Il demone che c'è in me

(seguito di Sogno ad occhi aperti)

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    Capitolo 35
    Una nuova connessione



    NdA: Questo capitolo raccoglie per lo più scene già pubblicate nel vecchio cap 35 ma integrate e migliorate.
    Invito a chi non l’ha già fatto a rileggere i capitoli precedenti per vedere le modifiche che ho fatto con la revisione. (Ho cercato di migliorare la stesura della storia e di sviluppare il rapporto tra Buffy e Spike più gradualmente. Inoltre, ci sono delle modifiche sostanziali riguardo al demone che è in Buffy.)
    Spero che l’ultima scena non vi disturbi. E’ chiaro che oltre il contenuto nc17 c’è una riflessione sull’evoluzione del rapporto tra i nostri amati <3
    Buona lettura!




    «E’ pulito, Cordelia. E’ la terza volta che ripassi il piano con quel panno.»
    Gunn fissava preoccupato la collega, che si era data improvvisamente alle pulizie intensive.
    «Lasciami fare. Devo tenermi occupata per sfogare il nervosismo.» Rispose la mora.
    «Nervosismo per cosa?»
    Cordelia alzò i grandi occhi marroni dal bancone. «Per Faith! Per chi, altrimenti?!» Agitò il panno in aria febbrilmente. «La puttanella che in questo momento sta alitando sul collo di Angel.»
    Gunn scosse la testa. «Cordy, Angel sa quello che sta facendo. E ha detto che ci possiamo fidare di lei.»
    «Sarà vero.» sbottò la mora.
    «Oh, per la miseria!» esclamò Dawn, che stava sorseggiando annoiata un succo di frutta. «Se sei gelosa di Angel perché sei innamorata di lui, perché non glielo dici e basta? Invece che prendertela con tutte le donne che gli ronzano attorno. Voi adulti non sapete mai quello che volete!»
    Cordelia aprì la bocca per dire qualcosa, trafelata, poi la richiuse e la riaprì di nuovo, più calma. «E’ facile dirlo, quando non si è la parte coinvolta.»
    In quel momento, Buffy e Spike irruppero dalla porta dell’hotel e attraversarono l’atrio di corsa, spogliandosi delle loro giacche per strada e dirigendosi verso le camere senza staccare le labbra l’uno dall’altro.
    «Forse c’è qualcuno che lo sa, dopotutto.» commentò Gunn.
    Giles alzò gli occhi dal giornale che stava leggendo. «Oh Buffy, siete tornati. Puoi venire un secondo? Ti devo parlare di una cosa molto importante.»
    Buffy si fermò a metà della scalinata e si voltò trafelata verso l’Osservatore. «Ehm, possiamo parlarne più tardi?»
    «E’ da un pezzo che vorrei parlartene, ti dispiace?» aggiunse l’uomo.
    Spike sospirò arrendevolmente. «E’ ok, Luv. Ti aspetto in giardino.»

    Mentre iniziava a ridiscendere la scalinata, arrivarono anche Faith ed Angel. La prima seguì il biondo in giardino mentre il moro si fermò al bancone con Cordelia.
    «Quell’uomo è impossibile.» iniziò Angel, mentre Wesley beveva una tazza di the e ascoltava impassibilmente. «Sai che cosa vuol dire? Vederlo flirtare spudoratamente con... con una delle persone a cui tengo di più in assoluto, proprio sotto al mio naso, nella mia città! Come si permette, quel... quel...»
    «Capisco perfettamente.» annuì Cordelia, «Ti ricordi quando alle superiori stavi appiccicato a Buffy come carta moschicida?»
    «Uh, sì, ma che c’entra?»
    «Non importa.» Cordelia roteò gli occhi. «Meglio concentrarsi su qualcos’altro e non pensarci più, giusto?»
    «Sì, meglio concentrarci sul lavoro.» Il vampiro gettò la cartellina sul bancone ed iniziò a studiarla attentamente. «Mmh... Per me possiamo attaccarli anche stanotte. Avremo tutto il giorno per studiare un piano e prepararci. Che ne dici, Wesley? Secondo me è meglio agire il prima possibile.»

    ***

    Il giardino dell’Hyperion non era molto vasto o vario per specie arboree, ma era un bel posto per sedersi e guardare le stelle, per sognare o per fumarsi una sigaretta in pace.
    ‘E poi, si può sapere che cazzo vuole quel segaiolo di un Osservatore?’
    «Tu hai un dono.»
    Spike si girò verso la voce che aveva interrotto il filo dei suoi pensieri.
    «Non ho mai visto Buffy così disperata per una scopata.»
    Il vampiro prese una boccata di fumo prima di rispondere. «Faith. Ho sentito parlare di te.»
    «Devi spiegarmi come sei riuscito a levarle quel manico di scopa dal culo. O come sei riuscito a metterglielo, a seconda del punto di vista.» continuò lei.
    C’era qualcosa nel suo modo disinvolto di buttare lì le cose che gli piaceva. Spike aveva sempre apprezzato la sincerità. «Mi stavo giusto chiedendo quando avresti tolto lo screensaver per i bambocci.»
    La mora gli si sedette vicino sulla panchina. «Non è facile essere qui con loro e farsi accettare, dopo quello che ho fatto.» confessò sincera.
    «A chi lo dici.»
    Entrambi sorrisero.
    «Ma dai, racconta.» chiese Faith. «Come sei riuscito ad entrare nelle grazie di Miss Stitica dell’anno?»
    Spike inclinò la testa. «Stiamo parlando sempre figurativamente?»

    ***

    Giles osservò la ragazza in silenzio per qualche istante. Poi, dopo essersi assicurato di avere la sua totale attenzione, iniziò a parlare.
    «Hai pensato che questa può essere l’occasione giusta per-» Buffy si aspettava la solita ramanzina sul fatto di non fidarsi troppo di Spike, sul fatto di non prendere troppo sottogamba questa missione, di non agire istintivamente... «-abbandonare il ruolo di Cacciatrice e riavere una vita normale?»
    Buffy lo fissò ad occhi sgranati.
    «Come, scusi?»

    ***

    Giles le aveva appena chiesto di abbandonare la missione?! Buffy sbatté più volte le palpebre. Stava sognando o cosa? Tutta quell’astinenza sessuale le stava davvero facendo male! Era meglio tornare di là e concludere con Spike, prima di iniziare a vedere asini volanti o maiali blu.
    Fino a che punto poteva spingersi il suo Osservatore, per farle prendere le distanze dal vampiro?
    Non aveva bisogno che Giles la confondesse ulteriormente, invitandola a riavere una normalità che non era sicura di volere. Per trovare un lavoro normale per pagare i propri studi e quelli di Dawn e naturalmente rinunciare a Spike, che faceva parte della parte demoniaca del mondo da cui lei avrebbe dovuto allontanarsi.
    Buffy rabbrividì al ricordo della ragazzina insipida che era stata prima della chiamata. Quando, fino ai sedici anni, le sue più grandi preoccupazioni erano state la messa in piega dei capelli e lo stato dello smalto sulle unghie. La missione di Cacciatrice le aveva dato delle responsabilità a cui non era preparata, ma di cui col tempo aveva imparato ad andare fiera, e sapeva di essere diventata la donna determinata e responsabile che era anche grazie a questo.
    No, aveva deciso, non avrebbe rinunciato ai suoi poteri per una noiosa mortalità e non avrebbe rinunciato a Spike.

    La ragazza entrò nel giardino che il biondo stava raccontando qualche aneddoto della sua non-vita all’altra Cacciatrice, visibilmente divertita.
    «-e così... Oh, Buffy, com’è andata col vecchio?»
    «Giles è più giovane di te, lo sai? E poi non è male per uno della sua età.» disse Faith.
    «Diavolo, donna, non avrai fatto pensieri sconci anche sul vecchio?!»
    Ma Buffy non sembrava divertita da quello scambio di battute. Qualcosa nella familiarità con cui il vampiro biondo e Faith stavano parlando le stringeva lo stomaco. Per non parlare della sensazione spiacevole di ritrovarsi umana mentre lei aveva ancora tutti i suoi poteri.
    «Niente di cui preoccuparsi.» disse, agitando la mano distrattamente. «Ah, Angel mi ha detto che vorrebbe attaccare stanotte.»
    Faith annuì. «Attaccare subito mi sembra una buona idea.» Poi si alzò dalla panchina. «B., ascolta...» i suoi occhi parlavano di scuse non dette o non dette abbastanza e della voglia di ricominciare. «So che i nostri rapporti sono sempre stati un po’ tesi, ma voglio che tu sappia che ammiro molto quello che fai e spero che un giorno... Beh, dici che un giorno potremo uscire insieme senza tentare di accoltellarci a vicenda?»
    La bionda sorrise e le porse la mano. «Penso che un giorno potremo farcela.»
    «Lo spero.» sembrava sincera. «Bene, è ora che i due piccioncini stiano da soli.» Si alzò dalla panchina per lasciarle il posto e le fece l’occhiolino.
    «No, puoi restare qui se vuoi, o tornare dentro con gli altri. Io penso di andare a coricarmi.» le disse Buffy.
    «Riposare è una buona idea. Questa notte sarà davvero una lunga notte.»
    Spike diede l’ultima tirata alla sigaretta e schiacciò a terra il mozzicone sotto gli anfibi. «Ti accompagno.»

    ***

    C’erano volte in cui poteva quasi dire di poterlo amare. Volte come questa, quando lui era così intento ad adorarla come una dea, con quello sguardo intenso, accarezzando le curve del suo corpo con le mani grandi, quella bocca sinuosa, amandola con tutto se stesso.
    «Ti fidi di me?» le chiese, accarezzandole gentilmente la parte superiore del braccio con la nocca della mano.
    Buffy annuì. Non era sicura di amarlo, ma ormai sapeva che poteva fidarsi di lui.
    Poco dopo Spike era dietro di lei e il suo essere veniva scosso dai brividi mentre le faceva scorrere le labbra sulla pelle sottile del collo, mentre le baciava la linea delle scapole, sfiorava con le dita i suoi fianchi. Una mano le accarezzò tutta la parte alta della schiena, come uno sculture che studiava come imprimere nel marmo le sue forme perfette, poi quelle labbra fredde tornarono al collo abbronzato e sostarono lì, sfiorando, baciando, mentre l’altra mano scostava i capelli per dare loro maggiore accesso e tracciava con lunghe dita sottili la linea della mandibola. Poi i capelli le ricaddero sulle spalle e le mani erano sui suoi seni, stringendoli delicatamente.
    Più tardi, a gattoni davanti a lui, esposta alla sua vista e al suo capriccio, capì quanto era importante per lui il suo completo abbandono. Quando, dopo essere scivolato dentro di lei un paio di volte con una lentezza disarmante, come se avesse voluto imprimere per sempre quelle sensazioni nella memoria, si era posizionato davanti all’altra fessura e l’aveva accarezzata dolcemente con le dita, invitandola a rilassarsi. Buffy trattenne il respiro mentre sentiva la sua punta dura entrare lentamente dentro di sé, mentre la prendeva per i fianchi e la avvicinava. Portò un braccio dietro la schiena per guidarlo, cercando di rimanere rilassata per evitare il dolore, fino a che non lo sentì entrare fino in fondo. Poi, mentre lui iniziava la sua danza oscillatoria avanti e indietro, dapprima molto lentamente per darle l’occasione di abituarcisi, si sostenne con entrambe le mani sul materasso, artigliando il lenzuolo.
    Sebbene aveva sempre considerato quel modo di fare l’amore come un atto di sottomissione o come una cosa volgare, la ragazza si sciolse davanti alla gentilezza e alle attenzioni del vampiro, capendone il significato come un intenso atto di fiducia. E lì, con la bocca dischiusa ad emettere suoni poco articolati, impastati con respiri profondi, alla sua mercé ed in preda ad un inaspettato e sconosciuto livello di piacere fisico, Buffy capì che in quel momento stavano instaurando un nuovo tipo di collegamento spirituale, ancora più intimo e profondo di quello che avevano avuto finora.
    Capì che, per qualsiasi cosa avrebbe loro riservato il futuro, avevano bisogno di fidarsi ciecamente l’uno dell’altra.


    TBC
     
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    Capitolo 36
    The Beauty and the Beast


    «E’ stata una fortuna, esserci alleati con il signor Holtz. Senza il suo appoggio e quello della Wolfram & Hart, non avremmo mai potuto riorganizzarci adeguatamente.»
    Era più di un’ora che gli anziani erano in riunione, discutendo lo svolgimento del piano, ed il capo della setta aveva appena fatto chiamare Justine. Holtz si stava massaggiando le mani con calma, pensieroso, senza intromettersi nella discussione.
    «Già. Tutti quei demoni bruciati nel magazzino. Sono contento che la signorina Summers ha avuto quello che si meritava!»
    La Signorina Summers. Holtz non era in grado di concepire come un potere così grande, come quello di una Cacciatrice, potesse finire nelle mani di una ragazzina. Un potere che, messo nelle giuste mani... beh, poteva realizzare quello per cui si stavano tanto rompendo le scatole.
    «Non so come dirglielo, capo, ma la donna è... è scomparsa!» Il ragazzo incaricato di recuperare la sua protetta era appena tornato.
    Holtz alzò gli occhi verso il capo della setta, godendosi l’espressione sul volto segnato dal tempo.
    Il viso del vecchio si era tutto aggrottato ed era scattato di lato, fissando il ragazzo in cerca di risposte. «Se quella stronza manda tutto all’aria...» aveva cominciato, lanciandogli uno sguardo che nelle intenzioni del vecchio doveva sembrare minaccioso «solo perché abbiamo messo tutto nelle sue mani...»
    Ma Holtz sapeva come metterlo a bada. «Non si preoccupi,» ribatté senza scomporsi. «Lasci fare a me.»
    «Come pensa di portare avanti il nostro piano, senza di lei? La Wolfram & Hart ha già inviato i furgoni.» fornì una voce laterale.
    «Non credo che Justine sia scomparsa. Credo solo che abbia bisogno di un po’ di spazio.»
    «Che diavolo vuol dire?» Il tono acido del vecchio aveva fatto sobbalzare lo scagnozzo ma Holtz si limitò a fare spallucce.
    «Tutto questo peso sulle spalle... Sa come sono le donne.» Spiegò con calma. «Le dia il tempo di accettare quello che è diventata e concentrarsi su quello che deve fare.»
    «Non la paghiamo per pensare.»
    Oh, com’era stupido e prevedibile, il vecchio. Era così facile averlo in pugno.
    «Vedrà che si farà vedere presto.» E con questo, Holtz si alzò dalla poltrona ed uscì lentamente dalla stanza.

    ***

    Faith si sentiva davvero un pesce fuor d’acqua. Non sapeva se Buffy e i suoi amici l’avrebbero mai perdonata per quello che aveva fatto, ma era determinata a cogliere l’occasione che le era stata data.
    Tutto il dolore che gli aveva provocato, il male che gli aveva gettato addosso...
    Solo ora lo capiva. Solo ora, dopo il tempo passato a meditare nella sua cella, dopo le parole di Angel... Eppure, si sentiva maledettamente fuori posto.
    Non che avesse preferito marcire in prigione, diavolo! Anche se, era certa che il Consiglio l’avrebbe tirata fuori prima o poi. Del resto, non era pur sempre una Cacciatrice? O al massimo se ne sarebbe andata da sola. La forza per storcere le sbarre non le mancava.
    No, Faith era felice di avere quest’ altra opportunità. Anche se c’era quella fottuta tensione nell’aria di chi l’aveva cercata solo perché non poteva fare altrimenti, non perché desiderasse veramente il suo aiuto.
    Faith deglutì amaramente. Odiava sentirsi così vulnerabile ma sapeva di meritarselo. Meritava i loro sguardi diffidenti, meritava il loro odio. La strada del perdono era la più difficile, Angel gliel’aveva sempre detto. Ma le aveva anche detto che non doveva arrendersi, che c’erano persone che avrebbero sempre creduto in lei. E lui per primo.
    Questo la fece sorridere lievemente.
    Non era mai riuscita ad esprimere a parole la propria riconoscenza, a ringraziarlo per averla salvata dal baratro in cui si era cacciata. Non che lei fosse mai stata una per le parole. Faith preferiva esprimersi con le azioni. E se solo non ci fosse stata quella brunetta di segretaria di mezzo... Diavolo! Gli avrebbe mostrato la propria riconoscenza nel più caldo dei modi.
    Eppure, non riusciva a far altro che contare i minuti annoiata, chiusa nella propria stanza, gettata lì sul letto. Immobile, a fissare il soffitto da sopra le coperte.
    Non aveva nemmeno mangiato. Sapeva che il resto del gruppo stava cenando con del cibo d’asporto ordinato al telefono ma non se l’era sentita di unirsi a loro. Aveva preferito rimanere da sola a pensare.
    Dio, stava diventando proprio come Angel! E aveva un bisogno spasmodico di parlargli.
    Perché con gli altri provava il bisogno di fingere, di indossare la maschera della cattiva ragazza imperturbabile. Non perché non gliene fregava niente di niente (non era più come un tempo) ma perché ora gliene fregava anche fin troppo e non era preparata a quella sensazione schiacciante. E solo poche persone potevano leggere oltre quella maschera, potevano capirla ed accettarla, potevano capire i suoi bisogni.

    ***

    Il vampiro moro stava vagliando le armi da portare in battaglia quando Faith arrivò alle sue spalle. Se lei non aveva nessuna voglia di mangiare, lui non ne aveva nemmeno il bisogno. Era stato naturale, perciò, sgusciare via dal chiacchiericcio della hall e immergersi totalmente nel pre-imboscata.
    «Com'è stato il carcere? E' duro come dicono?» chiese lui, continuando a darle la schiena.
    «Lo sai, non ho mai avuto problemi a farmi rispettare. La cosa più difficile, però, era evitare di usare la mia forza contro le altre ragazze o per scappare, sapendo che ne avevo la possibilità.»
    Il moro annuì, passandosi tra le mani una balestra.
    C’era qualcosa nel suo atteggiamento riflessivo che l’aveva sempre rassicurata, come fosse una naturale compensazione per la propria impulsività.
    «Ti ringrazio molto per quello che stai facendo per Buffy,» disse poi, facendole storcere il naso. «Non so come avremo fatto senza-»
    «Risparmia i complimenti per quando sarà tutto finito, Cowboy. Ed il fatto che Buffy è senza poteri? Non sai quanto la invidio. Il potere è la nostra forza ma è anche la nostra dannazione.»
    Il moro strinse gli occhi pensieroso per un attimo e poi «e io che pensavo tu ci sguazzassi, nel potere.»
    Faith sorrise. «A volte.», concesse.
    Quando prese in mano un coltello squisitamente lavorato, Angel gliela coprì con la sua.
    «Non voglio che tu uccida più del necessario.»
    Il contatto l’aveva fatta sussultare. «Io e te potremmo fare scintille, lo sai?»
    «Non cambiare argomento.»
    Faith sospirò pesantemente. «Farò quello che ritengo giusto per la nostra sopravvivenza.»
    Il moro si girò un poco, piazzandosi di fronte a lei. «Questa volta non si tratta di uccidere dei demoni.»
    «Cazzo, lo so benissimo!» sbottò la Cacciatrice, «Ma cosa vuoi che faccia? Starmene lì impalata a guardare mentre questi dannati stronzi uccidono i miei amici?»
    Lui gli posò entrambe le mani sulle spalle. «No, ma, lo sai. Ci sono altri modi per combattere, senza arrivare ad uccidere. Non è sempre ‘tu o loro’.»
    Faith tentò di sopprimere una risata nasale. «Beh, io sono una Cacciatrice e tu sei un vampiro. Uccidere è il nostro mestiere, no?» Infilò il coltello nel fodero e lo ripose nella tasca interna del giubbino in pelle. «Bel coltello, comunque.»
    «Faith.»
    Fu il suo tono greve, quello sguardo profondo, quel suo vedere oltre la maschera. Faith sapeva che non doveva fingere con lui, eppure non poteva farne a meno. Quando calava del tutto le sue difese con lui, finiva col singhiozzare tra le sue braccia sotto la pioggia.
    Sospirò e concesse un «Lo so.»
    Non serviva dire altro.

    ***

    Ognuno prese le armi convenute e si avviò verso l’entrata dell’albergo, dove Angel attendeva con un certo nervosismo.
    Wesley gli poggiò una mano sulla spalla e gli sorrise brevemente. Spike gli passò davanti senza guardarlo. Angel li fissò silenziosamente uno ad uno ed annuì a Faith, che chiudeva la fila.
    Mentre chiudeva il portone a chiave, gli sembrò di sentir parlare Xander e Buffy. Qualcosa riguardo delle rimostranze per aver portato Spike con loro. Quando si era voltato, Buffy aveva incrociato le braccia col solito fare da Cacciatrice e aveva intimato al ragazzo di prendersi cura di Dawn mentre i ‘grandi’ avrebbero pensato ai ‘cattivi’. Poi l’aveva guardato con un sopracciglio alzato, come a sfidarla a dire la sua, ma Angel aveva scosso la testa e aveva sorriso.
    Buffy restava sempre tosta, Cacciatrice o non, e se Spike la rendeva felice... Angel deglutì il nodo che gli si era formato in gola a quel pensiero – tu non puoi renderla felice, fattene una ragione - e si concentrò su qualcos’altro. Come sugli sguardi assassini che Cordelia e Faith si stavano lanciando.
    Dopotutto, c’era ancora qualcuno pronto a lottare per lui...

    ***

    Justine aprì la porta del sotterraneo e si fermò per ammirare il gruppo di demoni raccolti nelle celle.
    Le creature iniziarono subito ad agitarsi, alzandosi, ringhiando, muovendosi rabbiose nel piccolo spazio. E non poté fare a meno di chiedersi: ‘è una cosa del genere, che ora ho dentro di me’?
    E cos’avrebbe detto sua sorella, vedendola ora? Sarebbe stata orgogliosa di quello che era diventata? Ma sua sorella non era certo lì, in quel momento, a farle la predica perché era diventata un demone come quello che l’aveva uccisa. Non era lì per giudicarla, per guardarla con orrore, per essere la voce della sua coscienza. Eppure Justine era diventata quello che era diventata solo per vendicarla. E le manie di grandezza? Quelle erano solo un effetto collaterale che era stato inevitabile.
    Negli anni era diventata come una roccia, fredda e dura, ma anche forte e distruttiva. La foto di sua sorella ed il proprio riflesso nello specchio, le uniche due cose che le ricordavano che un tempo era stata una donna ed un essere umano.
    Ma del resto a cosa le serviva tutto quel potere, se continuava a sottostare a degli ordini?
    Persino gli uomini della sicurezza che ora giacevano a terra, senza vita, parevano sorriderle e dirle ‘dai a quegli stronzi quello che si meritano’.
    La donna si avvicinò al pannello di sicurezza e premette il pulsante per aprire tutte le gabbie.
    Le creature rimasero ferme per un momento, studiando la situazione, poi avanzarono lentamente fuori dalle loro celle. Justine incrociò i loro sguardi, invitandoli silenziosamente a distruggere e a ridurre a brandelli qualsiasi cosa gli capitasse sotto tiro. Non lei, però, di cui potevano annusare il potere a decine di metri di distanza e che alcuni di loro avevano visto combattere contro i loro simili.
    La rossa indicò la porta aperta con il mento, invitandoli ad accedere ai piani superiori. E mentre i demoni la superavano uno ad uno, grugnendo o sibilando, sentì tendere le labbra in un largo sorriso malvagio. Poi, quando anche l’ultima delle creature si era trascinata fuori dal sotterraneo, Justine salì le scale a sua volta.
    Holtz la stava aspettando di sopra, sulla terrazza che si affacciava sul pian terreno, al sicuro dal massacro che si era svolto nell’ampio atrio sottostante. Stava osservando i demoni compiaciuto, mentre lottavano per spartirsi gli ultimi brandelli rimasti di quelli che erano stati una volta i suoi colleghi. Quando la vide, si irrigidì e posò una mano sulla balaustra.
    «Muoviamoci a caricare queste bestie nei furgoni.» le ordinò freddo.


    Capitolo 37
    Vicino al nemico


    «Che ne dite di Hot Shot con Charlie Sheen?»
    «No, è più bello “Chi ha ucciso Roger Rabbit”!»
    Gli occhi di Anya rimbalzavano da Dawn a Xander, sentendosi delle povere palline da ping-pong.
    «Roger Rabbit è un coniglio,» commentò asciutta. «Si dà il caso che la tua fidanzata odi i conigli!»
    «Oh, avanti, ma se passano la maggior parte del film a volerlo uccidere!» Ribattè Xander. «E poi c’è Jessica Rabbit.»
    «Lo vuoi guardare solo per le sue tette!»
    La bionda vide Buffy sorridere lievemente dal sedile anteriore. Forse la compagnia degli amici le era mancata un poco negli ultimi tempi. Non che a lei sarebbe dispiaciuto chiudersi in casa un mese intero a letto con Spike. Dopotutto, non poteva biasimarla.
    «Fight Club,» suggerì Spike dal posto di guida.
    Per evitare che Buffy o Xander si ritrovassero nella stessa auto con Faith -ed il relativo mal di testa-, Giles aveva accolto la Cacciatrice mora nella propria auto assieme alle due streghe. I quattro posti per i passeggeri della macchina di Angel, invece, erano già occupati dai suoi collaboratori. Questo lasciava Anya e Xander in auto con Dawn, assieme alla coppia di biondi.
    Anya era felice di non condividere il viaggio con Rupert. All’andata si era annoiata a morte con le sperequazioni su cosa avrebbero trovato a Los Angeles, su come potevano attaccare ed essere attaccati e quant’altro, tanto che ad un certo punto era stata ad un passo dall’aprire la portiera e gettarsi fuori dall’auto in corsa. Ora, invece, stavano discutendo sul film da guardare al party della loro vittoria. Idea che aveva proposto Xander, probabilmente per sollevare l’umore della piccola ed alleggerire la tensione.
    «Nu-uh, niente film d’azione! Solo commedie o film horror per la festa dell’apocalisse scongiurata!» precisò Buffy.
    «Ehi, sto solo cercando di aiutare. Se fosse per me--»
    «Si guarderebbe un film porno, probabilmente.»
    «Per me Fight Club va bene!» commentò Dawn, «c’è Brad Pitt!»
    «Appunto, e poi avete sempre deciso voi tutte le maledette volte.»
    «Veramente è la prima volta che partecipi. Dalla parte dei vincenti, almeno.»
    «E’ un motivo in più per prendermi in considerazione.»
    «La morte ti fa bella,» disse Anya. Poi, agli sguardi sorpresi degli altri, aggiunse «è una commedia.»
    «Un punto per Miss Ex-demone della vendetta!» sogghignò Spike.
    «Sta zitto, Zanna Bianca.» brontolò Xander.
    «Oh, ha parlato Mister Carpentiere dell'anno.»
    Buffy gli diede un pizzicotto sul braccio. «Che ne dite di ‘The Grudge’, invece? L’attrice protagonista è davvero...»
    Ma Anya non stava già più ascoltando, persa com’era nei suoi pensieri. Si chiedeva come gli altri potessero andare incontro a quei rischi ogni volta, a testa alta, mentre lei che era stata un demone molto potente per più di mille anni ne era pateticamente terrorizzata. Diavolo, persino Dawn era orgogliosa di partecipare! E lei, che aveva visto ed era sopravvissuta a innumerevoli guerre e devastazioni, che credeva di aver già visto tutto nella propria vita, aveva paura di morire!
    Forse questa volta c’era qualcosa che rendeva il pericolo più reale. Forse il fatto che, per la prima volta da quando faceva parte del gruppo, la situazione non era tutta nelle mani di Buffy (e chi, meglio di Anya, poteva capire cosa voleva dire perdere i propri poteri dall’oggi al domani? Quel senso di incompletezza, la mancanza di uno scopo). Forse il fatto che questa maledetta setta aveva un potere molto grande per le mani...
    Anyanka sapeva che ci sarebbero state in gioco delle forze molto grandi, per non parlare degli incredibili poteri che Willow stava sviluppando. Okay, forse doveva davvero darsela a gambe il prima possibile! Portandosi Xander al seguito, naturalmente. A costo di tramortirlo! (Del resto, non era solo per proteggere Xander che li aveva seguiti?)
    «Maledetto inferno! Da dove viene tutto quel fumo?»
    L’osservazione di Spike interruppe il flusso dei suoi pensieri, obbligando la bionda a guardare davanti a sé, dove un grande fuoco stava illuminando la notte in lontananza.
    «Dalle mappe che abbiamo recuperato, l’unico fabbricato della zona è proprio la villa a cui siamo diretti.»
    «Sembra che dare fuoco alle proprietà di questa setta sia diventato uno sport.» si lamentò Buffy.
    «Qualcuno ci ha preceduti?»
    L’ex demone della vendetta si sentì sopraffare da un’ondata di sollievo. Forse un tizio del Consiglio degli Osservatori aveva un amico al pentagono o al Norad? Chi l’avrebbe detto.

    ***

    L’auto di Giles arrivò poco dopo e si accostò a quella di Angel e Spike parcheggiate a lato della strada. Tutti erano in strada, a fissare le fiamme come prede di un incantesimo, indecisi sul da farsi.
    Giles invitò Willow ad usare la magia per scoprire cos’era successo.
    «Riesci a vedere dentro la villa?»
    «Oh mio Dio!» La strega chiuse e riaprì gli occhi quasi subito, sconvolta. «Il fuoco è stato appiccato per nascondere la carneficina che è avvenuta all’interno.»
    «Ma chi può essere stato?»
    «Vedo... vedo delle gabbie. Sono tutte vuote. Forse ci tenevano dentro degli animali?» la fronte della rossa si corrugò leggermente. «No. Demoni. Un esercito di demoni. E sono tutti in viaggio per... Aspetta. Sento un potere molto grande. E’ quello della Cacciatrice. Sono tutti in un... Stanno per... Dobbiamo fermarli!» E con questo, Willow fece fare al proprio braccio un gesto circolare e scomparì nel nulla.
    Gli altri si guardarono confusi.
    «Posso provare a localizzarla.» Tara si fece avanti timidamente. «Il mio potere non è forte come il suo ma il nostro legame è molto forte.»
    «Va bene.» Annuì Giles.
    Tara chiuse gli occhi e sussurrò qualcosa, poi a fianco a lei si materializzò una piccola sfera di luce bianca che prese il volo e si allontanò velocemente verso ovest.

    ***

    Appena Willow apparse nella costruzione, un’onda di potere la sbatté contro al muro violentemente, facendole quasi perdere i sensi. Quando riaprì gli occhi, che aveva strizzato più per la sorpresa che per il dolore, si trovò imprigionata a mezz’aria in una bolla di magia.
    «Oh, vi stavo aspettando,» disse una voce maschile da terra. «Credevate che non vi stessi tenendo sott’occhio?»
    La strega strinse gli occhi, mettendo a fuoco l’uomo di mezz’età che camminava verso di lei, le braccia dietro la schiena, lo sguardo pensieroso rivolto al pavimento. «Allo scuro dei miei colleghi, certo. Loro avrebbero mandato il primo idiota di turno, che si sarebbe fatto scoprire subito.» A quel punto alzò lo sguardo grigio, riempito di uno strano calore. «So anche della vostra amica mora che si è aggiunta al gruppo. Non ho avuto il tempo di cercare informazioni su di lei, ma mi hanno detto che è una tipa tosta, una che viene dal carcere. Sono curioso di vedere di che cosa è capace.»
    Oh, si stava divertendo un mondo, il sadico. Un cretino di un misogino, poteva scommetterci.
    Willow si guardò attorno, cercando la fonte del potere che la stava immobilizzando. Quando era arrivata lì, aveva tenuto basse le proprie difese, non immaginando che la stavano aspettando. Per questo era stata colta così di sorpresa. Ora, invece, aveva tutto l’interesse a tenere un basso profilo. Più tardi questi tipi avrebbero scoperto le sue vere potenzialità e meglio sarebbe stato per i suoi amici.
    Se solo avesse potuto avvertirli... Ma la fonte di quella magia nera aveva eretto uno scudo magico attorno alla costruzione, subito dopo il suo arrivo, impedendole di scappare o di comunicare con l’esterno.
    «Credo sia più forte di quello che avevamo pensato,» disse un’altra voce maschile. «Sembra quasi che stia conservando le energie per dopo.»
    Ecco la fonte. Willow strinse gli occhi, localizzando uno stregone nascosto nell’ombra che stava parlando con l’uomo di prima.
    «E allora?» disse quello, con una punta di impazienza. «Chiama un tuo amico, convoca un demone. Ti pago per questo.»
    L’altro annuì debolmente. «Certo, Signor Holtz.»
    L’aspirante Adam Kadmon le rivolse uno sguardo furtivo e poi scomparve dietro una porta, ma il signor Holtz non rimase solo per molto tempo. Dopo qualche minuto, infatti, fu raggiunto da una strana ragazza dai capelli rossi.
    Quando Willow ne incrociò lo sguardo di ghiaccio per un breve momento, non poté fare a meno di rabbrividire.

    ***

    Sopra di lei, nel frattempo, una piccola luce bianca aveva volteggiato discreta. Troppo piccola e troppo discreta per farsi notare. Iniziò a scendere sopra la forma di Willow e, poco prima di raggiungerla, scoppiò in una piccola cascata di scintille opalescenti.
    Quando la pioggia di minuscoli frammenti si depositò sopra di lei, la strega guardò verso l’alto, confusa, sorpresa da un’improvvisa sensazione di benessere e calore. Strabuzzò gli occhi per un attimo, poi sorrise e si voltò verso la finestra alle proprie spalle che dava verso l’esterno.


    TBC
     
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  3. piccola06
     
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    Che bello, hai aggiornato!!!!! mi era mancata tanto questa fic :D Mi piace il fatto che mano mano Spike stia iniziando ad entrare a far parte del gruppo, o almeno ci provi. La situazione Angel, Faith, Cordelia ancora l'ho ben capita, più che altro non ho capito se ad Angel interessano tutt'è due o nessuna delle due. Nell'ultima scena mi sono spaventata per Willow, menomale che ci sta Tara, non immaginavo fosse una trappola sinceramente. Spero che riaggiorni presto.
     
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  4. kasumi
     
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    Con Angel sto giocando un po' :D
    Grazie per il commento! :wub: :wub:
     
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  5. kasumi
     
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    Capitolo 38
    Rivelazioni


    Nota: visto che è da taaaaanto che non posto, eccovi un capitolo più lungo del solito :)


    Un mare di asfalto e cemento si estendeva di fronte a loro, divorato progressivamente dai loro passi febbrili. Le superfici dure e fredde assistevano mute al loro avanzare, rese pallide e spettrali dalla luce della luna.
    Il capannone industriale che Tara aveva indicato giaceva ad un quarto d’ora dalla villa in fiamme e poteva vantarsi di un piccolo ma funzionale aeroporto privato. Buffy realizzò che i loro nemici avevano calcolato ogni cosa accuratamente e si chiese da quanto tempo avessero architettato il loro piano.
    La sacca con le armi iniziava a pesarle sulle spalle e la ragazza sospirò, tesa. La zona periferica della città era poco trafficata e i nostri avevano lasciato i loro mezzi di trasporto indietro, non volendo attirare l’attenzione con il rumore dei motori.

    «E’ davvero una notte troppo bella per sprecarla con un battaglia, no?»

    La notte era incredibilmente calma e gradevole, ignara della battaglia privata che stava per svolgersi. Il cielo era limpido, l’aria piacevolmente tiepida e, lontano dalle luci della città, le stelle brillavano orgogliosamente sul suo manto.
    Eppure c’era qualcosa di tremendamente surreale in quella notte, qualcosa che metteva i brividi e al tempo stesso faceva sentire Buffy più viva che mai. Quella sensazione che ti spinge ad apprezzare le piccole cose e a godere dell’attimo, sapendo di poter perdere tutto da un momento all’altro.
    La ragazza alzò il viso verso il cielo fu travolta da un mare di emozioni. Paura di non farcela, rabbia verso chi le aveva sottratto i poteri, paura di doversi confrontare nuovamente con l’instabilità degli stessi, se mai li avesse riavuti indietro… ma anche autentica determinazione e la gioia di poter consumare finalmente la propria frustrazione! Sì, poter spaccare finalmente il culo a quelle mezze calzette di…

    «Chi ha detto che una buona rissa è un modo per sprecare una serata, pet?»

    Già. E al diavolo se non fosse stata in grado di recuperare i suoi poteri: glie l'avrebbe fatta pagare comunque molto cara.
    Spike la guardava con il solito sorriso compiaciuto, pregustando il divertimento. I lineamenti resi ancora più affilati dall’illuminazione lunare.
    «Una buona rissa? E’ questo quello che stiamo andando a fare?» Buffy tentò di sopprimere una risata.
    Il vampiro inclinò la testa di lato. «Proprio così. Sebbene nessuna notte può competere con la tua bellezza.»
    La ragazza si lasciò avvolgere dalle sue braccia. «Mmmh...»
    Poi due dita le alzarono gentilmente il mento e le labbra di Spike furono sulle sue.
    Mhh... labbra di Spike... morbide e peccaminose labbra di Spike…
    ...e le emozioni la travolsero nuovamente come un fiume in piena. Tutte quelle emozioni che temeva non avrebbe più provato dopo la morte di Joyce, che il suo cuore indurito avrebbe dimenticato.
    «Vi prego, mi viene da vomitare,» fornirono all'improvviso le voci di Xander ed Angel all’unisono, interrompendo il loro idillio.

    Spike si separò da lei a malincuore, prendendosi qualche istante per guardarla. Con le labbra arricciate all’insù e le guance leggermente arrossate per il loro bacio era davvero stupenda. E sebbene irritare Angel fosse uno dei suoi sport preferiti, il vampiro non vedeva l'ora di avere la sua ex Cacciatrice tutta per sé.
    «Per piacere... Sono così sdolcinati da far venire il diabete.» fornì Cordelia.
    «Quando usciremo di qui, proporrò una legge per rendere illegale l'atto di baciare Spike» riprese Xander.
    «Che ne dici di una petizione on-line?»
    Il vampiro biondo si voltò verso di loro, tentato di mostrare il dito medio. Xander aveva alzato la mano per batterla amichevolmente contro quella di Angel ma questi si era voltato a rimuginare dall’altra parte, causando nel primo una deliziosa espressione imbronciata. Quando era tornato a guardare Spike, poi, il vampiro non aveva resistito e aveva sporto giocosamente le labbra verso di lui. «Che sei geloso? Ne vuoi uno anche tu?» gli aveva detto, alzando i sopraccigli in un gesto invitante.
    Il ragazzo si era girato di lato, disgustato, agitando le braccia davanti a sé. «Appoggio decisamente l'idea della petizione.»
    «Lo sai, Cordelia, che per questa affermazione potrei prendere in ostaggio una decina delle tue magliette fashion e strapparle una ad una davanti ai tuoi occhi?» Una gomitata sul fianco lo fece girare nella direzione di Buffy. «Oi!»
    «Avanti, non abbiamo tempo per queste sciocchezze,» intervenì infine Anya.
    «Già. I nostri amici ci stanno aspettando.» Giles indicò con il mento il capannone di fronte a loro.
    Una porta del fabbricato si era aperta, lasciando uscire un uomo e una donna. Subito dopo ne era uscito anche un immenso demone verde scuro ricoperto di scaglie, che si era messo ad attendere istruzioni a lato come un piccolo cagnolino ubbidiente.

    «Eh? Tutto qui?» balbettò Xander.
    Buffy alzò un sopracciglio e lo guardò di sbieco, mimando istintivamente una delle espressioni più tipiche del compagno.
    «Le apparenze non contano,» lo corresse Giles. «Anche Buffy è piccola e sola quando combatte ma non per questo è meno letale. Non dobbiamo sottovalutarli solo perché sono in tre.»
    Buffy annuì la propria approvazione e socchiuse gli occhi per aguzzare la vista. Ora solo un grande piazzale di cemento li separava da loro, un piazzale al di là del quale poteva vedere la donna dai capelli rossi che era stata presente durante l'incantesimo.

    L’ex-Cacciatrice poggiò la mano sul braccio di Angel. «E’ lei. E' la donna che dovrebbe aver assorbito i miei poteri.»
    Spike non poté fare a meno di notare quanto Buffy era tesa. Anche Faith era in allerta, i grandi occhi nocciola fissi sulla forma lontana della donna. A fianco a lei, Giles e gli elementi della squadra di Angel si guardavano l’un l’altro, cercando risposte che nessuno poteva dare. William the Bloody dovette ammettere che ‘fronte larga’ aveva collezionato davvero una bella squadra affiatata. Un pensiero veloce andò anche a Dawn e a Tara, al sicuro nelle retrovie. Non c’era bisogno di esporle più del dovuto. Inoltre, la seconda poteva essere un valido aiuto in caso di necessità.
    Il vampiro moro annuì, osservando l'uomo in lontananza. «Ho l’impressione di averlo già visto da qualche parte... ma mi sfuggono i particolari.»
    Spike incrociò le dita dietro la schiena. “Ti prego... Fa che non sia qualche altro zingaro incazzato...”
    «Avanziamo verso di loro?», propose Wesley, interrompendo lo strano silenzio che si era creato. Era come se tutti stessero aspettando un segno divino per procedere o qualcosa del genere. «Siamo qui per questo, no?»

    Holtz si irrigidì leggermente all’approssimarsi del vampiro moro. Poteva aver tagliato i capelli e cambiato abbigliamento, confacendosi ai tempi attuali, poteva aver fatto su una banda di mercenari, diffondere la voce che ora era uno dei buoni... ma sotto tutta quella apparenza, Holtz riconosceva lo sguardo assetato di sangue di una volta. Holtz conosceva il suo vero spirito.
    «Quando la Wolfram & Hart mi ha dato la possibilità di rincontrarti, non ci volevo credere,» cominciò a dire. Ma Angel lo guardava con la fronte aggrottata, confuso, come se non l'avesse riconosciuto. Le mani gli tremavano e prudevano per l'anticipazione, per tutta la rabbia e il rancore che si erano moltiplicati negli anni verso la figura del vampiro. Anni e anni di vendette tanto agognate, sognate ad occhi aperti e organizzate a tavolino, che urlavano per essere portate a termine. Dita che urlavano il desiderio di stringersi attorno a quel collo pallido, di brandire un paletto e affondare nella sua carne morta...
    «Non che sia entrato in affari con i miei ex-soci per questo motivo.» Holtz sorrise divertito al pensiero di come si era sbarazzato di quegli idioti. Quando si era unito a loro non aveva pensato di imbattersi in Angel, ma quando aveva capito che poteva utilizzare le loro risorse per portare a termine la sua vendetta personale, non aveva esitato ad approfittarne. Il piano di distruggere il Consiglio di Londra era passato in secondo piano e Holtz aveva solo seguito la corrente, preso le proprie misure. Aveva spostato i demoni dalla villa per organizzare meglio la propria trappola.
    «Ti dò un indizio. Arles.»
    Come poteva averlo dimenticato?
    «Marsiglia. Roma.»
    Gli avrebbe rinfrescato la memoria. Dolorosamente, se necessario.
    «Avete intenzione di darvi una mossa o volete restare lì imbambolati per un'altra mezzora? Il vostro cuccioletto si sta annoiando.» Era stato il ragazzo biondo a parlare. «Vi suggerisco di portarlo a fare la sua passeggiatina al più presto. Non vorrei che poi diventasse nervoso e finisse per morsicare qualcuno.» Ma il vampiro moro lo ignorò, la mente impegnata a collegare i pezzi del puzzle. Holtz poteva quasi sentire gli ingranaggi del suo cervello mentre provavano ad incastrarsi nella giusta combinazione.
    «Daniel...» iniziò a dire Justine, ma Holtz alzò un braccio per zittirla.
    «Holtz!» esclamò allora Angel, gli occhi fuori dalle orbite. «Ma come...?»
    Era ora. «Mai sentito parlare dei viaggi nel tempo?» chiese cinicamente.
    «Ehi, che cos’è tutta questa moda di far resuscitare i morti? Prima Darla e ora questo qui?» squittì frustrata una ragazza mora con i capelli a caschetto.
    Holtz tralasciò di riprenderla per il “questo qui” e rimase a fissare la scena per studiare le varie reazioni.
    «Hanno fatto resuscitare la vecchia stronza?!» fornì indignato il punk platinato che aveva parlato poco prima.
    «Che figata!» esclamò un altro ragazzo moro. «Ma allora si possono fare veramente?»
    «Ehi, ehi, ehi. Calma,» parlò di nuovo la mora. «Tieni a freno la tua vena nerd. Qualcuno mi può spiegare che cosa significa tutto questo?»
    «Questo tizio... ehm...» iniziò a spiegare Angel a disagio. «Diciamo che ho dei conti in sospeso con lui. Conti molto vecchi.» Allo sguardo scettico della mora, roteò gli occhi e continuò. «Ho fatto delle cose poco simpatiche alla sua famiglia, okay? Ma era molto tempo fa, prima che mi venisse restituita l’anima.»
    «Oh,» arrivò la risposta. «Beh, ascolta--»
    «Cordelia!» cercò di interromperla.
    «Lasciami parlare, Angel!» gli strillò dietro. Poi, rivolta a lui. «Ascolti, Signor Holtz. Non so cosa il mio amico possa aver fatto alla sua famiglia e mi dispiace molto, ma deve sapere che ora Angel ha un’anima e sta soffrendo terribilmente per tutto il male che ha fatto in passato. Non passi giorno che non desideri tornare indietro e annullare ciò che ha fatto... ma come può immaginare, non ne ha la possibilità. Tutto ciò che può fare per rimediare ai suoi errori è lavorare per i ‘poteri che sono’, facendo del bene.»
    Holtz si mise a ridere. Oh, era davvero uno spettacolo patetico.
    «Mi ascolti!» La ragazza, questa Cordelia, si stava davvero agitando. «Angel rischia la vita ogni giorno per salvare degli innocenti che non conosce nemmeno. Lei non capisce! Non sa cosa ha dovuto passare in questi ultimi ottant'anni! Gli zingari che gli hanno ridato l’anima l’hanno reso l’uomo più infelice e represso del mondo!»
    «E tu come fai a dirlo? Eri lì tutto il tempo?» fornì Holtz, incrociando le braccia.
    «Ehi!» contestò Angel.
    «Sta zitto, tu! E non azzardarti a dire il contrario! Quello che voglio dire, comunque, è che Angel ha talmente paura di ricadere nei suoi errori, che si priva di ogni gioia che può dargli la sua non-vita. Si tortura anche troppo da solo, senza che qualcun’ altro abbia il bisogno di farlo! Non le può bastare come vendetta? Non può nemmeno fare l’amore con la donna che ama per paura di tornare ad essere il mostro che era!!»
    Gli occhi della mora ora stavano luccicando. Bene, c'era del personale in quello che stava dicendo. Forse anche il vampiro moro aveva un debole per lei e Holtz poteva usare questa situazione a proprio vantaggio. «Proprio per questo,» riprese Holtz. «Non posso permettere che esista un tale rischio.»
    «Ma non capisce!»
    Angel tese un braccio davanti alla donna. «Cordelia, lascia perdere. E’ una battaglia persa in partenza.»
    «Come quella che vi apprestate a combattere,» commentò Holtz.
    A quel punto, l’uomo fece un fischio e uno dei grandi portoni metallici del capannone si aprì.

    ***

    «Okay, vi dà fastidio se aspetto di fuori?» disse Xander, mentre guardava con orrore il flusso di demoni che usciva dal portone.
    Buffy rabbrividì. Erano come un fiume che non finiva mai: bestie di ogni tipo, taglia e misura. Vampiri, insetti umanoidi, lucertoloni...
    «Sta indietro,» le disse Angel con fare protettivo, posandole una mano sulla spalla. «Sei debole. Lasciati proteggere, per una volta.»
    «Che cosa?!» scattò la ragazza. Se prima aveva dei dubbi sulle proprie capacità, il fare di Angel li aveva spazzati via completamente. «Tu e la tua mania di vedere le donne solo come delle povere madamigelle in pericolo!!» Si liberò della mano di Angel con uno scatto del braccio e si lanciò nella mischia dietro agli altri. Quando si trovò a faccia a faccia con il primo demone, fece un salto verso una sbarra sospesa e la usò come perno, volteggiando nell’aria. Questo le diede la forza per gettarsi sul demone a piedi uniti, facendolo rovinare a terra.
    E anche se non poteva più contare sul combattimento corpo a corpo, poteva sempre usare delle armi. Non è quello che facevano i suoi collaboratori tutto il tempo? Diavolo, se riusciva a farlo pure Cordelia...
    Un pugno allo stomaco, un calcio laterale, una decapitazione con la spada, una freccia in mezzo alla fronte, un paletto nel cuore... ancora e ancora... i demoni non sembravano finire mai. La ragazza si fermò a prendere il respiro per un momento, guardandosi attorno. Tutti stavano facendo il possibile per fermare quell’esercito, mentre questo Holtz e la ragazza dai capelli rossi guardavano la scena dall’esterno.
    Non vuoi sporcarti le mani, eh, brutto stronzo?
    Faith si era presa Hulk, per fortuna, e sembrava cavarsela discretamente. Buffy sperava solo che non lasciasse trasparire troppo la propria forza, non così presto. Se Angel si fidava di lei e lei si fidava di Angel, allora anche lei poteva fidarsi di Faith. E anche Spike stava facendo un buon lavoro.
    La ragazza non poté fare a meno di sorridere, scoprendosi orgogliosa di lui.
    Il pensiero di essere innamorata del vampiro non le dava più fastidio. Non dopo che lui era cambiato così tanto per lei, non dopo il loro patto di fiducia. La sua presenza non era più solo qualcosa che l’aiutava a vivere, era qualcosa per cui vivere.
    Anche la simbiosi che si era creata tra gli Scoobies ed il gruppo della Angel Investigation era qualcosa di cui andar fieri. I ragazzi combattevano a coppie miste e scambiavano spesso il partner, rendendo la loro offensiva qualcosa di dinamico e imprevedibile, oltreché letale. Prima Gunn e Xander, Anya e Cordelia, Cordelia e Buffy, poi Fred e Gunn, Wesley e Spike e persino Spike al fianco di Angel, per alcuni istanti.
    Era bello vedere tutti lottare insieme per un obiettivo comune, mettendo da parte vecchi rancori e antipatie. Rinforzando vecchie alleanze e creandone di nuove.

    Giles roteò l’ascia sopra la propria testa, decapitando l’ennesimo demone, poi si guardò attorno per cercare la vittima successiva. L’esercito di demoni si stava assottigliando troppo velocemente sotto i loro colpi e questo lo insospettiva.
    «E’ fin troppo facile,» disse Buffy, che ora stava combattendo contro un vampiro alla sua destra. «E’ come se ci stesse mettendo alla prova, come se questo fosse un diversivo per stancarci.» La ragazza piantò il paletto nel cuore del vampiro e si girò per affrontarne un altro. «Come se stesse studiando il nostro modo di combattere.»
    «Stavo pensando la stessa cosa.» L’uomo gettò uno sguardo verso i loro nemici. Effettivamente, Holtz e la donna sembravano troppo calmi. «Hanno sicuramente degli assi nella manica. Tara ha parlato di qualcuno abbastanza potente da poter bloccare la magia di Willow. Lo stesso qualcuno che probabilmente sta controllando la volontà di questi demoni.»
    L'ex Osservatore notò come Buffy aveva corrugato la fronte alla nomina della strega, come se volesse dire qualcosa a proposito, ma fu interrotto da Xander prima di poter indagare.
    «Dov'è il martello di Thor, quando ti serve?»
    «Come se avresti potuto maneggiarlo...» ribattè Anya.
    «Io potrei,» squittì Buffy in risposta. «Err... avrei potuto maneggiarlo,» si corresse, l'entusiasmo calato immediatamente sotto le scarpe. «Essere normali fa veramente schifo, sapete?»
    «Ehi,» ribattè Xander, «anche le persone normali possono essere utili a modo loro!»
    «Per l'appunto. Xander, perché non metti in moto le tue fantastiche conoscenze da carpentiere per perfezionare qualche arma?» suggerì l'Osservatore.
    «Giusto, Harris, perché non costruisci una catapulta o un archibugio?» sogghignò Spike, che stava combattendo l'altro fronte a fianco di Buffy.
    «Santo Iddio, Spike. Così non sei affatto utile,» ribattè Giles.
    Buffy invece fece una smorfia. «Un archiche?»
    «Non importa,» sbuffò Spike, «te lo spiego un'altra volta.»
    «Se solo Willow non fosse stata impaziente ed ora fosse qui con noi,» iniziò Xander, il tono della voce diventato serio. «I suoi incantesimi sarebbero sicuramente stati d'aiuto.»
    Giles notò la fronte di Buffy corrugarsi nuovamente alla menzione dell'amica. Era evidente che gli stava nascondendo qualcosa.
    «Buffy, c'è qualcosa che vuoi dirmi?» chiese gentilmente. «Ho notato che Tara sembrava molto strana, ultimamente. Ho pensato fosse solo preoccupata per la battaglia, ma forse c'è qualcos'altro?»
    Buffy fece una smorfia, come se stesse decidendo se confidare o meno un segreto.
    «Si tratta di Willow,» disse dopo qualche secondo, bloccando l'attacco di un demone con un sapiente giro di spada. «Quando prima ho salutato Dawn, Tara mi ha preso da parte e mi ha confidato che...» Di nuovo quella smorfia, come se stesse soppesando quanto dire. «Willow sembra aver letto dei libri proibiti, quando eravamo al negozio di magia. Teme che voglia usare degli incantesimi di magia nera.»
    La ragazza incrociò lo sguardo dell'uomo solo allora, un'espressione di colpa dipinta in viso.
    A Giles si strinse il cuore a vederla così. Si sentiva in colpa per cosa? Per non averglielo confidato prima? Perché pensava che fosse stata la perdita dei suoi poteri ad aver spinto Willow a fare una cosa del genere?
    «Buffy, è mia convinzione che... intendo dire che, se Willow è arrivata a fare questo, è perché è sempre stata attratta dal potere oscuro della magia. Credo sia giusto presumere che questo sarebbe successo in ogni caso, che tu avessi perso i tuoi poteri o meno.»
    «Io non...» cominciò a dire la ragazza. Si interruppe per decapitare un vampiro con la spada e poi ricominciò. «Tara dice che la sua aurea si è oscurata,» riprese più concitata. «Negli ultimi giorni non faceva altro che dirle di come la sua aurea stava cambiando, ma Willow insisteva che questo non voleva dire nulla. Era sempre molto tesa e non la faceva più partecipe dei suoi pensieri. Se ne stava molto da sola e dopo aver letto quei libri, si è sentita molto male. Tara teme che...»
    Non c'era il bisogno di farle terminare quella frase.
    «Da quando va avanti questa cosa?» chiese Giles, greve.

    Lo sguardo tormentato dell'uomo fece stringere a Buffy il cuore. La ragazza poteva indovinare quello che Giles stava pensando, di come si stava maledicendo per essersi distratto, per non essersi accorto prima che Willow stava giocando con il fuoco. Magari perché troppo concentrato sui pericoli dalla sua relazione con Spike.
    Eppure Spike era lì a rischiare la propria vita con loro. Non aveva dato alcun cenno di volerla uccidere né di voler far del male ai suoi amici, mentre Willow era lì dentro da sola, a combattere la propria battaglia di volontà con il potente richiamo della magia nera.
    Forse si stava dando del vecchio stupido, forse si stava chiedendo cosa Jenny avrebbe pensato di lui in questo momento. Buffy lo vide socchiudere gli occhi e guardare verso la costruzione, per poi tornare a focalizzarsi su di loro. Lo vide guardarli uno a uno: Xander, Anya, lei, Faith... Vide i suoi occhi grigi scaldarsi di affetto. Poi lo vide irrigidirsi di nuovo, quando si posarono sulla schiena di Spike. Lo vide stringere il paletto che aveva in mano con più decisione... e a quel semplice gesto, la guerriera che era in lei era scattata in allerta, preparandosi a difendere il compagno.
    Buffy si meravigliò per la forza e l'immediatezza di quel riflesso.

    Xander fece spallucce e l'uomo si ricordò solo allora di aver posto una domanda. Evidentemente nessuno a parte Tara si era accorto del cambiamento avvenuto in Willow.
    Infastidito da ciò, Giles si voltò verso Buffy per chiederle qualcos'altro e rimase pietrificato dall'improvviso sguardo astioso della ragazza. Sguardo assassino da mettere i brividi che venne repentinamente sostituito da uno sorpreso e poi ancora da uno imbarazzato.
    Giles strabuzzò gli occhi, riflettendo sul mistero di quella ragazza. Prima che potesse chiederle che cosa le era passato per la testa, però, Spike le aveva messo una mano sul braccio e le aveva fatto cenno con il mento di guardare verso il capannone -un gesto eseguito con tale spontaneità ed intimità, giusto per ricordargli a chi apparteneva il suo cuore. Solo allora l'ex Osservatore notò la strana quiete che si era generata attorno a loro.
    «Basta così. Credo che abbiamo fatto abbastanza riscaldamento,» stava dicendo Holtz, il braccio alzato per attirare l'attenzione del suo esercito. «Che ne dite di iniziare a combattere seriamente?» L'uomo calò il braccio, un sorriso furbo ad inarcargli le labbra coperte parzialmente dai baffi.
    L'ex bibliotecario s'irrigidì per un istante, temendo che da un momento all'altro sbucasse fuori un'ulteriore minaccia o che i demoni avessero avuto l'ordine di fare finalmente sul serio. Invece, quello che era rimasto dei demoni si fece da parte, lasciando libera la parte centrale del piazzale.
    «Angel. Credo che Justine non veda l’ora di fare la tua conoscenza.»

    ***

    Willow socchiuse leggermente gli occhi, studiando la cantilena dell'uomo. L'apprendista stregone stava bruciando incenso e invocando l'antico spirito di Rage, sperando di accrescere i propri poteri. Era seduto all'indiana sul pavimento sporco di fronte a lei, rendendo l'aria spiacevolmente acida da respirare.
    Oh, la vecchia Willow avrebbe sgranato gli occhi e avrebbe deglutito con ansia, avrebbe pregato per l'arrivo di Buffy o di Giles, ma la nuova Willow -quella con le palle- non si sarebbe fatta cogliere impreparata. La giovane strega inarcò le labbra, sorridendo come chi sa di conoscere un segreto oscuro agli altri. Chiuse le palpebre e si concentrò sul ritmo del proprio respiro, la forza dei suoi nuovi poteri che si sprigionava a onde dal proprio corpo.
    Era stato come risvegliarsi dopo un lungo sonno. Un sonno fatto di insicurezze, maglioncini imbarazzanti e pastelli rotti. Era come se dentro di lei fosse sempre esistita un'altra personalità, una forza cupa e malvagia, che la parte solare e pura della ragazza si sforzava di reprimere. Una forza che ora la magia nera che Willow aveva assorbito stava liberando.
    Una forza che la ragazza non aveva ancora avuto il tempo di misurare.

    E questo la terrorizzava e la eccitava al tempo stesso.

    Perché Willow sapeva di essere diventata una strega molto potente ed era impaziente di mettersi alla prova. Sapeva che stava per oltrepassare un limite... ma forse no, lo aveva già superato quando aveva assorbito tutta quella magia nera dai libri proibiti di Giles.
    Incurante di non poter più tornare indietro, alla strega importava solo di liberare le proprie potenzialità, di mostrare al mondo quello di cui era capace. E di scoprirlo anche lei.


    Nota: mi sono presa la licenza narrativa di modificare i dettagli dell’entrata in gioco di Holtz. Quindi niente demone Sahihan o Connor.

    Per i prossimi aggiornamenti: questo era il regalino di inizio settembre! La mia intenzione è quella di finire di scrivere tutta la storia per fine settembre (prevedo di arrivare a 43 cap) e di pubblicare poi il tutto con cadenza di due capitoli a settimana.
    Siete invitati a stalkerizzarmi se dovessi tardare troppo!!
    Un abbraccio,

    Kasumi

    Edited by kasumi - 1/9/2014, 01:42
     
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  6. kasumi
     
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    Capitolo 39
    Una ragazzetta mandata al macello


    Dawn chiuse la versione economica di 'Orgoglio e pregiudizio' con un sospiro e la poggiò a fianco a sé sul sedile. Tara l'aveva convinta a portare qualcosa da leggere per passare il tempo ma nemmeno la lettura spassionata del romanzo riusciva a distrarla da quello che stava succedendo – o poteva succedere – a qualche isolato di distanza.
    E poi, Jane Austen? C'era davvero qualcosa di più noioso?
    «Non ce la faccio.»
    Il viso di Tara si voltò lentamente verso di lei, interrompendo la silenziosa osservazione di qualsiasi cosa d'interessante ci fosse fuori dal finestrino.
    «Come possiamo stare qui con le mani in mano, sapendo di poter essere d'aiuto lì fuori?» continuò la ragazzina.
    «Dawn...»
    Oh porca miseria, quanto la infastidiva quel tono... Quando tutti la chiamavano così, il suo nome ridotto ad un rimprovero. Una sillaba stanca e greve, completamente svuotata di qualsiasi gioia, anche se non di sentimento. Dawn poteva cogliere sempre una certa nota di affetto e preoccupazione in esso. Eppure c'era sempre ben poco di positivo in tutti i discorsi che iniziavano con quel 'Dawn'! A volte il suo nome veniva pronunciato una sola volta, lasciandole intendere quello che non le veniva detto e la ragazzina doveva essere così sveglia da capire da sola dove stava sbagliando. Doveva tacere, scusarsi oppure rimediare, a seconda dei casi, anche se dentro di sé credeva di essere nel giusto.
    «Odio essere trattata come una ragazzina. Tutto gira sempre attorno a Buffy. Buffy, Buffy, sempre Buffy. Io sono la povera idiota della sorella minore, il peso da portarsi dietro. Quella inutile, senza poteri, troppo giovane per impugnare un'arma, troppo stupida per fare ricerche. Per favore, mettetele qualcuno dietro per impedirle di combinare guai!»
    Proprio il ruolo che sembrava ricoprire la povera Tara questa sera.
    «Dawn! Lo s-sai che non è così.» La giovane strega si spostò nel sedile, avvicinandosi a lei. «Tua sorella vuole solo proteggerti. Anch'io mi sento imp-potente a s-stare qui ad aspettare ma so di poter essere una r-risorsa molto importante in caso di bisogno. Forse la loro unica r-risorsa, se le cose dovessero andare veramente male.»
    La ragazzina aggrottò la fronte, guardandola dubbiosa. «E' quello che ti dici ogni volta, quando Willow ti lascia indietro?»
    Allargando gli occhi, poi, Dawn si rese conto di aver detto qualcosa di cattivo. Non era da lei essere così velenosa, ma nella sua situazione aveva bisogno di scagliare la sua insofferenza contro chi poteva, anche se non se lo meritava. E Tara di certo non se lo meritava. Era sempre stata gentile e comprensiva con lei e con sua sorella. Era quella più diplomatica e sensibile del gruppo. Dawn si morsicò il labbro inferiore, chiedendosi se era troppo tardi per rimediare al suo sfogo.
    La strega bionda aprì la bocca per ribattere ma poi si bloccò, ferita. La richiuse lentamente e guardò alla sua sinistra, incerta. «Posso capire come ti senti, ma non è f-ferendo i miei sentimenti che risolverai la situazione. Non è sp-spronandomi a reagire, per ottenere la reazione che d-desideri. Lo sai che sono qui di mia spontanea volontà. Sono qui per t-tenerti compagnia e per essere di aiuto ai ragazzi in caso estremo, non p-perché siamo inutili o in castigo o q-qualcosa del genere.»
    «Buffy ha detto che mi avrebbe portata con sé! Ha detto che avrebbe finito di trattarmi come una bambina,» ribatté Dawn, sembrando più petulante di quello che avrebbe voluto essere.
    «B-buffy ha tante cose per la testa ed ora è m-molto fragile. Non può p-permettersi di p-preoccuparsi anche della tua sicurezza. Non capisci che ha p-paura di non riuscire più a proteggerti? Se ti ha lasciato qui con me, è p-perché si fida di me. Perché d-dovrei rompere la sua fiducia, d-deluderla, e metterti al contempo in pericolo?»
    Dawn fece una smorfia e si girò dall'altra parte, sconfitta.
    «Non devi s-sentirti inutile, ma o-orgogliosa di quello che fa tua sorella,» continuò Tara. «Lo so che è d-dura, che vorresti r-ricevere più attenzioni, ma non tutte le ragazzine della t-tua età possono vantarsi di avere una Cacciatrice per sorella, no? E mi d-dispiace se ultimamente ti abbiamo un po' t-trascurato, se ti abbiamo lasciato in disparte. Hai ragione... Eravamo t-tutti presi da altre cose.» Poi, con un sorriso, «Ti prometto che d-d'ora in poi ti starò più vicino. Andremo a f-fare shopping insieme, andremo al cinema e ti aiuterò a studiare, okay?»
    «Sembra noioso,» lamentò Dawn, ma la sua bocca stava sorridendo. «Mia sorella cacciava i vampiri a sedici anni.»
    «T-tua sorella rischiava già la vita a sedici anni, vorrai dire, e non vuole questo per te,» la corresse la strega, di nuovo seria. «Non hai m-mai pensato che forse B-buffy ti tiene distante da queste cose perché v-vuole darti la normalità che lei non ha potuto avere? Che s-sapere di avere una sorella n-normale e fuori pericolo la fa sentire più n-normale lei stessa e le fa dormire sogni più tranquilli?»
    La ragazzina sospirò e riprese in mano il libro. «Forse hai ragione,» le concesse. «Forse.»
    «Sei ancora così giovane, D-dawn. Quello che fa tua sorella ti sembra così eccitante ed avventuroso, ma in realtà è s-solo molto pericoloso.»
    “Lo so ed è proprio perché è molto pericoloso che voglio aiutarla” pensò Dawn tra sé. “Anche io voglio proteggere lei come lei vuole proteggere me.”
    Entrambe tacquero per un momento, prese dai loro pensieri. Poi, come a leggerle nel pensiero, Tara aggiunse «Ci sono delle volte in cui possiamo aiutare e altre v-volte in cui possiamo solo aspettare e limitarci ad abbracciarle quanto è tutto finito, ed essere g-grate di poterle riabbracciare.»
    Dawn alzò gli occhi nocciola e incrociò intensamente lo sguardo della strega. Le prese la mano e annuì comprensiva, poi si scusò e Tara le sorrise debolmente.
    Ora la ragazzina si sentiva un po' meglio, sapendo che Tara capiva perfettamente quello che stava passando. Non aveva senso stare lì a rimuginare su quello che poteva o non poteva succedere, ma dubitava che Buffy le avrebbe chiamate in caso di bisogno. La conosceva troppo bene da sapere che se le aveva messe in parte, era solo per non coinvolgerle.
    «Però una sbirciatina la possiamo dare, no? Solo per assicurarci che sta andando tutto bene?»
    Tara sospirò e diede una leggera stretta alla mano della ragazzina.
    «Solo una sbirciatina, eh?»

    ***

    «Cos'è tutta questa fretta? Sono sicura che a J non dispiacerebbe fare due chiacchiere tra donne.» Faith avanzò sicura verso le due figure, una mano sul fianco.
    Justine serrò le palpebre, studiando il comportamento dell'altra donna. Dal modo in cui aveva combattuto, sembrava sapere il fatto suo.
    Holtz aprì la bocca per opporsi a quel contrattempo. «Magari dopo.»
    «No, » s'intromise la rossa, facendosi avanti. «Voglio vedere di che cosa è capace.»
    Justine aveva notato come la ragazza si era gettata contro il loro demone verde scuro. Come se, all'interno del gruppo, tutti si fossero aspettati che se ne occupasse lei.
    Si era chiesta chi era quella ragazza e che ruolo ricopriva, se era forse il braccio destro della Cacciatrice. Ma se era così, perché non teneva rapporti regolari con il gruppo? Ed era proprio per questo stupido motivo che non avevano informazioni su di lei.
    La rossa e la mora iniziarono a camminare in cerchio, studiandosi a vicenda.
    Justine poteva sentire il nervosismo di Holtz uscire ad onde dal suo corpo, ma lei era solo incuriosita. Forse tra la mora e la Cacciatrice non scorreva buon sangue, dopotutto. Ci doveva pur essere un buon motivo per cui la mora era stata detenuta in prigione. E qualunque importanza questa ragazza avesse nel gruppo, qualunque forza avesse posseduto, non sarebbero mai state pari a quelle di una Cacciatrice e quindi alle sue. Concentrandosi su questo, gli angoli della bocca di Justine si alzarono lievemente.

    ***

    Un vento leggero si alzò attorno all'uomo, spargendo nell'aria le polveri di diversi colori che erano state sparse per terra a formare antichi ideogrammi. Il vento arrivò fino a Willow, le sollevò i capelli, le solleticò le narici. La strega poteva sentire il potere che irradiava da quella forza oscura.
    «Chi sei e perché hai osato invocarmi?» tuonò una voce maschile. Il suonò rimbalzò sulle pareti, dando alla voce, se possibile, un tono ancora più cupo e cavernoso.
    L'uomo si mise in ginocchio e si guardò attorno, come per capire da che parte era arrivata. «Sono il tuo umile servo, Rage. E ti ho invocato per chiedere il tuo aiuto.»
    Willow si mise a ridere, oscillando la testa orizzontalmente come per negare la sua autorità. «Sei patetico.»
    La mascella dello stregone s'indurì, aumentando la soddisfazione della donna.
    «Chi è la tua amica? Perché non me la presenti?»
    L'uomo si alzò in piedi, costernato. «Lei non è importante, mio signore.»
    «Lascia decidere a me chi è importante o meno.»
    La leggera brezza ricominciò a soffiare, solleticando il collo della rossa. Questa volta, l'aria si era fatta più densa e leggermente grigiastra, rivelando i movimenti dello spirito. «Mmh, interessante.»
    La rossa annuì, sorridendo.
    «Non ti ho invocato per questo, mio signore. Non per lei.»
    «Stolto!» tuonò la voce. «Un servitore presuntuoso come te merita una punizione severa.»
    «Ma...»
    «Coraggio... Fatti ammazzare,» sibilò la strega sottovoce.

    ***

    Gunn poggiò la balestra di legno a terra con un sospiro. Aveva appena iniziato a divertirsi ed ecco che la battaglia era già stata interrotta.
    «Devo ammettere che non è messa poi così male al dipartimento 'tette e culo', però i miei seni sono sicuramente più prosperosi,» annunciò d'un tratto Cordelia, interrompendo la sua reverie. Il ragazzo di colore si voltò d'istinto e si mise a fissarle i seni come per verificare l'affermazione. - Maledetta Cordelia, a cosa mi fa pensare?! - «E avete sentito la parlata da camionista? Chiama la gente per le iniziali!»
    «Ma di cosa stai parlando?» le chiese Gunn, spazientito.
    «Non è affatto una persona fine.»
    «Che cosa stai cercando di dire?»
    Cordelia continuava a lamentarsi senza dar segno di averlo sentito. Il ragazzo guardò allora verso Angel. Voleva chiedergli se anche lui pensava che la sua assistente stesse dando di matto, ma lo trovò completamente assorbito dai movimenti della Cacciatrice mora.
    Scuotendo la testa, Gunn riprese in mano la balestra e guardò dietro di lui. L'ex collega di Wesley stava discutendo con i ragazzi e sembrava molto preoccupato. Anche Wesley aveva sempre quel modo di fare come se un'apocalisse stesse per succedere da un momento all'altro. Maledetti inglesi!
    «Però devo ammettere che ha fegato.»
    Questa volta il tono di Cordelia lo colse impreparato, avendo quasi una nota di ammirazione. Gunn tornò a guardare le due ragazze al centro del piazzale. Le due ragazze che avrebbero deciso le sorti di quella partita.

    Constatato che si era creata una strana quiete attorno a loro, Holtz fece cenno di far riprendere il combattimento. Voleva lasciare ai suoi nemici poco tempo per pensare e riorganizzarsi.
    «Perché stai facendo questo?» chiese intanto la mora, scansando un calcio di Justine. «E' solo per la gloria o c'è un motivo personale?»
    Justine strinse gli occhi e continuò il proprio attacco. «Cosa te ne importa? Sarai comunque morta nel giro di pochi minuti.»
    Holtz osservava attentamente il combattimento che stava avvenendo sul piazzale. L'offerta della mora era stata una sorpresa e pensava che i suoi nemici stessero cercando di guadagnare del tempo. Ma se pensavano di battere facilmente la sua Justine, l'arma che aveva pazientemente e accuratamente addestrato per anni, con le parole o solo con una tecnica difensiva... si stavano sbagliando di grosso. Ma forse no, forse il loro era solo un tentativo disperato, e quasi quasi gli spiaceva per quella povera ragazzetta mandata al macello.

    ***

    «Posso capire le motivazioni di Baffetto, ma tu? Ci deve essere qualcosa di personale.»
    Justine continuava ad attaccare. Non era facile distrarla, anche se stava mettendo nei suoi colpi un decimo della sua forza. «Fammi indovinare... Un gatto ti ha mangiato l'uccellino?» continuò Faith. «Oh, sì. Posso vederlo.» Justine aveva serrato leggermente gli occhi, rivelando una piccola emozione in quel viso altrimenti freddo ed impassibile. «Un bel gattino... Miao, miao. Con dei bei denti aguzzi.» Faith sorrise. «Ma ora il gattino è polvere e tu da quella volta odi tutti i gattini.»
    «E tu? Non dovresti cacciarli i gattini, invece che schierarti dalla loro parte?» chiese la rossa.
    «Oh, e perché mai? Sono così belli e morbidi da accarezzare.»
    «Però mordono.»
    «Basta non farli arrabbiare.»
    Qualche colpo scambiato senza parlare e poi, «Lo sai, quel gattino laggiù non ha più i denti aguzzi da un pezzo,» fornì Faith.
    «Lo sai, mi sto stancando di giocare. Forse dovrei iniziare a fare sul serio.»
    «Non aspettavo altro.»
    Si stavano ancora testando, ma la forza dietro ai colpi iniziò ad essere via via maggiore.
    «Non sei debole come pensavo.»
    «Mai sottovalutare una carcerata.»
    Justine colpì la mora in pieno stomaco, facendola volare all'indietro di alcuni metri. Faith si ricompose con un po' di difficoltà ma mantenne la propria determinazione. Batté via la polvere dai pantaloni e guardò l'altra donna in cagnesco. «Ehi! E' il mio pantalone da battaglia preferito!»
    La rossa studiò l'altra donna freddamente. «Qualunque incantesimo ti ha dato questa forza-»
    «Ehi! Incantesimo questo paio di palle!»
    Justine alzò i sopraccigli alla frase volgare.
    Faith sputò per terra e iniziò a riavvicinarsi. «Non me ne importa un cazzo dei trascorsi tra Angel ed il tuo capo. Non me ne importa un cazzo di perché ce l'avete col Consiglio. Non avevate il diritto di fregare i poteri alla mia amica, luridi bastardi.»
    Justine alzò le spalle. «Finalmente. Temevo volessi intenerirmi con una vagonata di parole dolci.»
    Lo scontro cambiò tono. Il tempo per i test era finito ed entrambe iniziarono a rilasciare appieno la loro forza.
     
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    Capitolo 40
    Il mostro che ami – parte 1


    NdA: Ci siamo quasi! Ancora tre capitoli d'azione e poi ci sarà l'epilogo!


    «Cos'hai da guadagnare da tutto questo?» chiese Faith ansimando. «Quell'Holtz ti ha promesso un bel biscottino?»
    «Ho già avuto la mia ricompensa. Questo è solo per ricambiare il favore.»
    Faith strinse gli occhi. «Volevi questo potere per te.» Era una constatazione, non una domanda. «Posso capire la sete di potere, ma perché quello di una Cacciatrice?»
    Justine indicò Angel con il mento e sorrise. «Da quel che vedo, la tua amica non lo stava usando correttamente.»
    «Oh, e tu chi sei per deciderlo?» Faith si interruppe per sputare del sangue per terra. «Per usare contro delle donne un potere che è nato per dare forza alle donne? Per servire dei coglioni senza cervello? Certo, posso vedere come lo stai usando meglio di lei! Davvero! O forse speri che quello stoccafisso ti consideri maggiormente? Ti dia quel cazzo di attenzio-»
    La rossa la colpì in pieno visto, il viso rosso per l'offesa.
    «Non cambierà niente, non capisci?» continuò Faith. «Quello stronzo continuerà ad usarti, come e più di prima.»
    Justine si allontanò di qualche passo per guardarla meglio, la mandibola tesa. Faith verificò velocemente lo stato delle proprie ginocchia, dove le aveva sentite strisciare contro il cemento ruvido. Anche i gomiti di Justine avevano subito lo stesso trattamento. Il sangue delle due donne colorava il piazzale di cemento a chiazze, come un'opera di arte astratta. Rosso cremisi contro il bianco della luce riflessa della luna.
    «Uccidimi ed un'altra sorella verrà chiamata al mio posto a farti il culo,» disse Faith, spostandosi i capelli dal viso. Justine aggrottò la fronte. «Buffy non è l'unica Cacciatrice vivente, pivella.»
    Il viso della rossa s'illuminò per la comprensione, allora, ma poi tornò freddo. «Fa niente. Sarà solo più divertente.» Si girò per cogliere la reazione di Holtz e rimase stupita nel vederlo mormorare un 'maledizione' e allontanarsi. Faith sapeva che l'uomo era il punto di riferimento della donna e approfittò di quel momento d'indecisione per tornare all'attacco.
    Justine non si fece cogliere del tutto di sorpresa, ma Faith riuscì comunque a colpirla. Il fatto che l'uomo non credeva più nella sua invincibilità era stato un grosso colpo per lei.
    «Oh, credevi di essere l'unica ad essere speciale?» chiese la Cacciatrice mora, riprendendo il suo attacco. Con la coda dell'occhio, vide Holtz chiamare i suoi demoni e dare l'ordine di riprendere a combattere. Il codardo. Forse aveva in mente di svignarsela e voleva tenere occupati tutti quelli che potevano fermarlo.

    ***

    Agitando la propria ascia in aria, Xander urlò e si lanciò contro l'ennesimo demone, sentendosi un po' come 'Conan il barbaro'. Il Baffetto (come l'aveva chiamato Faith) aveva riaperto i giochi, salvandolo dalla noia. Non che le due donne che se le davano di santa ragione fossero così noiose, ma mancava un po' di fango e c'erano ancora troppa carne coperta per i suoi gusti. O forse era la presenza di Spike, la sua euforia contagiosa nell'incassare i pugni col sorriso e restituirli in altrettanto modo.
    Giusto mentre si stava facendo prendere un po' troppo dall'entusiasmo, però, il ragazzo vide con la coda dell'occhio il vampiro appena nominato lanciarsi contro di lui. Si girò giusto in tempo per vederlo bloccare il colpo di un demone che gli era arrivato alle spalle. Xander lo osservò ingaggiare con questi una lotta furiosa, rilasciando l'aria che non si era accorto di aver trattenuto nei polmoni.
    La spinta che Spike gli diede lo fece finire comunque per terra ed Anya si precipitò subito al suo fianco.
    «Stai bene, tesoro? Dì qualcosa.»
    Xander si massaggiò la fronte, confuso. Non sapeva se era più sconvolto per il pericolo scampato o per il fatto che Spike gli aveva appena salvato la vita. Poi, vedendo che Anya stava ancora aspettando una risposta, guardò verso il vampiro e, con voce solenne, imitando il bambino de “Il sesto senso”, disse in modo lento e teatrale un «Mamma... Vedo la gente morta...».
    Anya roteò gli occhi e gli diede un colpetto sulla spalla. «Lo sai, forse dovresti ringraziarlo.»
    Ma il ragazzo fece spallucce. «Chi? Quello là? Mi ha salvato quasi sicuramente perché vuole qualcosa in cambio.» Il moro mimò le virgolette con le dita alla parola 'salvato'.
    «E cosa potrei mai volere da te, uomo delle ciambelle?» ribattè Spike, da dove stava ancora combattendo. «Di certo non la tua fantastica collezione di camicie.»
    Xander si girò verso di lui, infastidito. «Quella non te la cederei mai, Meraviglia Ossigenata! Ma, tornando in tema, vuoi solo comprare il mio consenso per la tua pseudo-relazione con Buffy, dalla cui notizia devo ancora riprendermi.» Il ragazzo gesticolò nella direzione dell'ex Cacciatrice. «Sai benissimo quanto tenga in considerazione quello che pensano i suoi amici.»
    «Ha! Figuriamoci se ho bisogno della tua approvazione per stare con lei! Ma dimmi una cosa, Harris: da piccolo, quando ti lanciavano in aria per gioco, poi ti riprendevano?»
    «Adesso basta,» s'intromise Anya. «Smettetela di fare i bambini.»
    Buffy assisteva alla scena a bocca aperta, incerta su come reagire. Alla fine decise per un diplomatico «questa volta concordo con lei. State veramente esagerando.»
    «Avanti, Harris, levati dal cazzo. Non ho tempo da perdere con queste stronzate.» Spike gli diede la schiena, riportando effettivamente l'attenzione alla battaglia.
    Questo infuocò Xander ancora di più. «Ahn, non metterti in mezzo. Questa cosa è tra me e lui!»
    Anya lasciò cadere a terra la propria arma, sbuffando. «La smetterò di intromettermi quando tu la smetterai di intrometterti nella vita sentimentale della tua amica! Quando supererai finalmente la cotta che hai per lei, quando capirai che in questo modo stai solo rovinando la vostra amicizia, quando-»
    «Per favore, ancora con questa storia! Ti ho già detto che sono solo preoccupato per lei. L'ultima volta che Buffy si è innamorata di un vampiro le cose non sono andate esattamente 'rose e fiori' e onestamente non voglio ripetere l'esperienza. Mi chiedo quante persone debbano ancora morire per farle aprire gli occhi!»
    Spike roteò gli occhi al cielo, trattenendo un'imprecazione. «Per l'amor di Dio.» Poi, rivolgendosi di nuovo verso il ragazzo: «Comunque, se deve proprio morire qualcuno, preferirei fossi te.»
    «Che cavolo! Ritira subito quello che hai detto!»

    ***

    «Tutto questo potere e voi non avete la minima idea di come usarlo!» Justine gettò il proprio peso contro il busto di Faith, spingendola all'indietro. «Dovreste vergognarvi!»
    «Se non avessi già iniziato il sentiero della redenzione... Ehi, potevamo allearci. Tutta quella bella gente del Consiglio da far saltare in aria. Ma non è così che si risolvono i propri problemi, ciccia.»
    «Ognuno ha il suo modo.»
    Un pugno, uno scanso, un calcio sullo stinco. «Non riesco a farti cambiare idea, uh? Ci sei troppo dentro. E io che volevo convincerti a mollare quel cretino e a picchiarlo un poco insieme.» Un altro pugno. «Non dirmi che non hai mai sognato di schiaffeggiargli quel brutto culo o di dargli una bella lezione in un modo altrettanto fantasioso.» Justine sbatté le palpebre. Okay, obiettivo centrato. Continua a parlare di Holz, spara tutto quello che ti salta in mente... «Sì, dai, non fare la timida. Confessa le tue fantasie più sadiche alla vecchia Faith. Prometto di non giudicare e di non mettermi a ridere. Se fai la brava, magari te lo lascio anche baciare quel brutto culo smollaccioso. Oh no, aspetta, è quello che hai fatto da quando sei arrivata.»
    Justine si fermò e la guardò negli occhi per un lungo istante. «Saresti anche simpatica se non fossi così maledettamente fastidiosa.»
    Continua così, Faith, hai centrato il punto debole. Tienila distratta dal suo obiettivo. «Non dirmi che non hai mai desiderato ucciderlo, nel modo più lento e doloroso possibile. E ora puoi farlo, sai? Dici che noi non sappiamo usare il nostro potere ma, a te a cosa serve? Per leccargli meglio il culo? Per baciargli meglio le scarpe?»
    Justine alzò le spalle. «E' da un pezzo, ormai, che quello che sto facendo ha perso il suo scopo originario. E tu, invece, perché combatti? Pensi di fare la differenza, ma stai solo posticipando l'inevitabile.» La donna avanzò nuovamente per attaccare.
    La pausa era finita. Solo una breve tregua in mezzo ad un combattimento ad armi pari.
    «Io combatto per impedire che siano uccisi degli innocenti.»
    «Ah! Innocenti, dice. Mi chiedo se ci siano ancora degli innocenti a questo mondo. E di certo quei tipi al Consiglio di Londra non lo sono.»
    «E tu chi sei per decidere? Per giudicare? Cristo, ma senti quello che stai dicendo?»
    «E tu, bocca di rosa? Potresti fare quello che ti pare... e invece sei qui a mettermi i bastoni tra le ruote, schiava del tuo potere.»
    «Non vorrei suonare troppo cliché ma... un grande potere comporta gran-»
    «-di responsabilità. Bla bla bla. Sì, ho avuto il memo.»
    «Wow, guardi anche la tv? E io che pensavo passassi le giornate a creare e a mettere in pratica piani malvagi.»
    «I film di Spider-man fanno comunque schifo.»
    «Può darsi, ma mi piace sbavare su James Franco.»

    Cordelia seguiva lo scambio di battute, la fronte aggrottata. «Che cavolo stanno facendo?»
    Wesley tagliò la testa ad un demone con la spada. Ad un certo punto i due gruppi si erano riuniti, formando un fronte comune. «Faith sta guadagnando tempo. Vuol dire che è esausta e presto avrà bisogno del nostro aiuto.»
    «No, stavo parlando di Anya e Xander. Stanno litigando sul campo di battaglia.»

    Xander non sapeva in che momento quella discussione era diventata l'ennesimo litigio con Anya. Sapeva solo che la cosa stava diventando sempre più umiliante e insensata. Sapeva che Anya era molto gelosa, di Buffy e di qualunque altra sua amica, ma arrivare a questo... e davanti a tutti...
    Era quel genere di discussione che poteva portare solo a conseguenze catastrofiche: settimane di astinenza sessuale, musi lunghi a non finire, cene preparate con i cibi che odiava, tanti piccoli dispetti... Oh, Anya sapeva essere dispettosa come una capra quando si metteva d'impegno e secoli d'esperienza nelle vendette sugli uomini non erano certo a favore del ragazzo.
    «Se non ci dai un taglio, giuro che...» stava continuando lei, la voce tremante per la rabbia e la paura di poter rimpiangere quello che stava per minacciare. Ma l'ex demone non riuscì a finire la frase. Gli occhi spalancati, fissava ora il compagno con sorpresa ed incredulità. Xander abbassò il viso lentamente e i suoi occhi nocciola si fissarono con orrore sul lungo artiglio che stava sporgendo dal suo petto. Il demone ritirò l'artiglio con forza ed Anya cadde in ginocchio repentinamente, la mano destra sulla ferita. Con gli occhi ancora spalancati si guardò la mano macchiata di sangue e poi guardò il compagno.
    «Anya...» stava sussurrando lui, incapace di reagire.

    ***

    Tara si stava già pentendo di aver permesso a Dawn di avvicinarsi alla scena del combattimento. Se le fosse successo qualcosa, la strega non se lo sarebbe mai perdonato.
    «Dawn... D-dawn... »
    Ma la ragazzina era già andata avanti da sola. Quando svoltò un angolo e finalmente la raggiunse, Dawn stava sbirciando la scena da distante, nascosta al buio. La luce della luna era talmente forte che poteva seguire la battaglia da distante.
    La strega bionda le poggiò una mano sulla spalla e la ragazzina sobbalzò. «Oh, sei tu. Mi hai fatto prendere un colpo.»
    «Come stiamo andando?»
    «Bene. Almeno credo...»
    «Ora che abbiamo visto, che ne dici di tornare indietro? Tua sorella-»
    «Non vedo Willow...»
    Poi Tara portò una mano alla bocca. Anya era appena stata ferita.

    ***

    «Per l'inferno, Xarris, datti una mossa!» Spike lo spinse di lato, gettandosi sul demone che aveva ferito la loro amica.
    Xander cadde in ginocchio davanti ad Anya e la prese in braccio.
    «Dimmi una cosa, Xander,» mormorò l'ex demone con fatica. «Devo sapere una cosa... voglio che tu sia sincero.»
    «Non sforzarti, tesoro. Non parlare.»
    «Stai con me perché non puoi stare con lei? Non è vero?»
    Gli occhi del ragazzo si bagnarono di lacrime. No, non poteva permettere che la donna che amava morisse pensando che lui amasse un'altra.
    «Anya, io... come posso dirtelo? Voglio dire, come posso dire di amare solo te, senza sembrare banale? Di amare il modo in cui parli, il modo in cui ti muovi, il modo in cui fai quella tua danza sexy quanto conti i soldi in cassa... il tuo viso perfetto, i tuoi capelli... tesoro, guardami...» Xander le mise una mano sotto la testa, per accarezzarla e reggerla meglio.
    Anya chiuse gli occhi. Forse perché aveva perso i sensi, forse perché le parole del ragazzo la stavano toccando profondamente... Xander sperava la seconda ipotesi.
    Buffy era solo una sorella per lui, una sorella di cui si sentiva molto protettivo... e niente avrebbe cambiato questa cosa tra di loro. Non voleva che una banale gelosia rovinasse il loro amore.
    Xander poggiò la guancia a quella di Anya e inspirò profondamente il suo profumo. «Ti prego, amore. Non lasciarmi...»

    ***

    «E tu, chi ti credi di essere? Sei un'assassina, proprio come me.»
    Faith caricò in avanti, ringhiando il suo disappunto. «Una Cacciatrice non è un'assassina! E solo una giustiziera con una licenza per uccidere i demoni.»
    «La Cacciatrice protegge l’umanità uccidendo.»
    «Sì, ma uccide solo i demoni.»
    «Demoni? Umani? Cosa cambia?»
    Faith si stava davvero stancando di parlare ad un muro. Forse si era sbagliata e tutto quel parlare non l'aveva smossa neanche di un millimetro. «E cosa farai quando li avrai uccisi tutti? Demoni, umani, extraterrestri... Passerai il tempo a fare solitari?»
    Justine sogghignò. «Potrebbe essere un'idea. Tu, ad ogni modo, non sarai lì per accertartene.»
    «E nemmeno Holtz o chissa-chi.» La mora scosse la testa. «No, Justine. La Cacciatrice è sola e morirà da sola. C'è scritto sul libretto d'istruzioni. Dovevi informarti prima di accettare il pacco.»
    «Tu parli troppo e ti stai stancando.»
    Era vero, Faith stava ansimando da un pezzo. Ma al diavolo se non avrebbe cercato di tenerle testa sino allo sfinimento. I ragazzi avevano sterminato quasi tutti i demoni ed Holtz se la stava dando a gambe... La vittoria era a portata di mano.

    ***

    Aveva passato giorni a curare tutto nei minimi particolari, immaginando tutte le possibili falle e gli imprevisti di percorso, pregustando il momento in cui avrebbe avuto la propria dolorosa vendetta su Angel, ed ora... Stava andando tutto a puttane per colpa di quella ragazzetta tutto pepe. Ma Holtz aveva ancora degli assi nella manica. Quando sarebbe tornato alla base...

    «Dove credi di scappare?»

    Cordelia vide l'uomo fermarsi e irrigidire le spalle. Quasi quasi le faceva pena. Tutto quel dispiegamento di forze sprecato per una delusione così cocente...

    «Oh, ma guarda chi si vede. Una delle Angel's Angel?» Holtz si voltò lentamente, l'espressione sicura di sé. «Vorrei tanto sapere cos'ha di speciale quell'uomo, per riuscire a tenere ai suoi piedi tutte quelle donne. Un po' lo invidio, lo sai?»

    Cordelia alzò un sopracciglio, scettica. «Tanto per cominciare, lui le donne le tratta con rispetto.»

    Una risata incredula colorò l'aria. «Le rispetta? Ma certo. Sai cosa ha fatto a mia moglie e a mia figlia? Ha trasformato mia figlia in un mostro... » l'uomo s'oscurò in volto, «e poi me l'ha fatta uccidere.»

    In fondo ai suoi occhi, la donna poteva vedere una radicata luce malvagia. «Mi spiace molto per la tua famiglia, come mi dispiace per tutte le altre persone che Angel ha ucciso... ma questo non giustifica quello che stai facendo. Piuttosto, è diventato una scusa per fare quello che ti pare, per diventare tanto spietato e sanguinolento quanto Angelus!» Cordelia gesticolò nella direzione dove Justine stava combattendo. «Guarda in che mostro hai trasformato quella donna!»

    L'uomo serrò la mascella. «Non sono io ad averla trasformata in un mostro.» L'ha fatto il mostro che le ha ucciso la sorella. «Le ho solo dato un'opportunità per vendicarsi.»

    «E questo ti rende migliore di Angel? Una vita dedicata alla vendetta contro una non-vita dedicata ad aiutare la gente? Che nobile da parte tua.» Cordelia si stava scaldando, nonostante sentisse la presenza di Angel arrivare lentamente dietro di sé.

    «E che nobile da parte tua, rischiare la vita per il mostro che ami.»

    La donna spalancò leggermente gli occhi ma si sforzò di mantenere il sangue freddo. «L'unico mostro che amo è quel figaccione di Wolverine, ma a meno che il signor Hugh Jackman non decida di prendersi una pausa dal set degli X-men e venire da me... temo che il nostro amore sia destinato a rimanere platonico.» Benché orgogliosa della sua risposta pronta, Cordelia non poté fare a meno di deglutire nervosamente e girarsi d'istinto per vedere la reazione di Angel. Quel piccolo momento di esitazione, però, bastò all'uomo per avvicinarsi a lei e, con una mossa fulminea, afferrarle la balestra che teneva in mano. L'uomo la tirò a sé, la immobilizzò contro il proprio petto e le puntò un coltello alla gola.

    «Lasciala stare» disse una voce familiare e Cordelia alzò gli occhi per vedere Angel di fronte a sé.

    La lama fredda e tagliente del coltello puntata alla gola, la ragazza deglutì con fatica. Se aveva sentito quello che si erano detti, il vampiro non lo stava certo dando a vedere e di questo Cordelia era sollevata. Non voleva aggiungere l'imbarazzo di sapere scoperti i propri sentimenti a quello di essere stata giocata facilmente. Anche se non aveva né confermato né smentito l'affermazione di Holtz.
    Ed Angel aveva il diritto di essere amato, che Holtz o Angel stesso lo pensassero o meno.
    Il vampiro se n'era andato da Sunnydale e dalla donna che amava per crescere come persona. Non per rimuginare da un'altra parte o perché non l'amava abbastanza, ma per fare la differenza. Per fare qualcosa di grande, e per farlo non poteva farsi distrarre dall'amore.
    Angel pensava di non meritare l'amore e aveva messo il suo bisogno di redenzione davanti al bisogno di essere amato. Ma niente avrebbe impedito a Cordelia di fargli cambiare idea, nemmeno questo stoccafisso di vecchio uomo barbuto.

    «E cosa ti fa pensare che abbia intenzione di liberare il mio lasciapassare?» Holtz intensificò la stretta che aveva su di lei.

    «La consapevolezza che, se le torci anche solo un capello, te la farò pagare molto cara.»

    Holtz sorrise maligno, facendo scorrere la fredda lama d'acciaio sulla pelle sottile del collo della ragazza. «Vedremo.»

    ***

    Ad un certo punto, senza che nessuno dei due se ne accorgesse, i ragazzi del gruppo di Angel si erano messi a combattere davanti alla coppia, facendole da scudo.
    Troppo distante dalla realtà che stava attorno a lui, Xander continuava a fissare Anya con gli occhi sbarrati.
    Sordo alle urla, ai suoni aspri e metallici delle lame che si scontravano, ai grugniti demoniaci... In quel momento esistevano solo lui ed Anya ed il rimpianto di poterla perdere mentre pensava che lui non l'amasse abbastanza. Talmente perso in lei da non accorgersi del momento in cui la donna aveva smesso di piangere ed aveva perso i sensi tra le sue braccia.
    Buffy si asciugò la guancia umida, dove una lacrima aveva tracciato il proprio percorso.
    Vedere Xander in quello stato era così devastante. Ed Anya... Buffy sentì stringere il petto per l'ingiustizia del suo destino. Un destino per cui non poteva biasimare completamente Xander. Certo, il ragazzo aveva collaborato a distrarla, ma la colpa di quella discussione era stata di entrambi. Senza contare che, in senso lato, la colpa di quella battaglia non era stata di nessuno dei due.
    Buffy si sforzò di spostare gli occhi da quella scena. Doveva tornare a combattere. Xander aveva dato tutto quello che aveva potuto e meritava di stare un momento da solo con la sua compagna.
    L'ex Cacciatrice si guardò in giro e contò a mente le presenze sul campo di battaglia. «Dov'è Spike?» si chiese a voce alta, la fronte corrucciata. Per un attimo, la paura che il vampiro li avesse abbandonati le strinse il cuore come una morsa.
    Ti ha chiesto di fidarti di lui.
    La ragazza sussultò, la vergogna per aver dubitato di lui che l'assaliva all'improvviso.
    Il cuore di Spike non era malvagio... Aveva solo bisogno di qualcuno che credesse in lui... che contasse su di lui.
    La ragazza chiuse gli occhi ed espirò lentamente.
    Fidarsi completamente di una persona non le riusciva facile, soprattutto dopo Angelus, ma Buffy ne aveva tremendamente bisogno. Aveva bisogno di credere in qualcuno, di condividere con qualcuno una parte dell'enorme peso che aveva sulle spalle.
    «Spero solo non sia andato a ficcarsi in qualche guaio.»
    Una parte di lei temeva che Spike non si sarebbe fatto troppi problemi ad uccidere qualsiasi cosa l’avesse minacciato quella notte, fosse questa umana o demoniaca. Temeva che il suo istinto di assassino avrebbe preso il sopravvento e che il vampiro avrebbe buttato nel gabinetto tutta l’umanità che aveva recuperato negli ultimi giorni per tornare ad essere il mostro di prima... Un'altra parte di lei, invece, una ben più grande, le ripeteva di credere in lui.

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    Capitolo 41
    Il mostro che ami – parte 2



    NdA: Mmhh... Questo capitolo mi ha fatto un po' penare ma ora ne sono abbastanza soddisfatta. Spero di non avervi fatto troppa confusione con tutti questi passaggi di scena.
    Avrei potuto semplificare la cosa e fare a meno di scrivere tutta questa azione, ma poi dove sarebbe stato il divertimento? LOL Fatemi sapere che cosa ne pensate! Cosa vi è piaciuto, cosa vi ha annoiato, cosa non vi ha convinto... Mi mancano i vostri commenti :) :)



    Un rigolo caldo di sangue si fece strada lungo il suo collo. Cordelia si sforzò di non rabbrividire. Quella che le era sembrata una buona idea -bloccare la fuga di Holtz- si era trasformata in un incubo.
    La ragazza cercò gli occhi profondi di Angel per trarne coraggio. L'espressione del vampiro era impassibile, ma la rigidità dei suoi muscoli ne tradiva la tensione.
    «Che ne dici,» iniziò a parlare l'uomo alle sue spalle, senza allentare la presa che aveva su di lei o la distanza tra il coltello che teneva in mano ed il suo prezioso collo, «se ti facessi provare una parte di quel dolore... » Cordelia sentiva gli occhi dell'uomo puntati su di lei, mentre raccontava di quel giorno di molti anni prima. Quando era tornato a casa ed aveva trovato la sua famiglia barbaramente uccisa. Provava compassione per i suoi familiari, ma non per Holtz. L'uomo aveva perso il diritto di essere compatito nel momento in cui si era trasformato a sua volta in un mostro.
    La ragazza sentì la propria gola improvvisamente secca e deglutì a fatica, ma il movimento della trachea causò un leggero affondamento della lama nella carne. Cordelia si morse il labbro inferiore per trattenere un gemito e chiuse gli occhi con forza.
    «Sarebbe una giustizia assai poetica, non trovi?» stava continuando l'uomo, ma lei aveva già smesso di seguirlo. Tutta l'attenzione concentrata su quella lama e sul dolore che poteva provocare.
    Aprì gli occhi e cercò di nuovo quelli di Angel. Poteva quasi vedere la tensione librarsi ad onde dal suo corpo, assieme alla rabbia e alla frustrazione. Alla paura che lei potesse restare ferita nel tentativo di salvarla.
    Qualche secondo dopo, però, la voce del vampiro suonò calma e sicura. «Se solo avessi un bel bastone in mano...»
    Una riga increspò la fronte altrimenti perfettamente liscia della ragazza.
    «Pensi che cambiare tattica tutto d'un tratto e fingere disinteresse, possa sal-» un colpo sordo alle loro spalle interruppe bruscamente la frase di Holtz. La presa dell'uomo iniziò a cedere e Cordelia colse l'occasione per lanciarsi in avanti, evitando per un pelo che il suo corpo la trascinasse a terra.
    Stretta tra le braccia di Angel, la ragazza espirò ed inspirò con forza, accorgendosi solo in quel momento di aver trattenuto il fiato. Quando si voltò, Spike stava perquisendo il corpo esanime dell'uomo, probabilmente in cerca di armi nascoste. Un bastone appoggiato a terra al suo fianco. Cordelia lo osservò sbalordita. Le aveva davvero appena salvato la vita?!
    «Ricorderete questo giorno come il giorno in cui avete quasi catturato Capitan Fronte Larga,» stava recitando il biondo, estraendo un coltello dalla giacca di Holtz.
    Angel sospirò rassegnato. La battuta su Capitan 'Fronte Larga' era vecchia ma Spike la trovava stranamente sempre attuale.
    «Quando mi hanno detto che ti eri fatto togliere il chip, non avevo idea che un giorno avrei finito per fidarmi di te,» gli disse, scegliendo di non commentare la citazione di Jack Sparrow.
    Il biondo annuì, rialzandosi. «Non farti prendere troppo dall'emozione, Peaches. I tuoi capelli potrebbero scompigliarsi.»
    «Che si fa adesso?» chiese Cordelia, sciogliendosi a malincuore dall'abbraccio di Angel e tamponandosi la ferita sul collo con la mano. Quando le narici del vampiro si allargarono e lo sentì deglutire rumorosamente, si affrettò ad asciugare il sangue contro i pantaloni e a nascondere la mano dietro la schiena. «Non che mi dia fastidio essere guardata da te con uno sguardo famelico, ma... Non importa.» Scosse la testa e riprese. «Stavo dicendo... Ora che Holtz è fuori dai giochi, credete che le due Wonder Woman là fuori possano darci un taglio?»
    Angel storse la bocca. «Non si tratta più di qualcosa di personale tra me ed Holtz. Justine è assetata di potere.»
    I tre rimasero in silenzio per un attimo, ognuno perso nelle proprie riflessioni, fino a che Cordelia annuì e si avvicinò a Spike, porgendogli la mano. «Non me lo sarei mai aspettato da te, ma grazie.»
    Il biondo spalancò gli occhi e fece un passo indietro, alzando le mani davanti a sè. «Oi! Stai lontano da me! Che non si sappia in giro che vado ad aiutare la gente! Potrebbero pensare che io sia diventato un fottuto eroe.» Si voltò con un rigonfiamento teatrale dello spolverino e si affrettò ad allontanarsi. Dietro di lui, Cordelia ed Angel fecero spallucce.
    «Tu stai qui,» disse Cordelia. «Io vado a cercare qualcosa per immobilizzare Holtz.»

    Spike camminava nervosamente nella direzione del piazzale. Era qui solo in veste di fottuto body-guard di Buffy ed invece aveva finito per salvare la vita sia a Xander che a Cordelia. Oltretutto, l'aveva fatto senza un secondo pensiero, spontaneamente, come se fosse la cosa giusta da fare, la cosa più normale del mondo...
    Maledetta fottuta lurida fastidiosa coscienza.
    Stare vicino a Buffy lo stava cambiando in modi sempre più inaspettati.
    «L'ho fatto per lei... Sì, per lei...» borbottò a voce alta. «Se fosse successo qualcosa a Xander o a Cordelia, Buffy ne avrebbe sicuramente sofferto.» Il vampiro guardò in alto come a cercare l'approvazione di qualche essere superiore, poi annuì. «In realtà, non me ne può fregar di meno.» Ma più andava avanti con quel monologo e più si rendeva conto che stava solo cercando di convincere se stesso.
    «Merda,» mormorò infine. «Sono proprio fottuto. Andiamo a vedere come se la sta cavando Willow.»

    ***

    Faith sputò del sangue per terra e si asciugò le labbra col dorso della mano. Justine aveva il suo stesso potere, ma era molto più forte. Perché? Era il potere del demone distruttore che avevano liberato? Doveva prendere tempo e sperare che gli altri riuscissero a liberare la strega. Non pensava che sarebbe riuscita a durare ancora per molto.
    «La forza ed il potere sono solo degli strumenti. Non dicono chi sei. Se pensi che avere questo potere ti renda importante...»
    Justine scoppiò a ridere. «Non dire idiozie. Il mondo si divide in persone che hanno il potere e quelle che non ce l'hanno.»
    Faith dovette ammettere che quella strategia non stava funzionando. «Allora odi il mondo? Lo odi perché odi te stessa, quello che ti hanno fatto-»
    «Hai finito?»
    «No! Ma se hai voluto questo potere per fargliela pagare a qualche demone, se l'hai voluto per farti rispettare, perché stai combattendo con tutte le tue forze contro chi vuole le stesse cose?!»
    Davvero poche cose sembravano avere un'influenza sulla donna. Faith stava cercando di premere tutti i suoi tasti, spingendola ad avere qualche reazione impulsiva.
    «Te l'ho già detto, quello che sto facendo si è scollegato da un pezzo dal suo scopo iniziale.»
    «Il potere ti ha proprio dato alla testa, eh? Non capisci che combattere contro di me è come combattere contro te stessa?»
    «Forse dovrei proprio farla finita con te. Mi sono stancata di sentirti. Tutte queste dispute etiche... Lo sai che non gliene frega niente a nessuno?»

    ***

    Spike sgattaiolò dietro al capannone e raggiunse furtivo una delle porte in ferro. Mentre abbassava la maniglia, si chiese se avrebbe incontrato una barriera. Non poteva contare su un invito e non sapeva se il fabbricato risultava abbandonato, ma la porta si aprì facilmente e il vampiro scivolò all'interno senza fatica.
    Girato un angolo del corridoio, Spike si trovò davanti un grande spazio aperto. Nel mezzo di questo, sospesa in aria, poteva vedere Willow.
    La strega tremava e sussultava, mentre veniva attraversata da una specie di vento di cui non capiva l'origine. I suoi capelli erano diventati neri, come le sue pupille. I suoi occhi apparivano grandi e neri, come quelli di un bovino.
    «Oddio, che cosa le hanno fatto?» venne fuori dalle sue labbra in un sussurro.
    Ma la ragazza si acquietò e si piegò in avanti su se stessa. Solo allora, Spike vide che c'era un uomo che la guardava. La sua espressione era terrorizzata, come un uomo comune chiamato ad assistere ad un raccapricciante esperimento scientifico nazista.
    L'uomo si scosse all'improvviso dal proprio torpore e iniziò a correre verso un'uscita, ma Willow si raddrizzò lentamente.
    «Dove credi di andare?»
    La sua voce era quasi irriconoscibile, molto più bassa e roca di quella appartenente alla ragazza. Per un momento, Spike ebbe un deja vu: la voce dell'Enigmista, interpretato da Jim Carrey, dopo che in “Batman Forever” aveva assorbito i pensieri di tutta l'umanità.
    Una sola parola: raccapricciante.

    Il vampiro si gettò fuori dalla costruzione ansimando. Nella sua non-vita da demone aveva visto tanti orrori, ma non aveva mai visto di che cosa era capace una strega al massimo della sua potenza distruttrice.
    «Porco fottuto inferno.»
    «S-spike?»
    Il suo viso scattò verso l'alto, gli occhi sbarrati. «Tara? Che cosa ci fai qui?»
    «Che cosa è successo?»
    In un attimo, la sorpresa di incontrare la strega fu sostituita da un'altra sensazione, opprimente al punto da togliergli la parola. Era una specie di colpa. Ma che colpa ne aveva lui di quello che era successo alla sua compagna? Gli occhi gli si abbassarono, incapaci di sostenere lo sguardo ansioso di Tara. Spike non sapeva spiegarsene il motivo. Era come se darle la notizia di quello che stava accadendo a Willow lo auto-caricasse di qualche colpa.
    «W-willow...» iniziò a dire.
    «Che cos'è successo a Willow?»
    Tara era senza fiato. La preoccupazione della strega attanagliava il suo cuore in un modo che non avrebbe mai creduto possibile, non per un estranea. Forse era il modo in cui lo guardava, il tremore delle sue labbra, il battito frenetico del suo cuore... Ma nemmeno lui sapeva spiegare che cos'era successo alla piccola Willow. Spike scosse la testa, tentando di scacciare le immagini della strega mentre liberava la sua forza.
    Come faccio a dirglielo? Non posso, non voglio farla soffrire...
    E allora capì. Non era la colpa per qualcosa che sapeva di non aver fatto... qualcosa che ormai era accaduto e non sarebbe cambiato, era la paura di ferire una creatura dolce e innocente come Tara.
    Era di nuovo quella coscienza che si faceva sentire.
    In cerca delle parole giuste, il vampiro si voltò verso il piazzale. Faith giaceva semi-svenuta per terra. Buffy aveva afferrato un bastone e si era interposta tra lei e quel diavolo di pollastra rossa, facendole da scudo. La sua valorosa Buffy, che si gettava nel mezzo della battaglia per salvare la vita alla sua ex-nemica, infischiandosene delle conseguenze.
    Dio, quanto l'amava. Il suo altruismo, il suo sacrificarsi per il bene. La sua generosità. Una forza d'animo che poteva smuovere montagne e dare una ragione ad un vampiro per cambiare.
    E che l'aveva già irrimediabilmente cambiato per sempre.
    Spike rimase a guardarla per alcuni istanti, incantato.
    L'ex Cacciatrice roteò il bastone di fronte a sé e colpì la rossa in pieno volto. Pura poesia in movimento. Justine gridò un «Ouch!» mentre la bionda si stava preparando per un nuovo attacco.
    Buffy guardò il bastone che aveva in mano, meravigliata. «Ouch?»
    Justine indietreggiò con gli occhi sbarrati, una mano sullo zigomo colpito. C'era qualcosa che non andava. Buffy fece spallucce e riprese a far roteare l'asta con padronanza.
    «Spike?»
    Il vampiro tornò in sé e rispose a Tara senza voltarsi. Forse, se evitava il suo sguardo, avrebbe fatto meno male. «Willow le ha suonate ad un tizio. E' okay. Hanno avuto una specie di duello di magia.»
    «Oh, ed era una cosa fica?!»
    Spike si girò verso la voce. «Dawn. Definisci un duello di magia 'fico'.»
    La ragazza era spuntata all'improvviso, i grandi occhi luccicanti che imploravano di poter rendersi utile. «Tipo quello alla fine de “La spada nella roccia”, tra Merlino e la perfida Maga Magò?»
    «Mmmh... Lo sai che non è andata esattamente così, uh? La Disney è specializzata nello stravolgere le storie originali.»
    «Che ne sai? Non eri lì all'epoca di Re Artù.»
    Spike la guardò di sbieco. La sua piccola Dawn. Così donna su certe cose e così bambina su altre. Ed era così tremendamente graziosa quando faceva la difficile.
    «Okay,» concesse la ragazzina, «ma la versione Disney è più divertente.»
    Il vampiro tornò a guardare la scena che si stava svolgendo sul piazzale. Buffy stava ancora facendo roteare il bastone, producendo quel suono caratteristico di un'asta di legno che fende l'aria. Le due donne si stavano studiando. Entrambe avevano capito che era cambiato qualcosa, ma non ne sapevano il motivo.
    «C'è una forte energia demoniaca rilasciata nell'aria,» disse Tara.
    Spike si voltò verso di lei. «Sii meno criptica, amore.»
    «Non posso... non so che cosa sia. E' solo una... sensazione. L'aria... l'aria è così carica di magia...»
    Tara era appena arrivata e non poteva cogliere la differenza in Justine. Spike si chiese se l'alterazione dei suoi poteri avesse qualcosa a che fare con Willow. Forse il tizio che aveva ucciso era in qualche modo legato alla donna dai capelli rossi, all'incantesimo che legava il potere di Buffy a lei.
    «Dobbiamo aiutare Buffy.» La voce di Dawn suonò decisa, scuotendoli da quel momento contemplativo.
    «Come?»
    «Distraiamo quella stronza.»
    «Dawn! Dove hai imparato a p-parlare così?»
    La ragazzina fece spallucce. «Ho avuto un buon maestro.»
    Spike si passò una mano tra i capelli, fingendo di non saperne nulla. «Anya è stata ferita.»
    «Lo so.» Tara abbassò lo sguardo. «Stavo lavorando ad un incantesimo per s-stabilizzare le sue condizioni, prima di incontrarti.»
    Il vampiro annuì. Poteva immaginare quanto Tara volesse raggiungere Willow, quanto la sentisse distante, ma entrambi sapevano che la rossa aveva una probabilità più alta di cavarsela da sola rispetto agli altri. «Devo andare. Non mettetevi nei guai.»

    ***

    Buffy strinse gli occhi, continuando a far roteare il bastone. Che diavolo stava recitando? Il colpo che aveva inferto a Justine l'aveva mandata in panico, ma la donna aveva riacquistato ben presto il sangue freddo. Aveva iniziato a cantilenare chissacosa con uno stupido sorriso su quella faccia da schiaffi.
    Dio, quanto voleva darle quello che si meritava!
    Uno sguardo veloce nella direzione di Giles confermò i suoi timori. L'uomo appariva bianco in volto e stava cercando ansiosamente qualcosa nel suo taccuino. Buffy strabuzzò gli occhi e si fece virtualmente il segno della croce. Le cose stavano per tornare a favore della rossa e questa volta non c'era più Faith a fermarla.
    Merda. Ci voleva una distrazione, qualsiasi cosa per fermare chissacosa stesse combinando quella pazza.

    Giles trovò la pagina che stava cercando e tirò un sospiro di sollievo. Ormai era una corsa contro il tempo. Justine aveva capito che qualcosa aveva alterato la magia che teneva legato il demone distruttore a lei e stava recitando un incantesimo che qualcuno le aveva insegnato per stabilizzarla.
    L'ex-osservatore non sapeva che cosa era successo. Forse il demone era troppo instabile per essere controllato, forse non riconosceva Justine come il proprio guscio, forse era stata opera di Willow, ma in ogni caso doveva sbrigarsi.
    L'uomo iniziò a recitare il suo incantesimo, sperando di legare il demone a Buffy prima che la rossa potesse riappropriarsene.

    ***

    Tara scosse la testa, insoddisfatta. L'ennesimo tentativo di raggiungere Anya con la trance era fallito. Dawn la guardò con apprensione.
    «Non riesco a mettermi in collegamento con il suo spirito. E' come se ci fosse un'altra magia che esclude la mia.»
    «Willow?» tentò la ragazzina.
    «N-non lo so. Se fosse Willow, credo lo saprei.»
    «E Buffy?»
    «Per Buffy, non posso far altro che generici incantesimi di protezione.» La strega sospirò, sconfitta. La magia nera che Justine stava usando era troppo forte per essere ostacolata. Tara non usava mai la magia nera, mai. «Eppure, ci deve pur essere qualcosa...»Di nuovo la sensazione di non poter far nulla per rendersi utile.
    Dawn osservava la scena, piena di tensione, condividendo ancora una volta il suo stato d'animo. Poi il suo sguardo si fissò su Xander. Si chiese se il ragazzo si fosse accorto che la battaglia contro i demoni di Holtz si era fermata un'altra volta. Sembrava che niente potesse distrarlo dalla ragazza bionda sanguinante che giaceva svenuta tra le sue braccia. Dawn sentì una lacrima scorrerle lungo la guancia, vedendolo muovere leggermente le labbra contro la fronte di Anya.
    «E se...» tirò su col naso, «se riuscissimo ad incanalare in me l'energia dispersa del demone?»
    «N-no! Sarebbe troppo pericoloso. Non v-voglio lavorare con delle forze che non posso controllare.»
    La mano di Dawn si posò gentilmente sul braccio dell'amica. «Tara... Lo sai che possiamo morire tutti se non facciamo qualcosa.»
    La strega allargò gli occhi e guardò in basso, ponderando l'affermazione. «Non tutti... Posso ancora portarti via prima che sia troppo tardi.»
    Dawn sapeva a cosa stava pensando. Buffy non l'avrebbe mai perdonata se le fosse successo qualcosa. Ma che senso aveva salvarsi, lasciando morire le persone che amavano, senza tentare di far qualcosa? «Se stiamo attente, se facciamo molta attenzione, magari...»
    Il viso di Tara allora s'alzò, illuminato da una determinazione che si vedeva così raramente in lei. «Ho un'idea.»


    TBC
     
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    Capitolo 42
    Two slayer and a half



    NdA: Ancora un capitolo e poi ci sarà l'epilogo con la dovuta dose di Spuffy <3



    Bianco.
    Una luce accecante.
    Spazi aperti.
    Un silenzio irreale.

    Sono morta?

    Anya si guardò attorno, cercando di capire dove si trovava. Girò su se stessa più volte, cercando di acquisire un punto di riferimento. Ma tutto era bianco e luminoso. Infinito. Era una specie di dimensione onirica. L'unica cosa sicura era il fatto di trovarsi in piedi, su un pavimento anch'esso tutto bianco.
    «Dove mi trovo?»
    Le sue parole echeggiarono lungo gli spazi aperti per qualche secondo, disorientandola maggiormente. «Yu-huuuu? C'è qual-»
    Una mano sulla sua spalla fermò il suo vagare sconnesso, facendola saltare.
    «Ehi!» La donna si voltò immediatamente, cercando l'origine del tocco. «D'Hyoffrin?»
    Il demone le sorrise caldamente e allargò le braccia in segno di benvenuto. «Anyanka. Pensavi che ti avrei lasciato andare via così?»
    La bionda guardò in basso, le guance improvvisamente accaldate, ancora leggermente alterata per lo spavento. Cercò di parlare, ma tutto quello che riusciva a produrre erano piccoli balbettii confusi.
    Morire. E' questo che sto per fare? Non voglio morire, non voglio morire... Ci sono ancora tante cose che voglio fare in questo mondo, tante cose che voglio vedere, provare, assaporare... il mio matrimonio da organizzare! Molti orgasmi ancora da provare, il culo di Xander da palpeggiare, il capitalismo americano da far progredire!
    «A questo punto non ti restano molte possibilità,» disse il demone, iniziando a camminare in cerchio attorno a lei. Le mani unite dietro la schiena, la testa bassa, la lunga tunica di lana marrone che strusciava in terra. «Puoi tornare indietro e morire, dimenticando questa conversazione...» un movimento in alto della testa per sottolineare la frase, le quattro piccole corna che fendevano l'aria con grazia, «oppure puoi chiedere ad uno dei due vampiri di trasformarti.» Anya sbatté le palpebre. Non aveva mai pensato di diventare una vampira, nemmeno per evitare la morte, anche se l'idea di avere sul collo le zanne di Spike.......
    Mmhh... farmi vampirizzare da lui e diventare la sua comp- ahem, figuriamoci se quell'ingrato rinuncerebbe mai a quella piccola grrtydgshdgjh della sua Buffy.
    «Anche se non ti vedrei molto bene come mezzosangue.»
    La bionda iniziò a scuotere la testa, scacciando l'idea. La consapevolezza della situazione in cui si trovava era tornata tutta d'un tratto, colpendola con tutto il suo amaro realismo.
    «Oppure, beh... c'è sempre la possibilità di tornare al mio servizio.»
    Anya non voleva morire, questo era certo. Ma la possibilità di tornare al servizio di D'Hyoffrin non la esaltava come avrebbe fatto un tempo. Strano ma vero, in questa breve vita da umana al fianco di Xander aveva collezionato troppe cose da perdere.
    «Tu, Anyanka, sei sempre stata destinata a grandi cose.»
    Xander l'avrebbe amata anche da demone? L'avrebbe odiata per questa scelta? L'avrebbe capita? Lei avrebbe continuato ad amarlo? E i suoi amici l'avrebbero accettata? Senza contare che lo spettro del suo morboso affetto per Buffy avrebbe probabilmente continuato ad aleggiare su di loro...
    «L'umanità ti ha solo reso fragile e patetica. Una pallida imitazione della creatura leggendaria che sei stata un tempo. Non capisco davvero tutta questa esitazione.»
    Anya si guardò in giro in cerca di risposte, morsicandosi il labbro inferiore.
    Del resto, un demone della vendetta non doveva uccidere per forza. Anya dubitava che sarebbe stata capace di uccidere di nuovo. O forse era solo una questione d'abitudine?
    Poteva limitarsi a far soffrire la gente. Mmh, farla mooolto soffrire.
    Un largo sorriso si fece strada lentamente sulle labbra della ragazza.
    «Allora, che cosa hai deciso?»

    ***

    Cordelia si voltò verso l'uomo legato che camminava dietro di sé, un'espressione corrucciata. «Che ne facciamo di lui?»
    Angel fece spallucce. «Possiamo sempre mettergli una palla al piede e gettarlo nell'oceano per darlo da mangiare ai pesci.» Con uno strattone, si assicurò che Holtz velocizzasse il proprio passo.
    «Mhh.. Qualcosa mi dice che se lo lasciamo alla sua amica, sempre che sopravviva, avrà un destino ancora più crudele.» La mora alzò le sopracciglia ben curate, invitante.
    All'improvviso, un pesante blocco di qualcosa volò nella loro direzione, facendoli abbassare tutti e tre per mancarlo.
    «Che diavolo sta succedendo?»
    Nel bel mezzo del piazzale, Dawn stava giocando con un blocco di cemento tra le mani, come se non pesasse più di una comune scatola di scarpe.
    Cordelia sgranò gli occhi. «Questo si che è interessante...»
    La ragazzina lo gettò lontano, scagliando poi il pugno verso il pavimento, producendo una crepa sul cemento lunga diversi metri.
    La mora portò le mani ai lati della bocca e urlò «Ehi Buffy! Tua sorella sta giocando a fare Wonder Woman!»
    Questo ebbe finalmente l'attenzione di Buffy e Justine, che si girarono allarmate.
    «Che cosa?! Oh mio dio!»

    ***

    Okay, quando aveva pregato per una distrazione, Buffy non aveva certo immaginato che Dawn spuntasse fuori dal nulla a fare la super-eroina, spaccando i pavimenti di cemento e gettandone i pezzi a mani nude...
    Ma che cavolo? Che cosa ci faceva lì sua sorella e perché mai sembrava avere i suoi poteri?! Giles aveva pasticciato con l'incantesimo o lo stesso demone che li controllava aveva fluttuato allegramente nell'aria fino ad impossessarsi della prima cosa vagamente graziosa che aveva colto la sua attenzione?! Buffy non aveva la forza per pensare alle conseguenze di un pasticcio del genere e a che cosa questo avrebbe comportato per lei e per sua sorella. Le cose erano già abbastanza surreali senza un ulteriore scambio di poteri e Buffy non vedeva l'ora di farla finita e riportare le cose com'erano prima.
    Ora Dawn stava avanzando verso di loro, forte ma impacciata, e l'ex Cacciatrice combatté l'urgenza di rimproverarla. Davvero, mettersi a litigare come due pazze non avrebbe aiutato la situazione.
    Justine fece un passo indietro, indecisa sul da farsi. L'entrata in scena di Dawn l'aveva davvero colta alla sprovvista. Un momento prima era là a recitare il suo incantesimo e quello dopo era con la bocca aperta, perduta. Che senso aveva cercare di stabilizzare un incantesimo, attirare un demone che non era più libero?
    Buffy sorrise soddisfatta.
    Ma Justine doveva tentare il tutto per tutto. Sebbene il suo nuovo avversario era più forte, era chiaro come la ragazzina non avesse esperienza nel combattimento e non sapeva da che parte iniziare. La sua era tutta scena, assomigliava più ad un disperato tentativo per distrarla più che ad una reale minaccia. E fu lì che Buffy aggrottò la fronte e si voltò verso Giles, studiandone l'espressione. L'uomo non aveva smesso di recitare, il viso tirato con la stessa espressione d'urgenza di prima. Poi scorse Tara nascosta in fondo, anche lei a recitare, lo sguardo fisso su Dawn.
    Oh, cavolo. E se fosse stata veramente tutta una farsa?
    Il petto le si strinse all'idea che Dawn stesse rischiando la vita per lei e stesse solo facendo finta di aver acquisito i suoi poteri, con l'aiuto di qualche incantesimo. Il cuore iniziò a batterle all'impazzata. Avrebbe strappato le braccia a quella stronza a mani nude, se solo avesse fatto del male a Dawn...
    Le mani strette a pugno, le braccia rigide per la tensione, il petto che si alzava e si abbassava senza tregua, Buffy iniziò a dirigersi verso Justine, ignorando l'espressione allarmata del suo ex osservatore, che non sapeva come dirle di fermarsi perché l'incantesimo era quasi terminato e non poteva rischiare di mandare tutto all'aria per la sua impazienza. Ma Buffy vedeva solo rosso e niente avrebbe potuto fermarla.

    Quello che successe dopo, avrebbe avuto difficoltà a ricordarlo con precisione. Fu tutta una questione d'istinto. Justine che provava ad attaccare Dawn, Dawn che provava a schivare i suoi colpi, terrorizzata. Buffy che le arrivava alle sue spalle e la gettava via dalla sorella. Lo scambio di sguardi tra lei e Justine. La compresione improvvisa di Justine. E poi la lotta cieca. Entrambe senza poteri, entrambe con solamente la loro forza umana, a combattere sino all'ultimo respiro.
    Justine non ebbe più il tempo per finire il suo incantesimo e fino alla fine del combattimento, Buffy non sentì la mancanza dei suoi poteri. Con essi sarebbe stato tutto troppo facile. Era solo giusto che lei e Justine si affrontassero ad armi pari.

    ***

    Era sopraffatta dall'oscurità. Un male profondo e nero come un vecchio pozzo umido... Freddo. Senza fine. Senza logica. La logica dei suoi pensieri le sfuggiva. Non c'era più differenza tra il bene e il male. C'era solo il potere e chi non ce l'aveva. C'era solo la forza. La luce. Il buio. La magia.
    A volte dolce, soffice e piacevole, a volte più cruda e spietata, che le violentava l'anima.
    Un istinto primordiale, una sensazione avvolgente, una furia spietata che non poteva controllare.
    Uccidi. Disfa. Distruggi.
    E poi la vide, quella luce. Calda, rassicurante, ma così distante. Le sfuggiva di mano. E tutto tornò ad avere un senso, le pareti della stanza finirono di girare attorno a lei.
    Tara che la guardava con un'espressione... così piena di amore, ma al tempo stesso di terrore, delusione, paura.
    Che cosa aveva fatto?
    Willow guardò in basso alle proprie mani sporche di sangue e all'uomo che giaceva morto di fronte a lei, che aveva scuoiato con la magia e poi torturato per gioco, per vedere fin dove poteva arrivare il suo potere.
    La vergogna l'assalì come un fiume in piena e le venne da vomitare. L'immagine ancora vivida del suo cuore palpitante stretto tra le sue mani, come in un qualche film dell'orrore... Solo che questa volta non si trattava di un film.
    Mio Dio...
    Prese due respiri profondi per calmare la nausea.
    Non poteva restare.
    Mimando quelle tre parole con la bocca, senza voce, temendo di sentirne il suono, di scoprirla alterata, Willow distolse lo sguardo.
    Voleva chiederle come stava Buffy, Faith e gli altri, ma si vergognava di farlo. Come poteva preoccuparsi per loro, quando lei era rimasta a...
    No.
    Il peso era troppo.
    E aveva paura di ferirla...
    Eppure, non poteva nemmeno andarsene così, come una vigliacca, senza spiegazioni. Abbandonare i propri amici e... andare dove?
    Dio, si sentiva così persa.

    ***

    Buffy restò a guardare per qualche secondo la sagoma della rossa tremante e sconfitta e si voltò verso Faith, notando che Angel l'aveva presa in braccio.
    A fianco a lui, Wesley la stava visitando. Cordelia guardava tutto tranne loro e presto incrociò il suo sguardo. Con il mento fece cenno verso la forma legata di Holtz, pronta per essere spedita al carcere. Un carcere speciale controllato dal Consiglio, probabilmente, lo stesso al quale avevano cercato di spedire Faith quando aveva commesso il suo primo omicidio.
    Spike stava parlando con Tara. Il viso della strega era una maschera di lacrime. La ragazza continuava a fissare il capannone vicino a loro ad intermittenza. Il vampiro si girò verso di lei con un espressione desolata e Buffy si chiese se stavano parlando di Willow.
    Dio, Willow! Che cosa le era successo? Le avevano fatto del male? Dov'era?
    Il suo cuore si strinse nuovamente mentre vedeva la sofferenza sul volto dell'amica.
    Giles stava parlando con Xander ed Anya e... Anya? Ehi! Un attimo, Anya era in piedi? Buffy strabuzzò gli occhi. Forse Tara era riuscita a guarirla con un incantesimo?
    La ragazza si strofinò il dorso della mano sulla fronte, esausta. Combattere da umana era stancante e le mancava la capacità di ripresa e guarigione di una Cacciatrice. Ma ben presto Giles e Tara le avrebbero restituito i poteri e tutto sarebbe tornato come prima.
    Okay, non proprio tutto.
    «Buffy...» La bionda trasalì. Dawn si era avvicinata a lei con titubanza, senza che se ne fosse accorta. Buffy sospirò e allargò le braccia. «Vieni qui,» le disse calma. Dawn si gettò riconoscente tra le sue braccia e si fece accarezzare la testa come una gattina bisognosa di coccole. «Grazie. Però non ti autorizzo a farlo di nuovo.»
    Le guance di Dawn si colorarono di rosa mentre sorrideva timidamente.
    «Dimmi cosa hai provato a sentirti come una super-eroina.»
    La bocca della ragazzina si storse in una smorfia. «E' stato fico per i primi trenta secondi.»
    Buffy soppresse una risata.
    «E tu, sei pronta per tornare ad esserlo?»
    Il viso della bionda s'illuminò, perché mai come adesso le erano mancati i suoi poteri. Tara l'avrebbe aiutata a stabilizzare il demone della Cacciatrice, anche se Buffy sospettava che una parte di quella malvagità fosse rimasta in Justine e non sarebbe più tornata in lei. Ad ogni modo, non avrebbe mai più tentato di controllarlo con la magia.
    La Cacciatrice accarezzò i capelli della sorella, sorridendole. Era diventata così grande in poco tempo. Sembrava ieri quando... Per quando i suoi ricordi fossero stati impiantati con la magia, non avrebbero mai smesso di essere reali per lei.

    Uno sguardo veloce ad Angel e Faith che si stava riprendendo lentamente. Cordelia, Gunn, Wesley e Giles che tenevano Holtz e Justine sotto tiro. Xander dall'espressione sconsolata che non smetteva di riempire Anya di attenzioni, come se avesse paura che potesse svanire da un momento all'altro. Tara e Dawn che si tenevano per mano.
    Spike le circondò gentilmente le spalle con un braccio, dicendole che era stata molto dura e che per molti era cambiato qualcosa, ma che ci sarebbe sempre stato per lei, se lo avesse voluto.
    Buffy sorrise. «Ti vorrò sempre», gli sussurrò, prima di far scivolare una mano attorno al fianco del vampiro e stringerlo a sé.
    Era davvero in debito con tutti loro per l'aiuto che avevano fornito. Questa volta, ce l'avevano fatta tutti insieme.


    To Be Continued and Finished :)
     
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  10. piccola06
     
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    Sempre più bella, sarà triste quando la finirai ma sono anche curiosa di leggere l'epilogo e vedere come andrà a finire con Willow
     
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  11. kasumi
     
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    Grazie tesoro! Non devi essere triste perchè appena la finisco mi getto nella traduzione!^^
     
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  12. kasumi
     
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    Capitolo 43
    Epilogo



    Tara non se la stava cavando affatto bene. Buffy continuava a lanciarle sguardi furtivi mentre passava un panno umido sul bancone del DoubleMeat Palace, cercando di capire come stava. Ma Dawn sapeva che la sorella non era mai stata una buona giudice per queste cose.
    Quando Oz aveva lasciato Willow, per esempio, non era stata un buon cuscino per la sua caduta.
    Non che fare la parte del cuscino fosse facile... e probabilmente solo il tempo può sanare certe ferite. Comunque, lei e Tara si erano avvicinate molto dopo la morte di Joyce e ancora di più dopo la scomparsa di Willow.
    Scomparsa che aveva lanciato un'ombra di tristezza sull'intera Scooby gang.
    Lei cercava di fare il possibile per tirare su il morale di Tara e distrarla, per farle superare questo momento. Quella sera erano andate a mangiare fuori, cogliendo l'occasione per salutare Buffy, e poi sarebbero andate al cinema a vedere una commedia.
    Ormai, tra il lavoro per mantenerle e i doveri da Cacciatrice, sua sorella non era stata molto presente nell'ultimo periodo. E quando aveva un minuto libero, correva da Spike.
    E qui entrava in scena Tara per tenerle compagnia.
    Insomma, erano un perfetto match.

    Dawn si sforzò di fare una battutina per rompere il silenzio e Tara sforzò il suo sorriso, riportando l'attenzione sull'ammontare di energia che stava occupando per apparire okay.
    Forse non era proprio serata.
    Già il film che aveva scelto era probabilmente la peggior commedia che avessero mai dato al cinema.
    Con un lamento, Dawn si mise a fissare il marciapiede di fronte a sé mentre camminavano verso il cinema, sperando di scacciare i cattivi pensieri. Ma più cercava e più questi tornavano indietro come boomerang, rabbuiandola.
    Chissà dov'era Willow in quel momento.
    Forse era rannicchiata in qualche angolo buio, gli occhi rossi e gonfi a forza di piangere. Oppure stava sperimentando qualche nuovo incantesimo con gioia, l'ex amore della sua vita ed i suoi amici dimenticati in un angolino del suo cuore.
    Chissà cosa stava passando.

    Tara le aveva raccontato quello che aveva visto. O, correzione necessaria, era stata costretta a parlargliene. Non era stata molto felice di raccontarle nei dettagli ciò che era avvenuto, ma Dawn aveva insistito molto. Si sentiva forte e doveva sapere.
    Ma il dolore... La stretta al cuore che l'aveva assalita quando aveva saputo... A quella non era stata affatto preparata.
    Quando il demone è dentro di noi, a volte non si può far nulla per estirparlo. Si può solo imparare a domarlo col tempo. E magari col tempo, un giorno... Willow sarebbe tornata.
    Avrebbe testato tutti i sui nuovi poteri, avrebbe compreso i propri limiti, e avrebbe realizzato tutto quello che aveva lasciato dietro di sé.
    Magari ne aveva proprio bisogno. A volte si ha il bisogno di mettersi in gioco, di rischiare tutto quello che si ha per capire il proprio valore. Dawn era giovane ma non era una stupida. Sapeva quanto Willow aveva sofferto negli anni precedenti per la sua timidezza. Probabilmente la magia aveva distrutto a poco a poco la diga di insicurezze che Willow si era costruita col tempo e l'onda che ne era derivata l'aveva investita senza preavviso, sconvolgendo le sue radici e confondendola nel profondo.
    Forse aveva solo bisogno di trovare un nuovo equilibrio con se stessa.
    Anche se... chi l'avrebbe mai detto che la dolce Willow tenesse nascosto tutto quel risentimento, tutta quella malvagità?
    Sembrava impossibile, ma le persone cambiano.
    E questa constatazione le aveva fatto cadere un po' il mondo addosso.
    Certo, vedeva con i suoi occhi di come Spike era cambiato per sua sorella, ma c'era una piccola parte di sé che credeva ancora fermamente nelle cose stabili ed immutabili. Che se una persona nasceva castana doveva restare castana per tutta la vita. Che se una persona vendeva felicemente frutta da dieci anni non si sarebbe mai svegliata una mattina con l'urgenza di vendere materassi.
    Era una concezione un po' limitata ed infantile, ma l'aiutava a tenere intatte le sue fondamenta.
    Eppure, persino Xander...
    Dopo che Anya aveva rischiato la vita, il ragazzo non aveva smesso di coccolarla e di correrle dietro come uno schiavetto, come se la sua vita dipendesse da questo. Dawn non l'aveva mai visto umiliarsi così tanto per lei. E le aveva pure chiesto di sposarla!
    Cristo, aveva pure smesso di parlare male di Spike per compiacerla! E solo questo aveva del miracoloso.
    Per non parlare dell'immagine di Buffy che lavorava con un cappello con una mucca in testa.
    Dawn scosse la testa, insicura su quello che il domani le avrebbe riservato.
    La vita era davvero imprevedibile.

    Buffy si tolse quell'assurdo cappello con la mucca dalla testa e lisciò i capelli all'indietro.
    Il suo turno finiva troppo tardi per raggiungere le ragazze al cinema e così si era messa d'accordo con Spike per passare la nottata insieme. Per fortuna Giles non era lì a rimproverarla per aver saltato un giorno di pattuglia.
    Mentre percorreva la strada verso casa, la sua mente navigava tra i mille pensieri che l'avevano tenuta impegnata di recente. La sorella, che non vedeva molto spesso da quando lavorava al Double Meat Palace. Poi il lavoro, che era oggettivamente monotono, ma di cui aveva bisogno per garantire il proprio futuro e quello di Dawn. Giles le aveva anche dato un cospicuo aiuto economico, ma Buffy voleva farcela con le proprie forze. Non era giusto approfittare di lui e della sua generosità, che fosse stata un tentativo di rappacificamento tra di loro o meno.
    Poi Willow, Anya, Xander e Tara... Di nuovo Willow ed il suo abbandono. La sua adesione alla magia nera, il suo cambiamento.
    Non solo l'abbandono di Tara, ma l'abbandono dell'intera gang... che forse da una parte era anche preferibile. Continuare a vedere la sua ex alle riunioni degli Scoobies avrebbe solo fatto del male ad entrambe. Sarebbe stato come se lei fosse stata costretta a lavorare nella stessa squadra di Angel, dopo che si fossero lasciati.
    Cosa che, uhm, era straordinariamente appena successa... ed era già un miracolo che Angel e Spike ne fossero usciti incolumi, senza aver tentato di azzannarsi a vicenda. Stessa cosa per lei e Cordelia o Cordelia e Faith.
    La Cacciatrice sospirò e si portò una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio.
    Cordelia le aveva detto di non capire cosa ci trovasse in quella zucca vuota platinata. Le aveva detto che Spike era la versione di Faith senza tette, ma che se lei era felice così, allora lo sarebbero stati tutti. Già. Come a dire “sono contenta fino a che stai lontana da Angel ed io ho una rivale in meno”.
    Buffy arricciò il naso. Per lei, Cordelia poteva fare quel cavolo che voleva col vampiro moro, fintanto che lasciava in pace lei e Spike.
    Il viso di Buffy s'illuminò allora al pensiero della notte che li avrebbe attesi, avendo tutta la casa per sé. Mmhhhh... non uno scenario romantico per forza, ma sicuramente interessante.
    Spike si stava davvero rivelando un fidanzato molto premuroso, e questo la stupiva non poco, visto il modo in cui era iniziata la loro relazione.
    Certo, la parola con la 'a' maiuscola non era ancora stata pronunciata, ma poteva sentire che era nell'aria.
    Buffy ne aveva un certo timore. Era come se dicendola, desse ad un uomo il potere di ferirla. Era come se scoprire i propri sentimenti per il vampiro, gli desse l'opportunità di beffeggiarla, rivelando quanto fragile era la loro relazione. Ma l'unica cosa fragile in quel frangente era il suo cuore ed il suo orgoglio.
    Quella folle paura di essere abbandonata, di soffrire...
    Non di nuovo e non anche da lui.
    Buffy aveva sofferto anche troppi abbandoni.
    C'era qualcosa di terrorizzante nel confessare ad un'altra persona quanto potere aveva su di lei.
    Eppure, quando Spike la guardava in quel modo così intenso, come se lei fosse tutto il suo mondo... tutti i dubbi cessavano all'istante.
    Si chiese se anche per Willow e Tara era stato così. Si chiese se, nel caso in cui Willow fosse tornata in sé, Tara e la gang l'avessero accettata di nuovo.
    Ma era inutile torturarsi con tutti questi “e se”. Nel caso Willow fosse tornata, ne avrebbero discusso allora le varie conseguenze e possibilità. Ora non restava che pensare al presente.

    Con questi pensieri un po' tristi, Buffy girò la chiave nella serratura.
    La casa si presentava silenziosa e buia. La ragazza fece per accendere la luce ma qualcosa le fermò il braccio. Due mani fresche le coprirono gli occhi e Buffy sentì il familiare pizzicore alla base della nuca.
    «Spike...» sorrise, il buonumore tornato all'istante. «Non fare il bambino.»
    «Ora, non fare la difficile.» Riconobbe il sorriso nel suo tono, anche se non poteva vederlo. «Seguimi. Fidati di me.»
    La Cacciatrice si lasciò portare nel seminterrato, scendendo le scale con la mano del vampiro a farle da guida. Poi Spike le disse che poteva aprire gli occhi e Buffy faticò a riconoscere la stanza.
    La grande area era illuminata da decine di candele accese e al centro di questa, c'era un tavolino preparato per due. Spike aveva usato delle vecchie lenzuola per coprire gli scatolini e il resto degli oggetti che erano immagazzinati, per rendere lo spazio ancora più accogliente.
    «Spike...» pronunciò, questa volta senza fiato. «Hai cucinato?» Il suo tono tradì l'ammirazione e il terrore che quella concezione le ispirava allo stesso tempo.
    «Oh no, pet. Avevo paura di bruciarmi.» spiegò lui. «Come sai, fuoco e vampiri non vanno molto d'accordo. Mi sono limitato ad ordinare del cibo già pronto.»
    Il sorriso di Buffy si estese da una parte all'altra del viso, nonostante quella piccola confessione. «Perché? C'è qualche ricorrenza da festeggiare?»
    «Ci deve essere per forza una ricorrenza?»
    Il sorriso di Buffy non lasciò il suo volto mentre si lasciava accompagnare al tavolo.

    ***

    Giles osservava il suo tè fumante con insistenza, come se la bevanda dorata gli potesse dare delle risposte. Se c'era gente che poteva leggere i fondi del caffè, magari... forse, se si impegnava un pochino... L'uomo sbuffò e allontanò gentilmente la tazza da sé.
    Di fronte a lui, Wesley sembrava assorto in simili pensieri. Entrambi stavano cercando la calma e la concentrazione di cui avevano bisogno in quel gesto abitudinario della madre patria, solo che Wesley, a differenza sua, sembrava riuscirci.
    Giles si alzò dalla sedia, sconfitto, e iniziò a passeggiare per lo studio. Si levò gli occhiali da vista e prese a massaggiare senza tregua il punto in cui il naso incontrava la sua fronte. Sotto di loro, Angel e Faith si stavano allenando. Correzione: Angel, Faith e Cordelia. Da quando l'affare con la setta si era concluso e Faith si era trasferita temporaneamente da loro, Cordelia non li lasciava da soli per più di cinque minuti.
    La gelosia che le donne avevano l'una per l'altra era tanto esagerata quando comica e quel pensiero lo fece sorridere, distraendolo per un attimo dalla preoccupazione per Willow. Un pensiero ben più grave che lo stava attanagliando da giorni, gli toglieva il sonno e gli aggrovigliava le budella.
    Perché la strega aveva tradito la sua fiducia? Perché aveva iniziato a professare la magia nera senza informarlo? Perché non l'aveva cercato per un consiglio o per un aiuto?
    Dall'altra parte invece stava Buffy e la sua forza d'animo straordinaria. Una ragazza che aveva avuto la possibilità di rinunciare ai propri poteri e alle proprie responsabilità di Cacciatrice, e invece aveva lottato per riaverli. Aveva lottato anche senza di questi per il bene e per salvare Faith. E a nulla erano serviti i suoi discorsi per tenerla lontana da Spike.
    Oh, quando Buffy si metteva in testa una cosa...
    Ma questo non gli aveva impedito di minacciarlo di farlo finire in un posacenere se solo le avesse strappato un capello.
    Giles continuava a chiedersi se ci si poteva fidare veramente del vampiro... Se Spike stava solo facendo finta di essere buono per entrare nelle loro grazie e ucciderli tutti uno a uno nel sonno. Se un giorno avrebbe smesso i panni del fidanzato perfetto per indossare quelli del fidanzato psicopatico, come aveva fatto Angel, e... No, Buffy era grande e doveva prendere da sola le proprie decisioni. Non poteva chiuderla sotto una campana di vetro e nemmeno minacciare di morte tutti i suoi fidanzati, vampiri o umani che fossero.
    Eppure, l'ex Osservatore non poteva fare a meno di dubitare della lealtà di Spike. Non avrebbe mai finito di mettere Buffy in guardia contro di lui. Era nella sua natura, come era nella natura di Spike bramare il sangue umano.
    Se c'era una cosa di cui era sicuro nella vita, era che non ci si poteva mai fidare di un vampiro, e quello che era successo a Jenny era un doloroso promemoria. Però non sarebbe mai più intervenuto tra lui e Buffy, non senza il consenso della ragazza.
    Poi c'era Faith e il suo recupero. La nuova collaborazione con la squadra di Angel. Il grande rischio che Dawn aveva corso per salvarli. E nello sfondo, quella maledetta setta che per la prima volta aveva osato rubare il potere della Cacciatrice.
    Erano successe così tante cose nell'ultimo periodo da fargli girare la testa. Ed ora Willow era lì fuori da qualche parte, da sola, annebbiata dalla sua ambizione...
    Il suo tè si stava raffreddando e lui doveva davvero smettere di avere tutti questi pensieri.
    «Torna a sederti, vecchio mio. Concediti un momento di riposo.»
    Giles si voltò verso l'ex collega. «Vorrei dire che il male non riposa mai, ma temo di risultare troppo cliché.»
    Wesley inarcò le labbra in un sorriso. «Lo sai,» continuò, «l'ho colto più volte a guardarla, mentre pensava di non essere visto.» Giles strinse gli occhi. «Il suo affetto per Buffy sembra molto sincero. Dovresti smettere di preoccuparti.»
    L'ex Osservatore allargò gli occhi, allora, capendo finalmente di cosa Wesley stava parlando. Poi sospirò e si tolse gli occhiali per l'ennesima pulita.
    «Non mi dispiacerebbe averti qua come aiuto. Qui all'Angel Investigation c'è molto da fare e io non sono molto bravo come Osservatore. Buffy può cavarsela egregiamente da sola, ma Faith ha ancora bisogno di una guida.»
    Giles poteva dire che Wesley avesse una simpatia particolare per la mora. «Non lo so... Anche Buffy ha bisogno di me.»
    «E' vero.»
    Gli occhi di Giles studiarono il pavimento. «Ci penserò su...»
    Da quando Buffy aveva fatto coppia fissa col vampiro ossigenato, qualcosa si era rotto nel rapporto che aveva con la sua protetta. Giles era combattuto tra il desiderio di starle vicino e il desiderio di farle vivere liberamente la sua vita.
    Forse Wesley aveva ragione, dopo la morte di Joyce non c'era più posto per lui a Sunnydale.

    ***

    «Vorrei che le cose fossero andate diversamente tra di noi.»
    Buffy si girò su un fianco, poggiando la mano sul cuscino. «Sono banale se dico che l’avrei voluto anch'io?» La sua voce vacillò per un attimo, lasciando trapelare il disagio che ancora l'avvolgeva quando ripensava alla loro prima volta. Un disagio che scomparve completamente alla vista dello sguardo pieno di amore e devozione che il vampiro le riservava.
    Spike la fissò così per un lungo istante, poi allungò un braccio per scostarle una ciocca ribelle dal viso. Buffy lo lasciò fare e quando fece per ritrarre il braccio, gli afferrò il polso con gentilezza. I loro sguardi si incrociarono di nuovo e Buffy cercò di convogliare nel suo tutta l'intensità dei propri sentimenti, che non riusciva ad esprimere a parole.
    «E' incredibile come le cose sono cambiate.»
    Spike aggrottò la fronte. «In che senso?»
    «Mah... in tutti i sensi.» Buffy interruppe il loro scambio silenzioso di sguardi. «Tu, io... Dawn... Faith. E poi il mio rapporto con Giles. Angel. Willow. Persino Xander.» Vedendo che stava perdendo la sua attenzione, cambiò discorso. «Sono fiera di te.»
    «Davvero?» Gli occhi di Spike luccicarono per un istante, poi seguirono il movimento della propria mano mentre andava ad accarezzarle gentilmente la spalla. Quando si alzarono di nuovo ad incontrare quelli di lei, la sua espressione era talmente intensa e vulnerabile allo stesso tempo che Buffy venne percorsa da un brivido. Ma Spike stava ancora aspettando la sua spiegazione, perciò sbatté le palpebre e sorrise.
    «Perché sei rimasto al mio fianco per tutto il tempo.»
    Avrebbe voluto aggiungere “perché non mi hai deluso, perché hai confortato Tara, perché non hai dato ascolto ai tuoi istinti e non hai ucciso nessuno...” e avrebbe potuto andare avanti, ma qualcosa le diceva che il vampiro non avrebbe gradito le sue lodi. Per lui, era come se averla vicina fosse già abbastanza.
    Ed i suoi occhi celesti erano là, sinceri e vulnerabili, a dirle che non c'era altro posto dove volesse essere in quel momento. Buffy venne percorsa da un brivido, spaventata dalla loro intensità.
    Si chiese se il cambiamento che Spike aveva fatto per lei sarebbe stato duraturo... Si chiese se lui sarebbe tornato il mostro di prima, se lei un giorno fosse mancata in una missione... Del resto, non era lei la sua coscienza? Cosa sarebbe successo se quella coscienza sarebbe venuta a mancare? Ma qualcosa le diceva che Spike non avrebbe più potuto tornare quello di prima, che il suo amore per lei l'aveva cambiato radicalmente.
    Buffy non poteva fare a meno di porsi questi dubbi, ma voleva credere in lui.
    Gli mise la mano dietro la nuca e lo avvicinò a sé per baciarlo con dolcezza e passione allo stesso tempo. Lui ricambiò con prontezza e un trasporto ancora maggiore.
    Era incredibile dove erano arrivati insieme, quello che avevano costruito dopo un inizio così rovinoso. Certo, Spike sarebbe sempre rimasto un po' il bastardo dell'inizio, ma l'amava anche per quello. Amava tutto quello che lo rendeva unico, e questo a volte la spaventava.

    ***

    Anya stava spolverando le mensole di casa, quando arrivò la telefonata.
    «Pronto? Buffy?»
    La testa di Xander si girò leggermente di lato.
    La ragazza annuì un paio di volte. «Sì, tutto bene.» Poi, «Oh, l'usuale ritrovo per festeggiare la riuscita della missione? Quello con i film e tutte quelle schifezze da mangiare? Ci saranno anche pop corn?»
    Una goccia di bava rotolò dal labbro inferiore di Xander. «E ciambelle...»
    Anya si voltò verso di lui, il filo del telefono arricciato tra le dita. «Alexander Harris, smettila di imitare Homer Simpson. Prima i discorsi col cervello, poi la ciambella-mania... Fra poco inizierai a perdere anche i capelli.»
    «Sia mai!» Il ragazzo tornò a passare l'aspirapolvere sul tappetto.
    «A-ha. Certamente. … Come? Cos'è questo rumore? Xander che sta passando l'aspirapolvere. … Sì, si sta impegnando molto. E' incredibile. ... I preparativi per il matrimonio? A gonfie vele.» Il ragazzo notò che le guance della compagna si erano colorate di una graziosa gradazione di rosa. «Sono così felice. … Sì, l'ho proprio messo in riga. Cosa? … Oh, quell'Holtz. Ora se ne starà sicuramente bello tranquillo nella sua cella a guardare la tv tutto il giorno, con pasti pagati e la sua ora d'aria. … Come? Che gli esplodano le palle nel sonno? Sì, penso si possa fare. … No, va bene. Okay. ... E mi raccomando, non desiderare brutte cose per Spike. Mi dispiacerebbe fargli del male. ... Sì, certo. Ci vediamo domani sera alla solita ora. … Ciao.»
    Anya si girò con un sorriso trionfante. «Mhh.. frittata in arrivo!» disse, prima di sgattaiolare felice in cucina.
    Xander strabuzzò gli occhi. Per un attimo, mentre parlava al telefono, le era quasi sembrato di vedere il suo volto da demone della vendetta.

    Buffy restò a fissare la cornetta del telefono per qualche istante, un sopracciglio sollevato.
    «Che cosa c'è, amore?»
    La ragazza si girò verso Spike, che la stava raggiungendo. «Niente.»
    «Quella non è una faccia da niente.»
    Buffy fece spallucce. «E' solo che... Beh, cerca di non farmi arrabbiare davanti ad Anya, okay? Di non farmi dire qualcosa di cui poi potrei pentirmi. Ho un brutto presentimento.»
    Le labbra di Spike le sfiorarono una spalla nuda, lasciata scoperta dalla maglietta scollata. «Mmhh.. difficile resistere dal farti arrabbiare. Sei così sexy quando ti arrabbi...»
    «M-hmm...»
    Poi iniziò a tracciarle con la lingua la linea della clavicola.
    «Ohh.. Meglio continuare questa discussione in camera da letto.»
    Spike la sollevò e la fece sedere sul tavolo, poi le separò le gambe e si intromise fra loro, il suo bacino contro quello di lei. «Davvero?»
    La ragazza sorrise, ripensando a quella volta nella casa abbandonata, dove si erano trovati in una posizione simile.
    «Stai con me, Spike.» Gli disse, citando le sue parole di allora. «Voglio che diventi il mio ragazzo.»
    Il vampiro la guardò senza capire, così lei continuò a recitare. Questa volta con la voce in falsetto. «Non credo che potremmo interrompere questa cosa che è nata tra di noi tanto facilmente.»
    Allora lui sorrise. «No, mai!» esclamò, fingendo di essere sdegnato, scimmiottando la risposta di lei di allora . «Non potrei mai stare insieme ad un animale depravato come te!»
    Buffy aprì la bocca, sdegnata. «Ehi!» Ma lui la catturò con un bacio, zittendola.
    «Stavo scherzando. Adoro questo animale depravato...» disse, mangiandosi le parole tra un bacio e l'altro.
    «Ma è stata solo una notte di sesso,» continuò a recitare lei.
    «Mhhh... Ti sto solo offrendo la possibilità di riavermi ogni volta che vorrai.»
    «Possibilità accettata.»
    Spike si staccò da lei per prenderla in braccio. «Meglio battere il ferro finché è caldo, allora» disse e si avviò verso la camera da letto, una Buffy ridacchiante tra le braccia.
    «Quando dici 'battere ferro'...»
    «Smettila di parlare o sarò costretto ad impegnare la tua bocca in altri modi per non sentirti.»
    Buffy spalancò la bocca falsamente indignata e gli diede un piccolo schiaffo giocoso sul petto. «Ehi, è questo il tuo modo di sedurmi?»
    «Così poi posso inventarmi nuovi modi per farmi perdonare.»
    Spike le fece l'occhiolino e Buffy roteò gli occhi, ma quando girarono l'angolo, non poté fare a meno di sorridere.
    Felice.



    ***

    FINE

    ***



    Note finali

    Grazie a tutti quelli che hanno seguito e commentato questa storia!! *___*
    Mi piacerebbe sapere quali sono le parti che vi sono piaciute di più e cosa vi ha fatto mettere questa storia tra le seguite/preferite :)
    Ora che questo progetto è finito vorrei dedicarmi alla traduzione di Forward to Time Past. Tuttavia, non escludo di scrivere qualche one-shot ogni tanto o di andare avanti con le due work in progress.
    A proposito, mi piacerebbe sapere quale WIP vi piace di più e preferite che aggiorni, sempre che ne trovi il tempo. Vi piacciono di più le atmosfere dark e malinconiche di Turned o le scene più leggere e divertenti di What Vampires Want?

    A presto :)

    Kasumi
    xxx
     
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  13. piccola06
     
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    Gran bel finale! Mi mancherà questa storia ma il fatto che aggiornerai le altre mi rende felice. Comunque manco a farlo apposta l'altro giorno me passata davanti la tua fic What vampire want e mi sono riletta il capitolo su efp. MI sono morta dalle risate, ti prego aggiorna quella please!!!!!
     
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  14. kasumi
     
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    Grazie tesoro!! Anche io mi faccio tante risate a scriverla! XDD
    "Turned" ha avuto più riscontro come recensioni, però è molto più triste/drammatica.

    Al momento vorrei leggere un po' di fics che mi ero segnata e poi vado avanti a tradurre "Forward To Time Past". Quindi non so quando aggiornerò le mie fics... Però mi fa piacere che ci siete ancora interessati :)

    Baci!
     
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58 replies since 11/2/2012, 01:47   2162 views
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