The Queen

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    Dunque, come sapete sto lavorando ad un aggiornamento sostanziale del mio archivio fanfics. Mi è anche capitato che il cuginetto cancellasse per sbaglio la mia cartella, quella dove avevo stipato tutte le storie da scrivere, correggere e postare. È stata una vera tragedia, ma il lato positivo – se vogliamo – è che sono stata costretta a fare ordine.

    Dovrò riscrivere integralmente quanto perso. Comincio da questa storia che avevo intenzione di rivedere. La considero, in fondo, un buon lavoro, molto coerente con lo spirito del Whedonverse.
    Coerenza, questa sarà la parola chiave.


    Questa storia è stata cominciata, cancellata e riscritta integralmente.


    Ho deciso di rivedere questa fanfic ambientata, come altre ma più di altre, nell’Ottava Stagione. Voglio riscriverla più correttamente possibile, cercando di sottolineare gli aspetti eroici della serie oltre a quelli sentimentali. Voglio anche integrare nuovi personaggi, che mi permetteranno di approfondire il senso d’umanità della cacciatrice. Voglio darle dei figli.
    Anche nella versione perduta Buffy aveva un figlio. Adesso vedremo le novità sostanziali, se vorrete seguirmi in questa avventura.
    Ma facciamo le cose con ordine.



    DISCLAIMER

    I personaggi appartengono a Master Joss Whedon e a coloro che possiedono i diritti, li uso senza scopo di lucro per puro cazzeggio fangirlistico. Gli OC (Original Character) appartengono decisamente alla sottoscritta: Klaus, il Mercuriale, Roxane, Kostas e Annie sono miei. è_é L'intreccio descritto è copyright dell'autrice.

    PAIRING: Buffy/Spike; sì, perché dovevo mettere insieme la mia coppia etero preferita ed immaginare la loro relazione ad un nuovo livello, dopo la passione distruttiva della sesta stagione e l’intima comprensione della settima. Verranno introdotti altri pairing più o meno noti, più o meno esplorati. Le questioni di cuore in senso romantico saranno soltanto uno degli aspetti su cui si concentrerà la storia. Ci sarà un bel mix di azione, mistero, angst, così come richiede l’universo Whedoniano.

    TIMELINE: Post NOT FADE AWAY, collocabile in un’Ottava Stagione alternativa che vede Buffy a capo del suo esercito di slayers, aiutata da Willow potentissima strega. In pratica non si terrà conto, almeno all’inizio, delle vicende di Last Gleaming.

    SUMMARY: Essenzialmente si tratterà di seguire la vita complicata della Chosen One, fatta di eroismi, egocentrismi, apocalissi imminenti del cuore e del pianeta.

    RATING: Per la maggior parte dei capitoli il rating sarà basso, diciamo giallo; faranno eccezione alcune scene di sesso, mai troppo esplicite, e le scene di violenza necessarie in una fanfic su BtVS. No, non ci saranno scopate mirabolanti né ripassatine del kamasutra ogni tre righe. La madre del porno è sempre incinta e dona tanto e amorevolmente al fandom, non è necessario che mi eroticizzi anch’io. :3

    FEEDBACK: Awwh, sì! Vi donerò caramelle! *occhioni*

    NOTE: Questa storia non è betata ed è frutto del mio impegno. Se individuate strafalcioni epici siate gentili: ditemelo e chiudete un occhietto, che sono una donnina affaccendata e priva di beta. Wish me good luck!












    The Queen







    Queen: female ruler of State
    (gyné, greek for “woman”)

















    Nel silenzio della camera vuota, lo scatto di un interruttore: un mare di luce bianca.
    Buffy serrò gli occhi, infastidita. La luminosità del neon si rifletteva sulle piastrelle del pavimento, nella vasca e sul lavello di ceramica tanto violentemente da accecare.
    Massaggiandosi le tempie, la cacciatrice pulì il viso, lo profumò con crema idratante. Le palpebre gonfie e arrossate rivelavano il pomeriggio di pigrizia; l’espressione decisa, i segni interiori degli anni trascorsi e delle lotte affrontate. Ammazzare demoni non giovava al colorito della pelle.
    Poco propensa alla riflessione, Buffy estrasse matite ed ombretti.
    Decise di sperimentare una tonalità di grigio chiaro che corresse immediatamente con una nuance più calda e morbida. Aveva i capelli castani adesso, i colori pastello non le donavano più.
    Armata di matitone perlato, la cacciatrice segnò la curva dello sguardo, corresse il tocco con le dita. Esperta, applicò l’eye-liner.
    Sciolse i capelli e animò le labbra col rosa vivo di un rossetto.
    La maglia che indossava, di seta nera e verde, esaltava le sue forme in modo armonioso.
    Soddisfatta, elegante e bella, Buffy afferrò la Falce.
    Si diresse alla porta.



    “Non fateli scappare! Massacrateli tutti!”
    Il cimitero era illuminato a giorno dal potente incantesimo di Willow, dea ex machina che fluttuando conduceva le giovani slayers alla vittoria.
    Schierate e rabbiose, le ragazze avevano intrapreso l’offensiva contro il cartello di vampiri che da mesi seminava il panico nelle strade di Los Angeles, decimando gli abitanti dei quartieri a sud della città.
    L’attacco notturno era stato orchestrato in modo da concentrare l’armata dei nemici in un unico cimitero, sigillato da un rituale mistico.
    La Chosen One, in prima fila accanto alle collaboratrici fidate, troncava di netto le teste di giovani e ambiziosi succhiasangue.
    “Non fateli scappare! L’incantesimo durerà ancora per poco!” urlò Buffy, energica più che mai, determinata a lasciare dietro di sé solo polvere.
    Veloce, si lanciò all’inseguimento del Maestro losangelino. Saltando di lapide in lapide, lo raggiunse, lo inchiodò al suolo e, sorridente, gli squarciò il cuore col paletto, eliminandolo dalla circolazione.
    Le giovani allieve la circondarono festanti. La missione si era conclusa nel migliore dei modi e le ferite stavano per essere trasportate al centro sanitario più vicino.
    Buffy esultò composta, lasciando ad Amy e Maggie la Falce da innalzare al cielo.
    Raggiunse Willow, in piedi dinnanzi ad un salice piangente.
    “Sei stata grande.” disse, orgogliosa.
    La strega le fece l’occhiolino.
    “Tu sembravi la regina delle amazzoni!”
    Buffy rise, pulendo il volto sporco di terra.
    Carezzò le braccia dell’amica e indossò la giacca, nuovamente.
    “Vado a casa.” annunciò.
    “Non vuoi ubriacarti sino a perdere il senno?”
    “Per stasera passo. Poi sapete quanto male io regga l’alcool: regredisco allo stato primitivo!”
    “Ed è quello il bello!”
    “Nah, fate voi. Non trattate troppo male il povero Xander e chiamatemi domani mattina.”
    “Come desideri.”
    La cacciatrice riprese in mano l’arma fidata e si congedò dalla pattuglia con un gesto muto.
    Willow la seguì sino all’uscita del cimitero.
    Silenziosamente le rivolse uno sguardo affettuoso.
    “Buon compleanno, amica mia.”


    19 January 2008



    Edited by Kiki May - 25/2/2013, 02:17
     
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    1. The Queen






    La mattina seguente Buffy si svegliò prestissimo, col mal di testa, il ciclo in anticipo ed un umore tale da spaventare i diavoli dell’inferno. E lei li conosceva, personalmente.
    Soffocando il volto nel cuscino, fece leva sulle braccia e si portò a carponi.
    Un’ansia immotivata e profonda le stringeva lo stomaco.
    Una doccia calda l’avrebbe calmata.
    Scelse di farla bollente.



    In anticipo di un’ora dall’apertura ufficiale, Buffy camminava per i corridoi del Centro di Ricerca ed Addestramento Giles. I tacchi che portava battevano al suolo, ritmicamente, come la collana al petto. Non era obbligata ad essere puntuale, lo sapeva, nessuno poteva rimproverarla o farle un appunto: era lei al vertice.
    Col tempo, però, aveva imparato a prefiggersi piccoli doveri, necessari a non perdere di vista quelli spaventosi nella loro enormità. Un’assistente personale la pressava a questo proposito e Buffy si ritrovava a borbottare indispettita contro la sua stessa buona volontà.
    Come lei, anche Willow aveva preceduto l’ingresso delle cacciatrici.
    Annoiata, aveva preso a giocherellare con due shuriken affilatissime, ferendosi.
    “Ahia!”
    “Così impari a prendere le armi!” esordì la cacciatrice, chiudendo la porta del suo ufficio.
    In qualità di direttrice del Centro aveva chiesto e ottenuto un bell’ufficio spazioso con vista sullo skyline.
    “Volevo osservarle meglio!” si lamentò l’amica imbronciata.
    Paziente, Buffy cercò fazzolettini e alcool denaturato nei cassetti della scrivania.
    “Come mai qui a quest’ora?”
    “Potrei farti la stessa domanda!” ritorse Willow, gioviale. “Mi stavo allenando nella meditazione sospesa. Mi aiuta a calibrare le energie.”
    “All’alba? Devi calibrare le energie all’alba?”
    “Naturalmente.”
    “Oh, certo! Che domande! Forza, dimmi.”
    Willow aveva portato con sé il rapporto di servizio settimanale.
    Lo illustrò, accomodandosi.
    “Le cacciatrici hanno perlustrato la zona del molo, pare che l’apocalisse sia comunque in preparazione.”
    “Non si sono lasciati intimorire dal nostro attacco?”
    “Al contrario, proprio perché hanno timore di non riuscire a concludere la loro missione hanno deciso di accelerare i tempi.”
    “Bene, proprio come avevamo previsto. Diventeranno più maldestri e frettolosi e potremo colpirli con facilità.”
    “Ormai sei diventata invincibile.” osservò l'amica, orgogliosa. “Non c’è piano d’attacco che fallisca, la tua leadership è praticamente consolidata. Nessuno, nemmeno Faith, oserà mettere in discussione le tue scelte, neanche se comporteranno grossi sacrifici.”
    “Non voglio rischiare la vita delle ragazze,” replicò Buffy. “Non m’importa del potere assoluto, me l’hanno offerto in tanti ed ho sempre rifiutato. Quello che esigo è che questo esercito segua determinate direttive. Mi sembra di vedere chiaramente qual è il nostro scopo e non voglio che gente con altre priorità distrugga tutto quello che abbiamo costruito.”
    “Ti riferisci a Simone Doffler?”
    “Non solo. Mi pare di essere l’unica a capire l’importanza di certe linee guida, forse perché ho più esperienza delle altre.”
    “Non sei l’unica. Devi solo coinvolgere ogni membro dell’armata nella realizzazione del tuo progetto.”
    “Fosse così semplice!” sospirò la cacciatrice, chiudendo gli occhi. “Dio quanto sembriamo vecchie quando facciamo questi discorsi!”
    La strega ridacchiò divertita.
    Si diresse all’uscita. Aerea.
    “Non prenderai più le scale, vero?”
    “Volare è più divertente! Ricorda, Buffy: ore diciassette e trenta, vecchia stazione abbandonata. Dovrai insegnare l’educazione ad un vampiro molto cattivo.”
    “Lo farò.”



    Nella sala partenze della vecchia stazione losangelina si respirava un insostenibile olezzo di muffa e polvere. Calcinacci, architravi piegate, pezzi di cemento armato giacevano al suolo senza cura. I binari, ormai inesistenti, si confondevano tra le lamiere dei treni.
    Solo un grande orologio in bronzo era rimasto al suo posto. Alto e orgoglioso, dominava la distruzione sotto di lui.
    “Facciamo così, adesso mi racconti ogni cosa ed io –“
    “Cosa? Non mi ammazzi? Ti conosco, cacciatrice. Non dirò un fottuto cazzo!”
    Buffy, circondata da un manipolo di assistenti, torchiava un vampiro malconcio, legato ad una sedia e minacciato con paletto e acquasanta.
    Spazientita, stanca, la cacciatrice si massaggiava le tempie sudate, passeggiando in tondo per calmare i nervi.
    “Quando sei stato vampirizzato Mike?”
    “Mi chiamo Antares.”
    “Eh?”
    “Antares, come la stella!”
    “Figurarsi! Quando sei stato vampirizzato, Antares?”
    Il vampiro sfoggiò le zanne e aggrottò la fronte, dubbioso.
    “Fine anni Novanta, mi pare.”
    “Fine anni Novanta, bene.”
    Decisa, Buffy si chinò a fronteggiarlo.
    “Sai cosa facevo io in quegli anni?”
    Antares deglutì inutilmente.
    “Cosa?”
    “Polverizzavo quelli come te. Sono diventata piuttosto brava, sai? Il punto è questo: quanto vuoi soffrire prima che io affondi il paletto nel tuo cuore? Per il tuo bene e per non stordirmi le orecchie con urla di dolore, ti consiglio di parlare. Adesso!”
    “Io non –“
    “Ontares!”
    “Va bene, va bene … Io …”
    Un boato fortissimo interruppe le rivelazioni.
    Buffy ebbe il tempo di registrare il frastuono prima di piegarsi, proteggendosi col corpo del vampiro. Lo scudo di polvere svanì ben presto e la cacciatrice dovette tuffarsi dietro un cumulo di macerie. A capo chino, con gli occhi sbarrati, tentò di ricomporsi.
    “Ragazze!” urlò, imperativa. “State tutte bene? Cosa è stato?”
    “Una bomba, signora.” rispose qualcuno. “Stiamo bene.”
    Buffy alzò lo sguardo e vide una sola cacciatrice in piedi.
    Con una lama affondata nel torace.
    La raggiunse in fretta e la tirò giù, dietro una colonna diroccata.
    Esaminò lo squarcio all’altezza del diaframma e tamponò la ferita come meglio poteva.
    La vittima tossiva sangue in abbondanza.
    “Va tutto bene.” sussurrò, protettiva. “Va tutto bene, tesoro … ti tireremo fuori di qui, resisti.”
    “Signora … io non …”
    “Resisti, santo cielo! Resisti!”
    La cacciatrice ammirò il volto chiaro, pieno di lentiggini della ragazzina ferita. Carezzò i capelli castani, strinse la mano spaventata che la cercava.
    “Prometto che andrà tutto bene. Stai con me.” pregò, dolcemente. “Stai con me.”
    Alle sue spalle un’assistente che singhiozzava forte.



    “Li abbiamo trovati in centro, mentre sorseggiavano zero negativo in tutta tranquillità. Erano due, armati sino ai denti, idioti oltre ogni misura.”
    Buffy annuì, stringendosi le braccia infreddolite.
    Attorno a lei, ambulanze e cacciatrici di soccorso. Xander, gentile, la confortava illustrandole la cattura e l’uccisione degli attentatori.
    “Giustizia è stata fatta.”
    “Bene.”
    “Chiamo Renee, okay? Ci occupiamo noi del resto, tu vai a casa.”
    “Dovrei restare qui e –“
    “Vai a casa, Buff.”
    Sollevata, la cacciatrice annuì debolmente.
    “Salutami Renee.”



    Rientrò in casa intorno alle quattro del mattino. Di lì a poco il sole sarebbe sorto. Ad attenderla, un paio di guardie appostate in cucina.
    Buffy le congedò con cortesia e corse a farsi la doccia.
    Il sangue della giovane uccisa macchiava i vestiti nuovi che aveva scelto per andare a caccia. Avrebbe dovuto buttarli e comprarne degli altri.
    Silenziosa, la cacciatrice massaggiò i muscoli del collo, indolenziti per la fatica.
    Sotto il getto d’acqua bollente riuscì a rilassarsi brevemente.
    Indossò l’accappatoio, asciugò i capelli.
    In camera da letto, spaventata, si era rifugiata la sua bambina. Faceva spesso così, nelle notti di assenza e solitudine.
    Buffy si sedette per ammirarla meglio.
    I capelli castani e lisci erano diventati ancora più lucidi e belli, il volto rilassato era appena arrossato sulle guance.
    “Amore mio.” sussurrò pianissimo.
    Chiuse gli occhi.







    Noticine sparse ~

    [*]
    Simone Doffler e Renee sono due personaggi creati da Whedon ed inseriti nell'Ottava Stagione. Simone, in particolare, è una cacciatrice anarchica, nemica di Buffy









    Edited by Kiki May - 31/7/2011, 11:43
     
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  3. katespuffy
     
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    Mm. Mm. Mm. *attende in silenzio*
     
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  4. LadyDarkness
     
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    Quoto Kateuccia, anche me attende in silenzio. Ma posso già dirti che l'idea di una Buffy madre mi piace moltissimo, se poi il padre della creatura è Spike , mi piace ancora di più :wub: :wub: :wub: :wub:
     
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    Eccomi anche con questo aggiornamento!
    Grazie Kate, grazie my Queen!
    Attendo le vostre considerazioni preliminari e riprendo ad abbozzare la trama del capitolo successivo. Che bello aver del tempo libero! *___*
    *cazzeggia impunemente*









    2. The Long Way Home








    Buffy si risvegliò alle prime luci dell’alba.
    Per la stanchezza aveva dimenticato di asciugare i capelli che, nel corso della notte, avevano inumidito il cuscino che condivideva con Annie. Preoccupata, si spostò quel tanto che bastava a tastare il collo della bambina, il suo capo profumato. Rassicurata, diede un bacetto alla piccola addormentata e si diresse in bagno.



    Il bagliore del neon rivelava i contorni delle occhiaie livide, impietosamente.
    I poteri rigeneratori di cacciatrice non riuscivano a celare l’affaticamento e la preoccupazione degli ultimi anni e, senza trucco, Buffy appariva quasi più grande, invecchiata. Pallida, non si concedeva una mattina di sole dall’ultima volta in cui aveva accompagnato Annie in spiaggia, quando la loro giornata di divertimento era stata interrotta da un demone assetato di sangue. Da allora era stato posto un freno deciso alle libere uscite e la sorveglianza sulla figlia era stata aumentata.
    Annie aveva imparato a riconoscere ognuna delle cacciatrici di scorta, a non preoccuparsi della loro presenza in casa. In compenso aveva cominciato a patire l’assenza della madre, sempre impegnata agli orari più improbabili.
    “Che disastro.” Mormorò Buffy, tirando indietro i capelli troppo scuri, inadatti al suo volto delicato. “Che disastro!”
    Le labbra tremanti svelavano l’impulso al pianto trattenuto stoicamente.
    L’immagine allo specchio mostrava una debolezza colpevole e imbarazzante.
    Determinata, la cacciatrice estrasse una confezione di tintura per capelli e mise l’acqua a riscaldare.
    Doveva sbrigarsi.



    “Allora sei sveglia!” esclamò Buffy, celata appena dalla porta socchiusa.
    Astuta, Annie sogghignava sotto le coperte colorate.
    “Piccola guastafeste!” scherzò la cacciatrice, raggiungendo in un balzo il letto matrimoniale. Fulmineo partì l’attacco di baci e solletico.
    Divertita, la bambina immerse il capo nell’incavo del suo collo e tese le manine, interessata a scrutare meglio la madre.
    I capelli erano diversi, chiari.
    “Ma …”
    “Ti piacciono? Sono biondi. Bion-di.”
    “Bio-ni …”
    Buffy abbracciò Annie con contenuto trasporto.
    “Sapevo che ti sarebbero piaciuti. Sai? Questo è sempre stato il colore della mamma prima che tu nascessi.”
    Inconsapevole, Annie ricambiò il sorriso rivoltole.
    Aggrottò la fronte al rumore dei passi in soggiorno. Le tate erano arrivate.
    “Devo andare adesso, ma tornerò stasera. Mi aspetterai, amore?”



    Nuovamente al Centro di Ricerca e Addestramento, Buffy percorreva i corridoi a passo sostenuto, sgranocchiando uno snack dietetico al cioccolato.
    Ad attenderla, nell’aula convegni ampia ed elegante, un gradito ritorno nelle fila della Chosen One, un collaboratore freelance col gusto per il pericolo …
    “Andrew!” salutò la cacciatrice, richiamando l’attenzione del ragazzo impegnato a raccontare leggendarie avventure alle ignare cacciatrici che lo affiancavano.
    L’interessato si voltò, contento.
    “Buffy Summers, slayer extraordinarie! La donna col cuore di leone e –“
    “Sì, ho capito. Sediamoci e facciamo questa riunione, su!”
    Willow non trattenne una risata.
    “Come sei prosaica … e bionda! Sei tornata bionda!”
    Buffy s’imbronciò e sminuì la novità con un gesto vago.
    “Ora sì che ti riconosco!” approvò Xander. “Stai bene.”
    La cacciatrice prese posto accanto a lui e, silenziosa, poggiò la fronte sulla sua spalla.
    Andrew aveva cominciato ad illustrare le foto del suo reportage estero.
    “Mi mancavano.”
    “Mancavano anche a noi i tuoi capelli al naturale. Ti stanno davvero bene.”
    “Dovrei tagliarli, non credi?”
    “Uhm …”
    “… E come potete notare,” riprese Andrew, tossendo. “Abbiamo riscontrato gli stessi simboli in Germania, Norvegia, Svezia. Si direbbe che c’è una incredibile convergenza di forze e alleanze. I vampiri che appartengono al nuovo ordine operano in moltissimi luoghi al fine di raggiungere lo scopo ultimo.”
    Buffy roteò gli occhi, impassibile.
    “Fatemi indovinare, lo scopo ultimo sarebbe la fine del mondo?”
    Il ragazzo fece spallucce.
    “Del mondo così come lo conosciamo noi! Questi vampiri e i demoni loro alleati stanno tentando di ripristinare condizioni antichissime quanto il pianeta. Vogliono diventare i nuovi padroni della terra e soggiogare le cacciatrici avversarie.”
    “Schiavitù per la razza umana, che piano originale!”
    “Eppure le modalità con cui verrà realizzato sembrano veramente originali.”
    “In che senso?”
    Andrew strinse le labbra, nervoso.
    “A quanto pare stanno studiando un modo per rendere i vampiri immuni alla luce del sole. Indisturbati, potranno mimetizzarsi nel tessuto sociale ed ottenere l’accesso alle Bocche dell’Inferno principali. Da lì apriranno un portale mistico, faranno risorgere il loro leader supremo.”
    Willow e Xander si scrutarono, impensieriti.
    Buffy prese un respiro.
    “Bisognerà scoprire se queste voci sono vere, informare le cacciatrici in giro per il mondo, organizzare un centro di studio delle profezie … Ottimo lavoro, Andrew.” Sancì, soddisfatta. “Adesso pizza?”



    Il vento del nord rinfrescava l’aria della sera.
    Illuminato e discretamente affollato, l’aeroporto losangelino accoglieva il ritorno di un veicolo partito dall’India. Buffy e Andrew lo aspettavano, appostati sulla collina che dominava la pista d’atterraggio.
    Silenziosi.
    “È così bello poter tornare a collaborare! Mi sono mancate le nostre avventure!” esclamò il ragazzo, entusiasta. “Dopo la sconfitta del Primo non c’è stata occasione per combattere insieme!”
    Concentrata, con lo sguardo fisso sull’aereo in manovra, Buffy regolava il binocolo per una migliore visione di campo.
    “… Ho parlato di te alle cacciatrici europee. A mio avviso dovresti fare più propaganda, dovresti diffondere la tua immagine in appositi ritratti e gigantografie …”
    “Non sono un politico.”
    “… E dovresti scrivere un libro di memorie, per la dea!”
    “Non sono una scrittrice.”
    “ … Ho dovuto narrare io le tue gesta! Ho declamato il tuo coraggio, la tua tempra morale da sergente inglese ai tempi dell’avanzata nazista! Le ragazze d’oltreoceano sono rimaste impressionate, tu potresti …”
    “Andrew …” sussurrò la cacciatrice, scocciata. “Arriveranno e noi non li vedremo, se ci perdiamo in chiacchiere!”
    “Oh sì, giusto!” replicò il ragazzo, utilizzando il binocolo di riserva. “In ogni caso dovresti davvero –“
    “Andrew!”
    L’aereo si era fermato.
    I passeggeri cominciavano a scendere dalla scaletta mobile; Buffy li studiava pazientemente, uno ad uno.
    “Eccoli!”
    Finalmente, dal portellone principale, emergeva la figura distinta di un uomo bruno, alto e imponente.
    Quello è Angel!” spiegò Andrew, affascinato. “Sembra dimagrito, ma sarà il nero che fa questo effetto, soprattutto a distanza.”
    A qualche passo da lui, una testa biondissima, un profilo inconfondibile.
    Buffy trattenne il fiato.
    “Sono veramente qui.” Mormorò, ingoiando la tensione.
    Ignari, Angel e Spike si sorridevano.
    “Non so davvero come faccia …” sospirò Andrew, rivolto alla cacciatrice. “Voglio dire, è sempre così attraente e forte. Anche la luce verdastra delle insegne di pista si abbina al meglio coi capelli ossigenati.”
    Buffy posò il binocolo e rivolse uno sguardo dubbioso al ragazzo che l’aveva accompagnata.











    TBC






    [PS: poiché la storia non è betata, se individuate errori grammaticali, abomini e mostruosità varie, avvisatemi. :ph34r: ]




    Edited by Kiki May - 31/7/2011, 11:47
     
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  6. MrsBadGuy
     
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    Non betata, ma scritta egregiamente. Diventi sempre più brava, lo sai?

    La storia sembra avvincente, e nostalgica.
    Triste questa Buffy.
    Sembra fare le cose in modo meccanico, senza trasporto. Solo Annie sembra dargliene, ma per troppo poco tempo (devastanti i passi delle tate).

    Curiosa di sapere la storia di Annie, e i rapporti col vampiro biondo, attendo aggiornamenti :D
     
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    Sto infestando il forum coi miei post, me ne scuso profondamente. >*<
    Ma visto che si trattava di correzione sono andata avanti e vi rendo partecipi, anche perché voi avete letto già la prima stesura.
    Fatemi sapere se è meglio, peggio, schifosamente peggio e so on.


    MrsBadGuy: *arrossisce* Ecco, mi fanno questo effetto i tuoi complimenti! Faccio subito un mega aggiornamento chiarificatore. Si spera.







    3. Pangs





    La potente spinta dell’avversario scaraventò Buffy contro una lapide.
    La cacciatrice sibilò di rabbia e si tese in avanti, ponendo i pugni stretti a protezione del viso. La lastra di marmo giaceva al suolo, spaccata a metà, un dolore acuto si diffondeva dalla schiena ai fianchi.
    “Dovrei comprarle un nuovo libro colorato!” osservò Willow, riflessiva, mentre sperimentava l’impatto di nuovi incantesimi su un vampiro impotente. “Annie li ama molto.”
    “Li ama, li ama …” confermò l’amica, stringendo i denti.
    L'altro vampiro le era già addosso e stava provando a stringerla in una morsa soffocante.
    Buffy provò a contrattaccare con un destro micidiale, scansato, e poi con un altro più calibrato e meno potente, proponendosi in avanti.
    “È una creaturina adorabile, dovresti portarla più spesso al Centro.”
    “E mostrarle cacciatrici incazzate che prendono a pugni sacchi da boxe? Le ha già in casa!”
    Willow s’imbronciò.
    Avvicinò il volto a quello del nemico.
    “Esplodi.” Mormorò, composta.
    Il non morto si polverizzò immediatamente.
    Nel frattempo Buffy era impegnata a stordire il suo avversario.
    “Faccio a mano, grazie.” Specificò, sferrando l’affondo finale col paletto, rialzandosi spettinata e sudata.
    “Sembri di ritorno da una bella maratona nel fango!”
    “Scherza, scherza pure. Il metodo della maratoneta sarà anche più faticoso, ma è molto efficace!”
    La strega annuì, indicando la via nel cimitero ombroso.
    “Stai diventando sempre più potente, Will, non posso paragonarmi a te.”
    “Ed io non ti ho mai vista così forte come adesso, Buffy.”
    La cacciatrice serrò le labbra, passeggiando con l’amica tra le lapidi e i monumenti funebri.
    Il camposanto, quieto per una volta, offriva agli occhi uno spettacolo di eleganza e pace. L’erba verde, profumata si era colmata di piccoli fiorellini selvatici, il vento autunnale scuoteva le fronde degli alberi.
    Buffy sentiva di appartenere a quel luogo, più di ogni altro al mondo.
    “Sono tornati.” Riprese Willow, interrompendo la riflessione muta.
    La cacciatrice si riscosse.
    “Chi?”
    “Non fare finta di non saperlo.”
    “Te ne ha parlato Andrew?”
    “No, ma non ho bisogno di lui per sapere quello che succede. Dovresti conoscermi.”
    “Sì.”
    “Angel e Spike sono di nuovo a Los Angeles. Come ti senti?”
    “Come dovrei sentirmi?” replicò Buffy, neutra. “Sono secoli che non li vedo.”
    “Spike ti ha scritto per tanto tempo …”
    “Ma poi ha smesso, ed io con lui.”
    “Non ti importa rivederlo?”
    “Certo che mi importa! Ma, adesso, le priorità sono altre, lo sai …”
    “Non essere così severa con te stessa! Torna a frequentarli. Quei due sono gli uomini più importanti della tua vita, mi pare che tu non abbia trovato dei validi sostituti.”
    La cacciatrice roteò gli occhi, indispettita.
    “Avrò bisogno di tempo per pensarci.”
    “Immagino che non scapperanno, sono appena tornati.”



    L’appartamento era tiepido e accogliente. Silenzioso.
    Accorta, Buffy accese una lampada e si diresse in cucina, a prendere del succo di frutta. Alle sue spalle sentì il rumore di passettini felpati.
    “Annie!” sussurrò, precipitandosi dalla bambina.
    La figlia ebbe il tempo di fare un gesto negativo del capo, prima d’essere trascinata in un abbraccio.
    “Hai fatto un incubo, vero? Hai fatto un incubo e non riesci a dormire, come ti capisco!”
    Amorevole, Buffy si diresse in camera da letto, circondò il corpicino di Annie e la coccolò il tempo necessario a farla addormentare.
    “Arrivo tra un attimo.” Mormorò dolcemente.
    Per niente assonnata, la cacciatrice decise di controllare la casella di posta. Spam ogni dove, aveva accumulato un centinaio di messaggi non letti.
    Scorrendoli sommariamente, riuscì ad individuarne uno in particolare.
    Non riconobbe l’indirizzo.


    Ciao, come stai?
    Perdona la banalità della domanda, non ho trovato niente di meglio da scrivere.
    Volevo semplicemente dirti che sono a Los Angeles e che, se volessi, potremmo vederci. Ho qualche informazione utile sulla setta che state tenendo d’occhio.
    Ah, non chiedere! Sai che sono un tipo aggiornato.
    Questa è la mia mail, attendo una replica.
    Con affetto,

    Spike


    Buffy rimase immobile per mezz’ora, ferma a fissare lo schermo luminoso.
    Dalla finestra filtravano i primi raggi di sole.
    Inconsciamente, la cacciatrice si portò una mano al cuore.
    Sentiva una miriade d’emozioni diverse, colmargli la pancia.
    Una su tutte: speranza.







    4. Encounter






    Pantaloni beige e maglia nera, elegante.
    La cacciatrice si guardò allo specchio, scettica.
    La maglia, larga sullo stomaco, evidenziava la sua totale mancanza di seno, in compenso la faceva apparire più grassa.
    “Diamine!” esclamò, serrando gli occhi.
    Era davvero troppo ricercata nello stile, quando avrebbe voluto dare un’impressione meno costruita, più naturale.
    “Come se mi fossi messa la prima cosa che capitava!” suggerì alla se stessa dello specchio.
    L’interpellata annuì, persuasa.
    Buffy si spogliò ancora una volta ed indossò dei jeans, discretamente impersonali e comodi. Provò un maglioncino azzurro, che le piacque immediatamente, e calzò un paio di Adidas chiare.
    Si truccò appena.



    Il luogo dell’appuntamento era un bar molto rinomato.
    Buffy scrutò l’insegna e trattenne un sorriso di stupore per la scelta di Spike.
    “Puoi entrare dentro, sai? Non ti chiedo di aspettarmi fuori.”
    La cacciatrice si voltò e fece un cenno al vampiro che le sorrideva.
    “Ciao, Spike.”
    “Ciao, Buffy.”
    Rimase dinnanzi a lui, in silenzio.
    Non gli strinse la mano né lo salutò con un bacio. Lo precedette, all’ingresso del locale.
    “Ci vieni spesso?”



    Come le suggerivano i ricordi, Spike amava la cioccolata calda.
    Aveva anche un modo tutto particolare di prenderla.
    Semplice, con un sacco di panna montata che toglieva a furia di biscotti. Senza lasciarla freddare troppo, la beveva. Chinava il capo ed esitava nel goderla pienamente.
    Spesso emetteva piccoli gemiti di apprezzamento che lo rendevano tanto simile ad un comune essere umano.
    Così dolce e vulnerabile.
    “Buona?” domandò Buffy, rimestando il suo tè verde.
    “Non la mangiavo da tanto tempo, mi mancava!”
    “Spero che l’abbiano fatta bene.”
    “Una goduria!”
    La cacciatrice rise, divertita.
    Allungò le dita al piattino dei biscotti e ne scelse uno con nocciole e vaniglia.
    “Avresti dovuto prenderla anche tu,” aggiunse Spike, leccandosi i baffi. “Com’è quell’intruglio verde, invece?”
    “Buono.”
    “Si vede, non l’hai neanche toccato.”
    Buffy piegò le labbra in una smorfia infantile.
    “Sono una trentenne e devo stare attenta! Non ho più il metabolismo di una volta.”
    “Quanto sei esagerata! Sei pur sempre una cacciatrice, nonché la donna più magra che io abbia mai visto; ed ho girato il mondo, tienilo presente.”
    “Lo farò.”
    “Fai ancora la dieta del … del …”
    “Melone? Grazie a Dio ho smesso di farmi del male!”
    Spike annuì, intenerito.
    “Ricordo quando decidesti di farla. Eri praticamente un’acciughina, a toccarti sentivo solo ossa, eppure ti eri convinta della necessità di perdere un paio di chili.”
    “Che imbarazzo!”
    “Non l’ho detto mai, ma mi affascinava l’incrollabile energia che dimostravi nel voler seguire i consigli di una stupida rivista femminile. Hai sempre avuto una forza di volontà ammirevole.”
    Buffy inclinò il capo, incerta.
    “Sì, e quando terminai con la dieta corsi ad abbuffarmi di gelato. Proprio ammirevole la mia forza di volontà!”
    “Non sto dicendo che eri perfetta, anzi eri piuttosto insopportabile e contraddittoria.”
    “Grazie!”
    “Ma erano le tue imperfezioni … erano le tue imperfezioni a renderti unica.”
    La cacciatrice scrutò nel profondo degli occhi di Spike.
    Erano intensi e pieni d’emozione, come li ricordava.
    “Non ho mai voluto essere unica.” rispose, semplicemente. “E, forse, era questo il male: il mio irrealizzabile desiderio di omologazione.”
    “Non l’ho mai capito. Ai miei occhi tu eri straordinaria, perché voler cambiare?”
    “Era un bisogno ... Il bisogno di non sentirsi diversa, sola. Lo sentiamo tutti, no?”
    “Sì, è così. Sei diventata saggia, a quanto vedo.”
    Buffy scosse il capo, lusingata.
    “Per carità! Sono solo una ragazza qualunque con un esercito al seguito! Non credo di aver raggiunto i livelli di un bonzo tibetano.”
    “Diciamo che non sei Angel!” esclamò Spike, ironico.
    La cacciatrice deglutì, dissimulando la tensione.
    “E lui come sta?”
    “Beh, diciamo che è sempre la solita rottura di palle rimuginante, l’abisso di depressione profonda, ma sta bene. Accanto a me ha sviluppato una vaga parvenza di umanità!”
    “Non scherzare!”
    “Giuro! Mister ‘Conosco le profondità dell’animo umano e ci sguazzo dentro’ è diventato meno ombroso, più sopportabile. Dopo quello che è successo a Los Angeles … aveva bisogno di una pausa. Così ho deciso di portarlo un po’ in giro per il mondo. I viaggi l’hanno sempre divertito. È un vampiro cordiale, quando vuole.”
    “Sembra che ti vada a genio, adesso.”
    Spike corrugò la fronte, pensoso.
    “Scusami! È che vi ricordavo sempre in perenne conflitto, ma sono contenta di sapervi uniti.”
    “Non in quel senso, ma … sì, è diventato confortevole avere qualcun altro che capisce, qualcuno con cui poter parlare.”
    “Bene.” sancì la cacciatrice, rimestando il suo tè. “Quindi siete stati in India?”
    “Non solo, abbiamo visitato città che non vedevamo da decenni. È stato divertente.”
    “Avete lasciato Los Angeles a me …”
    “Come, scusa?”
    “Dico, siete andati via e mi avete lasciato la città. Vi disturba sapere che l’ho cosparsa di cacciatrici?”
    “No, no. Perché mai? Certo, è una città a cui Angel è legato per tantissime ragioni, ma non è di certo il proprietario. Inoltre, quando si attraversano i secoli come nel nostro caso, è veramente difficili sentirsi legati ad uno specifico luogo.”
    “Sono contenta che siate tornati.”
    Spike schiuse le labbra.
    “Anche noi.”
    Cavalleresco, pagò il conto e scortò Buffy all’uscita.
    “Andiamo a fare una visita al mio informatore e, comunque, bella la disposizione delle cacciatrici in incognito!” si complimentò, scrutando le ragazze che passeggiavano per strada.
    Buffy si voltò sorpresa.
    “Come fai a –“
    Maestro vampiro, amore. Vi fiuterei a distanza di chilometri.”
    “Avevo dimenticato.”
    “Ti fa male starmi lontana.”
    “Manca molto?” domandò lei, intenzionata a non replicare alla frecciatina maliziosa.
    Spike fece spallucce.
    “Un pochino. Vuoi prendere la macchina?”
    “No, camminiamo.”
    Il silenzio seguente venne interrotto da una considerazione.
    “Tingi ancora i capelli. Il biondo platino non ti ha stancato?”
    “Certe cose non cambiano, il mio look è un marchio di fabbrica e non lo modificherò per diventare un fottuto emo o Dio solo sa cosa.”
    “Sei tremendo!”
    “Ci sono cose a cui non posso non essere fedele.”
    Buffy si accigliò, incuriosita.
    “Tipo?”
    “Beh, il Manchester United, le ali di pollo piccanti, la regina …”
    “La regina?!”
    “Sua Maestà, la sovrana d’Inghilterra, capo del Commowealth e governatore supremo della chiesa anglicana.”
    La cacciatrice scoppiò a ridere.
    “Cosa c’è di tanto divertente? Sono un suddito inglese!”
    “Tu … tu … sei fedele a queste cose dopo duecento anni?!”
    “Ovvio!” esclamò lui, fiero. “Lei è simbolo di qualcosa di più alto, di un ideale.”
    “Capisco.” mormorò Buffy, asciugando le lacrime di divertimento. “È strano da pensare, però.”
    “Non sono ragionamenti cervellotici. Ci sono cose che abbiamo scritte nel sangue e che vengono fuori come …”
    “Respirare.”
    “Esatto, passerotto. Come respirare.”







    5. Varanasi






    Si lasciarono cadere sul materasso, abbracciati e ansimanti.
    Spesero alcuni minuti a recuperare fiato.
    Si sorrisero, senza staccarsi.
    Spike strinse la vita di Buffy, avvicinandola a sé. La cacciatrice aveva preso a massaggiargli la nuca. Aveva la bocca e gli occhi socchiusi, puntati nei suoi, le guance arrossate e calde, il respiro accelerato.
    “Manchiamo sempre il letto.”
    “Cazzo, sì! Abbiamo praticamente fatto sesso ovunque tranne che qui sopra.” Scherzò il vampiro, tendendosi per un bacio. “La prossima volta.
    Buffy annuì, ricambiando il gesto di tenerezza.
    “La prossima volta.” Ripeté, prima di stendersi completamente sui cuscini.
    Spike poggiò il gomito sul materasso per guardarla meglio.
    Con l’indice teso percorse la linea delle spalle nude, della schiena.
    “Mi hanno detto che sei stata castana per un periodo. Mi sarebbe piaciuto vederti con i capelli scuri, chissà che effetto mi avresti fatto …”
    “Più di questo?” scherzò Buffy, contenta.
    Spike la strinse forte.
    “È bellissimo appoggiarsi a te,” disse poi. “Sei sudato ma fresco.”
    “Per servirla, milady.”
    “Oh, smettila! Raccontami dell’India, piuttosto.”
    “Cosa vuoi sapere?”
    “Dove sei stato, cosa hai visto … da quando guido l’esercito di slayers sono stata in tanti posti, non a scopi turistici però.”
    Il vampiro chiuse gli occhi, sfoggiando un sorriso divertito.
    Baciò la fronte dell’amante e cominciò a raccontare.
    “Ho visto induisti indaffarati a spargere le ceneri dei loro cari nelle acque torbide del Gange, ecco cosa ho visto! Dall’albergo dove alloggiavo si scorgevano le pire del crematorio costantemente funzionanti. Colonne di fumo nero si perdevano nell’aria calda e umida del tramonto; io le scrutavo annoiato, bloccato in stanza ed impossibilitato ad uscire. Al termine della giornata i brahmini usavano danzare tenendo in mano sculture di luce. Attorno a loro si stringeva sempre una gran folla munita di fiammelle, ogni persona avrebbe affidato al fiume la propria, come augurio di prosperità e salute.”
    “Tu l’hai fatto …”
    “Cosa?”
    “Hai donato al fiume una fiammella?”
    Il vampiro rise, lievemente imbarazzato.
    “Rispondimi, forza.”
    “L’ho fatto.”
    “E cosa hai chiesto?”
    “Non te lo dirò mai.”
    Buffy sospirò, assorta.
    “L’India sembra un luogo meraviglioso.”
    “Lo è. Quando l’abbiamo visitata si concludeva la stagione dei monsoni, grazie a questo siamo riusciti a viaggiare sia di giorno che di notte. Per quasi un mese abbiamo attraversato la nazione in lungo e in largo, conosciuto gente di ogni genere, assistito a danze sfrenate e riti antichi. Ho anche costretto Angel ad assaggiare alcuni piatti tipici. Lui, ovviamente, non ha percepito i sapori e mi ha rimproverato per le mie sciocche proposte.”
    “Che cattivo!”
    “Uhm …” mugugnò Spike, languido. “Non è colpa mia se ha le papille gustative atrofizzate! In ogni caso, siamo stati nella città sacra, Varanasi, e l’abbiamo visitata da cima a fondo. Ci siamo stabiliti lì nelle settimane prima della partenza.”
    “Era bella?”
    “Suggestiva.”
    Buffy sospirò ancora e si tese, sino a raggiungere il volto di Spike.
    Non le sembrava possibile di essere tornata con lui dopo anni di assenza e lontananza. Allontanati i fantasmi della depressione e del dolore, per la prima volta si sentiva felice, capace di conciliare una grande passione con l’affetto profondo e la fiducia.
    Abbinamento difficile.
    “Devo andare.” mormorò d’un tratto, sfiorando le labbra piene dell’amante.
    “Come, adesso? Avevo appena cominciato a stordirti di chiacchiere.”
    “Devo andare.” Ribadì lei, più dolce.
    Baciò Spike ancora e ancora e ancora.
    Immerse il viso nell’incavo del suo collo, respirandone l’odore.
    “Devo andare.”
    Veloce, si tirò a sedere e cominciò a vestirsi.
    “Ritorneremo alle tue fughe post sesso?.”
    “Non sto fuggendo!”
    “Stavo scherzando, passerotto. Non ti arrabbiare con me.”
    La cacciatrice scosse le spalle e si voltò leggermente.
    Carezzò Spike, adagiato tra le lenzuola accanto alla sua schiena.
    “Non sono arrabbiata. Non ero così rilassata da … tanto tempo, ed è tutto merito tuo.”
    “Beh, so fare bene il –“
    “Non per quello … voglio dire, anche. Il punto è che mi piace davvero stare con te. Adesso mi piace.”
    Il vampiro non dissimulò lo stupore.
    “Non mento, Spike.” Sussurrò Buffy, avvicinandosi per l’ennesimo bacio. “Stavolta non ti prenderò a pugni prima di correre via dalla stanza. Mi sei mancato davvero.”








    6. Wild Horses





    Il magazzino era un rettangolo tozzo e grigio, indistinto nell’oscurità del porto di Los Angeles. Buffy lo fronteggiava a braccia conserte, con l’aria determinata e scettica che sfoggiava appositamente per le missioni.
    “Signora, abbiamo sparso le cariche.” avvertì una cacciatrice, gridando.
    “Assicuratevi che le uscite ad Ovest ed Est siano serrate. Dieci minuti e voglio assistere ad un bel falò mistico!”
    “Sarà fatto.”
    Buffy prese un respiro.
    Il vento le portò alle narici l’olezzo nauseabondo delle alghe lasciate marcire sulle ancore delle navi. Piegò la bocca in una smorfia disgustata.
    “Le uscite sono chiuse!”
    “Mettetevi in cerchio, allora, e cominciate a recitare la formula che vi ha dato Willow!”
    Nel silenzio generale si udì il rombo di un motore.
    Le cacciatrici si voltarono, incuriosite.
    “Continuate, continuate!” esclamò Buffy, gesticolando vistosamente. “Io mi assento un attimo.”
    Lentamente la cacciatrice si diresse verso la Viper nera parcheggiata accanto al pontile.
    Angel stava uscendo dall’auto.
    “Ferma tutto!” intimò il vampiro. “Il magazzino contiene fonti magiche importanti e –“
    “Per questo ho deciso di distruggerlo.”
    “Come?!”
    “Gli oggetti nascosti sono troppo pericolosi, non permetterò che escano di lì integri. Non fermerai il mio ordine, Angel. Ho lottato con Willow, che era contraria all’iniziativa, e se ho vinto le sue resistenze riuscirò a vincere anche le tue.”
    “Ma quello che stai facendo non ha senso!”
    “Per te, forse.” tagliò corto Buffy, sollevando un braccio. “Cacciatrici, al mio tre!”
    “Santo cielo …”
    “Uno … due …”
    “Ripensaci.”
    “TRE!”
    L’edificio implose in una bolla di magia potentissima.
    Scintille verdastre e dorate brillarono in cielo, mentre scompariva ingoiato in una dimensione mistica. Le voci delle cacciatrici facevano da coro allo spettacolo grandioso.
    “L’hai fatto lo stesso!” esclamò Angel, incredulo.
    “A quanto sembra.”
    “Tu … non mi hai neanche ascoltato!”
    “Succede. Missione completata, ragazze. Potete andare a casa.”



    “Si può sapere che cazzo ti è preso?!” sbottò Angel, nella rincorsa a Buffy che scappava verso l'uscita.
    “Ho fatto solo il mio dovere.” replicò lei, impassibile.
    “Avresti potuto ascoltarmi, avremmo potuto trovare un’altra soluzione!”
    “Non sei più il padrone della città!” rinfacciò Buffy, rabbiosa e ingiusta.
    “Non mi sento il padrone di un bel niente!”
    “Quanta modestia …”
    “Buffy, smettila dannazione! Che ti prende adesso?! Sfoghi le tue frustrazioni su di me?”
    La cacciatrice si voltò, impetuosa.
    “Non ho frustrazioni di nessun genere, sto perfettamente bene! Sei tu che pretendi di arrivare all’ultimo secondo ed interrompere la missione concordata di un corpo che non obbedisce ai tuoi ordini! Credi che faccia sconti solo perché siamo stati insieme?!”
    “Oh, per carità! Se avessi avuto certe intenzioni avrei mandato Spike!”
    “Cosa diavolo dici?!”
    “Lui ti avrebbe persuasa più efficacemente, no?”
    “Sei meschino.”
    Angel allargò le braccia, desolato.
    “Senti, mi dispiace. Non so neanche perché siamo arrivati a questo.”
    “Non chiederlo a me.” mormorò la cacciatrice, chiudendo gli occhi. “Sai di noi, vero?”
    “So molto di più, Buffy. Perché non glielo dici?”
    “Dirgli cosa? A Spike?”
    “Non fingere con me.”
    “Dirgli cosa?!” urlò lei, esasperata. “Cosa?!”
    “Lui è felice adesso. Tu lo rendi felice. Ha sempre desiderato che ricambiassi almeno in minima parte i suoi sentimenti.”
    “E tu da quando ti preoccupi per Spike, sentiamo! Ti sei sempre comportato come un bastardo nei suoi confronti!”
    “Non sopporterei l’idea che qualcuno gli spezzasse il cuore.”
    Buffy trattenne il pianto che le serrava la gola.
    “Io, io dovrei spezzargli il cuore?”
    Angel non rispose.
    “Oh, dannazione! È veramente assurdo tutto questo!”
    “Torna qui, non scappare!”
    “Ho bisogno di una doccia e di un po’ di riposo! Di allontanarmi da te, per esempio.”
    “Buffy …”
    “Non capisco!” continuò lei, voltandosi ancora. “Perché gli errori che commetto devono essere sempre così gravi ed ingiustificabili? Perché Angel ha una parola buona per tutti tranne che per me? Il problema è che cerco sempre di tenere la schiena dritta. Mi lasciassi andare, forse, godrei della vostra fottuta comprensione ...”
    “Sai che non è così. Sono qui per una ragione: Spike non è una pallina anti-stress.” disse Angel, afferrando la cacciatrice per le spalle, frenandola con forza. “Ti ama ancora. Ti ama ancora e soffrirà se verrà a sapere di tua figlia e del resto …”
    “Quale resto?” pianse la cacciatrice. “Non c’è niente, non vedi? Niente!”
    Lui la strinse forte e la baciò senza pensare.
    Non la baciava da anni in quel modo casto, pieno di dolcezza.
    Tra le sue braccia, Buffy ritornava ad essere una ragazzina coraggiosa e pura, il primo amore accecante e perduto.
    “Non voglio vedervi commettere delle sciocchezze.”
    “Non voglio neanch’io …”
    Angel chinò il capo e fissò la piccola donna che tremava tra le sue braccia. Lei, tanto desiderata, correva tra le braccia del suo storico rivale.
    Aveva imparato ad amare entrambi.






    TBC













    Edited by Kiki May - 31/7/2011, 11:54
     
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  8. MrsBadGuy
     
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    Oh si *.*
    Stupendo il capitolo spuffy (così..maturo!)
    Bello il momento bangel (così...casto).
    Bravissima tu!
     
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  9. katespuffy
     
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    CITAZIONE
    “Avevo dimenticato.”
    “Ti fa male starmi lontana.”

    Nel disclaimer metterò il tuo nome, altro che Whedon.

    CITAZIONE
    Angel chinò il capo e fissò la piccola donna che tremava tra le sue braccia. Lei, tanto desiderata, correva tra le braccia del suo storico rivale.
    Aveva imparato ad amare entrambi.

    Questo c'era anche prima, era perverso e stucchevole allo stesso tempo.
    Odio questa frase, ma amo questa Buffy.
    Ergo, inondaci di post. Aspettiamo l'acqua alle rive del fiume...
     
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    Corpo di mille balene! (?) Dovevo o no omaggiare il suo ritorno? *tattica subdola per costringerla a restare*

    In ogni caso, beccatevi questi ... 4 capitoli! *CCC*

    Chi ha letto la prima versione di The Queen ricorderà, probabilmente, alcuni passaggi. Ci sono novità significative.

    Oh, e thanks a MrsBadGuy! *_____*

    Kate, in che senso metti me nel disclaimer? E poi non è perverso Angel, il mio il di Tania amor.









    7. Consequences






    Entrò in bagno.
    Accese la luce.
    Fissò la sua immagine allo specchio.
    Era talmente pallida che sarebbe potuta passare per vampiro senza problemi.



    Estraendo il borsello dei cosmetici, Buffy represse la memoria del suo volto stanco. Le pareva di essere diventata d’un tratto una donna invecchiata e triste, arida.
    I will remember you.
    Ogni tanto, quando la malinconia e la solitudine diventavano insopportabili, sfidava se stessa a rammentare una bellissima giornata, cancellata e ripresa tra i frammenti del Paradiso.
    Il problema dei ricordi gentilmente offerti nei viaggi all’altro mondo era essenzialmente uno: sembravano spezzoni di vite altrui, portatori di un’indicibile dolcezza ma inesorabilmente lontani. Vuoti.
    Buffy tentava di ricordare il senso di pienezza, la felicità compiuta dell’amore, ma ogni sforzo era inutile. Forse aveva perso per sempre la capacità d’amare in quel modo. Non avrebbe più pianto con tanto ardore né stretto nessuno con altrettanta passione.
    “Ho perso.” sussurrò alla se stessa riflessa. “Ho perso.”
    I sentimenti aveva il dono di capirli in ritardo, quando erano cenere con pacchiani ciondoli al collo.
    Anche adesso aveva compiuto la stessa operazione, piuttosto che guadagnarsi il suo centesimo di felicità, aveva preferito annegare negli abissi delle decisioni inconcludenti e già prese.
    Del resto, era il dolore della perdita a rendere tanto caro un essere amato.



    “Gina, non passarmi telefonate e non permettere a nessuno di raggiungermi.” intimò, chiudendosi in ufficio.
    Stanca, si lasciò andare contro la poltrona morbida, compagna dei giorni tristi. Stava quasi per addormentarsi quando un brusio la riscosse. Decise di alzarsi e dirigersi in corridoio. La porta si aprì prima che potesse fare un passo.
    “Mi dispiace, signora, non sono riuscita a frenarlo!” si scusò l’assistente, mortificata.
    Spike inarcava il sopracciglio sinistro, divertito.
    “Non preoccuparti, Gina. Ci penso io.”
    “Hai anche la segretaria!” scherzò il vampiro, avanzando in direzione della poltrona disponibile, col consueto portamento felino e seducente. “Somigli molto a Peaches ai tempi in cui lavorava alla Evil Inc!”
    “Siamo così simili?”
    “Nah! Qui è tutto un pullulare di cacciatrici, differenza sostanziale se consideri che il sottoscritto è allergico agli oggetti sacri.”
    Buffy esibì un sorriso stentato.
    “Che c’è?” domandò lui, attento.
    “Cosa ci dovrebbe essere?”
    “Sembri ansiosa. Ti disturba il fatto che io sia venuto a trovarti?”
    “No, no! Perché dovrebbe?”
    Rassicurato, Spike raggiunse Buffy che evitò d’abbracciarlo.
    “Solo un po’ di tensione.” si giustificò lei. “È un periodo pieno d’impegni.”
    “Conosco un modo per farti rilassare …”
    “Ti prego, Spike. Non è il momento.”
    “Perché?”
    “Perché sì!” sbottò la cacciatrice, alzando la voce.
    Imbarazzata, si portò una mano al volto e si diresse alla finestra.
    “Scusami.” sussurrò. “Non è il momento, vediamoci più tardi …”
    Spike mollò un pugno ad una parete.
    “Stai ricominciando, vero? Non va esattamente come avevi previsto e decidi di mandare in vacca ogni cosa. Che sorpresa!”
    “Smettila di dire stronzate! Non è come pensi!”
    “E com’è allora?”
    “Io …” cominciò Buffy, mordendosi le labbra. “Io non posso guardarmi le spalle continuamente. Devo pensare alla mia incolumità perché sono il capo di un –“
    “Cosa diavolo stai dicendo? Sono un pericolo per te?”
    “Non ho tempo per pensare a questo.”
    Spike allargò le braccia, sconvolto.
    “Pensare a cosa? A noi?! È un peso così immane? Io non ti chiedo nulla! Ho rinunciato da un pezzo all’idea di averti soltanto per me!”
    Perché l’hai detto ad Angel, allora?”
    “Cosa … che c’entra?”
    “Sì! L’hai detto a lui!” rinfacciò la cacciatrice, a corto di motivazioni.
    “Gliel’ho confidato perché siamo amici, perché viviamo insieme! Deve essere ancora un segreto la nostra relazione? Sono stanco di nascondermi!”
    La cacciatrice serrò gli occhi, infuriata.
    “È cambiato tutto! Ti fidi più di lui che di –“
    “Non azzardarti a dire idiozie.”
    “È tutto quello che mi viene in mente adesso. Vattene.”
    “Scherzerai ...”
    “Non sai mai stata più seria. Esci, non sono in vena di stare con te.”
    L’espressione di Spike si tinse di rammarico e dolore.
    Buffy la scrutò, impassibile e muta.
    “Non cercarmi per scopare.”
    “Oh, non temere.”
    Spike si dileguò e lei chiuse gli occhi.
    Nuvole cariche di pioggia incombevano sui cieli losangelini.
    Avrebbe fatto una doccia.







    8. Intervention






    Martedì, pomeriggio di pioggia incessante.
    Buffy faceva il tè, godendo di un raro momento di tranquillità. Annie era uscita con Xander e Renee e lei era rimasta sola, ad annoiarsi.
    Sbuffando, la cacciatrice si sedette e cominciò a sorseggiare la bevanda calda.
    Avrebbe dovuto preparare il caffé, probabilmente. Non riusciva a tenere gli occhi aperti e rischiava di scottarsi ad ogni movimento. Ed erano solo le cinque del pomeriggio.
    Assonnata, la cacciatrice aggiustò la vestaglietta rosa che indossava.
    Nonostante le continue precipitazioni, l’inverno non era ancora arrivato e faceva discretamente caldo in città. Avrebbe potuto trascorrere una mattinata in spiaggia, del resto un incidente non poteva impedirle di rendere felice Annie.
    “Oh grande Odino dei Muppet, aiutami!” sospirò, poggiando il capo sul tavolo.
    Un bussare concitato la riscosse.
    Allarmata, si diresse alla porta, stringendo la vestaglia.
    “È successo qualcosa a –“
    Le parole le morirono in gola.



    Dinnanzi a lei c’era Spike, bagnato fradicio, incurante del fatto che fosse giorno.
    Reggeva Angel, privo di sensi.
    “Oh mio …”
    “Buffy, mi fai entrare? Per favore, fammi entrare.”
    La cacciatrice sbatté ripetutamente le ciglia, interdetta.
    “S -sì. Sì, entrate pure.” sillabò, infine. “Entrate pure.”
    Spike si diresse in cucina, trascinando il gran sire svenuto.
    “Cos’è successo?” domandò lei, confusa. “Portalo nella stanza a destra, è camera mia.”
    “Non si sveglia più!”
    “Come?”
    “Ha chiuso gli occhi quando siamo riusciti ad uscire … non si sveglia più!”
    La cacciatrice esaminò attentamente la ferita circolare che, a pochi centimetri dal cuore, straziava la carne di Angel.
    “L’hanno colpito con una freccia avvelenata, non è così?”
    “Sì. Eravamo a caccia … non lontano da qui … non me ne sono reso conto e, in un attimo, era a terra! Si è fatto giorno e siamo rimasti bloccati in un vecchio magazzino. Non potevamo uscire. Finché ha cominciato a piovere e …”
    “Ho capito. C’è ancora una possibilità. Ha bisogno del sangue di cacciatrice.”
    Il vampiro annuì, disperato.
    “Mi dispiace, io … devi permettermi di morderti, lui non potrebbe.”
    Buffy esitò, nervosa.
    “Non so se ... non credo che sia una buona idea.”
    “Non c’è tempo, ti prego!”
    Decisa, la cacciatrice si fece avanti.
    Offrì il collo a Spike.
    “Non lasciarmi una grossa cicatrice, per favore.”
    Lui scosse il capo.
    “Il braccio, Buffy. Porgimi il braccio.”
    Eseguì. Le venne quasi da piangere, ma riuscì a non darlo a vedere.
    “Sarò gentile, passerotto. Te lo prometto.” sussurrò il vampiro, avvicinando la bocca alla sua pelle. Le zanne la perforarono con lentezza.
    “William …”
    Tremante di dolore, Buffy si fece più vicina all’amante e immerse il capo nell’incavo del suo collo.
    Chiuse gli occhi.
    Si sentì stordire e indebolire. Strinse la maglia di Spike.
    Sazio, lui la fece sedere e raggiunse Angel, livido e immobile sul letto.
    Provò a svegliarlo, scuotendolo energicamente. Infine attaccò la sua giugulare a zanne sguainate. Il gran sire spalancò gli occhi e ricambiò l’aggressione.
    “Spike!”
    Il vampiro bloccò l’intervento di Buffy con un gesto della mano. Avvolse le braccia attorno al capo di Angel, sollevandolo, aiutandolo a bere.
    Il vampiro ferito lo divorava senza delicatezza né premura alcuna, dominato dal bisogno primordiale all’autoconservazione.
    Lo strazio doveva essere insopportabile, l’incisione molto profonda.
    “Spike …”
    “Non preoccuparti … ha quasi finito.”
    Angel sospirò, staccandosi dalla marne martoriata che l’aveva nutrito.
    Premuroso, Spike lo fece stendere tra i cuscini.
    “Sanguini. Moltissimo.”
    “Non è niente, non preoccuparti. Posso usare il bagno?”
    Buffy annuì, gli occhi pieni di lacrime.








    Noticine sparse ~

    [*]
    L’invocazione al “Grande Odino dei Muppet” è tratta direttamente dal primo episodio dell’Ottava Stagione. Io voglio bene a Joss Whedon. Davvero.
    [*] Il dardo avvelenato è ovviamente simile a quello che colpisce Angel nella terza stagione di BTVS, in Graduation Day.













    9. Lovers Walk








    Buffy entrò in bagno dopo una breve veglia ad Angel dormiente.
    Mentre puliva il volto sporco di sangue del vampiro, l’aveva sentito mugugnare il nome di Spike.
    Il suo.
    Si era intenerita e aveva pianto silenziosa, per non disturbarlo. Vederlo così vulnerabile le aveva ricordato tanti episodi dell’adolescenza, il grande amore che aveva nutrito per lui.
    Si era chinata a carezzargli la fronte liscia, le labbra sottili che aveva baciato, castamente.



    “Serve una mano?” domandò la cacciatrice, chiudendosi la porta alle spalle.
    A fatica, Spike toglieva la maglia lacerata, sibilando di dolore.
    “Ce la faccio.”
    Buffy sorrise e si avvicinò al vampiro, lo fece voltare e lo aiutò a medicare la ferita al collo ancora sanguinante. Con una spugnetta tracciò i contorni frastagliati del morso, dedicandosi poi alla parte interna.
    “Ahia!”
    “Non fare il bambino. Non siete abituati a questo, voi creature della notte?”
    Offeso, l’interessato non replicò.
    La cacciatrice s’allontanò un momento e tirò fuori da uno sportellino tutto l’occorrente per fasciare la lacerazione. Prese anche un paio d’asciugamani e del disinfettante.
    “Non serve, lo sai.”
    “Ormai sono abituata.” replicò neutra, tornando a dedicarsi all’opera infermieristica. “E poi, così non macchierai niente!”
    Spike annuì, scrutandola silenzioso.
    “Grazie.” disse in un sospiro.
    Buffy non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi.
    “Se tu non avessi accettato di aiutarmi, Angel sarebbe morto. Ci tengo al suo sedere flaccido.”
    “L’ho intuito! Sono contenta che siate diventati amici.”
    Il vampiro chiuse gli occhi, sopprimendo un brivido di stanchezza.
    La preoccupazione e lo sforzo fisico l’avevano indebolito visibilmente.
    “Posso farti portare del sangue.” sussurrò Buffy, timida. “Posso farti portare del sangue, se vuoi.” ripeté più convinta.
    “Non ce n’è bisogno.”
    “Stai tremando.”
    “Sì, io … ho preso un bello spavento.”
    “Mi dispiace.”
    Composta, Buffy terminò la medicazione e gettò la maglia strappata nel cesto dei rifiuti.
    “La mia maglia!” protestò Spike.
    “Era inservibile. Te ne procurerò una di Xander.”
    “Oh, ci risiamo! Devo indossare ancora i vestiti del carpentiere!”
    “Non ho niente di meglio da offrirti, accontentati.”
    Il vampiro annuì, lievemente dispiaciuto. Serrò la presa sul marmo del lavello a cui si appoggiava.
    “Lo spaccherai.”
    “Cosa?”
    “Il lavello. Spike, tu –“
    “Non credevo che sarebbe stato così.” sbottò il vampiro, imbarazzato. “Mi ha fatto incazzare terribilmente, il maledetto bastardo! Ho dovuto sopportare i suoi stupidi discorsi sulla morte, la vita, il destino! Per tutto il tempo non ha fatto che spingermi a fuggire dal magazzino, senza di lui che non poteva alzarsi! Mi ha chiesto di avvisare il figlio in caso di … e mi ha fatto promettere che me la sarei cavata comunque, maledetto idiota!”
    Scosso dai singhiozzi, Spike chinò il capo, quasi a volersi nascondere.
    Buffy lo strinse a sé, d’impulso.
    “Amore mio.”
    “Ho dovuto sopportare le sue chiacchiere pessimiste e macabre, mentre lo sentivo venir meno! Sarei rimasto di nuovo solo … di nuovo … Oh, bastardo! Io l’ho sempre odiato!”
    “Amore mio …”
    Commossa, la cacciatrice riprese a piangere assieme a Spike.
    Lo baciò.



    Il sole tramontava e la tempesta era finita.
    Spike era quasi evanescente, avvolto nella lievissima luce che filtrava dalle tapparelle abbassate e si rifletteva sulle piastrelle candide.
    Le era mancato tanto, troppo.
    Veramente troppo.
    Così, quando lui le aveva tolto i pantaloni del pigiama e le mutandine, non si era opposta né aveva chiesto o detto nulla. Leggera, si era lasciata sorreggere sul marmo freddo e aveva accolto l’amante ritrovato in un abbraccio.
    Le lacrime si erano arrestate nell’attimo stesso in cui aveva ricominciato a baciarlo. Piano, piano.
    Aveva sospirato e chiuso gli occhi, perduta.
    Innamorata.



    “Vuoi che ti aiuti?”
    “Grazie, faccio da solo.”
    Buffy annuì, rivestendosi dopo essersi rinfrescata.
    L'amante stava indossando nuovamente in jeans.
    “Aspetta!” disse lei. “Non farlo. Se vuoi, posso prenderti un pigiama e puoi dormire qui, un pochino. Sembri stanco.”
    “Ma –“
    “Tanto non puoi uscire, e non dirmi che vai dove vuoi con una coperta!”
    Il vampiro sorrise, scuotendo il capo.
    “Mi conosci bene!”
    Lei non replicò. Gli carezzò la guancia, con dolcezza, e fece per riaprire la porta.
    “Buffy …” la chiamò Spike, facendola voltare, attirandola in un bacio appassionato.
    “Non sapevo se prendere l’iniziativa …”
    “Prendila tutte le volte che vuoi.”
    “Okay.”
    La cacciatrice sospirò languida.
    Baciò l'amante, ancora una volta prima di lasciarlo.
    In camera da letto, Angel aveva riaperto gli occhi ancora lucidi e dilatati per il veleno.
    “Non parlare, Peaches. Riposati.” suggerì Spike, stendendosi accanto a lui, esausto.
    Buffy si morse le labbra, decisa ad allontanarsi.
    Angel la fermò.
    “Grazie. Ce l’ho fatta per merito tuo, un’altra volta.”
    “Non preoccuparti. Chiamo una delle ragazze e mi faccio portare del sangue. Quando vi risveglierete potrete rifocillarvi.”
    “Buffy, vieni. Vieni qui.” fece lui, battendo il palmo aperto sul materasso.
    “Oh no! Sarebbe troppo anche per me …”
    “Vieni, per favore.”
    Lei accettò e si stese tra il suo braccio e il torace ferito.
    Chiuse gli occhi.
    “Grazie.” sussurrò, prima di scivolare nel sonno.










    10. Safe







    Buffy si risvegliò con la bocca impastata dal sonno ed un leggero senso di nausea. Il sole era tramontato e gli aerei illuminavano l’oscurità del cielo come stelle lampeggianti.
    La cacciatrice stropicciò gli occhi, trattenne uno sbadiglio.
    Il pizzo della canottiera che indossava, umido di saliva, le provocava una sensazione sgradevole. Avrebbe voluto fare la doccia e cambiarsi, Annie, però, stava per ritornare e Spike e Angel erano ancora in casa.
    Quest’ultimo era scomparso, lasciando Spike solo, accanto a lei.
    Il vampiro ne aveva approfittato per stringerla in un abbraccio.
    Buffy lo scostò gentilmente. Si diresse in cucina.
    Angel era in piedi, dinnanzi a lei; indossava solo i pantaloni, il foro d’entrata del dardo avvelenato si era ridotto alle dimensioni di una puntura d’insetto.
    “Ti ringrazio.” esordì il vampiro, con un tenero sorriso. “Come ti senti?”
    La cacciatrice nascose la cicatrice sul braccio, inconsciamente, e scosse il capo, vaga.
    “Un po’ stordita, ma bene.”
    “Dovresti mettere qualcosa sotto i denti, sei molto pallida.”
    “Mangerò qualcosa. A proposito …”
    Buffy prese il telefono e compose un numero.
    Nel giro di cinque minuti il campanello di casa suonò, una giovane passò a consegnare una cassa di sangue sigillata.
    “Non avresti dovuto …”
    “Non mi è costato nulla.”
    “Grazie ancora.”
    Buffy chinò il capo e prese a giocherellare col tessuto della vestaglia chiara.
    Angel la avvicinò con premura.
    “Hai fame?”
    “Un po’.”
    “Ti preparo qualcosa.”
    “Sai cucinare?!”
    “Beh, sì. Non sarò un maestro, ma … posso?”
    “Fai pure.”
    Il vampiro si diresse al frigo. Lo esaminò per qualche secondo, concentrato.
    “Non hai fatto la spesa!” osservò, infine.
    Buffy chiuse gli occhi, mortificata.
    “Sì, ecco … avrei dovuto andare oggi, ma … insomma, non c’è proprio niente?”
    “Proprio niente no, posso farti le crepes col formaggio e il pomodoro. Ti piacciono?”
    La cacciatrice sorrise come una bambina.
    “Sì.”
    Angel iniziò a cucinare, contento.
    “Spike dorme profondamente, quando avrò finito passerò a svegliarlo e andremo via.”
    “Non dovete proprio –“
    “Vorresti che restassimo sino all’arrivo di Anne?”
    Buffy non rispose.
    “Non devi preoccuparti, sai? Non è mio compito giudicare e lei è tua figlia. Hai fatto l’amore con lui, vero?”
    “Con Annie?!”
    “Con Spike.”
    “Oh.”
    “Mi dispiace, sono un vampiro e lo sento.”
    “Dispiace a me. Non quello che è successo, intendo … non so come spiegare.”
    “Non devi. È passato tanto tempo da quando noi due stavamo insieme, siamo cambiati. Capisco che tu abbia bisogno di avere un uomo accanto a te, un uomo che non posso essere più io.”
    “Davvero?” sospirò Buffy, tremante.
    Una parte di lei temeva la risposta di Angel.
    “Sì.”
    “Mi sei mancato.”
    “Cosa?”
    “Mi sei mancato.” blaterò frettolosa, la cacciatrice. Strinse le labbra, colpevole. “Non dovrei dirtelo adesso!”
    Angel sorrise.
    “Mi sei mancata anche tu. Li vuoi affettare i pomodorini?”
    “Spiegami come devo fare.”
    Il vampiro armeggiò col coltello, e Buffy rise.
    “Sei bravo!” constatò, arrossita di imbarazzo ed emozione. “Li fai proprio come il televisione.”
    “Grazie.” rispose Angel, riprendendo a cucinare. “Ti ama, lo sai?” domandò, retorico.
    “Ama molto anche te.”
    “Come amico, lui vuole te. Avrebbe voluto venire a parlarti l’altra notte, e anche la notte prima. Sono stato io che l’ho trattenuto, temendo la tua reazione.”
    “Io non –“
    “Mi ha raccontato della vostra lite, della tua sfuriata. Di cosa hai paura, Buffy? Non capisco.”
    “Proprio tu dovresti capire, invece. Ogni volta che comincio una relazione lo faccio coi migliori propositi, solo che dopo va tutto in fumo! Adesso non ho tempo per queste cose, non posso abbattermi perché un uomo decide di lasciarmi …”
    “Pensi che Spike ti lascerà? Parli come se non lo conoscessi!”
    “Non è questo … insomma, anche. Forse. È più complicato di così.”
    “Hai sofferto molto e non vuoi più rischiare, credimi quando dico che lo capisco. Del resto hai una figlia ora, devi stare attenta. Però non puoi voltare le spalle alla vita, soprattutto tu che ne hai così tanta davanti. Hai intenzione di nasconderti sempre?”
    “Non voglio nascondermi!”
    “Stai fuggendo dalla persona che ami.” mormorò Angel. “Non hai idea di quanto io mi senta in colpa. Se sei diventata così diffidente è anche a causa mia, della volta disastrosa in cui fummo amanti.”
    “Non dire così!”
    “Non è la verità?”
    Buffy scosse il capo, combattuta.
    “Forse lo è, evidentemente non controllo le mie reazioni, ma tu … io ti amavo così tanto. Quanto poteva contare tutto il resto?
    Angel annuì e, gentilmente, passò un tovagliolino sul volto della cacciatrice.
    Lei si tese, stupita.
    Solo dopo qualche secondo realizzò d’essere in lacrime.
    “Sono patetica!” disse.
    Il vampiro la baciò sulla fronte.
    “No. No.”
    Suonarono alla porta.
    Buffy si diresse all’ingresso, veloce.
    “Annie!” esclamò, contenta.
    Sollevata la figlia in un abbraccio, salutò Xander e Renee che si allontanavano. Tornò in cucina.
    Spike si era svegliato.
    Stupito, fissava il volto di una bambina piccola e graziosa, dai grandi occhi azzurri e i capelli castani.
    “Briciola.”















    Edited by Kiki May - 31/7/2011, 11:58
     
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    E questo è il nuovo capitolo. Veramente nuovo.
    Buona lettura! ♥









    11. Annie







    Concentrata sull’immagine allo specchio, Buffy aggiustava il leggero strato di trucco applicato sulle guance pallide. Dalla cucina sentiva provenire il rumore degli schiamazzi, le voci di Willow e Kennedy impegnate a giocare con Annie.
    La bambina aveva deciso di trascorrere la notte con le zie, in assenza della madre.
    “Serve aiuto?” domandò Willow, affacciata alla porta del bagno.
    Buffy le sorrise senza voltarsi.
    “Ho quasi finito.” rispose, legando i capelli in una pratica coda. “Annie guarda ancora i cartoni, vero?”
    “Sarà un’impresa ardua convincerla a dormire.”
    “Mi raccomando, Will, non più tardi delle dieci.” raccomandò la cacciatrice, dirigendosi in cucina.
    Annie le sorrideva, birichina, sul divano dinnanzi alla televisione.
    “Piccola peste, dico a te! Non far disperare le zie!”
    “La blava io!” protestò l’interpellata, nascondendosi sotto una coperta colorata.
    Buffy ridacchiò, si sedette accanto a lei. Delicatamente, con le dita, le pettinò i capelli, spostandoli dalla fronte candida.
    “Tornerò subitissimo.” promise, mentendo.
    Annie sorrise, fiduciosa, e lei poté alzarsi.
    Selezionò le armi da portare e le nascose in una borsa nera discretamente capiente. Come di consueto scelse una piccola ascia e due paletti di riserva; il più appuntito lo mise in tasca, sotto il maglioncino largo. Indossò l’impermeabile e la sciarpa.
    Tornò a salutare Annie, esitante.
    Lasciarla sola di notte la faceva sentire una pessima madre, la peggiore dell’universo; il fatto, poi, che la bambina si fosse abituata così presto alle sue assenze le metteva uno sconforto ed un senso di colpa inimmaginabili. Già riusciva a prefigurarsi le parole cariche d’astio che la figlia, da adolescente, le avrebbe rivolto.
    “Maledetta me!”
    “Hai detto qualcosa?” chiese Kennedy, incuriosita.
    Buffy si voltò di scatto, serrando le labbra.
    “Io? Cos – Niente! Non ho detto niente!”
    “Mi pareva. Sei proprio sicura di voler andare da sola?”
    “Sì.”
    “Bene.” concluse la cacciatrice, senza ulteriori domande.
    “Fai attenzione!” esclamò Willow, che aveva preso in braccio una Annie mascherata da gatto.
    “E quel costume?!”
    “Magia!”
    Buffy roteò gli occhi e aprì la porta.
    Tornò indietro un’ultima volta, a dare un altro bacio alla figlia.



    Il piacere sottile della caccia risiedeva nel brivido di anticipazione allo scontro.
    La lotta sfumava in sensazioni fisiche troppo violente e intense per essere analizzate. L’istinto di sopravvivenza, la paura della sconfitta, la forza di colpi si mescolavano, annullando ogni parvenza di razionalità.
    Nelle schermaglie precedenti all’attacco si poteva calcolare la portata dell’avversario, studiare le mosse con coscienza e assaporare il lato divertente della lotta.
    Per questa ragione Buffy adorava giocare con le sue vittime.



    La strada periferica, che conduceva al camposanto, era deserta e silenziosa. Illuminata in modo eccellente, quasi troppo, faceva venir voglia di rifugiarsi in un angolo ombroso.
    Buffy salì sul marciapiede, camminando frettolosamente.
    L’abbaiare di un cane echeggiava nella notte.
    Ad un certo punto, come previsto, apparvero alle sue spalle due figure maschili.
    Buffy chinò il capo e continuò a camminare in direzione del cimitero. I due uomini la raggiunsero a poca distanza dal cancello, uno di loro fece per afferrarla.
    La cacciatrice si voltò col sorriso.
    Colpì il primo, al cuore, ed ingaggiò uno scontro serrato col secondo, che polverizzò nel giro di qualche minuto.
    “E anche questa è fatta!” sospirò, sollevata e contenta.
    Oltre una lapide monumentale, una cicca consumata cadde al suolo.
    “Ti rilassi ancora uccidendo quelli come me?” domandò Spike, sarcastico.
    Buffy non sorrise.
    “Sei stato puntuale.”
    “Anche tu … nonostante il casino, immagino. Qui accanto c’è una panchina, proprio davanti ad una graziosa cripta. Vogliamo sederci un po’?”



    Il cimitero era curiosamente pacifico.
    Evidentemente neanche Spike aveva perso tempo prima del suo arrivo.
    Quieta, Buffy prese un respiro e diresse lo sguardo ai lampioni alti tra gli alberi, infestati da insetti e farfalle notturne.
    “Sono contento di vederti, è passato un po’.”
    “Sono contenta anch’io.”
    “È stato difficile ritagliarti una serata libera?” chiese Spike, inclinando il capo in un gesto studiato. Lei non lo guardava.
    “Sai come funziona: quando non mi svento apocalissi c’è sempre una ribellione da gestire o una crisi dell’ultima mezz’ora. O il bilancio. Che incubo tremendo il bilancio!”
    Lui ridacchiò, divertito.
    “Sei proprio una donna del tuo tempo. Ed hai anche una figlia, adesso. Perché non me ne hai parlato?”
    Buffy riuscì a voltarsi.
    “L’hai capito, vero?”
    “Le somiglia così tanto che non avrei potuto sbagliare … perché non mi dici cosa è successo a Briciola? È per questa ragione che sei così triste e disperata? Io posso aiutarti, se me lo permetti.”
    “No, non puoi. Nessuno può. Quello che è capitato a Dawn è stato frutto di errori che io ho commesso. Non avrei dovuto stringere determinate alleanze, non avrei dovuto lasciarla tanto sola. Se lei è … morta è stato per colpa mia.”
    “Buffy …”
    “Non consolarmi, ti prego. Non sono una bambina.”
    “Quindi, fammi capire, hai deciso di crescere la figlia di Dawn da sola e di punirti per i tuoi sbagli, evitando ogni coinvolgimento? È questo il piano?”
    “Non ho voglia di parlare.” tagliò corto la cacciatrice, alzandosi.
    Spike la imitò.
    Veloce, le afferrò un braccio, costringendola a fronteggiarlo.
    “Siamo venuti qui proprio per questo, per parlare! Non scappare un’altra volta!”
    “Io … non ho tempo! Non ho tempo ora.”
    Spike strinse la mascella, rabbioso.
    “Sono innamorato di te.” confessò, a mezza voce.
    Ancora una volta quell’ammissione riusciva a farlo soffrire.
    “Mi dispiace.” replicò Buffy, poco originale.
    Facendosi da parte, la cacciatrice si allontanò in direzione della strada.











    Edited by Kiki May - 31/7/2011, 11:59
     
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  12. MrsBadGuy
     
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    Non riuscivo pienamente a capire le sensazioni che mi lasciava questa ff. Soprattutto le sensazioni nei confronti di Annie.
    Le attribuivo di certo alla mancanza di Buffy come madre, al fatto che la bambina apparisse così poco, proprio perchè poco era il tempo che passava con la madre.

    Bellissimo il momento spuffel. Il legame col sangue tra loro tre.
    Stupenda la scena in bagno.
    In questa ff trovo una maturità particolare. La sento calma, nostalgica, sentita.
    Ci sono dei passi davvero molto toccanti. E delicati, prima che forti.

    Non commento il colpo di scena finale, semplicemente perchè ne sono rimasta scioccata. Tutto mi aspettavo, davvero...
    Credo che lo commenterò quando saprò di più.
    Per il momento, mi accontento del buco nel cuore che mi ha lasciato.
     
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    Rieccomi qui!

    MrsBadGuy: Sono contenta che la fic ti piaccia. Grazie per i complimenti che mi fai! *___* Vediamo come ti sembreranno questi due capitoli, soprattutto in relazione ad Annie.



    NdA: Ne posto due perché uno è rimasto praticamente lo stesso dalla prima versione alla seconda.







    12. Time of your Life






    Buffy stropicciò gli occhi sino a sentirli bruciare e si armò di farina, uova e mestolo.
    Annie si era appena svegliata. Stordita, trotterellava verso di lei, desiderosa di essere accolta in un abbraccio. La cacciatrice la sollevò, poggiandola sul piano cucina sgombro.
    Le baciò le guance.
    “Buongiorno, raggio di sole!”
    “Mamma …”
    “Guarda cosa sto facendo!” esclamò, indicando un libro di ricette aperto. “Una torta al cioccolato tutta per te! Che Dio mi aiuti …”
    Annie rise, innocente, e la madre le pettinò i capelli con le dita.
    Lo faceva spesso alla sorella, quando era triste o spaventata.
    Carezzava lentamente le lunghissime ciocche castane, sfiorandole il volto con dolcezza. A Dawn piaceva.
    “Lo sai, amore? La tua mamma, l’altra, avrebbe adorato queste coccole.”
    “Ma non c’è più!”
    “No, non c’è più.” confermò Buffy, seria. “Ci sei tu.”



    Buffy camminava per le strade di Los Angeles, nei luoghi che conducevano a due dei cimiteri principali; un’altra notte di ronda stava per terminare.
    Ascoltate le proteste di Kennedy, la cacciatrice era uscita di casa, armata di paletto e decisa a sfogarsi. La sottoposta aveva criticato apertamente le nuove abitudini, dal suo punto di vista era pericoloso e inutile che il capo di un esercito uscisse da sola a caccia.
    Da par suo, Buffy era serafica, poco preoccupata al pensiero di un attentato. Del resto i vampiri ormai fuggivano alla sua vista, non aveva neanche la possibilità di ingaggiare uno scontro serio in memoria dei vecchi tempi.
    La ronda quasi conclusa stava confermando l'esattezza dell’opinione.
    Annoiata, la cacciatrice si sedette su una panchina vuota ed estrasse dalla borsa la bottiglietta di minerale che portava con sé.
    A pochi metri da lei, parcheggiata accanto al marciapiede colmo di cartacce, una Maserati rossa fiammante. A bordo solo una donna, provocante e sensualissima.
    Buffy aggrottò la fronte, incuriosita.
    “Bella, vero?”
    Si voltò di scatto.
    Vide un omino minuto, in giacca e cravatta e con un sigaro tra le dita. Le sorrideva.
    “Bella, vero?” ripeté l’omino.
    Buffy scosse il capo, imbarazzata.
    “Sì.” ammise infine, incerta se interpellata a proposito dell’auto o della donna.
    “Se vuole le posso offrire un passaggio.” propose lo sconosciuto. “È molto tardi e lei ha l’aria di essersi persa.”
    La cacciatrice sorrise.
    “Non si preoccupi, me la cavo.”
    “È sicura? Perché, a qualche isolato da qui, abita gente poco raccomandabile. Io scapperei, fossi al suo posto.”
    “Non c’è bisogno, davvero.”
    L’ometto aggrottò la fronte. assumendo un’espressione curiosa.
    “Lei deve essere una di quelle!” realizzò d’un tratto. “Ormai Los Angeles ne è piena! Lavorate di notte, vero? Nelle strade di periferia, da sole. La mia Melanie è stata salvata da una di voi, magari proprio da lei.”
    “Non saprei, incontro tante persone.”
    “Immagino. È una vita faticosa, vero? Mi hanno detto che si inizia da giovani …”
    “Sì, è così. Frequentavo il liceo quando mi hanno chiamata, ho cominciato presto e non ho smesso più. È il genere di lavoro che ti impegna tutta una vita.”
    “Posso capire.” annuì lui, prendendo posto accanto a Buffy.
    Per la statura minuta non riusciva a poggiare i piedi al suolo e li lasciava ondeggiare, come un bambino dispettoso.
    “Non le piace il suo lavoro?”
    “Come fa a dirlo?”
    “Ha l’aria più triste che io abbia mai visto.”
    Buffy tacque, colpita. Azzardò una difesa.
    “No! Non è per questo! Sono abituata ormai, non ci faccio praticamente più caso …”
    “Dev’essere strano lo stesso. A primo impatto, dico. Svegliarsi una mattina e rendersi conto che il proprio destino è segnato, che non si potrà più essere quelli di prima. Ti svegli e bam! Sei diversa. Hai appena perso qualcosa che non sapevi neanche di possedere: la possibilità di una vita normale.”
    “Sì …” ammise lei. “Ma …”
    Le sembrava stupido fare un monologo sulla solitudine della diversità di fronte ad un nano.
    “So cosa sta pensando. Beh, le dico una cosa: io ci sono nato in questo modo. Non ho mai pensato che il mio futuro sarebbe stato nel mondo del football professionale, ho vissuto la vita sempre dal mio punto di vista, più basso rispetto a quello degli altri. lei sarà stata una bella ragazza che, ad un certo punto, si è sentita portare via la sua quotidianità.”
    “Onestamente non credo che sia giusto fare un paragone. Lei … non ha mai sognato di essere come tutti gli altri? Proprio mai?”
    “Certo che sì, ed ho anche sofferto, ma ciò non toglie che sono quel che sono e non me l’ha imposto nessuno.”
    “È complicato.” rispose Buffy. “È stata un’imposizione, è vero, ma è anche parte della nostra natura. Insomma … in tutti questi anni ci ho pensato tanto e non ho ancora compreso qual è la risposta definitiva al problema. Adesso va meglio, però. Siamo insieme. Riusciremo ad adeguarci al mondo …”
    “Leggevo i giornali tempo fa: le ragazze mostro. Che idiozia!”
    “Può ben dirlo. Del resto, però, noi non siamo esattamente normali …”
    L’ometto socchiuse gli occhi, attento.
    “Ma come, signorina? Lei fa questo lavoro da quando andava al liceo e ancora si preoccupa di queste cose? Quand’è stata l’ultima volta che ha visto un uomo morto alzarsi dalla sua bara e andarsene a spasso alla ricerca di sangue? Quando ha assistito ad una pioggia di fuoco nel bel mezzo di Los Angeles? Mi chiedo come faccia, con la sua esperienza, a pensare che a questo mondo esista qualcosa di veramente ‘normale’.”
    “Ci sono i cereali per la colazione!” esclamò Buffy, candida.
    Lo sconosciuto tossicchiò.
    “Lei non è ancora capace di abbandonare certe idee preconcette? Come fa a cacciare vampiri, allora?”
    “È davvero più complicato di così. Forse è anche il fatto di vedere cose innaturali tutto il giorno, vorrei semplicemente mettere dei paletti d’orientamento e fissare quei tre, quattro punti fermi che nella vita servono sempre.”
    “Questo mi pare già più sensato.”
    “Ne ho viste di cose, mi creda. Io stessa non dovrei neanche … non dovrei nemmeno essere qui, capisce?”
    Lo sconosciuto rifletté, silenzioso.
    “Per questo soffre?”
    “Anche. C'è di mezzo una persona e ...”
    “Un uomo?”
    “Magari fosse un uomo!” ridacchiò Buffy. “Diciamo che lui è parte del mio lavoro.”
    “Un vampiro?! E vi è permesso avere relazioni coi vostri nemici?”
    La cacciatrice rise ancora, divertita.
    “Non è esattamente ‘permesso’, ma lui è speciale. Ha anche un’anima, sa?”
    “Non sapevo fosse possibile!”
    “Non lo è infatti, tranne che per due eccezioni.”
    “La normalità non esiste neanche nell’oltretomba.”
    “Ha ragione. Vorrei stare assieme a lui, adesso. Una parte di me vorrebbe … noi abbiamo già avuto una relazione, ma è stata un completo disastro. Mi sembra stupido riprovare. Inoltre parte di questo … gran parte di questo disastro è dovuta a me, a come mi sentivo in quel periodo. Non stavo bene ed ho reso le cose più difficili, sono stata pessima. In questo senso non capisco cosa lo spinga a stare ancora con me, dopo quello che è successo.”
    “Forse lui la ama, la ama veramente. Lei ricambia i suoi sentimenti?”
    La cacciatrice non rispose, rivolse lo sguardo al cielo.
    “C’è una possibilità.” ammise, casuale.
    “Sta a lei.” replicò l’ometto. “Se quest’uomo … vampiro è nel suo cuore almeno un tentativo dovrebbe farlo.”
    “Potrei …”
    “E poi un’anima fa sempre comodo di questi tempi!”
    Buffy sorrise, voltandosi in direzione dello sconosciuto.
    “Non ci siamo presentati.” disse. “Il mio nome è Anne.”
    “Piacere di conoscerti Anne, io sono Stanley e quello splendore in Maserati è la mia Melanie, salvata da una cacciatrice. Fate grandi cose voi ragazze.”
    “Grazie. È bello sentirsi utili, vale tutta la fatica. Ma … la sua fidanzata non è gelosa? È un po' che parliamo!”
    “Mel è diversa, non si fa di questi problemi.”
    “Quindi lei può fermarsi con una ragazza …”
    “E non solo!”
    “Ah!” esalò la cacciatrice, sorpresa. “Buon per voi!”
    Stanley esibì un sorriso furbo.
    È sempre buono per noi. Arrivederci, Anne! Buona fortuna!”
    “Buona fortuna a te, Stanley!”
    La Maserati con splendore sparì nella notte.
    Buffy tornò a guardare le stelle.








    13. Redefiniton






    Stanley si era allontanato da qualche minuto e Buffy era tornata a concedersi il suo momento di silenziosa, solitaria pausa. Il cielo si tingeva delle sfumature luminose dell’aurora.
    La cacciatrice si strinse alla giacca, improvvisamente infreddolita. Pensosa, scrutò il panificio che, a pochi passi dal marciapiede, apriva. Prese il cellulare.
    Attese qualche secondo prima di sentire la voce di Angel.
    “Pronto? Buffy?”
    “Sono io.” sussurrò, gentile. “Disturbo?”
    “No, no! Siamo appena tornati dalla ronda.”
    “C’è Spike lì con te?”
    “È andato a cambiarsi.”
    “Bene. Senti, pensavo, vorreste incontrarmi adesso? Io ho passato la notte fuori e –“
    “Certo.”
    “Oh, perfetto.” esalò la cacciatrice, leggermente nervosa.
    “Aspettavamo la tua chiamata dall’ultima volta che ci siamo visti. Spike, specialmente.”
    “Lo so.”
    “Raggiungici adesso.”



    La cacciatrice tornò in casa, scortata da un’auto di servizio.
    Era ormai mattina, ma non aveva sonno. Piuttosto pensava a raggiungere Angel, e Spike. Rientrata in casa, si diresse al bagno per una doccia veloce, cambiò gli abiti sporchi. Silenziosa, affiancò Annie, addormentata nel suo lettone.
    “Tesoro …” mormorò, lieve. “Tesoro …”
    La bambina aprì gli occhi. Sorrise.
    “Buongiorno, amore.”
    Buoncionno, mamma.”
    “Vuoi venire con me? Ti porto a conoscere due persone speciali.”
    “Sì!”
    La cacciatrice sorrise.
    “Sarà meglio lavarsi, allora.”



    I vampiri avevano scelto di vivere in un’antica villa abbandonata, circondata da uno spazioso giardino spontaneo. L’edificio imponente, realizzato intorno agli anni venti e abbellito da una facciata in marmo chiaro, ricordava moltissimo la vecchia magione che Buffy aveva frequentato ai tempi del liceo.
    “Abitano qui.” spiegò la cacciatrice, rivolta alla figlia che teneva per mano. “Gli amici della mamma abitano in questa casa.”
    “È bella!” constatò la bambina, contenta.
    “Sì, è proprio bella. Vogliamo andare?”
    Fu Angel ad accoglierle.
    “Ehi. Ehi! Lei è …”
    “Annie, mia figlia.” spiegò Buffy, chiudendosi la porta alle spalle. L’ingresso della villa era luminoso e ampio. “Avete fatto installare i vetri necrotemperati?”
    “È difficile riabituarsi al buio.” sussurrò Angel, gentile.
    Annie lo osservava, silenziosa.
    “Ti sta esaminando.” ironizzò Buffy. “Chissà come le sembri!”
    Per tutta risposta, il vampiro si chinò all’altezza del batuffolo rosa pensoso.
    “Sei adorabile.” disse. “Somigli un po’ alla mamma, quando era più giovane.”
    “Non è vero. Annie è identica a Dawn …”
    Angel alzò lo sguardo impenetrabile.
    “Ha anche qualcosa di tuo.”
    “Grazie.”
    Poggiato all’ingresso del salone principale, Spike scrutava le nuove arrivate con leggero imbarazzo e grande emozione.
    “Sei venuta, allora.” mormorò rivolto a Buffy. “Non credevo che avresti portato anche …”
    La cacciatrice annuì.
    Prese in braccio la figlia e la mostrò a Spike, che si avvicinava.
    “Lei è Anne Lily Summers, la mia bambina.”
    “Piacere di conoscerti, Anne.”
    “Lo dicevo ad Angel, è identica a sua madre. Forse un po’ più magrolina, Dawn era paffuta da piccola.”
    Annie serrò gli occhi di riflesso e nascose il volto nell’incavo del collo di Buffy.
    Il vampiro sorrise.
    Prese una manina minuta a profumata, la baciò con devozione.



    “È buono il tè?” domandò Spike, alla ricerca di un pacco di biscotti commestibili.
    Buffy si era rifugiata sul divano, protetta da un’enorme coperta di lana e silenziosa per la stanchezza.
    “Molto, grazie. Angel sta ancora nascondendo le armi da taglio?”
    “È spaventato. Questa casa non è esattamente a misura di marmocchio.”
    “Attento a come parli di mia figlia.” minacciò la cacciatrice, scherzosa.
    Il vampiro piegò le labbra in un ghigno divertito, privo di malizia.
    Si sedette, evitando ogni contatto fisico.
    “Non credevo che l’avresti portata, davvero.” confesso a mezza voce. “Immagino che sia molto importante …”
    “Lo è. Mi fido di voi.” dichiarò Buffy, seria. “Mi fido di te.” aggiunse.
    Lui non replicò.
    Chinò il capo e scrutò le pieghe del tappeto che calpestava.
    “Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, riesce a stupirmi ancora il fatto che tu abbia fiducia in me.”
    “Farò in modo di non stupirti più.”
    Spike si voltò d’impulso.
    “Mi sei mancata, tanto. Ancora una volta.”
    “E farò in modo di non lasciarti più, mai più.” fu la replica commossa, composta della cacciatrice.
    L’amante le aveva preso una mano, per baciarla con devozione.












    Edited by Kiki May - 31/7/2011, 12:00
     
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  14. katespuffy
     
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    CITAZIONE
    “Amore mio.”
    “Ho dovuto sopportare le sue chiacchiere pessimiste e macabre, mentre lo sentivo venir meno! Sarei rimasto di nuovo solo … di nuovo … Oh, bastardo! Io l’ho sempre odiato!”
    “Amore mio …”
    Commossa, la cacciatrice riprese a piangere assieme a Spike.
    Lo baciò.

    CITAZIONE
    “Mi sei mancata, tanto. Ancora una volta.”
    “E farò in modo di non lasciarti più, mai più.” fu la replica commossa, composta della cacciatrice.
    L’amante le aveva preso una mano, per baciarla con devozione.

    Nel disclaimer metterò te perchè questi personaggi li padroneggi bene quasi quanto lui! Come se davvero fossero tuoi, creati e costruiti da te in tutte le sfumature. Sono celestiali, ricordavo bene la conversazione sulla 'normalità', ma mi ha emozionato ancora e ancora mi emozionano tutti questi momenti, questi sguardi, queste frasi che ritornano.. davvero Kiki, sei eccezionale.

    Edited by Kiki May - 20/3/2011, 19:30
     
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  15. °NeverMind°
     
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    Eccola qui la tenerezza latente in "A portrait without mercy".

    In questa Buffy ormai donna, che ha perso troppo per non cercare di trattenere l'uomo che ama e quindi affrontare la sua più grande paura, quella di lasciarsi amare. E finalmente è pronta a dimostrare i suoi sentimenti non solo con i gesti ma anche con le parole, cambiamento probabilmente dovuto al fatto che è diventata madre, anche se di una figlia non sua.

    Ed è proprio questa la Buffy che mi scalda il cuore, perchè non sfrutta l'uomo che ha accanto ma si permette di amarlo.

    CITAZIONE
    “Devo andare.”
    Veloce, si tirò a sedere e cominciò a vestirsi.
    “Ritorneremo alle tue fughe post sesso?.”
    “Non sto fuggendo!”
    “Stavo scherzando, passerotto. Non ti arrabbiare con me.”
    La cacciatrice scosse le spalle e si voltò leggermente.
    Carezzò Spike, adagiato tra le lenzuola accanto alla sua schiena.
    “Non sono arrabbiata. Non ero così rilassata da … tanto tempo, ed è tutto merito tuo.”
    “Beh, so fare bene il –“
    “Non per quello … voglio dire, anche. Il punto è che mi piace davvero stare con te. Adesso mi piace.”
    Il vampiro non dissimulò lo stupore.
    “Non mento, Spike.” sussurrò Buffy, avvicinandosi per l’ennesimo bacio. “Stavolta non ti prenderò a pugni prima di correre via dalla stanza. Mi sei mancato davvero.”

    CITAZIONE
    “Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, riesce a stupirmi ancora il fatto che tu abbia fiducia in me.”
    “Farò in modo di non stupirti più.”
    Spike si voltò d’impulso.
    “Mi sei mancata, tanto. Ancora una volta.”
    “E farò in modo di non lasciarti più, mai più.” fu la replica commossa, composta della cacciatrice.
    L’amante le aveva preso una mano, per baciarla con devozione.

    E Spike, che dire, è sempre lui... nasconde la paura di venire rifiutato dietro il sarcasmo nutrendo però la speranza di non venire nuovamente usato. E Buffy lo sa, e questa volta lo rassicura, gli promette che non lo lascerà. E io ci spero, perchè Spike se lo merita.

    Oddio sembra un post! :woot: Mi fermo va... ho sproloquiato abbastanza!! -_-

    Ora non posso far altro che chiederti di continuare presto!
     
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303 replies since 10/3/2011, 16:22   7938 views
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