credere in lui l'avessero influenzato, creando una specie di profezia auto-alimentante e rendendo inevitabile la sua perdita di controllo. Qualche volta, quando si permetteva di pensare alle cose che erano andate storte tra di loro, si chiedeva se aver mostrato più fiducia in lui, avrebbe fatto la differenza.

    Forse questa era l’occasione per scoprirlo.

    Annuì. "L'hai fatto."

    "Sì, bene." Lui fece scorrere una mano attraverso i capelli e lei fece finta di non notare come tremasse. "Non sto dicendo che la cosa mi piaccia e non sono nemmeno sicuro di capirla, Cac- Buffy, ma non voglio vederti soffrire." Abbassò la testa e alzò i sopraccigli, guardandola fisso negli occhi. "E non voglio essere dannatamente l'unico a soffrire."

    "Lo so." Lei si avvicinò per stringergli delicatamente il braccio e poi far scorrere la mano verso il basso, prendendo la sua mano. La tenne aperta nella sua e ci depositò la fiala.

    Lui la fissò per un lungo momento, poi fissò lei interrogativamente.

    "Se dovesse succedermi qualcosa," spiegò lei. "Lo sai, qualcosa di più fatale di essere infilzata, saprai cosa fare."

    "Non permetterò che ti succeda niente."

    "Nemmeno io, ma è solo nel caso."

    Spike deglutì e annuì e mise la fiala nel cappotto.

    "Allora, come ci si sente a tenere il proprio futuro nelle proprie mani?” Gli chiese.

    Lui si avvicinò e le prese il viso tra le mani. Poi, mentre i pollici le accarezzavano le guance, disse, “Ci si sente bene."

    Buffy sorrise. "Bene."

    Lo vide sporgersi in avanti e pensò che intendesse baciarla, ma invece lui sospirò e poggiò la fronte contro la sua. "C'è un problema, Amore." Si tirò indietro un poco e la guardò negli occhi. "E' anche il tuo futuro."

    Gli accarezzò i capelli al di sopra dell'orecchio. "Mi fido di te per esso.”

    Lui sembrò assaggiare il gusto di quelle parole. Con un leggero sorriso, fece una piccola risata strozzata. “Strano. Qualcuno mette così tanta fiducia in te...” “Che l'ultima cosa che vuoi è deluderlo?”

    Lui inclinò la testa e strinse gli occhi. "Sì."

    "Ci conto."

    "Non ti deluderò, Buffy. Lo giuro.”

    Lei annuì. "Conto anche su questo." Gli prese una mano nelle proprie e si mise a giocare con le dita di lui mentre parlava. "Abbiamo tutto il giorno, prima di decidere cosa fare con Mudge. Se...” Deglutì. “Se vuoi andare a vedere come sta Drusilla…"

    Spike scosse la testa. "Sono esattamente dove voglio essere." Disse e poi la baciò, in modo tenero e un po’ timido. "Al mio posto."

    Lei se lo fece più vicino, aprendo la bocca e accogliendolo, senza capire come potesse innamorarsi di lei in modo così veloce e completo, cambiando totalmente la propria concezione di sé da Vampiro Che Uccide Le Cacciatrici a Uomo Che Ama Buffy. Non l’aveva capito prima, quando tutto d’un tratto le sue azioni avevano iniziato a smentire le sue parole e a rendere così ovvi i suoi veri sentimenti, che lei si rifiutava di vedere, e non lo capiva ora, quando lui aveva investito così tanto nell'odiarla.

    Non quando a lei c’era voluto così tanto per scoprire di amarlo.

    Buffy lo avvolse tra le braccia e lui imitò i suoi movimenti. La tenne stretta, posandole una mano dietro la nuca e l’altra dietro la parte inferiore della schiena, impugnando l’asciugamano. I suoi baci bruciavano, tutto questo bruciava, sapendo che dovevano lasciarselo alle spalle... che lei doveva lasciarsi lui alle spalle. Ma lei non ci pensava, in quel momento. Se l'avesse fatto, le si sarebbe spezzato il cuore.

    Era più facile perdersi in lui. Chiudere gli occhi e fingere che questo fosse il suo Spike, che erano a casa e lui era salvo e avevano abbastanza tempo per risolvere tutto, per imparare ad essere una vera coppia. Perché ci erano stati così vicini, ci erano quasi arrivati, e se solo avessero avuto più tempo...

    "Oh, Dio," disse con voce strozzata contro la bocca di lui.

    Lui la allontanò per guardarla, i sopraccigli uniti in confusione. "Buffy, che cosa…?"

    Ma tutto quello che lei fece fu poggiare la testa sulla sua spalla e nascondere il viso contro il suo collo. Non fare così, si disse. Non adesso.

    Spike la tenne così, accarezzandole i capelli e strofinandole la schiena, mentre dondolava con lei un poco, mormorandole suoni rassicuranti nell’orecchio. Lei restò lì, una mano curvata contro la durezza del suo petto, cercando di scolpirlo nella memoria. Inebriandosi del profumo del suo collo, dove l'odore di gel per capelli si mescolava a quello di cuoio impregnato di fumo. Per il modo in cui le sue braccia erano così forti ma la tenevano così teneramente, per la dolcezza delle sue mani…

    "Di che cosa si tratta?" chiese lui alla fine, forzandola a guardarlo.

    E allora lei capì.

    Non era l'anima che aveva cercato in lui quella notte nel vicolo dietro al bar. Era uno sguardo, quello determinato e pieno di amore ma anche un po' spaventato e vulnerabile. Uno sguardo che diceva che avrebbe mosso montagne per lei, le avrebbe scalate o fatte saltare per aria per farsi strada, se solo lei gliel'avesse lasciato fare, e anche se lei non gliel'avesse lasciato fare, e questo era il modo in cui lui la stava guardando adesso.

    Questo era il suo Spike.

    "Stai tremando,” disse lui, e lei si rese conto che era vero, ma non perché fosse freddo. “Vieni qui.”
     
    Top
    .
  5. piccola06
     
    .

    User deleted


    mamma mia queste scene tra Spike e Buffy le adoro Sono sia tenere ma anche struggenti sopratutto se si pensa che prima o poi Buffy dovrà tornare nel suo mondo ... un mondo senza Spike Non vedo l'ora del prossimo aggiornamento!!
     
    Top
    .
  6. kasumi
     
    .

    User deleted


    Lasciò che la guidasse all'interno e, una volta che la porta fu chiusa, si gettò su di lui, spingendolo contro il muro. Lui aprì la bocca per dire qualcosa, ma lei gliela riempì prontamente con la lingua. Lo baciò con ardore e passione, comunicando tutto quello che stava provando in quel momento – desiderio, bisogno, gioia nell'averlo ritrovato, dolore per dover rinunciare a lui e, più di ogni altra cosa, amore.

    La sua unica risposta fu un gemito ed il suo corpo comunicò per lui mentre lei gli si pressava addosso. Provò ad avvolgerla tra le braccia, ma lei gliele allontanò, quindi fece scivolare le proprie mani sul suo petto e sotto il suo cappotto. Come questo cadde sul pavimento, lui ringhiò profondamente e la afferrò attorno alla vita, facendo girare entrambi. Buffy lamentò e si tenne il fianco.

    "Oh merda." Spike la lasciò andare e si fece indietro, la mano sollevata vicino la ferita. "Scusa."

    Lei scosse la testa e si avvicinò. "Non preoccuparti."

    Ma lui si guardò intorno, insicuro, facendo scorrere una mano sui capelli. "Um. Se andiamo sul letto, forse…"

    "Non farlo," disse lei, afferrandogli la mano e facendo in modo che la guardasse. "Non sforzarti di essere gentile con me.”

    "Ma lui era... Voglio dire... Io...”

    Lei capì cosa intendeva. Chiuse gli occhi e scosse la testa. "No, Spike. Non preoccuparti di questo. Non provare ad essere lui. Sii solo te stesso.” Lo tirò verso di lei. “Sii solo Spike.”

    Ma lui la tenne a distanza, timoroso di toccarla. "Non voglio farti del male, Amore.”

    "Non lo farai." Gli accarezzò la guancia e lo baciò di nuovo, poi si gettò su di lui e gli morse il labbro, per mostrargli che faceva sul serio. Lo sentì indurirsi e sorrise. Lui inclinò la testa e la guardò meravigliato, ancora insicuro sul cosa fare con lei, mentre faceva fuoriuscire la lingua per leccare il sangue che lei gli aveva provocato. Lei si sciolse l’asciugamano e lo fece cadere sopra al cappotto di lui, poi sorrise di nuovo, vedendolo abbassare lo sguardo e guardare la sua nudità con venerazione. Nessuno la faceva sentire bellissima come lui. Poteva farla sentire una dea solo con uno sguardo.

    Spike si mosse verso di lei e Buffy lo bloccò, posandogli le mani sul petto. Lui guardò verso il basso, confuso, fino a che lei iniziò a raccogliere la maglietta e a tentare di sfilargliela, quindi sorrise ed arricciò il naso, afferrando la maglietta per il colletto e tirandola sopra la testa. Come questa raggiunse la pila vicino all’asciugamano fece per avvicinarsi di nuovo, ma lei alzò le mani e fece un passo all'indietro.

    "Non sei ancora abbastanza nudo," disse imbronciata, guardando in basso verso i suoi jeans.

    "Ci sto arrivando," promise lui. La sua voce era vera seta mischiata a whiskey e la riscaldò completamente. Le prese le mani nelle sue e le portò alle labbra, poi le mise da parte e si sporse in avanti. Lei pensò che intendesse baciarla di nuovo, invece passò oltre la bocca e andò diritto alla spalla, succhiando il punto dove essa incontrava il collo. Le labbra e la lingua seguirono delicatamente lo stesso percorso che il suo dito aveva già tracciato in precedenza lungo la clavicola. Le lasciò andare le mani e fece scorrere le proprie lentamente sul suo corpo, i pollici ruvidi che le sfregavano i capezzoli mentre le dita sagomavano ogni sua curva, consapevoli delle ferite, e andavano a fermarsi sui fianchi. Lei gli massaggiò la pelle liscia della schiena, poi portò le mani dietro sua la nuca e strofinò il naso contro il suo orecchio. "Ti ho detto di non trattenerti," gli sussurrò.

    Lui le disegnò una scia di baci fino all’orecchio. "Mi hai detto di essere me stesso," le sussurrò in risposta. La guardò negli occhi per un momento, prima di andare a reclamarle la bocca, e lei realizzò che le parole di prima lo avevano liberato da qualsiasi maschera che usasse indossare. Lui interruppe inaspettatamente il bacio, poi la afferrò per i fianchi e la fece girare e le sussurrò contro l’orecchio. "Ora taci e lasciami fare l’amore con te."

    Buffy sorrise e ridacchiò leggermente, poi trattenne il respiro mentre lui le scostava i capelli e la baciava sulla parte alta della spina dorsale.

    Le mani di lui andarono dappertutto, come se la stesse studiando, cercando di imparare a memoria il suo corpo – anche se non ne avrebbe avuto memoria il domani. Questo pensiero le spezzava il cuore, anche se la cura con cui lui la toccava lo riempiva. Lui le accarezzò le spalle, massaggiando delicatamente le scapole con i pollici. Poi la bocca tornò su di lei, lasciando una traccia di baci lungo la schiena. La fece inclinare in avanti, tenendola con un braccio attorno alla vita, e lei appoggiò le mani sulla parete per sostenersi. Quando le leccò la parte inferiore della schiena, lei si inarcò e fu percorsa da un brivido, quindi si pressò istintivamente all’indietro.

    Lui ridacchiò. "Ti piace questo, Cacciatrice?" Lei poté sentire il sorriso nella sua voce ed annuì.

    "Uh huh."

    Si fece indietro e la trascinò con sè. "Ti piace quello che posso farti?" Le mise le mani a coppa sul seno e lo strinse.

    "Mmmhmm."

    "Sì." Le succhiò il punto tenero dietro all’orecchio, mentre le mani vagavano verso il basso, familiarizzando con il suo ventre e ancora più in basso, allungandosi ad accarezzarle la coscia.

    Lei gli afferrò gli avambracci e li sentì tendere sotto alla magia delle mani, meravigliandosi della sua forza. "Spike," gemette debolmente, stringendogli le braccia.

    Lui le sorrise contro il collo. "Mi piace quando dici il mio nome in quel modo. Come un’amante." Le strinse un capezzolo con una mano, mentre con l’altra si muoveva tra le sue cosce. Con un sospiro, lei lasciò cadere la testa all’indietro contro la sua spalla. Lui le baciò la gola esposta e poi tenne gli occhi sul suo viso. “Dillo di nuovo."

    Lei si girò per guardarlo e alzò una mano ad accarezzargli la guancia. Mentre iniziava ad assecondarlo, lui spinse un dito dentro di lei, facendo venir fuori uno "Sp-ah-i-hiiike!"

    Fece un largo sorriso, tutto tronfio, con la lingua che spingeva contro i denti. "Sì, ti piace." Buffy non poté fare a meno di ricambiare il suo sorriso mentre lui portava la mano libera al suo viso e poi la baciava, a lungo e profondamente, mentre la lingua teneva il passo con il movimento del dito dentro di lei. "Sei tutta calda per me," le mormorò contro le labbra. "Calda e bagnata e pronta. Tutta per me."

    "Tutta per te," ansimò lei.

    "Lo sai cosa mi fai, Amore?"

    Il denim dei jeans le strofinò il sedere mentre la sua erezione premeva contro di lei. Lei si pressò contro di esso. “Ne ho un’idea."

    "No," disse lui. "Non ne hai idea. Ma, sì. Qui." Il suo dito non si fermò mentre l’altra mano lasciò il suo corpo. Sentì il tintinnare della fibbia della cintura e dopo un momento lui le prese una mano e la guidò sul suo membro. "Lo senti? Senti quando duro sono per te?"

    Lei afferrò la sua asta e lo sentì risucchiare l’aria attraverso i denti. La pompò un paio di volte, seguendo il ritmo della mano tra le sue gambe, poi fece scivolare la mano verso il basso e gli strinse i testicoli. Spike gemette e posò la testa contro la sua spalla.

    "Cazzo, Buffy!"

    "Uh-huh, è quella l’idea."

    Gli allontanò le mani e si girò a guardarlo. Dire che era pronta per lui era stato un eufemismo. Aveva bisogno di sentirlo dentro di lei e dall’espressione di lui, poteva dire che aveva bisogno di essere là altrettanto intensamente. Gli avvolse le mani dietro la testa e lo tirò verso di sé per gettarsi sulla sua bocca. Le mani di lui si fecero a coppa sul suo sedere, sollevandola in modo che lei poté agganciargli le gambe attorno alla vita. Lei tirò la testa all’indietro per guardarlo mentre scivolava su di lui. Aveva la stessa espressione di stupore e gratitudine che aveva avuto alla loro prima volta, in quella vecchia casa. Ma l’incredulità se n’era andata via, sostituita da una certezza che non vi aveva mai visto prima. Quando lui fu dentro del tutto, lei gli prese il viso in entrambe le mani e lo guardò intensamente negli occhi.

    "Ti amo," gli disse, desiderando che lui le credesse.

    Lui sorrise leggermente, poggiando una mano sopra una delle sue, ed annuì. “Anche io ti amo, Buffy." Sembrava ancora un po’ sorpreso da se stesso nel dirlo. Le accarezzò il viso e la baciò, poi le fece appoggiare la schiena contro la parete e iniziò ad ondeggiare dentro di lei. Il tempo dei giochi era chiaramente finito ed ora era il tempo di fare l’amore seriamente. Le spinte di lui divennero più veloci e decise, e lei si tenne alle sue spalle per venirgli incontro. Non era mai stata prima con lui in quel modo – veramente con lui, connessa ad ogni livello. Nemmeno quell’ultima notte nel seminterrato. Lì era stata sorpresa e pure un po’ spaventata, dal buono che poteva esserci tra loro. Non solo nel sesso, ma in tutto. Ma lì aveva pensato che avrebbero avuto tutto il tempo per abituarcisi, per costruirlo lentamente. Ora sapeva come poteva essere e sapeva che non l’avrebbe mai avuto di nuovo.

    Non le ci volle molto – ci era già molto vicino quando avevano cominciato -, ma quando l’orgasmo la prese, non riuscì a guardarlo negli occhi. Guardò invece in alto al soffitto sudicio, chiedendosi come poteva sentirsi così completa e vuota in una volta sola.

    Stava piangendo. Lui sembrò accorgersene nello stesso momento in cui lo fece lei, e si fermò. “Tesoro?”

    "Non fermarti," disse lei, scacciando le lacrime. Lui sembrò insicuro. "Per favore, Spike." Lo baciò. "Non fermarti per nessuna ragione."

    Lui annuì e riprese, tenendo gli occhi fissi in quelli di lei, alzando una mano per asciugarle le lacrime. Poi ci arrivò anche lui – poté vederlo nel battito delle sue ciglia e dalla “o” della sua bocca. Serrò i denti e chiuse gli occhi, poggiando il viso contro il suo collo mentre pulsava dentro di lei. Lo avvolse tra le braccia e gli accarezzò i capelli mentre veniva. “Ti amo, Spike.” Gli sussurrò tra i capelli. "Dio, ti amo così tanto."

    Tutte le piccole fessure che si erano create nella diga nel momento in cui si era imbattuta in lui, si unirono ed esplosero, e lei non poté fare più nulla per impedirlo. Venne scossa da un singhiozzo e si accasciò contro di lui.

    "Shh, bambina," disse lui, avvolgendola tra le braccia. Ogni incertezza che aveva provato era nascosta dalla determinazione a confortarla. "Ti ho qui con me." Indietreggiò fino al letto e in qualche modo riuscì a trascinarla lì senza separarsi da lei. "Sono qui," continuo a rassicurarla, ma fece solo peggio, perché entrambi sapevano che non ci sarebbe stato per molto. Così finalmente si arrese e si limitò a tenerla, mentre lei si aggrappava convulsamente a lui e piangeva a dirotto.


    *fine nono capitolo*

    TBC
     
    Top
    .
  7. Levian91
     
    .

    User deleted


    bellissimaaaaaaa*_* qnt'ammooooreee!! sn sicurissima che buffy troverà il modo di tornare cn lui.. o di ritrovarlo anche nel suo tempo.. >_< per forzaa
     
    Top
    .
  8. kasumi
     
    .

    User deleted


    ah, non anticipo nulla!^^ grazie per il commento! *__*
     
    Top
    .
  9. Spike-Spuffy
     
    .

    User deleted


    Stupendissimo questo capitolo O.O
    In questa ultima parte si capisce perfettamente quello che prova per lui.. posta presto *.*
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Leejongsukdipendente

    Group
    Sorelle Giurassiche
    Posts
    1,764
    Location
    l'isola che non c'è

    Status
    Offline
    ...Mamma mia, mi ero persa un pò di post, e devo dire che quest'ultimo....è wowwwww ....mamma mia ma quanto amore c'è!!!
    E' vero che forse Spike si è innamorato o meglio ha ammesso troppo in fretta l il sentimento che prova per Buffy....ma sono talmente perfetti che va benissimo così!!!!!

    Sono troppo curiosa, di vedere come si evolverà il tutto!
     
    Top
    .
  11. kasumi
     
    .

    User deleted


    grazie per l'appoggio, ragazze! *__*
    a presto
     
    Top
    .
  12. p.i.a
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    E' vero che forse Spike si è innamorato o meglio ha ammesso troppo in fretta l il sentimento che prova per Buffy.

    si, l' ho pensato anch' io :unsure:
    Ma è una ff splendida,Kasumucciola sta facendo un gran lavoro :*
    90582443uf2

    Ogni tanto pure io mi perdo i post....ma poi recupero
    croce sul cuore
     
    Top
    .
  13. kasumi
     
    .

    User deleted


    **
    Capitolo 10
    ***


    "Allora, mi vuoi dire che cosa ti è preso?”

    L'aveva tenuta stretta mentre piangeva fino a che si era addormentata, e poi aveva continuato a tenerla, nonostante la propria stanchezza. Era rimasto sveglio apposta per questo, perché... Oh, il sesso era stato buono, anzi, 'buono' era sicuramente un eufemismo. Era stato incredibile, brillante, sorprendente... Poteva trovare un aggettivo per ogni lettera dell'alfabeto, e sperava fosse solo l'inizio. Aveva intenzione di passare l'intero pomeriggio a fare una mappa mentale della sua superficie, e a scoprire quanto bene lei conosceva la sua. Ma questo... tenerla stretta, guardarla dormire, essere in armonia con i suoi piccoli ritmi come mai era stato… Venire riscaldato dal calore che si irradiava dal suo corpo, ascoltare il battito del suo cuore contro il proprio petto, fino a che sembrasse il proprio...
    Non c'erano parole per descriverlo.
    Ora era sveglia e giacevano l’uno contro l’altro a cucchiaio nel mezzo del letto. "Di che cosa parli?" chiese, giocando distrattamente con le dita di lui.

    "Vuoi l'impressione alla Meryl Streep? (NdT: modo di dire che sta per “impressione schietta”) Di solito, qualcuno piange così mentre sto... Beh, presumo che loro piangessero per-"

    Buffy si girò per chiudergli la bocca con la mano. "Non verrà fuori nulla di buono se finisci quella frase."

    Lui le afferrò la mano e le baciò il palmo, poi la trattenne contro il proprio petto e aspettò.

    Lei si prese un momento, per cancellare probabilmente una visione spiacevole. Lui era dispiaciuto per averla messa in quella situazione e infastidito con se stesso per essere dispiaciuto.

    "Ma, beh," disse lei infine, "mi dispiace per il crollo che ho avuto. Il mio momento di…" Roteò gli occhi e scosse la testa. "Se in questi giorni avessi avuto solo dei bei momenti, ora non saremmo qui."

    "Mi sembra il momento perfetto, Amore."

    Lei fece un debole sorriso e un'alzata di spalla. "Penso dipenda da come lo guardi. Ma in ogni caso... Quando tornerò a casa, tu non ci sarai."

    Lui riusciva ad immaginarlo ed aveva pure versato qualche lacrima mentre lei dormiva, al pensiero di dover rinunciare a questo. Sapeva che sarebbe stato peggio per lei. Dirsi addio sarebbe stato dilaniante per entrambi, ma lui avrebbe avuto il lusso di dimenticare e di innamorarsi di lei di nuovo, eppure...

    "Sei sicura che si tratti solo di questo?"

    Lei spalancò gli occhi. "Solo?"

    "Non intendevo…" Spike sospirò. "Ho solo colto una vibrazione, Tesoro. Qualcosa mi dice che non sei stata completamente sincera con me, che c'è dell'altro."

    Lei lo spinse via.

    "Buffy," la pregò, cercando di riafferrarla, ma lei era già fuori dal letto. Prese il lenzuolo e lo avvolse attorno alla vita, poi si alzò in piedi e raggiunse la finestra, scostando le tende quel tanto per sbirciare fuori. La luce del sole le dipinse il viso, come se risplendesse di luce propria. Più lei fissava l'esterno e più Spike si rendeva conto che lei non stava guardando qualcosa al di fuori della finestra.

    Lui si sedette. "Hai detto che saresti stata sincera con me, che mi avresti messo al corrente di tutto quando me lo sarei guadagnato. Beh, penso di averlo fatto."

    Lei non disse nulla e continuò a fissare fuori. Con un sospiro, Spike si strofinò la fronte e provò a ricordare dove aveva visto le sigarette l'ultima volta.

    "Ci fu una battaglia."

    La testa di lui scattò in alto al suono della sua voce, bassa e distante. Da qualsiasi parte fosse mentre parlava, non era con lui. Spike non era nemmeno sicuro che lei avesse parlato, fino a che non andò avanti.

    "La Bocca dell'Inferno era aperta. C'era questo esercito... Noi scendemmo per affrontarli di petto."

    "Tu ed io?"

    Buffy sembrò tornare in sé per un attimo e volse lo sguardo attraverso la stanza. Non verso lui, comunque. "In mezzo agli altri." Lasciò andare la tenda e tirò il lenzuolo in alto per coprirsi le spalle, tenendole poi come per abbracciarsi. “Tu indossavi l'amuleto che mi diede Angel. Lui disse che doveva essere indossato da un campione e intendeva farlo lui stesso, ma io lo presi da lui, e lui... Qualche volta mi chiedo chi di voi due fosse veramente destinato ad indossarlo.” Gli occhi di lei scelsero un punto sul muro e vi si aggrapparono. Quando parlò di nuovo, la sua voce era un sussurro. "Qualche volta vorrei-" Ma si fermò. La colpa che le si dipinse sul viso indicò che il pensiero era troppo orribile per essere preso in considerazione, quindi lo abbandonò e riprese a voce alta. “In ogni modo, l'ho dato a te.”

    Una dozzina di commenti balzarono sulla punta della lingua di Spike – alcuni sarcastici, alcuni sinceri, ma lui li ricacciò tutti e aspettò.

    "Non so ancora se tu hai usato esso o esso ha usato te, ma hai fatto fuori il nemico da solo con quello e hai chiuso permanentemente la Bocca dell'Inferno."

    "Stai dicendo che ho salvato il mondo?"

    Lei annuì e finalmente lo guardò. "E me."

    Gli occhi di lei erano pieni di gratitudine e forte orgoglio, ma erano anche mescolati con una tristezza che suggeriva...

    "Ma non me."

    Le labbra di lei tremarono, e fu la conferma di cui lui aveva bisogno.

    "Fanculo," mormorò.

    Buffy si morsicò il labbro e abbassò la testa, e quando la rialzò – senza guardarlo- le lacrime erano tornate. "Sono rimasta con te fin quanto ho potuto. Ho provato a farti venire con me-" la sua voce si ruppe. Strizzò gli occhi e si coprì la bocca, ma poi scosse la testa e si asciugò il naso. "Avrei dovuto provare più duramente. Avrei dovuto farti-"

    "E’ stata una mia decisione, Amore." La voce di lui era spenta, senza emozione, giusto come lui in quel momento, ma sentiva lo stesso di doverla confortare.

    "Hai detto che era qualcosa che dovevi fare. Eri estatico, e hai detto che potevi sentire la tua anima-"

    "Oh, bene, rieccoti là," disse, ritrattando con sarcasmo. "Questi pensieri sono chiaramente un azzardo alla tua salute."

    "Lo penso anche io," sussurrò Buffy, facendolo azzittire. Lo guardò di nuovo e gli sorrise dolorosamente. "Ho toccato la tua anima, William, ed era la cosa più bella che abbia mai…" Tirò su con il naso e si asciugò gli occhi.

    Spike sollevò le ginocchia e ci si appoggiò con i gomiti. Rimase a fissarla per un po’, chiedendosi cosa diavolo doveva fare. Aveva sempre creduto che la propria esistenza fosse una qualche specie di gioco e ora lei l’aveva colpito proprio in quel punto e l’aveva reso completamente ridicolo.

    Perciò, ecco quello che fece. Avvolse le braccia attorno alle ginocchia e abbassò la testa, concedendosi una risata sommessa, che presto si trasformò in una risata fragorosa. Cadde all’indietro contro il cuscino, se ne portò uno sopra la faccia e ci rise contro senza controllo. Una volta che ebbe riso abbastanza lo allontanò via e guardò Buffy. Lei se ne stava ai piedi del letto, le braccia incrociate davanti al petto, il viso perplesso. Questo lo fece smettere.

    "Oh, dannato inferno," riuscì a dire quando ebbe raccolto abbastanza fiato da poter parlare.

    "Pensi che stia scherzando?" chiese Buffy.

    Lui la guardò gravemente e scosse la testa, poi iniziò a ridere di nuovo. Rise così forte da avere male alla faccia e ad avere le lacrime agli occhi. “So che non stai scherzando,” Ansimò. "E’ quello che lo rende così divertente!"

    "Sicuro," disse lei. "io che mi assicuro di tornare in un mondo in cui tu non ci sei sembra davvero la commedia del secolo."

    La voce di lei si spezzò, e fu come se gli avesse rovesciato addosso un secchio d’acqua gelida. Datosi una calmata, allacciò le mani dietro alla testa e la guardò seriamente. "Sono veramente un fantasma per te."

    Buffy scosse la testa. "No."

    "E domani non sarò nient’altro che una memorabile scopata." Sapeva di non essere nel giusto, ma non gliene importava. Voleva solo essere arrabbiato con lei per sentirsi meglio, tornare ad odiarla –così sarebbe stato tutto più facile. "Vieni qui, allora." Fece scorrere una mano lungo il petto, lungo i suoi addominali, e si strofinò l’inguine. "Torniamo a farlo. Non ti resta molto tempo con questo Spike Sostitutivo, dopo tutto."

    Buffy chiuse gli occhi. "Devi essere così disgustoso?"

    "Apparentemente fa parte dell’intero pacchetto ‘senz’anima’."

    Lei contrasse le labbra e alzò le spalle. "L’anima non ha cambiato il tuo essere un idiota."

    "E’ un altro modo per tornare a parlare del tuo grande eroe?" Con un ghigno, Spike si alzò sui gomiti. "Avanti, Tesoro. Sappiamo entrambi che sei qui con me solo perché non puoi più essere con lui."

    Gli occhi di lei rotearono verso il cielo mentre scuoteva la testa. "Come ho detto. Idiota." Si mosse attorno al letto per sedersi sul bordo e piegarsi verso di lui, sostenendosi con i pugni, come aveva fatto lui prima che le loro posizioni fossero invertite. "Io sono con lui."

    Lui lasciò svanire il ghigno e deglutì. "Coglionate," disse, spingendola da parte e alzandosi.

    Lei gli afferrò la mano e gli impedì di allontanarsi. "No, non lo sono." Gli afferrò l’altra mano e lo fronteggiò. "Te l’ho già detto la scorsa notte, non si tratta dell’anima."

    "Mi hai anche detto che non sono lui."

    "Mi sbagliavo."

    "No, non ti sbagliavi." La allontanò e andò a raccogliere lo spolverino dal pavimento, frugando nelle tasche alla ricerca delle sigarette. "Se pensi che voglia starmene qui, a giocare a fare il maledetto eroe e a lasciare che un ciondolo mi faccia salvare il mondo, allora sei più pazza di Dru."

    "Forse," disse lei, alzandosi. "Ma a te piace questo mondo. Ha... il calcio e la TV e... e le corse dei cavalli e... oh, le sigarette!" Indicò il pacchetto che aveva estratto dalla tasca. "Almeno, è quello che mi dirai fra sei mesi quando ti offrirai di aiutarmi per la prima volta." Attraversò la stanza per raggiungerlo. "E lo farai per me."

    "Sei così sicura di questo?" Le mani di lui tremarono mentre cercava di estrarre una cicca. Lei le afferrò e le strinse tra le sue.

    "Hai rischiato la pelle per salvarmi, ancora e ancora, ti sei esposto per proteggere la mia famiglia, ti sei preso cura di mia sorella-"

    Lui strinse gli occhi. "Sorella?"

    "Lei… non vive ancora qui. Ma una volta hai fatto la promessa che l’avresti protetta e sei quasi morto per mantenerla. Ti sei messo contro una Dea e hai lasciato che ti torturasse perché non volevi vedermi soffrire. E non avevi un’anima quando hai fatto queste cose. Questo eri tu."

    "Non ho mai fatto nessuna di queste cose."

    "Non ancora, ma lo farai."

    La sua certezza incrollabile lo stava facendo arrabbiare. Liberò le mani dalle sue ed estrasse una sigaretta. "Pensi di conoscermi così bene, non è vero?"

    Lei incrociò le braccia. "Meglio di quanto tu faccia ora."

    Lui rise mentre accendeva la sigaretta, prese una lunga boccata e la squadrò dall’alto in basso con disprezzo, soffiandole contro il fumo. "Sai l’unica ragione perché sono ancora qui? Perché il sole mi impedisce di andarmene."

    Lei si accigliò e fece cadere lo sguardo sul pavimento.

    "Devo dartene atto, Tesoro, hai soddisfatto ogni fantasia che abbia mai avuto su una Cacciatrice.... e anche di più. Anche se potremmo aver fatto a meno delle lacrime." Tenne gli occhi fissi sulla cicca e la voce ferma e leggera. "Quindi grazie, la curiosità è stata soddisfatta, ma ora torniamo agli affari."

    Buffy scosse la testa, ma quando la rialzò per guardarlo, al posto dell’espressione affranta che si era aspettato, stava indossando un triste e consapevole sorriso che lo fece infuriare ancora di più. "Non hai idea di quanto questa scena sia da te, Spike."

    Lui si sforzò di guardarla. "E che scena sarebbe?"

    "Questa." Distese le mani verso di lui in un gesto per mostrare l’evidenza della cosa. "Cercare di provocarmi, di farti odiare perché pensi che questo lo renderebbe più facile per me."

    Spike alzò un sopracciglio. "Non lo sarebbe? E’ sicuro come l’inferno che sarebbe più facile per me." Con una sbuffata, si grattò la cicatrice e scosse la testa. "Potrei persino pisciare sulle lenzuola e tu troveresti dei nobili motivi per giustificarlo."

    "E’ troppo tardi," disse lei, sollevando una mano verso la guancia di lui. "Ho già visto quello che sei."

    Lui si piegò automaticamente verso il suo tocco, poi si rese conto di quello che stava facendo e si allontanò bruscamente. Le diede la schiena e camminò oltre il comodino, spegnendo la sigaretta con calma. Poi si voltò con il demone esposto e caricò. Ringhiando, l’afferrò per le spalle e la spinse con la schiena contro il muro, dove la trattenne.

    "Mi vedi? Guarda questo, Cacciatrice. Questa è la faccia del tuo fottuto campione, stupida stronza."

    Non sapeva veramente quello che stava facendo. Sapeva solo che aveva bisogno di aggredire qualcosa. Aveva bisogno di essere arrabbiato, non importava con chi. Lei, per averlo messo in quella situazione, averlo fatto innamorare e poi averlo fatto scegliere tra lei o la sua intera e maledetta esistenza. Se stesso, per amarla. La futura checca che era apparentemente vincolato a diventare per aver messo degli standard così fottutamente alti e per qualsiasi cosa gli fosse passata per la testa per diventare uno dei buoni, tanto per cominciare. Mudge, per averla fatta venire là. E lei di nuovo, per essere così dannatamente disposta a lasciarselo alle spalle.

    O magari solo per il modo in cui lo stava guardando, senza repulsione né paura. Nemmeno la grave accettazione che si aspettava da una Cacciatrice che si degnava di amare un demone. Non c’erano differenze nei modi in cui lo guardava, eccetto la crescente impazienza. Ottimo. Se fosse riuscito a farla arrabbiare abbastanza, l’avrebbe colpito e avrebbero potuto litigare, riportandolo in un terreno familiare.

    Abbassò la testa, strofinando i riccioli contro la fronte di lei, e con un largo sorriso mostrò le zanne. Poi rise in modo basso e gutturale, con la propria miglior risata malvagia e fastidiosa. "Dio, avrei proprio dovuto ucciderti e farla finita con tutto questo."

    "Allora perché non lo fai?" La voce di lei era calma, quasi disinvolta.

    "Cosa ti fa pensare che non lo farò?"

    Buffy alzò il mento e strinse le labbra in segno di sfida. Poi si mosse per gettare i capelli dietro le spalle. "Vai avanti," disse, piegando la testa ed offrendo il collo. "Dimostrami che ho torto."

    Oh, come voleva farlo. Quello che però lo terrorizzava oltre ogni misura, e di cui stava iniziando a rendersi conto, era di quanto lei fosse nel giusto, di quanto lo conosceva effettivamente bene. Ma si sbagliava su una cosa – che lui fosse qualche tipo di nobile mostro affidabile da amare.

    Era tempo di mostrarle quando si sbagliava.

    Le zanne scesero in modo sorprendentemente facile, come un coltello caldo sul burro. Era passato così tanto tempo da quando aveva morso una Cacciatrice, che non si ricordava più quanto la sua pelle fosse fina e delicata e facile da penetrare come quella di qualsiasi altra. Lei non gridò. Ansimò semplicemente e si resse sulle spalle di lui, le unghie che sprofondavano nella pelle mentre il suo sangue caldo riempiva la sua bocca. Ma oltre a questo, non si oppose in alcun modo... Stava solo ad aspettare... Che cosa? Affinché lui prendesse quello di cui aveva bisogno, anche se l’avrebbe uccisa per questo?

    Che diavolo le stava prendendo? Perché non lottava?

    Poi ci arrivò.

    Persino ora … persino mentre stava risucchiando la vita da lei... lei si fidava di lui.

    Che Dio la maledisse.

    Le zanne si dissolsero mentre lui singhiozzava contro il suo collo. Le labbra di lei contro il suo orecchio, sussurrando parole di conforto, le dita fredde che scivolavano sulla sua nuca, erano troppo. Spike si spinse via da lei e si voltò. Con un ruggito, prese l’unica sedia della stanza e la frantumò contro la parete, poi stette in piedi ansimante e tremante, gli occhi chiusi mentre digrignava i denti e tentava d riprendere il controllo.

    Dopo un lungo momento si permise di girarsi verso Buffy. Lei aveva preso il lenzuolo da dove era caduto e lo stava stringendo al petto con una mano, l’altra mano premuta sulla ferita fresca sul collo. Si disprezzò improvvisamente per averlo fatto e si asciugò la bocca con il dorso della mano, sentendo ancora il gusto del suo sangue.

    Fu grato che lei non lo stesse guardando. Il sollievo che aveva cercato - provando a farla arrabbiare, creando una scusa per odiarla – non c’era da nessuna parte. C’era solo la paura di essere riuscito nell’intento e di quello che avrebbe visto nei suoi occhi quando avrebbe finalmente alzato lo sguardo su di lui.

    Allora lei parlò.

    "Nella Bocca dell’Inferno," disse a voce bassa, prima di fermarsi a schiarirsi la gola. "Prima di lasciarti lì, ti dissi che ti amavo, ma tu non mi credesti." Tirò su con il naso e lo tamponò, per poi guardare il sangue sul palmo. "Fu la prima volta che te lo dissi e immagino che fu troppo tardi, oppure che pensassi che ti stavo dicendo solo quello che volevi sentirti dire o..." Scosse la testa e asciugò la mano distrattamente sul lenzuolo. "E qualche volta mi chiedo… anzi, me lo chiedo spesso, veramente.... se mi avresti creduto... se avresti pensato che avresti avuto di più per cui vivere, o avresti avuto un’idea di quando mi saresti mancato..."

    La sua voce tremò e si interruppe. Spike stette fermo immobile, guardandola, aspettando, lasciandola parlare. Le doveva quello almeno, dopo quello che aveva fatto.

    "Ma forse avevi ragione," continuò. "Forse non ci ero ancora arrivata. Non lo so nemmeno più. Ma ci stavo arrivando, e quando sono arrivata sul bordo di Sunnydale e mi sono voltata indietro a guardare il cratere, sapendo che non ne saresti uscito... Sapevo di esserci. E ci sono tuttora."

    Allora lo guardò e non c’era ancora nessuna traccia di odio o disgusto sul suo viso. Al contrario, l’amore e l’accettazione ed il bisogno nei suoi occhi erano così completi che lo disarmarono. Spike era sconfitto, decimato, completamente vulnerabile davanti a lei.

    "Buffy," sussurrò.

    "Ti amo," disse lei, la voce arrochita ma ancora piena di convinzione. "Non amo il ricordo della tua anima o l’idea di quello che diventerai. Amo Te. E so esattamente cosa sei, e chi, e le cose di cui sei capace, in entrambi i versi. E per la prima volta nella vita non me ne importa nulla. Sono completamente innamorata di te e non me ne importa più niente di che tipo di persona questa cosa mi rende. Ed io-" La sua voce si alzò di una mezza ottava prima di spezzarsi. "Ho bisogno che tu mi creda," singhiozzò. "Per favore, Spike. Dimmi che mi credi!"

    Lui fu da lei in un istante e la raccolse contro di sé. "Shh," le disse, tenendola stretta. "Ti credo. Lo faccio. Io…" Cullò la testa di lei tra le mani, fissandola sbalordito mentre le asciugava le lacrime e tracciava i contorni del suo viso. Lei baciò il suo pollice nel momento in cui passò sopra le sue labbra. Lui toccò il segno di dove l’aveva morsa e scosse la testa. "Non posso dire di capirlo, ma lo credo."

    Lei fece un piccolo rumore a metà strada tra una risata e un singhiozzo, e sorrise mentre gli accarezzava il volto. Lui sentì la gola stringersi e gli occhi iniziare a pungere, quindi dovette guardare altrove, ma lei lo trattenne. Come lei appoggiò un tenero bacio sulle sue labbra, lui emise un rantolò e poggiò la fronte contro quella di lei.

    "Non so come riuscirò a lasciarti andare."

    Lei gli accarezzò la guancia. "Nemmeno io." Guardò l’orologio sul comodino. "Quando tempo ci è rimasto?"

    "Non abbastanza."

    "Allora dobbiamo smettere di sprecarlo." Tornò a guardarlo e lui annuì, prima di baciarla. La prese tra le braccia e la riportò sul letto. Avevano tutto l’amore della loro vita e meno di un giorno per condividerlo.

    "Mai abbastanza," Sussurrò Spike mentre oscillava lentamente tra le sue cosce. "Nemmeno lontanamente."

    ***

    Erano esausti ma non volevano dormire. Il tempo correva ed entrambi si rifiutavano di sacrificarne una parte all’incoscienza del sonno. Quindi parlarono, toccandosi ed accarezzandosi per tutto il tempo, amandosi l’un l’altro come potevano. Per una volta, Buffy parlò per la maggior parte del tempo. C’erano così tante cose che aveva bisogno che ascoltasse, cose che non aveva mai pensato di dirgli in precedenza, quando pensava che l’avrebbe avuto per sempre. Si sentiva come se gli doveva una spiegazione. Gli disse come fosse diventato difficile... come lei fosse diventata difficile, dopo Angel... dopo sua madre... e dopo il Paradiso. Tutto quanto. Voleva che lui capisse perché le ci era voluto così tanto tempo per amarlo. Sapeva che avrebbe dimenticato – doveva dimenticare – ma sperava che in qualche maniera, in qualsiasi aldilà fosse atteso, avrebbe ricordato questa notte e avrebbe saputo.

    La voce di lui riempì i suoi silenzi, e lei la accolse, lasciando che la morbida cadenza del suo baritono la lambisse. Non importava di che cosa parlasse, fino a che poteva udire la sua voce, sentire quel respiro accompagnare il debole profumo di tabacco lungo la sua pelle.

    "Rispondi a questo," disse quando lei ebbe finito il suo fiume di parole. "Sono mai riuscito a vederti felice?"

    "Certo," rispose lei, dopo essersi presa un momento per pensarci. "Abbastanza spesso. Mi hai fatto abbassare la guardia, mi hai distratto. Ci siamo divertiti."

    "Non intendevo le volte che hai dimenticato di essere triste. Sei mai stata felice? Con me?"

    Un’altra pausa, poi, "Non ero veramente felice senza di te." Era abbastanza vero.

    "Non è lo stesso."

    "Lo so." Alzò la testa dal suo petto per guardarlo. "Sì," disse. "L’ultima notte che tu... la nostra ultima notte insieme. Ero così sicura che avremmo vinto... che in un modo o nell’altro sarebbe finita. Tutto quel combattere. Non solo tra di noi, intendo... ma in generale, e per la prima volta vedevo un futuro. Per me... e per noi, e sì, ero felice."

    "Beh," disse lui dopo un momento, scostandole i capelli dal viso. "Non è un maledetto qualcosa?" Deglutì. "Allora se non avessi fatto tutta quella scena della candela romana, pensi che saremo stati felici insieme?"

    Buffy sollevò una mano per lisciare i capelli di lui all’indietro e annuì. "Sì. Voglio dire, non di quella beatitudine ingenua... Ma sì, lo saremo stati."

    Depose la testa sulla sua spalla e lui la cullò. Era una di quelle volte in cui nessuno dei due parlava.

    "'Ho sognato di morire,'" Disse Spike dopo un po’, la voce poco più di un sussurro. Buffy si sollevò per poterlo guardare. "'Di sentire il freddo appresso; e tutto quello che restava della mia vita era contenuto nella tua presenza.'" Passò il dito sul labbro inferiore di lei. "'La tua bocca era la luce del giorno e il buio del mio mondo; la tua pelle, la repubblica che aveva plasmato per me stesso con i miei baci.'"

    Lei realizzò che stava recitando qualcosa e volle chiedergli che cosa fosse, ma temeva di rompere l’incantesimo. Gli occhi di lui percorsero il suo viso, assaporandolo, ma anche cercando qualcosa, come se stesse provando a ricordare il resto. Buffy aspettò.
    "'Immediatamente, tutti i libri del mondo erano finiti, tutte le amicizie, tutti i tesori raccolti senza riposo nelle camere blindate, la casa diafana che avevamo costruito per la nostra vita insieme- tutto è cessato di esistere, fino a che non rimase nulla tranne i tuoi occhi.'" I suoi occhi si incatenarono a quelli di lei, e lei tremò. Lui sorrise, e andò avanti un po’mestamente: "'Per quanto abbiamo vissuto, o per quanto ci siamo disturbati di vivere, l’amore è la breccia tra le breccie più alte; ma quando la morte sceglie di venire a battere alla porta-'" Le accarezzò la guancia, poi le prese il viso a coppa. "'Ehi, c’è solo il tuo viso a riempire il vuoto, solo la tua chiarezza che preme sull’intero non-essere, solo il tuo amore, quando il buio del mondo si avvicina.'"

    Inclinò la testa contro il cuscino e la guardò, aspettando una reazione. Buffy si rese conto di stare trattenendo il respiro e lo rilasciò lentamente. "E’-" Si fermò, trovando difficile parlare attraverso il nodo che aveva in gola. Tossì per schiarirsi la voce e provò di nuovo. "E’ una delle tue?"

    Spike sbuffò. "No, ma grazie per aver suggerito che lo fosse. E’ di, um, Pablo Neruda*."

    "E’ bellissima."

    "E’ più bella in Spagnolo." Alzò le spalle. "A proposito." Sospirando, lei si voltò. Spike le prese il mento e lo guidò indietro da lui. "Non guardare l’orologio."

    "Ma ci siamo quasi."

    "Abbiamo ancora qualche minuto e voglio godermelo tutto."

    Buffy strinse le labbra insieme e abbassò lo sguardo dove le proprie dita stavano disegnando dei cerchi sopra il cuore di lui. "Non che conterebbero qualcosa domani."

    "Ma contano adesso." La fece abbassare per poggiare le proprie labbra sulla sua fronte. "Ogni secondo," mormorò.

    Buffy sospirò. "Ho sempre desiderato di poter avere altri cinque minuti insieme. Avrei dato tutto per averli... ma non fa più alcuna differenza, non è vero? Cinque o cinquanta... quando il tempo è terminato, tu sarai bello che andato."

    "Non pensarci, Amore. Smettila di pensare avanti. Sii solo qui con me ora."

    "Desidererei aver saputo come -"

    "Cosa hai pianificato di fare in questi cinque minuti?"

    Accoccolò la testa nell’incavo del collo di lui mentre si stringevano l’un l’altro. "Questo," disse, alzandosi per catturare le labbra di lui con le proprie, succhiandogli il labbro inferiore, facendolo aprire per raggiungere la sua lingua, perdendosi in quel bacio fino a non sapere più dove finiva lei e iniziava lui. "E questo," disse tra gli ansimi mentre si separavano.

    "Beh, è la tua scelta." Spike la abbracciò e sepolse il viso tra i suoi capelli.

    E lei provò. Dio, provò così duramente a non pensare a cosa sarebbe venuto, a sentirlo solamente sotto di lei, dimenticare tutto tranne come il modo in cui lui la stringeva, ma la stretta allo stomaco stava diventando sempre più opprimente, lasciandola nauseata dal terrore.

    "Non posso." Si liberò dalla stretta e sedette.

    "Buffy, per favore." Fece per raggiungerla, ma lei si precipitò al bordo del letto.

    "Mi dispiace, ma …" Il viso di lei iniziò a corrugarsi, ma coprì la bocca e sospirò in rassegnazione. "Siamo in ritardo. Stiamo solo... questo è solo togliere un cerotto troppo lentamente. Sarebbe più facile se noi-"

    "Più facile?" Spike la schernì. "Non pensare alla nostra situazione così. Per favore, baby. Solo un-"

    Buffy saltò giù dal letto. "Non farlo!" Lui apparì afflitto, le mani che tentavano ancora di raggiungerla. Lei si strofinò la fronte. "Se mi tocchi di nuovo adesso, io..." Per metà rise e per metà singhiozzò, e scosse la testa. "Non riuscirei a superarlo.”

    Spike chiuse gli occhi, la bocca e la mascella strette in rassegnazione mentre il suo braccio cadeva mollemente sul letto. Le diede un brusco cenno del capo e si gettò all’indietro contro la testiera. Buffy si girò e iniziò a raccogliere i propri vestiti.

    "Allora, qual’è il piano per Mudge? Improvvisiamo?"

    Era un bene tornare con la mente alla missione, tornare a qualcosa che poteva gestire. Scosse la testa mentre indossava la biancheria. "Io starò fuori dalla visuale. Non dobbiamo spaventarlo, per farlo scomparire in un’altra dimensione temporale o chissà cosa. Tu lo distrai, io mi avvicino di soppiatto e lo tiro giù."

    "Si aspetterà il denaro. Molto denaro."

    "Non hai un borsone o qualcosa del genere? Devi solo giocarlo a distanza. Non riuscirà ad avvicinarsi tanto da scoprire se è vuota."

    "Bene." Spike sembrò soddisfatto. "Questo è per quanto riguarda la croce. Ma cosa facciamo per il libro? Eri seria quando hai parlato prima di quel Rayne che gli sta appiccicato al culo?"

    "Sì. Voglio dire, l’ho solo dedotto, ma questo è il suo..." Si interruppe a metà per infilarsi la maglietta, poi guardò Spike. "Ho un’idea."

    Lui alzò un sopracciglio. Lei terminò di indossare la maglietta, gli lanciò i jeans e si diresse alla porta.

    "Uh… Tesoro? Non stai dimenticando nulla?"

    Lei aprì la porta e fece un passo all’esterno. Lui apparve dietro di lei in un attimo, tentando di allacciarsi la cintura e tirarsi giù la maglietta allo stesso tempo.

    "I tuoi jeans sono-""Da che parte è l’ufficio?"

    "Dietro quell’angolo, ma-"

    Lei iniziò a camminare in quella direzione.

    "Buffy, sei mezza svestita!" Chiamò.

    "Torno subito," gli disse, tirando giù la t-shirt per coprirsi il sedere. Come girò l’angolo e vide l’ufficio affacciarsi sulla strada principale, fu grata per la mancanza di traffico a quell’ora della notte.

    Le luci dell’ufficio erano accese ma all’interno sembrava non esserci nessuno. Tuttavia, una TV sul bancone posteriore stava dando Leno, assicurandole la presenza di qualcuno. Buffy si sporse sul bancone di fronte a lei e suonò il campanello. "Arrivo subito!" avvertì una voce maschile. Dietro di lei la porta frontale si aprì e Spike entrò, il volto perplesso. Lei tentò di scacciarlo via mentre la sovrappeso e riccioluta futura vittima di Kakistos emergeva dal retro.

    "Ciao," disse. "Puoi aiutarmi? Mi sono chiusa fuori dalla camera."

    Con un cenno distratto del capo, l’addetto si girò verso lo schermo del computer. "Che numero di stanza?"

    "Ehm, il fatto è che non me lo ricordo." L’addetto alzò lo sguardo su di lei, che si sporse sul bancone, mostrando il suo miglior sorriso da bella ragazza bionda un po’ svampita. "Vedi, sono qui con questo ragazzo... uhm, forse lo conosci? Adulto, Inglese-"

    "Lui?" L’addetto fece un cenno verso Spike. Buffy si voltò per vederlo controllare il proprio sedere. Questi realizzò che entrambi lo stavano guardando, perciò si girò verso l’espositore di cartoline.

    "No," disse Buffy. "Più grande. Lui... mi disse che il suo nome era Ethan. Ascolta,è andato a farsi una doccia e io volevo una Diet Coke, così sono venuta al distributore automatico, ma" rise timidamente, "mi sono tipo scordata i pantaloni." L’addetto si sporse per sbirciare oltre il bancone. "E non avevo intenzione di chiudermi fuori, visto che non ho nemmeno una chiave, ma il vento deve averla chiusa o qualcosa del genere perché quando sono tornata tutte le porte erano chiuse. Non ricordavo il numero e non volevo bussare alla porta sbagliata e, tipo, svegliare qualche vecchia signora-"

    "Camera 18."

    Buffy fece un largo sorriso. "Grazie!" Si voltò e volò oltre Spike, che la stava guardando un po’ confuso.

    "Posso aiutarla?" gli chiese l’addetto.

    "Oh," disse Spike. "Um… dove posso trovare delle sigarette a quest’ora della notte?"

    "Al negozio qui dietro che tiene aperto 24 ore su 24."

    "Bene. Saluti!" Spike la seguì fuori dalla porta. "E’ stato maledettamente brillante," disse, raggiungendola una volta che fossero fuori dalla visuale. "Sai fare la tonta molto bene."

    "Grazie!" Buffy si accigliò. "Credo."

    "Ma cosa intendeva puntandomi come un ‘adulto’?"

    "Non ha sbagliato."

    "Okay, ma il coglione non lo sapeva," brontolò mentre raggiungevano la loro stanza. Buffy si affrettò a terminare di vestirsi mentre Spike si sporse dalla porta aperta. "Camera 18… è solo qualche porta più in là. Vuoi che lo sistemi e prenda il libro mentre finisci qui?"

    "Ho finito," disse, tirando su la cerniera dei jeans. Afferrò le proprie cose dal mobile del bagno e le infilò in tasca. "Ho solo bisogno delle scarpe. Siamo già in ritardo, faremo bene a sbrigarci. Torneremo poi per il libro. In ogni modo, non vogliamo che avverta Mudge." Raccolse gli stivali ed i calzini, decidendo di indossarli in auto, poi raggiunse Spike sulla soglia e si fermò un secondo a guardare dietro di sé. Avevano lasciato veramente un gran casino. Una sedia rotta, il sangue sulle lenzuola... la cameriera li avrebbe davvero amati.

    Anche Spike fissò nostalgicamente il letto e sospirò. "Hai tutto?"

    Lei annuì. "Hai la pozione?"

    Lui diede una pacca sulla tasca del cappotto. "Penso che sia lì, allora." Lui voltò lo sguardo verso di lei, alzando il braccio per spostarle una ciocca di capelli dal viso. Si piegò in avanti e lei lo incontrò a metà strada per un tenero bacio. Poi, con un ultimo sguardo indietro, lei si diresse alla macchina.

    "Andiamo via," disse Spike, chiudendo la porta dietro di loro.


    *Nota di Kasumi: la poesia è il 90° Sonetto di ‘100 Sonetti d’amore – Canzoni di gesta’ di Pablo Neruda. Ho fatto la traduzione dalla versione inglese che riporta Jean (non so lo spagnolo! O.O), ma per completezza riporto anche la traduzione di Giuseppe Bellini che ho trovato su internet (Edizione Accademia, Milano 1973).

    ‘Pensai di morire, sentii dappresso il freddo,
    e di quanto io vissi solo te lasciavo:
    la tua bocca era il mio giorno e la mia notte terrestri
    e la tua pelle la repubblica fondata dai miei baci.

    In quell’istante finirono i libri,
    l’amicizia, i tesori accumulati senza tregua,
    la casa trasparente che tu e io costruimmo:
    tutto cessò d’esistere, meno i tuoi occhi.

    Perché l’amore, mentre la vita c’incalza,
    è semplicemente un’onda alta sulle onde,
    però ahi quando la morte viene a bussare alla porta

    solo c’è il tuo sguardo per tanto vuoto,
    solo la tua chiarità per non continuare a esistere,
    solo il tuo amore per chiudere l’ombra.’


    TBC

    Ps. mancano tre capitoli alla fine...^^
     
    Top
    .
  14. p.i.a
     
    .

    User deleted


    UHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH mammma mia che bel capitolo!!!

    Kasumucciolina grazie!!
     
    Top
    .
  15. kasumi
     
    .

    User deleted


    sono tanto teneli loro qui.. amoliiiiii *.*
    quando ho letto la poesia la prima volta avevo gli occhi lucidi! O.O
     
    Top
    .
107 replies since 12/6/2012, 22:20   3827 views
  Share  
.
Top