Il demone che c'è in me

(seguito di Sogno ad occhi aperti)

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  1. kasumi
     
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    Capitolo 3
    The dark side of the Slayer


    Dopo l’incontro con Spike, la palestra del Magic Box sembrò a Buffy il posto migliore per sfogare la propria rabbia.
    Mentre colpiva ripetutamente i bersagli imbottiti, facendo convergere tutta la propria furia, la ragazza notò a malapena il signor Giles indietreggiare sotto i propri colpi violenti. Colpo dopo colpo, l’uomo finì per incespicare e cadere sul pavimento, nonostante le protezioni che indossava.
    «Buffy! Che cosa ti prende?» Chiese l’uomo, cercando di rialzarsi con fatica.
    Buffy sussultò e si mosse per dargli una mano. «Oh, mi scusi! Avere di nuovo a che fare con Spike mi sta dando alla testa!»
    L’Osservatore le afferrò la mano e si raddrizzò. «Lo vedo. Ma non capisco perché te ne preoccupi.» Si spolverò i vestiti e continuò. «Spike è senza chip, è vero, ma quante volte l’hai battuto finora? Perché questa volta lo temi?»
    «Che cosa?! Io non lo temo affatto.» Rispose lei, cercando di convincere anche se stessa.
    Perché di fatto non aveva paura di lui. Aveva paura delle reazioni del proprio corpo.
    «Tu sarai sempre più forte di lui. Ricordalo.» Disse l’uomo.
    «Senza dubbio!» Buffy riguadagnò la fiducia in sé stessa e sorrise.
    Dopo alcuni minuti in silenzio, l’uomo sospirò. «Bene, penso che per oggi abbiamo finito.»
    Si tolse lentamente le protezioni e le ripose in un armadietto di metallo. Poi le rivolse uno sguardo pensieroso, prima di incamminarsi per raggiungere Anya al negozio.

    ***

    La ragazza sedette sulla panca della palestra e chiuse gli occhi, massaggiandosi le palpebre con le punte delle dita.
    Doveva trovare un modo per risolvere la faccenda.
    Spike aveva qualcosa che lei voleva a tutti costi ma anche lei aveva qualcosa che lui voleva a tutti costi. E beh, analizzata in quel modo, la situazione ai loro problemi era così ovvia... Ma lei non era una tipa che scendeva a compromessi, specialmente con i vampiri. E poi, stiamo scherzando? Si trattava di mercanteggiare il proprio corpo!
    Buffy scosse la testa, indecisa sul da farsi.
    Poi, l’immagine del vampiro eccitato e fasciato nei pantaloni di pelle riempì la sua mente...
    Buffy spalancò gli occhi e sentì il proprio battito accelerare. Concentrò l’attenzione sui guantoni da boxe poggiati sulla panca e prese un lungo respiro per calmarsi.
    “Chi vuoi prendere per il culo, eh?” Pensò. “Lui ha ragione. Maledettamente ragione. Al solo pensiero del suo sguardo su di te, devi correre a cambiarti gli slip.”
    E perché? Perché doveva avere quel fottuto potere di eccitarla in quel modo? O era forse lei, ad essere sbagliata? Era attratta dai demoni perché la fonte del proprio potere derivava da un demone?
    Perché dei sacerdoti avevano trasferito l’essenza di un demone in una ragazzina e l’avevano trasformata in una guerriera? Nella Prima Cacciatrice?
    Buffy si stese a pancia in giù sulla panca imbottita e fece penzolare le braccia pigramente.
    Era quello il prezzo che doveva pagare per avere il suo potere? Dover scendere a patti con gli istinti che ne scaturivano?
    E chissà cosa aveva provato quella prima ragazzina, nel momento in cui il suo essere si era fuso con quello del demone.
    Buffy chiuse gli occhi e provò ad immaginarlo.
    Approfittando del dono di richiamare i ricordi delle Prescelte che l’avevano preceduta, svuotò la mente e si preparò alla visione.

    Spiriti ululanti aleggiarono attorno ad una ragazzina in catene. Una decina di sacerdoti recitava strani versi all’interno di una grotta, un libro ed una candela in mano.
    Buffy ne percepì il terrore come se fosse il proprio.
    Percepì il suo dolore, quando gli spiriti entrarono nel suo corpo. Sentì i muscoli contrarsi fino allo spasmo, i tessuti venire percorsi da una forza invisibile.
    Poi il nulla.
    Il sonno. La perdita del senno.
    Il riposo con cui il suo corpo avrebbe legato in modo irreversibile con quel potere misterioso.

    Buffy tremò e allungò una mano d’istinto, alla ricerca di qualcosa che potesse darle conforto. E, quando le mani toccarono l’imbottitura fredda e dura della panca e immaginarono di toccare il petto di Spike, si stupì di come quel pensiero avesse la capacità di rilassarla immediatamente.
    Porca miseria.
    La ragazza spalancò i grandi occhi verdi.
    Dopo tutte le cose sbagliate che erano accadute tra loro, perché diavolo dovrebbe...? No... Era già grave fantasticare di andarci a letto... figuriamoci desiderare il suo conforto...
    Ma allora perché ne aveva sentito istintivamente il bisogno?
    Che cosa le aveva fatto? Cosa diavolo aveva risvegliato in lei?


    Capitolo 4
    Chi ha il potere sull’altro?

    (Aggiornato al 12/05/13. Ho corretto alcuni errori di Pov e ho cercato di migliorare la scorrevolezza del testo.)


    Era impaziente di risolvere la questione. Si ripeteva che non aveva molto tempo, che se Spike avesse deciso di andarsene o di vendere il manufatto lei sarebbe stata nella merda e che doveva fargliela pagare una volta per tutte.
    Buffy raggiunse il locale dove lo aveva incontrato il giorno prima. Si guardò attorno, nervosa, riconoscendo alcuni dei demoni seduti ai tavoli.
    I loro sguardi erano diffidenti e al tempo stesso curiosi. Si chiese cosa pensavano di lei. Probabilmente la vedevano come un estraneo, come un nemico o come una preda, in base al punto di vista.

    Il texano la riconobbe e andò immediatamente ad annunciarla.
    Forse aveva interrotto qualcosa, pensò, notando il frastuono di un gruppo di sedie che veniva spostato. Poi un gruppo di vampiri uscì dalla stanza in fondo al locale e Buffy li studiò uno ad uno mentre le passavano a fianco, il mento alto e le braccia conserte, gli occhi socchiusi in due fessure glaciali. Chissà se sapevano chi fosse. Li avrebbe uccisi uno a uno senza battere ciglio, se avessero osato guardarla storto, anche se quella sera non era lì per questo.
    Il motivo della visita, comunque, non si era ancora fatto vedere. Buffy decise di andare a cercarlo nella stanza da dove erano usciti i vampiri.

    ***

    Ed eccolo lì, seduto scomposto su una poltrona di cuoio, mentre guardava assorto la mano che teneva sollevata davanti al viso. Buffy si chiese se stesse controllando lo smalto nero sulle unghie o stesse solo ammirando il proprio anello, e lui strofinò distrattamente quest’ultimo con il pollice.
    «L’ho rubato allo stesso vampiro che aveva il manufatto, prima di ucciderlo con le mie mani.» Disse senza guardarla.
    «Non me ne frega niente di come l’hai avuto.» Buffy si mostrò impassibile al suo autocompiacimento.
    «Allora, che cosa hai deciso di fare?» Spike si voltò verso di lei col solito sorriso da sbruffone.
    «Penso che ti ucciderò, se non mi darai quel manufatto.» Sentenziò lei freddamente.
    La bocca del vampiro si inarcò in un ghigno. «Oh, la ragazza vuole un combattimento all’ultimo sangue? Ma lo sai com’è finita l’ultima volta… E poi, se mi uccidi – non che tu ne sia capace - non saprai mai dove l’ho nascosto.»
    Buffy rabbrividì al pensiero, ma lottò per mantenere il sangue freddo. Camminò verso di lui con decisione ed estrasse il paletto dalla tasca posteriore dei jeans.
    Lui osservò divertito l’oggetto di legno.
    «Non hai il coraggio di usarlo su di me.»
    «Scommettiamo?» Chiese lei, con un’insolita luce negli occhi.
    Si era chiesta molte volte come il vampiro riuscisse a portarla facilmente alla soglia dell’imprudenza. C’era sempre stata quella dannata tensione tra di loro e lui ne aveva approfittato talvolta, per coglierla alla sprovvista o per svignarsela, ma questa volta non si sarebbe fatta cogliere impreparata.
    Spike poteva provare a raggirarla, a punzecchiarla come credeva, ma lei non aveva nessuna intenzione di lasciar- Aspetta, e ora perché diavolo si stava spogliando?!
    Finendo di sbottonare gli ultimi bottoni della camicia, Spike ne scostò i lembi per mostrare il proprio petto.
    «Avanti.» le disse, invitandola a provare la sua affermazione.
    Le pupille della ragazza si dilatarono, come quelle di un gatto che fissa la propria preda prima di saltargli addosso.
    Stanca di sprecare il suo tempo, Buffy si gettò a cavalcioni su di lui, agitò il paletto in aria e lo puntò sul suo petto. Ma non affondò. Lo fissò negli occhi, invece, sfidandolo a reagire in qualche modo, mentre teneva la punta dell’arma premuta contro la sua pelle.
    Spike ricambiò il suo sguardo di sfida e, per niente intimorito, le prese la mano che stringeva il paletto e la invitò a proseguire.
    Gli occhi di Buffy gridarono vendetta, con tutto il desiderio di restituirgli l’affronto che le aveva fatto, e Spike sembrò amare quella luce negli occhi, sembrò nutrirsi di tutta la sua determinazione, della sua grinta, della fierezza della Cacciatrice, della sua forza e del desiderio che aveva per lui.
    E Dio, se lo desiderava. Buffy non voleva farglielo sapere, ma non poteva fare a meno di fissargli la bocca in quel modo lascivo, lasciare che il cuore battesse all’impazzata quando gli era salita sopra, sentire i capezzoli tendersi sotto la maglietta...
    Aumentando la pressione sulla punta del paletto, osservò i pettorali del vampiro tendersi sotto di essa. Spike serrò la mascella e restò perfettamente immobile, sfidando il dolore.
    Fino a che punto poteva arrivare? Lui meritava di essere polvere, dannazione, e Buffy non si fermò fino a che una goccia di sangue non apparse sulla sua pelle.
    La fissò ingrandirsi, quasi ipnotizzata, poi, spaventata, ritrasse l’arma e volse lo sguardo da un’altra parte.
    «Avanti, Tesoro, perché ti sei fermata? Hai paura che me la godi troppo? Hai paura di darmi l’ultima estasi nel dolore prima di polverizzarmi?» la canzonò.
    Buffy lo guardò confusa. «Che diavolo stai dicendo?»
    «Fallo. Uccidimi. Dimostra che sei solo un’assassina, proprio come me.» Gli occhi di lui furono attraversati da un lampo.
    «No! Non sarò mai come te!» Urlò Buffy, separandosi con un balzo.
    Fissò l’estremità del paletto con disgusto e lo scagliò lontano, poi aprì la bocca per dire qualcosa ma... la richiuse immediatamente. Perché cavolo doveva sentirsi in colpa per aver ferito il suo nemico mortale?
    «Vai al diavolo!» Disse invece.
    Spike piegò la testa verso il basso e guardò il proprio petto. Asciugò la piccola macchia rossastra con le dita e se le portò alla bocca, dove leccò il proprio sangue con deliberata lentezza e godimento.
    «Sei disgustoso!» Esclamò lei, cercando al contempo di reprimere l’eccitazione che quel gesto le aveva provocato.
    «Allora, Tesoro, cosa pensi di fare? Non pensi che siamo di nuovo al punto di partenza?»
    Spike accavallò le gambe e poggiò svogliatamente un gomito sul bracciolo, appoggiando poi la testa contro il palmo della mano.
    Il volto della ragazza fu attraversato da una miriade di emozioni contrastanti.
    «E va bene.» Rispose infine, mantenendo la voce più calma che poteva. «Sarò carina con te. Nel senso che ti darò la possibilità di renderteli utile prima di ucciderti.»
    Il sopracciglio di Spike saettò in alto, rivelando la sua perplessità.
    «Pensi che ti sia sempre tutto dovuto, eh?» Sbottò lei, stringendo i pugni. «E invece questa volta dovrai guadagnartelo!»
    Facendo leva sulle braccia, Spike si alzò dalla poltrona e raccolse stancamente lo spolverino dalla sedia accanto. Lo indossò dandole le spalle e brontolò qualcosa, poi le passò davanti per raggiungere la porta. Prima di oltrepassarla, però, si fermo e poggiò una mano sullo stipite.
    «Lo sai... Per quanto mi piaccia giocare con te, mi sto davvero stufando della tua arroganza.» Le disse serio. «Sei soltanto una ragazzina che sta giocando con il fuoco.» La considerò per un momento, indeciso se aggiungere qualcos’altro.
    Buffy incrociò le braccia davanti al petto, per nulla intimorita dal suo discorso. «Ho bisogno di quel manufatto a tutti i costi e non m’importa se dovrò ucciderti per averlo.»
    Spike sorrise. «Oh, quante parole coraggiose. Ma i fatti dove sono? Quando decido che voglio qualcosa, io vado e me la prendo, senza tante cerimonie.» Quindi prese ad avanzare minaccioso verso di lei.
    Impreparata, Buffy indietreggiò e si trovò velocemente con le spalle al muro. Spike la immobilizzò alla parete in un secondo, premendole il braccio all’altezza delle clavicole, poi iniziò a strofinarle rudemente i jeans con l’altra mano, in corrispondenza del suo sesso.
    Sussultando per quel contatto inaspettato, Buffy si morse il labbro inferiore per reprimere il gemito che le stava nascendo in gola. Cercò di spingerlo via, ma si scoprì senza forze.
    «Smettila...» Ansimò debolmente, le mani che gli si attorcigliavano attorno all’avambraccio e premevano verso di lei per incoraggiarlo, invece di allontanarlo. Poi, mentre i gemiti iniziavano ad uscire sempre più incontrollati, lui si separò improvvisamente da lei.
    Buffy lo fissò sconvolta, il respiro affannoso, incapace di formulare un pensiero coerente.
    «Credo di essermi spiegato a sufficienza.» Disse lui con un paio di occhi glaciali, poi la fissò con una strana espressione mentre indietreggiava.
    «E va bene, ti darò quello che vuoi.» Capitolò lei. Perché, a quel punto, cos’altro poteva fare? Non poteva continuare a mentire a lui e a se stessa.
    Spike inclinò la testa e inarcò la bocca in un sorriso. «Ma Amore, non funziona mica così. Sarò io a decidere il dove, il come ed il quando.»
    Buffy lo guardò incredula. «Che cosa?!»
    «Ora me ne vado e ti lascio meditare su quello che vuoi. Perché, lasciatelo dire, sei parecchio confusa a riguardo.» Alzò i sopraccigli e abbandonò la stanza con il solito sorriso irriverente.

    Rimasta da sola, Buffy si strinse nelle spalle e si maledì per la propria arrendevolezza.
    Prese a camminare lentamente verso l’uscita, le gambe tremanti e il sesso pulsante, ma quello che le faceva più male, era l’improvvisa sensazione di vuoto che aveva provato alla separazione da Spike.



    Capitolo 5
    In the shadows


    Percorrere le strade di Sunnudale era abbastanza noioso, di notte, senza avere niente da polverizzare. E Buffy si stava veramente scocciando.
    Se solo si fosse fatto vedere quello stronzo di- Oh! Cos’è quella? Un’aggressione?! Finalmente del lavoro per me!
    La ragazza si lanciò verso l’apparente giovane coppia in cerca d’intimità che si rivelò... solamente una giovane coppia in cerca d’intimità.
    La terza che aveva disturbato quella sera, per la precisione. E questa volta la ragazza si era scocciata così tanto da dirle di smettere di guardare e di cercare qualcuno per darsi da fare in prima persona!
    Porca miseria! Buffy si scusò, imbarazzata, e riprese la ronda. Ma poco dopo si fermò presso il cimitero, cogliendo il familiare formicolio alla base della nuca...
    Si volse per confermare quella sensazione.
    «Che cosa vuoi?» Chiese. «Si può sapere perché mi stai seguendo?» Puntò le mani ai fianchi.
    «Perché mi va di farlo.» Rispose Spike, alzando il mento in quel suo modo fastidioso.
    Dopo la discussione della notte precedente, Buffy si sentiva un po’ a disagio a parlargli. Ma non intendeva mostrarglielo per nessuna ragione al mondo.
    «E tu, perché mi guardi con quello sguardo da voglia?» Chiese lui divertito.
    Eccolo là...
    «Ma sentilo...» Buffy incrociò le braccia al petto e cercò di sviarlo dall’argomento.
    Qualsiasi cosa, cribbio, qualsiasi cosa per scoraggiarlo... «Tanto non se ne fa niente, perché mi sono venute le mie cose!» Dio, che scusa idiota! Chissà se se la sarebbe bevuta... «Sai, quelle cose che vengono alle ragazze una volta al mese.»
    Lui alzò un sopracciglio, perplesso. «Oh, se pensi di fregarmi così... Ti ricordo che sono un vampiro.»
    Lei trasecolò. «Eh? Non dirmi che la cosa ti eccita?!»
    Spike rivolse gli occhi al cielo, apparentemente esasperato da quell’insinuazione. Poi però, come se avesse avuto un ripensamento, fece scorrere oscenamente la punta della lingua sotto i denti. Brrr...
    «Il mio olfatto da vampiro sa che stai mentendo. Tutto qui.» Piegò la testa di lato e le sorrise. «E ti ricordo, comunque, che se hai bisogno di quel manufatto...»
    «Sì, sì, certo.» Tagliò corto lei.
    Spike allargò il proprio sorriso. «Bene. Allora ci vediamo alle due al numero 11 di Thornton Ave.»
    Gli occhi cobalto sembrarono scintillare per un momento, prima che Spike le passasse a fianco e si diresse verso il cimitero.
    Buffy restò a fissare la sua schiena che si allontanava.

    ***

    Con la mossa della lingua di Spike ancora nella mente, Buffy si appoggiò alla scrivania e prese a giocherellare con una biro.
    «Hai trovato?» Chiese d’un tratto, portando lo sguardo verso Willow.
    La strega annuì. «Sì, è come pensavo. L’incantesimo usato per legare l’essenza della Cacciatrice con quella di un demone si basa sulla magia nera.»
    «Okay. Ma cosa significa?» La Cacciatrice ripose la penna e andò a sedersi sul letto di fronte all’amica. Il suo vecchio letto che, da quando aveva lasciato l’università per assistere la madre, era diventato quello di Tara.
    «Che la magia che ti dà il potere di Cacciatrice, come il potere stesso, è molto potente e pericolosa.»
    «Pericolosa?»
    «Beh sì. In magia, la potenza è proporzionale alla pericolosità.»
    Buffy si accigliò. «Allora, pensi che quello che ti ho chiesto sia troppo rischioso?»
    «Io... non saprei affermarlo con precisione.» Confessò Willow. «Però dobbiamo essere cauti. Stiamo parlando di evocare le forze primordiali, anche se si tratta di rafforzare un potere già esistente.»
    «La fonte del mio potere, di fatto.»
    «Sì.»
    La figura di Buffy si alzò dal letto e tornò alla scrivania. Willow tornò al libro che aveva in grembo.
    «Pensi che...?» La Cacciatrice esitò.
    «Francamente?» La strega le rispose senza alzare gli occhi dal volume. «Penso che, se hai solo bisogno di rafforzare il tuo potere per sconfiggere Spike, non ci dovrebbe essere nessun problema.»
    «E se questo incantesimo influenzasse il lato oscuro del mio potere?» Chiese Buffy tutto d’un tratto.
    «Ma avrai sempre un’anima e una coscienza per controllarlo.»
    «Oh, anche Faith ce le ha sempre avute.»
    Willow corrugò la fronte. «E’ di questo che hai paura? Di diventare come lei?»
    Buffy abbassò lo sguardo.
    «No, Buffy. Tu non diventerai mai come Faith. Ascoltami... » disse la strega «Non è il potere che porta alla perdizione, ma l’uso che se ne fa. E solo tu puoi decidere cosa farne.»
    Buffy rabbrividì. Se solo avesse saputo cosa Spike aveva risvegliato in lei... Ma era convinta di una cosa: per affrontare una forza primitiva come la sua, ci voleva un’uguale forza primitiva.
    «Se solo ci fossero altre strade...» Disse la strega.
    Buffy la guardò speranzosa.
    «Intendo per rafforzare il tuo potere senza ricorrere alla magia.» Spiegò Willow. «Ho letto che gli antichi stregoni indiani lo facevano tramite delle sostanze allucinogene...»
    «Oh certo,» commentò ironica la Cacciatrice, «sono certa che una bella canna aiuterebbe nell’impresa!»
    «Oppure una bella ubriacatura!» Propose Willow raggiante.
    «Naaa, ci ho già provato. E l’unico risultato è stato regredire al livello mentale di una scimmia!»
    Entrambe le ragazze scoppiarono a ridere. Poi, quando la tensione se ne fu andata, Willow parlò di nuovo. «Se vuoi, possiamo farlo subito. Io e Tara teniamo sempre qualche ingrediente per le magie d’emergenza.»

    ***

    L’incantesimo fu davvero velocissimo e Buffy raggiunse il Bronze, che era l’ultima tappa della ronda, che mancava ancora un’ora all’appuntamento.
    Varcò la soglia del locale e controllò la presenza di eventuali demoni, poi approfittò del bagno. Si bagnò lievemente i capelli e se li tirò all’indietro, osservandone il risultato allo specchio.
    E se mi stesse solo prendendo in giro? Se avesse già venduto il manufatto?
    In quel caso gliel’avrebbe fatta pagare amaramente.
    E se non volesse darmelo, anche dopo aver...?
    Non se ne parla neanche. A costo di prendere Spike a calci per tutta la notte, Buffy avrebbe avuto tra le mani quel manufatto al più presto.
    La ragazza si compiacque della propria sicurezza ritrovata che vedeva riflessa nello specchio e si diresse lentamente verso l’uscita.
    Mentre attraversava la pista da ballo, vide con la coda dell’occhio diversi ragazzi che la fissavano. Ragazzi che sembravano affascinati e al tempo stesso impauriti dalla sua determinazione, ma a cui non rivolse nemmeno uno sguardo.
    Poi, appena si sentì avvolgere dall’alito tiepido della notte all’esterno, Buffy chiuse gli occhi per un attimo.
    «A noi due.» Sussurrò alle ombre, prima di incamminarsi tra di esse.


    NdA: A proposito di Buffy che regredisce al livello mentale di una scimmia... Se volete farvi due risate, leggetevi “Beer bad, Spike good” di Nightlady :)


    Capitolo 6
    La casa abbandonata


    «Spike?» Chiamò Buffy.
    Poi, non ricevendo risposta – a parte la propria voce che rimbalzava sulle pareti – la ragazza varcò la soglia e iniziò a guardarsi in giro.
    L’abitazione era enorme e si trovava in una zona periferica poco trafficata. Ma delle numerose stanze abbandonate, solo una sembrava stata usata di recente. La sala, di cui i tendaggi erano stati spostati per far passare la luce della luna.
    Buffy osservò il grande tavolo ligneo intarsiato e fece scorrere una mano sulla superficie lucida. Poi si avvicinò ad una delle colonne e volse lo sguardo attraverso la portafinestra. Le piante del giardino erano cresciute per anni senza controllo e avevano inghiottito tutto quello che avevano trovato sul loro cammino, dalle mura esterne alle panche di cemento.

    Spike aveva continuato ad osservarla per tutto il tempo, nascosto nell’ombra. L’aveva vista camminare lentamente nella semioscurità e fermarsi nella sala, dove il giardino aveva colto la sua attenzione. Ne aveva annusato il profumo, aveva cercato di indovinarne le emozioni.
    E, quando l’aveva vista incantarsi per un attimo a guardare fuori, aveva iniziato a camminare silenzioso verso di lei.

    Buffy sentì il formicolio alla base del collo troppo tardi.
    Non ebbe nemmeno il tempo per girarsi, che il vampiro l’aveva già afferrata per le spalle e l’aveva spinta verso la colonna, dove ora la teneva premuta e ci ondeggiava ritmicamente contro con tutto il proprio corpo.
    «Spike! Aspetta...»
    «Temevo che non saresti più venuta.» Ansimò lui sul suo collo. «E quando dico ‘venuta’, intendo in tutti i sensi.»
    Le mani di lui corsero lungo le cosce e andarono ad alzarle la minigonna.
    Buffy si morsicò il labbro per non controbattere, poi sussultò e spalancò gli occhi nel momento in cui lui le scostò le mutandine e verificò la sua eccitazione. Guardò verso il basso, dove la gamba che premeva contro la propria era nuda e si accorse che anche lui lo era e... Buon Dio! L’aveva forse aspettata così per tutti quei minuti, immaginando chissà quali fantasie da mettere in pratica?
    Lo sentì sfregare la punta dura contro il proprio sesso bagnato e trattenne il respiro in anticipazione, ma non ebbe alcuna esitazione ad allargare le gambe e a sporgere il bacino all’indietro per facilitargli l’accesso. E quando lo sentì riempirla completamente, lottò per non urlare il suo nome.
    «Così, da brava.» Disse lui, ritraendosi un poco e riaffondando fino in fondo.
    Buffy deglutì e strinse i propri muscoli attorno alla sua erezione.
    «Dio, così stretta.» Spike le ansimò roco contro l’orecchio, prima di strofinarle il viso contro la guancia, a ritmo con le proprie spinte decise.
    Buffy si sostenne con le mani alla colonna e lottò per controllare i propri gemiti.
    Dio, e chi avrebbe mai pensato che sarebbe stato così... così... Cazzo! L’unico pensiero coerente che poteva formulare, era la volontà di essere posseduta su quella colonna per ore...
    Ancora e ancora...
    Dentro e fuori...
    Fuori e...
    «Ah...» Buffy protestò debolmente all’improvvisa sensazione di vuoto. Si girò completamente e si appoggiò con la schiena contro la colonna, il petto che si alzava e si abbassava frenetico al ritmo del proprio respiro.
    Spike stava in piedi a qualche passo da lei, lo stesso respiro frenetico – sebbene non ne avesse bisogno – e gli occhi terribilmente scuri e appannati dal desiderio. La stava guardando come se stesse scorrendo un menù, alla ricerca della portata più ghiotta dopo l’ottimo antipasto...
    Ma anche Buffy si stava perdendo nella contemplazione del corpo perfetto del vampiro... Di quel miracolo della natura. Ne osservò i pettorali alzarsi al ritmo del respiro, gli addominali scolpiti sul corpo magro, la curva sporgente dell’osso iliaco, i muscoli delle braccia tendersi mentre portava una mano al centro del petto e ne faceva scorrere lentamente il palmo verso il basso, sempre più vicino al grande membro eretto, luccicante dei propri umori.
    La Cacciatrice si leccò le labbra e, colta da un improvviso bisogno, si gettò in ginocchio davanti a lui.
    «Per l’inferno!» Urlò Spike. Poi, mentre lei ne avvolgeva il sesso con la propria bocca e lo solleticava con la lingua, chiuse gli occhi e iniziò a gemere rumorosamente.
    «Cacciatrice...» Le affondò le mani tra i capelli e lottò contro il bisogno di afferrarle la testa e imporre il proprio ritmo. Perché Buffy stava andando così bene ed era semplicemente magnifico lasciarla fare...
    Ed era bello sentire una bocca calda attorno a sé, almeno per una volta...
    Delle labbra così morbide e vive che stavano succhiando con così tanto impegno la sua sommità rigonfia...
    «Oh!»
    Buffy gli passò la punta della lingua sopra la fessura e poi la fece roteare attorno al glande.
    Spike aprì gli occhi e restò ad osservarla incantato, mentre si impegnava dargli il piacere in modo così devoto. Poi le prese la testa tra le mani e ne accompagnò gentilmente i movimenti.
    Le spostò la mano dalla base del pene alla zona appena prima del glande, dove gliela fece stringere un poco e la invitò a muoverla su e giù, mentre con la bocca continuava a scorrere sulla punta.
    Ma sul più bello che aveva imparato a farlo nel modo che preferiva, il vampiro dovette fermarla ed estrarre il proprio membro prima di... Beh...
    E che cos’era quello sguardo interrogativo e deluso sul suo viso? Come quello di una bambina a cui avevano appena portato via il giocattolo preferito.
    La fece alzare in piedi e le prese il viso a coppa tra le mani. La fissò negli occhi qualche istante, prima di avvicinarlo al proprio e prendere possesso della sua bocca.
    Buffy fu colpita da quello sguardo così breve ma incredibilmente intenso, che sembrava così pieno di emozioni... Pieno di gratitudine per il piacere che gli aveva dato, ma anche pieno di desiderio instancabile e... forse persino di affetto?
    Socchiuse le labbra e lo lasciò entrare, avvolgendo la sua lingua con la propria. Senza disturbarsi troppo a decifrare le emozioni del vampiro e concentrandosi solo sulle loro sensazioni.
    Il bacio fu terribilmente lungo e intenso, quasi disperato. Il primo che si davano di loro spontanea volontà, in pratica, dopo l’incantesimo di volontà di Willow. E quando infine si separarono, Spike la guardò di nuovo con quegli occhi pieni di emozione.
    «E’ stato così bello, Amore. Ma non ho ancora finito con te... » Disse e le mise le mani sulle anche, facendola indietreggiare fino a farle urtare le natiche contro il tavolo di legno.
    Buffy sussultò, sentendosi intrappolata tra il tavolo ed il corpo di lui.
    Lui le prese una mano e la condusse tra di loro, premendola contro la propria erezione.
    Lei la sfregò con delicatezza, orgogliosa di essere la causa della sua eccitazione e meravigliandosi di come smaniava per toccare il suo corpo, per sentirne i muscoli tesi sotto le proprie dita...
    Dio, non aveva provato niente del genere per nessun altro ragazzo.
    E in quel momento non ne provava nessuna paura o vergogna. Le sembrava addirittura familiare, come se i loro corpi si appartenessero da sempre. Due pezzi di un puzzle che combaciavano perfettamente ed erano nati per incastrarsi.
    Lui si piegò in avanti e le fece scorrere sensualmente le mani ai lati delle gambe, per salire fino alla cerniera della gonna, che aprì e calò insieme agli slip, liberando finalmente dagli indumenti la parte inferiore del suo corpo.
    Lei si sollevò in punta dei piedi e appoggiò le natiche sul tavolo, mentre Spike si protendeva in avanti e spingeva il proprio corpo contro il suo. Le passò una mano dietro la schiena e la aiutò ad abbassare il busto all’indietro, fino a che Buffy si ritrovò distesa supina sulla superficie lignea, le gambe divaricate ma strette saldamente ai fianchi del vampiro.
    Spike ne osservò il seno muoversi al ritmo del suo respiro, i capezzoli turgidi che si disegnavano contro la maglietta, rivelando che non portava il reggiseno.
    La prese per le anche e la avvicinò a sé, prima di guardarla negli occhi e guidare la propria virilità verso la sua apertura.
    Buffy unì le mani sotto la schiena per stare comoda sulla superficie dura e si preparò al suo affondo, che questa volta arrivò lento e parziale.
    Spike si ritrasse subito e si spinse nuovamente dentro con un rantolo, questa volta in profondità, e iniziò a muoversi lentamente in lei. Ma, alla vista del godimento sul volto della ragazza, il vampiro si sentì ribollire e iniziò a muoversi freneticamente.
    Avrebbe voluto andarci più piano, avrebbe voluto durare più a lungo e prolungare quel momento il più possibile, ma il desiderio di vederla godere selvaggiamente mentre gridava il proprio nome, gli aveva fatto perdere immediatamente il controllo.
    Spike portò una mano nel punto in cui i loro corpi si univano ed iniziò a strofinare il sesso di lei, mentre continuava a pompare senza sosta, e lei non tardò ad urlare veramente, come non tardarono gli spasmi attorno al suo membro.
    La vide contorcersi per l’intensità del piacere, deglutire e gemere rumorosamente e continuò imperterrito il suo movimento. Fino al momento in cui lei gli prese a coppa i testicoli e prese a strofinarli gentilmente, il che lo mandò definitivamente via di testa e gli fece raggiungere quasi subito l’orgasmo.
    Spike esplose dentro di lei con un lungo grido rauco. Chiuse gli occhi e gettò la testa all’indietro, poi si accasciò senza forze sopra di lei, appoggiando la testa sul suo petto.
    Lei prese ad accarezzargli i capelli e lo trattenne dolcemente presso di sé per un momento che gli parve infinito. E lui si sentì spezzare il cuore, da quanto gli mancavano le attenzioni di qualcuno che lo amasse veramente... Qualcuno che lo ritenesse importante e avesse bisogno di lui... E, anche se sapeva che Buffy non l’avrebbe mai amato, aveva disperatamente bisogno di riaverla di nuovo. Anche solo per prolungare quell’illusione...
    «Stai con me.» Disse, ancora ansimante. «Voglio che diventi la mia ragazza, Buffy.»
    Ma Buffy si irrigidì immediatamente.
    «No.» Sussurrò con voce tremante. «Mai…»
    «Perché no?» Chiese lui di colpo, la voce strozzata dalla delusione, mentre alzava il viso dal suo petto e la guardava interrogativo.
    In quel momento, abbandonate le maschere di vampiro e di Cacciatrice, erano solamente un ragazzo ed una ragazza alle prese con le proprie paure.
    «Perché sappiamo entrambi che questa cosa è sbagliata.» Rispose lei.
    Perché, anche se aveva accettato di andare a letto con lui, non intendeva diventare la sua ragazza. E perché non avrebbe mai messo allo stesso livello il rapporto che aveva avuto con Angel o con Riley con quello che... beh, con questa cosa.
    E meno si facevano coinvolgere, più facilmente potevano interromperla in qualsiasi momento.
    Lui si alzò di scatto, desideroso di allontanarsi da lei, lottando contro l’impulso di scuoterla per la rabbia.
    «Ne sei sicura? Io non credo che potremmo interrompere questa cosa che è nata tra di noi tanto facilmente.» Disse lui, con un tono della voce che tradiva tutto il suo orgoglio ferito.
    «Spike. E’ stata solo una notte di sesso.» Disse Buffy, alzandosi dal tavolo e decisa a tagliare sul nascere qualsiasi illusione. «Una fantastica sessione di sesso, te lo concedo. Ma nulla di più.»
    «Due.» Precisò lui, mostrando due dita alzate della mano.
    Buffy sospirò. Ripensare a quella prima notte in cui l’aveva avuta con l’inganno, la faceva stare ancora male. Beh, non che questa volta fosse riuscito a riaverla senza sotterfugi...
    «Okay, ma -» Iniziò a dire, prima di essere interrotta.
    «Ehi, non ti sto mica facendo una confessione d’amore! Ti sto solo offrendo la possibilità di riavermi ogni volta che vorrai.»
    Lei scosse la testa. «No. Non mi sembra una buona idea.»
    «Ah sì? Allora staremo a vedere quando tempo ci metterai prima di strisciare da me in ginocchio e implorare per assaggiare di nuovo il mio -»
    Buffy alzò la mano per schiaffeggiarlo. «Termina quella frase e te ne pentirai amaramente.»
    Spike sbuffò e si allontanò per recuperare i propri vestiti.
    Quando tornò, stringeva tra le mani una statuetta.
    «Bene, credo che dopotutto te la sia guadagnata.» La poggiò sul tavolo e se ne andò senza aggiungere altro.
    La Cacciatrice fissò il manufatto con un’espressione dolce-amara.
    “Beh, se non altro ha mantenuto la parola.” Pensò, finendo di rivestirsi.


    Capitolo 7
    La macchia


    Buffy guardò il proprio osservatore correre instancabilmente da una parte all’altra del tavolo, mentre ammirava il manufatto egizio che troneggiava sopra di esso.
    «Non ci sono dubbi, è autentico! E guarda com’è rifinito con cura!» Disse l’uomo, felice come un bambino. «Ma come ci sei riuscita?»
    La ragazza si sentì avvolgere da una vampata di calore. «Io… Ecco… Non c’è voluto molto, in realtà...»
    Ma, di fatto, l’uomo non sembrava interessato alla risposta, come non sembrò notare il suo rossore.
    Era molto più interessato alla statuetta e a cosa farne.
    «Distruggerla sarebbe un vero peccato.» Disse. «Credo che la terrò io.»
    Poi si girò finalmente verso di lei. «Tanto, al British Museum non sarebbe più al sicuro, non credi?»
    Ma nemmeno Buffy lo stava più ascoltando.
    Stava ripensando alla notte appena trascorsa con il vampiro. Al modo in cui si erano baciati, al modo in cui l’aveva guardata, al modo in cui lei... beh, gli era saltata letteralmente addosso.
    Le pareva di sentire ancora in bocca i loro sapori mischiati.
    «Buffy? Ti vedo turbata.»
    La ragazza deglutì e scosse vigorosamente la testa. «No, è tutto ok. Non si preoccupi.»
    «Ne sei sicura?» Chiese Giles.
    «Lei piuttosto, crede di star bene? Se la sta consumando con lo sguardo, quella statuetta!»
    L’uomo arrossì e si sistemò gli occhiali. «E’... E’ così bella. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso.»
    «Già.» Buffy sospirò e incrociò le braccia davanti al petto.
    «Ma l’hai ucciso, comunque?» Chiese Giles di punto in bianco.
    «Eh? Chi?» Lei sembrò cadere dalle nuvole.
    «Spike?»
    Buffy sbiancò. «E perché mai?»
    L’uomo la guardò sorpreso da sopra le lenti degli occhiali. «Pronto? Stiamo parlando della stessa persona? Perché io sto parlando di quel mostro che se ne va in giro a fare i propri comodi senza chip e che è libero di uccidere di nuovo.»
    «Oh...» Buffy guardò in basso. «Io... Credo di averlo sotto controllo.»
    Giles la osservò scettico.
    La ragazza afferrò il giubbino sullo schienale della sedia, improvvisamente ansiosa di interrompere quella discussione. «Beh, se dovesse tornare ad uccidere... So che cosa devo fare.» Disse dura.
    «Buffy.» La chiamò, prima che lasciasse il negozio. «Ti vedo distratta, ultimamente. C’è qualcosa di cui vuoi parlarmi?»
    Lei si bloccò davanti alla porta.
    «Come sta tua madre?»
    La ragazza si girò lentamente. «Stabile, per ora. Il che significa che non sta peggiorando ma non sta nemmeno migliorando.» Sospirò. «Grazie per averlo chiesto. Le porgerò i suoi saluti.»
    Gli rispose mestamente, prima di uscire nella luce del giorno.

    ***

    Buffy uscì con le parole di Giles che le echeggiavano nella mente.
    Dio, era tutto facile per lui.
    Ammazza quel demone, ammazza quest’altro. Ferma un’apocalisse, uccidi il sindaco.
    Ammazza il tuo fidanzato che sta per distruggere il mondo.
    Porca miseria.
    Si portò una mano al collo, nel punto in cui Spike l’aveva morsa un mese prima.
    Si chiese se il vampiro biondo avesse ripreso ad uccidere, da quando si era fatto rimuovere il chip. E decise che se ne sarebbe accertata.
    Ma prima, aveva bisogno di cacciare. Oh, se ne aveva bisogno. Ma il tramonto era ancora lontano.
    Quindi non le restava altro che passare il pomeriggio con Dawn. L’avrebbe aiutata a fare i compiti e avrebbero guardato un po’ di televisione, e magari ci sarebbero stati anche pop-corn o patatine.
    Buffy sorrise debolmente all’idea e si strinse nelle spalle.
    Una volta avrebbe trovato qualsiasi scusa per evitare di passare il tempo in quel modo, ma con la malattia della madre era cambiato tutto. Buffy le aveva promesso che si sarebbe presa cura della sorella, che avrebbe smesso di stare sempre via e di lasciarla da sola per tutto quel tempo.
    Le pareva fosse ieri, quando Joyce l’aveva accusata di trattare la loro dimora come un albergo e di non passare abbastanza tempo con la famiglia. Lei si era difesa ricordandole la propria missione e la propria età, sebbene in cuor suo sapesse che la madre aveva ragione. Giacché aveva passato gli ultimi mesi a stare fuori fino a tardi quasi tutte le sere, vuoi per i pattugliamenti, vuoi per le serate al Bronze con gli amici o vuoi per le ricerche al Magic Box...
    E ora che lei non poteva più assicurare...
    Dio, era così ingiusto! Perché il fato le aveva dato tutto quel potere per combattere il male, e poi si era preso gioco di lei, dando a sua madre l’unico male che non poteva combattere?
    Buffy lottò per trattenere le lacrime, al ricordo del colloquio che aveva avuto qualche settimana fa...

    ***

    «La vede questa macchia?» Chiese il dottore, indicando una zona più scura sul foglio appeso alla parete.
    Buffy strinse gli occhi e osservò attentamente. «Credo di sì.»
    «Si tratta di un tumore. E’ questo che crea i mal di testa di sua madre, che stanno diventando sempre più frequenti.»
    A Buffy parve che la stanza avesse iniziato a girare. Deglutì e sbatté le palpebre, sperando di aver capito male. Sperando che quello fosse solo un brutto sogno.
    «Un... un tumore?» Cercò gli occhi del dottore per una smentita.
    «Sì.»
    Lo stomaco le si strinse in una morsa.
    Poi tornò a concentrarsi sulla macchia, come se grazie ad un misterioso potere della mente avrebbe potuto farla scomparire, se l’avesse fissata con abbastanza convinzione.
    «E’ operabile?» Chiese dopo un lungo momento.
    «Sì.» *Grazie a Dio* «Ci sono buone possibilità che l’operazione vada a buon fine.»
    Buffy rilasciò il respiro, che non si era nemmeno accorta di trattenere.
    «Possiamo già fissare l’operazione fra qualche mese. E nel frattempo, fino a che sua madre potrà gestirsi da sola, la può anche tenere in casa.»
    Buffy spalancò gli occhi. «E’... E’ così grave, che ad un certo punto non potrà più...?» Si voltò verso l’uomo.
    «Dovete prepararvi al peggio. Sua madre potrebbe iniziare a comportarsi in maniera strana all’improvviso, formulare frasi sconclusionate, urlare durante la notte... Ecco perché, quando possibile, consigliamo di lasciare i pazienti in ospedale. Dove, tra l’altro, siamo meglio organizzati in caso di emergenza.»
    La ragazza si sentì mancare l’aria. Non poteva accettare che sua madre... Ma non poteva fare nulla a parte affidarsi ai medici.


    Capitolo 8
    What you want


    Spike se ne stava appoggiato ad un albero del parco, lasciandosi accarezzare dalla brezza notturna.
    Prese una boccata di fumo dall’ennesima sigaretta e guardò malinconico il cielo.
    Perché, maledetto inferno, non riusciva a smettere di pensare a lei? A quando l’avrebbe rivista e, con un po’ di fortuna, riavuta nuovamente?
    Era proprio patetico... Si era fatto togliere il chip ma, invece che tornare ad essere malvagio, passava il tempo a desiderare la persona che più di ogni altra doveva evitare...
    Quella maledetta stronza.
    Poteva sentirne l’odore, ora. Assieme all’odore del sangue.
    Il suo, mischiato a quello di altri demoni.
    Che diavolo stava combinando?
    Lanciò il mozzicone sul selciato con un abile gesto delle dita, disegnando una parabola nell’aria, poi corse verso quell’odore invitante che non prometteva niente di buono.

    ***

    Buffy si asciugò il sangue dal labbro rotto con la mano e fissò il gruppo di demoni di fronte a sé.
    Erano sei ed erano molto forti, ma lei non sembrava preoccuparsene.
    Si avvicinò al primo e lo fece piegare in due con un diretto allo stomaco, poi si rivolse agli altri. Erano forti, okay, ma erano anche molto lenti.
    «Avanti, fatevi sotto!» Li invitò con un gesto della mano e le creature la accerchiarono immediatamente.
    L’adrenalina pompava in lei come in un leone nella corsa per la vita.
    Il corpo esile pieno di energia, assetato di violenza.
    Perché il combattimento poteva farle dimenticare i suoi problemi... Poteva farle dimenticare la malattia della madre, il peso delle nuove responsabilità che la sua mancanza avrebbe comportato, oltre al solito peso del destino del mondo nelle proprie mani... e poi, la situazione singolare che si era creata con Spike...

    ***

    Spike arrivò giusto in tempo per vederla bloccata da due demoni, mentre un terzo la stava schiaffeggiando rudemente.
    «Cazzo, Buffy! Sei in vena di manie suicide?» Le urlò, piegando il braccio di uno di loro dietro la schiena.
    «Vattene! Non ho bisogno del tuo aiuto!» Gridò lei, approfittando del momento di distrazione per liberarsi dalla presa dell’altro.
    Il vampiro mollò un gancio. «Però ti fa comodo, eh?»
    La Cacciatrice stese il demone che aveva di fronte con un montante sotto al mento. «Perché ti preoccupi per me? Dimmi, da quand’è che hai smesso di considerare le persone come contenitori di sangue ambulanti?»
    «Stronza!» Ringhiò lui.
    I demoni ancora in piedi si guardarono per un attimo e poi, vista la mal parata, decisero di darsela a gambe.
    «Ehi! Tornate qui! Non ho ancora finito con-!» Urlò Buffy dietro a loro, prima che Spike la zittisse con una mano davanti alla bocca.
    «Sei impazzita? Se io non fossi arrivato in tem-» Venne interrotto da una gomitata sul naso. «Porca miseria, Buffy! Che ti prende?»
    Al contatto con la sua mano, Buffy si era sentita attraversare da una scossa elettrica.
    «Non mi toccare!» Urlò.
    Spike la guardò sbalordito. «Che cosa significa? Non mi sembra che ieri ti desse così fastidio. Ma se credi di-»
    Il diretto gli arrivò in pieno muso.
    Poi successe tutto in un attimo.
    Il giallo baluginò nei suoi occhi di zaffiro, poi Spike si abbassò per falciarle le gambe, assestando un calcio basso ben calcolato. La fece cadere per terra e la distese sulla schiena con una spinta, poi le fu sopra a cavalcioni come un fulmine, catturandone i polsi con una mano e la gola con l’altra.
    «U-hu, e ora come la mettiamo?» Iniziò ad abbassarsi su di lei. «Sarebbe davvero un peccato romperti l’osso del collo, Amore.»
    Buffy gli sorrise, sicura di sé. «Oh, non lo farai. Perché sei tu quello che smania per fare sesso con me.»
    Spike ricambiò il sorriso. «Ummm, non credere che una bella testa di Cacciatrice non faccia la sua figura nel mio soggiorno...» Scosse la testa e assunse il volto della Caccia.
    Ma mentre il vampiro si abbassava verso il suo collo e lei si preparava a colpirlo con una ginocchiata, il rumore di un’esplosione ad un centinaio di metri di distanza li distrasse improvvisamente.
    Spike allentò la presa e si tirò su, voltandosi verso il magazzino in fiamme.
    «Qualcuno sta cercando di far sparire delle prove.» le disse. «Meglio andarsene di qui.»
    Buffy si massaggiò la gola. «Devo andare a controllare.»
    Si alzò in piedi ed osservò i tizzoni ardenti volare fuori dalle finestre, mentre l’aria veniva impregnata dall’odore acre del fumo.
    Spike le mise un braccio davanti per bloccarla. «No, è troppo pericoloso. Domani è un giorno migliore per le ricerche. E stai attenta, perché questa zona è sotto il controllo di Silver.»
    Buffy si accigliò. «Ehi. Ma non eri tu, quello che mi voleva morta due secondi fa?»
    Lui sogghignò. «Sì, ma solo se ti uccido con le mie stesse mani.» Poi, lanciandole uno sguardo affamato, continuò. «Cosa che al momento posso mettere in secondo piano, se...»
    «NO.» Disse lei categorica. «Quello che è successo è successo, okay? Avevo bisogno di quella statuetta e...»
    Lo sguardo intenso di lui le impedì di continuare. «... ti è piaciuto e non vedi l’ora di ripetere l’esperienza...»
    «NO!» Ripeté lei, ma questa volta meno convinta.
    «Dio, non potresti darmi un minimo di soddisfazione?» Chiese lui un po’ offeso.
    «E va bene. Ma non toglie il fatto che non succederà mai più.»
    «Il che non cambia quello che vuoi.» Ammiccò lui.
    «Il che non cambia che un magazzino è appena esploso alle nostre spalle.» Disse lei, ansiosa di riportare il discorso in temi più confortevoli. «E allora, che cosa ne sai di questo Silver?»
    Spike sospirò e tornò serio. «Svolge traffici sottobanco e ha un locale poco distante da qui, ma... non è un posto per signore. Però forse, chiedendo in giro, puoi trovare una via alternativa per raggiungerlo.»
    «Grazie.» Gli concesse Buffy. «Ma non credere che questa improvvisa cooperazione cambi le cose tra di noi.»
    Spike sorrise. «Beh, Zucchero. Ci sono tanti modi per ringraziare...»
    «Come invitarti a passeggiare all’aperto in una bella giornata di sole?» Gli chiese ironica. «Oh, potrei scommettere cento dollari su chi dei due sarà il prossimo a cercare l’altro.»
    «Lo vedremo.» La informò lui con un ghigno, prima di darle le spalle e incamminarsi verso il proprio covo - il cui soggiorno sarebbe rimasto senza la testa della Cacciatrice per un altro giorno.

    “Che fai? Lo lasci andare così?” Si rimproverò la ragazza. Ma, se da una parte non si fidava di lui e il proprio senso morale la invitava ad ucciderlo, dall’altra parte non lo percepiva più come una minaccia.
    Buffy corrugò la fronte. Da quando aveva smesso di considerare Spike una minaccia?
    Beh, meglio concentrarsi su cose più concrete. Come, ad esempio, il prendere a calci il sedere di Willy l’indomani, per scoprire qualcosa in più su Silver e su quella misteriosa esplosione.


    NdA: Silver è un personaggio di mia invenzione.


    Capitolo 9
    Tentazioni oscure


    Il barman si sentì afferrare per la gola e, impotente, si lasciò sbattere rudemente sul tavolo.
    «Te lo giuro! L’unico modo per rintracciare Silver è andare proprio nel suo.. ehm.. bordello.»
    Gli occhi di Buffy si strinsero in due fessure glaciali. «Se mi stai prendendo in giro...»
    «No! Non lo farei mai!» Le mani di Willy si alzarono in segno di resa.
    La ragazza annuì e lasciò andare la presa sul collo dell’uomo. Poi, come se avesse realizzato improvvisamente qualcosa, allargò gli occhi di scatto.
    «Spike. Spike si sta prendendo gioco di me!» Si allontanò dal tavolo e permise al barman di rialzarsi, furiosa con se stessa per essersi fatta abbindolare.
    Willy si massaggiò il collo. «No. Non è uno scherzo. Ho veramente sentito dire che Silver sta combinando qualcosa nell’ombra.»
    Buffy lo guardò scettica. «Del tipo?»
    «Sono solo voci di corridoio, ma... Sembra stia radunando un esercito di demoni per un mandante misterioso.» Spiegò lui.
    «Ma questo non spiega l’esplosione.»
    «Beh, se stai facendo qualcosa di nascosto e non vuoi lasciare in giro delle prove...»
    «Okay, okay. Qui è Buffy ragazza-d’azione, non Buffy ragazza-pianificatrice. Dimmi dove posso trovare questo bordello.»
    L’uomo tornò al proprio posto dietro al bancone. «Si trova alla fine della nona strada e, beh, è aperto a tutte le ore.»
    Buffy alzò un sopracciglio. «Oh, vedo che sei piuttosto informato.»
    «Oh, non hai idea di quanti clienti mi chiedano di quel posto.» Disse lui, un sorrisetto ammiccante sulle labbra.
    «Sì, certo.» La ragazza fece una smorfia. «Posso immaginare.»

    ***

    Era metà pomeriggio quando Buffy arrivò nel posto che le aveva indicato il barman.
    Dall’esterno, sembrava un vecchio motel abbandonato. La facciata era stata lasciata per anni a se stessa e le finestre erano state sigillate con pesanti balconi di legno.
    La ragazza si avvicinò incerta alla porta e suonò il campanello.
    “Dove cavolo sono finita?” Si chiese, mentre attendeva una risposta. “Sembra uno di quegli edifici abbandonati che si vedono nei film horror... Quelli dove la bionda di turno muore dopo appena dieci minuti.”
    Ad un certo punto, un listello di legno scorse sul portone e scoprì una fessura dalla quale poterono osservarla dall’interno. «Che cosa cerchi?»
    Buffy fu colta alla sprovvista. «Uh, quello che cercano tutti quelli che vengono qui, presumo.» Indossò il sorriso più falso che potesse trovare in quel momento.
    Dopo alcuni secondi, comunque, il portone si aprì e la invitò ad entrare.
    “O uno di quei film dove violentano la protagonista nel giro di dieci minuti.” Pensò Buffy, rabbrividendo al pensiero del posto in cui si era cacciata.
    “Dio, ma chi diavolo me l’ha fatto fare? Oh giusto, quel diavolo di Spike.”
    Eppure, pensare a lui in quel momento – e biasimarlo di qualcosa di cui lui era completamente estraneo – la fece stare meglio.
    “Se solo fosse qui ora. Anche solo per prendermi per i fondelli.” Continuò a pensare. “Mi metterebbe a mio agio e mi renderebbe tutto più facile.”
    Era strano pensare a lui in quei termini. Lui che, di fatto, le aveva reso sempre tutto più difficile.
    Buffy sospirò e seguì l’uomo nei corridoi bui, giurando a se stessa che quella sarebbe stata la prima ed unica volta in cui sarebbe entrata in un posto del genere.

    ***

    L’edificio si componeva di un vario numero di corridoi e stanze, tutte poco illuminate, dove non ci voleva molta immaginazione per capire quello che ci stava succedendo all’interno.
    Buffy avanzava lentamente, infastidita dai rumori –gemiti e sussurri?- di sottofondo, e dall’odore pesante di aria viziata e spezie orientali –droghe?- che saturava l’aria, che almeno copriva in parte quello di sudore e degli ormoni liberati.
    “Dio, voglio uscire di qui il prima possibile.” Ripeté a se stessa per l’ennesima volta.
    Poi, girato l’angolo, la visione di un ragazzo adagiato su un mucchio di cuscini in mezzo al corridoio catturò d’improvviso la sua attenzione. La mano di Buffy corse istintivamente al paletto, mentre gli occhi sbalorditi fissarono la vampira che gli stava succhiando lentamente il sangue dal polso.
    Il ragazzo aprì gli occhi e la guardò con una strana espressione. Poi Buffy realizzò quello che stava succedendo. Non era stato aggredito e non stava nemmeno morendo. Il ragazzo era venuto lì di sua spontanea volontà e aveva pagato per quello.
    Buffy scosse la testa e indietreggiò, sconvolta da quello che stava accadendo. Da come un umano potesse desiderare di essere morso da un vampiro. Vuoi per curiosità, vuoi perché... perché forse voleva sentirsi indispensabile per qualcuno? O forse solo per cercare il proprio piacere?
    Una seconda vampira si avvicinò a loro d’un tratto, dirigendosi verso la gola del ragazzo. Buffy la vide alzarsi la maglietta e poggiare la mano del ragazzo sopra il proprio seno, prima di affondargli i canini nella carne. L’altra vampira la guardò ammirata, prima di muoversi verso le labbra del ragazzo e scambiare con lui un bacio al sapore del suo sangue.
    Basta.
    Buffy girò sui tacchi e corse verso l’uscita, le mani che le tremavano. L’espressione di abbandono e di piacere del ragazzo che le torturava la mente, mentre era felice di nutrire quelle due creature immonde.
    No!
    Un umano non doveva desiderare quelle cose. Non doveva scendere a patti con il diavolo.
    E allora, perché il pensiero delle zanne di Spike sul proprio collo non voleva lasciare la sua mente?
    Buffy scosse la testa, ancora e ancora. Corse nei corridoi, senza dare spiegazioni all’uomo che l’aveva accolta all’entrata. Ansiosa di uscire da quell’incubo, di tornare fuori alla luce del sole.
    Si precipitò alla prima cabina telefonica e compose il numero di casa di Xander.
    Figuriamoci se sarebbe tornata li dentro con Spike o con Giles! No, aveva bisogno di qualcuno che le desse sicurezza, ma che non si facesse impressionare facilmente –da lì, l’esclusione di una ragazza- o che le sarebbe saltato addosso. Okay, Xander era un uomo e pensava sempre al sesso, ma ora era fidanzato con Anya e Dio solo sapeva cosa un ex demone della vendetta gli avrebbe fatto, se solo si fosse azzardato a metterle le mani addosso.
    «Pronto?»
    «Buongiorno signora Harris.» Disse Buffy al telefono, mascherando difficilmente la propria ansia. «Sono Buffy, l’amica di Xander. Suo figlio è in casa?»
    «Oh tesoro, mi dispiace tanto per tua madre.» Disse la signora. «Xander non è ancora rientrato. Credevo fosse ancora al pronto soccorso con voi.»
    Che...? Che diavolo stava dicendo? Pronto soccorso? Sua madre?!
    Gli occhi di Buffy si spalancarono. Aprì la bocca, incapace di far uscire alcun suono per lunghi secondi. La testa le prese a girare.
    «Buffy, sei ancora lì?»
    «Sì, signora Harris... Mi scusi... Io... Io non...» Le lacrime si erano fatte strada lungo le guance. «Che cosa è successo?»
    Era uscita da un incubo solo per piombarne in un altro.
    Benvenuti nella splendida vita di Buffy Summers.


    Capitolo 10
    Aiutami


    «Sono davvero fiera di te.» Disse Buffy, mentre stringeva la sorella in un abbraccio convulso. «Sei stata brava, Tesoro.»
    Gli amici le osservavano a qualche metro di distanza, in piedi nella sala d’attesa del pronto soccorso.
    «L’ho sentita cadere all’improvviso mentre stavo guardando la televisione nel soggiorno, e mi sono precipitata in cucina. L’ho trovata distesa per terra, immobile, sul pavimento. I fornelli erano accesi e sul tavolo c’era la verdura che stava preparando... Mio Dio, Buffy! Ho preso una paura folle! Ho chiamato l’ambulanza e poi il Signor Giles, ma non riuscivo a trovarti da nessuna parte.»
    «Ora sono qui, Tesoro.» Disse Buffy, accarezzando affettuosamente la testa della sorella.
    «Non voglio che ci lasci! Non può lasciarci! Come faremo?» Chiese la ragazzina tra i singhiozzi.
    Buffy non sapeva davvero cosa rispondere.
    «Mi dispiace.» Fu l’unica cosa che riuscì a dire. «Mi dispiace tanto di non essere stata in casa quando è successo.»

    ***

    Dawn rimestò più volte il cucchiaio con poca convinzione.
    «Mangia un po’ di minestra.» La invitò la sorella più grande. «Non voglio che tu vada a letto a stomaco vuoto.»
    «Non ci riesco.» Disse la sorella più giovane, alzandosi da tavola.
    Buffy la vide dirigersi verso le scale. Poi, una volta sola, puntò i gomiti sul tavolo e nascose la testa tra le mani.
    Il dottore le aveva detto che l’equipe medica aveva salvato la vita della madre per miracolo e che andava operata il prima possibile. E che, fino a quel giorno, sarebbe stata sotto osservazione in ospedale.
    Buffy aveva atteso diverse ore nel pronto soccorso. Aveva voluto vedere la madre, aveva voluto rassicurarla, passare più tempo possibile con lei, prima che il loro tempo si esaurisse.
    Ma al tempo stesso, stare con lei la devastava.
    Joyce non sembrava ricordarsi di Dawn, e i momenti di lucidità erano sempre più rari. Si limitava a guardare fisso davanti a sé, e le volte in cui sembrava capire quello che Buffy le diceva, la fissava con quella terribile espressione. Come se si sentisse in colpa per i sacrifici che stavano facendo, perché lei aveva dovuto lasciare l’università...
    Insieme a quella tristezza, a quella stanchezza... di chi si è rassegnato al proprio destino e sa che non può fare nulla per evitarlo.

    Ma Buffy non voleva che sua madre si arrendesse! Perché no, lei non poteva, non doveva andarsene così! I medici l’avrebbero operata e sarebbe andato tutto bene.
    Perché i nemici invisibili, quelli impalpabili, lei non sapeva come affrontarli.
    Lei aveva bisogno di qualcosa di ‘fisico’ da colpire. Qualcosa da rompere, qualcosa da uccidere.
    E Dio, aveva davvero un gran bisogno di prendere a calci qualcosa...

    ***

    La porta della camera da letto si aprì all’improvviso con un tonfo e andò a sbattere rudemente contro il muro. Spike si svegliò all’istante, scattando a sedere sul letto.
    «Mi scusi capo, non siamo riusciti a trattenerla!» Informò umilmente uno dei suoi lacchè.
    Spike lo congedò spazientito con un gesto della mano.
    «Che cosa vuoi?» Chiese poi, guardando Buffy un po’ alterato.
    «Alzati.» Disse duramente lei. «Ho bisogno di te.»
    Spike la guardò dapprima come se fosse un’aliena, poi riacquistò la calma e la sicurezza in se stesso.
    «Accidenti, non ti facevo così intraprendente.» Inclinò la testa. «Venire qui personalmente nel mio covo e buttarmi giù dal letto per... Oh, giusto, per che cosa, poi?» Portò la mano destra all’orecchio, in attesa della risposta.
    «Mi serve qualcuno che mi accompagni al locale di Silver.» Disse Buffy.
    «Oh.» Il vampiro scostò le coperte per uscire dal letto. «Qualcuno ha bisogno del piccolo Spikey per il lavoro sporco.» Poi, come se avesse appena realizzato qualcosa, aggiunse. «E ha appena perso un bel centone, giusto?»
    «Come?» Buffy lo guardò sorpresa, poi gli diede la schiena mentre lui si alzava e andava a recuperare i jeans sulla sedia.
    «La scommessa.» Spiegò lui. «Non dirmi che te ne sei già dimenticata.»
    La ragazza esitò un attimo. «Te li darò quando te li sarai meritati.»
    Spike finì di vestirsi e le girò attorno. «Oh avanti, non fare la timida. Come se i tuoi grandi occhi non avessero mai visto-» Si interruppe, quando poté guardarla meglio in viso.
    «Che cosa c’è?» Chiese lei, a disagio sotto quello sguardo che sembrava leggerla come un libro aperto e quella strana espressione quasi dolce che non riusciva a decifrare...
    E poi, per qualche momento, non si sentì altro che il lieve rumore dei loro respiri.
    Poi Spike scosse la testa.
    «Andiamo.» Le disse infine, prima di scomparire nel corridoio.

    Edited by kasumi - 12/5/2013, 15:03
     
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