The Queen

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  1. Kiki May
     
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    Sto infestando il forum coi miei post, me ne scuso profondamente. >*<
    Ma visto che si trattava di correzione sono andata avanti e vi rendo partecipi, anche perché voi avete letto già la prima stesura.
    Fatemi sapere se è meglio, peggio, schifosamente peggio e so on.


    MrsBadGuy: *arrossisce* Ecco, mi fanno questo effetto i tuoi complimenti! Faccio subito un mega aggiornamento chiarificatore. Si spera.







    3. Pangs





    La potente spinta dell’avversario scaraventò Buffy contro una lapide.
    La cacciatrice sibilò di rabbia e si tese in avanti, ponendo i pugni stretti a protezione del viso. La lastra di marmo giaceva al suolo, spaccata a metà, un dolore acuto si diffondeva dalla schiena ai fianchi.
    “Dovrei comprarle un nuovo libro colorato!” osservò Willow, riflessiva, mentre sperimentava l’impatto di nuovi incantesimi su un vampiro impotente. “Annie li ama molto.”
    “Li ama, li ama …” confermò l’amica, stringendo i denti.
    L'altro vampiro le era già addosso e stava provando a stringerla in una morsa soffocante.
    Buffy provò a contrattaccare con un destro micidiale, scansato, e poi con un altro più calibrato e meno potente, proponendosi in avanti.
    “È una creaturina adorabile, dovresti portarla più spesso al Centro.”
    “E mostrarle cacciatrici incazzate che prendono a pugni sacchi da boxe? Le ha già in casa!”
    Willow s’imbronciò.
    Avvicinò il volto a quello del nemico.
    “Esplodi.” Mormorò, composta.
    Il non morto si polverizzò immediatamente.
    Nel frattempo Buffy era impegnata a stordire il suo avversario.
    “Faccio a mano, grazie.” Specificò, sferrando l’affondo finale col paletto, rialzandosi spettinata e sudata.
    “Sembri di ritorno da una bella maratona nel fango!”
    “Scherza, scherza pure. Il metodo della maratoneta sarà anche più faticoso, ma è molto efficace!”
    La strega annuì, indicando la via nel cimitero ombroso.
    “Stai diventando sempre più potente, Will, non posso paragonarmi a te.”
    “Ed io non ti ho mai vista così forte come adesso, Buffy.”
    La cacciatrice serrò le labbra, passeggiando con l’amica tra le lapidi e i monumenti funebri.
    Il camposanto, quieto per una volta, offriva agli occhi uno spettacolo di eleganza e pace. L’erba verde, profumata si era colmata di piccoli fiorellini selvatici, il vento autunnale scuoteva le fronde degli alberi.
    Buffy sentiva di appartenere a quel luogo, più di ogni altro al mondo.
    “Sono tornati.” Riprese Willow, interrompendo la riflessione muta.
    La cacciatrice si riscosse.
    “Chi?”
    “Non fare finta di non saperlo.”
    “Te ne ha parlato Andrew?”
    “No, ma non ho bisogno di lui per sapere quello che succede. Dovresti conoscermi.”
    “Sì.”
    “Angel e Spike sono di nuovo a Los Angeles. Come ti senti?”
    “Come dovrei sentirmi?” replicò Buffy, neutra. “Sono secoli che non li vedo.”
    “Spike ti ha scritto per tanto tempo …”
    “Ma poi ha smesso, ed io con lui.”
    “Non ti importa rivederlo?”
    “Certo che mi importa! Ma, adesso, le priorità sono altre, lo sai …”
    “Non essere così severa con te stessa! Torna a frequentarli. Quei due sono gli uomini più importanti della tua vita, mi pare che tu non abbia trovato dei validi sostituti.”
    La cacciatrice roteò gli occhi, indispettita.
    “Avrò bisogno di tempo per pensarci.”
    “Immagino che non scapperanno, sono appena tornati.”



    L’appartamento era tiepido e accogliente. Silenzioso.
    Accorta, Buffy accese una lampada e si diresse in cucina, a prendere del succo di frutta. Alle sue spalle sentì il rumore di passettini felpati.
    “Annie!” sussurrò, precipitandosi dalla bambina.
    La figlia ebbe il tempo di fare un gesto negativo del capo, prima d’essere trascinata in un abbraccio.
    “Hai fatto un incubo, vero? Hai fatto un incubo e non riesci a dormire, come ti capisco!”
    Amorevole, Buffy si diresse in camera da letto, circondò il corpicino di Annie e la coccolò il tempo necessario a farla addormentare.
    “Arrivo tra un attimo.” Mormorò dolcemente.
    Per niente assonnata, la cacciatrice decise di controllare la casella di posta. Spam ogni dove, aveva accumulato un centinaio di messaggi non letti.
    Scorrendoli sommariamente, riuscì ad individuarne uno in particolare.
    Non riconobbe l’indirizzo.


    Ciao, come stai?
    Perdona la banalità della domanda, non ho trovato niente di meglio da scrivere.
    Volevo semplicemente dirti che sono a Los Angeles e che, se volessi, potremmo vederci. Ho qualche informazione utile sulla setta che state tenendo d’occhio.
    Ah, non chiedere! Sai che sono un tipo aggiornato.
    Questa è la mia mail, attendo una replica.
    Con affetto,

    Spike


    Buffy rimase immobile per mezz’ora, ferma a fissare lo schermo luminoso.
    Dalla finestra filtravano i primi raggi di sole.
    Inconsciamente, la cacciatrice si portò una mano al cuore.
    Sentiva una miriade d’emozioni diverse, colmargli la pancia.
    Una su tutte: speranza.







    4. Encounter






    Pantaloni beige e maglia nera, elegante.
    La cacciatrice si guardò allo specchio, scettica.
    La maglia, larga sullo stomaco, evidenziava la sua totale mancanza di seno, in compenso la faceva apparire più grassa.
    “Diamine!” esclamò, serrando gli occhi.
    Era davvero troppo ricercata nello stile, quando avrebbe voluto dare un’impressione meno costruita, più naturale.
    “Come se mi fossi messa la prima cosa che capitava!” suggerì alla se stessa dello specchio.
    L’interpellata annuì, persuasa.
    Buffy si spogliò ancora una volta ed indossò dei jeans, discretamente impersonali e comodi. Provò un maglioncino azzurro, che le piacque immediatamente, e calzò un paio di Adidas chiare.
    Si truccò appena.



    Il luogo dell’appuntamento era un bar molto rinomato.
    Buffy scrutò l’insegna e trattenne un sorriso di stupore per la scelta di Spike.
    “Puoi entrare dentro, sai? Non ti chiedo di aspettarmi fuori.”
    La cacciatrice si voltò e fece un cenno al vampiro che le sorrideva.
    “Ciao, Spike.”
    “Ciao, Buffy.”
    Rimase dinnanzi a lui, in silenzio.
    Non gli strinse la mano né lo salutò con un bacio. Lo precedette, all’ingresso del locale.
    “Ci vieni spesso?”



    Come le suggerivano i ricordi, Spike amava la cioccolata calda.
    Aveva anche un modo tutto particolare di prenderla.
    Semplice, con un sacco di panna montata che toglieva a furia di biscotti. Senza lasciarla freddare troppo, la beveva. Chinava il capo ed esitava nel goderla pienamente.
    Spesso emetteva piccoli gemiti di apprezzamento che lo rendevano tanto simile ad un comune essere umano.
    Così dolce e vulnerabile.
    “Buona?” domandò Buffy, rimestando il suo tè verde.
    “Non la mangiavo da tanto tempo, mi mancava!”
    “Spero che l’abbiano fatta bene.”
    “Una goduria!”
    La cacciatrice rise, divertita.
    Allungò le dita al piattino dei biscotti e ne scelse uno con nocciole e vaniglia.
    “Avresti dovuto prenderla anche tu,” aggiunse Spike, leccandosi i baffi. “Com’è quell’intruglio verde, invece?”
    “Buono.”
    “Si vede, non l’hai neanche toccato.”
    Buffy piegò le labbra in una smorfia infantile.
    “Sono una trentenne e devo stare attenta! Non ho più il metabolismo di una volta.”
    “Quanto sei esagerata! Sei pur sempre una cacciatrice, nonché la donna più magra che io abbia mai visto; ed ho girato il mondo, tienilo presente.”
    “Lo farò.”
    “Fai ancora la dieta del … del …”
    “Melone? Grazie a Dio ho smesso di farmi del male!”
    Spike annuì, intenerito.
    “Ricordo quando decidesti di farla. Eri praticamente un’acciughina, a toccarti sentivo solo ossa, eppure ti eri convinta della necessità di perdere un paio di chili.”
    “Che imbarazzo!”
    “Non l’ho detto mai, ma mi affascinava l’incrollabile energia che dimostravi nel voler seguire i consigli di una stupida rivista femminile. Hai sempre avuto una forza di volontà ammirevole.”
    Buffy inclinò il capo, incerta.
    “Sì, e quando terminai con la dieta corsi ad abbuffarmi di gelato. Proprio ammirevole la mia forza di volontà!”
    “Non sto dicendo che eri perfetta, anzi eri piuttosto insopportabile e contraddittoria.”
    “Grazie!”
    “Ma erano le tue imperfezioni … erano le tue imperfezioni a renderti unica.”
    La cacciatrice scrutò nel profondo degli occhi di Spike.
    Erano intensi e pieni d’emozione, come li ricordava.
    “Non ho mai voluto essere unica.” rispose, semplicemente. “E, forse, era questo il male: il mio irrealizzabile desiderio di omologazione.”
    “Non l’ho mai capito. Ai miei occhi tu eri straordinaria, perché voler cambiare?”
    “Era un bisogno ... Il bisogno di non sentirsi diversa, sola. Lo sentiamo tutti, no?”
    “Sì, è così. Sei diventata saggia, a quanto vedo.”
    Buffy scosse il capo, lusingata.
    “Per carità! Sono solo una ragazza qualunque con un esercito al seguito! Non credo di aver raggiunto i livelli di un bonzo tibetano.”
    “Diciamo che non sei Angel!” esclamò Spike, ironico.
    La cacciatrice deglutì, dissimulando la tensione.
    “E lui come sta?”
    “Beh, diciamo che è sempre la solita rottura di palle rimuginante, l’abisso di depressione profonda, ma sta bene. Accanto a me ha sviluppato una vaga parvenza di umanità!”
    “Non scherzare!”
    “Giuro! Mister ‘Conosco le profondità dell’animo umano e ci sguazzo dentro’ è diventato meno ombroso, più sopportabile. Dopo quello che è successo a Los Angeles … aveva bisogno di una pausa. Così ho deciso di portarlo un po’ in giro per il mondo. I viaggi l’hanno sempre divertito. È un vampiro cordiale, quando vuole.”
    “Sembra che ti vada a genio, adesso.”
    Spike corrugò la fronte, pensoso.
    “Scusami! È che vi ricordavo sempre in perenne conflitto, ma sono contenta di sapervi uniti.”
    “Non in quel senso, ma … sì, è diventato confortevole avere qualcun altro che capisce, qualcuno con cui poter parlare.”
    “Bene.” sancì la cacciatrice, rimestando il suo tè. “Quindi siete stati in India?”
    “Non solo, abbiamo visitato città che non vedevamo da decenni. È stato divertente.”
    “Avete lasciato Los Angeles a me …”
    “Come, scusa?”
    “Dico, siete andati via e mi avete lasciato la città. Vi disturba sapere che l’ho cosparsa di cacciatrici?”
    “No, no. Perché mai? Certo, è una città a cui Angel è legato per tantissime ragioni, ma non è di certo il proprietario. Inoltre, quando si attraversano i secoli come nel nostro caso, è veramente difficili sentirsi legati ad uno specifico luogo.”
    “Sono contenta che siate tornati.”
    Spike schiuse le labbra.
    “Anche noi.”
    Cavalleresco, pagò il conto e scortò Buffy all’uscita.
    “Andiamo a fare una visita al mio informatore e, comunque, bella la disposizione delle cacciatrici in incognito!” si complimentò, scrutando le ragazze che passeggiavano per strada.
    Buffy si voltò sorpresa.
    “Come fai a –“
    Maestro vampiro, amore. Vi fiuterei a distanza di chilometri.”
    “Avevo dimenticato.”
    “Ti fa male starmi lontana.”
    “Manca molto?” domandò lei, intenzionata a non replicare alla frecciatina maliziosa.
    Spike fece spallucce.
    “Un pochino. Vuoi prendere la macchina?”
    “No, camminiamo.”
    Il silenzio seguente venne interrotto da una considerazione.
    “Tingi ancora i capelli. Il biondo platino non ti ha stancato?”
    “Certe cose non cambiano, il mio look è un marchio di fabbrica e non lo modificherò per diventare un fottuto emo o Dio solo sa cosa.”
    “Sei tremendo!”
    “Ci sono cose a cui non posso non essere fedele.”
    Buffy si accigliò, incuriosita.
    “Tipo?”
    “Beh, il Manchester United, le ali di pollo piccanti, la regina …”
    “La regina?!”
    “Sua Maestà, la sovrana d’Inghilterra, capo del Commowealth e governatore supremo della chiesa anglicana.”
    La cacciatrice scoppiò a ridere.
    “Cosa c’è di tanto divertente? Sono un suddito inglese!”
    “Tu … tu … sei fedele a queste cose dopo duecento anni?!”
    “Ovvio!” esclamò lui, fiero. “Lei è simbolo di qualcosa di più alto, di un ideale.”
    “Capisco.” mormorò Buffy, asciugando le lacrime di divertimento. “È strano da pensare, però.”
    “Non sono ragionamenti cervellotici. Ci sono cose che abbiamo scritte nel sangue e che vengono fuori come …”
    “Respirare.”
    “Esatto, passerotto. Come respirare.”







    5. Varanasi






    Si lasciarono cadere sul materasso, abbracciati e ansimanti.
    Spesero alcuni minuti a recuperare fiato.
    Si sorrisero, senza staccarsi.
    Spike strinse la vita di Buffy, avvicinandola a sé. La cacciatrice aveva preso a massaggiargli la nuca. Aveva la bocca e gli occhi socchiusi, puntati nei suoi, le guance arrossate e calde, il respiro accelerato.
    “Manchiamo sempre il letto.”
    “Cazzo, sì! Abbiamo praticamente fatto sesso ovunque tranne che qui sopra.” Scherzò il vampiro, tendendosi per un bacio. “La prossima volta.
    Buffy annuì, ricambiando il gesto di tenerezza.
    “La prossima volta.” Ripeté, prima di stendersi completamente sui cuscini.
    Spike poggiò il gomito sul materasso per guardarla meglio.
    Con l’indice teso percorse la linea delle spalle nude, della schiena.
    “Mi hanno detto che sei stata castana per un periodo. Mi sarebbe piaciuto vederti con i capelli scuri, chissà che effetto mi avresti fatto …”
    “Più di questo?” scherzò Buffy, contenta.
    Spike la strinse forte.
    “È bellissimo appoggiarsi a te,” disse poi. “Sei sudato ma fresco.”
    “Per servirla, milady.”
    “Oh, smettila! Raccontami dell’India, piuttosto.”
    “Cosa vuoi sapere?”
    “Dove sei stato, cosa hai visto … da quando guido l’esercito di slayers sono stata in tanti posti, non a scopi turistici però.”
    Il vampiro chiuse gli occhi, sfoggiando un sorriso divertito.
    Baciò la fronte dell’amante e cominciò a raccontare.
    “Ho visto induisti indaffarati a spargere le ceneri dei loro cari nelle acque torbide del Gange, ecco cosa ho visto! Dall’albergo dove alloggiavo si scorgevano le pire del crematorio costantemente funzionanti. Colonne di fumo nero si perdevano nell’aria calda e umida del tramonto; io le scrutavo annoiato, bloccato in stanza ed impossibilitato ad uscire. Al termine della giornata i brahmini usavano danzare tenendo in mano sculture di luce. Attorno a loro si stringeva sempre una gran folla munita di fiammelle, ogni persona avrebbe affidato al fiume la propria, come augurio di prosperità e salute.”
    “Tu l’hai fatto …”
    “Cosa?”
    “Hai donato al fiume una fiammella?”
    Il vampiro rise, lievemente imbarazzato.
    “Rispondimi, forza.”
    “L’ho fatto.”
    “E cosa hai chiesto?”
    “Non te lo dirò mai.”
    Buffy sospirò, assorta.
    “L’India sembra un luogo meraviglioso.”
    “Lo è. Quando l’abbiamo visitata si concludeva la stagione dei monsoni, grazie a questo siamo riusciti a viaggiare sia di giorno che di notte. Per quasi un mese abbiamo attraversato la nazione in lungo e in largo, conosciuto gente di ogni genere, assistito a danze sfrenate e riti antichi. Ho anche costretto Angel ad assaggiare alcuni piatti tipici. Lui, ovviamente, non ha percepito i sapori e mi ha rimproverato per le mie sciocche proposte.”
    “Che cattivo!”
    “Uhm …” mugugnò Spike, languido. “Non è colpa mia se ha le papille gustative atrofizzate! In ogni caso, siamo stati nella città sacra, Varanasi, e l’abbiamo visitata da cima a fondo. Ci siamo stabiliti lì nelle settimane prima della partenza.”
    “Era bella?”
    “Suggestiva.”
    Buffy sospirò ancora e si tese, sino a raggiungere il volto di Spike.
    Non le sembrava possibile di essere tornata con lui dopo anni di assenza e lontananza. Allontanati i fantasmi della depressione e del dolore, per la prima volta si sentiva felice, capace di conciliare una grande passione con l’affetto profondo e la fiducia.
    Abbinamento difficile.
    “Devo andare.” mormorò d’un tratto, sfiorando le labbra piene dell’amante.
    “Come, adesso? Avevo appena cominciato a stordirti di chiacchiere.”
    “Devo andare.” Ribadì lei, più dolce.
    Baciò Spike ancora e ancora e ancora.
    Immerse il viso nell’incavo del suo collo, respirandone l’odore.
    “Devo andare.”
    Veloce, si tirò a sedere e cominciò a vestirsi.
    “Ritorneremo alle tue fughe post sesso?.”
    “Non sto fuggendo!”
    “Stavo scherzando, passerotto. Non ti arrabbiare con me.”
    La cacciatrice scosse le spalle e si voltò leggermente.
    Carezzò Spike, adagiato tra le lenzuola accanto alla sua schiena.
    “Non sono arrabbiata. Non ero così rilassata da … tanto tempo, ed è tutto merito tuo.”
    “Beh, so fare bene il –“
    “Non per quello … voglio dire, anche. Il punto è che mi piace davvero stare con te. Adesso mi piace.”
    Il vampiro non dissimulò lo stupore.
    “Non mento, Spike.” Sussurrò Buffy, avvicinandosi per l’ennesimo bacio. “Stavolta non ti prenderò a pugni prima di correre via dalla stanza. Mi sei mancato davvero.”








    6. Wild Horses





    Il magazzino era un rettangolo tozzo e grigio, indistinto nell’oscurità del porto di Los Angeles. Buffy lo fronteggiava a braccia conserte, con l’aria determinata e scettica che sfoggiava appositamente per le missioni.
    “Signora, abbiamo sparso le cariche.” avvertì una cacciatrice, gridando.
    “Assicuratevi che le uscite ad Ovest ed Est siano serrate. Dieci minuti e voglio assistere ad un bel falò mistico!”
    “Sarà fatto.”
    Buffy prese un respiro.
    Il vento le portò alle narici l’olezzo nauseabondo delle alghe lasciate marcire sulle ancore delle navi. Piegò la bocca in una smorfia disgustata.
    “Le uscite sono chiuse!”
    “Mettetevi in cerchio, allora, e cominciate a recitare la formula che vi ha dato Willow!”
    Nel silenzio generale si udì il rombo di un motore.
    Le cacciatrici si voltarono, incuriosite.
    “Continuate, continuate!” esclamò Buffy, gesticolando vistosamente. “Io mi assento un attimo.”
    Lentamente la cacciatrice si diresse verso la Viper nera parcheggiata accanto al pontile.
    Angel stava uscendo dall’auto.
    “Ferma tutto!” intimò il vampiro. “Il magazzino contiene fonti magiche importanti e –“
    “Per questo ho deciso di distruggerlo.”
    “Come?!”
    “Gli oggetti nascosti sono troppo pericolosi, non permetterò che escano di lì integri. Non fermerai il mio ordine, Angel. Ho lottato con Willow, che era contraria all’iniziativa, e se ho vinto le sue resistenze riuscirò a vincere anche le tue.”
    “Ma quello che stai facendo non ha senso!”
    “Per te, forse.” tagliò corto Buffy, sollevando un braccio. “Cacciatrici, al mio tre!”
    “Santo cielo …”
    “Uno … due …”
    “Ripensaci.”
    “TRE!”
    L’edificio implose in una bolla di magia potentissima.
    Scintille verdastre e dorate brillarono in cielo, mentre scompariva ingoiato in una dimensione mistica. Le voci delle cacciatrici facevano da coro allo spettacolo grandioso.
    “L’hai fatto lo stesso!” esclamò Angel, incredulo.
    “A quanto sembra.”
    “Tu … non mi hai neanche ascoltato!”
    “Succede. Missione completata, ragazze. Potete andare a casa.”



    “Si può sapere che cazzo ti è preso?!” sbottò Angel, nella rincorsa a Buffy che scappava verso l'uscita.
    “Ho fatto solo il mio dovere.” replicò lei, impassibile.
    “Avresti potuto ascoltarmi, avremmo potuto trovare un’altra soluzione!”
    “Non sei più il padrone della città!” rinfacciò Buffy, rabbiosa e ingiusta.
    “Non mi sento il padrone di un bel niente!”
    “Quanta modestia …”
    “Buffy, smettila dannazione! Che ti prende adesso?! Sfoghi le tue frustrazioni su di me?”
    La cacciatrice si voltò, impetuosa.
    “Non ho frustrazioni di nessun genere, sto perfettamente bene! Sei tu che pretendi di arrivare all’ultimo secondo ed interrompere la missione concordata di un corpo che non obbedisce ai tuoi ordini! Credi che faccia sconti solo perché siamo stati insieme?!”
    “Oh, per carità! Se avessi avuto certe intenzioni avrei mandato Spike!”
    “Cosa diavolo dici?!”
    “Lui ti avrebbe persuasa più efficacemente, no?”
    “Sei meschino.”
    Angel allargò le braccia, desolato.
    “Senti, mi dispiace. Non so neanche perché siamo arrivati a questo.”
    “Non chiederlo a me.” mormorò la cacciatrice, chiudendo gli occhi. “Sai di noi, vero?”
    “So molto di più, Buffy. Perché non glielo dici?”
    “Dirgli cosa? A Spike?”
    “Non fingere con me.”
    “Dirgli cosa?!” urlò lei, esasperata. “Cosa?!”
    “Lui è felice adesso. Tu lo rendi felice. Ha sempre desiderato che ricambiassi almeno in minima parte i suoi sentimenti.”
    “E tu da quando ti preoccupi per Spike, sentiamo! Ti sei sempre comportato come un bastardo nei suoi confronti!”
    “Non sopporterei l’idea che qualcuno gli spezzasse il cuore.”
    Buffy trattenne il pianto che le serrava la gola.
    “Io, io dovrei spezzargli il cuore?”
    Angel non rispose.
    “Oh, dannazione! È veramente assurdo tutto questo!”
    “Torna qui, non scappare!”
    “Ho bisogno di una doccia e di un po’ di riposo! Di allontanarmi da te, per esempio.”
    “Buffy …”
    “Non capisco!” continuò lei, voltandosi ancora. “Perché gli errori che commetto devono essere sempre così gravi ed ingiustificabili? Perché Angel ha una parola buona per tutti tranne che per me? Il problema è che cerco sempre di tenere la schiena dritta. Mi lasciassi andare, forse, godrei della vostra fottuta comprensione ...”
    “Sai che non è così. Sono qui per una ragione: Spike non è una pallina anti-stress.” disse Angel, afferrando la cacciatrice per le spalle, frenandola con forza. “Ti ama ancora. Ti ama ancora e soffrirà se verrà a sapere di tua figlia e del resto …”
    “Quale resto?” pianse la cacciatrice. “Non c’è niente, non vedi? Niente!”
    Lui la strinse forte e la baciò senza pensare.
    Non la baciava da anni in quel modo casto, pieno di dolcezza.
    Tra le sue braccia, Buffy ritornava ad essere una ragazzina coraggiosa e pura, il primo amore accecante e perduto.
    “Non voglio vedervi commettere delle sciocchezze.”
    “Non voglio neanch’io …”
    Angel chinò il capo e fissò la piccola donna che tremava tra le sue braccia. Lei, tanto desiderata, correva tra le braccia del suo storico rivale.
    Aveva imparato ad amare entrambi.






    TBC













    Edited by Kiki May - 31/7/2011, 11:54
     
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