Timeless di Marvelouskatie

Vampire Diaries

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. kasumi
     
    .

    User deleted


    Posto questa bellissima storia di Vampire Diaries, che ho aiutato a tradurre negli ultimi capitoli.

    Cap 1-23 traduce Tinotina
    cap dal 24 in poi, ho corretto la traduzione di Elyxa

    Buona lettura!

    ---------------------------


    Titolo: Timeless
    Autrice: Cicadaa
    Traduttrice: Tinotina
    Link alla versione originale: www.fanfiction.net/s/8055178/1/Timeless
    Rating: Rosso
    Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
    Genere: Romantico


    Nota iniziale dell'autrice:

    Ciao lettori! Ho avuto molte richieste su Tumblr di scrivere una storia con un viaggio nel tempo, quindi eccola qua.
    Giusto per farvi sapere, inizia tra la seconda e la terza stagione, quindi: Klaus se n'è andato via con Stefan ed è un ibrido, Caroline e Matt si sono lasciati ma lei non si è ancora messa assieme a Tyler.

    Inoltre, avverto che ho modificato alcuni dettagli del canon ai fini di questa storia.



    Timeless



    Split me, tear me, cut my heart open.
    Fling me across the seas of space & the fabric of time.
    From nothing, make me everything.
    -Rumi

    (Spaccami, lacerami, taglia il mio cuore
    Lanciami attraverso il mare dello spazio e il tessuto del tempo.
    Dal niente, rendimi il tutto)


    Capitolo 1


    Caroline poteva udire gli uccelli cinguettare felicemente fuori dalla sua camera. Emise un gemito. La sua testa la stava uccidendo. Dannati uccelli. Che cosa avevano da essere così felici, comunque?
    Si girò e cercò immediatamente il suo cuscino, fracassando la sua testa su qualcosa di molto freddo e duro.
    Si strofinò la fronte con la mano e aprì gli occhi.
    C'era una grande roccia proprio di fronte al suo viso.
    Si girò di nuovo sulla schiena, guardando in alto. Mille alberi ad alto fusto la salutavano, i raggi del sole entravano attraverso i loro rami. Uno stormo di uccelli sbatté le ali e si disperse dalla chioma degli alberi.
    Il respiro di Caroline divenne rapido mentre si sedeva, guardando intorno a lei. Era nel bel mezzo di una foresta, seduta tra il muschio e lo sporco. Tirò la sua giacca blu militare stretta intorno al suo corpo, ed esaminò la situazione.
    La nebbia nel suo cervello si stava diramando lentamente e lei si ricordò.
    Si ricordò perché si stava svegliando in una foresta invece che nel suo letto.
    « Bonnie? » chiamò, con la testa che le scattava freneticamente di qua e di là(1). Nessuna risposta. Nessun segno dalla sua amica streghetta.
    Sembravano passati solo pochi istanti da quando era stata all'interno della casa di Bonnie, appena dopo la mezzanotte, a Mystic Falls.

    « Ok, abbiamo l'oggetto appartenente a Klaus e abbiamo i pugnali », aveva detto Bonnie, indicando tutto ciò che c'era sul pavimento di fronte a loro.
    Elena, Caroline e Bonnie si sedettero sul pavimento, in cerchio, nel soggiorno di Bonnie; candele bianche brillavano intorno a loro.
    « Perché abbiamo bisogno di qualcosa di Klaus? » chiese Elena.
    « La maggior parte degli incantesimi come questo richiedono un oggetto personale », spiegò Bonnie « e noi useremo questo come un marcatore. Qualcosa dal periodo di tempo in cui stiamo cercando di entrare. »
    Caroline aveva corso un grave rischio prima, quando aveva fatto irruzione a casa di Klaus per rubare qualcosa di suo. Doveva essere lei, però. Elena e Bonnie sarebbero state uccise rapidamente se catturate e loro non avevano detto a nessuno dei ragazzi del loro piano.
    Damon sembrava essere spezzato, sotto pressione, e Stefan era... beh, Stefan era andato via con Klaus ora.
    Era definitivamente il tempo per le donne di intervenire e fare le cose.
    Caroline rigirò in mano una catenella, un piccolo portafortuna con un piccolo cuore(2) alla fine. Era una di quelle collane che Klaus era solito indossare.
    Allungò le mani sino al suo collo e distrattamente toccò la propria collana. Quella di Klaus le ricordava la sua, di collana, la quale aveva un portafortuna simile a quest'ultima, ma nella sua erano state incise le proprie iniziali sul retro. Suo padre gliel'aveva regalata per il suo quattordicesimo compleanno.
    Caroline rovesciò la collana di Klaus. Non c'era nulla eccetto il metallo liscio.
    Bonnie le aveva detto di prendere qualcosa di vecchio e questa sembrava molto vecchia. Antica persino. C'erano graffi su tutta la superficie; anche macchie di sangue se si guardava abbastanza da vicino.
    Caroline si chiese da quale tempo e da quale luogo questa collana venisse e per quale motivo Klaus l'avesse tenuta per così tanto tempo.
    Poi Bonnie si schiarì la gola, risvegliando Caroline dai suoi pensieri. Mise il ciondolo al centro del loro cerchio. Era circondato da ancora più erbe e candele.
    « Ok, io comincerò a recitare la formula e poi, al mio segnale, tocchiamo l'oggetto e lui dovrebbe trasportarci indietro a quel periodo di tempo, dovunque Klaus fosse », disse Bonnie.
    « Come avete intenzione di uccidere Klaus una volta che siete lì? » domandò Elena.
    « Ecco a cosa servono questi », rispose Caroline, aprendo i suoi stivali e rivelando uno degli speciali pugnali in grado di mettere gli Originali nei loro coma temporanei. « Bonnie ne ha creati un po'. Non possiamo ucciderlo, ma siamo in grado di metterlo fuori combattimento e nascondere il suo corpo in un posto in cui non sarà mai ritrovato. »
    « Aspetta, aspetta. Se Caroline usa questo, non la ucciderà? » chiese Elena raccogliendo uno dei pugnali.
    « Oh, Elena cerca di tenere il passo! » la prese in giro Caroline. « Bonnie ha usato qui i suoi magnifici poteri per annullare questo piccolo ostacolo. Posso pugnalare tanti Originali quanto voglio, starò perfettamente bene. »
    Elena arricciò il naso alla stoccata di Caroline e le ragazze unirono le mani.
    Questo era il piano. Tornare indietro nel tempo e uccidere Klaus molto tempo prima che avesse la possibilità di diventare invincibile; impedendogli di venire a Mystic Falls, impedendogli di uccidere Jenna, o di portare via Stefan, o di rovinare una qualsiasi delle loro vite. Se lui fosse morto nel passato, non avrebbe rovinato il loro futuro.
    « Pronte? » chiese Bonnie. Loro annuirono e lei iniziò l'incantesimo.
    Caroline ricordò la sensazione del mormorio della magia, dell'elettricità nell'aria, di come le fiamme delle candele siano cresciute, sempre più in altro, e di come l'incantesimo cominciò a prendere piede.
    Una specie di ronzio le riempì la testa mentre l'incantesimo si fece più forte. Aveva sentito a malapena Bonnie dare il segnale.
    La mano di Caroline era volata sulla collana di Klaus; il metallo dell'amuleto bruciò la sua mano, ma lei continuò a stringerla.
    Sentì una spinta al suo ombelico e i suoi ossi si torsero e si girarono.
    Improvvisamente stava cadendo in uno spazio grigio. La sua testa girava e le sue orecchie fischiavano.
    Non sapeva più qual era il sopra e qual era il sotto.
    Poi, tutto diventò nero.

    E si svegliò qui. In questa foresta. Con il canto degli uccelli.
    Ma che cosa era successo a Bonnie? Doveva venire con lei e Elena doveva rimanere. Questo era il piano.
    Controllò i suoi stivali, assicurandosi che il pugnale fosse ancora lì.
    Tirò un sospiro di sollievo: sentiva il metallo freddo contro le sue dita.
    Si alzò e spazzò via le foglie dai suoi pantaloni e dai suoi capelli. Ora doveva capire dove fosse e come trovare Klaus. Ed oltre tutto, in che epoca si trovava.
    Un ramo si spezzò alle sue spalle e lei si girò di scatto in direzione del suono, allargando le gambe, in una posizione da combattimento. La sua bocca si spalancò un poco quando vide ciò che c'era dietro di lei.
    Era Klaus.
    Beh, è stato facile, pensò tra sé e sé.
    « Bene, bene. Che cosa abbiamo qui? » disse Klaus, camminandole intorno come un predatore.
    Caroline lo guardò attentamente, prendendo nota di ciò che indossava.
    Aveva una morbida camicia color crema, sporca di sangue. Sopra di essa, indossava una giacca di velluto nero, con borchie argentate cucite sulle maniche. Le sue gambe erano avvolte in una sorta di pantaloni neri e portava spessi stivali neri.
    A giudicare dai suoi vestiti, doveva essere finita nel medioevo. Quando Klaus era decisamente ancora un vampiro, ma sicuramente più pericoloso che mai.
    Vide il male riflesso nei suoi occhi e lo guardò con attenzione mentre lui continuava a girare intorno a lei. Anche i suoi occhi erano fissi su di lei, notando i suoi abiti, e forse anche la possibilità di come lei sarebbe apparsa senza di essi.
    « Ti sei persa nel bosco, mia cara? » la provocò, facendo un passo più vicino a lei.
    Caroline tenne gli occhi aperti per il suo attacco.
    « Veramente no, ho trovato quello che stavo cercando », rispose lei.
    Klaus ridacchiò e si leccò le labbra. « Bene, siamo in due, allora. »
    Prima che Caroline potesse reagire, lui si spinse in avanti. Era molto più veloce di quanto avesse immaginato. Urlò mentre lui la scaraventava a terra, affondando le zanne nel suo collo.
    Poteva sentirlo mentre beveva il sangue dalla sua gola e lei cercò di fare del suo meglio per spingerlo via. Ma poi i suoi denti si strapparono dal suo collo, il sangue colava giù lungo il mento di lui.
    Klaus abbassò lo sguardo su di lei, gli occhi spalancati, a cavallo tra il suo busto e il terreno.
    La mano di Caroline volò istintivamente lungo il suo collo, per arrestare il flusso sanguigno, dopodiché alzò gli occhi verso il suo volto.
    Fece del suo meglio per calmare il suo battito e non sembrare spaventata, ma sapeva che non stava funzionando molto bene.
    Aveva paura.
    Lui l'aveva attaccata così facilmente.
    Aveva una sola occasione ed era stata questa. Aveva deluso i suoi amici. Tutto quello che poteva sperare era che Bonnie ci sarebbe riuscita al posto suo.
    Klaus socchiuse gli occhi e le afferrò il polso, tirando via la mano dalla ferita. Lei rimase a bocca aperta, emettendo un suono più simile a un singhiozzo che ad altro, mentre lui guardava come la pelle si riuniva di nuovo insieme da sola. Con l'altra mano fece scorrere il suo pollice attraverso il sangue, togliendolo per rivelare la ferita guarita.
    Lui si era inclinato di più verso di lei, per curiosità; il suo volto in bilico su quello di lei.
    « Tu sei un vampiro », disse Klaus, arrivando alla conclusione. « Conosco ogni vampiro in Inghilterra. Ma non conosco te. »
    Caroline grugnì sotto il suo peso, cercando di liberarsi dalla sua presa, ma lui la strinse ulteriormente contro il terreno.
    « Mi chiamo Caroline », disse, « Caroline Forbes »
    Urlò di nuovo quando Klaus la tirò via da terra e la spinse contro una grande quercia. Il suo corpo pressato su quello di lei e le sue dita premevano sulla sua gola, schiacciando la trachea e costringendola a soffocare.
    « Chi ti ha mandato qui? »
    « Nessuno », ansimò, scalciando con le gambe.
    « Bugiarda », sogghignò, lasciandola cadere a terra.
    Caroline rimase a bocca aperta e tossì, cercando di recuperare le forze. La sua mano corse al suo stivale, al pugnale. Se stava per ucciderla qui, nel bosco, non aveva intenzione di andarsene senza cercare almeno di colpirlo.
    Klaus incombeva su di lei; Caroline alzò gli occhi incontrando i suoi, levandosi i capelli dal viso.
    Lo sguardo di lui era arrabbiato, ma curioso. Piegò la testa in modo strano, guardandola come se fosse una strana pianta che aveva trovato nella foresta.
    Si aspettava che lui la colpisse di nuovo, ma ciò non avvenne.
    « Tu vieni con me », disse, girandosi da lei e allontanandosi.
    « Cosa? Io non verrò con te! »
    Klaus riportò il suo sguardo su di lei. « Oppure potrei semplicemente ucciderti qui e adesso? La scelta è tua, sweetheart.(3) »
    Caroline rimase seduta per terra, considerando l'offerta per un momento. Combattere qui fuori ora, dove certamente non avrebbe avuto una chance o aspettare fino a quando non avrebbe avuto un'effettiva possibilità di prendere il sopravvento e ucciderlo.
    Prima che potesse dare la sua risposta, Klaus parlò di nuovo.
    « È quello che pensavo », disse, lanciandole un piccolo sorriso, « vieni con me, allora. »
    Klaus si allontanò nella foresta. Caroline lo guardò a bocca aperta per un paio di momenti, prima di rialzarsi in piedi e seguirlo.
    ***

    Klaus non aveva mai assaggiato un sangue simile prima d'ora.
    Quando aveva trovato quella piccola biondina tutta sola nel bosco, aveva pensato che fosse un'umana. Caroline, aveva detto che si chiamava. Caroline Forbes. Vestita come un uomo, nei suoi tessuti strani. C'era un odore strano in lei. Sapeva di cose che non riconosceva, mescolate con vaniglia e lavanda. Ma il suo sangue era la cosa che più lo aveva colto alla sprovvista.
    Il suo sangue era di un altro mondo. (4)
    Euforico era la parola che gli era venuta in mente. Avrebbe potuto prosciugarla lì per lì, ma si era trattenuto. Perché lei era così diversa? Se i suoi secoli di vita gli avevano insegnato qualcosa, era che non poteva rimanere sorpreso. E questa ragazza e il suo sangue lo avevano meravigliato. Che cosa era? L'avrebbe capito prima di ucciderla. Così se l'era portata dietro, al castello, con lui.
    Klaus camminava attraverso le cucine, sorprendendo come al solito la servitù. Erano tutti esseri umani e avevano tutti paura di lui, ma erano anche costretti a tenere la bocca chiusa.
    Caroline lo seguiva, stando dietro di lui, mentre passava per la cucina diretto verso la scala che lo avrebbe portato fino alle sue stanze.
    Egli rivendicava tre delle stanze della casa. La sua camera da letto, la sua stanza privata (5) e una seconda camera da letto. Elijah, suo fratello, aveva le camere nell'altra ala del castello. Klaus amava mantenere la sua privacy, anche da suo fratello.
    Guidò Caroline su per le scale, nella sua seconda camera della sua ala. Uno dei domestici era lì, occupato a pulire.
    « Fuori! » ringhiò e la donna subito si spaventò. Klaus sbatté la porta dietro di lei e si voltò contro Caroline.
    Lei si fermò in mezzo alla stanza, con le braccia incrociate sul petto. Incontrò il suo sguardo in maniera diretta. Lui scoprì che per qualche strano motivo tutto quello gli piaceva. La maggior parte delle persone lo guardava con paura.
    Oh, aveva sicuramente avuto i suoi momenti pieni di terrore, prima nel bosco, ma si accorse che lei era sempre pronta a mascherarli. Il suo malaccorto coraggio era rinfrescante, in un certo senso.
    Klaus le camminò in cerchio di nuovo, prendendo nota di ogni dettaglio del suo aspetto del suo comportamento.
    Non poteva negarlo. Era molto bella. I suoi capelli d'oro splendevano come il sole e i suoi occhi blu brillavano come diamanti.
    « Vuoi smetterla di farlo! » esclamò Caroline sbattendo un piede, infastidita.
    Si fermò di fronte a lei; i suoi occhi si mossero verso la sua mano e notarono l'anello che le circondava il dito. Afferrò la mano velocemente e la sollevò per controllarla. Caroline tento di strappare via la mano, ma fu inutile. La sua stretta era troppo forte.
    « Lapislazzuli », disse; il suo respiro era come un fantasma sopra le due nocche. « Dove l'hai preso? »
    « Un amico me l'ha dato », disse.
    « Non conosco molti vampiri con questi oggetti per la luce del giorno », rispose Klaus, lasciandole la mano. Si sporse ancora di più vicino a lei, i suoi occhi erano dilatati. « Tu mi dirai esattamente chi sei, da dove vieni e perché sei qui. »
    Caroline si accorse della nota di coercizione nel suo tono e aprì la bocca per rispondere. « Sono Caroline Forbes. Vengo da Mystic Falls. E non posso essere ammaliata. »
    Klaus le ringhiò contro. Non gradiva essere preso in giro. Perché non era riuscito a soggiogarla?
    « Ho bevuto delle piccole dosi di verbena per mesi. Abbastanza da aver sviluppato una tolleranza. » Rispose alla sua domanda prima ancora che lui ebbe la possibilità di chiedere.
    « Tu brevi verbena, porti un anello diurno, indossi strani abiti... »
    « Hey! »
    « Sei, ovviamente, preparata contro i vampiri originali. Ora devo solo capire chi ti ha mandato qui per ucciderci, così dopo posso eliminarti e farla finita. »
    Caroline inghiottì. Anche se avesse capito chi l'aveva spedita lì, c'erano poche possibilità che vi avrebbe realmente creduto.
    « È inutile cercare di capire chi mi ha mandato », disse Caroline lentamente.
    Klaus sogghignò. « Questo lo decido io. » Si allontanò da lei, poi incrociò le mani dietro la schiena. « Aspetteremo. Lascerò che la verbena lasci il tuo organismo. Resterai qui. Questa potrà essere la tua stanza. »
    « Huh? » Caroline lo guardò sbattendo le palpebre.
    « Resterai in questo castello, sotto il mio sguardo, fino a che non deciderò di ucciderti. »
    Caroline alzò il mento. « Non se ti uccido prima io. »
    Klaus scoppiò a ridere. Il suo temperamento era davvero molto divertente. Ma divertente o no, non poteva permetterle troppi lussi. Afferrò la sua mano ancora una volta e strappò l'anello diurno via dal dito.
    « Terrò questo per te », disse Klaus.
    La stanza era riparata dalla luce solare diretta per il momento, ma se avesse tentato di andarsene, Caroline si sarebbe trovata con un bel po' di dolore.
    ***

    Klaus la lasciò sola nella stanza. Non le ci volle molto per capire che l'aveva chiusa dentro.
    Era la sua prigioniera ora, a quanto pareva. Non che lei potesse fuggire. Senza il suo anello non sarebbe andata molto lontano prima di bruciare come una patatina.
    Caroline rilasciò un profondo sospirò e appoggiò la schiena contro la pesante porta di quercia.
    La camera era piuttosto grande. C'era un gigantesco letto a baldacchino, decorato con grandi cuscini e coperte di pelliccia. Un tappeto di pelliccia ancora più grande copriva il pavimento in pietra.
    In un lato della camera c'era un camino e, nell'altro, un tavolo con una bacinella e degli stracci. Lì c'era anche un grande armadio. Lo aprì e vide una serie di abiti che andavano da un gusto più semplice ad uno più ricercato. Chiuse di nuovo le porte, chiedendosi a chi appartenevano.
    Esplorò la stanza, cercando di trovare un buon posto in cui nascondere il suo pugnale.
    Era grata che Klaus non avesse pensato di perquisirla quando l'aveva catturata. Forse non era usanza, nel medioevo.
    Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta, poi si aprì ed entrò una minuscola donna anziana. Aveva un vestito verde tra le sue braccia. La donna camminò avanti e lo presentò a Caroline, tenendo lo sguardo basso.
    « Per me? »
    La donna annuì. Caroline toccò il tessuto. Era velluto. La donna, quindi, posò il vestito sul letto e la lasciò di nuovo sola, chiudendo la porta.
    Caroline prese il vestito tra le braccia e lo tenne sopra il suo corpo. Sembrava fatto apposta per lei.
    Nonostante ciò, non riusciva a capire perché Klaus le avesse dato degli abiti; non era che...
    E poi si fermò, non appena realizzò in mente il concetto. Lei era bloccata qui. Senza Bonnie, non sapeva come avrebbe fatto tornare al presente. Bonnie non aveva mai spiegato come sarebbero tornate indietro, solo che ci sarebbero tornate una volta che il loro compito era stato compiuto. Caroline lasciò cadere il vestito sul letto, affondando sul pavimento.
    Era bloccata. Nel passato, con un vampiro originale omicida, senza amici, e senza nessuno ad aiutarla a fuggire. Improvvisamente era terrorizzata. Per la prima volta in tutta la sua vita, Caroline Forbes era completamente sola.
    ***

    Klaus trovò suo fratello nel giardino, mentre sfogliava uno dei suoi tanti libri. Elijah lo sentì avvicinarsi e alzò lo sguardo, socchiudendo leggermente gli occhi mentre si abituavano alla luce del mattino.
    « Buon giorno, fratello », gli disse Elijah. « Di nuovo fuori tutta la notte? »
    Elijah fece un cenno alla camicia insanguinata di Klaus. Non si era preso la briga di cambiarsi d'abito dopo aver lasciato Caroline. Era andato subito a trovare Elijah. Aveva bisogno di discutere la sua nuova scoperta con il suo confidente più vicino.
    « In effetti, fratello », rispose Klaus arrivando a fermarsi proprio di fronte a lui, « peccato che tu non ti sia unito a me ieri sera. Ho trovato qualcosa di veramente interessante nei boschi questa mattina. »
    « Oh, davvero? » chiese Elijah, chiudendo il libro e prestando ora a Klaus tutta la sua attenzione.
    Lui raccontò a suo fratello di come si era imbattuto in Caroline, sola e sperduta nella foresta, sulla loro terra. Tentò di descrivere l'incontro, sottolineando l'unicità del suo sangue, ma trovò difficoltà ad articolare con esattezza le cose differenti e dolci di cui lei sapeva.
    Elijah poteva saperlo solamente se l'avesse assaggiata da sé. Ma si scrollò di dosso quell'idea presto così come gli era venuta.
    Quel pensiero fece stringere i pugni di Klaus. Si sentiva possessivo per qualche strana ragione. Non voleva che il fratello o chiunque altro bevesse il sangue di Caroline.
    « Pensi che sia una sorta di vampiro speciale? » chiese Elijah una volta che Klaus ebbe finito di raccontare.
    « Non ne sono sicuro. Forse è una di Mikael; uno degli esperimenti. » Klaus schernì l'ultima parola.
    Nei suoi infiniti tentativi per cercare e uccidere Klaus, Mikael aveva cercato di creare creature che fossero più forti di Klaus e di qualsiasi degli altri originali. Ma loro diventavano sempre rabbiosi o fallivano miseramente. Era stato un centinaio d'anni o giù di lì che Mikael aveva provato qualcosa di simile.
    « Dov'è la ragazza adesso? »
    « Nella mia seconda camera. » Le sopracciglia di Elijah si alzarono a questa risposta. Klaus si strinse nelle spalle. Sì, quello era il luogo dove Klaus era solito depositare le sue amanti, ma non c'era altra scelta. Avrebbe potuto metterla in prigione, ma non riusciva a vedere molta utilità nel deporre una cosa carina come lei fuori dalla sua vista. « Ho bisogno di mantenere un occhio vigile su di lei. »
    Suo fratello sogghignò. « Qualunque cosa dici, fratello. Speriamo che lei se la passerà meglio rispetto all'ultima occupante. Mi consulterò con le streghe e vedrò cosa riesco a scoprire. »
    Klaus sorrise. « Grazie fratello. »

    Note della Traduttrice
    Una nota introduttiva mi sembra d'obbligo. Innanzitutto voglio avvertirvi che questa è la mia prima traduzione in assoluto, e non sono una campionessa di inglese (quindi si, mi aiuto con vocabolari e google translate) e per questo motivo voglio dire che è bene accetto ogni recenzione in cui, se vorrete, potrete offrirmi traduzioni migliori. Io segnalerò la maggior parte, se non tutti, i passi che non riuscirò a tradurre con soddisfazione, ma che, in ogni caso, tenterò di capire e mettere nel loro senso più logico per voi lettori.

    EDIT:4/12/2016
    Questo primo capitolo è stato aggiornato e modificato, grazie soprattutto alla gentilissima Kasumi, che è intervenuta nella traduzione.


    (1) In originale dice "Whipping around", che significa far scattare la testa freneticamente di qua e di là, per capire dove si trova.
    (2) In originale è scritto "A small heart charm". E' una catenella che alla fine ha un portaforuna o amuleto a forma di piccolo cuore. (*Grazie Kasumi*)
    (3) Ho lasciato questo, e anche gli altri appellativi che sarenno usati in seguito da Klaus, volutamente in inglese. Scelta stilistica.
    (4) Per questo particolare, l'Autrice fornisce una spiegazione. Il motivo per cui il sangue di Caroline ha un gusto così particolare per Klaus è perché lei viene dai fururo. In pratica è come se qualcuno, andando indietro nel tempo, portasse con sé un cheeseburger. Ovviamente lascerà l'altro molto impressionato. Lo stesso principio si applica al sangue di Caroline. Perché ha un sapore diverso da tutto ciò che hanno in quel periodo di tempo.
    (5) Sul dizionario on-line dice che è 'a private or upper chamber in a medieval English house' Cioè, una stanza privata in una casa medioevale inglese. (Prima l'avevo tradotto come "solare")


    Per conlcudere, vi consiglio di seguire questa grandissima autrice anche su Tumblr (registrata come Hybrislovelies) perchè ci sono varie interessanti immagini di questa storia.
    A presto,
    Tinotina

    Ritorna all'indice

    Capitolo 2
    *** Capitolo 2 ***

    Capitolo 2



    Tempo dopo, Caroline si raccolse da terra. Si concesse un'ora buona di pianto e autocommiserazione prima di decidere di alzarsi e andare avanti. Un'altra domestica entrò e la informò del programma della cena di quella sera e che Lord Klaus l'aspettava. Lord Klaus.

    Caroline alzò gli occhi alla richiesta, come se avesse una scelta. Doveva mangiare, dopotutto.

    I suoi occhi scattarono di nuovo al vestito. Era davvero molto carino. Lungo, di velluto verde, con rifiniture in oro lungo tutto il corpetto; le maniche le calzavano come un guanto e il vestito stingeva stretto il suo corpo.

    Se lo mise su e roteò, girando con l'abito indosso, lasciando che le gonne svolazzassero attorno ai suoi piedi.

    Una piccola risata le sfuggì dalle labbra.

    Era tutto un po' surreale. Era in una torre, in un castello, e indossava un abito ricco come se fosse una principessa delle fiabe. Allora,dove era il suo cavaliere in armatura splendente per salvarla dalla bestia?

    C'era un piccolo specchio sul tavolo vicino al suo letto e lei cerco di specchiarsi. Non era sicura di come apparisse; lo specchio non era abbastanza grande per ottenere l'effetto intero.

    Seriamente, come avevano fatto le donne medievali a sopravvivere senza uno specchio a figura intera?

    Ma poi si rese conto che non poteva accettare abiti da Klaus. Chi diavolo pensava che fosse?

    Tornò verso il letto, dove aveva lasciato i suoi vestiti, e si tolse l'abito, appallottolandolo e lanciandolo in un angolo. Scivolò di nuovo nella sua t-shirt e nei suoi jeans. Dopodiché svuotò le tasche e contò le sue risorse. Oltre ai suoi vestiti aveva il suo cellulare, un burro cacao alla ciliegia e cinquanta centesimi. Prese il suo burro cacao e se lo passò sulle labbra. La batteria del suo telefono era in via di esaurimento, non che avesse alcun servizio nel quattordicesimo secolo o chissà cos'altro. Premette sul pulsante di accensione, il telefono suonò e si spense.

    Sentì bussare ancora alla porta: era stata convocata a cena, questa volta da un domestico di sesso maschile.

    Lei raccolse le sue cose e le mise sotto al letto, controllando che il pugnale fosse al sicuro e nascosto dentro i suoi stivali. L'uomo le diede un'occhiata strana non appena apparve sulla porta, ma non disse nulla.


    Quando arrivò nella sala da pranzo vide un lungo tavolo di legno che si estendeva lungo tutta la grande sala.

    Un intero banchetto era stato disposto sopra una ricca tovaglia viola; frutta e pane e diversi tipi di torte. C'era anche una distesa di salumi e formaggi.

    Notò che su ogni sedia di legno era stato inciso un proprio ornato particolare. Alcune raffiguravano montagne o animali. Klaus sedeva a capotavola, su quella che sembrava essere la più grande di tutte le sedie. Alla sua destra c'era un altro uomo. Le ci volle qualche istante per realizzare che era Elijah, il fratello di Klaus.

    Non aveva mai avuto un'interazione con quell'uomo indietro nel presente – futuro – qualunque cosa fosse; ma Elena aveva sempre detto che c'era qualcosa in lui. Anche se lei non aveva mai specificato che cosa fosse quel qualcosa.

    Klaus sorrise mentre lei entrò, indicando la sedia alla sua sinistra. Era stata incisa con delicate vigne e rose, i dettagli erano così belli che sembrava quasi che le piante fossero reali.

    Caroline sporse il mento e si avvicinò ai due vampiri originali senza battere ciglio, prendendo il suo posto accanto a Klaus.

    « Buona sera, Caroline. Il vestito che ti ho mandato non era di tuo gusto? » chiese Klaus con aria di sufficienza.

    « No », rispose lei, « andava bene. »

    « Beh, io avevo sperato che lo indossassi. »

    Caroline gli rivolse un sorriso amaro. « Beh, non possiamo sempre ottenere ciò che vogliamo, giusto? »

    Klaus restituì allo sguardo di lei uno dei suoi e chiamò uno dei servi che stavano in piedi contro il muro. Il piccolo uomo si fece avanti; Caroline notò che le sue mani tremavano un po'. « Vorrebbe un po' di vino? »

    Lei annuì e l'uomo versò un po 'di liquido rosso nella coppa d'oro di fronte a lei. Caroline non sapeva molto di storia ma supponeva, dalle dimensioni della cena, dalla finezza dei piatti e dei bicchieri e dal mobilio lavorato, che Klaus e la sua famiglia erano ricchi.

    « Elijah, permettimi di presentarti Caroline Forbes », disse, indicandola con la mano, « Caroline, questo è mio fratello Elijah. »

    Elijah le fece un cenno, educatamente. « È un piacere conoscerti, Caroline. Buon per te esserti unita a noi. »

    Caroline sorrise in risposta e annuì. Era interessante vedere come Elijha sembrava fingere che era tutto tranne che una prigioniera in casa sua.

    Lei colse l'espressione di Klaus con la coda dell'occhio. Il suo solito sorriso ancora al suo posto mentre alzava la coppa. Rapidamente distolse lo sguardo e sollevò la coppa alle labbra. Il vino aveva un sapore dolce. Il sapore era ricco e legnoso, con note di lampone e...

    « Sangue? » disse, abbassando la tazza sul tavolo.

    « Si, love. Ho pensato che, dato che sei un vampiro, ti sarebbe piaciuto un drink con un po' di calcio in più. »

    Mentre parlava un altro servo entrò, con due donne dietro di lui. « La cena è servita, miei signori. »

    A Caroline le ci vollero un paio di secondi per capire che la “cena” erano le sue ragazze.

    Sembravano giovani, forse quindicenni, e si accorse che avevano segni di morsi lungo tutti i loro bracci; le ragazze si sollevarono le maniche e si misero intorno al tavolo.

    Allo stesso tempo si rese conto di qualcos'altro. Non c'era nessun ospedale con sacche di sangue in attesa di essere rubato. E non poteva uscire fuori a caccia. “Direttamente dal rubinetto”: sarebbe stato il suo unico mezzo di nutrimento.

    Guardò Klaus ed Elijah. Entrambi gli uomini stavano bevendo dalla stessa ragazza, da cui avevano preso il polso. Era sana? O a loro non importava nemmeno?

    Caroline guardò la ragazza. Lei sbatté le palpebre a Caroline, i suoi occhi già carichi di costrizione, in attesa di essere morsa. Caroline prese la ragazza per mano e si alzò, facendosi strada fuori dalla stanza.

    « Dove pensi di andare? » disse Klaus, allontanandosi dal suo pasto.

    Caroline si girò di scatto, giusto in tempo per rispondergli. « Preferisco mangiare nella mia camera. Grazie mille. »

    Prima che potesse dire qualcosa di più, Caroline tirò fuori la ragazza dalla sala da pranzo e la portò in fondo al corridoio. All'esterno il sole stava tramontando; Caroline calcolò che fosse abbastanza sicuro per lei avventurarsi fuori. Trovò subito una porta che conduceva all'esterno e vi sgattaiolò dentro.

    Di fronte a lei c'era la ragazza, trattenuta per le braccia in modo da tenerla ferma. Chiaramente era debole per la continua perdita di sangue. Caroline morse il suo polso proprio e le offrì il suo sangue ma la ragazzina scosse il capo, in segno di rifiuto.

    « Non posso, diventerei una di voi », rispose lei, con la voce piena di paura.

    « Ti hanno rapito? » le chiese Caroline.

    Lei scosse la testa di nuovo. « La mia famiglia è povera e avevano bisogno di soldi. »

    Caroline capì. Lei era pagata come qualsiasi altro domestico della casa. Tranne per il fatto che il suo lavoro le stava costando molto più di chiunque altro.

    Guardò la ragazza. Così giovane, così innocente. Era ingiusto.

    Le pupille di Caroline si dilatarono e la sua voce scese di un'ottava mentre parlava. « Scapperai da questa casa e non tornerai indietro. Non ricorderai che ci sono vampiri qui. Troverai un altro tipo di lavoro ma non tornerai mai più in questo luogo. »

    La ragazza annui e sbatté le palpebre a Caroline. Presto così come era venuta, ansimò e iniziò a correre per la sua vita. Caroline vide come la figura della giovane serva si faceva sempre più piccola mano a mano che si allontanava. Sperò che la ragazza sarebbe stata bene.

    « L'hai condannata a morte, lo sai. »

    Caroline si voltò di scatto. Klaus era lì, appoggiato alla porta.

    Uscì fuori e camminò verso di lei. Un rivolo di sangue gli sporcava un angolo della bocca. Lo tolse, leccandosi il pollice mentre si fermava di fronte a lei.

    « Meglio che permetterti di prosciugarle la vita », rispose Caroline, incrociando le braccia.

    « Costance, così si chiamava, ha vissuto e lavorato qui per molti mesi », le disse. « Era venuta da noi chiedendo un lavoro, in modo da salvare la madre e il fratello. Vedi, il padre era appena morto. » Caroline aprì la bocca per ribattere ,a Klaus la interruppe e continuò. « Ora che l'hai rimandata a casa sua, senza un lavoro, anche se sopravvive nella foresta, la sua famiglia ritornerà ad essere povera e affamata entro un mese. »

    Caroline chiuse la bocca e abbassò lo sguardo a terra. Non ci aveva pensato. Permetterle di fuggire le era sembrata la soluzione migliore, piuttosto che continuare ad essere il rifornimento di cibo per i vampiri.

    « Ho solo pensato... »

    « Che cosa? Che le stavi facendo un favore? »

    In lontananza Caroline udì un grido agghiacciante. Si ritrasse al suono. Klaus si avvicino alle sue spalle; poteva sentire il suo petto premere contro la sua schiena.

    « Ci sono molti vampiri non civilizzati là fuori », sussurrò contro la sua testa. « Lupi mannari e predatori della foresta. Questo castello è sicuro perché io l'ho reso tale. »

    Klaus le afferrò il polso e la voltò, portandola di fronte a lui. Lei rimase a bocca aperta allo sguardo impresso nel suo volto. I suoi occhi erano neri come il carbone e i suoi denti erano in mostra.

    Cercò di ingoiare la sua paura, guardando ovunque tranne che i suoi occhi.

    « Non amo essere ridicolizzato all'interno della mia casa. Fai ancora qualcosa del genere e credimi, sarà l'ultima cosa che farai. »

    Con questo, lui la gettò via. Caroline barcollò all'indietro, cercando di riprendere fiato.

    Le parve di sentire un grido proveniente da lontano. Ma non ne poteva essere sicura.



    ***



    Klaus tornò nella sala da pranzo. Era sicuro che Caroline sarebbe andata dritta nella sua camera dopo la conversazione che avevano appena avuto. Aveva visto la paura nei suoi occhi quando aveva guardato nei suoi, neri come la morte e freddi, pieni di rabbia.

    Si era sentito avvolgere via da lei con impeto non appena il suo corpo venne compresso contro il suo.

    Allontanò questa sensazione dalla sua mente. Non aveva bisogno di pensare a niente di lei che veniva premuto contro si lui

    « Ha certamente dello spirito », disse Elijah mentre Klaus lo raggiungeva.
    « Troppo », rispose Klaus bevendo il resto del suo vino. « Ha bisogno di imparare qual è il suo posto. »
    « Qual è il punto che se hai intenzione di ucciderla? »
    Klaus gettò suo fratello uno sguardo tagliente. « Non giocare con me Elijah. »

    Elijah alzò una mano in segno di resa e tornò al suo pasto serale, o comunque all'effettiva porzione di cibo.

    Guardò suo fratello mentre cenava.

    Klaus si sentiva impaziente. Aveva bisogno di sapere chi fosse Caroline e ne aveva bisogno subito.

    I fatti interessanti su di lei continuavano a crescere. Non aveva mai incontrato un vampiro che non bevesse sangue umano. Nei suoi cento anni non aveva mai sentito parlare id una cosa del genere. C'erano molti vampiri che, subito dopo la loro trasformazione, avevano avuto questioni morali sul prendere la vita umana, ma la superavano presto e cedevano alla sete di sangue.

    Si versò un altro calice di vino e bevve, prima di allontanarsi dal tavolo.

    « Dove stai andando? » gli chiese Elijah.

    « La cena è rovinata. Mi ritiro presto, stasera. » disse prima di uscire dalla sala.



    ***



    Il giorno dopo, Caroline era diretta al Grill per il pranzo. Era lì per incontrare Elena – o forse era Bonnie? Per qualche strana ragione non riusciva a ricordarselo. Si strinse nelle spalle mentre camminava, attraversando le porte e entrando nel ristorante. C'era una insolita lucentezza all'interno.

    La luce che fluiva attraverso le finestre sembrava quasi eterea. Lei sorrise, canticchiando tra sé, sentendosi leggera come una piuma.

    Bonnie era in un angolo, e si agitava freneticamente verso di lei.

    Così era Bonnie che doveva incontrare. Certo, ora si ricordava. Quasi.

    Si avvicinò e si sedette di fronte alla sua amica. Bonnie sembrava in preda al panico.

    « Che cosa succede, Bon? »

    « Non pensavo che avrebbe funzionato e invece è successo! » replicò la sua amica. « Non so per quanto tempo posso mantenere questa connessione. »

    Caroline inclinò la testa. « Di che cosa stai parlando? »

    « Sono nel tuo sogno, Caroline. Tutto questo sta accadendo nella tua testa. »

    Come Bonnie parlò, Caroline sprofondò nella sua sedia; il sentimento luminoso e arioso stava scomparendo a poco a un poco. Diede un'occhiata all'interno del ristorante e notò che erano le uniche due persone lì. Nemmeno Matt o uno qualsiasi degli altri camerieri erano lì intorno. Bonnie afferrò la mano di Caroline riportando l'attenzione della vampira bionda su lei.

    « Come ho detto, sto tenendo questa connessione attraverso lo spazio e il tempo; non so quanto tempo abbiamo. »

    « Stai iniziano a sembrare un personaggio di Doctor Who. » replicò Caroline.

    « Ascolta, Care, so che stai dormendo, quindi sei un po' annebbiata. Ma ho bisogno che tu provi a dirmi che cosa sta succedendo. »

    Caroline fece un respiro profondo e provò a riordinare il suo cervello, attraverso la foschia. Ricordava Bonnie ed Elena e la seduta spiritica, di essersi svegliata nella foresta, di come Klaus l'aveva trovata, il suo castello, Elijah, la ragazza e il suo sangue, quel grido orribile.

    Caroline sentì una scossa improvvisa, come se la realtà l'avesse investita come un camion. Il sogno cominciò a traballare un po' e Bonnie l'afferrò con una stretta per sorreggerla.

    « Wow, facile », disse. « Mi puoi dire cosa sta succedendo? Stai bene? »

    « Sì, sto bene. Per ora », rispose Caroline. Non la poteva aiutare suonare un po' tetra. Era stata una solo una giornata, dopo tutto.

    « Cosa è successo? Hai trovato Klaus? »

    « Si. Beh, lui ha trovato me. Mi trovo nel 1400, nel suo castello in questo momento. Bonnie, cosa devo fare? Come faccio a tornare al presente? »

    Gli occhi di Bonnie guizzarono via per un momento, nervosamente, e Caroline si rese conto che la sua amica non aveva nessuna buona notizia da condividere.

    « Non lo so. Dovrai trovare un'altra strega che potrebbe invertire l'incantesimo. O crearne uno nuovo per te. Credevo che sarei venuta con te, non so perché non ha funzionato per me. Non so cosa ho sbagliato. »

    « Sto iniziando a pensare che questo non è stato un grande piano », mormorò Caroline.

    « Penso che tu abbia ragione », concordò Bonnie. « Il che mi porta alla prossima notizia. Devi stare attenta, Caroline. Bisogna fare attenzione a quali eventi cambi nel passato. Se fosse qualcosa di veramente grande, potresti fare a pezzi il tempo. »

    « Fare a pezzi il tempo? Ok, sul serio. Niente più BBC! »

    « Dico sul serio, Caroline! »

    « Lo so, ok! Stai andando fuori di testa! »

    « Scusa », disse Bonnie. « Le emozioni si intensificano quando sei in un sogno. Ma te lo prometto. Proverò a risolvere questo problema. Per adesso, dimentica di uccidere Klaus. Cerca solo di mantenerti al sicuro. E trova una strega di cui puoi fidarti, se ci riesci. »

    « Si, è più facile a dirsi che a farsi. »

    « Mi dispiace così tanto », ripeté Bonnie

    Caroline strinse la mano dell'amica e tentò di farle un sorriso ottimista. « Va tutto bene, Bon, davvero. Non è colpa tua. Inoltre, sono sicura che siamo stati in situazioni con molte meno speranze di questa. »

    « Si », rispose Bonnie, poco convinta.

    « Damon ha già capito che cosa abbiamo fatto? »

    « Oh, si! E si è veramente arrabbiato. » Caroline rise al pensiero della possibile reazione di Damon quando aveva finalmente scoperto del loro piano. Era un tale idiota accondiscendente.

    « Oh, ancora una cosa prima che... »



    Caroline si svegliò improvvisamente. Poteva ancora sentire il peso della mano fantasma di Bonnie nella sua. Era come se fossero state fatte a pezzi. Sentiva una forte puntura nella parte inferiore della sua gamba.

    Abbassò lo sguardo e vide che il suo polpaccio pendeva fuori dalla coperta di pelliccia marrone, esposto al sole, e Klaus non le aveva ancora restituito il suo anello solare.

    La sua carne sfrigolava e lei corse ad afferrarsi la gamba, potandosela indietro con un sibilo; stringendosi contro la testata del letto e abbracciandosi le ginocchia. Aveva davvero bisogno di avere indietro il suo anello.

    Questo poteva andare solo nella lista delle altre cose che doveva fare. Non venire uccisa, trovare il modo di tornare a casa e, oh, cercare di non rovinare tutta la storia mentre era lì.

    Caroline emise un lungo ed esausto sospiro. Tutto quello che voleva era ritornare sotto le coperte e bloccare tutto e tutti.

    Un bussare incessante alla sua porta le impediva di farlo. Stava per chiedere loro di entrare, quando si ricordò che la scorsa notte Klaus l'aveva fermata e rinchiusa di nuovo. Solo lui poteva aprire la porta.

    Si lamentò interiormente; non voleva vederlo come prima cosa, al mattino.

    La porta si aprì rivelando Elijah, al posto di Klaus.

    « Buon giorno, Caroline. Hai dormito bene? » la salutò, entrando nella stanza.

    Elijah aveva un sorriso caldo e occhi gentili. Sembrava così diverso dall'uomo che aveva incontrato nel suo presente. Forse era questo l'uomo che Elena aveva visto, in profondità. « Ho pensato che avessi fame, dato che non hai mangiato ieri sera », continuò, presentandole un piatto di frutta e pane ed un calice riempito di sangue. Caroline sentì le vene sotto i suoi occhi risvegliarsi sopra le sue guance, al profumo del sangue. Stava morendo di fame.

    « Quale ragazza innocente è stata prosciugata per questo? » chiese ironicamente Caroline.

    « E' di animale, in realtà. Ho pensato che non saresti stata così avversa a bere sangue animale come lo sembri nei confronti di quello umano. »

    Caroline prese il calice e il piatto di cibo dalle mani di lui. Fece subito un lungo sorso, lasciando che il ricco liquido rosso scivolasse dentro nella sua bocca.
    Elijah stava lì in silenzio, a guardarla mangiare. Lei si sentì un po' male, ripensando a come l'aveva aggredito con il suo sarcasmo di prima. Lui l'aveva colta alla sprovvista con la sua premura.

    « Grazie », disse mentre finiva il suo sangue e afferrava un panino all'interno dal piatto.

    « Prego », disse Elijah « So che ti sei limitata a rimanere chiusa qui dentro, così ho pensato che ti avrebbe fatto piacere una visita del castello oggi. »

    Caroline si mosse a disagio, ricordandosi del suo anello rubato.

    Considerò l'offerta di Elijah per un momento. Poteva essere bello avere qualcos'altro da fare, oltre a rimanere seduta nella stanza tutto il giorno, evitare la luce del sole, e sguazzare nella commiserazione. Gli rivolse un sorriso e accettò il suo invito.

    « Suona bene. »

    « Fantastico. Tornerò tra mezz'ora, dopo che avrai avuto occasione di fare colazione e di cambiarti. » Gli occhi di Elijah corsero all'abito verde che Caroline aveva gettato nell'angolo la sera prima.

    « Non ho intenzione di accettare quel vestito da lui », sostenne lei. « Klaus può trattare con quello. »

    Elijah sorrise consapevole, ammirando la sua ostinazione. « Mio fratello non è un uomo temperato. E tu hai già messo la sua pazienza già abbastanza alla prova. Ti suggerisco di indossare l'abito e di essere grata per questo. »

    Caroline non mancò di notare la sottile minaccia nelle sue parole. Con questo, lui la lasciò nella stanza per godere ciò che restava della sua colazione.



    ***



    « Così dici che il suo sangue ha un sapore strano? »

    « Sì », rispose Klaus. « Non riesco a descriverlo. »

    « Interessante », disse Gretchen, tamburellando con le dita.

    Klaus si era alzato presto ed era andato nel bosco per parlare con la sua strega più fidata. Aveva conosciuto Gretchen cento anni prima. La strega di colore aveva probabilmente sui 120 anni, ma il suo aspetto dimostrava una donna di appena 40 anni.

    « C'è una qualche possibilità che tu possa portarmene un campione? »

    Klaus ci pensò su. Immaginò di spingere Caroline verso il basso, i suoi capelli biondi diffusi sul cuscino di seta; di premere su di lei, affondando i denti nel suo collo e assaggiandola ancora una volta. Penso a lei mentre si contorceva contro di lui; i suoi gemiti che riempivano l'aria mentre beveva il suo sangue squisito. Le sue mani che correvano lungo la sua schiena, le unghie che gli graffiavano la pelle mentre implorava pietà.

    « Non c'è bisogno di diventare troppo eccitato », disse Gretchen, tirandolo fuori dalla sua piccola fantasia, un sopracciglio sottile sollevato verso di lui, scherzosamente.

    Klaus aggrottò la fronte verso lei, non sapendo se era più sconvolto per essere stato tolto dal suo sogno ad occhi aperti o il fatto che si era verificato, in primo luogo. Gretchen ridacchiò in risposta e si avvicinò al suo scaffale, tirando fuori alcuni volumi e mettendoli sul suo piccolo tavolo di legno.

    « Consulterò i grimori, tu prendi il sangue, e vedremo dove ci porta », disse. « Anche s non capisco perché non soggioghi la ragazza per ottenere le risposte. »

    « Beve verbena. » rispose Klaus.

    « Verbena? È venuta preparata. »

    Klaus annuì. « Non mi sento molto paziente. »

    « Più velocemente mi porterai il sangue, più velocemente posso darti delle risposte. »

    Klaus sorrise, sporgendosi verso la strega. « Vedrò di fare presto allora. »



    ***



    Elijah ritornò esattamente quando disse che l'avrebbe fatto. Caroline poteva dire che lui era molto contento che lei avesse indossato il vestito, dopo tutto. Non era poi così male. In realtà se fosse venuto da qualcun altro, sarebbe stato carino.

    Elijah l'accompagnò in giro per il castello, che era abbastanza grande; più grande di quello che Caroline aveva originariamente pensato, e le aveva raccontato della storia dell'architettura e dei vari pezzi d'arte che erano appesi alle pareti. Lui era molto attento ad aiutarla ad evitare le macchie con una luce solare troppo forte.

    Notò che il casello era un luogo piuttosto tranquillo. Passavano solamente una cameriera o un servo occasionali, mantenendo i loro sguardi bassi non appena Elijah o Caroline camminavano vicino a loro.

    « Tu e Klaus siete le uniche persone a vivere qui? » chiese Caroline.

    Elijah aprì la bocca per rispondere, ma poi si fermò; sembrava stesse riformulando la sua risposta prima di tentare di parlare di nuovo. « Con l'eccezione di alcuni domestici soggiogati, sì, siamo solo io e mio fratello. Klaus preferisce non lasciare che altri vampiri restino nella nostra casa a tempo indeterminato. »

    Caroline annuì, pensierosa. Non era sicura se lei rappresentasse l'eccezione o la regola, in questo caso. Klaus le aveva detto che l'avrebbe uccisa, alla fine. Ma per adesso era viva ed è su quello che avrebbe dovuto concentrarsi.

    « È un peccato che non posso mostrarti i giardini. Klaus ha acquistato una vasta collezione di sculture », si lamentò Elijah mentre apriva la porta di un'altra stanza. « Questa, comunque, è un'alta impresa di mio fratello. L'armeria. »

    Le porte di girarono sui cardini ed Elijah tese il braccio, invitando Caroline nella stanza.

    Lo spazio era scarso; l'unica illuminazione proveniva da alcune alte finestre. Ovviamente nessuno veniva in questa stanza molto spesso.

    Granelli di polvere turbinavano nell'aria e ballavano nei sottili fasci di luce. Le pareti erano rivestite da scudi, spade e molte altre armi. Ognuna di esse era decorata con diversi simboli di casate. Caroline si meravigliò alla vista di tutto l'acciaio e l'argento. Non aveva mai visto una vera spada così da vicino.

    « Abbiamo chiamato questo posto “l'armeria” solo per scherzo », spiegò Elijah. « A Klaus piace tenere i suoi souvenir. »

    Caroline rise, le sue si muovevano leggermente su e giù. « Klaus è abbastanza collezionista, non è vero? »

    Elijah inclinò la testa, in segno di affermazione. Proprio in quel momento uno dei servi entrò nella stanza. L'uomo sussurrò qualcosa all'orecchio di Elijah che Caroline non riuscì a capire. Il vampiro annuì e mandò via il domestico.

    « Perdonami. Se vuoi scusarmi, c'è qualcosa di cui mi devo occupare. Confido che tu possa trovare la strada per tornare nella tua stanza? »

    Caroline inarcò le sopracciglia per la sorpresa. « Non hai paura che possa scappare? »

    « È giorno. Non potrai andare lontano. »

    Caroline non riuscì a fare a meno di ridere e di concordare con lui. Elijah le fece un inchino cortese, prima di uscire dall'armeria.



    Lei si girò intorno, passando vicino ai muri e notando una lunga spada. La lama in acciaio era spessa e appariva fredda sul muro. Al tempo stesso sembrava potente e pesante, ma anche vecchia e usurata. Il metallo annerito che poteva aver brillato una volta alla luce del sole, era ormai deperito, inutilizzato nel buio.

    Notò che sulla lama c'era una scritta.

    Caroline fece un passo più vicino e socchiuse gli occhi, cercando di distinguere le parole. Era scritto in latino.

    Lesse le parole ad alta voce.

    « Numquam ignavi vincunt. »

    « Giammai i codardi vincono. » disse una voce dietro di lei.

    Caroline colse al volo il suono. Si girò rapidamente e vide Klaus appoggiato al muro dietro di lei, nascondendosi nell'ombra, al riparo dalla luce.
    « Questo è uno dei miei preferiti », disse facendo un passo verso di lei, indicando la spada. « Su questa ce n'è un altro. »

    Klaus andò più avanti, seguendo il muro e si fermò di fronte a un'altra spada. Caroline si avvicinò a lui, fermandosi di fronte alla parete. Questa spada era un po' più brillante rispetto alle altre; non appariva così usurata. Il bordo era macchiato debolmente rosso. Anche questo aveva una scritta in latino.

    « Vincere aut mori », lesse Caroline. Inciampò un po' nelle parole. Ovviamente nessuno parlava latino a Mystic Falls, nel 2012.

    « Vincere o morire », tradusse Klaus.

    « Sembra che tutte parlino di conquista », scherzò Caroline, guardano ancora la spada.

    « Si », disse Klaus. « Gli umani sono molto avidi. Sempre a tentare di far avanzare la loro posizione sociale, di aumentare le loro ricchezze. »

    « Suona come un giudizio ipocrita, detto da te. »

    Klaus allora la guardò. « Che cosa vuoi dire? »

    Caroline si voltò verso di lui, i suoi occhi incontrarono quelli di lui. « Parli di come gli esseri umani siano avidi ma anche tu prende quello che vuoi. Senza fare domande. »

    Klaus inclinò la testa verso di lei. « Fai solo delle supposizioni. »

    « Mi sbaglio? » ribatté lei.

    Klaus aggrottò la fronte e ignorò la sua replica. « Qui c'è n'è un'altra che preferisco », disse, cambiando argomento.

    Si avvicinò alla fine della stanza, verso un'altra spada. Quest'ultima era persino più grande delle altre. Brillava e a differenza delle altre aveva un'elsa d'oro scintillante, modellata a forma di testa di lupo.

    « È bellissima », disse Caroline, osservando i delicati dettagli sulla testa del lupo e i rubini che erano stati collocati lì dove dovevano esserci gli occhi.

    « Leggi l'iscrizione. »

    Caroline non dovette socchiudere gli occhi per leggere questa. Le lettere erano perfettamente preservate. « Sed omnes una manet nox. »

    « Ma una notte attende tutti noi », disse Klaus.

    Caroline considerò le parole. « Questa è diversa dalle altre. Non parla di conquista. »

    « No, niente conquista », ripeté Klaus.

    « Hai ucciso questi uomini? »

    Klaus scosse la testa. « No, ho dato a tutti loro una scelta: trasformarsi o morire. Tutti loro hanno scelto di trasformarsi, tranne questo. Quando ho scoperto l'iscrizione su questa spada ho pensato che calzava a pennello. »

    « Che cosa significa? »

    Klaus guardò la spada, tracciando leggermente le lettere con la punta delle dita. « Si riferisce alla notte che verrà per tutte le creature viventi … eccetto che per i vampiri. »

    Dopo un momento, Caroline disse: « Intendi dire la morte. »

    « Sì, la morte. Alcune persone la temono più di ogni altra cosa. Le piaghe, la vecchiaia e la morte precoce. Il fatto che qualsiasi momento potrebbe essere l'ultimo. Cercano la vita eterna ovunque la si possa trovare. Ho anche visto uomini coraggiosi vivere, lottare e uccidere, ma di fronte alla propria morte, correvano via urlando. Ma quest'uomo... quest'uomo era veramente coraggioso. Ha affrontato la morte e l'ha accettata senza paura. »

    Caroline vide la luce e le ombre al di là del suo volto. Lo poteva vedere ricordare che cosa era accaduto quando aveva presto la vita di quest'uomo.

    Senza dubbio Klaus aveva ucciso centinaio di persone nel corso della sua esistenza, ma si ricordava di alcuni di loro. Di quest'uomo specialmente.

    Quando lo guardò ammirare la spada, vide che c'era ammirazione e un po' di rimpianto.

    Non rammarico per l'uccisione, ma per qualcos'altro.

    Tuttavia, lei comprese anche che stava avendo una conversazione completamente normale con il suo più grande nemico.

    « Ho sempre pensato che sarebbe stato bello imparare a tirare di scherma », disse Caroline, « ma credevo che fosse una cosa da ragazzi quando ero piccola, così non l'ho mai ammesso. »

    « Potrei insegnarti io » si offrì Klaus.

    Caroline gli fece uno sguardo strano. « Ma come? Adesso? »

    « Hai qualcosa di più urgente da fare? » scherzò Klaus.

    Caroline non ebbe l'opportunità di rispondere. Klaus si era voltato, diretto verso l'altro lato della stanza. Tirò giù due piccole spade dalla parete e ne gettò una a Caroline.

    La ragazza fu presa dal panico solo per un secondo, prima di raggiungere la spada e catturarne l'elsa. Un piccolo sospiro di sollievo uscì dalle sue labbra.

    Klaus camminava verso il centro della stanza, dondolando abilmente la sua spanda da un lato e dall'altro.

    Che sbruffone, pensò.

    Caroline gli lanciò uno sguardo arrogante e si mise di fronte a lui, stingendo la propria arma, in posizione di tiro.

    « Prima lezione, love. Non stringerla con entrambe le mani. »

    Caroline sorrise e lasciò cadere la mano sinistra. Cercò di pensare al modo di combattere con la spada che aveva sempre visto nei film. Le loro gambe divaricate, gli affondi leggermente in avanti, sempre sui loro piedi, una mano tesa dietro per l'equilibrio.

    Caroline cercò di imitare ciò che aveva potuto immaginare nella sua mente. Klaus era di fronte a lei, la spada stesa e in posizione.

    Caroline alzò un po' il sopracciglio e lui ridacchiò di lei.

    « Non male finora ma... » e con questo si lanciò su di lei, a velocità da vampiro.

    Caroline schioccò goffamente la sua spada contro quella di lui, il fragore dell'acciaio fu forte e il suono rimbalzò sulle pareti.

    « È importante che la spada è come un'estensione del tuo braccio », l'istruì Klaus, gettando un altro attacco; Caroline lo bloccò appena in tempo.

    Avanzò su di lei mentre la ragazza si girava di scatto.

    Klaus fece un affondo e gridò diverse istruzioni; Caroline faceva del suo meglio per tenere il passo. I suoi sensi di vampiro andavano sicuramente in suo aiuto, in nessun altro modo avrebbe potuto essere questo agile e coordinata nel suo primo tentativo.
    « Guarda i miei occhi », le disse Klaus. « Gli occhi non mentono. »

    Caroline annuì e poi si lanciò in avanti, senza aspettare lui per attaccare, questa volta. Stava guardando i suoi occhi e vide la sorpresa dentro di loro, non appena lui parò il suo contrattacco.

    Si giravano introno a vicenda, l'acciaio baciava l'acciaio, mentre continuavano a combattere.

    Caroline rise trionfante mentre riuscì ad affondare in in avanti e a schioccare abilmente uno dei bottoni dalla camicia di Klaus con la punta della sua spada.

    « Credo di essere una spadaccina migliore di quanto pensassi », si vantò mentre Klaus abbassò lo sguardo alla sua camicia aperta.

    « Non vorrei sembrare arrogante, sweetheart », disse Klaus. « Ci sto andando piano dato che è la tua prima volta. »

    Caroline gettò la testa all'indietro e rise. « Non c'è bisogno di fare con calma con me. Vai avanti e mostrami tutti quello che sai fare. »

    Le labbra di Klaus si attorcigliarono in un ghigno malvagio. Tirò fuori la lingua e si leccò le labbra

    mentre la sosteneva leggermente, fissandola.

    Caroline rimase sui suoi piedi, aspettando che lui facesse affondo in avanti; guardando i suoi occhi, i suoi fianchi, i suoi piedi per scovare una qualsiasi indicazione in modo da capire in quale direzione sarebbe andato.

    Si circondavano a vicenda, predatore contro predatore; i loro passi leggeri segnavano i secondi che passavano mentre uno aspettava la mossa dell'altro. Caroline socchiuse gli occhi, esortandolo a farsi avanti, ma Klaus rimase dov'era, sfidandola a fare la prima mossa.

    Gli occhi di Klaus saettarono a destra e Caroline seguì il suo sguardo, pentendosene immediatamente, poiché lui l'attaccò a sinistra e le tagliò la mancia del vestito. Il tessuto scivolò giù dal braccio e volò a terra. La mandibola di Caroline si spalancò mentre Klaus sorrise, facendo una scrollata di spalle.

    « Tanto quel vestito non ti piaceva. »

    Caroline storse la bocca e si lanciò contro di lui. Niente più “Miss Vampira Gentile”.

    Le loro spade si scontrarono in una tempesta di metallo.

    Caroline attaccava furiosamente, mentre Klaus la infiammava con insulti e prese in giro. La sua lama scattò e lo ferì sul petto. Un piccolo taglio apparve sul suo torace, il sangue bagnò la camicia bianca. I suoi occhi corsero fino a Caroline, tutta la sfrontatezza prima era andate via, e lei gli fece una scrollata di spalle.

    Dunque erano ancora lì. Ad una furiosa danza di metallo.

    Klaus si lanciò in avanti e colpì Caroline allo stomaco, strappando il corsetto del suo vestito e tagliando la sua pelle.

    Lei abbassò lo sguardo per un momento per vedere la ferita cominciare a sanguinare e poi la sua pelle assemblarsi, prima di attaccare nuovamente.

    Le loro lame si aggrovigliarono e si intrecciarono così come i loro passi, gli uni negli altri. In quel preciso momento, le gambe di Caroline si ingarbugliarono nel suo vestito e lei cadde in avanti; la sua spada le volò via di mano, il suo corpo puntato dritto verso la fine, in direzione della spada di Klaus.

    Sapeva che non l'avrebbe uccisa, ma strinse i denti e si preparò al dolore, chiudendo gli occhi.

    Passarono un paio di momenti prima che Caroline si rendesse conto che invece di cadere sulla spada, era sospesa in aria, sopra il pavimento, avvolta dalle braccia di Klaus.

    Lui aveva gettato via la sua spada, afferrandola velocemente. Lei afferrò i suoi bicipiti, sentiva i muscoli in tensione sotto le sue dita, mentre lentamente apriva gli occhi, uno alla volta.

    Il viso di Klaus aleggiava sopra il suo, i suoi occhi color azzurro-grigio scorrevano intorno al suo volto. L'aria sembrava pungere attorno a loro mentre Caroline si rese conto che mani di Klaus le premevano sulla spina dorsale, una lunga lungo la sua schiena e l'altra alla base del collo.

    Lei deglutì a fatica, il suo petto ansante mentre cercava di riprendere fiato dal loro combattimento.

    « Magari la prossima volta non chiudere gli occhi, love » disse Klaus, a voce basse.

    Caroline poteva sentire il suo respiro, come un fantasma, attraverso la pelle del suo naso; era così vicino. Annuì debolmente, ancora aggrappata a lui, mentre continuava a stringerla a mezz'aria.

    Klaus si sporse ancor più vicino; accarezzando appena metà del suo viso con il suo naso e Caroline, inconsciamente, inclinò il collo ancora più indietro, facendo uscire un piccolo suono dalla sua gola.

    « Fratello », disse una voce dietro di loro.

    Klaus la fece cadere a terra senza tanti complimenti. Lei colpì il pavimento con un sonoro “oof”, la pietra fredda e dura contro il suo didietro.

    Questo le avrebbe sicuramente lasciato il segno.

    Caroline fissò Klaus, mentre si alzava da terra, ma lui era già girato verso Elijah.

    « Spero di non interrompere », disse Elijah ben consapevole che aveva interrotto qualcosa, « ma c'è qualcosa di importante che richiede la tua attenzione. »

    « Ti seguo », replicò Klaus, mentre si faceva avanti, seguendo Elijah e uscendo dalla stanza senza dare un'altra occhiata a Caroline.



    ***



    Klaus seguì Elijah fuori dall'armeria, mente si dirigevano verso la sua ala del castello. Elijah era silenzioso; qualunque cosa avesse da dire, stava aspettando di raggiungere la privacy del solario di Klaus.

    Mentre continuavano a camminare lungo il corridoio, Klaus fece del suo meglio per togliere Caroline dai suoi pensieri. Una parte di lui era arrabbiata con Elijah per l'intrusione, ma un'altra parte ne era assolutamente grata. Che cosa stava per accadere?

    Si era divertito con Caroline, insegnandole a duellare con la spada. Gli piaceva vedere la sua determinazione e la scintilla nei suoi occhi.

    Non si era tirata indietro neanche per un secondo. Era davvero un talento naturale; non poteva credere che non avesse mai tirato di scherma prima. Ma poi era diventato evidente quando i suoi piedi si erano attorcigliati nel suo vestito, facendola cadere.

    Aveva gettato via la spada con così tanta forza, ma non si era fermato a pensare che in questo modo avrebbe danneggiato per sempre uno dei suoi preziosi trofei. In quel secondo, tutto quello che importava era assicurarsi che Caroline non si facesse male.

    Mentre la stringeva tra le sue braccia, il tempo sembrò fermarsi, giusto per pochi secondi.

    Sentire il peso del suo corpo aveva risvegliato qualcosa in lui. Qualcosa che aveva a lungo sepolto per necessità.

    Ma era il momento sbagliato, il posto sbagliato, la ragazza sbagliata.

    Lei era un suo nemico.

    Lo aveva capito per certo abbastanza presto, e lui sarebbe stato costretto a ucciderla.

    Il suo stomaco si attorcigliò a quel pensiero, ma ancora una volta spinse via quella sensazione.

    Elijah si fermò all'entrata del solare e lo lasciò entrare per primo.

    Klaus aprì la porta e, passando accanto al fratello, si voltò verso di lui per scoprire finalmente che cosa diavolo stesse succedendo.

    « Allora fratello, che notizie hai? »

    « Si tratta di Mikael. Si sta muovendo. Le nostre fonti ci dicono che sta venendo in questa direzione. »

    « Maledizione! » gridò Klaus a se stesso. « Quanto tempo abbiamo prima che metta piede in Inghilterra? »

    Elijah lo guardava solenne. « I miei informatori mi dicono che abbiamo circa una quindicina di giorni. »

    Klaus gemette di nuovo. Quindici giorni. C'erano tre settimane prima della luna piena.

    « Se scopre della doppleganger, sarà la prima cosa che inseguirà », disse Klaus, pensando ad alta voce. « Se altri assassini non sono stati già mandato prima dell'arrivo di Mikael. »

    Klaus si fermò, i suoi occhi si allargarono non appena una nuova teoria gli venne alla mente.

    Caroline.

    E se non fosse stata inviata per uccidere lui, ma per uccidere la doppelganger prima che lui potesse completare il rituale per spezzare la maledizione?

    Questa doppelganger poteva essere la sua ultima possibilità.

    Aveva aspettato secoli. Nulla doveva andare storto.

    Naturalmente Mikael non avrebbe inviato qualcosa di più di Caroline nella tana del leone.

    Lei era bella, forte, seducente. Una distrazione.

    « A cosa stai pensando, fratello? » domandò Elijah.

    Le labbra di Klaus si strinsero in un mezzo sorriso. « Penso che è ora che scopriamo esattamente da dove viene la nostra nuova amica bionda. »



    ***



    Caroline si portò una mano sulla bocca per nascondere il suo respiro.

    Dopo che Elijah e Klaus se ne erano andati, Caroline aveva decido di seguirli per vedere quali segreti si sarebbero scambiati.

    Stava fuori dalla stanza, intenta ad ascoltare i due che discutevano su doppelganger e su qualcuno che si chiamava Mikael.

    Chiunque fosse questo Mikael, era sicuramente un nemico di Klaus e stava anche cercando di impedirgli di rompere la sua maledizione di ibrido. Ma Klaus aveva menzionato il doppelganger.

    L'unico altro doppelganger che sapeva essere nato prima di Elena era Katherine.

    I suoi occhi si spalancarono.

    Oh merda!

    Improvvisamente aveva capito esattamente dove, e in che tempo, si trovava.

    Era nel 1492; giusto qualche tempo prima Klaus aveva incontrato Katherine.

    Elena le aveva raccontato che Elijah le aveva detto che aveva incontrato Katherine nel 1492. Era in quel periodo che era diventata un vampiro.

    Ma questo era tutto quello che sapeva. Non aveva idea di come o del perché Katherine si era trasformata. O cosa esattamente aveva fermato Klaus da completare il suo sacrificio. Forse era stato quel tizio, Mikael.



    Prima che i due uomini potessero trovarla, Caroline ritornò di corsa nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

    Per qualche motivo, in quel momento si sentiva più sicura; ma era un falso senso di sicurezza.

    Klaus sarebbe venuto da lei, ed ora che la verbena era fuori dal suo organismo, non aveva difese contro la sua compulsione.

    Bonnie le aveva detto che avrebbe dovuto abbandonare la missione e concentrarsi sul mantenersi al sicuro e sul trovare un modo per tornare a casa. Ma, dannazione, non poteva scappare! Klaus aveva ancora il suo anello diurno. La sua unica altra opzione era quella di sgattaiolare fuori per trovare della verbena. Doveva essercene un po' nella foresta.

    Se fosse riuscita a trovarne una scorta, allora avrebbe potuto portarla con sé e continuare a prenderla. Poi avrebbe potuto fingere di essere soggiogata, invece di essere veramente sotto il suo effetto.

    Caroline fece un profondo respiro e si avvinò alla finestra. Guardò fuori, nel cielo notturno, e prese un respiro profondo.

    Era un buon piano come un altro. Alla fine avrebbe guadagnato un po' di tempo.

    L'aria della notte le colpì il braccio nudo, mandandole un brivido lungo tutta la pelle.

    Aveva quasi dimenticato del combattimento con la spada, di quando Klaus le aveva strappato il vestito. Le sue dita presero l'altra manica, quella intatta, e si strappò la cucitura, lasciando l'abito senza maniche.

    Lasciò cadere il tessuto strappato sul pavimento e si affacciò nella grande finestra, guardando il terreno sottostante. Erano solo tre o quattro piani, nulla che l'avrebbe uccisa.

    Caroline si fece coraggio, prendendosi un piede e lasciandolo fluttuare nell'aria sopra il davanzale della finestra.

    Con un respiro più rassicurante, si chinò in avanti e si lasciò cadere dalla finestra, atterrando come un gatto sul terreno sottostante.

    La caduta era durata meno di un secondo, le sue articolazioni e i suoi muscoli assorbirono l'impatto con facilità.

    Caroline riaprì gli occhi dalla sua posizione accucciata; prima il sinistro e poi il destro e, infine respirò di nuovo, una volta che si rese conto che era al sicuro a terra.

    Nessuno aveva sentito il suo salto dalla sporgenza.

    Alzò la testa per guardare indietro, alla sua finestra. Come avrebbe fatto a ritornare su, sarebbe stato un problema che avrebbe risolto più tardi. Per il momento, era una corsa contro la notte per trovare la verbena.





    Ritorna all'indice

    Capitolo 3
    *** Capitolo 3 ***

    Capitolo 3



    Klaus rimase nel suo solare anche dopo che Elijah se n'era andato, da solo.

    Si sedette alla sua grande scrivania, i suoi pensieri sui tempi oscuri del passato. Ricordò dell'ultima volta che aveva incontrato Mikael. Era stato in Grecia, prima della caduta di Troia, quando lui e suo fratello avevano vissuto in una splendida villa sul Mediterraneo. Alcune volte Klaus sentiva la mancanza della vita vicino al mare.

    A maggior ragione, Klaus aveva goduto della guerra di Troia; un po' troppo, secondo il parere di Elijah. Era stato in una delle 1.186 navi che che erano partite per la bellezza di una donna.

    Era stato un grande scherzo, la contesa degli “Dei”.

    Klaus ridacchiò. Era stato tutto così romanzato che gli eventi effettivi sono caduti vittima della leggenda. Non esisteva nessuno che sapeva che la guerra era realmente avvenuta, o che cosa l'aveva veramente causata. Nessuno, tranne lui, Elijah e Mikael.

    Si scosse velocemente dai suoi pensieri.

    Non doveva più avere paura di Mikael. Avrebbe spezzato la maledizione, sarebbe diventato un ibrido e sarebbe stato invincibile. Mikael aveva già fallito ogni e qualsiasi tentativo per mettere fine alla sua esistenza. Non avrebbe avuto successo neanche ora.

    Forse da ragazzo Klaus aveva temuto suo padre, ma ora non più. Era stato centinaia d'anni prima.

    Quell'uomo debole era morto da tempo.



    Klaus si dondolò sullo schienale della sedia, facendo roteare un piccolo oggetto tra le dita; quell'azione l'aiutava a concentrarsi e a ordinare i suoi pensieri.

    Non si era reso conto di stare stingendo l'anello di Caroline. In verità si era dimenticato persino di averlo. Almeno non sarebbe scappata in tempi brevi. A meno che non voleva friggere al sole, ma Caroline non gli sembrava un tipo suicida.

    Smise di giocare con l'anello e lo tenne nel palmo della mano, sentendo il peso del metallo e della pietra. Pose l'anello sulla scrivania di legno, poi si tolse una delle piccole collane che gli circondavano il collo, vi ci annodò l'anello e si rimise la collana. Dopodiché si alzò e girò intorno alla scrivania, camminando verso la porta.

    Una volta nel corridoio, poteva vedere le luci accese dietro la porta di Caroline.

    La sua conversazione con lei poteva aspettare fino alla mattina dopo. Per ora, era tempo di andare a caccia.



    ***

    Caroline aveva setacciato la foresta per poche ore. Non c'era traccia di verbena. Mentalmente si maledisse per non aver prestato attenzione quando era una ragazza scout, quando i loro capi avevano fatto inutili tentativi per insegnare alle ragazze come sopravvivere ed identificare le piante nella foresta.

    In verità, non aveva idea di come era fatta la verbena.

    Stava semplicemente testando le piante, a seconda se l'avrebbero bruciata o meno. Ben presto imparò a riconoscere i soliti arbusti, saltandoli.

    Arrivò ad una nuova pianta; un tipo che non aveva mai visto prima. Cresceva intorno al tronco di un albero. Erano centinaia di piccoli fiori azzurri, i loro sei piccoli petali estesi in ogni direzione.

    Caroline si accovacciò, preparandosi alla possibile sensazione di bruciore mentre passava la mano tra i fiori.

    Niente.

    Abbassò le spalle, per la delusione.

    Si alzò e decise di andare avanti, prendendo nota mentalmente che la verbena non era blu.

    Prima che potesse compiere un altro passo, sentì il terreno crollare all'improvviso sotto di lei, come un ramo spezzato; e lei cadde nel profondo, buco nero apertosi nella terra.

    Atterrò con tuffo sonoro, rimanendo completamente sommersa dall'acqua che riempiva il fondo.

    Le sue braccia si muovevano freneticamente mentre cercava di trovare la superficie, non ricordandosi che non poteva annegare perché non aveva bisogno di aria. I suoi pensieri erano concentrati solo sul dolore, su un dolore straziante.

    Era come se stesse nuotando in un mare di fiamme.

    Le sue mani, e poi la sua testa, uscirono in superficie e lei gridò, in agonia; le dita graffiarono le pareti sporche del foro, cercando di trovare un appiglio per arrampicarsi ed uscire fuori.

    Ma era tutto inutile.

    La sua pelle bruciava e lei indietreggiò agonizzante mentre si girò, stingendosi contro le pareti. La metà superiore del suo corpo aveva cominciato a rigenerarsi mentre la sua metà inferiore era ancora immerso nell'acqua ardente. Fu allora che si accorse dei cinque piccoli petali di fiori viola che galleggiavano sulla superficie.

    Oh! A quanto pareva, la verbena era viola.



    Mentre attraversava il bosco, Klaus sentì un urlo soffocato in lontananza. Cambiò subito direzione e corse verso il suono, per indagare. Si avvicinò lentamente e silenziosamente, annoiato da tutte le possibili trappole. Strinse gli occhi verso il grande buco nero aperto nel terreno. Anche se non c'era nulla tranne la luce delle stelle nel cielo, Klaus vedeva tutto perfettamente. Ed udiva tutto alla perfezione. In quel momento sentì dei piccoli lamenti femminili provenienti dall'interno del foro.
    Klaus fece un passo verso la fossa, più che pronto a giocare a fare l'eroe per qualsiasi povera fanciulla che era caduta in una delle trappole per i lupi. E allo stesso modo, anche a loro piaceva sistemare delle trappole per i vampiri e le persone.

    Klaus pensava che fosse vile. Intrappolare la preda toglieva tutto il brivido della caccia.

    Delle foglie scricchiolavano sotto i suoi piedi e sentì il respiro interno della donna, mentre si avvicinava. Guardò giù nel buco, controllando i suoi lineamenti, cambiandoli in quelli di un nobile signore. Ma, non appena i suoi occhi videro chi era bloccato nel fondo della trappola, il suo sguardo di umiltà si trasformò in uno di divertimento. Si inginocchiò, vicino al bordo, sorridendo mentre due occhi azzurri tristi lo fissavano con orrore.
    « Bene, bene », disse, « che cosa abbiamo qui? »

    Le braccia di Caroline erano avvolte intorno a sé stessa. Rabbrividiva dal dolore ogni volta che l'acqua sbatteva contro la sua pelle. Klaus poteva solo immaginare quanto dolore potesse provare. Una volta aveva avuto la sfortuna di cadere in una delle molte piscine di verbena che occupavano la provincia.
    « Caroline, non lo sai che è meglio fare il bagno senza verbena in giro, sweetheart? »

    Lei lo fissò in cagnesco; la fierezza del suo sguardo mescolato a piccoli sussulti di dolore.

    « Presumo che ti piacerebbe che ti aiutassi. »

    Lei non disse nulla, ma lo sguardo nei suoi occhi diceva che voleva essere salvata. La ragazza era dannatamente troppo testarda, anche nel mezzo di una tortura, per cedere al suo nemico. Tutto questo gliela faceva ammirare ancora di più.

    Klaus si allontanò dal buco nel terreno e cercò in giro qualcosa da usare per abbassarlo nel buco.
    « Hey! » La voce di Caroline riecheggiava dall'interno della terra.
    « Non ti preoccupare, love », le rispose Klaus. « Sono solo in cerca di un modo per tirarti fuori di lì. »

    Dopo tutto, non era come se stesse andando a saltare lì dentro dopo di lei.
    Si guardò intorno, nella foresta, pensando a cosa fare, prima di scalare un albero alto e strappando uno dei suoi lunghi rami. Sarebbe stato abbastanza lungo e robusto per farla uscire. Tornò verso il buco e vi calò il ramo dentro.
    « Prendilo e ti tirerò su », la istruì Klaus.

    Caroline mise timidamente le mani attorno al ramo; il suo corpo protestava ad ogni movimento, mentre l'acqua le bagnava la pelle. « Promettimi che non mi farai cadere? » disse, guardando verso di lui.
    « Pensi davvero così male di me? » ribatté Klaus. Una volta che fissò la presa sul ramo, lui la sollevò e la tirò verso l'alto. Appena fu fuori dal buco, Caroline si lasciò cadere a terra, stendendosi sulla schiena e guardando in alto, nella notte. Respirava affannosamente, senza fiato, grata di essere fuori dal buco. Fece un debole tentativo di sollevarsi da terra, ma si sentiva debole come un gattino appena nato.
    « La verbena ti ha indebolito », spiegò Klaus strisciando verso di lei. « Hai bisogno di sangue. »

    Caroline annuì. « Forse se mi siedo per qualche minuto, posso ritrovare le forze per scovare uno scoiattolo o qualcosa del genere. »
    Il pensiero la fece rabbrividire. Senza offesa per Stefan, ma odiava nutrirsi di animali. Non era che fossero di cattivo gusto, ma le sembrava volgare. I suoi anni come un essere umano l'avevano condizionata a pensare che mangiare carne cruda le avrebbe fatto male.
    Klaus rifletté per un attimo e poi disse: « Ecco, permettimi. »
    Si tirò su la manica della camicia color crema fino al suo gomito e abbassò il suo polso, offrendoglielo. Il suo sangue di vampiro originale era forte e l'avrebbe aiutata a recuperare più velocemente. Caroline abbassò lo sguardo al suo polso, fissandolo con confusione. Era serio?

    « Avanti, prima che guarisca », la esortò.

    Voleva che lei accettasse la sua offerta prima di rendersi contro che tutto questo era una pazzia.

    Lei fece un piccolo cenno del capo e lui stese il braccio sotto la sua testa, per sostenerla mentre beveva. Il suo polso aleggiava davanti alla sua bocca.

    Lui guardò le vene viola che vorticavano sotto i suoi occhi e i suoi incisivi allungati. Le sue labbra si avvolsero intorno al polso mentre i denti gli affondavano nella carne; poi sentì la spinta nelle sue vene.
    Gli occhi di Caroline si chiusero, sentendo il delizioso sapore del suo sangue.

    Klaus sentiva il suo respiro farsi lento mentre la guardava bere. Qualcosa vedendola provare piacere per il suo sapore, gli mandò una brivido lungo il suo corpo. La sensazione della sua bocca sulla sua pelle lo faceva sentire caldo e bisognoso.

    Inconsciamente si avvicinò a lei, il naso sospeso sopra i capelli. Inspirò, godendosi il suo profumo di vaniglia speziato. Lei appoggiò la testa verso il suo petto, perdendosi nel gusto del suo sangue. Lui non voleva altro che quello.
    Alla fine, lei allontanò i suoi denti e le labbra. Klaus ne sentì immediatamente la mancanza, scuotendosi dalla trance in cui era caduto. Caroline diede un'occhiata al suo viso, gli occhi scintillanti incorniciati da lunghe ciglia.

    L'aria intorno a loro era densa ed elettrica, e Klaus sapeva che anche lei aveva provato lo stesso senso di euforia che aveva provato lui pochi momenti prima.

    Lentamente Caroline scivolò fuori della sua stretta, mantenendo un contatto visivo tutto il tempo, finché non si mise seduta, ormai in grado di sostenersi da sola.

    Klaus combatté la voglia di stringerla al suo posto e tenerla stretta.
    Caroline spostò le gambe, rimanendo senza fiato e sibilando, mentre le fresche bruciature le scottavano le gambe.
    « Accidenti! » gridò. « È il vestito. È imbevuto di questa maledetta acqua alla verbena. »

    « Devi toglierlo », disse Klaus, la sua voce risuonò roca. Caroline si sentì arrossire, ma cercò di coprire la reazione con un rullo occhio.
    « Mi limiterò a strappare la parte bagnata », disse.
    Klaus non poté fare a meno di sentirsi un po' deluso. Forse non doveva aver voglia di vederla nuda, ma era ancora un uomo, e lei era una bella donna. Non poteva farne a meno.

    Caroline toccò con cautela la sottana bagnata, strappandola a livello delle cosce.

    L'abito non sembrava altro che un moderno costume da troia per il giorno di Halloween; una volta ebbe finito, le copriva a malapena il sedere. Klaus gettò uno sguardo riconoscente alle sue gambe, la pelle un po' arrossata a causa della verbena. Sembravano lisce e forti e le immagini delle sue gambe avvolte intorno a lui gli balenarono in testa.
    Caroline si sentì arrossire di nuovo, non appena notò che Klaus la stava controllando. Ma lei spinse subito quel sentimento verso il basso. Dannazione, non riusciva a trattenersi. Non importava quanto ci avesse provato, era ancora quell'insicura cheerleader che si eccitava per una minima quantità di attenzione da parte del sesso maschile. Soprattutto dopo Matt. Subito dopo lei aveva iniziato a superare tutte le sue insicurezze e poi, dopo che aveva dovuto affrontare tutto il problema dell'essere un vampiro e di voler succhiare il suo sangue, lui l'aveva scaricata. Perché era un mostro. E aveva ragione.
    « Vieni », disse Klaus, « mentre sei qui, c'è qualcuno che dovresti vedere. »
    Caroline lo guardò scettica. Non era arrabbiato perché, ovviamente, stava cercando di scappare? « Chi devo vedere? »
    « Una strega », rispose e s'incamminò fuori nella foresta.
    Caroline rimase lì per un attimo, insicuro di seguirlo. Ma che scelta aveva? Un lupo, ululando nella notte, la fece sobbalzare e lei gli corse dietro.



    Avevano camminato insieme in silenzio per un po'; mentre le civette cantavano le loro urla tristi sopra di loro mentre erano a caccia di topi.

    Caroline si sentiva un po' stupida nel suo vestito a brandelli. Fortunatamente non c'era nessuno intorno da impressionare. Eccetto Klaus. Non che le importasse impressionarlo. Anche se lo sguardo che le aveva gettato poco prima le aveva suggerito che il suo lavoro lo aveva fatto per lei.

    Era strano pensare a Klaus in quel modo. Come un uomo a cui piacevano le ragazze. Lui gli era sempre sembrato così... malvagio. Aveva sempre dato per scontato che i cattivi ragazzi non si preoccupassero di queste cose. Poi, Klaus gli sembrava il tipo che cacciava ragazze dolci e innocenti.

    Sembrava uno spacca cuori con quei begli occhi azzurri ed il sorriso sexy. Senza contare quell'accento. Forse le ragazze non l'apprezzavano in questo momento e luogo, ma la sua voce avrebbe potuto far svenire una qualsiasi ragazza americana moderna.

    Lui le aveva fatto ricordare di questo ragazzo che aveva visto al centro commerciale molto tempo prima. Aveva tredici anni e lei, Bonnie ed Elena avevano appena passato il pomeriggio vedendo un film e mangiando al food-court. Tutti i loro genitori avevano finalmente deciso che le ragazze erano abbastanza grandi da poterle lasciare da sole al centro commerciale.

    Le tre erano sedute al food-court (1), gustandosi un piatto di patatine fritte tutte insieme e ridendo timidamente quando videro i ragazzi dall'altra parte della stanza.

    Tyler e Matt erano così giovani e goffi all'epoca.

    Elena aveva avuto una gran cotta per Matt e Caroline aveva avuto il coraggio di andare a parlare con lui, quando si accorse che il ragazzo più carino che avesse mai visto stava guardando nella loro direzione.

    Il ragazzo, un uomo in realtà, sembrava una star del cinema. La sua mascella era cesellata, con un pizzico di nuca, e i suoi occhi erano coperti da occhiali scuri. Sembrava troppo bello e perfetto per essere circondato da palme di formaggio e tavoli di plastica di cattivo gusto. Bonnie notò Caroline con la bocca aperta e si voltò a guardare nella sua direzione.

    « Se vai a parlare con lui, io parlerò con Matt », contrattò Elena. Quello sigillò il patto. Almeno Elena sarebbe stata imbarazzata come lei.

    Caroline si alzò dalla sedia e si avvicinò a lui, lisciandosi i jeans e t-shirt. All'epoca era smilza e indossava gli occhiali. Grazie a Dio suo padre aveva finalmente convinto la madre a lasciarle indossare le lenti a contatto.

    L'uomo bel si mise a sedere al suo posto e sorrise educatamente come lei gli si avvicinò, posando la sua tazza di caffè.

    « Posso aiutarti, sweetheart? » aveva chiesto, freddamente.

    Dio, persino la sua voce era accentuata e bella.

    Caroline nervosamente gli disse che i suoi amici l'avevano sfidata a venire a parlare con lui.
    « Lei pensa che tu sia carino! » urlò Bonnie attraverso tutta la food court. Caroline arrossì furiosamente, torcendo le mani per il nervosismo. L'uomo rise graziosamente.
    « Qual è il tuo nome? » le chiese. Caroline si rese conto che non aveva ancora tolto gli occhiali da sole. Gli diedero un aria molto misteriosa.
    « Caroline ».
    Si alzò e tese la mano. Lei timidamente la prese tra le proprie e la strinse.

    « È un grandissimo piacere conoscerti, Caroline. »

    Lui sporse in avanti e le diede un rapido bacio sulla guancia, poi se ne andò. Le ginocchia di Caroline si erano trasformate in gelatina e lei pensò che sarebbe morta lì. Elena e Bonnie erano verdi d'invidia e Caroline aveva giurato che si era innamorata. Il che durò fino alla prossima settimana, quando una partita al gioco della bottiglia e ai “sette minuti in paradiso” con Ryan Fell l'avevano rapidamente fatta andare avanti.

    « Siamo qui », disse Klaus, distogliendola dalla sua memoria.
    Caroline sbatté le palpebre un paio di volte mentre veniva riportata al presente. O il passato. Beh. Il suo presente, comunque.

    Si fermarono davanti ad una traballante casa di legno. Sembrava vecchia e consumata dagli agenti atmosferici; le assi dei muri si arricciavano un po' su se stessi. Una luce di candela arancione risplendeva da un'unica finestra. La porta si aprì cigolando e rivelò una donna dalla pelle scura.
    « Ho pensato che ti saresti fermato, stasera », disse la donna a Klaus. Lui si mise a ridere.
    « Le streghe credono di sapere tutto », mormorò a Caroline, abbastanza forte per permettere alla donna di sentire.
    « Così anche i vampiri originali. »
    Klaus ridacchiò e la strega fece un passo indietro, accogliendoli all'interno. Caroline varcò la soglia per prima, seguita da Klaus. La casa era costituita da un'unica piccola stanza. C'era un piccolo letto nell'angolo e un grande tavolo al centro della camera. Era coperto con erbe e pozioni e quelli che Caroline aveva presunto fossero libri di magia. Un fuoco crepitava nella parte posteriore. Nel complesso si appariva stranamente calda e accogliente.
    « Caroline, non è vero? » disse la strega, muovendosi di fronte a lei e catturando il suo sguardo.
    Caroline le rivolse un sorriso gentile e le strinse la mano. Non sapeva ancora se questa strega era un' amica o una nemica, ma finora non c'era motivo di essere scortese.
    « Il mio nome è Gretchen », la donna sorrise calorosamente, stringendo leggermente la mano di Caroline. I suoi occhi si illuminarono un po' e Caroline avrebbe giurato di aver visto qualche riflesso strano correre su di essi. « Klaus, credo che tu conosca le regole. »
    « Sì, sì », borbottò, « aspetterò fuori. »

    Così detto, Klaus uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Gretchen lasciò la mano di Caroline e si avvicinò al tavolo. Prese in mano un fascio di steli, avvolti in una stringa marrone, e li tenne sopra alla candela che stava sul tavolo. Accese l'estremità inferiore degli steli e poi soffiò sul fuoco, permettendo loro di bruciare sotto la cenere. Un denso fumo grigio roteò dalle loro estremità. Gretchen recitò una breve cantilena e lasciò che il fumo si diffuse prima di parlare a Caroline.
    « Questo ci darà po' di privacy », spiegò Gretchen. « Ho detto Klaus che nessun altro si può trovare nella stanza quando questi incantesimi sono pronunciati, oppure ciò inibirà la magia. »
    Caroline sollevò un sopracciglio. « Perché l'hai fatto? »
    Gretchen le fece una risatina. « Può essere molto intimidatorio. Trovo più facile ottenere delle risposte quando qualcuno è più rilassato. »
    Gretchen fece cenno a Caroline di prendere posto nella piccola, tavola rotonda alla fine di quello grande. Era coperta da una tovaglia di tessuto viola, intrecciato con il verde e l'oro. Gretchen si sedette di fronte a lei. Qualcosa in tutto quello fece sentire Caroline come se fosse seduto davanti ad una cartomante nel giorno di carnevale.
    « Allora, tu sei un vampiro Caroline, lo posso dire dal tuo tocco. Ma sento che c'è anche un po' di magia su di te.» Il sorriso di Gretchen era caldo mentre parlava. « La cosa strana è che proviene dalla mia linea di sangue. »

    Caroline non disse nulla. Francamente, non sapeva dove Gretchen stava andando con tutto questo, o perché Klaus l'aveva portata in questo luogo.

    « Presumo però che tu non appartieni alla mia discendenza, data la differenza nella nostra pelle. Posso avere nuovamente la tua mano? »
    Caroline esitò solo un attimo prima di stendere la mano verso Gretchen. La strega tenne appoggiato il braccio di lei sul tavolo, tenendo la mano di Caroline con il palmo rivolto verso l'alto. Chiuse gli occhi e inspirò lentamente. Caroline studiò il suo viso, affascinata da ciò che stava accadendo. Aveva visto solo Bonnie fare magia un paio di volte e sempre le aveva fatto esplodere la mente.

    « Bonnie », disse Gretchen, aprendo gli occhi. Caroline la guardò a bocca aperta.
    « Come hai fatto... »

    « È stato molto più facile dal momento che hai pensato a lei in quel momento. Lei è la strega che ti ha mandato qui. » Una miriade di emozioni attraversò il volto di Gretchen. Divertimento, sorpresa, tristezza. « Deve essere una pro, pro, pronipote. »
    « È una mia amica, veniamo dalla stessa città », rispose Caroline.
    « Hmm, sì. La vostra città. Sei molto lontano da casa », disse Gretchen, tenendogli ancora la mano, « direi miglia e ... anni? Secoli anche. »
    Improvvisamente, Caroline non si sentiva più così tranquilla riguardo a Gretchen. Si riprese la mano e si guardò intorno nervosamente.
    « Klaus vuole che io scopra chi sei e perché sei qui », spiegò la strega, « ma non credo che la risposta è così semplice. »
    « Beh, visto che sa' tutto, perché sono qui? » Il suo atteggiamento difensivo stava venendo fuori, adesso.
    « Per uccidere Klaus. » Gretchen si strinse nelle spalle. « Ed è la risposta a breve. La tua amica ha lanciato un incantesimo. Stai cercando di fermare le cose prima che accadano. »

    Caroline si rese conto che forse poteva contrattare. « Allora mandami indietro. Non potrò seguire il piano, se non sono qui. »
    Gretchen allora scoppiò a ridere di lei. Caroline si mosse sulla sua sedia, un po' della sua sicurezza andò via da lei. « E come pensi di riuscire a uccidere uno dei vampiri più potenti che esista? »
    « Non mi sottovalutare », disse Caroline, alzando il mento.
    « Non mi sognerei mai di farlo. Ma dovresti sapere che non posso rimandarti indietro. »
    Il cuore di Caroline sprofondò in un momento. La strega non aveva detto che non voleva mandarla indietro. Aveva detto che non poteva.
    « Perché no? »
    « Questa è il punto di questo particolare incantesimo. Non può funzionare fino a quando non avrebbe dovuto funzionare. »

    « Che cosa vuol dire? »
    « Credi nel fato, Caroline? Nel destino? »

    Caroline considerò la domanda della strega. Credeva nel fato e il destino? Se il destino esisteva allora era uno stronzo crudele. L'aveva condanna a diventare un vampiro, ad essere odiata dalla propria madre e ad essere scaricata dal primo ragazzo che avesse mai amato. Non voleva immaginare un universo in cui, dopo aver coltivato la sua vita a Mystic Falls con tanta cura, era sempre destinata a subire la maledizione di essere un vampiro. Un mostro.
    « Non lo so », fu la sua risposta attenta. Perché veramente, non lo sapeva.
    « Beh, anche se non lo riconosci, il destino esiste. Certo, ci sono colpi di scena e di libera volontà lungo la strada, ma ci sono cose che sono destinate ad accadere, sempre. »

    « Quindi stai dicendo che l'incantesimo di Bonnie ha funzionato perché ero destinata ad essere qui? » Gretchen annuì. « È per questo che Bonnie non è potuta venire fino in fondo? Perché lei non lo era? »

    « Questa sarebbe la mia congettura. » Gretchen si lasciò sfuggire un respiro pesante. « Klaus vorrà sapere perché sei qui e cosa ho scoperto. »
    « Ascolta, io voglio solo andare a casa, » disse Caroline, facendo un ultimo sforzo di memoria. Gretchen la guardò un attimo prima di parlare.

    « Non sono sicura di quello che posso fare », disse Gretchen mentre si alzava e si avvicinava al tavolo più grande, afferrando una piccola ampolla e ritornando al suo posto, ponendola di fronte a Caroline. « Datemi un campione di sangue e potrei essere in grado di scoprire l'incantesimo e invertire la magia. »
    Caroline esitò per un momento. Non sapeva che cosa il suo sangue aveva a che fare con tutto quello. Poi non sapeva neanche granché di magia.

    Caroline pose sulla sue dita contro le sue zanne e morse verso il basso sul polpastrello del suo dito indice. Spremette un po' del suo sangue nell'ampolla, riempiendone un quarto.
    « Allora, cosa hai intenzione di dire a Klaus? »
    Gretchen strizzò l'occhio. « Lascia fare a me, mia cara. »
    Un paio di minuti dopo, Gretchen lasciò che Klaus entrasse nella stanza. Lui si aspettò subito una spiegazione su chi fosse Caroline e sul perché fosse lì. Caroline era ancora sul bordo della poltrona.
    « Lei è stata sotto un incantesimo per starti vicino fin dall'inizio », disse Gretchen. « Probabilmente posso rompere l'incantesimo e mandarla a casa se vuoi? A meno che... »

    La strega studiò Klaus con attenzione, curiosa di sapere quale strada avrebbe scelto.
    « Ho un'idea migliore », disse Klaus. Allora si rivolse a Caroline. « Tu vuoi tornare a casa, Caroline? Rivedere di nuovi i tuoi amici e i tuoi parenti? » Caroline deglutì e annuì con la testa.

    Il tono della sua domanda la faceva sentire a disagio.
    « Ebbene, tu mi aiuterai a spezzare la maledizione che mi impedisce di diventare un ibrido e poi ci sarà Gretchen a rimandarti da dovunque sei venuta, viva e vegeta. » Klaus le fece un sorriso appena abbozzato. « Come ti sembra, love? »


    Note della Traduttrice

    (1) Food-Court. Indica quella zona nel centro commerciale dove ci sono vari stand alimentari.

    TBC

    Edited by kasumi - 17/12/2016, 15:16
     
    Top
    .
  2. kasumi
     
    .

    User deleted


    *** Capitolo 4 ***

    Capitolo 4



    Klaus le aveva dato una breve panoramica delle regole di questo nuovo accordo prima di lasciare la casa di Gretchen. Le raccontò della doppelganger, della maledizione del sole e della luna e tutti i dettagli per spezzare la sua maledizione. Tutte cose che già sapeva, ma aveva dovuto fingere che le stesse ascoltando per la prima volta, giusto per assecondarlo. I suoi occhi brillavano mentre descriveva esattamente come fosse vicino a rompere la maledizione.
    « Ci saranno dei miei nemici che cercheranno di uccidere la doppelganger prima di poter completare il rituale », disse, « così tu la proteggerai con la tua vita. Una volta che il sacrificio sarà completato, ti porterò qui da Gretchen e lei ti manderà a casa. »
    Non aveva altra scelta che obbedire, pensò Caroline mentre camminavano attraverso il retro della foresta, diretti verso casa di Klaus. Onestamente, però, quanto sarebbe stato difficile proteggere la doppelganger? Lei sapeva già come sarebbe finita la storia.

    Improvvisamente si fermò sulle sue tracce. La doppelganger! Katherine! Come poteva essere così stupida? Ancora una volta si ricordò che il rituale non doveva compiersi in questo tempo. In questo modo Katherine sarebbe fuggita ed si sarebbe trasformata in un vampiro e Klaus non avrebbe avuto un'altra possibilità di spezzare la maledizione finché non avrebbe trovato Elena. Merda! Che cosa avrebbe fatto? Se Klaus non avrebbe rotto la maledizione allora non avrebbe permesso a Gretchen di rimandarla a casa. Probabilmente l'avrebbe uccisa. Avrebbe dovuto assicurarsi che Katherine avrebbe fatto il sacrificio questa volta.
    Ma poi Caroline scosse la testa. No, non poteva farlo. Se Katherine sarebbe morta, allora Stefan e Damon non sarebbero mai diventata vampiri, e neanche lei. Il che avrebbe fatto probabilmente in modo che tutti sarebbero stati bene, ma poi capì anche che Elena sarebbe morta. Stefan aveva salvato Elena dall'incidente che aveva ucciso i suoi genitori sul Wickery Bridge. Se Stefan non sarebbe stato ancora vivo nel 2009 per salvarla, lei sarebbe morta.

    Caroline stinse il naso tra il pollice e l'indice, chiudendo gli occhi. Tutta questa roba del tempo era così confusa. Stava per mandare in aria qualcosa, lo sapeva, e rovinare la vita di tutti. Oh, perché a lei, Bonnie ed Elena doveva venire in mente questo piano completamente stupido?
    Le cose che sono destinate ad accadere, succedono sempre.

    Caroline ricordò le precedenti parole di Gretchen. Fece un profondo e calmante respiro e aprì gli occhi, quasi saltando fuori dalla sua stessa pelle quando vide Klaus di fronte a lei. Aveva la testa piegata verso di lei e la fissava con divertimento.
    « C'è qualcosa che non va, love? »
    Caroline spazzolò via i capelli dal viso e si rianimò . « No, niente. Sto bene. »

    Fece un passo avanti, ma Klaus l'afferrò nell'incavo del gomito, tenendole la schiena. Qualcosa riguardo alle sue dita sulla sua pelle la fece rabbrividire.
    « Non penserai di tornare indietro sul nostro accordo, vero? »

    Caroline aggrottò la fronte. « No. Giocherò al tuo stupido gioco e terrò la doppelganger al sicuro. Hai la mia parola. » Cercò di andare avanti, ma la sua mano sul suo braccio le impediva di scappare.
    « Mi chiedo se la compulsione sia un'opzione », disse, mentre i suoi occhi scrutavano il suo viso. « Suppongo che quello che hai ingerito prima che ci incontrassimo ora sia fuori dal tuo organismo o sei riuscita a bere un po' di quell'acqua, mentre eri giù nel pozzo? »

    In realtà, ci aveva pensato. Attraverso la confusione causata dal dolore, si ricordava che il suo obiettivo di quella notte era quello di scoprire una fonte di verbena. Il liquido le aveva infiammato la gola insopportabilmente e l'aveva bruciata dall'interno, oltre al danno che aveva fatto alla sua pelle.
    « Ti ho detto che sarei rimasta e che ti avrei aiutato a proteggere la doppleganger e lo farò », disse voltandosi leggermente verso di lui. « Hai dei seri problemi di fiducia, non è vero? »
    Lui si leccò le labbra e le fece un ghigno. « Non mi hai dato molte ragioni per fidarmi di te fino ad ora, love. Suppongo che non ti dispiacerebbe un piccolo test, allora. »
    Caroline deglutì, ma cercò di rimanere indifferente, come stringendosi nelle spalle, acconsentendo. « Bene. Soggiogami, se ti fa sentire meglio. »

    Poteva fingere di essere controllata. Sperando che lui non le avesse chiesto di fare qualcosa di così orribile.

    Klaus esaminò le sue opzioni. Avrebbe potuto costringerla a rompere un ramo e impalarsi; il sole sarebbe arrivato presto e lui avrebbe potuto costringerla a stare fuori ad aspettare che sorgesse senza il suo anello. C'erano infiniti modi in cui poteva costringerla a torturarsi, ma anche se fosse sotto verbena, avrebbe potuto fingere il contrario e farlo comunque. Klaus era un maestro di tortura, un vero artista in realtà nel provocare dolore. Aveva sempre saputo come ottenere il massimo da qualcuno.

    Un sorriso si diffuse sul suo volto quando si rese conto esattamente quale punto di pressione doveva spingere su Caroline.
    « Voglio che tu mi baci », disse Klaus lentamente. Guardò gli occhi di Caroline in attesa di una reazione. Lei era davvero brava. Nemmeno un accenno di sorpresa incrociò i suoi lineamenti.
    « Cosa? » rispose più monotonamente che poté.
    Le sue pupille si dilatarono e la sua voce scese di mezza ottava.
    « Baciami Caroline. »

    Caroline esitò solo mezzo secondo prima di scendere in lui e di piantare le sue labbra sulle quelle di lui. Ma quel mezzo secondo era stato abbastanza lungo da dimostrare il suo punto. Aveva bevuto la verbena.

    Poi, tutti i pensieri si mescolarono immediatamente nel suo cervello non appena Caroline gli strinse le braccia intorno al collo e appoggiò il suo corpo a quello di lui. Le sue labbra erano morbide e calde. In un primo momento era stata rigida, gelida anche, ma poi il suo sospiro gli era entrato nella bocca. Lui fece scivolare la lingua oltre le sue labbra, lasciando che danzasse con quella di lei, mentre le avvolse le braccia intorno alla vita.

    Lei inclinò la testa di lato, mentre lui invadeva la sua bocca. Klaus era completamente perso nel bacio; le sue mani cominciarono a vagare sulla schiena. Sentiva i lacci del suo vestito strappato sotto le sue dita e combatté contro la voglia di strappare anche l'altra parte, mentre continuava a baciarla.

    Immediatamente la realtà riaffiorò di nuovo nei suoi pensieri mentre si ricordò che era solo una recita. Lui la spinse via duramente; la bocca di Caroline lasciò la sua sonoramente. Lei inciampò indietreggiando un po' ma lui non si preoccupava di raggiungerla e sostenerla. Se l'avesse toccata di nuovo, avrebbe trasportato il suo corpo contro il suo senza mai lasciarlo andare.

    « Basta! » ringhio. Avrebbe dovuto essere lui a torturare lei e non il contrario.

    Lui si girò sui tacchi e continuò a camminare in direzione della casa. Il suono dei passi Caroline lo seguivano, dietro di lui. Lui non la guardò per il resto della camminata.



    ***



    Klaus chiuse di nuovo a chiave Caroline all'interno della sua camera, dopo il loro ritorno. A quanto pareva, la sua scappatella le era costato il privilegio di girovagare liberamente all'interno del castello. Saltare fuori dalla finestra non era una scelta possibile, visto che l'alba stava sorgendo.

    Non appena la serratura scattò, Caroline si lasciò sfuggire un forte sbadiglio e lentamente si diresse verso il letto. Scivolò fuori dal vestito a brandelli e si mise sotto le coperte; le lenzuola di seta sembravano un paradiso contro la sua pelle nuda. Caroline sistemò uno dei grandi cuscini sotto la testa e avvolse le braccia attorno ad esso, coccolandolo da vicino. Erano passati giorni da quando aveva avuto un vero riposo.

    Per il momento non le importava di essere stata chiusa dentro la sua stanza. Tutto quello che le importava era dormire. Ma non appena chiuse gli occhi, tutto quello che riusciva a pensare era il bacio nel bosco.

    Si era gettata via quando Klaus l'aveva costretta a baciarlo. Ma doveva complimentarsi con se stessa per non aver mostrato neanche un pizzico di sorpresa. Quel sorriso da lupo che aveva messo in mostra mentre si chinava verso di lui era stato abbastanza per farle venire voglia di prenderlo a schiaffi, ma non appena le loro labbra si unirono aveva sentito il mondo scivolare via.

    Il gusto della sua bocca l'aveva avvolta, proprio come era successo bevendo il suo sangue, e la sensazione delle sue braccia avvolte intorno a lei.

    Per un attimo aveva dimenticato che era un assassino e il suo nemico.

    Il bacio era stato così buono.

    Il quel momento, tutto quello che sentiva era il desiderio. Il desiderio di lui mentre la teneva stretta, di sentire le sue mani ovunque, di sentire come sarebbe stato avere la sua bocca sul resto del suo corpo.

    Ma poi si era allontanato rudemente, uno sguardo freddo nei suoi occhi, e lei ricordò esattamente chi fosse. Era Klaus. Era malvagio. Non c'era un osso sincero nel suo corpo e lui, ovviamente, stava solo giocando con lei.

    Il ricordo del suo bacio le fece stringere lo stomaco.

    Si girò su un fianco e strinse gli occhi ermeticamente, costringendo il sonno a raggiungerla in modo che potesse lasciar perdere tutto.

    Aveva quasi voluto che l'avesse costretta a impalarsi, invece.



    Elijah era fuori dalla sua camera quando Klaus tornò. Aveva lasciato Caroline nella sua camera e poi si era voltato per affrontare suo fratello. Elijah lo guardò con una curiosità che lo metteva a disagio.

    « Un'altra lunga notte? », azzardò Elijah. Klaus lo sfiorò superandolo ed entrò nella sua camera da letto.

    Si sedette sul suo grande letto e si tolse gli stivali, gettandoli da parte, e poi si tolse la camicia.

    « Che cosa vuoi, fratello? »

    « Sono stato a vedere le streghe », disse Elijah.

    Klaus gemette rumorosamente alla pausa drammatica di Elijah. « Sputa il rospo! »

    Elijah estese un rotolo verso suo fratello e Klaus lo prese, srotolandolo con attenzione per leggere le iscrizioni.

    « Sono le regole esatte per il rituale », spiegò Elijah. « Ogni dettaglio preciso. Nulla è stato lasciato al caso. »

    « Fantastico », sorrise Klaus. « Qui dice che devo sacrificare un vampiro e un lupo mannaro... questa è una novità. »

    « Simboleggia ogni lato dell'ibrido », disse Elijah indicando i simboli sotto la scrittura.

    Gli occhi di Klaus continuarono a scannerizzare la pagina.

    « Chi scegli di sacrificare? »

    Klaus si strinse nelle spalle. « Un lupo mannaro non sarà difficile da racimolare. E per quanto riguardo il vampiro, sono sicuro che qualcuno si presenterà come il concorrente perfetto. »
    Il che significava che qualcuno l'avrebbe fatto così arrabbiare da giustificare la propria uccisione.

    Quando ebbe finito la lettura, Klaus arrotolò il testo e lo mise in una cassa chiusa sotto il suo letto.
    « Beh, ti lascio riposare. Non dimenticare la festa di mezzanotte di stasera » disse Elijah mentre camminava verso la porta. Si fermò e si girò mentre lui si allungava. « Sviluppi con Caroline? »

    Klaus gettò via le coperte dal suo letto. « L'ho portata a vedere Gretchen. Quella maledetta strega mi ha mandato fuori, di nuovo, ma mi ha detto che Caroline è costretta a rimanere al mio fianco, per il momento. »
    Elijah inclinò la testa. « Rimanere al tuo fianco? Che cosa significa? »
    « Non può lasciarmi », replicò Klaus.
    « Ma non si sa nulla di dove sia o di chi l'ha mandata? »

    Klaus scosse la testa.

    « Perché non l'hai ancora uccisa? »
    « Avresti preferito che l'avessi fatto? » chiese, in modo retorico. Sapeva che Elijah non stava effettivamente incoraggiando Klaus a uccidere Caroline. Elijah era così moralista. Uccideva solo quando era assolutamente necessario.
    « Buon giorno fratello »,disse Elijah, lasciando Klaus al suo sonno.



    ***



    Caroline aveva sperato di dormire fino alla luna piena, quando Katherine sarebbe inevitabilmente scappata dal sacrificio e Klaus l'avrebbe inevitabilmente presa e uccisa. Invece, tre cameriere vivaci, trasportando quello che sembrava un'enorme vasca in ottone nella sua stanza, la svegliarono.
    Caroline si sedette e si tirò le lenzuola sopra il petto nudo.

    Del vapore si alzava dalla vasca. Era un bagno, realizzò Caroline.

    « Che cos'è questo? » chiese lei mentre le donne si mescolavano all'interno della stanza.

    « Lord Elijah ci ha mandato da voi », disse una delle giovani ragazze, tenendo gli occhi sul pavimento. « Dice che siamo qui per aiutarvi a prepararvi per stasera. »

    « Cosa c'è stasera? »

    « La Festa di Mezzanotte », rispose la ragazza. « In onore del compleanno di Sua Signoria. »

    Caroline inclinò la testa. « Di Elijah? »

    « No, Milady. Di Lord Klaus. »

    Le cameriere si fecero avanti e la presero dal letto. Caroline si sentiva un po' imbarazzata mentre le tiravano via il lenzuolo, lasciandola con nulla più che l'abito con cui era venuta al mondo. (1), e la guidarono alla vasca.

    L'acqua calda era così rilassante sulla sua pelle. Molto meglio dell'acqua alla verbena, di certo.

    Una delle cameriere iniziò a farle dei massaggi con degli oli profumati nell'acqua, mentre un'altra iniziò a spazzolarle i grovigli nei suoi capelli, lavandoli a secco. La terza prese le mani di Caroline e cominciò a pulirle le unghie.

    Era come una sorta di trattamento termale medievale.

    Una volta finito, aiutarono Caroline ad uscire dalla vasca e l'asciugarono, vestendola con una vestaglia di seta che scendeva giù fino al pavimento. Dopodiché portarono via la vasca, lasciando Caroline di nuovo sola.

    Poco dopo, Elijah bussò alla sua porta ed entrò; Caroline si sentiva un po' in imbarazzo a stare di fronte a lui con indosso solo una tunica. Lui riusciva sempre a porsi con tanta grazia ed eleganza, e lei era sicura che si sarebbe sentita sempre un po' sciatta, non importa che cosa indossasse quando stava in piedi vicino a lui.

    « Spero che il bagno ti sia piaciuto, Caroline », disse Elijah educatamente.

    Caroline iniziò ad alzarsi dal letto, ma Elijah le fece cenno di rimanere dov'era. « Suppongo che i domestici ti hanno informata dei festeggiamenti di questa sera. »

    « Solo che c'è un evento chiamato Festa di Mezzanotte, e che è per il compleanno di Klaus », rispose lei.

    « Questa è solo la somma di tutto », spiegò lui. « Alcuni dei nostri più stretti amici vampiri saranno presenti questa sera. La festa è solo per vampiri. Abbiamo pianificato una grande celebrazione per Klaus la settimana dopo il suo compleanno. »

    « Sicuro che gli piaccia festeggiare? » replicò Caroline ironicamente.

    Elijah sorrise e continuò il suo discorso. « Come ho detto, i vampiri di stanotte fanno parte del nostro circolo abituale; Klaus si fida di loro, ma solo fino a un certo punto. »

    Caroline scosse la testa, confusa. « Cosa significa? »

    « Per qualche ragione mio fratello ti ha permesso di entrare ulteriormente nella nostra casa e nelle nostre vite, molto più di chiunque altro da molto tempo. Sarebbe... un peccato se in qualche modo tradissi la fiducia che mio fratello ed io abbiamo riposto in te. »

    « Fiducia? » lo sfidò Caroline. « Klaus non si fida di me. E a giudicare da questa conversazione suppongo che non sia l'unico. »

    Elijah le rivolse un sorriso gentile. « Ci sono differenti forme di fiducia, Caroline. Alcune volte è tenue e nasce da un bisogno reciproco. »

    Eccolo di nuovo con le sue sottili minacce. Elijah era così differente da Klaus. Dove Klaus era esuberante e schietto, Elijah era freddo e astuto.

    « Tenere la bocca chiusa. Capito », replicò Caroline.

    « Sono contento che ci campiamo », disse Elijah avviandosi verso l'uscita. « Mi piaci davvero, Caroline. Mi dispiacerebbe dover mettere fine alla nostra nuova amicizia in condizioni infelici. »

    Quando Elijah raggiunse la porta, Caroline gli chiese: « Sei molto fedele a Klaus, non è vero? »

    Elijah rifletté un momento prima di rispondere alla sua domanda. « La nostra relazione è complicata. Ma amo mio fratello. Voglio vederlo raggiungere i suoi obiettivi. »

    Caroline si chiese per un attimo quante volte aveva minacciato gli altri a nome di Klaus. Si chiese quante “amicizie” aveva concluso a condizioni infelici per il bene di quell'amore fraterno.

    Pensò a Damon e Stefan e a quante volte sembravano odiarsi alcune volte, ma anche a come sarebbero morti uno per l'altro senza pensarci un secondo.

    Proprio in quel momento una delle domestiche torno con un nuovo abito per Caroline e Elijah la lasciò a vestirsi.



    ***



    Gli ospiti iniziarono ad arrivare un'ora dopo il tramonto.

    Caroline guardava dalla finestra sulla sua torre mentre gli altri Lord e Ladies vampiri entravano nel castello. Li poteva sentire ridere e parlare.

    Klaus accolse ognuno di loro mentre quelli gli auguravano un buon compleanno.

    I suoi occhi corsero fino al punto della finestra in cui Caroline si trovava. Gli occhi di lei incontrarono i suoi e poi lei si ritrasse velocemente, nascondendosi alla vista.

    Lui sorrise a se stesso; i suoi pensieri tornarono brevemente alla loro piccola parentesi nella foresta.

    Forse si sarebbe potuto concedere qualcosa di più alla festa di stasera; un secondo assaggio di Caroline. Che male avrebbe potuto fare?



    Klaus e i suoi ospiti entrarono nella sala grande, posizionandosi attorno al tavolo, con Klaus a capotavola e lasciando il solito spazio alla sua destra per Elijah.

    Elijah era andato a prendere Caroline nella sua stanza.

    Basandosi sulle reazioni che Caroline aveva mostrato nel bere sangue umano, Klaus sapeva già che per la ragazza quella sarebbe stata una serata irritabile. Ma per il suo bene, sperava che non avrebbe mostrato troppo la sua natura antagonista di fronte ai suoi ospiti.

    Elijah apparve sulla porta con Caroline dietro di lui. Mise una mano dietro di lei e la introdusse attraverso la porta.

    « Posso presentarvi Lady Caroline Forbes. »

    Tutti si volsero verso Caroline, con sorrisi e cenni.

    Klaus la guardò dal proprio posto, osservando il suo aspetto. Era incredibile. L'abito rosso che aveva scelto appositamente era perfetto per lei. Si aggrappava strettamente al suo corpo, trascinandosi e diffondendosi lungo il pavimento. La scollatura pendeva appena fuori le sue spalle, e la catenella d'oro accentuava la sua vita perfettamente. I suoi capelli le ricadevano in riccioli soffici e naturali, fermati ad arte su un lato.

    Klaus fece un cenno mentre lei prendeva posto al centro del tavolo, vicino a una vampira di nome Rose. Lui aveva sentito la donna presentarsi a Caroline e farle alcune domande affrettate per scoprire di dove fosse e per quanto tempo aveva intenzione di restare con loro. Caroline rispose alle sue domande con risposte perfettamente vaghe. Klaus apprezzò il suo buon senso di non rivelare alcuna verità su di lei.

    Ben presto il vino fu portato, insieme ad una vasta gamma di formaggi e frutta, per far cenare gli ospiti prima dell'inizio della vera festa.

    « Ho sentito delle voci », annunciò drammaticamente uno dei vampiri di nome Nathaniel, « che il Distruttore è diretto verso l'Inghilterra. »

    « Che importa », disse un altro, di nome Trevor. « Qualcuno come Klaus non ha bisogno di preoccuparsi del Distruttore. »

    Trevor fece a Klaus uno sguardo complice. Klaus sorrise in risposta.

    Trevor e la sua compagna Rose erano gli unici altri vampiri al tavolo, oltre a se stesso, Elijah, ed ora anche Caroline, ad essere a conoscenza della doppelganger. In verità, era Trevor che l'aveva innanzitutto scoperta e deciso di portarla da lui.

    « Che cos'è il Distruttore? » chiese Caroline, unendosi alla conversazione.

    « È una leggenda urbana », replicò Rose.

    « È reale! », insistette Nathaniel. « È il più vecchio cacciatore di vampiri della storia. Esiste dalla nascita della specie dei vampiri. »

    « E conosce ogni vampiro esistente », intervenne un'altra vampira, « Arriva a un vampiro quando ritiene che sia troppo vecchio per vivere oltre. Strappa i loro cuori dal petto con la mano nuda. »

    « Klaus, tu sei uno dei vampiri originari ed è il tuo compleanno.. pensi che sia una coincidenza che il Distruttore stia venendo in questa direzione? »

    Klaus prese un sorso di vino in attesa di nascondere la sua irritazione a Nathaniel. Quell'uomo stava cominciando ad irritarlo.

    Non si curò di ascoltare tutte le leggende di Mikael al suo tavolo. Nessuno di loro sapeva la verità. Nessuno di loro sapeva il vero legame tra lui e quello che chiamavano “il Distruttore”.

    « Non ho paura di nessuno », disse Klaus minacciosamente. « Uomo, bestia o leggenda. »

    La risata morì negli occhi di Nathaniel mentre inconsciamente deglutì, realizzando finalmente che la sua presa in giro non era stata apprezzata.

    Il vampiro ritornò velocemente al suo vino.

    Pochi istanti dopo, la conversazione andò avanti, mentre i vampiri intorno al tavolo continuavano a bere e a sgranocchiare cibo.

    A un quarto dalla mezzanotte, gli ospiti erano ubriachi di vino e eccitati, uno dei domestici spuntò nella stanza per annunciare che le cose fuori erano pronte.

    Tutti i vampiri si scambiarono un'occhiata a vicenda carica di aspettativa mentre si alzavano dalle loro sedie e seguivano il domestico fuori dalla stanza.

    « Che cosa succede fuori? » chiese Caroline, ma nessuno le rispose. Klaus apparve dietro di lei, allungando la mano.

    « La caccia », rispose misteriosamente.

    Caroline guardò il palmo aperto della sua mano e tornò sul suo viso. Lei la schernì e passò davanti a lui, seguendo gli altri fuori.

    Klaus sorrise a se stesso.

    Lui amava la caccia.



    ***



    Era completamente buio fuori, fatta eccezione per un paio di torce sorrette dai domestici. Erano nella parte posteriore della casa, dopo i giardini.

    I vampiri di riunirono attorno. Caroline stava accanto a Rose, sentendosi un po' più a suo agio vicino a lei, più che con gli altri. Almeno sapeva che tipo era Rose. O lo sperava. Non l'aveva mai incontrata, ma la ragazza era stata amica di Damon prima di morire per colpa di un morso di licantropo.

    Rose appariva diversa ora.

    Invece della capigliatura grintosa e tagliata, aveva lunghe ciocche brune che si allungavano oltre la sua vita.

    « Che cosa stiamo facendo? » sussurrò Caroline a Rose mentre quattro umani, due maschi e due femmine, furono portati di fronte a loro.

    « Queste è la tua prima Festa di Mezzanotte, vero? » domandò Rose. Caroline annuì. « Quegli umani sono le prede. Guarda. »

    Caroline diede un'occhiata agli umani di fronte a loro.

    Uno dei vampiri si fece avanti e sfoderò un coltello dalla sua cintura. Afferrò una delle braccia di un uomo e lentamente trascinò la lama lungo la sua pelle, aprendo la vena del suo avambraccio.

    Il profumo del sangue aggredì i sensi di Caroline.

    Erano passati giorni dall'ultima volta che si era nutrita, il suo unico sangue proveniva dagli animali che Elijah le aveva dato.

    « Fanno sanguinare gli umani e danno loro un tempo per iniziare a correre, poi li cacciamo e ci nutriamo di chi prendiamo », spiegò Rose.

    Caroline rimase a bocca aperta, inorridita da quella tradizione.

    Una volta che tutti gli umani furono tagliati, li mandarono a correre nel bosco.

    I vampiri stavano in piedi li intorno, insultando e prendendo in giro gli umani per la loro morte imminente. Caroline non riusciva a non mostrare il disgusto sulla sua espressione.

    « Io preferisco rimanere indietro e lasciare che gli uomini abbiano la loro caccia », le disse Rose. « Puoi camminare con me se vuoi. »

    Caroline sorrise, accettando la sua offerta.

    Non le piaceva quello che stava succedendo qui e avrebbe voluto poterlo fermare, ma non pensava che sarebbe stato sufficiente tentare di salvare quattro umani da una dozzina di vampiri. Specialmente dopo che il suo ultimo salvataggio non era andato molto bene, alla fine.

    Presto la festa si spostò nella foresta, dirigendosi dietro la loro preda, e Rose e Caroline dietro di loco a un ritmo più lento.

    « Devi venire a farmi visita mentre stai con Klaus ed Elijah. Sarebbe bello avere un'altra donna intorno. Sono stata solo con Trevor per così tanto tempo, e con la compagnia femminile che era solito lasciarsi dietro... » Rose lasciò a metà la frase.

    Caroline sorrise e annuì anche se sapeva che non sarebbe mai accaduto. « Sarebbe carino. »

    Le due camminavano insieme, chiacchierando un po', ma soprattutto passeggiando a lungo in silenzio.

    Caroline poteva sentire le urla e le risate mentre i vampiri cacciavano e gli umani scappavano.

    Una ragazza apparve improvvisamente attraverso i boschi di fronte a loro; il sangue le scendeva dal collo e dal braccio. Cadde proprio tra le braccia di Caroline, e lei sgranò gli occhi in uno stato di pura paura.

    Caroline la tenne con fermezza.

    « Non preoccuparti, non voglio farti del male », disse Caroline, ma la loro ragazza tremava così tanto che era chiaro che non capiva una singola parola di quello che Caroline aveva detto.

    Caroline dilatò i suoi occhi e la sua voce scese mentre parlava ancora. « Smetti di tremare. Non devi avere paura di me. Voglio aiutarti. »

    « Caroline, che cosa stai facendo? » chiese Rose vicino a lei.

    « Dobbiamo aiutarla », disse Caroline « Non possiamo lasciare che la uccidano. »

    Rose scosse la testa. « Questo è il modo in cui viene giocato questo gioco, Caroline. Non possiamo fare niente. »

    Caroline guardò Rose e vide un altro tipo di paura nei suoi occhi. Differente dalla paura che aveva visto nella ragazza umana. Era paura della sfida. Rose poteva voler fare la cosa giusta, ma non aveva intenzione di far un passo oltre la linea.

    Caroline tornò a guardare la ragazza, chiedendosi cosa fare. Non poteva solamente lasciarla nella foresta. Non aveva funzionato così bene l'ultima volta che aveva provato.

    « Bene bene, che cosa abbiamo pescato qui? » La voce di Nathaniel era dietro di loro. Caroline si girò di scatto, spingendo la ragazza dietro di lei. « Ti interessa condividere, tesoro? »

    Lui gironzolò sopra di loro.

    « Fermati », ordinò Caroline. « Non lascerò che la uccida. »

    Nathaniel si mise a ridere. Una risata da cattivo dei cartoni animati che fece quasi girare gli occhi di Caroline. « Farò quello che diavolo voglio con lei. Scoparmela, prosciugarla, ucciderla. E non c'è niente che tu possa fare a riguardo. »

    Caroline socchiuse gli occhi, considerando velocemente le suo opzioni mentre Nathaniel camminava verso di loro.

    C'era una sola soluzione, e lei si odiò per questo, ma era meglio dell'alternativa.

    In un batter d'occhio Caroline balzò indietro, afferrando il collo della ragazza tra le mano e facendolo scattare di lato. Il corpo della ragazza umana scese a terra. Morto.

    Caroline si strinse al petto con aria colpevole. Sperò con ogni fibra del suo essere che avesse fatto la scelta giusta.

    Nathaniel urlò. « Tu, piccola cagna! »

    Si lanciò contro Caroline, gettandola a terra. Il suo respiro volò via dai suoi polmoni mentre colpiva il terreno duro della foresta.

    Lei si riprese velocemente e tornò di nuovo in piedi, preparandosi per un altro attacco.

    Era chiaro che aveva fatto incazzare il vampiro sbagliato.

    Gli occhi di Nathaniel erano neri, pieni di furia, mentre ringhiava e correva verso di lei. Caroline riuscì ad evitare il suo attacco e a volteggiare lontano da lui.

    Lui si girò rapidamente e si gettò nelle sua direzione ancora una volta.

    Pensando velocemente, Caroline raggiunse il suo stivale e tirò fuori il pugnale, allineandolo con il suo cuore, mentre lui scavava verso di lei.

    Si diede una pacca sulla schiena per aver pensato di portarlo con lei alla festa.

    La lama entrò nella sua carne e i suoi occhi si spalancarono. Barcollò lontano da lei e cadde al suolo; la sua pelle si fece grigia. Non si mosse più.



    Come se le cose non potessero andare peggio, Klaus apparve dal nulla, camminando nella radura in cui si trovavano.

    « Devo dire, love, che non riesci davvero a tenerti fuori da una rissa. Potrebbe essere utile averti intorno. », ridacchiò Klaus , camminando verso il cadavere di Nathaniel e accovacciandosi accanto ad esso. « Non sarebbe stato in giro per molto tempo, comunque. Questo dannato idiota mi stava sui nervi. »

    Klaus stese il braccio in avanti e afferrò il pugnale, strappandolo dal petto di Nathaniel.

    Lo tenne in mano e, ispezionando l'arma, l'espressione divertita scomparve dal suo volto. La sua testa scattò in avanti.

    « Dove lo hai presto questo? » ringhiò a lei, la sua voce era bassa e minacciosa.

    Caroline deglutì. « Io... »

    Klaus si precipitò verso di lei, portandola contro un albero e tenendo il pugnale sulla sua gola.

    « Dove lo hai preso? » ruggì.

    Caroline strinse i suoi occhi e voltò la faccia mentre gli occhi neri di Klaus perforavano i suoi.

    « Me l'ha dato una strega », riuscì a dire Caroline.

    « Quale strega? »

    « Non la conosci. »

    Klaus le afferrò le braccia e la scosse. « Non giocare con... »

    « Fermati! » Piangeva, aprendo finalmente gli occhi e fronteggiandolo di nuovo. Voleva quasi non averlo fatto. I suoi occhi erano neri di rabbia, ma mostravano anche qualcos'altro. Qualcosa che aveva visto in diverse forme, pochi minuti prima. Qualcosa che probabilmente avrebbe potuto riconoscere adesso in un istante. Paura.

    « Non giocare con me questa volta. Dimmi esattamente dove hai preso questo pugnale. »

    « Bonnie. La strega si chiama Bonnie. L'ha fatto per me. »

    « Perché? »

    « Per ucciderti. »

    « E come fate tu e questa strega a conoscere questi pugnali? »

    « Perché vengo dal futuro! » È stato prima che Caroline realizzò che cosa stesse dicendo. Non era nemmeno una buona scusa. Non c'era modo in cui lui avesse potuto crederle.

    Invece funzionò.

    La dichiarazione l'aveva sorpreso e la rabbia di Klaus vacillò un po'.

    Andò avanti e indietro, ripetendo le sue parole nella sua mente.

    « Che cosa vuol dire? »

    Caroline prese un bel respiro. « È un incantesimo. Sono tornata indietro nel tempo per ucciderti prima che tu potessi... »

    « Prima che io potessi... cosa? »

    Caroline cercò di parlare ma per qualche ragione non ci riuscì. Era come se le parole le si erano bloccate in gola.

    « Cosa succede nel mio futuro? » domandò Klaus.

    Caroline cercò di parlare di nuovo, ma ancora una volta qualcosa glielo stava impedendo.

    « Rispondimi! » urlò.

    « Non posso! » gridò in risposta. « Ci sto provando ma non posso! »

    Klaus strinse leggermente le sue labbra. « Allora provaci di più, love. »

    Caroline si concentrò su di lui e sulla sua risposta, ma non riusciva a trovare le parole. Qualcosa la stava bloccando.

    « L'incantesimo », disse, nella rivelazione improvvisa. « Non mi permette di parlarti del futuro. »

    Lo sguardo di Klaus si ridusse. « Molto conveniente. »

    « Sto dicendo la verità! » invocò lei.

    Alla fine la sua rabbia cominciò a diminuire e la lasciò andare. Caroline si lasciò sfuggire un piccolo sospiro di sollievo.

    « Grethcen lo sapeva », rise da solo. « Quella dannata strega lo sapeva! Questa sarà l'ultima volta che mi tiene dei segreti. »

    Un ramo si spezzò dietro di Klaus e lui girò la testa da un lato. Era su Rose prima che lei potesse reagire; la sua mano era avvolta introno al suo collo, sollevandola leggermente da terra.

    « Vai. Dimentica che cosa hai visto qui. Dimentica di conoscere Caroline. Prendi Trevor e andate a casa e non farti vedere di nuovo. »

    Klaus la lasciò cadere a terra e lei si arrampicò velocemente, correndo via per trovare Trevor e per non ricordare mai i segreti che aveva imparato su Klaus e Caroline quella notte.

    Rimase lì per qualche istante in silenzio, fissando a terra. Caroline lo guardava stare lì, le sue spalle tese muoversi su e giù mentre respirava. Lo vide guardarla con la coda dell'occhio e lui scoppiò in una risata leggera.

    « Continui a trovare modi per evitare che ti uccida », sorrise.

    Caroline si strinse nelle spalle, la sua bocca si torse leggermente. « Forse sono solo fortunata. »

    « Vedremo quanto tempo durerà quella fortuna, sweetheart », replicò lui, facendo scivolare il pugnale di Caroline nel suo stivale e allontanandosi nella foresta.




    Note della Traduttrice

    (1) In inglese è: leaving her in just her birthday suit. Ringrazio tantissimo RadientWings per aver suggerito la traduzione! :)

    Inoltre, l'autrice originale ha lasciato due piccole note riguardo a Klaus in questo capitolo, per cui, eccole qui:

    1- Klaus pensa davvero di essere immune ai sentimenti. Quando bacia Caroline, lo sta facendo per essere un po' mascalzone, ma anche per giocare con lei. E sussulta qualcosa in lui. Nella mia testa, Klaus non sente mai davvero nulla, tranne la lussuria, quando si tratta di una donna, ma in quella scena c'è qualcos'altro.
    2- Inizia a tenere dei segreti a Elijah, e questo sta per iniziare a giocare un ruolo maggiore con il progredire della storia.


    Vedo che la storia è molto seguita e di questo sono molto contenta e soddifatta! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Lasciate una recensione, se vi va! :)
     
    Top
    .
  3. kasumi
     
    .

    User deleted


    *** Capitolo 5 ***

    Capitolo 5



    Klaus poteva sentire il peso del pugnale dentro il suo stivale, mentre tornava a casa. Dentro stava fumando. Questa situazione con Caroline stava diventando sempre più seria. La vampira bionda era chiaramente più pericolosa di quanto sembrasse. Ma nello stesso momento, era molto più preziosa di quello che pensava prima. Era assurdo credere che venisse veramente dal futuro, ma Klaus aveva vissuto abbastanza a lungo per vedere la sua giusta quota di cose incredibili. Senza contare che la prospettiva che venisse dal futuro era meglio di qualsiasi altra alternativa.

    Lei sembrava conoscere segreti su di lui che nessun altro, all'infuori della sua famiglia, sapeva.

    Vide Elijah in piedi vicino alla porta, in attesa che lui tornasse. Elijah gli fece un'occhiata interrogativa, ma non disse nulla. A Klaus non gli importava rivisitare uno dei nuovi fatti che riguardavano Caroline con suo fratello. Sapeva che il sempre moralistico Elijah avrebbe raccomandato una soluzione. Ucciderla. Non voleva vedere la sentenza negli occhi di suo fratello maggiore alla sua incapacità di farlo.

    Nessuno poteva essere più deluso di lui come se stesso al momento.

    Passò accanto a suo fratello e andò immediatamente nella direzione delle sue stanze.

    « Fratello, hai dimenticato i nostri ospiti », disse Elijah dopo di lui. Klaus si bloccò, gemendo ad alta voce. Non aveva più pazienza per nessuno di quegli ispidi vampiri nobili, quella notte.

    « Prenditi cura tu di loro », gli disse, sopra la sua spalla e partendo per nascondersi.

    Si rifugiò nella cantina, sedendosi su una vecchia sedia di legno e annegando in un paio di bottiglie che aveva appena preso dallo spigolo. Era alla sua seconda bottiglia quando Elijah si unì a lui.

    « Se ne sono andati tutti, puoi smettere di nasconderti adesso », lo prese in giro Elijah, camminando verso di lui.

    « Non sono in vena del tuo sarcasmo, fratello », replicò Klaus, prendendo un lungo sorso dalla bottiglia verde scuro.

    « Non lo sei mai », disse Elijah, strappando la bottiglia dalle sue mani e prendendo un'altra sedia per sedersi di fronte a suo fratello. « Suppongo che sia Caroline quello che ti sta irritando. »

    Klaus guardò Elijah e il fratello maggiore capì di aver colpito nel segno.

    « Non capisco perché non l'hai ancora uccisa », commentò Elijah.

    « È insolito, Elijah, che tu sia così desideroso di farmi prendere una vita », disse Klaus.

    « Quando si tratta di proteggere la nostra famiglia... »

    « Lo so », troncò Klaus, non avendo bisogno di un discorso.

    Elijah prese un altro drink, sospirando lentamente, lasciando che il sapore del vino consumasse i suoi sensi. « Ma quando mai mi ascolti. »

    Klaus rise e diede una pacca sulla gamba a Elijah, sbattendo le loro bottiglie insieme, facendole tintinnare. Fece una risatina perché era vero.
    Elijah avrebbe potuto essere il maggiore, ma non aveva importanza. Klaus era il più forte dei due, il suo gene di lupo mannaro, anche nel suo stato dormiente, gli dava un vantaggio.

    Elijah rise a sua volta. Proprio in quel momento, uno dei domestici irruppe nella cantina, interrompendo l'atmosfera gioviale. Sudava e aveva il fiato corto, scuotendosi mentre parlava.
    « Beh », disse Klaus, « che cosa è? »

    « Fuoco », rispose il ragazzo, « nella torre nord. »

    Klaus ed Elijah si guardarono l'un l'altro, i loro volti si scurirono.
    « Alla cripta », disse Klaus; Elijah annuì e balenò via.
    Immediatamente Klaus corse, a velocità di vampiro, fino alle sue stanze. Quando arrivò, ogni cosa era stata avvolta dalle fiamme.



    ***



    La pelle di Caroline era bollente. I suoi occhi si aprirono di scatto. Era in una cella, legata a una sorta di sedia di metallo, le braccia e le gambe bloccate a livello del polso. Lottò contro le restrizioni. Da dietro sentì una sorta di risate malate e vide i lupi mannari, in cerchio intorno a lei. Gli amici di Mason Lockwood che già l'avevano rapita. Ognuno di loro, a turno, le sparavano e la bruciavano con la verbena. Urlò ad ogni assalto fino a che non svenne di nuovo.

    Quando si svegliò, i lupi erano spariti. Sentiva la sua testa sfocata e il suo corpo fremeva ancora dalla tortura. Le serrature della porta scattarono, apertosi davanti a lei, e lei trattenne il respiro, preparandosi ad altre torture. La porta si aprì per rivelare una figura in ombra. Non riusciva a riconoscere chi fosse, ma poteva dire che era un uomo.
    « Chi è là? » gridò debolmente. La figura non rispose; fece appena un passo avanti e si inginocchiò davanti a lei. La visione di Caroline era sfocata e non riusciva a distinguere il volto. L'uomo-ombra iniziò a distruggere le manette e le catene intorno ai suoi arti. Piagnucolò mentre lui toccava teneramente i segni dove era stata legata.
    « Va tutto bene, ti ho presa... », sussurrò dolcemente. « Ti ho presa. »
    Lui la prese in braccio e lei si rannicchiò contro il suo petto. Si sentiva al caldo e al sicuro tra le sue braccia stranamente familiari.

    Improvvisamente era sveglia. Ma questa volta per davvero. La cella, i lupi mannari, l'uomo-ombra, era stato tutto un incubo. Ma il vero incubo era intorno a lei. Le fiamme infuriavano intorno a lei, calde e rosse, lambendo il suo letto per inghiottirla.
    I suoi occhi tornarono a fuoco e si accorse che il viso di Klaus stava sopra di lei. La stava scuotendo, cercando di convincerla a svegliarsi.
    « Ti ho presa », disse tirandola fuori dal letto, prendendola per mano. Lei barcollò un po', stringendosi contro di lui per evitare le fiamme crescenti . Lui avvolse un braccio intorno alla sua schiena, tenendola saldamente in posizione. L'intero ambiente era stato raggiunto dalle fiamme e non sembra esserci una via d'uscita.
    « Che cosa facciamo? » gridò Caroline, guardando verso di lui.
    I suoi occhi setacciavano la stanza fino a che non si fermarono sul guardaroba. Klaus la tirò su per mano, schivando le travi cadenti e la cenere, coprendo la testa di Caroline mentre entrambi barcollavano. Caroline tossì mentre il fumo entrava nei suoi polmoni, bruciandole la gola.

    Klaus spalancò l'armadio e tirò via i vestiti, gettandoli nel fuoco. Le fiamme inghiottirono il velluto e la seta senza esitazioni, continuando la sua avanzata verso di loro.

    Si allungò dentro e tirò via il fondo falso, rivelando un oscuro passaggio segreto. Entrò e tese la mano a Caroline, che la prese senza esitazione, permettendogli di tirarla nel corridoio buio.
    Klaus corse con lei lungo il breve corridoio e poi giù, lungo una stretta rampa di scale, stringendo la mano di lei nella sua per tutto il tempo. Lei tossì per il fumo residuo che ancora le riempiva i polmoni.

    Ma erano scappati dal fuoco, l'umidità fresca del passaggio era molto meglio l'inferno che c'era sopra. Si fermò una volta raggiunto il fondo delle scale e finalmente le permise di riprendere fiato.
    « Sei bruciata? » chiese Klaus, girandosi verso di lei.
    Lei abbassò lo sguardo verso se stessa, ringraziando silenziosamente per essersi addormentata nella sua veste da camera invece di essere andata a letto nuda, di nuovo. Nulla sembrava essere bruciato.
    « Sì, sto bene », respirò, sentendo i suoi polmoni finalmente liberi.
    « Tu dormi come i morti », sottolineò lui con un sorriso.
    « Sono morta », rispose con un sorriso.
    Klaus allungò una mano e spostò il pollice lungo la guancia. Il suo respiro fu catturato dal suo tocco.
    « Un po' di cenere », disse; la sua voce era profonda e bassa e riecheggiò lungo le pareti di pietra grigia.

    Caroline deglutì e annuì, sentendo quanto fosse incredibilmente vicino a lei; la sua spalla premeva contro la sua, la sua mano indugiava sul suo viso.

    Non poteva fare a meno di ripensare a pochi istanti prima, quando l'aveva tirata fuori dal suo letto e avvolto il suo braccio protettivo intorno a lei, assicurandosi che fosse al sicuro.

    Anche lui era un po' bruciacchiato. La fuliggine copriva i suoi riccioli biondi e aveva della cenere spalmata sul viso. Caroline allungò una mano e ripeté la sua azione, posando il dito proprio sulla guancia.
    « Anche tu », disse con calma.
    « Bene, bene, non è toccante? », una voce nuova echeggiò dal buio.
    Caroline e Klaus si voltarono verso la voce; il suo proprietario fece un passo fuori dall'oscurità e entrò nella luce. Di fronte a loro c'era una bella pelle chiara, un giovane ragazzo, con capelli ricci d'un castano selvatico e un sorriso sadico dipinto sul viso.
    « Kol », ringhiò Klaus accanto a Caroline, stringendo ancora la sua mano. Evidentemente conosceva quest'uomo, e a giudicare dal fastidio sulla sua faccia, non gli piaceva.
    « Niklaus, è passato molto tempo », disse l'uomo camminando in avanti; si fermò davanti a Caroline e le sorrise. « Chi è la tua amica? Sembra piuttosto deliziosa. »
    Klaus lasciò cadere la mano di Caroline e fece un passo leggermente davanti a lei. « Cosa vuoi, Kol? »

    « Mikael mi ha mandato avanti. Naturalmente, non voglio che lui abbia tutto il divertimento. »
    Klaus lo derise. « Mikael. Così ti sei schierato con lui, adesso? Senza dubbio ha promesso di risparmiarti se mi uccidi. »
    Kol si strinse nelle spalle. « Non può fare il doppio gioco con me. »
    « Non sarei così arrogante se fossi in te », rispose Klaus.
    « Forse è un vizio di famiglia. » Kol si voltò e fece pochi passi indietro, incrociando le mani dietro la schiena. « E 'interessante vedere come i tuoi cosiddetti amici sorridano al tuo viso e poi cantare come canarini quando si sentono minacciati. Non ho avuto nemmeno bisogno di provarci molto duramente a convincerli a parlarmi del doppelganger. Anche se, la compulsione è davvero di aiuto. »
    Caroline guardò le reazioni di Klaus mentre Kol parlava. Il suo volto era rimasto calmo, ma poteva sentire la tensione scivolare fuori da lui.
    « Così sono venuto a fare un piccolo affare... », iniziò Kol, ma fu subito interrotto.
    Klaus balzò in avanti e prima di Caroline potesse battere gli occhi, aveva affondato il pugnale dentro al petto del vampiro.

    La fronte di Kol si aggrottò mentre la sua pelle diventava grigia e cadde in avanti, tra le braccia di Klaus.

    Klaus lo depose delicatamente verso il basso, mettendo le dita sopra le palpebre Kol e tirando le chiuse. Guardò il suo volto indurire e chiuse gli occhi insieme quelli del vampiro morto, prendendo un respiro profondo prima di mettersi di nuovo in piedi.
    « Vieni », disse Klaus, « mi occuperò di lui più tardi. »
    Klaus la condusse attraverso i raccapriccianti tunnel sotterranei, spazzando via a ragnatele; la sua visione di vampiro li guidava attraverso il buio. Mentre raggiunsero l'altro lato, entrambi sentirono qualche tipo di lotta che stava avvenendo di sopra.
    « Presto », comandò Klaus, afferrando di nuovo la sua mano e correndo in avanti. Caroline si precipitò dopo di lui.



    Arrivarono nel bel mezzo di una battaglia. Qualche manciata di vampiri stavano attaccando gli umani; Elijah stava facendo del suo meglio per difendersi per conto suo. La maggior parte erano già morti o in vari stati di morte. Klaus salì il resto del strada fino alla superficie e tirò Caroline dietro di lui. Caroline lo guardò correre avanti e strappare un vampiro dal collo di una donna anziana, spezzando la sua testa in modo pulire. Poi continuò, raggiungendo Elijah e aiutandolo.
    Caroline si girò e notò un altro servo umano sotto attacco. Lei lo travolse e si gettò contro il vampiro, lottando con lui lontano dalla sua vittima.

    La ragazza che era stata prosciugata, cadde a terra, afferrandosi al collo, ma Caroline non ebbe il tempo di prestare attenzione a lei. Il vampiro si era lanciato verso di lei e la sbatté al suolo, contorcendosi.

    Lei lo tirò in alto sul suo viso e lo fece volare di nuovo, direttamente tra le braccia di Klaus.
    Klaus si girò intorno al vampiro e lo tenne per la gola, sollevandolo dal terreno.
    « Chi ti ha mandato? », urlò Klaus. Il vampiro sibilò in risposta. « CHI TI HA MANDATO! » Ma il vampiro non rispose. Scalciava e picchiava come un animale rabbioso. « Questo è inutile », borbottò Klaus prima di mettere la mano libera nel petto del vampiro ed estraendo il suo cuore.
    Gettò il cuore e il vampiro lontano da se stesso e fece un cenno verso Caroline. « Questa è la seconda volta stasera che ti salvo la vita. »
    Caroline si spostò, indignata. « Avevo tutto sotto controllo. »
    « Certo che ce l'avevi, love », fece un sorrisetto. « Elijah? »
    « Questo è tutto. Solo quattro », rispose Elijah. « Cosa facciamo con i servi? »
    Caroline si guardò intorno. Una mezza dozzina di esseri umani si rotolava per terra, gemendo e gridando per il dolore. Il resto era morto. I suoi occhi guizzavano a Klaus e notò che la stava fissando. La sorpresa del suo sguardo la fece sobbalzare.
    « Guarisci quelli che possono essere salvati », istruì Klaus. Le sopracciglia di Caroline si sollevarono incredule e Klaus si strinse nelle spalle. « È una sofferenza abbattere dei nuovi servitori », disse.



    ***



    Era stata una lunga notte. Tra la festa e il piccolo attacco di Kol non c'era stato un momento di pace.

    Klaus valutò il danno alla sua torre, mentre Elijah e Caroline guardavano i servi che avevano la fortuna di essere ancora vivi.

    Quasi tutto era bruciato.

    Tutti i suoi libri e i quadri nella sua solare, la sua camera da letto e tutti i suoi vestiti. La stanza degli ospiti, la stanza di Caroline, era bruciata completamente. Non c'era niente di salvabile.

    Klaus andò in giro per le rovine, calpestando con cautela tra i pavimenti deboli e le travi cadute.

    Sul pavimento, accanto al letto di Caroline, notò le sue cose in un mucchio fumante. Prese i pezzi mezzi bruciati di abbigliamento, alcuni altri oggetti casuali caduti della piega dei suoi pantaloni. Ispezionò ciascuno di loro uno per uno, girandoli più e più volte. Erano stati fusi e bruciati, ma nessuno di loro assomigliava a qualcosa che potesse riconoscere.

    Potrebbe dire la verità, pensò.

    Quindi veniva dal futuro. Lei lo conosceva in futuro. Klaus constatò che appena rispondeva a una domanda su Caroline, un altro milione glie se ne presentavano. In quale futuro viveva? Come faceva a conoscerlo? Perché erano nemici? Che cosa aveva fatto perché lei rischiasse la vita con una magia così pericolosa per la piccola possibilità che sarebbe stata in grado di ucciderlo?

    Il pensiero che stava per essere incolpato adesso per qualche trasgressione non aveva ancora commesso lo facevano sentire violento. Gettò le sue cose di nuovo nel mucchio; una piccola nuvola di cenere, sbuffando nell'aria, si alzò.
    Si voltò per vedere Elijah sulla porta con Caroline dietro di lui.
    « I servi sono guariti, stanno prendendo i morti nel bosco per bruciarli, una volta all'alba. »
    Klaus guardò verso l'orizzonte, il muro mancante gli dava ora una vista perfetta.

    La luce arancione cominciava a sanguinare nel blu della mezzanotte.

    Klaus tolse la catena con l'anello di Caroline dal collo.
    « Avrai bisogno di questo », disse. Caroline lo prese da lui, facendogli uno sguardo interrogativo. Lui si allontanò da lei e si voltò a Elijah. « Partiamo per Londra questo pomeriggio. »



    ***



    Klaus lasciò Elijah a prendersi cura della disposizione. Avrebbe controllato che i servi avessero imballato le necessità e poi chiuse la casa prima di poter finalmente soggiogarli tutti, costringendoli a dimenticare la loro esistenza completamente. Mentre Elijah si prese cura di tutto, Klaus era diretto nei boschi in cerca di Gretchen.
    Non era in casa sua, ma poteva percepire che non era lontana. La trovò accanto a una piccola piscina di acqua chiara, mentre raccoglieva le mele da un albero. La scena era fuori luogo in questo periodo dell'anno, in questa particolare foresta, ma la bellezza della creazione Gretchen non poteva essere negata.
    « L'ho fatto da sola, lo sai. È bello avere una piccola fuga », disse Gretchen, mentre Klaus si avvicinava.
    « Mi hai mentito », disse, andando subito al punto.
    « Mentire è una parola forte. Io preferisco dire che ho omesso la verità », rispose la strega prendendo un grosso boccone da una lucida mela rossa.
    « Tu sapevi Caroline era di un altro tempo. »
    « Lo sapevo », ammise, « e il suo sangue mi ha permesso di saperne di più sulla magia di cui è vittima. »

    Klaus strappato una mela dall'albero e la gettò in aria, catturandola nel suo palmo. « Mi pare di capire che non hai intenzione di condividere la tua conoscenza con me. »
    Gretchen si mise a ridere, prendendo un altro morso dalla sua mela. Klaus notò un serpente verde strisciare tra i rami del melo.

    « Sei insolitamente calmo in tutto questo », osservò la strega.
    Klaus le fece un sorriso affascinante. « Sono noto per avere i miei momenti. »

    « Infatti », concordò. « Beh, ti posso raccontare i fatti. Lei non potrà tornare al suo tempo fino a quando non avrò completato un determinato compito. È l'unico motivo per cui la magia ha funzionato fin dall'inizio. »
    « Uccidermi. Questo è quello che ha detto sulla sua missione originale. »
    Gretchen scosse la testa. « Potrebbe essere stato quello che pensava sarebbe venuta a fare, ma l'universo ha altre cose in serbo per lei. Per entrambi voi. »
    Klaus considerò le parole di Gretchen. « Quindi è qualcosa di diverso? »
    Lei si strinse nelle spalle. « Forse. »
    « Voglio delle risposte », disse tra i denti, « non enigmi. »

    Gli occhi della strega lampeggiarono. « Beh, non posso darti risposte, Niklaus. Non questa volta. »
    Klaus ringhiò e gettò la sua mela al serpente, colpendolo dall'albero e nella piscina. Poi si girò sui tacchi e se ne andò.
    « Partiamo per Londra oggi », gridò di nuovo a lei, « raggiungici. »



    Note della Traduttrice

    ... no... non ci sono note...non ci credo!

    Spero che il capitolo vi sia piaciuto! :)

    Ritorna all'indice

    Capitolo 6
    *** Capitolo 6 ***

    Capitolo 6

    Mentre Klaus scomparve verso chissà dove, Caroline aiutò Elijah con i preparativi per la partenza. Elijah le disse che in realtà non c'era nessun bagaglio da fare. A quanto sembrava avrebbero avuto tutto il necessario nella casa di Londra. Caroline non aveva nulla da portare con sé, comunque. Tutti i suoi vestiti del futuro e il suo telefono erano bruciati. Si toccò la collana che portava attorno al collo, grata per averla indossata per tutto il tempo. Avrebbe odiato perderla.
    Elijah le aveva lasciato il compito di soggiogare i domestici, un lavoro che è stata più che felice di fare, dopo aver ascoltato Elijah costringere uno di essi con uno dei retroscena più noiosi e deprimenti di sempre. Lei lo allontanò e continuò a inventare ricordi felici per ciascuno di loro.
    « Sei stata in giro per la campagna, cogliendo tutte le visuali più belle », disse ad una delle ragazze, non molto più grande di lei. « Quando tornerai a casa, incontrerai un ragazzo davvero carino e ti innamorerai perdutamente di lui e vi sposerete e avrete un sacco di bambini. »
    La ragazza sorrise al pensiero che Caroline le aveva impiantato in testa.

    La cheerleader si diede una pacca sulla spalla.

    « Non so da dove puoi venire se ognuno ha una vita così felice », disse Klaus da dietro di lei. Lei si girò e fece una smorfia verso di lui. « Anche se farà di nuovo ritorno a casa, probabilmente finirà per lavorare come sguattera in casa di un altro uomo ricco e morirà zitella. »
    Caroline si girò verso di lui, incrociando le braccia: « Oh, e tu puoi fare di meglio? »
    « Li mando via dicendo loro di dimenticarci, mi si addice abbastanza bene », lui si strinse nelle spalle, in piedi davanti a lei.
    « Dov'è la tua immaginazione? »
    « La vita non è una canzone (1) », disse Klaus socchiudendo gli occhi.
    Caroline squadrò il mento. « No. Ma la vita è quello che ne fai. »
    I due stavano lì, faccia a faccia, bloccati in una gara di sguardi. Caroline poteva vedere la traccia di scherno nella piega del suo occhio e il segno della sua mascella. Era così fastidioso, ma al tempo stesso, il suo cuore batteva forte nel petto.
    « Klaus, sei tornato », gridò Elijah, spezzando il momento. Si avvicinò e si unì a loro.
    Klaus si girò verso suo fratello. « È tutto pronto? »

    « Sì, la carrozza è stata caricata e la casa è stata protetta. »

    Caroline si guardò intorno. Non aveva visto o sentito Elijah caricare nulla. Che carrozza? Doveva essere stata molto concentrata sulla sua compulsione per non averlo notato.
    « I cavalli sono pronti sia sul davanti che di lato, penso che sia ora di andare », disse Klaus.
    « I cavalli? » Caroline impallidì.
    « Sì, cavalli », rispose Klaus, « non possiamo correre per tutta la strada. »

    Elijah e Klaus si allontanarono da lei e si girarono verso la parte anteriore della casa. Certo, c'era una carrozza trainata da cavalli accompagnata da due cavalli in più. Elia camminava avanti e si arrampicò su uno stallone marrone che conduceva la carrozza. Klaus fece un passo verso il proprio, uno stallone bianco e nero. Accanto ad esso era una cavalla marrone con macchie bianche; Caroline presumette che uno doveva essere per lei. Lei deglutì mentre fissava il grosso animale, arrivando solo a pochi passi da esso.
    « Non sei un'appassionata di cavalli, sweetheart? » chiese Klaus, salendo sul suo stallone.
    « Mi piacciono i cavalli », rispose Caroline, « ma non significa che sappia come cavalcarne uno. »
    « Tu non sai cavalcare? » Klaus la guardò come se le fosse spuntata una seconda testa.
    « Noi non viaggiano a cavallo nel fut... » Caroline fermata prima di poter finire. Klaus era sfrecciato giù da cavallo ed era atterrato di fronte a lei, un solo dito posato sulle sue labbra per farla tacere. I suoi occhi si volsero, indicando Elijah, che non aveva preso atto dello scambio di battute.

    Guardò Klaus rilassarsi visibilmente e togliere il dito dalle sue labbra.
    « Da dove vengo io, voglio dire », concluse, « abbiamo altri modi. »

    Klaus annuì, pur mantenendo un occhio su Elijah. « Cavalcherai con me », disse.

    Avvolse le mani intorno alla sua vita e la sollevò sulla sella, in modo da farla sedere all'amazzone. Stare sopra il cavallo significava stare molto più alto di quello che pensava sarebbe stato. Klaus si issò, mettendo una gamba per lato. Caroline fece lo stesso e Klaus alzò un sopracciglio.
    « Cosa? » contestò, « non voglio cadere. »

    Klaus ridacchiò. « Sei un vampiro. Sopravviveresti. »
    « Non è quello che intendevo dire », disse da sopra la sua spalla.

    Klaus afferrò le redini e avvolse il braccio libero attorno alla sua vita, premendole la schiena contro il suo corpo, le dita si stingevano deliziosamente nel suo stomaco.

    Il respiro di Caroline si legò alla fermezza della sua stretta.
    « Io non ti lascerò cadere », le sussurrò all'orecchio; il suo respiro caldo le sfiorava tutta la sua pelle ad ogni parola.
    Caroline deglutii a fatica e si sistemò sulla sella, sentendosi improvvisamente al caldo e affollata. Si schiarì la gola nervosamente.

    « Spero di no », disse debolmente, roteando gli occhi su se stessa. Dio, perché non aveva potuto pensare a qualcosa di più disinvolto da dire in quel momento.
    Klaus sorrise e diede un colpo alle redini, il cavallo trottò fuori verso la strada. Le mani di Caroline stringevano il braccio di Klaus intorno a lei, grata che fosse lì, dopo tutto.
    Cavalcarono per quello che sembrò un'eternità. Ma almeno la vista era bella e l'aria era frizzante e, soprattutto, lei era fuori, al sole. Non si era resa conto di quanto le era mancato.

    A un certo punto, Caroline gettò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, lasciando che il suo viso catturasse tutta la forza dei raggi solari.

    « Non addormentarti, love », dichiarò Klaus quando la sua testa colpì la sua spalla.
    « Come se potessi, qui », rispose lei, aprendo gli occhi e affacciandosi di nuovo in avanti.
    La strada polverosa era ampia e vuota. Elijah si trascinava dietro di loro, portando la carrozza che cigolava innanzi. Lei ancora si chiedeva perché non avevano viaggiato all'interno della carrozza, invece.
    « Allora, cos'era tutto quello de “la cosa segreta” di prima? »
    « Quale “cosa segreta”? », eluse Klaus.
    Caroline si girò leggermente verso di lui. « Sai, l'intero... » alzò un dito, verso le sue labbra questa volta, imitando la sua azione precedente. « Tu non vuoi che Elia sappia della cosa del futuro. »
    Il labbro di Klaus si mosse sotto il suo dito. « Sei molto attenta. »
    « Chiamalo istinto di sopravvivenza», rispose lei, abbassando la mano. Klaus ancora non parlava così lei continuò. « Perché non vuoi che Elijah lo sappia? È tuo fratello. Sta dalla tua parte. »

    « È complicato », rispose Klaus.
    « L'ho sentito dire», mormorò.
    « Da chi? »
    « Elijah. »

    Klaus si mise a ridere e si sistemò sul sedile. Caroline si strinse al suo braccio, assicurandosi che aveva ancora una presa su di lei.
    « Non ti preoccupare. Non ti sto lasciando andare », disse Klaus. « Non credo che Elijah lo debba sapere perché non credo che ti vorrà tenere in vita, sapendo che tu hai tutte queste future informazioni riguardo a noi. Tu sembri conoscere i nostri punti deboli molto più di qualsiasi altro vampiro. Vorrà sradicare il problema nel modo più veloce possibile. »
    « Uccidendo me », annuì Caroline. « Non sono una fan di questo. Immagino sia meglio non dirglielo. »

    Klaus sorrise. « Sono contento che vedi le cose a modo mio, love. »

    Caroline strinse le labbra. « Allora, perché non vuoi uccidermi? Almeno non subito? »
    Lui non rispose subito. Caroline poteva sentire l'alzarsi e l'abbassarsi del suo petto contro la sua schiena, mentre aspettava una sua risposta. Lei non voleva mettere troppo in discussione le sue motivazioni; se lo avesse fatto, avrebbe potuto cambiare idea e realizzare che avrebbe dovuto ucciderla, dopo tutto. Ma al tempo stesso, l'aveva salvata due volte, e non capiva perché. La sua curiosità stava avendo la meglio su di lei.

    « Ci ho pensato », ammise, « soprattutto nei boschi, la notte scorsa. Ma credo che tu potresti essere ancora di qualche utilità per me. »

    « Per cosa, ad esempio? »
    Il respiro di Klaus colpì ancora una volta il suo orecchio, inviandole un tremito lungo tutto il corpo, ancora una volta. La sua stretta intorno alla sua vita si fece un po' più stretta. Caroline giurò che poteva sentirlo sogghignare mentre parlava.
    « Staremo a vedere. »



    ***



    Cavalcarono tutto il giorno e fino a notte inoltrata. Klaus mantenne saldamente il braccio intorno alla vita di Caroline. Ogni volta che si muoveva, anche in minima parte, la mano di lei correva al suo braccio per tenerlo saldamente in posizione. L'azione lo faceva sorridere. Si trovò a muoversi apposta, per avere la sua presa su di lui.
    Era notte tarda e Caroline si lasciò sfuggire un grande sbadiglio, dondolando la testa sulle spalle.
    « Stanca, love? »

    Caroline soffocò un altro sbadiglio con il dorso della mano e annuì. « Non ho dormito che più di un paio d'ore, ieri sera. »

    Klaus afferrò la sua mano e la sollevò, notando il colore della sua pelle. « Sembri un po' grigia. Quando è stata l'ultima volta che ti sei nutrita? »
    Caroline si fermò per un attimo, mentre pensava. « Tu », mormorò.
    L'ammissione inviò un sussulto in lui, facendolo sentire stranamente compiaciuto dal fatto che era il suo sangue sostenerla. Si spostò un poco, nella sella.
    « È stato quasi due giorni fa », disse, « tu sei un vampiro giovane, hai bisogno di nutrirti più spesso. »
    Caroline aggrottò le sopracciglia: « Non ho molte opzioni nel 1492. »

    Klaus alzò una mano segnalando ad Elijah che si sarebbero fermati per la notte. Non era troppo appassionato di campeggio, in particolare con il loro prezioso carico a rimorchio, ma ad essere onesti si sentiva stanco. Erano stati dei lunghi giorni. Non aveva avuto un secondo di pace da quando Caroline era entrata nella sua vita.

    Klaus tirò le redini del cavallo e li portò lontano dalla strada, vicino ai boschi. Saltò giù e allungò una mano per aiutare Caroline a scendere; le sue dita si avvolgevano intorno alle curve morbide della sua vita. Lei mise le mani sulle sue spalle e si lasciò cadere nella sua presa.

    Klaus la sorresse fino a terra; i loro occhi si incontrarono.

    Riusciva a sentire il calore del suo corpo sotto le sue mani. Anche quando era coperta di fuliggine e di cenere e di giorni che erano come la polvere (2), lei continuava a brillare come il sole.

    In verità, era splendida. Guardò i suoi occhi di cristallo scorrere sul suo viso e aspettò che lei si allontanasse, ma non lo fece. Non sapeva perché. Forse per lo stesso motivo per cui non ci riusciva neanche lui, in questo momento. Aveva trascorso tutta la giornata avvolto intorno a lei e il pensiero di interrompere il contatto adesso premeva sul suo cuore morto. Qualcosa in lui non voleva lasciarla andare.
    Il click e scricchiolio della carrozza dietro di lui lo riportò sulla Terra. Si staccò da lei, camminando rapidamente verso Elijah.
    « Sto andando a trovare qualcosa da mangiare », annunciò Caroline.
    « Non da sola », rispose Klaus con forza.
    « Sì, da sola », ribatté lei. Camminò verso di lui, togliendosi l'anello al dito e lanciandolo verso di lui. Egli lo prese in aria. « Tornerò. »
    Con quello, lei sfrecciò nella foresta. Elijah ridacchiò dietro di lui.

    « Non è il solito prigioniero sottomesso, vero? »

    Klaus alzò gli occhi. « No. Non lo è proprio. »

    Elia legò il cavallo e la carrozza ad un albero, assicurando le redini attorno al suo grosso tronco.

    « Inoltre, lei non è davvero un prigioniero a questo punto, mi sbaglio? »

    « Che cosa vuoi dire? » chiese Klaus, legando il proprio cavallo.

    « Beh, il fatto che non abbiamo mai tenuto prigionieri, per prima cosa », disse Elijah. « E due, il modo che hai di guardarla... non credere che non l'abbia notato. »

    Klaus guardò il fratello. « Vacci piano, Elijah. »
    « Non minacciarmi, Niklaus. È inteso come un complimento. » Elijah mise una mano sulla spalla. « Lei tira fuori la tua umanità. »

    Klaus rise e spinse lontano la mano di suo fratello. « Questo non è un complimento. »



    ***



    Caroline camminava all'interno della foresta, turbata dal buio e dal raccapricciante grido dei gufi. Le sembrava di trovarsi nelle foreste molto spesso ultimamente, che le piacesse o meno. Un altro procione corse lungo il suo percorso. Era il quinto, adesso. Aveva detto a Klaus che stava andando a mangiare, ma lei era passata oltre ad ogni animale in cui si era imbattuta. Non che non stesse morendo di fame, lo era; poteva sentire all'interno di sé la sua sete di sangue infuriare, il predatore che chiedeva di essere lasciato libero.

    Ma ancor più il sangue in questo momento, aveva bisogno di spazio. Spazio da Klaus. Aveva trascorso tutto il giorno avvolta nel suo abbraccio. Era stato snervante quanto comodo sentire di avere le sue braccia intorno a lei. Ogni volta che era vicino a lei, sentiva appena questa... non sapeva cosa.

    Lei scosse la testa, evitando che i suoi pensieri andassero verso una piega indesiderata.

    Era solo fame. Questo era tutto. Niente cibo, niente sangue, era stato uno scherzo dei suoi ormoni. Aveva solo bisogno di trovare un po' di sangue e si sarebbe sentita di nuovo bene.

    Niente più sentimenti intorno alla vita rovinata dai vampiri originali.
    Un altro procione passò di fronte a lei e questa volta lo seguì. I procioni erano grassi, ma erano buoni come nient'altro. Caroline gli saltò alle spalle e lo raccolse da terra. L'animale lottò tra le sue braccia. Aveva sempre odiato questa parte. Ma Stefan le aveva insegnato a immobilizzare un animale e poi a berlo.

    Le sue zanne caddero e si nutrì del procione, cercando di ignorare la sensazione di prurito della sua pelliccia. Il sangue aveva un sapore abbastanza buono e si sentiva già meglio.

    Caroline prosciugò l'animale e lo posò di nuovo sul terreno, per lasciare che la natura facesse il suo corso.

    Quando alzò lo sguardo vide una piccola laguna. Non si era nemmeno resa conto che c'era. Una piccola cascata si tuffava lì dentro, fornendo alla piscina una nitida, acqua fresca.

    Guardò le mani e gli abiti. Cenere e polvere le coprivano tutto il corpo. Si sentiva lorda e sporca e desiderava una doccia calda con il suo bagnoschiuma preferito. Tuttavia, dato che le docce non esistevano in epoca medievale, questa laguna avrebbe fatto al caso suo. Sicuramente Klaus ed Elijah non l'avrebbero lasciata nel bosco. Poteva prendersi qualche minuto per lavarsi

    In fretta, scivolò fuori dal suo vestito rosso, facendolo crollare a terra, ed entrò nella laguna. L'acqua era fredda, ma non gelida, e arrivava appena alle sue spalle. Lei si tuffò sotto, lasciando in ammollo i capelli e lavando via tutti i resti dell'incendio e del viaggio.
    « Questo non è nutrirsi. »
    Caroline si girò, gettando le braccia al petto per coprirsi. Klaus era in piedi sul bordo della laguna, un pigro sorriso sul suo volto. Caroline lo fissò.
    « Mi stavi spiando? Non ti fidavi di me quando ho detto che non sarei scappata? »
    Klaus si strinse nelle spalle. « Sei stata via per molto tempo. Non dovrebbe essere così difficile trovare qualcosa per nutrirsi. »

    « Beh, l'ho fatto », rispose Caroline, « grazie per la tua preoccupazione. »
    « Posso unirmi a te? »

    Caroline sentì il suo corpo arrossire. L'acqua era torbida abbastanza per coprirla, ma lei era completamente nuda. Non che avesse qualcosa di cui essere imbarazzata. Anni di cheerleading e yoga l'avevano plasmata bene. Lei strinse gli occhi verso di lui, notando una qualche sfida ballare nella piega dei suoi occhi. Si ricordò del modo in cui aveva giocato con lei nei boschi prima, sfidandola a baciarlo. Bene, potevano giocare in due a quel gioco.
    « Non mi dà fastidio », disse cercando di sembrare il più disinvolta possibile.

    Le sopracciglia di Klaus si alzarono leggermente, ma poi tornò di nuovo impassibile, mantenendo il contatto visivo con lei mentre iniziava a togliersi i suoi stivali e la camicia.

    Caroline non poté trattenersi. Lo fissò. Era tutto muscoli e tendini, il petto tagliato finemente, una V profonda appariva appena lungo i suoi fianchi, scomparendo nei pantaloni.

    Lui si schiarì la gola, sorprendendo Caroline dalla sua ammirazione.
    « Ti dispiacerebbe voltarti, love? » ridacchiò, girando il dito in aria. Caroline si girò di scatto, ridendo un po '.
    « Non credevo che tu fossi un tipo modesto », lo prese in giro Caroline.
    « Io non credevo che fossi impudica. »

    Caroline rimase a bocca aperta e si voltò indietro. Era giusto dietro di lei, apparso dal nulla, i pantaloni abbandonati e lasciati sul terreno. Sapeva che se avesse abbassato lo sguardo anche solo per un secondo, si sarebbe presentato in tutta la sua gloria. Si abbracciò il petto stretto, tuffandosi in acqua.
    Indietreggiò. Voleva spazio. Questo non era spazio. Questo era lui, in piedi davanti a lei, nudo, fissandola con quegli intensi occhi tempestosi che le facevano attorcigliare lo stomaco.

    « Ti senti bene, love? » sogghignò Klaus.

    Stava giocando con lei, di nuovo. Si irrobustì e si ricordò che aveva iniziato lei questo gioco.

    Lei appoggiò all'indietro e galleggiò lontano da lui, stampandosi un dolce sorriso sul suo viso.

    « Si, tutto bene », disse, schizzandolo con un po' d'acqua mentre fluttuavano indietro. « Quindi, hai intenzione di dirmi che cosa c'è nella carrozza? Perché non possiamo viaggiare là dentro? »
    « Non ti stai godendo il cavallo? » rispose Klaus.
    « Va bene », rispose lei, di nuovo in piedi quando fu ad una distanza ragionevole da lui, attenta a tenersi coperta.
    Klaus immerse la testa sotto l'acqua e si bagnò, le gocce d'acqua cadevano dai suoi riccioli. « Mettiamola in questo modo, cosa c'è nella carrozza non ti riguarda, ma vale più della tua vita. »
    « Sempre così drammatico. Sempre vita e morte. » lo prese in giro Caroline.
    « Nella mia esperienza, tutto è sempre vita e morte. »

    « Io non vivo in questo modo », disse Caroline.
    « Potrebbe essere necessario, un giorno. Essere un vampiro non è una cosa facile. »

    « Manterrò la mia umanità più a lungo che posso. »

    Klaus aggrottò la fronte, guardando lontano. « Prima la lasci andare, meglio è. »
    Caroline lo schernì; stava per ribattere, quando notò qualcosa nei suoi occhi. Una specie di sguardo lontano, pieno di memoria e rimpianto. Non poteva immaginare che cosa avesse lo avesse procurato.




    Note della Traduttrice

    1 - L'autrice fa notare che questa frase è tratta dal "Trono di Spade" (in inglese Game of Throne) Dato che non seguo questa serie TV e non ho letto i libri, ho ritenuto opportuno inserirla tra le note, nel caso qualcuno sia più informato di me a rigaurdo

    2 - Questa seconda nota è più complicata, in quando non sono sicura della traduzione.. per cui... In inglese la frase è: "A days worth of dust"





    Ritorna all'indice

    Capitolo 7
    *** Capitolo 7 ***

    Capitolo 7



    Trascorsero la notte sulla strada, si alzarono presto la mattina successiva e si dirigerono fuori nel più breve tempo possibile. Klaus era impaziente di raggiungere la casa entro mezzogiorno.

    Caroline riprese la sua posizione sul suo cavallo, il suo braccio la fissava al suo posto. Cavalcarono in silenzio, Caroline stava ancora riflettendo sulla loro conversazione della sera prima. Arrivò alla conclusione che Klaus doveva essere una delle persone più pessimistiche e stanche che avesse mai incontrato, ancor più di Damon.

    Ad appena mezzogiorno, giunsero alla seconda casa di Klaus. Caroline guardò a bocca aperta le dimensioni. Era ancora più grande della prima. I domestici li salutarono non appena arrivarono. Non sapeva come avevano fatto a sapere di aspettarsi il loro arrivo. Non era come se avessero potuto mandargli un messaggio o altro. Klaus l'aiutò a scendere da cavallo e diede istruzioni ai servi.

    « Fai fare a Caroline un giro, io assisto la carrozza », disse ad Elijah.

    Elijah annuì e si avvicinò a Caroline, offrendole il braccio. « Vieni ti faccio vedere l'interno. Questa casa è molto più grande della nostra ultima. »
    Caroline sorrise e gli prese il braccio. Elijah la condusse attraverso l'entrata e dentro casa. Gettò un ultimo sguardo sopra la spalla, a Klaus e alla carrozza. Cosa diavolo c'era di così importante, si chiese.
    Elijah la portò in tutta la casa. C'era un grande salone e una cucina e alloggi per la servitù. Arazzi e sculture e dipinti erano stati appesi tutt'intorno. C'era anche un ampio cortile al centro di tutto, con un giardino e un gazebo in legno. A ciascuna estremità del cortile c'era un ingresso che portava ad una diversa ala del castello. Invece di due ali, questo castello ne aveva quattro, una in ogni direzione.
    « Io sto nell'ala sud, Klaus si trova nella nord », disse Elijah.
    « Dove starò io? »
    « Nell'ala nord. »
    Caroline alzò gli occhi. « Ovviamente. »

    Elijah soffocò una risata e la condusse al piano di sopra. L'impostazione era simile a quella della casa precedente. Klaus aveva la sua stanza, la sua solare, ma c'era anche un'intera stanza per il guardaroba. La stanza degli ospiti, dove Caroline sarebbe stata, era troppo grande.
    « Ci sono qualche eventuali passaggi segreti in questo posto? », chiese Caroline scherzosamente.
    « Klaus te li ha mostrati? » domandò Elijah, sorpreso.
    « È così che siamo sfuggiti dal fuoco. »

    Elijah si avvicinò al muro e appoggiò le mani contro il mattone bianco. Fece scivolare le dita lungo le scanalature fino a quando trovò il punto esatto, spingendolo in avanti. Il muro si spostò, grattando un po' contro il pavimento di pietra. Caroline sgranò gli occhi e guardò attraverso. C'era la camera di Klaus sull'altro lato.
    « Buono a sapersi », mormorò tra sé.

    Elijah le mostrò la sua stanza, assicurandosi che sapesse dove si trovavano abiti extra e vesti. Si chiedeva perché questi due uomini sembravano essere così preparati con gli indumenti da donna.
    « Allora... Klaus ha detto che avresti dovuto dirmi che cosa c'è nella carrozza. »

    Elijah ristrinse il suo sguardo su di lei, un sorriso si diffuse lentamente in tutto il suo volto e increspando gli occhi. « Bel tentativo, Caroline. »

    Lei sorrise e si strinse nelle spalle, innocentemente. « Valeva la pena fare un tentativo. »

    « Perché lo vuoi sapere? »
    « Sono curiosa. Klaus non vuole dirmelo. »

    « Allora non posso nemmeno io. » Caroline annuì, capendo. « Comunque posso dirti che sei al sicuro. »

    Caroline rise. « Al sicuro? Che cosa vuoi dire? Penso di essere il più lontana possibile dalla sicurezza in cui mi sia mai trovata. »
    « Klaus non ti ha ancora uccisa, il che significa che non lo farà. »
    A Caroline venne da ridere. Klaus era preoccupato che fosse Elijah ad ucciderla, ma in questo caso era Elijah che la stava rassicurando sul fatto che Klaus non aveva intenzione di fare lo lavoro stesso.
    « Beh, cosa mi dici di te », ribatté lei, « con tutte queste minacce? »

    « Non ho alcun desiderio di terminare la tua vita », disse Elijah « Mi scuso se questa è l'impressione che ti ho dato. »
    « Scuse accettate », annuì Caroline. « Ma ancora non posso dire che mi sento al sicuro. »

    Elijah fece un sorrisetto e le ricordò il modo in cui Klaus appariva quando sapeva che stava per superarla in astuzia. « Sei sicura di questo? »



    ***



    La giornata trascorse con Caroline bloccata nella sua nuova stanza senza niente da fare. Elijah aveva insistito che lei rimanesse lì e si riposasse, mentre lui e Klaus si sarebbero presi cura di tutto. Le stavano nascondendo qualcosa. Per una qualche ragione, poteva dirlo. Lei sapeva solo che aveva a che fare con tutto ciò che c'era nella carrozza.

    Delle domestiche vennero per aiutarla a pulirsi e a vestirsi. Era strano il modo in cui i servitori sembravano aiutarli a fare ogni piccola cosa. Come se non fosse perfettamente in grado di vestirsi e lavarsi i capelli da sola.
    Alla fine, era in grado di togliersi la cenere che copriva il suo abito rosso ed indossare un luminoso vestito di seta blu. Era meno stravagante di quelli che aveva indossato prima, più confortevole. Caroline immaginò che probabilmente era l'equivalente medievale di jeans e maglietta.

    Per passare il tempo, si sedette di fronte a uno specchio, giocando con i suoi capelli, provando a fare diverse treccine. Aveva sempre voluto imparare a intrecciare i capelli, ma non era mai stata molto brava a farlo.

    Dopo un'ora o due, lei scrollò la sua creazione finale dei capelli e lasciò che i suoi riccioli cadessero in modo naturale. Sentì Klaus entrare nella sua stanza, proprio lì accanto, ricordando il passaggio che Elijah le aveva mostrato. Improvvisamente si sentì un po' a disagio sapendo che, anche se avesse chiuso a chiave la porta, Klaus avrebbe potuto ancora arrivare a lei.

    Il sole si abbassò all'orizzonte e Caroline guardò i colori cambiare nel cielo, sfumando dal giallo al rosa-arancio e, infine, ad un blu scuro.
    « Ok, non posso più impazzire con questo », disse ad alta voce a se stessa. Stava proprio andando fuori di testa.

    Si avventurò alla sua porta e testò la manopola, che si aprì senza sforzo. Voleva schiaffeggiarsi per non aver provato prima. Elijah non l'aveva mai chiusa dentro, per prima cosa. A quanto pareva, aveva finalmente ottenuto abbastanza della loro fiducia per poter andare in giro.

    Caroline raggiunse il corridoio, non vedendo o sentendo nessuno, e varcò la porta, chiudendosela dietro di sé. Camminava lungo il corridoio; un paio di piccole torce illuminavano la strada. Elijah le aveva mostrato tutto in precedenza e lei si ricordava la maggior parte del suo giro turistico. Camminò finché non trovò la stanza che stava cercando.

    « Cucina! » bisbigliò a se stessa, battendo le mani in silenzio.
    Caroline stava morendo di fame. Non per il sangue, ma per il cibo vero. Sapeva che le sue scelte sarebbero state limitate; niente biscotti al cioccolato o patatine fritte nel Medioevo, ma avrebbe preso quello che sarebbe riuscita a trovare. La sua bontà sarebbe venuta fuori da una fetta di pane, qualche cubetto di formaggio e una mela.

    Il cibo era buono e le forniva sostentamento, ma non c'era molto sapore. Si chiese come avrebbe fatto a sopravvivere senza cibo spazzatura. Ma rapidamente dissipò il pensiero, masticando un altro morso di mela. Sarebbe tornare a casa, e quando lo avrebbe fatto, avrebbe mangiato un centinaio di litri di alimenti di Phish Ben & Jerry. (1)

    Raccolse il suo piccolo picnic e fece ritorno alla sua stanza. Mentre camminava lungo il corridoio, udì il suono di rottura del vetro. Stranamente, sembrava venisse da dietro il muro. Guardò verso il pavimento e vide un piccolo, quasi impercettibile spazio tra la parete e pavimento. Si chinò per esaminare più da vicino.

    « Chissà... », mormorò tra sé, allungando la mano e spingendo contro la pietra.

    Il muro si mosse appena appena e lei tolse la mano rapidamente. C'era un altro passaggio segreto! Dopo alcuni momenti di considerazione, la sua curiosità ebbe la meglio su di lei. Posò il cibo e spinse la parete di fondo con entrambe le mani.

    Dietro di esso c'era un corridoio buio e una serie di luci a spirale (2).

    Caroline poteva vedere la luce arancione splendere dal fondo. Diede un'occhiata alla sua sinistra e destra, assicurandosi che non ci fosse nessuno in giro, ed entrò nel passaggio, spingendo la porta, chiudendola dietro di sé.

    Caroline scese in silenzio giù per le scale, l'odore di terra bagnata si diffondeva in tutta l'aria. Riusciva a sentire del movimento. Qualcuno era laggiù. Avrebbe dovuto girarsi e tornare indietro, prendere il cibo, e tornare alla sicurezza della sua stanza. Ma una sbirciatina non avrebbe fatto male a nessuno. Sarebbe stata molto silenziosa e nessuno l'avrebbe vista.

    Arrivò fino alla fine delle scale e sbirciò da dietro la parete. Una torcia ardeva con fiamme arancioni sul muro, proiettando ombre verdi di una figura alla fine del muro.

    Era Klaus.

    Rimase lì, con una bottiglia in mano, guardando giù in una... che cos'era, una bara?

    « Potresti anche uscire », disse, la sua voce riecheggiava leggermente. « Lo so che ci sei. »

    Caroline sussultò. Discusse per mezzo secondo sull'opportunità se lui stesse o meno bluffando. La sua testa si girò verso di lei e la guardava dritto negli occhi. Quindi... non stava bluffando. Non riusciva a vedere i suoi occhi da dove si trovava, ma poteva indovinare la ferocia che possedevano. Con un respiro profondo, uscì dalla tromba delle scale e entrò nel corridoio.

    Si avvicinò Klaus, notando che oltre alla bara aperta di fronte a lui, ce ne erano altre tre contro le pareti. Apparivano in perfette condizioni, senza graffi o urti, nemmeno un granello di polvere sulla loro superficie. Chiaramente non erano rimaste ferme in questa stanza buia e segreta dall'ultima volta che Klaus le aveva visitato. Si rese conto che era questo ciò che lui aveva trasportato nella carrozza. Questo era quello che lui e Elijah le avevano nascosto.

    Klaus le diede un'occhiata mentre lei gli si fermò accanto. Lui bevve un sorso da una bottiglia verde scuro. Poteva sentire il profumo pesante del vino emanare fuori da lui. Dopo un esame più attento, notò lo sguardo vitreo nei suoi occhi, e il leggero ondeggiare del suo corpo. Era ubriaco.

    Era stato qui a bere tutto il giorno? I suoi occhi caddero verso il basso, nella bara aperta, e dentro vide un volto familiare.
    « È... ? » Lei rimase a bocca aperta per la sorpresa.

    « Si », disse Klaus. « Kol. Il vampiro che ha appiccato il fuoco; quello che ha tentato di ucciderci... beh, di uccidermi; non sapeva che ci fossi anche tu. Tu sei solo un'altra anima sfortunata intrappolata nel fuoco incrociato. »

    Le parole di Klaus si strascicavano un po' mentre parlava. Caroline abbassò gli occhi sul grigio vampiro dormiente e tornò a guardare Klaus. Lui bevve un altro sorso dalla bottiglia, la gola si muoveva su e giù ad ogni grande sorso.
    « Ok, ok », disse lei raggiungendo la bottiglia e strappandogliela via. Lui la lasciò, la bottiglia abbandonò le sue labbra con un “pop” leggero. Caroline l'appoggiò a terra e si voltò verso di lui.
    « Sei coraggiosa », sorrise, « ho ucciso altri vampiri per molto meno. »
    « Cosa? Vuoi dire impedirti di diventare il primo vampiro a morire per alcoolismo? », lei lo raggiunse e gli tolse un po' di vino dal mento. « Non cercare di intimidirmi. »
    Klaus afferrò la mano posata sul suo volto prima che lei potesse allontanarsi e ritrarsi. Il suo corpo si spostò verso di lei e i suoi occhi guardavano dentro quelli di lei.

    Caroline sentì il suo respiro catturato dall'intensità del suo sguardo. Era simile allo sguardo che aveva l'altra sera, quando stavano nuotando nello stagno della foresta.
    « È mio fratello », disse Klaus, la sua voce quasi impercettibile, infilando le sue dita tra quelle di lei.
    « Cosa? » Caroline sbatté le palpebre.
    Lasciò cadere la mano, come se tutta la forza gli fosse stata risucchiata dalla sua piccola ammissione. « Kol è mio fratello minore. E in quella c'è mia sorella Rebekah. E in questa, il mio altro fratello, Finn. »

    La bocca di Caroline si spalancò. I suoi occhi sfioravano ogni bara, immaginando ogni fratello che dormiva dentro. C'erano cinque vampiri originali? Perché nessuno dei suoi amici lo sapeva prima? Dove erano nel presente?
    « Li hai pugnalati tutti? »
    « Sì. Tutti. »
    Caroline scosse la testa. « Ma... perché? »

    « Per proteggerli. »

    « Proteggerli? Come può questo proteggerli? »

    « Beh, sai come funziona il pugnale », disse Klaus. « Sai che non sono morti davvero. »

    Caroline lo sapeva. « Si, ma se vuoi solo tenerli pugnalati, allora qual è il punto? Non è che sono veramente vivi. Perché li porti in giro con te? »

    La mano di Klaus si avvicinò di nuovo e si fermò sul suo braccio. I suoi occhi concentrati su di lei, le sue dita giocavano con un pezzo di filo sciolto sulla sua manica. Se ne stava lì, con lo sguardo fisso, toccandola, e Caroline lo lasciò fare. Sembrava trovare una sorta di concentrazione. Sentì il suo cuore morto battere forte ogni volta che le sue dita sfioravano il tessuto.
    « Perché non è per sempre », rispose Klaus, « un giorno li sveglierò e saremo di nuovo una famiglia. »

    Qualcosa si mosse nel cuore di Caroline a sentir nominare la famiglia. Klaus, il grande, cattivo e potente ibrido stava cercando di proteggere la sua famiglia. Era un modo contorto di farlo, ma le sue intenzioni erano nobili comunque. Lei abbassò lo sguardo sul volto di Kol, pensando alle parole che i due si erano scambiati prima Klaus lo aveva pugnalato. Kol aveva voluto fare del male a Klaus. Caroline si chiese perché.

    « Hanno tutti cercano di ucciderti? »

    « Finn l'ha fatto. Aveva le sue ragioni. Rebekah no. Kol ... beh Kol ha cambiato lato nella nostra piccola guerra famigliare molte volte. Tende a prendere le parti di chi pensa che stia vincendo in quel momento. Non capisce che le offerte di Mikael non sono altro che menzogne. »

    Caroline annuì. « Ed Elijah? »
    « La famiglia e l'onore sono importanti per Elijah più di ogni altra cosa. » Il suo tono era amaro, il labbro trasformato in un ghigno leggero.
    Caroline si chinò e prese di nuovo la bottiglia, restituendogliela. « Forse hai bisogno di questa. »



    ***



    Quella notte Caroline sognò Klaus. Ma un Klaus diverso da quello che conosceva. Sognò i suoi fratelli e di come ciascuno di essi cercò di ucciderlo. Sognò i suoi occhi tristi e amari, mentre pugnalava ogni sua persona cara fino a quando non rimase completamente solo. Sognò se stessa mentre cercava di correre in avanti, mentre lui si accasciò per la lotta.

    Sembrava così lontano e solo, circondato da corpi e sangue. Il suo cuore gridò, cercando di arrivare a lui, ma qualcosa le stava tenendo la schiena. Era come se il suo corpo si stesse muovendo nella melassa.

    Urlò il suo nome, ma non riusciva nemmeno a farlo guardare verso di lei, per vedere che lei era venuta per lui.

    Non importa quanto forte lei urlava, lui non alzò lo sguardo.




    Note della Traduttrice

    Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma ho avuto svariati problemi di tipo tecnico organizzativo e non ho potuto aggiornare prima.
    Dopodiché, ecco le due note di questo capitolo:

    1- E' una catena di cibi americana
    2- In inglese: set of spiral stares. Ho avuto vari dubbi, per cui, eccola qui.
     
    Top
    .
  4. kasumi
     
    .

    User deleted


    Capitolo 8



    « Caroline? Caroline? »

    « Huh? » disse Caroline in silenzio, scuotendosi dai suoi pensieri. Stava pensando ai suoi sogni della notte prima. A proposito di Klaus. La stavano ossessionando tutta la mattina. Prima di scendere a fare colazione, aveva controllato l'ingresso alla cripta che aveva trovato la sera prima. Era stato completamente sigillato.

    Alzò lo sguardo verso Elijah, che le aveva parlato. Lui la stava guardando in attesa, aspettando che gli rispondesse.
    « Scusami », disse, « che cosa hai detto? »

    « Ho detto che sto andando in città oggi e ti ho chiesto se ti piacerebbe accompagnarmi », ripeté, « ho pensato che ti piacerebbe avere la possibilità di vedere un po' della vita al di fuori del castello. Dopo tutto, non sei di queste parti, giusto? »

    « Sì, sembra bello, grazie. » Caroline apprezzò la prospettiva di stare con persone semi-normali.

    Ne aveva avuto abbastanza dei vampiri e dei loro dipendenti, e il mondo esterno sarebbe stato certamente più interessante che essere rinchiusa nella sua stanza tutto il giorno.

    Dopo la colazione, Caroline si diresse fuori con Elia. Non c'era alcun segno di Klaus quella mattina. Caroline si chiese se non stesse soffrendo per i postumi della più grande sbornia in assoluto, considerando quante bottiglie di vino che aveva bevuto tutta la notte prima. Elijah si fermò davanti alle stalle e lei si accigliò quando si rese conto che avrebbe dovuto andare di nuovo a cavallo.

    « Dobbiamo davvero insegnarti a cavalcare », disse Elijah mentre aiutava Caroline a montare sul cavallo, salendo dietro di lei.
    Elijah non invase il suo spazio come Klaus avrebbe fatto. Lui non avvolse il suo braccio intorno alla sua vita e non la tirò contro il suo corpo. Quando partì, lei sobbalzò, sorpresa, sentendosi meno sicura di come lo era stata l'ultima volta che aveva cavalcato un cavallo.
    Nel frattempo, Klaus osservava dalla sua finestra, fissando, mentre Elijah se ne andò con Caroline.



    ***



    La città non era come Caroline aveva previsto. Anche se sapeva che era sbagliato, si era immaginata la Londra dei giorni moderni, o almeno la Londra moderna che aveva visto in foto.

    Non era come se fosse mai stata effettivamente lì. Stava pensando a Trafalgar Square, con le sue luci e le auto intorno. Stava immaginando taxi neri e stazioni della metropolitana e poliziotti con buffi cappelli. Ma tutto nel 1492 era diverso. Tranne forse i buffi cappelli.

    Ma la città era ancora viva con la stessa energia e lo stesso entusiasmo che probabilmente possedeva nel suo tempo. Invece di automobili rumorose, c'erano cavalli e carri. Gli agricoltori e macellai gridavano dai negozi, invitando i clienti ad acquistare i loro prodotti.

    Dei martelli risuonavano contro il metallo mentre i fabbri forgiavano le spade in acciaio. C'era odore di pane fresco nell'aria. I bambini correvano e ridacchiavano attorno al cavallo, mentre Elijah e Caroline trottavano in città. Lui si fermò in una delle bancarelle, aiutando Caroline a scendere, e lanciando una moneta in ottone a un ragazzino per tenergli d'occhio il suo trasporto.

    « Allora, per che cosa siamo qui? » chiese Caroline, seguendo Elijah tra la folla.
    « È il compleanno di Klaus fra due giorni. Faremo una festa al castello. »
    Caroline seguì Elijah in giro, mentre correva per le sue commissioni, portandola nei luoghi della città. Sembrava folle, ma anche del XV secolo Londra aveva più entusiasmo di Mystic Falls.
    « Un fiore per la principessa? »
    Caroline abbassò lo sguardo e vide una piccola bambina sporca, con un cesto di fiori sul braccio, stringendo un papavero rosso verso lei. Diede alla piccola cara un caldo sorriso.
    « Oh, grazie, ma... »
    « Sei qui, tesorino », Elijah si avvicinò e offrì alla ragazza una moneta, in cambio del fiore. Dopo aver guadagnato i suoi soldi, la minuscola ragazza fuggì per trovare il suo prossimo cliente. Elijah si voltò verso Caroline, il fiore in mano e lo alzò fino a metterlo dietro il suo orecchio.
    Caroline sorrise imbarazzata. « Grazie », disse. « Allora... hai già preso un regalo per Klaus? »

    Elijah si schiarì la gola. « No, ma ripeto, ha già ricevuto il regalo perfetto », Caroline gli diede uno sguardo confuso. Lui sorrise e rispose: « La doppelganger. »

    « Oh ... giusto », disse Caroline. Continuava a dimenticare tutto questo. « Credo che sia un bel regalo. »

    « In effetti. »
    Camminavano in silenzio per un po'. Caroline allungò la mano e si sistemò il fiore nell'orecchio.
    « Hai fratelli o sorelle, Caroline? Mi rendo conto che io non so molto di te. »

    Quella era un'altra cosa che Caroline tendeva a dimenticare. Elijah non conosceva la sua vera identità. Solo Klaus ne era a conoscenza, e lui l'aveva convinta che sarebbe stato un male se Elijah l'avesse scoperto.
    « No. Sono figlia unica », rispose lei.
    « I tuoi genitori sono ancora vivi? »

    « Si, lo sono », rispose, « ma non hanno idea che io sia un vampiro. Beh, mia madre lo sa, ma mio padre no. Non riesco nemmeno a immaginare come reagirebbe se lo scoprisse. »

    « Sei una brava donna, Caroline », disse Elijah, « Sono sicuro che vedrebbero che la stessa bontà esiste ancora in te. »

    Caroline sorrise. « Grazie. Ma sono sicura non ha più importanza ora. Probabilmente non potrò nemmeno vederli mai più. »
    Erano di nuovo al cavallo ora, Elijah ringraziò il ragazzo che aveva tenuto d'occhio su di esso, e sciolse le redini dal paletto.
    « Caroline ti assicuro che Klaus è un uomo di parola. Finché tieni fede alla tua parte dell'accordo, lui ti riporterà a casa. »

    Lei gli diede un altro debole sorriso mentre lui la issò in sella e si arrampicò dietro di lei. Forse Elijah aveva ragione, Klaus avrebbe mantenuto la sua parte dell'accordo, ma non c'era modo possibile in cui Caroline avrebbe potuto conseguire la sua.



    ***



    Klaus stava aspettando quando vide il ritorno di Elijah e Caroline. Si precipitò giù per le scale dalla sua stanza e uscì fuori al cortile, incontrandoli mentre tornavano. Avevano preso la parte migliore della giornata.
    « Dove sei stato? », ringhiò come Elijah smontò.
    « In città, facendo i preparativi per la tua festa di compleanno », rispose il fratello. Elijah raggiunse Caroline per aiutarla a scendere, e lei cadde volentieri tra le sue braccia. Klaus sogghignò alla vista delle mani di Elijah sulla sua vita.
    « Non hai mai detto che l'avresti portata. »

    « Ho pensato che a Caroline sarebbe piaciuto » cominciò a rispondere Elijah, ma Caroline si mise in mezzo e si difese.

    « Scusami, tu non mi possiedi. Volevo vedere la città! Non volevo stare qui nel castello per tutto il giorno, annoiandomi con i miei pensieri maledetti! »
    Klaus fece un passo verso di lei. « Non è saggio che tu stia fuori. Non sai come gestirti. »
    « Posso gestirmi benissimo, grazie », disse, facendo un altro passo verso di lui.
    « Se volevi uscire dal castello, sarei potuto venire con te. »
    « Beh, Elijah me l'ha chiesto, tu no. »
    « Beh, non sapevo che stavi così tanto male qui. »

    « Certo che sto avendo un brutto periodo qui. Sono una dannata prigioniera! Un secondo sei gentile con me e l'altro stai minacciando di uccidermi. Mi dispiace se non riesco a tenere il passo! »
    « Oh, ma va perfettamente bene se Elijah ti minaccia? Perché sono sicuro che mio fratello, gentile come sempre, lo fa in modo affascinante ed è difficile dire se ti minaccia o ti seduce. »

    Caroline sentì le guance in fiamme all'idea che Elijah stesse cercando di sedurla. Nessuno dei due aveva anche notato che Elijah aveva già fatto la sua fuga. Ripensò alla prima parte della giornata, quando lui le aveva comprato il fiore, e la sua mano era andata inconsciamente al suo orecchio.
    « Beh, è meglio che comandare tutti quelli intorno a te, intimidendoli fino alla loro ultima energia. Pensi che questo renderà le persone simili a te? Ti concederà una sorta di fedeltà? »

    Klaus la guardò in cagnesco. « Bene. Se è quello che pensi di me... »

    Prima che Caroline avesse la possibilità di reagire, lui la tirò su per un braccio, trascinandola nel castello. Caroline combatté e lottò contro di lui, urlando contro di lui per tutta la strada, ma era inutile. Klaus era arrabbiato e la sua forza non era nulla contro quella di lui. Raggiunse la sua stanza e la gettò dentro, rinchiudendola. Caroline sbatté i pugni contro la porta, urlandogli dall'altro lato.
    « Oh avanti! Basta chiudere tutti in bare, nelle camere o nelle prigioni. È quello che sai fare meglio. »



    ***



    Un'ora dopo, Caroline aveva finalmente smesso di urlare. Klaus poteva ancora sentirla dalla sala da pranzo mentre beveva la sua cena. Aveva devastato il collo e le braccia di una povera ragazza nella sua collera, prosciugandola e buttandola a terra. Elijah sedeva pochi posti di distanza, sorseggiando un calice di sangue unito a del vino. Pensò che fosse meglio non punire suo fratello al momento.

    Klaus schioccò le sue labbra al sapore del sangue, sorridendo in maniera macabra. « Finalmente si zittisce », disse, schioccando le dita per far si che un altro servo si inginocchiasse davanti a lui.
    La ragazza successiva, tremando, si sedette sulla sedia accanto a lui, prima che Klaus averla costretta a tacere e a trascinarla sulle sue ginocchia. Affondò le sue zanne nel collo e cominciò a bere ancora una volta, assaporando il sapore del suo sangue nella sua bocca. Era delizioso e dolce, ma non dolce come...

    Klaus ringhiò e gettò via la ragazza. Lei gridò non appena atterrò sul pavimento duro. Non poteva anche godere un pasto senza pensare a Caroline. Dannazione a lei!

    « Portatela via, fatela ripulire », ordinò Klaus agli altri domestici. Essi andarono in avanti a tentoni, sollevati dal fatto che erano riusciti a fuggire dal suo temperamento, per il momento.
    Elijah si alzò per seguirli. « È meglio che vada ad ammaliarli. »

    « Bene », ringhiò Klaus. Elijah lo lasciò solo nella sala da pranzo.

    Con le orecchie tese, sentì Elijah in cucina con la servitù, mentre guariva la ragazza che aveva aggredito e costringendo tutti quanti. Poi ordinò che una coppa di sangue fosse portata a Caroline. Era un pensiero premuroso da parte di Elijah. Klaus lo odiò per questo.

    Spostò la sua attenzione su Caroline. Poteva sentirla, nella sua stanza, se ascoltava molto attentamente. Stava passeggiando intorno, ansimando di rabbia. La sentì fermarsi mentre il servo la raggiunse e le offrì il sangue. Caroline ringraziò la donna e le disse di ringraziare Elijah, poi la porta si chiuse e venne bloccata di nuovo.
    Klaus aggrottò la fronte. Lei lo faceva impazzire. Tutto ciò che riusciva a pensare erano le sue parole. Bloccare tutti. È quello che sapeva fare meglio. Gli ricordava troppo Mikael.



    « Hai troppa paura che se ne andranno », aveva detto Mikael, più di cento anni fa, il giorno in cui aveva scoperto il piccolo trucco pugnale, « se sapranno tutti i tuoi piccoli sporchi segreti. »

    « Dovresti sapere una cosa o due riguardo ai segreti sporchi », sogghignò Klaus. « Io sto facendo quello che deve essere fatto. Per tenerli al sicuro da te. »

    « Ha! », rise Mikael. « Si tratta sempre di te, Niklaus. Da quando sei diventato un vampiro. Hai costretto e torturato e manipolato la lealtà di tutti. Nessuno sceglie di rimanere. Lo fanno perché hanno paura di te. È questo che vuoi ragazzo? Io posso essere sempre il cattivo nella tua mente, ma tu sei molto, molto più un mostro di quanto io potrei mai sperare di essere. »



    Note della Traduttrice

    Stranamente non ho note per il capitolo. Voglio solamente scusarmi con voi per il ritardo, ma tra il fatto di continuare a tradurre e di coordinarmi con il nuovo orario scolastico, non ho avuto un minuto libero. Spero di fare prima per i prossimi aggiornamenti. :)





    Ritorna all'indice

    Capitolo 9
    *** Capitolo 9 ***

    Capitolo 9



    Caroline giaceva nel suo letto, fissando il soffitto. Il fatto che non c'erano orologi nel medioevo significava che non aveva idea del tempo che passava. Il sole era tramontato, forse poche ore fa, così suppose che fossero circa le nove o le dieci.

    Giaceva lì, giocando con la sua collana, che si trovava sul petto, la sua una connessione a casa, l'unica cosa che le dava conforto in questo momento. Chiuse gli occhi e pensò a quello che avrebbe fatto in quel momento se fosse stata di nuovo a Mystic Falls, nel presente. Forse sarebbe stata in giro con Elena e Bonnie. Al Grill. O magari con Tyler. Aveva passato del tempo con lui ultimamente. Era stato un buon amico per lei dopo che tutto era finito con Matt. Elena e Bonnie erano le sue migliori amiche, ma erano così prese dai propri drammi, che a volte si dimenticavano di chiederle dei suoi.

    Si chiese che cosa stessero facendo tutti loro adesso. Se Bonnie stesse cercando di capire qualche magia, se Stefan era sfuggito a Klaus ed era tornato da Elena, diavolo, si chiese anche se Damon stesse bene o no. Sentì la serratura della sua porta scattare e si mise a sedere. La grande porta si aprì lentamente e vide Klaus in piedi sulla porta. Lei aggrottò la fronte. Era l'ultima persona che voleva vedere. Era stanca di lui e dei suoi sbalzi d'umore e del suo comportamento da maniaco del controllo.

    « Vattene », disse, andando indietro e allontanarsi da lui.
    « Alzati, vieni con me », disse.
    « No! »
    « Caroline, per favore. Vieni con me. »

    Qualcosa nel modo in cui disse il suo nome, e pronunciò “per favore”, le fece riconsiderare la sua reazione. E lei lo odiò per questo. Con un profondo sospiro si sedette di nuovo e si voltò verso di lui. Se ne stava lì, sulla soglia, aspettando che lei venisse avanti.

    Lei socchiuse gli occhi su di lui, cercando di pensare a come appariva, indietro, a Mystic Falls. Di quella notte e del sacrificio. Ma non riusciva a immaginarselo.

    Tutto quello che poteva vedere era Klaus, in piedi nella sua porta, in pantaloni neri e camicia bianca, legato al colletto, come se fosse uscito da una fiaba. Solo che lui appariva normale per lei in questo modo. Immaginarlo in giacche di pelle e jeans le sembrava strano. La sua percezione complessiva era spenta.

    Scese lentamente dal letto e fece scivolare i piedi in un paio di ciabatte che aveva lasciato accanto al suo giaciglio. Seguì Klaus mentre egli si allontanava dalla sua porta, in fondo al corridoio, e nella notte.

    Sembrava che si fossero trascinati per chilometri, attraverso la foresta. La luna era appena un frammento sospeso nel cielo. Né Klaus Caroline né dissero una parola. Sembrava essere diventata una loro cosa, le lunghe e silenziose passeggiate tra i boschi. No, pensò Caroline. Loro non avevano “cose”. Non erano amici o qualsiasi altra cosa.

    Klaus era crudele, meschino ed egoista e aveva alcune incasinate questioni familiari. La scorsa notte, quando avevano parlato sotto il castello, pensava di aver visto dell'umanità in lui, ma era stato uno scherzo. Era ubriaco. Questo non era il vero lui. Il vero lui era un uomo che oggi le aveva urlato contro, assolutamente senza motivo. L'uomo che l'aveva rinchiusa nella sua stanza mentre torturava servi innocenti; ecco era chi era veramente.

    « Ok, basta! » gridò. Klaus si voltò verso di lei, fissandola, in attesa che continuasse. « Io non ce la faccio più. Voglio tornare a casa ed stare solo a letto. »
    Klaus fece un sorrisetto, ma ovviamente Caroline aveva mancato la battuta.
    « Cosa? » sbottò lei.
    « Niente, love », disse Klaus, « e comunque, siamo arrivati. »

    Caroline alzò gli occhi e si guardò intorno. Non si era nemmeno accorta di ciò che la circondava. Era come se il luogo in cui erano fosse apparso dal nulla, come per magia. Si fermò in mezzo a un gruppo di rovine. Tutto intorno a lei c'erano vigneti che sfioravano e coprivano ogni superficie. Statue antiche, persone senza braccia o gambe, vegliavano sulle rovine, sollevando le loro spade o qualsiasi arma che avevano lasciato in aria. C'erano arcate che non portavano da nessuna parte, tranne che nella stanza accanto all'aria aperta. I grandi mattoni bianchi delle pareti rotte erano alti e fieri, mantenendo le storie della storia che avevano visto nelle loro crepe.

    « Ho trovato queste rovine quando ci siamo trasferiti qui, quasi 200 anni fa », disse Klaus. Caroline fece un giro, lasciando che le sue dita accarezzassero le pietre fredde. « In quel momento Rebekah era ancora viva. Ma non ho mai detto a nessuno dei miei fratelli di questo posto. »

    Caroline guardò Klaus, notando che i suoi occhi erano di nuovo tristi. Era la stessa espressione che aveva ieri sera. Ma questa volta non era ubriaco. Lui si diresse verso di lei e tese la sua mano.
    « Vieni, voglio mostrarti qualcos'altro », disse. Timidamente, lei fece scivolare la mano nella sua. Lui avvolse le dita intorno al suo palmo, il suo tocco era caldo e morbido, e la tirò in avanti, attraverso una delle arcate cadenti, verso il centro delle rovine.

    Là, nel bel mezzo di tutto, c'era quella che sembrava essere una vecchia fontana. Era riempita con verde acqua torbida, coperta di ninfee e foglie cadute. Al centro c'era una bianca donna di pietra. Indossava una corona di alloro in cima alla testa e un bacinella vuota sotto il braccio rimanente. Era vestita di un puro e semplice abito bianco di pietra. Ma non aveva l'aspetto della pietra. L'indumento è stato scolpito in modo così perfetto che Caroline poteva vedere ogni ondulazione e accavallamento del tessuto intorno al corpo della donna pietra. Era affascinante e bella e triste.

    « Nessuno potrà mai scoprire questo luogo », Klaus parlò di nuovo. « Una mia strega aveva gettato un incantesimo per renderlo invisibile. Lo si può vedere solamente se sarò io a mostrarlo. »
    « E tu non l'hai mai mostrato a nessuno? » chiese Caroline, di fronte a lui. Klaus guardava fisso davanti alla statua.
    « No, mi piace tenerlo per me », rispose lui. « Il tempo cambia tutto. Si muove più velocemente di quanto si potrebbe pensare. È bello avere qualcosa che non cambierà mai, che sarà sempre lì. Ho avuto un milione di case diverse nel corso dei secoli, ma questo è l'unico posto abbia mai sentito veramente come mio. »
    Caroline guardò verso la statua e poi di nuovo verso di lui. Lei non si accorse nemmeno o non si preoccupò delle loro mani ancora unite.

    « Non posso nemmeno immaginare come sia non sentirsi a casa. Non riesco nemmeno a pensare al giorno in cui mia madre e mio padre moriranno, tutti i miei amici, la mia città sarà cambiata o scomparsa. Semplicemente ... mi travolge », sospirò, « credo che questo sia un assaggio di tutto. Nessun amico. Nessuna famiglia. Io per conto mio. Non so nemmeno cosa farò. »

    Caroline lasciò la sua mano e si diresse verso la fontana, sedendosi sul bordo della pietra. Trascinò le dita attraverso il suo riflesso nell'acqua torbida, senza curarsi che probabilmente era sporca. Klaus si sedette accanto a lei; Caroline guardò l'immagine riflessa di lui mentre egli parlò.
    « Non è affatto male », disse. « Ho visto e fatto un milione di cose che non avrei mai potuto fare come essere umano. C'è un mondo intero là fuori. Le possibilità sono infinite. »
    Lei guardò lontano dal suo riflesso e dal suo viso reale. Lui si voltò e incontrò lo sguardo di lei, i suoi occhi grigi e penetranti sotto il chiaro di luna.

    « Ma qual è il punto », disse, « se devo fare tutto da sola? »

    I suoi occhi guizzarono intorno al suo viso, aspettando una sua risposta intelligente. Aspettando quel saggio consiglio vecchio di secoli che sembrava avere sempre a portata di mano. Lei voleva davvero sapere, perché adesso quel futuro che aveva temuto, non era a 20 o 30 anni di distanza; stava già accadendo. Se lei non fosse tornata al suo tempo, sarebbe stata da sola e anche se lo avesse fatto, sarebbe stata da sola eventualmente in entrambi i casi.

    Caroline era così persa nei suoi pensieri, così avvolta nei suoi occhi, che non aveva nemmeno notato quanto fosse vicino a lei, fino a quando le sue labbra incontrarono quelle di lei. Si ritrovò inconsapevolmente a chiudere gli occhi, sentendo il modo in cui la sua bocca stava su quella di lei. Le sue labbra morbide accarezzavano le sue, la sua mano scorreva lungo il suo collo e nei suoi capelli. Sotto la loro volontà, le mani di Caroline si muovevano, e si attorcigliarono nei riccioli di Klaus. Lei rimase a bocca aperta, mentre lui rispose al suo incoraggiamento, tenendola stretta e forzando la lingua nella sua bocca.
    Non era il loro primo bacio, e proprio come l'ultima volta, ogni pensiero fuoriuscì dalla sua mente. Questo era quello che aveva bisogno, di non pensare, di non preoccuparsi, solo sentire. Sentire il modo in cui le sue labbra, lì sulla sua gola, inviavano scosse di energia elettrica in tutto il corpo. Sentire il modo in cui il suo cuore batteva mentre le sue dita premevano nella sua pelle. Lei gemette nella sua bocca, volendo più di questo, qualunque cosa fosse. Un piccolo pensiero nella parte posteriore del cervello le disse questa era pazzia, ma non le importava, avrebbe accolto con favore la follia.



    ***



    Quello che era iniziato come gentile divenne ben presto ruvido e urgente. Klaus la spinse sulle ginocchia e attaccò la sua gola. La sua pelle aveva un sapore così dolce e lui si ricordò del suo sangue altrettanto dolce, pulsando appena sotto la lingua. La bestia dentro di lui ringhiò per affondare i denti nella sua carne, ma lui combatté, tenendola in basso, limitandosi a morderla con i suoi denti umani. Il respiro che venne da lei, dopo il suo piccolo morso, fece scuotere il suo membro all'interno dei suoi pantaloni.

    Non sapeva quando aveva deciso di approfittare di lei. Ci aveva pensato una e più volte, dopo quel giorno in cui l'aveva scoperta nel bosco. Lei lo faceva incazzare a non finire. Era testarda e riservata e non poteva fidarsi di lei. Ma allo stesso tempo era calda e leggera e lui la voleva. Per Dio, la voleva così tanto, con ogni centimetro del suo essere non-morto. Quando aveva visto Elijah toccarla, aveva sentito una rabbia differente da quelle che aveva provato nei secoli.

    Era diverso rispetto a prima.

    Lui e Elijah avevano amato la stessa ragazza molto tempo prima. Lei si era data ad entrambi, e lui era stato ben consapevole di questo. Ma era il modo in cui era stato giocato il loro piccolo gioco. Caroline era diversa, però.

    Era quel maledetto fiore rosso che gli aveva mandato la furia oltre l'orlo quel pomeriggio; quel papavero rosso che pendeva dal suo orecchio. Si ricordò di aver visto lo stesso fiore nei capelli Tatia dopo ogni volta che era stata con Elijah. Era il segnale di Elijah per dire a Klaus che era stata con lui. Sì, Elijah era sempre stato ricordato come il fratello gentile e pieno di morale, ma poteva essere altrettanto freddo e calcolatore. Quando Klaus giocava con il fuoco, Elijah aveva sempre giocato con ghiaccio.
    Ma questa volta sarebbe stato diverso. Questa ragazza tra le sue braccia sarebbe stata sua e solo sua.

    Klaus ritornò con le labbra sulle sue, invadendo la sua bocca con la lingua. Caroline si riposizionò, in modo che fosse a cavalcioni sulle ginocchia; si tirò su il vestito intorno alle cosce. Lui fece scorrere la mano sulle sue gambe nude, lisce come la seta, e affondò le dita nella parte superiore delle cosce. Lei affondò i fianchi in quelli di lui, strofinando il suo centro sulla sua erezione, un inebriante gemito sfuggì dalle labbra a quel contatto squisito.

    « Klaus », respirò, staccandosi un po'. Stavano entrambi tremando, Caroline seduta sopra di lui, le sue mani scavavano saldamente nella sua carne. I suoi occhi incontrarono quelli di lei, mentre le loro fronti si toccarono, il suo delicato petto ansava per il loro bacio.

    Lui poteva sentire l'allungarsi delle sue zanne, la solita sete di sangue mescolata con il desiderio di averla. I suoi occhi di cristallo si allargarono leggermente alla vista delle sue zanne, l'eccitazione scorreva nelle sue vene.
    Un urlo feroce squarciò la notte, seguito da un altro, e poi un altro. Klaus strappò lontano da Caroline, aguzzando le orecchie, cercando di scorgere la fonte del suono.
    « Che cosa è stato? » chiese Caroline, guardandosi intorno tra gli alberi.
    « Lupi », rispose Klaus, ascoltando ancora. Mosse le mani dalle sue gambe fino alla vita, sollevandola dolcemente mentre lui si alzò e la depositò sul terreno.

    Lei si chinò e si raddrizzò la gonna.
    « Ma lupi normali, giusto? Non lupi mannari. Non c'è neanche la luna piena. »

    « No, sono sicuramente licantropi, love, ancora in forma umana. Tre, forse quattro », Klaus imprecò sottovoce e si diresse verso il bordo delle rovine. « Pensavo che potessimo avere un giorno o due prima che il branco arrivasse a fiutare, in cerca di guai. »

    « Che cosa... »
    « L'incantesimo, ricordi? » spiegò Klaus: « Nessuno può vedere questo posto a meno che io non glielo mostrerò. » Caroline annuì, rilassandosi. « Ma possono ancora sentire e annusare », rifletté, « Andiamo. Dobbiamo correre. »
    Klaus prese la sua mano e la trascinò nella foresta, correndo con tutta la velocità di vampiro. I lupi non erano andati lontano, ma avrebbero vagato in quel luogo per il resto della notte. Klaus sapeva che i lupi li avevano già sentiti lì; stavano solo aspettando che uscissero.

    Strinse la mano di Caroline nella sua, trascinandola con sé. Non era antica quanto lui, non era così veloce; lui sentì i lupi che si muovono verso di loro.

    Il branco era vicino.

    Erano a meno di un miglio dal castello, sarebbero stati lì solo in un altro minuto. Un minuto di più. Uscirono dal bosco, il castello era in vista, appena sopra la collina.
    Ma ad un tratto sentì la mano di Caroline strapparsi dalla sua e il suo grido risuonò abbastanza forte che tutta Londra poté sentirlo.
    « Klaus! »





    Ritorna all'indice

    Capitolo 10
    *** Capitolo 10 ***

    Capitolo 10



    « Elijah! ELIJAH! »

    Klaus ruggiva mentre entrava nel castello, portando una Caroline insanguinata e tremante tra le sue braccia. I morsi erano dappertutto, sul collo, sulle braccia, anche un paio vicino alle sue costole. L'avevano massacrata nel giro di pochi secondi prima che lui si voltasse e li uccidesse tutti. Era stato facile e abbastanza veloce. Erano quattro cuccioli giovani e viziosi, in cerca di sangue fresco e senza difficoltà, ma non possedevano alcuna capacità di combattimento. Ma erano abbastanza per il potere di un piccolo vampiro, sbranandola, divorandola avidamente con i loro denti e le loro mani, prima che Klaus avesse avuto la possibilità di fermarli.
    « Elijah! » chiamò Klaus una terza volta, mentre si precipitava su per le scale, diretto nella sua stanza. Posò Caroline dolcemente sul suo letto.
    « Che cosa c'è? », gemette Elijah, entrando nella sua camera. Allora lui si raddrizzò, i suoi occhi caddero sulla figura insanguinata di Caroline. « Cosa è successo? »
    « Un branco di cuccioli di lupo nella foresta », spiegò Klaus. « Vai a trovare Gretchen. Dovrebbe essere vicina. »
    Elijah annuì. « E i lupi? »
    « Mi sono occupato di loro. »
    Elijah si voltò e balenò via. Klaus si girò per trovare alcune bende, ma Caroline si agganciò su di lui.
    « Non lasciarmi », singhiozzò, stringendo il suo braccio in una morsa d'acciaio.
    Klaus si voltò verso di lei, rimuovendo delicatamente le sue dita dal suo avambraccio. « Tornerò subito », le disse e lei annuì, stringendo i denti per il dolore.

    Klaus corse nella sua stanza, cercando tra i cassetti, tentando di trovare altri stracci o qualcosa di simile per pulire il sangue di lei. Era tutto quello che poteva realmente fare. L'avrebbe fatto per lei.
    Non c'era alcuna cura per un morso di lupo, sia se ci fosse stata la transizione o meno, e lei avrebbe sofferto di più. Il veleno mortale si sarebbe fatto strada nel suo sistema.
    Caroline sarebbe morta all'alba.
    Lei urlò di dolore nella stanza accanto, il suono lo tagliò, attraversandolo come un coltello, e lui balenò a lei, abbassandosi al suo livello.
    « Mi dispiace! Mi dispiace! » continuava a ripetere.
    Le allucinazioni erano cominciate. Klaus le sfiorò i capelli, togliendoli dalla fronte appiccicosa, matida di sudore, causato dalla febbre, e fece del suo meglio per calmarla. Mormorò una sciocchezza assoluta, tra le sue scuse per qualche crimine sconosciuto. Dove diavolo era Elijah con Gretchen?
    Klaus si mosse sul letto, mettendosi a sedersi dietro di lei; la prese tra le braccia, il suo povero corpo tremava in maniera incontrollabile. Lei si voltò e si rannicchiò contro di lui, prendendolo alla sprovvista per un momento.
    « Mi dispiace », sussurrò di nuovo, per la millesima volta.
    « Shh, love », Klaus faceva le fusa, « va tutto bene. »
    Lui chiuse gli occhi, passando la mano su e giù lungo il suo braccio, dolcemente, cullando entrambi in un sonno profondo.



    ***


    Caroline era sola, nel bel mezzo della palestra di Mystic Falls. Le luci erano spente, ma la stanza era illuminata dalla luce del sole che entrava attraverso le alte finestre poste di sopra. Poteva sentire i suoni fantasma dei tifosi che applaudivano e le scarpe che cigolavano sul pavimento di legno. Il Mystic Falls Timberwolf fissato nel centro del campo.
    « Che cosa è questo posto? »
    Caroline si girò di scatto. Klaus se ne stava lì, in jeans e t-shirt Henly, indossando il suo sorriso di fabbrica.
    « È casa mia », disse con naturalezza.
    « Qui è dove vivi, nel futuro? »
    Caroline si mise a ridere, facendo qualche passo verso di lui. « No. Qui è dove vado a scuola. È la palestra del mio liceo. »
    Klaus si guardò intorno, osservando la sala gigantesca. « Quindi il futuro assomiglia a questo. »
    « Sì », annuì, « hai voglia di vedere il resto? »
    Lei tese la mano verso di lui, agitando le dita come segno d'incoraggiamento. Lui sorrise e la prese. Non c'era nessuno in giro. Mystic Falls era del tutto vuota. Camminarono per i corridoi della scuola e uscirono fuori dalle porte, direttamente sulla piazza del paese. Se lei non avesse già saputo che quello era un sogno, adesso lo avrebbe sicuramente capito. La geografia della sua città era completamente sbagliata.
    « Il futuro è un luogo molto strano », disse Klaus mentre camminavano. Caroline si rese conto che lui stava vedendo le luci, le auto e gli edifici tutti per la prima volta. Sarebbe passati secoli fino a quando lui sarebbe stato esposto a tutto questo.
    « Beh fidati di me, c'è un sacco di tempo dal 1492 sino ad ora par adattarsi », disse Caroline. « Il cambiamento avviene lentamente. »
    Caroline camminò con lui fin sotto il gazebo bianco, al centro della piazza del paese, fermandosi in mezzo, e girando verso di lui. Klaus la guardò con un ghigno, togliendole un pezzo vagante di capelli dal viso. Si sentiva come se fossero le ultime due persone sulla Terra.
    « Devo ammettere che i vestiti sono piuttosto interessanti », sorrise maliziosamente.
    Caroline abbassò lo sguardo sulla sua canottiera blu e sui pantaloncini bianchi. Lei si strinse nelle spalle. « È ciò che indossiamo. »
    Klaus passò la mano sopra la pelle nuda di spalle, inviando dei brividi lungo la sua schiena. « Mi piace. »
    Caroline sentì la sua pelle arrossire sotto il suo tocco. « Perché non puoi essere così tutto il tempo? »
    « Così come, love? »
    Fece scivolare le braccia attorno ai fianchi di lui, non sapendo da dove provenisse questo coraggio. Oppure questo sensi di facilità. Forse faceva parte del sogno.
    « Normale. Carino. Non tutto “assassinii e manipolazioni”. »
    « Io sono normale e bello, ma solo con coloro che lo meritano », rispose Klaus, « e essere un assassino e un manipolatore mi ha permesso di sopravvivere. »
    Vide una forte ondata di dolore lavarsi su di lui. Più lei imparava a conoscere quell'uomo in piedi davanti a lei, più scopriva quanto la sua vita era stata intrisa di tragedia. Non aveva nessuna scusa per le cose che aveva fatto e le cose che aveva ancora da fare, soprattutto a lei, ma il suo cuore non poteva fare a meno di raggiungere il suo. Se ne stava lì, tra le sue braccia, mentre lui passava le dita sulle spalle, sul suo viso, e giù lungo tutto il resto di lei come se stesse cercando di imprimere ogni singola parte di lei nella sua memoria. Le sue labbra aleggiavano vicino a lei e Caroline fu tentata di colmare il divario tra di loro.
    « Klaus... »
    « Sì, love? »
    « Perché siamo a Mystic Falls? In un sogno? »
    « Tu hai portato me qui », disse con enfasi, « Pensavo che avresti voluto vedere qualcosa di bello, prima della fine, e questo è ciò che il tuo subconscio ha scelto. »
    Caroline scosse la testa. « Non capisco. »
    La mano di Klaus smise di muoversi sui bracci di Caroline; la sua faccia di fece seria. « Perché stai morendo. I lupi, ti hanno morso e ho provato... ma... » Caroline ridacchiò un po' al suo balbettio, che Klaus scambiò per isteria. « Gretchen sta arrivando. Giuro farò in modo che quella strega troverà un modo per salvarti. »
    « Klaus, è facile », disse con un sorriso. « Ho solo bisogno del tuo sangue. »
    La fronte di Klaus si aggrottò, confusa. « Il mio sangue? »
    Lei annuì. « Il tuo sangue è l'unica cura per i morsi dei licantropi. Hai salvato il mio amico Damon una volta, quando è stato morso. »
    « L'ho fatto? » chiese incredulo.
    « Beh, non perché volevi », scherzò.
    Caroline fece una smorfia, mentre una sensazione di dolore acuto passò attraverso di lei. Lei piegò in due, stringendo il suo stomaco. Klaus allungò la mano per prenderla.



    ***



    Lui si riprese dal sogno; Caroline agitava ancora le braccia sul letto. Fischiava, le sue zanne erano in mostra, lacrime le rigavano il volto per il dolore. Caroline aveva detto tutto quello che serviva per essere curata era il suo sangue. Come faceva a saperlo? Era qualcosa a cui non aveva mai pensato prima, ma valeva la pena provare. Klaus tirò su la manica e si morse il braccio, in modo che Caroline avrebbe potuto cogliere il profumo del sangue. Nel suo viso si mostrò la sua espressione feroce e selvaggia. Lei sentiva l'odore del sangue.
    Klaus sogghignò. « Prendi, sweetheart. >>
    Caroline prese il braccio e lo tirò giù, bevendo il suo sangue. Non era dolce nel bere, come lo era stata quella prima volta nei boschi. Quel momento sembrava vite fa. Klaus cullava la sua testa mentre lei succhiava avidamente dal suo braccio. Presto rallentò e crollò, esausta.
    Klaus posò la schiena di lei nel suo letto; la ferita nel suo braccio già guarita.
    Lui si stese accanto a lei, guardando il suo viso mentre dormiva.
    « Spero che funzioni », le sussurrò, passando la punta del naso lungo la sua guancia. Lui inspirò, respirando il suo solito profumo di vaniglia, mescolato con i residui del suo sangue versato. Non sapeva se Dio o gli dei avrebbero mai ascoltato una creatura come lui, ma pregò in silenzio che la teoria di questa piccola vampira si sarebbe rivelata giusta.


    Poco dopo, Elijah tornò con Gretchen. I due irruppero nella stanza. Klaus stava in piedi davanti alla porta mentre entrarono.
    « Era ora, dannazione! » ringhiò Klaus. Era passata un'ora da quando aveva mandato Elijah alla ricerca della strega.
    « Come sta? » chiese Elijah.
    « Guarda tu stesso », Klaus fece un passo indietro e spostò la mano per rivelare Caroline, che riposava tranquilla sopra i suoi lenzuoli.
    Una volta che fu svenuta, Klaus aveva fatto entrare i servi per pulirle il sangue e il sudore. Le sue ferite si erano chiuse e vi erano rimaste ormai solo infiammate cicatrici rosse. C'era stato molto più di quello che Klaus avrebbe potuto capire. Non c'erano dubbi sul perché la sua condizione aveva preso una piega mortale così in fretta.
    Gretchen si precipitò al fianco di Caroline, prendendole la mano e iniziando a controllarla.
    « Non c'è febbre », disse Gretchen. « E comunque non è morta. »
    « Ma dovrebbe esserlo », rifletté Elijah.
    « Mi dispiace deluderti, fratello », fece Klaus con un sorrisetto, scavalcando Gretchen e raggiungendo Caroline, ancora addormentata. Gretchen lo guardò, con le sopracciglia aggrottate.
    « Non capisco. »
    « Chiamalo un recupero miracoloso », rispose Klaus. « Sembra che non ci sarà bisogno dei servizi delle streghe, dopo tutto. »



    ***



    Caroline entrò nella scuola e andò verso il suo armadietto. Era in ritardo e sapeva che avrebbe dovuto trovare un modo per costringere il suo insegnante a darle il lasciapassare (1). Ok, ok forse non era la risposta più onesta per i suoi problemi, ma non era un santa e sicuramente non poteva permettersi di essere di nuovo in ritardo.
    Una volta lì, afferrò rapidamente i suoi libri e chiuse l'armadietto. Per poco non sobbalzò quando vide Alaric in piedi dietro di lei.
    « Merda! » esclamò, « Ric. Ehm, voglio dire signor Saltzman, mi dispiace, non l'avevo vista. »
    « Caroline », disse raggiungendola, per bloccarla. Caroline si fermò e lo guardò. Il modo in cui respirava il suo nome. Era strano. Non era come se fosse del tutto Ric. Sembrava più come... non sapeva cosa. Anche il modo in cui la stava guardando era strano. Lui la stava fissando come se lei fosse l'oceano e lui non avesse visto una goccia d'acqua per migliaia di anni.
    « Stai bene Ric? » chiese mantenendo la voce bassa. Lo chiamava Ric, anche se non avrebbe dovuto quando erano a scuola, ma voleva che lui sapesse che glielo stava chiedendo come amica, non come una studentessa.
    Si scosse, togliendo le mani dalle sue braccia, e le fece un sorriso. « Sì. Sì.. Scusa. Lunga notte », disse.
    Caroline sorrise, « Forse non avresti dovuto colpire quella bottiglia così duramente in una serata prima della scuola. Eh, signor Saltzman? »
    « Forse no », ridacchiò, « forse dovresti tornare in classe, signorina. »
    « Sì, signore, » disse con un falso saluto e un falso sorriso. Si girò e andò via in fretta. Poteva sentirsi arrossire mentre si allontanava. Non aveva avuto intenzione di flirtare con lui accidentalmente, era solo venuto fuori. C'era qualcosa di diverso in lui non riusciva a capire cosa.



    Caroline aprì gli occhi. Era sveglia, fissava il soffitto, i suoi occhi erano offuscati dal sonno. Li strofinò con il dorso delle mani, cercando di spazzare via la nebbia nella sua mente. L'ultima cosa che ricordava era il dolore del morso del lupo. Balzò in piedi e rapidamente controllò il suo corpo in cerca di lesioni, ma la sua pelle era liscia e perfetta. Qualcuno l'aveva ripulita, le lacrime e le macchie di sangue nel suo abito erano l'unica prova che era stata attaccata.
    Mentre si guardava intorno, si rese conto che era nella stanza di Klaus. Nel suo letto. Ma lui non si vedeva da nessuna parte. La porta della sua camera da letto era aperta. Caroline trattenne il respiro in attesa, ma espirò quando vide Gretchen in piedi attraverso la porta.
    « Buon giorno, piccola vampira, » la salutò Gretchen calorosamente. Si avvicinò a Caroline, stendendo il suo braccio per offrirle la coppa che aveva in mano. « Bevi. Devi recuperare le forze. »
    A dire il vero, Caroline si sentiva bene. Il suo corpo pompava elettricità e potere. Ma prese ugualmente il calice, lo svuotò, schioccando le labbra al sapore delizioso. Gretchen si sedette sulla poltrona rossa che era fissata accanto al letto.
    « È bello vederti nella terra dei vivi, Caroline. »
    « Per quanto tempo ho dormito? »
    « Per tutta la notte e gran parte della giornata. Abbiamo appena finito la cena. (2) Il sole scenderà presto. »
    Caroline aveva dormito per tutta un'intera giornata, nel letto di Klaus. Si chiese quanto tempo lui aveva trascorso con lei. Un piccolo brivido percorse il suo corpo per l'immagine che le era venuta alla testa e lei subito la respinse.
    « Sei una ragazza fortunata », continuò Gretchen, portandola fuori dalla fantasia, « Klaus non ha fatto parola di ciò che ha questo miracolo. »
    « Non l'ha fatto? » Caroline inclinò la testa. Ma se aveva imparato qualcosa su Klaus nel tempo che aveva trascorso con lui, era che gli piaceva tenere i suoi segreti. « Non lo so », eluse. « Sono stata svenuta per la maggior parte del tempo. L'ultima cosa che ricordo è stato l'attacco sul campo. »
    Gretchen annuì, scettica, ma non insisté ulteriormente. « Bene, ora che la tua vita non è più in bilico, penso che sia ora che ti dica quello che ho scoperto su questo piccolo incantesimo che ti ha portato qui. » Caroline si mise a sedere, prestando attenzione, in attesa di sentire cosa avesse da dire Gretchen. « Non riesco ancora a mandarti a casa. » Le spalle di Caroline si afflosciarono per la delusione. « Ho consultato i miei antenati, sembra che devi completare un compito prima di poter tornare al tuo periodo di tempo. »
    « Completare un compito? » domandò Caroline.
    « Sì », annuì la strega, « come ti ho detto prima, sei destinata ad essere qui Caroline Forbes. È il tuo destino. »
    Caroline fece del suo meglio per non alzare gli occhi al streghe medievali e ai loro drammi. « Di che tipo di lavoro stiamo parlando? »
    « Non lo so. »
    « Ma potrebbe essere qualsiasi cosa! » esclamò Caroline. Ci pensò per un momento. « Ha a che fare con la doppelganger e l'affare di Klaus? »
    « Forse. »
    Caroline gemette. Non sapeva se Gretchen la stesse punendo per essere stata evasiva sulla cura per il morso del lupo mannaro o se davvero non lo sapeva.
    « Non ho bisogno di parlare di tutto questo a Klaus, se non vuoi. » si offrì Gretchen. « Nel caso in cui desideri lasciarlo una volta che hai compiuto la tua promessa di proteggere la doppelganger. »
    Caroline la guardò. « Perché mi stai aiutando? »
    « Perché no, Caroline? Tu non sei un mio nemico. »
    « Ma non sei fedele a Klaus? »
    La strega ridacchiò. « Le streghe non appartengono completamente ai vampiri. Cerchiamo di proteggere i nostri. »
    « Sono un vampiro, però », ribatté Caroline,
    « È vero », sorrise Gretchen, « ma non avrei aiutato un qualsiasi vampiro. Hai un buon cuore Caroline, lo vedo. Combatti per la tua umanità a differenza di molti vampiri che ho incontrato. Posso solo sperare che significhi ad un cambiamento nella vostra specie per il futuro. »
    « E cosa mi dici di Klaus? »
    « Klaus. L'ho conosciuto per un periodo molto lungo. Troppo lungo, probabilmente. So troppo e probabilmente è per questo che sceglie di tenermi molto vicino, » Gretchen guardò fuori, nell'aria, il suo tono di voce risuonò per metà caro e a metà pieno di rimpianto. « Klaus non è veramente così male come sembra essere. » Caroline annuì mentre parlava. Gretchen abbassò la testa, guardando consapevole verso di lei attraverso le sue ciglia. « Ma tu hai già cominciato a capirlo, non è vero? »



    Note, note e ancora note!
    (1) In inglese: Free pass. In pratica, sarebbe quel permesso dato dagli insegnati per far stare gli studenti nei corridoi quando le lezioni sono ormi iniziate.
    (2) In inglese: It's past supper


    Si, non state sognando: l'aggiornamento è arrivato davvero!
    Non so come scusarmi ma davvero non ho avuto piu un minuto libero, nè per tradurre nè per aggiornare!
    Spero che, in ogni caso, il capitolo vi sia piaciuto e se vi va, come al solito, lasciate una recensione! :D

    Tinotina!
     
    Top
    .
  5. kasumi
     
    .

    User deleted


    Capitolo 11



    Klaus scherniva il licantropo solitario nella sua prigione. Aveva tenuto in vita il ragazzo, a malapena. Il lupo avrebbe potuto essere di una qualche utilità per lui, la prossima settimana.
    « Klaus », lo chiamò Elijah, scendendo le scale e entrando nel sotterraneo. « Gretchen mi ha informato che Caroline è sveglia »
    Klaus guardò il fratello, poi di nuovo il lupo per l'ultima volta, prima di lasciare la prigione e tornare al piano terra.
    « Ti sei preso cura dei corpi nel campo? »

    « Li ho lasciati dove il resto del branco li avrebbe trovati, » rispose Elijah, « e fuori dalla vista degli esseri umani. Immagino che il branco non ci cercherà di nuovo, per il momento. »
    « Bene. » Klaus continuò a camminare per il corridoio, dirigendosi verso il cortile, superando l'ingresso delle sue stanze. « Vado a fare una battuta di caccia; sono passati giorni. »
    « Non vuoi controllare Caroline, prima? » chiese Elijah, sconcertato dalla sua reazione. Aveva visto il fratello la sera prima. L'accenno di paura nei suoi occhi quando aveva portato Caroline nella sua stanza, insanguinata e malconcia. L'emozione era sottile e ben nascosta, ma Elijah conosceva suo fratello abbastanza bene per sapere che era lì. Era passata una vita da quando Klaus aveva mostrato una qualche emozione simile al preoccuparsi per qualcuno al di fuori della loro famiglia, e anche allora quegli affetti erano stati pochi e lontani tra loro.
    « L'hai vista? » chiese Klaus da sopra la spalla.
    « Si. »
    « E sta bene? »
    Elijah annuì lentamente. « Sì. »
    Klaus si fermò per un momento, le labbra serrate nei suoi pensieri. « Allora me ne vado. Ed Elijah? »
    « Sì? »
    « Spostala nelle vecchie stanze di Rebekah, sul lato opposto del castello, mentre non ci sono. »
    Elijah annuì di nuovo. Senza aggiungere altro, Klaus corse in fretta nel cortile e se ne andò incontro al sole che tramontava.



    ***



    Elijah andò da Caroline, mentre lei era ancora nella stanza di Klaus, e la informò che sarebbe stata trasferita alle camere sul lato opposto del castello.
    « Perché questo cambiamento? » chiese, confusa.
    « Mio fratello ha pensato che avresti potuto essere più a tuo agio e con più privacy, » rispose Elijah, piuttosto criptico.
    Caroline non ci credette. La sua storia non aveva senso. Tutto ciò che Klaus aveva fatto era stato invadere la sua privacy e il suo spazio dal momento in cui è arrivata. Aveva avuto appena un momento da sola, non contando quando dormiva, senza che uno di loro due le avesse respirato sul collo.
    Il bacio. Doveva essere stato il bacio. Caroline sentì il suo corpo rispondere al ricordo della loro piccola sessione bollente nel bosco. Sapeva che era stata una cattiva idea lasciarsi andare in quel modo! Ma santo diavolo era stato rovente; le mani di Klaus sulla sua pelle nuda, trattenendola, baciandola violentemente. Era sexy e pericoloso e tutto quello che aveva segretamente sognato.
    Sentì un'altra ondata di lussuria attraversare il suo corpo traditore e sperava che né Gretchen né Elijah lo notassero mentre camminavano per i corridoi. E allora perché Klaus l'aveva bandita nell'altro lato del castello? Sarebbe stata una bugiarda se avesse detto che non aveva avuto una o due fantasie su di lui, mentre attraversava quel passaggio segreto tra le loro camere e la rapiva nel sonno.

    No! Doveva fermare tutto questo! Non era un cavolo di romanzo rosa! Klaus non era un eroe epico e lei non era certo damigella in difficoltà – beh, questo non era proprio vero, giusto? Non era stata altro che una donzella in pericolo da quando era stata lì. Rimanere bloccata, cadere in buche nel terreno, farsi attaccare da lupi mannari; molto imbarazzante.

    Beh non più, decise, questa sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe avuto bisogno di Klaus per salvarla da tutti. Si sarebbe salvata da sola. Avrebbe protetto la doppelganger, si sarebbe tenuta lontano da Klaus e avrebbe ottenuto da Gretchen l'aiuto per riuscire a trovare il suo compito e tornare a casa. Sorrise tra sé e sé mentre camminava attraverso il cortile, seguendo Elijah fino alle sue nuove stanze. Si sentiva già meglio.

    Le sue nuove stanze erano ancora meglio di quella inquietante in cui era stata ospite prima. Era grande, con un letto a baldacchino, e ora aveva il suo solarium e un armadio gigantesco. Seriamente; solo l'armadio era il doppio della tastiera del suo letto a Mystic Falls, ed era pieno di abiti. Lunga seta fluente, volant e raso. Rimase a bocca aperta, sentendosi come se avesse vinto il jackpot del vestiario.
    « Puoi usare qualsiasi cosa in questa stanza, » le disse Elijah, « Considerala come se fosse tua. »
    Il suo volto era malinconico e un po' triste. Ricordava che Klaus le aveva detto che l'ultima volta che avevano vissuto qui, la loro sorella Rebekah era ancora sveglia e viva. La camera doveva essere appartenuta a lei.
    « Grazie. » disse gentilmente. Probabilmente era difficile per Elijah dare le cose di sua sorella a un'altra donna.
    « Rebekah probabilmente non sarebbe molto contenta di vedere un'altra donna con i suoi abiti » disse Elijah. « So che hai scoperto la nostra tomba segreta. »
    Caroline si voltò verso di lui. « Sei arrabbiato che Klaus me l'abbia detto? »
    « Non sono arrabbiato,» disse, « semplicemente non sono sorpreso.»
    Caroline accarezzò uno degli abiti. Era uno brillante e dorato e il feltro sembrava burro tra le sue mani. Sembrava piuttosto simile alle mode del tempo. Caroline si chiese quanto tempo fa, Rebekah doveva essere stata pugnalata. Sicuramente non avrebbe potuto essere troppo tempo prima.
    « Come ti senti a proposito del fatto che Klaus abbia pugnalato tutti i tuoi fratelli? » Si pentì immediatamente della domanda. Era troppo personale, troppo invadente.
    Ma Elijah sorrise educatamente come sempre e le rispose. « I nostri rapporti familiari sono complicati, Caroline. Come la maggior parte delle relazioni, le cose non sono mai bianche o nere. »
    Caroline annuì pensierosa. «Vorresti che Klaus togliesse a tutti i loro pugnali? »
    « Lo farà, un giorno. E noi siamo vampiri. Abbiamo tutto il tempo del mondo. »

    Caroline avvertì la sua vaghezza sull'argomento. Gli originali non erano molto aperti sui loro sentimenti, si accorse, a meno che non fossero ubriachi. Si chiese brevemente di che cosa Elijah potesse essere ubriaco.
    « Beh, ti lascio scegliere un abito per la festa di questa sera. »
    Caroline inclinò la testa. « Che festa? »
    « Hai dormito per un bel po', Caroline. Oggi è il compleanno di Klaus. »



    ***



    Klaus diede la caccia per tutta la mattina al contenuto del suo cuore. Il sangue animale non era nemmeno lontanamente squisito come quello umano, ma l'emozione della caccia era più che sufficiente per compensarlo. Era stato un pomeriggio appagante, spegnendo tutte le emozioni e lasciando che i suoi istinti predatori prendessero il sopravvento. Aveva bisogno di una pausa, dopo le ultime ventiquattro ore. Dopo essersi saziato, fece una visita speciale ad un amico molto speciale.
    « Trevor, sono molto felice che hai deciso di unirti a noi qui a Londra, » disse Klaus. Non che lui avesse dato a Trevor molta scelta. Era Trevor, dopo tutto, che era responsabile per la cura della doppelganger.
    « Rose ti manda le sue scuse: non potrà partecipare. »
    Klaus fece un sorrisetto. Era sicuro che Rose era molto dispiaciuta davvero. Lui l'aveva soggiogata affinché non potesse mai più stare di nuovo in sua presenza. Tutto a causa di Caroline. Lui la tolse subito dai suoi pensieri, tornando alla situazione attuale.

    « E la mia doppelganger? »
    « Si sta preparando per la tua festa di compleanno, » disse Trevor. « È così ansiosa di conoscerti. »
    Klaus sentiva l'amarezza cucita nel tono del ragazzo. Aveva forse ceduto al fascino della doppelganger? Non faceva alcuna differenza. Trevor poteva essere facilmente ucciso se avesse lasciato che il suo amore tormentato sarebbe diventato un ostacolo.
    « Eccellente, » rispose Klaus, « Non vedo l'ora che arrivi di questa sera. »



    ***





    « Hai un aspetto magnifico, » disse Gretchen, raggiante. « Sarai la bella della serata. »
    « Oh, smettila, » Caroline scuoté una mano verso di lei. « È tutto merito tuo. »
    Gretchen e Caroline avevano passato la giornata insieme a farsi viziare per la festa di compleanno di Klaus di quella sera. Caroline aveva scelto uno dei bellissimi abiti di Rebekah, e Gretchen l'aveva aiutata a pulirsi, lucidarsi e splendere alla perfezione. Aveva usato la sua magia per acconciare i capelli di Caroline in alcune trecce intricate, con l'aggiunta di un po' di lunghezza per le sue trecce bionde in modo che cadessero sotto la vita. Questo la faceva sicuramente sembrare più in sintonia con il periodo di tempo.
    Era stato davvero un bel pomeriggio. Era stato bello avere un po' di tempo tra ragazze e chiacchierare con Gretchen le offrì una buona distrazione al posto di pensare a Klaus. Odiava che lui conservasse strisciante la strada per tornare nei suoi pensieri.
    « Penso che a Klaus piacerà » le disse Gretchen, come se stesse leggendo la sua mente.
    Caroline le lanciò un'occhiata. « Che cosa vuoi dire? »
    Ma Gretchen le rivolse semplicemente una scrollata di spalle, senza impegno. « Faresti meglio a scendere. Gli ospiti sono appena arrivati. »
    Caroline si alzò e si lisciò i capelli e il vestito per l'ultima volta. Il vestito era davvero incredibile. Per il XVI secolo, Rebekah sembrava avere un po' di buon gusto. Era un profondo, profondo viola, un abito di taffettà lontano della spalla, con maniche lunghe a campana e una cintura d'argento che si aggrappava ai fianchi. Caroline aveva sempre pensato che il viola fosse il suo colore migliore.
    « Ci saranno tutti vampiri o anche esseri umani? »
    « Gli esseri umani saranno presenti, così come un paio di streghe suppongo » disse Gretchen, legando indietro i capelli. « Il compleanno di Lord Niklaus è un evento piuttosto sociale. E il fatto che ha preso la decisione di spostarlo a Londra all'ultimo minuto ne fa uno scandalo. »
    « Uno scandalo? » Caroline era incuriosita.
    « Certamente. Klaus è ben oltre l'età, per un uomo della sua statura sociale, per non essere ancora sposato. Ogni Lord in Inghilterra starà gettando le figlie verso lui, sperando di fare un incontro. »
    Caroline gettò indietro la testa e rise. « Se solo sapessero », disse, « che sarà divertente da guardare.»
    Gretchen le lanciò un sorriso scaltro. « Infatti. »



    ***



    La festa era in pieno svolgimento. Klaus poteva sentire i suoi ospiti al piano di sotto, socializzavano, parlavano e si divertivano. Ogni nobiluomo e vampiro all'interno della città era presente. Nessuna spesa era stata risparmiata per questa occasione. Poteva sentire suo fratello parlare con la doppelganger. Katerina si chiamava. Katerina Petrova, dalla Bulgaria.

    Udì dei passi lungo il corridoio, dove stava ad ascoltare.

    Si voltò per vedere chi ci fosse dietro di lui. Era Caroline. Sembrava assolutamente mozzafiato. La sua pelle brillava, rosa e gialla, il suo corpo incorniciato in un delizioso abito viola. Una delle cose vecchie di Rebecca, presuppose, ma si adattava perfettamente a Caroline. I suoi occhi blu brillavano e le guance arrossirono leggermente. Era una serie perfetta di colori, come un bel dipinto. Per non parlare del fatto che sembrava viva e in salute. Non aveva mai pensato che avrebbe voluto vederla di nuovo in questo modo.

    Klaus la guardò stare lì, completamente calma, alla fine del corridoio, con la luce della torcia che rifletteva sul tessuto del suo abito.

    Lui rimase dov'era, proprio come sempre, ma non voleva niente di più che correre da lei.

    Vederla era davvero troppo. Aveva riportato indietro tutte le sensazioni della giornata da cui aveva cercato di fuggire.

    Tutto quello che voleva in quel momento era prenderla in braccio, scappare dalla festa al piano di sotto e portarla da qualche parte dove nessuno li avrebbe mai trovarti.

    « Mio fratello adora gli ingressi trionfali », sentì dire Elijah al piano di sotto. Quella era la sua indicazione. I suoi occhi erano ancora fissi su Caroline, semplicemente guardarla stare lì, mentre prendeva piccoli respiri, ogni aumento del sui petto agitava un sentimento sconosciuto nel suo cuore nero.
    « Buon compleanno Klaus,» disse, la sua voce così tranquilla e sottile.
    « Grazie, Caroline. »



    ***



    Caroline lo guardò girare lentamente e scendere le scale verso la sua festa di compleanno. Lo sentì salutare gli ospiti, ringraziandoli educatamente per aver partecipato. Attese di sapere che lui fosse lontano dai piedi della scalinata prima di andare avanti.

    Onestamente, si sentiva come se stesse per collassare.

    Il modo in cui l'aveva guardata poco fa aveva risucchiato tutta l'energia dal suo essere. Aveva richiesto tutta la forza che stava dentro di lei per non urlare verso di lui, o di correre avanti e saltare tra le sue braccia. Solo il suo sguardo intenso l'aveva fermata. L'eccitava e la spaventava allo stesso tempo.

    Lei imboccò i gradini e andò giù verso la festa, sperando di passare inosservata da uno qualsiasi dei frequentatori della festa. Poi vide la schiena di Klaus mentre Elijah gli introduceva la ragazza di fronte a lui.

    Lui si sporse in avanti, solleva la mano di lei alle labbra, e ponendo un piccolo bacio sul dorso delle sue nocche. La bocca di Caroline si aprì alla sua vista. Aveva i capelli corvini, occhi marroni, e sembrava esattamente come Elena. Era Katherine o come veniva chiamata adesso, Katerina Petrova. La doppelganger infame.




    Lo so, lo so! E' passato un bel po! Ma il capitolo è arrivato, ed ora che ho finalemente del tempo libero, spero di riuscire a pubblicare piu spesso!
    Nel frattempo vi aggiorno su due importanti novità!
    1) Il rating della storia dovrà assolutamente essere alzato a Rosso, fin da ora.
    2) Mimi18 si è offerta di aiutarmi a tradurre questa storia, ed è davvero un aiuto prezioso! Spero che con il suo aiuto riusciremo a portare a termine questo viaggio il prima possibile! :D

    A presto,
    Tinotina

    Ritorna all'indice

    Capitolo 12
    *** Capitolo 12 ***

    Capitolo 12



    Il compleanno di Klaus le ricordò di ogni altra festa fantastica a cui avesse mai assistito in vita sua.

    C'era una grande varietà di alcool, seguito da una cena esagerata, e poi dalle danze. Beh, forse la danza era un po' insolita, ma a quanto sembrava era quello che gente faceva per divertirsi in questi tempi. Elijah invitò Caroline a sedersi con lui a cena, presentandola ad alcuni dei vampiri che erano presenti.

    In realtà Caroline scoprì che si stava divertendo. Era molto meglio della festa di mezzanotte. Modo meno sinistra. Ognuno stava avendo dei buoni momenti.

    I suoi occhi continuavano a muoversi verso Klaus. Non riusciva a farne a meno. Lui sembrava completamente preso da Katerina. Le sussurrava in un orecchio e trovava ogni scusa per toccarla mentre lei faceva delle smorfie e rideva di tutto quello che diceva.

    Caroline non poteva fare a meno di sentirsi schiacciata. Era come fosse ritornata alla sua vita umana, di nuovo, quando era insicura e sempre invidiosa di Elena. Elena che aveva ottenuto tutti i ragazzi e tutti gli amici e tutte le attenzioni, indipendentemente da quanto Caroline avesse provato duramente. E qui c'era un'altra donna, con il volto di Elena, ad ottenere l'attenzione, ancora una volta.

    Caroline scosse la testa, prendendo un sorso di vino, e rimproverando se stessa. Non avrebbe dovuto essere invidiosa di lei. La superficiale, insicura Caroline era una cosa del passato. E davvero perché era gelosa, innanzitutto? Non vi era alcun motivo di essere gelosa.

    « Gelosa di chi? » chiese Elijah accanto a lei.

    Si lasciò sfuggire un piccolo singhiozzo. L'aveva detto ad alta voce?

    « Niente », rispose scuotendo la testa con aria innocente. Ma Elijah aveva già seguito la linea dei suoi occhi fino a dove erano seduti Klaus e Katerina.

    « Suppongo che avrei dovuto dirtelo prima », disse Elijah, « So che tu e mio fratello siete diventati... piuttosto intimi.»

    « Non è vero. » disse lei in fretta. Non c'era niente che sfuggisse all'attenzione di Elijah?

    Elijah si sporse vicino a lei, sussurrando all'orecchio di Caroline, sebbene nessuno stesse prestando attenzione alla loro conversazione. « È sempre stato il piano di Klaus corteggiare la doppelganger, in modo che possiamo portarla in casa nostra e tenerla vicina. »

    Gli occhi di Caroline guizzarono di nuovo verso di loro e poi si spostarono via in fretta. Klaus la stava guardando, un profondo cipiglio sul suo viso. Quale potrebbe essere il suo problema?

    « Così Klaus ha intenzione di sedurla e poi di sacrificarla? » sbuffò Caroline.

    Elijah si mise a ridere. « Qualcosa del genere. »

    Caroline alzò gli occhi. Con le parole di Damon Salvatore, che stronzo.

    Proprio in quel momento uno dei servi entrò e annunciò che era giunto il momento per iniziare le danze. Tutti uscirono verso i cortili. Elijah, sempre gentiluomo, aiutò Caroline ad alzarsi dalla sedia e la scortò fuori nel cortile.



    ***



    Il chiaro cielo stellato brillava dall'alto come se ci fossero delle torce fuse un brillante bagliore arancione intorno al cortile. Un gruppo di musicisti si sedette in un angolo, in attesa che i signori e le signore prendessero il loro posto.

    Il braccio di Caroline fu avvolto da Elijah. Poteva sentire Klaus da qualche parte alle sue spalle, con Katerina, e si costrinse a non guardare indietro.

    « Elijah aspetta », disse lei, spingendolo indietro.

    Lui piegò la testa verso di lei. « Che cosa c'è che non va? »

    « Non conosco queste danze », disse Caroline, « Nel mio...da dove vengo, abbiamo un modo diverso di ballare. »

    Elijah le rivolse un sorriso caloroso. « Non ti preoccupare. È facile da seguire. E con i tuoi riflessi di vampiro, andrà tutto bene. »

    Elijah la condusse nella pista da ballo, e si posizionò in piedi di fronte a lei. Caroline trattenne il respiro nervosamente mentre aspettava che la musica iniziasse.

    Con la coda dell'occhio, notò Klaus di fronte a Katerina. Ben presto, la musica iniziò e Caroline reagì, copiando i movimenti delle ragazze accanto a lei.

    Lentamente fece un passo, mentre Elijah tese le mani. Si toccarono brevemente e poi si girò di scatto, prima di separarsi nuovamente e inchinandosi. Questo accadde due volte. Ok, pensò Caroline, posso farcela. È facile.

    La danza consisteva in stessi schemi ripetuti più e più volte, accelerando mentre il ritmo della musica aumentava.

    Quando il ballo divenne più veloce, risate e sorrisi scoppiarono tra la folla. Caroline saltava e girava intorno a Elijah, in ritmo perfetto con tutti quelli intorno a lei.

    Proprio quando si pensava che il ballo non poteva andare più veloce, la musica finì e tutti fecero un inchino e applaudirono.

    « Fantastico lavoro, mia signora », le disse Elijah. Caroline sorrise, facendogli un piccolo inchino.

    Qualcuno toccò leggermente sulla sua spalla e Caroline si voltò per vedere uno dei vampiri che Elijah le aveva introdotto durante la cena. Era alto, biondo e muscoloso, con dolci occhi verdi e una voce profonda. « Mia lady Caroline. Posso avere l'onore del prossimo ballo? »

    Lanciò uno sguardo incerto da sopra sua spalla a Elijah, che annuì incoraggiante. Lei si strinse nelle spalle e mise la mano in quella dell'uomo mentre si preparavano per il prossimo ballo.

    Tre danze dopo, Caroline si era trovata un suo gruppo di pretendenti per la serata.

    Con sua grande sorpresa, i vampiri maschi nella stanza continuavano a chiederle di ballare, mentre altri la cercarono per conversare tra un ballo e l'altro. Come ogni altro gruppo di ragazzi, alcuni erano dolci e gentili, mentre altri erano arroganti come l'inferno.

    « Beh, io credo che lady Caroline mi avesse promesso il prossimo ballo », le disse uno di quelli arroganti. Caroline rise dell'espressione sul suo volto. L'uomo che le ricordava di Damon. Forse era un suo lontano antenato?

    « In realtà credo che Lady Caroline abbia promesso a me il prossimo ballo. »

    Caroline si bloccò quando sentì la voce di Klaus alle sue spalle. Si voltò lentamente, riservandogli lo sguardo più freddo di cui era capace, il suo ghigno arrogante trasformava tutto questo sforzo in vergogna. « E' il mio compleanno, dopo tutto. »

    Sentì gli uomini dietro di lei acconsentire alla sua richiesta. Vigliacchi, pensò. Klaus tese la mano verso di lei e lei la prese lentamente, lasciando che la sua stretta cadesse fiacca nella sua.

    Lei teneva gli occhi verso il pavimento, muovendoli solamente fino ai suoi nemmeno così spesso. Si rifiutava assolutamente di incontrare il suo sguardo per più di un secondo. Non c'era modo che lui avrebbe pensato che lei si stava affatto godendo tutto questo.

    La musica iniziò di nuovo. Gli archi e flauti suonavano piano e tristi. Era un cambiamento strano, considerando la vivace musica che avevano suonato prima, ma non del tutto inappropriato visto come si sentiva in quel momento.

    La danza cominciò e le coppie fecero un passo uno verso l'altra, avvicinandosi ma senza toccarsi. Gli occhi di Klaus rimasero bloccati sul suo viso.

    Si separarono e si mossero indietro verso dei lati opposti, inchinandosi, e poi tornare di nuovo insieme. La danza le ricordava il ballo che aveva imparato durante il concorso di Miss Mystic Falls. Era lento ed elegante e sempre così sensuale. Ogni volta che tornavano insieme erano così vicini da potersi toccare, ma mai abbastanza per riuscirci.

    « Allora, chi è sta facendo il baby sitter alla doppelganger attualmente, se stai con me? », osservò Caroline maliziosamente.

    « Elijah si è preso la libertà di fare questo ballo con lei », rispose Klaus mentre iniziavano a girare, i palmi delle mani tenute uno vicino all'altro. Lo sguardo di Caroline andò a Elijah e Katerina. Elijah aveva un sorriso stranamente facile sul suo volto, e Katerina batté con timidezza le ciglia verso di lui. Era completamente cambiata dal modo in cui aveva interagito con Klaus.

    « Perché sei così infelice, love? Sei triste perché ti ho allontanata dai tuoi ammiratori? »

    Caroline distolse lo sguardo da lui e guardò da sopra la sua spalla. « Sono sorpreso che tu l'abbia notato. Sei stato così occupato con altre cose questa sera. »

    « È gelosia quella che sento? » replicò Klaus

    « Ti piacerebbe », sputò lei.

    Klaus smise la loro danza. Afferrò il mento di Caroline e costrinse il suo sguardo su di lui fino a quando i suoi occhi finalmente si bloccarono su i suoi.

    Il suo aspetto era come il fuoco di mille soli che bruciavano proprio attraverso di lei. Si morse il labbro inconsciamente, odiando il modo in cui i suoi occhi, come metallo fuso, stavano facendo fare al suo stomaco salti mortali.

    « Lasciami andare », si agitò, ma lui la teneva con fermezza.

    « Mi accorgo di tutto quello che fai Caroline. Sia che lo voglia oppure no » disse, la sua voce era profonda e scura.

    Lasciò cadere la mano dal mento e lei colse quel momento per allontanarsi da lui, per scappare. Ma lui allungò la sua mano e la tirò indietro.

    « Non si può solamente camminare e andarsene dalla pista da ballo », disse Klaus a denti stretti.

    « Guardami », gli ringhiò contro, un po' troppo forte. Strappò il braccio dalla sua presa, e balenò via prima che potesse fermarla di nuovo, senza preoccuparsi degli gli esseri umani che l'avrebbero vista andar via a velocità di vampiro.



    ***



    Sfortunatamente, non poté andare lontano. Solamente tornare indietro fino alla sua torre, che era fortunatamente abbastanza lontana per non sentire la celebrazione ancora in corso di sotto. Si precipitò nella sua stanza e chiuse la porta dietro di sé, un suono risuonò fuori, nella pietra. Si sentiva soffocare, di nuovo. La sua mente correva. Non riusciva a capire qualcosa. Tutto quello che voleva era tornare a casa e Elena o Bonnie e sua madre e che tutto questo finisca. Ma allo stesso tempo, sapeva che non sarebbe mai riuscita a guardarlo nello stesso modo, se fosse tornata. Sapendo tutto ciò che sapeva di lui, non c'era modo di tornare indietro.

    La porta si spalancò, Klaus stava dall'altra parte. Caroline si voltò di scatto, urlando contro lui.

    « Vai via! » ma lui entrò e chiuse di nuovo la porta. « Ho detto di andare via!» ripeté.

    Lui si diresse verso di lei, i suoi occhi feroci come sempre, e le prese il viso tra le mani. Poi schiacciò le labbra sulle sue. Erano calde ed esigenti. Caroline si agitò nella sua morsa stretta, ma Klaus fu irremovibile. Si staccò da lei, ringhiando a voce alta.

    « Non voglio questo, adesso! Non ho bisogno di questo, adesso! » disse. Le sue parole non avevano alcun senso per lei. Lui la baciò di nuovo. Più morbido questa volta, e lei lo lasciò fare. Lasciò che la sua lingua scivolasse oltre le sue labbra e che invadesse la sua bocca, facendola sentire ancora più soffocata di quanto si era sentita prima, ma allo stesso tempo completamente alleggerita.

    Conservava ancora la stessa presa sul suo viso mentre lei strinse le braccia attorno al suo collo e lo tirò più vicino. Poi lui si allontanò di nuovo, sfumando le sue labbra con dolci baci.

    « Io non posso, non posso », disse Klaus. Non aveva alcun senso. Lei non sapeva se avere paura o se sentirsi sollevata per quello che stava cercando o meno di dire. « Pensavo che fossi morta. Ti stringevo e tu stavi morendo tra le mie braccia e non ce la facevo. Non c'era niente che potessi fare. Era come quando Henrik... »

    Caroline ancora non capiva quello che stava dicendo, ma poteva sentire il suo corpo tremante contro il suo mentre si tenevano l'un l'altro nel mezzo della sua stanza. Lui tirò fuori la sua lingua e le bagnò le labbra, mentre le sue mani le inclinavano la testa avanti e indietro. Era una bambola di pezza sotto il suo controllo.

    « Non ho perduto nessuno a cui tenevo in quasi quattro secoli. »

    Gli occhi di Caroline si spostarono sul viso. Non ce la faceva più. « Klaus che cosa stai dicendo? »

    Lui aprì la bocca e la richiuse. Una volta. Due volte. Mentre il cuore morto di Caroline martellava nel suo petto. Poi lui la baciò di nuovo bruscamente, stringendo il suo viso tra le mani.

    Klaus lasciò il suo viso e la fece girare. Le sue mani andarono ai lacci alle sue spalle, abilmente li separò, allentando il corpetto del suo vestito. Caroline rabbrividì in attesa mentre sentiva che il vestito veniva sbottonato, scivolando lungo il suo corpo, il materiale morbido cadde intorno ai suoi piedi. Nuda si girò verso di lui, e guardò i suoi occhi libertini farsi più accesi. Tutta la tristezza e la paura che c'erano state prima erano state sostituite da pura lussuria.

    Caroline allungò una mano e aprì la sua giacca di velluto, spingendogliela lungo le spalle e facendola cadere sul pavimento. Klaus andò verso di lei, facendola camminare a ritroso, verso il suo letto mentre lei continuava a spogliarlo.

    Tirò la camicia bianca fuori dai suoi pantaloni, togliendogliela. Lui alzò le braccia, lasciando che fosse lei a levargliela, i suoi occhi ancora sul suo viso. Armeggiò un po' con i pantaloni, non aveva familiarità con l'abbigliamento del tempo, ma riuscì a slacciarli.

    Klaus si tolse gli stivali mentre Caroline slacciò i pantaloni e li spinse verso il basso, liberando la sua erezione.

    Arrivarono a fermarsi accanto al letto, nudi, stando solo a un soffio di distanza. Klaus la guardò, le sue dita torcevano le punte dei suoi capelli.

    « Hai i capelli più lunghi », osservò.

    « È stata Gretchen. Ha usato la magia. »

    Klaus passò le dita tra di essi e giù fino alle lunghe trecce. La sua testa cadde all'indietro, fissando il suo volto.

    « Mi piacciono », disse con un sorriso, chinandosi a baciarla di nuovo.

    Caddero sul letto insieme. Caroline spostò indietro e Klaus la seguì, lasciando dei caldi baci lungo il suo petto e sul seno. I suoi capezzoli si indurirono in risposta. Lui le morse il seno con i suoi denti umani, inviando piccoli brividi lungo tutto il suo corpo. Caroline poteva sentire il desiderio pulsare tra le sue gambe.

    « Ti voglio. » La sua voce era roca e spessa.

    « Prendimi », rispose lei senza fiato; le sue ginocchia andarono fuori dal letto mentre allargava le gambe.

    Klaus appoggiò le mani accanto alla sua testa e si sollevò, stringendosi su di lei. Le mani di lei andarono al suo viso, l'intensità del suo sguardo la faceva sentire sconfitta proprio lì.

    I suoi occhi rimasero bloccato su di lui man mano che si faceva scivolare dentro di lei.

    La sua grandezza la riempì e un violento gemito le sfuggì dalla gola. Lui si calmò per un attimo, prima di uscire fuori e scivolare dentro di lei ancora una volta. Lei si inarcò all'indietro mentre il suo corpo lo accolse dentro. Tutto. Ogni diabolica parte.

    Lo voleva tutto e non le importava di quello che i suoi amici o chiunque altro avrebbero pensato per la questione. Nessun altro era lì. Erano solo loro due.

    Lui premette dentro di lei, oscillando i fianchi contro i suoi, creando un delizioso attrito fra di loro. I suoi baci erano in sincronia con le sue spinte, il letto ondeggiava leggermente con i loro movimenti. Caroline affondò le dita nella sua schiena, godendosi la sensazione del suo corpo su di lei.

    Il suo ritmo cominciò ad aumentare e Caroline poté sentire l'accelerazione nel suo stomaco. Tutti i suoi nervi serrati sempre di più mentre si inarcò ulteriormente su di lui, spingendolo dentro, portandolo sempre più vicino. Poi sentì l'esplosione dell'orgasmo nel suo corpo, che pulsava nelle vene, mentre lui continuava a cavalcarla. Lei ansimò il suo nome mentre le ventate di passione continuarono ad avvolgerla.

    Klaus la seguì, ringhiando il suo culmine contro il suo collo e ripiegando su di lei. Lui strinse le braccia intorno al suo corpo e la girò, portandola a distendersi in cima al suo petto. I loro corpi erano ricoperti da una sottile patina di sudore. Caroline chiuse gli occhi e sentì il pesante aumento e la discesa del respiro nel suo petto, mentre Klaus tracciava pigramente di segni sulla sua schiena.

    « Buon compleanno, Klaus », sussurrò nel suo petto.

    «Grazie, Caroline.»

    Ritorna all'indice

    Capitolo 13
    *** Capitolo 13 ***

    Capitolo 13



    Klaus ascoltò il respiro di Caroline uniformarsi mentre si addormentò fra le sue braccia, il suo corpo caldo contro il suo. La festa aveva cominciato a disperdersi di sotto. Era stato con Caroline per un bel po', ma non riusciva ancora a lasciarla. Soprattutto quando lei si strofinò contro il suo costato e avvolse stretto il suo braccio attorno a lui mentre dormiva. Lui le sorrise, premendo il naso tra i suoi capelli.

    Ma doveva tornare al piano di sotto. Doveva tornare dalla doppelganger prima che se ne andasse. Avrebbe dovuto passare la serata con lei, portarla a letto, sentirla chiamare il suo nome in preda alla passione.

    Fece una smorfia, scivolando via dalla presa di Caroline, attento a non disturbarla. Raccolse i suoi vestiti abbandonati sul pavimento, si vestì rapidamente e scivolò fuori dalla sua stanza. Non guardò verso di lei mentre usciva, sapendo che se lo avesse fatto, non avrebbe trovato la forza di andarsene.

    Al piano di sotto, vide che la doppelganger stava ancora in giro, occupata da Elijah e Trevor. Ignorò lo sguardo giudicante di Elijah mentre si avvicinava a loro, sorridendo e usando tutto il suo fascino per la doppelganger.

    « Mi dispiace essere scomparso », disse ai suoi ospiti.

    Katerina si inchinò con grazia verso di lui. « Va tutto bene, mio signore? »

    « Solo una piccola cosa da sbrigare, niente di più », rispose Klaus.

    « Qualcosa con cui posso aiutarti, fratello? » tagliò il discorso Elijah.

    « Niente che ti riguardi, Elijah », scattò Klaus, mantenendo il sorriso sul suo volto. A volte Elijah era un po' troppo attento per il suo stesso bene.

    « Bene, Lord Niklaus più grande di un'ora, temo che dobbiamo andare », disse Trevor da dietro Katerina.

    Klaus guardò la ragazza. « Posso accompagnarvi al vostro carro, mia signora? Mi dispiace che il nostro tempo insieme sia stato interrotto. »

    La doppelganger gli prese la mano. «Certamente, mio signore.»

    Condusse la ragazza fuori, dove i cavalli aspettavano; Trevor era saggiamente rimasto indietro per far avere a Klaus qualche istante da solo con lei.

    « Ti è piaciuto il tuo compleanno, mio signore? » Chiese la ragazza.

    Il volto di Caroline, in completa estasi, balenò davanti ai suoi occhi. Klaus sorrise tra sé, pensando a lei al piano di sopra, ancora nuda. « Sì.. Moltissimo. È stato meglio di quanto avrei potuto immaginare. »

    Lei si voltò verso lui, gli occhi scintillanti, in attesa. Klaus spostò i suoi pensieri, concentrandosi sulla questione a portata di mano. Dispose il suo comportamento, preparandosi a svolgere il ruolo di Lord educato e gentile.

    « Spero che non pensi che sia troppo insolente, Katerina », dichiarò Klaus, « ma piacerebbe molto se volessi essere ospite a casa mia mentre sei qui a Londra. »

    Katerina si inchinò lievemente; i suoi occhi stavano con disinvoltura sui suoi. «Io sono al vostro servizio mio signore », rispose lei con un sorriso civettuolo.

    Klaus sorrise, il doppio senso delle sue parole non era passato inosservato. Questa doppelganger era diversa dalla minuta ragazza che fingeva di essere. Prendendo la sua imbeccata, Klaus si sporse in avanti e posò le labbra sulle sue, e Katerina si sciolse nel suo bacio.

    Non era nulla, tranne che pelle su pelle. Nessun fuoco, nessuna passione. Non come... rapidamente si staccò dalla doppelganger.

    « C'è qualche problema mio signore? »

    Klaus si schiarì la voce, « Niente affatto. Credo di sentire Trevor avvicinarsi. Buonanotte Katerina, a domani. »

    Con un rapido inchino, si allontanò da lei e tornò dentro, superando Trevor lungo la strada. Attraversò il cortile, dove i servi erano impegnati a ripulire dalla celebrazione, e si diresse in direzione di Caroline.

    « Cosa ne sarà della doppelganger? » Elijah lo chiamò mente passava.

    « Tornerà domani », rispose Klaus senza fermarsi. Corse su per le scale, due alla volta, e aprì la porta della stanza di Caroline.

    Lei si trovava ancora lì, a dormire sonni tranquilli. Si era girata sulla schiena, le lenzuola avvolte attorno alla sua vita, i suoi seni esposti all'aria. Klaus si avvicinò e si arrampicò sul letto, in bilico su di lei. I suoi capelli erano sparpagliati sul cuscino: sembrava un bellissimo angelo.

    Non sapeva che cosa fare. Doveva essere seducente e corteggiare la doppelganger, ma Caroline aveva cambiato tutto. Come le avrebbe potuto spiegare il suo piano originario? Se sapeva qualcosa, sapeva che non c'era modo Caroline potesse capire. Gli si sarebbe negata in un istante. Ma non poteva lasciarla andare. Lo sapeva questo.

    Dopo averla guardata quasi morire, dopo che era stato tutta la notte a guardare decine di uomini con il solo obiettivo di ottenere i suoi affetti, avrebbe ucciso qualsiasi uomo che avesse osato toccarla.

    Si sporse in avanti e catturò le sue labbra dormienti in un dolce bacio, cercando di cancellare il sapore della doppelganger dalla sua bocca. Lei, assonnata, rispose, mormorando leggermente nella sua bocca. Lui si tirò indietro sfiorando le labbra contro le sue, mentre sussurrò: «Tu sei mia.»



    ***



    Caroline si svegliò la mattina dopo da sola. Si girò per trovare l'altro lato del suo letto vuoto. Klaus l'aveva lasciata una volta, nella notte. Si sentiva stranamente delusa, ma allo stesso tempo sollevata.

    Aveva decisamente superato l'intima fine della sera prima. Non era sicura di volerlo fare di nuovo. Forse aveva solo bisogno di farlo uscire dal suo organismo. Era solamente andare a letto con lui e ora non avrebbe dovuto preoccuparsi di tutta la tensione sessuale o di altro. Ora che l'aveva fatto avrebbe potuto tornare a odiarlo.

    Gettò via le coperte, saltando giù dal letto e raccogliendo il suo vestito abbandonato a terra. Il suo corpo reagì al ricordo di Klaus che le rimuoveva il capo la sera prima, le sue dita agili che lavoravano sui lacci e scivolavano sul suo corpo, ponendo le mani sulla sua pelle. Lei chiuse gli occhi e costrinse la sua mente ad allontanarsi da quel treno di pensieri.

    Rapidamente si lavò e spazzolò i capelli ancora molto lunghi, indossando un nuovo vestito per il giorno e dirigendosi al piano di sotto. Sapeva che era tarda mattinata. Tutti gli altri sembravano essere già svegli da un paio d'ore. Il suo moderno programma di sonno probabilmente non sarebbe mai diventato regolare.

    Si fece strada attraverso il cortile, che era già stato tornato alla normalità dalla festa e giù verso la sala grande. All'interno vide Klaus seduto a capotavola, Elijah alla sua destra, Trevor accanto a lui, e alla sinistra di Klaus c'era Katerina.

    « Ah Caroline, buongiorno », la chiamò Elijah.

    Vide Klaus nervoso, non si voltò a guardarla. Lei indossò il suo sorriso più luminoso e camminò in avanti, prendendo il posto vacante accanto alla doppelganger.

    « Mi dispiace per aver dormito così tanto », disse.

    « Le scuse non sono necessarie. Non abbiamo ancora finito di fare colazione. Ti farò portare dai servi un po' di vino. » Elijah annuì e una piccola ragazza sfrecciò via per adempiere il comando del suo padrone. « Non credo che tu abbia avuto la possibilità di incontrare la nostra nuova amica Caroline. Katerina Petrova, posso presentati nostra cugina Caroline? »

    Katerina chinò la testa educatamente. « Incantata di incontrati, mia signora. »

    « Uh, si, anch'io », rispose Caroline goffamente. Apparentemente era una loro cugina adesso.

    Fu incredibilmente grata quando il servo scelse quel momento per posare un calice di vino di fronte a lei, così come un piatto di frutta e pane dolce. Caroline prese il calice e ne bevve un grande sorso, stando molto attenta a non incontrare lo sguardo di Klaus. La stava ancora guardando?

    « Ti sei divertita la notte scorsa, cugina? »

    Wow, Elijah si sentiva certamente loquace quella mattina. Caroline sorrise dolcemente e mise una bacca in bocca. « Non è stato male. Il ballo era divertente. »

    « Katerina alloggerà con noi, mentre starà a Londra, » osservò Elijah.

    Caroline le sorrise. « È fantastico. »

    Katerina tolse la sua attenzione da Klaus abbastanza a lungo per lanciare a Caroline un falso sorriso. Oh, lei le ricordava Katherine così tanto in quel momento!

    Elijah rivolse la sua attenzione a Klaus. « E quali sono i tuoi piani di oggi, fratello? »

    « Pensavo di mostrare Katerina i giardini » replicò Klaus rapidamente.

    « Ha detto che ci sono alcune interessanti rovine nei boschi dietro il castello », s'inserì Katerina, eccitata.

    Le rovine segrete. Quelle che Klaus aveva detto di non aver mai condiviso con nessuno, tranne che con lei. Erano quelle. Caroline rapidamente spinse indietro la sedia. Gli uomini si alzarono tutti in una volta mentre lei si alzava dal tavolo. « Scusatemi» disse in fretta, « mi sento piuttosto male, tutto ad un tratto. »

    Si spostò rapidamente dal tavolo, costringendosi a lasciare la stanza senza un solo sguardo a Klaus.



    ***



    Klaus gemette dentro di sé, guardando Caroline alzarsi e camminare fuori dalla sala.

    « Scusatemi », disse rapidamente, seguendola, prima che qualcuno potesse dire qualcosa.

    La raggiunse nel cortile, correndo dietro di lei e prendendola per un braccio.

    « Caroline... »

    « Cosa? » gli sputò in faccia. « Guarda, va bene! Ho capito! Elijah mi ha raccontato del piano. Allora perché non vai trascorrere del tempo con Katerina e torni a lasciarmi da sola. »

    Si voltò, ma Klaus si rifiutò di liberarle il braccio.

    « Caroline, la scorsa notte... »

    « È stato un errore », disse in fretta. « Possiamo essere adulti su questo. Va bene. »

    La lasciò andare, senza parole, e lei si allontanò da lui, ritirandosi nella sua stanza. Klaus la guardò camminare lontano da lui, e poi si diresse di nuovo verso la sala grande.

    « Elijah, che diavolo era quello? »

    « Mio signore? » disse Katerina, scandalizzata. Lui lanciò uno sguardo nella sua direzione.

    « Sta seduta e sta zitta e dimentica tutta questa conversazione », la soggiogò. Katerina chiuse subito la bocca, incrociando tranquillamente le mani in grembo.

    « Sono sicuro di non sapere di che cosa tu stia parlando, Niklaus. »

    « Con Caroline? Che cosa le hai detto? »

    Elijah sorrise senza allegria. « Non credo di essere io quello con cui Caroline è arrabbiata, fratello »

    « Non mi piace la tua intromissione, Elijah. »

    « Hai dimenticato che questo era il tuo piano fin dall'inizio, Niklaus? Io sono qui solo per ricordati ciò che è in gioco. »

    Klaus strinse la bocca per la frustrazione. « Bene, allora. Ci sarà un nuovo piano. Sarai tu responsabile di intrattenere la doppelganger. »

    « Non ho alcun interesse a giocare in qualunque di questi giochi d'amore. »

    Klaus fece un passo avanti, mettendo la faccia proprio davanti a Elijah. « Questo è interessante. Avrei giurato diversamente due giorni fa. »

    I due stavano lì, fissando l'un l'altro, faccia a faccia per qualche istante. Klaus si staccò per primo, facendo un passo indietro, e sorridendo gentilmente ricordando i suoi ospiti intorno a lui.

    « Ora, potremmo finire la nostra colazione? »



    ***



    Quella sera a cena non andò meglio. Caroline si era chiusa nella sua stanza l'intera giornata, per evitare di correre da Klaus o Katerina. Ma, naturalmente, era stata costretta a fare la sua apparizione durante i pasti. Il pasto era più tradizionale di Caroline si era abituata. Non c'era vino corretto con sangue o le serve da cui bere. Grazie alla presenza di Katerina, c'era solamente una regolare alimentazione umana a tavola.

    Caroline prese il suo cibo, mentre origliava le conversazioni tra Katerina ed Elijah. Sembravano andare d'accordo. Katerina aveva condiviso con Elijah alcune storie della sua infanzia e della Bulgaria, mentre Elijah ascoltava e le faceva le domande appropriate.

    « Allora, cosa facciamo ora che la cena è finita? Un gioco? » suggerì Katerina.

    « Che tipo di gioco? » chiese Trevor.

    « Hmmm », pensò. Gli occhi di Caroline si spostarono su Klaus, che era focalizzato sulla doppelganger. « Bene, ora che ho una certa familiarità con i giardini propongo di giocare nascondino! »

    Klaus ridacchiò. « Fantastica idea, love. »

    « Abbiamo abbastanza giocatori? » domandò Trevor di nuovo.

    « Se ognuno di noi gioca », disse Katerina.

    « Naturalmente giocheranno tutti », rispose Klaus, « non è vero, Caroline? »

    Caroline gli fece un sorriso aspro. « Certamente. »

    Si alzò e seguì tutti fuori nel cortile. Katerina illustrò le regole, decidendo che Trevor avrebbe dovuto essere il primo a cercare.

    « E si devono spegnere tutte le torce! Renderà tutto più emozionante! » chiese Katerina. Elijah incaricò i servi di prendersi cura delle torce mentre Katerina finiva di spiegare le regole del gioco. Caroline si chiese se poteva solamente andarsene e nascondersi nella sua stanza a tempo indeterminato.

    Trevor si voltò e fu incaricato di contare fino a cento, mentre il resto di loro partiva per nascondersi intorno al castello. Caroline notò Katerina seguire Klaus. Elijah si avvicinò dietro di Caroline e la toccò. Lei alzò gli occhi per la milionesima volta, quella notte.

    « Tutto questo è stupido. »

    « Non ti piacciono i giochi? »

    Caroline scosse la testa. « Non mi sono mai piaciuti. »

    « Nemmeno a me, ma se fa Katerina felice... questi sono i suoi ultimi giorni di vita, lo sai. »

    Caroline aggrottò la fronte, non l'aveva pensata in questo modo. Elijah stava provando ad gentile con lei, l'assecondava, dava alla ragazza quel poco che poteva nel poco tempo che le era rimasto. Non sapeva che Katerina sarebbe effettivamente sfuggita al suo presunto destino. Eppure, poteva apprezzare quello Elijah stava tentando di fare.

    « Suppongo che tu abbia ragione », ammise.

    Elijah sorrise e poi andò via in un lampo, in cerca di un nascondiglio. Caroline si diresse su per le scale a fare lo stesso. Fece scorrere le dita lungo le pareti, chiedendosi quali altri passaggi segreti potrebbero lasciare dietro di loro. Sarebbe considerato barare? Con tutte le torcie spente, il castello sembrava oscuro e inquietante. Poteva sentire il debole suono di risatine riecheggiare attraverso le sale.
    I suoi piedi camminavano lungo il corridoio buio mentre sentì Trevor gridare "cento" al di fuori. Merda! Ancora non si era nascosta. Avrebbe voluto giocare a questo gioco, per essere una brava persona, ma non voleva essere catturata e diventare il cercatore. Essere quello che si nasconde era un ruolo molto più passivo.

    Camminò oltre quello che sapeva essere il solare di Klaus. Poteva vedere la porta leggermente aperta e pensò di scivolare dentro. Ma no. Non voleva essere catturata nascosta in una delle sue stanze. Superò la porta, calpestò leggermente, sperando che nessuno fosse lì vicino.

    Proprio in quel momento la porta si spalancò e lei fu trascinata dentro. Gridò, prima che una mano si serrò intorno alla bocca e sentì lo scatto della serratura. Il viso di Klaus diventò a fuoco davanti a lei mentre lui la premette contro la porta di legno.

    « Ti ho trovata », sussurrò Klaus; un sorriso malizioso sul volto.

    Caroline poteva giurare che il suo cuore non morto cominciò a batterle nel petto. « Non credo che il gioco funzioni così », disse.

    Klaus la derise. « Io mi creo le mie regole. »

    Lui le sorrise, il luccichio nei suoi occhi la fece rabbrividire. Poi le sue labbra erano sulle sue, lento e sensuale. Caroline si sciolse tra lui e la porta. Il suo bacio era come aria fresca, dopo aver trattenuto il fiato l'intera giornata. Klaus la allontanò dal muro, portandola nella stanza. Teneva le braccia strette intorno a lei in modo che non avrebbe cercato di fuggire.

    In qualche modo, finirono nella sua camera da letto. Caroline poteva solo supporre che ci fosse ancora un'altra porta nascosta tra il suo solarium e la sua camera da letto. Klaus spinse la sua schiena sul letto, continuando a baciarla senza sensibilità.

    « Aspetta », sussurrò Caroline mentre le sue labbra si muovevano lungo la sua mascella. « Aspetta! » La seconda volta era stata più forte, fece del suo meglio per spingerlo via. Lui rispettosamente si tirò indietro, uno sguardo interrogativo negli occhi. « Non ci stanno cercando? »

    Klaus sorrise. « Probabilmente. Questa è una parte del gioco, love. »

    « Probabilmente dovremmo andare allora », disse lei spingendolo ancora più indietro.

    « Caroline… » ringhiò Klaus tra i denti.

    « Klaus », lo imitò, facendolo rotolare via da lei.

    Entrambi si sdraiarono sul letto, nessuno dei due isi muoveva. « Se vuoi andare, vai » disse freddamente. Sentì una fitta al cuore.

    « Io non voglio andare », sospirò.

    Klaus si girò verso di lei, appoggiando la testa su una mano. « Allora resta ».

    « Non posso. »

    « Perché no? »

    « Perché sei praticamente impegnato con lei! » esclamò, « e tu hai dei piani e così anch'io e in futuro... »

    « Io non so nulla del futuro, love. Non vuoi dirmelo. »

    « Non posso dirtelo », lo corresse. « Non siamo amici, Klaus. Siamo nemici. »

    « Siamo sempre stati nemici », scherzò Klaus, « e non ho alcun interesse ad essere tuo amico. »

    Lui passò il palmo della mano lungo tutto il corpo di lei, lo stomaco di Caroline si serrò per il desiderio al suo semplice tocco. Ma lei lo schiaffeggiò via.

    « Sai cosa voglio dire. »

    Klaus aggrottò la fronte. « Come può essere giusto punirmi per dei crimini che non ho ancora nemmeno commesso? »

    « Chi ha mai detto che la vita è giusta? »

    Klaus abbassò la testa verso il basso, sfiorando la sua fronte a quella di lei, sorridendo. « Stai iniziando a sembrare come me. »

    Caroline si mise a ridere insieme a lui. In fondo al corridoio, potevano sentire gli altri chiamare i loro nomi.

    « Credo che la partita sia finita », disse Caroline sollevandosi e mettendosi a sedere; a malincuore scivolò giù dal letto e fece un passo verso la porta.

    Improvvisamente, Klaus fu lì in piedi di fronte a lei. Lei si avviò, non riuscì a percepire iò suo movimento rapido.

    « Ti prego, Caroline. Ti ho avuta solo una volta, non mi puoi allontanare. Ancora una notte. »

    Le sue parole le inviarono dei brividi lungo la schiena, diretti alla sua anima. Alzò lo sguardo verso il suo viso; aveva un'espressione implorante e spaventata. Aveva paura del rifiuto. Sinceramente, non voleva rifiutarlo. Aveva pensato a se stessa. Che male avrebbe fatto ancora una notte? Non era sicura di volerlo scoprire. Non sapeva se poteva sopportarlo.

    « Klaus? » La voce di Katerina gridò, più vicina a loro adesso.

    «Vai», disse Caroline, infine, « Io sgattaiolerò e mi dirigerò verso la mia stanza. »

    Klaus sospirò, deluso. Annuì una volta e poi le diede le spalle e scivolò fuori dalla stanza. Caroline sentì salutare il sosia nel corridoio, Katerina era preoccupata riguardo a dove il suo signore si era nascosto.

    Caroline ascoltava dall'altra parte della porta della stanza di Klaus mentre la coppia si ritirava in fondo al corridoio. Quando fu sicura che se ne fossero andati, scivolò fuori dalla stanza e si diresse verso la sua. Lei sicuramente non era in vena di giocare a nessun gioco adesso. Aveva giocato con loro per troppo tempo.



    ***



    Caroline si svegliò la mattina dopo e si diresse a fare colazione. Vide sua madre, seduta al tavolo della cucina. Strano. Sua madre di solito era al lavoro ormai.

    « Che cosa ci fai ancora a casa? » domandò Caroline, andando a prendere una tazza mettendoci dentro del caffè.

    « Caroline, tesoro, penso che dovresti sederti. »

    Caroline si fermò e guardò sua madre. Aveva la faccia seria da sceriffo. Per non parlare del suo serio tono di voce da sceriffo che sembrava dire: ho-delle-cattive-notizie-che-davvero-non-vorrei-darti.

    « Cosa c'è mamma? » domandò Caroline, prendendo lentamente la sedia di fronte a quella di sua madre. Liz allungò una mano e prese quella di sua figlia.

    « Tesoro, ieri sera c'è stato un incidente. Un'auto è uscita di Ponte Wickery. »

    Caroline sentì il suo cuore cadere. « L'auto di chi? »

    « Grayson Gilbert », rispose sua madre.

    « Il padre di Elena? Che cosa è successo? Sta bene? »

    « Non siamo sicuri di quello che gli ha fatto perdere il controllo. La madre di Elena e Elena erano in macchina con lui quando ha colpito l'acqua. »

    Caroline strinse la mano di sua madre con urgenza. « Stanno bene? Mamma? »

    Sua madre le strinse la mano in risposta. « Mi dispiace tanto, Caroline. Nessuno di loro è sopravvissuto. Elena è morta. »



    Caroline schizzò fuori dal letto, le lacrime le macchiavano le guance. Era un sogno, solo un sogno. Respirò profondamente cercando di calmarsi. Era così strano. Tutto sembrava così reale. Si portò una mano al petto, lentamente, inspirando ed espirando, cercando di tornare nel mondo reale.

    « Aspetta un attimo, » disse Caroline a se stessa, passandosi la mano sul petto.

    Ma che...?

    No, non poteva essere, era impossibile. Premette la mano più forte nella sua pelle.

    Eccolo di nuovo.

    Caroline si buttò dal suo letto. Afferrò un piccola forcina per capelli che poggiava accanto al suo lavabo. La premette nella sua pelle, lungo il suo avambraccio. Fece una smorfia di dolore mentre un'arrabbiata linea rossa apparve sul suo braccio, il sangue fuoriuscì e macchiò la camicia da notte bianca.

    « Andiamo, andiamo », esortò il suo corpo. Il taglio continuò a sanguinare.

    Caroline si sentiva come se qualcuno l'avesse buttata fuori al vento. Si girò e aprì violentemente la porta, correndo giù per le scale e attraversando il cortile.

    « Klaus! Klaus! » gridò freneticamente, salendo i gradini, ancora una volta verso le sue stanze. « Klaus! »

    Bussò alla sua porta. L'aprì sbattendola, il vampiro originale stava lì in piedi, con nulla addosso tranne i pantaloni con cui dormiva; i capelli arruffati. In un primo momento era accigliato, ma quando notò la sua espressione di paura assoluta, si preoccupò.

    « Cosa c'è, Caroline? »

    « Guarda! » esclamò lei alzando il braccio fino al suo viso.

    « Quindi? Ti sei tagliata », disse stringendosi nelle spalle.

    « Ma non sto guarendo! » incalzò. Afferrò la sua mano e la schiacciò contro il suo petto. « Senti! »

    Klaus alzò gli occhi e lasciò che la sua mano giacesse contro il suo petto. Caroline guardò i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa. La sua bocca si aprì impercettibilmente mentre lui sembrava divenire completamente pallido.

    « E questo... »

    Caroline annuì, gli occhi frenetici incontrarono quelli di lui. « Il mio battito cardiaco », sussurrò, « Klaus, sono umana. »

    TBC
     
    Top
    .
  6. kasumi
     
    .

    User deleted


    Capitolo 14



    Klaus aveva dato a Caroline circa due secondi per fasciarsi il braccio e cambiasi i vestiti prima di portarla direttamente da Gretchen. La strega aveva già messo su casa nel bosco, di nuovo. Sarebbe stato un percorso lento portare Caroline lì. Lei era di nuovo umana e lenta e inciampava continuamente sulle rocce e sui tronchi e su tutto ciò che era sulla loro strada. Non era più abituata al suo corpo umano. Klaus mantenne una salda presa sulla sua mano, trascinandola lungo fino al piccolo cottage.
    « Gretchen! » gridò Klaus. La strega aprì la porta di casa.
    « Klaus, Caroline. A cosa devo questa visita di primo mattino? »
    Klaus afferrò Caroline per le spalle, spingendola davanti alla strega.
    « È umana! » disse.
    La fronte di Gretchen si aggrottò. Afferrò il polso di Caroline, controllando le pulsazioni, e Klaus guardò mente la sorpresa raggiunse gli occhi nocciola della strega.
    « Per la madre… » sussurrò lei, con la bocca aperta. « Portarla dentro. »
    Gretchen aprì la porta e li lasciò entrare. La casa era esattamente come quella vecchia, dopo tutto era stata creata per magia. Gretchen prese una sedia e fece cenno a Klaus di fari sedere Caroline. Lui la guardò inginocchiarsi di fronte a Caroline e esaminarla, mormorando tra sé tutto il tempo.
    « Beh », esortò Klaus, « qual è il problema? »
    « Non c'è nessun problema. È solo umana. »
    Klaus rise ironicamente. « Non c'è nessun problema? NESSUN PROBLEMA? È una cazzo di umana! Non era umana otto ore fa! »
    « Basta, Niklaus. Stai spaventando la ragazza. »
    Gretchen annuì con la testa a Caroline e Klaus lanciò le un'occhiata. La strega aveva ragione. Caroline sedeva lì, tremando sulla sedia, gli occhi increspati e preoccupati.
    « Sto bene », insisté Caroline, « non è come se non fossi mai stata umana prima d'ora. »
    « Come ti senti, Caroline? »
    Caroline scosse la testa per ordinare i suoi pensieri. « Strana. Stanca. Accaldata. »
    Gretchen sorrise. « Probabilmente hai bisogno di mangiare e di bere qualcosa. Ecco qui. »
    Si alzò e si diresse verso la sua piccola zona cucina, afferrando un pezzo di pane e un po' d'acqua. Li portò a Caroline, che accettò con gratitudine.
    « Suppongo che quando sei andata a letto ieri sera, eri ancora un vampiro », disse Gretchen.
    Caroline annuì. « Mi sono svegliato questa mattina ed ero... viva. »
    « È successo qualcosa di strano? Niente? »
    « No, niente. Sono solo andata al piano di sopra, mi sono cambiata, e sono andata a dormire », disse. « Credo che l'unica cosa strana è stato il sogno che ho fatto ieri sera. »
    Gli occhi di Gretchen si strinsero. « Che sogno? »
    « Era stato così reale», disse Caroline. « Sembrava più un ricordo che un sogno. »
    « Che sogno era, Caroline? » la esortò Klaus. Lei lo guardò di nuovo, gli occhi ancora aggrappati ad una qualche paura.
    « Ero a casa. Era mattina. Mi sono alzata e sono andata giù a fare colazione e a prepararmi per la scuola. Ma mia madre era ancora in giro, di solito aveva dovuto già essere al lavoro. Rimase a casa per dirmi che uno dei i miei amici era morto in un incidente con i suoi genitori la sera prima. »
    « E questo non è qualcosa che si è verificato nel tuo tempo? »
    Caroline scosse la testa. « No. Voglio dire, c'è stato un incidente e i genitori di Elena morirono, ma non Elena. Lei venne salvata. Da un altro vampiro. Sopravvisse. » Caroline si fermò, stringendo i suoi occhi, chiudendoli. Gretchen allungò una mano e le strinse una spalla.
    « Cosa c'è, Caroline? »
    « È solo che... . È lì, nella mia testa. Come se fosse successo davvero. Non riesco a scrollarmi di dosso l'idea che fosse un sogno. »
    Gretchen si alzò e si diresse verso la sua libreria, tirando giù un grosso libro verde e posandolo sul tavolo. Sfogliò le pagine, alla ricerca di qualcosa di specifico.
    « Che cosa stai pensando? » domandò Klaus.
    « Ho già tirato fuori questo libro, prima, quando Caroline arrivò. La strega che l'ha scritto ha fatto un sacco di esperimenti sul viaggio nel tempo. Alcuni di essi finirono bene, altri male. Penso che il fatto che Caroline sia diventata un essere umano, potrebbe avere qualcosa a che fare con il suo incantesimo di viaggio nel tempo. »
    « Aspetta », disse Caroline, « la mia amica Bonnie, quella che ha fatto l'incantesimo, ha detto che dovevo stare attenta a non cambiare nulla. Che cosa succede se ho cambiato qualcosa che ha cambiato il presente? »
    « Per esempio? » domandò Klaus. Vide un barlume di luce dietro gli occhi di Caroline. « Dimmelo! »
    « Non posso. »
    La mascella di Klaus si irrigidì. « Non puoi? O non vuoi? »
    « Non posso », disse con fermezza. « L'incantesimo non mi permette di parlare del tuo futuro con te »
    « Quindi è qualcosa che mi coinvolge, allora? »
    « Indirettamente. Credo. »
    Klaus emise un gemito esasperato.
    « Bene, allora Caroline », disse Gretchen. « Immagino che stia a te rimettere a posto qualunque cosa hai modificato. Se pensi che sia ancora possibile. »
    « Lo posso fare. Credo», disse Caroline, anche se non suonava del tutto certa.
    « Bene, allora ti suggerisco di farlo », disse la strega. « Nel frattempo, vedo se riesco a trovare un incantesimo o qualcosa per aiutarti. »
    Klaus era insoddisfatto, ma sembrava che era tutto quello che poteva ottenere. Lasciarono il cottage di Gretchen senza risposte concrete, e con Caroline ancora umana.



    ***



    Lentamente avanzarono di nuovo attraverso i boschi, questa volta Caroline seguiva mentre Klaus guidava. Era mezzogiorno passato quando finalmente fecero ritorno al castello. Klaus sapeva di aver bisogno di trovare Elijah e di informarlo di questo nuovo sviluppo. E dannazione! Si era completamente dimenticato della doppelganger. Sperava che il fratello l'avesse tenuta occupato.
    « Puoi almeno guardarmi? » disse Caroline alle sue spalle.
    « Che cosa? » Klaus si voltò verso di lei.
    « Non mi guardi da quando ho quasi buttato giù la tua porta, questa mattina », disse, con gli occhi che sfrecciavano nervosamente intorno.
    « Vai al piano di sopra », disse Klaus. « Ho bisogno di andare a cercare Elijah. »
    « Vedo che mi stai ancora evitando » Caroline mormorò.
    « Io non ti sto... » Klaus trascinò una mano sul viso. « Di che cosa hai bisogno, Caroline? »
    Lei sospirò, incrociando le braccia sul petto, muovendo gli occhi di lato, lo sguardo fisso nell'aria piena di imbarazzo. Dopo un attimo lei strinse gli occhi verso di lui.
    « Di niente », disse lei, in tono gelido.
    « Bene » cedette Klaus. Avrebbe potuto dire che c'era qualcosa che non gli stava dicendo, solo che non sapeva cosa. Poteva leggerla come un libro; sapeva quando mentiva o era arrabbiata, curiosa, infastidita, ma non avrebbe mai potuto discernere la causa delle sue emozioni. « Vado a trovare Elijah. » Klaus si voltò.
    « Allora vengo con te», disse Caroline.
    Klaus si voltò così velocemente che lei quasi gli andò addosso. Gli occhi di lui lampeggiarono. « No. »
    « Che cosa vuol dire “no”? »
    « Non ascolti mai, sweetheart? Voglio dire no. Sali in camera tua e aspetta che venga a trovarti. »
    Caroline incrociò le braccia sul petto. « Scusami, chi è che ti ha reso un re-vampiro su di me? So che stai andando a trovare Elijah per parlare di me e se voi due state per fare schemi o piani o qualsiasi altra cosa riguardo a che cosa fare con me allora penso di meritare un po' di voce in capitolo sulla situazione. »
    Klaus guardò le sue emozioni cambiare di nuovo. Poteva dire che sentiva orgogliosa di se stessa e del suo piccolo discorso. Aveva cercato di nasconderlo, ma era evidente nel suo tono di voce e nella contrazione agli angoli delle labbra.
    « Dico sul serio », disse. « Non posso più fare questa cosa della damigella in pericolo. »
    Lui la guardò accigliato, ma in realtà non c'era più nulla da dire. Sapeva che Caroline non aveva intenzione di cedere fino a quando non avrebbe fatto a modo suo. Annuì, in concessione, e lasciò che lo seguisse fino al solarium di Elijah.



    ***



    Klaus bussò alla porta di quercia pesante una volta, sentendo Elijah invitarlo dentro.
    « Oh, fratello, sei qui! » disse Elijah. « Abbiamo ospiti. »
    Klaus entrò nella stanza e lanciò un'occhiata ai due uomini dall'aspetto trasandato, uno in piedi, uno seduto, che stavano davanti alla scrivania di Elijah.
    « È lei! » disse l'uomo in piedi a quello seduto. « È la doppelganger! »
    L'uomo con la barba stava puntando il dito verso di lei, dando una gomitata al suo compagno, proclamando più e più volte che lei era la doppelganger.
    « Lo giuro, l'ho vista nel bosco, quella notte, quando uccise Tommen e gli altri. »
    Klaus si mise davanti a Caroline, per proteggerla dall'esame dei due uomini.
    « Che cosa sta succedendo? » disse Caroline, cercando di scrutare intorno a lui.
    « Sembra che questi due gli uomini abbiano una lite con noi », spiegò Elijah. « A quanto pare mio fratello, qui, ha ucciso tre dei membri del loro branco qualche sera fa. »
    Caroline lanciò un'occhiata ai due uomini arrabbiati. Erano del branco che l'aveva attaccata nel bosco, l'altra sera. Erano chiaramente arrabbiati con lei, nascosta dietro le spalle di Klaus.
    « Pensavo che la doppelganger avrebbe dovuto avere i capelli corvini », disse il più anziano dei due.
    « Beh, le leggende non possono mai essere completamente accurate », scherzò Elijah.
    Caroline inclinò la testa verso di lui e vide un lampo nei suoi occhi. Una specie di messaggio segreto. Questi uomini pensavano che lei fosse la doppelganger perché Elijah aveva detto loro che era così, per qualche ragione, e voleva che lei continuasse la messa in scena. Caroline non sapeva come questa piccola storia sarebbe andata a finire, soprattutto per lei, ma Elijah non si era ancora sbagliato su di lei.
    « Avevo i capelli corvini, fino a quando una strega non li ha cambiati, per nascondermi », mormorò Caroline, « ma evidentemente non è stato molto di aiuto. »
    « Caroline », ringhiò Klaus, avvisandola di tacere.
    « Oh, hai ragione. Probabilmente non avrei dovuto dirlo », Caroline si strinse nelle spalle.
    I due uomini continuarono a fissarla, ma i loro sguardi feroci si erano trasformati in sguardi di confusione.
    « Forse è il momento per voi di tornare sulla vostra strada, signori. Sono sicuro che il vostro capobranco vorrà ascoltare questa nuova informazione. » disse Elijah.
    I due uomini si guardarono l'un l'altro, poi Elijah, e annuirono. Si trascinarono verso la porta passando vicino a Caroline e Klaus. Il braccio di Klaus si contrasse al suo fianco, spingendo leggermente Caroline lontano dalla loro strada.
    Il più giovane si voltò lentamente verso di lei, guardandola dall'alto in basso.
    « Come puoi essere viva? Ognuno di noi ha dato un ricco morso su di te », sogghignò. « Eri una cosa piuttosto gustosa. »
    « Immagino di essere più difficile da uccidere di quanto pensavate », ribatté Caroline.
    L'uomo socchiuse gli occhi scuri, aggrottando le sopracciglia. Caroline non abbassò il suo sguardo mentre lui incombeva su di lei, facendo del suo meglio per intimidirla. Poteva sentire il cuore batterle nel petto, era una nuova, eppure vecchia, sensazione, ma non lasciò mostrare la sua paura.
    « Tu e il tuo gentiluomo, qui, siete la ragione per cui i miei fratelli sono morti », disse l'uomo. « La prenderò come una sfida. »
    A sentir ciò, Klaus fece un passo intorno a lei, mettendo la faccia proprio davanti l'uomo, e spingendola ontano ancora una volta.
    « Se la tocchi, ti strappo le braccia », gli ringhiò contro Klaus.
    L'uomo gli sbuffò in faccia e poi se ne andarono.
    « Ottimo lavoro Caroline », disse Elijah una volta che i lupi fossero fuori portata d'orecchio. Lei si voltò e gli rivolse un gran sorriso.
    « Ho fatto quello che volevi? »
    Elijah ridacchiò. « Non proprio. Ma l'hai fatto abbastanza bene. »
    « Qualcuno mi può per favore spiegare che cosa diavolo è successo qui? », domandò Klaus. Aveva ancora lo sguardo arrabbiato di prima, solo che ora era rivolto in direzione di suo fratello.
    « Beh, sembra che la cara Caroline sia più veloce a comprendere le cose di quanto crediamo », disse Elijah. « I lupi hanno deciso di farci una visitina per la morte dei membri del loro branco. Quello che hai lasciato sopravvivere credeva che la ragazza avevano ucciso fosse la famosa doppelganger. Stavo per far loro credere che fosse morta, ma poi voi due siete apparsi qui. Ho dovuto pensare in fretta ».
    « Allora li lasciamo credere che Caroline sia la doppelganger? »
    Elijah annuì. « Sì.. Mi dispiace metterti sulla linea di fuoco, Caroline, ma sappiamo che sei perfettamente in grado di combattere e puoi sopravvivere ai morsi di lupo. »
    Klaus emise un ringhio frustrato. « No, non lo è », disse afferrando il braccio di Caroline e trascinandola davanti a lui. « È umana! »
    Il viso di Elijah si abbassò. Girò intorno alla scrivania, arrivando stare di fronte a Caroline. I suoi occhi l'esaminarono attentamente. Allungò una mano e la mise alla base della sua gola, sentendo il suo battito cardiaco sotto il palmo.
    « Umana », mormorò. « Com'è possibile? »
    «Non lo so», disse Caroline, «ma ho una teoria. »
    « Caroline... » l'ammonì Klaus.
    « Klaus, tanto vale dirglielo », sostenne lei.
    « Dirmi che cosa? »
    Caroline si voltò a guardare Klaus di nuovo, in attesa del suo “via libera”. Lei non vedeva più la ragione per mantenere il suo segreto con Elijah. Chiaramente non aveva intenzione di ucciderla.
    «Va bene, allora », Klaus agitò la mano con noncuranza. « Tanto sembra che oggi nessuno voglia ascoltarmi, in ogni caso ».
    Caroline vuotò il sacco a Elijah, su tutto: l'incantesimo, il viaggio nel tempo, tutto. Egli accolse tutte le notizie, freddo e calmo come sempre. Ma non senza qualche accenno di sorpresa.
    « Conosci il nostro futuro », disse Elijah, « ma sei magicamente tenuta a non rivelarci nulla? »
    « Niente che vi coinvolge direttamente », disse Caroline.
    Elijah camminava avanti e indietro, perso tra i suoi pensieri, mentre Klaus si rilassava su una sedia dietro di loro. Caroline aspettava che Elijah parlasse di nuovo.
    « Ho un'idea », disse, « ma richiederebbe che Klaus lasciasse la stanza. »
    Klaus ringhiò di nuovo dalla sedia. Sembrava che lo stesse facendo un sacco, questo pomeriggio, Caroline pensò.
    « Che cosa stai pensando? » chiese lei, dal momento che sembrava essere l'unica a poter usare quelle parole.
    « Forse ti è proibito rivelare queste cose a Klaus, ma non a me, dato che la magia è rivolto a lui. »
    Gli occhi di Caroline guizzarono a Klaus, che continuò a guardarlo minaccioso dal suo posto. « Non lo so », disse, « Non ho mai provato a parlarne con nessun altro. »
    « Allora vale la pena fare un test. » disse Elijah.
    « No », rispose Klaus, « Mi rifiuto ».
    « Qual è il problema, fratello? Non ti piace l'idea che qualcuno abbia dei segreti con te? » punzecchiò Elijah.
    « No », replicò Klaus, alzandosi in piedi, « è un dato di fatto che non lo sono. »
    Caroline li ascoltò litigare, guardandoli camminare avanti e indietro, tormentandosi a vicenda, fino a quando Elijah finalmente accettò, sotto minaccia di morte, di raccontare tutto a Klaus.
    Klaus diede a Caroline un ultimo sguardo fugace prima di lasciare la stanza e attraversando tutto il castello, per arrivare lontano dalla portata d'orecchio.
    Sperava che la magia la protesse ancora, impedendole di dire qualsiasi cosa a Elijah. Perché non poteva. Se Klaus avesse conosciuto il futuro, avrebbe cercato di cambiarlo e lei era sicura che Elijah lo avrebbe aiutato. Trattenne il respiro, in attesa delle sue domande.
    « Allora Caroline », disse Elijah, « riguardo il futuro... »



    Ritorna all'indice

    Capitolo 15
    *** Capitolo 15 ***

    Capitolo 15



    Klaus stava aspettando Caroline all'interno della sua camera da letto. Si era tolto gli stivali e si era sdraiato sul letto, chiudendo gli occhi, cercando di trovare un momento di pace. Aveva pensato di andare a trovare la doppelganger, recuperando il tempo che aveva perso con lei quella mattina, ma non se la sentiva. Era arrabbiato e inquieto e senza dubbio lei lo avrebbe fastidio ancora di più.

    Il letto di Caroline era disfatto. Apparentemente i suoi servi non stavano facendo un ottimo lavoro nel tenersi al passo con le loro faccende. Non poteva qualcosa andare senza problemi nella sua vita? Afferrò uno dei cuscini di piume e lo mise dietro la testa, assaporando il profumo di Caroline impregnato in esso. Era quello piccante odore di vaniglia che aveva iniziato ad amare. Chiuse gli occhi e ricordò il loro incontro di alcune notti prima. Il suo corpo rispose al ricordo della morbidezza della sua pelle e dei piccoli suoni che aveva fatto quando lui si era ritrovato sopra di lei.

    Proprio in quel momento la porta della camera si aprì e Caroline entrò nella stanza. Si lasciò sfuggire un sospiro pesante quando lo notò sul letto.
    « Che ci fai qui? » disse chiudendo la porta dietro di sé e calciando via le sue scarpette.
    « Posso stare qui, se voglio. È casa mia » rispose Klaus, continuando a poltrire comodamente sul letto.
    Caroline scosse la testa. « Tutto quello che voglio è sdraiarmi e fare un gigantesco pisolino », disse lei.

    Klaus aprì le braccia. « Come desideri, love », sorrise.
    « Oh, così sei di nuovo simpatico e divertente », replicò Caroline.
    « Non lo sono mai », rifletté Klaus. « Forse divertente. Quando i momenti lo richiedono. »
    Caroline alzò gli occhi prima di sollevare la gonna e arrampicarsi sul letto, posandosi sul suo petto. La sua reazione lo colse alla sprovvista, non si aspettava realmente che salisse volentieri tra le sue braccia. Ma lui non contestò il gesto e avvolse appena le braccia intorno a lei.
    « Hmm », mormorò Caroline. « Mi piaci così. »
    « Cosi come? » domandò Klaus.

    « Luminoso, carino », rispose, « sei stato arrabbiato per tutto il giorno. È stato un po' spaventoso ».
    Klaus ricordò le parole di Gretchen di quella mattina. Aveva detto che lui l'aveva spaventata. « Ti chiedo scusa per averti fatto paura. »
    Caroline alzò le spalle contro di lui. « Non è che di te che avevo davvero paura. »
    « I lupi? »
    « No. »
    « Elijah? »

    « No », disse Caroline esasperata. Si mise a sedere, allontanandosi dalle sue braccia e si appoggiò sui talloni, di fronte a lui. « Non capisco tutta questa diffidenza per tuo fratello. »
    « Non ci arrivi perché non capisci. »
    « Allora spiegamelo », ribatté lei.
    Klaus fece un respiro profondo. « La sua motivazione per rimanere al mio fianco è sepolta sotto il parco del castello. »
    « I tuoi fratelli? » Klaus annuì. « Rimane per loro ».

    « L'ho minacciato una volta o due utilizzando i loro corpi come leva, sì. Non osa oltrepassarmi quando ci sono le loro vite in gioco ».
    « Ma non puoi far loro del male», disse Caroline. Klaus non rispose, i suoi occhi si allontanarono da lei. « Inoltre, non credo che siano l'unica ragione per cui Elijah rimanga. »
    « No? »
    « Lui si prende cura di te. »

    Klaus alzò gli occhi. « Non voglio parlare di Elijah », disse. « Preferisco parlare di te ».
    « Di me? »

    « Il suo piccolo trucco ha funzionato? Mio fratello è ora a conoscenza di segreti del mio futuro? »
    Caroline scosse lentamente la testa. « No. »

    « Così l'incantesimo ha bloccato anche lui ». Questo fece sentire Klaus sollevato. Ora non avrebbe dovuto preoccuparsi di ciò che Elijah avrebbe saputo e lui no.
    « Non ho detto questo », continuò Caroline. I suoi occhi scattarono su di lei. « Aveva ragione. Sono più arguta di quanto mi si crede ».
    « Che cosa stai dicendo? »
    « Che sono una brava attrice. Avrei potuto dirglielo. Ero libera, ma non l'ho fatto. »
    Klaus la guardò; gli occhi di lei si muovevano nervosamente intorno, evitando il suo sguardo. « Perché l'hai fatto? Pensavo ti fidassi di Elijah ».
    « Mi fido, una specie. Ma tu no. »

    L'aveva fatto per lui, si rese conto Klaus. Continuava a mantenere i suoi segreti e lui nemmeno gliel'aveva chiesto. Perché? Non riusciva a capire. Che cosa poteva guadagnare facendogli questo favore?
    « Non aspettarti che faccia qualcosa in cambio. Questa è stata una tua decisione », disse in fretta.

    Caroline gemette forte. « Non mi aspetto nulla in cambio. Dio, Klaus. Nessuno ha mai fatto qualcosa per te solo perché... » smise di parlare. Lui notò i suoi occhi cambiare dalla rabbia alla tristezza e così girò velocemente la testa dall'altra parte. « Nessuno l'ha mai fatto, non è vero? »

    Klaus ruotò le gambe fuori dal letto e si alzò. Non aveva bisogno della sua pietà. Fece mezzo passo prima che la mano di lei gli si avvolse intorno al braccio, per impedirgli di andare da qualsiasi parte.
    « Sai, love, sei solo un essere umano adesso. Se fossi in te ci penserei due volte prima di irritare un vampiro originale. »
    « Smettila », disse Caroline, lasciando cadere la mano dal suo braccio. Sapeva quello che stava facendo. Stava cercando di spaventarla di nuovo. Perché era quello che faceva. Se qualsiasi parte della sua umanità iniziava a rivelarsi avrebbe cercato di affogarla o coprirla con odio e rabbia. « Non l'ho detto a Elijah perché sapevo che non l' avresti voluto. Dio, sei cosi... »

    Ma fu interrotta quando Klaus si voltò di scatto e schiacciò le labbra sulle sue. Lei rimase a bocca aperta; i suoi sensi umani non erano in grado di rilevare i suoi movimenti di vampiro. Non l'aveva visto arrivare. Ogni pensiero volò via dalla sua mente, mentre le labbra di lui si univano alle sue, con urgenza. Afferrò il suo volto, tirandolo più vicino, lasciando che la sua lingua scivolasse tra le sue labbra.

    Klaus si chinò verso di lei e la spinse contro il letto, coprendo il suo corpo con il suo. Poteva sentire la lussuria dilagare attraverso di lei mentre lui fuse i suoi fianchi in quelli di lei, separandole le gambe e stabilendosi tra le sue cosce. Lei si staccò dalla sua bocca e gli permise di baciarla verso il basso, lungo il collo; i suoi denti raschiavano deliziati contro la sua gola.
    Improvvisamente lui si tirò indietro. « Caroline ».
    Lei aprì gli occhi per vedere la sua faccia girarsi su di lei. Le vene viola brillavano sotto i suoi occhi neri, le zanne scorrevano sotto le labbra. Rabbrividì. Il suo battito cardiaco doveva averlo scatenato, quando le stava baciando il collo.
    « Sei un vampiro di 400 anni, non dovresti avere un po' più di controllo », lo prese in giro con leggerezza.
    « Non intorno a te. »

    I suoi nervi si infiammarono di nuovo. Immaginare che lei, Caroline Forbes, avrebbe potuto far perdere il controllo all'onnipotente originale. Non sapeva se essere lusingata o spaventata.
    Klaus si tirò più lontano da lei. « Non possiamo farlo. »
    « Perché no? », si imbronciò lei, dimenticando completamente che era stata lei quella che gli si era negata, proprio il giorno prima.
    « Non posso farti del male », rispose.
    « Questo non ti ha mai fermato, prima », scherzò.
    Ma Klaus non fece nemmeno un sorriso. « Sei umana, ora. Così tenera, così fragile. Così fugace. »
    Tracciò una linea partendo dalla sua guancia fino ad arrivare alla sua mascella, delicatamente, con la punta delle dita. L'intensità del suo sguardo era sconvolgente. La lingua di lei schizzò fuori con apprensione e si inumidì le labbra.

    Per qualche ragione le venne in mente la faccia di Damon. La memoria le era tornata dopo che era diventata un vampiro. Ricordava di come era andata a letto con lui, così disperata di essere scelta, di essere amata. Ricordava di averlo visto da vampiro per la prima volta e ricordava il bagliore nei suoi occhi affamati. Anche se lei lo aveva perdonato per averla utilizzata, ricordava ancora cosa si provava ad essere una pedina. Cosa si provava a sentire che la propria vita non avesse importanza. Quando avevano giaciuto insieme, e lei aveva guardato negli occhi di Damon, sapeva che a lui non importava niente se l'avesse uccisa. Lei aveva dato e lui aveva preso. Conosceva la differenza tra il modo in cui Damon l'aveva guardata e il modo in cui Klaus la stava guardando adesso.

    « Mi fido di te, Klaus », disse. « Non mi farai del male ».
    Sollevò la testa e premette le labbra contro le sue, sentendo le sue zanne mentre lo baciava. Egli cedette, arrendendosi a lei ancora una volta e coprendola con i suoi baci.
    Klaus afferrò le sue gonne, raggruppandole nella sua mano e sollevandole verso l'alto. Caroline si sistemò, permettendogli di fargli salire il vestito fin sopra la testa e lasciandolo cadere a terra. Lei era completamente nuda contro il suo corpo vestito mentre continuava a baciarla. Lui scese giù fino alla sua gola, fermandosi sul suo petto e mordendo il suo seno. I suoi capezzoli si raggrinzirono, in risposta.
    « Sei perfetta », Klaus sussurrò nella sua pelle. La sua voce era bassa e gutturale, metà presa dalla lussuria e metà da il suo essere vampiro.

    Le sue zanne raschiavano ancora il suo corpo mentre lui la esplorava con la bocca. Ogni più piccolo tocco la faceva impazzire. Il suo corpo era più sensibile. Era pazzo. Come vampiro era sempre eccitata. La sensazione era proprio lì, insieme alla sete di sangue. Ma lei era di nuovo umana e non sembrava che fosse sparita. Forse era proprio il fatto che fosse di nuovo viva. O forse, solo forse, era Klaus. Forse era il motivo per il suo corpo bruciava così. Qualunque sia la ragione non voleva che smettesse.

    Klaus risalì il suo corpo e catturò di nuovo le sue labbra. Caroline si chinò verso di lui e strattonò la sua camicia, tirandola sopra la sua testa e gettandola accanto al suo vestito. Fece scorrere le mani sul suo petto, tracciando i contorni perfetti di muscoli. Notò una sola cicatrice sul suo braccio sinistro, che andava dalla spalla alla piega del gomito. Strano. I vampiri di solito non hanno le cicatrici.
    « Cos'è questo? » sussurrò, tracciando la linea bianca sulla sua pelle.
    « Me la sono fatta in un giorno di caccia. Un cinghiale molto arrabbiato, che non aveva alcun desiderio di essere la cena per la mia famiglia. »
    « Quando eri umano? »
    Klaus le diede un bacio a fior di labbra. « Sì. »

    La baciò di nuovo, mettendo a tacere ogni ulteriore discussione sulla sua vita da essere umano. Caroline poteva dire che era qualcosa di cui non gli piaceva parlare. Aveva così tante domande, sperava che un giorno si sarebbe fidato abbastanza di lei per parlargliene.
    Klaus si allontanò da lei per un momento, scendendo dal letto abbastanza a lungo per togliersi i pantaloni e ricongiungersi con lei.

    « Aspetta », disse mettendo una mano sul suo petto e fermandolo. Vide un lampo di confusione sul suo viso. Non che stesse cambiando idea. Lei lo spinse sul letto, arrampicandosi su di lui e mettendosi a cavalcioni sul suo grembo.

    Lentamente si accasciò su di lui, rimanendo così ancora per un momento, lasciando che i loro corpi si connettessero. Mise le mani sul suo petto e ruotò lentamente i suoi fianchi. Lui si spinse in lei, colpendo quel suo dolce luogo, costringendola a buttare la testa indietro, in completa beatitudine.
    Klaus le afferrò i fianchi; la pressione delle sue dita la incitava ad andare più veloce. Aumentò il suo movimento, sentendo un'accelerazione iniziare a svilupparsi nel suo ventre. Era sul punto di cadere oltre il bordo, quando Klaus li capovolse, uscendo da lei e posandosi sopra di lei. Lei gemette alla perdita del contatto dentro di lei.
    « Non ancora, love », ringhiò nel suo orecchio.

    Lui la baciò e sprofondò dentro di lei, ancora una volta, la sensazione di lui la fece gridare. Una delle sue gambe si sollevò, avvolgendosi intorno alla sua schiena e premendolo ulteriormente in lei. Voleva che lui andasse più in profondità, come aveva fatto prima, ma poteva sentire la sua esitazione.
    « Di più », supplicò, ma il suo ritmo non cambiò. Lei lo guardò, vide il suo volto ancora in modalità di vampiro. Lei lo afferrò, passò i pollici sulle vene sulle sue guance. « Non mi spezzerai. Lo prometto. »

    Caroline poteva vedere la lotta nei suoi occhi, tra il desiderio di perdere il controllo e quello di volerla tenere al sicuro. Lo apprezzò, ma non era così fragile come pensava. E come aveva detto prima, si fidava di lui.

    Klaus ringhiò e seppellì il viso nel suo collo, i suoi movimenti sempre più rudi, più frenetici. Caroline s'inarcò contro di lui mentre lui leccava il suo collo. Non passò molto tempo prima che l'orgasmo l'assalì, intenso e brusco. Gridò il suo nome, ansimando, mentre lui continuava a cavalcarla. La seguì subito dopo. Attraverso la foschia, Caroline poteva sentire le punte delle sue zanne sul collo. Sapeva che voleva affondare i denti in lei, bere il suo sangue, ma lei non sapeva ancora se si fidava abbastanza di lui.






    Ritorna all'indice

    Capitolo 16
    *** Capitolo 16 ***

    Capitolo 16



    Klaus si svegliò nel cuore della notte. Gli ci volle qualche istante per rendersi conto che era nel letto di Caroline e non nel proprio. Avevano trascorso il resto della giornata insieme, a bere l'uno dall'altra, e ad un certo punto si erano finalmente addormentati. Era incredibile, dopo aver trascorso un'intera giornata con lei, Klaus ancora non riusciva a sentirsi pieno. Si sentiva ardere di nuovo, per lei. Lui distese il braccio e allungò una mano, per tirarla a sé, ma lei non c'era dall'altra parte del letto. Diede un'occhiata. Non c'era più.

    Sentì dei rumori provenire dalla stanza accanto, dal vecchio salotto di Rebekah. Si alzò dal letto per indagare, avvolgendosi un lenzuolo intorno alla vita mentre si dirigeva verso la porta.
    Klaus spalancò la porta e vide Caroline seduta in una grande sedia rossa, un lenzuolo bianco avvolto intorno al suo corpo nudo, un pezzo di cibo a metà strada dalla bocca. Lei si fermò e si voltò a guardarlo con aria colpevole, la bocca spalancata a causa il morso che stava per fare. Klaus ridacchiò. Le sue reazioni a tutto ciò erano così differenti da qualsiasi altra donna che avesse mai incontrato. Forse era perché proveniva da un tempo differente, o forse era solo lei. In entrambi i casi, lo trovò accattivante.

    Abbassò il cibo giù fino al piatto sul tavolo, proprio di fronte a lei e incrociò le mani in grembo.
    « Mi stavo chiedendo dove fossi scomparsa. »
    « Mi dispiace, stavo morendo di fame », disse, « Non ho mangiato oggi. Avevo dimenticato che gli esseri umani hanno bisogno di cibo per nutrirsi, non solo per divertimento. »

    Klaus si avvicinò e si inginocchiò di fronte a lei. Guardò i suoi occhi di cristallo seguire i suoi movimenti nel buio. Si allungò verso il piatto e prese una fetta di mela, portandola lentamente alla sua bocca. Caroline timidamente diede un morso. Poteva sentire il suo cuore battere nel petto. Lui sorrise sapendo che era quello che stava facendo che le battere il cuore così.

    Caroline masticò il boccone lentamente e deglutì. Klaus portò il resto della fetta di mela nella sua bocca e lo finì.
    « Non riesco a dormire, » disse lei rompendo il silenzio. « Continuo a pensare a Elena e al fatto che è morta. Anche se so che non lo è. Non lo è! »
    « Questa Elena è una persona importante per te? »

    Caroline annuì. « È la mia migliore amica. Ci conosciamo da sempre. Voglio dire non abbiamo sempre avuto un'amicizia molto forte, ma ci siamo sempre state l'una per l'altra. »
    Klaus annuì pensieroso. « Potrai trovare un modo per risolvere tutto. Ti aiuterò. »
    « Davvero? »

    Klaus cercò di ignorare la sensazione di dolore generata dalla sua incredulità.

    « Certo. Hai bisogno di essere di nuovo un vampiro, Caroline. Non posso averti qui in giro fragile e umana. È troppo pericoloso. »
    « E se non riesco a tornare quella di prima, però? »
    Klaus socchiuse gli occhi. « Allora ti trasformerò di nuovo io stesso. »

    Caroline rabbrividì per l'intensità delle sue parole. Non vi era dubbio, nella sua mente, che Klaus fosse completamente serio. Era interessante e snervante allo stesso tempo.
    « Non mi vuoi intorno? Se fossi umana? »
    Klaus allungò una mano e le prese la guancia. « È per la tua sicurezza. Con i lupi, i vampiri e le altre cose non c'è modo che tu possa sopravvivere come essere umano. »
    Caroline però non si calmò. « Oh, andiamo Klaus! Io ti conosco! So quanto odi gli esseri umani. Loro non significano niente per te. »

    Klaus lasciò cadere la mano e si alzò esasperato. Si mise a camminare lontano da lei, leggermente. Era vero, gli umani significavano molto poco per lui. Ma Caroline non sarebbe stata un essere umano per sempre. Lui diceva sul serio. Lui voleva trasformarla. Per tenerla al sicuro. Era l'unico modo in cui lei poteva restare nella sua vita.

    « Tu conosci tutti questi fatti interessanti della mia vita, ma io non so nulla della tua, » disse Klaus eludendo l'argomento. « Non ti sembra un po' ingiusto, tesoro? »

    Caroline storse la bocca. Non la stava ingannando, ma lei cercò comunque di cambiare argomento in ogni modo.
    « Che cosa vuoi sapere? »
    Klaus ci pensò per un momento. « Come ti sei trasformata? »

    Il volto di Caroline sembrò cadere. Avrebbe potuto dire subito che non era per scelta. « Sono stata trasformata da una stronza vendicativa. Così sarei potuta tornare dai miei amici e inviare un messaggio. »
    « Tutto questo ha a che fare con Elena? » domandò Klaus.
    « Sì, in un certo senso... credo. Ma io non ho nulla contro di lei », spiegò. « È stato a causa di... »
    Caroline sentì la magia fermarla dal parlare. Stava per pronunciare il nome di Katherine. Ma a quanto sembrava questo la collegava troppo a Klaus per essere rivelata.
    « A causa di...? »

    « Mi dispiace, non posso dirlo », rispose lei.
    « Io? Ti ho trasformato io? »

    « No! » disse Caroline in fretta. « La mia trasformazione non ha avuto nulla a che fare con te. Beh,credo che ce l'abbia in una visione più grande del sistema. Forse. Non lo so. » Lei gemette e ricadde sulla sedia. « È tutto così confuso! Ogni piccola cosa ha effetto su ogni altra piccola cosa. Come ho fatto a non mandare tutto a puttane? Voglio dire, se Elena è morta, dovrebbe essere cambiata ogni altra cosa, giusto? »
    Klaus si strinse nelle spalle. « Non sono sicuro di seguirti, love. »
    « Beh » , disse Caroline di nuovo seduta, « se Elena è morta, allora non dovrei nemmeno essere qui. Lei è la ragione per cui sono stata mandata indietro. »

    « Vuoi dire che questa Elena è colei che mi voleva morto. » Gli occhi di Klaus si spalancarono. « Allora forse sono contento che sia morta. »
    « Già... potresti cambiare idea fra 600 anni, » mormorò Caroline sottovoce.
    « Che hai detto? »
    « Voglio dire... perché non è cambiato anche tutto il resto? », disse in fretta, « Perché solo il fatto che sono diventata un vampiro? »
    Klaus era completamente perso. Questo era di gran lunga fuori dalla portata della sua conoscenza. « Forse Gretchen potrebbe avere qualche informazione. Sembra una cosa da streghe. »
    « Suppongo ». Caroline sospirò, sentendosi sconfitta.
    Klaus si avvicinò e la sollevò dalla sedia, prendendola tra le sue braccia. Caroline guaì al movimento rapido.
    « Ci sarà tempo per andare a farle domande, dopo » , disse Klaus spostandosi verso la camera da letto. « Per ora, devi dormire. »
    Con leggerezza, adagiò Caroline sul letto; il suo lenzuolo fu disfatto e messo intorno al suo corpo. Un forte risatina le sfuggì dalle labbra.
    « Dormire? » lo contestò.
    Klaus salire sul letto, in bilico su di lei, le labbra appena un soffio di distanza dalle sue. Poteva sentire il suo cuore battere ancora mentre si mordeva il labbro, in attesa.
    « Sì, dormire », disse ,abbassando le labbra sulle sue. « Dopo. »



    ***



    Caroline si svegliò la mattina dopo e Klaus era già sparito. Era un po' scoraggiata, ma si strinse nelle spalle. Aveva dormito fino a tardi e Klaus non sembrava il tipo che passava tutta la notte insieme a una donna.

    Poteva sentire delle voci giù in cortile, così si alzò per sbirciare fuori dalla finestra. Elijah e Katerina erano laggiù; lei stava ridendo di qualcosa che Elijah aveva detto. Hmm, Caroline non ricordava che Elijah fosse particolarmente divertente. Meditabondo, misterioso, saggio, forse, ma non divertente.

    Scrollò le spalle e ignorò quello che accadeva fuori dalla finestra, dirigendosi verso il suo guardaroba per scegliere un vestito per la giornata. Scelse un abito di colore giallo-arancio, con un motivo oro e nero che decorava tutto il corpetto e le maniche.

    Scivolò nel vestito quando si rese conto un problema: l'allacciatura per questo abito era situata nella parte posteriore. La bocca si contorse mentre pensava a come poteva chiudere il vestito.

    Proprio in quel momento qualcuno bussò alla sua porta.
    Caroline si avvicinò e aprì la porta della sua camera da letto. Gretchen si trovava sul lato opposto, il suo sorriso caldo e d'intesa, come sempre.
    «Posso essere d'aiuto? » disse la strega, entrando nella sua stanza.

    Caroline alzò le spalle fra sé e sé e chiuse la porta. Stavano accanto al letto mentre Gretchen aiutava Caroline con i suoi lacci.
    « Vedo che sei sopravvissuta alla notte, » disse Gretchen mentre lavorava. « Mi chiedevo se Klaus non ti avesse trasformata prima chesi sarebbe fatto giorno. »
    « L'ha accennato » disse Caroline mestamente, « ma non credo che sia una buona idea. »
    « Sono d'accordo, » rispose Gretchen.
    « Allora, cosa ti porta qui così presto? »

    Gretchen si mise a ridere. « Presto? È quasi mezzogiorno. Ero qui per discutere di alcune cose con Elijah. Ma volevo anche parlare con te. Credo di aver fatto un po' di scoperte su questo incantesimo di viaggio nel tempo. »
    Caroline si girò per affrontare Gretchen. Fortunatamente, aveva finito di legare il suo vestito in quel momento esatto.
    « Che cosa hai scoperto? »

    « Beh, è difficile tenere un registro delle streghe che hanno sperimentato l'incantesimo. Ma, come già sappiamo, se la magia funziona, significa che è stata concepita per funzionare. »
    Caroline agitò la mano in aria con impazienza. « Sì sì e io devo rispettare una sorta di grandioso destino! Allora dimmi qualcosa che non sappiamo. »
    « So come puoi tornare indietro. Una scorciatoia, se vuoi. »
    Caroline sentì il cuore saltare. « Che cos'è? »

    « È una teoria. Ci sono state un paio di documentazioni che parlano di streghe che ci sono riuscite. Ma è sempre possibile che i risultati possano essere stati falsificati. »
    « Qualunque cosa sia, lo farò! »
    Gretchen la guardò scettica. « Non ne sarei così sicura. Come ho detto, c'è una possibilità che potrebbe essere un puro caso. »
    Caroline prese le mani della strega con ansia. « Dai dimmi! Cosa devo fare? »
    « È semplice, in realtà » disse Gretchen. « Tutto quello che devi fare, è morire. »



    Note della traduttrice

    Veramente non so da dove cominciare per scusarmi di questo ritardo mostruoso ma, apparte la scuola che è un impegno continuo e tanto sfiancante da non lasciarmi un minuto libero, ho avuto anche dei seri problemi di salute!
    Nonostante ciò, sono tornata e spero che durante le vacanze di natale riesca a portarmi comunque a buon punto con la traduzione!
    Grazie agli dei, è arrivata in mio soccorso Elyxa85, che non finirò mai di ringraziare!
    Spero che, in ogni caso, il capitolo vi sia piaciuto!
    Buona lettura!
    Tinotina


    Ritorna all'indice

    Capitolo 17
    *** Capitolo 17 ***

    Capitolo 17



    « Morire? » disse Caroline a bocca aperta.
    Gretchen annuì. « Morire. »
    Le mani di Caroline caddero lungo i fianchi. « Vuoi dire che la morte è l'unica via d'uscita? Esistere qui, o non esistere per niente? »
    « No, no, cara ragazza» disse la strega, invitandola a sedersi sul letto. « Nella morte sarai trasportata indietro fino al tuo tempo. Le streghe credono che ci sia un fattore di destino nella magia che ti proteggerà qualora dovresti morire. Dal momento che non sei destinata a morire nel passato, l'incantesimo semplicemente correggerà se stesso e ti invierà di nuovo a casa. »
    « Sembra complicato. E un po' impreciso. »
    « Lo è », ammise Gretchen. « L'unica prova che abbiamo si trova nei vecchi grimori. E come ho detto, questi possono sempre essere stati falsificati. »
    « Beh, suppongo che non posso provare veramente la teoria adesso », disse Caroline, non che avesse fretta di farlo. « Ho bisogno di risolvere il futuro prima che possa tornare indietro. »
    « Verissimo, » disse Grethen. « C'è qualsiasi cosa che possa fare per aiutarti? »
    « Non credo, » rispose Caroline. « So ciò che dovrei fare, ma non sono sicura di quello che devo fare per risolvere il problema. »
    Caroline aveva pensato molto alla questione dalla scorsa mattina. Sapeva che aveva a che fare con il fatto che Katherine non sarebbe stata sacrificata e con la riuscita del piano di Klaus di spezzare la maledizione dell'ibrido. Aveva bisogno di capire come Katherine fosse riuscita a sfuggirgli la prima volta.
    Forse aveva aiutato lei Katherine a scappare? Gretchen sapeva sempre cosa stava succedendo, come avrebbe dovuto compiere qualcosa mentre era qui; forse era lei che l'aveva aiutata a far fuggire Katherine?
    Le implicazioni di quel pensiero la fecero rabbrividire.
    « Sai, la cosa che non capisco è perché il mio stato di vampiro sia l'unica cosa che si è modificata? Posso pensare a un miliardo di altre cose che avrebbe dovuto cambiare. » chiese Caroline.
    « Il tempo non è una cosa finita. Esiste in molti luoghi. Anche se, forse, altre cose cambieranno, mentre continuiamo ad andare avanti. Quindi perdonatemi se dico che il tempo è soprattutto l'essenza. »
    Caroline fece un piccolo sorriso al piccolo scherzo di Gretchen, accompagnato da un lungo sospiro. Come al solito, con più risposte, vengono fuori infinitamente più domande.



    ***


    Klaus aveva appena finito di cambiare i suoi vestiti quando sentì bussare alla porta della camera. Sorrise. Forse Caroline si era finalmente svegliata e cercava la sua compagnia. Non poteva negare che l'idea gli piaceva, ma era anche un po' preoccupato per lei adesso. La notte prima era stata difficile, per usare un eufemismo. Non riusciva a controllarsi intorno a lei. In realtà, aveva trascorso l'intera mattinata a caccia, solo per saziare la sua sete di sangue.
    Adesso il sangue umano di Caroline lo stava chiamando, come il canto di una sirena chiamava un marinaio, e c'era voluto ogni briciolo della forza di volontà che aveva per non gettarsi in avanti e divorarla. Certo che lei non l'aveva aiutato, provocandolo con il suo corpo e le sue parole.
    Ora che era pieno di sangue, si sentiva leggermente più sotto controllo e a suo agio.. Si diresse verso la porta e l'aprì. Ma dietro la porta aspettava Katerina, non Caroline.
    Klaus cercò di non mostrarsi accigliato mentre i suoi occhi incontrarono quelli speranzosi di Katerina.
    « Buon giorno, mio signore», lo salutò, « dove vi siete nascosto tutta la mattina? »
    « Mi sono solamente occupato di alcune piccole cose » rispose Klaus in tono vago.
    Katerina annuì. « Ebbene, mio signore, ho voluto cercarvi per ringraziarvi della vostra gentile ospitalità », disse, « ma ho paura di non potermi trattenere più a lungo. Ho scritto delle lettere ad alcune persone che conosco e che risiedono più a sud. »
    « Non siete un'intrusa » rispose, sentendo però tutto il contrario.
    « Siete gentile, mio Signore, ma... »
    Klaus la interruppe e la prese per le spalle. Le sue pupille si dilatarono mentre lei stava lì, immobile e silenziosa. Avrebbe potuto costringerla a rimanere, a innamorarsi di lui e pertanto a non voler lasciare la sua casa. Ma allo stesso tempo, si sentiva male a costringere una donna ad innamorarsi. Si era sempre sentito così. Aveva pensato di provare molte volte, ma era qualcosa che non avrebbe mai potuto decidersi a fare. Anche il solo pensarlo aveva sempre lasciato in lui una sensazione di vuoto.
    « Katerina, smettete di dire questa assurdità, » disse con dolcezza, senza costrizione. « Vi voglio qui, al mio fianco. Non ne dubitate. »
    Klaus quasi si strozzò per dire quelle parole. Perché non erano per Katerina. Erano per qualcun altro. La ragazza sorrise, era piccola, ma gli disse che per il momento si era calmata.



    ***



    Dopo mezzogiorno, la famiglia andò fuori, in città. C'era una grande fiera in corso a Londra. I commercianti di tutto il mondo sarebbero presenti. Klaus sapeva che l'unica cosa che le altre donne amavano, oltre le belle parole, erano le cose belle. Katerina presto dimenticò tutte le sue preoccupazioni, quando Klaus si offrì di acquistarle delle sete di lusso per alcuni nuovi abiti ed altre sciocchezze lucide della fiera. Katerina poteva essere stata una cittadina comune, ma aveva le arie e gli atteggiamenti di una principessa.
    Non gli sfuggì che Caroline aveva fatto particolarmente attenzione a non incontrare il suo sguardo mentre passeggiavano per le strade. Non fece finta di non sapere il perché. Fin dal giorno del suo compleanno, Klaus sapeva che Caroline non voleva competere con la doppelganger.
    A nessuna donna piaceva essere seconda a un'ossessione. Aveva cercato di fare capire a Caroline che Katerina non significava nulla per lui; la ragazza era semplicemente un mezzo per un fine. Lui stava semplicemente facendo quello che doveva essere fatto per raggiungere il suo obiettivo. Ben presto, la ragazza umana sarebbe stata fuori della loro vita in ogni caso, dopo essere servita al suo scopo.

    Katerina era impegnata a ricercare alcune diverse sete colorate, cercando di decidere quale meglio corrispondesse ai suoi gusti. Elijah era fuori da qualche parte, ad assaggiare alcuni dei vini esotici portati da tutti i mari dai mercanti stranieri. Klaus stava guardando Caroline mentre camminava verso l'altro lato della bancarella, dove c'erano alcune collane e bracciali in mostra. Lei toccò alcune delle collane prima di prendere un braccialetto e metterlo accanto al suo polso. Era una catena d'oro, con un piccolo zaffiro blu in mezzo.
    « Quanto vuoi per il braccialetto? » chiese Klaus al commerciante. Gettò alcune monete bronzee in direzione dell'uomo.
    « Oh no, va bene, » disse Caroline, rimettendolo al suo posto.
    « Se ti piace allora l'avrai, love », dichiarò Klaus. Prese il braccialetto e lo allacciò sul suo polso. Caroline rabbrividì mentre le punte delle sue dita accarezzavano la pelle del suo braccio. « È bello vederti sorridere per la prima volta, oggi. »
    Caroline gli fece uno sguardo d'intesa. « Io non sono come lei, » disse, indicando la doppelganger. « Non posso essere comprata con dei regali. »
    « È sempre stato quello, il punto. Non sei per nulla come lei. Ecco perché... » Klaus si interruppe, guardandola sbalordito, tutto ad un tratto.
    « Non sono come tu mi vuoi? » chiese lei.
    Klaus stava lì davanti a Caroline, guardandola con lo sguardo più strano che lei avesse mai visto sul suo volto. Come se le fosse cresciuta una seconda testa o qualcosa del genere. Caroline trattenne il respiro, in attesa che Klaus finisse la frase. Le sue labbra si aprirono mentre iniziò a parlare di nuovo.
    « Caroline! » Katerina la stava chiamando alle sue spalle. Caroline si voltò verso la doppelganger. « Non riesco a decidere quale colore sia meglio. Mi aiuti? »
    Caroline sorrise e annuì a malincuore. Ogni ragazza ha bisogno di un partner per lo shopping, evidentemente alcune cose non cambiavano mai. Si voltò di nuovo verso Klaus, ma se ne era andato, sparito tra la folla. Caroline aggrottò la fronte e si avvicinò al punto in cui Katerina si trovava. Non era davvero concentrata, mentre Katerina continuava a divagare a proposito di quale blu sarebbe stato meglio con i suoi occhi, o quale blu Klaus avrebbe voluto di più; Caroline era sua cugina, quindi non poteva non sapere... bla bla bla.

    I suoi occhi si spostarono sulla folla, alla ricerca di Klaus. Dove era corso? Perché era scappato, innanzitutto? Klaus non era un corridore. Che cosa era stato sul punto di dire e perché questo la preoccupava così tanto? Caroline ripensò a quel momento più e più volte nella sua testa, mentre i suoi occhi continuavano la ricerca.
    In quel momento vide un volto familiare. Li aveva visti solo una volta, tempo prima, nel solarium di Elijah, quegli occhi neri che le avevano riservato uno sguardo quasi mortale. Era il lupo mannaro, quello che aveva minacciato di ucciderla. Un po' di argento rifletté la luce del sole e Caroline vide all'estremità del bagliore una lama tagliente, nella parte interna del giubbotto dell'uomo.
    Fu presa dal panico, ma poi si rese conto che gli occhi del lupo mannaro non si erano fermati su di lei: erano fissi su Katerina. La bugia di Elijah non aveva funzionato. L'uomo aveva detto che sapeva che la doppelganger aveva "i capelli corvini". Aveva riconosciuto Katerina. Il panico aumentò di nuovo nel petto di Caroline. Non sembravano esserci altri lupi o nemici in vista. Dov'era Klaus? O Elijah?
    Ma era troppo tardi. L'uomo si lanciò in avanti. Caroline non ebbe nemmeno il tempo di pensare, mentre balzò in avanti, ostacolando il percorso del pugnale. Non poteva lasciarlo uccidere Katerina. Non aveva più la sua forza di vampiro o la sua velocità, ma aveva avuto il vantaggio di vedere l'attacco. Spinse Katerina fuori strada e si preparò alla sensazione del coltello affondato nella sua carne.
    Invece, si sentì gettare all'indietro. Il suo corpo rotolò nell'aria e le sue braccia colpirono il terreno duro mentre si schiantò contro una delle bancarelle. Il legno si ruppe e si frantumò intorno a lei; sentì un forte dolore al braccio mentre rimbalzava sulla sporcizia.
    La sua testa scattò su e là vide Klaus, la daga del lupo mannaro affondata nella sua spalla, il sangue che gocciolava dalla bocca. Il lupo stava trattenendo il braccio mentre del sangue sgorgava da esso. In una macchia indistinta di spostamento, Klaus rimosse il pugnale in modo rapido ed lo piantò nel cuore dell'uomo. Lui urlò di dolore e si accasciò a terra, il suo sangue fuoriusciva, mischiandosi con la sporcizia e il colore marrone sulla strada.



    ***



    Tutti sulla strada avevano assistito alla violenza. Caroline pensava che sicuramente ci sarebbero conseguenze, ma come scoprì, in quanto nobiluomo, Klaus poteva fare quello che voleva. Lui ed Elijah avevano rivendicato la difesa e l'intero evento era stato minimizzato dalle autorità. In realtà, gli spettatori avevano apprezzato l'intrattenimento. Il corpo dell'uomo-lupo era stato trascinato via e loro quattro lasciarono la fiera per andare a casa il più presto possibile.
    Elijah aveva fatto in modo che Katerina fosse costretta a dimenticare gli eventi che aveva visto e poi la soggiogò affinché dormisse, posandola dolcemente nella carrozza.
    Klaus era coperto di sangue, ma il suo probabilmente era già guarito. Caroline sedeva in silenzio, mentre i fratelli discutevano su quello che si sarebbe dovuto fare.
    « Mikael avrà le sue spie, ammesso che non siano già qui, che hanno visto Katerina, che hanno visto Caroline e che porteranno Mikael direttamente a te! » Elijah provò a ragionare. « Dobbiamo andarcene. »
    « Non possiamo andarcene, » dichiarò Klaus. « È troppo tardi per questo. Mikael ci seguirà ovunque andiamo. La nostra casa qui. È il posto più sicuro in cui possiamo stare. »
    « E i cacciatori? Questo non sfuggirà alla loro attenzione. Le voci si diffonderanno. »
    « Non sono preoccupato per alcuni cacciatori umani di vampiri, Elijah! » ringhiò Klaus.
    « Niklaus, forse dovresti... » Klaus alzò la mano, su fino a Elijah, ponendo fine alla discussione.
    Si voltò verso Caroline, prendendole il braccio delicatamente. Caroline sibilò di dolore mentre le sue dita pungolavano sia il suo avambraccio che il gomito, che ora stavano assumendo una tonalità nero-bluastra.
    « È rotto », disse. Si morse il polso e lo offrì a lei. Caroline si chinò in avanti, pronta ad accettare il sangue, ma poi si tirò indietro di nuovo e scosse la testa. « Caroline ... hai bisogno di guarire. »

    Tutto quello che devi fare è morire, le parole di Gretchen le tornarono di nuovo in mente. Era quasi stata uccisa laggiù in strada. Il coltello nel suo cuore avrebbe significato la sua fine, di sicuro. Non ci aveva nemmeno pensato, in quel momento. Sapeva che avrebbe fatto molto male, ma dal momento che era stata pugnalata e torturata cosi tante volte, un coltello nel petto era quasi uno scherzo.
    Se fosse morta, questo sarebbe significato la fine di tutto, si rese conto in ritardo. Qualcosa formicolava nella sua mente. Questa non sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe sfiorato la morte perché stupidamente si era precipitata in avanti, perché sicuramente non era la prima. Se fosse morta con sangue di vampiro in corpo, non sarebbe morta a tutti gli effetti. Sarebbe stata in transizione.
    « Non posso avere il tuo sangue dentro di me. Non posso rischiare di trasformarmi ancora prima di aver sistemare tutto, » disse.
    « E che cosa ho detto io? Ho detto che vorrei trasformarti io stesso. È troppo pericoloso per te essere umana. Soprattutto da quando sei corsa di fronte a quella daga senza nemmeno un pensiero per te stessa! » La voce di Klaus stava lentamente crescendo. « A che cosa stavi pensando, si può sapere? »
    « Non potevo lasciarla morire, Klaus. E non potevi nemmeno tu. » Non ancora in ogni caso, aggiunse nella sua testa. « Hai bisogno di lei e noi abbiamo un accordo. »
    « L'accordo non importa, » ribatté. « Dovresti preoccuparti di tenere al sicuro te stessa. Non la doppelganger! » Fece una pausa, guardando fuori dalla finestra, la mascella si contrasse a causa dei suoi pensieri. « Ti do un giorno. Un giorno per capire perché sei di nuovo umana e correggerlo o ti trasformerò io stesso. »
    Caroline lo guardò male. « Dovrai passare sul mio cadavere. »
    « Questo, » disse Klaus, « è esattamente quello che sto cercando di evitare. »



    ***



    Caroline era distesa sul letto, quella notte. Il suo braccio la stava uccidendo. Non c'erano antidolorifici nel medioevo. Cercò di addormentarsi, ma non fu di alcuno aiuto. Aveva solo troppo dolore al braccio. Forse avrebbe dovuto lasciare che Klaus la guarisse.
    Non sapeva perché si stava comportando in modo ostinato a riguardo. Poteva solamente accettare il suo sangue, guarire, e promettere se stessa che sarebbe stata molto, molto attenta a non farsi ammazzare. Come se i suoi pensieri lo avessero convocato, Klaus varcò la porta. Lei chiuse gli occhi in fretta e fece finta di dormire.
    « So che sei sveglia, love, » disse « Posso sentire il cambiamento del tuo battito cardiaco. Ti tradisce. »
    « Dannazione! » I suoi occhi si spalancarono. Klaus era in piedi sopra di lei e la guardava. Riusciva a malapena a vederlo nel buio della stanza, ma capì che stava sorridendo. « Come sta Katerina? Elijah è ancora arrabbiato? »
    « Elijah ha portato la doppelganger nelle sue stanze, al sicuro, e si rifiuta di parlare con me per il momento » rispose. « Come è il tuo braccio? »
    « Sta bene » mentì.
    Klaus ridacchiò. Girò intorno, verso l'altro lato del letto, e si mise accanto a lei. Si sistemò al suo fianco, sulla schiena, voltando il viso verso di lei. Lei imitò la sua posizione, fronteggiandolo, tenendo il braccio rotto su petto, con fare protettivo.
    « Bugiarda » disse.
    « Beh, sei sveglio » scherzò lei.
    « Non capisco perché non mi permetti di guarirti. O di trasformarti di nuovo. Non capisco perché credi sia un problema. »
    « Tutta questa situazione è già abbastanza complicata senza costringermi a trasformarmi ancora » rispose lei.
    « Caroline, non vuoi essere di nuovo un vampiro? »
    I suoi occhi si spostarono su e giù, di nuovo. Sospirò. « Non lo so, » rispose lei, « Stefan ha sempre detto che gli mancava la sua umanità più di ogni altra cosa al mondo. Che se avesse avuto scelta non si sarebbe mai trasformato. Mi ero rassegnata a essere un mostro per l'eternità, una volta superato lo shock iniziale. Quando la vita ti offre limoni, no? »
    « E chi è questo Stefan? »
    Caroline sorrise, sentendo una punta di gelosia nella domanda di Klaus. « Era...tipo... il mio mentore-vampiro. Mi ha aiutato quando nessun altro avrebbe potuto » disse. « E tu? Hai mai desiderato di essere di nuovo umano? »
    Klaus sbatté le palpebre e voltò la testa lontano da lei, fissando il soffitto. « No. Da essere umano ero debole e impotente. Sarei diventato un lupo col tempo, ma anche allora sarei morto presto » rispose. « Presto sarò invincibile. »
    Caroline osservò Klaus nel buio, il modo in cui la mascella si era serrata e le sue sopracciglia aggrottate mentre gli aveva dato la sua risposta. Centinaia di anni di dolore e di insicurezza si erano annidati dentro di lui. L'insicurezza era qualcosa capiva molto bene. Anche da un vampiro originale, lui ancora non si sentiva sufficiente. I suoi occhi fissavano il soffitto, perso in qualche ricordo o pensiero.
    « Ehi, » disse Caroline raggiungendo il suo volto e facendo scorrere le dita lungo tutta la sua mascella, cercando di riportarlo da lei.
    Lui la guardò, ruotando tutto il suo corpo verso di lei e afferrando il suo viso con le mani. I suoi occhi brillavano di ossidiana nella debole luce lunare proveniente dalle finestre. Caroline riconobbe quello sguardo; lo stava iniziando a conoscere molto bene. Lui la voleva.
    Sentì il desiderio fiorire dentro di lei. Era pazzesco come un suo solo sguardo fosse sufficiente a farle perdere ogni ragione. Come si erano intensificate le cose così in fretta? Era davvero passata solo una settimana da quando lei lo aveva considerato il suo peggior nemico? Ora tutto quello che riusciva a pensare era strappare i vestiti dal suo corpo e di perdersi nel suo tocco.
    Tuttavia, il dolore per suo braccio che aumentava ogni volta che cercava di muoversi verso di lui era sufficiente per farla emergere dai suoi pensieri lussuriosi.
    « Stai bene? » le chiese quando trasalì.
    « Non credo di farcela stasera, » rispose.
    « Lo so, » disse lui. « Va tutto bene. Dormiremo. »
    Caroline sorrise, anche se era un po' delusa che lui non avrebbe più cercato di convincerla. Onestamente, lei probabilmente avrebbe accettato.
    Klaus continuò ad accarezzarle la guancia, tracciando delle linee del suo viso con la punta delle dita. Ben presto, i suoi occhi si fecero pesanti e lei scivolò in un sonno profondo.



    ***


    Caroline si svegliò di nuovo. Era in un sotterraneo. Sentiva la testa dolorante e intontita. Come era arrivata lì? I suoi occhi si concentrarono su qualcuno accasciato davanti a lei. Era Tyler, incatenato al muro, svenuto sul pavimento freddo. Il panico aumentò nel suo petto. Cercò di alzarsi e raggiungerlo, ma fu trattenuta dalle sue stesse catene. Tirò le manette finché i suoi muscoli non iniziarono a bruciare e la pelle dei polsi ad arrossarsi per il continuo sfregamento, ma fu tutto inutile.

    La luce del sole entrava attraverso le finestre sbarrate, vicino il retro della stanza. Era ancora giorno, il sacrificio non era ancora compiuto. Elena era al sicuro? Certamente Stefan sarebbe ancora con lei. Lei sorrise a se stessa; lei era quella incatenata ed era lo stesso preoccupata se Elena stesse bene o no.

    Improvvisamente udì un suono metallico venire dalla porta. La sua testa scattò in direzione del rumore. Il suo respiro si bloccò in gola mentre aspettava di vedere chi sarebbe apparso da dietro l'angolo. Una figura scura si fermò sulla soglia. Non riusciva a distinguere il loro volto. Non aveva un odore umano e non sentiva nessun battito cardiaco, quindi non avrebbe potuto essere una delle streghe.
    « Damon? Stefan? » Sperava. Fosse qualcuno era venuto a salvarla?
    « Le mie scuse, love »



    Si svegliò di soprassalto, mettendosi a sedere completamente, agitando le braccia.
    « Ah, maledizione! » Gridò mentre il suo braccio rotto protestò per il movimento improvviso. Lei lo strinse di nuovo al petto, sentendolo pulsare per il dolore. Una piccola lacrima scivolò giù dai suoi occhi. Faceva un male cane.
    Appoggiò la schiena all'indietro e cercò di respirare, nonostante il dolore, e di far concentrare la mente su qualcos'altro. Aveva avuto un altro di quei sogni, di cose che erano già accadute. Ma a differenza del sogno con Elena, questo era avvenuto veramente. Era un ricordo. Come il sogno che aveva avuto su Alaric, nel corridoio della scuola. Questo particolare sogno era un ricordo di quando si era svegliata in cantina con Tyler, prima del sacrificio. Klaus aveva rapito entrambi per utilizzarli per il sacrificio, fino a quando Damon non era entrato e li aveva liberati.
    La sua bocca si contorse in un'espressione di leggero divertimento. Aveva dimenticato che Klaus aveva tentato di ucciderla prima ancora che si fossero addirittura incontrati. Accidenti, se solo avesse potuto dirgli degli eventi futuri.
    Le sarebbe davvero piaciuto rinfacciargli quel particolare ricordo per un po'.
    Caroline ridacchiò della sua stessa battuta, saltando giù dal letto per vestirsi. Il dolore al braccio ora si era affievolito, trasformandosi in un dolore sordo.
    Mentre si faceva strada giù per le scale, verso la sala da pranzo, poteva sentire risate e ridacchi provenienti dal cortile.
    « Dovreste prendermi! » Caroline poteva sentire risolini giù nel cortile sottostante.
    « Ma allora la partita sarebbe finita. »
    Elijah era nel cortile, intento ad inseguire Katerina mentre lei saltellava e girava lontano da lui. Caroline si fermò, e si nascose sulla soglia della porta, a guardarli. Elijah rideva e sorrideva calorosamente a Katerina mentre loro due fermarono il loro gioco e si misero a sedere su una delle panche di pietra. Se Caroline fosse stata ancora un vampiro, sarebbe stata in grado di ascoltare ogni parola della loro conversazione, ma come un essere umano non ci riusciva. Le loro voci erano troppo bassi. Li osservò interagire.
    Elijah era seduto molto vicino a Katerina, e la osservava e ascoltava con attenzione. Qualcosa nel modo in cui erano seduti riscaldò il cuore di Caroline.
    Non aveva mai visto Elijah così a proprio agio, così naturale.
    Ma ben presto, l'atmosfera fu interrotta. Klaus apparve e loro due si separarono. Caroline osservò Klaus portare via Katerina, mentre Elijah rimase a guardare.
    Cercò di ignorare la lieve fitta di gelosia quando vide Klaus mettere un braccio intorno alla ragazza, portandola via con lui. Ma non era l'unica.
    Il suo sguardo scattò a Elijah e vide l'espressione sconsolata sul suo volto. Allora se ne rese conto. Elijah provava qualcosa per Katerina! Caroline voleva schiaffeggiarsi. Ma certo! Così aveva molto più senso! Elijah era sempre così gentile con lei, così attento e premuroso. Caroline uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò a lui.
    « Anche tu, eh? » Disse avvicinandosi ad Elijah. Lui alzò lo sguardo verso di lei.
    « Che cosa hai detto? »
    Caroline studiò il suo volto. Vide lo sguardo triste lasciare i suoi occhi e la sua espressione diventare di nuovo quella più calmo e neutrale dell'Elijah che aveva imparato a conoscere. Quell'uomo era sicuramente nella fase della negazione.
    « Fa male vedere qualcuno che ti piace stare con qualcun altro » disse. Conosceva quella sensazione fin troppo bene. Si trovava a sperimentarla giusto in quel momento. Anche se sapeva che Klaus non provava dei sentimenti per la doppelganger, ancora le faceva venire il voltastomaco pensare a lui insieme a lei.
    Caroline scacciò quel pensiero dalla sua mente. Non aveva alcun diritto su Klaus, non le avrebbe davvero dovuto importare.
    « Katerina appartiene a Niklaus, » disse Elijah. « Ho sempre saputo che sarebbe stato così. »
    « Ma non deve », azzardò Caroline. « Lei non deve morire. Sono sicura che ci sia un incantesimo o qualcosa che Gretchen possa preparare che riesca a salvarle la vita. »
    Elijah scosse la testa. « Non ho mai sentito niente di simile prima d'ora. »
    « Beh, vale la pena provare. Basta chiederle di esaminare la questione. Te ne pentirai se non lo farai. »
    Elijah ridacchiò. « Sei molto persistente. Molto bene. Chiederò a Gretchen a riguardo. »
    Caroline gli fece un sorriso luminoso. « Bene. Ora andiamo mangiare qualcosa perché io... »
    All'improvviso inciampò in avanti, con le mani strette sullo stomaco. Elijah si lanciò in avanti per afferrarla mentre le sue ginocchia cedettero.
    « Caroline? Stai bene? » chiese.
    « Sì, » deglutì, « Ho solo sentito un capogiro per un secondo. »
    La sensazione di vertigine la colpì di nuovo, più forte questa volta: una forza sconosciuta dilagava dentro di lei. Crollò completamente tra le braccia di Elijah. Era come se tutta l'energia fosse stata risucchiata al di fuori di lei; riusciva a malapena a tenere la testa o gli occhi aperti. In lontananza sentiva Elijah chiamarla mentre la teneva tra le braccia. Un milione di facce balenarono davanti ai suoi occhi: Elena, Tyler, Matt, Bonnie.
    Vide il primo giorno del penultimo anno, quando Elena era entrata ed il suo sguardo così triste per i suoi genitori. Vide Stefan. Vide Damon e il suo ghigno malvagio. Vide Matt. Vide Tyler, che guidava accanto a lei, che piangeva per il dolore, perdendo il controllo della sua auto.
    Vide Katherine, in piedi sopra di lei, con quei capelli ricci che sembravano così fuori luogo. Elena? No.
    Sentì la scia dell'oscurità farsi strada in lei, non riusciva a respirare. I suoi polmoni imploravano aria, ma lei era troppo debole e non ci sarebbe riuscita.
    Ansimò forte, l'aria riempì i polmoni e poi sentì freddo.
    « Caroline, » chiese Elijah, la sua voce perfettamente chiara.
    Caroline lo guardò negli occhi, i suoi angelici, saggi occhi che sembravano sapere tutto e sorrise. Gli occhi di Elijah furono l'ultima cosa che vide prima che il suo mondo si oscurasse e tutto cadde lontano da lei.


    TBC
     
    Top
    .
  7. kasumi
     
    .

    User deleted


    Capitolo 18



    Klaus si trovava di fronte al fuoco. Guardava Caroline, in attesa. Per la seconda volta, da quando si erano incontrati, lei era incosciente nel suo letto. Gretchen aveva detto di portare pazienza, ma la pazienza non era una qualità che possedeva. Non quando si trattava di lei.
    « L'incantesimo sta agendo dentro di lei, lo sento » aveva detto Gretchen. « Guarda, il suo braccio sta guarendo. »

    Il cuore di Caroline si era fermato e la strega aveva ipotizzato che Caroline fosse in transizione ancora una volta, che tutto nell'universo stava tornando al proprio posto.

    Elijah aveva detto che non appena era svenuta in mezzo al cortile, il polso aveva rallentato fino a fermarsi. La teoria a Klaus sembrava debole, ma era tutto quello che avevano per andare avanti in quel momento.

    Per un attimo pensò che in realtà sarebbe stato meglio se Caroline non si fosse svegliata. Quante volte avrebbe dovuto guardarla morire? Sempre di più, ogni giorno, si stava insinuando nella sua stessa anima, avvolgendosi attorno a lui, intrecciando le loro vite insieme.

    C'erano momenti in cui non riusciva a immaginare i suoi giorni senza di lei. Svegliarsi con lei ogni mattina e guardarla dormire, stringerla per tutta la notte, vedere i suoi occhi illuminarsi di gioia e lampeggiare di rabbia.

    Aveva pensato che la maledizione dell'ibrido fosse la cosa peggiore che gli potesse accadere, ma ora si rese conto che c'era una maledizione ancora più crudele, e giaceva incosciente nel suo letto.

    Un brusco respiro provenne dal letto. La testa di Klaus scattò e in un attimo balenò sopra a Caroline. Si posizionò accanto a lei, senza toccarla, mentre lei riprendeva conoscenza.
    « Caroline? »
    I suoi occhi si sollevarono per incontrare quelli di lui.
    « Klaus », sussurrò.

    Lui non ce la fece più. La sollevò e schiacciò le labbra sulle sue. Caroline emise un suono di sorpresa, ma si sciolse nel suo bacio un attimo dopo. Lui avvolse le braccia strette intorno a lei mentre la assaggiava, viva e vegeta, ancora una volta. Quando finalmente si tirò indietro, lei era senza fiato. Abbassò lo sguardo sui suoi occhi e li vide illuminati; un sorriso si estendeva lungo tutto il viso.

    « Ti sono mancata? » lo prese in giro.

    « Sei di nuovo un vampiro, » disse, notando l'assenza del battito cardiaco nel suo petto.
    « E non ho mai pensato che mi avrebbe reso così felice, » rispose lei. Klaus la baciò di nuovo e lei avvolse le braccia intorno alle sue spalle, bisbigliando deliziata contro la sua bocca.
    « Devi smetterla di morire addosso di me, Caroline », le disse.
    « Non posso fare promesse, » rispose, « ma è bello sapere che ti importa. »



    ***



    ~ Una settimana dopo ~



    Caroline aveva visto molte cose durante il coma durante il quale si era trasformata di nuovo. Sogni e ricordi e cose che potevano accadere, tutti sparsi nella sua mente, in disordine. La prima cosa che Caroline aveva fatto, una volta che Klaus le aveva finalmente permesso di lasciare il suo letto, era stato andare da Gretchen.

    « Mi serve aiuto per riuscire ad organizzare tutto, » disse alla strega. « So che questi eventi si collegano. So che i sogni che ho avuto non sono delle coincidenze. »
    « Nulla è mai una coincidenza » concordò Gretchen.
    Caroline sorrise. « Allora aiutami. »

    Caroline impiegò le sue giornate a rivangare ogni evento a cui riusciva a pensare insieme a Gretchen. Klaus era impegnato a prepararsi per il sacrificio e ad assicurarsi che tutto fosse "al sicuro", per cui lasciò Elijah a sorvegliare Katerina. Nessuno dei due notò la sua assenza. Sapeva che Klaus l'avrebbe uccisa per aver lasciato il parco del castello, con i lupi mannari che rappresentavano ancora una minaccia, ma non poteva far loro scoprire che cosa stava facendo. La casa di Gretchen, nel bosco, era l'unico posto sicuro dove potevano avere un po' di privacy.

    Caroline fissò la pergamena sul tavolo di Gretchen. C'erano scarabocchi d'inchiostro tutto intorno; frasi cancellate e poi riscritte, frecce e linee disegnate intorno, che collegavano gli eventi l'uno all'altro. Sembravano scarabocchi, ma per Caroline aveva più senso vederlo sulla carta piuttosto che cercare di risolverlo nella sua testa.
    Caroline studiò l'albero del viaggio nel tempo che avevano disegnato. Racchiudeva tutti gli eventi accaduti prima, fino al sacrificio, l'incantesimo del viaggio nel tempo e tutto ciò che era apparso nella mente di Caroline dopo, inclusi tutti i suoi sogni/ricordi.
    « Ci sono due eventi che davvero non capisco. Uno è il mio sogno di Alaric e l'altra è quello in cui sto grotta con Tyler. »
    « Sei sicura che li abbiamo collocati nel posto giusto? » Chiese Gretchen.
    « So che quello con Tyler è corretto, non dimenticherò mai quel giorno. » Caroline dovette rimanere vaga sul giorno del sacrificio, senza dare informazioni a Gretchen. « Potrei sbagliarmi su quella di Ric anche se suppongo... sia solo casuale. Non mi sembra neppure che si colleghi a qualsiasi altra cosa. »
    « Beh, forse... » cominciò Gretchen ma poi si zittì, piegando la testa di lato. « Sta arrivando qualcuno ».
    Caroline tese l'orecchio. Lo aveva sentito anche lei. Si affrettarono a nascondere i loro appunti.
    Gretchen usò la magia e fece apparire due tazze di tè sul tavolo. Sembrava che fossero state sempre sedute lì, sorseggiando un drink e chiacchierando. Qualcuno bussò alla porta e Gretchen lo fece entrare. Elijah varcò la porta. Non sembrava del tutto non sorpreso di vederla lì.
    « Klaus ti cerca. » disse entrando nel piccolo cottage e chiudendo la porta dietro di lui. « Ha finalmente notato le tue piccole assenze. »
    Caroline alzò gli occhi. Ancora una volta, nulla sfuggiva agli occhi d'aquila di Elijah.
    « Suppongo che dovrò tornare indietro e chiedere perdono allora », mormorò.
    « Infatti, » rispose Elijah. « Ho alcune cose di cui parlare con Gretchen. »
    Caroline annuì, mandando un silenzioso sorriso in direzione di Gretchen, ringraziandola per il suo aiuto di quel giorno, e uscì dalla porta. Si trattenne un momento: voleva origliare qualcosa di cui Elijah e Gretchen stavano discutendo, ma Gretchen gettò un incantesimo di privacy e lei ne fu esclusa.
    Caroline si strinse nelle spalle e cominciò a correre di nuovo verso il castello.


    Quando arrivò, Klaus la stava aspettando nel cortile. Se ne stava lì, guardandola arrabbiato, le
    braccia incrociate sul petto.
    « E dove eri sparita, love? »
    « Se proprio vuoi saperlo, sono stata con Gretchen » rispose Caroline.
    « Elijah ha detto che sei stata nel bosco tutti i giorni. »
    « Oh, così ora hai Elijah a tenermi sotto controllo come fai con la doppelganger? Non mi sento
    speciale. »
    Caroline gli passò accanto. Era irritata. Non le piaceva sentirsi dire cosa fare. Klaus le afferrò il
    braccio delicatamente e lei si voltò di scatto.
    « Ho una mezza idea di legarti a una sedia e non lasciarti andare lontano dalla mia vista, » ringhiò Klaus a mezza voce.
    « Tu fallo, e io non parlerò mai più con te » ribatté lei. Caroline strattonò il braccio, liberandolo, e
    continuò a salire per le scale, verso la sua stanza. Sapeva che Klaus la stava seguendo dietro di lei. Aprì la porta ed entrò dentro la sua camera da letto. Klaus si chiuse la porta alle spalle. Proprio mentre lei si stava voltando per dirgli di uscire, che non era dell'umore giusto, lui le apparve davanti schiacciando le labbra alle sue. Immediatamente, aveva definitivamente acquisito l'umore adatto.
    Lei gli gemeva in bocca e Klaus la portò di nuovo verso il suo letto. Era stata a letto con il nemico per una settimana. Durante il giorno se ne stava in disparte, ma trascorrevano ogni notte insieme, per perdersi l'uno nell'altra. Le mani di Klaus vagavano per il suo corpo mentre si spogliavano.
    Ogni volta era come la prima volta. C'era sempre qualche emozione, qualche nuova sensazione, una parte dell'altro che non sapevano esistesse. Quando Klaus faceva l'amore con lei, non era un fatto solo di ormoni e di lussuria, anche se era guidato da grande parte di queste sensazioni. Voleva guardarla negli occhi, con uno sguardo che la faceva rabbrividire e bruciare tutta in una volta, e lei avrebbe avvolto le gambe intorno a lui sapendo che era una cosa da cui non potevano fuggire. In fondo, però, entrambi potevano sentire il profondo presentimento che il loro tempo insieme stesse per finire.
    Klaus la distese sul letto, nudo, e attaccato al suo seno. Caroline allargò le gambe e lasciò che si annidasse tra le sue cosce mentre la mordeva e le leccava il petto. Il calore cresceva tra le sue gambe e il suo corpo lo implorava. Ma Klaus prese il suo tempo, assaporando ogni centimetro della sua pelle bianca.

    « Ti voglio » lo implorò, tirandolo indietro, bruciandolo con un bacio. Klaus spostò i suoi fianchi e la penetrò, seppellendo se stesso dentro di lei. Caroline rimase a bocca aperta contro le sue labbra mentre lui la riempiva. I suoi movimenti erano lenti e tortuosi ma mai così divini mentre lui entrava dentro e fuori di lei. Si morse il labbro mentre lui si chinava a premere il suo clitoride, provocandole
    piacere dall'interno verso l'esterno.
    Klaus si crogiolava nei suoni che emetteva mentre la prendeva. Ogni lamento e gemito del suo
    nome infiammavano il suo corpo. Amava il modo in cui le sue unghie gli raschiavano le spalle,
    mescolando il dolore al piacere, spingendolo via. Si immerse di più dentro di lei e quando lei decise di capovolgere le posizioni, la lasciò fare. La vide mettersi a cavalcioni su di lui, il suo seno perfetto rimbalzava su e giù, stuzzicandolo mentre lei cercava il suo piacere e di dargli piacere a sua volta.
    Caroline rimase a bocca aperta mentre invertivano la loro posizione, ancora una volta, seduti
    faccia a faccia l'un l'altra. I suoi occhi erano neri e le sue zanne erano scoperte. Allungò una mano, tremante toccando una zanna con la punta del dito. Era successo ogni volta che avevano fatto l'amore. Klaus avrebbe raggiunto quel punto e la perdita di controllo avrebbe cominciato a dominarlo. Era spaventata ed eccitata durante il breve tempo che era stata umana, e questo la spaventata ed eccitava anche adesso che era un vampiro. Sapeva quello che lui desiderava, quello che lui voleva veramente. Lui aveva il suo corpo, ed era così dannatamente vicino ad avere il suo cuore, ma Klaus era un vampiro in tutto e per tutto.
    Girò il collo lentamente, da un lato. « Fallo ».
    Lei cercò di nascondere il nervosismo nella sua voce mentre parlava. Klaus fissò le vene nella sua gola. Aveva i capelli appiccicati alla pelle, coperta da un leggero velo di sudore. Lui era ancora dentro di lei. Cominciò a ruotare di nuovo i fianchi, le sue membra erano ancora in movimento contro il suo membro, cominciando di nuovo lo sfregamento.

    « Klaus, fallo » ripeté.
    I suoi occhi si spostarono fino a quello di lei e poi di nuovo al suo collo. Abbassò le labbra alla base della gola, dandole un bacio dolce, per poi affondarci i denti. Caroline gridò e l'orgasmo la
    attraversò violentemente, mentre Klaus le beveva il sangue dalle vene.
    L'afflusso del suo sangue in bocca portò anche lui al culmine. La distese di schiena sul letto,
    bevendo da lei, il sapore del suo sangue era delizioso come lo ricordava. Il suo sangue e il suo corpo erano come una droga deliziosa e non ne avrebbe mai avuto abbastanza. La sentiva cominciare ad indebolirsi e lasciandosi andare, baciandola nel punto in cui l'aveva morsa e guardando le ferite richiudersi.
    Klaus alzò la testa e guardò il suo viso. Un sonnolento sorriso soddisfatto pieghettavano gli angoli dei suoi occhi. Non c'era paura nel suo sguardo, né odio o giudizio, solo affetto. Capì che le cose erano cambiate tra lui e questa ragazza. Non sapeva quando o come, ma era successo. Non era più solo un mistero da risolvere o un desiderio da soddisfare o una distrazione per intrattenerlo. Non poteva più negarlo. Si preoccupava per lei. Profondamente. L'amore era la più grande debolezza di un vampiro e il fatto che ci fosse così vicino lo terrorizzava oltre ogni comprensione.
    « Ehi » disse Caroline notando le troppe emozioni che attraversano il suo volto tutte insieme « Va
    bene. Non mi hai fatto male. »
    Klaus rise una volta, e appoggiò la testa sul suo petto. Aveva bisogno di qualcos'altro a cui pensare.
    Di cosa avevano discusso prima?
    « Quindi non mi dirai mai perché hai trascorso così tanto tempo con Gretchen? »
    Caroline sospirò. « Mi sta aiutando. »
    «A fare cosa? »
    «A trovare un modo per tornare indietro. » Sentì Klaus irrigidirsi e subito si sentì male. Ma cosa si aspettava, ovviamente lei sarebbe tornata alla sua epoca, non poteva restare in quei tempi bui.
    « Lei mi sta aiutando a capire qual è il mio scopo qui. »
    Klaus la lasciò andare e si tirò a sedere sul letto.
    « Beh certamente, love. Questo era il patto originario. Hai mantenuto la tua parte dell'accordo. »
    Caroline si sedette accanto a lui, tirando il lenzuolo sopra il suo corpo nudo.
    « Pensavo avessi detto che l'accordo non aveva più importanza. »
    Klaus si voltò e premette la fronte contro quella di lei, chiudendo gli occhi.
    « Non ce l'ha » disse « e allora perché mi vuoi lasciare? »
    « Devo tornare, Klaus. I miei amici, la mia famiglia, hanno bisogno di me. Non posso restare qui »
    cercò di spiegare. « Inoltre io sono totalmente una ragazza del XXI secolo. Mi mancano le docce e l'aria condizionata e la televisione. Tutte cose che non hai ancora visto, ma credimi, le adorerai. »
    Aveva cercato di scherzare, ma non stava funzionando. Lui alzò le spalle verso di lei.
    « Non devi darmi delle spiegazioni » disse dondolando le gambe sopra il letto e alzandosi in piedi.
    Caroline aggrottò la fronte. « Non farmi questo, Klaus. Non agire come se un minuto prima ti
    importasse e poi il successivo non ti importasse più. »
    « Non mi interessa » disse Klaus girandosi verso di lei.
    «Sì che ti interessa » rispose Caroline. « Io non ti sto lasciando Klaus, se è questo quello che pensi. Ci rivedremo in futuro. »
    « Non mi odi nel futuro? »
    « Ti odio un po' in questo momento » rispose spostandosi sulle ginocchia e inginocchiandosi di fronte a lui sul letto, « ma non durerà. Quando tornerò indietro sarà quando potremo iniziare di nuovo. »
    La bocca di Klaus si torse leggermente. « Okay love, se sei così intelligente, come faremo a sapere
    quando arriverà quel momento? »
    Caroline ci pensò un attimo prima che le venisse in mente qualcosa.
    « Il mio braccialetto », disse scuotendo il polso davanti a lui. Indossava ancora il bracciale zaffiro che le aveva comprato alla fiera. « Non lo vorrò fino a quando non tornerò indietro nel tempo. Quando lo indosserò tu lo saprai. E tu prendi questo » lo raggiunse e si tolse la collana col ciondolo a forma di cuore dal collo « indossala e io saprò. »
    « Saprai cosa? »
    « Solo che ... tu ... oh basta, prendilo! »
    Allungò una mano e fissò la catena d'oro al collo di Klaus. Il cuore d'oro con le sue iniziali era
    appena sotto il suo collo. Allungò una mano e lo toccò leggermente, qualcosa le lampeggiò per la mente.


    L'irruzione a casa di Klaus, il furto della collana, l'incantesimo.


    « Stai bene? » chiese Klaus abbassando lo sguardo. Caroline sbatté le palpebre e scosse la testa.
    « Mi sono sentita solo stordita per un secondo. »
    Klaus le prese il mento. « Ti ho appena riavuta indietro. Non voglio vederti svenire o quasi morire di nuovo, ancora una volta. »
    Caroline rise e annuì di nuovo. « Sto bene. »
    Klaus sorrise. « Non posso credere che dovrò aspettare altri 600 anni per vederti di nuovo » sfiorò la sua guancia con il pollice « e per te sarà appena passato un giorno. »
    Avrebbe voluto dirgli tutto. Fare una lista di persone da non uccidere. Bonnie, Matt, Tyler, Stefan, Jenna, forse anche Damon avrebbe fatto quella lista. Ma lei non poteva. E se avesse cambiato qualcosa? La magia probabilmente non avrebbe potuto lasciarglielo fare comunque.
    « Credo che sia un po' ingiusto » rispose. « Posso solo immaginare... »
    Ma si fermò, un ricordo improvviso le ritornò in mente. Uno dei sogni che aveva fatto di recente.
    Lo aveva collocato al posto giusto, lei non se ne era resa conto subito.


    « Ric. Ehm, voglio dire, Signor Saltzman, mi dispiace, non l'avevo vista lì. »

    « Caroline" »
    Il modo in cui pronunciava il suo nome. Era strano. Non era affatto come Ric. Suonava più come... non sapeva cosa. Pure il modo in cui la stava guardando era strano. Lui la guardava come se lei fosse l'oceano e lui non avesse visto una goccia d'acqua da migliaia di anni.


    « Sei stato nel suo corpo » mormorò. « Eri nel corpo di Alaric. »
    « Di che cosa stai parlando? » Domandò Klaus.
    Caroline si alzò improvvisamente e si avvolse il lenzuolo intorno come una toga. Cominciò a
    camminare freneticamente, si stava formando un'idea nella sua mente. Era Klaus allora, quello con cui aveva parlato a scuola, quando pensava che fosse Ric. Era per questo che sembrava così strano.
    Perché era Klaus.
    Klaus la conosceva. Lui la conosceva prima che lo incontrasse lei. Ma se la conosceva allora,
    perché l'aveva rapita per il sacrificio? Stava per uccidere lei e Tyler per spezzare la maledizione.
    Perché? Sondò a fondo la sua memoria e cercò di concentrarsi. Qualcosa stava spingendo verso di lei. Non aveva mai esaminato niente da questo punto di vista, ma i punti non erano collegati, niente aveva proprio senso.
    Si girò di nuovo verso Klaus. « Mi hai soggiogato. »
    Klaus scosse la testa. « Non ti ho mai soggiogato, Caroline. »
    « No, non ora » disse « nel futuro. » Caroline si mise di fronte a lui. « Disammaliami. »
    « Che cosa? »
    « Dovrebbe funzionare, anche se è stato il te-passato o il te-futuro » disse « basta dire 'Ricorda' o qualcosa del genere. »
    Klaus la studiò per un lungo momento in silenzio mentre lo implorava di farlo, per lei. Aveva paura di quello che poteva essere stato costretto a farle dimenticare. Era davvero così malvagio? Che cosa non doveva sapere lei? Ma doveva. Doveva essere coraggioso e scoprire la verità. Questa era proprio quello che lei voleva sapere. Questo era il pezzo del puzzle che aveva cercato per tutto questo tempo.
    Lentamente, Klaus mise le mani ai lati della sua testa. Abbassò il viso in modo che lui la potesse guardare negli occhi e guardò le sue pupille dilatarsi, il nero della pupilla coprì il blu dell'iride per poi ritirarsi di nuovo.
    « Ricorda. »

    Ritorna all'indice

    Capitolo 19
    *** Capitolo 19 ***

    Capitolo 19



    Caroline si svegliò di nuovo. Era nella prigione, in catene. La sua testa era dolorante e si sentiva stordita. Come era arrivata lì? I suoi occhi fissavano qualcuno accasciato al muro di fronte a lei. Era Tyler, incatenato e svenuto sul pavimento freddo. Il panico la pervase e cercò di alzarsi per raggiungerlo, ma era trattenuta dalle sue stesse catene. Tirò le manette fino a che i muscoli non iniziarono a bruciare e i polsi a mostrare la pelle viva, per lo strofinio; era inutile.
    Alzò gli occhi, era ancora giorno, il sacrificio non era ancora avvenuto. Elena era al sicuro? Certamente Stefan stava ancora cercando di trovare un modo per salvarla. Sorrise dentro di sé, era lei quella incatenata e si preoccupava se Elena stesse bene.
    All'improvviso sentì un rumore fragoroso proveniente dalla porta. La sua testa scattò in direzione del rumore. Il respiro le si bloccò in gola mentre aspettava di vedere chi sbucava da dietro l'angolo.
    Una figura scura si fermò sulla soglia. Non riusciva a vedere la sua faccia. Non aveva un odore
    umano e non sentiva il battito cardiaco, per cui non poteva essere una delle streghe.
    « Damon? Stefan? » Sperava. Qualcuno era venuto a salvarla?
    « Le mie scuse, love. »
    Era Klaus. Lei si ritrasse, stringendosi contro il muro. Lui si fece avanti e si fermò di fronte a lei.
    Lei alzò lo sguardo verso di lui.
    « Hai intenzione di uccidermi? »

    Klaus lentamente si abbassò per essere faccia a faccia con lei. Fece del suo meglio per controllare il respiro, per non mostrare alcun timore. Se stava per morire, non aveva intenzione di fargli sapere quanta paura avesse.
    « No, non ho intenzione di ucciderti » disse. Si rilassò un po', ma non gli credeva lo stesso. Se lui
    non aveva intenzione di ucciderla, perché aveva fatto incatenare lei e Tyler? Un po' di luce si
    propagò sul suo viso. La sua espressione era buia e triste, quasi abbastanza avvilita da tirare le corde del suo cuore. Ma quest'uomo era un assassino, sapeva che lui non sentiva angoscia o rimpianto.
    « Mi dispiace per il rapimento e le catene. Serviva per mantenere le apparenze » le disse « Suppongo che questa sarà una delle ultime volte che ti vedrò. »
    Le sue dita si allungarono verso il suo collo e giocò con una delle molte collane appese al suo collo.
    « Cosa vuoi dire? » chiese Caroline, confusa.
    « E' ironico che tutto questo accada ora » ridacchiò « Ho aspettato 600 anni per due cose, e quando finalmente ne ottengo una, dovrò perdere l'altra. »
    Klaus aveva gli occhi pieni di lacrime, una fuggì e rotolò giù per la guancia. La bocca di Caroline
    era spalancata, per il turbinio di emozioni provenienti da Klaus. Era tutto così surreale, il malvagio nemico, in ginocchio davanti a lei, piangeva e lei non sapeva capirne il perché.
    « Per favore, lascia andare Elena. Lasciala vivere. Non farle questo. » lo pregò. Forse aveva un cuore, dopo tutto. Forse poteva convincerlo.
    « Non posso » disse. « Non posso farlo. Il destino è stato così crudele. Sarò onesto, non riuscivo a
    starti lontano. Ti ho controllato nel corso degli anni, ti ho visto crescere e diventare la donna che sei adesso. Non ho mai visto la doppelganger accanto a te, in tutto questo tempo. Farei qualsiasi cosa per te, ma non posso fare quello che mi chiedi. » Tirò su col naso e trascinò una mano sulle guance, asciugandosi le lacrime silenziose. « Ma presto non sarà più importante. Non sarai in giro ad odiarmi per questo. »
    Si chinò in avanti, più vicino a lei che cercava di tirarsi indietro di nuovo, ma non c'era più spazio per muoversi.
    « Ho cercato di ricreare l'incantesimo che ti aveva mandato indietro. Per cambiare le
    cose. So che questo non è 'permesso', ma non mi importava. Non mi importava se avessi sventrato l'intero universo solo per mantenerti al sicuro e viva. Ma nessuna strega avrebbe potuto far funzionare l'incantesimo per me. Ogni volta che fallivo era come perderti di nuovo. Ho passato 600 anni a caccia della doppelganger e a piangere la tua morte. Sarebbe stato sufficiente a portare qualsiasi uomo alla pazzia, vampiro o altra creatura, con rammarico. Ala fine almeno io ho questa possibilità. Voglio sperare di poterti salvare. Vorrei che non ci fosse bisogno di farti dimenticare tutto questo. » Le sue mani si avvicinarono e dolcemente cullarono i lati del viso di Caroline.
    Gli occhi di Caroline saettavano avanti e indietro, guardandogli dentro, cercando di capire quello che le stava dicendo. Era così vicino ora. Abbastanza vicino da poter vedere ogni macchia di blu e di grigio nei suoi occhi. Le sue labbra aleggiavano vicino a lei, respirandogli sul suo viso. Si sentiva spaventata e incuriosita allo stesso tempo. La sua lingua guizzò fuori e si inumidì le labbra e per un attimo, pensò che Klaus avrebbe potuto piegarsi in avanti e annullare quell'ultimo centimetro di distanza tra di loro. Ma poi parlò di nuovo. « Per me, questa è la fine. Per te, è solo l'inizio. »
    Caroline aprì la bocca per rispondere, ma poi gli occhi di Klaus si allargarono, e quelli di Caroline si chiusero mentre cadeva in un sonno profondo.

    Il ricordo era finito. Tornò al presente. Al passato. Va beh, comunque... Klaus stava lì, immobile, in attesa di una sua risposta. Si sentiva come se fosse stata un'eternità a vedere questi nuovi-vecchi ricordi, ma in realtà erano passati solo pochi secondi.
    « Ti sei ricordata qualcosa? »
    « Devo vedere Gretchen » disse lei girandogli intorno e cercando il suo vestito.
    « Non essere ridicola, siamo nel cuore della notte. Tra i lupi e Mikael non ho intenzione di farti
    uscire da questo castello. »
    Lei si fermò e si girò verso di lui. « Mikeal? »
    « È arrivato a Londra. Proprio ieri. Le mie spie me lo hanno comunicato ieri sera tardi. »
    « Mi stai dando proprio una bella notizia adesso » ribatté. « Devo vedere Gretchen. »
    Caroline si tirò il vestito sopra la testa.
    « Dovrò farla venire qui. Non lascerai il castello, fine della discussione. »
    Caroline incrociò le braccia e gli fece una smorfia, ma si vedeva che era stata sconfitta. Klaus
    mandò Trevor a prendere la strega. Il vampiro era stato fatto venire a stare con loro negli ultimi giorni vicini alla luna piena, per fornire una maggiore sicurezza alla doppelganger. Caroline aspettava Gretchen nel suo salotto, con Klaus vicino. Sapeva che probabilmente stava morendo dalla voglia di chiederle cosa ricordava, ma per fortuna si era astenuto dal farlo.
    Gretchen entrò nella stanza, e Trevor dietro di lei. Vide lo sguardo negli occhi di Caroline e sapeva esattamente cosa stesse succedendo.
    « Lasciaci » comandò la strega. I due vampiri si guardarono e si diressero fuori dalla stanza. Klaus lanciò a Caroline uno sguardo e lei annuì con la testa mentre lui chiuse la porta.
    « Puoi lanciare un incantesimo di privacy? » chiese Caroline.
    « Sì » rispose Gretchen.
    « Fallo »
    Gretchen lanciò l'incantesimo. « Cosa è successo, Caroline? »
    « So perché sono qui, nel passato, so perché l'incantesimo di Bonnie ha funzionato » spiegò
    Caroline. Gretchen sgranò gli occhi per la curiosità mentre Caroline continuava. « Dovevo venire
    qui. Avevi ragione. Non sono qui per cambiare il futuro, perché questo, tutto ciò che è successo ora, è già successo. So che non ha senso, ma tu sai cosa voglio dire. »
    « Come fai a saperlo? »
    « Klaus mi ha affrontato nel mio passato, e poi mi ha fatto dimenticare tutto. »
    « Che cosa ha detto? »
    « Ha detto che... » Caroline si fermò, ricordando quello che le aveva detto, le sue parole, infine rispose « Ha detto che piangeva la mia morte. Che per lui era la fine e per me l'inizio. » Si fermò ricordando l'agonia impressa sul suo volto. « Morirò. Questo è quello che mi succederà qui, io morirò. E lui non saprà che questo mi riporterà indietro. »
    « Tu non lo sai con sicurezza » Gretchen afferrò la mano di Caroline. « Non puoi dirglielo. Lui non ti consentirà di rischiare. » Caroline si morse il labbro, corrugando la fronte. « Caroline vedo il tuo
    volto ma non è possibile. »
    « Ma tu non hai visto la sua faccia! » gridò « Soffriva. Pensa a quante persone ha ucciso e che ha
    portato alla rovina perché era pieno di dolore! »
    « Klaus ha vissuto nel dolore tutta la vita. Non puoi cambiare le cose. »
    « Ma posso! Io posso cambiarle! Lui deve sapere che mi vedrà ancora. »
    Gretchen scosse la testa. « Io conosco Klaus. So come funziona la sua mente, come opera e vedo il modo in cui ti guarda. Non permetterà che tu muoia. Non giocherà d'azzardo, non con qualcosa che per lui conta così tanto. »
    Caroline si fermò, sentendo l'implicazione delle parole Gretchen... Klaus non le aveva detto che
    l'amava, non sapeva quali fossero i suoi sentimenti per lei. Sapeva che la stava controllando e che era iperprotettivo e impulsivo verso di lei. Se questo era il modo in cui trattava qualcuno a cui teneva, di sicuro lei era sulla sua lista.
    Ma ancora più importante, sapeva quali sentimenti lei stessa provava e di chi era il suo cuore. E dannazione, lo amava. Nonostante tutto, lo amava. Amava la sua risata, il modo in cui parlava, e il modo in cui la metteva in discussione. Amava il suo controllo, la sua natura iperprotettiva e impulsiva. Sapeva che era probabilmente la peggiore forma di tradimento nei confronti dei suoi amici, parenti e verso tutti coloro che erano morti per far si che Klaus diventasse invincibile. Poteva vedere tutti i pezzi del puzzle che si univano. Sin dall'inizio di questo folle viaggio Gretchen le aveva detto che le cose che dovevano accadere sarebbero accadute comunque, e sapeva, nel profondo del suo cuore, che sarebbero accadute per lui. Tutto nella sua vita l'avrebbe portato a questo.
    Sapendo tutto questo, raccontò la parte successiva della sua rivelazione inspirando molto di più, perché sapeva che prima di poter anche sognare di avere un futuro con lui, lo avrebbe tradito nel modo peggiore che si potesse immaginare.
    « Caroline, » disse Gretchen dolcemente, « non hai ancora cambiato le cose. Non dovresti iniziare
    adesso. »
    « Lo so. Hai ragione » rispose lei. « So quello che devo fare. »



    ***


    Klaus era nella sua stanza, chiedendosi di cosa Gretchen e Caroline avrebbero potuto parlare.
    Caroline gli stava nascondendo qualcosa. E non gli piaceva. Gli stava ancora nascondendo
    informazioni, informazioni che non avevano niente a che fare con la magia che la riguardava. Aveva chiesto a Gretchen di lanciare l'incantesimo di privacy, una scelta fatta per nascondere qualcosa di proposito.
    Voleva lasciarlo. Anche dopo tutto quello che c'era stato, voleva tornare alla sua epoca, al suo
    futuro, e lasciarlo ad aspettarla. Era assurdo. Non ci sarebbe stata nessuna attesa. L'avrebbe
    dimenticata, in un decennio o giù di lì. Ci sarebbero state altre donne, altre distrazioni nella sua vita.
    Questi sentimenti non sarebbero durati per sempre. Non sarebbe mai successo niente del genere. Il tempo avrebbe fatto la sua parte e lei sarebbe diventata come polvere nella sua memoria. Un barlume di candela, cenere, niente di più.
    Klaus si allungò e toccò la collana al collo, un ricordo del tempo trascorso insieme. Tirò la catena via dal collo, stringendo il ciondolo a forma di piccolo cuore nel palmo della mano. Si avvicinò al fuoco scoppiettante e tenne la catena sopra le fiamme. Proprio in quel momento Elijah entrò nella sua stanza, senza preavviso, e Klaus tolse via la mano dal fuoco.
    « La luna piena è domani, fratello » disse Klaus, cercando di spostare i suoi pensieri a una più felice notizia « dopo tutti questi secoli, è finalmente giunto il momento. »
    « Sono stato a vedere le streghe » gli disse Elijah « Credono di aver trovato un modo per risparmiare la doppelganger. »
    « Che importa se vive o no? Lei è un mezzo per raggiungere lo scopo. Questo è tutto. »
    « Deve morire per il tuo scopo? »
    Klaus fece un sorrisetto. « Lei è umana, la sua vita non significa nulla. »
    « Ti prego di prenderlo in considerazione », dichiarò Elijah. Il tono di voce di suo fratello lo fece
    voltare. C'era una punta di disperazione.
    « Sei così sciocco da preoccuparti di lei? » lo mise in discussione.
    « Certo che no » rispose velocemente Elijah.
    Klaus mise una mano sul petto del fratello, stando molto vicino a lui, guardandolo dritto negli occhi mentre parlava. « L'amore è la più grande debolezza di un vampiro e noi non siamo deboli, Elijah. Noi non proviamo nulla. Noi non ci preoccupiamo. »
    « Lo abbiamo fatto una sola volta. »
    Klaus guardò negli occhi del fratello e vide una vita di ricordi che avevano condiviso. All'interno dello sguardo di Elijah vide la propria famiglia, come esseri umani, Rebekah e Kol e Finn. Erano felici, insieme e vivi. Vide le ragazze del villaggio a cui piacevano da ragazzi. Vide Tatia, la ragazza che pensavano di amare. Li vide proteggersi l'un l'altro dopo essere diventati vampiri, restando insieme attraverso ogni imprevisto e tribolazione. Insieme, sempre e per sempre.
    « Troppe vite fa per preoccuparsene » rispose « Dì alle streghe di non preoccuparsi, il sacrificio avrà luogo come previsto. »



    ***


    Klaus non era tornato nella stanza di Caroline quella notte. Sapeva che era arrabbiato con lei per il colloquio che avuto con Gretchen. Ma probabilmente era una cosa buona che la stava evitando. Non voleva vederlo. Non poteva. Se l'avesse fatto sarebbe scoppiata e gli avrebbe detto tutto, lo sapeva.
    C'erano troppe cose in gioco ed era necessario che mantenesse la bocca chiusa, cosa che non era sicuramente uno dei suoi punti forti.
    Caroline girovagava nelle sale del castello, contemplando come diavolo avrebbe potuto avere a che fare con tutto quanto quando, correndo, andò a sbattere contro Elijah. Lui la afferrò per le braccia e la sorresse.
    « Mi dispiace, non ti avevo visto » disse.
    « Né io avevo visto te», rispose Elijah. Sembrava triste.
    Caroline inclinò la testa verso di lui. « Tutto bene? »
    « Avevi ragione, » le disse, « le streghe hanno trovato il modo per risparmiare la doppelganger. »
    « Beh, è una buona notizia! » disse, poi subito si morse le labbra, mentre Elijah scosse la testa.
    « Klaus non vuole saperne niente di tutto questo » disse. « Ho pensato che forse stava cambiando, che avrebbe capito, ma… »
    Caroline si sentì male per Elijah. Da quello che conosceva poteva dire che Elijah era un uomo
    buono. Un uomo d'onore. Elena aveva ragione su di lui. Era ingiusto che dovesse soffrire così.
    « Forse potrei parlare con lui … »
    « Va tutto bene, Caroline » disse Elijah, « non è importante. Non voglio interferire mentre mio fratello sta rompendo la sua maledizione. »
    Elia le fece un cenno solenne e la sorpassò.
    « Elijah » lo chiamò Caroline e attese che lui si voltasse indietro. « E se tu glielo dicessi, semplicemente? Scapperesti con lei? »
    « Non potrei mai tradire Klaus in questo modo. È mio fratello » disse, « e so che non potremmo mai
    stare al sicuro. Non potremmo mai avere una vita insieme. Niklaus ci darebbe la caccia fino ai confini della Terra. Non avrebbe riposo fino a quando non ci avrebbe strappato il cuore dal petto. »
    Caroline non poteva non essere d'accordo. Annuì e lo guardò ritirarsi lungo il corridoio. Che cosa avrebbe dovuto fare? Aveva pensato che forse avrebbe potuto contare su Elijah per aiutarla. Ma sapeva che non poteva fidarsi di lui. Non con questa faccenda. Elijah non avrebbe tradito Klaus per salvare la ragazza che amava. Ricordò la notte in cui Elijah le disse di fare felice Katerina, perché le restava ancora poco tempo prima della sua morte. A quanto pareva l'empatia di Elijah se ne era andata. Aveva appena pensato a quanto rispettasse e ammirasse Elijah, a quanto pensasse che lui fosse onorevole, ma ora poteva vederlo come quel po' di cattivo che aveva inizialmente pensato.
    L'orologio ticchettava. Non aveva idea di dove fosse Klaus o quale fosse esattamente il suo piano per il sacrificio. Gretchen era introvabile, Caroline era da sola. Avrebbe dovuto solo dire tutto a Katerina stessa e trovare un modo per facilitarne la fuga. Tutto dipendeva lei.
    Accelerò, facendosi strada verso il corridoio, attraverso i cortili e superando l'ala di Klaus. Sperava che Katerina fosse ancora nella stanza accanto a quella di Klaus. Caroline lasciò che il suo udito da vampiro la raggiungesse, mentre sondava lo studio di Klaus e la camera da letto per ascoltare e capire se lui fosse nei paraggi. Non sentì niente. Ma sentì qualcosa nella stanza di Katerina.
    Sembrava una lotta, ma poi si rese conto che non era esattamente una lotta, erano ....
    Gemiti. Caroline deglutì. Cercò di soffocare la sensazione di assoluta angoscia al suono di Klaus e Katerina in camera da letto insieme. Sapeva che Klaus aveva fatto finta di corteggiare la doppelganger ogni volta che poteva, ma Caroline non aveva mai pensato che sarebbero arrivati fino al sesso. Se lo avesse saputo non si sarebbe data a lui, in nessun modo. Sentì un altro inebriante lamento provenire da Katerina e le lacrime sgorgarono dagli occhi di Caroline.
    « Trevor » sospirò Katerina.
    « Trevor? » ripeté a se stessa Caroline.
    Non era Klaus, era Trevor! Caroline si risollevò. Non c'era Klaus di là. Non aveva giocato con lei.
    Beh, sapeva che di sicuro non lo stava facendo in questo momento, ma non ci avrebbe pensato ora.
    In questo momento lei voleva andare là dentro, abbracciare sia Trevor che Katerina e offrirsi di stare a fare la guardia mentre loro due continuavano. Caroline afferrò la maniglia e spinse la porta aperta.
    La coppia si sciolse, Trevor coi capelli arruffati e la camicia fuori dai pantaloni, Katerina con i lacci del corsetto allentati. La doppelganger aveva un'aria colpevole mentre ricominciava a respirare dopo lo shock iniziale.
    « Caroline! » respirò.
    « Caroline, per favore » iniziò Trevor . Poteva vedere il guizzo negli occhi di lui. Si stava
    controllando, cercando di non diventare vampiro di fronte a Katerina, ma Caroline poteva leggerci la minaccia. Se Caroline avesse teso una mano nella direzione sbagliata, l'avrebbe fatta tacere per sempre. Un'idea si formò nella sua mente allora, così in fretta, che non era nemmeno sicura che avrebbe funzionato. Ma considerando che non aveva assolutamente altre idee, valeva la pena provarci.
    « Non vi preoccupate » disse loro « Va tutto bene. In realtà sono qui per aiutare. »









    Ritorna all'indice

    Capitolo 20
    *** Capitolo 20 ***

    Capitolo 20



    Il tramonto era solo a un'ora di distanza. Klaus poteva sentire l'energia che vibrava attraverso le sue ossa mentre camminava intorno al cortile. Poteva sentire il lupo dentro di lui che lottava per liberarsi. Molto presto, la bestia avrebbe avuto la sua chance. Molto presto. Quel giorno, Klaus aveva ricevuto la notizia che il Distruttore, Mikael, sarebbe arrivato a Londra tra uno o due giorni.
    Sorrise tra sé. Il vecchio sarebbe stato in ritardo. Klaus lo avrebbe fatto a brandelli nel momento stesso in cui suo padre avesse avuto il coraggio di oltrepassare la sua porta di casa. Tutti gli anni passati a sfuggirgli sarebbero finalmente finiti.
    Proprio in quel momento una delle serve umane si precipitò verso di lui.
    « Milord » disse la ragazza. « Ho un messaggio per voi da Lady Caroline. »
    Strano, Caroline manda mai messaggeri. « Cosa c'è? »
    « Mi ha detto di riferirvi che è giunto il momento per lei di andarsene. Ma prima vorrebbe dirvi addio. »
    « Che cosa vuol dire? »
    La ragazza tremava sotto il suo sguardo inquisitore. « Ha detto che voi avreste capito. Ha anche detto che se volete vederla sarà nel luogo che solo voi potete vedere. »
    La ragazza aveva recitato le parole, come dovesse farlo per forza. Klaus alzò gli occhi al cielo. Si stava facendo buio. La sua mano era andata alla collana di Caroline, che aveva rimesso al collo. Per lei era giunto il momento di andare. Può darsi. Non l'avrebbe più rivista per altri sei secoli. Se lui non fosse andato da lei, allora queste sarebbero state le sue ultime parole per lui, dette per bocca di una serva.
    « Vattene » ringhiò. La ragazza corse via in fretta, scappando dalla sua rabbia.


    Klaus girò sui tacchi e si diresse lungo il corridoio principale e alla porta d'ingresso, facendosi strada attraverso la foresta. Fece del suo meglio per spegnere i suoi pensieri mentre correva tra gli alberi.
    Gretchen avrebbe preparato tutto per il sacrificio, Elijah avrebbe protetto Katerina, Klaus poteva permettersi di vedere Caroline per l'ultima volta.
    Si fermò, poco prima di raggiungere le rovine. Sembravano sempre le stesse. Le vecchie colonne di pietra e i muri fatiscenti lo chiamavano, come un vecchio amico dimenticato. Camminò attraverso la soglia, sentendo la magia che manteneva il posto nascosto da occhi indiscreti. Mentre camminava al centro delle rovine, si ricordò dell'ultima volta che era stato qui, con Caroline. Era ancora l'unica persona che avesse mai portato qui. Aveva finto di mostrarlo alla doppelganger, solo per ottenere una reazione da parte di Caroline, e aveva funzionato.
    Caroline uscì girando intorno alla fontana. Indossava un semplice abito azzurro, i lunghi capelli ondeggianti giù per le spalle e intorno alla sua vita. Gli sorrise timidamente e Klaus sapeva di aver fatto la scelta giusta. Si precipitò verso di lei e la prese tra le braccia, stringendo il suo corpo stretto contro il suo.
    Era passato quasi un giorno da quando aveva parlato con lei e ne aveva odiato ogni minuto. Il suo orgoglio non gli permetteva di smettere di serbarle rancore per aver tenuto per sé i suoi segreti, ma bastò uno sguardo di lei per fargli dimenticare quanto era arrabbiato. Non sapeva come avrebbe superato tutti quei secoli, senza di lei, quando aveva a malapena superato un giorno.
    « Sono contenta che tu sia venuto. Pensavo che fossi arrabbiato con me » parlò contro il suo petto.
    « Lo ero » rispose guardandola negli occhi. Poteva vedere le lacrime che iniziano a formarsi.
    « Mi dispiace » disse. « Dovevo sapere se avevo ragione. Dopo che ho visto i ricordi dovevo parlare con Gretchen e scoprire se avevo ragione su alcune cose. Prima che te le dicessi. »
    « E hai intenzione di dirmi cosa hai visto? »
    « Sì. Tutta la verità questa volta. Niente più bugie » disse, con la voce piena di determinazione.
    Klaus le rivolse un piccolo sorriso. Infine, avrebbe avuto delle risposte. Infine, non ci sarebbero più stati segreti tra loro.
    « Hai parlato con me in futuro, come se già mi conoscessi, e poi mi hai spinto a dimenticare. Ma mi hai anche detto come torno a casa. »
    « In che senso? »
    « La maledizione dell'ibrido. Una volta che si rompe, sono libera, e torno a casa. Gretchen disse che avevo un compito da completare, ed era questo. Proteggere la doppelganger e aiutarti ad assicurarti che fosse tutto pronto per la luna piena. »
    Klaus sospirò. « Così spezzo la maledizione e ti perdo. La vita può essere così crudele. »
    Lei sorrise a malincuore. « Tu non mi stai perdendo. Non sarà per sempre, ci rivedremo. »
    Il sole era quasi tramontato. La luna cominciava a fare più luce, splendeva sul volto di Caroline, ricordandogli dove aveva bisogno di essere in quel momento.
    « Resterai qui, allora? Prima di andare? »
    « Ho pensato che fosse una buona scelta. E' sicuro, nessuno saprà che sono qui o in grado di trovarmi, mentre stai rompendo la tua maledizione, » disse, « e ci sono bei ricordi qui. »
    Klaus ridacchiò, pensando alla prima volta che ci andarono insieme. Sembrava davvero che fossero passati secoli. Il tempo era così divertente. Poteva solo sperare che passasse in fretta e che lei tornasse di nuovo da lui, in un batter d'occhio.
    « Abbiamo un po' di tempo, love » disse Klaus « per avere un ricordo in più. »
    Lui abbassò la testa e le bloccò le labbra. Klaus esplorò la sua bocca lentamente, gustandola, ogni millimetro, impegnandosi a tenere a mente ogni cosa di lei per i prossimi 600 anni.
    Si passò la lingua tra le labbra e poi si trasferì al viso, baciandola dolcemente sulle guance, su gli occhi, sulla sua mascella. Assaggiò le lacrime salate silenziose che le scorrevano giù per le guance.
    Lentamente lui si avvicinò alla fontana e la posò a terra accanto ad essa. Non c'era tempo per questo, altre cose stavano chiedendo la sua attenzione, ma non era mai stato in grado di controllare i propri impulsi con questa ragazza. Si baciarono l'un l'altra, aumentando la loro passione, le loro labbra diventavano sempre più urgenti. La mani facevano volare i lacci e i nodi mentre l'abbigliamento veniva rimosso e gettato via, fino a che si ritrovarono insieme, completamente nudi, pelle contro pelle.
    Klaus trascinava le dita lungo i lati del corpo di Caroline, guardando i brividi formarsi sotto il suo tocco. Lei gli prese il viso tra le mani, lasciando che i suoi pollici sfiorassero la barba. I suoi occhi guizzarono al suo viso.
    « Tu non sei come pensavo che fossi » gli sussurrò.
    Si chinò e catturò la sua bocca ancora una volta, il suo bacio era come un vino dolce. Klaus spostò il suo peso e Caroline aprì le gambe per lui. Si era posizionato ed entrò dentro di lei lentamente, riempiendosi centimetro per centimetro. Caroline chiuse gli occhi e si inarcò all'indietro mentre le sue membra lo accoglievano dentro, come se fosse stata fatta solo per lui. Iniziò a dondolarsi lentamente contro di lei. Rimasero a bocca aperta l'uno contro l'altra; il corpo di Caroline vibrava di desiderio ad ogni spinta.
    Le sue dita scavavano nella schiena per invitarlo. Lui poteva sentirla stretta intorno a lui, il suono del suo respiro in aumento. Klaus la baciò, aumentando il ritmo. Aveva voluto assaporare il momento più a lungo possibile, ma non era riuscito a trattenersi di più. Ma poteva sentire un po' di esitazione in Caroline. Si tirò indietro e si vedeva nei suoi occhi, mentre un'altra lacrima le scivolava lungo la guancia.
    « Andiamo tesoro, lasciati andare » le disse.
    Le prese la testa per posarvi un altro bacio e un attimo dopo, ansimò nella sua bocca, mentre l'orgasmo si precipitò su di lei. Un altro paio di spinte e Klaus gemette contro le sue labbra, rilassandosi su di lei e collassando.
    Era rilassato su di lei mentre lo cullava con il suo corpo, nel loro letto di foglie ed erba. Il respiro di Caroline era rallentato mentre faceva scorrere le sue dita tra i capelli, e le unghie raschiavano contro la sua pelle. Lui poteva sentirsi di nuovo pronto per lei ma sapeva che aveva bisogno di allontanarsi.
    Non c'era più tempo per loro. Il sole era scomparso, la luna era arrivata, e il tempo si era esaurito.
    Entrambi si alzarono e si vestirono in silenzio.
    « Devo andare » disse Klaus.
    « Lo so » rispose Caroline.
    Rimasero vicini, senza toccarsi. Klaus aveva preso tutto ciò che poteva per il momento. Se lui l'avesse toccata ora, non avrebbe mai potuto lasciarla andare.
    « Klaus, io... » Caroline si fermò. Fece un respiro profondo e proseguì lentamente. « Spero che un giorno tu possa capire. Perché ho dovuto fare tutto questo. »
    Lui la guardò negli occhi. Era proprio davvero doloroso per lei come lo era per lui. Lui non capiva perché gli stava facendo questo, lasciarlo. Se stava così male, allora perché doveva andarsene? La sua mano si sollevò, ma poi la
    lasciò cadere di nuovo al suo fianco.
    Non toccarla, si disse.
    « Addio, Caroline » disse, e poi corse via nella notte.



    ***


    Klaus si precipitò su per le scale verso la sua stanza, la sua rabbia era lampante. Aveva voglia di uccidere qualsiasi cosa, facendogli sentire un dolore estremo. I suoi occhi e la sua gola bruciavano di lacrime. Fortunatamente per lui c'era una doppelganger in cima alle scale, pronta e creata appositamente per la sua indulgenza selvaggia. Fece irruzione in camera di Katerina, ma lei non c'era. Controllò le sue altre camere, ma era introvabile. Se ne era andata.
    Klaus ruggì e corse verso lo studio di Elijah. Elijah era seduto su una sedia, con calma a leggere a lume di candela.
    « Che cosa hai fatto? » chiese.
    « Non capisco » rispose Elijah.
    « Katerina è sparita, è fuggita. »
    Elijah si alzò lentamente, gli occhi spalancati per la sorpresa. « No. »
    Ma Klaus non poteva essere ingannato. « Che cosa le hai detto? »
    « Non le ho detto niente. »
    Klaus poi lo afferrò per la gola e lo spinse contro il muro.
    « Non mentirmi! » tuonò, le vene gli pulsavano sulle guance.
    « La troverò, » promise Elijah, toccandosi la mascella per il fastidio, « hai la mia parola. »
    « Se non lo farai, ti do la mia parola:sarai morto. » Klaus gettò via il fratello e Elijah si voltò per un ultimo sguardo, prima andarsene dalla stanza.

    Klaus fece un respiro profondo. Questo non poteva accadere ora. Aveva bisogno di arrivare alla foresta, da Gretchen, e avvertirla della fuga della doppelganger. Forse poteva fare un incantesimo di localizzazione e trovarla prima che potesse allontanarsi.
    Gretchen aveva già preparato il sacrificio e lo aspettava. Un forte bagliore arancione proveniente dal fuoco in mezzo alla radura del bosco. C'era il suo lupo che aveva tenuto nei sotterranei, privo di sensi. A sinistra c'era un vampiro che aveva creato qualche giorno primo per il solo scopo di essere sacrificato.
    « Gretchen, la doppelganger è fuggita, » la informò Klaus.
    « Quanto tempo fa? » chiese Gretchen, mentre si preparava ad eseguire un incantesimo di localizzazione.
    « Non ne sono sicuro » rispose. « Ero con Caroline. Elijah deve averla presa per metterla in salvo durante la mia assenza. »
    « Elijah? »
    Klaus annuì. « So che l'ha aiutata a fuggire, e quando li troverò, li farò soffrire. »
    Gretchen scosse la testa. « Non può essere Elijah » disse « non ti tradirebbe così. »
    « Non importa » disse Klaus « dobbiamo trovarla prima che Mikael o i lupi la prendano e la uccidano. »
    Guardò Gretchen usare la sua magia, cercando di individuare il luogo dove era la doppelganger.
    Sicuramente non poteva essere andata lontano. O l'avrebbe trovata Elijah o anche Gretchen poteva riuscirci. I suoi pensieri si spostarono rapidamente a Caroline. Lei era ancora alle rovine, in attesa che l'incantesimo si infrangesse. Si starà probabilmente chiedendo perché ci metteva così tanto, ma almeno lei sarebbe stata al sicuro.
    « Non funziona » disse Gretchen.
    « Prova di nuovo! » chiese Klaus.
    « Ho provato due volte » rispose lei. « C'è una sola spiegazione del perché l'incantesimo non funzioni. Lei è già morta. »




    Ritorna all'indice

    Capitolo 21
    *** Capitolo 21 ***

    Capitolo 21



    Caroline era già in marcia da quando Klaus l'aveva lasciata alle rovine. Le lacrime le scorrevano lungo il viso mentre volava via. Non sapeva dove stava andando o dove sarebbe andata, ma sapeva che non le importava. Lui avrebbe capito tutto abbastanza presto. Avrebbe riconosciuto il suo zampino nella fuga di Katerina e poi l'avrebbe odiata. Avrebbe anche potuto volerla uccidere.
    Allora corse.
    Questo faceva di lei una codarda?
    Probabilmente.
    L'alba cominciava a vedersi. Caroline aveva smesso di correre e si accasciò contro un albero.
    Fisicamente, stava bene, ma emotivamente, era esausta. Si strinse le ginocchia al petto e pianse tra le sue braccia. Tutto quello che voleva era tornare a casa. Voleva indietro i suoi amici e la sua vita. Perché le cose dovevano andare in questo modo? Perché era il suo destino innamorarsi di Klaus solamente per rovinare la sua vita? Arrivare a tradire l'uomo che amava per salvare tutto ciò che conosceva. Questa era la sua punizione per essersi innamorata del suo più grande nemico? Era troppo tardi per fermarsi adesso però. Aveva preso la decisione ed era stata fatta.
    « Caroline? »
    Scattò. C'era Elijah, in piedi di fronte a lei. Non lo aveva nemmeno sentito avvicinare.
    « Cosa ci fai qui? » gli chiese con circospezione. Klaus aveva già capito le cose e avesse mandato suo fratello a cercarla?
    « Katerina è fuggita » disse Elijah.
    Caroline tirò un sospiro di sollievo. Tutto era andato come previsto. Almeno poteva avere un po' di conforto con questo.
    « Mi pare di capire che hai partecipato alla fuga di Katerina. »
    Non c'era motivo di mentire a lui. Elijah aveva visto tutto.
    « Era quello che dovevo fare » gli disse « Non lo sapevo in quel momento. Ho appena capito tutto »
    « Ho provato a dire a Klaus di non fidarsi di te, ma non mi ha mai ascoltato. In effetti, mi ha accusato di aver messo la mia umanità in mezzo alla strada della realizzazione della sua missione. »
    « E' difficile fare la cosa giusta per tutto il tempo, credo. »
    « Infatti » rispose Elijah. Balenò verso di lei e poi la afferrò dal braccio. Caroline cercò di scappare via, ma la sua presa era di ferro.
    « Che cosa stai facendo? »
    « Non sono riuscito a trovare Katerina, ma non posso tornare indietro a mani vuote, » disse Elijah.
    « Lui mi ucciderà. »
    « Come hai detto, Caroline, è difficile fare la cosa giusta per tutto il tempo. »
    Elijah trascinava Caroline al castello. Furono accolti da Gretchen nei cortili.
    « Caroline! Elijah! Siete tornati! » La strega sembrava sollevata, completamente non curante del fatto che Elijah stringeva Caroline come se lei fosse una prigioniera.
    « Nessun segno di Katerina? » chiese Elijah.
    « Trevor e la sua compagna, Rose, l'hanno trasformata in vampiro » disse Gretchen. « I tre sono fuggiti. »
    Elijah teneva ancora Caroline. « Dov'è Niklaus? »
    « E' andato a cercare la sua vendetta » spiegò Gretchen. « Non so quando tornerà. »
    Elijah rilasciò Caroline. « Molto bene » rispose senza problemi andando verso le sue stanze.
    « Elijah, per favore! » gridò Gretchen. « Devi scappare. Ti ucciderà. Anche dopo tutto quello che ha visto, tutto quello che gli ho fatto vedere, lui ancora non crede che tu gli resterai fedele. »
    « Cos'è che non mi stai dicendo Gretchen? »
    « Klaus ha portato le bare fuori della cripta. »
    Elijah si voltò lentamente e il suo sguardo lampeggiò. A Caroline venne in mente che non aveva mai visto Elijah nella sua forma di vampiro. Ogni volta che Klaus perdeva le staffe, i suoi occhi cambiavano e le sue zanne scendevano, ma Elijah era sempre rimasto freddo e calmo. Il nero dei suoi occhi era ciò che di più terrificante avesse mai visto. Era come essere gettato in un abisso oscuro, senza speranza di poter mai raggiungere il sole. Non era nemmeno completamente trasformato e Caroline capì perché non avesse mai voluto vedere la parte vampiro di Elijah. C'era qualcosa di spaventoso in tutta la trasformazione di un uomo composto che diventa una bestia feroce.
    « Dove le ha portate, Gretchen? » La voce di Elijah era un ringhio ghiacciato mentre parlava. La strega scosse la testa, le lacrime cominciano a scendere dai suoi occhi. « DOVE! »
    Caroline sussultò al boom della voce di Elijah e Gretchen singhiozzò.
    « Per favore Elijah, per favore. Scappa. »
    La mascella di Elijah si contrasse mentre prendeva un respiro profondo, per tornare alla sua compostezza abituale. Lo sguardo scivolò verso Caroline.
    « Vi auguro buona fortuna » disse Elijah « Davvero, Caroline. Forse ci incontreremo di nuovo. »
    E poi se ne andò.



    ***


    Caroline era sola nella stanza di Klaus. Rimase alla finestra, a guardare il sole che tramontava nel cielo. Era tranquillo e silenzioso e completamente all'oscuro di tutto ciò che era accaduto negli ultimi due giorni. Elijah se ne era andato. Gretchen aveva pianto tutto il giorno. I servi erano confusi su tutto quello che stava succedendo e Caroline non sapeva cosa fare. C'era davvero una via di uscita? Tornarono le sue preoccupazioni originali. Dove sarebbe andata? Klaus aveva ragione, lei non avrebbe mai potuto sopravvivere in questa epoca, sia da umana che da vampiro.
    Klaus.
    Dov'era?
    « Bulgaria » disse Gretchen, apparendo sulla soglia. Caroline si voltò verso di lei. « Scusami, ma stavi pensando a voce molto alta. I tuoi pensieri su di lui sono molto forti. »
    « Perché la Bulgaria? »
    « E' dove abita la famiglia di Katerina » disse Gretchen senza fornire ulteriori spiegazioni. La strega entrò nella stanza. Caroline poteva dire che aveva trascorso la maggior parte giorno a piangere, il suo viso era stanco e aveva gli occhi rossi.
    « Ho incontrato Klaus e Elijah quando ero vicino alla tua età. Ero giovane e stupida e i miei poteri non erano raffinati. Mi hanno portato dentro e mi ha aiutato. Fu solo molti anni dopo, quando cercai di lasciarli, che realizzai come Klaus si serviva di me per il proprio profitto. Ma ho accettato di aiutarlo. Mi avevano aiutato, mi avevano salvato la vita, perché non avrei dovuto restituire il favore?
    « Una notte, molti anni fa, Klaus ed Elijah avevano litigato. Non ho mai saputo di cosa si trattasse. Ma Klaus mi disse che se Elijah dovesse mai tradirlo, avrebbe nascosto la loro famiglia lontano. Avrebbe avuto bisogno del mio aiuto nel farlo. Ho dovuto renderli invisibili ad Elijah. Potrà essere in grado di trovarli solamente se io glielo permetterei. Ho avvertito Elijah una volta. Gli ho detto del piano di emergenza di Klaus. Ma non disse nulla. Rimase perfettamente calmo e mi ringraziò per averglielo detto. »
    « Klaus non ha portato la sua famiglia da nessuna parte. Mi ha fatto fare l'incantesimo qui. Le bare sono ancora di sotto nelle cripte. »
    Caroline scosse la testa leggermente. « E allora perché non hai detto a Elijah che Klaus li tiene qui? »
    « Mi piace Elijah. Più di chiunque altro. Klaus mi comanda da quasi un secolo. Il modo in cui impugna la sua famiglia contro Elijah. Amo Elijah, ma temo Klaus. Quando Klaus tornerà dalla Bulgaria, il prossimo su cui metterà gli occhi sarà Elijah. »
    « Pensi davvero che ucciderà il proprio fratello? » la neutralizzò Caroline.
    Gli occhi castani di Gretchen incontrarono i suoi, un valore di secoli di conoscenze mischiati a disperazione. « Lo pensi davvero? »
    Fuori, Caroline sentì l'arrivo dei cavalli. « È già di ritorno? »
    Gretchen sembrava altrettanto confusa e si precipitarono fuori dalla stanza e giù per le scale per vedere la confusione. Sentivano le urla di alcuni servitori e Caroline fu catturata dall'odore del sangue fresco. Afferrò il braccio di Gretchen e la trattenne.
    « Dobbiamo uscire di qui » disse in fretta. Gretchen annuì.
    Prima che potessero girare, le porte che portavano dal grande salone al cortile furono aperte.
    Caroline trattenne il respiro, in attesa di vedere chi o che cosa l'aspettava dall'altra parte. Mantenne la sua posizione, preparandosi a combattere e a difendere tutte e due, se ce ne fosse stato bisogno.
    Poteva esserci qualsiasi cosa dall'altro lato della porta. Un altro vampiro, i lupi mannari, e Elijah non aveva detto qualcosa a proposito di cacciatori di vampiri?
    La porta cigolò spalancata e si trovò davanti un uomo alto magro e biondo, affiancato da altri due vampiri. Batté le sue mani insanguinate insieme e sorrise loro.
    « Ah Gretchen, quanto è bello rivederti » disse camminando in avanti.
    Gretchen si mosse, parandosi davanti a Caroline protettiva, fissando il biondo uomo con la barba.
    « Ora dimmi, mia dolce strega, dove posso trovare mio figlio? »



    Ritorna all'indice

    Capitolo 22
    *** Capitolo 22 ***

    Capitolo 22



    Klaus aveva fatto piovere sangue in quel piccolo villaggio bulgaro. Quando aveva lasciato Londra per trovare Katerina, pensò che la sua casa potesse essere il primo posto in cui si sarebbe rifugiata e quando scoprì che non era lì si rese conto che c'erano altre punizioni molto più crudeli della morte immediata. Katerina avrebbe pagato con la propria vita, un giorno: il suo destino era segnato, ma per ora avrebbe pagato con la vita della sua famiglia.


    Arrivò di nuovo a Londra pochi giorni dopo, la violenza efferata aveva lasciato evidenti macchie di sangue sulla camicia. Ogni uomo o donna abbastanza stupido da starsene per conto suo durante tutto il suo viaggio fu prosciugato.
    Mentre camminava sopra la collina finale, vedeva la sua casa perfettamente. Poteva vedere Caroline, dalla finestra, che guardava fuori verso il paesaggio.
    Stava cercando lui? Si era dimenticato di lei nella nebbia di sangue e di carne maciullata, il suo calore, la sua luce. Ma lo aspettava, la sua bellezza radiosa e splendente, come un secondo sole.
    Klaus accelerò il passo. Non voleva altro che spegnere le sue emozioni ed essere tra le sue braccia.
    Mentre si avvicinava, Caroline si era spostata dalla finestra e gli venne incontro davanti alla porta.
    Lui le sorrise, ma lei non ricambiò il sorriso.
    « Sei ancora qui » disse stando di fronte a lei.
    « Certo » rispose lei.
    Le sue parole e i suoi movimenti erano falsi e strani.
    La fronte di Klaus si aggrottò. « Sei arrabbiata con me? »
    « No » disse, mordendosi il labbro.
    « E questa è l'unica accoglienza che ottengo? »
    Lei scosse la testa e fece un passo verso di lui, appoggiando la mano sul petto. Il calore fluiva dalle sue dita dentro di lui, ma il suo sguardo gli lasciò una sensazione di freddo. Lei lo guardò attraverso le ciglia. C'era qualcosa di sbagliato, poteva capirlo. Si rese conto che era tranquilla. Troppo tranquilla.
    « Caroline, qual è il problema? »
    Lentamente si alzò sulla punta dei piedi e gli baciò l'angolo della bocca. Poco prima che le sue labbra si toccassero, la sentì sussurrare una sola parola, appena abbastanza forte da essere sentita.
    « Mikael. »
    Improvvisamente lei gridò e cadde a terra. Un uomo apparve dietro alla porta, tenendo la mano in direzione di Caroline, e Klaus lo riconobbe immediatamente come strega. Caroline si contorceva dal dolore a terra e Klaus era a un mezzo passo dalla strega prima che un altro uomo si rivelasse.
    « Caroline, perché avevi bisogno di rovinare la sorpresa » Mikael uscì e si fermò davanti alla porta.
    « Basta. »
    La strega lasciò cadere la mano e rilasciò Caroline.
    « Caroline, vieni qui » ordinò Mikael. Lei si alzò sulle gambe tremanti e si avvicinò a Mikael, mettendosi accanto a lui. « Lei fa tutto quello che le dico di fare.
    Il soggiogamento è molto divertente a volte. Avere quel controllo su un altro essere. Ne vale davvero la pena. »
    Klaus guardò suo padre.
    Mikael ridacchiò semplicemente alla rabbia muta di Klaus. « Forse dovremmo parlare dentro. Andiamo. »
    Mikael si voltò e tornò dentro. Caroline lo seguì, facendo a Klaus uno sguardo preoccupato. Rimase impassibile, annuendo verso di lei, mentre seguiva entrambi all'interno della grande sala. Mikael prese posto a capotavola, mantenendo Caroline al suo fianco. Klaus rimase in piedi, dalla parte opposta.
    « Avevo sentito voci che una ragazza dai capelli biondi si era unita al vostro gruppo, e ho ipotizzato in un primo momento che fosse semplicemente la nostra cara Rebekah, risvegliata e tornata nelle tue grazie » disse Mikael, « ma quando sono arrivato qui e ho incontrato Caroline mi sono reso conto che questa era la bellezza in causa. Le storie che ho sentito sulla tua infatuazione per lei, l'uccisione di lupi per lei, l'aver gettato via ogni precauzione che avessi mai preso per tenerti al sicuro... sapevo che doveva essere una donna speciale. Ero semplicemente impaziente di incontrarla. »
    « Se sei qui per uccidermi Mikael, perché non la fai finita? » Klaus rispose finalmente, la sua voce piena di rabbia.
    « Sempre così pronto a venire al sodo, Niklaus; mai un momento per la conversazione. »
    « Beh, hai cercato di uccidermi per oltre 300 anni, non ci sono mai state chiacchiere coinvolgenti prima. »
    « È vero » ammise Mikael. « Beh, se non hai voglia di chiacchierare. Ho qualcosa da mostrarti. »
    Mikael si alzò di nuovo dalla sedia e li accompagnò fuori, nel cortile. C'erano corpi, sdraiati tutto intorno, in vari stati di smembramento, al centro di tutti c'era Gretchen, la sua testa su una picca, con gli occhi magicamente aperti e offuscati dalla morte. Ai margini del giardino, erano seduti alcuni uomini, intenti a guardare l'entrata di Klaus, con sguardi feroci.
    « Mi sono fatto qualche amico interessante, mentre ti aspettavo » disse Mikael. « Sapevi che questi individui sono molto arrabbiati con te? A quanto pare hai ucciso alcuni dei loro fratelli, del loro branco. »
    Mikael si fermò a nel mezzo al cortile e si voltò verso Klaus.
    « Quindi hai ucciso la mia strega e i miei servi. » Klaus si strinse nelle spalle. « Danni collaterali. »
    « Non li ho uccisi. I lupi erano affamati. Era luna piena, lo sai. »
    Klaus rise senza allegria al timido ricordo del suo fallimento. Teneva un occhio attento su Caroline mentre lei stava accanto a Mikael. Se ne stava lì, impassibile e coraggiosa. Klaus avrebbe voluto tirarla fuori da tutto questo, non avrebbe lasciato che Mikael le facesse del male. Non a causa sua.
    « E adesso che succede? »
    « Ora » disse Mikael « mi dici dove hai rinchiuso i miei figli. Così che io possa liberarli. »
    « Con liberarli intendi ucciderli? Se mi uccidi, allora non li troverai mai. »
    Mikael si mise a ridere. « Così questa è la tua arma, ragazzo? Beh, non sono qui per ucciderti. Esistono alcune punizioni molto più crudeli della morte. »
    La mano di Mikael sparì all'indietro e irruppe attraverso la schiena di Caroline, comprimendo il suo cuore.
    Un malato, gorgogliante grido sfuggì la sua bocca e Klaus inciampò in avanti prima di fermarsi. Mikael lasciò la sua mano nel petto di lei e cominciò a ridere.
    « Bel tentativo, Niklaus » disse. « Hai provato così duramente a far finta che non ti importasse. Ma i tuoi occhi ti tradiscono. La tua possessività. Io non ho alcun interesse per questa ragazza, diversamente da ciò che lei significa per te. »
    La presa di Mikael strinse e gli occhi di Caroline rotearono all'indietro nella sua testa, prima di cadere, senza vita e grigia a terra.
    Camminò avanti e si fermò accanto a Klaus, i cui occhi rimasero fissi sul cadavere di Caroline. Mikael strinse il cuore di Caroline nella sua mano, il suo sangue gli copriva il braccio, e gli diede una rapida scossa di fronte a Klaus prima di farlo cadere a terra. Passò accanto a lui, una risata bassa risuonava nella gola del Distruttore. Klaus si voltò lentamente e si lanciò pronto ad attaccare, ma i lupi furono su di lui in un attimo, spingendolo indietro. Anche con la sua forza non c'era partita contro tre licantropi.
    « Ora sai cosa vuol dire, ragazzo, guardare qualcuno che strappa il cuore alla donna che ami » sogghignò Mikael. « Ci vedremo di nuovo. »



    ***


    Mikael se andò, con i suoi lupi, lasciando Klaus solo nel cortile, circondato dalla morte e dalla distruzione che avevano lasciato. Klaus lo guardò allontanarsi, le lacrime gli cadevano liberamente lungo le guance. Si voltò dove giaceva Caroline, ma lei non c'era più. Il suo corpo non c'era più.
    Klaus si avvicinò e si fermò in quel punto, scendendo fino alle ginocchia. L'unica prova che era stata lì era una pozza di sangue e nel mezzo, un bracciale con un piccolo zaffiro.
    Qualche tempo dopo, si alzò dalla terra, con in mano il braccialetto di Caroline, con il suo sangue ancora sulle dita. Trascinava i piedi mentre camminava lungo il corridoio e spinse indietro la porta del muro di pietra che conduceva alla cripta. Bottiglie di vino vuote caddero a terra, ma non si preoccupò di cercare di afferrarle. Si fermò davanti alle bare dove erano i suoi fratelli.


    « Sei coraggiosa » sorrise « ho ucciso altri vampiri per molto meno. »
    « Cosa? Vuoi dire impedirti di diventare il primo vampiro a morire per alcoolismo? » lei lo raggiunse e gli tolse un po' di vino dal mento. « Non cercare di intimidirmi. »


    Lui chiuse gli occhi, respirando profondamente, cercando di bloccare i ricordi di Caroline che lo circondavano. Voleva spegnere, dimenticare.
    Amore. Che miserabile maledizione. Non gli aveva portato altro che tristezza e dolore.
    « Qual era lo scopo? » mormorò tra sé e sé « QUALE ERA LO SCOPO! »
    Klaus si trascinò una mano sul viso. Tutto quello che vide quando chiuse gli occhi fu il suo viso. I suoi occhi, le sue labbra, il suo sorriso. Questa volta era reale. Lei non giaceva sul suo letto dolorante, bisognosa del suo sangue per curare un morso di lupo. Lei non era priva di sensi, la transizione di nuovo a vampiro. Lei non c'era più. Era morta. Non avrebbe potuto vederla di nuovo in futuro. Non la lei che lui conosceva. Non come avevano programmato. Non ci sarebbe stata una seconda possibilità adesso. Non aveva potuto dirle addio. Non aveva nemmeno avuto la possibilità di tenerla stretta per l'ultima volta. Era scomparsa subito, come se non fosse mai stata nemmeno lì.
    Tutto era diventato niente. Aveva perso ogni possibilità di rompere la sua maledizione.
    Elijah lo aveva tradito e lasciato. Gretchen era morta. E ora Caroline era morta.
    Klaus afferrò una delle bare facendola scivolare fuori dal suo alloggiamento, aprì la bara e guardò il corpo all'interno, grigio e freddo, con un pugnale scintillante che sporgeva dal cuore. Klaus afferrò il pugnale e lo tirò via dal corpo, facendolo cadere sul pavimento.
    « È ora di svegliarsi, sorellina » sussurrò « non posso farcela da solo. »

    Ritorna all'indice

    Capitolo 23
    *** Capitolo 23 ***

    Capitolo 23



    Caroline poteva sentire gli uccellini che cantavano felicemente il loro canto mattutino. Gemette. La sua testa la stava uccidendo. Tutto il suo corpo la stava uccidendo. Uccelli maledetti. Che cosa avranno da essere così felici? Si girò e si allungò sul cuscino, afferrandolo e infilandoselo sotto la testa. Un sospiro di soddisfazione lasciò le sue labbra mentre si rannicchiava nel suo letto.
    Bel tentativo Niklaus.
    Gli occhi di Caroline si spalancarono. « Mikael! »
    Si mise a sedere in fretta sul suo letto, con gli occhi che giravano freneticamente per la stanza. Nel suo letto. Suo. Era di nuovo nella sua stanza, nel presente. Le familiari pareti gialle la accoglievano mentre la luce del mattino entrava dalle sue vaporose tende bianche.
    Mikael l'aveva uccisa davanti a Klaus e l'aveva mandata indietro.
    « Caroline? » Sentì la voce di sua madre venire dalla sala. « Sei tu? »
    Liz irruppe nella stanza e vide sua figlia, seduta sul suo letto.
    « Mamma... » Caroline si arrampicò e corse tra le braccia di sua madre. Pensava che non l'avrebbe mai più rivista.
    Liz la strinse. « Grazie a Dio. Finalmente è finita » disse tirandola a sé e cullando il viso di Caroline « Elena e Bonnie mi hanno detto tutto. Sei nei guai, signorina. Ma in questo momento, ciò che conta è che tu sia a casa. »
    Sua madre la tirò indietro per un altro abbraccio.
    « Sto bene mamma » disse, in tono di scusa. « Te lo giuro. »
    Liz finalmente si allontanò e cambiò rapidamente espressione, entrando in modalità “madre-arrabbiata”. « Che cosa stavate pensando voi tre? Giocare con la magia? »
    « Non stavamo pensando, è questo il punto! » ammise Caroline.
    « Tu non pensavi, è esattamente questo il punto! » disse Liz a voce alta, spalancando la bocca per un momento, per poi chiuderla goffamente. « Mi hai rubato il mio tono di madre arrabbiata. »
    Caroline si lasciò sfuggire una piccola risata. « Guarda mamma, pensi che potresti urlare contro di me più tardi? Ho bisogno di andare a parlare con Bonnie. »
    « Bonnie è andata via. È con il suo papà e la sua famiglia per il resto dell'estate. »
    « Oh » disse Caroline, sentendosi un po' indignata al pensiero che Bonnie potesse prendere tutto e partire, mentre lei era bloccata nel dannato Medioevo. « Allora Elena. »
    Liz annuì. « Sto andando a lavorare. Appena arrivi a casa, però, sei in punizione. »
    Caroline annuì. Voleva ridere di nuovo. Essere in punizione era il castigo più piccolo che aveva ricevuto ultimamente. Liz uscì per andare a lavorare e Caroline afferrò il cellulare dal comodino.
    « Elena, sono io. Sono tornata. »


    Dopo essersi vestita e bevuto una sacca di sangue, Caroline raggiunse rapidamente Elena.
    Lei la strinse in un abbraccio stritolante, nel momento stesso in cui la vide.
    « Care, sono così dispiaciuta, non riesco a credere come abbiamo fatto a pensare che un incantesimo di viaggio nel tempo potesse essere una buona idea » disse Elena.
    « Va tutto bene. Scherzi a parte, se fossi stata umana mi avresti soffocata in questo momento. »
    Caroline grugnì sotto l'abbraccio di ferro della sua amica.
    « Oh » Elena la lasciò andare e fece un passo indietro in modo che Caroline potesse entrare.
    « Non è colpa tua. Semmai è lo stupido universo. »
    Elena piegò la testa di lato. « Di cosa stai parlando? »
    « Te lo dico tra un minuto. Prima cosa. Quanto tempo sono stata via e che cosa mi sono persa? »
    Le due ragazze entrarono nel salotto di Elena e si sedettero sul divano mentre Elena prese a raccontare quello che stava scendendo a Mystic Falls da quando Caroline era stata nel XV secolo.
    « Due settimane. Klaus tiene ancora Stefan in ostaggio e non sa che sono viva. Ho cercato di lavorare con Damon per trovarli, ma lui è così strano in questo momento. Sta nascondendo qualcosa, lo so. »
    Klaus. Caroline sentì il cuore stringersi, sentire il suo nome, vedere il disprezzo nell'espressione di Elena ogni volta che lo nominava. Non che lei potesse biasimarla. Klaus l'aveva uccisa e stava ricattando l'amore della sua vita per farsi seguire ed attraversare il paese facendo baldoria di sangue.
    « Dov'è Klaus ora? » Domandò Caroline.
    Elena si strinse nelle spalle. « Non lo so, ma scommetto che Damon lo sa. »
    « Devo arrivare laggiù » disse Caroline saltando su dal divano e dirigendosi verso la porta.
    « Ehi, Caroline aspetta » disse Elena seguendola. Le afferrò un braccio e la fece fermare. « Cosa è successo Caroline? Che cosa è successo nel passato? »
    « Un sacco di cose Elena; veramente un sacco di cose. »
    « Dimmi » disse Elena. « Nessuno mi dà risposte su niente. Lo odio. Ho bisogno che qualcuno mi dica qualcosa. »
    Caroline le rivolse uno sguardo comprensivo. Non poteva dire a Elena quello che era successo nel 1492, non dopo tutto quello che Klaus le aveva fatto. A tutti loro.
    « Lo so » disse Caroline. « È solo, che non credo che abbiamo avuto ragione nel cercare di cambiare le cose che erano già successe. Non si può cambiare il passato, ma si può cambiare il futuro. »
    Caroline sapeva che Elena non aveva idea di cosa stesse parlando, ma le annuì comunque e la lasciò andare.


    ***


    La tappa successiva che fece Caroline fu la casa dei Salvatore. Damon aprì la porta, a torso nudo, con indosso il ghigno arrogante, suo marchio di fabbrica.
    « Barbie, quando sei tornata dai secoli bui? »
    Caroline gli fece un sorriso salato e balzò in casa. « Mi sei mancato anche tu » disse.
    « Se cerchi Elena, non è qui » disse Damon chiudendo la porta e seguendola in soggiorno.
    « Sono già stata a vedere Elena, ora sono qui per vedere te. »
    « Beh, cosa posso fare per te? » chiese Damon. Si diresse verso il bar al centro della sala e si versò un bicchiere di scotch e sangue mescolato. Special Salvatore, lo chiamava. « Bevi? »
    Caroline scosse la testa. « Ho bisogno di sapere dove sono Klaus e Stefan. So che lo sai. »
    Damon strinse le labbra. « Hai colpito forte la testa a terra, cadendo, non è vero? » rispose. « Cosa? Elena pensa forse che tu potresti convincermi a dirle qualunque cosa lei pensi che le stia nascondendo? »
    « Beh, ovviamente le stai nascondendo qualcosa. Invece no, Elena non mi ha mandata qui. Sono qui per conto mio. »
    « E allora? »
    Caroline esitò un po', cercando di trovare una sorta di scusa che poteva convincere Damon. « Stefan è mio amico. Tengo a lui. »
    Damon si avvicinò a lei, i suoi occhi blu fissi in quelli di lei, studiandola attentamente. Caroline
    fece del suo meglio per tenere il suo sguardo, mantenendo il mento alto e la schiena dritta, sperando di fargli bere la sua scusa. Non era esattamente una scusa, Caroline aveva fatto attenzione a cosa era successo a Stefan, ma in questo momento lui non era esattamente la sua priorità assoluta.
    « Non me la bevo, Barbie, mi dispiace », disse Damon, « Un '10' per la fatica però. »
    Caroline gemette. « Allora, pensi di trovarlo e risolvere tutto da solo? »
    « Questo è esattamente quello che ho intenzione di fare » rispose Damon « quindi perché non te ne vai a casa, fai una pausa, programmi una vendita di torte o qualunque cosa tu faccia e lasci che i vampiri grandi si occupino dei grandi problemi di un vampiro, ok? Non ho bisogno che tu ti faccia ammazzare o faccia casini con mio fratello in modalità squartatore e Klaus ok? »
    Caroline lo canzonò. Se Damon avesse saputo che, quando fosse andato da Klaus, lei sarebbe stata la cosa più sicura che avevano per ottenere indietro Stefan. « Come vuoi Damon. Se non mi aiuterai, scoprirò da sola dove sono. »



    ***


    ~ Due settimane dopo ~

    « Sono 52,80 dollari » disse la ragazza del negozio a Caroline.
    Caroline sorrise e porse la sua carta di credito per la miliardesima volta, quel giorno, ed era appena mezzogiorno. Era stata a fare la spesa per tutta la mattina, cercando di avere tutto pronto per il compleanno di Elena, quella sera. La sua migliore amica era arrivata ai diciotto anni. Era una pietra miliare e dannazione, a dispetto di tutto quello che succedeva, era determinata far divertire tutti.
    Mentre camminava fuori del negozio, sentì squillare il telefono dentro la sua borsa. Subito agganciò il gran numero di borse della spesa in tutto il gomito e scavò nella borsa per il suo telefono, rispondere e parlare attraverso il suo auricolare.
    « Ehi, mamma. »
    « Ciao tesoro, ho una notizia » disse Liz sull'altra linea.
    Caroline si fece seria. « Che cos'è? »
    « Un altro attacco animale. Questa volta a Memphis. E' il terzo che è stato segnalato questa
    settimana in Tennessee. Tutte le relazioni che ho letto sembrano coprire un attacco di vampiro. »
    Aveva smesso di camminare, ascoltando attentamente la relazione di sua madre. Da quando Damon le aveva negato aiuto per trovare Klaus e Stefan, lei ed Elena avevano preso a fare da sole un po' di lavoro investigativo. Caroline aveva deciso di far uso dei suoi poteri come figlia dello sceriffo. Per fortuna, la sua mamma non protestò troppo quando le aveva chiesto aiuto.
    « Dirò a Elena di chiamarti, » disse Caroline riagganciando il telefono con la madre.


    Caroline chiamò Elena per riferire la notizia. Sapeva che non era molto con cui andare avanti, gli attacchi non erano nemmeno necessariamente di Klaus, ma era tutto quello che avevano. Dopo la rapida chiamata, incontrò Tyler al Grill per il pranzo. Si sedettero a uno dei tavoli del patio, fuori, sotto il sole estivo. Caroline guardava le persone e le auto mentre erano seduti lì. Sembrava così strano essere di nuovo lì. Dopo aver trascorso così tanto tempo nel XV secolo, era strano vedere cose come le auto, e parlare di nuovo al cellulare. Le ricordava il momento in cui Klaus le aveva regalato il sogno, quando pensava che lei stesse morendo per il morso di un licantropo.
    Sospirò, puntellandosi la testa con la mano, pensando a Klaus. Dove diavolo era e che cosa diavolo stava facendo? E perché aveva preso Stefan? Caroline sapeva che doveva trovarlo velocemente, prima che succedesse qualcosa a Stefan.
    Non solo, aveva bisogno di vedere di nuovo Klaus.
    Aveva pensato che fosse morta. Tutto aveva un senso ora. Il sogno, l'ammaliamento, tutto. Klaus era lì quando Mikael le aveva strappato il cuore. Aveva visto tutta la scena sanguinosa e aveva trascorso gli ultimi sei secoli, pensando che era morta in modo permanente.
    « Caroline? Pronto? » Tyler stava agitando la mano davanti al suo viso, cercando di ottenere la sua attenzione.
    « Cosa? » disse sbattendo gli occhi su di lui e rivolgendosi di nuovo al suo menu.
    « Eri solo a un milione di miglia di distanza » disse « che succede? »
    « Niente, stavo solo pensando al party. »
    « Davvero? » la sfidò. « Perché sembrava che stessi pensando a qualcos'altro. »
    « No » rispose lei « sono solo preoccupata che il forno non farà la torta in tempo. Possono essere così fastidiosi. »
    Sapeva che la sua voce era un po' stridula e strana, ma sperava che Tyler se la bevesse. Era un ragazzo, giusto? Doveva essere insensibile ai meccanismi emotivi interiori della mente di una ragazza.
    « Giusto » disse Tyler lanciandole uno sguardo strano e abbassando lo sguardo verso il suo menu.
    In quel momento Jeremy venne a prendere i loro ordini.
    « Matt ti ha passato la sua sezione? » gli chiese Caroline. Jeremy sospirò all'affermazione e aggrottò la fronte verso Tyler. « Pensa che usciamo insieme. »
    Tyler si strinse nelle spalle. « Anche mia madre. »
    « Che cosa? »
    « Siamo insieme tutto il tempo, non è una conclusione affrettata. »
    Era vero. Caroline aveva trascorso la maggior parte del suo tempo con Tyler da quando era tornata. Elena aveva trascorso il suo tempo in giro con Damon, cercando di trovare Stefan e Bonnie era sparita per un po' e sembrava che Matt si sentisse ancora a disagio intorno a lei, così Tyler era praticamente l'unico amico che aveva. Aveva pensato che forse stava sviluppando dei sentimenti per Tyler all'inizio dell'estate, e sapeva che lui aveva dei sentimenti per lei. O aveva avuto. Ma questo era prima del suo viaggio nel tempo. Prima che tutto cambiasse.
    « E' pazzesco » disse cercando di scrollarsi quei pensieri di dosso come se fossero uno scherzo.
    « Vero? » Tyler accettò, ma il suo tono era acido. « Ascolta Care, in realtà stavo pensando... »
    Il telefono di Caroline squillò, lampeggiava il numero di Elena, e lei rispose ponendo fine a qualunque cosa Tyler stesse per dire.
    « Ehi, che succede? Sì, ci vediamo là tra una mezz'ora? » e riattaccò il telefono. « Era Elena. Sta andando da Damon per chiedergli di questa nuova pista che abbiamo ottenuto sulle tracce di Klaus. Vado a incontrarla e allestiremo per la festa dopo che avremo mangiato. »
    « Vengo con te » disse Tyler.
    Caroline sorrise e bevve un sorso di acqua. « Ok. »
    Dopo il pranzo, Tyler le raggiunse alla pensione, dove scaricavano molti sacchetti di Caroline e
    cominciò la creazione per la festa di compleanno di Elena, quella notte.
    « Così Damon pensa che potrebbe essere Klaus? » chiese Caroline mentre scartava un altro manicotto di bicchieri rossi.
    « Non lo so. Mi sento come se dovessi combattere Damon ogni volta che otteniamo qualcosa su Stefan » disse Elena.
    « Forse non vuole trovarlo » intervenne Tyler
    Caroline si voltò e lo guardò. « Tyler! »
    « Cosa? Ti è entrato dentro, non è vero? »
    « L'unica ragione per cui Stefan è andato con Klaus era perché era l'unico modo che aveva per salvare la vita di Damon, voglio dire, fidati Damon vuole trovarlo » rispose Elena.
    « Ma l'hai baciato. Probabilmente è fuori con la testa. »
    Gli occhi di Caroline si spalancarono ancora di più a lui. « Tyler! »
    Tyler non sapeva nulla del codice segreto tra ragazze? Si voltò verso Elena dandole uno sguardo di scusa. « Mi dispiace. »
    « Non preoccuparti. » disse Elena, tornando a dividere i bicchieri.
    « Guarda Elena prometto che troveremo Klaus e tutto sarà di nuovo a posto. Con o senza l'aiuto di Damon. »
    « Sì » disse Elena guardando lo schermo del telefono « Oh, ho appena perso una chiamata da Bonnie. Torno subito. »
    Una volta che Elena fu fuori dalla stanza, Caroline si rivolse a Tyler.
    « Solo perché ti dico le cose non significa che hai il permesso di saperle » lo rimproverò.
    « Mi dispiace », rispose.
    « Elena non ha bisogno di preoccuparsi dei sentimenti di Damon per lei, non deve essere in cima a tutto il resto » disse Caroline. « L'importante è trovare Klaus. »
    « Vuoi dire Stefan » la folgorò Tyler.
    « Eh? »
    « La cosa importante è trovare Stefan. Non Klaus. »
    Caroline alzò gli occhi. « Klaus, Stefan, è la stessa cosa. Sai cosa voglio dire. » Si voltò e cominciò a scaricare un sacco di bandierine sul tavolo.
    « Elena parla sempre di trovare Stefan, ma tu parli sempre di trovare Klaus » disse Tyler. Caroline non lo guardò negli occhi mentre si avvicinava al suo fianco. Aveva paura che se lo avesse fatto, avrebbe visto tutto quello che stava cercando di nascondere. « Cosa è successo nel 1492 Caroline? Non vuoi parlarne. Voglio dire, so che hai trascorso un po' di tempo con quel tipo vero? Ma lui non ti ha ucciso. Che cosa è successo tra te e Klaus? »
    « Niente. »
    « Qualcosa è successo. Puoi rifiutarti di dirlo a me o a chiunque altro, ma so che è successo qualcosa. Ci hai girato intorno con la tua felicità, ma ho capito che qualcosa non va, Caroline. Lo so. L'unica volta che ti sei ravvivata un minimo è stata quando tu ed Elena vi siete ossessionate nel trovare Stefan - Oh, mi dispiace, volevo dire Klaus. »
    « Che vuoi dire con questo? » rispose Caroline. « Qual è il tuo problema? »
    « Io non ho un problema Caroline, chiaramente ce lo hai tu. Ed è necessario lasciare che qualcuno ti aiuti. Non è che quello che mi dicevi sempre? »
    Caroline si morse il labbro. Stava scoppiando. Voleva dirlo a qualcuno, voleva farlo davvero. Voleva vuotare il sacco su Klaus e su tutto ciò che era accaduto nel 1492 e su tutto quello che stava succedendo nella sua testa ora. Stare tranquilla non era il suo forte. Aveva bisogno di parlare dei suoi sentimenti e dei suoi problemi. Caroline non era mai stata brava a imbottigliare le sue emozioni, a differenza di tutti gli altri che conosceva.
    « Tyler, la verità è che... » disse Caroline facendo un respiro profondo « Sono solo preoccupata per dove mettere il barilotto stasera. Damon sa essere così incazzato. Ce l'hai ancora il tuo documento falso? »
    Tyler rispose con un sospiro pesante. « Bene, se è così che vuoi giorcartela. Devo andare, comunque. »

    TBC
     
    Top
    .
  8. kasumi
     
    .

    User deleted


    Capitolo 24
    *** Capitolo 24 ***

    Traduzione ripresa da Kasumi
    Grazie a Elyxa85 per aver inviato a Tinotina la sua traduzione, che ho aggiustato e corretto. Grazie anche a Buffy46 per avermi segnalato questa storia da terminare. Non è il mio fandom, ma aiuto volentieri :)
    Trovate i miei lavori e traduzioni nel fandom di Buffy the Vampire Slayer.
    Buona lettura!

    Capitolo 24


    Quella notte la piccola pensione dei Salvatore era piena di ragazzi ubriachi. Musica ad alto volume veniva sparata dalle casse tutto intorno, almeno tre giochi di birra pong erano iniziati, e tutti ballavano e bevevano in onore del compleanno di Elena. Rossi bicchieri vuoti tintinnavano contro il pavimento macchiato di birra, perfettamente a tempo con le risate chiassose provenienti da ogni angolo della casa. Caroline era riuscita ad organizzare un altro party di successo, con il grande dispiacere di Elena. Le aveva chiesto di fare una cosa intima, ma naturalmente Caroline non l'aveva ascoltata. Una grande festa era meglio. Era una distrazione più grande, di cui tutti avevano bisogno. Di cui lei aveva sicuramente bisogno.

    Caroline si appoggiò contro il muro, una bottiglia di tequila in mano, le labbra premute saldamente alla bocca della bottiglia mentre ne prendeva un grande sorso. Guardava la folla che consumava bicchierini e i corpi che si strusciavano l'uno contro l'altro mentre la musica suonava. Tyler era al centro, a ballare con una ragazza della scuola di nome Sophie, o meglio conosciuta come la troietta Sophie. La labbra color 'rosa gomma da masticare' della ragazza correvano lungo la mascella di Tyler mentre lui le faceva scivolare le mani attorno alla vita per afferrarle il sedere. Caroline li derise, roteando gli occhi. Tutti si stavano divertendo e avrebbe voluto farlo anche lei.

    La sua mente vagava ancora a Klaus. Si chiedeva dove fosse in quel momento e avrebbe voluto che fosse lì con lei. Ma lo voleva davvero? Che cosa avrebbe fatto, anche se fosse stato lì? Avrebbe diviso la torta con Elena, giocato a birra pong con Matt, sfidato Damon e Ric per scoprire chi poteva bere più scotch mentre Damon continuava a lamentarsi delle condizioni del suo tappeto persiano? Certo che no. Se Klaus fosse stato lì sarebbe un stato disastro completo. Ci sarebbero state risse, strappamenti di arti e spargimenti di sangue, perché i suoi amici e l'amore della sua vita non sarebbero mai potuti andare d'accordo.

    Per tutto il tempo aveva solo pensato a trovare Klaus, ma non al posto che lui avrebbe occupato nel suo mondo. Non fino a stasera, quando aveva visto pomiciare Tyler e Sophie, e non aveva desiderato essere al loro posto, a fare festa con il suo fidanzato come una normale adolescente. Ma Klaus non era normale e non era un adolescente. Era un ibrido originale di mille anni e niente era normale o semplice quando si trattava di lui.

    Caroline si rese conto di essere gelosa di Sophie e Tyler, il che era stupido, perché loro non erano nemmeno innamorati. E quella era la cosa che le bruciava più di tutto. Sarebbero andati a casa di Tyler, avrebbero dormito insieme e probabilmente poi Tyler non l'avrebbe richiamata il giorno dopo e Sophie si sarebbe spostata sulla prossima vittima. Non era giusto.

    Per qualche strano motivo, aveva avuto questa fantasia che lei ed Elena avrebbero trovato Klaus e Stefan e li avrebbero riportati a Mystic Falls e tutto si sarebbe sistemato. Stefan ed Elena sarebbero stati di nuovo insieme e tutti l'avrebbero perdonata per il fatto di amare Klaus, rendersi conto che forse lui non era così male. Tutti si erano buttati alle spalle quello che era successo con Damon e il casino che aveva combinato quando si era mostrato per la prima volta. Ma quello era stato stupido. Lei era stata stupida. Klaus aveva ragione quando l'aveva soggiogata nella grotta la notte del sacrificio. Era stata davvero la fine. Ma non solo per lui, per tutti e due.

    Caroline deglutì un altro sorso di tequila, sperando che il liquido lavasse via il dolore che non riusciva a scrollarsi di dosso.

    "Ci stai dando dentro con la bottiglia questa sera, non è vero?" disse Matt mettendosi accanto a lei.

    "Pensavo che mi stessi ignorando"

    "Non ti sto ignorando" replicò "Comunque, sei tu che sei stata via. Con Klaus."

    "Accidenti!" gemette Caroline. "Che cosa avete tutti? Non è successo niente tra me e Klaus!"

    "Non è quello che volevo dire” disse Matt alzando le mani in segno di difesa, ma Caroline si girò dall'altra parte e tornò alla sua bottiglia "Ora, chi sta ignorando chi."

    Caroline non disse nulla, non era in vena di discutere o spiegarsi col suo ex fidanzato. Matt sbuffò e si allontanò. Proprio allora Tyler si avvicinò a lei, con Sophie al seguito.

    "Ehi, Caroline! Grande festa!" le disse Sophie, mostrando un perfetto sorriso dolce mentre si appoggiava alla spalla di Tyler.

    "Grazie" rispose Caroline, mentre i suoi occhi dilatati trafiggevano quelli di Sophie. "Puoi andare."

    La ragazza bionda si voltò senza esitazione e si allontanò da loro, lasciando Caroline e Tyler da soli in mezzo alla folla danzante.

    "Che diavolo?" esclamò Tyler.

    Caroline roteò gli occhi e lo oltrepassò con la sua fidata bottiglia ancora sulle labbra. Si fece largo tra tutti, e si diresse su per le scale verso la stanza di Damon. Aveva un paio di sacche di sangue nascoste nei suoi posti segreti che lei poteva raggiungere. Aveva solo bisogno di concedersi un attimo e allontanarsi da tutto per un minuto. Essere alla festa, facendo finta che tutto fosse normale e tutto andasse bene, era più difficile di quanto aveva pensato. Si sentiva un po' in colpa per aver rovinato le cose per Tyler, ma si era lasciata prendere dalla gelosia. E come si dice? La miseria ama la compagnia.

    Afferrò una sacca di sangue dal vecchio baule in legno di fronte al letto di Damon e si rifugiò in bagno, seduta sul mobile del lavabo a sorseggiare il suo sangue. Il liquido caldo calmò il bruciore nella sua gola, ma fece poco per calmare i suoi nervi.

    Forse era davvero arrivato il momento per lei di andare avanti. Per smettere, letteralmente, di vivere nel passato. Anche se avrebbe trovato Klaus, come l'avrebbe convinto a smettere di terrorizzare i suoi amici e a lasciare andare Stefan? Damon aveva avvertito Elena più e più volte di non andare a mettere il naso negli affari di Klaus. Fino a quando Klaus pensava che lei fosse morta, lei era al sicuro. Il viso di Caroline si incupì quando si rese conto che non poteva pensare solo ai propri desideri, doveva prendere in considerazione anche la sicurezza della sua amica. E di tutti i suoi amici.

    Qualche minuto dopo sentì la porta che si apriva e poi si chiudeva. Ottimo, proprio quello di cui aveva bisogno. Un'altra coppietta eccitata sessualmente e felice, che ostentava la propria felicità in tutti i luoghi.

    "Questa camera è off limits" dichiarò. Elena apparve sulla soglia e le sorrise. "Oh, mi dispiace. Avevo solo bisogno di allontanarmi per un po'. Ti stai nascondendo anche tu?"

    "Sto solo cercando Damon" rispose Elena.

    "Beh, farà meglio ad essere qui da qualche parte. Non abbiamo ancora mangiato la torta".

    Elena trasalì. "Credo che salterò il momento della torta."

    "No non puoi, è il tuo compleanno! E' l'alba di un nuovo giorno!" Caroline esortò Elena, desiderando disperatamente di poter distrarre la sua amica dalla sua depressione. "Dobbiamo continuare ad andare avanti con le nostre vite e tu non potrai farlo fino a quando non avrai espresso un desiderio e soffiato sulle candeline!"

    “È questo che tutti voi volete che faccia? Semplicemente andare avanti con la mia vita?"

    Le spalle di Caroline si abbassarono. Aveva pensato di andare avanti con la propria fino a pochi istanti fa, ma si rese conto di non essere la sola in quella situazione. Anche Elena avrebbe dovuto andare avanti. "No. Non lo so. Forse."

    Caroline voleva dire ad Elena che sapeva come si sentiva. Che si sentiva divisa tra l'attaccamento al suo amore e l'andare avanti e accettare dove il destino li aveva lasciati.

    "Non ho intenzione di rinunciare a trovare Stefan."

    "No. Certo che no e non dovresti farlo” disse Caroline “ma non puoi semplicemente lasciare che la tua vita scorra davanti ai tuoi occhi. Non era Stefan quello che voleva essere sicuro che tu vivessi?"

    “Vuoi che esprima un desiderio, Caroline? Voglio solo sapere che è vivo. Ecco fatto. Questa è il mio desiderio" disse Elena, girandosi e allontanandosi da lei.

    Caroline gemette dentro di sé. Lo aveva fatto di nuovo. Aveva detto la cosa sbagliata. Aveva riversato i suoi problemi e le sue preoccupazioni sui suoi amici. Elena ne aveva passate tante, non aveva bisogno che Caroline le aggiungesse altre preoccupazioni, perciò la seguì.

    "Mi dispiace. Stasera sono ubriaca e stupida" si scusò, ma Elena non la stava più ascoltando. Sembrava invece concentrata su qualcos'altro. "Aspetta, cosa stai facendo?"

    Caroline camminò fino a lei per vedere che cosa stava guardando. Sembrava di essere in una specie di ripostiglio segreto nel mezzo della stanza di Damon. Caroline non lo aveva notato prima, quando era entrata. Elena spinse la porta indietro e le due ragazze entrarono nella piccola stanza nascosta. Le pareti interne erano coperte di mappe e articoli di giornale e post it.

    “Che cosa è questo?" sussurrò Caroline.

    "E' Klaus" disse Elena "Damon lo sta monitorando senza di noi."

    La fronte di Caroline si corrugò. "Perché non ci avrebbe detto niente?"

    Le due procedettero nella stanza e si guardarono intorno, osservando la miriade di mappe e appunti. Alcuni degli articoli di giornale erano stati etichettati "Klaus" con un punto di domanda, mentre altri erano stati etichettati "Stefan". C'era una linea rossa che correva su e giù per gran parte della costa orientale, segnando un percorso che seguiva le varie note. Caroline poteva sentire la rabbia ribollire dentro di sé. Elena aveva ragione, Damon stava nascondendo qualcosa. Aveva sempre saputo dov'erano Klaus e Stefan e li stava monitorando da un pezzo. Improvvisamente, i suoi pensieri malinconici di rinunciare furono dimenticati e un rinnovato senso di determinazione salì dentro di lei.

    “Devo andare” disse Caroline, correndo fuori dalla stanza di Damon. Sentì Elena chiamarla dietro di sé, ma non si fermò.

    Corse velocemente al piano di sotto e afferrò la borsetta da dove l'aveva lasciata. Si fece strada a spintoni tra la gente che festeggiava e corse fuori dalla porta. Per qualche miracolo la sua vettura non era stata bloccata dalle altre. Tirò fuori le chiavi dalla borsa e la aprì.

    "Ehi Caroline!" Sentì Tyler chiamarla dietro di sé. "Caroline!" Ma lei non si fermò. Tyler le corse davanti e la bloccò nel raggiungere la porta dal lato del guidatore. "Sei ubriaca, non puoi guidare."

    "Sono un vampiro Tyler, guidare ubriaca non mi ucciderà, e comunque sto bene." Caroline aveva già smaltito la sbornia. Per farlo, era bastata una sacca di sangue e una dura rivelazione.

    "E' per Sophie?"

    "Che cosa? No. Mi dispiace di aver rovinato le cose per te" disse Caroline rapidamente "ma adesso devo andare."

    "Dove stai andando?" Chiese Tyler, incrociando le braccia al petto. "Non mi muovo finché non mi dici cosa sta succedendo. Non lascerò che tu mi eviti di nuovo."

    Caroline sospirò. "Damon ha mentito a tutti noi. Ha rintracciato Klaus e Stefan da un pezzo. Lui sa dove sono."

    Tyler la fissò confuso fino a che non realizzò pienamente quello che gli aveva detto. I suoi occhi si spalancarono e scosse la testa con decisione. "Non starai andando dietro a loro."

    "Sì" ribatté Caroline, "Vado a riportare Stefan da Elena. E tornerà tutto a posto."

    “E come diavolo hai intenzione di farlo?"

    “Posso e basta, ok? Ho bisogno che ti fidi di me. Non andrò a farmi del male."

    Caroline fece un passo avanti, ma Tyler la spinse leggermente indietro. "No. Mi chiedi di fidarmi di te? E tu perché non ti fidi di me? Perché non puoi dirmi che cosa hai intenzione di fare?"

    "Non posso Tyler, mi dispiace" cercò di superarlo di nuovo, ma lui la bloccò nuovamente e Caroline non ne poté più. Lo afferrò per le spalle e lo gettò contro il SUV parcheggiato accanto a loro. Le sue zanne scesero giù e sibilò mentre lo premeva contro il metallo della vettura.

    Tyler alzò le mani in segno di resa, afflosciandosi contro il SUV, senza tentare di reagire. Caroline si tirò indietro e il suo volto tornò alla normalità. Cosa diavolo stava facendo? Cosa c'era di sbagliato in lei? Lo rilascò e fece qualche passo indietro, prendendo qualche respiro per calmarsi prima di aprire di nuovo la bocca.

    "Mi sono innamorata di lui" mormorò, non incontrando i suoi occhi.

    "Che cosa?"

    "Mi sono innamorato di lui, Tyler. Di Klaus. D'accordo? Questo è tutto. Questo è il grande segreto. Ho fatto un enorme casino. Ho tradito Elena e tutti gli altri e non mi aspetto che tu o chiunque altro riusciate a capire perché non lo capisco nemmeno io. Ma lo amo. Lo amo e non posso farci niente. Ecco tutto."

    Tyler rimase in silenzio. Caroline poteva sentire le risate e la musica riecheggiare da dentro la festa.
    I suoi occhi vagarono nervosamente verso quelli di lui. Vide una dozzina di emozioni passargli sul viso; sorpresa, incredulità, rabbia, e poi più nulla. Tyler fece un passo verso di lei, studiandola con attenzione.

    "Quel coglione malato" ringhiò Tyler "Ti ha soggiogato."

    "No Tyler. Non mi ha soggiogato."

    "Come lo sai?"

    "Lo so e basta" dichiarò, mettendogli una mano sul braccio. "Guarda, non so cosa potrebbe succedere con Klaus, ma so che non posso più continuare a fingere. Non posso andare avanti con la mia vita, sapendo che è là fuori da solo. Lui pensa che io sia morta, Tyler. Morta definitivamente. Devo andare da lui, devo cercare di convincerlo a lasciar andare Stefan e a lasciare Elena e tutti gli altri in pace".

    Caroline aprì la bocca per dire qualcosa, ma capì che sarebbe stato solo tempo perso con lui. Non c'era spiegazione che potesse convincere Tyler che lei non fosse stata soggiogata. Lentamente si voltò e allungò il braccio per afferrare la maniglia della portiera.

    "Non posso lasciarti andare" disse Tyler.

    "Allora dovrai uccidermi" rispose sapendo che suonava un po' melodrammatico "è l'unico modo che hai per fermarmi. Allora, che farai?"

    "Non è giusto."

    "Hai ragione, non lo è. La vita non è giusta” disse Caroline “ma andrà tutto bene, lo prometto. Andrà tutto bene." Si avvicinò a Tyler e gli prese il viso tra le mani, dandogli un leggero bacio sulla guancia. "Addio Tyler."

    Senza aggiungere altro, si voltò e salì in macchina, avviò il motore e scese lungo il viale d'ingresso roccioso della pensione dei Salvatore. Come il bagliore delle luci della casa si spense, si chiese se avrebbe mai rivisto quella casa. O Tyler. O uno di loro. Tyler avrebbe raccontato inevitabilmente tutto quello che era successo. Del suo grande tradimento verso di loro. Elena l'avrebbe odiata, ma almeno le avrebbe restituito Stefan. E sperava che questo avrebbe sistemato tutto.

    -------


    Caroline aveva guidato tutta la notte. Aveva acceso il GPS e stava andando nella direzione di Memphis, dal momento che era il luogo della loro ultima traccia. Elena l'aveva chiamata la mattina presto per dirle che Stefan l'aveva chiamata durante la notte e che aveva fatto rintracciare la chiamata dallo sceriffo Forbes. Erano ancora in Tennessee. Caroline si era fermata una volta, a prendere un caffè e a cambiare il vestito della festa con una canottiera e un paio di shorts che aveva avuto la fortuna di aver lasciato sul sedile posteriore della propria auto.

    Il telefono squillò di nuovo proprio mentre stava tornando nell'auto.

    "Elena, che succede?"

    "Sono andata da Damon per cercare di convincerlo a dirmi quello che sa. Ma non ho avuto fortuna."

    "Non mi soprende" disse Caroline, posizionando il telefono tra l'orecchio e la spalla mentre usciva dal parcheggio.

    "Tuttavia, sono stata in grado di far cedere Ric." L'attenzione di Caroline aumentò mentre Elena continuava. "Ha detto che Klaus e Stefan stanno rintracciando un branco di lupi mannari."

    "Lupi mannari?" ripetè Caroline. Le ci volle un minuto per fare la connesione. "Vuole creare più ibridi. Come lui. Alaric ha idea di dove potrebbero essere?"

    “No” disse Elena “ma ho pensato che Tyler potrebbe avere incontrato alcuni branchi di lupi in Tennessee."

    "Hai parlato con Tyler?" Caroline deglutì. "Ti ha detto niente... su di me?"

    "Mi ha chiesto se avevo parlato con te e basta. Avete litigato o qualcosa del genere?"

    “Qualcosa del genere” mormorò, silenziosamente grata che Tyler non le avesse detto ancora nulla "che altro ha detto?"

    "Ha tirato fuori una mappa sul mio telefono. E' un luogo dove alcuni lupi vanno con la luna piena in modo da fare la trasformazione fuori all'aperto e non doversi preoccupare di ferire gli esseri umani. Posso mandartela per messaggio se vuoi."

    "Sì. Grazie Elena."

    "Prego" disse "E, Caroline?"

    "Sì?"

    "Stai attenta. C'è la luna piena stasera".

    Caroline annuì, anche se Elena non poteva vederla. "Lo sarò."

    La mappa di Tyler portò Caroline dritta al centro delle Smokey Mountains. Caroline passò oltre tutti i parchi e le fermate dei turisti, sapendo che quei posti non sarebbero stati vicini a dove aveva bisogno di cercare. Parcheggiò la sua auto sul lato della strada, infilando le chiavi e il telefono in tasca e si diresse verso la foresta.

    Mancava poco al tramonto. Caroline aveva bisogno di trovare il branco prima che iniziassero a trasformarsi e lei diventasse un'esca per lupi. Non aveva idea se Klaus o Stefan fossero lì, ma sperava che il branco potesse indirizzarla nella giusta direzione.

    "Sperando che non siano razzisti con i vampiri" disse ad alta voce. "Ottimo. Ora sto parlando da sola."
    Caroline rise un po' istericamente e scosse la testa. Stava perdendo il senno.

    Mentre camminava attraverso le colline e gli alberi, i rumori degli uccelli e degli animali selvatici riempivano l'aria. Non c'erano clacson o musica ad alto volume o i rumori del traffico. Era tranquillo e sereno. Le sembrava di essere tornata nel medioevo. Se chiudeva gli occhi, poteva immaginarsi di nuovo nel bosco con Klaus.

    Proprio in quel momento, un urlo straziante ruppe la tranquillità del bosco, distogliendo Caroline dalla sua fantasticheria. Sembrava più un ululato che un urlo. Si voltò di scatto e pensò di essersi sbagliata, perché il sole non era ancora calato e i lupi non avrebbero dovuto essere già trasformati. Poi lo sentì di nuovo, e da dovunque provenisse, questa volta era più vicino.

    Il cielo stava diventando sempre più arancione. Forse avrebbe dovuto tornare alla sua auto, pensò. Poteva accamparsi e attendere fino al mattino. Il branco di lupi sarebbe stato ancora in giro e non c'era il bisogno di rischiare la vita a causa della propria impazienza.

    Caroline si voltò e cominciò a camminare velocemente per la strada da cui era venuta. Gli ululati erano sempre più vicini e Caroline aumentò il passo.

    Quel suono straziante le faceva annodare lo stomaco.

    "Ok, correre potrebbe essere una buona idea in questo momento."

    Proprio mentre ripartiva, urtò qualcosa di duro, e fu sbattuta a terra, atterrando su un mucchio di foglie cadute e sporcizia.

    "Caroline?"

    Caroline alzò lentamente gli occhi verso l'uomo in piedi sopra di lei, aveva gli occhi neri ed erano appena riconoscibili. C'era una ferita sanguinante sul suo avambraccio, causata da un morso. Le labbra di Caroline si contorsero in un sorriso nervoso.

    "Ciao Stefan."

    Stefan le porse il braccio buono e la tirò su da terra.

    "Che diavolo ci fai qui?"

    "Sono venuta a cercare te e Klaus" rispose lei.

    Stefan fece un respiro. "Non dirmi che Elena è qui con te?"

    "Certo che no. Non l'avrei lasciata venire in un folle viaggio a caccia di un branco di lupi nel bel mezzo della luna piena!"

    "E per te è ok essere qui?"

    Caroline sollevò il mento con sicurezza. "Sì".

    Il fantasma di un sorriso attraversò il volto di Stefan e Caroline non lo perse. Lei stava per dire qualcosa, quando vide i suoi occhi guizzare a qualcosa dietro di lei, mentre la sua faccia perdeva ogni traccia di umorismo che lui aveva erroneamente rivelato.

    Caroline si voltò lentamente. In piedi dietro di lei c'era un uomo, i vestiti strappati e sporchi, lacrime di sangue che uscivano dai suoi occhi. Se ne stava lì, mezzo respirando e mezzo ringhiando contro di loro. Era un lupo mannaro e lei deglutì nervosamente, guardandolo mentre spostava il peso da un piede all'altro e sfregava le mani sulle proprie braccia ansiosamente, con gli occhi rossi puntati su di lei.

    "Caroline, corri" le ordinò Stefan con tranquillità.

    "Io non ti lascio" rispose lei senza staccare gli occhi dall'uomo di fronte a lei.

    "Caroline-"

    Ma prima che Stefan potesse finire la frase, l'uomo sembrò scuotersi da quella sorta di trance. Si girò rapidamente e si lanciò nella direzione opposta. Stefan afferrò Caroline per le braccia e la scosse rudemente.

    "Vattene da qui. Torna a Mystic Falls e non venire più a cercarmi." Le ringhiò. Senza aggiungere altro, Stefan si precipitò a rincorrere il lupo mannaro.

    Caroline stette sul posto per mezzo secondo. Il sole stava per scomparire completamente. I lupi si sarebbero trasformati e Stefan stava già dando la caccia a uno di loro. Era già stato morso e non l'avrebbe lasciato da solo. Senza un altro pensiero si precipitò nella loro direzione.

    Li raggiunse in fretta. Stefan e l'uomo stavano girando in cerchio in mezzo alla radura. Quando Caroline irruppe tra loro, l'uomo girò la testa verso di lei.

    "Whoa Ray. Non guardarla, guarda me" chiamò Stefan, spostando l'attenzione lontano da Caroline.

    Ray sembrò ascoltarlo, decidendo che Stefan era la minaccia più grande che aveva bisogno della sua attenzione.

    "Pensavo di averti detto di andartene da qui" le disse Stefan, tenendo gli occhi puntati su Ray.

    "Non ti lascio. Sono venuta qui per una ragione, Stefan, e dannazione, non ho intenzione di lasciar perdere" disse avvicinandosi sempre più a Ray. Se Stefan riusciva a distrarlo abbastanza a lungo, Caroline avrebbe potuto arrivargli da dietro di nascosto e stenderlo.

    Era a pochi passi di distanza, quando un ramo si spezzò sotto il suo piede. Ray si voltò e urlò verso di lei, poi le si lanciò contro e rotolarono a terra. Caroline cercò di spingerlo via, mentre lui tentava di azzannarla con i suoi denti per metà umani e per metà da lupo. Ray lottò contro la sua presa, gli occhi selvaggi concentrati esclusivamente su di lei. Non si accorse che Stefan stava arrivando dietro di lui.

    Stefan immerse la mano nel petto di Ray e tirò fuori il suo cuore. Un guaito sofferente gorgogliò dalla gola di Ray mentre i suoi occhi roteavano indietro nella testa. Caroline lo spinse via da sé mentre si accasciava su di lei. Si alzò di scatto, togliendosi la sporcizia da dosso, e guardò con la fronte accigliata al sangue di Ray che era gocciolato sulla sua canotta.

    "Grazie" disse voltandosi verso Stefan.

    "Non tornerò con te a Mystic Falls," dichiarò Stefan gettando il cuore di Ray a terra. "Perciò dì a Elena e a mio fratello e a chiunque altro di smettere di cercare di salvarmi."

    "Hai ragione. Non tornerai con me. Tornerai a Mystic Falls e io resterò."

    Stefan sbuffò. "Pensi che Klaus possa scambiare te per me?"

    "Questo è esattamente quello che penso."

    Questa volta Stefan rise calorosamente, leccandosi le labbra in una maniera fastidiosamente arrogante. "Anche se considerassi questa come un'opzione, non ho intenzione di lasciartelo fare."

    "Tu non capisci Stefan" disse Caroline "sono successe alcune cose mentre eri via. Bonnie ha fatto un incantesimo che mi ha rimandato indietro nel tempo da Klaus nel Medioevo. Lui mi conosce, Stefan. Nel 1492 noi - lui e io - Posso convincerlo a lasciarti andare."

    La fronte di Stefan si accigliò "Come è possibile?"

    "Ci vorrebbe molto tempo per spiegare" sospirò "ma è l'unico modo che hai per tornare da Elena."

    Stefan aggrottò la fronte. "Tornare da Elena non è importante," disse facendo un passo verso di lei "non tornerò più indietro. E' troppo tardi ormai. Finché sono via, tutti sono ancora al sicuro."

    "Ma-"

    "Assicurati che Damon lo capisca quando lo vedrai, ok?"

    Caroline aprì di nuovo la bocca, ma improvvisamente Stefan allungò una mano e le afferrò la testa di lato. La sua visuale si offuscò e udì il rumore sordo della rottura del suo collo prima che tutto diventasse nero.

    -------

    Klaus afferrò da terra una delle birre che erano ancora in piedi e si sedette su un tronco intorno alle rovine del fuoco da campo. I cadaveri lo circondavano. Le speranze del suo grande esercito sanguinario di ibridi giacevano sul freddo suolo della foresta. Alcuni di loro li aveva uccisi lui stesso, mentre gli altri avevano sanguinato a morte.

    Bevve un sorso di birra, leccandosi le labbra e fissando il niente. Questo era tutto quello che sentiva. Niente. Rivolse il viso in alto per vedere la luna, splendente nel cielo blu scuro, che lo derideva. Odiava essere nella foresta. Gli ricordava troppo il passato, troppo di Caroline.

    Si chiese che cosa stesse facendo lei in quel momento. Era già tornata da lui adesso? Solo due settimane fa era l'anniversario della sua morte. Aveva sempre pensato a lei durante le estati. E durante gli inverni. E anche durante le primavere e gli autunni. Ogni stagione rinnovava il suo dolore.

    Non era sicuro di quando esattamente la strega, Bonnie, aveva fatto l'incantesimo che avrebbe mandato Caroline a morire. Una parte di lui dava la colpa a quella strega. Nel corso degli anni, Klaus aveva pensato agli effetti del viaggio nel tempo. Alle scelte e alle loro conseguenze. Cose che non aveva considerato da quando era un essere umano. Ogni volta che uccideva, si chiedeva se quell'umana poteva essere un lontano antenato di Caroline, e se prendendo la sua vita, avrebbe impedito a Caroline di esistere. Nei momenti più bui, si chiedeva se questo gli importasse. Forse sarebbe stato meglio se Caroline non fosse mai esistita. Allora non avrebbe dovuto vivere con questo dolore lancinante che si portava dentro nel corso dei secoli. Da solo. Senza speranza.

    L'unica cosa che gli era rimasta erano i suoi ibridi. E ora sembrava che anche questo sogno stesse rapidamente morendo.

    Stefan apparve allora, tornando al campo, con il corpo di Ray sulle spalle. Lo Squartatore gli si avvicinò e lasciò cadere il corpo ai piedi di Klaus.

    "Sono diventati rabbiosi" gli disse Klaus. "Ho dovuto uccidere la maggior parte di loro ma gli altri si sono semplicemente dissanguati". Si alzò dal suo posto sul tronco, camminando verso Stefan. "Alla fine sono tutti morti."

    Non ce la faceva più. I suoi pensieri e i suoi ricordi più bui lo consumavano completamente. Klaus si voltò e lanciò la bottiglia di birra con tutta la forza che aveva. Il vetro si schiantò al suolo e urlò di rabbia nella notte con le mani chiuse a pugno, le vene delle braccia che si contorcevano piene di rabbia, tese contro la sua pelle, mentre ogni sentimento che provava minacciava di fuoriuscire da lui.

    "Ho fatto tutto quello che mi è stato detto!" Gridò voltandosi indietro verso Stefan. "Dovrei essere in grado di trasformarli. Ho rotto la maledizione. Ho ucciso un vampiro. Ho ucciso un lupo mannaro. Ho ucciso il doppelganger." Klaus fissò il terreno, mentre la sua mente ripercorreva gli eventi più e più volte. "Non è giusto. Se non posso averla, se lei deve essere morta, allora non mi merito ... qualcosa?"

    Stefan rimase a bocca aperta, in stato di shock e confusione, tenendosi la ferita del morso sul braccio mentre ascoltava lo sfogo di Klaus. Klaus sembrò ricordasi improvvisamente che Stefan era lì. Alzò lo sguardo verso lo Squartatore, il suo unico compagno, e fece un respiro profondo; riprendendo il controllo di se stesso.

    "Stai da schifo" disse spostando la sua attenzione.

    "L'ultima volta che ho controllato stavo morendo" disse Stefan "e tu non volevi curarmi." Lo sguardo di Klaus scivolò da Stefan al corpo senza vita di Ray deposto sul suolo della foresta. "Ho dovuto farlo fuori. Ti ho deluso, mi dispiace. Fai quello che devi."

    Klaus guardò la sua ferita, sanguinante e infetta sul suo braccio. Poi i suoi occhi tornarono a Stefan.

    "Credi" cominciò Klaus “che ci sia una vita successiva, per noi maledetti immortali? Un paradiso? Un inferno?"

    Stefan scosse la testa. "Non lo so. Ma credo che potrò fartelo sapere abbastanza presto."

    Klaus stava lì con la schiena verso di lui. Qual era lo scopo di tutto questo? Se non poteva trasformare gli ibridi, qual'era lo scopo per andare avanti? Per continuare a camminare sulla terra. Ci aveva pensato, una o due volte nel corso dei secoli; di porre fine alla propria esistenza per raggiungere Caroline dall'altra parte. Chissà se sarebbe stata lì ad aspettarlo?

    -------

    Caroline si svegliò, strofinandosi il collo mentre i suoi occhi mettevano a fuoco. Che cosa era successo? Erano passate almeno un paio di settimane da quando aveva avuto un simile episodio di svenimento e di successivo risveglio senza ricordare quello che era successo la notte precedente. Ora era in una macchina, che stava correndo lungo la statale nel bel mezzo della notte. Si guardò intorno e vide Damon al posto di guida.

    "Oh, bene, sei sveglia" disse allungando la mano verso il sedile posteriore. Prese una sacca di sangue e gliela porse. "Sono sicuro che ti sentirai un po' intontita. Stefan ti ha dato una dose di verbena dopo averti rotto il collo per assicurarsi che non ti saresti svegliata fino a quando non fossi arrivato."

    Caroline prese la borsa di sangue da lui e cominciò a bere. Aveva bisogno di rimettersi in forze. Aveva bisogno di uscire da quella macchina il più velocemente possibile e tornare al bosco.

    "Non pensare nemmeno di saltare fuori da questa macchina. Inoltre, siamo un po' troppo lontano. Stiamo quasi per arrivare a Mystic Falls."

    Caroline roteò gli occhi. "Cosa sei adesso, uno che legge la mente?"

    "Non sapevo che avessi un tale desiderio di morte, Barbie. Pensare di poter salvare Stefan da sola. Capisco che Elena non abbia ancora realizzato che sei innamorata di lui. Ma forse lo rivuole indietro così tanto che non le importa."

    "Non sono innamorata di Stefan" disse Caroline. Damon le lanciò un'occhiata scettica. "Sai, mica tutto ruota attorno a voi Salvatore!"

    Pochi secondi dopo Damon si addolcì. "Stavo solo controllando. Ad ogni modo, Stefan non sembra il tuo tipo. Tu sei più da quarterback e lupi mannari."

    Caroline ignorò la sua frecciatina. "Allora, che cosa è successo?"

    "Stefan mi ha chiamato. Mi ha detto dove ti aveva lasciato in modo che saresti stata al sicuro fino a che non fossi venuto a prenderti. Ric è venuto con me, ci sta seguendo dietro in macchina" spiegò Damon "Così, che cosa ti ha fatto decidere di andare via senza giustificarti?"

    "Ho pensato di poter sistemare le cose” disse Caroline.

    "Come? Facendoti ammazzare?"

    "Non mi sarei fatta ammazzare" sbottò.

    "Beh Stefan mi ha anche detto di fare in modo che tu non ti ripresentassi di nuovo. Nessuno di noi. Devo iniziare a a preoccuparmi che tu voglia scappare? E prendere Elena con te? Perché se la metti in pericolo..."

    "Ok!" interruppe Caroline. "Non avrei mai portato Elena con me, Damon, non sono un idiota. Sai, non sei l'unico che tiene a lei!"

    Rimasero in silenzio per un po' mentre continuavano lungo la strada, fino a quando Damon si schiarì la voce e ruppe il silenzio.

    "Tengo anche a te, Barbie. D'accordo? Mi preoccupo di quello che ti succede. Ma mantenere Elena viva e al sicuro è la mia priorità, quindi non dubitare per un attimo che esiterei a farti fuori se tu dovessi metterla in pericolo."

    Caroline sospirò, lanciando un'occhiata a Damon. Lui la guardava serio, con la testa inclinata verso il basso in modo che potesse vedere la sincerità nei suoi occhi blu cielo. Il suo rapporto con Damon non era mai stato particolarmente buono o significativo, ma poteva dire che lui credeva in quello che le aveva detto.

    Fecero ritorno a Mystic Falls nelle prime ore del mattino. Damon e Ric lasciarono Caroline e la sua auto a casa di lei. Caroline aprì la porta e posò la borsa sul tavolo, togliendosi le scarpe da ginnastica. I suoi piedi dolevano un po' a causa di tutte quelle escursioni a piedi e si sentiva ancora stordita dalla verbena, nonostante la sacca di sangue che Damon le aveva dato.

    "Mamma?" chiamò, digrignando i denti mentre aspettava di sentire una risposta. Ma sua mamma non rispose. Buono. Ciò significava che era al lavoro e Caroline avrebbe avuto qualche ora di pace prima che sua madre tornasse e le facesse una ramanzina per essere scappata ed essersi messa nuovamente in pericolo.

    Appena arrivò nel salotto vide Tyler seduto sul divano. Lui si alzò in piedi mentre lei camminava nella stanza.

    "Che ci fai qui?" chiese, non sapendo cos'altro dire.

    "Elena ha detto che Damon ti è venuto dietro" rispose "Non pensavo che ti avrei rivisto."

    "E io non pensavo di tornare." Caroline voleva ridere. Ricordò che non molto tempo fa, aveva avuto la stessa conversazione con Tyler, ma ora i loro ruoli si erano invertiti. "Tuttavia, resterò. Almeno fino a quando non riesco a capire come sistemare le cose."

    "Che cosa vuol dire?"

    "Stavo affrettando le cose andando in Tennessee. Non stavo pensando. Né a me stessa né alla sicurezza di Elena o di chiunque altro. Pensavo che sarebbe stato facile, ma non lo è."

    "Allora, cosa hai intenzione di fare?"

    Caroline si strinse nelle spalle. "Non lo so. Vivere la mia vita. Lasciare che Elena viva la sua. Trovare Klaus quando lei avrà cento anni e un milione di nipotini e un piede nella tomba e lui non potrà più farle del male" si morse il labbro e i suoi pensieri apparvero più chiari man mano che parlava, "Ho fatto qualche riflessione per la strada. Damon ha detto che secondo Stefan, Klaus sta avendo qualche difficoltà a trasformare gli ibridi, e questo potrebbe essere perché Elena è ancora viva. Se Klaus lo scopre, tornerà qui per ucciderla e allora sono sicura che non ci sarebbe più niente che potrei dire per impedirgli di farlo."

    "E questo è il ragazzo che hai scelto di amare?" la schernì Tyler.

    "Guarda, non mi scuserò di nuovo per questo," gemette Caroline "e ora se vuoi scusarmi, sono gravemente indietro col mio sonno di bellezza."

    Provò a sorpassarlo, ma Tyler le prese il braccio e la trattenne. "Non lo dirò a loro" disse "non lo farò, se tu terrai fede alla tua parola. Se starai qui."

    "Lo prometto" rispose "Non vado da nessuna parte."



    TBC




    Note dell'autrice: ho interlacciato con altri eventi della terza stazione ma sto cercando di mantenere le cose nuove. Amo scrivere dell'amicizia tra Caroline e Tyler, e dalle recensioni che ho ricevuto questa cosa piace anche alla maggior parte di voi.
    Ridevo con Kady (Klausykins) riguardo al fatto che si potrebbe trasformare questa storia in un gioco di bevute per quante volte Caroline cade svenuta. Non intendevo farglielo fare così spesso, ma certe volte non c'era davvero altro modo per procedere.
    Per quanto riguarda la caratterizzazione di Caroline, è davvero divisa tra il riunirsi con Klaus e lo stare fedele ai suoi amici, perciò continua a fare avanti e indietro tra le due cose. Ecco perché un minuto è così intenta a rintracciarli e il minuto dopo è “no ok, mi fermo e sto qui.”. Ecco perché sembra così volubile.
    La vera cosa che Caroline sta ignorando al momento, comunque, è se Klaus voglia rivederla. Non pensate che sia strano che lei non ci abbia pensato? Sembra così sicura del fatto che lei e Klaus possano riprendere le cose come se niente fosse e che l'amore conquisterà il mondo. E voi, cari lettori, pensate anche voi che le cose saranno così semplici?
    Giusto qualcosa a cui farvi pensare.
    Baci

    Ritorna all'indice

    Capitolo 25
    *** Capitolo 25 ***



    Capitolo 25



    NdTKasumi: sto verificando la traduzione di alcuni passaggi, quindi se con l'occasione dei nuovi capitoli state rileggendo tutta la storia, potrete trovare alcune migliorie, in particolar modo nel primo capitolo e in seguito dove Tinotina aveva messo delle note.

    Come per il capitolo precedente, il lavoro non è tutto mio. Ho preso la traduzione di Elyxa85 come base da correggere e sistemare.



    Nota dell'autrice: Ho cambiato un po' il canon, ma tenete presente che sono accaduti la maggior parte degli eventi a Chicago, tranne il rapimento di Caroline da parte di suo padre.





    ~ ~ ~ ~ Una settimana dopo ~ ~ ~ ~

    Klaus era seduto nella cabina del semirimorchio che aveva usato per trasportare le sue preziose bare. Elijah, Finn e Kol erano al sicuro, insieme con lo Squartatore, che lo aveva decisamente fatto arrabbiare. Stefan era attualmente fuori combattimento, a causa del temperamento di Klaus.

    Accanto a lui sedeva Rebekah. Aveva svegliato la sorella di nuovo, dopo che aveva passato quasi un secolo nella sua bara. Le cose erano state un po' dure all'inizio, ma poi Rebekah si era adattata bene. Ancora una volta aveva dimostrato la sua lealtà intuendo le bugie di Stefan. C'era qualcosa che lo Squartatore gli stava nascondendo.

    Ora erano tornati a Mystic Falls, dove sembravano portare tutte le strade, per capire esattamente cosa mancava a Klaus per formare il suo esercito di ibridi.

    "Sarà lì?" chiese Rebekah. "Caroline?"

    "Non voglio parlare di Caroline" disse Klaus, chiudendo il discorso.

    "Oh, andiamo Nik" lo imbeccò "non hai più parlato di lei."

    "Come fai a saperlo? Hai dormito per gli ultimi cento anni."

    "E di chi è la colpa?" ribatté Rebekah. “E' già morta, allora?"

    "La tua sensibilità non conosce limiti, Rebekah" Klaus guardò verso di lei velocemente e poi continuò "sì, adesso è morta. L'ho vista l'ultima volta che sono stato a Mystic Falls."

    Rebekah conosceva la storia. Klaus aveva raccontato a sua sorella ogni dettaglio l'ultima volta che l'aveva svegliato dal sonno del pugnale. La notte della morte di Caroline.

    Rebekah aveva sempre nutrito una curiosità gelosa eppure affezionata su di lei. In principio, aveva disturbato il fratello con domande su questa ragazza, che le aveva rubato gli abiti e che aveva dormito nel suo letto; ma Klaus le aveva fatto sapere che, dopo la loro conversazione iniziale sul breve periodo passato con Caroline, non aveva il desiderio di parlarne ancora.

    "Allora, qual è il piano?" chiese Rebekah cambiando argomento.

    ----------------------


    "Forza ragazzi! Dobbiamo costruire dei ricordi qui!"

    Era buio ed erano a scuola. Era strano, a dir poco, ma era la tradizione. Caroline era in una classe, circondata dai suoi amici, che cercava di convincerli a entrare nella grande tradizione della notte degli scherzi dei senior. Elena, Matt, Bonnie e Tyler non erano così entusiasti, come Caroline voleva che fossero.

    Dalla settimana scorsa Caroline aveva ripreso l'entusiasmo per il loro prossimo anno da senior e stava trascinando tutti i suoi amici insieme a lei. Per il momento, aveva accantonato il pensiero di Klaus. Non che avesse rinunciato a lui. Era solo che adesso non poteva farci niente e quindi la sua lealtà doveva rimanere ai suoi amici. Per quanto le mancasse, e avrebbe voluto almeno fargli sapere che stava bene, non c'era proprio nessun modo per comunicare con lui nel presente.

    Per ora, il presente significava la scuola, le attività extra curriculari e la notte degli scherzi dei senior.

    "Bene" disse Elena saltando giù dalla scrivania di fronte alla classe "Ho intenzione di andare a chiudere la scrivania di Alaric con la super colla."

    Caroline le sorrise. "E' questo lo spirito giusto!"

    Matt e Bonnie uscirono per andare a riempire la piscina della scuola con la carta igienica, lasciando soli Tyler e Caroline.

    "Allora..." disse Tyler, camminando verso di lei, facendo scivolare le mani nelle tasche dei jeans.

    "Vuoi aiutarmi a mettere il miele sulle maniglie delle porte?" chiese Caroline agitando di fronte a lui un barattolo di plastica a forma di orso.

    Tyler ridacchiò. "Certo."

    ---------------------

    Klaus lasciò Stefan e Rebekah dietro la scuola, vicino ai cassonetti, dove nessuno avrebbe potuto trovarli. Lo Squartatore era di nuovo sveglio e ben consapevole del loro ritorno a casa sua. Klaus sorrise tra sé, lo sguardo sul suo volto era stato senza prezzo e gli aveva rivelato tutto. Non solo Stefan non voleva essere a Mystic Falls, ma era addirittura terrorizzato dal fatto che fossero tornati. Klaus si era reso conto che Stefan aveva fatto del suo meglio per tenerlo lontano da Mystic Falls e se Stefan stava cercando di tenerlo lontano da lì, poteva significare solo una cosa: la doppelganger era ancora viva.

    Dopo aver controllato casa Gilbert, gli ci vollero un po' di domande in giro per scoprire che era la notte degli scherzi alla Mystic Falls High. Tutti i senior avrebbero partecipato all'antica tradizione scatenando il caos nelle aule della scuola. Questo avrebbe reso le cose più facili, in quanto tutte le sue persone preferite si sarebbero trovate in un unico posto.

    Klaus passeggiò per la scuola, e alcune teste femminili si voltarono nella sua direzione. Fermò una delle ragazze e le fece un sorriso affascinante.

    "Ciao."

    La ragazza dai capelli castani gli sorrise di rimando. "Ciao" rispose.

    "Sai dove posso trovare Elena Gilbert?"

    La postura della ragazza si afflosciò un po' e rispose. "È in aula H, una delle classi più giù. Non
    sono sicura."

    Klaus le sorrise di nuovo e si allontanò nella direzione indicata dalla ragazza.

    "Perché ogni ragazzo carino che entra in questa scuola va sempre dietro a Elena Gilbert?" Sentì la ragazza borbottare a bassa voce e ridacchiò tra sé. Se solo quella ragazza avesse saputo quali tipi di mostri la doppelganger attirava, avrebbe cambiato modo di pensare.

    Continuò la sua strada attraverso la scuola, senza trovare difficoltà a capirne la struttura. Si fermò all'ingresso del corridoio denominato "H". Attraverso la piccola finestra vide la doppelganger camminare verso di lui, un sorriso innocente sulle sue labbra. Era completamente all'oscuro della sua presenza. Rabbia e gioia lo attraversarono contemporaneamente. Lei aprì la porta e si fermò di colpo, vedendolo in piedi di fronte a sé.

    Klaus sorrise alla sua espressione di orrore e panico. "Ecco la mia ragazza."

    -----------------

    Caroline e Tyler camminavano attraverso i corridoi bui insieme, versando a turno il miele su ogni maniglia che passavano.

    "Questo è carino" disse Tyler mentre passava di nuovo a Caroline il barattolo di miele.

    "Che cosa?"

    "Averti indietro. La vecchia te."

    Caroline spalmò ancora un po' di miele su un altro pomello, leccandone l'eccesso dalle dita. "Che cosa intendi con la vecchia me?"

    "La Caroline a cui importano le cose."

    Lei allora si voltò verso di lui, aggrottando la fronte. "Vuoi dire a cui importano le cose che non sono trovare Klaus o Stefan."

    "Sì" disse Tyler “è quello che voglio dire."

    Caroline sospirò. "Voglio solo essere felice. Voglio che tutti gli altri siano felici, nonostante tutto."

    Tyler fece qualche passo verso di lei, avvicinandosi e guardandola dritto negli occhi. "Sei felice, tuttavia?"

    Lei si strinse nelle spalle. "Felice come posso. Fingo di esserlo finché non lo divento, okay?” Tentò
    una risata, ma Tyler non ricambiò il suo umorismo. "E tu cosa mi dici? Sei felice tu?" gli chiese.

    "Lo ero" disse lui "fino a quando ho scoperto che la mia migliore amica si è innamorata di un fottuto ibrido malvagio, che non la merita."

    Caroline si spinse via dal muro a cui si era appoggiata e si allontanò da lui. "Quindi questo è come sarà la nostra amicizia d'ora in poi? Hai intenzione di farmi pesare questa cosa costantemente? Vedi, questo è esattamente il motivo per cui non volevo dirlo a nessuno, perché sapevo che nessuno sarebbe riuscito a capire."

    "Ehi" disse Tyler, correndole dietro. La afferrò per il braccio e la fece girare verso di lui.

    "Cosa?" chiese lei esasperata.

    "Ci tengo a te Caroline, ok? Non credo che dovresti sacrificare la tua vita e tutti i tuoi amici per lui."

    "Non voglio farlo" disse lei "Ecco perché sono qui, adesso. E' quello che sto cercando di fare, vivere il momento."

    Tyler allungò una mano e le spostò i capelli dietro l'orecchio, mettendole poi la mano a coppa su un lato del suo viso. "Allora stai qui."

    Si sporse in avanti, abbassando le proprie labbra per baciarla. Caroline lo guardò per un attimo, trattenendo il respiro, prima di spingerlo via dolcemente. "Tyler non lo fare."

    "Perché no? Guarda ...”

    "Voi due state iniziando davvero a diventare noiosi" disse una voce femminile dal fondo del corridoio.

    Caroline si voltò in direzione della voce. Vide una ragazza alta e bionda uscire dall'ombra e venire verso la luce del corridoio. Aveva un passo sicuro di sé, mentre metteva un piede davanti all'altro e si avvicinava verso di loro, e un sorriso pigro stampato sul suo viso.

    "Ti conosco?" chiese Caroline, facendo un passo avanti e mettendosi tra la ragazza e Tyler. Qualcosa del suo sguardo le diceva che non doveva fidarsi di lei.

    "Sono nuova in città" sorrise la bionda, le sue parole dall'accento marcato che rotolavano dolcemente dalle sue labbra. I suoi occhi passarono da Caroline a Tyler. "Ti chiami Tyler, giusto? Devi essere amico di Elena. Sei il lupo mannaro."

    "Chi sei tu?" chiese Tyler .

    La bionda sorrise dolcemente. "Il mio nome è Rebekah."

    Allora la vampira bionda si lanciò in avanti verso Tyler, ma Caroline la spinse indietro contro gli armadietti e le mostrò le zanne. Mostrò a questa Rebekah che non aveva intenzione di lasciare che facesse del male al suo amico.

    Rebekah la derise. "Nessuno ti ha mai insegnato le buone maniere?"

    Spinse indietro Caroline, afferrandola per il collo e sbattendole la testa contro gli armadietti.
    Caroline inciampò e le stelle riempirono la sua visuale. Prima che riuscisse a riguadagnare i suoi sensi la sua testa prese un altro colpo contro gli armadietti di metallo, un colpo abbastanza duro questa volta da metterla completamente ko.

    -----------------

    Klaus aveva fatto uscire il resto dei ragazzi fuori dalla palestra. Era rimasto nella stanza buia, con la doppelganger e due dei suoi compagni di scuola, mentre aspettava che sua sorella iniziasse la seconda parte del loro piano.

    La porta della palestra si aprì e Elena si voltò per vedere chi c'era. Klaus sorrise quando vide il volto familiare.

    "Bonnie, vai via di qui!" gridò la doppelganger, ma Klaus fu di fronte alla strega prima che lei potesse muoversi. La ragazza bruna saltò per la sorpresa, e tutta l'aria lasciò i suoi polmoni in un sussulto violento mentre le sue mani volavano in alto per difendersi.

    "Mi stavo chiedendo quando ti saresti presentata" le sorrise. "Suppongo che tu sei la ragione per cui Elena è ancora in vita?"

    "Proprio così" Bonnie lo fissò in modo truce, ritrovando un po' del suo coraggio "se vuoi qualcuno da incolpare, incolpa me."

    Klaus ridacchiò. "Non si tratta di incolpare qualcuno, tesoro. Sembra che le tue stregonerie abbiano causato degli indesiderati effetti collaterali e dal momento che sei tu ad aver causato il problema, sarai tu a trovare la soluzione."

    Le porte della palestra si aprirono di nuovo. Questa volta era Rebekah, che portava con sé il lupo mannaro amico di Elena, Tyler. Il povero ragazzo lottava e grugniva contro la presa di ferro di Rebekah.

    "Lasciami andare" protestava, agitando le braccia.

    "Silenzio ora" gli urlò Rebekah, dandogli uno strattone tenendolo per il collo.

    "Vorrei farvi conoscere mia sorella, Rebekah, un piccolo avvertimento, può essere molto cattiva."

    "Non fare lo stronzo" rispose Rebekah, spingendo il ragazzo lupo verso di lui.

    Klaus afferrò Tyler per il collo come un cucciolo e lo accompagnò al centro della palestra, sotto la luce naturale fornita dalla luna. "Ogni volta che tento di trasformare un lupo mannaro in un vampiro ibrido, questo muore durante la transizione. E' abbastanza orribile in realtà."

    Alzò il polso alla bocca e affondò i denti nella sua carne, aprendo una vena. Poi premette la ferita sulla bocca di Tyler, costringendo il ragazzo a ingerire il suo sangue. Tyler soffocò e sputò contro il suo braccio. Il gruppo intorno a lui guardava , a bocca leggermente aperta, cercando di capire quello che stava per fare, in modo che potessero avere il sopravvento. Ma non ci sarebbe stato scampo per loro questa volta. Non ci sarebbero state negoziazioni o incantesimi o scappatoie. Le cose sarebbero accadute come avrebbero dovuto, questa volta. Senza errori.

    "Ho bisogno che trovi un modo per salvare i miei ibridi, Bonnie" disse "E per il bene di Tyler, ti conviene fare in fretta."

    Klaus avvolse la mano intorno al mento di Tyler e tirò, spezzando il collo del lupo mannaro e lasciando cadere il suo cadavere a terra. Elena e le sue amiche rimasero a bocca aperta con orrore mentre guardavano rimbalzare il corpo senza vita di Tyler sul pavimento di legno.

    "L'hai ucciso" disse il ragazzo biondo venendo avanti e inginocchiandosi accanto al suo amico.

    "No" disse Elena "Klaus lo nutrirà con il suo sangue. Si sveglierà e si trasformerà in un vampiro."

    "E se Bonnie avrà successo, Tyler sopravviverà alla trasformazione. Quindi procedi, vai a prendere i tuoi libri di magia e tutto ciò che ti serve. Non ti preoccupare, terrò io d'occhio Elena."

    Klaus afferrò il braccio di Elena e Bonnie guardò l'amica. Elena le fece un cenno rassicurante. Guardò la strega che prendeva la mano del ragazzo biondo e correva fuori dalla palestra.

    "Dunque questa è l'ultima doppelganger" disse Rebekah avvicinandosi a Elena. "L'originale era
    molto più carina."

    Klaus sapeva che sua sorella era gelosa, gelosa per la storia della ragazza con Stefan. L'amore che provava per lui non era morto alla caduta di un cappello. Rebekah era stata innamorata di Stefan quando l'aveva pugnalata, e lei si era svegliata amandolo ancora. Ma lui era andato avanti, con la doppelganger. Naturalmente, ciò era stata colpa di Klaus, per aver cancellato la memoria di Stefan su di loro, ma Klaus non vide il motivo di ricordarglielo. Questo dimostrava solo come l'amore potesse essere volubile.

    "Basta... Rebekah" la rimproverò Klaus "Porta via il ragazzo lupo, ok?"

    Rebekah riservò un sorriso rigido alla doppelganger e si avvicinò al lupo morto. Lo prese per un braccio e trascinò il suo corpo senza tante cerimonie attraverso le doppie porte.

    Klaus era di nuovo solo in palestra, con la doppelganger e i due compagni di scuola che aveva torturato prima. Elena sedeva di fronte a loro, cercando di confortarli, e Klaus combatté la voglia di roteare gli occhi. Si diresse verso le tribune e salì pochi passi prima di sedersi.

    Osservò la stanza. Le mani piegate sotto il mento, i gomiti appoggiati sulle ginocchia. La stanza era buia, i granelli di polvere turbinavano nei fasci di luce lunare che entrava dalla alte finestre di sopra. Centinaia di bicchieri di carta erano disseminati sul pavimento, parte degli scherzi che i ragazzi stavano organizzando. Al centro c'era la mascotte Timberwolf, che ringhiava verso di loro dal pavimento di legno.



    "Cos'è questo posto?"

    "E casa" sorrise Caroline. "E' la palestra del mio liceo."

    "Quindi è così che sarà il futuro?"

    "Sì, hai voglia di vedere il resto?"



    Mystic Falls sembrava più luminoso allora, nel sogno-ricordo, quando Caroline gli aveva teso la mano perché la prendesse. Forse era perché si era trattato di un sogno o forse no. Forse tutta la luce aveva lasciato il mondo assieme a lei, e Klaus era stato l'unico ad accorgersene.

    Stefan scelse quel momento per entrare in palestra.

    "Stefan," esalò Elena alzandosi dal pavimento.

    "Sei venuto a salvare la tua damigella, amico?" lo derise Klaus.

    "Sono venuto a chiedere il tuo perdono e a prometterti la mia fedeltà" rispose "Elena non significa niente per me."

    Klaus lo schernì. Sapeva che la dichiarazione di Stefan era la cosa più lontana dalla verità. Per qualche folle ragione, Stefan amava la doppelganger. Era una cosa tragica e sfortunata. Ma Klaus poteva insegnare allo Squartatore una cosa o due sull'amore sventurato e la sofferenza.

    "Molto bene" disse Klaus saltando giù dalla tribuna e camminando verso il punto dove Elena stava con i suoi amici "Beviamoci su. Uccidili."

    Klaus fece cenno ai due uomini senza nome rannicchiati sul pavimento della palestra.

    "No Stefan, non lo fare," lo supplicò Elena. Stefan esitò ai margini del campo. Klaus poteva vedere la battaglia nei suoi occhi, la sua brama di sangue contro il suo costante bisogno di aggrapparsi alla propria umanità.

    "Cosa stai aspettando? Fallo!” Lo spinse Klaus.

    "Stefan non ascoltarlo, sta solo..." Klaus oscillò il braccio, colpendo Elena in faccia con il dorso della mano. Lei si girò per la forza del colpo, cadendo a terra. Stefan si lanciò in avanti allora, Klaus era riuscito a far reagire lo Squartatore. Cercò di attaccarlo, ma Klaus lo respinse e lo afferrò saldamente per la gola. Stefan afferrò con le dita il braccio di Klaus, cercando di liberarsi.

    "Lei non significa niente per te?"

    Stefan urlò. "Farò qualsiasi cosa, hai la mia parola!"

    Klaus era stanco dello Squartatore e delle sue bugie. La rabbia gli bolliva dentro. Rabbia verso il suo vecchio amico e per quello che era stato un tempo, rabbia verso il doppelganger, e rabbia per dover tornare a Mystic Falls e ricordare cose che non voleva ricordare e sensazioni che non voleva provare.

    "Ho contato sulla tua parola per tutta l'estate" ringhiò Klaus "senza dover ricorrere a questo." Le sue pupille si dilatarono, ammaliandolo. "Smetti. Di. Combattere."

    "Non farlo" lo pregò Stefan, mentre le sue braccia cadevano impotenti lungo i fianchi.

    "Non volevo farlo, ma non mi lasci altra scelta. Tutto quello che volevo era la tua fedeltà. Farai esattamente tutto quello che ti dico e quando te lo dico. Non scapperai e non ti nasconderai. Obbedirai semplicemente ai miei ordini."

    "No" sussurrò Elena mentre l'ammaliamento di Klaus su Stefan prendeva forza.

    "Ora, uccidili" Klaus indicò di nuovo gli umani "squartatore".

    Gli occhi di Stefan si offuscarono per la sete di sangue, diventando neri, le vene divennero evidenti sul suo viso. Klaus sorrise, soddisfatto, mentre Stefan si lanciava in avanti e sbranava gli esseri umani, prima uno e poi l'altro.

    "E' sempre bello osservare la vera natura di un vampiro" disse Klaus avvicinandosi a Elena. "Sono diventati così malinconici adesso."

    "No" disse Elena, con gli occhi incollati al suo amore, "Sei stato tu a fargli questo."

    "L'ho solo invitato alla festa, amore. È lui che si è messo a ballare sul tavolo."

    "Nik!" Rebekah gridò entrando nella stanza. Klaus si voltò verso sua sorella mentre lei gli correva incontro, tenendo in mano il telefono cellulare di qualcuno con una foto sullo schermo da fargli vedere. "E' lei. Ha la collana."

    Klaus afferrò il telefono. "Dove hai preso questo?"

    "L'ho rubato alla bionda che era con il ragazzo lupo" rispose Rebekah continuando a lanciare occhiatacce a Elena.

    Klaus ingrandì la foto di Elena e lì sul suo collo, vide la collana di sua madre. La cosa di cui aveva bisogno per capire la soluzione di questo calvario. Lanciò un'occhiata al collo della ragazza, sperando di vedere la collana di fronte a lui, ma essa non c'era.

    "Dov'è la collana, Elena?"

    "Non ce l'ho" disse lei.

    "Bugiarda" urlò Rebekah balzando in avanti, afferrando Elena per i capelli "Falle dire dov'è, Nik!"

    Klaus strappò la sorella dalla doppelganger. “Basta così” gridò, voltandosi verso Elena "dimmi
    dov'è. Sii onesta."

    "Sto dicendo la verità” replicò lei "Katherine me l'ha presa."

    Klaus sentì il bisogno di ridere. "Oh, Katerina. Un'eterna spina nel fianco" cominciò a camminare avanti e indietro, "Avrei dovuto ucciderla quando ne ho avuto la possibilità" pensò. "Beh, che sfortuna! La collana avrebbe facilitato un po' le cose per la tua strega. Beh visto che stiamo facendo le cose con le cattive, mettiamo un orologio. Venti minuti. Se Bonnie non avrà trovato una cura in venti di minuti, allora Stefan, voglio che tu ti nutra di nuovo. E questa volta, di Elena."

    ---------------

    Quando Caroline riprese conoscenza, si ritrovò stesa su uno dei tavoli neri del laboratorio nell'aula di biologia. La sua testa rotolò di lato e vide Tyler, svenuto sul tavolo accanto a lei. Scivolò giù dal tavolo velocemente e corse verso di lui, premendo l'orecchio al suo petto. Non c'era battito cardiaco. Rimase a bocca aperta mentre le lacrime si formavano nei suoi occhi. Dov'era quella stronza bionda e cosa aveva fatto?

    Improvvisamente Tyler sussultò, svegliandosi. Si mise a sedere e cominciò a tossire.

    "Che? Dove mi trovo?" Chiese mentre i suoi occhi cercavano di mettere a fuoco Caroline.

    "Shh" gli disse "Va tutto bene, sono io. Tyler, cosa è successo? Pensavo che fossi morto."

    Lui scosse la testa per fare mente locale. "Non lo so."

    "Qual è l'ultima cosa che ricordi?"

    Gli occhi di Tyler si mossero avanti e indietro, guardando in aria, cercando di ricostruire quello che gli era successo. "Eravamo in palestra ed Elena e Matt e Bonnie e poi …"

    Caroline vide gli occhi di Tyler spalancarsi. "Cosa, Tyler?"

    "Klaus. E' qui."

    Caroline si sentì come se fosse stata impalettata. "Klaus? È qui? A Mystic Falls?"

    Tyler annuì. Klaus era tornato davvero. Il che voleva dire che sapeva che Elena era ancora viva.

    "Mi ha costretto a bere il suo sangue e poi deve avermi spezzato il collo. Ricordo di aver sentito un crack e poi tutto è diventato buio."

    "Ti sta trasformando in un ibrido" realizzò Caroline "sei in fase di transizione."

    "Tuttavia, Klaus ha detto che gli ibridi non sopravvivono alla transizione. Ecco perché è qui. Sta costringendo Bonnie a capire il motivo per cui non funziona."

    Caroline poteva vedere la paura negli occhi di Tyler, la paura di non farcela, che stesse davvero per morire. Pensò dell'ibrido in transizione che aveva visto nel bosco, il sangue sgorgargli dagli occhi, le urla e lo sguardo di agonia, e sentì il panico salirle nel petto. Questo era quello che sarebbe successo a Tyler se non avessero capito come sistemare le cose. Ma Caroline sapeva che Bonnie non avrebbe lasciato che ciò accadesse. E lei stessa non avrebbe permesso che ciò accadesse. Aveva bisogno di andare da Klaus e di fermarlo, qualunque cosa stesse per fare, ma ora Tyler aveva bisogno di lei. Lo attirò in un abbraccio, passandogli le dita tra i capelli in modo rassicurante.

    "Andrà tutto bene, Tyler. Bonnie riuscirà a capire come fare. Starai bene."

    Caroline sentì Tyler sussultare e annuire contro il proprio collo. Non sapeva chi stesse cercando di
    convincere di più, se lei stessa o Tyler.

    ----------------

    "Nik, dove stai andando?" Rebekah gli gridò dietro mentre si dirigeva verso il parcheggio.

    "Da nessuna parte" rispose Klaus da sopra la sua spalla "ho solo bisogno di una piccola pausa."

    "Cosa c'è che non va in te?" chiese infine, mettendosi al passo con lui. "Ti sei comportato come un lunatico da quando siamo in città. Beh, più lunatico del solito."

    "Vedo che il tuo pisolino centenario non ti ha derubato della tua faccia tosta."

    "Questo non ha a che fare solo con gli ibridi, non è vero? Si tratta di Caroline."

    C'erano dei momenti in cui l'intuizione di Rebekah gli era molto utile, e dei momenti in cui gli era assolutamente fastidiosa.

    "Non si tratta di Caroline. Lei non importa, non esiste più. E' morta, non ricordi?" sbottò.

    "Wow Nik. La tua sensibilità non conosce limiti."

    Klaus stava per urlare a sua sorella, quando udì delle voci provenienti dal parcheggio. Era Bonnie che era tornata. Rebekah aprì la bocca di nuovo, ma Klaus le mise la mano sopra, e le accennò di tacere mentre ascoltava.

    "La strega originale ha detto che l'unica ragione per cui Klaus non può trasformare gli ibridi è perché Elena è ancora viva" disse Bonnie.

    "Quindi, è Elena o Tyler? Che cosa faremo?" chiese il suo compagno.

    "Non lo so."

    Klaus fece un sorrisetto, rimuovendo la mano dalla bocca di sua sorella. Rebekah stava già sorridendo.

    "Così andremo a uccidere la doppelganger, allora?" chiese rallegrandosi.

    "Non proprio" rispose "Sto pensando a qualcos'altro."

    Klaus si diresse di nuovo verso la palestra, Rebekah dietro di lui. Appena entrò, sentì la coda di una discussione tra lo Squartatore e la doppelganger, se lei dovesse provare a scappare.

    "Basta" gridò Klaus, stanco della teatralità degli amanti. "Rebekah cara, portami il mio ibrido, è il momento di fare un piccolo esperimento."

    Rebekah obbedì all'ordine di Klaus e lasciò la palestra, ancora una volta.

    "Stefan, perché non ti prendi una pausa, amico? Accomodati."

    Stefan si allontanò da Klaus, gli occhi fissi su di lui, e prese posto in fondo alle gradinate. Klaus afferrò Elena e la tirò in avanti.

    "Ora, la strega originale sembra pensare che i miei ibridi non si stiano trasformando perché sei ancora viva, ma dal momento che la strega originale mi odiava, non mi fido del tutto di questa cosa, perciò, Elena, tesoro, ti chiederò una piccola donazione di sangue."

    "Vai all'inferno" lo contrariò lei.

    Klaus ridacchiò. “Sapevo che lo avresti detto."

    Le afferrò l'avambraccio e spinse indietro la manica affondando le zanne nel suo braccio. Dopo non più di un secondo, si tirò via leccando via il sangue dalle sue labbra. Diede al suo braccio una bella strizzata, lasciando che la sua vena si svuotasse dentro una fiala che aveva tirato fuori dalla tasca. Sentì Stefan salire in piedi dietro di lui e grugnire, ma Klaus si voltò di scatto prima che lo Squartatore potesse fare una mossa.

    "Fermati" Klaus ordinò a Stefan, che era ancora ammaliato, e lui non ebbe altra scelta che obbedire. "Non ho intenzione di ucciderla. Non ancora. Non finché non scopriamo se ho ragione o meno."

    Klaus poteva vedere la rabbia e la paura attraversare il viso dello Squartatore. I suoi occhi luccicavano per le lacrime mentre guardava Elena in mano a Klaus, sanguinante, odiando se stesso per essere troppo impotente per fare qualcosa. Klaus riconobbe quello sguardo. Il modo in cui Stefan tratteneva il respiro; spaventato che ogni mossa sbagliata che avrebbe fatto sarebbe stata la fine.

    Lasciò andare la doppelganger e si avvicinò al suo amico. Guardandolo dritto negli occhi e distogliendo la sua attenzione dalla ragazza dietro di loro.

    "Te lo concedo, amico. Questo mi incuriosisce. Sembra che l'unica cosa più forte della tua sete di sangue, che è abbastanza forte per quanto mi riguarda, sia il tuo amore per questa ragazza."

    "Continuo a dirtelo, farò qualsiasi cosa..." lo interruppe Stefan.

    "E io continuo a dire che, le tue parole, le tue promesse, i tuoi giuramenti di fedeltà non significano più niente per me" rispose Klaus.

    "Tu non capisci" tuonò Stefan, col respiro corto.

    "Oh, io capisco invece e meglio di quanto tu creda" disse Klaus afferrando la spalla di Stefan "Ho
    amato una ragazza una volta. Era bella e forte e piena di luce. Tutte le qualità che sono sicuro che tu veda nella mia doppelganger. Forse questa volta sei abbastanza forte, per combattere la sete di sangue e il soggiogamento, forse questa volta l'amore vincerà su tutto, ma non funzionerà per sempre. Passeranno gli anni, la guarderai sfiorire incontro alla morte, ringraziando più volte la tua buona stella per ogni volta che lei torna da te. Ma la tua fortuna si esaurirà un giorno, amico mio. E poi ti lascerà con niente più che secoli di dolore e di rimpianto."

    Il viso di Stefan si contorse per la confusione per il discorso di Klaus e Klaus si pentì immediatamente di ogni parola. Stava mostrando la sua debolezza. Rebekah aveva ragione. Essere a Mystic Falls gli aveva incasinato la testa.

    Il suono di un telefono che squillava ruppe la tensione tra i due uomini. Klaus realizzò che il rumore proveniva dalla sua tasca. Si era dimenticato del telefono che Rebekah aveva rubato e passato a lui in precedenza. Dopo aver visto la foto della doppelganger e la collana lo aveva infilato in tasca senza pensarci due volte.

    Esso continuava a suonare incessantemente e Klaus gemette, tirandolo fuori dalla tasca per mettere a tacere quella dannata cosa. Ma si fermò quando vide il nome di Damon lampeggiare come l'identificativo del chiamante. Klaus sorrise e lo agitò davanti alla faccia di Stefan.

    "Ah, è tuo fratello" sorrise Klaus. Si voltò, guardando brevemente la doppelganger, che stava ancora sanguinando sul pavimento e premette il tasto di risposta del telefono.

    "Caroline?" urlò Damon nel telefono non appena Klaus rispose. "Che diavolo sta succedendo? Perché Elena non risponde al telefono? Caroline?"

    Il sorriso impertinente cadde dal volto di Klaus al suono del nome di Caroline. Tirò via il telefono in fretta dal suo orecchio come se lo avesse punto. Ignorò la voce di Damon dall'altra parte, che ancora gridava per avere una risposta, e aprì rapidamente le foto sul telefono.

    Scorse il telefono vedendo le foto di Elena, quella di Elena e Stefan, un altra della strega, e poi lei era lì, un mezzo sorriso, con indosso l'uniforme da cheerleader, le braccia avvolte intorno alle sue amiche. Caroline, felice e viva.

    Il telefono squillò di nuovo, facendo scomparire l'immagine, lampeggiando il nome di Damon ancora una volta. Klaus guardò con aria assente al piccolo strumento elettronico. Quando aveva risposto, Damon aveva chiesto di Caroline. Si era aspettato che fosse Caroline a rispondere. Questo era il suo telefono cellulare. Ma ciò era impossibile. Caroline doveva già essere andata nel passato, già essere morta. Klaus mise in moto il suo cervello. Da chi Rebekah aveva detto di aver preso quel telefono?

    L'ho rubato alla bionda che era con il ragazzo lupo.

    Improvvisamente si sentirono delle urla, Rebekah irruppe attraverso le porte della palestra, con l'ibrido tra le mani, gettandolo in palestra. Egli rotolò al centro del pavimento, tossendo e borbottando. Subito dopo Rebekah, venne dentro una bionda arrabbiata, urlando alla sorella di Klaus di non ferire il suo amico e chiedendo risposte che Rebekah continuava a trattenere. Il braccio di Klaus cadde al suo fianco, il telefono gli scivolò di mano e si schiantò al suolo.

    Il suono del telefono che colpì il suolo fece eco in tutta la palestra. Il tempo rallentò fino a fermarsi quando Caroline incontrò il suo sguardo, e lui seppe. Davanti a lui c'era la sua Caroline. Non lo stava guardando con paura o disgusto. C'era la paura, sì, ma di un tipo diverso. Smise di urlare e rimase lì, sotto la luce della luna, i suoi luminosi occhi azzurri che lo fissavano con uno sguardo che non aveva mai sognato di poter rivedere.



    TBC

    Capitolo 26





    Caroline immaginava quel momento da settimane, da quando si era svegliata nel presente. Centinaia di scenari avevano attraversato la sua mente, su come avrebbero potuto incontrarsi di nuovo. Si era immaginata di correre e saltare tra le braccia di Klaus, sentendo le sue labbra sulle proprie, dicendogli finalmente che lo amava e forse, solo forse, sentendoselo dire anche da lui.

    Ora il momento era finalmente arrivato. Non ci fu nessuna corsa, nessun salto, nessuna dichiarazione epica. Lei stava lì, congelata sul posto, incapace di fare un passo verso di lui. La gola secca e le mani tremanti lungo i fianchi. Klaus la guardò a bocca aperta attraverso la stanza, guardandola come se fosse un fantasma. Cadde in avanti, fece un mezzo passo nella sua direzione, prima di fermarsi.

    Il grido strozzato di Tyler ruppe la tensione. La testa di Caroline scattò verso il punto dove il ragazzo giaceva contorcendosi sul pavimento lucido. Stava già delirando, gli occhi cominciavano a sanguinare, proprio come l'uomo nel bosco.

    "Nik!" chiamò Rebekah. "Che succede?"

    Klaus si voltò verso la sorella, scuotendosi dalla sua trance.

    "Te lo farò sapere in un attimo” rispose Klaus. Si diresse verso Tyler e si accucciò accanto a lui. "La strega originale sembra pensare che uccidere la doppelganger sia la risposta ai miei problemi. Tuttavia, ho la sensazione che sia la sua vita, piuttosto che la sua morte, la chiave per creare gli ibridi."

    Klaus teneva in mano una fialetta, contenente un liquido rosso scuro, e la agitò davanti al viso di Tyler. "Prendilo. Bevi".

    "Che cos'è?" Chiese Tyler, il respiro teso e corto.

    "E' un campione del sangue della doppelganger."

    Caroline guardò Tyler alzare lo sguardo verso Elena. Notò un brutto taglio al braccio di Elena che faceva colare del sangue sul pavimento. Il taglio, senza dubbio, era venuto da Klaus.

    "Fallo Tyler" disse Elena.

    Tyler prese la piccola fiala dalla mano di Klaus e la portò alle labbra, lasciando che il liquido scivolasse giù per la gola. Caroline si morse il labbro in l'anticipazione, incerta se voleva che la cosa funzionasse o meno. Se non avesse funzionato, Tyler sarebbe morto, e Klaus probabilmente avrebbe ucciso Elena. Ma se avesse funzionato invece, ciò significava che il sangue di Elena era la chiave per creare più ibridi e non voleva neanche pensare alle implicazioni che questa cosa avrebbe significato.

    Tyler succhiò il sangue e gettò lontano il flacone vuoto. Le sue mani sbatterono giù sul pavimento della palestra, facendo saltare Caroline, mentre iniziava a ringhiare e a gemere. La stanza era silenziosa, tutti stavano trattenendo il respiro, in attesa di vedere cosa sarebbe successo. Klaus lo guardava con occhi fissi, una preghiera silenziosa di speranza sulle labbra.

    "Tyler?" Caroline disse a bassa voce, facendo un paio di passi in avanti.

    Improvvisamente la sua testa scattò in alto, gli occhi gialli e le zanne scoperte.

    "Questo è un buon segno" rifletté Klaus in piedi accanto a lui.

    Era successo tutto così in fretta. Tyler si era trasformato in vampiro e poi in lupo, e poi era scappato. Caroline esitò, i suoi occhi che guizzavano tra Elena, Klaus, e la direzione in cui Tyler era scappato. Non voleva lasciare Elena lì, senza alleati.

    "Vagli dietro" sentì dire da Stefan. Lo guardò e lui le diede un cenno rassicurante. Per un attimo riconobbe il vecchio Stefan.

    "Giusto. Corri dietro al mio ibrido, amore" dichiarò Klaus "fammi sapere come se la passa."

    Un terribile ghigno attraversò le sue labbra. Sembrava il gatto che ha ottenuto finalmente il canarino. Non assomigliava per niente all'uomo del passato di cui lei si era innamorata. Si accigliò, ma non disse niente. Cosa poteva dirgli adesso, di fronte a Stefan, Elena e a sua sorella? In quel momento, Tyler era più importante. Aveva bisogno di trovarlo prima che ferisse un'altra persona o se stesso. Senza altri pensieri, saettò fuori a cercarlo.

    ---------------------

    "Così la doppelganger non è il problema, il suo sangue è la soluzione", disse Rebekah da dove si era seduta sul cofano della macchina.

    Klaus e la sorella stavano nel parcheggio fuori dell'ospedale di Mystic Falls, in attesa, mentre un paio di amichevoli, infermieri ammaliati avrebbero procurato loro del sangue fresco di doppelganger da portare in giro. Ora che aveva risolto il problema della transizione ibrida avrebbe potuto passare alla parte successiva del suo piano. Costruire il suo esercito.

    "Sembra di sì" rispose.

    "Come lo sapevi?"

    "Sai quanto la strega originale mi odiasse, pensi che non avrei fatto il contrario di ciò che diceva?"

    Rebekah ridacchiò. "Mille anni nella tomba e si prende ancora gioco di te."

    "Ha senso se si pensa dal suo punto di vista. Era il suo ultimo asso nella manica, nel caso io fossi mai riuscito a rompere la maledizione dell'ibrido. La doppelganger avrebbe dovuto morire perché io diventassi un ibrido, ma se fosse morta..."

    "Allora non avresti potuto usare il suo sangue per creare una nuova specie" finì Rebekah.

    "Lasciandomi da solo per tutto il tempo."

    Rebekah inclinò la testa verso di lui. "Allora, perché sei così arrabbiato? Frustrato? Non dovremmo festteggiare? Hai vinto. Hai superato astutamente il piano di nostra madre."

    Klaus roteò gli occhi, camminando lontano dalla sorella.

    Rebekah scivolò giù dalla macchina e gli si appoggiò contro. "Qual è il problema Nik? Dimmelo. È per Caroline?"

    Klaus strabuzzò gli occhi verso sua sorella, dimenticando per un attimo che Rebekah non poteva sapere che era stata proprio Caroline davanti a loro in palestra. Non riusciva ancora a crederci lui stesso. Lei era viva. Ma come? Aveva visto Mikael ucciderla. Aveva assistito allo squartamento del suo cuore dal petto e l'aveva vista morire. Il ricordo lo perseguitava da quasi sei secoli, lo aveva rivisto più e più volte nella sua mente. Ma quella notte, lei era lì, respirava e lei lo aveva guardato come se lo conoscesse. Cosa era successo?

    In quel momento non avrebbe voluto altro che correre da lei, prendendola in braccio e stringerla a sè, solo per dimostrare che era vera. Ma qualcosa lo aveva fermato. Lui non era lì per Caroline, lui era lì per Elena e per i suoi ibridi.

    "Nik, cosa vuoi di più?" aveva continuato Rebekah ma Klaus non l'aveva ascoltata.

    "Quello che voglio è, prendere il mio ibrido, prendere la mia ragazza, e andarmene da questo dannato buco di città," sogghignò, "perché non vai a prendere il camion. Io prendo Elena."

    Rebekah sorrise sarcasticamente e lo superò, chiaramente insoddisfatta dal suo comportamento evasivo. Ma lui non si era mai confidato con lei. Era brava a indovinare i suoi pensieri e sentimenti, ma lui non avrebbe mai espresso nulla ad alta voce, con suo grande dispiacere. Non era in vena. Aveva bisogno di rimanere concentrato.

    "E' davvero tutto quello che vuoi?"

    La mascella di Klaus cadde al suono della voce familiare alle sue spalle. Si voltò per vedere Caroline lì in piedi, che contorceva nervosamente le proprie mani di fronte a lui. La sua bocca era leggermente contorta, le spalle andavano su e giù come se tremassero nervosamente. Sembrava stanca e un po' segnata dagli eventi di quella notte, ma sembrava raggiante e bella lo stesso. Dopo un paio di momenti, fece un paio di timidi passi verso di lui.

    "Come fai ad essere viva?"

    "Quando sono morta, l'incantesimo mi ha mandato di nuovo al mio tempo" spiegò.

    Le labbra di Klaus si serrarono. “Perché non me l'hai detto?"

    "Gretchen aveva appena scoperto quello che sarebbe successo, ma era solo una teoria. Non eravamo sicure se fosse vero. Avrei potuto morire per davvero."

    Klaus rimase fermo a guardarla e ad ascoltarla mentre spiegava perché fosse lì di fronte a lui, ora, dopo tutto questo tempo. Gli raccontò la verità su quella notte, di Katerina e della sua fuga, e della sua parte in tutto quello. Una parte di lui era furiosa per il suo tradimento, ma all'altra parte non importava nulla. Alla fine, aveva raggiunto i suoi obiettivi e questo era tutto ciò che contava.

    "E come sta il mio ibrido?"

    Caroline sbatté le palpebre. "È questo di cui sei preoccupato? Non hai sentito nulla di quello che ti ho appena detto?"

    "Beh, quando si trascorrono quasi mille anni, cercando di rompere una maledizione e creare una nuova specie, tu mi chiedi cosa mi interessa di più" replicò Klaus "e si, amore, ho sentito ogni parola."

    Una strana espressione le attraversò il viso. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, incapace di formulare una risposta altrettanto pungente. "Tyler sta bene. Più tardi tornerò da lui per tenerlo controllato."

    "Bene" sorrise Klaus: "fammi sapere se resiste."

    Con questo Klaus si voltò dall'altra parte e si diresse verso il pronto soccorso.

    "Tutto qui?" Caroline gridò alle sue spalle.

    Lui si fermò e si voltò di nuovo verso di lei. “C'era qualcosa d'altro?"

    "Io... voglio dire" balbettò Caroline. Klaus le rivolse un sorriso arrogante e alzò la mano.

    "Se ti riferisci a quello che è successo tra di noi, è tutto nel passato" dichiarò Klaus "Seicento anni è un tempo molto lungo Caroline. Le cose cambiano. Ma niente paura, amore, non ti tradirò con i tuoi amici. Non farò loro sapere dei peccati che hai compiuto in passato. Consideralo un favore".

    La fronte di lei si contorse in una moltitudine di rughe, arrabbiate e ferite. Prima che potesse dire qualcosa in risposta, Klaus si girò nuovamente e si allontanò via in rapidità, deglutendo la bile che minacciava di salirgli in gola.

    --------------------

    Caroline tornò nella villa dei Lockwood, gettando la borsa sul tavolo all'ingresso, cercando di non fare rumore e di non svegliare la madre di Tyler. Damon si era mostrato in ospedale a recuperare Elena prima che Caroline se ne andasse, ma lei non si era preoccupata di restare lì a vedere cosa era successo. Elena era al sicuro per il momento.


    Salì i gradini due alla volta fino alla stanza di Tyler. Aveva trattenuto le lacrime in auto durante il tragitto. E ra stato orribile, e sapeva che non avrebbe dovuto supplicare conforto dopo tutto quello che Tyler aveva passato quella notte, ma aveva bisogno di qualcuno.

    A Klaus, veramente, non importava più di lei.
    In un primo momento aveva pensato che forse stesse mentendo, visto quello che le aveva detto nella grotta la notte del sacrificio e che lei aveva ricordato. Ma ciò era anche peggio del fatto che a lui semplicemente non importasse più nulla. Perché voleva dire che a lui, ovviamente, importava più dei suoi ibridi che di lei o di qualsiasi altra cosa.

    Avrebbe dovuto saperlo. Non avrebbe mai dovuto innamorarsi di qualcuno così freddo, insensibile ed egoista come Klaus. Forse era una persona nel 1492, ma era diventato un uomo completamente diverso nel corso dei secoli.

    Caroline spinse gentilmente la porta della camera di Tyler. Il nuovo ibrido si era lasciato cadere sul letto, una gamba metà fuori dal materasso, il braccio buttato attorno ad uno dei suoi grandi cuscini. Era profondamente addormentato, i muscoli della sua schiena si muovevano ad ogni respiro. Caroline sospirò e si appoggiò allo stipite della porta. Perché non poteva essersi innamorata di Tyler, invece? Certo, aveva i suoi momenti idioti, ma non così frequenti come quelli di Klaus. E non aveva mai tentato di uccidere una delle persone a cui teneva. I suoi amici avrebbero accettato la loro relazione, se ne avessero avuta una. Lui l'avrebbe trattata bene, protetta e amata. Tutto sarebbe stato più semplice.

    Tyler si spostò leggermente nel sonno, strofinandosi il viso distrattamente con la mano. Caroline lo prese come spunto per lasciarlo stare. Sembrava così tranquillo e silenzioso, e meritava una pausa. Non aveva bisogno dei problemi di Caroline in aggiunta ai suoi. La mattina dopo sarebbe tornata per assicurarsi che avesse un po' di sangue e per aiutarlo in quello di cui aveva bisogno. In silenzio, indietreggiò nel corridoio, chiudendo accuratamente la porta di Tyler, e si diresse giù per le scale.

    Proprio mentre raggiungeva la sua borsetta, sentì qualcuno arrivare dietro di lei.

    "Ciao Caroline."

    Caroline strinse i denti e si voltò. Sapeva come doveva sembrare. Lei e Tyler si erano intrufolati prima, in modo che Tyler potesse andare al piano di sopra e ripulirsi senza che sua mamma vedesse lo stato malconcio in cui era. Il commento di Tyler su sua mamma che pensava stessero uscendo insieme le venne subito in mente. Doveva sembrare una sorta di puttanella, che esce di nascosto dalla casa del suo fidanzato dopo una sveltina nel bel mezzo della notte.

    "Signora Lockwood" rispose Caroline, con un sorriso tirato "Me ne stavo andando."

    Si girò e afferrò velocemente la borsetta, ma tirò subito la mano indietro, con la pelle che friggeva. Qualcosa sulla borsa l'aveva bruciata.

    Alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere la mamma di Tyler che le puntava una pistola con un dardo al petto e premeva il grilletto. Il dardo la colpì appena sopra il cuore, iniettandole un liquido che bruciava. Verbena. Caroline rimase a bocca aperta mentre altri due dardi la colpivano e cadeva in ginocchio.

    "Speravo davvero di sbagliarmi" sentì dire a Carol mentre sveniva.

    -----------------

    Klaus si svegliò di soprassalto, sedendosi sul letto, cercando di riprendere fiato. Si guardò intorno nella camera da letto dell'appartamento che aveva requisito al momento, passandosi una mano attraverso il viso. Non riusciva a ricordare quello che aveva appena sognato, ma gli aveva lasciato una sensazione di freddo e vuoto ora che si era svegliato.

    Poteva sentire qualcuno armeggiare in cucina, fuori e in fondo al corridoio. L'odore del caffè invase i suoi sensi. Klaus gettò indietro le lenzuola bianche e spostò le gambe oltre il bordo del letto, alzandosi e allungandosi.

    Si diresse verso la cucina, trovando Rebekah lì, davanti alla macchinetta del caffé del proprietario dell'appartamento.

    "Guarda Nik! Ho capito come fare il caffè!" lo guardò raggiante.

    "Ben fatto" rispose seccamente: "dov'è lo Squartatore?"

    "Come faccio a saperlo?" disse "Ho finito con lui finché non comincia a trattarmi meglio. Tra quanto partiamo?"

    "Noi non partiamo."

    "Che cosa vuoi dire?"

    "Parto solo io al momento. Ho cose da fare sorellina.” rispose Klaus.

    "Come creare più ibridi?" provò ad indovinare.

    "Esattamente." Klaus si avvicinò alla scorta di liquori, afferrando un bicchiere a palla bassa e una bottiglia di scotch al posto del caffè mal fatto di Rebekah.

    "Perché non posso venire?"

    "Perché" disse prendendo un sorso "Ho bisogno che tu stia qui. A controllare la mia doppelganger. A tenere tutti in riga fino al mio ritorno."

    "E Stefan?"

    "Pensavo che non ti importasse di lui?"

    Rebekah alzò il naso in aria. "Infatti."

    "Molto bene" disse Klaus, prendendo il bicchiere e la bottiglia e tornando verso la camera da letto.

    "Non hai davvero intenzione di lasciarmi in questa città dimenticata da Dio, vero Nik?" gridò
    Rebekah al corridoio verso di lui.

    Klaus rispose con lo sbattere della porta della camera da letto.

    -------------------------

    Caroline gemette, ruotando la testa sulle spalle. Aveva ancora una leggera sensazione di bruciore dentro alle vene e scoprì che non riusciva a muovere le braccia o le gambe. Le sue palpebre si aprirono lentamente e mise a fuoco le manette di acciaio che erano avvolte alle sue braccia. Cercò di scivolare fuori da quelle serrature, ma esse erano robuste, e lei era stata indebolita dalla verbena che Carol le aveva sparato. La sedia che la teneva era stata fatta appositamente per intrappolare un vampiro.

    Di fronte a lei, sentì il suono di una serratura di metallo che veniva azionata, e il cigolio dei cardini arrugginiti, mentre una porta si apriva. Trattenne il respiro.

    "Ehi?" Chiese lei, con voce tremante. "Chi è? C'è qualcuno?"

    Dei passi risuonarono giù per le scale mentre una figura maschile veniva alla luce. Caroline guardò in basso alle scarpe nere da vestito, più su fino ai pantaloni perfettamente stirati, e alla camicia elegante a strisce color prugna. Riconobbe quella camicia. L'aveva comprata a suo padre lo scorso Natale.

    "Papà?"

    "Ciao Caroline."



    TBC
     
    Top
    .
  9. kasumi
     
    .

    User deleted


    Capitolo 27

    Dopo quasi una settimana che era andato via, Klaus tornò a Mystic Falls ancora una volta. Mentre oltrepassava alla guida l'insegna di benvenuto della città, si sentì pervadere dall'energia negativa che proveniva da quella maledetta cittadina. Nient'altro che brutti e acidi ricordi venivano da questo luogo, creato molto tempo prima che avesse un nome.

    Questa piccola, triste città una volta era stata la sua casa, tanto tempo fa, prima che il tempo esistesse. Aveva camminato per questi luoghi da essere umano. Era qui che era nato e cresciuto per diventare un uomo. Era in questi boschi che Klaus cacciava, estraneo allo sviluppo e alla crescita della popolazione, che aveva combattuto con i suoi fratelli, si era innamorato per la prima volta, e aveva vissuto con i suoi fratelli nella maggior pace che avesse potuto avere. Mentre continuava lungo la stretta strada provinciale, ricordò quando era sgattaiolato sottoterra con Rebekah nelle grotte, e avevano intagliato i loro nomi sulle pareti di pietra, volendo lasciare un pezzo di sé ai posteri, in modo che chi fosse venuto lì in futuro avrebbe saputo che quel posto era appartenuto a loro per primi. Era loro di diritto e chiunque fosse venuto lì dopo di loro, sarebbe stato solo un intruso.

    Tutto ciò era accaduto prima che i loro genitori li uccidessero, trasformandoli in vampiri. Prima che ognuno di loro avesse compreso le possibilità che potevano dargli l'immortalità e il tempo.

    "Questo posto sembra una discarica" osservò la ragazza sul sedile del passeggero accanto a lui. Il suo nome era Mindy. Era un lupo che aveva raccolto durante i suoi viaggi. Ed ora, grazie alla doppelganger e alla sua meravigliosa donazione di sangue, Mindy era un ibrido.
    Altri quattro ibridi erano seduti sul sedile posteriore, guardando fuori dai finestrini oscurati del grande SUV, concordando con la valutazione di Mindy.

    "Abbiate un po' di rispetto" rispose Klaus "questa è casa nostra."

    --------------------

    Il terribile suono metallico dell'acciaio echeggiò sulle pareti di pietra, facendo tremare Caroline per la paura. Era mattina, il momento della giornata che temeva di più. Di notte quelle torture senza fine venivano sospese, ma il giorno portava ore dopo ore di pura agonia.

    E ciò che rendeva la cosa anche peggio era il fatto che tutto questo dolore le veniva inflitto dal suo stesso padre. Mentre sosteneva che stava solo cercando di aiutarla a controllare il proprio vampirismo. Che l'avrebbe “guarita", nonostante lei piangesse e supplicasse e protestasse che non poteva essere "guarita".

    Ogni giorno suo padre veniva un'ora dopo l'alba, quando il sole colpiva la finestra della prigione al giusto angolo. Avrebbe tenuto una sacca di sangue aperta di fronte a lei, in modo che avrebbe potuto sentire il dolce profumo del liquido. L'avrebbe messa alla prova, sfidata per spingerla a controllarsi, ma ogni volta lei avrebbe fallito. Le sarebbe venuta l'acquolina in bocca e il suo viso si sarebbe trasformato e poi suo padre avrebbe tolto la copertura della finestra, lasciando che la luce del sole entrasse dentro. Le aveva preso il suo anello di lapislazzuli, la sua protezione contro il sole, e lei sarebbe bruciata come punizione per quello che era. Lo sfrigolio della sua pelle era diventato un suono così familiare per le sue orecchie, come la sua canzone preferita alla radio.

    Per ore e ore ogni giorno suo padre ripeteva questa tortura, esortandola a combattere, a controllarsi, ma lei non era affatto migliorara dal primo giorno che l'aveva imprigionata. Un'ora prima del tramonto, Bill si sarebbe fermato. Il sole sarebbe stato fuori portata e lui avrebbe chiuso la finestra. A quel punto, Caroline sarebbe svenuta immediatamente per il dolore e la stanchezza. Il suo corpo era denutrito ed era sempre più lento a guarirsi da sé. Bill l'avrebbe lasciata senza dire una parola, solo un sospiro, e la promessa che l'avrebbe rivista il giorno dopo, prima di chiudere di nuovo la camera e lasciarla sola.

    Quello che faceva più male, era sapere che ora suo padre la odiava. Doveva odiarla, perché non c'era altra spiegazione a quello che le stava facendo. Perché non riusciva a vedere che lei era ancora la sua bambina? Lui, che era sempre stato il genitore che la capiva meglio. La capiva quando sua madre non ci riusciva. Perché ora non riusciva a capirla, nella cosa più importante?

    Le serrature e le leve delle stesse risuonarono ancora una volta e Caroline sentì i passi del padre strofinare sui gradini di pietra. Sollevò la testa debolmente, la sua visione da vampiro concentrata su di lui.

    "Buongiorno" le disse.

    Caroline abbassò di nuovo la testa in risposta. Era troppo debole per rispondere e comunque non aveva niente da dire. Lui non avrebbe risposto alle sue domande, in ogni caso, se non per dire che stava facendo questo perché l'amava, prima di iniziare con la sua tortura.

    Era ironico, il fatto che fosse lei a venir chiamata mostro.

    ----------------------

    Klaus aveva fatto scendere i suoi ibridi in varie parti della città, dando loro istruzioni per non dare nell'occhio. Gli ibridi avevano obbedito volentieri e si erano sparsi in giro per Mystic Falls. Klaus non poté fare a meno di sorridere. Ognuno di questi soldati fedeli stava facendo esattamente quello che gli aveva detto e senza tante storie. Era proprio quello che aveva sempre voluto.

    Guidò fino alla periferia della città, verso uno dei vecchi palazzi abbandonati che aveva scoperto l'ultima volta che era stato in visita. Era un po' preso male e necessitava di una ristrutturazione, ma sarebbe stato la base ideale per il momento. Non che Klaus avesse programmato di restare in città per un certo periodo di tempo. Tuttavia, come aveva detto prima a Mindy, Mystic Falls era casa. Aveva senso possedere una proprietà in quel posto. L'appartamento dov'era stato prima andava bene, ma a Klaus piaceva avere il suo spazio. Non gli erano mai piaciuti i moderni condomini o le villette. A lui piacevano i grandi palazzi appariscenti. Le sue case a Londra e nel sud della Francia erano abbastanza vaste, e vantavano ampi terreni. Sapeva che, dandogli del tempo, anche questo palazzo modesto che aveva scelto a Mystic Falls sarebbe diventato altrettanto sfarzoso.

    Il suo telefonino suonò nel sedile accanto a lui. Un messaggio. Da Mindy. Klaus scelse di ignorarlo. Non si preoccupava affatto di far finta di non notare il modo in cui la ragazza lo guardava, con quegli occhi scuri socchiusi, in parte adoranti e in parte qualcosa di diverso. Ma lui non era interessato. Per una miriade di ragioni.

    Il suono del suo cellulare gli fece però ricordare che aveva una telefonata da fare. Lo afferrò e scorse attraverso i pochi contatti che aveva, fermandosi su quello che stava cercando e premendo il tasto per iniziare la chiamata. Una voce femminile risuonò attraverso gli altoparlanti della vettura.

    "Sei tornato?" disse Rebekah in segno di saluto.

    "Mi sei mancata anche tu, sorella" Klaus fece un sorrisetto "Dove sei?"

    "A fare pratica di Cheerleader " rispose Rebekah, come se fosse ovvio.

    "A fare pratica di Cheerleader?" ripetè lui. Klaus scosse la testa. Rebekah aveva sempre agito come se non le importasse nulla delle abitudini umane, ma era sempre stata la prima a cercare di adattarsi e di ambientarsi in qualunque secolo o cultura facessero parte.

    "Sto venendo a prenderti" disse e riattaccò prima che lei potesse protestare. C'erano cose più importanti da discutere del suo bisogno di vivere una vita normale.

    Klaus parcheggiò il SUV fuori della scuola superiore ed esitò un attimo prima di scendere dalla macchina. Caroline sarebbe stata lì, con ogni probabilità. Dopotutto era una cheerleader. Se avesse raggiunto Rebekah lì dentro, l'avrebbe sicuramente vista. Perciò, riconsiderò l'idea di entrare per cercare Rebekah e pensò invece di chiamarla affinché fosse lei a raggiungerlo fuori. Tuttavia, una parte di lui voleva rivedere Caroline, per dimostrare a se stesso che la sua presenza quella notte della settimana prima non era stata solo un sogno.

    I suoi occhi andarono allo specchietto retrovisore e fissò in malo modo il suo riflesso nel vetro rettangolare.

    "Datti una regolata," disse ad alta voce.

    Senza darsi altro tempo per pensare, scese dalla macchina. Avrebbe afferrato Rebekah e se ne sarebbe andato via subito, prima di fare qualcosa di stupido. Attraversò il parcheggio come uno spaccone, come se la città fosse di sua proprietà, anche se in effetti ne aveva il diritto, più di chiunque altro residente qui. Si disse che sarebbe stato abbastanza facile trovare un gruppo di cheerleader e portare via sua sorella da quella distrazione.

    Girò un angolo e si trovò improvvisamente spinto contro il muro, fissando gli occhi arrabbiati del suo primo ibrido.

    "Tyler, amico" disse Klaus mantenendo la calma "Stai godendo della forza ibrida scoperta di recente, vedo."

    "Dov'è lei?" Il ragazzo gli ringhiò contro.

    Klaus lo spinse via, ignorando la sua domanda. Si allontanò dal muro e fece ruotare la testa sulle spalle.

    "Ti conviene ricordare con chi stai parlando," rispose.

    "Dimmi cosa hai fatto a Caroline?"

    "Caroline? La tua piccola fidanzata carina?" Gli sorrise: "Io non le ho fatto niente."

    "Non fare il finto tonto con me. Lei mi ha detto tutto" gli sputò Tyler in faccia. "Che strano che non appena ti presenti e poi vai via, anche lei scompaia. Una coincidenza un po' troppo grande, non trovi?"

    Klaus strinse gli occhi. "Di che cosa stai parlando?"

    "Caroline non sarebbe andata via senza dirlo a nessuno. Senza salutare. Ma non si è presentata a scuola e non risponde al telefono, così ho pensato che avesse fatto la sua scelta e che fosse con te."

    "Beh, non lo è." rispose Klaus.

    "E allora dove è?"

    Klaus aprì la bocca per rispondere che non gli importava, ma si fermò. Il suo stomaco si era stretto in una morsa. Qualcosa era successo a Caroline. Perché, naturalmente, era una bella calamita bionda che non attirava nient'altro che disastri. Klaus si passò una mano sul viso.

    "La troverò" rispose Klaus. Si girò nella direzione del parcheggio, senza preoccuparsi di aspettare la risposta del ragazzo ibrido. Ad ogni modo, sentì che Tyler lo stava seguendo.

    "E' davvero scomparsa?" disse Tyler, raggiungendolo infine. “Se non l'hai presa tu, allora chi è stato?"

    Klaus vagliò le varie possibilità nella sua testa. La sua mente andò subito ai suoi nemici. Chiunque sapesse della sua relazione con lei era stato pugnalato o era morto, ad eccezione di Katerina e Rebekah. Katerina non era così stupida da tornare a Mystic Falls e fare del male a Caroline quando aveva appena ritrovato la propria libertà. La vendetta non era nel suo stile. A lei piaceva di più scappare. E Rebekah non avrebbe osato toccare Caroline. Non sapeva che Caroline era ancora viva. Klaus non glielo aveva detto prima di partire.

    "Merda" mormorò Tyler sottovoce "la mamma di Caroline.”

    Lo Sceriffo Forbes stava camminando verso di loro. Klaus non aveva mai incontrato formalmente la donna, la conosceva solo come la madre di Caroline. Era nella lista delle persone da non uccidere che teneva in testa ogni volta che veniva a Mystic Falls.

    "Ciao Tyler" disse la donna in segno di saluto.

    "Salve Sceriffo Forbes, che ci fai qui?"

    "Solo routine, devo tenere una lezione sulla guida in stato di ebrezza per le matricole" spiegò la donna. "Chi è il tuo amico?"

    Gli occhi dello sceriffo scivolarono verso Klaus, dandogli uno sguardo diffidente. Klaus poteva vedere i suoi radar da poliziotto mettersi in funzione. Senza dubbio si stava chiedendo chi fosse questo uomo e cosa stava facendo nel parcheggio della scuola.

    "Klaus Mikaelson" disse tendendo la mano verso di lei "mia sorella ha appena iniziato a frequentare questa scuola. Sono venuto a prenderla all'allenamento di cheerleader."

    Lo Sceriffo ricambiò gentilmente la sua stretta di mano, ma continuò a guardarlo con sguardo sospetto. Klaus riconobbe quello sguardo. Caroline l'aveva guardato spesso così.

    "Liz Forbes. Anche mia figlia Caroline è una cheerleader" commentò lo sceriffo, "scommetto che si conoscono." Lo sceriffo lasciò cadere la mano e rivolse la sua attenzione a Tyler. "A proposito di lei, ho parlato con il padre di Caroline ieri sera, ha detto che non sapeva quando Caroline avesse intenzione di tornare in città. Ti ha detto niente Tyler? Non mi piace che stia perdendo così tanta scuola."

    "Aspetti" disse Tyler "lui ha detto di averla vista?"

    "Naturalmente. Sei stato tu a dirmi che andava a fargli visita" disse Liz.

    "Giusto" il ragazzo tentò di coprire con un'alzata di spalle. "Non lo so. Mi ha detto solo questo."

    Lo sceriffo guardò Klaus e poi Tyler, socchiudendo gli occhi mentre si spostavano da uno all'altro. "Ok. Che succede? So perfettamente chi sei Klaus. Mia figlia e la sua amica ti hanno tenuto d'occhio per tutta l'estate. E accade che lei scompare quando tu ti presenti in città. Dov'è?"

    La bocca di Klaus si contorse in un piccolo sorriso. Doveva ammirare il coraggio della donna. Un semplice umano, sapendo esattamente chi era e cosa era, lo stava fronteggiando. Ora sapeva da chi Caroline avesse ereditato la sua audacia.

    "Beh Sceriffo, si dà il caso che il giovane Tyler ed io ci stavamo giusto ponendo la stessa domanda."

    -----------------------

    Caroline sedeva sulla sedia, le spalle curve, la pelle della schiena ancora sfrigolante dalla precedente sessione di tortura del padre. Sentì il padre buttare a terra la sacca di sangue che aveva usato per tentarla e scivolare lungo il muro per sedersi sul pavimento. Non poteva vederlo, ma poteva sentire il suo respiro. Era un suono esasperato. Lo conosceva bene fin dall'infanzia. Succedeva sempre quando aveva fatto qualcosa che lo aveva deluso. Una "B" su una pagellina mentre avrebbe potuto ottenere una A, il 2 ° posto alla finale allo spettacolo di Miss Mystic Junior quando avrebbe potuto vincere. Suo padre l'aveva sempre spinta ad essere la migliore, non la migliore al massimo delle sue capacità, ma la migliore in assoluto.

    Più la spingeva a fare meglio, e meno lei ci riusciva. Non lo capiva? Questa era la sua natura. La sua tortura costante la stava solo facendo diventare più debole, rendendo la sua voglia di sangue ancora più forte. Era incredibile che lei fosse in grado di resistere anche quel poco che poteva.

    Come Bill agitò la sacca di sangue ancora di fronte a lei, lei strinse i denti e le mani a pugno, mentre le unghie scavavano nei palmi e traevano del sangue. Cercò di non pensare a quanto fosse buono il sapore del sangue, quanto l'avrebbe fatta sentire meglio bere anche la più piccola goccia.

    "Perché? Perché stai facendo questo?" Gridò.

    "Così non dovrò ucciderti" rispose serio. Le sue parole arrivarono al suo cuore e lei sentì di perdere il controllo. Il suo volto cambiò impercettibilmente e la faccia di suo padre fu piena di delusione.

    Chissà quando si sarebbe stancato, pensò. A che punto avrebbe deciso che era diventata una causa persa e si sarebbe arreso? Era passata quanto, una settimana? Chiaramente nessuno sarebbe venuto a salvarla. Anche se qualcuno si fosse accorto che lei mancava, come avrebbe fatto a capire dove cercarla? Sarebbero arrivati a lei prima che suo padre avesse deciso di rinunciare e l'avrebbe uccisa?

    "Il sole è andato giù" disse Bill camminando intorno a lei. Sollevò la mano e le diede una leggera pacca sulla testa. Il gesto sembrava quasi crudele. "Proveremo di nuovo domani."

    Così avrebbe avuto un altro giorno. Un altro giorno di tortura e in attesa di morire, ora che sapeva quale sarebbe stato l'esito di questo esperimento. Bill chiuse la porta ermeticamente e la lasciò sola per la notte.

    Proprio mentre la porta si chiudeva a chiave, sentì un rumore insolito, come il suono di una pistola che veniva caricata.

    "Ciao Bill" era la voce di sua madre. Caroline sentì un piccolo guizzo di gioia. Non sapeva come sua madre aveva fatto a trovarla. In un primo momento si era chiesta se anche lei avesse fatto parte di quel piano, se avesse deciso di non accettarla come vampiro, dopo tutto. Ma a giudicare dalla presenza della pistola e dalla ferocia nella voce di sua madre, ciò non era vero.

    "Metti giù la pistola Liz" rispose Bill: "So quello che sto facendo."

    "C'è nostra figlia là dentro."

    "E allora permettimi di farlo, Liz. Non perché sia un mostro, ma perché le vogliamo bene."

    Sentendo il silenzio che seguì a questo, la piccola luce di speranza che Caroline aveva provato, scemò un poco. Suo padre aveva forse convinto sua madre che stava facendo la cosa giusta? Aveva appena perso il suo unico alleato?

    "Klaus" sentì chiamare sua madre.

    Klaus? Ma. . ?

    Dei passi risuonarono giù per la scala in un ritmo stranamente sicuro di sé che poteva essere solo di una persona.

    "Chi sei?" chiese Bill dall'altro lato della porta.

    "Qualcuno di cui dovrebbe essere molto, molto spaventato William Forbes" rispose in un accento inglese molto scorrevole. "A meno che non apra questa porta in questo momento."

    "Tu non andrai là dentro" rispose Bill. La pistola sparò un colpo, facendo sussultare Caroline. Il suono del proiettile che colpisce le pareti echeggiò nel piccolo spazio. Sua madre aveva appena sparato un colpo verso suo padre?

    "Bill" disse Klaus, con un tono di voce stranamente calmo "il buon Sceriffo qui presente mi ha chiesto di non farle del male, a nome suo e di sua figlia, ma le cose stanno così: non sono un uomo molto pacato, e mi piacerebbe davvero, davvero tanto causarle una notevole quantità di dolore in questo momento, quindi apra questa porta e si faccia da parte, così che io non possa rimangiare la parola data".

    Caroline udì uno spostamento e lo sferragliare del metallo e la porta si aprì per rivelare Klaus dall'altro lato. Non aveva molta energia per sentire qualcosa e infatti, fino a quel momento, aveva pensato che l'intera conversazione che era avvenuta dall'altro lato della porta potesse essere un'allucinazione. Che forse il suo cervello e il corpo erano diventati così stanchi che avevano creato insieme questo sogno di salvataggio per darsi la forza di vivere un altro giorno.

    Il viso di Klaus era come la pietra, mentre camminava verso di lei, senza rivelare nessuna emozione. I suoi occhi vagarono rapidamente su di lei, valutando i danni. Prese le manette ai polsi, le strappò via velocemente come se non fossero più resistenti del velcro, e fece lo stesso anche per le serrature intorno alle caviglie.

    "Il mio anello" sibilò Caroline, muovendo debolmente le dita nella direzione in cui Bill aveva gettato il suo anello. Si trovava lì per terra, tra la polvere e la cenere. Klaus lo raccolse da terra e le prese la mano, infilandole l'anello al dito indice. Le passò le mani lungo il braccio, dandole una stretta gentile. Lei riuscì a fargli un piccolo sorriso, ma il volto di lui rimase vuoto come prima.

    Klaus si alzò in piedi allora e si chinò, posizionandole le braccia intorno al proprio collo, e scivolando con le proprie sotto al suo corpo per sollevarla. Lei risucchiò l'aria lievemente per il dolore, mentre lui premeva contro le bruciature della sua schiena. Fu allora che vide rompersi, anche se per poco, la maschera di ghiaccio della sua espressione. La contrazione della sua fronte fu così lieve che, se non avesse guardato in quel preciso momento, l'avrebbe persa. Si rannicchiò contro il petto di lui e gemette leggermente.

    "Va tutto bene" disse lui "Sei qui con me."

    Qualcosa in questo le sembrò stranamente familiare, pensò Caroline mentre Klaus la portava su per le scale e fuori dalla prigione.

    Nota dell'autrice: punti extra per chi indovina perché la situazione è così familiare per Caroline! :)


    Capitolo 28

    Klaus aveva quasi preso la porta a calci, una volta arrivati a casa di Caroline. Lei poteva sentire la rabbia che stava trattenendo mentre rotolava via a onde da lui, mentre gli si teneva stretta. Solo quando fu alla seconda sacca di sangue si rese conto che, in qualche modo, Klaus aveva misteriosamente ottenuto un invito in casa da sua madre. Ma la parte sorprendente era che non ne era sorpresa. Quel maledetto ibrido poteva manipolare o affascinare chiunque per fargli fare qualsiasi cosa.

    L'aveva depositata nella sua stanza e le aveva portato le sacche di sangue prima di scomparire di nuovo. Tornò con il kit di pronto soccorso che la madre conservava sotto il lavandino del bagno e si sedette sul letto accanto a lei, ordinandole di spostarsi in avanti in modo che potesse raggiungerle la schiena. Caroline non disse nulla mentre lui le slacciava lentamente il vestito e iniziava la pulizia del sangue secco dalla sua schiena. Anche se era emotivamente e fisicamente provata, non poté evitare il modo in cui il suo corpo rispondeva al suo tocco. Era la prima volta che la toccava da settimane. Sentire le dita di lui danzare sulla propria pelle, le dava sollievo in più di un modo.

    Come aveva fatto, lui, a stare senza questo contatto per secoli?

    Ma per lui non era stato così, non è vero? Ricordava la notte degli scherzi e la loro conversazione nel parcheggio dell'ospedale e il suo freddo abbandono.

    E' tutto nel passato.

    “Grazie” disse, perché aveva bisogno di dire qualcosa "per non aver ucciso mio padre."

    Klaus ridacchiò dietro di lei. "Non dirlo. Era più il desiderio di tua madre che il mio."

    "Come avete fatto a trovarmi?"

    "Il tuo amico Tyler aveva capito che eri scomparsa. Pensava che fossi partita con me, ma gli ho detto che non era così. Allora abbiamo coinvolto tua madre, che è una detective abbastanza brava. Abbiamo seguito alcuni indizi ed eccoti qua."

    La sua spiegazione era vaga. Senza emozioni. Sembrava stesse cercando di essere il più breve possibile. Interruppe le cure per un momento, sfiorando con la mano la pelle nuda della spalla di lei e lei trattenne il respiro, per non rovinare quel momento e indurlo ad allontanare la mano. Notò solo ora come la mano di lui stava tremando leggermente contro il suo braccio. Dio, desiderava solamente che lui la avvolgesse con le proprie braccia.

    "Così te ne sei andato?"

    "Adesso sono tornato," rispose lui, spostandosi via da lei e continuando a curare le sue ferite.

    Perché? Avrebbe voluto chiedere, ma non lo fece.

    Rimasero in silenzio ancora per un po'. Caroline bevve il resto della sacca di sangue e Klaus finì di pulire le ferite, il suo corpo fece la maggior parte del lavoro risanandosi da solo. Lui si alzò di nuovo per mettere via il kit del primo soccorso al suo posto, gettando via gli stracci insanguinati che aveva usato per ripulirla. Lei colse l'occasione per togliersi i vestiti macchiati e sporchi, mettendosi un pigiama pulito, desiderando di entrare a letto e lasciare che il sonno l'aiutasse a dimenticare tutto per un po'.

    Proprio mentre si sfilava la canotta sopra la testa, notò Klaus in piedi dietro di lei nel riflesso nello specchio, appoggiato contro il telaio della porta mentre la guardava. Si chiese da quanto tempo fosse lì. Era stato lì per tutto il tempo che si era cambiata, a guardare?

    "Un po' come ai vecchi tempi" tentò di scherzare "Io che sto per morire e roba simile."

    "Non farlo" sbottò lui.

    "Dai, un po' è divertente."

    "Non è così divertente quando lo hai sperimentato veramente."

    "O quando è tuo padre colui che tenta di ucciderti."

    Klaus si spinse lontano dalla porta e fece un passo verso di lei. "Oh, con questa ti sono vicino, love."

    Era vero. Mikael, il Distruttore, si era rivelato essere il padre di Klaus. Le aveva detto tutto sulla loro storia familiare quando aveva preso la casa di Klaus, mentre Klaus era intento a placare la sua sete di vendetta in Bulgaria. Caroline non sapeva che cosa fosse vero e che cosa fosse stato un po' esagerato, e avrebbe voluto chiederlo a Klaus un giorno, ma la parte importante era che entrambi i genitori di Klaus lo odiavano con tutta l'anima. Non erano una bella coppia? Rise alla somiglianza delle loro situazioni.

    "Beh per tua fortuna dubito che mio padre sia abbastanza forte da strapparti il cuore dal petto, perciò …"

    "Ho detto di non..." Klaus sbottò "non farlo".

    "Fare cosa?"

    "Renderlo uno scherzo. Non è divertente."

    "Se non ci rido sopra, mi viene da piangere."

    Klaus serrò la mascella, muovendola avanti e indietro. Caroline sentì improvvisamente la rabbia e il dolore crescere dentro di lei, per Klaus, per suo padre, e aveva bisogno di farlo venir fuori.

    "Lo sai, sono sorpresa che te ne importi qualcosa" sputò fuori, "Che cos'è che mi hai detto? 'Le cose cambiano' Sì, credo fosse così. Quindi cosa t'importa ora, se voglio fare una battuta sul fatto che mio padre mi odia o che stavo per morire?"

    "Perché tu sei morta!" urlò Klaus avvicinandosi di più a lei. Il suo viso stava diventando rosso e Caroline sussultò al suo sfogo. "Tu eri morta. Non c'è nessun quasi, dolcezza. Per seicento anni sei stata morta."

    "Ma ora non lo sono."

    Klaus espirò rumorosamente. Caroline fece un passo esitante verso di lui, chiudendo la distanza rimanente tra loro. Le parole di lui, avevano dato finalmente un senso ai pensieri che aveva in testa.

    “E' per questo che sei stato un tale cretino con me? Perché sono morta?"

    "Ti ho salvato la vita ancora una volta, love, non chiamerei questo fare il cretino."

    "Klaus mi dispiace ok? Mi dispiace di essere morta, anche se in realtà non è colpa mia. Se potessi tornare indietro e cambiare le cose lo farei. Ma ora sono qui e questo è ciò che conta."

    Gli occhi di Klaus guizzarono in alto verso quelli di lei, e la repentinità del suo movimento la fece quasi cadere. I loro volti erano così vicini, le labbra di lui sfioravano quelle di lei. Era così vicino che poteva sentire il calore del suo respiro sulle proprie labbra. Voleva sollevarsi sulle punte dei piedi e chiudere lo spazio tra di loro, ma rimase immobile, in attesa che fosse lui a fare la prima mossa.

    "Fammi un favore, amore" sussurrò Klaus, la voce bassa, le labbra che sfioravano appena contro le sue mentre parlava. A Caroline girava la testa, il desiderio e l'emozione vorticavano dentro di essa, facendo girare tutta la stanza. Rimase lì, per quello che sembrava ore, giorni perfino, volendo solamente che lui la baciasse. Che la baciasse e la portasse a letto, per farle sentire che qualcuno le volesse ancora bene.

    "Qualsiasi cosa" sussurrò lei, incapace di formare una frase completa.

    "Rimani in vita."

    Klaus saettò lontano da lei così velocemente che lei inciampò in avanti.

    "E' tempo di andare avanti" le disse mentre si dirigeva verso la porta d'ingresso. "Buonanotte."

    -------------------


    Gran parte della settimana successiva fu trascorso a recuperare quello che aveva perduto. Grazie alle maleaccorte sedute di “terapia” di suo padre, Caroline aveva perso la prima settimana del suo ultimo anno scolastico. Normalmente, perdere il primo giorno di scuola l'avrebbe fatta più che arrabbiare, ma tra i problemi con il padre e il dramma che andava avanti con Klaus, si rese conto che la scuola era l'ultima delle sue preoccupazioni.

    La versione ufficiale era che aveva perso la prima settimana perché era stata in visita da suo padre. La versione ufficiale che aveva dato a Elena, Bonnie e a tutti gli altri comprendeva anche la parte in cui suo papà l'aveva rinchiusa in una prigione sotterranea e l'aveva torturata, ma in quella versione era stato Tyler a liberarla dalla prigione assieme a sua mamma, invece di Klaus.

    Trascorse un sacco di tempo a schivare le domande di sua madre su Klaus. Liz era molto confusa sul perché l'uomo che aveva causato tanto dolore alla loro piccola città era così preoccupato per la sicurezza della loro figlia, ma Caroline non andò nello specifico. Sapeva che la tregua non sarebbe durata troppo, ma per il momento aveva chiesto a sua madre di non pensarci troppo e di non dirlo a nessuno.

    Per fortuna, aveva la scuola a tenerla occupata. Doveva recuperare tutta la prima settimana di lezioni, recuperare tutto l'allenamento di cheerleader che aveva perso, e iniziare a pianificare il ballo della scuola. Non c'era tempo per sentirsi giù di morale. Avrebbe fatto esattamente quello che Klaus le aveva detto di fare, andare avanti.

    Solo che era un po' più difficile di quanto pensasse, dato che Rebekah aveva quasi assunto la direzione della squadra delle cheerleader e della commissione di danza. La vampira originale bionda stava diventando una costante spina nel fianco di Caroline, e la cosa diventò anche peggio, quando Rebekah fece due più due su lei e Klaus. Dopo di questo, non c'era nulla a parte i ripetuti commenti su come Caroline aveva rubato e rovinato i suoi vestiti preferiti nel 1492. Era chiaro che lei non piacesse sicuramente a Rebekah.

    Dopo una lezione di cheerleading piuttosto estenuante, in cui Rebekah era riuscita a superare Caroline ancora una volta con la sua ruota doppia a mano rovesce*, l'unica cosa che Caroline voleva fare era arrivare in macchina, guidare fino a casa, e immergersi nella vasca . Ma Tyler era lì, che la aspettava presso la sua auto, volendo ovviamente parlarle.

    Non avevano parlato molto dalla notte degli scherzi. Si ricordò di averlo visto brevemente quando Klaus l'aveva portata fuori dalla prigione, ma era stata così fuori di sè allora che non era stato davvero un buon momento.

    "Ehi" disse lei con un sorriso. Stava facendo del suo meglio per essere gentile con lui il più possibile. Dopo tutto, lui stava ancora mantenendo il segreto che riguardava Klaus. Non sapeva se facendolo arrabbiare abbastanza, lui lo avrebbe mai usato contro di lei, ma non voleva scoprirlo.

    "Così non ti sei fatta vedere molto questa settimana? Come va?"

    "Bene" disse Caroline "sto cercando di tornare in carreggiata."

    "E tuo padre?"

    "E' tornato a casa da Steven. Non ho più parlato con lui. Mamma dice che gli è passata la voglia di 'guarirmi', quindi credo sia un buon segno. Lei dice che capirà. Ha solo bisogno di tempo."

    "E con Klaus? Avete... ripreso i contatti?"

    Caroline fece una smorfia. "No. E' definitivamente finita."

    "Davvero?"

    "Davvero."

    Tyler annuì. "Beh, credo che non posso odiarlo completamente. Voglio dire, ti ha salvato, e onestamente, mi ha fatto un enorme favore trasformandomi in un ibrido. Non hai idea di quanto sia bello non dovermi più trasformare con la luna piena."

    "Sì, beh, sarà presto fuori dalla nostra vita per sempre, si spera." rispose lei.

    "Ti è davvero passata così in fretta?"

    Caroline sorrise a denti stretti. "Beh, non è difficile andare avanti quando uno stronzo ibrido ha tecnicamente ucciso il tuo migliore amico e terrorizzato le persone che ami" affermò "ho visto l'errore in quello che ho fatto. Tifo di nuovo per Elena."

    "Va bene allora" sorrise Tyler. Il telefono di Caroline squillò nella sua borsa e lo recuperò, ma vide un messaggio da Rebekah e gemette. "Che cos'è?"

    “L'Originale rottura di palle” disse Caroline "mi scrive ricordandomi delle decorazioni per la festa del rientro di domani. Come se potessi dimenticarmene. Sono io quello che lo organizza. Ha seriamente bisogno di darsi una calmata."

    "Parlando della festa del rientro, ci vorresti andare? Insieme?"

    La testa di Caroline scattò in alto dal suo telefono cellulare. Guardò Tyler, che sembrava piuttosto nervoso. Non sapeva se glielo stava chiedendo come amico o ...

    "Solo come amici" disse lui, come se glielo stesse leggendo nella mente "Guarda, ho capito, sai? Conosco come funziona. Ma possiamo divertirci insieme, giusto?"

    "Giusto" sorrise lei.

    "Allora, perché no?"

    Caroline annuì. "Ok. Perché no."

    -----------------------

    Il giorno dopo Caroline si svegliò presto per andare in palestra a preparare tutto per il ballo. Rebecca era già lì, pronta a comandare tutti. Non poteva credere che la gente facesse volentieri tutto quello che lei voleva. Ma guardando lo sguardo vitreo nei loro occhi, Caroline realizzò che non era stato esattamente il suo fascino che le aveva spianato la strada.

    Verso le due, con le decorazioni fatte, Caroline fu in grado di tornare a casa e iniziare a prepararsi per la serata. Doveva fare la doccia, dipingere le unghie, arricciare i capelli, assicurarsi che il vestito fosse stirato e pronto per essere indossato, e l'intero procedimento occupò molto tempo. Tyler sarebbe passato a prenderla alle sei.

    A parte il fatto che Tyler era quasi trenta minuti in ritardo, la serata stava procedendo senza problemi. Fino a quando arrivarono a scuola. C'erano camion dei pompieri tutt'intorno e macchine della polizia, con le loro luci lampeggianti. Gli studenti stavano tutti in piedi nel parcheggio dietro le barricate della polizia, cercando di spiare qualcosa di quello che stava succedendo. Caroline e Tyler si scambiarono uno sguardo alla "Adesso che c'è" prima di scendere dal suo pick up e unirsi alla folla raccolta.

    "Aspetta qui, vado a scoprire che cosa sta succedendo" disse lui. Lei annuì e lui andò verso la folla.

    Non le ci volle molto tempo per capire da sola quello che era successo. C'era acqua che sgorgava da dentro la palestra.

    "La palestra è allagata" disse Tyler tornando verso di lei "il ballo è annullato."

    Caroline avrebbe voluto urlare. Dopo tutto quel duro lavoro e quello che aveva dovuto sopportare con Rebekah! Almeno una volta, non poteva andare qualcosa per il verso giusto, nella sua vita?

    "Che cosa facciamo adesso?"

    Tyler inclinò la testa verso di lei, un'idea brillava nei suoi occhi.

    "Beh ..."

    Venti minuti dopo, Caroline si trovava presso il palazzo Lockwood, insieme al resto della scuola e a un paio di altre centinaia di persone che non aveva mai visto prima in vita sua. C'era un intero palco montato fuori sul retro, con una band, fusti pieni di birra tutto intorno, stelle filanti, tutto funzionava a meraviglia. La bocca di Caroline si contrasse in una smorfia. Qualcosa era strano. Come aveva fatto Tyler tra tutti a pianificare una festa migliore della sua in meno di un'ora?

    "Come hai fatto a mettere insieme tutto questo?" Chiese lei incredula mentre lui le porgeva un bicchiere rosso di birra.

    "Beh, non era esattamente una sorpresa per me che la palestra fosse allagata" ammise, bevendo un sorso della sua birra.

    "Che cosa vuoi dire?"

    Tyler stava facendo quel sorriso. Lo usava quando sapeva di aver fatto qualcosa che probabilmente l'avrebbe fatta incazzare, ma era andato avanti e lo aveva fatto comunque. Era indifferenza alla colpa. Lei strinse il ponte del suo naso per la frustrazione.

    "Ti prego, non dirmi che hai deciso di inondare la palestra, solo per dare una festa" sospirò " in
    primo luogo avresti potuto dirmelo, mi avresti salvato da un sacco di stress e di sofferenza."

    “Non esattamente” rispose Tyler.

    Proprio in quel momento la musica finì e il feedback acuto dal microfono interruppe l'atmosfera. Caroline rivolse la sua attenzione verso il palco e vide Klaus, mentre indossava il suo perfetto abito da festa del rientro e un ghigno vittorioso dipinto sul viso.

    "Buona sera a tutti. Voglio ringraziare tutti quanti per essere qui con me a festeggiare. E' passato tantissimo tempo.”

    TBC



    Nota di Kasumi:
    * non sono sicura di averla tradotta giusta. In originale è una “round-off-double-back-hand-spring”
    Eliza proponeva una “rondata-flick-doppio-carpiato”


    Capitolo 29


    NdTraduttrice: pubblico anche questo a poca distanza di tempo dal 28. Controllate di aver letto il 28 prima di procedere. Buona lettura!

    "Dice che si sente come se dovesse essere grato a Klaus per averlo trasformato" disse Caroline a Bonnie mentre stavano all'aperto, ascoltando la band che suonava. Erano tutti sorpresi che Tyler avesse lasciato che Klaus usasse il suo palazzo per una notte. Nessuno lo era più di Caroline, visto che Tyler conosceva il suo segreto.

    "Non è che Klaus l'abbia trasformato per bontà del suo cuore" scherzò Bonnie.

    "E' quello che gli ho detto."

    Non riusciva a capire il ragionamento di Tyler, ma chi era lei per fare delle domande? Si era innamorata di quel maledetto ibrido andando contro ogni ragione. Eppure, la innervosiva il fatto che Tyler avesse cambiato idea così facilmente.

    "Così tu e Tyler ..." Bonnie le diede un colpetto con il gomito.

    "Solo amici".

    "Sei sicura? E' perché è un ibrido?"

    "No" disse Caroline, "ho chiuso con i ragazzi. Caroline sarà single da qui alla laurea."

    "Ti rendi conto che la laurea è ancora a otto mesi di distanza?" Bonnie fece un sorrisetto.

    Caroline fece una smorfia. "Chiudi il becco."

    "Ehi ragazze," disse Elena mentre le raggiungeva per unirsi a loro, "cosa mi sono persa?"

    Caroline si voltò verso Elena. Era bellissima con i capelli arricciati e il vestito nero per la festa del rientro. Ma qualcosa sembrava stonato. Caroline non riusciva a decidere che cosa fosse esattamente.

    “Cosa ti sei persa?” Caroline scosse la testa, "cosa mi sono persa? Voi ragazzi avete impalettato Mikael. So che ero fuori combattimento, ma pensavo che mi avreste almeno aggiornato sulle cose importanti."

    "Scusami" Elena si strinse nelle spalle "Damon voleva mantenere le cose tranquille fino a quando non avevamo deciso che cosa fare con lui."

    "Questo sarebbe tranquillo?" disse Bonnie indicando la festa intorno a loro.

    Elena alzò le spalle di nuovo e bevve un altro sorso di birra.

    Un'altra canzone finì e tutti applaudirono, tenendo in alto i bicchieri in un brindisi per quanto si stavano divertendo e la serata fosse riuscita. La band era grandiosa. Caroline cercò di ignorare il fatto che probabilmente era una festa migliore di quella che lei aveva programmato. I suoi occhi scivolarono su Klaus che si stava facendo strada attraverso la folla, parlando con Stefan. Stefan sembrava piuttosto pensieroso e taciturno, e come se stesse ancora facendo finta che non gli importasse di niente.

    "Sai una cosa," disse Caroline "Chi se ne frega! Che cosa vuoi che possa accadere, con tutte queste persone intorno? E' il Senior Homecoming e mi voglio godere questa sera anche se dovesse uccidermi!"

    "Ehi, ehi" Bonnie la prese in giro, alzando il bicchiere per Caroline. Le tre ragazze fecero tintinnare i loro bicchieri rossi insieme.

    "Ora vado a cercare Tyler e andremo a ballare insieme!"

    -----------------------

    Il sospetto era una sensazione con cui Klaus aveva vissuto per quasi un millennio. Si radicava in un uomo in un modo più o meno permanente, quando egli viveva la sua intera esistenza costantemente in fuga. Questo era il motivo per cui gli occhi e le orecchie di Klaus erano sempre aperti per qualsiasi cosa. Anche se Mikael era morto, gli sembrava ancora troppo bello per essere vero. Non riusciva a capire come la sua debole e umana doppelganger fosse riuscita a ottenere quello che lui aveva dannatamente cercato di realizzare fin dall'inizio.

    Ma per ora era protetto dai suoi ibridi. Erano sparpagliati per tutta la festa, mescolati agli adolescenti, e stavano tenendo gli occhi e le orecchie aperte per qualsiasi cosa di... strano. Rebekah era in un angolo, a terrorizzare la reginetta del ballo. Elena l'aveva già contata, e stava condividendo un bicchiere di birra a buon mercato con la sua amica strega. Stefan si era fatto vedere, riaffermando la propria falsa lealtà. Caroline era in mezzo alla folla e stava ballando con Tyler. La mascella di Klaus si strinse a guardarli muovere insieme, Caroline stava gettando indietro la testa e rideva a qualcosa che lui aveva detto.

    Quello che Klaus le aveva detto quella notte nel parcheggio era vero. Le cose erano cambiate. Era giunto il momento di andare avanti. Era sempre stato il suo piano. Ora che aveva i suoi ibridi, avrebbe riavuto la sua famiglia, e non aveva bisogno di lei. Inoltre, poteva perderla. Aveva ancora dei nemici. Essere un vampiro era una vita pericolosa, non importava quanto duramente si cercava di rimanere fuori dal radar. Quale sarebbe stato lo scopo di averla indietro, solo per poi perderla di nuovo?

    Ma lei sembrava bella, pure raggiante, nel suo vestito di seta rosso. A volte, gli mancava la vista di lei nei lunghi abiti fluenti del medioevo, ma vederla qui nel presente, sembrava più adatto. Lei apparteneva a questo tempo, con la sua luce, meglio di quando facesse nei tempi bui. Non aveva mai sognato che le sarebbe stato di nuovo così vicino e allo tempo stesso, così lontano.

    Klaus pensò alla notte nella sua stanza, quando l'aveva salvata dal suo squallido padre. Era stata una tortura epica per lui essere in grado di toccarla, di sentire la sua pelle cremosa e calda sotto le sue dita. Detestava doverla salvare ancora una volta, ma non poteva permettere a nessun altro di venire in suo soccorso. Certamente non al ragazzo ibrido che le era attualmente avvinghiato al momento.
    Klaus l'avrebbe lasciata andare, ma sarebbe sempre stata sua.

    Tyler si sporse più vicino e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Klaus guardò Caroline tirare indietro la testa e fare cenno col capo prima che Tyler la prendesse per mano e la portasse via dalla pista da ballo. Klaus sentì il proprio umore diventare ancora più nero, mentre guardava la coppia che si separava dalla folla, mentre Tyler le posava la mano sulla parte inferiore della schiena per guidarla verso la piccola rampa di scale che portava alla pista da ballo erbosa. Ma la sensazione si dissolse un po' quando vide la bocca di Tyler dirle un 'torno subito' e il ragazzo lasciarla lì sul bordo della pista, in cima alle scale.

    Naturalmente, Caroline non stette lì ad aspettarlo. Dopo qualche istante, si voltò e si diresse all'interno della casa. Klaus ridacchiò della sua impazienza, la sua natura testarda non la lasciava aspettare nemmeno per un secondo. Ora che era sola, Klaus trovò che i propri piedi stavano andando nella sua direzione.

    ----------

    Caroline si fece strada tra la gente. Tyler aveva detto che aveva bisogno di andare a controllare i fusti di birra, ma sarebbe tornato presto. Decise che voleva un altro drink. Il bello di non avere fatto il ballo in palestra era l'accesso all'alcol. Non vedeva Klaus da nessuna parte, ma vedeva Rebekah girare intorno a Matt, e fare gli occhi dolci nella sua direzione. La bocca di Caroline si torse per il fastidio. Che cosa stava succedendo lì?

    "Sembra che mia sorella abbia un debole per il tuo amico" disse Klaus dietro di lei. Caroline si girò e vide che lui stava sorridendo "o il tuo ex-fidanzato, se la memoria non m'inganna."

    "Come fai a saperlo?"

    "Te l'ho detto, ti ho controllata nel corso degli anni" le ricordò "Ti unisci a me per un drink?"

    "No, grazie" lo schernì Caroline, allontanandosi da lui. "Ho bisogno di salvare Matt."

    Klaus l'afferrò delicatamente per il braccio, e la fece girare di nuovo verso di lui, con una rapidità d'azione che le fece trattenere il respiro. "Il tuo amico starà bene. Fidati di me. Vieni."

    Klaus la tirò per il braccio, tra la folla e lungo il corridoio, non dandole la possibilità di provare a fuggire di nuovo. Questo era il Klaus che ricordava dal 1492. Quello che era insistente, testardo e la infastidiva un casino.

    La portò al piano di sopra, in una delle camere al secondo piano della casa. Le scale erano state sigillate, per scoraggiare le persone dall'usarle per appartarsi nelle camere. Ma ovviamente la gente lo ignorava ed entrava furtivamente comunque. Come Klaus aveva appena fatto.

    "Non parlerò con te finché non mi dici perché diavolo sei qui" chiese in fretta, per togliersi dalla mente l'immagine di lei e Klaus e un letto.

    "Per festeggiare" rispose lui, aprendo una bottiglia di champagne e versandolo in due delicati flute di cristallo. "Mikael è morto. Ora posso riunire la mia famiglia."

    Klaus le passò il bicchiere mezzo pieno e lei lo prese, tenendolo di fronte a sé. Camminò per la stanza, cercando di stare il più lontano da lui che poteva. Attraverso le tende della finestra poteva vedere la band fuori che suonava e tutti che ballavano e bevevano di sotto. Non avevano idea che un ibrido vampiro/licantropo aveva reso possibile tutto questo per celebrare la morte del suo malvagio padre vampiro.

    "Non pensi che potrebbero arrabbiarsi, perché li hai tenuti rinchiusi per centinaia di anni?"

    Caroline ricordava come Elijah fosse stato arrabbiato con lui nel lontano1492 dopo tutto ciò che era accaduto. Anche Kol. Kol aveva cercato di ucciderlo una notte, prima che Klaus lo fermasse e lo pugnalasse.

    Klaus ridacchiò. "Gli passerà."

    “È questo che ti aspetti che facciano tutti, Klaus? Che gli passi?"

    Klaus prese un sorso di champagne, facendo un respiro prima di rispondere. "Prenderò anche Elena con me quando me ne andrò."

    La testa di Caroline scattò in alto alla sua rivelazione. "Hai intenzione di rapire Elena?"

    "Più o meno." Klaus si strinse nelle spalle.

    "Non puoi farlo!"

    "Oh, io posso, amore, e lo farò. Non ho voglia di stare in questa città in modo permanente e non posso fidarmi che i Salvatore pongano fine ai loro battibecchi abbastanza a lungo per proteggerla nel modo in cui ha bisogno di essere protetta."

    Caroline posò il bicchiere sul davanzale della finestra e si avvicinò a lui. "Non ti permetterò di prendere Elena. Hai il suo sangue, vai a creare i tuoi ibridi e lascia in pace tutti noi."

    "Ho già creato degli ibridi" rispose Klaus "ma ho bisogno di crearne di più. Non è una cosa che si fa una volta sola, dolcezza."

    Una lampadina si accese nella testa di Caroline. "Ecco chi sono tutte quelle persone in più alla festa..."

    "Non ti preoccupare. Sarò più gentile che potrò con Elena" il suo sorriso era così crudele e soddisfatto di sé. Caroline avrebbe voluto toglierglielo con un bello schiaffo. "In effetti io voglio che lei abbia una vita felice. Voglio che invecchi, che si sposi, e che tiri fuori un paio di piccoli doppelganger così che il mio lignaggio possa continuare a prosperare."

    "Non ti permetterò di farlo" disse lei, fronteggiandolo. "Per favore."

    Klaus abbassò la testa verso di lei, e il suo sguardo la perforò. "Lo farò anche se te o i Salvatore o chiunque altro lo voglia o no."

    La lingua di lei guizzò fuori per bagnare le labbra mentre lo fissava. Lui abbassò lo sguardo su di lei, con una ferocia negli occhi che tentava di comunicarle quanto fosse serio. Nessuno l'avrebbe fermato. Non lo avevano fatto prima e non lo avrebbero fatto ora. Gli anni lo avevano cambiato, tra il momento in cui erano stati insieme e il presente. Ora era più duro, più crudele, ancor più risoluto di quanto non fosse allora. Ma poi Caroline ricordò la grotta e il ricordo che Klaus l'aveva costretta a dimenticare, ma che le aveva permesso di ricordare nel passato.

    "La notte del sacrificio, quando sei venuto a dirmi addio, mi hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa per me" cercò di trattenere l'emozione nella voce. Cercò di sembrare coraggiosa e convincente, sperando di potersi appellare al lato di lui che solo lei conosceva. Forse esisteva ancora. Aveva pensato che se ne fosse andato dopo la loro conversazione nel parcheggio nella notte degli scherzi. Ma quando era venuto a salvarla da suo padre, e si era preso cura di lei, era stato così gentile, e sapeva che la parte buona di lui esisteva ancora da qualche parte nel profondo. "Ti sto chiedendo per favore, di lasciar stare Elena. Lasciale vivere la sua vita. Lei se lo merita. Ne ha già passate tante."

    "Non parlare a me delle difficoltà che ha vissuto Elena Gilbert" ringhiò.

    "Non fingere di essere un martire" ribatté Caroline "sentiamo tutti il dolore Klaus e fa schifo, ma è una parte della vita. Come hai detto tu, fattela passare, non prendertela con gli altri."

    Se ne stava lì in piedi, cercando di sovrastarla, di intimidirla. Ma lei non se la beveva. Più di questo, non le importava. Sapeva da tempo che sarebbe morta per proteggere qualcuno che amava.

    Le dita fremevano al suo fianco, desiderando di afferrarlo e tenerlo stretto per fargli capire. Strinse i lati del vestito per evitare a se stessa di seguire quel desiderio. Erano a un vicolo cieco. Non poteva appellarsi a lui. Caroline si ricompose e gli passò di fianco, dirigendosi ancora una volta fuori dove c'era la festa.

    "Questo non è il 1492 Klaus. Non mi puoi spaventare. Questo è il mio tempo, il mio mondo, e io proteggerò i miei amici, a qualunque costo."

    "Caroline" Klaus le gridò dietro, e lei si voltò verso di lui ancora una volta. "Non farmi far niente di cui potrei pentirmi."

    Caroline sostenne il suo sguardo per un attimo prima di aprire la porta e lasciarlo solo nella stanza.
    Si appoggiò contro la porta, prendendo un respiro profondo per calmarsi. Le sue nocche diventarono bianche mentre stringeva la maniglia. Invece di andare subito alla festa, afferrò il cappotto dalla stanza di Tyler e si diresse verso la porta d'ingresso. Non si preoccupò salutare nessuno. Avrebbe scritto un sms a Tyler e Bonnie, facendo loro sapere che aveva deciso di andare a casa. Caroline non poteva più restare lì.

    Riuscì a raggiungere la porta d'ingresso senza essere fermata. Il prato davanti era stranamente silenzioso e vuoto. Era piena di bicchieri e stelle filanti, ma tutti i festaioli erano all'interno o dietro la casa. Mentre il suo piede si posava sull'ultimo gradino, tirò fuori il telefono per scrivere a Tyler e dirgli che se ne andava.

    "Ciao Caroline" disse una voce dietro di lei. Un brivido le corse lungo la schiena mentre si voltava e i suoi occhi incontrarono quelli della persona che aveva parlato. I suoi capelli erano più corti e la barba era sparita. Era vestito con un abito da giorno elegante e moderno, ma lei lo riconobbe.

    "Mikael".

    Lui sorrise, scendendo alcuni gradini per raggiungerla, avvicinandola come un serpente che sta per colpire la sua preda inconsapevole.

    "Anche se non so esattamente il motivo per cui sei ancora viva, è veramente ... molto bello rivederti di nuovo."


    ndTraduttrice: anche questo è stato un capitolo di passaggio. I prossimi due invece saranno più interessanti e ricordo che la storia terminerà al capitolo 31.


    Capitolo 30

    Klaus guardò Caroline mentre si girava e lasciava la stanza. Ingoiò il resto dello champagne nel bicchiere e lo deglutì aspramente. Non poteva togliersi di dosso la sensazione che continuava a tendere i suoi muscoli e lo trascinava sempre più giù. Le sue emozioni stavano avendo la meglio su di lui.

    Finì lo champagne e cercò di calmare i suoi nervi e la rabbia. Non avrebbe risolto nulla uscendo di lì e dirigendosi in mezzo alla folla di adolescenti per squartarli tutti. Non era come ai vecchi tempi.


    "Niklaus, dobbiamo andare" disse Rebekah, correndo nella sua stanza. Era nel bel mezzo della notte. In lontananza poteva sentire gli abitanti del villaggio che correvano per attaccare. Per uccidere. Per vendicare il sangue che lui si era preso. Uccidere era l'unica cosa che gli portava gioia, ormai. Banchettava con la vita degli altri e sceglieva bene le sue vittime. La miseria amava la compagnia e lui aveva diffuso la propria per la città come una piaga. Klaus stava seduto nella sua poltrona di velluto rosso e oro, canticchiando tra sé, la bottiglia verde vuota penzolava dalle sue mani. Rimase lì seduto, fissando il fuoco con occhi vuoti.

    "Nik!"

    "Sai quanto tempo è passato?" disse Klaus strascicando la voce. Le gonne smeraldo di Rebekah strusciarono attraverso il pavimento mentre correva al suo fianco. Lo tirò per un braccio, cercando di convincerlo a muoversi, ma lui rimase ancora nella sua trance, ubriaco.

    "Mi hai sentito? Fratello!"

    "Settantacinque" la ignorò Klaus, "settantacinque giorni strazianti, da quando lei ha perso la vita."

    Rebekah si lasciò cadere di fronte a lui, afferrandogli il volto e costringendolo a guardarla.

    "Dobbiamo scappare" gli disse lentamente.

    "Qual è lo scopo?" rispose Klaus "non c'è niente verso cui scappare. Niente Caroline. Niente doppelganger-"

    Fu interrotto quando Rebekah tirò indietro la mano e lo schiaffeggiò in viso. Lui le ringhiò contro e saltò dalla sedia, afferrandola per la gola e spingendola contro il muro.

    "Finalmente una reazione da te" disse soffocando. Klaus la tenne saldamente lì per qualche istante, guardando il suo viso diventare viola e rosso, prima di lasciarla andare. "Non sei stato altro che un cadavere che cammina per giorni e giorni. Non ti importa più niente, Nik? Davvero? Non della tua vita o della mia? Non vuoi riunire la nostra famiglia? Sconfiggere Mikael?"

    "Dovresti andare" disse Klaus "prima che i cacciatori arrivino."

    Rebekah stette in piedi di fronte a lui ancora una volta, con gli occhi lucidi di lacrime. "Non ti lascerò Nik. Abbiamo detto che saremmo stati insieme. Sempre e per sempre. O lo hai dimenticato? Questa ragazza morta te lo ha fatto dimenticare?"

    "Non farlo" gridò Klaus "non mi provocare!"

    Klaus si avvicinò alla finestra. Vide gli abitanti del villaggio arrivare su per la collina con le loro torce. In pochi istanti sarebbero stati alla sua porta. Sua sorella era in piedi dietro di lui, poteva sentire il suo sguardo sulla propria schiena, mentre lo pregava in silenzio di scappare.

    "E' questo quello che vuoi allora? Porre fine alla tua vita per mano di un contadino sdentato con un'ascia?"

    "Non possono uccidermi" rispose.

    "No, ma possono strappare le membra dal tuo corpo e disperderle per tutta l'Inghilterra. È questo quello che vuoi? Niklaus Mikaelson, il vampiro più odiato e temuto del mondo, sconfitto da un gruppo di umani arrabbiati perché era troppo patetico per degnarsi di combatterli."

    Klaus sapeva quello che stava facendo. Stava cercando di fare appello al suo ego. Ma nel suo stato di infelicità ubriaca, nemmeno questo poteva convincerlo a muoversi. Tuttavia, il pensiero di venir fatto a pezzi ancora vivo non gli portava alcun conforto. Se voleva davvero morire, avrebbe fatto in modo di morire per davvero. Ma nel frattempo, avrebbe fatto pentire Mikael per averlo lasciato in vita.

    Si girò e si rivolse alla sorella, con un sorriso malato a deformare il suo viso. Le zanne vennero fuori e il suo volto si trasformò mentre lasciava che il mostro prendesse il sopravvento. Si sentiva già meglio.

    "Vieni Rebekah" disse Klaus "facciamo in modo che la città non possa mai dimenticare questa notte."


    "Klaus".

    La voce sensuale di Mindy al suo orecchio lo riportò indietro dai suoi ricordi. Si rese conto che nel suo girovagare, aveva sceso le scale fino alla festa, e si voltò verso il suo fedele ibrido.

    “Hai una visita" gli disse enigmaticamente.

    "Chi?"

    "Dice che il suo nome è Mikael."

    Il viso di Klaus rimase impassibile, mentre il suo stomaco si contorceva al sentir pronunciare quel nome. Sapeva che era stato troppo bello per essere vero. Beh, ma non era un problema. Ora aveva i suoi ibridi.

    "Fai andare tutti sul retro" ordinò "Devo fare una piccola chiacchierata con mio padre."

    Mindy fece un cenno agli altri ibridi che li circondavano e si diressero fuori per togliere tutti gli umani di mezzo. Klaus afferrò il drink più vicino e lo bevve tutto d'un fiato. Fece un cenno a un altro ibrido, Tony, che capì l'ordine implicito e si diresse in un'altra direzione.

    "Cosa succede?" disse Tyler venendo fuori dal corridoio, mentre Klaus si dirigeva verso la parte frontale dell'abitazione . Klaus gli girò attorno e gli afferrò la spalla.

    "Porta Caroline fuori di qui" ordinò.

    "Perché? Cosa sta succedendo?"

    "Fallo e basta" disse Klaus. Prese una siringa di verbena che aveva nascosto in tasca e la spinse nelle mani di Tyler "utilizza questa se devi e assicurati che lei sia al sicuro."

    A Klaus non piaceva l'idea di affidare la sicurezza di Caroline a qualcun'altro, ma non poteva fare altrimenti. Il ragazzo era suo amico e si sarebbe assicurato che fosse tutto a posto.

    Mentre si avvicinava alla porta d'entrata, si fece forza, preparandosi al faccia a faccia con Mikael. Dopo centinaia di anni di fuga, questa sarebbe stata la prima volta dal Medioevo che avrebbe parlato con il padre.

    Mikael si fermò sulla soglia, attendendolo, giusto appena fuori della casa. Suo padre sorrise mentre Klaus si avvicinava. Klaus si fermò proprio sul lato opposto della porta, di fronte a lui, la mascella stretta.

    "Ciao Niklaus" lo salutò Mikael.

    "Ciao Mikael" rispose Klaus.

    Proprio in quel momento Rebekah arrivò di corsa, seguita da Stefan.

    "Nik!" gridò.

    "Ah ecco qui la mia cara ragazza" cantilenò Mikael mentre Rebekah faceva irruzione nell'ingresso.

    "Vai al diavolo" sbottò lei, balzando in avanti,

    "Stai indietro Rebekah" disse Klaus senza distogliere lo sguardo da Mikael "questa è una faccenda tra me e nostro padre."

    "Nik-"

    "Stefan, trattienila." Sentì lo Squartatore muoversi dietro di lui e lottare per tenere Rebekah fuori dai pasticci. Fortunatamente, Stefan era ancora costretto a fare quello che diceva.

    Un angolo della bocca di Klaus si contorse in un sorriso malizioso. "Non vuoi entrare? Oh, giusto. Avevo dimenticato che non puoi."

    "O puoi uscire tu" ribatté Mikael.

    "O posso guardare i miei ibridi mentre ti strappano pezzo per pezzo?"

    A quel segnale, il suo esercito di ibridi apparve nel prato dietro di loro, pronti ad attaccare. Klaus si inorgoglì all'idea che aveva superato il proprio padre. Mikael lo aveva conosciuto come un vampiro, ma doveva ancora incontrarlo come un ibrido. Anche Klaus non avrebbe mai immaginato che sarebbe venuto alle mani così presto dopo la sua trasformazione, ma era disposto a darsi da fare con i pugni. Specialmente ora che sapeva di essere in vantaggio.

    Mikael non si prese nemmeno la briga di girarsi. "Non possono uccidermi."

    "Vero" rispose Klaus "ma sarebbe un bellissimo gioco per la festa. Tutto quello che devo fare è schioccare le dita e loro ti saranno addosso".

    Klaus guardò suo padre, in attesa di una piccola scintilla di paura negli occhi del vecchio. Il riconoscimento che finalmente era stato sconfitto. Che il suo odio e il fare il prepotente con lui era terminato, che Klaus aveva vinto. Era l'ibrido. Era l'uomo più forte. Era quello che era invincibile.

    "Il grande lupo cattivo" lo schernì Mikael "non sei cambiato. Sempre a nasconderti dietro ai tuoi giocattoli, come un codardo. Ma dimentichi una cosa. Puoi anche averli asserviti, ma sono ancora in parte vampiri e possono essere soggiogati da me".

    Mindy camminò fino alla porta e guardò Klaus da un lato di essa. Klaus guardò il suo ibrido e poi di nuovo Mikael. La sua fiducia vacillò leggermente.

    "Non puoi soggiogarli tutti" disse.

    "Ma tu non sai quali sono quelli che ho soggiogato e quelli che non lo sono" Mikael si voltò verso Mindy. "Tesoro, perché non mostri a mio figlio cos'altro ho scoperto stasera? Sono sicuro che sarà molto interessato."

    Mindy allungò il braccio al suo fianco e tirò forte qualcosa. No qualcuno. L'ostaggio cadde tra le braccia di Mikael e lui lo strattonò in avanti per presentarlo a Klaus. I suoi occhi azzurri spaventati incontrarono i suoi e Mikael ridacchiò. Aveva trovato Caroline.

    "Ora, esci e affrontami Niklaus. O lei muore. Di nuovo".
    -----------------

    Caroline si sentì tirare in avanti da uno degli ibridi di Klaus e inciampò in Mikael. Mikael l'afferrò per il collo e le fece scattare la testa in alto. Fu accolta dai duri occhi di Klaus e il suo respiro accelerò per la paura. Si trovava di nuovo in quella situazione, ad essere utilizzata da Mikael come mezzo per arrivare a Klaus. I suoi stupidi, stupidi amici. Avevano raccontato di aver impalettato Mikael, ma non avevano menzionato la parte che riguardava l'averlo poi svegliato e portato indietro per cercare di fare squadra con lui per uccidere Klaus.
    Forse non sapevano che una volta che Mikael avesse finito con Klaus, sarebbe stato il turno di tutti loro? Mikael non era loro amico o alleato, era un mostro, che cercava di porre fine alla razza dei vampiri che aveva creato.

    Le dita di Mikael scavarono nella parte posteriore del suo collo, mentre la teneva immobile.

    "Ora, vieni fuori e affrontami, Niklaus. O lei muore. Di nuovo".

    "Fai pure" Klaus sogghignò: "uccidila."

    "Beh questa è la parte interessante, pensavo di averlo già fatto una volta. Questo spiega la tua ossessione per la magia dei viaggi del tempo nel corso degli anni" la faccia Klaus si contrasse impercettibilmente e Mikael lo notò, mentre il suo sorriso compiaciuto diventava ancora più grande. "Non pensavi che me ne sarei accorto?"

    "Forse era solo un altro modo per trovare un metodo per distruggerti."

    "Forse" ripeté Mikael "ma è una strana coincidenza che non ti sia mai interessato ai viaggi nel tempo, fino a che lei non è apparsa nella tua vita."

    Klaus ridacchiò. "Non ti facevo un padre così romantico."

    "Nemmeno io lo pensavo di te, figlio mio."

    Caroline rimase in silenzio, seguendo lo scambio di battute. Sapeva che parlare non l'avrebbe aiutata. La sua vita non era letteralmente nelle sue mani. Sembrava che Klaus stesse cercando volutamente di non guardarla. Stefan era nella parte posteriore dell'ingresso, mentre tratteneva Rebekah, che lottava e singhiozzava contro la sua mano. Tyler era rimasto in disparte, anche lui a guardare. Sperava che Matt ed Elena fossero al sicuro. Nessuno poteva fare niente per lei.

    "Fai pure. Uccidila" disse Klaus "lei non significa niente per me."

    Lei trasalì, sentendolo dire a Mikael di ucciderla. Non sapeva se lo voleva per davvero o no.

    "Davvero?"

    "Davvero".

    "Stai solo bluffando, padre."

    Mikael dette uno scossone a Caroline, facendola urlare. "L'ho uccisa già una volta. Non c'è nessun bluff."

    "Ti sei rammollito con la vecchiaia" ringhiò Klaus "mi hai sottovalutato per tutta la mia vita. Se la uccidi non potrai più ricattarmi."

    "Lei muore e la tua preziosa doppelganger sarà la prossima e poi questo branco di persone sarà l'ultimo dei tuoi abomini."

    "Non ho bisogno di loro o di chiunque altro" sputò Klaus "Ho solo bisogno di sbarazzarmi di te."

    "Quindi ti basta mettere la vita di tutti davanti alla tua? Per quale scopo Niklaus? Per poter vivere per sempre senza nessuno al tuo fianco? A nessuno importa più di te, ragazzo! Chi hai, oltre a quelli a cui hai imposto la lealtà verso di te? Nessuno."

    Caroline poteva vedere delle lacrime negli occhi di Klaus. Per quanto duramente continuasse a lottare per tenere a bada le proprie emozioni, le parole di Mikael stavano avendo un effetto su di lui.

    "Uccidila pure" disse Klaus ancora una volta, e le sue parole colpirono Caroline come due pugnali.

    "Vieni fuori e affrontami, piccolo vigliacco, e non sarà necessario."

    "Mi stai facendo un favore, vecchio mio, perciò fallo, uccidila" Klaus lo esortò "UCCIDILA!"

    La ferocia nella voce di Klaus la fece sobbalzare nella presa di Mikael. Era questo a cui erano arrivati. Lei aveva scelto male. Aveva riposto la propria fiducia nella persona sbagliata. Ma la cosa peggiore era che sarebbe morta, amandolo ancora, anche se a lui non importava più niente di lei. Era una cosa molto triste, ma aveva senso. Aveva sempre scelto di innamorarsi degli uomini sbagliati.

    Vide Tyler fare un mezzo passo verso di lei prima che lei scuotesse la testa leggermente per fermarlo. Non voleva che nessuno rischiasse la vita per lei. Chiaramente lei non ne valeva la pena.

    Fece un respiro profondo, il suo corpo fremette leggermente e cercò di non piangere. No, non avrebbe dato la soddisfazione delle sue lacrime a Mikael mentre lui la uccideva di nuovo. Gli occhi di Klaus scivolarono su di lei, finalmente. E questo fu quasi la sua rovina. Il colore degli occhi di lui era cambiato leggermente. Erano verde-oro adesso, il colore che avevano quando era arrabbiato. O spaventato. O infastidito. Tuttavia tutte queste emozioni sembravano portarlo sempre alla rabbia. Guardò l'angolo della sua bocca alzarsi un poco, come se fosse sorpreso. Non era esattamente un sorriso, era una reazione a qualcosa, non sapeva che cosa. La lingua di lei guizzò fuori e si bagnò le labbra nervosamente.

    Mikael ridacchiò dietro di lei, un suono diabolico, sapendo che ancora una volta sarebbe stato lui a vincere.

    "La tua impulsività, Niklaus, è stata e sarà sempre l'unica cosa che ti impedirà di diventare veramente grande" Mikael posò una mano delicatamente sopra la testa di Caroline e giù per il suo braccio, facendole accapponare la pelle col suo tocco "Suppongo che questa notte, la storia si ripeterà."

    Caroline si preparò, in attesa della sensazione della mano di Mikael che le rompeva il petto. Era davvero finita. Una singola lacrima le scivolò lungo la guancia. Il futuro sembrava lampeggiarle davanti agli occhi. Sperava che Elena fosse stata bene e che lei e Stefan si sarebbero in qualche modo ritrovati. Sperava che Tyler trovasse un vampiro o una bella ragazza ibrida per sposarsi e avere una lunga eternità felice. Lo sperava anche per Damon. Sperava che Matt riuscisse ad andare al college e avere una vita migliore, con una grande famiglia. Sperava che Bonnie crescesse come strega e avesse un milione di bambini strega e che morisse felice e in pace da anziana nel suo letto. Sperava che suo padre sapesse quanto lo amava ancora, anche se la odiava perché era un vampiro. Sperava che sua madre stesse bene, non si sentisse troppo sola o non lavorasse troppo.

    E anche se era davvero arrabbiata con Klaus e aveva il cuore spezzato perché la stava lasciando morire in questo modo, sperava che trovasse quello che stava cercando. Qualunque cosa fosse. Aveva solo desiderato che questa cosa fosse stata lei.

    Caroline sentì Mikael muovere la mano all'indietro, preparandosi a immergerla nel suo cuore. Fece un respiro profondo, assaporando la dolcezza della vita intorno a lei nei suoi ultimi momenti. I suoi occhi scattarono verso Klaus per l'ultima volta, desiderando che lui la guardasse di nuovo, ma lui distolse lo sguardo.

    Poi, il corpo di lui si spostò, con il più piccolo dei movimenti. Un singolo passo, attraverso la porta, e al di là della barriera tra sé e Mikael.

    "Lasciala andare" ringhiò Klaus a denti stretti.

    "Sono impressionato" disse Mikael spingendo Caroline a terra. Caroline atterrò duramente sul portico di legno e fece scattare la testa all'indietro per vedere Mikael e Klaus faccia a faccia.

    "Possiamo farla finita, padre?"

    "Forse posso essere d'aiuto." disse una voce. Caroline vide Elena camminare su per le scale e l'attenzione di tutti si spostò verso la bruna.

    "Elena no!" urlò Caroline, ma lei stava semplicemente lì, sorridente, con le mani dietro la schiena.

    "Prova di nuovo" disse con malizia.

    Mikael strinse gli occhi. "Katerina?"

    Le sopracciglia della ragazza scattarono in alto e il suo sorriso si fece più grande. Caroline rimase a bocca aperta. Non c'era da meravigliarsi che Elena le fosse sembrata così strana in precedenza. Si era trattato di Katherine per tutto il tempo.

    Katherine alzò le mani da dietro la schiena, per rivelare due granate strette tra i palmi delle mani. Si voltò di scatto di fronte agli ibridi nel prato dietro di lei.

    "Kaboom" disse con spirito, prima di lanciare le granate fuori nel prato. Esse esplosero in una nuvola di fumo e la verbena al suo interno cadde sugli ibridi come una doccia, indebolendoli e tenendoli lontani dalla lotta.

    Poi accaddero un milione di cose in una volta. Caroline girò la testa indietro verso Klaus per vederlo stendere da Damon. Mikael era stata l'esca, ma Katherine era stata la distrazione. Damon teneva Klaus a terra, un lungo paletto in legno finemente intagliato sospeso in aria sopra il suo cuore. Rebekah tentò di liberarsi della presa di Stefan e urlò. Damon stava per uccidere Klaus.

    Prima di fare un altro respiro Caroline balzò in piedi e con tutte le sue forze si scagliò contro Damon, mandandolo a terra lontano da Klaus. Sentì le ossa del proprio petto rompersi per la forza con cui aveva colpito la spalla di Damon. Il paletto di legno volò in aria e cadde a terra. Il sangue colava da un angolo della bocca di Damon e lui guardò Caroline in malo modo, afferrandole i polsi.

    "Che cosa stai facendo?" le urlò, tentando di lanciarla lontana da lui.

    Klaus esitò per un momento prima di accorgersi del paletto di quercia bianca accanto a lui. Mikael era stato distratto dall'improvvisa svolta degli eventi che lo avevano lasciato scoperto e vulnerabile. Klaus reagì, affrettandosi a raccogliere il paletto e gettandosi con tutta la sua forza verso il padre, piantando il paletto nel cuore del vampiro originale.

    La forza del colpo li buttò di nuovo fuori sul prato, Mikael urlò selvaggiamente quando il paletto tagliò la sua carne. Atterrarono, facendo crepare il cemento sotto di loro, e Klaus rimase lontano da lui mentre l'uomo prendeva fuoco, urlando in agonia mentre si trasformava in cenere.

    Tutti si fermarono a guardare mentre il vampiro bruciava. Persino Damon smise di lottare contro Caroline quando tutti si erano fermati, restando a bocca aperta nel vedere Klaus in piedi sopra il corpo bruciante di suo padre. Klaus si asciugò le lacrime dalla guancia e rilasciò un lento sospiro.

    Era finita. E questa volta per davvero.

    Dopo secoli e secoli si era finalmente liberato di Mikael.

    "Che diavolo hai fatto?" gridò Damon. Caroline non era abbastanza forte da tenerlo fermo ancora per molto. Senza sorpresa da parte sua, Damon li fece balzare verso l'alto e all'indietro, facendole schiantare la schiena contro il muro. Gridò mentre colpiva il muro di marmo e le dita di Damon si avvolsero intorno al suo collo.

    "Ti ho detto che ti avrei ucciso..."

    "Damon!"

    Caroline sentì gridare Stefan da dietro di loro. Aveva lasciato andare Rebekah ed era lì in piedi accanto a lei a fissare il fratello. Klaus era dietro a Damon e lo stava guardando in malo modo. Damon teneva stretta Caroline mentre i suoi occhi rimbalzavano avanti e indietro tra suo fratello e Klaus. Le sue ditta fletterono intorno alla sua gola prima che allentasse la presa e la lasciasse andare. Caroline si strofinò il collo, mentre il petto le faceva male per le ossa rotte.

    Lanciò un ultimo sguardo di condanna a Caroline prima di saettare via.

    Il resto del gruppo rimase a vedere le conseguenze di quello che era accaduto, cercando di elaborare tutto quello che era successo. Caroline sussultò mentre sentiva le ossa nel petto che si guarivano da sole. Avrebbe giurato di poter sentire ogni singolo clic e crack. Klaus la raggiunse a grandi passi e le colse il viso tra le mani, costringendo gli occhi di lei a incontrare i propri.

    "Stai bene?" le chiese.

    Caroline deglutì e annuì. Si guardò intorno e si rese conto che gli occhi di tutti erano puntati su di lei e Klaus, quelli di Rebekah, di Stefan, di Tyler e di Katherine ... per una volta nella vita Caroline non voleva essere al centro dell'attenzione. In tutti i loro volti c'era un misto di disprezzo e confusione e non aveva idea di dove cominciare a spiegare.

    Aprì la bocca per parlare, ma fu improvvisamente bloccata da Klaus che la prese per mano e saettò via con lei.
    -----------------

    "Cos'è questo posto?"

    Caroline si trovava al centro di una grande villa. L'aveva riconosciuta come una delle case di una vecchia piantagione, alla periferia della città, che erano crollate ed erano state perse con il tempo. Il consiglio comunale aveva sempre voluto rinnovarle o aprirle come musei, ma non aveva mai raccolto abbastanza soldi per farlo.

    Ma questa, a quanto pareva, aveva già iniziato a rinnovarla. C'erano degli strumenti e delle impalcature tutto intorno, secchi di vernice, scope, lampade da lavoro. Caroline accese una delle lampade ma rimase al buio. A quanto pareva non c'era ancora l'elettricità.

    Camminò intorno a quello che sarebbe stato l'ingresso o il corridoio quando fosse finito. Klaus era in piedi al centro della stanza, a guardarla, e lei lo guardò di nuovo.

    "Perché mi hai portato qui?"

    "E' la mia casa" rispose semplicemente: "o lo sarà."

    Caroline sbatté le palpebre. "Pensavo che non saresti rimasto a Mystic Falls."

    "Mystic Falls era la mia casa molto prima che qualcuno di voi mettesse piede qui."

    Non capiva che cosa intendesse dire.

    "Devo tornare indietro" disse, voltandosi e dirigendosi verso la porta.

    Klaus balenò davanti a lei prima che potesse fare un solo passo, e la fece sussultare.

    "Non puoi" disse Klaus.

    "Devo farlo! Devo tornare indietro e spiegare-" smise di parlare, realizzando le conseguenze delle proprie azioni. Aveva salvato Klaus. Quando aveva visto Damon saltare su di lui con il paletto che voleva affondare nel suo petto non ci aveva nemmeno pensato due volte. Non si era preoccupata chi fosse lì a vedere, tutto quello che aveva a cuore era che l'uomo che amava stava per essere ucciso e lei doveva fermarlo.

    "A che cosa stavi pensando?" chiese Klaus.

    "I-io non lo so" rispose lei con un sospiro. Si voltò e camminò via da lui. Aveva bisogno di mettere una distanza tra loro per permettere a se stessa di pensare. "Forse ho pensato che non potevo lasciarti morire."

    "Ma i tuoi amici, sarebbero stati al sicuro."

    "Voglio che i miei amici siano al sicuro, ma questo non vuol dire che ti voglia morto" dichiarò.

    Klaus la raggiunse a grandi passi e le prese il viso tra le mani ancora una volta. Il sangue di Caroline cominciò a correre e il suo respiro accelerò mentre lo sguardo di lui si faceva largo dentro di lei.

    "Che cosa stai facendo?" chiese Caroline, la sua voce tremava leggermente.

    "Come fai a esistere Caroline?" disse Klaus "è come se fossi nata in questo mondo per torturarmi."

    "Pensavo che non ti importasse più di me."

    "Tutto ciò di cui mi importa è che tu sia viva e felice."

    La lingua di Caroline uscì fuori a bagnarle le labbra. "E' così Klaus" disse "senza di te posso essere viva, ma non sono felice."

    Prima di dire un'altra parola, le labbra di Klaus crollarono sulle sue. Caroline avrebbe giurato di sentire un coro di angeli cantare da qualche parte, mentre la baciava a fondo. Voleva tirarsi indietro per un momento, per chiedergli il motivo del suo assalto improvviso. Dopo tutto quello che le aveva detto da quando si erano incontrati di nuovo, perché adesso la stava baciando? Questo rendeva solo le cose più confuse. Ma c'era anche un altro suono nella sua testa, una voce che le diceva "per la miseria, chiudi quella cavolo di bocca e bacia quest'uomo!"

    Scelse di ascoltare quella voce e spinse le dita tra i suoi capelli, rispondendo con entusiasmo al suo bacio. La mano di Klaus scivolò giù dal suo viso, attraversando il suo corpo e il suo sedere. Con uno scatto veloce, la sollevò senza rompere il loro bacio, e le gambe di lei si avvolsero automaticamente intorno a lui. Sentì che la stava portando da qualche parte e la cosa successiva che seppe, fu di trovarsi sopra un grande letto lussuoso.

    La sensazione del peso di lui le fece correre l'adrenalina attraverso le vene e si inarcò, volendo essergli il più vicino possibile. Klaus rimosse le labbra dalla sua bocca e si avviò giù per la gola, seminando baci lungo la mascella e succhiandole il collo. Poteva sentire il proprio sangue ribollire nelle vene in ogni punto dove le sue labbra avevano fatto un contatto. Era come se ogni centimetro del suo corpo stesse per esplodere.

    Fece scivolare le mani sotto le maniche della giacca di lui, cercando di spingerle via dalle sue spalle, anche se era un po' difficile perché lui aveva le proprie intenzioni. Rimase lì dov'era, mentre la accarezzava con le labbra e con la lingua. Ma alla fine lei fu in grado di togliergliela e farla scorrere verso il basso sulle sue spalle, poi le mani di lei andarono alla cravatta, sciogliendola dal suo collo.

    Mentre si metteva a sedere per spingere via la giacca, le dita di Klaus andarono alla cerniera del suo vestito, facendolo scorrere verso il basso molto lentamente. Lei alzò lo sguardo verso i suoi occhi e tutto quel nero in essi le diede i brividi. Anche se avesse voluto dirgli qualcosa, non poteva, lo sguardo nei suoi occhi la zittì immediatamente. Le spinse le spalline del vestito giù lungo le braccia e continuò la sua scia di baci lungo le spalle, segnando ogni parte della sua pelle.

    Caroline tentò di sbottonargli la camicia, prima di arrendersi e strapparla, lasciando che i bottoni volassero in tutte le direzioni. Lasciò che le sue mani vagassero sul suo petto, sentendo le linee del suo torso magro sotto le dita. Si sentiva come se ogni volta che erano stati insieme in passato, aveva affrettato tutto. Come se non avesse mai avuto il tempo di studiarlo per davvero.

    Era come se avesse voluto andare di fretta, pensando che si sarebbe sentita meno in colpa se avesse goduto di lui il più velocemente possibile. Ma in precedenza era stata un'idiota e ora tutto questo non aveva nessuna importanza. Il passato, il futuro, non avevano importanza. Solo il presente ce l'aveva. Lei ce l'aveva qui e ora, e avrebbe fatto durare questo momento.

    Klaus invece, aveva altri piani. Si allontanò da lei e la sollevò, aprendole il resto del vestito e facendolo scorrere lungo le cosce, gettandolo sul pavimento accanto al letto. La spinse sul letto di nuovo e salì su di lei. Era buio nella stanza, Caroline non riusciva a vedere molto, ma i suoi sensi di vampiro le permettevano di vederlo. Lui aveva di nuovo quello sguardo. Come se lei non fosse reale.

    "Cosa c'è?"

    L'angolo della bocca di Klaus si alzò mentre parlava. "Continuo ad aspettare che qualcuno tiri via il pugnale dal mio cuore e mi svegli" disse mettendosi comodo su di lei, il suo volto ad appena un soffio di distanza. "Sei davvero qui?"

    La sua ammissione le fece male al cuore. Caroline gli prese la faccia tra le mani. "Sono qui".

    Lo tirò più vicino e Klaus la baciò di nuovo. L'asprezza dei suoi baci era in netto contrasto con la dolcezza del suo tocco. Le tolse il resto dei vestiti, strappandoli via dal suo corpo e si liberò dai propri.

    Lei rimase a bocca aperta improvvisamente mentre la mano di Klaus scivolava tra i loro corpi e si premeva a coppa su di lei. Klaus sorrise contro la sua pelle, mentre le stampava un bacio tra i seni, trascinando la sua lingua sul petto con delicatezza.

    Klaus continuò a muovere le dita dentro di lei, alternando tra il rapido e il lento, godendo della vista di Caroline che si mordeva il labbro tra i denti. Colse ogni movimento, ogni reazione. Essere di nuovo con lei era come rileggere il suo libro preferito. Stava riscoprendo i suoi pezzi preferiti e ne stava imparando di nuovi.

    Lei venne intorno alla sua mano gridando il suo nome, e lui catturò la sua bocca mentre lo faceva. Sentì il modo in cui lei si scuoteva contro di lui, sapendo che era l'unico uomo che avrebbe potuto farla sentire in questo modo. Era stato geloso degli altri maschi della sua vita, era stata una sfida stare lontano e mantenere le distanze durante la sua adolescenza. Ma tutti gli altri non erano stati altro che ragazzini in confronto a lui. Avrebbe fatto in modo di ricordarle che era sua e di nessun altro, nel caso in cui lei avesse osato dimenticarsene. Il suo corpo desiderava unirsi a quello di lei.

    "Ho bisogno di te" gli disse lei mentre il suo orgasmo si placava e lui non ebbe bisogno di ulteriori convincimenti. Anche lui aveva bisogno di lei. Dopo aver tentato più volte di chiuderla fuori dalla propria vita, aveva capito che era inutile. Aveva bisogno di lei. Il tempo non aveva cambiato nulla. Niente diminuiva i ricordi che aveva di lei. Non altre donne, o doppelganger, o ibridi, sarebbero mai andati vicino a farlo sentire come si sentiva quando la teneva a sé. Caroline. La sua luce, il suo amore, la sua debolezza, ma alla fine la sua forza.

    Si spostarono insieme, ciascuno già a conoscenza dell'intenzione dell'altro. Lentamente Klaus scivolò dentro di lei, lasciando che il suo corpo provasse la sensazione di essere accolto da lei ancora una volta. Rimase a bocca aperta contro la sua bocca, le labbra di lei che sfioravano le sue mentre avvolgeva le gambe intorno a lui. Il leggero sfregare delle unghie di lei contro la sua schiena lo fece scattare in risposta, spingendosi ulteriormente dentro di lei. Si tirò fuori ed entrò in lei di nuovo, strappandole un suono strano dalla gola, una specie di singhiozzo, che sorprese anche Caroline. Klaus si strofinò sul suo collo, mentre iniziava a pompare dentro di lei, voleva sentirla fare quel rumore ancora una volta.

    Caroline lo incoraggiava mentre si muovevano insieme, con piccoli baci, ripetendo il suo nome come una litania più e più volte. Per la prima volta in settimane, si sentiva intera. Ancora una volta si chiese, come aveva fatto lui tutti quei secoli a stare senza di lei. Lei non avrebbe mai potuto sopravvivere così a lungo senza il suo tocco.

    Prima aveva avuto dei dubbi su questo, pensava che per lui la loro separazione fosse stata più facile perché credeva che non gli importasse più niente di lei. Ma stando con lui adesso, seppe che ciò non era vero. Conosceva abbastanza Klaus per sapere che erano le sue azioni e il suo tocco a mostrare i suoi veri sentimenti, e le sue parole non sempre lo facevano.

    Il letto sotto di loro oscillava con i loro movimenti. La stanza si riempì con i suoni del loro fare l'amore, e di deboli cigolii di mobili. Si giravano e rigiravano, per dare e ricevere piacere e amore. Klaus aveva marchiato ogni centimetro della sua pelle, l'aveva fatta sua in ogni singolo modo che poteva tra la camera e il letto, e ancora non riusciva a essere sazio di lei. Adesso erano di nuovo insieme, Caroline sul suo grembo mentre lo cavalcava e Klaus che la teneva stretta contro il suo corpo. Al sorgere del sole, che segnalava un nuovo giorno, Caroline gridò il suo nome ancora una volta, mentre un altro orgasmo la percorreva. Crollò contro di lui, il suo respiro caldo sopra la pelle della spalla di lui. I loro corpi erano accaldati, un lieve bagliore arrivava su di loro nella luce blu e gialla dell'alba.

    Klaus sentiva il petto ansante di Caroline contro il proprio mentre lei restava a bocca aperta per respirare. Era stanca. Era stato avido con lei per tutta la notte. Appoggiò il suo corpo ora delicato gentilmente sopra di sé e la cullò contro il suo petto. Gli occhi di lei si chiusero quasi istantaneamente. Klaus le accarezzò la fronte con una mano, spostandole via i riccioli umidi dal viso.

    "Klaus" mormorò Caroline contro il suo petto.

    "Dormi amore" rispose.

    "Smettila di dirmi cosa fare" replicò. I suoi occhi si aprirono e incontrò i suoi. "Devo solo dire una cosa. Ho promesso a me stessa che te l'avrei detta quando ti avrei rivisto e visto che hai finalmente smesso di essere un cretino abbastanza a lungo per farmi parlare. Te lo dico."

    Klaus ridacchiò. "Cosa?"

    "Ti amo."

    Vide passare le emozioni sul suo viso. Era sorpresa, shock e un po' di paura. L'ultima parte la rese nervosa, fino a quando lui la tirò a sé la baciò per la miliardesima volta quella notte.

    "Ora che sei tornata, non ti lascerò mai più andare via" le sussurrò.

    Caroline si premette contro di lui, chiudendo gli occhi e lasciando che il sonno prendesse il sopravvento. Non era un "ti amo" ma ricordò a se stessa che Klaus preferiva le azioni, non le parole. Non aveva bisogno di sentire le parole. Non ancora. Se il fatto che aveva aspettato seicento anni, anche quando non si rendeva conto che aveva bisogno di questo, era qualcosa su cui far conto, allora sapeva che quello era amore.

    TBC
     
    Top
    .
  10. kasumi
     
    .

    User deleted


    Capitolo 31


    Dopo essersi assicurato che Caroline fosse profondamente addormentata, Klaus si alzò dal letto e si vestì. La sua camera da letto era l'unica stanza della casa completamente ristrutturata. Ma l'intero palazzo era ancora senza elettricità. Scomodo era dire poco. Prese un paio di jeans, una t-shirt e una giacca dal suo armadio e li indossò.

    Una volta vestito, si avvicinò a Caroline, ancora addormentata sul suo letto, la pelle rosa e luminosa dalla loro notte insieme. Lei sorrise nel sonno e lui sperò che fosse perché lo stesse sognando. Che fosse stato lui a farla sorridere.

    Ti amo.

    Si chinò in avanti e le diede un rapido bacio sulla fronte prima di uscire. Aveva bisogno di sistemare di un paio di cose prima che lei si svegliasse.
    ------------------

    "Che diavolo vuoi?" gli disse Damon con tono di scherno mentre gli apriva la porta di casa.

    "Credo che abbiamo alcune cose di cui discutere" disse Klaus con voce strascicata.

    "Non c'è niente di cui discutere. Ieri sera ho cercato di ucciderti e ho fallito. Siamo tornati al punto di partenza."

    Klaus sorrise. "Che ne dici di mettere da parte i tuoi rancori per un momento? Sappiamo entrambi che ora non c'è niente che mi impedisca di varcare la soglia e strapparti la gola, quindi ascoltarmi potrebbe essere nel tuo interesse."

    "Lascialo entrare" disse Stefan dal fondo del corridoio. Klaus guardò oltre la spalla di Damon e vide lo Squartatore lì in piedi, a guardare il loro scambio di battute. Damon fece un passo indietro e tenne la porta aperta, lanciando figurativamente dei pugnali a Klaus attraverso gli occhi mentre questi camminava dentro alla pensione con tranquillità.

    "Dov'è la mia doppelganger?"

    Stefan rise sardonico. "Da qualche parte dove non puoi toccarla."

    "Stai tranquillo, sono venuto in pace. Lo chiedo solo perché sono sicuro che anche lei vorrà sentire questo."

    Stefan squadrò la mascella, considerando le parole di Klaus per un momento. "Elena" chiamò da sopra la spalla. La doppelganger apparì dal corridoio e si unì a loro nel salotto.

    Le differenze tra Elena e Katerina gli erano evidenti adesso. I capelli, il contegno, il semplice sguardo negli occhi della doppelganger attuale era sufficiente a distinguerle. Si sentì stupido per essersi fatto ingannare così facilmente la sera prima.

    "Che cosa hai fatto a Caroline?" domandò Elena mentre entrava nella stanza.

    "Non le ho fatto nulla, love" rispose Klaus "in realtà sono io quello che la sta proteggendo adesso dai tuoi zelanti pretendenti."

    Klaus gettò uno sguardo pieno di significato verso Damon, che lo derise in risposta.

    "Sapevo che c'era qualcosa di strano in lei, quando è tornata dal suo piccolo viaggio nel Medioevo. Solo che non credevo fosse così stupida" intervenne Damon.

    "Fai ogni ipotesi che vuoi" disse Klaus “ma la verità è che la tua amica Caroline è l'unica cosa che ora mi impedisce di uccidere te e tuo fratello e prendere la mia doppelganger per creare la mia personale colonia di ibridi."

    "Che cosa vuoi dire?" Chiese Elena.

    "Voglio dire che abbiamo una tregua" annunciò Klaus. La sua voce aveva una nota di finalità in essa. Una pausa pesante riempì tutta la stanza mentre i tre si scambiavano un'occhiata.

    "Vuoi dire uno scambio" intervenne Stefan "la vita di Caroline per Elena? Come hai provato a scambiare me per Damon."

    "Non esattamente" rispose Klaus "Lascerò che sia Caroline a rivelare i particolari di quello che è successo tra noi, a suo tempo, ma sarà sufficiente dirvi che mentre lei è viva, non ho alcun bisogno di doppelganger o di ibridi."

    "Allora è così?" disse Damon "tu ti tieni Barbie e noi siamo tutti fuori pericolo? Non me la bevo."

    Klaus fece un passo verso Damon, arrivandogli molto vicino. Abbastanza vicino in modo che Damon capisse quanto fosse serio.

    "Non m'importa se te la bevi o meno. Ho molti nemici oltre a voi, e oltre al mio ormai defunto padre. Perciò trasferirete le vostre attenzioni protettive verso Caroline, perché se mai le succedesse qualcosa, verrò immediatamente a prendere Elena, e la nasconderò nell'angolo più buio che conosco della terra e non la ritroverete mai più."

    Non aspettò un'altra delle risposte brusche di Damon. Senza aggiungere altro, Klaus si voltò di scatto e si diresse verso la porta, sentendo di essersi spiegato.

    "Klaus".

    Si fermò al suono della voce di Stefan, proprio mentre raggiungeva la porta d'ingresso. Lo Squartatore si avvicinò a lui, guardandosi alle spalle per assicurarsi che né Damon né Elena lo avessero seguito.

    "E' davvero così semplice? Sei proprio intenzionato a lasciare Elena e tutti noi fuori dai guai? Dopo tutto quello che è successo?"

    Klaus ridacchiò, mettendo la mano sulla spalla del suo ex amico. "Tu e la doppelganger... mi hai detto non molto tempo fa che io non potevo capire" disse Klaus "io ti ho detto che invece potevo, anche meglio di te, e ora sai perché. Quindi sì, è così semplice."

    "Si trattava di Caroline, non è vero? La ragazza di cui parlavi nei boschi, nel Tennessee... e quella notte in palestra. Era lei."

    Il bordo della bocca di Klaus si storse in un ghigno. "Goditi la mia doppelganger Stefan."

    E poi se ne andò.
    ---------------------

    Caroline stava girovagando per la sua stanza, quando tornò, indossando il suo lenzuolo grigio come se fosse una toga. Si voltò mentre entrava nella stanza, un sorriso luminoso sul viso. I suoi capelli sembravano deliziosamente scompigliati dal sonno e dal sesso.

    "Niente elettricità, niente doccia, pensavo di aver fatto di nuovo un viaggio nel tempo” disse Caroline a mo' di saluto.

    "Beh amore, Roma non è stata costruita in un giorno" rispose lui, camminando dritto verso di lei e tirandola tra le sue braccia. La baciò con decisione sulla bocca, il piccolo suono della sua sorpresa attutito dalle loro labbra congiunte.

    Si allontanò e vide che Caroline gli stava sorridendo, ma il sorriso non raggiungeva i suoi occhi. C'era una piccola linea di preoccupazione sulla sua fronte, che tentò di appianare con il pollice.

    "Che succede?"

    "Continuo a pensare: e adesso?" rispose Caroline, rispondendo alla sua domanda con un'altra domanda.

    "In che senso?"

    "Beh, sono sicura che adesso i miei amici mi odino. Senza dubbio Damon starà già studiando il modo per darmi una morte dolorosa. E tu" disse Caroline: "Non posso lasciare che usi Elena per creare il tuo esercito di ibridi. Ti amo, ma non lascerò che tu faccia del male ai miei amici".

    Klaus la guardò. Ammirava la sua lealtà, nonostante tutto. Era una qualità che amava veramente di lei. Erano passati secoli da quando lui aveva sentito di essere leale a qualcuno che non fosse se stesso. Compresa la sua famiglia. Sapeva che probabilmente si sarebbe sempre sentito in quel modo. Anche i suoi sentimenti per Caroline erano puramente egoistici. In un certo senso, proteggendo lei,
    stava proteggendo se stesso. La baciò sulla fronte, lasciando che le sue labbra indugiassero per un attimo prima di tirarsi via a malincuore.

    "Forse dovresti andare a parlare con i tuoi amici" disse "io ho bisogno di trovare Rebekah."

    Caroline non poté fare a meno di sentirsi un po' delusa. Odiava chiedergli di scegliere, tra lei e i suoi ibridi, ma sarebbe stato altrettanto ingiusto se lui le avesse chiesto di scegliere tra lui ed i suoi amici.

    Tornò verso il letto e recuperò il suo vestito e la biancheria intima. Si rivesti e cercò di pettinarsi i capelli con le dita. Nel frattempo, Klaus stava lasciando un messaggio sulla segreteria di Rebecca per farsi richiamare appena possibile.

    Non le disse molto altro prima di andarsene, giusto un bacio d'addio e la lasciò andare. Caroline corse a casa di Tyler per recuperare la macchina e poi si diresse a casa per cambiarsi e fare una doccia. Per tutto il tempo, il suo cervello non smetteva di preoccuparsi di cosa diavolo sarebbe successo dopo.

    Klaus le aveva detto di andare a parlare con tutti, ma qual'era veramente lo scopo? Continuava a passare tra il voler parlare con loro e chiedere a Klaus di portarla lontano, molto lontano da Mystic Falls, senza più guardarsi indietro.

    "Ehi, come è stato il ballo?" le chiese sua madre mentre Caroline usciva dal bagno dopo una lunga doccia.

    "Più movimentato di quanto avessi pensato" le rispose.

    "Suppongo che me ne parlerai più tardi."

    Caroline annuì e si voltò verso la sua stanza.

    "Sei sicura che sia tutto ok?"

    Sospirò. A volte era davvero una pena avere un agente di polizia incredibilmente attento come madre.

    "E' per Elena e Bonnie" sospirò Caroline "sono arrabbiate con me."

    "Immagino che questo sia il risultato degli eventi della scorsa notte."

    "Già. Sono abbastanza sicura che non mi vorranno più parlare."

    Liz ridacchiò. Incrociò le braccia e si appoggiò al muro, dando a Caroline uno sguardo molto materno.

    "Ricordo l'ultima volta che voi tre avete avuto una grande discussione e tu dicesti che non sareste mai tornate ad essere di nuovo amiche."

    Lo ricordava anche Caroline. Elena e Bonnie si erano arrabbiate con lei perché aveva rovinato la torta che le loro mamme le avevano aiutate a fare per il concorso di cucina per bambini presso la Fiera di Mystic Falls.

    Erano state così entusiaste al prospetto di vincere. Il premio erano i biglietti per una giornata presso la Adventure Land, il parco a tema che vantava le più grandi montagne russe del sud. Caroline era inciampata per sbaglio e aveva rovesciato Elena e Bonnie assieme ai loro vassoi. Dopo di questo, le due ragazze le avevano giurato che non le avrebbero parlato mai più. Caroline aveva urlato che comunque non aveva bisogno di loro. E aveva pensato che avrebbe dovuto trasferirsi da suo padre perché non avrebbe avuto più amici a Mystic Falls.

    Appena arrivata a casa, aveva impacchettato le sue cose nella valigia rosa di Hello Kitty e aveva camminato fino al marciapiede ad "aspettare l'autobus per andare dal suo papà".

    "Dove stai andando, love?" le aveva chiesto un uomo. La Caroline di otto anni si era guardata intorno. Curioso. Non aveva visto nessuno sul marciapiede il momento prima.

    "Non dovrei parlare con gli sconosciuti" gli aveva detto, fermandosi ad osservarlo.

    "Ben detto" gli aveva risposto lui, accovacciandosi vicino a lei. "Sono Nik."

    Caroline aveva guardato la sua mano tesa prima di estendere la propria. "Caroline Forbes".

    "Ora non siamo più estranei" le aveva sorriso. La sua voce suonava strana, come una di quelle dei vecchi film che guardava in TV, ma l'uomo non era vecchio. "Così Caroline, stai andando a fare un viaggio?"

    "Sì" aveva annuito "Vado a vivere con mio padre. Vive da qualche altra parte lontano dalla mia mamma e da me."

    "Perché stai andando a vivere con tuo padre?"

    "Perché tutti qui mi odiano."

    "Sono sicuro che non è vero, sweetheart."

    "E' vero" aveva risposto lei, con una piccola voce "Bonnie ed Elena mi hanno detto che non mi vogliono più parlare o essere di nuovo mie amiche."

    "Allora stai scappando?" le aveva detto Nik "Non è molto coraggioso."

    "Non sto scappando! Io sono coraggiosa!"

    Nik aveva riso. "Beh, le ragazze coraggiose non scappano a vivere lontano con i loro padri. Scappare è la via più facile. Fidati di me, piccola Caroline, tu non vuoi prendere la via più facile."

    La piccola bocca di Caroline si torse mentre pensava. Come una bambina di otto anni, non aveva ben capito quello che le aveva detto l'uomo con le fossette e la voce divertente. Si ricordò che aveva lasciato che la riaccompagnasse a casa e che sua madre gli era stata incredibilmente grata di averle restituito la figlia. Il giorno dopo, Bonnie ed Elena l'avevano perdonata ed erano tornate ad essere migliori amiche.

    Caroline sorrise a se stessa. Pensando al ricordo e all'uomo misterioso con la voce divertente che aveva incontrato sul marciapiede. Aveva veramente vegliato su di lei nel corso degli anni.

    "Cosa c'è di così divertente?" Chiese Liz, notando il sorriso di Caroline.

    “Niente” rispose lei, facendo un passo in avanti e abbracciando sua madre "Mi sento già meglio. Grazie mamma."
    -------------------------

    Caroline guidò la macchina lungo il vialetto di Elena, i suoi pensieri tornati al presente. Continuava a ripetersi che stava facendo la cosa giusta. Purtroppo, “giusta” non voleva dire “facile”. Prese un profondo respiro, spense il motore e si avviò alla porta d'ingresso.

    Elena aprì la porta prima che lei potesse bussare.

    “Ehi” disse Caroline "Immagino ti abbiano parlato di ieri sera?"

    Elena annuì. "Sì. Damon e Stefan mi hanno detto quello che è successo."

    "Possiamo parlare?" Elena annuì di nuovo e uscì, chiudendo la porta dietro di lei. "Credo di doverti delle scuse."

    "Per?"

    "Per aver rovinato i vostri piani per uccidere Klaus. Per essermi messa in mezzo. Per essermi innamorata di lui."

    "E' quello che è successo quando hai viaggiato nel tempo? Tu e Klaus?"

    "Sì" rispose Caroline "Avrei voluto dirtelo prima ma non sapevo cosa dire. Non volevo che tu mi odiassi."

    "Io proprio non capisco" disse Elena "ha ucciso Jenna. E me. E trasformato Tyler. Come puoi essere innamorata di lui?"

    "Elena abbiamo tutti ucciso delle persone. Io stessa ho ucciso della gente a posto, nessuno di noi è del tutto innocente, quando si tratta di questo."

    "Ma..."

    "Niente ma Elena!" Caroline alzò un po' la voce. Era venuta lì per scusarsi e chiedere perdono, ma ora si rendeva conto che c'era qualcos'altro che voleva dire, oltre che 'mi dispiace'. "Ascolta, so che tu e tutti gli altri pensate probabilmente che io sia pazza a tenere a qualcuno come Klaus, ma sai una cosa? Lo faccio. Non posso cambiare questa situazione, e non lo farò. Però non ho dimenticato che tu sei mia amica, Elena. Tu e Bonnie, sai che morirei per voi. Non c'è niente che mi impedisca di farlo e lui lo sa. Ma non potevo lasciare che Damon lo uccidesse."

    Elena si passò una mano tra i capelli. "Klaus è venuto alla pensione questa mattina per parlare con Damon e Stefan. E c'ero anch'io."

    "Davvero?" Caroline scosse la testa per la confusione. Deve essere accaduto quando lei si era svegliata nel suo letto e lui non c'era.

    "Già. Ci ha detto che fino a quando sei viva, non ha bisogno di creare ibridi. Che ci lascerà stare tutti. Ha promesso che mi avrebbe lasciato andare e che potevo vivere la mia vita."

    Caroline sbatté le palpebre un paio di volte. "Che cosa?"

    Elena rise una volta. "Klaus ha detto che non vuole usare il mio sangue per creare ibridi. Perché ha te."

    "Wow" disse Caroline, per mancanza di una risposta migliore. Allora era per questo che era stato così silenzioso prima. Non voleva influenzare la sua decisione e non le aveva chiesto di prenderne una. L'aveva presa lui al suo posto.

    Aveva scelto lei. Lei. Caroline Forbes. Cheerleader, Miss Mystic Falls, baby vampiro.

    "Ok Caroline, puoi smettere di sorridere in quel modo” disse Elena inclinando la testa verso il basso per catturare gli occhi di Caroline.

    "Mi dispiace" disse, scuotendo di nuovo la testa.

    "Guarda, ero davvero arrabbiata con te all'inizio” disse Elena "Non ti voglio mentire. Però hai ragione. Nessuno di noi è perfetto e io non posso sapere che cosa è successo tra voi. Comunque se Klaus manterrà la sua parola, credo che non avremo nulla di cui preoccuparci".

    “Grazie” disse Caroline. Elena tese le braccia e Caroline la abbracciò forte, così grata di avere la più comprensiva migliore amica del pianeta. Dopo aver ricucito la maggior parte del loro rapporto, Elena invitò Caroline dentro casa. Presto Bonnie si unì a loro e questa volta, disse a entrambe le sue amiche, tutta la storia sulle sue avventure del viaggio nel tempo. Con tutti i dettagli più violenti.
    .
    Caroline si sentì senza dubbio meglio, dopo aver vuotato il sacco. Sapeva che c'era ancora un po' di imbarazzo. Sapeva che Elena non avrebbe mai dimenticato tutto il dolore che Klaus aveva causato, ma Caroline apprezzava che lei e Bonnie cercassero di capire. Non avrebbero più potuto essere migliori amiche, non ci sarebbero più stati pessimi doppi appuntamenti o la condivisione della limousine al ballo di fine anno, ma almeno non avrebbe dovuto preoccuparsi che le persone che amava di più potessero odiarla per sempre.

    Il sole stava tramontando quando Caroline lasciò Elena. Mentre camminava verso la macchina, si trovò faccia a faccia con Damon. Era appoggiato contro la portiera del lato guidatore, aveva le braccia incrociate sul petto e la stava gelando con lo sguardo.

    "Che cosa vuoi, Damon?"

    "Ho visto la tua auto, volevo solo controllare che non fossi venuta qui a prendere Elena per il tuo nuovo padrone" sogghignò verso di lei.

    "Sai che non è così" rispose lei fermandosi di fronte a lui "Infatti, da quello che ho capito, sei tu che dovresti ringraziarmi."

    Damon si staccò dalla macchina e le lasciò libero il passaggio. Caroline canticchiò aprendo la portiera e fece per salire dentro, ignorando Damon che giaceva in piedi nel vialetto e la stava ancora fissando.

    "Dovrei ringraziarti per aver rovinato la nostra unica possibilità di liberarci definitivamente di Klaus?"

    Caroline si fermò e uscì di nuovo fuori dalla macchina. Guardò Damon negli occhi e gli rivolse il
    suo sorriso più dolce.

    "M'importa di te, Damon. D'accordo? Mi interessa ciò che vi accade e Klaus ha promesso di lasciare stare Elena, te e tutti gli altri per il momento. Ma non avere dubbi che se tenterai di fargli del male in futuro, io non esiterò a farti fuori. "

    Con questo, Caroline scivolò nella macchina e sbatté la porta, lasciando un esterrefatto e arrabbiato Damon Salvatore da solo nel vialetto.
    ----------------------

    Caroline entrò nella sua camera da letto e accese la luce. Sussultò quando vide Klaus sul suo letto.
    La sua mano volò al petto e giurò di poter sentire il suo cuore battere rapidamente dalla paura.

    "Non ti aspettavi di trovarmi qui, love?"

    "No" rispose lei gettando la borsa sul comò "che ci fai qui?"

    Klaus si alzò di scatto e saettò verso di lei, facendola trasalire di nuovo. Le avvolse le braccia intorno.

    "Sei stata via troppo a lungo oggi" disse "volevo vederti di nuovo."

    "Hai aspettato seicento anni, non potevi aspettare sei ore?"

    "No" rispose Klaus con un rapido bacio "e ti ho chiesto di non scherzare su questo."

    Caroline sospirò, ricambiando il bacio e avvolgendogli le braccia intorno al collo. Apparentemente i seicento anni che erano passati non avevano migliorato il suo senso dell'umorismo. Ma lo dimenticò presto, quando la mano di Klaus cominciò a viaggiare sotto l'orlo della sua camicia, le dita che esploravano la pelle del suo stomaco. Caroline si staccò da lui e prese una delle sue mani, spingendolo gentilmente indietro verso il letto. Guardò gli occhi di Klaus oscurarsi, qualche vena si stava diffondendo lungo le guance. Un sorriso affamato apparve sulle labbra di lui, causandole una stretta allo stomaco per l'anticipazione. Si voltò e lo spinse giù sul letto, salendo sopra di lui a cavalcioni sullo stomaco.

    "So che hai detto che scappare era la via più facile" disse lei mentre si premeva contro di lui.

    "L'ho detto?"

    Si sporse in avanti, premendogli i seni contro il petto. Fece cadere la testa verso il basso e lasciò che i suoi denti gli sfiorassero l'orecchio. Lui avvolse le braccia attorno a lei, attirandola a sé il più vicino possibile.

    "Quando avevo otto anni" gli sussurrò in un orecchio.

    "Te lo sei ricordato?"

    Caroline si mise a ridere. "Alcune cose mi stanno tornando in mente ultimamente."

    Si mise a sedere di nuovo e si tirò la maglietta sopra la testa. Klaus allungò le mani verso il suo reggiseno di pizzo, toccando i seni al di sotto di questo. Caroline gettò la testa all'indietro e gemette al contatto. Klaus la capovolse, comportandosi da maschio alfa, e cominciò a diffonderle baci sul petto.

    "Voglio lasciare Mystic Falls per un po'" disse lei. Klaus le prese la testa e la guardò.

    Ci aveva pensato tutto il pomeriggio. Anche se le cose erano tornate a posto con Elena e Bonnie, sapeva che avevano bisogno di tempo per adeguarsi. Tempo lontano da Klaus. Tempo per rendersi veramente conto che lui aveva detto la verità. Che non dovevano preoccuparsi più di lui e che avrebbero potuto continuare a vivere la loro vita. E sinceramente, anche lei aveva bisogno di tempo.

    "Ovunque tu voglia andare, ti ci porterò" disse Klaus.

    "Non lo so" rispose Caroline "Non sono mai stata da nessuna parte."

    Klaus ci pensò un attimo e poi sorrise.

    "Beh amore, credo di sapere qual'è il luogo perfetto per iniziare."



    ~ ~ ~ ~ Epilogo~ ~ ~ ~

    Non ci volle molto a Caroline per capire dove erano diretti. Klaus aveva cercato di mantenere il segreto finché aveva potuto, ma non appena furono a bordo dell'aereo per Londra, lei aveva capito.

    Quando aveva detto a sua madre che stava andando a fare un viaggio di due settimane, sua madre era andata su tutte le furie e aveva rifiutato categoricamente. Klaus si era offerto di soggiogarla, ma Caroline aveva scosso il capo.

    "Non avrebbe funzionato comunque" gli aveva detto Caroline "lei è sotto la verbena."

    Ma dopo aver convinto Alaric ad aiutarla a fare i compiti di scuola on-line, Liz aveva finalmente ceduto. Rebekah aveva messo un po' il broncio perché il fratello la stava abbandonando di nuovo, ma le era passata non appena Caroline le aveva consegnato le redini della squadra delle cheerleader e della commissione di danza.

    La parte più difficile, stranamente, fu separarsi da Tyler. Lui la stava evitando dalla sera dell'homecoming. Non rispondeva ai suoi messaggi o alle sue chiamate e sua madre le aveva propinato l'equivalente maschile di "si sta lavando i capelli fuori del paese e non può venire alla porta in questo momento" quando aveva cercato di parlarci faccia a faccia. La mattina della partenza per Londra, Caroline era passata a scuola per prendere i compiti assegnati da Alaric e si era imbattuta in Tyler nel parcheggio.

    "Ehi" gli disse mentre si fermava di fronte a lei.

    "Ehi, come va?" rispose Tyler.

    "Stavo solo prendendo qualche compito da fare mentre sono fuori città. Alaric mi aiuterà a rimanere in pari."

    "Te ne vai?"

    Caroline annuì, dondolandosi avanti e indietro sui talloni. "Sì. Mi prendo una pausa. E vado per cercare di capire alcune cose."

    "Con Klaus?"

    "Già."

    "Beh divertitevi" disse Tyler oltrepassandola.

    Caroline sospirò e si voltò verso di lui. "Tyler aspetta. Perché non hai risposto alle mie chiamate?"

    "Sono stato occupato. Sono stato in giro con Matt," rispose, e la sua voce suonava un po' strana, "Credo abbiamo dato inizio al Club 'cerchiamo di dimenticare Caroline'."

    "Che cosa?" Esclamò lei. "Di cosa stai parlando?"

    "Sai esattamente di cosa sto parlando, Caroline. Klaus è tornato e avete fatto la pace e ora siete pronti per andare a vivere insieme felici e contenti. E questo va bene. Sono davvero felice per te. Ma ci sono ancora alcuni di noi che hai lasciato indietro."

    "Ok prima di tutto" Caroline rispose "ti ho detto che io e te eravamo solo amici. Quindi non cercare di farla sembrare come se io fossi una cattiva ragazza perché ti ho illuso o qualcosa del genere, e secondo, non che sia un problema, ma è Matt che ha rotto con me, non il contrario."

    Tyler si riavvicinò a lei, per evitare che fossero ascoltati da orecchie indiscrete.

    "Tu non capisci Caroline. Tu lasci un'impronta. Non capisci quanto puoi entrare sotto la pelle di qualcuno" disse Tyler “e penso che tu ti stia mettendo in qualcosa da cui non sarai più in grado di uscire."

    "Vuoi dire con Klaus?"

    "Già con Klaus. Senti, il legame che ho con lui è forte. A volte riesco a sentire i suoi pensieri e i suoi sentimenti verso le cose. Come all'homecoming, quando ha scoperto che Mikael era lì, mi ha trovato e mi ha chiesto di portarti via. Sentivo la sua paura di perderti. Continuava a pensare 'di nuovo, di nuovo, non di nuovo'. Lui era devastato quando nel 1492 pensava che fossi morta Caroline. Aveva fottutamente e completamente perso la testa. E in quel secondo, quando mi ha afferrato il braccio e mi ha detto di fare in modo che fossi al sicuro, ho percepito questo".

    Caroline aprì e chiuse la bocca. Non sapeva cosa fare dell'ammissione di Tyler. "Perché mi stai
    dicendo questo?"

    "Non ha intenzione di lasciarti andare, Caroline. Se ti succederà qualcosa, se vorrai tirartene fuori …"

    "Non è così, Tyler."

    Poté vedere il dolore del rifiuto apparire sul volto di Tyler e si sentì subito male per lui. Non aveva bisogno di un legame di asservimento per sapere che cosa Tyler stava provando in quel momento. Si era sentita così lei stessa, molte volte, soprattutto nel corso della sua relazione con Matt. Quando erano stati insieme, lei aveva cercato così tanto di essere la ragazza perfetta, per cercare di cancellare Elena dal suo cervello e di farlo innamorare di lei. Sapeva che Matt l'aveva amata e alla fine lei lo aveva amato, ma non aveva mai dimenticato quanto tenesse a Elena.

    Sembrava così ovvio adesso quello che Tyler aveva cercato di fare. Era stato 'lei' in quella situazione. Aveva cercato di farle dimenticare Klaus per farsi notare, ma non appena Klaus era tornato in scena, tutti gli sforzi di Tyler erano stati dimenticati.

    "Tutto bene?"

    Klaus allungò il braccio verso di lei dal sedile della vettura nera di città, mentre guidava verso l'aeroporto, dando una veloce stretta alla sua mano. Caroline stava fissando fuori dal finestrino, ripensando alla conversazione che aveva avuto con Tyler.

    "Sì, ho solo un po' di jet lag" disse. Klaus portò la sua mano alle labbra e le dette un dolce bacio sulle nocche.

    "Non preoccuparti, amore" le disse, "siamo arrivati."

    Fu solo allora che Caroline realizzò che la macchina si era fermata. Klaus scese dall'auto e saettò intorno ad essa, arrivando alla sua portiera prima che lei potesse muoversi. In un modo molto galante, le aprì la portiera della macchina e le porse la mano per aiutarla a scendere. Lei la prese con un sorriso e si alzò in piedi fuori dalla macchina.

    L'aria di Londra era un po' più fredda di quella di Mystic Falls. La giornata era grigia e gialla, un paio di nuvole di pioggia persistevano nel cielo. Guardò il paesaggio di fronte a lei. C'era un grande castello. I turisti inondavano la zona, scattavano foto, ascoltavano le guide e si godevano lo splendore dei terreni. La bocca di Caroline si spalancò appena capì dove si trovavano.

    "Questo è..." Guardò Klaus, che stava indossando il suo ghigno diabolico, godendosi la sua sorpresa.

    “Andiamo” disse prendendole la mano e conducendola verso l'ingresso.

    Camminarono attraverso la porta principale, girando intorno ai turisti ed uscendo nel cortile. Tutto sembrava diverso, adesso sembrava più un museo che una casa, ma Caroline non avrebbe mai dimenticato questo posto.

    "Non posso credere che sia ancora qui" lei scosse la testa.

    "Il ministero dei beni culturali ha ricevuto questa donazione piuttosto sorprendente circa ottanta o più anni fa. Il precedente proprietario era morto molto tempo prima e il nuovo proprietario non aveva nessuna ragione per tenerlo. Aveva acquistato una nuova proprietà altrove."

    Lei era in piedi al centro del cortile. Alla sua sinistra ci sarebbero state le camere di Klaus, di fronte a loro, quelle di lei, e accanto, quelle di Elijah. Si diresse in ognuna di queste direzioni, cogliendo le modifiche e le ristrutturazioni fatte alla vecchia casa. Entrò nella sua vecchia stanza. C'era un letto diverso, uno che era molto più vistoso rispetto a dove aveva dormito. C'era una piccola toilette, con un lavandino, uno specchio e alcuni pezzi esposti che avrebbero dovuto rappresentare i tipici "articoli di bellezza" di una donna medievale. Caroline arricciò il naso. Dopo averlo sperimentato realmente, tutto sembrava un po' anacronistico e falso.

    Klaus arrivò alle sue spalle e le fece scivolare le braccia intorno alla vita.

    "Un sacco di bei ricordi in questa stanza" le sussurrò in un orecchio.

    Caroline sentì il proprio corpo rabbrividire alle sue parole, ricordando i 'bei tempi' a cui lui si riferiva. Si rese conto che erano da soli nella piccola stanza, gli altri turisti aveva sgomberato la zona. Si girò nel suo abbraccio e appoggiò le braccia sopra le spalle di lui.

    "Hmm, la mia memoria è un po' sfocata" sorrise timidamente "potrei aver bisogno che tu mi facessi ricordare."

    Klaus ridacchiò, abbassando le labbra sulle sue. Caroline lo baciò, aprendo la bocca per permettergli l'accesso, e il desiderio la inondò all'istante. Klaus passò la lingua lungo le sue labbra. Lei si perse nel bacio, nell'odore di legno vecchio della stanza, nella sensazione del pavimento di pietra sotto i piedi. Caroline chiuse gli occhi mentre lo baciava e immaginò che fossero di nuovo nel Medioevo insieme. Solo per un minuto.

    Mentre lo baciava, poté sentire i piccoli cambiamenti in lui che non aveva notato prima, quando lui l'aveva tenuta distante. I suoi baci erano più profondi e disperati. Quasi come se ognuno fosse il primo e l'ultimo che si sarebbero mai dati. Era più appassionato, più esigente e più eccitante che mai. Non pensava che fosse possibile essere più innamorata di lui nel futuro di quanto non lo fosse stata nel passato, ma ... era così. La faceva fantasticare su come sarebbe stato tra di loro tra cinque anni .... tra dieci ... cavolo, tra cento.

    Il suono di qualcuno che si schiariva la gola li fece separare. Caroline guardò oltre la spalla di Klaus e vide un addetto del museo un po' seccato che li giudicava dalla porta. L'uomo anziano alzò un sopracciglio verso la coppia e poi passò oltre. Lei non aveva dubbi che il signore sarebbe ritornato presto per assicurarsi che il suo messaggio fosse stato ricevuto. Klaus si staccò leggermente da lei, le labbra piegate per il fastidio.

    "Un uomo non può baciare la sua ragazza in casa sua senza interruzioni?"

    Caroline rise e lo prese per mano, tirandolo fuori dalla stanza. Cercò di trattenere la gioia segreta che aveva provato quando Klaus l'aveva chiamata la 'sua ragazza'. Non erano più i secoli bui. Lei era una donna forte e indipendente del ventunesimo secolo e la società non le avrebbe dato importanza solo in base al suo fidanzato. O qualunque cosa Klaus fosse per lei. Fidanzato suonava strano non è vero?

    "Sì amore, lo è" Klaus sorrise verso di lei, divertito. Ops, aveva detto l'ultima parte ad alta voce?

    Camminarono attraverso la casa e di nuovo verso i giardini sul retro.

    "Questo deve essere quello che provi tu per tutto il tempo. Vedere luoghi e ricordare come erano stati prima" meditò Caroline continuando sulla linea di pensiero di prima "Mi chiedo se visitando dei luoghi fra duecento anni, poi mi ricorderò come sono adesso." Un paio di ragazzini corsero in mezzo a loro, gridando in francese tra di loro, e una madre infastidita stava correndo loro dietro, rimproverandoli ad alta voce. Caroline si mise a ridere. "Non riesco a immaginare di avere duecento anni. Chissà se ce la farò ad arrivare così lontano."

    "Lo farai" Klaus rispose cupamente. Il tono della sua voce fece fermare Caroline, che gli diede una lunga occhiata. Ma lui continuò a camminare, lontano dall'edificio principale della casa. Caroline lo seguì.

    Lui aumentò il passo, uscì fuori nel giardino ed entrò nel bosco dietro la casa. Più lontano dalla casa andavano, e più tranquillo era. Ora c'erano un paio di sentieri segnalati nel bosco come parte del museo, ma Klaus non seguì i percorsi designati e portò Caroline in una direzione diversa. Mentre camminavano, lei si sentì improvvisamente attraversare da una strana sensazione e poi si accorse dove si trovavano.

    Erano le rovine. Le stesse rovine che Klaus aveva mostrato a Caroline nel 1492. Lei si girò e vide le stesse statue prive di arti, le viti verdi e gli archi fatiscenti che avevano resistito attraverso centinaia di anni. Al centro di tutto c'era la stessa fontana, con la donna di pietra e la sua corona, lo stesso sguardo senza età sul suo viso.

    "Ho trascorso la maggior parte del XVI secolo qui, in solitudine" disse Klaus.

    "Da solo? Che ne è stato di Rebecca o del resto della tua famiglia?"

    "Non avevano molta importanza per me."

    "Beh che dire della caccia alla doppelganger? Rompere la maledizione?"

    "Come ho detto, amore" rispose Klaus "niente mi importava."

    Caroline incontrò i suoi occhi seri attraverso il giardino. C'era qualcosa che stava cercando di dirle, senza riuscirci. Ricordava le parole di Tyler sul provare il dolore di Klaus. E il modo in cui il suo umore si inacidiva all'istante ogni volta che faceva una battuta sulla sua morte. Era spaventato. Aveva paura che sarebbe morta di nuovo e che lo avrebbe lasciato solo. Aveva davvero fottutamente perso la testa quando lei era morta, come Tyler l'aveva eloquentemente detta.

    Sapeva che avrebbe dovuto dimostrargli di essere una combattente, più di quanto lui si fosse reso conto. Lei non era debole, non era una damigella in pericolo. Inoltre, le cose erano cambiate.

    "Non accadrà niente di male, Klaus” disse Caroline "tutto si è sistemato. E tutto sta andando bene."

    Klaus ridacchiò, ma senza umorismo. "Nella mia esperienza, amore, quando sembra che tutto stia andando per il meglio, è esattamente quando le cose cominciano a disfarsi."

    “Beh” disse Caroline, allungando la parola mentre camminava verso di lui "forse le cose stanno cambiando. Forse dovremmo entrambi smettere di vivere nel passato e guardare al futuro."

    "Il futuro" ripeté Klaus, facendo scivolare la mano lungo le braccia di lei. I suoi occhi si fecero scuri, ma erano un po' pieghettati agli angoli e la sua bocca si stava storcendo leggermente.

    Caroline si alzò sulla punta dei piedi e gli sfiorò le labbra leggermente contro le proprie. Era un posto perfetto, qui nel giardino che il tempo aveva dimenticato, per ricominciare; per dimenticare le vecchie perdite e i nemici e gli errori e camminare verso un giorno più luminoso. Tutto ciò sarebbe stato possibile. Soprattutto se erano insieme.

    Si staccò da lui e sorrise.

    "Al futuro."



    *** FINE ***
     
    Top
    .
9 replies since 17/12/2016, 14:21   229 views
  Share  
.
Top