Timeless di Marvelouskatie

Vampire Diaries

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  1. kasumi
     
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    Capitolo 31


    Dopo essersi assicurato che Caroline fosse profondamente addormentata, Klaus si alzò dal letto e si vestì. La sua camera da letto era l'unica stanza della casa completamente ristrutturata. Ma l'intero palazzo era ancora senza elettricità. Scomodo era dire poco. Prese un paio di jeans, una t-shirt e una giacca dal suo armadio e li indossò.

    Una volta vestito, si avvicinò a Caroline, ancora addormentata sul suo letto, la pelle rosa e luminosa dalla loro notte insieme. Lei sorrise nel sonno e lui sperò che fosse perché lo stesse sognando. Che fosse stato lui a farla sorridere.

    Ti amo.

    Si chinò in avanti e le diede un rapido bacio sulla fronte prima di uscire. Aveva bisogno di sistemare di un paio di cose prima che lei si svegliasse.
    ------------------

    "Che diavolo vuoi?" gli disse Damon con tono di scherno mentre gli apriva la porta di casa.

    "Credo che abbiamo alcune cose di cui discutere" disse Klaus con voce strascicata.

    "Non c'è niente di cui discutere. Ieri sera ho cercato di ucciderti e ho fallito. Siamo tornati al punto di partenza."

    Klaus sorrise. "Che ne dici di mettere da parte i tuoi rancori per un momento? Sappiamo entrambi che ora non c'è niente che mi impedisca di varcare la soglia e strapparti la gola, quindi ascoltarmi potrebbe essere nel tuo interesse."

    "Lascialo entrare" disse Stefan dal fondo del corridoio. Klaus guardò oltre la spalla di Damon e vide lo Squartatore lì in piedi, a guardare il loro scambio di battute. Damon fece un passo indietro e tenne la porta aperta, lanciando figurativamente dei pugnali a Klaus attraverso gli occhi mentre questi camminava dentro alla pensione con tranquillità.

    "Dov'è la mia doppelganger?"

    Stefan rise sardonico. "Da qualche parte dove non puoi toccarla."

    "Stai tranquillo, sono venuto in pace. Lo chiedo solo perché sono sicuro che anche lei vorrà sentire questo."

    Stefan squadrò la mascella, considerando le parole di Klaus per un momento. "Elena" chiamò da sopra la spalla. La doppelganger apparì dal corridoio e si unì a loro nel salotto.

    Le differenze tra Elena e Katerina gli erano evidenti adesso. I capelli, il contegno, il semplice sguardo negli occhi della doppelganger attuale era sufficiente a distinguerle. Si sentì stupido per essersi fatto ingannare così facilmente la sera prima.

    "Che cosa hai fatto a Caroline?" domandò Elena mentre entrava nella stanza.

    "Non le ho fatto nulla, love" rispose Klaus "in realtà sono io quello che la sta proteggendo adesso dai tuoi zelanti pretendenti."

    Klaus gettò uno sguardo pieno di significato verso Damon, che lo derise in risposta.

    "Sapevo che c'era qualcosa di strano in lei, quando è tornata dal suo piccolo viaggio nel Medioevo. Solo che non credevo fosse così stupida" intervenne Damon.

    "Fai ogni ipotesi che vuoi" disse Klaus “ma la verità è che la tua amica Caroline è l'unica cosa che ora mi impedisce di uccidere te e tuo fratello e prendere la mia doppelganger per creare la mia personale colonia di ibridi."

    "Che cosa vuoi dire?" Chiese Elena.

    "Voglio dire che abbiamo una tregua" annunciò Klaus. La sua voce aveva una nota di finalità in essa. Una pausa pesante riempì tutta la stanza mentre i tre si scambiavano un'occhiata.

    "Vuoi dire uno scambio" intervenne Stefan "la vita di Caroline per Elena? Come hai provato a scambiare me per Damon."

    "Non esattamente" rispose Klaus "Lascerò che sia Caroline a rivelare i particolari di quello che è successo tra noi, a suo tempo, ma sarà sufficiente dirvi che mentre lei è viva, non ho alcun bisogno di doppelganger o di ibridi."

    "Allora è così?" disse Damon "tu ti tieni Barbie e noi siamo tutti fuori pericolo? Non me la bevo."

    Klaus fece un passo verso Damon, arrivandogli molto vicino. Abbastanza vicino in modo che Damon capisse quanto fosse serio.

    "Non m'importa se te la bevi o meno. Ho molti nemici oltre a voi, e oltre al mio ormai defunto padre. Perciò trasferirete le vostre attenzioni protettive verso Caroline, perché se mai le succedesse qualcosa, verrò immediatamente a prendere Elena, e la nasconderò nell'angolo più buio che conosco della terra e non la ritroverete mai più."

    Non aspettò un'altra delle risposte brusche di Damon. Senza aggiungere altro, Klaus si voltò di scatto e si diresse verso la porta, sentendo di essersi spiegato.

    "Klaus".

    Si fermò al suono della voce di Stefan, proprio mentre raggiungeva la porta d'ingresso. Lo Squartatore si avvicinò a lui, guardandosi alle spalle per assicurarsi che né Damon né Elena lo avessero seguito.

    "E' davvero così semplice? Sei proprio intenzionato a lasciare Elena e tutti noi fuori dai guai? Dopo tutto quello che è successo?"

    Klaus ridacchiò, mettendo la mano sulla spalla del suo ex amico. "Tu e la doppelganger... mi hai detto non molto tempo fa che io non potevo capire" disse Klaus "io ti ho detto che invece potevo, anche meglio di te, e ora sai perché. Quindi sì, è così semplice."

    "Si trattava di Caroline, non è vero? La ragazza di cui parlavi nei boschi, nel Tennessee... e quella notte in palestra. Era lei."

    Il bordo della bocca di Klaus si storse in un ghigno. "Goditi la mia doppelganger Stefan."

    E poi se ne andò.
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    Caroline stava girovagando per la sua stanza, quando tornò, indossando il suo lenzuolo grigio come se fosse una toga. Si voltò mentre entrava nella stanza, un sorriso luminoso sul viso. I suoi capelli sembravano deliziosamente scompigliati dal sonno e dal sesso.

    "Niente elettricità, niente doccia, pensavo di aver fatto di nuovo un viaggio nel tempo” disse Caroline a mo' di saluto.

    "Beh amore, Roma non è stata costruita in un giorno" rispose lui, camminando dritto verso di lei e tirandola tra le sue braccia. La baciò con decisione sulla bocca, il piccolo suono della sua sorpresa attutito dalle loro labbra congiunte.

    Si allontanò e vide che Caroline gli stava sorridendo, ma il sorriso non raggiungeva i suoi occhi. C'era una piccola linea di preoccupazione sulla sua fronte, che tentò di appianare con il pollice.

    "Che succede?"

    "Continuo a pensare: e adesso?" rispose Caroline, rispondendo alla sua domanda con un'altra domanda.

    "In che senso?"

    "Beh, sono sicura che adesso i miei amici mi odino. Senza dubbio Damon starà già studiando il modo per darmi una morte dolorosa. E tu" disse Caroline: "Non posso lasciare che usi Elena per creare il tuo esercito di ibridi. Ti amo, ma non lascerò che tu faccia del male ai miei amici".

    Klaus la guardò. Ammirava la sua lealtà, nonostante tutto. Era una qualità che amava veramente di lei. Erano passati secoli da quando lui aveva sentito di essere leale a qualcuno che non fosse se stesso. Compresa la sua famiglia. Sapeva che probabilmente si sarebbe sempre sentito in quel modo. Anche i suoi sentimenti per Caroline erano puramente egoistici. In un certo senso, proteggendo lei,
    stava proteggendo se stesso. La baciò sulla fronte, lasciando che le sue labbra indugiassero per un attimo prima di tirarsi via a malincuore.

    "Forse dovresti andare a parlare con i tuoi amici" disse "io ho bisogno di trovare Rebekah."

    Caroline non poté fare a meno di sentirsi un po' delusa. Odiava chiedergli di scegliere, tra lei e i suoi ibridi, ma sarebbe stato altrettanto ingiusto se lui le avesse chiesto di scegliere tra lui ed i suoi amici.

    Tornò verso il letto e recuperò il suo vestito e la biancheria intima. Si rivesti e cercò di pettinarsi i capelli con le dita. Nel frattempo, Klaus stava lasciando un messaggio sulla segreteria di Rebecca per farsi richiamare appena possibile.

    Non le disse molto altro prima di andarsene, giusto un bacio d'addio e la lasciò andare. Caroline corse a casa di Tyler per recuperare la macchina e poi si diresse a casa per cambiarsi e fare una doccia. Per tutto il tempo, il suo cervello non smetteva di preoccuparsi di cosa diavolo sarebbe successo dopo.

    Klaus le aveva detto di andare a parlare con tutti, ma qual'era veramente lo scopo? Continuava a passare tra il voler parlare con loro e chiedere a Klaus di portarla lontano, molto lontano da Mystic Falls, senza più guardarsi indietro.

    "Ehi, come è stato il ballo?" le chiese sua madre mentre Caroline usciva dal bagno dopo una lunga doccia.

    "Più movimentato di quanto avessi pensato" le rispose.

    "Suppongo che me ne parlerai più tardi."

    Caroline annuì e si voltò verso la sua stanza.

    "Sei sicura che sia tutto ok?"

    Sospirò. A volte era davvero una pena avere un agente di polizia incredibilmente attento come madre.

    "E' per Elena e Bonnie" sospirò Caroline "sono arrabbiate con me."

    "Immagino che questo sia il risultato degli eventi della scorsa notte."

    "Già. Sono abbastanza sicura che non mi vorranno più parlare."

    Liz ridacchiò. Incrociò le braccia e si appoggiò al muro, dando a Caroline uno sguardo molto materno.

    "Ricordo l'ultima volta che voi tre avete avuto una grande discussione e tu dicesti che non sareste mai tornate ad essere di nuovo amiche."

    Lo ricordava anche Caroline. Elena e Bonnie si erano arrabbiate con lei perché aveva rovinato la torta che le loro mamme le avevano aiutate a fare per il concorso di cucina per bambini presso la Fiera di Mystic Falls.

    Erano state così entusiaste al prospetto di vincere. Il premio erano i biglietti per una giornata presso la Adventure Land, il parco a tema che vantava le più grandi montagne russe del sud. Caroline era inciampata per sbaglio e aveva rovesciato Elena e Bonnie assieme ai loro vassoi. Dopo di questo, le due ragazze le avevano giurato che non le avrebbero parlato mai più. Caroline aveva urlato che comunque non aveva bisogno di loro. E aveva pensato che avrebbe dovuto trasferirsi da suo padre perché non avrebbe avuto più amici a Mystic Falls.

    Appena arrivata a casa, aveva impacchettato le sue cose nella valigia rosa di Hello Kitty e aveva camminato fino al marciapiede ad "aspettare l'autobus per andare dal suo papà".

    "Dove stai andando, love?" le aveva chiesto un uomo. La Caroline di otto anni si era guardata intorno. Curioso. Non aveva visto nessuno sul marciapiede il momento prima.

    "Non dovrei parlare con gli sconosciuti" gli aveva detto, fermandosi ad osservarlo.

    "Ben detto" gli aveva risposto lui, accovacciandosi vicino a lei. "Sono Nik."

    Caroline aveva guardato la sua mano tesa prima di estendere la propria. "Caroline Forbes".

    "Ora non siamo più estranei" le aveva sorriso. La sua voce suonava strana, come una di quelle dei vecchi film che guardava in TV, ma l'uomo non era vecchio. "Così Caroline, stai andando a fare un viaggio?"

    "Sì" aveva annuito "Vado a vivere con mio padre. Vive da qualche altra parte lontano dalla mia mamma e da me."

    "Perché stai andando a vivere con tuo padre?"

    "Perché tutti qui mi odiano."

    "Sono sicuro che non è vero, sweetheart."

    "E' vero" aveva risposto lei, con una piccola voce "Bonnie ed Elena mi hanno detto che non mi vogliono più parlare o essere di nuovo mie amiche."

    "Allora stai scappando?" le aveva detto Nik "Non è molto coraggioso."

    "Non sto scappando! Io sono coraggiosa!"

    Nik aveva riso. "Beh, le ragazze coraggiose non scappano a vivere lontano con i loro padri. Scappare è la via più facile. Fidati di me, piccola Caroline, tu non vuoi prendere la via più facile."

    La piccola bocca di Caroline si torse mentre pensava. Come una bambina di otto anni, non aveva ben capito quello che le aveva detto l'uomo con le fossette e la voce divertente. Si ricordò che aveva lasciato che la riaccompagnasse a casa e che sua madre gli era stata incredibilmente grata di averle restituito la figlia. Il giorno dopo, Bonnie ed Elena l'avevano perdonata ed erano tornate ad essere migliori amiche.

    Caroline sorrise a se stessa. Pensando al ricordo e all'uomo misterioso con la voce divertente che aveva incontrato sul marciapiede. Aveva veramente vegliato su di lei nel corso degli anni.

    "Cosa c'è di così divertente?" Chiese Liz, notando il sorriso di Caroline.

    “Niente” rispose lei, facendo un passo in avanti e abbracciando sua madre "Mi sento già meglio. Grazie mamma."
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    Caroline guidò la macchina lungo il vialetto di Elena, i suoi pensieri tornati al presente. Continuava a ripetersi che stava facendo la cosa giusta. Purtroppo, “giusta” non voleva dire “facile”. Prese un profondo respiro, spense il motore e si avviò alla porta d'ingresso.

    Elena aprì la porta prima che lei potesse bussare.

    “Ehi” disse Caroline "Immagino ti abbiano parlato di ieri sera?"

    Elena annuì. "Sì. Damon e Stefan mi hanno detto quello che è successo."

    "Possiamo parlare?" Elena annuì di nuovo e uscì, chiudendo la porta dietro di lei. "Credo di doverti delle scuse."

    "Per?"

    "Per aver rovinato i vostri piani per uccidere Klaus. Per essermi messa in mezzo. Per essermi innamorata di lui."

    "E' quello che è successo quando hai viaggiato nel tempo? Tu e Klaus?"

    "Sì" rispose Caroline "Avrei voluto dirtelo prima ma non sapevo cosa dire. Non volevo che tu mi odiassi."

    "Io proprio non capisco" disse Elena "ha ucciso Jenna. E me. E trasformato Tyler. Come puoi essere innamorata di lui?"

    "Elena abbiamo tutti ucciso delle persone. Io stessa ho ucciso della gente a posto, nessuno di noi è del tutto innocente, quando si tratta di questo."

    "Ma..."

    "Niente ma Elena!" Caroline alzò un po' la voce. Era venuta lì per scusarsi e chiedere perdono, ma ora si rendeva conto che c'era qualcos'altro che voleva dire, oltre che 'mi dispiace'. "Ascolta, so che tu e tutti gli altri pensate probabilmente che io sia pazza a tenere a qualcuno come Klaus, ma sai una cosa? Lo faccio. Non posso cambiare questa situazione, e non lo farò. Però non ho dimenticato che tu sei mia amica, Elena. Tu e Bonnie, sai che morirei per voi. Non c'è niente che mi impedisca di farlo e lui lo sa. Ma non potevo lasciare che Damon lo uccidesse."

    Elena si passò una mano tra i capelli. "Klaus è venuto alla pensione questa mattina per parlare con Damon e Stefan. E c'ero anch'io."

    "Davvero?" Caroline scosse la testa per la confusione. Deve essere accaduto quando lei si era svegliata nel suo letto e lui non c'era.

    "Già. Ci ha detto che fino a quando sei viva, non ha bisogno di creare ibridi. Che ci lascerà stare tutti. Ha promesso che mi avrebbe lasciato andare e che potevo vivere la mia vita."

    Caroline sbatté le palpebre un paio di volte. "Che cosa?"

    Elena rise una volta. "Klaus ha detto che non vuole usare il mio sangue per creare ibridi. Perché ha te."

    "Wow" disse Caroline, per mancanza di una risposta migliore. Allora era per questo che era stato così silenzioso prima. Non voleva influenzare la sua decisione e non le aveva chiesto di prenderne una. L'aveva presa lui al suo posto.

    Aveva scelto lei. Lei. Caroline Forbes. Cheerleader, Miss Mystic Falls, baby vampiro.

    "Ok Caroline, puoi smettere di sorridere in quel modo” disse Elena inclinando la testa verso il basso per catturare gli occhi di Caroline.

    "Mi dispiace" disse, scuotendo di nuovo la testa.

    "Guarda, ero davvero arrabbiata con te all'inizio” disse Elena "Non ti voglio mentire. Però hai ragione. Nessuno di noi è perfetto e io non posso sapere che cosa è successo tra voi. Comunque se Klaus manterrà la sua parola, credo che non avremo nulla di cui preoccuparci".

    “Grazie” disse Caroline. Elena tese le braccia e Caroline la abbracciò forte, così grata di avere la più comprensiva migliore amica del pianeta. Dopo aver ricucito la maggior parte del loro rapporto, Elena invitò Caroline dentro casa. Presto Bonnie si unì a loro e questa volta, disse a entrambe le sue amiche, tutta la storia sulle sue avventure del viaggio nel tempo. Con tutti i dettagli più violenti.
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    Caroline si sentì senza dubbio meglio, dopo aver vuotato il sacco. Sapeva che c'era ancora un po' di imbarazzo. Sapeva che Elena non avrebbe mai dimenticato tutto il dolore che Klaus aveva causato, ma Caroline apprezzava che lei e Bonnie cercassero di capire. Non avrebbero più potuto essere migliori amiche, non ci sarebbero più stati pessimi doppi appuntamenti o la condivisione della limousine al ballo di fine anno, ma almeno non avrebbe dovuto preoccuparsi che le persone che amava di più potessero odiarla per sempre.

    Il sole stava tramontando quando Caroline lasciò Elena. Mentre camminava verso la macchina, si trovò faccia a faccia con Damon. Era appoggiato contro la portiera del lato guidatore, aveva le braccia incrociate sul petto e la stava gelando con lo sguardo.

    "Che cosa vuoi, Damon?"

    "Ho visto la tua auto, volevo solo controllare che non fossi venuta qui a prendere Elena per il tuo nuovo padrone" sogghignò verso di lei.

    "Sai che non è così" rispose lei fermandosi di fronte a lui "Infatti, da quello che ho capito, sei tu che dovresti ringraziarmi."

    Damon si staccò dalla macchina e le lasciò libero il passaggio. Caroline canticchiò aprendo la portiera e fece per salire dentro, ignorando Damon che giaceva in piedi nel vialetto e la stava ancora fissando.

    "Dovrei ringraziarti per aver rovinato la nostra unica possibilità di liberarci definitivamente di Klaus?"

    Caroline si fermò e uscì di nuovo fuori dalla macchina. Guardò Damon negli occhi e gli rivolse il
    suo sorriso più dolce.

    "M'importa di te, Damon. D'accordo? Mi interessa ciò che vi accade e Klaus ha promesso di lasciare stare Elena, te e tutti gli altri per il momento. Ma non avere dubbi che se tenterai di fargli del male in futuro, io non esiterò a farti fuori. "

    Con questo, Caroline scivolò nella macchina e sbatté la porta, lasciando un esterrefatto e arrabbiato Damon Salvatore da solo nel vialetto.
    ----------------------

    Caroline entrò nella sua camera da letto e accese la luce. Sussultò quando vide Klaus sul suo letto.
    La sua mano volò al petto e giurò di poter sentire il suo cuore battere rapidamente dalla paura.

    "Non ti aspettavi di trovarmi qui, love?"

    "No" rispose lei gettando la borsa sul comò "che ci fai qui?"

    Klaus si alzò di scatto e saettò verso di lei, facendola trasalire di nuovo. Le avvolse le braccia intorno.

    "Sei stata via troppo a lungo oggi" disse "volevo vederti di nuovo."

    "Hai aspettato seicento anni, non potevi aspettare sei ore?"

    "No" rispose Klaus con un rapido bacio "e ti ho chiesto di non scherzare su questo."

    Caroline sospirò, ricambiando il bacio e avvolgendogli le braccia intorno al collo. Apparentemente i seicento anni che erano passati non avevano migliorato il suo senso dell'umorismo. Ma lo dimenticò presto, quando la mano di Klaus cominciò a viaggiare sotto l'orlo della sua camicia, le dita che esploravano la pelle del suo stomaco. Caroline si staccò da lui e prese una delle sue mani, spingendolo gentilmente indietro verso il letto. Guardò gli occhi di Klaus oscurarsi, qualche vena si stava diffondendo lungo le guance. Un sorriso affamato apparve sulle labbra di lui, causandole una stretta allo stomaco per l'anticipazione. Si voltò e lo spinse giù sul letto, salendo sopra di lui a cavalcioni sullo stomaco.

    "So che hai detto che scappare era la via più facile" disse lei mentre si premeva contro di lui.

    "L'ho detto?"

    Si sporse in avanti, premendogli i seni contro il petto. Fece cadere la testa verso il basso e lasciò che i suoi denti gli sfiorassero l'orecchio. Lui avvolse le braccia attorno a lei, attirandola a sé il più vicino possibile.

    "Quando avevo otto anni" gli sussurrò in un orecchio.

    "Te lo sei ricordato?"

    Caroline si mise a ridere. "Alcune cose mi stanno tornando in mente ultimamente."

    Si mise a sedere di nuovo e si tirò la maglietta sopra la testa. Klaus allungò le mani verso il suo reggiseno di pizzo, toccando i seni al di sotto di questo. Caroline gettò la testa all'indietro e gemette al contatto. Klaus la capovolse, comportandosi da maschio alfa, e cominciò a diffonderle baci sul petto.

    "Voglio lasciare Mystic Falls per un po'" disse lei. Klaus le prese la testa e la guardò.

    Ci aveva pensato tutto il pomeriggio. Anche se le cose erano tornate a posto con Elena e Bonnie, sapeva che avevano bisogno di tempo per adeguarsi. Tempo lontano da Klaus. Tempo per rendersi veramente conto che lui aveva detto la verità. Che non dovevano preoccuparsi più di lui e che avrebbero potuto continuare a vivere la loro vita. E sinceramente, anche lei aveva bisogno di tempo.

    "Ovunque tu voglia andare, ti ci porterò" disse Klaus.

    "Non lo so" rispose Caroline "Non sono mai stata da nessuna parte."

    Klaus ci pensò un attimo e poi sorrise.

    "Beh amore, credo di sapere qual'è il luogo perfetto per iniziare."



    ~ ~ ~ ~ Epilogo~ ~ ~ ~

    Non ci volle molto a Caroline per capire dove erano diretti. Klaus aveva cercato di mantenere il segreto finché aveva potuto, ma non appena furono a bordo dell'aereo per Londra, lei aveva capito.

    Quando aveva detto a sua madre che stava andando a fare un viaggio di due settimane, sua madre era andata su tutte le furie e aveva rifiutato categoricamente. Klaus si era offerto di soggiogarla, ma Caroline aveva scosso il capo.

    "Non avrebbe funzionato comunque" gli aveva detto Caroline "lei è sotto la verbena."

    Ma dopo aver convinto Alaric ad aiutarla a fare i compiti di scuola on-line, Liz aveva finalmente ceduto. Rebekah aveva messo un po' il broncio perché il fratello la stava abbandonando di nuovo, ma le era passata non appena Caroline le aveva consegnato le redini della squadra delle cheerleader e della commissione di danza.

    La parte più difficile, stranamente, fu separarsi da Tyler. Lui la stava evitando dalla sera dell'homecoming. Non rispondeva ai suoi messaggi o alle sue chiamate e sua madre le aveva propinato l'equivalente maschile di "si sta lavando i capelli fuori del paese e non può venire alla porta in questo momento" quando aveva cercato di parlarci faccia a faccia. La mattina della partenza per Londra, Caroline era passata a scuola per prendere i compiti assegnati da Alaric e si era imbattuta in Tyler nel parcheggio.

    "Ehi" gli disse mentre si fermava di fronte a lei.

    "Ehi, come va?" rispose Tyler.

    "Stavo solo prendendo qualche compito da fare mentre sono fuori città. Alaric mi aiuterà a rimanere in pari."

    "Te ne vai?"

    Caroline annuì, dondolandosi avanti e indietro sui talloni. "Sì. Mi prendo una pausa. E vado per cercare di capire alcune cose."

    "Con Klaus?"

    "Già."

    "Beh divertitevi" disse Tyler oltrepassandola.

    Caroline sospirò e si voltò verso di lui. "Tyler aspetta. Perché non hai risposto alle mie chiamate?"

    "Sono stato occupato. Sono stato in giro con Matt," rispose, e la sua voce suonava un po' strana, "Credo abbiamo dato inizio al Club 'cerchiamo di dimenticare Caroline'."

    "Che cosa?" Esclamò lei. "Di cosa stai parlando?"

    "Sai esattamente di cosa sto parlando, Caroline. Klaus è tornato e avete fatto la pace e ora siete pronti per andare a vivere insieme felici e contenti. E questo va bene. Sono davvero felice per te. Ma ci sono ancora alcuni di noi che hai lasciato indietro."

    "Ok prima di tutto" Caroline rispose "ti ho detto che io e te eravamo solo amici. Quindi non cercare di farla sembrare come se io fossi una cattiva ragazza perché ti ho illuso o qualcosa del genere, e secondo, non che sia un problema, ma è Matt che ha rotto con me, non il contrario."

    Tyler si riavvicinò a lei, per evitare che fossero ascoltati da orecchie indiscrete.

    "Tu non capisci Caroline. Tu lasci un'impronta. Non capisci quanto puoi entrare sotto la pelle di qualcuno" disse Tyler “e penso che tu ti stia mettendo in qualcosa da cui non sarai più in grado di uscire."

    "Vuoi dire con Klaus?"

    "Già con Klaus. Senti, il legame che ho con lui è forte. A volte riesco a sentire i suoi pensieri e i suoi sentimenti verso le cose. Come all'homecoming, quando ha scoperto che Mikael era lì, mi ha trovato e mi ha chiesto di portarti via. Sentivo la sua paura di perderti. Continuava a pensare 'di nuovo, di nuovo, non di nuovo'. Lui era devastato quando nel 1492 pensava che fossi morta Caroline. Aveva fottutamente e completamente perso la testa. E in quel secondo, quando mi ha afferrato il braccio e mi ha detto di fare in modo che fossi al sicuro, ho percepito questo".

    Caroline aprì e chiuse la bocca. Non sapeva cosa fare dell'ammissione di Tyler. "Perché mi stai
    dicendo questo?"

    "Non ha intenzione di lasciarti andare, Caroline. Se ti succederà qualcosa, se vorrai tirartene fuori …"

    "Non è così, Tyler."

    Poté vedere il dolore del rifiuto apparire sul volto di Tyler e si sentì subito male per lui. Non aveva bisogno di un legame di asservimento per sapere che cosa Tyler stava provando in quel momento. Si era sentita così lei stessa, molte volte, soprattutto nel corso della sua relazione con Matt. Quando erano stati insieme, lei aveva cercato così tanto di essere la ragazza perfetta, per cercare di cancellare Elena dal suo cervello e di farlo innamorare di lei. Sapeva che Matt l'aveva amata e alla fine lei lo aveva amato, ma non aveva mai dimenticato quanto tenesse a Elena.

    Sembrava così ovvio adesso quello che Tyler aveva cercato di fare. Era stato 'lei' in quella situazione. Aveva cercato di farle dimenticare Klaus per farsi notare, ma non appena Klaus era tornato in scena, tutti gli sforzi di Tyler erano stati dimenticati.

    "Tutto bene?"

    Klaus allungò il braccio verso di lei dal sedile della vettura nera di città, mentre guidava verso l'aeroporto, dando una veloce stretta alla sua mano. Caroline stava fissando fuori dal finestrino, ripensando alla conversazione che aveva avuto con Tyler.

    "Sì, ho solo un po' di jet lag" disse. Klaus portò la sua mano alle labbra e le dette un dolce bacio sulle nocche.

    "Non preoccuparti, amore" le disse, "siamo arrivati."

    Fu solo allora che Caroline realizzò che la macchina si era fermata. Klaus scese dall'auto e saettò intorno ad essa, arrivando alla sua portiera prima che lei potesse muoversi. In un modo molto galante, le aprì la portiera della macchina e le porse la mano per aiutarla a scendere. Lei la prese con un sorriso e si alzò in piedi fuori dalla macchina.

    L'aria di Londra era un po' più fredda di quella di Mystic Falls. La giornata era grigia e gialla, un paio di nuvole di pioggia persistevano nel cielo. Guardò il paesaggio di fronte a lei. C'era un grande castello. I turisti inondavano la zona, scattavano foto, ascoltavano le guide e si godevano lo splendore dei terreni. La bocca di Caroline si spalancò appena capì dove si trovavano.

    "Questo è..." Guardò Klaus, che stava indossando il suo ghigno diabolico, godendosi la sua sorpresa.

    “Andiamo” disse prendendole la mano e conducendola verso l'ingresso.

    Camminarono attraverso la porta principale, girando intorno ai turisti ed uscendo nel cortile. Tutto sembrava diverso, adesso sembrava più un museo che una casa, ma Caroline non avrebbe mai dimenticato questo posto.

    "Non posso credere che sia ancora qui" lei scosse la testa.

    "Il ministero dei beni culturali ha ricevuto questa donazione piuttosto sorprendente circa ottanta o più anni fa. Il precedente proprietario era morto molto tempo prima e il nuovo proprietario non aveva nessuna ragione per tenerlo. Aveva acquistato una nuova proprietà altrove."

    Lei era in piedi al centro del cortile. Alla sua sinistra ci sarebbero state le camere di Klaus, di fronte a loro, quelle di lei, e accanto, quelle di Elijah. Si diresse in ognuna di queste direzioni, cogliendo le modifiche e le ristrutturazioni fatte alla vecchia casa. Entrò nella sua vecchia stanza. C'era un letto diverso, uno che era molto più vistoso rispetto a dove aveva dormito. C'era una piccola toilette, con un lavandino, uno specchio e alcuni pezzi esposti che avrebbero dovuto rappresentare i tipici "articoli di bellezza" di una donna medievale. Caroline arricciò il naso. Dopo averlo sperimentato realmente, tutto sembrava un po' anacronistico e falso.

    Klaus arrivò alle sue spalle e le fece scivolare le braccia intorno alla vita.

    "Un sacco di bei ricordi in questa stanza" le sussurrò in un orecchio.

    Caroline sentì il proprio corpo rabbrividire alle sue parole, ricordando i 'bei tempi' a cui lui si riferiva. Si rese conto che erano da soli nella piccola stanza, gli altri turisti aveva sgomberato la zona. Si girò nel suo abbraccio e appoggiò le braccia sopra le spalle di lui.

    "Hmm, la mia memoria è un po' sfocata" sorrise timidamente "potrei aver bisogno che tu mi facessi ricordare."

    Klaus ridacchiò, abbassando le labbra sulle sue. Caroline lo baciò, aprendo la bocca per permettergli l'accesso, e il desiderio la inondò all'istante. Klaus passò la lingua lungo le sue labbra. Lei si perse nel bacio, nell'odore di legno vecchio della stanza, nella sensazione del pavimento di pietra sotto i piedi. Caroline chiuse gli occhi mentre lo baciava e immaginò che fossero di nuovo nel Medioevo insieme. Solo per un minuto.

    Mentre lo baciava, poté sentire i piccoli cambiamenti in lui che non aveva notato prima, quando lui l'aveva tenuta distante. I suoi baci erano più profondi e disperati. Quasi come se ognuno fosse il primo e l'ultimo che si sarebbero mai dati. Era più appassionato, più esigente e più eccitante che mai. Non pensava che fosse possibile essere più innamorata di lui nel futuro di quanto non lo fosse stata nel passato, ma ... era così. La faceva fantasticare su come sarebbe stato tra di loro tra cinque anni .... tra dieci ... cavolo, tra cento.

    Il suono di qualcuno che si schiariva la gola li fece separare. Caroline guardò oltre la spalla di Klaus e vide un addetto del museo un po' seccato che li giudicava dalla porta. L'uomo anziano alzò un sopracciglio verso la coppia e poi passò oltre. Lei non aveva dubbi che il signore sarebbe ritornato presto per assicurarsi che il suo messaggio fosse stato ricevuto. Klaus si staccò leggermente da lei, le labbra piegate per il fastidio.

    "Un uomo non può baciare la sua ragazza in casa sua senza interruzioni?"

    Caroline rise e lo prese per mano, tirandolo fuori dalla stanza. Cercò di trattenere la gioia segreta che aveva provato quando Klaus l'aveva chiamata la 'sua ragazza'. Non erano più i secoli bui. Lei era una donna forte e indipendente del ventunesimo secolo e la società non le avrebbe dato importanza solo in base al suo fidanzato. O qualunque cosa Klaus fosse per lei. Fidanzato suonava strano non è vero?

    "Sì amore, lo è" Klaus sorrise verso di lei, divertito. Ops, aveva detto l'ultima parte ad alta voce?

    Camminarono attraverso la casa e di nuovo verso i giardini sul retro.

    "Questo deve essere quello che provi tu per tutto il tempo. Vedere luoghi e ricordare come erano stati prima" meditò Caroline continuando sulla linea di pensiero di prima "Mi chiedo se visitando dei luoghi fra duecento anni, poi mi ricorderò come sono adesso." Un paio di ragazzini corsero in mezzo a loro, gridando in francese tra di loro, e una madre infastidita stava correndo loro dietro, rimproverandoli ad alta voce. Caroline si mise a ridere. "Non riesco a immaginare di avere duecento anni. Chissà se ce la farò ad arrivare così lontano."

    "Lo farai" Klaus rispose cupamente. Il tono della sua voce fece fermare Caroline, che gli diede una lunga occhiata. Ma lui continuò a camminare, lontano dall'edificio principale della casa. Caroline lo seguì.

    Lui aumentò il passo, uscì fuori nel giardino ed entrò nel bosco dietro la casa. Più lontano dalla casa andavano, e più tranquillo era. Ora c'erano un paio di sentieri segnalati nel bosco come parte del museo, ma Klaus non seguì i percorsi designati e portò Caroline in una direzione diversa. Mentre camminavano, lei si sentì improvvisamente attraversare da una strana sensazione e poi si accorse dove si trovavano.

    Erano le rovine. Le stesse rovine che Klaus aveva mostrato a Caroline nel 1492. Lei si girò e vide le stesse statue prive di arti, le viti verdi e gli archi fatiscenti che avevano resistito attraverso centinaia di anni. Al centro di tutto c'era la stessa fontana, con la donna di pietra e la sua corona, lo stesso sguardo senza età sul suo viso.

    "Ho trascorso la maggior parte del XVI secolo qui, in solitudine" disse Klaus.

    "Da solo? Che ne è stato di Rebecca o del resto della tua famiglia?"

    "Non avevano molta importanza per me."

    "Beh che dire della caccia alla doppelganger? Rompere la maledizione?"

    "Come ho detto, amore" rispose Klaus "niente mi importava."

    Caroline incontrò i suoi occhi seri attraverso il giardino. C'era qualcosa che stava cercando di dirle, senza riuscirci. Ricordava le parole di Tyler sul provare il dolore di Klaus. E il modo in cui il suo umore si inacidiva all'istante ogni volta che faceva una battuta sulla sua morte. Era spaventato. Aveva paura che sarebbe morta di nuovo e che lo avrebbe lasciato solo. Aveva davvero fottutamente perso la testa quando lei era morta, come Tyler l'aveva eloquentemente detta.

    Sapeva che avrebbe dovuto dimostrargli di essere una combattente, più di quanto lui si fosse reso conto. Lei non era debole, non era una damigella in pericolo. Inoltre, le cose erano cambiate.

    "Non accadrà niente di male, Klaus” disse Caroline "tutto si è sistemato. E tutto sta andando bene."

    Klaus ridacchiò, ma senza umorismo. "Nella mia esperienza, amore, quando sembra che tutto stia andando per il meglio, è esattamente quando le cose cominciano a disfarsi."

    “Beh” disse Caroline, allungando la parola mentre camminava verso di lui "forse le cose stanno cambiando. Forse dovremmo entrambi smettere di vivere nel passato e guardare al futuro."

    "Il futuro" ripeté Klaus, facendo scivolare la mano lungo le braccia di lei. I suoi occhi si fecero scuri, ma erano un po' pieghettati agli angoli e la sua bocca si stava storcendo leggermente.

    Caroline si alzò sulla punta dei piedi e gli sfiorò le labbra leggermente contro le proprie. Era un posto perfetto, qui nel giardino che il tempo aveva dimenticato, per ricominciare; per dimenticare le vecchie perdite e i nemici e gli errori e camminare verso un giorno più luminoso. Tutto ciò sarebbe stato possibile. Soprattutto se erano insieme.

    Si staccò da lui e sorrise.

    "Al futuro."



    *** FINE ***
     
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