Il demone che c'è in me

(seguito di Sogno ad occhi aperti)

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  1. kasumi
     
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    --- Il demone che c’è in me ---




    Questa fiction è il seguito di “Sogno ad occhi aperti”, che vi invito a leggere per capire quello che è successo tra Buffy e Spike prima degli eventi narrati in questa storia.

    Genere: What If, erotico, sentimentale, avventura

    Trama: Spike ha qualcosa di cui Buffy ha bisogno per fermare il suo nuovo nemico ed ha tutta l’intenzione di approfittarne.
    Ambientata durante la quinta serie, questa storia narra uno sviluppo alternativo della relazione tra Spike e Buffy, in cui Buffy dovrà fare i conti con il suo demone interiore e con la malattia della madre.

    Dal testo: Poteva fermare decine di apocalissi, uccidere i demoni più pericolosi a mani nude. Non aveva paura di morire, né delle battaglie, ma temeva lui, temeva l’effetto che le faceva, e a volte credeva di odiarlo. Spike rappresentava tutto quello che combatteva da anni, il male, i vampiri...
    Ma Buffy non lo odiava, in realtà, odiava solo quello che lui rappresentava, perché era più facile incanalare verso di lui tutta la propria frustrazione e insoddisfazione, invece che ammettere di provare attrazione verso di lui e di aver paura di lasciarsi andare, accettando una parte di sé che temeva di scoprire.
    Quel tormento era straziante. Forse doveva veramente ucciderlo, come suggeriva Giles, oppure provare a dargli un posto nella propria vita?

    Rating: VM18

    Avvertimenti: scene spinte, blood play, un po’ di angst

    Iniziata nel febbraio del 2012



    Capitolo 1
    Affrontarsi di nuovo

    (Revisionato nel febbraio 2013. Ringrazio Terri per le correzioni alla versione inglese, che mi hanno permesso di migliorare anche quella italiana.)


    «Quindi dobbiamo impedire questo rito a tutti i costi?» Chiese Buffy con decisione, sebbene conoscesse già la risposta.
    «La profezia dice che il “demone distruttore” può essere evocato solo attraverso questi oggetti.»
    Giles indicò dei disegni sulla pagina e iniziò a pulire accuratamente le lenti degli occhiali con un fazzolettino.
    «Faccia vedere meglio!» La ragazza strappò il volume di fronte all’uomo e cercò di memorizzare i disegni di quegli strani manufatti.
    L’odore di polvere e muffa le riempì le narici. L’odore di libri antichi. Si chiese come il suo mentore riuscisse a stare per ore con quell’odore sotto al naso.
    «Tutti e tre i manufatti sono egizi, ma risalgono ad epoche diverse.» Spiegò Giles. «Il primo è appena stato rubato dal British Museum. Il secondo riposa probabilmente in una cassaforte di qualche collezionista, visto che ne abbiamo perso le tracce. Il terzo invece è passato per diverse mani. Ma per fortuna ne abbiamo tracciato tutti i movimenti.»
    «Il rito può avvenire solo quando i tre manufatti sono assieme?» Chiese Buffy.
    «Esattamente. Essi devono essere disposti agli angoli di un triangolo equilatero immaginario.»
    «Quindi basterebbe rintracciarne e distruggerne almeno uno?»
    «Beh, sì. Almeno uno dei tre.»
    Buffy sospirò e si rilassò sullo schienale della sedia. «Chi ha il terzo? Quello che è passato di mano in mano?»
    L’osservatore sfogliò le pagine ingiallite, scorrendo il manoscritto con l’indice della mano. «Dunque… se ne hanno tracce precise nel tredicesimo secolo avanti Cristo-»
    «Giles! La versione corta, la prego!» Supplicò Buffy.
    L’uomo girò altre pagine e si concentrò totalmente nella lettura. Le labbra sottili si mossero impercettibilmente mentre leggeva a bassa voce una lista di nomi e date. Un gruppo di linee parallele si disegnò sulla fronte aggrottata, interrotte dal segno di una vecchia cicatrice obliqua.
    Il dito si fermò finalmente a metà pagina e gli occhi fissarono concentrati.
    «Nel nostro secolo, se ne hanno tracce nelle cronache del vampiro Marcus e Kraven. E’ stato rubato dal nobile Viktor, che è stato ucciso da… uh!»
    Un sorriso illuminò il viso dell’uomo.
    «Prego? Condivida con la classe, per favore.»
    «L’attuale proprietario è una persona che conosciamo molto bene.» Fornì Giles con un sorriso.
    Buffy scattò in piedi e puntò le braccia sul tavolo, assumendo la sua espressione più temibile. «Mi dica chi è. Mi dica chi devo prendere a calci nel culo!»
    L’uomo tenne il volto abbassato e la guardò al di sopra delle lenti.
    «Spike.» Scandì a voce alta.
    Un brivido percorse la schiena della ragazza in tutta la sua lunghezza, poi tutta la sua determinazione svanì in un secondo.
    «Spike.» Ripeté in un soffio, gli occhi sbarrati.
    Ma con tutti gli uomini, i vampiri e le creature demoniache della terra, perché doveva essere proprio lui?!
    «Non occorre rammentarti, vero, di come ce lo siamo fatti scappare sotto il naso circa un mese fa? E per di più senza chip?» Chiese Giles.
    Ma Buffy non se l’aveva fatto scappare sotto al naso. L’aveva deliberatamente evitato!
    Avvampò al ricordo di quello che era accaduto tra loro, di come lui aveva approfittato di lei mentre era semi-incosciente. Di come sarebbe stata una violenza, se lei non si fosse lasciata toccare da lui credendo che fosse solo un sogno.
    Dio, non aveva trovato nemmeno il coraggio di parlarne con nessuno.
    Ne era rimasta così sconvolta. Insicura se provasse più vergogna per quell’abuso o per l’eccitazione ed il piacere che lui le aveva fatto provare. Così si era chiusa in se stessa, minando e rovinando inesorabilmente il rapporto con Riley, e non era più riuscita a farsi toccare da un uomo.
    Ma quando ripensava a quella notte, non poteva fare a meno di chiudere gli occhi e dischiudere le gambe, chiedendosi perché il suo corpo la tradisse in quel modo.
    «Maledizione!» Esclamò.
    «Calmati, Buffy. Per fortuna Spike è un tipo facile da rintracciare, visto che gli piace farsi notare.»
    «Mi lasci fare una visitina a Willy. Scoprirò dove si nasconde in un attimo e gli sarò già addosso con una mano alla gola per domani sera!»
    Giles si sistemò meglio gli occhiali, spingendo il centro della montatura verso l’attaccatura del naso. «Bene. Conto su di te.» Si avvicinò alla ragazza e le appoggiò una mano sulla spalla, prima di dirigersi verso gli scaffali e riporre il volume.
    Buffy abbassò lo sguardo e si accorse solo in quel momento di quanto erano serrati i propri pugni. Talmente serrati da sentire le unghie conficcate nella carne. Ogni singolo muscolo del suo corpo teso e pronto ad affrontarlo.
    Era giunta l’ora di fare i conti.


    Capitolo 2
    Indecent proposal

    (Revisionato il 19/02/13)

    William the Bloody si era trasferito in una città poco distante da Sunnydale, per poter fare i propri comodi indisturbato. Aveva pensato che, dal momento che non aveva più il chip, era libero di sfogare tutti i suoi istinti demoniaci.
    Tuttavia, qualcosa lo bloccava.
    «Dannazione. Dove cazzo è finito Rob?» Chiese Spike ad uno dei vampiri seduti al tavolo da gioco.
    «Rob si è fatto... Err... L’hanno beccato la settimana scorsa.» Rispose il vampiro.
    Spike trattenne un’imprecazione. «Perché diavolo non riesco a trovare dei collaboratori fidati?!»
    ‘Forse perché non ci si può fidare dei miei simili?’ Rifletté amaramente.
    L’ultima volta che aveva potuto contare veramente su qualcuno, questo qualcuno era stato un umano. Perché solamente all’interno del gruppo di Buffy, Spike aveva potuto cogliere un autentico senso di fiducia e affiatamento.
    Un senso che era sul limite di rimpiangere, come la sensazione di agire per un fine più alto del proprio divertimento. Avere qualcosa che desse un significato alla sua vita immortale.
    Non che l’avrebbe mai ammesso. Come non avrebbe mai ammesso che Buffy gli mancava.
    Quella piccola stramaledetta biondina che lo trattava peggio di una pezza da piedi. E peggio lei lo trattava, più cresceva l’ossessione per lei.
    Non che lei gli avesse dato qualche soddisfazione, a parte quella notte in cui l’aveva avuta con l’inganno. Ma era bello starle vicino, sentirne il profumo, guardarla mentre combatteva…
    Aveva sperato che dopo aver preso quello che gli interessava, se la sarebbe tolta dalla testa. E invece non faceva altro che pensare a lei. E più ripensava a quella notte, più cresceva il desiderio di riaverla di nuovo tra le braccia.
    Per sentire di nuovo il calore di quel corpo meraviglioso, per accarezzare quella pelle soffice, per provare nuovamente tutte quelle sensazioni indescrivibili che l’avevano avvolto mentre l’aveva tenuta stretta.
    Sospirò e si concentrò sul gioco, tentando di scacciare quei pensieri inopportuni. Anche se... Diavolo! Era difficile ignorare il livello al quale era arrivato il proprio desiderio...
    Quindi portò il bicchiere alle labbra, sperando che almeno l’alcool riuscisse a distrarlo.
    In quel momento, un texano alto e robusto varcò la porta e batté le nocche sullo stipite della stessa per attirare la sua attenzione.
    «Capo, ci sono visite.»
    Spike girò la testa con sguardo interrogativo. «Chi per l’inferno è venuto ad interrompere questa cazzo di partita di Poker?!» Poggiò le carte sul tavolo e si alzò.

    Gli anfibi percorsero velocemente il tragitto fino all’altra stanza del locale, dove una piccola ragazza bionda lo stava aspettando a braccia incrociate e con un’espressione feroce in viso.
    Alla sua vista, la collera fu sostituita dalla sorpresa. Una lieta sorpresa. I suoi lineamenti si addolcirono immediatamente.
    «Dolcezza!» Esclamò «Non credevo avresti resistito così a lungo all’impulso di cercarmi!»
    «Gli ho resistito benissimo.» Disse lei a denti stretti.
    La tensione nell’aria era palpabile ma il vampiro era perfettamente a suo agio.
    «Lasciaci da soli.» Ordinò al ragazzo. Poi, appena questi lasciò la stanza e ne chiuse la porta, il vampiro tornò a rivolgersi a Buffy.
    «Lasciami indovinare che cosa ti porta qui, Amore. E’ forse la voglia del mio… » Disse con voce melliflua. Lasciò la frase in sospeso e si accarezzò il cavallo dei pantaloni in modo allusivo.
    «Non sono qui per questo! Razza d’idiota!» Sbottò Buffy.
    «Oh, pensavo ti fosse piaciuto l’altra volta.» Disse lui, notando come lo sguardo di Buffy era rimasto ipnotizzato dal suo gesto.
    La ragazza riportò velocemente lo sguardo sul suo viso. «Figurati. Come se non avessi passato l’ultimo mese a cercare di dimenticare completamente quello che mi hai fatto! Ti avrei già ucciso, se solo non odiassi l’idea di rivederti.»
    «Non credo proprio.»
    «Non tentarmi!»
    «Oh, tu non mi odi affatto. Provi solo frustrazione perché non hai avuto il controllo della cosa. E hai paura di affrontare la verità.»
    «Che verità? Sentiamo.»
    Il vampiro strinse gli occhi e si mosse lentamente verso di lei. Si avvicinò fino al punto da poterla toccare, se solo avesse voluto stendere un braccio verso di lei.
    «La verità che tu smaniavi di fare sesso con me.» Le sussurrò lentamente, facendo attenzione a scandire bene ogni parola.
    Buffy alzò il braccio per dargli uno schiaffo ma lui anticipò la mossa, afferrandole prontamente il polso. La ragazza provò allora con l’altra mano, ma lui le imprigionò anche quella.
    Oh, che bella vista gli stava presentando. Tutta intrappolata di fronte a lui, i loro corpi così maledettamente vicini e stava ansimando in modo così piacevole...
    «Non ti uccido solo perché ho bisogno di una cosa che possiedi!»
    «Finalmente lo ammetti, Tesoro!» I suoi occhi si incollarono intensamente a quelli di lei e le labbra si curvarono in un ghigno soddisfatto.
    «Non è quello che pensi tu, depravato!»
    Buffy si liberò facilmente dalla presa e lo spinse via. «Ho bisogno di un manufatto egizio che hai rubato diversi anni fa.»
    «E perché ne hai bisogno?»
    «Perché serve per fare un rito che devo assolutamente impedire.» Rivelò e trasalì immediatamente, accorgendosi di aver appena raccontato la verità, che ora lui poteva facilmente usare per ricattarla.
    «Molto interessante. La quotazione di quella statuetta si è appena decuplicata! Hai un milione di dollari?»
    «Merda. Non ho nessuna intenzione di darti del denaro per averla!»
    Il vampiro sorrise. «Non voglio alcun denaro da te. Posso dartela senza problemi, se solo tu fossi un po’ più carina con me... » Alzò e riabbassò velocemente i sopraccigli scuri, prima di sentire un gran dolore alla parte del corpo con cui desiderava lei fosse più carina e che lei aveva appena colpito con il ginocchio.
    «Ouch!» Esclamò, lasciando la presa e indietreggiando, portando subito la mano sull’inguine per alleviarne il dolore. Poi cercò gli occhi di lei alla ricerca di una risposta, ancora sbalordito.
    «Scordatelo! E non osare mai più farmi una proposta del genere!» Urlò lei.
    «Beh, allora credo proprio che la venderò ad uno di quei gentilissimi signori che mi hanno contattato recentemente!» Minacciò lui amaramente.
    «Devi solo provarci e ti spezzo le gambe!»
    Spike sogghignò di rimando, consapevole di avere il coltello dalla parte del manico.
    «Pensaci… Dipende tutto da te.»
    Lei si accigliò, poi girò i tacchi e lasciò l’edificio.

    Edited by kasumi - 12/5/2013, 15:02
     
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  2. spikina 4ever
     
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    Mi piace questa ff! Brava! Non vedo l'ora di sapere come continua! ;)
     
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  3. kasumi
     
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    continuerà in modo molto HOT XDD
    grazie spikina :)
     
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  4. kasumi
     
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    Capitolo 3
    The dark side of the Slayer


    Dopo l’incontro con Spike, la palestra del Magic Box sembrò a Buffy il posto migliore per sfogare la propria rabbia.
    Mentre colpiva ripetutamente i bersagli imbottiti, facendo convergere tutta la propria furia, la ragazza notò a malapena il signor Giles indietreggiare sotto i propri colpi violenti. Colpo dopo colpo, l’uomo finì per incespicare e cadere sul pavimento, nonostante le protezioni che indossava.
    «Buffy! Che cosa ti prende?» Chiese l’uomo, cercando di rialzarsi con fatica.
    Buffy sussultò e si mosse per dargli una mano. «Oh, mi scusi! Avere di nuovo a che fare con Spike mi sta dando alla testa!»
    L’Osservatore le afferrò la mano e si raddrizzò. «Lo vedo. Ma non capisco perché te ne preoccupi.» Si spolverò i vestiti e continuò. «Spike è senza chip, è vero, ma quante volte l’hai battuto finora? Perché questa volta lo temi?»
    «Che cosa?! Io non lo temo affatto.» Rispose lei, cercando di convincere anche se stessa.
    Perché di fatto non aveva paura di lui. Aveva paura delle reazioni del proprio corpo.
    «Tu sarai sempre più forte di lui. Ricordalo.» Disse l’uomo.
    «Senza dubbio!» Buffy riguadagnò la fiducia in sé stessa e sorrise.
    Dopo alcuni minuti in silenzio, l’uomo sospirò. «Bene, penso che per oggi abbiamo finito.»
    Si tolse lentamente le protezioni e le ripose in un armadietto di metallo. Poi le rivolse uno sguardo pensieroso, prima di incamminarsi per raggiungere Anya al negozio.

    ***

    La ragazza sedette sulla panca della palestra e chiuse gli occhi, massaggiandosi le palpebre con le punte delle dita.
    Doveva trovare un modo per risolvere la faccenda.
    Spike aveva qualcosa che lei voleva a tutti costi ma anche lei aveva qualcosa che lui voleva a tutti costi. E beh, analizzata in quel modo, la situazione ai loro problemi era così ovvia... Ma lei non era una tipa che scendeva a compromessi, specialmente con i vampiri. E poi, stiamo scherzando? Si trattava di mercanteggiare il proprio corpo!
    Buffy scosse la testa, indecisa sul da farsi.
    Poi, l’immagine del vampiro eccitato e fasciato nei pantaloni di pelle riempì la sua mente...
    Buffy spalancò gli occhi e sentì il proprio battito accelerare. Concentrò l’attenzione sui guantoni da boxe poggiati sulla panca e prese un lungo respiro per calmarsi.
    “Chi vuoi prendere per il culo, eh?” Pensò. “Lui ha ragione. Maledettamente ragione. Al solo pensiero del suo sguardo su di te, devi correre a cambiarti gli slip.”
    E perché? Perché doveva avere quel fottuto potere di eccitarla in quel modo? O era forse lei, ad essere sbagliata? Era attratta dai demoni perché la fonte del proprio potere derivava da un demone?
    Perché dei sacerdoti avevano trasferito l’essenza di un demone in una ragazzina e l’avevano trasformata in una guerriera? Nella Prima Cacciatrice?
    Buffy si stese a pancia in giù sulla panca imbottita e fece penzolare le braccia pigramente.
    Era quello il prezzo che doveva pagare per avere il suo potere? Dover scendere a patti con gli istinti che ne scaturivano?
    E chissà cosa aveva provato quella prima ragazzina, nel momento in cui il suo essere si era fuso con quello del demone.
    Buffy chiuse gli occhi e provò ad immaginarlo.
    Approfittando del dono di richiamare i ricordi delle Prescelte che l’avevano preceduta, svuotò la mente e si preparò alla visione.

    Spiriti ululanti aleggiarono attorno ad una ragazzina in catene. Una decina di sacerdoti recitava strani versi all’interno di una grotta, un libro ed una candela in mano.
    Buffy ne percepì il terrore come se fosse il proprio.
    Percepì il suo dolore, quando gli spiriti entrarono nel suo corpo. Sentì i muscoli contrarsi fino allo spasmo, i tessuti venire percorsi da una forza invisibile.
    Poi il nulla.
    Il sonno. La perdita del senno.
    Il riposo con cui il suo corpo avrebbe legato in modo irreversibile con quel potere misterioso.

    Buffy tremò e allungò una mano d’istinto, alla ricerca di qualcosa che potesse darle conforto. E, quando le mani toccarono l’imbottitura fredda e dura della panca e immaginarono di toccare il petto di Spike, si stupì di come quel pensiero avesse la capacità di rilassarla immediatamente.
    Porca miseria.
    La ragazza spalancò i grandi occhi verdi.
    Dopo tutte le cose sbagliate che erano accadute tra loro, perché diavolo dovrebbe...? No... Era già grave fantasticare di andarci a letto... figuriamoci desiderare il suo conforto...
    Ma allora perché ne aveva sentito istintivamente il bisogno?
    Che cosa le aveva fatto? Cosa diavolo aveva risvegliato in lei?


    Capitolo 4
    Chi ha il potere sull’altro?

    (Aggiornato al 12/05/13. Ho corretto alcuni errori di Pov e ho cercato di migliorare la scorrevolezza del testo.)


    Era impaziente di risolvere la questione. Si ripeteva che non aveva molto tempo, che se Spike avesse deciso di andarsene o di vendere il manufatto lei sarebbe stata nella merda e che doveva fargliela pagare una volta per tutte.
    Buffy raggiunse il locale dove lo aveva incontrato il giorno prima. Si guardò attorno, nervosa, riconoscendo alcuni dei demoni seduti ai tavoli.
    I loro sguardi erano diffidenti e al tempo stesso curiosi. Si chiese cosa pensavano di lei. Probabilmente la vedevano come un estraneo, come un nemico o come una preda, in base al punto di vista.

    Il texano la riconobbe e andò immediatamente ad annunciarla.
    Forse aveva interrotto qualcosa, pensò, notando il frastuono di un gruppo di sedie che veniva spostato. Poi un gruppo di vampiri uscì dalla stanza in fondo al locale e Buffy li studiò uno ad uno mentre le passavano a fianco, il mento alto e le braccia conserte, gli occhi socchiusi in due fessure glaciali. Chissà se sapevano chi fosse. Li avrebbe uccisi uno a uno senza battere ciglio, se avessero osato guardarla storto, anche se quella sera non era lì per questo.
    Il motivo della visita, comunque, non si era ancora fatto vedere. Buffy decise di andare a cercarlo nella stanza da dove erano usciti i vampiri.

    ***

    Ed eccolo lì, seduto scomposto su una poltrona di cuoio, mentre guardava assorto la mano che teneva sollevata davanti al viso. Buffy si chiese se stesse controllando lo smalto nero sulle unghie o stesse solo ammirando il proprio anello, e lui strofinò distrattamente quest’ultimo con il pollice.
    «L’ho rubato allo stesso vampiro che aveva il manufatto, prima di ucciderlo con le mie mani.» Disse senza guardarla.
    «Non me ne frega niente di come l’hai avuto.» Buffy si mostrò impassibile al suo autocompiacimento.
    «Allora, che cosa hai deciso di fare?» Spike si voltò verso di lei col solito sorriso da sbruffone.
    «Penso che ti ucciderò, se non mi darai quel manufatto.» Sentenziò lei freddamente.
    La bocca del vampiro si inarcò in un ghigno. «Oh, la ragazza vuole un combattimento all’ultimo sangue? Ma lo sai com’è finita l’ultima volta… E poi, se mi uccidi – non che tu ne sia capace - non saprai mai dove l’ho nascosto.»
    Buffy rabbrividì al pensiero, ma lottò per mantenere il sangue freddo. Camminò verso di lui con decisione ed estrasse il paletto dalla tasca posteriore dei jeans.
    Lui osservò divertito l’oggetto di legno.
    «Non hai il coraggio di usarlo su di me.»
    «Scommettiamo?» Chiese lei, con un’insolita luce negli occhi.
    Si era chiesta molte volte come il vampiro riuscisse a portarla facilmente alla soglia dell’imprudenza. C’era sempre stata quella dannata tensione tra di loro e lui ne aveva approfittato talvolta, per coglierla alla sprovvista o per svignarsela, ma questa volta non si sarebbe fatta cogliere impreparata.
    Spike poteva provare a raggirarla, a punzecchiarla come credeva, ma lei non aveva nessuna intenzione di lasciar- Aspetta, e ora perché diavolo si stava spogliando?!
    Finendo di sbottonare gli ultimi bottoni della camicia, Spike ne scostò i lembi per mostrare il proprio petto.
    «Avanti.» le disse, invitandola a provare la sua affermazione.
    Le pupille della ragazza si dilatarono, come quelle di un gatto che fissa la propria preda prima di saltargli addosso.
    Stanca di sprecare il suo tempo, Buffy si gettò a cavalcioni su di lui, agitò il paletto in aria e lo puntò sul suo petto. Ma non affondò. Lo fissò negli occhi, invece, sfidandolo a reagire in qualche modo, mentre teneva la punta dell’arma premuta contro la sua pelle.
    Spike ricambiò il suo sguardo di sfida e, per niente intimorito, le prese la mano che stringeva il paletto e la invitò a proseguire.
    Gli occhi di Buffy gridarono vendetta, con tutto il desiderio di restituirgli l’affronto che le aveva fatto, e Spike sembrò amare quella luce negli occhi, sembrò nutrirsi di tutta la sua determinazione, della sua grinta, della fierezza della Cacciatrice, della sua forza e del desiderio che aveva per lui.
    E Dio, se lo desiderava. Buffy non voleva farglielo sapere, ma non poteva fare a meno di fissargli la bocca in quel modo lascivo, lasciare che il cuore battesse all’impazzata quando gli era salita sopra, sentire i capezzoli tendersi sotto la maglietta...
    Aumentando la pressione sulla punta del paletto, osservò i pettorali del vampiro tendersi sotto di essa. Spike serrò la mascella e restò perfettamente immobile, sfidando il dolore.
    Fino a che punto poteva arrivare? Lui meritava di essere polvere, dannazione, e Buffy non si fermò fino a che una goccia di sangue non apparse sulla sua pelle.
    La fissò ingrandirsi, quasi ipnotizzata, poi, spaventata, ritrasse l’arma e volse lo sguardo da un’altra parte.
    «Avanti, Tesoro, perché ti sei fermata? Hai paura che me la godi troppo? Hai paura di darmi l’ultima estasi nel dolore prima di polverizzarmi?» la canzonò.
    Buffy lo guardò confusa. «Che diavolo stai dicendo?»
    «Fallo. Uccidimi. Dimostra che sei solo un’assassina, proprio come me.» Gli occhi di lui furono attraversati da un lampo.
    «No! Non sarò mai come te!» Urlò Buffy, separandosi con un balzo.
    Fissò l’estremità del paletto con disgusto e lo scagliò lontano, poi aprì la bocca per dire qualcosa ma... la richiuse immediatamente. Perché cavolo doveva sentirsi in colpa per aver ferito il suo nemico mortale?
    «Vai al diavolo!» Disse invece.
    Spike piegò la testa verso il basso e guardò il proprio petto. Asciugò la piccola macchia rossastra con le dita e se le portò alla bocca, dove leccò il proprio sangue con deliberata lentezza e godimento.
    «Sei disgustoso!» Esclamò lei, cercando al contempo di reprimere l’eccitazione che quel gesto le aveva provocato.
    «Allora, Tesoro, cosa pensi di fare? Non pensi che siamo di nuovo al punto di partenza?»
    Spike accavallò le gambe e poggiò svogliatamente un gomito sul bracciolo, appoggiando poi la testa contro il palmo della mano.
    Il volto della ragazza fu attraversato da una miriade di emozioni contrastanti.
    «E va bene.» Rispose infine, mantenendo la voce più calma che poteva. «Sarò carina con te. Nel senso che ti darò la possibilità di renderteli utile prima di ucciderti.»
    Il sopracciglio di Spike saettò in alto, rivelando la sua perplessità.
    «Pensi che ti sia sempre tutto dovuto, eh?» Sbottò lei, stringendo i pugni. «E invece questa volta dovrai guadagnartelo!»
    Facendo leva sulle braccia, Spike si alzò dalla poltrona e raccolse stancamente lo spolverino dalla sedia accanto. Lo indossò dandole le spalle e brontolò qualcosa, poi le passò davanti per raggiungere la porta. Prima di oltrepassarla, però, si fermo e poggiò una mano sullo stipite.
    «Lo sai... Per quanto mi piaccia giocare con te, mi sto davvero stufando della tua arroganza.» Le disse serio. «Sei soltanto una ragazzina che sta giocando con il fuoco.» La considerò per un momento, indeciso se aggiungere qualcos’altro.
    Buffy incrociò le braccia davanti al petto, per nulla intimorita dal suo discorso. «Ho bisogno di quel manufatto a tutti i costi e non m’importa se dovrò ucciderti per averlo.»
    Spike sorrise. «Oh, quante parole coraggiose. Ma i fatti dove sono? Quando decido che voglio qualcosa, io vado e me la prendo, senza tante cerimonie.» Quindi prese ad avanzare minaccioso verso di lei.
    Impreparata, Buffy indietreggiò e si trovò velocemente con le spalle al muro. Spike la immobilizzò alla parete in un secondo, premendole il braccio all’altezza delle clavicole, poi iniziò a strofinarle rudemente i jeans con l’altra mano, in corrispondenza del suo sesso.
    Sussultando per quel contatto inaspettato, Buffy si morse il labbro inferiore per reprimere il gemito che le stava nascendo in gola. Cercò di spingerlo via, ma si scoprì senza forze.
    «Smettila...» Ansimò debolmente, le mani che gli si attorcigliavano attorno all’avambraccio e premevano verso di lei per incoraggiarlo, invece di allontanarlo. Poi, mentre i gemiti iniziavano ad uscire sempre più incontrollati, lui si separò improvvisamente da lei.
    Buffy lo fissò sconvolta, il respiro affannoso, incapace di formulare un pensiero coerente.
    «Credo di essermi spiegato a sufficienza.» Disse lui con un paio di occhi glaciali, poi la fissò con una strana espressione mentre indietreggiava.
    «E va bene, ti darò quello che vuoi.» Capitolò lei. Perché, a quel punto, cos’altro poteva fare? Non poteva continuare a mentire a lui e a se stessa.
    Spike inclinò la testa e inarcò la bocca in un sorriso. «Ma Amore, non funziona mica così. Sarò io a decidere il dove, il come ed il quando.»
    Buffy lo guardò incredula. «Che cosa?!»
    «Ora me ne vado e ti lascio meditare su quello che vuoi. Perché, lasciatelo dire, sei parecchio confusa a riguardo.» Alzò i sopraccigli e abbandonò la stanza con il solito sorriso irriverente.

    Rimasta da sola, Buffy si strinse nelle spalle e si maledì per la propria arrendevolezza.
    Prese a camminare lentamente verso l’uscita, le gambe tremanti e il sesso pulsante, ma quello che le faceva più male, era l’improvvisa sensazione di vuoto che aveva provato alla separazione da Spike.



    Capitolo 5
    In the shadows


    Percorrere le strade di Sunnudale era abbastanza noioso, di notte, senza avere niente da polverizzare. E Buffy si stava veramente scocciando.
    Se solo si fosse fatto vedere quello stronzo di- Oh! Cos’è quella? Un’aggressione?! Finalmente del lavoro per me!
    La ragazza si lanciò verso l’apparente giovane coppia in cerca d’intimità che si rivelò... solamente una giovane coppia in cerca d’intimità.
    La terza che aveva disturbato quella sera, per la precisione. E questa volta la ragazza si era scocciata così tanto da dirle di smettere di guardare e di cercare qualcuno per darsi da fare in prima persona!
    Porca miseria! Buffy si scusò, imbarazzata, e riprese la ronda. Ma poco dopo si fermò presso il cimitero, cogliendo il familiare formicolio alla base della nuca...
    Si volse per confermare quella sensazione.
    «Che cosa vuoi?» Chiese. «Si può sapere perché mi stai seguendo?» Puntò le mani ai fianchi.
    «Perché mi va di farlo.» Rispose Spike, alzando il mento in quel suo modo fastidioso.
    Dopo la discussione della notte precedente, Buffy si sentiva un po’ a disagio a parlargli. Ma non intendeva mostrarglielo per nessuna ragione al mondo.
    «E tu, perché mi guardi con quello sguardo da voglia?» Chiese lui divertito.
    Eccolo là...
    «Ma sentilo...» Buffy incrociò le braccia al petto e cercò di sviarlo dall’argomento.
    Qualsiasi cosa, cribbio, qualsiasi cosa per scoraggiarlo... «Tanto non se ne fa niente, perché mi sono venute le mie cose!» Dio, che scusa idiota! Chissà se se la sarebbe bevuta... «Sai, quelle cose che vengono alle ragazze una volta al mese.»
    Lui alzò un sopracciglio, perplesso. «Oh, se pensi di fregarmi così... Ti ricordo che sono un vampiro.»
    Lei trasecolò. «Eh? Non dirmi che la cosa ti eccita?!»
    Spike rivolse gli occhi al cielo, apparentemente esasperato da quell’insinuazione. Poi però, come se avesse avuto un ripensamento, fece scorrere oscenamente la punta della lingua sotto i denti. Brrr...
    «Il mio olfatto da vampiro sa che stai mentendo. Tutto qui.» Piegò la testa di lato e le sorrise. «E ti ricordo, comunque, che se hai bisogno di quel manufatto...»
    «Sì, sì, certo.» Tagliò corto lei.
    Spike allargò il proprio sorriso. «Bene. Allora ci vediamo alle due al numero 11 di Thornton Ave.»
    Gli occhi cobalto sembrarono scintillare per un momento, prima che Spike le passasse a fianco e si diresse verso il cimitero.
    Buffy restò a fissare la sua schiena che si allontanava.

    ***

    Con la mossa della lingua di Spike ancora nella mente, Buffy si appoggiò alla scrivania e prese a giocherellare con una biro.
    «Hai trovato?» Chiese d’un tratto, portando lo sguardo verso Willow.
    La strega annuì. «Sì, è come pensavo. L’incantesimo usato per legare l’essenza della Cacciatrice con quella di un demone si basa sulla magia nera.»
    «Okay. Ma cosa significa?» La Cacciatrice ripose la penna e andò a sedersi sul letto di fronte all’amica. Il suo vecchio letto che, da quando aveva lasciato l’università per assistere la madre, era diventato quello di Tara.
    «Che la magia che ti dà il potere di Cacciatrice, come il potere stesso, è molto potente e pericolosa.»
    «Pericolosa?»
    «Beh sì. In magia, la potenza è proporzionale alla pericolosità.»
    Buffy si accigliò. «Allora, pensi che quello che ti ho chiesto sia troppo rischioso?»
    «Io... non saprei affermarlo con precisione.» Confessò Willow. «Però dobbiamo essere cauti. Stiamo parlando di evocare le forze primordiali, anche se si tratta di rafforzare un potere già esistente.»
    «La fonte del mio potere, di fatto.»
    «Sì.»
    La figura di Buffy si alzò dal letto e tornò alla scrivania. Willow tornò al libro che aveva in grembo.
    «Pensi che...?» La Cacciatrice esitò.
    «Francamente?» La strega le rispose senza alzare gli occhi dal volume. «Penso che, se hai solo bisogno di rafforzare il tuo potere per sconfiggere Spike, non ci dovrebbe essere nessun problema.»
    «E se questo incantesimo influenzasse il lato oscuro del mio potere?» Chiese Buffy tutto d’un tratto.
    «Ma avrai sempre un’anima e una coscienza per controllarlo.»
    «Oh, anche Faith ce le ha sempre avute.»
    Willow corrugò la fronte. «E’ di questo che hai paura? Di diventare come lei?»
    Buffy abbassò lo sguardo.
    «No, Buffy. Tu non diventerai mai come Faith. Ascoltami... » disse la strega «Non è il potere che porta alla perdizione, ma l’uso che se ne fa. E solo tu puoi decidere cosa farne.»
    Buffy rabbrividì. Se solo avesse saputo cosa Spike aveva risvegliato in lei... Ma era convinta di una cosa: per affrontare una forza primitiva come la sua, ci voleva un’uguale forza primitiva.
    «Se solo ci fossero altre strade...» Disse la strega.
    Buffy la guardò speranzosa.
    «Intendo per rafforzare il tuo potere senza ricorrere alla magia.» Spiegò Willow. «Ho letto che gli antichi stregoni indiani lo facevano tramite delle sostanze allucinogene...»
    «Oh certo,» commentò ironica la Cacciatrice, «sono certa che una bella canna aiuterebbe nell’impresa!»
    «Oppure una bella ubriacatura!» Propose Willow raggiante.
    «Naaa, ci ho già provato. E l’unico risultato è stato regredire al livello mentale di una scimmia!»
    Entrambe le ragazze scoppiarono a ridere. Poi, quando la tensione se ne fu andata, Willow parlò di nuovo. «Se vuoi, possiamo farlo subito. Io e Tara teniamo sempre qualche ingrediente per le magie d’emergenza.»

    ***

    L’incantesimo fu davvero velocissimo e Buffy raggiunse il Bronze, che era l’ultima tappa della ronda, che mancava ancora un’ora all’appuntamento.
    Varcò la soglia del locale e controllò la presenza di eventuali demoni, poi approfittò del bagno. Si bagnò lievemente i capelli e se li tirò all’indietro, osservandone il risultato allo specchio.
    E se mi stesse solo prendendo in giro? Se avesse già venduto il manufatto?
    In quel caso gliel’avrebbe fatta pagare amaramente.
    E se non volesse darmelo, anche dopo aver...?
    Non se ne parla neanche. A costo di prendere Spike a calci per tutta la notte, Buffy avrebbe avuto tra le mani quel manufatto al più presto.
    La ragazza si compiacque della propria sicurezza ritrovata che vedeva riflessa nello specchio e si diresse lentamente verso l’uscita.
    Mentre attraversava la pista da ballo, vide con la coda dell’occhio diversi ragazzi che la fissavano. Ragazzi che sembravano affascinati e al tempo stesso impauriti dalla sua determinazione, ma a cui non rivolse nemmeno uno sguardo.
    Poi, appena si sentì avvolgere dall’alito tiepido della notte all’esterno, Buffy chiuse gli occhi per un attimo.
    «A noi due.» Sussurrò alle ombre, prima di incamminarsi tra di esse.


    NdA: A proposito di Buffy che regredisce al livello mentale di una scimmia... Se volete farvi due risate, leggetevi “Beer bad, Spike good” di Nightlady :)


    Capitolo 6
    La casa abbandonata


    «Spike?» Chiamò Buffy.
    Poi, non ricevendo risposta – a parte la propria voce che rimbalzava sulle pareti – la ragazza varcò la soglia e iniziò a guardarsi in giro.
    L’abitazione era enorme e si trovava in una zona periferica poco trafficata. Ma delle numerose stanze abbandonate, solo una sembrava stata usata di recente. La sala, di cui i tendaggi erano stati spostati per far passare la luce della luna.
    Buffy osservò il grande tavolo ligneo intarsiato e fece scorrere una mano sulla superficie lucida. Poi si avvicinò ad una delle colonne e volse lo sguardo attraverso la portafinestra. Le piante del giardino erano cresciute per anni senza controllo e avevano inghiottito tutto quello che avevano trovato sul loro cammino, dalle mura esterne alle panche di cemento.

    Spike aveva continuato ad osservarla per tutto il tempo, nascosto nell’ombra. L’aveva vista camminare lentamente nella semioscurità e fermarsi nella sala, dove il giardino aveva colto la sua attenzione. Ne aveva annusato il profumo, aveva cercato di indovinarne le emozioni.
    E, quando l’aveva vista incantarsi per un attimo a guardare fuori, aveva iniziato a camminare silenzioso verso di lei.

    Buffy sentì il formicolio alla base del collo troppo tardi.
    Non ebbe nemmeno il tempo per girarsi, che il vampiro l’aveva già afferrata per le spalle e l’aveva spinta verso la colonna, dove ora la teneva premuta e ci ondeggiava ritmicamente contro con tutto il proprio corpo.
    «Spike! Aspetta...»
    «Temevo che non saresti più venuta.» Ansimò lui sul suo collo. «E quando dico ‘venuta’, intendo in tutti i sensi.»
    Le mani di lui corsero lungo le cosce e andarono ad alzarle la minigonna.
    Buffy si morsicò il labbro per non controbattere, poi sussultò e spalancò gli occhi nel momento in cui lui le scostò le mutandine e verificò la sua eccitazione. Guardò verso il basso, dove la gamba che premeva contro la propria era nuda e si accorse che anche lui lo era e... Buon Dio! L’aveva forse aspettata così per tutti quei minuti, immaginando chissà quali fantasie da mettere in pratica?
    Lo sentì sfregare la punta dura contro il proprio sesso bagnato e trattenne il respiro in anticipazione, ma non ebbe alcuna esitazione ad allargare le gambe e a sporgere il bacino all’indietro per facilitargli l’accesso. E quando lo sentì riempirla completamente, lottò per non urlare il suo nome.
    «Così, da brava.» Disse lui, ritraendosi un poco e riaffondando fino in fondo.
    Buffy deglutì e strinse i propri muscoli attorno alla sua erezione.
    «Dio, così stretta.» Spike le ansimò roco contro l’orecchio, prima di strofinarle il viso contro la guancia, a ritmo con le proprie spinte decise.
    Buffy si sostenne con le mani alla colonna e lottò per controllare i propri gemiti.
    Dio, e chi avrebbe mai pensato che sarebbe stato così... così... Cazzo! L’unico pensiero coerente che poteva formulare, era la volontà di essere posseduta su quella colonna per ore...
    Ancora e ancora...
    Dentro e fuori...
    Fuori e...
    «Ah...» Buffy protestò debolmente all’improvvisa sensazione di vuoto. Si girò completamente e si appoggiò con la schiena contro la colonna, il petto che si alzava e si abbassava frenetico al ritmo del proprio respiro.
    Spike stava in piedi a qualche passo da lei, lo stesso respiro frenetico – sebbene non ne avesse bisogno – e gli occhi terribilmente scuri e appannati dal desiderio. La stava guardando come se stesse scorrendo un menù, alla ricerca della portata più ghiotta dopo l’ottimo antipasto...
    Ma anche Buffy si stava perdendo nella contemplazione del corpo perfetto del vampiro... Di quel miracolo della natura. Ne osservò i pettorali alzarsi al ritmo del respiro, gli addominali scolpiti sul corpo magro, la curva sporgente dell’osso iliaco, i muscoli delle braccia tendersi mentre portava una mano al centro del petto e ne faceva scorrere lentamente il palmo verso il basso, sempre più vicino al grande membro eretto, luccicante dei propri umori.
    La Cacciatrice si leccò le labbra e, colta da un improvviso bisogno, si gettò in ginocchio davanti a lui.
    «Per l’inferno!» Urlò Spike. Poi, mentre lei ne avvolgeva il sesso con la propria bocca e lo solleticava con la lingua, chiuse gli occhi e iniziò a gemere rumorosamente.
    «Cacciatrice...» Le affondò le mani tra i capelli e lottò contro il bisogno di afferrarle la testa e imporre il proprio ritmo. Perché Buffy stava andando così bene ed era semplicemente magnifico lasciarla fare...
    Ed era bello sentire una bocca calda attorno a sé, almeno per una volta...
    Delle labbra così morbide e vive che stavano succhiando con così tanto impegno la sua sommità rigonfia...
    «Oh!»
    Buffy gli passò la punta della lingua sopra la fessura e poi la fece roteare attorno al glande.
    Spike aprì gli occhi e restò ad osservarla incantato, mentre si impegnava dargli il piacere in modo così devoto. Poi le prese la testa tra le mani e ne accompagnò gentilmente i movimenti.
    Le spostò la mano dalla base del pene alla zona appena prima del glande, dove gliela fece stringere un poco e la invitò a muoverla su e giù, mentre con la bocca continuava a scorrere sulla punta.
    Ma sul più bello che aveva imparato a farlo nel modo che preferiva, il vampiro dovette fermarla ed estrarre il proprio membro prima di... Beh...
    E che cos’era quello sguardo interrogativo e deluso sul suo viso? Come quello di una bambina a cui avevano appena portato via il giocattolo preferito.
    La fece alzare in piedi e le prese il viso a coppa tra le mani. La fissò negli occhi qualche istante, prima di avvicinarlo al proprio e prendere possesso della sua bocca.
    Buffy fu colpita da quello sguardo così breve ma incredibilmente intenso, che sembrava così pieno di emozioni... Pieno di gratitudine per il piacere che gli aveva dato, ma anche pieno di desiderio instancabile e... forse persino di affetto?
    Socchiuse le labbra e lo lasciò entrare, avvolgendo la sua lingua con la propria. Senza disturbarsi troppo a decifrare le emozioni del vampiro e concentrandosi solo sulle loro sensazioni.
    Il bacio fu terribilmente lungo e intenso, quasi disperato. Il primo che si davano di loro spontanea volontà, in pratica, dopo l’incantesimo di volontà di Willow. E quando infine si separarono, Spike la guardò di nuovo con quegli occhi pieni di emozione.
    «E’ stato così bello, Amore. Ma non ho ancora finito con te... » Disse e le mise le mani sulle anche, facendola indietreggiare fino a farle urtare le natiche contro il tavolo di legno.
    Buffy sussultò, sentendosi intrappolata tra il tavolo ed il corpo di lui.
    Lui le prese una mano e la condusse tra di loro, premendola contro la propria erezione.
    Lei la sfregò con delicatezza, orgogliosa di essere la causa della sua eccitazione e meravigliandosi di come smaniava per toccare il suo corpo, per sentirne i muscoli tesi sotto le proprie dita...
    Dio, non aveva provato niente del genere per nessun altro ragazzo.
    E in quel momento non ne provava nessuna paura o vergogna. Le sembrava addirittura familiare, come se i loro corpi si appartenessero da sempre. Due pezzi di un puzzle che combaciavano perfettamente ed erano nati per incastrarsi.
    Lui si piegò in avanti e le fece scorrere sensualmente le mani ai lati delle gambe, per salire fino alla cerniera della gonna, che aprì e calò insieme agli slip, liberando finalmente dagli indumenti la parte inferiore del suo corpo.
    Lei si sollevò in punta dei piedi e appoggiò le natiche sul tavolo, mentre Spike si protendeva in avanti e spingeva il proprio corpo contro il suo. Le passò una mano dietro la schiena e la aiutò ad abbassare il busto all’indietro, fino a che Buffy si ritrovò distesa supina sulla superficie lignea, le gambe divaricate ma strette saldamente ai fianchi del vampiro.
    Spike ne osservò il seno muoversi al ritmo del suo respiro, i capezzoli turgidi che si disegnavano contro la maglietta, rivelando che non portava il reggiseno.
    La prese per le anche e la avvicinò a sé, prima di guardarla negli occhi e guidare la propria virilità verso la sua apertura.
    Buffy unì le mani sotto la schiena per stare comoda sulla superficie dura e si preparò al suo affondo, che questa volta arrivò lento e parziale.
    Spike si ritrasse subito e si spinse nuovamente dentro con un rantolo, questa volta in profondità, e iniziò a muoversi lentamente in lei. Ma, alla vista del godimento sul volto della ragazza, il vampiro si sentì ribollire e iniziò a muoversi freneticamente.
    Avrebbe voluto andarci più piano, avrebbe voluto durare più a lungo e prolungare quel momento il più possibile, ma il desiderio di vederla godere selvaggiamente mentre gridava il proprio nome, gli aveva fatto perdere immediatamente il controllo.
    Spike portò una mano nel punto in cui i loro corpi si univano ed iniziò a strofinare il sesso di lei, mentre continuava a pompare senza sosta, e lei non tardò ad urlare veramente, come non tardarono gli spasmi attorno al suo membro.
    La vide contorcersi per l’intensità del piacere, deglutire e gemere rumorosamente e continuò imperterrito il suo movimento. Fino al momento in cui lei gli prese a coppa i testicoli e prese a strofinarli gentilmente, il che lo mandò definitivamente via di testa e gli fece raggiungere quasi subito l’orgasmo.
    Spike esplose dentro di lei con un lungo grido rauco. Chiuse gli occhi e gettò la testa all’indietro, poi si accasciò senza forze sopra di lei, appoggiando la testa sul suo petto.
    Lei prese ad accarezzargli i capelli e lo trattenne dolcemente presso di sé per un momento che gli parve infinito. E lui si sentì spezzare il cuore, da quanto gli mancavano le attenzioni di qualcuno che lo amasse veramente... Qualcuno che lo ritenesse importante e avesse bisogno di lui... E, anche se sapeva che Buffy non l’avrebbe mai amato, aveva disperatamente bisogno di riaverla di nuovo. Anche solo per prolungare quell’illusione...
    «Stai con me.» Disse, ancora ansimante. «Voglio che diventi la mia ragazza, Buffy.»
    Ma Buffy si irrigidì immediatamente.
    «No.» Sussurrò con voce tremante. «Mai…»
    «Perché no?» Chiese lui di colpo, la voce strozzata dalla delusione, mentre alzava il viso dal suo petto e la guardava interrogativo.
    In quel momento, abbandonate le maschere di vampiro e di Cacciatrice, erano solamente un ragazzo ed una ragazza alle prese con le proprie paure.
    «Perché sappiamo entrambi che questa cosa è sbagliata.» Rispose lei.
    Perché, anche se aveva accettato di andare a letto con lui, non intendeva diventare la sua ragazza. E perché non avrebbe mai messo allo stesso livello il rapporto che aveva avuto con Angel o con Riley con quello che... beh, con questa cosa.
    E meno si facevano coinvolgere, più facilmente potevano interromperla in qualsiasi momento.
    Lui si alzò di scatto, desideroso di allontanarsi da lei, lottando contro l’impulso di scuoterla per la rabbia.
    «Ne sei sicura? Io non credo che potremmo interrompere questa cosa che è nata tra di noi tanto facilmente.» Disse lui, con un tono della voce che tradiva tutto il suo orgoglio ferito.
    «Spike. E’ stata solo una notte di sesso.» Disse Buffy, alzandosi dal tavolo e decisa a tagliare sul nascere qualsiasi illusione. «Una fantastica sessione di sesso, te lo concedo. Ma nulla di più.»
    «Due.» Precisò lui, mostrando due dita alzate della mano.
    Buffy sospirò. Ripensare a quella prima notte in cui l’aveva avuta con l’inganno, la faceva stare ancora male. Beh, non che questa volta fosse riuscito a riaverla senza sotterfugi...
    «Okay, ma -» Iniziò a dire, prima di essere interrotta.
    «Ehi, non ti sto mica facendo una confessione d’amore! Ti sto solo offrendo la possibilità di riavermi ogni volta che vorrai.»
    Lei scosse la testa. «No. Non mi sembra una buona idea.»
    «Ah sì? Allora staremo a vedere quando tempo ci metterai prima di strisciare da me in ginocchio e implorare per assaggiare di nuovo il mio -»
    Buffy alzò la mano per schiaffeggiarlo. «Termina quella frase e te ne pentirai amaramente.»
    Spike sbuffò e si allontanò per recuperare i propri vestiti.
    Quando tornò, stringeva tra le mani una statuetta.
    «Bene, credo che dopotutto te la sia guadagnata.» La poggiò sul tavolo e se ne andò senza aggiungere altro.
    La Cacciatrice fissò il manufatto con un’espressione dolce-amara.
    “Beh, se non altro ha mantenuto la parola.” Pensò, finendo di rivestirsi.


    Capitolo 7
    La macchia


    Buffy guardò il proprio osservatore correre instancabilmente da una parte all’altra del tavolo, mentre ammirava il manufatto egizio che troneggiava sopra di esso.
    «Non ci sono dubbi, è autentico! E guarda com’è rifinito con cura!» Disse l’uomo, felice come un bambino. «Ma come ci sei riuscita?»
    La ragazza si sentì avvolgere da una vampata di calore. «Io… Ecco… Non c’è voluto molto, in realtà...»
    Ma, di fatto, l’uomo non sembrava interessato alla risposta, come non sembrò notare il suo rossore.
    Era molto più interessato alla statuetta e a cosa farne.
    «Distruggerla sarebbe un vero peccato.» Disse. «Credo che la terrò io.»
    Poi si girò finalmente verso di lei. «Tanto, al British Museum non sarebbe più al sicuro, non credi?»
    Ma nemmeno Buffy lo stava più ascoltando.
    Stava ripensando alla notte appena trascorsa con il vampiro. Al modo in cui si erano baciati, al modo in cui l’aveva guardata, al modo in cui lei... beh, gli era saltata letteralmente addosso.
    Le pareva di sentire ancora in bocca i loro sapori mischiati.
    «Buffy? Ti vedo turbata.»
    La ragazza deglutì e scosse vigorosamente la testa. «No, è tutto ok. Non si preoccupi.»
    «Ne sei sicura?» Chiese Giles.
    «Lei piuttosto, crede di star bene? Se la sta consumando con lo sguardo, quella statuetta!»
    L’uomo arrossì e si sistemò gli occhiali. «E’... E’ così bella. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso.»
    «Già.» Buffy sospirò e incrociò le braccia davanti al petto.
    «Ma l’hai ucciso, comunque?» Chiese Giles di punto in bianco.
    «Eh? Chi?» Lei sembrò cadere dalle nuvole.
    «Spike?»
    Buffy sbiancò. «E perché mai?»
    L’uomo la guardò sorpreso da sopra le lenti degli occhiali. «Pronto? Stiamo parlando della stessa persona? Perché io sto parlando di quel mostro che se ne va in giro a fare i propri comodi senza chip e che è libero di uccidere di nuovo.»
    «Oh...» Buffy guardò in basso. «Io... Credo di averlo sotto controllo.»
    Giles la osservò scettico.
    La ragazza afferrò il giubbino sullo schienale della sedia, improvvisamente ansiosa di interrompere quella discussione. «Beh, se dovesse tornare ad uccidere... So che cosa devo fare.» Disse dura.
    «Buffy.» La chiamò, prima che lasciasse il negozio. «Ti vedo distratta, ultimamente. C’è qualcosa di cui vuoi parlarmi?»
    Lei si bloccò davanti alla porta.
    «Come sta tua madre?»
    La ragazza si girò lentamente. «Stabile, per ora. Il che significa che non sta peggiorando ma non sta nemmeno migliorando.» Sospirò. «Grazie per averlo chiesto. Le porgerò i suoi saluti.»
    Gli rispose mestamente, prima di uscire nella luce del giorno.

    ***

    Buffy uscì con le parole di Giles che le echeggiavano nella mente.
    Dio, era tutto facile per lui.
    Ammazza quel demone, ammazza quest’altro. Ferma un’apocalisse, uccidi il sindaco.
    Ammazza il tuo fidanzato che sta per distruggere il mondo.
    Porca miseria.
    Si portò una mano al collo, nel punto in cui Spike l’aveva morsa un mese prima.
    Si chiese se il vampiro biondo avesse ripreso ad uccidere, da quando si era fatto rimuovere il chip. E decise che se ne sarebbe accertata.
    Ma prima, aveva bisogno di cacciare. Oh, se ne aveva bisogno. Ma il tramonto era ancora lontano.
    Quindi non le restava altro che passare il pomeriggio con Dawn. L’avrebbe aiutata a fare i compiti e avrebbero guardato un po’ di televisione, e magari ci sarebbero stati anche pop-corn o patatine.
    Buffy sorrise debolmente all’idea e si strinse nelle spalle.
    Una volta avrebbe trovato qualsiasi scusa per evitare di passare il tempo in quel modo, ma con la malattia della madre era cambiato tutto. Buffy le aveva promesso che si sarebbe presa cura della sorella, che avrebbe smesso di stare sempre via e di lasciarla da sola per tutto quel tempo.
    Le pareva fosse ieri, quando Joyce l’aveva accusata di trattare la loro dimora come un albergo e di non passare abbastanza tempo con la famiglia. Lei si era difesa ricordandole la propria missione e la propria età, sebbene in cuor suo sapesse che la madre aveva ragione. Giacché aveva passato gli ultimi mesi a stare fuori fino a tardi quasi tutte le sere, vuoi per i pattugliamenti, vuoi per le serate al Bronze con gli amici o vuoi per le ricerche al Magic Box...
    E ora che lei non poteva più assicurare...
    Dio, era così ingiusto! Perché il fato le aveva dato tutto quel potere per combattere il male, e poi si era preso gioco di lei, dando a sua madre l’unico male che non poteva combattere?
    Buffy lottò per trattenere le lacrime, al ricordo del colloquio che aveva avuto qualche settimana fa...

    ***

    «La vede questa macchia?» Chiese il dottore, indicando una zona più scura sul foglio appeso alla parete.
    Buffy strinse gli occhi e osservò attentamente. «Credo di sì.»
    «Si tratta di un tumore. E’ questo che crea i mal di testa di sua madre, che stanno diventando sempre più frequenti.»
    A Buffy parve che la stanza avesse iniziato a girare. Deglutì e sbatté le palpebre, sperando di aver capito male. Sperando che quello fosse solo un brutto sogno.
    «Un... un tumore?» Cercò gli occhi del dottore per una smentita.
    «Sì.»
    Lo stomaco le si strinse in una morsa.
    Poi tornò a concentrarsi sulla macchia, come se grazie ad un misterioso potere della mente avrebbe potuto farla scomparire, se l’avesse fissata con abbastanza convinzione.
    «E’ operabile?» Chiese dopo un lungo momento.
    «Sì.» *Grazie a Dio* «Ci sono buone possibilità che l’operazione vada a buon fine.»
    Buffy rilasciò il respiro, che non si era nemmeno accorta di trattenere.
    «Possiamo già fissare l’operazione fra qualche mese. E nel frattempo, fino a che sua madre potrà gestirsi da sola, la può anche tenere in casa.»
    Buffy spalancò gli occhi. «E’... E’ così grave, che ad un certo punto non potrà più...?» Si voltò verso l’uomo.
    «Dovete prepararvi al peggio. Sua madre potrebbe iniziare a comportarsi in maniera strana all’improvviso, formulare frasi sconclusionate, urlare durante la notte... Ecco perché, quando possibile, consigliamo di lasciare i pazienti in ospedale. Dove, tra l’altro, siamo meglio organizzati in caso di emergenza.»
    La ragazza si sentì mancare l’aria. Non poteva accettare che sua madre... Ma non poteva fare nulla a parte affidarsi ai medici.


    Capitolo 8
    What you want


    Spike se ne stava appoggiato ad un albero del parco, lasciandosi accarezzare dalla brezza notturna.
    Prese una boccata di fumo dall’ennesima sigaretta e guardò malinconico il cielo.
    Perché, maledetto inferno, non riusciva a smettere di pensare a lei? A quando l’avrebbe rivista e, con un po’ di fortuna, riavuta nuovamente?
    Era proprio patetico... Si era fatto togliere il chip ma, invece che tornare ad essere malvagio, passava il tempo a desiderare la persona che più di ogni altra doveva evitare...
    Quella maledetta stronza.
    Poteva sentirne l’odore, ora. Assieme all’odore del sangue.
    Il suo, mischiato a quello di altri demoni.
    Che diavolo stava combinando?
    Lanciò il mozzicone sul selciato con un abile gesto delle dita, disegnando una parabola nell’aria, poi corse verso quell’odore invitante che non prometteva niente di buono.

    ***

    Buffy si asciugò il sangue dal labbro rotto con la mano e fissò il gruppo di demoni di fronte a sé.
    Erano sei ed erano molto forti, ma lei non sembrava preoccuparsene.
    Si avvicinò al primo e lo fece piegare in due con un diretto allo stomaco, poi si rivolse agli altri. Erano forti, okay, ma erano anche molto lenti.
    «Avanti, fatevi sotto!» Li invitò con un gesto della mano e le creature la accerchiarono immediatamente.
    L’adrenalina pompava in lei come in un leone nella corsa per la vita.
    Il corpo esile pieno di energia, assetato di violenza.
    Perché il combattimento poteva farle dimenticare i suoi problemi... Poteva farle dimenticare la malattia della madre, il peso delle nuove responsabilità che la sua mancanza avrebbe comportato, oltre al solito peso del destino del mondo nelle proprie mani... e poi, la situazione singolare che si era creata con Spike...

    ***

    Spike arrivò giusto in tempo per vederla bloccata da due demoni, mentre un terzo la stava schiaffeggiando rudemente.
    «Cazzo, Buffy! Sei in vena di manie suicide?» Le urlò, piegando il braccio di uno di loro dietro la schiena.
    «Vattene! Non ho bisogno del tuo aiuto!» Gridò lei, approfittando del momento di distrazione per liberarsi dalla presa dell’altro.
    Il vampiro mollò un gancio. «Però ti fa comodo, eh?»
    La Cacciatrice stese il demone che aveva di fronte con un montante sotto al mento. «Perché ti preoccupi per me? Dimmi, da quand’è che hai smesso di considerare le persone come contenitori di sangue ambulanti?»
    «Stronza!» Ringhiò lui.
    I demoni ancora in piedi si guardarono per un attimo e poi, vista la mal parata, decisero di darsela a gambe.
    «Ehi! Tornate qui! Non ho ancora finito con-!» Urlò Buffy dietro a loro, prima che Spike la zittisse con una mano davanti alla bocca.
    «Sei impazzita? Se io non fossi arrivato in tem-» Venne interrotto da una gomitata sul naso. «Porca miseria, Buffy! Che ti prende?»
    Al contatto con la sua mano, Buffy si era sentita attraversare da una scossa elettrica.
    «Non mi toccare!» Urlò.
    Spike la guardò sbalordito. «Che cosa significa? Non mi sembra che ieri ti desse così fastidio. Ma se credi di-»
    Il diretto gli arrivò in pieno muso.
    Poi successe tutto in un attimo.
    Il giallo baluginò nei suoi occhi di zaffiro, poi Spike si abbassò per falciarle le gambe, assestando un calcio basso ben calcolato. La fece cadere per terra e la distese sulla schiena con una spinta, poi le fu sopra a cavalcioni come un fulmine, catturandone i polsi con una mano e la gola con l’altra.
    «U-hu, e ora come la mettiamo?» Iniziò ad abbassarsi su di lei. «Sarebbe davvero un peccato romperti l’osso del collo, Amore.»
    Buffy gli sorrise, sicura di sé. «Oh, non lo farai. Perché sei tu quello che smania per fare sesso con me.»
    Spike ricambiò il sorriso. «Ummm, non credere che una bella testa di Cacciatrice non faccia la sua figura nel mio soggiorno...» Scosse la testa e assunse il volto della Caccia.
    Ma mentre il vampiro si abbassava verso il suo collo e lei si preparava a colpirlo con una ginocchiata, il rumore di un’esplosione ad un centinaio di metri di distanza li distrasse improvvisamente.
    Spike allentò la presa e si tirò su, voltandosi verso il magazzino in fiamme.
    «Qualcuno sta cercando di far sparire delle prove.» le disse. «Meglio andarsene di qui.»
    Buffy si massaggiò la gola. «Devo andare a controllare.»
    Si alzò in piedi ed osservò i tizzoni ardenti volare fuori dalle finestre, mentre l’aria veniva impregnata dall’odore acre del fumo.
    Spike le mise un braccio davanti per bloccarla. «No, è troppo pericoloso. Domani è un giorno migliore per le ricerche. E stai attenta, perché questa zona è sotto il controllo di Silver.»
    Buffy si accigliò. «Ehi. Ma non eri tu, quello che mi voleva morta due secondi fa?»
    Lui sogghignò. «Sì, ma solo se ti uccido con le mie stesse mani.» Poi, lanciandole uno sguardo affamato, continuò. «Cosa che al momento posso mettere in secondo piano, se...»
    «NO.» Disse lei categorica. «Quello che è successo è successo, okay? Avevo bisogno di quella statuetta e...»
    Lo sguardo intenso di lui le impedì di continuare. «... ti è piaciuto e non vedi l’ora di ripetere l’esperienza...»
    «NO!» Ripeté lei, ma questa volta meno convinta.
    «Dio, non potresti darmi un minimo di soddisfazione?» Chiese lui un po’ offeso.
    «E va bene. Ma non toglie il fatto che non succederà mai più.»
    «Il che non cambia quello che vuoi.» Ammiccò lui.
    «Il che non cambia che un magazzino è appena esploso alle nostre spalle.» Disse lei, ansiosa di riportare il discorso in temi più confortevoli. «E allora, che cosa ne sai di questo Silver?»
    Spike sospirò e tornò serio. «Svolge traffici sottobanco e ha un locale poco distante da qui, ma... non è un posto per signore. Però forse, chiedendo in giro, puoi trovare una via alternativa per raggiungerlo.»
    «Grazie.» Gli concesse Buffy. «Ma non credere che questa improvvisa cooperazione cambi le cose tra di noi.»
    Spike sorrise. «Beh, Zucchero. Ci sono tanti modi per ringraziare...»
    «Come invitarti a passeggiare all’aperto in una bella giornata di sole?» Gli chiese ironica. «Oh, potrei scommettere cento dollari su chi dei due sarà il prossimo a cercare l’altro.»
    «Lo vedremo.» La informò lui con un ghigno, prima di darle le spalle e incamminarsi verso il proprio covo - il cui soggiorno sarebbe rimasto senza la testa della Cacciatrice per un altro giorno.

    “Che fai? Lo lasci andare così?” Si rimproverò la ragazza. Ma, se da una parte non si fidava di lui e il proprio senso morale la invitava ad ucciderlo, dall’altra parte non lo percepiva più come una minaccia.
    Buffy corrugò la fronte. Da quando aveva smesso di considerare Spike una minaccia?
    Beh, meglio concentrarsi su cose più concrete. Come, ad esempio, il prendere a calci il sedere di Willy l’indomani, per scoprire qualcosa in più su Silver e su quella misteriosa esplosione.


    NdA: Silver è un personaggio di mia invenzione.


    Capitolo 9
    Tentazioni oscure


    Il barman si sentì afferrare per la gola e, impotente, si lasciò sbattere rudemente sul tavolo.
    «Te lo giuro! L’unico modo per rintracciare Silver è andare proprio nel suo.. ehm.. bordello.»
    Gli occhi di Buffy si strinsero in due fessure glaciali. «Se mi stai prendendo in giro...»
    «No! Non lo farei mai!» Le mani di Willy si alzarono in segno di resa.
    La ragazza annuì e lasciò andare la presa sul collo dell’uomo. Poi, come se avesse realizzato improvvisamente qualcosa, allargò gli occhi di scatto.
    «Spike. Spike si sta prendendo gioco di me!» Si allontanò dal tavolo e permise al barman di rialzarsi, furiosa con se stessa per essersi fatta abbindolare.
    Willy si massaggiò il collo. «No. Non è uno scherzo. Ho veramente sentito dire che Silver sta combinando qualcosa nell’ombra.»
    Buffy lo guardò scettica. «Del tipo?»
    «Sono solo voci di corridoio, ma... Sembra stia radunando un esercito di demoni per un mandante misterioso.» Spiegò lui.
    «Ma questo non spiega l’esplosione.»
    «Beh, se stai facendo qualcosa di nascosto e non vuoi lasciare in giro delle prove...»
    «Okay, okay. Qui è Buffy ragazza-d’azione, non Buffy ragazza-pianificatrice. Dimmi dove posso trovare questo bordello.»
    L’uomo tornò al proprio posto dietro al bancone. «Si trova alla fine della nona strada e, beh, è aperto a tutte le ore.»
    Buffy alzò un sopracciglio. «Oh, vedo che sei piuttosto informato.»
    «Oh, non hai idea di quanti clienti mi chiedano di quel posto.» Disse lui, un sorrisetto ammiccante sulle labbra.
    «Sì, certo.» La ragazza fece una smorfia. «Posso immaginare.»

    ***

    Era metà pomeriggio quando Buffy arrivò nel posto che le aveva indicato il barman.
    Dall’esterno, sembrava un vecchio motel abbandonato. La facciata era stata lasciata per anni a se stessa e le finestre erano state sigillate con pesanti balconi di legno.
    La ragazza si avvicinò incerta alla porta e suonò il campanello.
    “Dove cavolo sono finita?” Si chiese, mentre attendeva una risposta. “Sembra uno di quegli edifici abbandonati che si vedono nei film horror... Quelli dove la bionda di turno muore dopo appena dieci minuti.”
    Ad un certo punto, un listello di legno scorse sul portone e scoprì una fessura dalla quale poterono osservarla dall’interno. «Che cosa cerchi?»
    Buffy fu colta alla sprovvista. «Uh, quello che cercano tutti quelli che vengono qui, presumo.» Indossò il sorriso più falso che potesse trovare in quel momento.
    Dopo alcuni secondi, comunque, il portone si aprì e la invitò ad entrare.
    “O uno di quei film dove violentano la protagonista nel giro di dieci minuti.” Pensò Buffy, rabbrividendo al pensiero del posto in cui si era cacciata.
    “Dio, ma chi diavolo me l’ha fatto fare? Oh giusto, quel diavolo di Spike.”
    Eppure, pensare a lui in quel momento – e biasimarlo di qualcosa di cui lui era completamente estraneo – la fece stare meglio.
    “Se solo fosse qui ora. Anche solo per prendermi per i fondelli.” Continuò a pensare. “Mi metterebbe a mio agio e mi renderebbe tutto più facile.”
    Era strano pensare a lui in quei termini. Lui che, di fatto, le aveva reso sempre tutto più difficile.
    Buffy sospirò e seguì l’uomo nei corridoi bui, giurando a se stessa che quella sarebbe stata la prima ed unica volta in cui sarebbe entrata in un posto del genere.

    ***

    L’edificio si componeva di un vario numero di corridoi e stanze, tutte poco illuminate, dove non ci voleva molta immaginazione per capire quello che ci stava succedendo all’interno.
    Buffy avanzava lentamente, infastidita dai rumori –gemiti e sussurri?- di sottofondo, e dall’odore pesante di aria viziata e spezie orientali –droghe?- che saturava l’aria, che almeno copriva in parte quello di sudore e degli ormoni liberati.
    “Dio, voglio uscire di qui il prima possibile.” Ripeté a se stessa per l’ennesima volta.
    Poi, girato l’angolo, la visione di un ragazzo adagiato su un mucchio di cuscini in mezzo al corridoio catturò d’improvviso la sua attenzione. La mano di Buffy corse istintivamente al paletto, mentre gli occhi sbalorditi fissarono la vampira che gli stava succhiando lentamente il sangue dal polso.
    Il ragazzo aprì gli occhi e la guardò con una strana espressione. Poi Buffy realizzò quello che stava succedendo. Non era stato aggredito e non stava nemmeno morendo. Il ragazzo era venuto lì di sua spontanea volontà e aveva pagato per quello.
    Buffy scosse la testa e indietreggiò, sconvolta da quello che stava accadendo. Da come un umano potesse desiderare di essere morso da un vampiro. Vuoi per curiosità, vuoi perché... perché forse voleva sentirsi indispensabile per qualcuno? O forse solo per cercare il proprio piacere?
    Una seconda vampira si avvicinò a loro d’un tratto, dirigendosi verso la gola del ragazzo. Buffy la vide alzarsi la maglietta e poggiare la mano del ragazzo sopra il proprio seno, prima di affondargli i canini nella carne. L’altra vampira la guardò ammirata, prima di muoversi verso le labbra del ragazzo e scambiare con lui un bacio al sapore del suo sangue.
    Basta.
    Buffy girò sui tacchi e corse verso l’uscita, le mani che le tremavano. L’espressione di abbandono e di piacere del ragazzo che le torturava la mente, mentre era felice di nutrire quelle due creature immonde.
    No!
    Un umano non doveva desiderare quelle cose. Non doveva scendere a patti con il diavolo.
    E allora, perché il pensiero delle zanne di Spike sul proprio collo non voleva lasciare la sua mente?
    Buffy scosse la testa, ancora e ancora. Corse nei corridoi, senza dare spiegazioni all’uomo che l’aveva accolta all’entrata. Ansiosa di uscire da quell’incubo, di tornare fuori alla luce del sole.
    Si precipitò alla prima cabina telefonica e compose il numero di casa di Xander.
    Figuriamoci se sarebbe tornata li dentro con Spike o con Giles! No, aveva bisogno di qualcuno che le desse sicurezza, ma che non si facesse impressionare facilmente –da lì, l’esclusione di una ragazza- o che le sarebbe saltato addosso. Okay, Xander era un uomo e pensava sempre al sesso, ma ora era fidanzato con Anya e Dio solo sapeva cosa un ex demone della vendetta gli avrebbe fatto, se solo si fosse azzardato a metterle le mani addosso.
    «Pronto?»
    «Buongiorno signora Harris.» Disse Buffy al telefono, mascherando difficilmente la propria ansia. «Sono Buffy, l’amica di Xander. Suo figlio è in casa?»
    «Oh tesoro, mi dispiace tanto per tua madre.» Disse la signora. «Xander non è ancora rientrato. Credevo fosse ancora al pronto soccorso con voi.»
    Che...? Che diavolo stava dicendo? Pronto soccorso? Sua madre?!
    Gli occhi di Buffy si spalancarono. Aprì la bocca, incapace di far uscire alcun suono per lunghi secondi. La testa le prese a girare.
    «Buffy, sei ancora lì?»
    «Sì, signora Harris... Mi scusi... Io... Io non...» Le lacrime si erano fatte strada lungo le guance. «Che cosa è successo?»
    Era uscita da un incubo solo per piombarne in un altro.
    Benvenuti nella splendida vita di Buffy Summers.


    Capitolo 10
    Aiutami


    «Sono davvero fiera di te.» Disse Buffy, mentre stringeva la sorella in un abbraccio convulso. «Sei stata brava, Tesoro.»
    Gli amici le osservavano a qualche metro di distanza, in piedi nella sala d’attesa del pronto soccorso.
    «L’ho sentita cadere all’improvviso mentre stavo guardando la televisione nel soggiorno, e mi sono precipitata in cucina. L’ho trovata distesa per terra, immobile, sul pavimento. I fornelli erano accesi e sul tavolo c’era la verdura che stava preparando... Mio Dio, Buffy! Ho preso una paura folle! Ho chiamato l’ambulanza e poi il Signor Giles, ma non riuscivo a trovarti da nessuna parte.»
    «Ora sono qui, Tesoro.» Disse Buffy, accarezzando affettuosamente la testa della sorella.
    «Non voglio che ci lasci! Non può lasciarci! Come faremo?» Chiese la ragazzina tra i singhiozzi.
    Buffy non sapeva davvero cosa rispondere.
    «Mi dispiace.» Fu l’unica cosa che riuscì a dire. «Mi dispiace tanto di non essere stata in casa quando è successo.»

    ***

    Dawn rimestò più volte il cucchiaio con poca convinzione.
    «Mangia un po’ di minestra.» La invitò la sorella più grande. «Non voglio che tu vada a letto a stomaco vuoto.»
    «Non ci riesco.» Disse la sorella più giovane, alzandosi da tavola.
    Buffy la vide dirigersi verso le scale. Poi, una volta sola, puntò i gomiti sul tavolo e nascose la testa tra le mani.
    Il dottore le aveva detto che l’equipe medica aveva salvato la vita della madre per miracolo e che andava operata il prima possibile. E che, fino a quel giorno, sarebbe stata sotto osservazione in ospedale.
    Buffy aveva atteso diverse ore nel pronto soccorso. Aveva voluto vedere la madre, aveva voluto rassicurarla, passare più tempo possibile con lei, prima che il loro tempo si esaurisse.
    Ma al tempo stesso, stare con lei la devastava.
    Joyce non sembrava ricordarsi di Dawn, e i momenti di lucidità erano sempre più rari. Si limitava a guardare fisso davanti a sé, e le volte in cui sembrava capire quello che Buffy le diceva, la fissava con quella terribile espressione. Come se si sentisse in colpa per i sacrifici che stavano facendo, perché lei aveva dovuto lasciare l’università...
    Insieme a quella tristezza, a quella stanchezza... di chi si è rassegnato al proprio destino e sa che non può fare nulla per evitarlo.

    Ma Buffy non voleva che sua madre si arrendesse! Perché no, lei non poteva, non doveva andarsene così! I medici l’avrebbero operata e sarebbe andato tutto bene.
    Perché i nemici invisibili, quelli impalpabili, lei non sapeva come affrontarli.
    Lei aveva bisogno di qualcosa di ‘fisico’ da colpire. Qualcosa da rompere, qualcosa da uccidere.
    E Dio, aveva davvero un gran bisogno di prendere a calci qualcosa...

    ***

    La porta della camera da letto si aprì all’improvviso con un tonfo e andò a sbattere rudemente contro il muro. Spike si svegliò all’istante, scattando a sedere sul letto.
    «Mi scusi capo, non siamo riusciti a trattenerla!» Informò umilmente uno dei suoi lacchè.
    Spike lo congedò spazientito con un gesto della mano.
    «Che cosa vuoi?» Chiese poi, guardando Buffy un po’ alterato.
    «Alzati.» Disse duramente lei. «Ho bisogno di te.»
    Spike la guardò dapprima come se fosse un’aliena, poi riacquistò la calma e la sicurezza in se stesso.
    «Accidenti, non ti facevo così intraprendente.» Inclinò la testa. «Venire qui personalmente nel mio covo e buttarmi giù dal letto per... Oh, giusto, per che cosa, poi?» Portò la mano destra all’orecchio, in attesa della risposta.
    «Mi serve qualcuno che mi accompagni al locale di Silver.» Disse Buffy.
    «Oh.» Il vampiro scostò le coperte per uscire dal letto. «Qualcuno ha bisogno del piccolo Spikey per il lavoro sporco.» Poi, come se avesse appena realizzato qualcosa, aggiunse. «E ha appena perso un bel centone, giusto?»
    «Come?» Buffy lo guardò sorpresa, poi gli diede la schiena mentre lui si alzava e andava a recuperare i jeans sulla sedia.
    «La scommessa.» Spiegò lui. «Non dirmi che te ne sei già dimenticata.»
    La ragazza esitò un attimo. «Te li darò quando te li sarai meritati.»
    Spike finì di vestirsi e le girò attorno. «Oh avanti, non fare la timida. Come se i tuoi grandi occhi non avessero mai visto-» Si interruppe, quando poté guardarla meglio in viso.
    «Che cosa c’è?» Chiese lei, a disagio sotto quello sguardo che sembrava leggerla come un libro aperto e quella strana espressione quasi dolce che non riusciva a decifrare...
    E poi, per qualche momento, non si sentì altro che il lieve rumore dei loro respiri.
    Poi Spike scosse la testa.
    «Andiamo.» Le disse infine, prima di scomparire nel corridoio.

    Edited by kasumi - 12/5/2013, 15:03
     
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    Bellissimo O.O continua :) :)
     
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    Ooooh!! Capitoli bellissimi e molto hot!! :o: :o: Posta presto!
     
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  7. keiko89
     
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    Per ora sono arrivata fino al capitolo sette che mi ha lasciato un filino perplessa con la tipa che si lascia mordere così, senza batter ciglio :unsure: , non è proprio una reazione normale! ù.ù

    La storia, comunque, è scritta bene e si legge piacevolmente. Non so se ricordi, avevamo parlato del fatto che ho iniziato a sviluppare una sorta di allergia verso le spuffy erotiche XD e la tua dichiaratamente lo è. Devo dirti che più di tutto mi ha incuriosito il titolo e l'idea che credo tu voglia sviluppare: sondare il lato oscuro di Buffy, per questo sono qui.
    Quindi, al di là delle scene di esso, sono curiosa di vedere come scaverai dentro di lei e riuscirai ad analizzarla!
     
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  8. kasumi
     
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    ciao cara! sì, mi ricordo la discussione :)
    sto cercando di trattare anche i loro sentimenti (più avanti) e oltre alla questione del demone anche la malattia di Joice, che non sono temi facili. Sul demone non so se ci sto riuscendo bene.
    E darò anche spazio a Dawn.
    Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi, aldilà delle scene erotiche.
    Grazie!
     
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  9. keiko89
     
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    Per quel che ho letto finora, alias cap. 10, stai facendo un buon lavoro nel sondare l'animo di Buffy. Mi è piaciuta particolarmente la riflessione finale del capitolo 9, soprattutto questa frase:
    CITAZIONE
    Non aveva paura di morire, né delle battaglie. Ma temeva lui. Temeva l’effetto che le faceva.

    Trovo molto azzeccati anche i pensieri che fa in palestra sulla vera natura del potere e sull'uso che se ne fa.

    Ah, Dawn che sgama Buffy e Spike :woot: :lol:
    Mi ricorda tanto me da piccola quando entravo senza bussare in camera di mio fratello :B):
    LOL
     
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  10. kasumi
     
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    CITAZIONE
    Mi ricorda tanto me da piccola quando entravo senza bussare in camera di mio fratello :B):

    *rotola*

    Grazie cara!
     
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  11. keiko89
     
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    Eccomi qui!

    Da dove iniziare? Sono un po' perplessa, ecco. Mi sembra un po' tutto troppo affrettato, Buffy che si fidanza ufficialmente con Spike, Giles con un aplomb invidiabile, la gang che lo scopre e parlotta solo... Xander avrebbe atteso Spike al varco con un paletto!
    Forse quello che mi stona di più è questa totale fiducia di Buffy nei confronti di Spike, appunto perché è avvenuto tutto nel giro di poco tempo.


    La parte nel bordello (cap. 12) quando Buffy è da sola mi è piaciuta, rappresenta un po' il decadimento dell'essere umano, la ricerca sfrenata del piacere, il lato oscuro che emerge.
    Ho apprezzato un po' meno quando è tornata con Spike e soprattutto mi sono chiesta come quei due siano riusciti a far sesso in una bara. Non ho letto tecnicamente il passaggio ma nelle note hai scritto che ti sei ispirata al momento in cui Buffy e Spike cadono nella fossa in OMWT, ma quella appunto era una fossa. Che è fonda e due si muovono dentro, ma in una bara? :ph34r: Come si fa?! :unsure:


    Bella la seconda parte del cap. 17, il dialogo tra Buffy e Willow sul potere, il demone e la prima cacciatrice.
    CITAZIONE
    «In realtà non c’è un sistema univoco per arrivarci. Alcuni stregoni antichi fumavano delle sostanze allucinogene per arrivare ad esso. Quindi in linea teorica, potresti arrivarci anche con una bella ubriacatura!»

    No Willow, qui serve una canna! -_-

    :lol:




    Cap. 18

    CITAZIONE
    «Percepisci il mio demone?» Le chiese. «Lo senti urlare? Reclamare il tuo corpo ed il tuo sangue?»
    Buffy lo guardò negli occhi arancioni, scossa dalle sue parole e dal modo in cui la guardava.
    Prese ad indietreggiare ma lui la afferrò prontamente per le spalle.
    «Non devi scappare. Devi accettare il demone!»
    Osservò il suo viso deformato per un lungo momento, lo accarezzò titubante e alla fine lo baciò.

    Questa parte ci starebbe se non fosse troppo presto.
    La piena accettazione di Spike e quindi anche della sua parte demoniaca è qualcosa che Buffy arriva a fare solo nella settima stagione.
    B scopa con Spike per tutta la sesta ma è in piena depressione, si sente sbagliata, sa che tutto ciò che fa è sbagliato, non accetta nè riconosce se stessa per questo non accetta nemmeno Spike. Lo usa e lo sfrutta.
    E' il suo modo per sentirsi ancora viva e in un qualche modo potente. Sa che il vampiro la ama e che sarebbe disposto a tutto per lei.
    E' nella settima che lei accetta Spike in toto - a prescindere dall'anima - perché sa che più fidarsi di nuovo di lui e che lui sa vincere sulla sua parte demoniaca. E glielo dice anche in Never Leave Me: “You faced the monster inside of you and you fought back. You risked everything to be a better man. And you can be. You are. You may not see it but I do. I do. I believe in you, Spike".

    Per quanto riguarda Joyce e la malattia per ora stai trattando bene l'argomento, porella mi fa sempre un certo che ricordare che è morta dall'oggi al domani.


    Spero di non essere stata troppo pesante, per stasera mi fermo qui, dalla prossima riparto dal 19 ^_^
     
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  12. kasumi
     
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    ciao cara! grazie per il commento! mi ha fatto molto piacere!

    CITAZIONE
    Eccomi qui!

    Da dove iniziare? Sono un po' perplessa, ecco. Mi sembra un po' tutto troppo affrettato, Buffy che si fidanza ufficialmente con Spike, Giles con un aplomb invidiabile, la gang che lo scopre e parlotta solo... Xander avrebbe atteso Spike al varco con un paletto!

    ^_^ ho voluto concentrarmi sul rapporto tra buffy e spike. immaginare come sarebbe stato se gli amici sapessero di loro e li lasciassero fare..

    CITAZIONE
    Forse quello che mi stona di più è questa totale fiducia di Buffy nei confronti di Spike, appunto perché è avvenuto tutto nel giro di poco tempo.

    sì, me l'hanno già detto. sono cosciente di aver fatto una buffy un po' OOC XD mi serviva così :)

    CITAZIONE
    B scopa con Spike per tutta la sesta ma è in piena depressione, si sente sbagliata, sa che tutto ciò che fa è sbagliato, (...)
    E' nella settima che lei accetta Spike in toto - a prescindere dall'anima - perché sa che più fidarsi di nuovo di lui e che lui sa vincere sulla sua parte demoniaca.

    uh no! è proprio la differenza maggiore tra il telefilm e la mia fic!! lei qui accetta il demone! spike capisce che deve controllarsi e migliora per lei, ma non al punto di diventare il cagnolino buonista e permissivo della settima serie!!
    il concetto che voglio dire è che sì, di migliorare per la persona che si ama, ma anche che ci si deve accettare. voglio che buffy accetti spike come è nella sesta serie :)
     
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  13. kasumi
     
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    CITAZIONE (keiko89 @ 25/3/2012, 21:28) 
    Per ora sono arrivata fino al capitolo sette che mi ha lasciato un filino perplessa con la tipa che si lascia mordere così, senza batter ciglio :unsure: , non è proprio una reazione normale! ù.ù

    LOL
    Sì, è una di quelle cose che ho eliminato nella nuova versione, assieme alle varie modifiche.
    Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi :) a revisione ultimata, s'intende.
    Ciao :wub:
     
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  14. kasumi
     
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    Capitolo 11
    Nel buio



    «Dì a Silver che William The Bloody vuol parlare con lui.»
    Spike si annunciò come se il suo nome aprisse tutte le porte. Colse Buffy fare una smorfia con la coda dell’occhio e sorrise. Quando la guardia spalancò il portone e li fece entrare immediatamente, le mise le mani sulle spalle e la guidò gentilmente all’interno.
    «Che cosa c’è, Amore? Sei delusa per la facilità con cui siamo entrati?»
    L’uomo fece segno di aspettarlo all’ingresso e si allontanò lungo il corridoio.
    «Stai scherzando? Come se a me avessero fatto delle storie.»
    Il vampiro la guardò con rinnovato interesse. «U-hu, non ti facevo il tipo che frequentasse posti del genere...»
    Buffy avvampò di colpo. «Idiota. Ci sono venuta per la prima volta questo pomeriggio solo per... per lo stesso motivo per cui siamo qui ora, accidenti! E smettila di guardarmi in quel modo!»
    Spike ridacchiò.
    Quando lei mise su il broncio e gli diede la schiena, le arrivò alle spalle e le fece scorrere le mani sui fianchi.
    «Ah!» La ragazza sobbalzò. «L’idea era quella di tornare con qualcuno per sentirmi più a mio agio, non per farmi mettere le mani addosso!»
    Fece per allontanare le mani di Spike, ma questi le allacciò davanti al suo busto e la bloccò in un abbraccio.
    «Eh no, Cacciatrice, ora mi offendi. Da quando ti faccio sentire a tuo agio? Quando dovresti solo tremare al mio cospetto?»
    Quando scese con una mano ad accarezzarle il fianco e a strofinare la sporgenza dell’anca con il pollice, Buffy non poté fare a meno di tremare.
    «Ecco, così va meglio.» Le bisbigliò.
    Poi, sempre tenendola ferma con un braccio, le percorse il bordo dei jeans a vita bassa con la punta delle dita. Poteva sentire tutto il corpo di Buffy suonare e vibrare al suo tocco come fosse uno strumento musicale; uno strumento che, accordato con cura, era in grado di riprodurre le più belle melodie...
    «Smettila di- Oh!» La ragazza si affrettò a bloccargli il polso, prima che scivolasse troppo in basso al di sotto della stoffa degli slip. Gli estrasse la mano dai jeans con uno strattone e si girò per fronteggiarlo. «Porca miseria, perché non-»
    Ma prima che potesse finire la frase, Spike le prese il viso a coppa tra le mani e lo avvicinò al proprio come per baciarla. Gli occhi dilatati di Buffy puntarono le sue labbra socchiuse e parvero scintillare per un attimo.
    «Cos’è successo di tanto grave da far piangere una Cacciatrice?» Le chiese all’improvviso, mentre una delle mani lasciava il mento e andava ad accarezzarle dolcemente i capelli.
    «Come?» Buffy lo fissò allarmata.
    Pensava non se ne fosse accorto? E perché quel mistero lo torturava così tanto?
    La guardia tornò in quel momento e fece segno di seguirlo. Spike si separò da lei a malincuore e decise di riprendere l’argomento più tardi.

    ***

    Buffy lanciò il demone attraverso lo studio con un potente movimento della gamba, imitando il famoso calcio volante di Chuck Norris.
    «Io ed il mio amico possiamo essere molto convincenti, quando vogliamo.» Disse, camminando verso la creatura verde incastrata nella parete.
    Creatura cui Spike afferrò il colletto della giacca e a cui rivolse uno dei suoi sguardi più truci.
    «E va bene, parlerò...» Disse questa debolmente, la fronte piena di pieghe ricoperta da uno strato di sudore freddo. «Io mi occupo solamente della parte logistica. Non faccio altro che appoggiarmi ad una ditta di pompe funebri per i trasporti.»
    «Trasporti di cosa? Parla!»
    Il demone strinse la mascella. «Dipende... Manufatti antichi, strani carichi misteriosi e ora demoni.»
    «Chi è il tuo mandante?» Chiese Spike.
    «Non l’ho mai visto...»
    Il ringhio basso e gutturale del vampiro fece tremare persino Buffy.
    «Okay, okay. So solo che è una setta composta da umani.» Rispose Silver.
    «Umani?» Chiese la Cacciatrice sorpresa.
    Il demone verde la guardò accigliato. «Beh, ti sembra così strano che degli umani possano desiderare la morte dei propri simili?»
    «No, ma... E’ strano.» Buffy scambiò uno sguardo pensieroso con Spike. «Sai cos’hanno intenzione di farci?»
    «Non ne ho la più pallida idea.» Confessò il demone verde. «Quelli sono tipi senza scrupoli, che tagliano la testa a chi fa troppe domande.»
    «E quando avverrà il prossimo trasferimento?» Chiese Buffy.
    Silver guardò l’orologio appeso alla parete. «Fra tre quarti d’ora. Partiranno dalle onoranze funebri dell’ottava strada.»
    Il vampiro lasciò bruscamente il colletto del demone. «Se ci muoviamo, siamo ancora in tempo.» Si alzò dal pavimento e scattò verso la porta, imitato da Buffy.
    Dietro di loro, il demone si rialzò con fatica. «Sono fottuto.» Disse, sistemando i vestiti sgualciti alla bell’e meglio. «Non gli sarà difficile risalire a chi ha parlato. Meglio lasciare immediatamente la città.»

    ***

    Spike aprì una delle bare e osservò il cadavere all’interno. Il deposito delle pompe funebri ne era pieno zeppo, tutte pronte per essere trasportate chissà dove.
    «Non ha ancora terminato la trasformazione in vampiro.» Constatò, poi aprì la bara a fianco e ne afferrò il corpo. «Aiutami a caricarlo lì dentro.»
    Con una smorfia di disgusto, Buffy afferrò il corpo per le gambe e lo aiutò a riporlo sopra l’altro.
    «Non vorrai mica…»
    Il vampiro chiuse la bara e tornò davanti a quell’altra per entrarci.
    «Eww! Stai scherzando?! Io lì non ci entro!» Squittì lei.
    «Hai un’idea migliore? I trasportatori arriveranno qui a momenti.» Disse Spike. «Così sapremo dove sono dirette e lo faremo senza attirare l’attenzione.»
    La ragazza si avvicinò alla bara, disgustata al pensiero di chiudersi in uno spazio così stretto con il vampiro, dove tra l’altro fino a poco tempo prima c’era stato un... Urgh!
    «Quante storie!» Spike l’afferrò per le braccia e la tirò con forza sopra di sè, chiudendo velocemente il coperchio.
    «Ehi!»
    «Ehi lo dico io. Il tuo ginocchio mi è arrivato proprio...»
    «Scusa.» Ridacchiò lei. «Era difficile calcolare la traiettoria del mio ginocchio mentre mi gettavi sopra di te.»
    «Beh, vorrà dire che più tardi ti farai perdonare con un bel massaggio sulla parte lesa...»
    «Taci.»
    Le parve di vedere i suoi sopraccigli alzarsi nonostante il buio e il rumore dell’apertura delle serrande fece zittire entrambi. Buffy trattenne il respiro mentre gli uomini iniziavano a caricare le bare nei furgoni.

    ***

    «Questa cosa di essere chiusa dentro una bara con un vampiro è veramente agghiacciante.»
    Spike sorrise. «Io la trovo ironica ed eccitante…» Disse, strofinando lievemente il bacino contro quello di lei.
    Ooookay. Pensa, Buffy, pensa. Sei chiusa in una bara con Spike, costretta a stare incollata al suo corpo, fino a che questo furgone non arriva a destinazione. Sopra questo affare ce ne sono minimo altri quattro ed il vano del furgone ne è strapieno. Provare ad aprirlo significa uno sforzo inutile o, tutt’al più, mandare all’aria il piano di non dare nell’occhio. Sembra tu sia davvero fottuta.
    «Dio, quanto ti odio!» Ringhiò contro di lui tutta la propria frustrazione.
    Spike ridacchiò. «Suvvia, dolcezza, ti prometto che fra poco non mi odierai più.»
    Improvvisamente, Buffy sentì scorrere le mani del vampiro su tutto il corpo.
    «Spai-mmmh!»
    Si sentì divorare la bocca dalle sue labbra e cercò di separarlo da sé, cercando alla cieca il suo viso. Porca miseria, era peggio di un polipo! Ma i suoi baci, Dio, quanto le erano mancati i suoi baci...
    Una mano si annidò sotto la nuca del vampiro e la avvicinò a sé, mentre l’altra gli scorreva febbrilmente sul petto.
    Oh, il modo in cui i suoi muscoli rispondevano sotto il tocco delle proprie mani... Il modo vorace e possessivo con cui la accarezzava, come se volesse divorarla...
    Buffy sollevò il bacino e corse a slacciarsi i jeans per dargli maggiore accesso, poi gli guidò una mano al di sotto di questi.
    Spike non perse tempo ed iniziò ad esplorare quello che gli aveva messo a disposizione. Le strinse a mano aperta una natica, poi fece scivolare le dita al di sotto delle mutandine, dove si divertì a stuzzicarla. Poteva sentirlo indurirsi ancora di più a ogni proprio ansimo strozzato.
    Lo sentì esplorare le proprie labbra con la bocca in alto e con le dita in basso, il cuore che le batteva all’impazzata, i muscoli interni che si contraevano attorno alle sue dita.
    Dio, mettilodentromettilodentromettilo...
    Si precipitò a slacciargli i pantaloni, strattonandoglieli fino a farglieli calare lungo le cosce, liberando la sua erezione che si affrettò a prendere tra le mani. Lui abbassò quelli di lei fin dove riusciva. Porca miseria, perché non aveva indossato una gonna?
    La ragazza riuscì con un po’ di difficoltà a calarseli fino alle caviglie, poi posizionò il suo membro tra le gambe, strofinandolo contro la sua apertura, sentendola socchiudersi e prepararsi al suo ingresso. Poi lui le afferrò le anche e iniziò a farle oscillare, Buffy guidò l’estremità della sua asta dentro di lei e la fece scivolare lentamente, rantolando per l’intensità della sensazione. Poi iniziò a muoversi lentamente sopra di lui, i muscoli interni stretti attorno alla sua lunghezza, per tutta la sua lunghezza, per nulla scoraggiata dai movimenti limitati che permetteva loro quello spazio ristretto.
    Le labbra del vampiro si incollarono al suo collo, e Buffy poté sentire le punte aguzze delle zanne solleticare le proprie terminazioni nervose. Ma, stranamente, il pensiero che lui si nutrisse del proprio sangue non le fece provare il ribrezzo di una volta. Vuoi perché incuriosita dalle scene che aveva visto quel pomeriggio, vuoi perché aveva capito che Spike non voleva più farle del male... Anche se l’idea la faceva ancora tremare. «Ahhh...»
    Spike la sentì irrigidirsi. «Shhh, piccola. Non lo farò se non lo desideri.»
    «Non farlo allora.» Si affrettò a dire, il respiro affannoso.
    «Non avevo intenzione di spingermi così in là questa volta... Il fatto è che non mi nutro da...»
    Buffy si accigliò. «Da quanto tempo?»
    «Uh? Perché?»
    «Rispondimi.»
    «Non ci penso nemmeno.» Poi, con un colpo di reni, il vampiro invertì le posizioni. «Non mi sono dato alla caccia selvaggia senza il chip, se è quello che intendi.»
    Buffy restò perplessa. «A che scopo toglierlo, allora?»
    «Non ci penso proprio a toglierlo in questo momento ma, uh, se parlavi del chip...» Immaginò il suo sorriso compiaciuto nell’oscurità. «L’ho fatto per potermi difendere, per sentirmi integro, per essere di nuovo libero... Ma più di tutto, per potermi prendere quella piccola vendetta su di te.»
    «Ow...» Immaginò di nuovo quel ghigno compiaciuto. Ghigno che fino a qualche mese fa trovava insopportabile, ed ora iniziava a trovare accattivante... Così ‘da Spike’, come tutte le sue smorfie e gesti tipici, che erano sue e soltanto sue, e che forse le avevano sempre fatto un certo effetto, solo che si ostinava a non riconoscerlo.
    Ma prima che potesse controbattere, però, il vampiro riprese bruscamente il movimento dentro di lei, questa volta senza gentilezza, e la portò velocemente al culmine.


    Capitolo 12
    Bruciando


    Appena gli uomini chiusero i portoni e si allontanarono, Spike aprì la bara e permise ai polmoni di Buffy di riempirsi d’aria nuova.
    Lei lo guardò negli occhi per qualche istante, le guance arrossate, prima di sbattere i propri per tornare alla realtà della loro missione. Si arrampicò sul bordo della bara per guardare dove si trovavano e decidere il da farsi.
    Vederla alla luce del neon con i capelli arruffati, la bocca socchiusa e gonfia per i loro baci, la maglietta sollevata sul ventre, fu la conferma che quello che era accaduto dentro la bara era stato reale e non si era trattato di un sogno. Spike le afferrò un polso e lo attirò a sé, baciandone la nocca. Non voleva interrompere il contatto tra i loro corpi come se avesse paura che, una volta separati, lei tornasse ad essere fredda e lo allontanasse.
    Dio, quanto la amav... Dannato inferno, no! Lui non amava affatto la Cacciatrice. Amava il suo corpo, il modo in cui lo muoveva sotto –e sopra- di lui, amava prendersi le sue rivincite con lei, ma non poteva amarla. Diavolo, quello che provava per Drusilla era Amore, non questa piccola cotticella ormonale. Anche se non riusciva a non pensare ad altro, anche se Drusilla era diventata un ricordo sfuocato. Che andasse a fanculo lei, i suoi deliri e le sue bambole di porcellana. E vaffanculo l’amore. Meglio prendersi le sue soddisfazioni quando ne aveva voglia, come aveva fatto con Harmony, senza complicazioni sentimentali.
    Non importava come Buffy lo facesse sentire, non importava che lui si sentisse parte di qualcosa... Lui non sarebbe mai diventato un ‘buono’. Però, dannazione, lasciami baciare ancora una volta la sua pelle, lasciami annusare il suo profumo, lasciami strofinare un altro po’ il viso sull’incavo del suo collo...
    Le portò un braccio attorno al busto e la premette contro di sé.
    «Buffy...»
    «Spike, forse dovremo…»
    «Resta qui, voglio farlo di nuovo...»
    «Porca miseria, non abbiamo tempo!» Buffy si staccò da lui e si alzò in piedi per saltare giù dalla bara, poi si affrettò a sistemarsi i vestiti. Localizzò un lavandino ed uno specchio con somma gratitudine e ci si precipitò per darsi una veloce rinfrescata.
    Nel frattempo, Spike iniziò a perlustrare il magazzino e a fare l’inventario mentale del suo contenuto. La superficie era di circa 150 metri quadrati, largamente occupata da bare, casse di legno e vasche criogeniche contenenti vari tipi di demoni addormentati, probabilmente drogati. L’olfatto gli suggeriva che tutti i corpi nelle bare erano in fase di transizione verso la natura vampiresca, come quello che avevano spostato prima del loro viaggio. Magari i corpi dei giovani che cercavano ingenuamente la vita eterna nel bordello di Silver, affascinati da un mondo del quale non conoscevano un bel niente.

    Il vampiro raggiunse Buffy che si stava asciugando con degli asciugamani di carta e la avvolse in un abbraccio. «Quanta fretta di cancellare i segni del nostro amore, eh?»
    «Tu, piuttosto, non credevo fossi così appiccicoso.»
    Spike la guardò leggermente offeso.
    «Insomma, non fai altro che saltarmi addosso. Continuamente.» Lo canzonò lei.
    «Perché sono terribilmente arrapato da questo corpo...»
    La prese sotto le cosce e la sollevò da terra, facendola sedere sopra il bancone d’acciaio vicino al lavandino.
    «Ow! I vampiri stanno per svegliarsi!»
    «Hai ragione, lo spettacolo di noi due che scopiamo selvaggiamente sopra questo bancone potrebbe risvegliare anche i morti.» Premette il proprio corpo contro quello di lei e l’attirò a sé per baciarle il collo.
    «Gesù! Sei peggio della carta moschicida!»

    Qualche minuto e un paio di minacce dopo, la Cacciatrice stava ispezionando il magazzino di persona.
    «Mi chiedo cosa ci sia dentro quelle casse.»
    «Demoni di alcune specie poco simpatiche.» La informò Spike, accendendosi una sigaretta. «Li riconosco dall’odore. I belli addormentati nelle vasche criogeniche invece sono quelli più pericolosi.»
    Si diresse verso il portone e ne aprì un’anta, uscendo all’esterno. Buffy invece rimase all’interno, continuando il perlustramento.
    «C’è una villa a cento metri da qui» disse il vampiro, facendo capolino all’interno. «Scommetto che i nostri amici si riuniscono là. Che stai facendo?» Aggiunse poi, vedendola svuotare il contenuto di alcuni scaffali dentro la bara con cui erano arrivati.
    «Recupero quanto c’è di antico e prezioso in questo magazzino prima di farlo saltare in aria.» Spiegò Buffy, gettando libri, manufatti e quant’altro nel contenitore improvvisato.
    Quando ebbe finito, si aiutò con il carrello a portare fuori la bara e iniziò a spargere il contenuto di una tanica di benzina sul pavimento. «I demoni sono troppi da combattere in una sola volta.» Spiegò.
    Spike annuì. «Lascia che ti dia una mano.»

    Mentre aiutava a spargere il liquido infiammabile, Spike domandò «Mi chiedo se ci siano altri depositi come questo. Voglio dire, non è meglio tenere questa gente sotto controllo prima di fare un bel falò? Non che abbia qualcosa contro i bei falò... Beh, magari quando rischio di bruciare io stesso, ma quello che voglio dire è- Cazzo Buffy, mi stai ascoltando?»
    «Non ho bisogno di scoprire i loro piani per fermarli, se è quello che vuoi dire. Mi basta sapere che stanno organizzando qualcosa di cattivo e potenzialmente pericoloso.»
    Il vampiro trattenne un’imprecazione. Lei e la solita presunzione di sapere cosa è malvagio e cosa no. Ma non era quello il problema. Il problema era sgominare efficacemente i piani di questa setta e di liberarsi completamente dei suoi membri, ma Buffy sembrava prendere la cosa troppo facilmente e in modo sbrigativo. Ma chi era lui per giudicare l’operato della Cacciatrice? Era anche troppo che la stesse aiutando.
    «Okay, e cosa facciamo con le persone nella villa?»
    «Scommetto che dentro la villa c’è una collezione ancora più interessante di manufatti antichi, per non parlare di eventuali armi. Ho in programma di fare una soffiata alla polizia e farli arrestare per commercio illegale di reperti archeologici.»
    Il vampiro si accese un’altra sigaretta e rimase per un momento ad osservare le bare.
    «A cosa pensi?» Chiese lei d’un tratto.
    «Se fossi morto in questo modo ancora prima di risvegliarmi, avrei perso l’occasione di vedere tante cose del mondo...» Si girò verso di lei con una strana espressione malinconica.
    «Beh, non è il momento per gli scrupoli di coscienza.» Disse Buffy, rubandogli la sigaretta dalle labbra e gettandola sulla chiazza di benzina.

    Entrambi osservarono il fuoco nascere ed espandersi, lambendo un poco alla volta tutta la superficie del magazzino. Poi Buffy si voltò verso la sagoma del vampiro illuminata dal fuoco e si accorse che la sua maglietta era strappata. Era forse stata lei a lacerarla, nella foga di levargliela dentro la bara?
    «Oh, sembra che ti deva proprio quei cento dollari. Così potrai comprarti qualcosa di decente da indossare.»
    Spike abbassò lo sguardo per controllare lo stato dei propri vestiti. «No grazie, ho già avuto un pagamento più che sufficiente.»
    Buffy rispose al suo sorriso arrossendo e fece per allontanarsi, ma poi si fermò bruscamente come per un ripensamento. «Prima... Quando mi hai chiesto perché avevo pianto...»
    «Sì?» Chiese lui, tornando serio.
    «Il fatto è che... mia madre è gravemente ammalata.»
    «Joyce?!»
    L’esclamazione di stupore e sdegno di Spike la fece sobbalzare.
    «Ammalata quanto gravemente?» Volle sapere il vampiro.
    «Tanto da... essere stata ricoverata in ospedale e aver bisogno di un’operazione.»
    «Fottuto maledetto inferno...» Spike scosse la testa. Non sapeva perché Buffy aveva sentito il desiderio di confidarsi con lui, ma era felice che l’avesse fatto. Anche se sapere di Joyce era stato un duro colpo. «Joyce è una brava persona. Mi dispiacerebbe davvero se le capitasse qualcosa di brutto.»
    Lo sguardo diffidente di Buffy alla confessione di affetto verso la madre gli diede sui nervi.
    «Accidenti, perché devi sempre dubitare dell’autenticità delle mie affermazioni?»
    «Perché è così tipico di voi vampiri, recitare una parte per entrare nelle grazie di qualcuno e approfittare delle sue debolezze per colpire dove fa più male.»
    Spike la fissò sbalordito. Perché diavolo si era confidata, se non le interessava quello che aveva da dirle? O forse aveva solo paura di fidarsi di nuovo di un vampiro, dopo tutte le delusioni che aveva ricevuto da Angel?
    «Per l’inferno, Buffy! Quello che hai descritto è il modo di fare di Angelus, non il mio! Quando dico che Joyce è una brava persona, è perché lo penso veramente. Pensi che non possa apprezzarla? Anche io ho avuto una madre, porca miseria! E so perfettamente cosa significa vederla peggiorare giorno per giorno davanti ai propri occhi per una malattia incurabile.»
    Gli occhi smeraldo di Buffy si ingrandirono e luccicarono per un istante nella penombra.

    Tutti gli anni consacrati al male non erano riusciti a cancellare i ricordi dolorosi della vita umana di Spike. E forse era proprio questo a renderlo unico. La stessa Drusilla gli aveva detto che l’aveva scelto quella notte per la sofferenza che aveva visto nei suoi occhi, perché lui poteva capirla, la sofferenza. E per tutte quelle emozioni di cui non era riuscito a liberarsi.
    Chissà se anche Buffy le avrebbe intraviste un giorno... Se l’avrebbe visto per l’uomo che era?
    «Sbrighiamoci.» le disse, ansioso di cambiare discorso, «Cerchiamo questa maledetta cabina telefonica per chiamare la polizia e andiamocene.»


    Capitolo 13
    Vicino a me


    Buffy finì di raccontare all’Osservatore gli eventi della notte precedente, tenendo per sé i dettagli del ruolo che Spike aveva avuto.
    «Hai fatto un buon lavoro, anche se avrei preferito sapere dell’incendio e delle tue intenzioni prima che prendessi l’iniziativa, così da poter studiare e organizzare quest’attacco insieme.» L’espressione di Giles non nascondeva la sua preoccupazione.
    La Cacciatrice si accostò allo scaffale del negozio che stava riordinando. «Non si preoccupi, le assicuro che si è svolto tutto senza intoppi, sotto il mio assoluto controllo.»
    «Uhm...» L’uomo depositò una statuetta e si aggiustò gli occhiali. «Comunque ti sono molto grato per il materiale che hai recuperato. Penso che lo studierò personalmente prima di spedirlo al Consiglio.»
    «Certamente.» Buffy annuì e fece scorrere distrattamente le dita sulla copertina di alcuni libri.
    Per un attimo, combattè contro l’istinto di fargli sapere che Spike l’aveva aiutata. Cosa ci avrebbe guadagnato se l’avesse informato della loro tregua? A parte il solito sguardo diffidente del “perché non è ancora polvere?” e un probabile terzo grado su questa tregua, che avrebbe facilmente portato Buffy a rivelare più dettagli di quello che avrebbe voluto?
    Non che Giles avrebbe apprezzato i tentativi del vampiro di rendersi utile, etichettandoli come meri tentativi di tenerseli buoni e garantire la propria sopravvivenza. Ma qualcosa suggeriva a Buffy che non si trattava solo di questo.
    Il modo in cui aveva reagito quando gli aveva detto di sua madre...
    E che cosa le era saltato in mente, quando aveva pensato di dirglielo? Consegnandogliela praticamente su un piatto d’argento, se solo avesse voluto farle del male?
    A volte era difficile ricordare che Spike era un pericoloso assassino...
    E quando si era pentita di essersi aperta con lui, e lui ci era rimasto così male... Perché? Perché quegli improvvisi sentimenti verso di lei e la sua famiglia?
    Con un sospiro, la ragazza lasciò Giles al proprio lavoro e abbandonò il Magic Box...

    ... solo per trovare Spike nel suo portico a Revello Drive a parlare con Dawn.
    Ma porca miseria! Ora stava davvero esagerando! Doveva porre un limite alle libertà che continuava a prendersi con lei. Ma prima rallentò il passo e decise che sarebbe rimasta ad ascoltare di che cosa diavolo stavano parlando.
    «Vorrei proprio sapere come fanno a sopportare quella stronza di mia sorella!» Sbottò la piccola, facendola quasi incespicare. «Insomma, a volte sembra proprio un robottino che non si sa divertire!»
    Spike sorrise. Ma di un sorriso sincero, divertito, quasi un po’ timido. Un sorriso adorabile, Buffy dovette ammettere. Non l’aveva mai visto sorridere in quel modo davanti a lei.
    «Sì, a volte lo penso anch’io.» Disse.
    Buffy si fermò sul posto, confusa, e stette in piedi a fissarli per qualche attimo, grata che dalla loro posizione non l’avessero vista arrivare. Dawn sembrava stranamente a suo agio, e lui sembrava quasi guardarla con affetto. Urgh, stava forse flirtando con lei? Non gliene bastava una delle sorelle Summers?
    Spinta dall’apprensione verso la sorella – o forse dalla gelosia? –si affrettò a raggiungerli.
    «Capisco che in questo momento ha molti pensieri per la testa e sta soffrendo per la mamma ma, diavolo, mi sta rendendo la vita impossibile!» stava continuando Dawn, «Mi credi? Vuole che mi chiuda in casa come una monaca di clausura. E io sto impazzendo. Non ti sembra giusto che pensi un poco anche a me stessa?»
    Spike si accigliò. «Tua sorella non capisce niente. Alla tua età gli ormoni corrono impazziti e non sarà certo segregandoti in casa che ti impedirà di metterti nei guai.»
    «E’ quello che dico anch’io!» Esclamò la ragazzina.
    «Ahem...» La Cacciatrice si schiarì la voce, ormai solo a pochi metri da loro. «Cosa stai facendo qui?»
    Spike si voltò verso di lei, per niente stupito del suo arrivo. «Oh, eccoti finalmente. Ero passato per chiederti un favore. Ho trovato una bella cripta accogliente ed abbandonata al Restfield e ho deciso di trasferirmi lì. Non è che avete qualche cianfrusaglia di cui volete liberarvi? Scommetto che il vostro seminterrato ne è pieno. Una lampada, un vecchio comodino, un tavolo che non usate più... tutta roba così, che può tornarmi utile.»
    Buffy lo guardò meravigliata. Trasferirsi al Restfield, proprio sotto al suo naso? Era un affronto nei suoi confronti o un modo per dirle che non doveva più temere nulla da lui?
    E quell’annuncio, che aveva tutta l’aria di un “sai dove trovarmi, quando vuoi” piuttosto che un “preferisco recuperare quello che mi serve invece che andare a rubarlo”?
    La ragazza esitò per un attimo, poi bofonchiò un «Vedrò cosa riesco a trovare.» prima di lanciare uno sguardo torvo a Dawn ed entrare in casa, invitandola a seguirla.
    Sentì la sorella salutarlo e quando chiuse la porta dietro di sè, si voltò a braccia conserte verso di lei. «Che cosa ti salta in mente?! Sai con chi stavi parlando?»
    Dawn sbuffò rumorosamente ed evitò di ricambiare il suo sguardo.
    «Non ti sarai mica presa una cotta per lui, spero!»
    A quelle parole, Dawn la fissò immediatamente negli occhi. «Mi hai visto fargli gli occhi dolci, forse? Come se importasse qualcosa per lui, tra l’altro. Avanti Buffy, si vede distante un chilometro che è cotto di te!»
    Buffy trasecolò. «E cosa te lo farebbe pensare?»
    «Ha occhi solo per te, parla sempre e solo di te.... E’ così evidente. Ma ti devo spiegare tutto?»
    Gli occhi della sorella maggiore si ingrandirono. «E’ ossessionato a tal punto?»
    Venire fin lì di giorno, con una coperta in testa, solo per vederla e farle sapere del suo trasferimento? Uhm... Ma Dawn cosa c’entrava? Voleva farsela amica per entrare nelle sue grazie? Le piaceva per la sua ingenuità adolescenziale e tenerezza? – qualcosa che aveva a che fare con il suo ‘non rendersi pienamente conto della pericolosità di un vampiro’ – oppure le si era affezionato semplicemente perché era una delle persone che le erano più vicine?
    Buffy scosse la testa e fece per andare verso la cucina per preparare la cena. Prima di oltrepassare la soglia della stessa però, esitò e si girò imbronciata verso la sorella.
    «Ma dimmi la verità, sembro davvero un robottino che non sa divertirsi?»


    Capitolo 14
    Una sorella ribelle


    «Buongiorno, Buffy.» l’accolse caldamente Giles, facendo tintinnare la campanella della porta d’ingresso del Magic Box.
    Si era presentata di mattina presto, subito dopo la partenza di Dawn per la scuola, sentendo un certo desiderio di allenarsi. Erano passati alcuni giorni da quello strano incontro con Spike e Buffy non l’aveva più rivisto, nemmeno aggirandosi per il Restfield per la consueta ronda. Immaginava stesse sistemando i propri affari nel covo precedente, liquidando gli scagnozzi o saldando qualche vecchio debito. Ad ogni modo, era lì per tenersi in forma e per schiarirsi le idee, non per sentirsi dire l’ennesimo «Credo che dovremo uccidere Spike» come se Giles avesse bisogno di ricordarle il suo dovere. Okay, non che ultimamente si fosse data molto da fare per uccidere Spike, ma... forse doveva veramente dirgli come stavano le cose. Quel ritornello iniziava a stancarla.
    «Non mi risulta che abbia più ucciso negli ultimi tempi.» Gli disse.
    L’osservatore le lanciò uno dei suoi sguardi più diffidenti.
    «Non posso ucciderlo fino a che non ne combina un’altra delle sue.» Gli spiegò il suo punto di vista. «Inizio a pensare che la nostra vicinanza l'abbia in qualche modo cambiato.»
    «Permettimi di dubitare di questo.» Giles si tolse gli occhiali per la consueta pulizia.
    «Mi ha persino aiutato a trovare la base di quella setta.»
    Questo attrasse l’attenzione di Giles.
    «Ha capito chi è il più forte tra di noi e si è messo il cuore in pace. Ha capito che non gli conviene sgarrare.» Disse Buffy. «E di fatto, abbiamo concluso una specie di tregua.»
    Giles sospirò. «Ad ogni modo, ti invito a tenerlo d’occhio lo stesso.»

    ***

    Eccola qui, la cara vecchia palestra. Okay, magari non ‘vecchia’ fisicamente, ma era come una vecchia amica con cui Buffy poteva sfogarsi e confidare i propri segreti.
    Si prese il suo tempo per fare gli esercizi, gli addominali alla spalliera, i pugni al sacco, le flessioni sul tappetino... e ripensò alle parole di Willow.
    “Non è il potere che porta alla perdizione, ma l'uso che se ne fa.”
    Forse era solo una questione di potere, tra lei e Spike, e il problema in quel momento era che non sapeva chi ce l’avesse tra loro. Era come se se ne scambiassero lo scettro ogni volta, più o meno figurativamente.
    Ma lei era la Cacciatrice, cavolo! I vampiri ed i demoni di tutto il mondo la temevano. Come poteva lasciarsi mettere i piedi in testa da un vampiro magro come un stecchino, con una faccia da spigola e un colore assurdo di capelli?
    Cercare di non vederlo non aiutava. Non quando lui aveva deciso di trasferirsi in uno dei cimiteri che batteva ogni notte e aveva un Osservatore che le imponeva di stargli alle costole.
    Forse doveva solamente essere lei a sottometterlo, a guidare il gioco...
    Quel pensiero la fece accaldare all’improvviso.
    Buffy scosse la testa, cercando di liberarsi di quei pensieri inopportuni, e iniziò lo stretching di tutti i muscoli e delle articolazioni. Si mise in piedi di fronte al muro, appoggiando i palmi delle mani su di esso. Indietreggiò con le gambe, allungando i polpacci e poi la schiena. Quando chiuse gli occhi e stette qualche istante con le mani appoggiate al muro, immaginò le mani di Spike scivolare sul suo busto e chiudersi a coppa sui seni, immaginò che lui le baciasse possessivamente il collo, la nuca, la parte alta della schiena in mezzo alle scapole, poi scendesse ad accarezzarle con la lingua la schiena in tutta la sua lunghezza…
    «Porca miseria!» Gridò ansimando. Aprì gli occhi e si voltò per appoggiare la schiena al muro. Le braccia caddero distese lungo la parete, i pugni si strinsero febbrilmente.
    Al diavolo lui e l’effetto che le faceva!
    Un attimo dopo, i passi di Giles risuonarono sul pavimento del negozio diretti alla palestra.
    «Tutto bene?» Chiese l’uomo, facendo capolino dalla porta. «Ti sei fatta male?»
    «Oh no, mi scusi. E’ stato un urlo di frustrazione, non si preoccupi.»
    L'uomo annuì. Non era la prima volta che sentiva le urla della ragazza mentre si allenava e s’immedesimava nei combattimenti, inveendo contro i sacchi da box. Giles si sistemò gli occhiali e tornò sui suoi passi.
    La ragazza si asciugò il sudore dal corpo con l'asciugamano. Le due ore di allenamento non erano servite a sfogare la tensione.

    ***

    Più tardi a casa, dopo il pranzo, Buffy si ritrovò a fissare la sorella che stava facendo i compiti sul tavolo del soggiorno. Non credeva di essere troppo dura con lei. Era solo che da quando la madre era stata ricoverata, sentiva di dover prendere in qualche modo il suo posto e rappresentare la sua autorità, il che significava essere meno permissiva di un tempo.
    Questo aveva aumentato la tensione tra le due sorelle, alimentando il silenzio innaturale si era impadronito della casa. Le azioni quotidiane che una volta erano fonte di gioiosi battibecchi venivano ora svolte meccanicamente, senza alcun divertimento o gioia. E Dawn portava chiaramente del risentimento verso di lei.
    Dawn interruppe la scrittura e sospirò. Buffy immaginò si sentisse osservata e decise di lasciarle il suo spazio. Finì di piegare la tovaglia e la ripose nel cassetto del mobile. Nell’esatto momento in cui uscì dal soggiorno, la sorella sospirò nuovamente e riprese a scrivere.

    Dieci minuti dopo, Buffy si ripresentò nel soggiorno con una borsa in mano.
    «Esco una mezzora a fare la spesa.» Annunciò alla sorella. «Quando torno andiamo a trovare la mamma, quindi fatti trovare pronta.»
    «Sissignora.» Rispose Dawn piattamente.
    Non appena la sorella ebbe richiuso la porta di casa alle spalle, Dawn si alzò con uno scatto che avrebbe fatto invidia ad un centometrista e corse al telefono, componendo il numero della sua migliore amica.

    «Janice! Non ce la faccio più!» Esclamò al telefono.
    Dall’altra parte della linea, l’amica dimostrò tutto il suo appoggio. «Tua sorella non può continuare a segregarti in quel modo! Hai bisogno di uscire e svagarti come tutti gli altri!»
    Dawn mugugnò un verso seccato. «Vaglielo a spiegare! Si è messa in testa che deve controllarmi come un carabiniere e non mi lascia più fare nulla! E pensare che lei sparisce a suo piacimento per ore senza nessuna spiegazione!»
    «Ma andrà a dormire prima o poi, no?» Suggerì Janice. «Perché non sgattaioli fuori dalla finestra di nascosto? Questa sera danno una festa a casa di Steven e non puoi davvero mancare! Ci sarà anche quel ragazzo moro che ti piace tanto!»
    Dawn sussultò. «Oh mio dio! Oh mio dio! Devo esserci assolutamente!» Strinse talmente forte la cornetta che quasi la ruppe.
    «Puoi arrivare in qualsiasi momento, perché i genitori di Steven sono all’estero per lavoro e la festa durerà tutta la notte. Guarda che ti aspetto.»
    «Contaci! A più tardi!»
    Dawn abbassò la cornetta e si portò la mano aperta di profilo davanti al naso, esibendosi in una smorfia per prendersi gioco della sorella. Aveva un gran bisogno di vedere i propri amici e di avere un po’ di respiro. Al diavolo ‘Buffy la dittatrice’ e la sua oppressione.
    Quella stronza le stava costantemente col fiato sul collo: tra le altre cose, controllava le sue uscite, le imponeva di tenere la camera sempre pulita e ordinata e di dedicare allo studio un minimo di ore al giorno. “Hai finito i compiti? Perché non hai finito la roba sul piatto? Hai lavato i denti?”
    Gesù bambino, la loro madre a confronto era una favola. Un motivo in più per sperare vivamente la sua guarigione.
    Non si capacitava del perché Buffy, che alla sua età ne aveva combinate di cotte e di crude, si ostinava a comportarsi in quel modo. Non capiva che la spingeva solo a ribellarsi?
    Nessuna di loro meritava di restare chiusa in casa, a soffrire o piangere in silenzio per quella situazione familiare. Non capiva che un po’ di svago non le avrebbe fatto mancare di rispetto alla madre? Dawn sbuffò e chiuse il libro scolastico che aveva tentato di studiare. Aveva troppi pensieri per la testa per riuscirci.

    ***

    Per fortuna, Buffy non sembrava essersi accorta minimamente della sua piccola fuga. Appena arrivata alla casa del loro compagno di scuola, Dawn si chiuse nel bagno con Janice e tirò fuori i trucchi ed i vestiti che aveva portato con sé in una borsa. Se la sorella avesse controllato se dormisse prima di uscire per la ronda – o nella peggiore delle ipotesi, l’avesse sgamata ad uscire – non doveva pensare che era preparata per andare ad una festa.
    «Usa questo!» Le disse l’amica, indicando un ombretto marrone. «Metterà in risalto il colore dei tuoi occhi!»
    «Grazie. Hai visto quanta gente?»
    «Oh sì! La festa sta riuscendo proprio bene! C’è una bella atmosfera, bella musica, tanti alcolici e… bei ragazzi!» Janice le fece l’occhiolino.
    «A proposito di bei ragazzi, hai visto Eric?»
    «Certo! L’ho visto in cucina mentre discuteva con Peter.»
    «Spero proprio che questa sera riuscirò a parlargli!»
    Le ragazze ridacchiarono e si sistemarono i capelli allo specchio.

    ***

    Nel frattempo, Buffy si stava aggirando per il Restfield alla ricerca di Spike. Non le ci volle molto per localizzare una cripta con la porta spalancata, con un gruppo di mobili e oggetti d’arredamento all’esterno.
    La Cacciatrice ne varcò la soglia e strinse gli occhi per abituarsi al buio. Localizzò velocemente l’accesso al piano inferiore sotto il sarcofago di pietra e iniziò a scendere la scala, verso le luci soffuse che alcune candele stavano proiettando sul muro.
    «Ehilà.» Lo salutò. Ma Spike non sembrò notarla, troppo indaffarato ad accendere le candele per fare luce e poter procedere alla sistemazione delle sue cose.
    «Dove hai recuperato tutta quella roba?» Buffy si mise le mani nelle tasche dei jeans e iniziò a curiosare per la stanza.
    «Una parte viene dalla discarica, una parte dalle case abbandonate.» Il vampiro accese l’ultima candela e agitò il fiammifero per spegnerlo. «Sei venuta a darmi una mano? Penso non gli nuocerebbe un tocco femminile, a meno che tu non voglia riempirla di tende rosa, bambole e unicorni. Ti assicuro che ci sono già passato e non è stato affatto divertente.»
    Buffy sorrise. «Non ci penso proprio. Invece, sono venuta a chiederti quali sono le tue intenzioni e perché hai deciso di trasferirti a Sunnydale.»
    Spike finse di rimanere offeso. «O avanti, Cacciatrice. Non sono qui per fare qualcosa di cattivo. Ogni tanto un vampiro può stancarsi di essere malvagio.»
    «Ma tu sei malvagio dentro. Anzi, sei l’essenza della malvagità.»
    Spike inclinò la testa e le sorrise. «Grazie. Sono molto orgoglioso della reputazione che ho costruito.»
    Buffy distolse gli occhi dai suoi. Questa versione casalinga e flirtante di Spike la metteva a disagio. Le veniva quasi voglia di sbatterlo sul muro e prenderlo a pugni, pur di farlo arrabbiare, perché almeno se tentava di ucciderla sapeva esattamente come gestirlo.
    «Come sta Joyce?» Le chiese all’improvviso.
    La ragazza si pietrificò sul posto. Perché si ostinava a far finta che gliene importasse?
    «Okay, come non detto. Cambiamento di discorso. Vuoi una birra?»
     
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    Capitolo 15
    Sete di sangue


    Ad entrambi sfuggiva la dinamica precisa con la quale erano finiti in quella situazione. Il punto era che la tensione sessuale era talmente alta tra loro che bastava un niente per- Buffy deglutì a disagio, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Spike le stava accarezzando pigramente un fianco, sollevandole al contempo la maglietta.
    «Non dovrei essere qui, non dovrei lasciarti...»
    «Che cosa?» Il vampiro alzò lo sguardo dai seni della ragazza con riluttanza, affascinato dal modo in cui si muovevano al ritmo del suo respiro.
    «... fare questo.»
    Spike sorrise e avvicinò lentamente la bocca al suo orecchio.
    «Perché no?» Le sussurrò, solleticandole i capelli. «Come tutte le ragazze che si sono offerte a me in questi anni, sapendo esattamente chi ero, tu sei attratta dalla morte.»
    «No!» Protestò lei, facendo per spingerlo via.
    Spike si oppose. «Perché c’è qualcosa di estremamente eccitante nel momento prima della morte.»
    Buffy lo guardò confusa.
    Non serviva illuminarla sulla percentuale di cadaveri maschili sui quali, all’epoca delle impiccagioni, erano state trovate tracce di eiaculazione, o sui casi di gente trovata morta da sola in casa con un film erotico alla televisione, un vibratore in quel posto e una corda legata al collo per enfatizzare l’eccitazione... No, Buffy capiva perfettamente quello di cui stava parlando.
    «Sto parlando del calore che provi in mezzo alle gambe mentre combatti per la vita.»
    La bocca di Buffy si deformò in una smorfia disgustata. «Come osi-»
    Spike la interruppe coprendola con la sua.
    «Mhhhpf!»
    Riuscì ad allontanarlo quel tanto da separare le loro labbra ma restò a fissargli gli occhi ipnotizzata, come se ne stesse studiando il colore.

    Era proprio uno strano intruglio di azzurro e grigio, sfumato al verde, che ricordava il colore del mare agitato, pensò Buffy. Ma non era solo il colore che i suoi occhi sembravano avere in comune con il mare: ne portavano la stessa irrequietezza, l’imprevedibilità e la letalità. Sembravano brillare sempre di una strana luce, così vivi seppur tecnicamente morti. Buffy avrebbe voluto capire cosa si nascondeva dietro la loro intensità, ma al tempo stesso aveva paura di perdersi nel loro abisso.
    Per un attimo, pensò volessero trovare soltanto la pace, una pace che bramavano tra le sue braccia.
    Scaldata da quel pensiero, Buffy intrufolò le mani sotto la maglietta nera e accarezzò il torso ed il torace segnati del vampiro. Lo sentì rilassarsi e gli lasciò posare le mani sui seni, sopra la propria maglietta leggera. Sentì le punte dei propri seni irrigidirsi all’istante e desiderò testare la stessa reazione su un'altra punta che sentiva gonfiarsi nei pantaloni di lui.
    «Lasciati ammanettare i polsi...»
    Buffy sussultò a quelle parole. Il loro suono le aveva provocato un brivido incontrollato che le aveva attraversato tutto il corpo.
    «Lasciati legare...» Continuò lui, con la stessa voce roca. Poi, vedendola esitare, chiese «Non ti fidi di me?»
    Gli occhi di lei si allargarono colpevoli.
    «Hai ancora paura di me?»
    «Non è che la tua assenza di anima sia molto incoraggiante a proposito, per non parlare di tutti i tuoi tentativi di uccidermi...» Si difese Buffy, consapevole del demone dentro di lui, sebbene il demone dentro di sé la incoraggiasse a lasciarsi andare e a fidarsi di lui.
    Ma se lo lasciava fare, fino a che punto poteva arrivare la sua perversione?
    Poteva abbassarsi al proprio bisogno fino a diventarne schiava? Lasciandosi manipolare dalle sue mani, realizzando le proprie e le sue fantasie, soddisfacendo niente di più che il loro desiderio fisico? Dopotutto, c’era un motivo per cui doveva uccidere i vampiri e non portarseli a letto: erano immorali, malvagi, senza un’anima o una coscienza. Buffy doveva interrompere immediatamente quello che era nato tra loro, prima che fosse troppo tardi, prima che non potesse più farne a meno...
    «Non ti farò mai più del male, te lo giuro.» Spike le accarezzò dolcemente i capelli, facendo breccia nuovamente tra le sue barriere.

    E lo intendeva veramente. Spike non voleva farle alcun male, voleva solo farla felice nell’unico modo che conosceva, nell’unico modo che gli era permesso. La fissò negli occhi, comunicandole tutto il suo bisogno e forse anche qualcosa in più che sfuggiva in parte alla sua consapevolezza.
    La vide chiudere gli occhi e rilassarsi, arrendendosi a lui, quindi sorrise e si abbassò davanti a lei, facendo scorrere lentamente le mani sulle sue gambe, sollevando l’orlo della gonna che le arrivava appena sopra al ginocchio.
    Quando le accarezzò il retro delle cosce, Buffy mugolò, divaricando leggermente le gambe e incoraggiandolo ad avventurarsi tra di esse. La testa del vampiro si posizionò davanti al suo pube, mentre l’olfatto si riempiva del profumo della sua eccitazione.
    Le sollevò una gamba, facendo posare lo stivale della ragazza sopra una sedia.

    Buffy si trovò con la sua parte del corpo più preziosa spalancata davanti a lui, il solo tessuto fradicio e sottile della biancheria intima a separarla dalle sue labbra, dalla sua lingua... «Ahhh..» Gemette di anticipazione, inzuppando ancora di più –se possibile – l’indumento che Spike si apprestava a scostare con le dita. Poi guardò in basso per vederglielo fare, osservare l’espressione rapita del suo viso mentre fissava la sua femminilità esposta, gli occhi oscurati dal desiderio. Quando soffiò delicatamente su di essa, Buffy sentì contrarre i propri muscoli interni. Li sentì tendersi e rilassarsi ripetutamente, quasi incapaci di fermarsi, fino a che il viso di lui non si trasformò in quello della caccia.
    Dio, voleva morderla in quel posto?
    «No!» Urlò all’improvviso, irrigidendosi, portandogli le mani sulla fronte con uno scatto e spingendolo via. «Non toccarmi!»
    Spike attutì la caduta sul pavimento con le mani e rise divertito. «Oh, tesoro, sei spaventata dalla possibilità che ti piaccia troppo?»
    Tirata giù la gonna alla bell’e meglio, Buffy sgusciò lontano da lui e corse su per la scala.
    «Dannato inferno! Non puoi sbattermela in faccia e poi andartene via così!» Le gridò dietro, ma apparentemente senza provare a inseguirla.
    «Certo che posso.» Rispose lei, raggiungendo il piano superiore della cripta e uscendo fulminea nella notte. «E non provare a seguirmi!»
    Non c’era bisogno di dirlo, Spike non era così stupido da cercarsi un paletto nel cuore. O forse anche lo era, e l’unica cosa che gli aveva impedito di seguirla era la certezza che lei sarebbe tornata a reclamare il resto. Oh beh, poteva morire di vecchiaia sperandoci!
    Solo che i vampiri non muoiono di vecchiaia, porca miseria!

    Dawn strinse fermamente la mano di Eric mentre passeggiavano nel cimitero.
    «Che bel posto suggestivo per una camminata, eh?» Le chiese il ragazzo, cercando il suo sguardo.
    «U-hu.» Annuì Dawn a disagio, maledicendosi per aver accettato la proposta dell’amica di abbandonare la festa e cercare un posto isolato per flirtare con i ragazzi. Perché, a parte tutte le creature che vi si aggiravano di notte, che cavolo le era saltato in mente di proporre il posto perfetto in cui potevano incappare in sua sorella?
    «Non avrete mica paura, ragazze?» Chiese Peter.
    «Chi? Noi? Figuriamoci!» Esclamò Janice, fingendosi spavalda. «Io e Dawn non abbiamo paura di nulla e abbiamo una predilezione per i posti lugubri!»
    «Certamente!» Dawn stette al gioco. «Per non parlare dell’abilità di difenderci da sole, di saper uccidere un lupo mannaro a mani nude e... e...» Okay, forse stava esagerando.
    «Noi donne sole contro tutti, come Lisbeth Salander*!» Sentenziò Janice, agitando il pugno.
    Dawn iniziò a pensare che la lettura di Millennium le avesse dato alla testa, ma i ragazzi sembravano guardarle divertiti.
    «Va bene ragazze, che ne dite di disseppellire qualche cadavere?» Propose Eric, mettendo un braccio attorno alla spalle di Dawn.
    «Per me va benissimo!» Acconsentì Janice, stringendosi di più al braccio di Peter.
    «State attenti a scherzare con i morti, potrebbero sentirvi...» Disse Dawn con il cuore che batteva all’impazzata, non sapendo se per l’emozione di passeggiare fianco a fianco con il ragazzo dei suoi sogni o per uno strano presentimento.
    «Ehi bella, non mi hai ancora detto come passi il tempo libero. Hai qualche hobby?» Le chiese d’un tratto Eric, facendo arrossire.
    «Ehm, non faccio nulla di particolare.» Strascicò Dawn. «Ascolto musica, leggo, rompo le scatole a quell’arpia di mia sorella... Ma parlami di te, ti prego!» Lo implorò.
    «Hai una sorella?»
    «Sì, un’odiosa sorella più grande che--»
    «Torna qui!» Gridò all’improvviso una voce femminile. «Non puoi andartene in giro con quell’orribile pettinatura anni ottanta! Lascia che liberi il pianeta da questo scempio!»
    La sorella in questione sbucò agguerrita tra le cripte, inseguendo uno strano tipo vestito da punk con una grande massa di ricci castani.
    «Guarda! Quel tipo che corre all’impazzata assomiglia proprio a Brian May*!» Esclamò Peter divertito.
    «Oh, cacchio!» La voce di Buffy ebbe su Dawn lo stesso effetto di una frustata.
    «Dawn?!» Buffy si fermò a qualche metro da loro, affrettandosi a nascondere il paletto dietro la schiena. «Che diavolo ci fai qui?!»
    «Io… Ehm… Non vorrai mica essere l’unica Summers a girare per i cimiteri di notte?» Disse la ragazzina, sperando di salvare la situazione con l’ironia.
    «Ti credevo a casa a dormire sotto le coperte come un angioletto e invece ti trovo qui a flirtare diabolicamente con un ragazzo!»
    «Buffy!»
    «Presumo si tratti della tua sorella poco piacevole?» Chiese Eric. «Non si preoccupi signorina Buffy, Dawn è in buone mani.»
    «Ne dubito. Dawn?» La sorella più giovane sbuffò. «Andiamo a casa. E’ stata una serata singolare.»
    La Cacciatrice si incamminò senza aggiungere altro, aspettandosi di essere seguita. Dawn sospirò e salutò velocemente gli amici.

    «Dawn, porca miseria. La faccenda di nostra madre mi sta facendo andare via di testa, tutte queste cose nuove da gestire all’improvviso, tutte queste responsabilità sulle mie spalle. Ho bisogno che tu mi dai una mano, non che tu mi dia nuove preoccupazioni!»
    «Da quando ti vesti così sexy per andare di ronda, uh?» Le chiese la sorella, osservandone la gonna. «Io devo chiudermi in casa mentre tu te ne vai in giro dove ti pare, eh? E non venirmi a dire che esci tutte le sere a rischiare la vita, perché ci si veste in quel modo solo per andare a ballare o per un appuntamento!»
    «Non venirmi a dire quello che posso o non posso fare, signorinella!» La rimproverò Buffy.
    «Nemmeno tu hai il diritto di dirmelo!»
    «Certo che ce l’ho! Sei una ragazzina minorenne e sei sotto la mia responsabilità!»
    Dawn si fermò e strinse i pugni, arrabbiata come non mai.
    «Non osare contraddirmi!» Buffy le afferrò il braccio e glielo strattonò rudemente, facendola sibilare per il dolore. «E per quanto riguarda quel ragazzo… Se ti pesco nuovamente con lui, stai certa che gli spaccherò le ossa!»
    Un brivido attraversò il corpo di Dawn. Che diavolo stava accadendo alla sorella? Non era mai stata così violenta prima d’ora, almeno non con lei...
    Che avesse ragione? Che la malattia della madre la stesse veramente facendo andare via di testa?
    Si accarezzò il braccio dolorante, dove il giorno seguente temeva sarebbe apparso un grosso livido, e la seguì a casa in silenzio.


    Nota: Vi avverto che in questa nuova versione, Buffy sarà via via più violenta a causa dell’incantesimo di Willow. Spero di non traumatizzarvi. Ma del resto, stiamo parlando di una fiction VM18 con contenuti forti, mica di una favoletta per bambini...

    * Lisbeth Salander è la protagonista della triologia Millennium di Stieg Larsson. Il primo libro “Uomini che odiano le donne” è uno tra i gialli più belli e coinvolgenti che abbia mai letto!

    * Il sosia di Brian May è il vampiro punk che ferisce Buffy all’inizio di “Fool for love”^^


    Capitolo 16
    Vattene


    Il giorno dopo, mentre Dawn sistemava le proprie cose, Buffy entrò in camera sua per sbirciare il livido sul braccio, e la fitta di dolore e vergogna al petto fu immediata. Buffy volse lo sguardo altrove nello stesso momento in cui la sorella sgattaiolava fuori dalla camera e la evitava apertamente.
    «Dawn...» Iniziò a scusarsi, indecisa su cosa dire, ma la sorella sembrava già essere sparita.
    Sospirando, posò una mano sulla fronte. La sorella non aveva detto nulla a riguardo per tutto il giorno, probabilmente temendo di farla arrabbiare, ma Buffy non si sentiva a posto con se stessa.
    Non voleva che la sorella avesse paura di lei. Desiderava solamente che le persone che le stavano accanto si sentissero protette e al sicuro, anche se a volte si dimenticava di misurare la propria forza.

    ***

    Quella notte non si sentiva di andare fuori a fare la ronda, non era dell’umore adatto.
    Dopo aver fatto un po’ di zapping alla tv e aver deciso che non c’era nulla di interessante da guardare, aveva lasciato la sorella in soggiorno ed era andata a dormire, raccomandandosi che non passasse tutta la notte davanti all’apparecchio. Stava giusto per addormentarsi, quando la sentì salire i gradini delle scale e chiudersi nella propria camera. Buffy si rigirò nelle coperte e tentò di riprendere il sonno, ma il rumore della finestra che veniva aperta la mise in allarme.

    «Dawn?» Chiese, gli occhi socchiusi e la voce impastata dal sonno.
    «Sono io.»
    Buffy riconobbe all’istante la bassa voce maschile. Che diavolo...? Strabuzzò gli occhi e accese la lampada sul comodino. «Spike?! Che cosa ci fai qui?»
    «Sono venuto per riprendere da dove abbiamo interrotto ieri…»
    Prima che riuscisse a mettersi seduta sul letto, il vampiro si precipitò su di lei e scostò velocemente le coperte. Buffy si vergognò a morte quando si rese conto di indossare uno stupidissimo pigiama rosa con i coniglietti e sperò che la visione di quell’indumento bastasse a calmare la libido del vampiro, ma evidentemente si sbagliava. Lui non sembrò badarci più di tanto, continuando a guardarla con quello sguardo predatore e avvicinandosi per provare a baciarla.
    Buffy girò il viso per sfuggire alle sue labbra, che finirono sul suo collo. «Dawn è nella camera a fianco!»
    «Allora cerchiamo di non svegliarla.» Bisbigliò lui, alzando i sopraccigli.
    Perché doveva fare così? Maledizione. E perché lei non era così sconvolta e arrabbiata come doveva essere? Spike le sfilò il pezzo inferiore del pigiama e le mutandine con un unico gesto e li gettò sul pavimento. Caspita, che velocità! «Aspet-» Ma Spike non la ascoltò, facendola mugolare non appena la sua bocca si impossessò della sua femminilità.
    «Oh Dio!»
    Le mise una mano sulla bocca, tentando di azzittirla. «C’è tua sorella di là, non ricordi?»
    Buffy chiuse gli occhi e ansimò contro la sua mano mentre la lingua di lui percorreva le sue pieghe e si faceva strada in mezzo alla sua fessura per momenti interminabili...
    Quando riaprì gli occhi, Spike si era fermato e la stava guardando con occhi infuocati. Lo vide slacciarsi la cintura dei pantaloni e ad aprirne la cerniera, calando i propri jeans fino alle ginocchia, rivelando di non portare biancheria intima. Buffy sussultò alla vista del suo corpo esposto e si lasciò afferrare sotto le cosce. Lui la attirò rudemente verso di sé e le spalancò le gambe con un movimento laterale del ginocchio, poi entrò in lei con una spinta decisa. Buffy deglutì con forza, chiudendo gli occhi per sopportare meglio quelle emozioni troppo forti. Gli strinse le gambe attorno ai fianchi e lo sentì abbandonare la presa sotto le cosce, per andare a poggiare le mani sulle sue spalle, dove fece gravare tutto il suo peso mentre la teneva ferma e si muoveva dentro di lei.
    Buffy si aggrappò ai suoi avambracci contratti.

    Dawn stava percorrendo il corridoio che portava alle camere da letto, di ritorno da una razzia notturna del frigo, quando sentì dei rumori provenire dalla camera della sorella.
    Stette qualche secondo davanti alla porta della camera, cercando di capire l’origine di quel baccano.
    Immaginò che Buffy fosse preda di un incubo agitato e abbassò la maniglia, per vedere come stava, ma appena aprì la porta, il nome della ragazza le morì in gola. La fronte le si aggrottò, cercando di interpretare la scena che le si parava davanti.
    Che diavolo ci faceva un ragazzo al di sopra della sorella? E perché entrambi erano seminudi? Ohh... Le ci vollero alcuni istanti per capire quello che stava succedendo e per riconoscere Spike, e quando ci riuscì, il sangue le si raggelò nelle vene.

    Dalla sua posizione Buffy non poteva vedere direttamente la porta ed il cigolare della maniglia le arrivò attutito, nella sua mente offuscata dal piacere. Vide Spike fermarsi ed alzare lo sguardo verso la porta, assumendo un’espressione tesa, quindi si girò a sua volta, per capire l’origine della sua distrazione. Quando vide la sorella che li guardava con occhi sbarrati, credette che il suo cuore si sarebbe fermato.
    «Non è il momento migliore per parlare con tua sorella, Briciola, torna a guardare i cartoni animati!»
    La frase pronunciata da Spike e la reazione incredibilmente imbarazzata di Dawn la riscosse totalmente. Buffy vide il suo colore tramutare da un bianco-lenzuolo ad un rosso acceso, prima che si girasse di scatto e fuggisse nel corridoio.
    «Porca miseria! Non potevi usare un po’ più di tatto?» Disse Buffy, ascoltando i passi pesanti e concitati della sorella verso il piano inferiore. «E Dio, che vergogna!» Tentò di spostare il ragazzo da sé per raggiungere la sorella, ma lui glielo impedì.
    «Se preferisci un po’ più di tatto, posso rimediare subito...» Disse lascivo, tornando ad accarezzare il suo sesso, ma Buffy lo scostò da sé con tutta la propria forza.
    «Dannato inferno!» Urlò Spike dal pavimento, dov’era finito dopo la sua spinta. «Dove credi di andare? Non abbiamo ancora finito, noi due!»
    «Come cavolo puoi chiedermi di continuare, dopo aver traumatizzato mia sorella in quel modo?!» gli gridò dietro Buffy, «Come posso far finta di nulla?!»
    «Ehi! Non puoi lasciarmi di nuovo a metà strada! Cos’è? Il sesso a puntate?»
    Buffy grugnì la propria frustrazione e si affrettò a recuperare il pigiama e la biancheria dal pavimento.
    «Sei proprio un animale! Vattene!» Gli urlò, indicando la finestra con il braccio teso. «Sei un egoista! Pensi solo a te stesso e al tuo piacere, fregandotene degli altri! Non ti voglio più vedere!»
    «Buffy…» Tentò di controbattere lui, dispiaciuto e deluso allo stesso tempo, ma Buffy si vestì in fretta e si precipitò dabbasso, senza controllare che lui se ne andasse da dove era venuto: se al suo ritorno lo avesse trovato ancora lì, l’avrebbe polverizzato una volta per tutte.
    La sua priorità in questo momento era parlare con Dawn.

    La trovò sul divano rannicchiata in posizione fetale, con le braccia intorno alle gambe e la faccia abbassata nascosta da una cascata di capelli castani.
    Buffy temette che stesse piangendo in silenzio per lo shock.
    «Dawn? Tutto bene?! Io.. non pensavo che… Insomma, lui… Uff…» Non sapeva esattamente cosa dire e da dove cominciare. Perfetto. Era la seconda volta nel giro di ventiquattrore che la sconvolgeva.
    «Tanto non ho visto niente!» Disse la ragazzina, la voce alterata che tradiva l’emozione.
    «Sì, come no. Ascoltami... Mi dispiace un sacco. Se posso fare qualcosa per--»
    «Non avrò il coraggio di guardarti in faccia per almeno un mese!» Disse Dawn, senza sollevare la testa.
    «Non lo dirai alla mamma, vero?»
    «…»
    «VERO?!»
    La ragazzina alzò la testa e permise agli occhi azzurri e arrabbiati di fare capolino. Vedendo l'espressione disperata sul viso della sorella, si chiese chi tra le due fosse rimasta più scossa per accaduto.
    «Sarò muta come una tomba.» Assicurò.
    Poi, incapace di trattenere oltre il magone, Dawn sciolse la propria posa e si lanciò tra le braccia della sorella, stringendola forte.
    Buffy ricambiò l’abbraccio e le passò una mano dietro la nuca per avvicinarla a sé e farle posare la testa sull’incavo della propria spalla.
    «Mi dispiace tanto e ti prometto che non succederà mai più. Non ho intenzione di rivederlo.»
    Dawn sciolse l’abbraccio e la guardò confusa. «Perché?»
    La Cacciatrice sospirò. «E’ difficile da spiegare.»
    «Oh certo, ora attaccherai con il solito ‘non capiresti, sono cose da grandi.’»
    «Proprio così.»
    «Ma perché proprio Spike?»
    Buffy diventò ancora più viola, se possibile.
    «Voglio dire,» aggiunse Dawn, «non che la cosa mi dispiaccia, ma con tutto quello che l’hai maledetto e hai detto di odiarlo finora...»
    La sorella più grande emise un lungo sospiro, evitando di darle una motivazione che lei stessa non capiva del tutto.
    «Lo ami?»
    La domanda di Dawn la colse del tutto impreparata. Buffy avvampò e iniziò a balbettare monosillabi. Non voleva mentirle, ma non voleva nemmeno infrangere i suoi sogni adolescenziali sull’amore vero e sul principe azzurro.
    «La mamma mi ha sempre detto che si fa l’amore con la persona che si ama.»
    «Non sempre.»
    Dawn si fece scura in volto. «Accidenti! Come posso seguire i consigli della mamma, quando tu fai sempre tutto il contrario di quello che dice di fare?!»
    Buffy sorrise per la prima volta in quella strana giornata. «Forse non vuole che tu faccia i miei stessi errori.»
    La ragazzina la guardò confusa, prima di sbuffare e gettarsi sul cuscino del divano.
    «Perché non vuoi più vederlo?»
    Perché? Oh beh, perché se aveva osato sgusciare nel suo letto nel cuore della notte e prenderla così, chissà di cos’altro sarebbe stato capace... Ma Buffy non poteva confidarsi con lei, c’erano troppe sfumature NC17 nella loro pseudo-relazione iper-complicata per poterne parlare con una quattordicenne.
    «Avanti, torniamo a letto.»
    Le diede un bacio sui capelli – avrebbe preferito la fronte, ma Dawn si ostinava a nascondere il viso sul cuscino – e si avviò verso la scala per risalire al piano superiore.
    Mentre saliva i gradini lentamente, ripensò alla tensione che si era creata tra di loro e che dopotutto questo episodio le aveva ravvicinate. Forse Spike aveva davvero combinato qualcosa di buono, in fin dei conti, oltre che averle regalato il miglior sesso orale che - Buffy scosse la testa e scacciò immediatamente quel pensiero.
    Quando entrò nella propria camera e guardò il letto disfatto, decise che troncare quella pseudo-relazione malsana fosse la cosa migliore per tutti. Per lei, per Dawn, per i suoi amici, per Giles, e persino per Spike, perché se non avessero smesso al più presto, era sicura che avrebbero finito per impazzire o uccidersi a vicenda.
    Sistemò le lenzuola alla meno peggio e si mise a letto, cercando di non pensare all’intenso profumo di lui che aleggiava ancora nella stanza, all’odore della propria eccitazione che era rimasta insoddisfatta, alle sue mani su di lei, alla sua bocca....
    Chiuse gli occhi e sentì arrivare le lacrime.
     
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