Il demone che c'è in me

(seguito di Sogno ad occhi aperti)

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  1. kasumi
     
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    Capitolo 15
    Sete di sangue


    Ad entrambi sfuggiva la dinamica precisa con la quale erano finiti in quella situazione. Il punto era che la tensione sessuale era talmente alta tra loro che bastava un niente per- Buffy deglutì a disagio, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Spike le stava accarezzando pigramente un fianco, sollevandole al contempo la maglietta.
    «Non dovrei essere qui, non dovrei lasciarti...»
    «Che cosa?» Il vampiro alzò lo sguardo dai seni della ragazza con riluttanza, affascinato dal modo in cui si muovevano al ritmo del suo respiro.
    «... fare questo.»
    Spike sorrise e avvicinò lentamente la bocca al suo orecchio.
    «Perché no?» Le sussurrò, solleticandole i capelli. «Come tutte le ragazze che si sono offerte a me in questi anni, sapendo esattamente chi ero, tu sei attratta dalla morte.»
    «No!» Protestò lei, facendo per spingerlo via.
    Spike si oppose. «Perché c’è qualcosa di estremamente eccitante nel momento prima della morte.»
    Buffy lo guardò confusa.
    Non serviva illuminarla sulla percentuale di cadaveri maschili sui quali, all’epoca delle impiccagioni, erano state trovate tracce di eiaculazione, o sui casi di gente trovata morta da sola in casa con un film erotico alla televisione, un vibratore in quel posto e una corda legata al collo per enfatizzare l’eccitazione... No, Buffy capiva perfettamente quello di cui stava parlando.
    «Sto parlando del calore che provi in mezzo alle gambe mentre combatti per la vita.»
    La bocca di Buffy si deformò in una smorfia disgustata. «Come osi-»
    Spike la interruppe coprendola con la sua.
    «Mhhhpf!»
    Riuscì ad allontanarlo quel tanto da separare le loro labbra ma restò a fissargli gli occhi ipnotizzata, come se ne stesse studiando il colore.

    Era proprio uno strano intruglio di azzurro e grigio, sfumato al verde, che ricordava il colore del mare agitato, pensò Buffy. Ma non era solo il colore che i suoi occhi sembravano avere in comune con il mare: ne portavano la stessa irrequietezza, l’imprevedibilità e la letalità. Sembravano brillare sempre di una strana luce, così vivi seppur tecnicamente morti. Buffy avrebbe voluto capire cosa si nascondeva dietro la loro intensità, ma al tempo stesso aveva paura di perdersi nel loro abisso.
    Per un attimo, pensò volessero trovare soltanto la pace, una pace che bramavano tra le sue braccia.
    Scaldata da quel pensiero, Buffy intrufolò le mani sotto la maglietta nera e accarezzò il torso ed il torace segnati del vampiro. Lo sentì rilassarsi e gli lasciò posare le mani sui seni, sopra la propria maglietta leggera. Sentì le punte dei propri seni irrigidirsi all’istante e desiderò testare la stessa reazione su un'altra punta che sentiva gonfiarsi nei pantaloni di lui.
    «Lasciati ammanettare i polsi...»
    Buffy sussultò a quelle parole. Il loro suono le aveva provocato un brivido incontrollato che le aveva attraversato tutto il corpo.
    «Lasciati legare...» Continuò lui, con la stessa voce roca. Poi, vedendola esitare, chiese «Non ti fidi di me?»
    Gli occhi di lei si allargarono colpevoli.
    «Hai ancora paura di me?»
    «Non è che la tua assenza di anima sia molto incoraggiante a proposito, per non parlare di tutti i tuoi tentativi di uccidermi...» Si difese Buffy, consapevole del demone dentro di lui, sebbene il demone dentro di sé la incoraggiasse a lasciarsi andare e a fidarsi di lui.
    Ma se lo lasciava fare, fino a che punto poteva arrivare la sua perversione?
    Poteva abbassarsi al proprio bisogno fino a diventarne schiava? Lasciandosi manipolare dalle sue mani, realizzando le proprie e le sue fantasie, soddisfacendo niente di più che il loro desiderio fisico? Dopotutto, c’era un motivo per cui doveva uccidere i vampiri e non portarseli a letto: erano immorali, malvagi, senza un’anima o una coscienza. Buffy doveva interrompere immediatamente quello che era nato tra loro, prima che fosse troppo tardi, prima che non potesse più farne a meno...
    «Non ti farò mai più del male, te lo giuro.» Spike le accarezzò dolcemente i capelli, facendo breccia nuovamente tra le sue barriere.

    E lo intendeva veramente. Spike non voleva farle alcun male, voleva solo farla felice nell’unico modo che conosceva, nell’unico modo che gli era permesso. La fissò negli occhi, comunicandole tutto il suo bisogno e forse anche qualcosa in più che sfuggiva in parte alla sua consapevolezza.
    La vide chiudere gli occhi e rilassarsi, arrendendosi a lui, quindi sorrise e si abbassò davanti a lei, facendo scorrere lentamente le mani sulle sue gambe, sollevando l’orlo della gonna che le arrivava appena sopra al ginocchio.
    Quando le accarezzò il retro delle cosce, Buffy mugolò, divaricando leggermente le gambe e incoraggiandolo ad avventurarsi tra di esse. La testa del vampiro si posizionò davanti al suo pube, mentre l’olfatto si riempiva del profumo della sua eccitazione.
    Le sollevò una gamba, facendo posare lo stivale della ragazza sopra una sedia.

    Buffy si trovò con la sua parte del corpo più preziosa spalancata davanti a lui, il solo tessuto fradicio e sottile della biancheria intima a separarla dalle sue labbra, dalla sua lingua... «Ahhh..» Gemette di anticipazione, inzuppando ancora di più –se possibile – l’indumento che Spike si apprestava a scostare con le dita. Poi guardò in basso per vederglielo fare, osservare l’espressione rapita del suo viso mentre fissava la sua femminilità esposta, gli occhi oscurati dal desiderio. Quando soffiò delicatamente su di essa, Buffy sentì contrarre i propri muscoli interni. Li sentì tendersi e rilassarsi ripetutamente, quasi incapaci di fermarsi, fino a che il viso di lui non si trasformò in quello della caccia.
    Dio, voleva morderla in quel posto?
    «No!» Urlò all’improvviso, irrigidendosi, portandogli le mani sulla fronte con uno scatto e spingendolo via. «Non toccarmi!»
    Spike attutì la caduta sul pavimento con le mani e rise divertito. «Oh, tesoro, sei spaventata dalla possibilità che ti piaccia troppo?»
    Tirata giù la gonna alla bell’e meglio, Buffy sgusciò lontano da lui e corse su per la scala.
    «Dannato inferno! Non puoi sbattermela in faccia e poi andartene via così!» Le gridò dietro, ma apparentemente senza provare a inseguirla.
    «Certo che posso.» Rispose lei, raggiungendo il piano superiore della cripta e uscendo fulminea nella notte. «E non provare a seguirmi!»
    Non c’era bisogno di dirlo, Spike non era così stupido da cercarsi un paletto nel cuore. O forse anche lo era, e l’unica cosa che gli aveva impedito di seguirla era la certezza che lei sarebbe tornata a reclamare il resto. Oh beh, poteva morire di vecchiaia sperandoci!
    Solo che i vampiri non muoiono di vecchiaia, porca miseria!

    Dawn strinse fermamente la mano di Eric mentre passeggiavano nel cimitero.
    «Che bel posto suggestivo per una camminata, eh?» Le chiese il ragazzo, cercando il suo sguardo.
    «U-hu.» Annuì Dawn a disagio, maledicendosi per aver accettato la proposta dell’amica di abbandonare la festa e cercare un posto isolato per flirtare con i ragazzi. Perché, a parte tutte le creature che vi si aggiravano di notte, che cavolo le era saltato in mente di proporre il posto perfetto in cui potevano incappare in sua sorella?
    «Non avrete mica paura, ragazze?» Chiese Peter.
    «Chi? Noi? Figuriamoci!» Esclamò Janice, fingendosi spavalda. «Io e Dawn non abbiamo paura di nulla e abbiamo una predilezione per i posti lugubri!»
    «Certamente!» Dawn stette al gioco. «Per non parlare dell’abilità di difenderci da sole, di saper uccidere un lupo mannaro a mani nude e... e...» Okay, forse stava esagerando.
    «Noi donne sole contro tutti, come Lisbeth Salander*!» Sentenziò Janice, agitando il pugno.
    Dawn iniziò a pensare che la lettura di Millennium le avesse dato alla testa, ma i ragazzi sembravano guardarle divertiti.
    «Va bene ragazze, che ne dite di disseppellire qualche cadavere?» Propose Eric, mettendo un braccio attorno alla spalle di Dawn.
    «Per me va benissimo!» Acconsentì Janice, stringendosi di più al braccio di Peter.
    «State attenti a scherzare con i morti, potrebbero sentirvi...» Disse Dawn con il cuore che batteva all’impazzata, non sapendo se per l’emozione di passeggiare fianco a fianco con il ragazzo dei suoi sogni o per uno strano presentimento.
    «Ehi bella, non mi hai ancora detto come passi il tempo libero. Hai qualche hobby?» Le chiese d’un tratto Eric, facendo arrossire.
    «Ehm, non faccio nulla di particolare.» Strascicò Dawn. «Ascolto musica, leggo, rompo le scatole a quell’arpia di mia sorella... Ma parlami di te, ti prego!» Lo implorò.
    «Hai una sorella?»
    «Sì, un’odiosa sorella più grande che--»
    «Torna qui!» Gridò all’improvviso una voce femminile. «Non puoi andartene in giro con quell’orribile pettinatura anni ottanta! Lascia che liberi il pianeta da questo scempio!»
    La sorella in questione sbucò agguerrita tra le cripte, inseguendo uno strano tipo vestito da punk con una grande massa di ricci castani.
    «Guarda! Quel tipo che corre all’impazzata assomiglia proprio a Brian May*!» Esclamò Peter divertito.
    «Oh, cacchio!» La voce di Buffy ebbe su Dawn lo stesso effetto di una frustata.
    «Dawn?!» Buffy si fermò a qualche metro da loro, affrettandosi a nascondere il paletto dietro la schiena. «Che diavolo ci fai qui?!»
    «Io… Ehm… Non vorrai mica essere l’unica Summers a girare per i cimiteri di notte?» Disse la ragazzina, sperando di salvare la situazione con l’ironia.
    «Ti credevo a casa a dormire sotto le coperte come un angioletto e invece ti trovo qui a flirtare diabolicamente con un ragazzo!»
    «Buffy!»
    «Presumo si tratti della tua sorella poco piacevole?» Chiese Eric. «Non si preoccupi signorina Buffy, Dawn è in buone mani.»
    «Ne dubito. Dawn?» La sorella più giovane sbuffò. «Andiamo a casa. E’ stata una serata singolare.»
    La Cacciatrice si incamminò senza aggiungere altro, aspettandosi di essere seguita. Dawn sospirò e salutò velocemente gli amici.

    «Dawn, porca miseria. La faccenda di nostra madre mi sta facendo andare via di testa, tutte queste cose nuove da gestire all’improvviso, tutte queste responsabilità sulle mie spalle. Ho bisogno che tu mi dai una mano, non che tu mi dia nuove preoccupazioni!»
    «Da quando ti vesti così sexy per andare di ronda, uh?» Le chiese la sorella, osservandone la gonna. «Io devo chiudermi in casa mentre tu te ne vai in giro dove ti pare, eh? E non venirmi a dire che esci tutte le sere a rischiare la vita, perché ci si veste in quel modo solo per andare a ballare o per un appuntamento!»
    «Non venirmi a dire quello che posso o non posso fare, signorinella!» La rimproverò Buffy.
    «Nemmeno tu hai il diritto di dirmelo!»
    «Certo che ce l’ho! Sei una ragazzina minorenne e sei sotto la mia responsabilità!»
    Dawn si fermò e strinse i pugni, arrabbiata come non mai.
    «Non osare contraddirmi!» Buffy le afferrò il braccio e glielo strattonò rudemente, facendola sibilare per il dolore. «E per quanto riguarda quel ragazzo… Se ti pesco nuovamente con lui, stai certa che gli spaccherò le ossa!»
    Un brivido attraversò il corpo di Dawn. Che diavolo stava accadendo alla sorella? Non era mai stata così violenta prima d’ora, almeno non con lei...
    Che avesse ragione? Che la malattia della madre la stesse veramente facendo andare via di testa?
    Si accarezzò il braccio dolorante, dove il giorno seguente temeva sarebbe apparso un grosso livido, e la seguì a casa in silenzio.


    Nota: Vi avverto che in questa nuova versione, Buffy sarà via via più violenta a causa dell’incantesimo di Willow. Spero di non traumatizzarvi. Ma del resto, stiamo parlando di una fiction VM18 con contenuti forti, mica di una favoletta per bambini...

    * Lisbeth Salander è la protagonista della triologia Millennium di Stieg Larsson. Il primo libro “Uomini che odiano le donne” è uno tra i gialli più belli e coinvolgenti che abbia mai letto!

    * Il sosia di Brian May è il vampiro punk che ferisce Buffy all’inizio di “Fool for love”^^


    Capitolo 16
    Vattene


    Il giorno dopo, mentre Dawn sistemava le proprie cose, Buffy entrò in camera sua per sbirciare il livido sul braccio, e la fitta di dolore e vergogna al petto fu immediata. Buffy volse lo sguardo altrove nello stesso momento in cui la sorella sgattaiolava fuori dalla camera e la evitava apertamente.
    «Dawn...» Iniziò a scusarsi, indecisa su cosa dire, ma la sorella sembrava già essere sparita.
    Sospirando, posò una mano sulla fronte. La sorella non aveva detto nulla a riguardo per tutto il giorno, probabilmente temendo di farla arrabbiare, ma Buffy non si sentiva a posto con se stessa.
    Non voleva che la sorella avesse paura di lei. Desiderava solamente che le persone che le stavano accanto si sentissero protette e al sicuro, anche se a volte si dimenticava di misurare la propria forza.

    ***

    Quella notte non si sentiva di andare fuori a fare la ronda, non era dell’umore adatto.
    Dopo aver fatto un po’ di zapping alla tv e aver deciso che non c’era nulla di interessante da guardare, aveva lasciato la sorella in soggiorno ed era andata a dormire, raccomandandosi che non passasse tutta la notte davanti all’apparecchio. Stava giusto per addormentarsi, quando la sentì salire i gradini delle scale e chiudersi nella propria camera. Buffy si rigirò nelle coperte e tentò di riprendere il sonno, ma il rumore della finestra che veniva aperta la mise in allarme.

    «Dawn?» Chiese, gli occhi socchiusi e la voce impastata dal sonno.
    «Sono io.»
    Buffy riconobbe all’istante la bassa voce maschile. Che diavolo...? Strabuzzò gli occhi e accese la lampada sul comodino. «Spike?! Che cosa ci fai qui?»
    «Sono venuto per riprendere da dove abbiamo interrotto ieri…»
    Prima che riuscisse a mettersi seduta sul letto, il vampiro si precipitò su di lei e scostò velocemente le coperte. Buffy si vergognò a morte quando si rese conto di indossare uno stupidissimo pigiama rosa con i coniglietti e sperò che la visione di quell’indumento bastasse a calmare la libido del vampiro, ma evidentemente si sbagliava. Lui non sembrò badarci più di tanto, continuando a guardarla con quello sguardo predatore e avvicinandosi per provare a baciarla.
    Buffy girò il viso per sfuggire alle sue labbra, che finirono sul suo collo. «Dawn è nella camera a fianco!»
    «Allora cerchiamo di non svegliarla.» Bisbigliò lui, alzando i sopraccigli.
    Perché doveva fare così? Maledizione. E perché lei non era così sconvolta e arrabbiata come doveva essere? Spike le sfilò il pezzo inferiore del pigiama e le mutandine con un unico gesto e li gettò sul pavimento. Caspita, che velocità! «Aspet-» Ma Spike non la ascoltò, facendola mugolare non appena la sua bocca si impossessò della sua femminilità.
    «Oh Dio!»
    Le mise una mano sulla bocca, tentando di azzittirla. «C’è tua sorella di là, non ricordi?»
    Buffy chiuse gli occhi e ansimò contro la sua mano mentre la lingua di lui percorreva le sue pieghe e si faceva strada in mezzo alla sua fessura per momenti interminabili...
    Quando riaprì gli occhi, Spike si era fermato e la stava guardando con occhi infuocati. Lo vide slacciarsi la cintura dei pantaloni e ad aprirne la cerniera, calando i propri jeans fino alle ginocchia, rivelando di non portare biancheria intima. Buffy sussultò alla vista del suo corpo esposto e si lasciò afferrare sotto le cosce. Lui la attirò rudemente verso di sé e le spalancò le gambe con un movimento laterale del ginocchio, poi entrò in lei con una spinta decisa. Buffy deglutì con forza, chiudendo gli occhi per sopportare meglio quelle emozioni troppo forti. Gli strinse le gambe attorno ai fianchi e lo sentì abbandonare la presa sotto le cosce, per andare a poggiare le mani sulle sue spalle, dove fece gravare tutto il suo peso mentre la teneva ferma e si muoveva dentro di lei.
    Buffy si aggrappò ai suoi avambracci contratti.

    Dawn stava percorrendo il corridoio che portava alle camere da letto, di ritorno da una razzia notturna del frigo, quando sentì dei rumori provenire dalla camera della sorella.
    Stette qualche secondo davanti alla porta della camera, cercando di capire l’origine di quel baccano.
    Immaginò che Buffy fosse preda di un incubo agitato e abbassò la maniglia, per vedere come stava, ma appena aprì la porta, il nome della ragazza le morì in gola. La fronte le si aggrottò, cercando di interpretare la scena che le si parava davanti.
    Che diavolo ci faceva un ragazzo al di sopra della sorella? E perché entrambi erano seminudi? Ohh... Le ci vollero alcuni istanti per capire quello che stava succedendo e per riconoscere Spike, e quando ci riuscì, il sangue le si raggelò nelle vene.

    Dalla sua posizione Buffy non poteva vedere direttamente la porta ed il cigolare della maniglia le arrivò attutito, nella sua mente offuscata dal piacere. Vide Spike fermarsi ed alzare lo sguardo verso la porta, assumendo un’espressione tesa, quindi si girò a sua volta, per capire l’origine della sua distrazione. Quando vide la sorella che li guardava con occhi sbarrati, credette che il suo cuore si sarebbe fermato.
    «Non è il momento migliore per parlare con tua sorella, Briciola, torna a guardare i cartoni animati!»
    La frase pronunciata da Spike e la reazione incredibilmente imbarazzata di Dawn la riscosse totalmente. Buffy vide il suo colore tramutare da un bianco-lenzuolo ad un rosso acceso, prima che si girasse di scatto e fuggisse nel corridoio.
    «Porca miseria! Non potevi usare un po’ più di tatto?» Disse Buffy, ascoltando i passi pesanti e concitati della sorella verso il piano inferiore. «E Dio, che vergogna!» Tentò di spostare il ragazzo da sé per raggiungere la sorella, ma lui glielo impedì.
    «Se preferisci un po’ più di tatto, posso rimediare subito...» Disse lascivo, tornando ad accarezzare il suo sesso, ma Buffy lo scostò da sé con tutta la propria forza.
    «Dannato inferno!» Urlò Spike dal pavimento, dov’era finito dopo la sua spinta. «Dove credi di andare? Non abbiamo ancora finito, noi due!»
    «Come cavolo puoi chiedermi di continuare, dopo aver traumatizzato mia sorella in quel modo?!» gli gridò dietro Buffy, «Come posso far finta di nulla?!»
    «Ehi! Non puoi lasciarmi di nuovo a metà strada! Cos’è? Il sesso a puntate?»
    Buffy grugnì la propria frustrazione e si affrettò a recuperare il pigiama e la biancheria dal pavimento.
    «Sei proprio un animale! Vattene!» Gli urlò, indicando la finestra con il braccio teso. «Sei un egoista! Pensi solo a te stesso e al tuo piacere, fregandotene degli altri! Non ti voglio più vedere!»
    «Buffy…» Tentò di controbattere lui, dispiaciuto e deluso allo stesso tempo, ma Buffy si vestì in fretta e si precipitò dabbasso, senza controllare che lui se ne andasse da dove era venuto: se al suo ritorno lo avesse trovato ancora lì, l’avrebbe polverizzato una volta per tutte.
    La sua priorità in questo momento era parlare con Dawn.

    La trovò sul divano rannicchiata in posizione fetale, con le braccia intorno alle gambe e la faccia abbassata nascosta da una cascata di capelli castani.
    Buffy temette che stesse piangendo in silenzio per lo shock.
    «Dawn? Tutto bene?! Io.. non pensavo che… Insomma, lui… Uff…» Non sapeva esattamente cosa dire e da dove cominciare. Perfetto. Era la seconda volta nel giro di ventiquattrore che la sconvolgeva.
    «Tanto non ho visto niente!» Disse la ragazzina, la voce alterata che tradiva l’emozione.
    «Sì, come no. Ascoltami... Mi dispiace un sacco. Se posso fare qualcosa per--»
    «Non avrò il coraggio di guardarti in faccia per almeno un mese!» Disse Dawn, senza sollevare la testa.
    «Non lo dirai alla mamma, vero?»
    «…»
    «VERO?!»
    La ragazzina alzò la testa e permise agli occhi azzurri e arrabbiati di fare capolino. Vedendo l'espressione disperata sul viso della sorella, si chiese chi tra le due fosse rimasta più scossa per accaduto.
    «Sarò muta come una tomba.» Assicurò.
    Poi, incapace di trattenere oltre il magone, Dawn sciolse la propria posa e si lanciò tra le braccia della sorella, stringendola forte.
    Buffy ricambiò l’abbraccio e le passò una mano dietro la nuca per avvicinarla a sé e farle posare la testa sull’incavo della propria spalla.
    «Mi dispiace tanto e ti prometto che non succederà mai più. Non ho intenzione di rivederlo.»
    Dawn sciolse l’abbraccio e la guardò confusa. «Perché?»
    La Cacciatrice sospirò. «E’ difficile da spiegare.»
    «Oh certo, ora attaccherai con il solito ‘non capiresti, sono cose da grandi.’»
    «Proprio così.»
    «Ma perché proprio Spike?»
    Buffy diventò ancora più viola, se possibile.
    «Voglio dire,» aggiunse Dawn, «non che la cosa mi dispiaccia, ma con tutto quello che l’hai maledetto e hai detto di odiarlo finora...»
    La sorella più grande emise un lungo sospiro, evitando di darle una motivazione che lei stessa non capiva del tutto.
    «Lo ami?»
    La domanda di Dawn la colse del tutto impreparata. Buffy avvampò e iniziò a balbettare monosillabi. Non voleva mentirle, ma non voleva nemmeno infrangere i suoi sogni adolescenziali sull’amore vero e sul principe azzurro.
    «La mamma mi ha sempre detto che si fa l’amore con la persona che si ama.»
    «Non sempre.»
    Dawn si fece scura in volto. «Accidenti! Come posso seguire i consigli della mamma, quando tu fai sempre tutto il contrario di quello che dice di fare?!»
    Buffy sorrise per la prima volta in quella strana giornata. «Forse non vuole che tu faccia i miei stessi errori.»
    La ragazzina la guardò confusa, prima di sbuffare e gettarsi sul cuscino del divano.
    «Perché non vuoi più vederlo?»
    Perché? Oh beh, perché se aveva osato sgusciare nel suo letto nel cuore della notte e prenderla così, chissà di cos’altro sarebbe stato capace... Ma Buffy non poteva confidarsi con lei, c’erano troppe sfumature NC17 nella loro pseudo-relazione iper-complicata per poterne parlare con una quattordicenne.
    «Avanti, torniamo a letto.»
    Le diede un bacio sui capelli – avrebbe preferito la fronte, ma Dawn si ostinava a nascondere il viso sul cuscino – e si avviò verso la scala per risalire al piano superiore.
    Mentre saliva i gradini lentamente, ripensò alla tensione che si era creata tra di loro e che dopotutto questo episodio le aveva ravvicinate. Forse Spike aveva davvero combinato qualcosa di buono, in fin dei conti, oltre che averle regalato il miglior sesso orale che - Buffy scosse la testa e scacciò immediatamente quel pensiero.
    Quando entrò nella propria camera e guardò il letto disfatto, decise che troncare quella pseudo-relazione malsana fosse la cosa migliore per tutti. Per lei, per Dawn, per i suoi amici, per Giles, e persino per Spike, perché se non avessero smesso al più presto, era sicura che avrebbero finito per impazzire o uccidersi a vicenda.
    Sistemò le lenzuola alla meno peggio e si mise a letto, cercando di non pensare all’intenso profumo di lui che aleggiava ancora nella stanza, all’odore della propria eccitazione che era rimasta insoddisfatta, alle sue mani su di lei, alla sua bocca....
    Chiuse gli occhi e sentì arrivare le lacrime.
     
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