The Butterfly Effect di cousinjean

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  1. kasumi
     
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    *

    Capitolo 5

    ***


    La pioggia finì di scendere giusto nel momento in cui i loro vestiti finirono di asciugare. Spike aveva smesso di fare domande ed era stato cooperativo. Buffy non poteva dire con certezza se questo fosse un buon segno. Poteva voler dire che era troppo impegnato a complottare contro di lei o a scervellarsi, e probabilmente stava facendo entrambi. Era grata per la sospensione delle ostilità tra di loro, ma si impose di non abbassare la guardia. Ora che finalmente si fidava di lui, si era dimenticata quanto tempo ci era voluto per farlo e quanto difficile era stato.



    Avevano controllato il Fish Tank (ndT: letteralmente ‘acquario’, è un bar nominato in un solo episodio) ed il pub del college, che praticamente erano tutti i locali aperti tra la lavanderia automatica e quello di Willy. Ma erano entrambi ritrovi umani e non trovarono nulla. Spike aveva localizzato un paio di covi di vampiri durante il tragitto e aveva malmenato qualche demone, ma sembrava che nessuno sapesse nulla di Mudge. In quel momento era dentro da Willy a menare lui e qualsiasi altro potesse saperne qualcosa. Buffy lo stava aspettando fuori nel parcheggio ed era persino dispiaciuta per Willy, visto l'ammontaredi frustrazione che Spike doveva sfogare.



    Ma, più di tutto, stava ancora male per come Spike l'aveva guardata nel vicolo con odio. Non che lei si fosse aspettata altro... ma aveva sperato in qualche tipo di connessione, una sorta di sesto senso che gli avesse svelato che lei era il suo destino. Sapeva che questa idea era stupida, perchè nessuno di loro aveva mai provato qualcosa del genere le prime volte. E non c'era davvero ragione per cui lui ora dovesse farlo. Era così difficile ricordare che lui non l'aveva sempre amata, che c'era stato un tempo in cui l'aveva guardata con occhi freddi e duri e aveva desiderato la sua morte.



    Dio, le mancava il suo sorriso. Quello che riservava soltanto a lei, pieno di gioia, meraviglia e tenerezza. Le mancava la sua dolcezza. Nessun altro poteva sapere quanto dolce lui potesse essere, persino prima dell'anima.



    Forse Drusilla. Accidenti. Non le era mai successo prima di essere gelosa di lei. Ma, in quel momento, sapendo che lui sarebbe tornato da Dru e le avrebbe rivolto quel sorriso, quello che alla fine era appartenuto solo a Buffy... Avrebbe guardato quella pazza psicopatica con tutto l'amore e la tenerezza che le erano mancati in quel vicolo...



    Ispezionò il pargheggio, le mani chiuse a pugno. Era un ritrovo di demoni, accidenti, possibile che non ci fosse qualcuno lì in giro a cui suonarle? Almeno nel parcheggio, comunque.

    “Si suppone che, in quanto creature della notte, voi dovreste stare fuori di notte.” Mormorò. “E non ditemi che siete tutti lì dentro a farvi picchiare!”

    Qualcosa dietro all'edificio stuzzicò i suoi sensi. Un vampiro, ma non si trattava di Spike. Avrebbe potuto trascinarlo fuori ad occhi chiusi.



    Si diresse verso la fonte di quella sensazione e, mentre pensava a quanto fosse stranamente familiare, girò l'angolo.



    "Buffy?"



    Sbattè le palpebre. "A… Angel?" Si vergognò istantaneamente per il modo in cui il suo cuore aveva accelerato il battito. Succedeva ogni volta che lo vedeva e ora suonava quasi come un tradimento. Ma passò velocemente sopra a quella sensazione, non appena il malessere di essere lì si rifece sentire. “Cosa stai facendo qui?”



    "Sto cercando di rintracciare il demone che ti ha aggredito."



    "Demone? Che demone?"



    Fu il turno di Angel di sbattere le palpebre. "Quello che ti ha colpito e ha salvato Spike?” Le accarezzò il viso. “Stai bene? Come sta la tua testa?”



    "Sto bene.” disse lei, allontanando la sua mano.

    Questa non ci voleva. Doveva liberarsi di lui prima che Spike venisse fuori.



    "Avevi detto che saresti andata a casa e ti saresti messa a letto." La rimproverò Angel.



    "L'ho detto e l'ho fatto..” Annuì. “Ma... non riuscivo a dormire.”



    "Quindi hai deciso di venire da Willy?"



    "Ho deciso di cercare il demone e... l'ho trovato!"



    Angel strinse gli occhi e si guardò intorno. “Dove...”



    "L'ho ucciso. Ho scoperto che non era così robusto come credevo."



    "Giusto. Allora cosa -"



    "Ti stavo cercando," mentì. "per... dirti che potevi smettere di cercare. Perchè è morto. Il demone, intendo."



    Angel annuì. "E riguardo Spike?"



    "Cosa riguardo Spike?"



    "Dobbiamo trovarlo perchè forse stava lavorando con questo demone."



    "Oh, giusto. E non sarebbe nulla di buono.” Fece spallucce. “Ma non l'ho visto. Credo che a quest'ora sia al sicuro in casa."



    Angel strabuzzò gli occhi, confuso. “Ma... non avevi detto che avevi combattuto contro di lui?”



    "Non... um, forse.” Dio, aveva sentito il suo odore? Odiava quando faceva quella cosa dell'odorare. "Guarda, Angel, hai ragione. Ho la testa che mi fa male e domani devo andare a scuola...”



    Annuì comprensivo. "Vieni. Ti accompagno a casa."



    "No!"



    Si bloccò, la mano a metà strada per poggiarsi sulla sua schiena. "Perché no?"



    Merda. "E' solo che… forse dovresti cercare Spike, come hai detto."



    "Sicuro, ma prima voglio assicurarmi che tu arrivi a casa sana e salva."



    Buffy non dovette fingere di essere indignata. "Pronto, Cacciatrice? Penso che possa fare da qui a casa mia senza una guardia del corpo."



    "Cacciatrice con una possibile commozione cerebrale," disse lui. "Per non dire la mia ragazza, alla quale di solito piace camminare con me...” Sembrò realizzare qualcosa, poi emise un sospiro. “Buffy, ce l'hai ancora con me per Ford?”



    "Come? No."



    "Allora perché ti comporti così... E' per Drusilla?"



    Si irrigidì. "Che c'entra Drusilla?"



    "Per le cose che ti ho detto e, beh, tutto quanto. Posso capire se sei ancora turbata."



    "Non lo sono."



    "Ma non c'è ragione di essere gelosa di lei."



    Incrociò le braccia al petto. "Perchè diavolo dovrei essere gelosa di Drusilla?" Solo perché è l'unica donna che ha avuto entrambi i miei vampiri... Diede un'occhiata all'entrata del bar, sperando che Spike non uscisse ancora.



    "Allora… è tutto a posto tra di noi?"



    Si voltò verso Angel. "Come? Oh. Certo." Lo guardò meglio e fu toccata dalla speranza e dalla trepidazione dipinte sul suo volto. Sorrise. "Sì, Angel. Tutto bene." Poi, d' impulso, lo abbracciò. In questo momento, siamo al meglio di quanto ci abbia permesso la nostra relazione. Lo strinse più forte.



    La porta si aprì dietro di lei e un paio di pesanti stivali sfrigolarono sulla ghiaia. Oooora ci siamo. Buffy si separò da Angel e si voltò.



    "Spike," Ringhiò Angel.



    "Spike!" disse Buffy. "Guarda Amore, eccolo qui. Chi l'avrebbe mai immaginato."



    "Bene, bene," disse Spike, il suo sguardo che rimbalzava dall'uno all'altro. “Non intendevo interrompere la sessione di sbaciucchiamento."



    Buffy si accigliò. “Noi non stavamo -”

    Ma Angel si fece avanti e afferrò Spike per il bavero. “Inizia a parlare, ragazzo.”



    Spike guardò Buffy, completamente stupefatto.



    "Certo," disse lei. "Dicci perché stavi lavorando con il demone che mi ha colpito nel cimitero."



    Spike alzò un sopracciglio. "Demone…" Poi comprese e fronteggiò Angel."Strano che tu me lo chieda. Scommetto che lei ha delle teorie interessanti a riguardo. Non è vero, Cacciatrice?"



    Sia lui che Angel si girarono verso Buffy. Spike si traformò immediatamente e lo colpì con una testata. Angel lo lasciò andare e lo guardò scappare sbalordito, tenendosi il naso.



    Buffy gli si avvicinò per controllare. “Tutto ok?”



    "Sto bene.” Fece cenno verso di Spike. “Vai a prenderlo!”



    "Subito," disse lei. “Stai qui."



    Spike era già sparito dalla sua vista ma corse nella direzione nella quale era fuggito. Dopo quattro isolati si fermò per orientarsi e iniziò a chiedersi se l'avesse piantata.



    "Lo sai," disse da dietro di lei, “Posso aspettare, se vuoi tornare da lui e finire di abbracciarlo affettuosamente."



    Si girò per vederlo appoggiato al muro, uno stivale davanti all'altro, mentre si accendeva una sigaretta. Incrociò le braccia "Non ci stavamo coccolando. Dovevo recitare la mia parte."



    "Sicuro."



    Buffy strizzò gli occhi. “Lo sai,” Disse, muovendosi verso di lui. “suona terribilmente geloso, per qualcuno che non vede l'ora di sbarazzarsi di me.”



    Fece un verso di scherno. "Non compiacerti troppo, Micetta. E' il principio della cosa. Visto che dovresti essere il mio futuro.”



    "Stai prendendo coscienza della cosa?"



    Scrollò le spalle. “Immagino di sì."



    Lei sospirò. "Willy aveva qualcosa da dire?"



    "Nulla." Spike diede una tirata e sorrise, mentre il fumo si spandeva intorno alla sua testa. “Gli ho spaccato la faccia.”



    "Amorevole."



    "Non è stato il mio lavoro migliore, ma l'ho fatto."



    Buffy ignorò la cosa. "Allora, che si fa?"



    "E lo chiedi a me? Pensavo di essere solo un fantasma. Sei tu quella che comanda, Cacciatrice."



    Buffy incrociò le dita dietro al collo e stirò i muscoli, poi espirò rumorosamente. “Ho bisogno di un drink.” Disse con il broncio. “E di un massaggio al collo.”



    "Sì, bene, posso aiutare solo per uno di questi.” Buffy riprese animo, ma quando lo vide estrarre la fiaschetta e tenerla alzata, lo guardò con disappunto. “E sono sicuro che se restiamo in zona, qualche angelo serafino arriverà presto ad occuparsi del secondo."



    Tenendo il broncio, prese la fiaschetta e diede un sorso. Scrollò le spalle mentre il liquore le bruciava nella gola e colse il suo sorrisetto divertito. “Hai ragione.” Disse, restituendogli la fiaschetta. “Dobbiamo muoverci.”



    "Verso dove?" chiese lui, ricacciandola nel cappotto.



    Buffy rimuginò per un minuto. “Oh! C'è ancora quel bar per demoni a Grand Terrace."



    "Che bar per demoni a Grand Terrace?"



    "Quello in cui mi hai portato per giocare a poker con i gattini."



    Entrambi i sopraccigli di lui scattarono in alto. "Poker con i gattini?"



    "Ehi, non guardarmi così. Ho sempre detto che mi sembrava una valuta stupida."



    Spike tirò fuori di nuovo la fiaschetta e ne svuotò il contenuto. “Dimmi, Tesoro,” disse, rimettendola via. “Quanto sono caduto in basso nel tuo futuro?”



    "Vuoi veramente saperlo?"



    La guardò in modo truce, poi si allontanò dal muro con una spinta e iniziò a percorrere la strada. “Avanti. La macchina è da questa parte.”



    ***



    Fortunatamente, il bar accettava la valuta regolare. Meno fortunatamente, non accettava carte di credito datate nel futuro e nemmeno quelle di conti non ancora esistenti. Il che significava che avrebbe pagato Spike.



    "E' stato un fallimento anche questo, eh?" chiese, passando dietro la schiena di lei seduta al tavolo, la bottiglia di tequila in una mano e i bicchierini nell'altra.



    La Cacciatrice era curvata in avanti, i gomiti piantati sul tavolo, tenendo una mano dietro al collo in un modo che Spike aveva sempre trovato attraente. La vide raddrizzarsi, non appena posò gli oggetti sul tavolo. “Nessuno ha sentito parlare di Mudge, della Croce di Du Lac o dell'Appendice di Arkham. Anche se un demone s'klar voleva fare due chiacchiere con me riguardo il Manicomio di Arkham." (NdT: è il manicomio criminale di Gotham City, vedi i fumetti di Batman)



    Spike prese una sedia. "Che è pure un bel libro, con immagini divertenti."



    Lei si curvò di nuovo, piagnucolando. Non era esattamente il suono che immaginava avrebbe fatto in una circostanza del genere. Non che l'avesse mai immaginata in quella circostanza.



    "E se l'avessi perso per sempre?" Chiese. "E' temporale, giusto? Potrebbe aver preso la croce e la mia chiave per tornare indietro ed essere svanito in tutto un altro anno."



    "Certo," disse Spike, riempiendosi un bicchierino. "Dall'altro lato soleggiato della California. Ho sentito dire che il Messico è veramente bello in questo periodo dell'anno." Fece il saluto con il bicchiere e poi lo svuotò.



    La Cacciatrice fece una smorfia. "Per quanto bella possa sembrare una vacanza in spiaggia, non mi entusiasma troppo l'idea di aspettare lì per i prossimi anni."



    "Rilassati, Cacciatrice," disse, riempiendosi il bicchierino e riempiendo il suo. "Se Mudge non avesse avuto dei piani in questo tempo. probabilmente se ne sarebbe già volato, non appena avesse messo le mani sulla croce. Vedrai che si mostrerà."



    "Spero che tu abbia ragione."



    Spike ghignò. "Allora, cosa pensi che accadrà quando Angel e la Cacciatrice del passato si incontreranno domani?"



    Scrollò le spalle. "Può sempre biasmare la botta in testa per la mia dimenticanza." Mandò giù la tequila tutta in una volta. Spike ne fu impressionato, per i due secondi in cui sembrò che potesse reggerla, prima di strozzarsi e iniziare a battere sul tavolo.



    Ridacchiò sotto i baffi mentre lei faceva cenno alla cameriera. "Un piatto di lime," disse, indicando la Cacciatrice. "E dell'acqua." Poi tornò serio. "Lo sai a cosa stavo pensando?"



    "A cosa?" ansimò.



    "Sai prima, quando hai cacciato la mia cena?"



    "Intendi quando ti ho impedito di uccidere quella ragazza?"



    "Hai detto 'pa-ta-ta'…" (NdT: credo intenda che si sia impaperata)



    Lei fece una smorfia, arricciando il suo piccolo naso grazioso. "No, non l'ho fatto. E nemmeno tu che sei inglese."



    "Uh, certo," disse, fissandola e sentendosi confuso. "Ma non è questo il punto."



    Entrambi fecero una pausa mentre la cameriera portava le ordinazioni. "Cosa stavi dicendo di lei?." Chiese poi la Cacciatrice, prima di svuotare il bicchiere d'acqua, appena se ne fu andata.



    Spike le riempì il bicchierino di nuovo. "Oh, mi stavo solo chiedendo. Lo sai, se io fossi stato destinato ad ucciderla."



    "Che cosa? No. Non ti saresti nemmeno imbattuto in lei, se non fosse stato per me."



    Storse il naso e si servì da solo. "Sì, hai probabilmente ragione. Ma, voglio dire, come fai ad esserne sicura?"



    "Smettila."



    Il suo sopracciglio si alzò in sorpresa. "Smettere cosa?"



    "Smettila di cercare di scombussolarmi. Non funziona."



    "E' una domanda legittima, tesoro." Prese uno dei suoi lime. "Prendi, per esempio, qualsiasi altra persona che io avrei potuto uccidere questa notte se non fossi stato impegnato ad aiutarti. Cosa succede con loro, ora?"



    Gli occhi di lei si spalancarono per l'orrore mentre lui succhiò il lime. "Mmoh," disse, togliendoselo dalla bocca e puntandole contro la scorza, "e cosa ne dici di tutte le persone che il tuo alter ego avrebbe potuto salvare stanotte se tu non l'avessi colpita? Per non parlare di Angel, che ora è impegnato a cercare in giro una piccola bionda demoniaca invece di... Beh, non che lui di solito sia molto utile, in ogni caso."



    "No, lui non," squittì con una minuscola voce.



    "Non ancora. Per quello che ne sai, avresti già potuto mandare a puttane tutta la tua linea temporale."



    La voce di lei crebbe e divenne più forte. "Oh, Dio." Deglutì il contenuto del bicchierino e sbattè questo contro il tavolo. Sembrò tenerlo meglio questa volta, chiudendo gli occhi e stringendo i pugni, fino a far diventare bianche le nocche. Spike fece un sorrisetto soddisfatto.



    Lei aprì gli occhi e lo guardò spaventata. La paura dipinta sul voltodi lei gli fece diventare la bocca secca e gli fece perdere il sorriso. Distolse lo sguardo e afferrò il suo drink. In qualche modo, non era soddisfacente se non era lui la causa del suo timore.



    "Pensi veramente che…?"



    "No," disse velocemente, senza capire perchè all'improvviso sentiva il bisogno di rassicurarla. Scrollò le spalle. "Se non mi fossi imbattuto in te stanotte, credo che me ne sarei tornato di nascosto a casa a leccarmi le ferite, dopo che l'altra te mi aveva preso a calci nel sedere. Comunque, in questi giorni avevo lasciato la caccia ai miei leccapiedi, troppo impegnato a complottare contro di te."



    Lei sembrò rilassarsi un poco. “Ma io ed Angel...”



    "Vivrete da eroi per un altro giorno. Veramente, Cacciatrice, sono sicuro che questa notte non è successo nulla di così grande da alterare le cose dove tu vivi."



    "Forse."



    "Huh. Comunque ha funzionato."



    Lei corrugò la fronte. "Che cosa?"



    "Il mio piccolo gioco per fottere la tua mente.” Ghignò. “E' facile farti agitare, lo sai?”



    Con un lamento, sollevò gli occhi al cielo e si sporse in avanti sul tavolo, nascondendo il viso tra le mani. "Spike, puoi fare a meno di essere irritante e malvagio per almeno cinque minuti?"



    "Certo che posso. Se solo tu smettessi di essere la Cacciatrice."



    Allontanò le mani per poterlo fissare. “Pronto? Sto passando il tempo in un bar da demoni, bevendo tequila con un vampiro. Se non l'avessi notato, ho messo di esserlo."



    “Oh, giusto” Annuì Spike. "In questo caso…" Scrutò la stanza, morsicandosi il labbro inferiore. “L'uomo al bancone del bar è umano.” Disse infine. “Ho voglia di dargli un piccolo assaggio. Torno subito, Tesoro."



    Fece per alzarsi, ma la mano di lei corse ad afferrarlo per il polso. "Spike…"



    Guardò in basso verso la sua mano, e lei la spostò lentamente. Si sedette di nuovo sula sedia con un mezzo sorrisetto. “Non ho nulla da aggiungere.”



    "Solo perché non ho intenzione di lasciarti uccidere un ragazzo…"



    "Oh, lascia perdere, dolcezza! Tu non puoi smettere di essere la Cacciatrice come io non posso smettere di essere Inglese."


    "Va bene, d'accordo. Io sono la Cacciatrice e tu sei un rompicoglioni”
    Buttò giù il liquore, preparato con sale e lime, e poi posò bruscamente il bicchiere. "Perchè devi fare così?"

    I sopraccigli di lui si sollevarono in genuina confusione. “Così come?”

    "Fare lo stronzo. Rendere questo così difficile.” Si agitò sulla sedia e incrociò le braccia al petto. “E' davvero così terribile per te, essere bloccato con me in questa cosa?”

    La fissò, sorpreso dell’effetto che avevano le sue provocazioni su di lei. Questa Cacciatrice teneva chiaramente molto di più alla sua opinione di quanto facesse la sua omologa. "Lo ammetto," disse alla fine, "Ho avuto compagnie peggiori. E' ovvio che, ad un certo punto del futuro, ti sei fatta rimuovere chirurgicamente quel paletto dal culo. E’ un grosso passo avanti.”



    Gli lanciò contro la buccia di lime e lui ridacchiò.



    "Sei veramente un maiale, Spike."



    Sorrise. “Beh, cosa posso dirti, Baby?"



    "Non che sei sempre stato cattivo.." Ricambiò il sorriso. "Perchè lo so, ricordi?"



    Lui smise di sorridere. "Lo dici tu. Per quello che ne so, potrebbe essere stato Angel a dirti delle poesie."



    “Certo. E naturalmente è stato Angel a dirmi dove hai preso lo spolverino, come Billy Idol ti ha rubato il look e quella volta che ti sei ubriacato con Joey Ramone. Suppongo che sia stato sempre Angel a dirmi dove ti sei fatto quella cicatrice. O quanto ti piace leggere qualsiasi cosa ti capiti sottomano, sebbene le tue letture preferite siano i classici e la letteratura speculativa, subito dopo la poesia. Come ti piaccia il cibo piccante, e di come quando tu non stia ascoltando il vecchio punk rock ti piace ascoltare il jazz, perchè è stato il primo genere musicale che ti ha riempito la testa giusto la prima volta che l'hai ascoltato. E sempre Angel mi ha detto di tua madre-”



    "Che cosa su mia madre?" Sedeva pietrificato, colpito da quante cose sapeva su di lui. Poteva aver scoperto quelle cose da qualche parte ed in qualche modo, anche se erano davvero troppe, ma non poteva sapere questo. Stava sicuramente bleffando.



    Buffy si raddrizzò sulla sedia, il viso compassionevole. “Lo sai.”



    "Voglio sapere quello che sai."



    "Spike, so che non ti piacerebbe-"



    "Dimmelo!"



    Fissò il bicchiere vuoto. Poi allungò una mano e lo raggiunse, iniziando a disegnare piccoli cerchi immaginari con esso. “Quello che... le successe, dopo che tu fosti vampirizzato." Lo disse con voce gentile, sollevando gli occhi per un momento er incontrare I suoi. "Come hai provato a portarla con te, ma poi hai dovuto ucciderla. Le cose che questo... ha provocato in te."



    Lentamente, lui scosse la testa. "Non avevo mai…" Balzò in piedi, desideroso di correre via da quella strana apparizione che conosceva tutti i suoi segreti più profondi. Ma invece le si fece contro minacciosamente. "Nemmeno Dru sa cosa è successo veramente con mia madre."



    "Mi dispiace, Spike. Non avrei dovuto-"



    "No, non avresti maledettamente dovuto! Non avresti nemmeno dovuto saperlo!" Si guardò intorno e fissò minacciosamente gli altri clienti che avevano iniziato a fissarli, facendoli guardare da un'altra parte. Poi tornò a rivolgersi alla cacciatrice. "Perché avrei dovuto dirtelo?"



    "Perchè potevi," rispose lei con delicatezza. "Perchè avevi bisogno di dirlo a qualcuno."



    Stette in piedi per un momento a fissare il pavimento, le mani affondate nelle tasche. Poi la guardò, la guardò veramente, non come la Cacciatrice ma come la donna che era diventata. E la vide sostenere il suo sguardo, senza tentennamenti, gli occhi pieni di preoccupazione e… tenerezza, e di qualche altra cosa a cui non era ancora preparato.



    La sua rabbia mutò in disorientamento. “Siamo diventati veramente così vicini?” Chiese.



    "Sì," Rispose lei, un sorriso nostalgico dipinto in viso. “Lo eravamo.”



    "Bene." La sua voce uscì più bassa di quello che avrebbe voluto, perciò deglutì. “Lo immagino.”



    "Non serve che tu lo faccia," disse lei. "L’hai già vissuto."



    Sorrise e scosse la testa, mentre tornava a sedere. Ma, mentre si versava un altro drink, si concentrò su un pensiero che si era fatto strada nella sua testa per tutta la notte e che solo ora riusciva a focalizzare. “Perchè hai detto ‘eravamo’?”



    "Huh?"



    "Continui a parlare di me al tempo passato."



    "Lo faccio?" Per un istante, riapparve l’espressione da “Oh merda” sul suo viso. Quindi, si affrettò a minimizzare. "Credo mi risulti più facile che parlare di te al tempo future."



    "Stronzate. Sei una pessima bugiarda, Cacciatrice. E’ più di questo."



    "Forse," disse lei, guardandosi in giro. "Dov’è il bagno?" Si alzò, ma inciampò al primo passo e dovette sostenersi al tavolino. “Non avrei dovuto bere il terzo.” Lamentò, strofinandosi la testa.



    "Siediti allora e raccontami quello che è successo."



    Scosse la testa e tentò qualche passo malfermo. Lui saltò in piedi e la tenne per le spalle. “Non penso che tu sia in condizioni di combattere contro di me, Tesoro. Non sarebbe una bella idea, farmi arrabbiare di nuovo."



    Lei ridacchiò. "Sì, certo. Come se tu potessi fare qualcosa contro di me. Suona come una bella storia. ‘E la mia terza Cacciatrice, non ho potuto sconfiggerla in un combattimento alla pari, perciò l’ho fatta ubriacare.’” Gli diede una spinta. “Non è il tuo stile, Spike.”



    "No, ma posso fare un’eccezione." La spinse all’indietro, facendola ricadere sulla sedia. Poi si piegò in basso verso di lei e la trattenne con le braccia. “Cosa è successo?”



    Lei fece una smorfia e girò la testa di lato. “Hai il peggior alito di sempre.”



    "Come se il tuo fosse migliore." Le prese il mento e la obbligò a guardarlo. “Cosa successe?”



    Afferrò la mano di lui e la spinse via. “Non c’è nulla da dire!”



    "Stai mentendo."



    "Spike…"



    "Perchè la cosa ti preoccupa? Tanto poi non ricorderò più nulla, no? Hai la tua pozione speciale, ricordi?"



    "Quanti danni hai intenzione di fare prima che te lo dica?"



    "Oh, quindi c’è qualcosa da dire."



    Con un sospiro guardò la mano di lui stretta alla sua e, sovrappensiero, strofinò il pollice sulle sue dita. Quindi finalmente parlò. “Te ne sei andato.”



    Spike tirò la sua mano via da quella di lei e si raddrizzò “E’ così?”



    Lei si strinse nelle spalle. “Non è abbastanza?"



    "Mi dispiace, Tesoro. Non me la dai a bere. Stai dicendo che io avrei dovuto affrontare tutti quei casini e diventare così vicino a te solo per tornare sui miei passi e lasciarti? Pfft." Scosse la testa. "Non penso proprio."



    "No, non è stato così."



    "E allora, com’è stato?"



    Come lo fissò dal basso, i suoi occhi si riempirono di tristezza. “Non avevi esattamente scelta."



    "C’è sempre una scelta. Sempre."



    "Sì, beh, hai scelto di essere nobile. E questo significò che non hai potuto restare con me.” La sua voce si ruppe sull’ultima parola. Tentò nuovamente di alzarsi, ma lui la bloccò. “Togliti di mezzo, Spike."



    "Perché me ne sono andato?"



    "No. Ti ho già detto tutto quello che potevo."



    Lo spinse via, ma lui le afferrò un braccio. "Hai promesso che saresti stata sincera con me. Abbiamo un patto, Cacciatrice."



    Strattonò via il braccio dalla sua presa e lo aggirò. "No, Spike! Avevamo un patto, ma tu l’hai rotto quando ti ho detto dell’anima!”



    "Ma io voglio sapere-"



    "E insisti ancora! Ti ho già detto che non puoi sapere, perchè non sei pronto! Se vuoi sapere di più, dovrai guadagnartelo.” Realizzò che avevano attirato nuovamente l’attenzione di tutti i clienti del bar. "Pensi che sia facile per me? Stare qui con te, lavorare con te, sapendo quanto mi odi? Sapendo che questa è l’ultima volta che ti rivedrò?" Scosse la testa e fece un passo indietro. “L’unica ragione per cui mi sto disturbando con te è…”



    "E’ cosa?"



    "E’ perché so che lui è dentro di te!"



    Lui strinse la mascella e irrigirì le spalle, alzando il mento. “Ci sono notizie per te, cara. Non c’è niente di più del male qui. Se pensi di convincermi ad avere un’anima-"



    "Non l’anima!" Si strofinò il viso. "Non si tratta dell’anima, Spike," Disse stancamente.



    "Di cosa si tratta, allora?"



    "Si tratta di quello che era dentro di te, che ti ha permesso di amarmi abbastanza da ottenere l’anima!”



    Stette a fissarla incredulo. ‘Ottenere’ l’anima? Le sue parole continuavano a ripetersi nella testa. Lui aveva ottenuto l’anima. L’aveva scelta. Per lei.



    Non poteva essere vero. Ma, prima che potesse contestarlo, un grande e imponente demone con la maglietta da buttafuori li raggiunse. “C’è qualche problema qui?"



    "No," disse Spike. "Nessun problema."



    "Sì, beh, farete meglio a portarlo fuori.” Ma appena il tipo afferrò Buffy per la spalla, lei afferrò la mano e piegò all’indietro i suoi artigli, facendolo cadere in ginocchio.



    "Toccami di nuovo e perderai questa mano." Disse, lasciandolo andare.



    Il demone saltò in piedi con un ruggito ma Spike si mise tra di loro. “Ora,” disse, tenendo le mani alzate per calmarli. “Non vuoi far arrabbiare la Cacciatrice abbastanza da far distruggere questo posto, vero?"



    "La Cacciatrice?" Il demone corpulento indicò con il mento provvisto di corno qualcuno dietro a Spike. “Lei?”



    "Sì, lei," disse Spike, girandosi. "Lo so che non lo sembra, ma-"



    Realizzò ben presto che non era più dietro di lui, quindi iniziò ad esplorare il locale con lo sguardo per localizzarla. Poi, non appena la vide scappare verso l’uscita nel retro, dimenticò il buttafuori in un secondo e le corse dietro. La seguì fino alla porta laterale in cui l’aveva vista sgattaiolare dentro e, roteando gli occhi alla vista della targhetta del bagno delle donne, spinse la porta fregandosene delle buone maniere.



    Una coppia di femmine lo guardò sconvolta.



    "Ehi!" Disse una di loro. "Non puoi entrare qui-"



    "Andatevene," Ringhiò, guardando mentre si affrettavano a compiacerlo.



    La Cacciatrice gli dava la schiena, piegata sul lavandino. Il suo primo impulso fu quello di afferrarla, girarla e farle dire tutto, ma appena si rese conto che le sue spalle stavano tremando e che stava emettendo pesanti singhiozzi, si congelò sul posto. Non sembrava nemmeno si fosse accorta della sua presenza. Non che potesse vederlo dietro di sé allo specchio, comunque.



    Guardò il viso di lei mentre piangeva, studiandone il dolore e sapendo che era per causa sua… per quello che lei aveva avuto con lui. Quello che lui un giorno avrebbe avuto con lei.



    Era schiacciante, per non dire incredibile.



    La parte più disturbante era che non doveva nemmeno faticare tanto per immaginarsi con lei. Dovette ammettere che, per quanto la detestasse, quando gli era capitato di immaginarla tra le sue braccia prima di quella notte –e, diavolo, dalla prima volta che aveva posato gli occhi su di lei-, la bocca premuta sul suo collo, non era stato solo per fantasticare di azzannarla.



    Ma questo non provava nulla, tranne il fatto che fosse un maschio e tendesse a pensare con il suo uccello. E allora? La Cacciatrice era splendida, snella e completamente scopabile. Per non dire una fantastica forza della natura. Il suo uccello non poteva ricordare che detta forza della natura era il nemico ed era umana. Qualcuno da uccidere, per non essere ucciso. Spettava al resto di lui tenere a mente questo.



    Ed ora, questa donna lo scombussolava. Scombussolava non solo il suo inguine ma molto di più, e si trovò a desiderare di raggiungerla e confortarla…



    Per essere l’uomo che lei voleva disperatamente ricordare.



    Stette lì, catturato, chiedendosi se fosse veramente inevitabile, e se ne avrebbe davvero cavato qualcosa di buono a combatterlo. Cercando di decidere se voleva combatterlo. Se lei fosse stata davvero il suo futuro…



    Poteva pensare a molti destini sicuramente peggiori di quello.



    Si mosse verso di lei con cautela e alzò una timida mano che tenne sospesa sopra la sua spalla. “Cacc-“ Deglutì. "Buffy."



    "Non farlo."



    "Non fare cosa?"



    Chiuse gli occhi con forza. "Non fingere. Per favore. Lasciami sola, Spike."



    "Non sto fingendo, Amore. Io-"



    Tutto quello che sapeva era che doveva mostrarglielo. Le prese la spalla e la fece girare, premendo le labbra contro le sue. Lei si arrese d’istinto, inaspettatamente, aprendo le labbra per lui, la lingua che lo attirava a sé. Gli affondò le dita nel petto, stringendo il risvolto dello spolverino e attirandolo più vicino. Si era aspettato che lei l’avesse respinto, che l’avesse allontanato e steso a terra, o almeno che avesse esitato, ma invece lo stava bevendo come se il bacio di lui fosse la sua linfa vitale. Fino a che le mani si appiattirono contro il suo petto e lo spinsero via. Quindi la vide correre fuori dal bagno e la seguì, raggiungendola non appena ebbe aperto la porta di servizio e fu uscita nel vicolo.



    "Buffy, aspetta!"



    Si girò a fissarlo, il petto e le spalle pesanti mentre prendeva fiato. Lo guardò a lungo negli occhi, come per cercare qualcosa. Lui guardò il terreno, deglutendo, sentendosi vulnerabile come non gli era mai capitato prima.



    Lei scosse la testa, la bocca che si inarcava in un piccolo sorriso triste. "Non sei lui."



    "No," disse, spostandole i capelli dagli occhi e asciugandole le lacrime dalle guance. Lei nascose il viso nel suo palmo. Poi i loro occhi si incontrarono di nuovo, e lui sorrise. “Ma sono la cosa più vicina che puoi avere.”



    Raggiunta l’intesa, si tese verso di lui e colmò la distanza.



    ***



    Non aveva mai pensato che l’avrebbe assaggiato di nuovo. Credeva di ricordare come erano i suoi baci, ma le era rimasta solo una vaga idea. Ma la realtà… oh, Dio, le cose che poteva fare con la lingua… il modo in cui usava i denti…



    Le mani di lui iniziarono a vagare lentamente, esplorando e familiarizzando con il corpo di lei, mentre le mani di lei si muovevano febbrilmente. Erano così a loro agio e ricordavano così tanti posti che volevano toccare di nuovo. Le fece scorrere sul petto, poi in basso e sotto la maglietta, dove le dita percorsero i muscoli dello stomaco; poi intorno e sopra a stringere le spalle, a sentire la pelle liscia della schiena e assaporarne la forza, prima di scivolare verso il basso e chiudersi a coppa sopra il sedere. Poi ancora sulle sue braccia, sentendo i bicipiti tendersi mentre la abbracciava, allacciando le dita a quelle di lui mentre le accarezzava il seno. Tornando sopra ad accarezzare la parte dietro il collo, aggrovigliando le dita attorno ai soffici ricci. Le fece scorrere infine sul viso, dove le tenne e lo sorresse, strofinando i pollici lungo gli zigomi.



    Dio, aveva bisogno di respirare. Ma il bisogno di lui era più forte. I polmoni la vinsero, facendole interrompere il bacio con un ansito, e le labbra di lui trovarono il suo collo. Avvolse le braccia intorno a lui e lo trattenne, come se ne valesse della sua vita, mentre rovinarono contro il muro del vicolo, sul quale entrambi si appoggiarono come supporto. Le anche piantate contro le sue, alzò il ginocchio istintivamente per avvolgerlo intorno alla coscia di lui, premendolo vicino a sè. Lo sentì emettere un verso gutturale di soddisfazione in risposta agli ansimi provenienti dalla sua bocca. Chiuse gli occhi e lo immaginò improvvisamente come il suo Spike, non più nel vicolo ma nel suo seminterrato, mentre stava andando tutto finalmente per il verso giusto, e loro avrebbero avuto un intero futuro insieme davanti a sé.



    "Spike," gemette, stringendolo verso di sè. "Ti amo."



    "Io am-"



    Si irrigidì di colpo tra le braccia di lei, alzando lentamente la testa e guardandola, l’orrore che albeggiava sul suo viso.



    "Drusilla."



    Okay, ow.



    Scosse la testa. "Lei saprà cosa sto-" Spinse via Buffy improvvisamente, come se lei si fosse tramutata in acqua santa.



    Lei fece per toccarlo nuovamente. "Spike…"



    Ma lui fece un passo malfermo all’indietro. "No. Dru ha bisogno di me."



    La mano di Buffy cadde a lato del fianco. "Come me."



    Scosse la testa di nuovo. “Non come lei…” Poi rise. “Tu non hai bisogno di me, Cacciatrice. Tu hai bisogno di lui. E te lo sei detta da sola. Lui non esiste ancora.” Si sistemò il cappotto ed i vestiti. "Devo andare," disse, e si avviò per il vicolo.



    "Spike, aspetta!"



    Continuò a camminare, il cappotto di pelle che si gonfiava dietro di lui. “Devo andare a controllarla!” Disse e se ne andò.



    Buffy stette lì in piedi, ancora appoggiata al muro, troppo stordita per muoversi. Da qualche parte della sua mente sapeva che doveva seguirlo, per rifocalizzarlo sulla missione o per dargli la pozione. Ma la pezza che aveva sistemato sopra la ferita del suo cuore si era strappata, peggiorando il danno rispetto a prima, ed era troppo impegnata a impedirle di sanguinare.



    Quando udì la sua automobile avviarsi e andare via, perse la battaglia. Si lasciò scivolare sul terreno, seppellendo il viso contro le ginocchia, sentendosi a pezzi.


    TBC




    Edited by kasumi - 7/9/2012, 22:25
     
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  2. Spike-Spuffy
     
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    Bella. Bellissima. Stupenda. :love: :love:

    Hai fatto bene a tradurla, è meravigliosa :abbracc: :kiss: Grazie
     
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    Wow, bellissimo questo capitolo!!!!!!
    Buffy mi piace in questa storia, perchè nn ha paura dei sentimenti per Spike!
    E Spike, appena ha nominato quella pazza di Dru, mi ha dato davvero sui nervi, poi pensandoci bene, lui fondamentalmente è un Bad boy dal cuore tenero, e lui in fondo ama Drusilla, e quello che tsa succendo tra lui e Buffy ...giustamente lo sta vivendo come un tradimento alla sua donna...


    Ps... io oggi parto per il mare, e torno per il prox week end...spero di trovare tanta carne sul fuoco!!!!!!

    Un bacio grande tesorina!!!!
     
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  4. kasumi
     
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    ciao ragazze!!
    eh sì, in questo momento è un tradimento verso Drusilla.
    Baci!!
    :wub: :wub:
     
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  5. kasumi
     
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    *

    Capitolo 6

    ***


    Lo spruzzo della doccia appiattì i capelli e corse giù per il corpo in rivoli ghiacciati. Spike desiderò che l’acqua fosse calda. Certe volte era così stanco del freddo. Pensò che il caldo avrebbe fatto un lavoro migliore per lavarla via dalla sua pelle. Dove lei continuava a restare, non importava quanto lui strofinasse forte. Poteva farlo fino a sanguinare, ma avrebbe potuto ancora sentire il suo odore. Diavolo. Avrebbe voluto far sanguinare lei. Era in lui adesso, così profondamente che temeva non l’avrebbe più fatta uscire.



    Come era successo? Come diavolo l’aveva lasciato accadere? Lui era William il sanguinario, mica un dannato poeta incapace. Era il Cacciatore delle Cacciatrici, colui che le uccideva. Non quello che beveva con loro e se le limonava nei vicoli bui. Non le metteva al corrente dei suoi più profondi e oscuri segreti e non andava a prendersi una fottuta anima per loro.



    E, assolutamente, categoricamente, non si innamorava di loro.



    Specialmente quando aveva una bellissima e folle dea da cui tornare. Lui amava Drusilla, ed era insieme a lei da così tanto tempo che non avrebbe mai buttato via tutto per una ragazza con gli occhi da cerbiatta che sosteneva di essere il suo futuro. Che non era nient’altro che una visione.



    Una visione che gli faceva ancora venire I brividi. Strofinò più forte, tentando di lavare via la memoria delle sue piccole mani o della sua calda e affamata bocca. Della sua pelle liscia e della vita che scorreva al di sotto di essa, così ricettiva al suo tatto…



    Buona cosa che l’acqua fosse fredda.



    Arrendendosi, Spike uscì dalla doccia e afferrò un asciugamano. La luce del sole che filtrava già dall’alta finestra dello spogliatoio della piscina municipale, ma Spike si prese comunque il suo tempo per asciugarsi e vestirsi. Persino i vestiti profumavano di lei. Avrebbe dovuto cambiarli appena era tornato alla fabbrica. Dru sarebbe stata addormentata allora. Per quando lei si sarebbe svegliata, lui sarebbe stato nudo al suo fianco, avvolto nel suo profumo, come doveva essere. Forse poteva uscirne senza che lei ne venisse mai al corrente. E poi…



    E poi ci sarebbe stata una fine a quella pazzia. Pozione o meno, non avrebbe mai rivisto quella Cacciatrice.



    Spike allacciò gli stivali, indossò il cappotto, e si diresse a casa verso la sua sire.



    ***



    Buffy camminava. Non sapeva per quanto avesse camminato. Il sole era alto ed era talmente stanca che le panchine del parco le sembravano una suite presidenziale. Aveva cercato un motel, ma si era ricordata che c’era quel fastidioso problema del denaro proveniente dal futuro. Si chiese perché la gente si ostinasse a controllare l’anno stampato sul suo denaro. Lei non si era mai preoccupata di farlo, quando aveva lavorato in un negozio di vendita al dettaglio. Okay, ci aveva lavorato solo per un giorno, ma era stato un giorno veramente lungo. (NdT: qui si riferisce probabilmente alla giornata al Magic Box con la vendita della mano di mummia stregata!)



    Quindi camminava senza meta, senza un posto dove stare, ricordando un tempo in cui la cosa più temibile a Sunnydale era stata Drusilla. E trasalì a quel nome. Ora lui sarebbe stato sicuramente accoccolato con lei o… diavolo. Non volle prendere in considerazione la prima parte, figuriamoci l’alternativa. Sapeva che alla fine doveva rintracciarlo, e che in quel momento le cose sarebbero andate ancora peggio. Anche se, naturalmente, una parte di lei sperava ancora che lui sarebbe tornato di sua volontà. Come, dopotutto, aveva sempre fatto.

    Ma ora loro erano nel prima di tutti i prima. Oppure… qualcosa del genere. Dio, era così stanca, che tutti quei discorsi sul passato e sul futuro iniziavano pure ad avere un senso. Troppo stanca per pianificare qualsiasi cosa o per immaginare un modo per uscire da quel casino.



    Si guardò in giro per cercare qualche posto dove rifugiarsi, o anche solo per sedersi per un po’, e si rese conto di dove si trovava. Lo stesso punto in cui Jenny l’aveva fatta scendere la notte precedente, giusto un paio di isolati da casa.



    Congelò. O, almeno, lo fece la sua mente, mentre i suoi piedi continuarono a muoversi di propria volontà, fino a che la distanza si ridusse ad un isolato, e poi a mezzo isolato…



    Fino a che il cervello riuscì a riprendere il controllo dei piedi e li fece fermare. Ma era lì, chiaro come il sole. La sua casa. Giusto dall’altra parte della strada e poco più in basso. Sembrava più piccola di quello che ricordava, il che le sembrò assurdo, visto che ci aveva abitato fino a cinque mesi prima, e non è che fosse cresciuta da quella volta. Ma tornare lì, le diede l’impressione che fosse così piccola da poterla soffocare. Ma c’era il portico, il cortile, la Jeep di sua madre e… l’albero di Spike. Era passato più di un anno da quando lui aveva smesso di appostarsi dietro ad esso (e tre da quando aveva iniziato), e lei pensava ad esso ancora come al suo albero.



    Prese in considerazione di attraversare la strada giusto per toccarlo, come se, in qualche stupida e sdolcinata teoria, l’albero potesse metterli in connessione attraverso il tempo. Heh. Albero sentimentale. Ridacchiò. Poi gemette e si strofinò il viso. Era così frastornata. Ma non al punto di non scavalcare la recinzione di un vicino e nascondersi dietro ad essa, quando la porta frontale si aprì, lasciando uscire la sua giovane se stessa che si diresse alla Jeep, seguita da…



    "Mamma," sussurrò.



    "Cara, sei sicura di aver preso qualcosa per quel mal di testa?" Stava chiedendo.



    La Buffy teenager fece roteare gli occhi. "Sì, mamma. Ho preso tre aspirine. Non vuoi farmi andare in overdose, vero?"



    "Forse è meglio che tu stia a casa oggi. Posso scrivere una giustificazione per il preside."



    "Certo, come se Snyder ci crederebbe. Guarda, starò bene. E’ solo un mal di testa, sono sicura che se ne sarà andato per-"



    Le portiere della Jeep si chiusero e Buffy non potè più sentire. Stette accucciata dietro la recinzione mentre l’auto usciva in strada e guidò oltre, poi tornò a contemplare la casa. Grande, vuota e invitante casa. Il cervello si mise in moto per ricordare gli orari della scuola, mentre attraversava la strada. Terminava alle tre o alle tre e mezza? In ogni modo, si sarebbe allenata almeno fino alle cinque, e sua madre sarebbe rimasta alla galleria fino a quel momento…



    Realizzò di essere già nel cortile, sotto il portico, davanti alla porta della cucina che erano così superbe da lasciare sempre con la serratura aperta.



    Dicevano che non sarebbe potuta tornare di nuovo a casa. Bene, Buffy voleva testare quella teoria.



    La porta si aprì e Buffy superò timidamente la soglia, sentendosi così strana mentre entrava nella propria casa. Ma, di nuovo, questa non era più la sua casa. Non lo era da mesi e lei era un’intrusa.



    Diavolo, era un’intrusa in quel tempo, ma tanto valeva andare fino in fondo. Chiuse la porta dietro di sé e si guardò intorno. Wow. La cucina non era cambiata molto negli anni. Erano stati cambiati un paio di elettrodomestici e di gingilli, ma…



    Appena gli occhi si posarono sul frigorifero, lo stomaco emise improvvisamente un brontolio imbarazzante. Ricordò che l’ultima volta che aveva mangiato (senza contare i lime) nelle ultime –non aveva idea quante – ore era stata una fredda Pop Tart. Quindi si precipitò ad aprire il frigo e trovò a salutarla una scatola di pizza. Ne alzò il coperchio, osservando i due spicchi di peperoni e funghi, prima di chiudere gli occhi e annusare l’invitante aroma. Si chiese quanto la sparizione di due spicchi di pizza avrebbe alterato l’equilibrio spazio-temporale e immaginò che avrebbero potuto dare la colpa a Dawn.



    Aspetta un minuto.



    Afferrò una fetta e rimise la scatola nel frigo, mangiucchiando la pizza fredda mentre camminava per la casa. Esaminò le fotografie sul muro del soggiorno e le sembrò di rivivere in un flashback la trance che le aveva rivelato la verità su Dawn. Le fotografie erano solo di lei e della madre e non c’era nulla in quella casa della Dawn che lei ricordava. Nessuna rivista da piccola teenager sul tavolino da caffè, nessuna giacca glitterata appesa alla porta, nessuna Barbie lasciata capricciosamente sulle scale.



    Buffy si avventurò al piano di sopra e aprì la porta della stanza di Dawn, imbattendosi in una specie di ripostiglio. Stette a fissare le pile di casse che giacevano al posto del letto di Dawn, rimproverandosi. Sapeva che non avrebbe dovuto controllare. La trance le aveva già rivelato come erano state le cose prima dell’incantesimo e vederlo con i propri occhi era stato senza alcun dubbio ancora più disturbante.



    Chiuse quindi la porta e si avviò verso la sua stanza. Ma qualcosa la colpì, a mezza via per il letto. Non era la sua stanza, ma quella della madre. Il suo profumo ancora nell’aria, assieme a quello della lacca per capelli. Buffy lo inalò, percependolo alieno e familiare allo stesso tempo, come tutto il resto in quella casa. Poi vide la tazza di caffè posata sul comò, con una traccia di rossetto ancora fresca sul bordo. Procedette nella stanza e afferrò la tazza, toccando con il dito la traccia, attenta a non sbavarla. Desiderò stare lì per un po’ e rannicchiarsi sul letto della madre, sapendo che lei ci aveva dormito fino a qualche ora prima. Chiedendosi se fosse ancora caldo e se profumasse come lei.



    Tirando su con il naso, posò la tazza e strofinò gli occhi con i palmi delle mani. Aveva già detto tutti i suoi addii e stare lì significava solo riviverli di nuovo. Chiuse la porta al fantasma della madre e si diresse alla sua camera, esitando un momento prima di entrare.



    Wow. La cosa più sorprendente (e disturbante) di questa stanza era quanto differente essa non era da come l’aveva lasciata la scorsa estate. In tutti gli anni che ci aveva trascorso, l’unica cosa che era cambiata erano I poster. Guardò il letto. Avrebbe potuto averlo fatto prima di essere uscita per andare a scuola o al Doublemeat Palace. Era un tipo di cosa che le dava conforto, come Mr. Gordo (NdT: il maialino di peluche che si vede nelle prime serie), che la osservava da sopra i cuscini.



    Buffy si avvicinò allo specchio, dove le fotografie avevano già iniziato ad accumularsi. Non le aveva mai cambiate negli anni, si era limitata ad aggiungerne. In quel momento, c’era ancora più specchio che foto, e le uniche foto che c’erano erano tutte di lei e Xander e Willow. Dio, erano stati veramente così giovani? O così sorridenti?



    Realizzò che non c’erano fotografie di Angel. Perché non aveva mai avuto fotografie di Angel. Riley avrebbe preso il suo posto lì, giusto in tempo per essere tolto più tardi. Oz ed Anya e Tara e Cordelia sarebbero state aggiunte alla mischia. Assieme alla foto che Giles era obbligato a fare ogni anno per l’album scolastico.



    Nemmeno Spike ci avrebbe preso posto. Ma non perché non avesse sue foto. Ne avrebbe tenuta una piccolo raccolta racchiusa in una scatola, nascosta nel primo cassetto del suo comodino destro, sotto una pila di biancheria. Sebbene non si vergognava della loro relazione a quel tempo, erano delle foto che non avrebbe mostrato in giro. Sorridere alla macchina fotografica non era stato esattamente il pensiero di lui, nel momento in cui l’aveva spinta un po’ troppo forte contro la cabina armadio e la macchina fotografica era caduta per terra ed aveva scattato, fermando quel momento in una posa porno-statica.



    Buffy si scoprì a ridere ripensando a come aveva dato di matto, nel momento in cui aveva visto le fotografie uscire dalla macchina fotografica davanti alla cabina e di come Spike aveva riso mentre lei si affrettava a recuperarle e a nasconderle, prima che qualcuno le potesse vedere. Desiderò aprire il comodino e tirarle fuori per portarle con sé. Ma esse non esistevano ancora e, come il resto delle cose che stavano attorno a lei, sarebbero state destinate a finire distrutte nel cratere.



    Con quel pensiero allegro, Buffy attraversò il letto e puntò la sveglia quattro ore più tardi, poi si stese sopra le coperte.



    Partì col sonno appena la testa si posò sul cuscino.



    ***


    Alla vecchia fabbrica le cose procedevano come al solito.

    I tirapiedi erano sparpagliati. Qualcuno di loro stava dormendo, qualcun altro passava il tempo a fare cose da tirapiedi, facendo occasionalmente lamentare gli umani incatenati nel retro.

    Dalton sedeva al tavolo, leggendo attentamente quel libro merdoso e prendendo appunti. Il coglione ricordava a Spike troppo della sua vita da umano e i nervi gli si irritarono alla sua sola vista. Ma il tizio poteva tornare utile, occasionalmente.



    Spike si avvicinò per guardarlo bene al lavoro. Dopo un paio di minuti che lo stava osservando, si schiarì la gola e lo fece sobbalzare.



    "Oh! Mi scusi, non l’avevo vista-"



    "Hai trovato nulla?"



    "Uh… beh, come può vedere, è una traduzione veramente spinosa-"



    "Sì o no?"



    "Ah, n-no. Signore."



    Spike esalò un sospiro e roteò gli occhi. "'Naturalmente no."



    "Come stavo dicendo-"



    "Okay, okay, traduzione spinosa. Ti ho sentito." Infilò le mani nelle tasche e contemplò il libro, non volendo ammettere che Buffy potesse aver ragione. "Però, stavo pensando," disse infine. "Non hai considerato che, forse, il libro è stato scritto in qualche tipo di c-"



    Venne interrotto da un urlo proveniente dal piano inferiore, che lo fece girare verso il suono. "Dru?"



    "Lei è, ah… lo sta facendo da prima." Disse Dalton. "Immagino che siano incubi."



    Ma Spike stava già scendendo le scale diretto alla loro camera da letto, inciampando persino per la fretta. La trovò raggomitolata in mezzo al letto, aggrovigliata alle lenzuola, tremante e singhiozzante.



    "Dru? Principessa?"



    "Fa male, Spike." Allungò una mano e artigliò il materasso, incidendolo con le unghie. "Fa maaaaale!"



    "Lo so, piccola." Si sistemò sul letto e se la tirò in grembo. "Ma ti farò stare meglio. Te lo prometto."



    "Fallo finire." Singhiozzò. "Fallo finire, fallo finire!"



    "Shhh, Amore." La cullò delicatamente avanti e indietro. "Hai mangiato?"



    Si trascinò tra le braccia di lui, gli occhi lucidi mentre guardava il suo mondo. "Ho mangiato la ragazza. La piccola bambola, ricordi? Sembrava una cinesina. Ma a loro non è piaciuto che io la mangiassi." Iniziò a contorcersi. "Mi hanno ferito, Spike!"



    "Lo so, Principessa. Ho provato a fermarli."



    "La mia pelle… tutta la mia graziosa pelle…"



    "La tua pelle sta bene adesso, Amore. E’ perfetta." Ma lei si agitò, iniziando a graffiare le sue stesse braccia.



    "Dru, no! Smettila." Spike le bloccò le braccia di lato fino a che non la vide rilassarsi di nuovo. Poi le lasciò andare una mano, lasciando che si strofinasse la guancia. "La tua pelle è guarita adesso, Cara. Sei in gran forma e ben presto potrai uscire. Ne sono sicuro."



    Lei iniziò a canticchiare. Poi gli occhi di lei incontrarono quelli di lui, e lei alzò una mano verso il suo viso. “Così un bravo ragazzo, il mio dolce William."



    Lui sorrise. "Non mi sono sempre preso cura di te?"



    Lei annuì. "Il mio cavaliere splendente. Questo è quello per cui ti ho fatto."



    "E tu sei la mia Principessa," disse lui, accarezzandole i capelli.



    "E la Cacciatrice?"



    Il sorriso di Spike cadde. Aveva forse…? “Cosa riguardo lei?”



    "Sei stato con lei."



    Si ritrasse un poco, guardando in giro per la stanza. Guardando dovunque tranne verso di lei. "Abbiamo combattuto." Questo era abbastanza vero.



    "Ma non l’hai uccisa." La sua voce aveva un tono accusatorio.



    Spike oscillò la testa. "No. Lei…" Sospirò. "E’ troppo per me. Non riesco a farle fronte."



    Drusilla si piegò verso il basso e rotolò su un fianco, dandogli la schiena. "Lei ti porterà via da me."



    "No," Disse Spike. "Mai. Non m’importa quello che lei-"



    "Ti prenderà," Continuò Dru, come se non lo avesse sentito. Stava scivolando di nuovo via, verso il suo mondo. "Ti ucciderà… ti cambierà, come ha fatto con papà."



    Spike roteò gli occhi. "Angelus è andato per le sue molto prima che la Cacciatrice venisse al mondo, Tesoro. Puoi biasimare duramente- "



    "Ma lei lo riporterà da me," Disse Dru. Alzò una mano e indicò le bambole nell’angolo. "Miss Edith me l’ha sussurrato."



    "Ah sì? E come ha fatto a vedere così bendata?"



    Sì girò sulla schiena per alzare lo sguardo verso di lui e piagnucolare.



    "Oh, avanti, Dolcezza. Stavo solo scherzando."



    "Non è carino che tu ti prenda gioco di lei, Spike."



    "E non lo farò mai. Non per davvero. Lo sai."



    Drusilla tornò al suo posto e Spike represse un sospiro di irritazione. Una volta. Solo una maledetta volta che lei stia ad una battuta? “Mi dispiace, Piccola” Si sdraiò dietro di lei e giocò con un ciuffo dei suoi capelli, arrotolandolo attorno al dito. “Lo so che è difficile per te. Ma ho trovato una pista che ci può aiutare e questa sera uscirò di nuovo per darci un’occhiata."



    Lei non rispose. Spike si morse il labbro, osservandola, poi si alzò sulle mani e sulle ginocchia e si mise a cavalcioni su di lei, reggendosi sui pugni. "E se va tutto a buon fine… " Si abbassò lentamente e le leccò il collo. "Sarai di nuovo la tua vecchia e magnifica te stessa." Baciò la sua clavicola. "Sarà tutto com’era prima. Quando eravamo felici." Allora lei lo guardò, sorpresa. "Non sei felice?"



    Sospirò e poggiò la fronte contro la spalla di lei. "Sono stanco, Dru. Di questa città, e di quella maledetta Cacciatrice..."



    "Allora uccidila."



    La sua testa si sollevò con uno scatto. "Non pensi che ci abbia provato?"



    "Prova più duramente!" Ci fu rabbia sul suo viso, mentre si sollevava sui gomiti.



    La furia crebbe nella gola di Spike e minacciò di soffocarlo. Scese dal letto, allontanandosi da lei, prima di fare qualcosa di cui poi entrambi si sarebbero pentiti. "Tu non capisci!" Urlò. "Questa… Lei è differente, Dru! E’ troppo forte… e intelligente…" Scosse la testa. "Non posso batterla in un combattimento alla pari."



    Drusilla si alzò dal letto e venne a stare in piedi di fronte a lui. "E allora non fare un combattimento onesto."



    Spike scoppiò in una risata. "Certo…" Fece una smorfia. "E dove sta la vittoria in questo?"



    "Dove sta la vittoria nel lasciarla in vita?" Dru toccò la sua fronte e gli accarezzò la testa fino a che la sua mano raggiunse la nuca, dove restò. Poi lo tirò verso il basso, contro il suo seno, accarezzando I suoi capelli e oscillando con lui. "Sei il mio cavaliere," disse. "Il mio campione. Il più coraggioso in tutto il -" Trattenne il respiro e perse i sensi, Spike la prese tra le braccia.



    "Rilassati, adesso," disse, portandola a letto. "Non affaticarti." La posò giù e sedette dietro di lei. "Preoccupiamoci solo di farti stare bene," disse. "Poi potremmo lasciarci alle spalle questa città e questa Cacciatrice per sempre."



    Lei aprì gli occhi. "Come? Vuoi andare via?"



    Lui sorrise. "Dovunque tu voglia andare."



    "Ma non possiamo! Il mio Angelo è qui."



    Spike chiuse gli occhi. Torni sempre da lui, non è vero? “Non è il tuo Angelo, Dru. E’ il suo.” Almeno fino a quando sarà così.



    "Ma hai così tanto potere qui…"



    Spike fece oscillare la mano. "Il potere è passeggero. Siamo andati così bene finora senza di esso. Non ne abbiamo bisogno."



    Lei iniziò ad agitarsi e a gemere, gli occhi spiritati che viaggiavano per la stanza. Alla fine li fissò su quelli di lui e lo guardo chiaramente - e furono gli occhi più lucidi che lui avesse mai visto -. “Non hai ancora finito qui, William. Non è ancora tempo di andarsene." Si alzò a sedere e accarezzò la sua mascella. "Non puoi combattere il tuo destino, mio dolce."



    Spike digrignò i denti e guardò da un’altra parte. "No, suppongo di no." Ma posso maledettamente bene giocarlo.



    Dru tornò a stendersi. "E’ così tardi, Spike. Vieni a letto."



    "Sì," sospirò, abbattuto. "Dammi solo un minuto."



    Si spogliò e si trascinò a letto. Lei si girò per avvolgersi attorno a lui e lui la tenne stretta, pensando a quanto confortevole avrebbe dovuto essere la sua vicinanza, come una vecchia coperta.



    Avrebbe dovuto essere, ma non era. Le coperte avrebbero dovuto essere calde, dopotutto.



    TBC




    Edited by kasumi - 15/8/2012, 00:05
     
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  6. Spike-Spuffy
     
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    Uuuh, Spike comincia a rimuginare, eh??
    Bel capitolo :) posta presto
     
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  7. Levian91
     
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    beneeee!!! ed ecco i dubbi!!! quella drusilla nn ha speranze cn buffy u,u
     
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    Leejongsukdipendente

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    ....rieccomi!!!!
    Bene bene...Dru mi dispiace ma nn c'è trippa per gatti....Spike e Buffy sono fatti per stare insieme...si appartengono!!!!!!!!
     
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  9. kasumi
     
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    ciao ragazze! grazie per i commenti! *_*
    purtroppo dovrete aspettare un po' di tempo, perchè sto cercando di finire "lo scopo di un'anima"! Mi mancano davvero pochi capitoli.

    Spike-Spuffy, adoro la foto che hai messo come avatar! *_*

    A presto!
     
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  10. Spike-Spuffy
     
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    Grazie, bella vero?? ;)
     
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  11. kasumi
     
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    Ecco un nuovo pezzo! *w*
    PREPARATE I FAZZOLETTI!!!!



    *

    Capitolo 7

    ***



    Gli scalini scricchiolarono morbidamente sotto gli stivali di lei, annunciando la sua discesa. Quando raggiunse il fondo, lo trovò pronto. In attesa di una sua mossa, una battuta o un ordine, che solo lei conosceva. Sapeva che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa gli avesse chiesto, con piacere e senza esitazione, e lo amava per questo.



    I loro occhi si incontrarono. Quindi rimasero fermi per un po', spaventati al pensiero di rompere il filo sottile che idealmente li collegava. Il filo che sembrava essere teso attraverso il seminterrato e per cui lei non aveva un nome. Come se, provare a dare un nome a quello che c'era tra di loro, fosse un sacrilegio.



    A ciò che provava per lui.



    Non era molto brava con le parole. Sapeva che lui dava loro molta importanza e sapeva quello che voleva sentirsi dire, ma quelle parole le sembravano ancora troppo inadeguate, troppo semplici e troppo spaventose. Le azioni erano il suo linguaggio preferito. E, parlando di azioni, pensò che quelle di lui le avevano finalmente mostrato quanto erano destinati. Ed ora, era il suo turno di mostrarglielo.



    Lei fu la prima a parlare, quindi. Non era brava nemmeno con il silenzio. "A cosa stai pensando?"



    Lui alzò la mano e lei notò per la prima volta l'amuleto che pendeva da essa. "Mi stavo chiedendo se potevo farmene fare uno con una pietra portafortuna.” Lei sorrise. E lo fece anche lui, inclinando la testa mentre la osservava. “E tu?”



    "In questo momento, sto provando disperatamente a non pensare a domani."



    "Posso aiutarti in qualche modo?"



    Il tono che lui aveva usato non era stato allusivo, ma lei fu attraversata ugualmente da una fitta di incertezza. Oh, Dio. Sta pensando a...? "No!" Si lasciò sfuggire un po' troppo energicamente. "Intendevo solo dire... Non sono qui per…"



    "Perchè, se hai bisogno di un diversivo, ci sono molti aneddoti che non hai mai sentito.” Lui lanciò l'amuleto sul tavolo e sedette sul bordo della branda. I gomiti puntati sulle ginocchia, guardò in alto verso di lei. “Pensavo battessero le partite a Dungeons and Dragons con il ragazzino.”



    Messa a suo agio – strano come lui ci riuscisse così bene in quei giorni – lei sorrise e camminò verso il tavolo. "Gli aneddoti sono interessanti," disse, afferrando l'amuleto e soppesandolo nella mano. "Se vuoi. Oppure possiamo semplicemente oziare. La cosa importante è che io-” Deglutì e si sforzò di guardarlo. “E' che io sia qui con te.”



    Lo sguardo di meraviglia che lui le rivolse, le strinse il cuore. Lo vide appoggiarsi all'indietro contro il muro, sembrando più alto e smilzo di quello che era, a dispetto della sua altezza nella media. “Ora è quando ti dico quanto sono commosso, che tu voglia passare l'ultima notte prima dell'apocalisse con me?”



    Scrollò le spalle. "Veramente no. Voglio dire, so già che vinceremo, quindi non si tratta esattamente di questo."



    "Allora di che cosa si tratta, Amore?"



    Sedette a fianco a lui sulla branda, giocando a far scorrere la catenina tra le dita. "Ho la sensazione... che tutto cambierà. Cambierà per me, dopo che Willow avrà fatto l'incantesimo, e... Non so come dire... Sento come se fosse la fine di un'era."



    "La fine del mondo, per come lo conosciamo?"



    "Qualcosa del genere."



    Lui annuì. “Devo ammettere che ho la stessa sensazione."



    "E' terrificante." Si girò verso di lui e incrociò le gambe. “Ma è anche eccitante, non trovi? Come se avessimo l'opportunità di ricominciare daccapo. Dimenticare il passato e crearci delle nuove vite. Per la prima volta, sono riuscita a pensare veramente a dove potrei essere fra dieci anni."



    "Starai meglio." La guardò con la testa inclinata.



    “E tu? Dove ti vedi fra dieci anni?” Disse lei, ricambiando il suo sguardo.



    Lui raddrizzò la testa per guardarla intensamente. "Penso che tu lo sappia già." Lo sguardo di lei non vacillò, mentre lui abbassava il proprio e sospirava. "Sono più che disposto a lasciare il passato alle spalle, ma come vampiro non sono bravo a guardare troppo in là nel futuro. Siamo tipi che vivono il momento.”



    "Sì, ma tu-"



    "Facciamo un passo alla volta." Si allungò per accarezzare l'amuleto che lei teneva tra le mani. “Il mio prossimo passo è sopravvivere a domani.”



    Lei lo guardò tracciare un cerchio con le dita attorno alla pietra, affascinata da tutte le cose che le sue mani potevano fare. Da come tempo prima le aveva usate per creare, rivelando i differenti mondi nascosti dentro di lui. Il modo in cui potevano confortare, con la stessa facilità con cui potevano uccidere. Le cose che potevano farle sentire, come potevano infiammare il suo cuore ed il suo desiderio, con un semplice tocco.



    Chiuse le dita attorno alle sue e gli accarezzò il dorso della mano. Malgrado quello che aveva detto, non voleva nient'altro che perdersi in lui. Ma non perché era quello che voleva. Lui le aveva dato esattamente quello di cui lei aveva bisogno, nelle ultime due notti. Ora era tempo di restituire il favore. Questa notte doveva essere per lui.



    "Spike… non sei obbligato a farlo. Ad indossarlo, intendo.”



    Lui alzò un sopracciglio. “Hai cambiato idea?”



    "No! No, solo che... non sappiamo bene come funzionerà questa cosa. Potrebbe essere pericoloso e io non voglio che tu ti senta obbligato a farlo, solo perché te l'ho chiesto io."



    "Perché hai confidato in me, Amore. E’ questa la cosa importante."



    "E lo faccio tuttora. Ma sappi che non penserei male di te, nel caso cambiassi idea. Perché saresti comunque lì, a combattere al mio fianco, a guardarmi la schiena, e questa è la cosa più importante."



    Lo vide scuotere la testa. “Ma lo farei io. Non è strano? Che qualcuno riponga così tanta fiducia e fede in me, che l'ultima cosa che io voglia è deluderlo?"



    Lei deglutì. “So che non mi deluderai."



    "Non lo farò." La sincerità nello sguardo di lui sfumò nella tristezza. Abbassò gli occhi e sorrise. “Beh, non di proposito, almeno."



    "Spike…"



    "Ma abbiamo parlato abbastanza del gingillo.” Lo afferrò dalle mani di lei e lo gettò sopra una pila di altre cose che gli appartenevano. Poi tornò a fissarla e si tese per riporle una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "C'è qualcos'altro di cui voglio parlarti."



    Non era passato molto tempo da quando la gravità nel suo sguardo e nella sua voce l'avrebbero fatta scappare. Magari letteralmente, magari facendolo tacere con un bacio e la promessa di altre cose che avrebbero tenuto occupata la sua bocca. O magari con un pugno nel naso. Ma ora lei era pronta ad ascoltarlo e non si mosse.



    Lui afferrò un'altra ciocca di capelli e la tenne tra le dita mentre le parlava, strofinandola tra il pollice e l'indice. “Ti ho mai ringraziata?”



    "Per cosa?"



    "Oh, lo sai. Per aver creduto in me. Per aver corso dei rischi per me. Per avermi salvato dal Primo, o da quello schifoso seminterrato... Per avermi fatto tornare le palle... Per non avermi mai impalettato quando ne hai avuto l'occasione..."



    "Beh, ci fu quella volta, quando avevi quell'anello."



    Gli occhi di lui si strinsero confusi per un attimo, prima di allargarsi al ricordo. "Oh sì. Me ne ero scordato." Scrollò le spalle. "Quella me l'ero meritata."



    Lei rise, nonostante il ricordo non fosse molto piacevole, e annuì. “Te l'eri meritata davvero.”



    "Beh, allora, per tutte le altre volte che me lo sarei meritato.”



    "Prego."



    "Sono serio, Buffy."



    "Lo so." Lei sollevò la mano per stringere quella di lui. “Anche io.”



    Lui lasciò cadere la ciocca di capelli e girò la mano nella sua, facendo in modo che lei separasse le dita e aderisse con il palmo contro il proprio. Poi stettero entrambi a fissare i loro palmi uniti. Lei si chiese se lui fosse affascinato da quanto la sua mano sembrava piccola contro la sua. Poi avvolse le dita tra quelle di lui, e rimasero seduti così per un lungo momento, con le mani unite.



    "Ne è valsa la pena," Disse lui d'impulso. Lei non aveva bisogno di chiedergli cosa intendesse, perché gliel'avrebbe detto comunque. "Le ultimi notti... ne sono valse la pena. Il chip, il deserto, il seminterrato... tutto quanto. Non ho rimpianti.” Lui si morse il labbro e rise, emettendo una specie di suono soffocato, e poi scosse la testa. "Beh, sappiamo entrambi che è una bugia. Ho milioni di rimpianti, e molti di essi riguardano te... per il modo in cui ho gestito le cose con te.” Lui alzò gli occhi ad incontrare quelli di lei. “Ma non rimpiango te.” Liberò la mano e tenne il viso di lei con entrambe. "Tu vali tutto, Buffy, ogni briciola.” La sua voce tremò. Lei non disse nulla, perché sapeva che, se avesse parlato, la sua voce si sarebbe spezzata. Sentì una lacrima correrle per la guancia, che lui asciugò con il pollice. "Qualsiasi cosa accadrà domani, Amore... dovunque saremo quando tutto questo sarà finito, voglio che lo ricordi. Che per me, ne è valsa la pena."



    Lei desiderò avere la stessa bravura di lui con le parole, ma le sembrò che fosse il momento giusto per fare un po' di quell'azione in cui riusciva bene. Prese il viso di lui e lo attirò a sè per baciarlo. Fu un bacio leggero, niente che potesse far crollare una casa, ma nemmeno troppo casto. Sentì le dita di lui scivolare in avanti e affondare nei suoi capelli, sebbene la allontanò subito dopo da sè.



    "Buffy…"



    "Spike, dimmi quello che vuoi."



    "Cosa voglio…" Lei lo vide stringere gli occhi, colmi di un perfetto mix di diffidenza e speranza, e colse la sua paura, chiedendosi se lui temesse se stesso o, peggio, lei.



    "E’ ok. Puoi dirmelo."



    Lui chiuse gli occhi ed emise un debole sospiro. “Voglio che ti senta al sicuro con me, Pet.”



    "Lo sono. Non è più un problema."



    Quando lui riaprì gli occhi, la speranza stava vincendo.



    "Spike…" Esitò lei. Dio, doveva farglielo capire. “Questa notte voglio stare con te. Completamente. Ma… se non vuoi-"



    Lui scoppiò a ridere. “Stai scherzando?” L’espressione di lui le ricordò quella che aveva avuto la notte che l’aveva re-invitato in casa. Poi lui la baciò, e tutta la paura si sciolse nel caldo della passione che bruciava ancora tra di loro. Lui la prese per la vita e la attirò sul suo grembo, dove seppellì il viso contro il seno di lei e rimase così per un lungo momento, semplicemente aggrappato a lei. Lei in risposta lo tenne a sé, cullando la sua testa e accarezzandogli i capelli, fino a che lui alzò il viso per un altro bacio lento e ardente.



    Le mani –quelle incredibili mani – iniziarono a farsi largo sul corpo di lei, corpo che scivolò sul suo grembo, mettendosi a cavalcioni su di lui, dandogli maggiore accesso a qualsiasi cosa volesse. Le mani di lei divennero avide, si artigliarono sulla maglietta e la tirarono via da sopra la testa, per poi prendersi un momento per ammirarlo. Non solo il corpo, ma tutto di lui. E, Dio, era bellissimo.



    Lui si precipitò a sbottonare la camicetta, mentre la sua bocca-



    Slam!



    Il corpo di Buffy scattò all’improvviso nel momento in cui gli occhi si spalancarono. Li richiuse di nuovo e rotolò su se stessa, desiderando tornare nel sogno. Che era arrivato giusto alla parte migliore. Ma, nel momento in cui udì i passi sulle scale, pure attraverso la nebbia del sonno, realizzò di essere sul suo vecchio letto nella sua vecchia camera, e capì che si trattava di una bruttissima combinazione.



    Scattò in piedi come un fulmine e sbirciò l’orologio, che segnava quasi le sei. Si era dimenticata di mettere la sveglia?



    Udì la propria voce e quella di sua madre provenire dal corridoio e prese a guardarsi in giro. Merda. Non c'era nessun posto per nascondersi, nemmeno sotto il letto. Il che era una buona cosa per prevenire gli agguati dei demoni, ma una brutta cosa per la Buffy del futuro. Corse alla finestra e aprì le tapparelle, poi spalancò l'anta e lanciò uno sguardo alla porta. Le voci si fermarono e il pomello iniziò a girare. Buffy rotolò fuori dalla finestra nel momento in cui la porta venne aperta.



    Sì aggrappò alla grondaia sotto alla finestra, fuori dal campo visivo. Stava per saltare giù, quando udì l'altra Buffy comporre dei numeri sul telefono, e decise di rimanere ad ascoltare.



    "Giles. Mamma ha detto che ha lasciato un messaggio...? Uh-huh. Quel demone verde… Gliel'ho detto. Era piccolo e abbastanza energico... Un'asta? Come? Fa parte del gruppo dei cattivi d'epoca? … E perché Angel l'ha detto a lei invece che a me? … Oh, giusto. Okay. Dove ha detto Willy che si terrà? … Huh, che strano... Oh, nulla. Mi sono accorta che la mia finestra è aperta. Avrei giurato di averla chiusa questa mattina."



    Merda! Buffy si arrampicò sul tetto al di sopra della finestra, giusto in tempo per nascondersi dalla testa della gemella che sbucava dalla finestra e osservava il cortile.



    "No, penso sia tutto a posto. Devo aver avuto un momento da bionda o qualcosa del genere. In ogni caso, dica ad Angel che lo incontrerò lì... Bene. Vuole che le porti gli aggeggi da vendere o... Bene. Arrivo.” Il telefono tornò alla sua base e la porta della camera venne aperta. “Mamma, vado da Willow a studiare!” La sentì urlare.



    Restò sul tetto, aspettando che l'altra Buffy uscisse, pensando ad un nuovo piano. Aveva programmato di cercare Spike non appena il sole fosse tramontato, pensando che fosse ancora disponibile ad aiutarla. E, in caso contrario, avrebbe dovuto somministrargli la pozione e andare avanti. Ma ora non c'era più tempo per questo. Se Mudge aveva l'intenzione di battere la croce all'asta quella notte, lei doveva battere sul tempo la se stessa adolescente ed Angel. Eccetto che non aveva la più pallida idea di dove l'asta si sarebbe tenuta. E, anche se l'avesse saputo, non aveva idea di come avrebbe gestito Mudge e la croce, senza qualcuno che le tenesse il libro fino a quando non avesse raggiunto i limiti della città. Senza contare che non poteva andarsene fino a quando non si fosse occupata di Spike. Ecco, forse per prima cosa doveva andare a rintracciarlo.



    "Una cosa alla volta," mormorò, arrampicandosi e tornando indietro attraverso la finestra, grata di averla lasciata aperta. Sorrise, pensando che in futuro avrebbe imparato ad agire più furtivamente. Camminò con passo felpato fino alla porta e la chiuse con delicatezza, per poi andare al telefono e premere il tasto di richiamata.



    "Biblioteca della scuola superiore di Sunnydale. Parla Rupert Giles."



    Wow. Parlando di nostalgia. "Salve Giles, sono io."



    "Pensavo che fossi già per strada.” Poté praticamente sentirlo togliersi gli occhiali.



    "Lo ero. Ho solo, ehm, avuto un altro momento da bionda. Dove ha detto che si terrà l'asta?"



    "Oh, per Dio, Buffy. Prendine nota questa volta."



    "Ho una penna giusto qui."



    "Si terrà nel magazzino posteriore del negozio di scarpe a Durant."



    Buffy ci pensò su. "Il Pagadimeno?"



    "Ero sicuro che lo conoscessi meglio di me."



    Con la fronte aggrottata, lei gettò uno sguardo agli stivaletti alti alla caviglia. “Significa che Pagadimeno è malvagio?”



    "Non tutta la catena, probabilmente."



    "Okay. Bene."



    "Naturalmente," disse Giles, "visto che la soffiata proviene da Willy, va trattata come sospetta."



    "Giusto." Stava per riappendere, quando un campanello le suonò nella testa. “Giles, aspetti!”



    "Sì?"



    "Ha detto che Willy ha detto questo ad Angel?"



    "E' corretto."



    "La scorsa notte. L'ha detto ad Angel la scorsa notte."



    Giles sospirò nella cornetta. "Si tratta di un altro momento da bionda?"



    "N-no. Ci sono. Grazie." Ripose il telefono e stette un momento con la mano sul ricevitore.



    Nulla. Gli ho spaccato la faccia.



    Buffy ingoiò il disappunto, tentando di non strozzarcisi. Mentre si calava nuovamente fuori dalla finestra, pensò che sarebbe stata capace di ucciderli entrambi.



    ***



    Mentire alla Cacciatrice era stato facile. Naturalmente, prima di baciarla. Dopo... beh, lo sconvolgimento non gli avrebbe permesso di essere lucido. Buona cosa, quindi. Nonostante avesse pensato per un attimo di seguirla e a dirle dell'asta, passare il giorno con Dru aveva rimesso le cose in prospettiva. Quella notte, avrebbe avuto la croce per la sua Principessa, e poi si sarebbero spostati in qualche buco dove Buf- dove la Cacciatrice non avrebbe potuto trovarli. Quindi, una volta che Drusilla fosse guarita, si sarebbero lasciati per sempre alle spalle questa trappola di città di gente perbene, proprio come aveva detto.



    Non sarebbe stato difficile. I partecipanti erano pochi. Mudge aveva ovviamente fatto i suoi calcoli, quando aveva contattato i potenziali compratori, incluso lui. Appena era entrato da Willy, Spike era stato preso in parte e salutato con le novità riguardo l'invito. Si era persino sentito deluso di non avere una buona ragione per poter menare le mani. Comunque, non gli importava nulla di quello che aveva detto alla Cacciatrice. Lei doveva sapere che non poteva fidarsi di lui. Le sarebbe servito da lezione.



    Spike riconobbe la maggior parte degli altri. Lo Zo'orax era uno dei più famosi demoni ricettatori e trafficava nel mercato nero in tutto il mondo. Se avrebbe vinto la croce, sarebbe stato disponibile a rivendergliela per un prezzo cinque volte superiore a quello che l'avrebbe pagata quella notte. Il che non andava affatto a Spike. Armoto era una specie di demone gangster, a capo di una banda che in passato aveva avuto incomprensioni con il clan degli Aurelius (NdT. E’ la discendenza del Maestro, quindi la 'famiglia' di Spike), incomprensioni che sarebbero probabilmente volate all'inferno quella notte con la sua presenza. Armoto da solo era una cosa facile da gestire, ma la sua guardia del corpo era un demone Polgara ed era tutta un'altra storia. C'era persino un umano nel mix, che Spike non conosceva. Un vecchio gentleman inglese, che puzzava di magia e presunzione. Spike avrebbe goduto nello scacciare quel sorriso compiaciuto dalla sua faccia viscida a forza di colpi. Mudge stesso era probabilmente il miglior candidato allo stesso trattamento, dopo il Polgara. Non sembrava valere molto, ma Spike aveva visto il modo in cui aveva tenuto testa alla Cacciatrice. Lo stronzo avrebbe potuto mettere su un combattimento.



    Il tempismo sarebbe stato tutto.



    Spike esplorò accuratamente l'ambiente e prese nota delle possibili via di fuga. Il piccolo raduno aveva preso luogo nella zona uffici, che era separata dal grande magazzino attraverso una serie di porte a vento. La porta dietro di lui dava nel negozio. Le mura divisorie terminavano in un soffitto alto alcuni metri sopra le loro teste, contornato da una passerella che faceva il giro di tutto il magazzino. Era allineata a delle grandi finestre e offriva un'uscita di sicurezza da un lato. Spike contò non di meno di sette possibili vie di fuga.



    Sarebbe stato un gioco da ragazzi.






    Edited by kasumi - 8/9/2012, 17:07
     
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  12. Levian91
     
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    aaah ecco il seguitooo!!! *_* bellissimooo, questa scrittrice è fantastica!! descrive troppo bene spike ebuffy *_*_*_*_* lode alla scrittrice e a te ke traduci :D grazie!
    p.s. grazie per il consiglio dei fazzoletti , sono serviti! XD qnt'ammoooreee
     
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  13. kasumi
     
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    grazie Levian! XD
    Ho aggiunto un altro pezzo e ho messo il testo formattato.
    (siamo circa a metà del capitolo 7)

    Ah, e ho anche fatto alcune correzioni.

    Edited by kasumi - 8/9/2012, 17:09
     
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    Ahem. Eccomi qui a commentare.
    Complimenti per la scelta! E' veramente una fanfic strepitosa e tu la stai traducendo molto bene, quasi non si capisce che l'originale è in inglese. Tanti complimenti, il testo è scorrevole e si legge piacevolmente. Brava, Kasumi!
    E brava all'autrice!
    Di fanfic Buffyverse alla Doctor Who (con viaggi nel tempo, intendo) ce ne sono molte, ma questa è davvero troppo bella. In primis perché i personaggi sono disperatamente IC: Buffy adulta, Spike-pre chip soprattutto. Amo la loro interazione, l'irritazione e l'eccitazione segreta che Spike prova di fronte a questa inedita Cacciatrice e amo tutto il POV di Buffy, che è assolutamente perfetto.
    LI AMO, ecco. çOç
    I miei Spuffy Feels ringraziano sentitamente!
     
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  15. kasumi
     
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    grazie Kiki!

    CITAZIONE
    Di fanfic Buffyverse alla Doctor Who (con viaggi nel tempo, intendo) ce ne sono molte, ma questa è davvero troppo bella. In primis perché i personaggi sono disperatamente IC:

    yep!!! :wub: :wub:
    I pensieri di Buffy sono perfetti! Come pure gli atteggiamenti di Spike!
    L'unica pecca è che la storia si snoda in pochi giorni, e l'innamoramento di Spike appare un po' affrettato.. ma è comunque gestito molto bene e gradualmente.

    A chi interessa il genere, avviso che Nightlady sta postando su EFP una traduzione di un'altra fiction con un viaggio nel tempo! *_* Si chiama "Beg the liquid red" di Eurydice e inizia con Buffy nella casa dell'immortale a Roma. Solo che lì, il viaggio nel tempo la porta in un universo alternativo post quarta serie...
     
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107 replies since 12/6/2012, 22:20   3827 views
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