The Queen

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  1. Kiki May
     
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    MrsBadGuy: Sono contenta che la fic ti piaccia. Grazie per i complimenti che mi fai! *___* Vediamo come ti sembreranno questi due capitoli, soprattutto in relazione ad Annie.



    NdA: Ne posto due perché uno è rimasto praticamente lo stesso dalla prima versione alla seconda.







    12. Time of your Life






    Buffy stropicciò gli occhi sino a sentirli bruciare e si armò di farina, uova e mestolo.
    Annie si era appena svegliata. Stordita, trotterellava verso di lei, desiderosa di essere accolta in un abbraccio. La cacciatrice la sollevò, poggiandola sul piano cucina sgombro.
    Le baciò le guance.
    “Buongiorno, raggio di sole!”
    “Mamma …”
    “Guarda cosa sto facendo!” esclamò, indicando un libro di ricette aperto. “Una torta al cioccolato tutta per te! Che Dio mi aiuti …”
    Annie rise, innocente, e la madre le pettinò i capelli con le dita.
    Lo faceva spesso alla sorella, quando era triste o spaventata.
    Carezzava lentamente le lunghissime ciocche castane, sfiorandole il volto con dolcezza. A Dawn piaceva.
    “Lo sai, amore? La tua mamma, l’altra, avrebbe adorato queste coccole.”
    “Ma non c’è più!”
    “No, non c’è più.” confermò Buffy, seria. “Ci sei tu.”



    Buffy camminava per le strade di Los Angeles, nei luoghi che conducevano a due dei cimiteri principali; un’altra notte di ronda stava per terminare.
    Ascoltate le proteste di Kennedy, la cacciatrice era uscita di casa, armata di paletto e decisa a sfogarsi. La sottoposta aveva criticato apertamente le nuove abitudini, dal suo punto di vista era pericoloso e inutile che il capo di un esercito uscisse da sola a caccia.
    Da par suo, Buffy era serafica, poco preoccupata al pensiero di un attentato. Del resto i vampiri ormai fuggivano alla sua vista, non aveva neanche la possibilità di ingaggiare uno scontro serio in memoria dei vecchi tempi.
    La ronda quasi conclusa stava confermando l'esattezza dell’opinione.
    Annoiata, la cacciatrice si sedette su una panchina vuota ed estrasse dalla borsa la bottiglietta di minerale che portava con sé.
    A pochi metri da lei, parcheggiata accanto al marciapiede colmo di cartacce, una Maserati rossa fiammante. A bordo solo una donna, provocante e sensualissima.
    Buffy aggrottò la fronte, incuriosita.
    “Bella, vero?”
    Si voltò di scatto.
    Vide un omino minuto, in giacca e cravatta e con un sigaro tra le dita. Le sorrideva.
    “Bella, vero?” ripeté l’omino.
    Buffy scosse il capo, imbarazzata.
    “Sì.” ammise infine, incerta se interpellata a proposito dell’auto o della donna.
    “Se vuole le posso offrire un passaggio.” propose lo sconosciuto. “È molto tardi e lei ha l’aria di essersi persa.”
    La cacciatrice sorrise.
    “Non si preoccupi, me la cavo.”
    “È sicura? Perché, a qualche isolato da qui, abita gente poco raccomandabile. Io scapperei, fossi al suo posto.”
    “Non c’è bisogno, davvero.”
    L’ometto aggrottò la fronte. assumendo un’espressione curiosa.
    “Lei deve essere una di quelle!” realizzò d’un tratto. “Ormai Los Angeles ne è piena! Lavorate di notte, vero? Nelle strade di periferia, da sole. La mia Melanie è stata salvata da una di voi, magari proprio da lei.”
    “Non saprei, incontro tante persone.”
    “Immagino. È una vita faticosa, vero? Mi hanno detto che si inizia da giovani …”
    “Sì, è così. Frequentavo il liceo quando mi hanno chiamata, ho cominciato presto e non ho smesso più. È il genere di lavoro che ti impegna tutta una vita.”
    “Posso capire.” annuì lui, prendendo posto accanto a Buffy.
    Per la statura minuta non riusciva a poggiare i piedi al suolo e li lasciava ondeggiare, come un bambino dispettoso.
    “Non le piace il suo lavoro?”
    “Come fa a dirlo?”
    “Ha l’aria più triste che io abbia mai visto.”
    Buffy tacque, colpita. Azzardò una difesa.
    “No! Non è per questo! Sono abituata ormai, non ci faccio praticamente più caso …”
    “Dev’essere strano lo stesso. A primo impatto, dico. Svegliarsi una mattina e rendersi conto che il proprio destino è segnato, che non si potrà più essere quelli di prima. Ti svegli e bam! Sei diversa. Hai appena perso qualcosa che non sapevi neanche di possedere: la possibilità di una vita normale.”
    “Sì …” ammise lei. “Ma …”
    Le sembrava stupido fare un monologo sulla solitudine della diversità di fronte ad un nano.
    “So cosa sta pensando. Beh, le dico una cosa: io ci sono nato in questo modo. Non ho mai pensato che il mio futuro sarebbe stato nel mondo del football professionale, ho vissuto la vita sempre dal mio punto di vista, più basso rispetto a quello degli altri. lei sarà stata una bella ragazza che, ad un certo punto, si è sentita portare via la sua quotidianità.”
    “Onestamente non credo che sia giusto fare un paragone. Lei … non ha mai sognato di essere come tutti gli altri? Proprio mai?”
    “Certo che sì, ed ho anche sofferto, ma ciò non toglie che sono quel che sono e non me l’ha imposto nessuno.”
    “È complicato.” rispose Buffy. “È stata un’imposizione, è vero, ma è anche parte della nostra natura. Insomma … in tutti questi anni ci ho pensato tanto e non ho ancora compreso qual è la risposta definitiva al problema. Adesso va meglio, però. Siamo insieme. Riusciremo ad adeguarci al mondo …”
    “Leggevo i giornali tempo fa: le ragazze mostro. Che idiozia!”
    “Può ben dirlo. Del resto, però, noi non siamo esattamente normali …”
    L’ometto socchiuse gli occhi, attento.
    “Ma come, signorina? Lei fa questo lavoro da quando andava al liceo e ancora si preoccupa di queste cose? Quand’è stata l’ultima volta che ha visto un uomo morto alzarsi dalla sua bara e andarsene a spasso alla ricerca di sangue? Quando ha assistito ad una pioggia di fuoco nel bel mezzo di Los Angeles? Mi chiedo come faccia, con la sua esperienza, a pensare che a questo mondo esista qualcosa di veramente ‘normale’.”
    “Ci sono i cereali per la colazione!” esclamò Buffy, candida.
    Lo sconosciuto tossicchiò.
    “Lei non è ancora capace di abbandonare certe idee preconcette? Come fa a cacciare vampiri, allora?”
    “È davvero più complicato di così. Forse è anche il fatto di vedere cose innaturali tutto il giorno, vorrei semplicemente mettere dei paletti d’orientamento e fissare quei tre, quattro punti fermi che nella vita servono sempre.”
    “Questo mi pare già più sensato.”
    “Ne ho viste di cose, mi creda. Io stessa non dovrei neanche … non dovrei nemmeno essere qui, capisce?”
    Lo sconosciuto rifletté, silenzioso.
    “Per questo soffre?”
    “Anche. C'è di mezzo una persona e ...”
    “Un uomo?”
    “Magari fosse un uomo!” ridacchiò Buffy. “Diciamo che lui è parte del mio lavoro.”
    “Un vampiro?! E vi è permesso avere relazioni coi vostri nemici?”
    La cacciatrice rise ancora, divertita.
    “Non è esattamente ‘permesso’, ma lui è speciale. Ha anche un’anima, sa?”
    “Non sapevo fosse possibile!”
    “Non lo è infatti, tranne che per due eccezioni.”
    “La normalità non esiste neanche nell’oltretomba.”
    “Ha ragione. Vorrei stare assieme a lui, adesso. Una parte di me vorrebbe … noi abbiamo già avuto una relazione, ma è stata un completo disastro. Mi sembra stupido riprovare. Inoltre parte di questo … gran parte di questo disastro è dovuta a me, a come mi sentivo in quel periodo. Non stavo bene ed ho reso le cose più difficili, sono stata pessima. In questo senso non capisco cosa lo spinga a stare ancora con me, dopo quello che è successo.”
    “Forse lui la ama, la ama veramente. Lei ricambia i suoi sentimenti?”
    La cacciatrice non rispose, rivolse lo sguardo al cielo.
    “C’è una possibilità.” ammise, casuale.
    “Sta a lei.” replicò l’ometto. “Se quest’uomo … vampiro è nel suo cuore almeno un tentativo dovrebbe farlo.”
    “Potrei …”
    “E poi un’anima fa sempre comodo di questi tempi!”
    Buffy sorrise, voltandosi in direzione dello sconosciuto.
    “Non ci siamo presentati.” disse. “Il mio nome è Anne.”
    “Piacere di conoscerti Anne, io sono Stanley e quello splendore in Maserati è la mia Melanie, salvata da una cacciatrice. Fate grandi cose voi ragazze.”
    “Grazie. È bello sentirsi utili, vale tutta la fatica. Ma … la sua fidanzata non è gelosa? È un po' che parliamo!”
    “Mel è diversa, non si fa di questi problemi.”
    “Quindi lei può fermarsi con una ragazza …”
    “E non solo!”
    “Ah!” esalò la cacciatrice, sorpresa. “Buon per voi!”
    Stanley esibì un sorriso furbo.
    È sempre buono per noi. Arrivederci, Anne! Buona fortuna!”
    “Buona fortuna a te, Stanley!”
    La Maserati con splendore sparì nella notte.
    Buffy tornò a guardare le stelle.








    13. Redefiniton






    Stanley si era allontanato da qualche minuto e Buffy era tornata a concedersi il suo momento di silenziosa, solitaria pausa. Il cielo si tingeva delle sfumature luminose dell’aurora.
    La cacciatrice si strinse alla giacca, improvvisamente infreddolita. Pensosa, scrutò il panificio che, a pochi passi dal marciapiede, apriva. Prese il cellulare.
    Attese qualche secondo prima di sentire la voce di Angel.
    “Pronto? Buffy?”
    “Sono io.” sussurrò, gentile. “Disturbo?”
    “No, no! Siamo appena tornati dalla ronda.”
    “C’è Spike lì con te?”
    “È andato a cambiarsi.”
    “Bene. Senti, pensavo, vorreste incontrarmi adesso? Io ho passato la notte fuori e –“
    “Certo.”
    “Oh, perfetto.” esalò la cacciatrice, leggermente nervosa.
    “Aspettavamo la tua chiamata dall’ultima volta che ci siamo visti. Spike, specialmente.”
    “Lo so.”
    “Raggiungici adesso.”



    La cacciatrice tornò in casa, scortata da un’auto di servizio.
    Era ormai mattina, ma non aveva sonno. Piuttosto pensava a raggiungere Angel, e Spike. Rientrata in casa, si diresse al bagno per una doccia veloce, cambiò gli abiti sporchi. Silenziosa, affiancò Annie, addormentata nel suo lettone.
    “Tesoro …” mormorò, lieve. “Tesoro …”
    La bambina aprì gli occhi. Sorrise.
    “Buongiorno, amore.”
    Buoncionno, mamma.”
    “Vuoi venire con me? Ti porto a conoscere due persone speciali.”
    “Sì!”
    La cacciatrice sorrise.
    “Sarà meglio lavarsi, allora.”



    I vampiri avevano scelto di vivere in un’antica villa abbandonata, circondata da uno spazioso giardino spontaneo. L’edificio imponente, realizzato intorno agli anni venti e abbellito da una facciata in marmo chiaro, ricordava moltissimo la vecchia magione che Buffy aveva frequentato ai tempi del liceo.
    “Abitano qui.” spiegò la cacciatrice, rivolta alla figlia che teneva per mano. “Gli amici della mamma abitano in questa casa.”
    “È bella!” constatò la bambina, contenta.
    “Sì, è proprio bella. Vogliamo andare?”
    Fu Angel ad accoglierle.
    “Ehi. Ehi! Lei è …”
    “Annie, mia figlia.” spiegò Buffy, chiudendosi la porta alle spalle. L’ingresso della villa era luminoso e ampio. “Avete fatto installare i vetri necrotemperati?”
    “È difficile riabituarsi al buio.” sussurrò Angel, gentile.
    Annie lo osservava, silenziosa.
    “Ti sta esaminando.” ironizzò Buffy. “Chissà come le sembri!”
    Per tutta risposta, il vampiro si chinò all’altezza del batuffolo rosa pensoso.
    “Sei adorabile.” disse. “Somigli un po’ alla mamma, quando era più giovane.”
    “Non è vero. Annie è identica a Dawn …”
    Angel alzò lo sguardo impenetrabile.
    “Ha anche qualcosa di tuo.”
    “Grazie.”
    Poggiato all’ingresso del salone principale, Spike scrutava le nuove arrivate con leggero imbarazzo e grande emozione.
    “Sei venuta, allora.” mormorò rivolto a Buffy. “Non credevo che avresti portato anche …”
    La cacciatrice annuì.
    Prese in braccio la figlia e la mostrò a Spike, che si avvicinava.
    “Lei è Anne Lily Summers, la mia bambina.”
    “Piacere di conoscerti, Anne.”
    “Lo dicevo ad Angel, è identica a sua madre. Forse un po’ più magrolina, Dawn era paffuta da piccola.”
    Annie serrò gli occhi di riflesso e nascose il volto nell’incavo del collo di Buffy.
    Il vampiro sorrise.
    Prese una manina minuta a profumata, la baciò con devozione.



    “È buono il tè?” domandò Spike, alla ricerca di un pacco di biscotti commestibili.
    Buffy si era rifugiata sul divano, protetta da un’enorme coperta di lana e silenziosa per la stanchezza.
    “Molto, grazie. Angel sta ancora nascondendo le armi da taglio?”
    “È spaventato. Questa casa non è esattamente a misura di marmocchio.”
    “Attento a come parli di mia figlia.” minacciò la cacciatrice, scherzosa.
    Il vampiro piegò le labbra in un ghigno divertito, privo di malizia.
    Si sedette, evitando ogni contatto fisico.
    “Non credevo che l’avresti portata, davvero.” confesso a mezza voce. “Immagino che sia molto importante …”
    “Lo è. Mi fido di voi.” dichiarò Buffy, seria. “Mi fido di te.” aggiunse.
    Lui non replicò.
    Chinò il capo e scrutò le pieghe del tappeto che calpestava.
    “Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, riesce a stupirmi ancora il fatto che tu abbia fiducia in me.”
    “Farò in modo di non stupirti più.”
    Spike si voltò d’impulso.
    “Mi sei mancata, tanto. Ancora una volta.”
    “E farò in modo di non lasciarti più, mai più.” fu la replica commossa, composta della cacciatrice.
    L’amante le aveva preso una mano, per baciarla con devozione.












    Edited by Kiki May - 31/7/2011, 12:00
     
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