The Queen

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  1. Kiki May
     
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    Questi sono dedicati al capitano. ù__ù
    Corpo di mille balene! (?) Dovevo o no omaggiare il suo ritorno? *tattica subdola per costringerla a restare*

    In ogni caso, beccatevi questi ... 4 capitoli! *CCC*

    Chi ha letto la prima versione di The Queen ricorderà, probabilmente, alcuni passaggi. Ci sono novità significative.

    Oh, e thanks a MrsBadGuy! *_____*

    Kate, in che senso metti me nel disclaimer? E poi non è perverso Angel, il mio il di Tania amor.









    7. Consequences






    Entrò in bagno.
    Accese la luce.
    Fissò la sua immagine allo specchio.
    Era talmente pallida che sarebbe potuta passare per vampiro senza problemi.



    Estraendo il borsello dei cosmetici, Buffy represse la memoria del suo volto stanco. Le pareva di essere diventata d’un tratto una donna invecchiata e triste, arida.
    I will remember you.
    Ogni tanto, quando la malinconia e la solitudine diventavano insopportabili, sfidava se stessa a rammentare una bellissima giornata, cancellata e ripresa tra i frammenti del Paradiso.
    Il problema dei ricordi gentilmente offerti nei viaggi all’altro mondo era essenzialmente uno: sembravano spezzoni di vite altrui, portatori di un’indicibile dolcezza ma inesorabilmente lontani. Vuoti.
    Buffy tentava di ricordare il senso di pienezza, la felicità compiuta dell’amore, ma ogni sforzo era inutile. Forse aveva perso per sempre la capacità d’amare in quel modo. Non avrebbe più pianto con tanto ardore né stretto nessuno con altrettanta passione.
    “Ho perso.” sussurrò alla se stessa riflessa. “Ho perso.”
    I sentimenti aveva il dono di capirli in ritardo, quando erano cenere con pacchiani ciondoli al collo.
    Anche adesso aveva compiuto la stessa operazione, piuttosto che guadagnarsi il suo centesimo di felicità, aveva preferito annegare negli abissi delle decisioni inconcludenti e già prese.
    Del resto, era il dolore della perdita a rendere tanto caro un essere amato.



    “Gina, non passarmi telefonate e non permettere a nessuno di raggiungermi.” intimò, chiudendosi in ufficio.
    Stanca, si lasciò andare contro la poltrona morbida, compagna dei giorni tristi. Stava quasi per addormentarsi quando un brusio la riscosse. Decise di alzarsi e dirigersi in corridoio. La porta si aprì prima che potesse fare un passo.
    “Mi dispiace, signora, non sono riuscita a frenarlo!” si scusò l’assistente, mortificata.
    Spike inarcava il sopracciglio sinistro, divertito.
    “Non preoccuparti, Gina. Ci penso io.”
    “Hai anche la segretaria!” scherzò il vampiro, avanzando in direzione della poltrona disponibile, col consueto portamento felino e seducente. “Somigli molto a Peaches ai tempi in cui lavorava alla Evil Inc!”
    “Siamo così simili?”
    “Nah! Qui è tutto un pullulare di cacciatrici, differenza sostanziale se consideri che il sottoscritto è allergico agli oggetti sacri.”
    Buffy esibì un sorriso stentato.
    “Che c’è?” domandò lui, attento.
    “Cosa ci dovrebbe essere?”
    “Sembri ansiosa. Ti disturba il fatto che io sia venuto a trovarti?”
    “No, no! Perché dovrebbe?”
    Rassicurato, Spike raggiunse Buffy che evitò d’abbracciarlo.
    “Solo un po’ di tensione.” si giustificò lei. “È un periodo pieno d’impegni.”
    “Conosco un modo per farti rilassare …”
    “Ti prego, Spike. Non è il momento.”
    “Perché?”
    “Perché sì!” sbottò la cacciatrice, alzando la voce.
    Imbarazzata, si portò una mano al volto e si diresse alla finestra.
    “Scusami.” sussurrò. “Non è il momento, vediamoci più tardi …”
    Spike mollò un pugno ad una parete.
    “Stai ricominciando, vero? Non va esattamente come avevi previsto e decidi di mandare in vacca ogni cosa. Che sorpresa!”
    “Smettila di dire stronzate! Non è come pensi!”
    “E com’è allora?”
    “Io …” cominciò Buffy, mordendosi le labbra. “Io non posso guardarmi le spalle continuamente. Devo pensare alla mia incolumità perché sono il capo di un –“
    “Cosa diavolo stai dicendo? Sono un pericolo per te?”
    “Non ho tempo per pensare a questo.”
    Spike allargò le braccia, sconvolto.
    “Pensare a cosa? A noi?! È un peso così immane? Io non ti chiedo nulla! Ho rinunciato da un pezzo all’idea di averti soltanto per me!”
    Perché l’hai detto ad Angel, allora?”
    “Cosa … che c’entra?”
    “Sì! L’hai detto a lui!” rinfacciò la cacciatrice, a corto di motivazioni.
    “Gliel’ho confidato perché siamo amici, perché viviamo insieme! Deve essere ancora un segreto la nostra relazione? Sono stanco di nascondermi!”
    La cacciatrice serrò gli occhi, infuriata.
    “È cambiato tutto! Ti fidi più di lui che di –“
    “Non azzardarti a dire idiozie.”
    “È tutto quello che mi viene in mente adesso. Vattene.”
    “Scherzerai ...”
    “Non sai mai stata più seria. Esci, non sono in vena di stare con te.”
    L’espressione di Spike si tinse di rammarico e dolore.
    Buffy la scrutò, impassibile e muta.
    “Non cercarmi per scopare.”
    “Oh, non temere.”
    Spike si dileguò e lei chiuse gli occhi.
    Nuvole cariche di pioggia incombevano sui cieli losangelini.
    Avrebbe fatto una doccia.







    8. Intervention






    Martedì, pomeriggio di pioggia incessante.
    Buffy faceva il tè, godendo di un raro momento di tranquillità. Annie era uscita con Xander e Renee e lei era rimasta sola, ad annoiarsi.
    Sbuffando, la cacciatrice si sedette e cominciò a sorseggiare la bevanda calda.
    Avrebbe dovuto preparare il caffé, probabilmente. Non riusciva a tenere gli occhi aperti e rischiava di scottarsi ad ogni movimento. Ed erano solo le cinque del pomeriggio.
    Assonnata, la cacciatrice aggiustò la vestaglietta rosa che indossava.
    Nonostante le continue precipitazioni, l’inverno non era ancora arrivato e faceva discretamente caldo in città. Avrebbe potuto trascorrere una mattinata in spiaggia, del resto un incidente non poteva impedirle di rendere felice Annie.
    “Oh grande Odino dei Muppet, aiutami!” sospirò, poggiando il capo sul tavolo.
    Un bussare concitato la riscosse.
    Allarmata, si diresse alla porta, stringendo la vestaglia.
    “È successo qualcosa a –“
    Le parole le morirono in gola.



    Dinnanzi a lei c’era Spike, bagnato fradicio, incurante del fatto che fosse giorno.
    Reggeva Angel, privo di sensi.
    “Oh mio …”
    “Buffy, mi fai entrare? Per favore, fammi entrare.”
    La cacciatrice sbatté ripetutamente le ciglia, interdetta.
    “S -sì. Sì, entrate pure.” sillabò, infine. “Entrate pure.”
    Spike si diresse in cucina, trascinando il gran sire svenuto.
    “Cos’è successo?” domandò lei, confusa. “Portalo nella stanza a destra, è camera mia.”
    “Non si sveglia più!”
    “Come?”
    “Ha chiuso gli occhi quando siamo riusciti ad uscire … non si sveglia più!”
    La cacciatrice esaminò attentamente la ferita circolare che, a pochi centimetri dal cuore, straziava la carne di Angel.
    “L’hanno colpito con una freccia avvelenata, non è così?”
    “Sì. Eravamo a caccia … non lontano da qui … non me ne sono reso conto e, in un attimo, era a terra! Si è fatto giorno e siamo rimasti bloccati in un vecchio magazzino. Non potevamo uscire. Finché ha cominciato a piovere e …”
    “Ho capito. C’è ancora una possibilità. Ha bisogno del sangue di cacciatrice.”
    Il vampiro annuì, disperato.
    “Mi dispiace, io … devi permettermi di morderti, lui non potrebbe.”
    Buffy esitò, nervosa.
    “Non so se ... non credo che sia una buona idea.”
    “Non c’è tempo, ti prego!”
    Decisa, la cacciatrice si fece avanti.
    Offrì il collo a Spike.
    “Non lasciarmi una grossa cicatrice, per favore.”
    Lui scosse il capo.
    “Il braccio, Buffy. Porgimi il braccio.”
    Eseguì. Le venne quasi da piangere, ma riuscì a non darlo a vedere.
    “Sarò gentile, passerotto. Te lo prometto.” sussurrò il vampiro, avvicinando la bocca alla sua pelle. Le zanne la perforarono con lentezza.
    “William …”
    Tremante di dolore, Buffy si fece più vicina all’amante e immerse il capo nell’incavo del suo collo.
    Chiuse gli occhi.
    Si sentì stordire e indebolire. Strinse la maglia di Spike.
    Sazio, lui la fece sedere e raggiunse Angel, livido e immobile sul letto.
    Provò a svegliarlo, scuotendolo energicamente. Infine attaccò la sua giugulare a zanne sguainate. Il gran sire spalancò gli occhi e ricambiò l’aggressione.
    “Spike!”
    Il vampiro bloccò l’intervento di Buffy con un gesto della mano. Avvolse le braccia attorno al capo di Angel, sollevandolo, aiutandolo a bere.
    Il vampiro ferito lo divorava senza delicatezza né premura alcuna, dominato dal bisogno primordiale all’autoconservazione.
    Lo strazio doveva essere insopportabile, l’incisione molto profonda.
    “Spike …”
    “Non preoccuparti … ha quasi finito.”
    Angel sospirò, staccandosi dalla marne martoriata che l’aveva nutrito.
    Premuroso, Spike lo fece stendere tra i cuscini.
    “Sanguini. Moltissimo.”
    “Non è niente, non preoccuparti. Posso usare il bagno?”
    Buffy annuì, gli occhi pieni di lacrime.








    Noticine sparse ~

    [*]
    L’invocazione al “Grande Odino dei Muppet” è tratta direttamente dal primo episodio dell’Ottava Stagione. Io voglio bene a Joss Whedon. Davvero.
    [*] Il dardo avvelenato è ovviamente simile a quello che colpisce Angel nella terza stagione di BTVS, in Graduation Day.













    9. Lovers Walk








    Buffy entrò in bagno dopo una breve veglia ad Angel dormiente.
    Mentre puliva il volto sporco di sangue del vampiro, l’aveva sentito mugugnare il nome di Spike.
    Il suo.
    Si era intenerita e aveva pianto silenziosa, per non disturbarlo. Vederlo così vulnerabile le aveva ricordato tanti episodi dell’adolescenza, il grande amore che aveva nutrito per lui.
    Si era chinata a carezzargli la fronte liscia, le labbra sottili che aveva baciato, castamente.



    “Serve una mano?” domandò la cacciatrice, chiudendosi la porta alle spalle.
    A fatica, Spike toglieva la maglia lacerata, sibilando di dolore.
    “Ce la faccio.”
    Buffy sorrise e si avvicinò al vampiro, lo fece voltare e lo aiutò a medicare la ferita al collo ancora sanguinante. Con una spugnetta tracciò i contorni frastagliati del morso, dedicandosi poi alla parte interna.
    “Ahia!”
    “Non fare il bambino. Non siete abituati a questo, voi creature della notte?”
    Offeso, l’interessato non replicò.
    La cacciatrice s’allontanò un momento e tirò fuori da uno sportellino tutto l’occorrente per fasciare la lacerazione. Prese anche un paio d’asciugamani e del disinfettante.
    “Non serve, lo sai.”
    “Ormai sono abituata.” replicò neutra, tornando a dedicarsi all’opera infermieristica. “E poi, così non macchierai niente!”
    Spike annuì, scrutandola silenzioso.
    “Grazie.” disse in un sospiro.
    Buffy non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi.
    “Se tu non avessi accettato di aiutarmi, Angel sarebbe morto. Ci tengo al suo sedere flaccido.”
    “L’ho intuito! Sono contenta che siate diventati amici.”
    Il vampiro chiuse gli occhi, sopprimendo un brivido di stanchezza.
    La preoccupazione e lo sforzo fisico l’avevano indebolito visibilmente.
    “Posso farti portare del sangue.” sussurrò Buffy, timida. “Posso farti portare del sangue, se vuoi.” ripeté più convinta.
    “Non ce n’è bisogno.”
    “Stai tremando.”
    “Sì, io … ho preso un bello spavento.”
    “Mi dispiace.”
    Composta, Buffy terminò la medicazione e gettò la maglia strappata nel cesto dei rifiuti.
    “La mia maglia!” protestò Spike.
    “Era inservibile. Te ne procurerò una di Xander.”
    “Oh, ci risiamo! Devo indossare ancora i vestiti del carpentiere!”
    “Non ho niente di meglio da offrirti, accontentati.”
    Il vampiro annuì, lievemente dispiaciuto. Serrò la presa sul marmo del lavello a cui si appoggiava.
    “Lo spaccherai.”
    “Cosa?”
    “Il lavello. Spike, tu –“
    “Non credevo che sarebbe stato così.” sbottò il vampiro, imbarazzato. “Mi ha fatto incazzare terribilmente, il maledetto bastardo! Ho dovuto sopportare i suoi stupidi discorsi sulla morte, la vita, il destino! Per tutto il tempo non ha fatto che spingermi a fuggire dal magazzino, senza di lui che non poteva alzarsi! Mi ha chiesto di avvisare il figlio in caso di … e mi ha fatto promettere che me la sarei cavata comunque, maledetto idiota!”
    Scosso dai singhiozzi, Spike chinò il capo, quasi a volersi nascondere.
    Buffy lo strinse a sé, d’impulso.
    “Amore mio.”
    “Ho dovuto sopportare le sue chiacchiere pessimiste e macabre, mentre lo sentivo venir meno! Sarei rimasto di nuovo solo … di nuovo … Oh, bastardo! Io l’ho sempre odiato!”
    “Amore mio …”
    Commossa, la cacciatrice riprese a piangere assieme a Spike.
    Lo baciò.



    Il sole tramontava e la tempesta era finita.
    Spike era quasi evanescente, avvolto nella lievissima luce che filtrava dalle tapparelle abbassate e si rifletteva sulle piastrelle candide.
    Le era mancato tanto, troppo.
    Veramente troppo.
    Così, quando lui le aveva tolto i pantaloni del pigiama e le mutandine, non si era opposta né aveva chiesto o detto nulla. Leggera, si era lasciata sorreggere sul marmo freddo e aveva accolto l’amante ritrovato in un abbraccio.
    Le lacrime si erano arrestate nell’attimo stesso in cui aveva ricominciato a baciarlo. Piano, piano.
    Aveva sospirato e chiuso gli occhi, perduta.
    Innamorata.



    “Vuoi che ti aiuti?”
    “Grazie, faccio da solo.”
    Buffy annuì, rivestendosi dopo essersi rinfrescata.
    L'amante stava indossando nuovamente in jeans.
    “Aspetta!” disse lei. “Non farlo. Se vuoi, posso prenderti un pigiama e puoi dormire qui, un pochino. Sembri stanco.”
    “Ma –“
    “Tanto non puoi uscire, e non dirmi che vai dove vuoi con una coperta!”
    Il vampiro sorrise, scuotendo il capo.
    “Mi conosci bene!”
    Lei non replicò. Gli carezzò la guancia, con dolcezza, e fece per riaprire la porta.
    “Buffy …” la chiamò Spike, facendola voltare, attirandola in un bacio appassionato.
    “Non sapevo se prendere l’iniziativa …”
    “Prendila tutte le volte che vuoi.”
    “Okay.”
    La cacciatrice sospirò languida.
    Baciò l'amante, ancora una volta prima di lasciarlo.
    In camera da letto, Angel aveva riaperto gli occhi ancora lucidi e dilatati per il veleno.
    “Non parlare, Peaches. Riposati.” suggerì Spike, stendendosi accanto a lui, esausto.
    Buffy si morse le labbra, decisa ad allontanarsi.
    Angel la fermò.
    “Grazie. Ce l’ho fatta per merito tuo, un’altra volta.”
    “Non preoccuparti. Chiamo una delle ragazze e mi faccio portare del sangue. Quando vi risveglierete potrete rifocillarvi.”
    “Buffy, vieni. Vieni qui.” fece lui, battendo il palmo aperto sul materasso.
    “Oh no! Sarebbe troppo anche per me …”
    “Vieni, per favore.”
    Lei accettò e si stese tra il suo braccio e il torace ferito.
    Chiuse gli occhi.
    “Grazie.” sussurrò, prima di scivolare nel sonno.










    10. Safe







    Buffy si risvegliò con la bocca impastata dal sonno ed un leggero senso di nausea. Il sole era tramontato e gli aerei illuminavano l’oscurità del cielo come stelle lampeggianti.
    La cacciatrice stropicciò gli occhi, trattenne uno sbadiglio.
    Il pizzo della canottiera che indossava, umido di saliva, le provocava una sensazione sgradevole. Avrebbe voluto fare la doccia e cambiarsi, Annie, però, stava per ritornare e Spike e Angel erano ancora in casa.
    Quest’ultimo era scomparso, lasciando Spike solo, accanto a lei.
    Il vampiro ne aveva approfittato per stringerla in un abbraccio.
    Buffy lo scostò gentilmente. Si diresse in cucina.
    Angel era in piedi, dinnanzi a lei; indossava solo i pantaloni, il foro d’entrata del dardo avvelenato si era ridotto alle dimensioni di una puntura d’insetto.
    “Ti ringrazio.” esordì il vampiro, con un tenero sorriso. “Come ti senti?”
    La cacciatrice nascose la cicatrice sul braccio, inconsciamente, e scosse il capo, vaga.
    “Un po’ stordita, ma bene.”
    “Dovresti mettere qualcosa sotto i denti, sei molto pallida.”
    “Mangerò qualcosa. A proposito …”
    Buffy prese il telefono e compose un numero.
    Nel giro di cinque minuti il campanello di casa suonò, una giovane passò a consegnare una cassa di sangue sigillata.
    “Non avresti dovuto …”
    “Non mi è costato nulla.”
    “Grazie ancora.”
    Buffy chinò il capo e prese a giocherellare col tessuto della vestaglia chiara.
    Angel la avvicinò con premura.
    “Hai fame?”
    “Un po’.”
    “Ti preparo qualcosa.”
    “Sai cucinare?!”
    “Beh, sì. Non sarò un maestro, ma … posso?”
    “Fai pure.”
    Il vampiro si diresse al frigo. Lo esaminò per qualche secondo, concentrato.
    “Non hai fatto la spesa!” osservò, infine.
    Buffy chiuse gli occhi, mortificata.
    “Sì, ecco … avrei dovuto andare oggi, ma … insomma, non c’è proprio niente?”
    “Proprio niente no, posso farti le crepes col formaggio e il pomodoro. Ti piacciono?”
    La cacciatrice sorrise come una bambina.
    “Sì.”
    Angel iniziò a cucinare, contento.
    “Spike dorme profondamente, quando avrò finito passerò a svegliarlo e andremo via.”
    “Non dovete proprio –“
    “Vorresti che restassimo sino all’arrivo di Anne?”
    Buffy non rispose.
    “Non devi preoccuparti, sai? Non è mio compito giudicare e lei è tua figlia. Hai fatto l’amore con lui, vero?”
    “Con Annie?!”
    “Con Spike.”
    “Oh.”
    “Mi dispiace, sono un vampiro e lo sento.”
    “Dispiace a me. Non quello che è successo, intendo … non so come spiegare.”
    “Non devi. È passato tanto tempo da quando noi due stavamo insieme, siamo cambiati. Capisco che tu abbia bisogno di avere un uomo accanto a te, un uomo che non posso essere più io.”
    “Davvero?” sospirò Buffy, tremante.
    Una parte di lei temeva la risposta di Angel.
    “Sì.”
    “Mi sei mancato.”
    “Cosa?”
    “Mi sei mancato.” blaterò frettolosa, la cacciatrice. Strinse le labbra, colpevole. “Non dovrei dirtelo adesso!”
    Angel sorrise.
    “Mi sei mancata anche tu. Li vuoi affettare i pomodorini?”
    “Spiegami come devo fare.”
    Il vampiro armeggiò col coltello, e Buffy rise.
    “Sei bravo!” constatò, arrossita di imbarazzo ed emozione. “Li fai proprio come il televisione.”
    “Grazie.” rispose Angel, riprendendo a cucinare. “Ti ama, lo sai?” domandò, retorico.
    “Ama molto anche te.”
    “Come amico, lui vuole te. Avrebbe voluto venire a parlarti l’altra notte, e anche la notte prima. Sono stato io che l’ho trattenuto, temendo la tua reazione.”
    “Io non –“
    “Mi ha raccontato della vostra lite, della tua sfuriata. Di cosa hai paura, Buffy? Non capisco.”
    “Proprio tu dovresti capire, invece. Ogni volta che comincio una relazione lo faccio coi migliori propositi, solo che dopo va tutto in fumo! Adesso non ho tempo per queste cose, non posso abbattermi perché un uomo decide di lasciarmi …”
    “Pensi che Spike ti lascerà? Parli come se non lo conoscessi!”
    “Non è questo … insomma, anche. Forse. È più complicato di così.”
    “Hai sofferto molto e non vuoi più rischiare, credimi quando dico che lo capisco. Del resto hai una figlia ora, devi stare attenta. Però non puoi voltare le spalle alla vita, soprattutto tu che ne hai così tanta davanti. Hai intenzione di nasconderti sempre?”
    “Non voglio nascondermi!”
    “Stai fuggendo dalla persona che ami.” mormorò Angel. “Non hai idea di quanto io mi senta in colpa. Se sei diventata così diffidente è anche a causa mia, della volta disastrosa in cui fummo amanti.”
    “Non dire così!”
    “Non è la verità?”
    Buffy scosse il capo, combattuta.
    “Forse lo è, evidentemente non controllo le mie reazioni, ma tu … io ti amavo così tanto. Quanto poteva contare tutto il resto?
    Angel annuì e, gentilmente, passò un tovagliolino sul volto della cacciatrice.
    Lei si tese, stupita.
    Solo dopo qualche secondo realizzò d’essere in lacrime.
    “Sono patetica!” disse.
    Il vampiro la baciò sulla fronte.
    “No. No.”
    Suonarono alla porta.
    Buffy si diresse all’ingresso, veloce.
    “Annie!” esclamò, contenta.
    Sollevata la figlia in un abbraccio, salutò Xander e Renee che si allontanavano. Tornò in cucina.
    Spike si era svegliato.
    Stupito, fissava il volto di una bambina piccola e graziosa, dai grandi occhi azzurri e i capelli castani.
    “Briciola.”















    Edited by Kiki May - 31/7/2011, 11:58
     
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