Timeless di Marvelouskatie

Vampire Diaries

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  1. kasumi
     
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    Capitolo 27

    Dopo quasi una settimana che era andato via, Klaus tornò a Mystic Falls ancora una volta. Mentre oltrepassava alla guida l'insegna di benvenuto della città, si sentì pervadere dall'energia negativa che proveniva da quella maledetta cittadina. Nient'altro che brutti e acidi ricordi venivano da questo luogo, creato molto tempo prima che avesse un nome.

    Questa piccola, triste città una volta era stata la sua casa, tanto tempo fa, prima che il tempo esistesse. Aveva camminato per questi luoghi da essere umano. Era qui che era nato e cresciuto per diventare un uomo. Era in questi boschi che Klaus cacciava, estraneo allo sviluppo e alla crescita della popolazione, che aveva combattuto con i suoi fratelli, si era innamorato per la prima volta, e aveva vissuto con i suoi fratelli nella maggior pace che avesse potuto avere. Mentre continuava lungo la stretta strada provinciale, ricordò quando era sgattaiolato sottoterra con Rebekah nelle grotte, e avevano intagliato i loro nomi sulle pareti di pietra, volendo lasciare un pezzo di sé ai posteri, in modo che chi fosse venuto lì in futuro avrebbe saputo che quel posto era appartenuto a loro per primi. Era loro di diritto e chiunque fosse venuto lì dopo di loro, sarebbe stato solo un intruso.

    Tutto ciò era accaduto prima che i loro genitori li uccidessero, trasformandoli in vampiri. Prima che ognuno di loro avesse compreso le possibilità che potevano dargli l'immortalità e il tempo.

    "Questo posto sembra una discarica" osservò la ragazza sul sedile del passeggero accanto a lui. Il suo nome era Mindy. Era un lupo che aveva raccolto durante i suoi viaggi. Ed ora, grazie alla doppelganger e alla sua meravigliosa donazione di sangue, Mindy era un ibrido.
    Altri quattro ibridi erano seduti sul sedile posteriore, guardando fuori dai finestrini oscurati del grande SUV, concordando con la valutazione di Mindy.

    "Abbiate un po' di rispetto" rispose Klaus "questa è casa nostra."

    --------------------

    Il terribile suono metallico dell'acciaio echeggiò sulle pareti di pietra, facendo tremare Caroline per la paura. Era mattina, il momento della giornata che temeva di più. Di notte quelle torture senza fine venivano sospese, ma il giorno portava ore dopo ore di pura agonia.

    E ciò che rendeva la cosa anche peggio era il fatto che tutto questo dolore le veniva inflitto dal suo stesso padre. Mentre sosteneva che stava solo cercando di aiutarla a controllare il proprio vampirismo. Che l'avrebbe “guarita", nonostante lei piangesse e supplicasse e protestasse che non poteva essere "guarita".

    Ogni giorno suo padre veniva un'ora dopo l'alba, quando il sole colpiva la finestra della prigione al giusto angolo. Avrebbe tenuto una sacca di sangue aperta di fronte a lei, in modo che avrebbe potuto sentire il dolce profumo del liquido. L'avrebbe messa alla prova, sfidata per spingerla a controllarsi, ma ogni volta lei avrebbe fallito. Le sarebbe venuta l'acquolina in bocca e il suo viso si sarebbe trasformato e poi suo padre avrebbe tolto la copertura della finestra, lasciando che la luce del sole entrasse dentro. Le aveva preso il suo anello di lapislazzuli, la sua protezione contro il sole, e lei sarebbe bruciata come punizione per quello che era. Lo sfrigolio della sua pelle era diventato un suono così familiare per le sue orecchie, come la sua canzone preferita alla radio.

    Per ore e ore ogni giorno suo padre ripeteva questa tortura, esortandola a combattere, a controllarsi, ma lei non era affatto migliorara dal primo giorno che l'aveva imprigionata. Un'ora prima del tramonto, Bill si sarebbe fermato. Il sole sarebbe stato fuori portata e lui avrebbe chiuso la finestra. A quel punto, Caroline sarebbe svenuta immediatamente per il dolore e la stanchezza. Il suo corpo era denutrito ed era sempre più lento a guarirsi da sé. Bill l'avrebbe lasciata senza dire una parola, solo un sospiro, e la promessa che l'avrebbe rivista il giorno dopo, prima di chiudere di nuovo la camera e lasciarla sola.

    Quello che faceva più male, era sapere che ora suo padre la odiava. Doveva odiarla, perché non c'era altra spiegazione a quello che le stava facendo. Perché non riusciva a vedere che lei era ancora la sua bambina? Lui, che era sempre stato il genitore che la capiva meglio. La capiva quando sua madre non ci riusciva. Perché ora non riusciva a capirla, nella cosa più importante?

    Le serrature e le leve delle stesse risuonarono ancora una volta e Caroline sentì i passi del padre strofinare sui gradini di pietra. Sollevò la testa debolmente, la sua visione da vampiro concentrata su di lui.

    "Buongiorno" le disse.

    Caroline abbassò di nuovo la testa in risposta. Era troppo debole per rispondere e comunque non aveva niente da dire. Lui non avrebbe risposto alle sue domande, in ogni caso, se non per dire che stava facendo questo perché l'amava, prima di iniziare con la sua tortura.

    Era ironico, il fatto che fosse lei a venir chiamata mostro.

    ----------------------

    Klaus aveva fatto scendere i suoi ibridi in varie parti della città, dando loro istruzioni per non dare nell'occhio. Gli ibridi avevano obbedito volentieri e si erano sparsi in giro per Mystic Falls. Klaus non poté fare a meno di sorridere. Ognuno di questi soldati fedeli stava facendo esattamente quello che gli aveva detto e senza tante storie. Era proprio quello che aveva sempre voluto.

    Guidò fino alla periferia della città, verso uno dei vecchi palazzi abbandonati che aveva scoperto l'ultima volta che era stato in visita. Era un po' preso male e necessitava di una ristrutturazione, ma sarebbe stato la base ideale per il momento. Non che Klaus avesse programmato di restare in città per un certo periodo di tempo. Tuttavia, come aveva detto prima a Mindy, Mystic Falls era casa. Aveva senso possedere una proprietà in quel posto. L'appartamento dov'era stato prima andava bene, ma a Klaus piaceva avere il suo spazio. Non gli erano mai piaciuti i moderni condomini o le villette. A lui piacevano i grandi palazzi appariscenti. Le sue case a Londra e nel sud della Francia erano abbastanza vaste, e vantavano ampi terreni. Sapeva che, dandogli del tempo, anche questo palazzo modesto che aveva scelto a Mystic Falls sarebbe diventato altrettanto sfarzoso.

    Il suo telefonino suonò nel sedile accanto a lui. Un messaggio. Da Mindy. Klaus scelse di ignorarlo. Non si preoccupava affatto di far finta di non notare il modo in cui la ragazza lo guardava, con quegli occhi scuri socchiusi, in parte adoranti e in parte qualcosa di diverso. Ma lui non era interessato. Per una miriade di ragioni.

    Il suono del suo cellulare gli fece però ricordare che aveva una telefonata da fare. Lo afferrò e scorse attraverso i pochi contatti che aveva, fermandosi su quello che stava cercando e premendo il tasto per iniziare la chiamata. Una voce femminile risuonò attraverso gli altoparlanti della vettura.

    "Sei tornato?" disse Rebekah in segno di saluto.

    "Mi sei mancata anche tu, sorella" Klaus fece un sorrisetto "Dove sei?"

    "A fare pratica di Cheerleader " rispose Rebekah, come se fosse ovvio.

    "A fare pratica di Cheerleader?" ripetè lui. Klaus scosse la testa. Rebekah aveva sempre agito come se non le importasse nulla delle abitudini umane, ma era sempre stata la prima a cercare di adattarsi e di ambientarsi in qualunque secolo o cultura facessero parte.

    "Sto venendo a prenderti" disse e riattaccò prima che lei potesse protestare. C'erano cose più importanti da discutere del suo bisogno di vivere una vita normale.

    Klaus parcheggiò il SUV fuori della scuola superiore ed esitò un attimo prima di scendere dalla macchina. Caroline sarebbe stata lì, con ogni probabilità. Dopotutto era una cheerleader. Se avesse raggiunto Rebekah lì dentro, l'avrebbe sicuramente vista. Perciò, riconsiderò l'idea di entrare per cercare Rebekah e pensò invece di chiamarla affinché fosse lei a raggiungerlo fuori. Tuttavia, una parte di lui voleva rivedere Caroline, per dimostrare a se stesso che la sua presenza quella notte della settimana prima non era stata solo un sogno.

    I suoi occhi andarono allo specchietto retrovisore e fissò in malo modo il suo riflesso nel vetro rettangolare.

    "Datti una regolata," disse ad alta voce.

    Senza darsi altro tempo per pensare, scese dalla macchina. Avrebbe afferrato Rebekah e se ne sarebbe andato via subito, prima di fare qualcosa di stupido. Attraversò il parcheggio come uno spaccone, come se la città fosse di sua proprietà, anche se in effetti ne aveva il diritto, più di chiunque altro residente qui. Si disse che sarebbe stato abbastanza facile trovare un gruppo di cheerleader e portare via sua sorella da quella distrazione.

    Girò un angolo e si trovò improvvisamente spinto contro il muro, fissando gli occhi arrabbiati del suo primo ibrido.

    "Tyler, amico" disse Klaus mantenendo la calma "Stai godendo della forza ibrida scoperta di recente, vedo."

    "Dov'è lei?" Il ragazzo gli ringhiò contro.

    Klaus lo spinse via, ignorando la sua domanda. Si allontanò dal muro e fece ruotare la testa sulle spalle.

    "Ti conviene ricordare con chi stai parlando," rispose.

    "Dimmi cosa hai fatto a Caroline?"

    "Caroline? La tua piccola fidanzata carina?" Gli sorrise: "Io non le ho fatto niente."

    "Non fare il finto tonto con me. Lei mi ha detto tutto" gli sputò Tyler in faccia. "Che strano che non appena ti presenti e poi vai via, anche lei scompaia. Una coincidenza un po' troppo grande, non trovi?"

    Klaus strinse gli occhi. "Di che cosa stai parlando?"

    "Caroline non sarebbe andata via senza dirlo a nessuno. Senza salutare. Ma non si è presentata a scuola e non risponde al telefono, così ho pensato che avesse fatto la sua scelta e che fosse con te."

    "Beh, non lo è." rispose Klaus.

    "E allora dove è?"

    Klaus aprì la bocca per rispondere che non gli importava, ma si fermò. Il suo stomaco si era stretto in una morsa. Qualcosa era successo a Caroline. Perché, naturalmente, era una bella calamita bionda che non attirava nient'altro che disastri. Klaus si passò una mano sul viso.

    "La troverò" rispose Klaus. Si girò nella direzione del parcheggio, senza preoccuparsi di aspettare la risposta del ragazzo ibrido. Ad ogni modo, sentì che Tyler lo stava seguendo.

    "E' davvero scomparsa?" disse Tyler, raggiungendolo infine. “Se non l'hai presa tu, allora chi è stato?"

    Klaus vagliò le varie possibilità nella sua testa. La sua mente andò subito ai suoi nemici. Chiunque sapesse della sua relazione con lei era stato pugnalato o era morto, ad eccezione di Katerina e Rebekah. Katerina non era così stupida da tornare a Mystic Falls e fare del male a Caroline quando aveva appena ritrovato la propria libertà. La vendetta non era nel suo stile. A lei piaceva di più scappare. E Rebekah non avrebbe osato toccare Caroline. Non sapeva che Caroline era ancora viva. Klaus non glielo aveva detto prima di partire.

    "Merda" mormorò Tyler sottovoce "la mamma di Caroline.”

    Lo Sceriffo Forbes stava camminando verso di loro. Klaus non aveva mai incontrato formalmente la donna, la conosceva solo come la madre di Caroline. Era nella lista delle persone da non uccidere che teneva in testa ogni volta che veniva a Mystic Falls.

    "Ciao Tyler" disse la donna in segno di saluto.

    "Salve Sceriffo Forbes, che ci fai qui?"

    "Solo routine, devo tenere una lezione sulla guida in stato di ebrezza per le matricole" spiegò la donna. "Chi è il tuo amico?"

    Gli occhi dello sceriffo scivolarono verso Klaus, dandogli uno sguardo diffidente. Klaus poteva vedere i suoi radar da poliziotto mettersi in funzione. Senza dubbio si stava chiedendo chi fosse questo uomo e cosa stava facendo nel parcheggio della scuola.

    "Klaus Mikaelson" disse tendendo la mano verso di lei "mia sorella ha appena iniziato a frequentare questa scuola. Sono venuto a prenderla all'allenamento di cheerleader."

    Lo Sceriffo ricambiò gentilmente la sua stretta di mano, ma continuò a guardarlo con sguardo sospetto. Klaus riconobbe quello sguardo. Caroline l'aveva guardato spesso così.

    "Liz Forbes. Anche mia figlia Caroline è una cheerleader" commentò lo sceriffo, "scommetto che si conoscono." Lo sceriffo lasciò cadere la mano e rivolse la sua attenzione a Tyler. "A proposito di lei, ho parlato con il padre di Caroline ieri sera, ha detto che non sapeva quando Caroline avesse intenzione di tornare in città. Ti ha detto niente Tyler? Non mi piace che stia perdendo così tanta scuola."

    "Aspetti" disse Tyler "lui ha detto di averla vista?"

    "Naturalmente. Sei stato tu a dirmi che andava a fargli visita" disse Liz.

    "Giusto" il ragazzo tentò di coprire con un'alzata di spalle. "Non lo so. Mi ha detto solo questo."

    Lo sceriffo guardò Klaus e poi Tyler, socchiudendo gli occhi mentre si spostavano da uno all'altro. "Ok. Che succede? So perfettamente chi sei Klaus. Mia figlia e la sua amica ti hanno tenuto d'occhio per tutta l'estate. E accade che lei scompare quando tu ti presenti in città. Dov'è?"

    La bocca di Klaus si contorse in un piccolo sorriso. Doveva ammirare il coraggio della donna. Un semplice umano, sapendo esattamente chi era e cosa era, lo stava fronteggiando. Ora sapeva da chi Caroline avesse ereditato la sua audacia.

    "Beh Sceriffo, si dà il caso che il giovane Tyler ed io ci stavamo giusto ponendo la stessa domanda."

    -----------------------

    Caroline sedeva sulla sedia, le spalle curve, la pelle della schiena ancora sfrigolante dalla precedente sessione di tortura del padre. Sentì il padre buttare a terra la sacca di sangue che aveva usato per tentarla e scivolare lungo il muro per sedersi sul pavimento. Non poteva vederlo, ma poteva sentire il suo respiro. Era un suono esasperato. Lo conosceva bene fin dall'infanzia. Succedeva sempre quando aveva fatto qualcosa che lo aveva deluso. Una "B" su una pagellina mentre avrebbe potuto ottenere una A, il 2 ° posto alla finale allo spettacolo di Miss Mystic Junior quando avrebbe potuto vincere. Suo padre l'aveva sempre spinta ad essere la migliore, non la migliore al massimo delle sue capacità, ma la migliore in assoluto.

    Più la spingeva a fare meglio, e meno lei ci riusciva. Non lo capiva? Questa era la sua natura. La sua tortura costante la stava solo facendo diventare più debole, rendendo la sua voglia di sangue ancora più forte. Era incredibile che lei fosse in grado di resistere anche quel poco che poteva.

    Come Bill agitò la sacca di sangue ancora di fronte a lei, lei strinse i denti e le mani a pugno, mentre le unghie scavavano nei palmi e traevano del sangue. Cercò di non pensare a quanto fosse buono il sapore del sangue, quanto l'avrebbe fatta sentire meglio bere anche la più piccola goccia.

    "Perché? Perché stai facendo questo?" Gridò.

    "Così non dovrò ucciderti" rispose serio. Le sue parole arrivarono al suo cuore e lei sentì di perdere il controllo. Il suo volto cambiò impercettibilmente e la faccia di suo padre fu piena di delusione.

    Chissà quando si sarebbe stancato, pensò. A che punto avrebbe deciso che era diventata una causa persa e si sarebbe arreso? Era passata quanto, una settimana? Chiaramente nessuno sarebbe venuto a salvarla. Anche se qualcuno si fosse accorto che lei mancava, come avrebbe fatto a capire dove cercarla? Sarebbero arrivati a lei prima che suo padre avesse deciso di rinunciare e l'avrebbe uccisa?

    "Il sole è andato giù" disse Bill camminando intorno a lei. Sollevò la mano e le diede una leggera pacca sulla testa. Il gesto sembrava quasi crudele. "Proveremo di nuovo domani."

    Così avrebbe avuto un altro giorno. Un altro giorno di tortura e in attesa di morire, ora che sapeva quale sarebbe stato l'esito di questo esperimento. Bill chiuse la porta ermeticamente e la lasciò sola per la notte.

    Proprio mentre la porta si chiudeva a chiave, sentì un rumore insolito, come il suono di una pistola che veniva caricata.

    "Ciao Bill" era la voce di sua madre. Caroline sentì un piccolo guizzo di gioia. Non sapeva come sua madre aveva fatto a trovarla. In un primo momento si era chiesta se anche lei avesse fatto parte di quel piano, se avesse deciso di non accettarla come vampiro, dopo tutto. Ma a giudicare dalla presenza della pistola e dalla ferocia nella voce di sua madre, ciò non era vero.

    "Metti giù la pistola Liz" rispose Bill: "So quello che sto facendo."

    "C'è nostra figlia là dentro."

    "E allora permettimi di farlo, Liz. Non perché sia un mostro, ma perché le vogliamo bene."

    Sentendo il silenzio che seguì a questo, la piccola luce di speranza che Caroline aveva provato, scemò un poco. Suo padre aveva forse convinto sua madre che stava facendo la cosa giusta? Aveva appena perso il suo unico alleato?

    "Klaus" sentì chiamare sua madre.

    Klaus? Ma. . ?

    Dei passi risuonarono giù per la scala in un ritmo stranamente sicuro di sé che poteva essere solo di una persona.

    "Chi sei?" chiese Bill dall'altro lato della porta.

    "Qualcuno di cui dovrebbe essere molto, molto spaventato William Forbes" rispose in un accento inglese molto scorrevole. "A meno che non apra questa porta in questo momento."

    "Tu non andrai là dentro" rispose Bill. La pistola sparò un colpo, facendo sussultare Caroline. Il suono del proiettile che colpisce le pareti echeggiò nel piccolo spazio. Sua madre aveva appena sparato un colpo verso suo padre?

    "Bill" disse Klaus, con un tono di voce stranamente calmo "il buon Sceriffo qui presente mi ha chiesto di non farle del male, a nome suo e di sua figlia, ma le cose stanno così: non sono un uomo molto pacato, e mi piacerebbe davvero, davvero tanto causarle una notevole quantità di dolore in questo momento, quindi apra questa porta e si faccia da parte, così che io non possa rimangiare la parola data".

    Caroline udì uno spostamento e lo sferragliare del metallo e la porta si aprì per rivelare Klaus dall'altro lato. Non aveva molta energia per sentire qualcosa e infatti, fino a quel momento, aveva pensato che l'intera conversazione che era avvenuta dall'altro lato della porta potesse essere un'allucinazione. Che forse il suo cervello e il corpo erano diventati così stanchi che avevano creato insieme questo sogno di salvataggio per darsi la forza di vivere un altro giorno.

    Il viso di Klaus era come la pietra, mentre camminava verso di lei, senza rivelare nessuna emozione. I suoi occhi vagarono rapidamente su di lei, valutando i danni. Prese le manette ai polsi, le strappò via velocemente come se non fossero più resistenti del velcro, e fece lo stesso anche per le serrature intorno alle caviglie.

    "Il mio anello" sibilò Caroline, muovendo debolmente le dita nella direzione in cui Bill aveva gettato il suo anello. Si trovava lì per terra, tra la polvere e la cenere. Klaus lo raccolse da terra e le prese la mano, infilandole l'anello al dito indice. Le passò le mani lungo il braccio, dandole una stretta gentile. Lei riuscì a fargli un piccolo sorriso, ma il volto di lui rimase vuoto come prima.

    Klaus si alzò in piedi allora e si chinò, posizionandole le braccia intorno al proprio collo, e scivolando con le proprie sotto al suo corpo per sollevarla. Lei risucchiò l'aria lievemente per il dolore, mentre lui premeva contro le bruciature della sua schiena. Fu allora che vide rompersi, anche se per poco, la maschera di ghiaccio della sua espressione. La contrazione della sua fronte fu così lieve che, se non avesse guardato in quel preciso momento, l'avrebbe persa. Si rannicchiò contro il petto di lui e gemette leggermente.

    "Va tutto bene" disse lui "Sei qui con me."

    Qualcosa in questo le sembrò stranamente familiare, pensò Caroline mentre Klaus la portava su per le scale e fuori dalla prigione.

    Nota dell'autrice: punti extra per chi indovina perché la situazione è così familiare per Caroline! :)


    Capitolo 28

    Klaus aveva quasi preso la porta a calci, una volta arrivati a casa di Caroline. Lei poteva sentire la rabbia che stava trattenendo mentre rotolava via a onde da lui, mentre gli si teneva stretta. Solo quando fu alla seconda sacca di sangue si rese conto che, in qualche modo, Klaus aveva misteriosamente ottenuto un invito in casa da sua madre. Ma la parte sorprendente era che non ne era sorpresa. Quel maledetto ibrido poteva manipolare o affascinare chiunque per fargli fare qualsiasi cosa.

    L'aveva depositata nella sua stanza e le aveva portato le sacche di sangue prima di scomparire di nuovo. Tornò con il kit di pronto soccorso che la madre conservava sotto il lavandino del bagno e si sedette sul letto accanto a lei, ordinandole di spostarsi in avanti in modo che potesse raggiungerle la schiena. Caroline non disse nulla mentre lui le slacciava lentamente il vestito e iniziava la pulizia del sangue secco dalla sua schiena. Anche se era emotivamente e fisicamente provata, non poté evitare il modo in cui il suo corpo rispondeva al suo tocco. Era la prima volta che la toccava da settimane. Sentire le dita di lui danzare sulla propria pelle, le dava sollievo in più di un modo.

    Come aveva fatto, lui, a stare senza questo contatto per secoli?

    Ma per lui non era stato così, non è vero? Ricordava la notte degli scherzi e la loro conversazione nel parcheggio dell'ospedale e il suo freddo abbandono.

    E' tutto nel passato.

    “Grazie” disse, perché aveva bisogno di dire qualcosa "per non aver ucciso mio padre."

    Klaus ridacchiò dietro di lei. "Non dirlo. Era più il desiderio di tua madre che il mio."

    "Come avete fatto a trovarmi?"

    "Il tuo amico Tyler aveva capito che eri scomparsa. Pensava che fossi partita con me, ma gli ho detto che non era così. Allora abbiamo coinvolto tua madre, che è una detective abbastanza brava. Abbiamo seguito alcuni indizi ed eccoti qua."

    La sua spiegazione era vaga. Senza emozioni. Sembrava stesse cercando di essere il più breve possibile. Interruppe le cure per un momento, sfiorando con la mano la pelle nuda della spalla di lei e lei trattenne il respiro, per non rovinare quel momento e indurlo ad allontanare la mano. Notò solo ora come la mano di lui stava tremando leggermente contro il suo braccio. Dio, desiderava solamente che lui la avvolgesse con le proprie braccia.

    "Così te ne sei andato?"

    "Adesso sono tornato," rispose lui, spostandosi via da lei e continuando a curare le sue ferite.

    Perché? Avrebbe voluto chiedere, ma non lo fece.

    Rimasero in silenzio ancora per un po'. Caroline bevve il resto della sacca di sangue e Klaus finì di pulire le ferite, il suo corpo fece la maggior parte del lavoro risanandosi da solo. Lui si alzò di nuovo per mettere via il kit del primo soccorso al suo posto, gettando via gli stracci insanguinati che aveva usato per ripulirla. Lei colse l'occasione per togliersi i vestiti macchiati e sporchi, mettendosi un pigiama pulito, desiderando di entrare a letto e lasciare che il sonno l'aiutasse a dimenticare tutto per un po'.

    Proprio mentre si sfilava la canotta sopra la testa, notò Klaus in piedi dietro di lei nel riflesso nello specchio, appoggiato contro il telaio della porta mentre la guardava. Si chiese da quanto tempo fosse lì. Era stato lì per tutto il tempo che si era cambiata, a guardare?

    "Un po' come ai vecchi tempi" tentò di scherzare "Io che sto per morire e roba simile."

    "Non farlo" sbottò lui.

    "Dai, un po' è divertente."

    "Non è così divertente quando lo hai sperimentato veramente."

    "O quando è tuo padre colui che tenta di ucciderti."

    Klaus si spinse lontano dalla porta e fece un passo verso di lei. "Oh, con questa ti sono vicino, love."

    Era vero. Mikael, il Distruttore, si era rivelato essere il padre di Klaus. Le aveva detto tutto sulla loro storia familiare quando aveva preso la casa di Klaus, mentre Klaus era intento a placare la sua sete di vendetta in Bulgaria. Caroline non sapeva che cosa fosse vero e che cosa fosse stato un po' esagerato, e avrebbe voluto chiederlo a Klaus un giorno, ma la parte importante era che entrambi i genitori di Klaus lo odiavano con tutta l'anima. Non erano una bella coppia? Rise alla somiglianza delle loro situazioni.

    "Beh per tua fortuna dubito che mio padre sia abbastanza forte da strapparti il cuore dal petto, perciò …"

    "Ho detto di non..." Klaus sbottò "non farlo".

    "Fare cosa?"

    "Renderlo uno scherzo. Non è divertente."

    "Se non ci rido sopra, mi viene da piangere."

    Klaus serrò la mascella, muovendola avanti e indietro. Caroline sentì improvvisamente la rabbia e il dolore crescere dentro di lei, per Klaus, per suo padre, e aveva bisogno di farlo venir fuori.

    "Lo sai, sono sorpresa che te ne importi qualcosa" sputò fuori, "Che cos'è che mi hai detto? 'Le cose cambiano' Sì, credo fosse così. Quindi cosa t'importa ora, se voglio fare una battuta sul fatto che mio padre mi odia o che stavo per morire?"

    "Perché tu sei morta!" urlò Klaus avvicinandosi di più a lei. Il suo viso stava diventando rosso e Caroline sussultò al suo sfogo. "Tu eri morta. Non c'è nessun quasi, dolcezza. Per seicento anni sei stata morta."

    "Ma ora non lo sono."

    Klaus espirò rumorosamente. Caroline fece un passo esitante verso di lui, chiudendo la distanza rimanente tra loro. Le parole di lui, avevano dato finalmente un senso ai pensieri che aveva in testa.

    “E' per questo che sei stato un tale cretino con me? Perché sono morta?"

    "Ti ho salvato la vita ancora una volta, love, non chiamerei questo fare il cretino."

    "Klaus mi dispiace ok? Mi dispiace di essere morta, anche se in realtà non è colpa mia. Se potessi tornare indietro e cambiare le cose lo farei. Ma ora sono qui e questo è ciò che conta."

    Gli occhi di Klaus guizzarono in alto verso quelli di lei, e la repentinità del suo movimento la fece quasi cadere. I loro volti erano così vicini, le labbra di lui sfioravano quelle di lei. Era così vicino che poteva sentire il calore del suo respiro sulle proprie labbra. Voleva sollevarsi sulle punte dei piedi e chiudere lo spazio tra di loro, ma rimase immobile, in attesa che fosse lui a fare la prima mossa.

    "Fammi un favore, amore" sussurrò Klaus, la voce bassa, le labbra che sfioravano appena contro le sue mentre parlava. A Caroline girava la testa, il desiderio e l'emozione vorticavano dentro di essa, facendo girare tutta la stanza. Rimase lì, per quello che sembrava ore, giorni perfino, volendo solamente che lui la baciasse. Che la baciasse e la portasse a letto, per farle sentire che qualcuno le volesse ancora bene.

    "Qualsiasi cosa" sussurrò lei, incapace di formare una frase completa.

    "Rimani in vita."

    Klaus saettò lontano da lei così velocemente che lei inciampò in avanti.

    "E' tempo di andare avanti" le disse mentre si dirigeva verso la porta d'ingresso. "Buonanotte."

    -------------------


    Gran parte della settimana successiva fu trascorso a recuperare quello che aveva perduto. Grazie alle maleaccorte sedute di “terapia” di suo padre, Caroline aveva perso la prima settimana del suo ultimo anno scolastico. Normalmente, perdere il primo giorno di scuola l'avrebbe fatta più che arrabbiare, ma tra i problemi con il padre e il dramma che andava avanti con Klaus, si rese conto che la scuola era l'ultima delle sue preoccupazioni.

    La versione ufficiale era che aveva perso la prima settimana perché era stata in visita da suo padre. La versione ufficiale che aveva dato a Elena, Bonnie e a tutti gli altri comprendeva anche la parte in cui suo papà l'aveva rinchiusa in una prigione sotterranea e l'aveva torturata, ma in quella versione era stato Tyler a liberarla dalla prigione assieme a sua mamma, invece di Klaus.

    Trascorse un sacco di tempo a schivare le domande di sua madre su Klaus. Liz era molto confusa sul perché l'uomo che aveva causato tanto dolore alla loro piccola città era così preoccupato per la sicurezza della loro figlia, ma Caroline non andò nello specifico. Sapeva che la tregua non sarebbe durata troppo, ma per il momento aveva chiesto a sua madre di non pensarci troppo e di non dirlo a nessuno.

    Per fortuna, aveva la scuola a tenerla occupata. Doveva recuperare tutta la prima settimana di lezioni, recuperare tutto l'allenamento di cheerleader che aveva perso, e iniziare a pianificare il ballo della scuola. Non c'era tempo per sentirsi giù di morale. Avrebbe fatto esattamente quello che Klaus le aveva detto di fare, andare avanti.

    Solo che era un po' più difficile di quanto pensasse, dato che Rebekah aveva quasi assunto la direzione della squadra delle cheerleader e della commissione di danza. La vampira originale bionda stava diventando una costante spina nel fianco di Caroline, e la cosa diventò anche peggio, quando Rebekah fece due più due su lei e Klaus. Dopo di questo, non c'era nulla a parte i ripetuti commenti su come Caroline aveva rubato e rovinato i suoi vestiti preferiti nel 1492. Era chiaro che lei non piacesse sicuramente a Rebekah.

    Dopo una lezione di cheerleading piuttosto estenuante, in cui Rebekah era riuscita a superare Caroline ancora una volta con la sua ruota doppia a mano rovesce*, l'unica cosa che Caroline voleva fare era arrivare in macchina, guidare fino a casa, e immergersi nella vasca . Ma Tyler era lì, che la aspettava presso la sua auto, volendo ovviamente parlarle.

    Non avevano parlato molto dalla notte degli scherzi. Si ricordò di averlo visto brevemente quando Klaus l'aveva portata fuori dalla prigione, ma era stata così fuori di sè allora che non era stato davvero un buon momento.

    "Ehi" disse lei con un sorriso. Stava facendo del suo meglio per essere gentile con lui il più possibile. Dopo tutto, lui stava ancora mantenendo il segreto che riguardava Klaus. Non sapeva se facendolo arrabbiare abbastanza, lui lo avrebbe mai usato contro di lei, ma non voleva scoprirlo.

    "Così non ti sei fatta vedere molto questa settimana? Come va?"

    "Bene" disse Caroline "sto cercando di tornare in carreggiata."

    "E tuo padre?"

    "E' tornato a casa da Steven. Non ho più parlato con lui. Mamma dice che gli è passata la voglia di 'guarirmi', quindi credo sia un buon segno. Lei dice che capirà. Ha solo bisogno di tempo."

    "E con Klaus? Avete... ripreso i contatti?"

    Caroline fece una smorfia. "No. E' definitivamente finita."

    "Davvero?"

    "Davvero."

    Tyler annuì. "Beh, credo che non posso odiarlo completamente. Voglio dire, ti ha salvato, e onestamente, mi ha fatto un enorme favore trasformandomi in un ibrido. Non hai idea di quanto sia bello non dovermi più trasformare con la luna piena."

    "Sì, beh, sarà presto fuori dalla nostra vita per sempre, si spera." rispose lei.

    "Ti è davvero passata così in fretta?"

    Caroline sorrise a denti stretti. "Beh, non è difficile andare avanti quando uno stronzo ibrido ha tecnicamente ucciso il tuo migliore amico e terrorizzato le persone che ami" affermò "ho visto l'errore in quello che ho fatto. Tifo di nuovo per Elena."

    "Va bene allora" sorrise Tyler. Il telefono di Caroline squillò nella sua borsa e lo recuperò, ma vide un messaggio da Rebekah e gemette. "Che cos'è?"

    “L'Originale rottura di palle” disse Caroline "mi scrive ricordandomi delle decorazioni per la festa del rientro di domani. Come se potessi dimenticarmene. Sono io quello che lo organizza. Ha seriamente bisogno di darsi una calmata."

    "Parlando della festa del rientro, ci vorresti andare? Insieme?"

    La testa di Caroline scattò in alto dal suo telefono cellulare. Guardò Tyler, che sembrava piuttosto nervoso. Non sapeva se glielo stava chiedendo come amico o ...

    "Solo come amici" disse lui, come se glielo stesse leggendo nella mente "Guarda, ho capito, sai? Conosco come funziona. Ma possiamo divertirci insieme, giusto?"

    "Giusto" sorrise lei.

    "Allora, perché no?"

    Caroline annuì. "Ok. Perché no."

    -----------------------

    Il giorno dopo Caroline si svegliò presto per andare in palestra a preparare tutto per il ballo. Rebecca era già lì, pronta a comandare tutti. Non poteva credere che la gente facesse volentieri tutto quello che lei voleva. Ma guardando lo sguardo vitreo nei loro occhi, Caroline realizzò che non era stato esattamente il suo fascino che le aveva spianato la strada.

    Verso le due, con le decorazioni fatte, Caroline fu in grado di tornare a casa e iniziare a prepararsi per la serata. Doveva fare la doccia, dipingere le unghie, arricciare i capelli, assicurarsi che il vestito fosse stirato e pronto per essere indossato, e l'intero procedimento occupò molto tempo. Tyler sarebbe passato a prenderla alle sei.

    A parte il fatto che Tyler era quasi trenta minuti in ritardo, la serata stava procedendo senza problemi. Fino a quando arrivarono a scuola. C'erano camion dei pompieri tutt'intorno e macchine della polizia, con le loro luci lampeggianti. Gli studenti stavano tutti in piedi nel parcheggio dietro le barricate della polizia, cercando di spiare qualcosa di quello che stava succedendo. Caroline e Tyler si scambiarono uno sguardo alla "Adesso che c'è" prima di scendere dal suo pick up e unirsi alla folla raccolta.

    "Aspetta qui, vado a scoprire che cosa sta succedendo" disse lui. Lei annuì e lui andò verso la folla.

    Non le ci volle molto tempo per capire da sola quello che era successo. C'era acqua che sgorgava da dentro la palestra.

    "La palestra è allagata" disse Tyler tornando verso di lei "il ballo è annullato."

    Caroline avrebbe voluto urlare. Dopo tutto quel duro lavoro e quello che aveva dovuto sopportare con Rebekah! Almeno una volta, non poteva andare qualcosa per il verso giusto, nella sua vita?

    "Che cosa facciamo adesso?"

    Tyler inclinò la testa verso di lei, un'idea brillava nei suoi occhi.

    "Beh ..."

    Venti minuti dopo, Caroline si trovava presso il palazzo Lockwood, insieme al resto della scuola e a un paio di altre centinaia di persone che non aveva mai visto prima in vita sua. C'era un intero palco montato fuori sul retro, con una band, fusti pieni di birra tutto intorno, stelle filanti, tutto funzionava a meraviglia. La bocca di Caroline si contrasse in una smorfia. Qualcosa era strano. Come aveva fatto Tyler tra tutti a pianificare una festa migliore della sua in meno di un'ora?

    "Come hai fatto a mettere insieme tutto questo?" Chiese lei incredula mentre lui le porgeva un bicchiere rosso di birra.

    "Beh, non era esattamente una sorpresa per me che la palestra fosse allagata" ammise, bevendo un sorso della sua birra.

    "Che cosa vuoi dire?"

    Tyler stava facendo quel sorriso. Lo usava quando sapeva di aver fatto qualcosa che probabilmente l'avrebbe fatta incazzare, ma era andato avanti e lo aveva fatto comunque. Era indifferenza alla colpa. Lei strinse il ponte del suo naso per la frustrazione.

    "Ti prego, non dirmi che hai deciso di inondare la palestra, solo per dare una festa" sospirò " in
    primo luogo avresti potuto dirmelo, mi avresti salvato da un sacco di stress e di sofferenza."

    “Non esattamente” rispose Tyler.

    Proprio in quel momento la musica finì e il feedback acuto dal microfono interruppe l'atmosfera. Caroline rivolse la sua attenzione verso il palco e vide Klaus, mentre indossava il suo perfetto abito da festa del rientro e un ghigno vittorioso dipinto sul viso.

    "Buona sera a tutti. Voglio ringraziare tutti quanti per essere qui con me a festeggiare. E' passato tantissimo tempo.”

    TBC



    Nota di Kasumi:
    * non sono sicura di averla tradotta giusta. In originale è una “round-off-double-back-hand-spring”
    Eliza proponeva una “rondata-flick-doppio-carpiato”


    Capitolo 29


    NdTraduttrice: pubblico anche questo a poca distanza di tempo dal 28. Controllate di aver letto il 28 prima di procedere. Buona lettura!

    "Dice che si sente come se dovesse essere grato a Klaus per averlo trasformato" disse Caroline a Bonnie mentre stavano all'aperto, ascoltando la band che suonava. Erano tutti sorpresi che Tyler avesse lasciato che Klaus usasse il suo palazzo per una notte. Nessuno lo era più di Caroline, visto che Tyler conosceva il suo segreto.

    "Non è che Klaus l'abbia trasformato per bontà del suo cuore" scherzò Bonnie.

    "E' quello che gli ho detto."

    Non riusciva a capire il ragionamento di Tyler, ma chi era lei per fare delle domande? Si era innamorata di quel maledetto ibrido andando contro ogni ragione. Eppure, la innervosiva il fatto che Tyler avesse cambiato idea così facilmente.

    "Così tu e Tyler ..." Bonnie le diede un colpetto con il gomito.

    "Solo amici".

    "Sei sicura? E' perché è un ibrido?"

    "No" disse Caroline, "ho chiuso con i ragazzi. Caroline sarà single da qui alla laurea."

    "Ti rendi conto che la laurea è ancora a otto mesi di distanza?" Bonnie fece un sorrisetto.

    Caroline fece una smorfia. "Chiudi il becco."

    "Ehi ragazze," disse Elena mentre le raggiungeva per unirsi a loro, "cosa mi sono persa?"

    Caroline si voltò verso Elena. Era bellissima con i capelli arricciati e il vestito nero per la festa del rientro. Ma qualcosa sembrava stonato. Caroline non riusciva a decidere che cosa fosse esattamente.

    “Cosa ti sei persa?” Caroline scosse la testa, "cosa mi sono persa? Voi ragazzi avete impalettato Mikael. So che ero fuori combattimento, ma pensavo che mi avreste almeno aggiornato sulle cose importanti."

    "Scusami" Elena si strinse nelle spalle "Damon voleva mantenere le cose tranquille fino a quando non avevamo deciso che cosa fare con lui."

    "Questo sarebbe tranquillo?" disse Bonnie indicando la festa intorno a loro.

    Elena alzò le spalle di nuovo e bevve un altro sorso di birra.

    Un'altra canzone finì e tutti applaudirono, tenendo in alto i bicchieri in un brindisi per quanto si stavano divertendo e la serata fosse riuscita. La band era grandiosa. Caroline cercò di ignorare il fatto che probabilmente era una festa migliore di quella che lei aveva programmato. I suoi occhi scivolarono su Klaus che si stava facendo strada attraverso la folla, parlando con Stefan. Stefan sembrava piuttosto pensieroso e taciturno, e come se stesse ancora facendo finta che non gli importasse di niente.

    "Sai una cosa," disse Caroline "Chi se ne frega! Che cosa vuoi che possa accadere, con tutte queste persone intorno? E' il Senior Homecoming e mi voglio godere questa sera anche se dovesse uccidermi!"

    "Ehi, ehi" Bonnie la prese in giro, alzando il bicchiere per Caroline. Le tre ragazze fecero tintinnare i loro bicchieri rossi insieme.

    "Ora vado a cercare Tyler e andremo a ballare insieme!"

    -----------------------

    Il sospetto era una sensazione con cui Klaus aveva vissuto per quasi un millennio. Si radicava in un uomo in un modo più o meno permanente, quando egli viveva la sua intera esistenza costantemente in fuga. Questo era il motivo per cui gli occhi e le orecchie di Klaus erano sempre aperti per qualsiasi cosa. Anche se Mikael era morto, gli sembrava ancora troppo bello per essere vero. Non riusciva a capire come la sua debole e umana doppelganger fosse riuscita a ottenere quello che lui aveva dannatamente cercato di realizzare fin dall'inizio.

    Ma per ora era protetto dai suoi ibridi. Erano sparpagliati per tutta la festa, mescolati agli adolescenti, e stavano tenendo gli occhi e le orecchie aperte per qualsiasi cosa di... strano. Rebekah era in un angolo, a terrorizzare la reginetta del ballo. Elena l'aveva già contata, e stava condividendo un bicchiere di birra a buon mercato con la sua amica strega. Stefan si era fatto vedere, riaffermando la propria falsa lealtà. Caroline era in mezzo alla folla e stava ballando con Tyler. La mascella di Klaus si strinse a guardarli muovere insieme, Caroline stava gettando indietro la testa e rideva a qualcosa che lui aveva detto.

    Quello che Klaus le aveva detto quella notte nel parcheggio era vero. Le cose erano cambiate. Era giunto il momento di andare avanti. Era sempre stato il suo piano. Ora che aveva i suoi ibridi, avrebbe riavuto la sua famiglia, e non aveva bisogno di lei. Inoltre, poteva perderla. Aveva ancora dei nemici. Essere un vampiro era una vita pericolosa, non importava quanto duramente si cercava di rimanere fuori dal radar. Quale sarebbe stato lo scopo di averla indietro, solo per poi perderla di nuovo?

    Ma lei sembrava bella, pure raggiante, nel suo vestito di seta rosso. A volte, gli mancava la vista di lei nei lunghi abiti fluenti del medioevo, ma vederla qui nel presente, sembrava più adatto. Lei apparteneva a questo tempo, con la sua luce, meglio di quando facesse nei tempi bui. Non aveva mai sognato che le sarebbe stato di nuovo così vicino e allo tempo stesso, così lontano.

    Klaus pensò alla notte nella sua stanza, quando l'aveva salvata dal suo squallido padre. Era stata una tortura epica per lui essere in grado di toccarla, di sentire la sua pelle cremosa e calda sotto le sue dita. Detestava doverla salvare ancora una volta, ma non poteva permettere a nessun altro di venire in suo soccorso. Certamente non al ragazzo ibrido che le era attualmente avvinghiato al momento.
    Klaus l'avrebbe lasciata andare, ma sarebbe sempre stata sua.

    Tyler si sporse più vicino e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Klaus guardò Caroline tirare indietro la testa e fare cenno col capo prima che Tyler la prendesse per mano e la portasse via dalla pista da ballo. Klaus sentì il proprio umore diventare ancora più nero, mentre guardava la coppia che si separava dalla folla, mentre Tyler le posava la mano sulla parte inferiore della schiena per guidarla verso la piccola rampa di scale che portava alla pista da ballo erbosa. Ma la sensazione si dissolse un po' quando vide la bocca di Tyler dirle un 'torno subito' e il ragazzo lasciarla lì sul bordo della pista, in cima alle scale.

    Naturalmente, Caroline non stette lì ad aspettarlo. Dopo qualche istante, si voltò e si diresse all'interno della casa. Klaus ridacchiò della sua impazienza, la sua natura testarda non la lasciava aspettare nemmeno per un secondo. Ora che era sola, Klaus trovò che i propri piedi stavano andando nella sua direzione.

    ----------

    Caroline si fece strada tra la gente. Tyler aveva detto che aveva bisogno di andare a controllare i fusti di birra, ma sarebbe tornato presto. Decise che voleva un altro drink. Il bello di non avere fatto il ballo in palestra era l'accesso all'alcol. Non vedeva Klaus da nessuna parte, ma vedeva Rebekah girare intorno a Matt, e fare gli occhi dolci nella sua direzione. La bocca di Caroline si torse per il fastidio. Che cosa stava succedendo lì?

    "Sembra che mia sorella abbia un debole per il tuo amico" disse Klaus dietro di lei. Caroline si girò e vide che lui stava sorridendo "o il tuo ex-fidanzato, se la memoria non m'inganna."

    "Come fai a saperlo?"

    "Te l'ho detto, ti ho controllata nel corso degli anni" le ricordò "Ti unisci a me per un drink?"

    "No, grazie" lo schernì Caroline, allontanandosi da lui. "Ho bisogno di salvare Matt."

    Klaus l'afferrò delicatamente per il braccio, e la fece girare di nuovo verso di lui, con una rapidità d'azione che le fece trattenere il respiro. "Il tuo amico starà bene. Fidati di me. Vieni."

    Klaus la tirò per il braccio, tra la folla e lungo il corridoio, non dandole la possibilità di provare a fuggire di nuovo. Questo era il Klaus che ricordava dal 1492. Quello che era insistente, testardo e la infastidiva un casino.

    La portò al piano di sopra, in una delle camere al secondo piano della casa. Le scale erano state sigillate, per scoraggiare le persone dall'usarle per appartarsi nelle camere. Ma ovviamente la gente lo ignorava ed entrava furtivamente comunque. Come Klaus aveva appena fatto.

    "Non parlerò con te finché non mi dici perché diavolo sei qui" chiese in fretta, per togliersi dalla mente l'immagine di lei e Klaus e un letto.

    "Per festeggiare" rispose lui, aprendo una bottiglia di champagne e versandolo in due delicati flute di cristallo. "Mikael è morto. Ora posso riunire la mia famiglia."

    Klaus le passò il bicchiere mezzo pieno e lei lo prese, tenendolo di fronte a sé. Camminò per la stanza, cercando di stare il più lontano da lui che poteva. Attraverso le tende della finestra poteva vedere la band fuori che suonava e tutti che ballavano e bevevano di sotto. Non avevano idea che un ibrido vampiro/licantropo aveva reso possibile tutto questo per celebrare la morte del suo malvagio padre vampiro.

    "Non pensi che potrebbero arrabbiarsi, perché li hai tenuti rinchiusi per centinaia di anni?"

    Caroline ricordava come Elijah fosse stato arrabbiato con lui nel lontano1492 dopo tutto ciò che era accaduto. Anche Kol. Kol aveva cercato di ucciderlo una notte, prima che Klaus lo fermasse e lo pugnalasse.

    Klaus ridacchiò. "Gli passerà."

    “È questo che ti aspetti che facciano tutti, Klaus? Che gli passi?"

    Klaus prese un sorso di champagne, facendo un respiro prima di rispondere. "Prenderò anche Elena con me quando me ne andrò."

    La testa di Caroline scattò in alto alla sua rivelazione. "Hai intenzione di rapire Elena?"

    "Più o meno." Klaus si strinse nelle spalle.

    "Non puoi farlo!"

    "Oh, io posso, amore, e lo farò. Non ho voglia di stare in questa città in modo permanente e non posso fidarmi che i Salvatore pongano fine ai loro battibecchi abbastanza a lungo per proteggerla nel modo in cui ha bisogno di essere protetta."

    Caroline posò il bicchiere sul davanzale della finestra e si avvicinò a lui. "Non ti permetterò di prendere Elena. Hai il suo sangue, vai a creare i tuoi ibridi e lascia in pace tutti noi."

    "Ho già creato degli ibridi" rispose Klaus "ma ho bisogno di crearne di più. Non è una cosa che si fa una volta sola, dolcezza."

    Una lampadina si accese nella testa di Caroline. "Ecco chi sono tutte quelle persone in più alla festa..."

    "Non ti preoccupare. Sarò più gentile che potrò con Elena" il suo sorriso era così crudele e soddisfatto di sé. Caroline avrebbe voluto toglierglielo con un bello schiaffo. "In effetti io voglio che lei abbia una vita felice. Voglio che invecchi, che si sposi, e che tiri fuori un paio di piccoli doppelganger così che il mio lignaggio possa continuare a prosperare."

    "Non ti permetterò di farlo" disse lei, fronteggiandolo. "Per favore."

    Klaus abbassò la testa verso di lei, e il suo sguardo la perforò. "Lo farò anche se te o i Salvatore o chiunque altro lo voglia o no."

    La lingua di lei guizzò fuori per bagnare le labbra mentre lo fissava. Lui abbassò lo sguardo su di lei, con una ferocia negli occhi che tentava di comunicarle quanto fosse serio. Nessuno l'avrebbe fermato. Non lo avevano fatto prima e non lo avrebbero fatto ora. Gli anni lo avevano cambiato, tra il momento in cui erano stati insieme e il presente. Ora era più duro, più crudele, ancor più risoluto di quanto non fosse allora. Ma poi Caroline ricordò la grotta e il ricordo che Klaus l'aveva costretta a dimenticare, ma che le aveva permesso di ricordare nel passato.

    "La notte del sacrificio, quando sei venuto a dirmi addio, mi hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa per me" cercò di trattenere l'emozione nella voce. Cercò di sembrare coraggiosa e convincente, sperando di potersi appellare al lato di lui che solo lei conosceva. Forse esisteva ancora. Aveva pensato che se ne fosse andato dopo la loro conversazione nel parcheggio nella notte degli scherzi. Ma quando era venuto a salvarla da suo padre, e si era preso cura di lei, era stato così gentile, e sapeva che la parte buona di lui esisteva ancora da qualche parte nel profondo. "Ti sto chiedendo per favore, di lasciar stare Elena. Lasciale vivere la sua vita. Lei se lo merita. Ne ha già passate tante."

    "Non parlare a me delle difficoltà che ha vissuto Elena Gilbert" ringhiò.

    "Non fingere di essere un martire" ribatté Caroline "sentiamo tutti il dolore Klaus e fa schifo, ma è una parte della vita. Come hai detto tu, fattela passare, non prendertela con gli altri."

    Se ne stava lì in piedi, cercando di sovrastarla, di intimidirla. Ma lei non se la beveva. Più di questo, non le importava. Sapeva da tempo che sarebbe morta per proteggere qualcuno che amava.

    Le dita fremevano al suo fianco, desiderando di afferrarlo e tenerlo stretto per fargli capire. Strinse i lati del vestito per evitare a se stessa di seguire quel desiderio. Erano a un vicolo cieco. Non poteva appellarsi a lui. Caroline si ricompose e gli passò di fianco, dirigendosi ancora una volta fuori dove c'era la festa.

    "Questo non è il 1492 Klaus. Non mi puoi spaventare. Questo è il mio tempo, il mio mondo, e io proteggerò i miei amici, a qualunque costo."

    "Caroline" Klaus le gridò dietro, e lei si voltò verso di lui ancora una volta. "Non farmi far niente di cui potrei pentirmi."

    Caroline sostenne il suo sguardo per un attimo prima di aprire la porta e lasciarlo solo nella stanza.
    Si appoggiò contro la porta, prendendo un respiro profondo per calmarsi. Le sue nocche diventarono bianche mentre stringeva la maniglia. Invece di andare subito alla festa, afferrò il cappotto dalla stanza di Tyler e si diresse verso la porta d'ingresso. Non si preoccupò salutare nessuno. Avrebbe scritto un sms a Tyler e Bonnie, facendo loro sapere che aveva deciso di andare a casa. Caroline non poteva più restare lì.

    Riuscì a raggiungere la porta d'ingresso senza essere fermata. Il prato davanti era stranamente silenzioso e vuoto. Era piena di bicchieri e stelle filanti, ma tutti i festaioli erano all'interno o dietro la casa. Mentre il suo piede si posava sull'ultimo gradino, tirò fuori il telefono per scrivere a Tyler e dirgli che se ne andava.

    "Ciao Caroline" disse una voce dietro di lei. Un brivido le corse lungo la schiena mentre si voltava e i suoi occhi incontrarono quelli della persona che aveva parlato. I suoi capelli erano più corti e la barba era sparita. Era vestito con un abito da giorno elegante e moderno, ma lei lo riconobbe.

    "Mikael".

    Lui sorrise, scendendo alcuni gradini per raggiungerla, avvicinandola come un serpente che sta per colpire la sua preda inconsapevole.

    "Anche se non so esattamente il motivo per cui sei ancora viva, è veramente ... molto bello rivederti di nuovo."


    ndTraduttrice: anche questo è stato un capitolo di passaggio. I prossimi due invece saranno più interessanti e ricordo che la storia terminerà al capitolo 31.


    Capitolo 30

    Klaus guardò Caroline mentre si girava e lasciava la stanza. Ingoiò il resto dello champagne nel bicchiere e lo deglutì aspramente. Non poteva togliersi di dosso la sensazione che continuava a tendere i suoi muscoli e lo trascinava sempre più giù. Le sue emozioni stavano avendo la meglio su di lui.

    Finì lo champagne e cercò di calmare i suoi nervi e la rabbia. Non avrebbe risolto nulla uscendo di lì e dirigendosi in mezzo alla folla di adolescenti per squartarli tutti. Non era come ai vecchi tempi.


    "Niklaus, dobbiamo andare" disse Rebekah, correndo nella sua stanza. Era nel bel mezzo della notte. In lontananza poteva sentire gli abitanti del villaggio che correvano per attaccare. Per uccidere. Per vendicare il sangue che lui si era preso. Uccidere era l'unica cosa che gli portava gioia, ormai. Banchettava con la vita degli altri e sceglieva bene le sue vittime. La miseria amava la compagnia e lui aveva diffuso la propria per la città come una piaga. Klaus stava seduto nella sua poltrona di velluto rosso e oro, canticchiando tra sé, la bottiglia verde vuota penzolava dalle sue mani. Rimase lì seduto, fissando il fuoco con occhi vuoti.

    "Nik!"

    "Sai quanto tempo è passato?" disse Klaus strascicando la voce. Le gonne smeraldo di Rebekah strusciarono attraverso il pavimento mentre correva al suo fianco. Lo tirò per un braccio, cercando di convincerlo a muoversi, ma lui rimase ancora nella sua trance, ubriaco.

    "Mi hai sentito? Fratello!"

    "Settantacinque" la ignorò Klaus, "settantacinque giorni strazianti, da quando lei ha perso la vita."

    Rebekah si lasciò cadere di fronte a lui, afferrandogli il volto e costringendolo a guardarla.

    "Dobbiamo scappare" gli disse lentamente.

    "Qual è lo scopo?" rispose Klaus "non c'è niente verso cui scappare. Niente Caroline. Niente doppelganger-"

    Fu interrotto quando Rebekah tirò indietro la mano e lo schiaffeggiò in viso. Lui le ringhiò contro e saltò dalla sedia, afferrandola per la gola e spingendola contro il muro.

    "Finalmente una reazione da te" disse soffocando. Klaus la tenne saldamente lì per qualche istante, guardando il suo viso diventare viola e rosso, prima di lasciarla andare. "Non sei stato altro che un cadavere che cammina per giorni e giorni. Non ti importa più niente, Nik? Davvero? Non della tua vita o della mia? Non vuoi riunire la nostra famiglia? Sconfiggere Mikael?"

    "Dovresti andare" disse Klaus "prima che i cacciatori arrivino."

    Rebekah stette in piedi di fronte a lui ancora una volta, con gli occhi lucidi di lacrime. "Non ti lascerò Nik. Abbiamo detto che saremmo stati insieme. Sempre e per sempre. O lo hai dimenticato? Questa ragazza morta te lo ha fatto dimenticare?"

    "Non farlo" gridò Klaus "non mi provocare!"

    Klaus si avvicinò alla finestra. Vide gli abitanti del villaggio arrivare su per la collina con le loro torce. In pochi istanti sarebbero stati alla sua porta. Sua sorella era in piedi dietro di lui, poteva sentire il suo sguardo sulla propria schiena, mentre lo pregava in silenzio di scappare.

    "E' questo quello che vuoi allora? Porre fine alla tua vita per mano di un contadino sdentato con un'ascia?"

    "Non possono uccidermi" rispose.

    "No, ma possono strappare le membra dal tuo corpo e disperderle per tutta l'Inghilterra. È questo quello che vuoi? Niklaus Mikaelson, il vampiro più odiato e temuto del mondo, sconfitto da un gruppo di umani arrabbiati perché era troppo patetico per degnarsi di combatterli."

    Klaus sapeva quello che stava facendo. Stava cercando di fare appello al suo ego. Ma nel suo stato di infelicità ubriaca, nemmeno questo poteva convincerlo a muoversi. Tuttavia, il pensiero di venir fatto a pezzi ancora vivo non gli portava alcun conforto. Se voleva davvero morire, avrebbe fatto in modo di morire per davvero. Ma nel frattempo, avrebbe fatto pentire Mikael per averlo lasciato in vita.

    Si girò e si rivolse alla sorella, con un sorriso malato a deformare il suo viso. Le zanne vennero fuori e il suo volto si trasformò mentre lasciava che il mostro prendesse il sopravvento. Si sentiva già meglio.

    "Vieni Rebekah" disse Klaus "facciamo in modo che la città non possa mai dimenticare questa notte."


    "Klaus".

    La voce sensuale di Mindy al suo orecchio lo riportò indietro dai suoi ricordi. Si rese conto che nel suo girovagare, aveva sceso le scale fino alla festa, e si voltò verso il suo fedele ibrido.

    “Hai una visita" gli disse enigmaticamente.

    "Chi?"

    "Dice che il suo nome è Mikael."

    Il viso di Klaus rimase impassibile, mentre il suo stomaco si contorceva al sentir pronunciare quel nome. Sapeva che era stato troppo bello per essere vero. Beh, ma non era un problema. Ora aveva i suoi ibridi.

    "Fai andare tutti sul retro" ordinò "Devo fare una piccola chiacchierata con mio padre."

    Mindy fece un cenno agli altri ibridi che li circondavano e si diressero fuori per togliere tutti gli umani di mezzo. Klaus afferrò il drink più vicino e lo bevve tutto d'un fiato. Fece un cenno a un altro ibrido, Tony, che capì l'ordine implicito e si diresse in un'altra direzione.

    "Cosa succede?" disse Tyler venendo fuori dal corridoio, mentre Klaus si dirigeva verso la parte frontale dell'abitazione . Klaus gli girò attorno e gli afferrò la spalla.

    "Porta Caroline fuori di qui" ordinò.

    "Perché? Cosa sta succedendo?"

    "Fallo e basta" disse Klaus. Prese una siringa di verbena che aveva nascosto in tasca e la spinse nelle mani di Tyler "utilizza questa se devi e assicurati che lei sia al sicuro."

    A Klaus non piaceva l'idea di affidare la sicurezza di Caroline a qualcun'altro, ma non poteva fare altrimenti. Il ragazzo era suo amico e si sarebbe assicurato che fosse tutto a posto.

    Mentre si avvicinava alla porta d'entrata, si fece forza, preparandosi al faccia a faccia con Mikael. Dopo centinaia di anni di fuga, questa sarebbe stata la prima volta dal Medioevo che avrebbe parlato con il padre.

    Mikael si fermò sulla soglia, attendendolo, giusto appena fuori della casa. Suo padre sorrise mentre Klaus si avvicinava. Klaus si fermò proprio sul lato opposto della porta, di fronte a lui, la mascella stretta.

    "Ciao Niklaus" lo salutò Mikael.

    "Ciao Mikael" rispose Klaus.

    Proprio in quel momento Rebekah arrivò di corsa, seguita da Stefan.

    "Nik!" gridò.

    "Ah ecco qui la mia cara ragazza" cantilenò Mikael mentre Rebekah faceva irruzione nell'ingresso.

    "Vai al diavolo" sbottò lei, balzando in avanti,

    "Stai indietro Rebekah" disse Klaus senza distogliere lo sguardo da Mikael "questa è una faccenda tra me e nostro padre."

    "Nik-"

    "Stefan, trattienila." Sentì lo Squartatore muoversi dietro di lui e lottare per tenere Rebekah fuori dai pasticci. Fortunatamente, Stefan era ancora costretto a fare quello che diceva.

    Un angolo della bocca di Klaus si contorse in un sorriso malizioso. "Non vuoi entrare? Oh, giusto. Avevo dimenticato che non puoi."

    "O puoi uscire tu" ribatté Mikael.

    "O posso guardare i miei ibridi mentre ti strappano pezzo per pezzo?"

    A quel segnale, il suo esercito di ibridi apparve nel prato dietro di loro, pronti ad attaccare. Klaus si inorgoglì all'idea che aveva superato il proprio padre. Mikael lo aveva conosciuto come un vampiro, ma doveva ancora incontrarlo come un ibrido. Anche Klaus non avrebbe mai immaginato che sarebbe venuto alle mani così presto dopo la sua trasformazione, ma era disposto a darsi da fare con i pugni. Specialmente ora che sapeva di essere in vantaggio.

    Mikael non si prese nemmeno la briga di girarsi. "Non possono uccidermi."

    "Vero" rispose Klaus "ma sarebbe un bellissimo gioco per la festa. Tutto quello che devo fare è schioccare le dita e loro ti saranno addosso".

    Klaus guardò suo padre, in attesa di una piccola scintilla di paura negli occhi del vecchio. Il riconoscimento che finalmente era stato sconfitto. Che il suo odio e il fare il prepotente con lui era terminato, che Klaus aveva vinto. Era l'ibrido. Era l'uomo più forte. Era quello che era invincibile.

    "Il grande lupo cattivo" lo schernì Mikael "non sei cambiato. Sempre a nasconderti dietro ai tuoi giocattoli, come un codardo. Ma dimentichi una cosa. Puoi anche averli asserviti, ma sono ancora in parte vampiri e possono essere soggiogati da me".

    Mindy camminò fino alla porta e guardò Klaus da un lato di essa. Klaus guardò il suo ibrido e poi di nuovo Mikael. La sua fiducia vacillò leggermente.

    "Non puoi soggiogarli tutti" disse.

    "Ma tu non sai quali sono quelli che ho soggiogato e quelli che non lo sono" Mikael si voltò verso Mindy. "Tesoro, perché non mostri a mio figlio cos'altro ho scoperto stasera? Sono sicuro che sarà molto interessato."

    Mindy allungò il braccio al suo fianco e tirò forte qualcosa. No qualcuno. L'ostaggio cadde tra le braccia di Mikael e lui lo strattonò in avanti per presentarlo a Klaus. I suoi occhi azzurri spaventati incontrarono i suoi e Mikael ridacchiò. Aveva trovato Caroline.

    "Ora, esci e affrontami Niklaus. O lei muore. Di nuovo".
    -----------------

    Caroline si sentì tirare in avanti da uno degli ibridi di Klaus e inciampò in Mikael. Mikael l'afferrò per il collo e le fece scattare la testa in alto. Fu accolta dai duri occhi di Klaus e il suo respiro accelerò per la paura. Si trovava di nuovo in quella situazione, ad essere utilizzata da Mikael come mezzo per arrivare a Klaus. I suoi stupidi, stupidi amici. Avevano raccontato di aver impalettato Mikael, ma non avevano menzionato la parte che riguardava l'averlo poi svegliato e portato indietro per cercare di fare squadra con lui per uccidere Klaus.
    Forse non sapevano che una volta che Mikael avesse finito con Klaus, sarebbe stato il turno di tutti loro? Mikael non era loro amico o alleato, era un mostro, che cercava di porre fine alla razza dei vampiri che aveva creato.

    Le dita di Mikael scavarono nella parte posteriore del suo collo, mentre la teneva immobile.

    "Ora, vieni fuori e affrontami, Niklaus. O lei muore. Di nuovo".

    "Fai pure" Klaus sogghignò: "uccidila."

    "Beh questa è la parte interessante, pensavo di averlo già fatto una volta. Questo spiega la tua ossessione per la magia dei viaggi del tempo nel corso degli anni" la faccia Klaus si contrasse impercettibilmente e Mikael lo notò, mentre il suo sorriso compiaciuto diventava ancora più grande. "Non pensavi che me ne sarei accorto?"

    "Forse era solo un altro modo per trovare un metodo per distruggerti."

    "Forse" ripeté Mikael "ma è una strana coincidenza che non ti sia mai interessato ai viaggi nel tempo, fino a che lei non è apparsa nella tua vita."

    Klaus ridacchiò. "Non ti facevo un padre così romantico."

    "Nemmeno io lo pensavo di te, figlio mio."

    Caroline rimase in silenzio, seguendo lo scambio di battute. Sapeva che parlare non l'avrebbe aiutata. La sua vita non era letteralmente nelle sue mani. Sembrava che Klaus stesse cercando volutamente di non guardarla. Stefan era nella parte posteriore dell'ingresso, mentre tratteneva Rebekah, che lottava e singhiozzava contro la sua mano. Tyler era rimasto in disparte, anche lui a guardare. Sperava che Matt ed Elena fossero al sicuro. Nessuno poteva fare niente per lei.

    "Fai pure. Uccidila" disse Klaus "lei non significa niente per me."

    Lei trasalì, sentendolo dire a Mikael di ucciderla. Non sapeva se lo voleva per davvero o no.

    "Davvero?"

    "Davvero".

    "Stai solo bluffando, padre."

    Mikael dette uno scossone a Caroline, facendola urlare. "L'ho uccisa già una volta. Non c'è nessun bluff."

    "Ti sei rammollito con la vecchiaia" ringhiò Klaus "mi hai sottovalutato per tutta la mia vita. Se la uccidi non potrai più ricattarmi."

    "Lei muore e la tua preziosa doppelganger sarà la prossima e poi questo branco di persone sarà l'ultimo dei tuoi abomini."

    "Non ho bisogno di loro o di chiunque altro" sputò Klaus "Ho solo bisogno di sbarazzarmi di te."

    "Quindi ti basta mettere la vita di tutti davanti alla tua? Per quale scopo Niklaus? Per poter vivere per sempre senza nessuno al tuo fianco? A nessuno importa più di te, ragazzo! Chi hai, oltre a quelli a cui hai imposto la lealtà verso di te? Nessuno."

    Caroline poteva vedere delle lacrime negli occhi di Klaus. Per quanto duramente continuasse a lottare per tenere a bada le proprie emozioni, le parole di Mikael stavano avendo un effetto su di lui.

    "Uccidila pure" disse Klaus ancora una volta, e le sue parole colpirono Caroline come due pugnali.

    "Vieni fuori e affrontami, piccolo vigliacco, e non sarà necessario."

    "Mi stai facendo un favore, vecchio mio, perciò fallo, uccidila" Klaus lo esortò "UCCIDILA!"

    La ferocia nella voce di Klaus la fece sobbalzare nella presa di Mikael. Era questo a cui erano arrivati. Lei aveva scelto male. Aveva riposto la propria fiducia nella persona sbagliata. Ma la cosa peggiore era che sarebbe morta, amandolo ancora, anche se a lui non importava più niente di lei. Era una cosa molto triste, ma aveva senso. Aveva sempre scelto di innamorarsi degli uomini sbagliati.

    Vide Tyler fare un mezzo passo verso di lei prima che lei scuotesse la testa leggermente per fermarlo. Non voleva che nessuno rischiasse la vita per lei. Chiaramente lei non ne valeva la pena.

    Fece un respiro profondo, il suo corpo fremette leggermente e cercò di non piangere. No, non avrebbe dato la soddisfazione delle sue lacrime a Mikael mentre lui la uccideva di nuovo. Gli occhi di Klaus scivolarono su di lei, finalmente. E questo fu quasi la sua rovina. Il colore degli occhi di lui era cambiato leggermente. Erano verde-oro adesso, il colore che avevano quando era arrabbiato. O spaventato. O infastidito. Tuttavia tutte queste emozioni sembravano portarlo sempre alla rabbia. Guardò l'angolo della sua bocca alzarsi un poco, come se fosse sorpreso. Non era esattamente un sorriso, era una reazione a qualcosa, non sapeva che cosa. La lingua di lei guizzò fuori e si bagnò le labbra nervosamente.

    Mikael ridacchiò dietro di lei, un suono diabolico, sapendo che ancora una volta sarebbe stato lui a vincere.

    "La tua impulsività, Niklaus, è stata e sarà sempre l'unica cosa che ti impedirà di diventare veramente grande" Mikael posò una mano delicatamente sopra la testa di Caroline e giù per il suo braccio, facendole accapponare la pelle col suo tocco "Suppongo che questa notte, la storia si ripeterà."

    Caroline si preparò, in attesa della sensazione della mano di Mikael che le rompeva il petto. Era davvero finita. Una singola lacrima le scivolò lungo la guancia. Il futuro sembrava lampeggiarle davanti agli occhi. Sperava che Elena fosse stata bene e che lei e Stefan si sarebbero in qualche modo ritrovati. Sperava che Tyler trovasse un vampiro o una bella ragazza ibrida per sposarsi e avere una lunga eternità felice. Lo sperava anche per Damon. Sperava che Matt riuscisse ad andare al college e avere una vita migliore, con una grande famiglia. Sperava che Bonnie crescesse come strega e avesse un milione di bambini strega e che morisse felice e in pace da anziana nel suo letto. Sperava che suo padre sapesse quanto lo amava ancora, anche se la odiava perché era un vampiro. Sperava che sua madre stesse bene, non si sentisse troppo sola o non lavorasse troppo.

    E anche se era davvero arrabbiata con Klaus e aveva il cuore spezzato perché la stava lasciando morire in questo modo, sperava che trovasse quello che stava cercando. Qualunque cosa fosse. Aveva solo desiderato che questa cosa fosse stata lei.

    Caroline sentì Mikael muovere la mano all'indietro, preparandosi a immergerla nel suo cuore. Fece un respiro profondo, assaporando la dolcezza della vita intorno a lei nei suoi ultimi momenti. I suoi occhi scattarono verso Klaus per l'ultima volta, desiderando che lui la guardasse di nuovo, ma lui distolse lo sguardo.

    Poi, il corpo di lui si spostò, con il più piccolo dei movimenti. Un singolo passo, attraverso la porta, e al di là della barriera tra sé e Mikael.

    "Lasciala andare" ringhiò Klaus a denti stretti.

    "Sono impressionato" disse Mikael spingendo Caroline a terra. Caroline atterrò duramente sul portico di legno e fece scattare la testa all'indietro per vedere Mikael e Klaus faccia a faccia.

    "Possiamo farla finita, padre?"

    "Forse posso essere d'aiuto." disse una voce. Caroline vide Elena camminare su per le scale e l'attenzione di tutti si spostò verso la bruna.

    "Elena no!" urlò Caroline, ma lei stava semplicemente lì, sorridente, con le mani dietro la schiena.

    "Prova di nuovo" disse con malizia.

    Mikael strinse gli occhi. "Katerina?"

    Le sopracciglia della ragazza scattarono in alto e il suo sorriso si fece più grande. Caroline rimase a bocca aperta. Non c'era da meravigliarsi che Elena le fosse sembrata così strana in precedenza. Si era trattato di Katherine per tutto il tempo.

    Katherine alzò le mani da dietro la schiena, per rivelare due granate strette tra i palmi delle mani. Si voltò di scatto di fronte agli ibridi nel prato dietro di lei.

    "Kaboom" disse con spirito, prima di lanciare le granate fuori nel prato. Esse esplosero in una nuvola di fumo e la verbena al suo interno cadde sugli ibridi come una doccia, indebolendoli e tenendoli lontani dalla lotta.

    Poi accaddero un milione di cose in una volta. Caroline girò la testa indietro verso Klaus per vederlo stendere da Damon. Mikael era stata l'esca, ma Katherine era stata la distrazione. Damon teneva Klaus a terra, un lungo paletto in legno finemente intagliato sospeso in aria sopra il suo cuore. Rebekah tentò di liberarsi della presa di Stefan e urlò. Damon stava per uccidere Klaus.

    Prima di fare un altro respiro Caroline balzò in piedi e con tutte le sue forze si scagliò contro Damon, mandandolo a terra lontano da Klaus. Sentì le ossa del proprio petto rompersi per la forza con cui aveva colpito la spalla di Damon. Il paletto di legno volò in aria e cadde a terra. Il sangue colava da un angolo della bocca di Damon e lui guardò Caroline in malo modo, afferrandole i polsi.

    "Che cosa stai facendo?" le urlò, tentando di lanciarla lontana da lui.

    Klaus esitò per un momento prima di accorgersi del paletto di quercia bianca accanto a lui. Mikael era stato distratto dall'improvvisa svolta degli eventi che lo avevano lasciato scoperto e vulnerabile. Klaus reagì, affrettandosi a raccogliere il paletto e gettandosi con tutta la sua forza verso il padre, piantando il paletto nel cuore del vampiro originale.

    La forza del colpo li buttò di nuovo fuori sul prato, Mikael urlò selvaggiamente quando il paletto tagliò la sua carne. Atterrarono, facendo crepare il cemento sotto di loro, e Klaus rimase lontano da lui mentre l'uomo prendeva fuoco, urlando in agonia mentre si trasformava in cenere.

    Tutti si fermarono a guardare mentre il vampiro bruciava. Persino Damon smise di lottare contro Caroline quando tutti si erano fermati, restando a bocca aperta nel vedere Klaus in piedi sopra il corpo bruciante di suo padre. Klaus si asciugò le lacrime dalla guancia e rilasciò un lento sospiro.

    Era finita. E questa volta per davvero.

    Dopo secoli e secoli si era finalmente liberato di Mikael.

    "Che diavolo hai fatto?" gridò Damon. Caroline non era abbastanza forte da tenerlo fermo ancora per molto. Senza sorpresa da parte sua, Damon li fece balzare verso l'alto e all'indietro, facendole schiantare la schiena contro il muro. Gridò mentre colpiva il muro di marmo e le dita di Damon si avvolsero intorno al suo collo.

    "Ti ho detto che ti avrei ucciso..."

    "Damon!"

    Caroline sentì gridare Stefan da dietro di loro. Aveva lasciato andare Rebekah ed era lì in piedi accanto a lei a fissare il fratello. Klaus era dietro a Damon e lo stava guardando in malo modo. Damon teneva stretta Caroline mentre i suoi occhi rimbalzavano avanti e indietro tra suo fratello e Klaus. Le sue ditta fletterono intorno alla sua gola prima che allentasse la presa e la lasciasse andare. Caroline si strofinò il collo, mentre il petto le faceva male per le ossa rotte.

    Lanciò un ultimo sguardo di condanna a Caroline prima di saettare via.

    Il resto del gruppo rimase a vedere le conseguenze di quello che era accaduto, cercando di elaborare tutto quello che era successo. Caroline sussultò mentre sentiva le ossa nel petto che si guarivano da sole. Avrebbe giurato di poter sentire ogni singolo clic e crack. Klaus la raggiunse a grandi passi e le colse il viso tra le mani, costringendo gli occhi di lei a incontrare i propri.

    "Stai bene?" le chiese.

    Caroline deglutì e annuì. Si guardò intorno e si rese conto che gli occhi di tutti erano puntati su di lei e Klaus, quelli di Rebekah, di Stefan, di Tyler e di Katherine ... per una volta nella vita Caroline non voleva essere al centro dell'attenzione. In tutti i loro volti c'era un misto di disprezzo e confusione e non aveva idea di dove cominciare a spiegare.

    Aprì la bocca per parlare, ma fu improvvisamente bloccata da Klaus che la prese per mano e saettò via con lei.
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    "Cos'è questo posto?"

    Caroline si trovava al centro di una grande villa. L'aveva riconosciuta come una delle case di una vecchia piantagione, alla periferia della città, che erano crollate ed erano state perse con il tempo. Il consiglio comunale aveva sempre voluto rinnovarle o aprirle come musei, ma non aveva mai raccolto abbastanza soldi per farlo.

    Ma questa, a quanto pareva, aveva già iniziato a rinnovarla. C'erano degli strumenti e delle impalcature tutto intorno, secchi di vernice, scope, lampade da lavoro. Caroline accese una delle lampade ma rimase al buio. A quanto pareva non c'era ancora l'elettricità.

    Camminò intorno a quello che sarebbe stato l'ingresso o il corridoio quando fosse finito. Klaus era in piedi al centro della stanza, a guardarla, e lei lo guardò di nuovo.

    "Perché mi hai portato qui?"

    "E' la mia casa" rispose semplicemente: "o lo sarà."

    Caroline sbatté le palpebre. "Pensavo che non saresti rimasto a Mystic Falls."

    "Mystic Falls era la mia casa molto prima che qualcuno di voi mettesse piede qui."

    Non capiva che cosa intendesse dire.

    "Devo tornare indietro" disse, voltandosi e dirigendosi verso la porta.

    Klaus balenò davanti a lei prima che potesse fare un solo passo, e la fece sussultare.

    "Non puoi" disse Klaus.

    "Devo farlo! Devo tornare indietro e spiegare-" smise di parlare, realizzando le conseguenze delle proprie azioni. Aveva salvato Klaus. Quando aveva visto Damon saltare su di lui con il paletto che voleva affondare nel suo petto non ci aveva nemmeno pensato due volte. Non si era preoccupata chi fosse lì a vedere, tutto quello che aveva a cuore era che l'uomo che amava stava per essere ucciso e lei doveva fermarlo.

    "A che cosa stavi pensando?" chiese Klaus.

    "I-io non lo so" rispose lei con un sospiro. Si voltò e camminò via da lui. Aveva bisogno di mettere una distanza tra loro per permettere a se stessa di pensare. "Forse ho pensato che non potevo lasciarti morire."

    "Ma i tuoi amici, sarebbero stati al sicuro."

    "Voglio che i miei amici siano al sicuro, ma questo non vuol dire che ti voglia morto" dichiarò.

    Klaus la raggiunse a grandi passi e le prese il viso tra le mani ancora una volta. Il sangue di Caroline cominciò a correre e il suo respiro accelerò mentre lo sguardo di lui si faceva largo dentro di lei.

    "Che cosa stai facendo?" chiese Caroline, la sua voce tremava leggermente.

    "Come fai a esistere Caroline?" disse Klaus "è come se fossi nata in questo mondo per torturarmi."

    "Pensavo che non ti importasse più di me."

    "Tutto ciò di cui mi importa è che tu sia viva e felice."

    La lingua di Caroline uscì fuori a bagnarle le labbra. "E' così Klaus" disse "senza di te posso essere viva, ma non sono felice."

    Prima di dire un'altra parola, le labbra di Klaus crollarono sulle sue. Caroline avrebbe giurato di sentire un coro di angeli cantare da qualche parte, mentre la baciava a fondo. Voleva tirarsi indietro per un momento, per chiedergli il motivo del suo assalto improvviso. Dopo tutto quello che le aveva detto da quando si erano incontrati di nuovo, perché adesso la stava baciando? Questo rendeva solo le cose più confuse. Ma c'era anche un altro suono nella sua testa, una voce che le diceva "per la miseria, chiudi quella cavolo di bocca e bacia quest'uomo!"

    Scelse di ascoltare quella voce e spinse le dita tra i suoi capelli, rispondendo con entusiasmo al suo bacio. La mano di Klaus scivolò giù dal suo viso, attraversando il suo corpo e il suo sedere. Con uno scatto veloce, la sollevò senza rompere il loro bacio, e le gambe di lei si avvolsero automaticamente intorno a lui. Sentì che la stava portando da qualche parte e la cosa successiva che seppe, fu di trovarsi sopra un grande letto lussuoso.

    La sensazione del peso di lui le fece correre l'adrenalina attraverso le vene e si inarcò, volendo essergli il più vicino possibile. Klaus rimosse le labbra dalla sua bocca e si avviò giù per la gola, seminando baci lungo la mascella e succhiandole il collo. Poteva sentire il proprio sangue ribollire nelle vene in ogni punto dove le sue labbra avevano fatto un contatto. Era come se ogni centimetro del suo corpo stesse per esplodere.

    Fece scivolare le mani sotto le maniche della giacca di lui, cercando di spingerle via dalle sue spalle, anche se era un po' difficile perché lui aveva le proprie intenzioni. Rimase lì dov'era, mentre la accarezzava con le labbra e con la lingua. Ma alla fine lei fu in grado di togliergliela e farla scorrere verso il basso sulle sue spalle, poi le mani di lei andarono alla cravatta, sciogliendola dal suo collo.

    Mentre si metteva a sedere per spingere via la giacca, le dita di Klaus andarono alla cerniera del suo vestito, facendolo scorrere verso il basso molto lentamente. Lei alzò lo sguardo verso i suoi occhi e tutto quel nero in essi le diede i brividi. Anche se avesse voluto dirgli qualcosa, non poteva, lo sguardo nei suoi occhi la zittì immediatamente. Le spinse le spalline del vestito giù lungo le braccia e continuò la sua scia di baci lungo le spalle, segnando ogni parte della sua pelle.

    Caroline tentò di sbottonargli la camicia, prima di arrendersi e strapparla, lasciando che i bottoni volassero in tutte le direzioni. Lasciò che le sue mani vagassero sul suo petto, sentendo le linee del suo torso magro sotto le dita. Si sentiva come se ogni volta che erano stati insieme in passato, aveva affrettato tutto. Come se non avesse mai avuto il tempo di studiarlo per davvero.

    Era come se avesse voluto andare di fretta, pensando che si sarebbe sentita meno in colpa se avesse goduto di lui il più velocemente possibile. Ma in precedenza era stata un'idiota e ora tutto questo non aveva nessuna importanza. Il passato, il futuro, non avevano importanza. Solo il presente ce l'aveva. Lei ce l'aveva qui e ora, e avrebbe fatto durare questo momento.

    Klaus invece, aveva altri piani. Si allontanò da lei e la sollevò, aprendole il resto del vestito e facendolo scorrere lungo le cosce, gettandolo sul pavimento accanto al letto. La spinse sul letto di nuovo e salì su di lei. Era buio nella stanza, Caroline non riusciva a vedere molto, ma i suoi sensi di vampiro le permettevano di vederlo. Lui aveva di nuovo quello sguardo. Come se lei non fosse reale.

    "Cosa c'è?"

    L'angolo della bocca di Klaus si alzò mentre parlava. "Continuo ad aspettare che qualcuno tiri via il pugnale dal mio cuore e mi svegli" disse mettendosi comodo su di lei, il suo volto ad appena un soffio di distanza. "Sei davvero qui?"

    La sua ammissione le fece male al cuore. Caroline gli prese la faccia tra le mani. "Sono qui".

    Lo tirò più vicino e Klaus la baciò di nuovo. L'asprezza dei suoi baci era in netto contrasto con la dolcezza del suo tocco. Le tolse il resto dei vestiti, strappandoli via dal suo corpo e si liberò dai propri.

    Lei rimase a bocca aperta improvvisamente mentre la mano di Klaus scivolava tra i loro corpi e si premeva a coppa su di lei. Klaus sorrise contro la sua pelle, mentre le stampava un bacio tra i seni, trascinando la sua lingua sul petto con delicatezza.

    Klaus continuò a muovere le dita dentro di lei, alternando tra il rapido e il lento, godendo della vista di Caroline che si mordeva il labbro tra i denti. Colse ogni movimento, ogni reazione. Essere di nuovo con lei era come rileggere il suo libro preferito. Stava riscoprendo i suoi pezzi preferiti e ne stava imparando di nuovi.

    Lei venne intorno alla sua mano gridando il suo nome, e lui catturò la sua bocca mentre lo faceva. Sentì il modo in cui lei si scuoteva contro di lui, sapendo che era l'unico uomo che avrebbe potuto farla sentire in questo modo. Era stato geloso degli altri maschi della sua vita, era stata una sfida stare lontano e mantenere le distanze durante la sua adolescenza. Ma tutti gli altri non erano stati altro che ragazzini in confronto a lui. Avrebbe fatto in modo di ricordarle che era sua e di nessun altro, nel caso in cui lei avesse osato dimenticarsene. Il suo corpo desiderava unirsi a quello di lei.

    "Ho bisogno di te" gli disse lei mentre il suo orgasmo si placava e lui non ebbe bisogno di ulteriori convincimenti. Anche lui aveva bisogno di lei. Dopo aver tentato più volte di chiuderla fuori dalla propria vita, aveva capito che era inutile. Aveva bisogno di lei. Il tempo non aveva cambiato nulla. Niente diminuiva i ricordi che aveva di lei. Non altre donne, o doppelganger, o ibridi, sarebbero mai andati vicino a farlo sentire come si sentiva quando la teneva a sé. Caroline. La sua luce, il suo amore, la sua debolezza, ma alla fine la sua forza.

    Si spostarono insieme, ciascuno già a conoscenza dell'intenzione dell'altro. Lentamente Klaus scivolò dentro di lei, lasciando che il suo corpo provasse la sensazione di essere accolto da lei ancora una volta. Rimase a bocca aperta contro la sua bocca, le labbra di lei che sfioravano le sue mentre avvolgeva le gambe intorno a lui. Il leggero sfregare delle unghie di lei contro la sua schiena lo fece scattare in risposta, spingendosi ulteriormente dentro di lei. Si tirò fuori ed entrò in lei di nuovo, strappandole un suono strano dalla gola, una specie di singhiozzo, che sorprese anche Caroline. Klaus si strofinò sul suo collo, mentre iniziava a pompare dentro di lei, voleva sentirla fare quel rumore ancora una volta.

    Caroline lo incoraggiava mentre si muovevano insieme, con piccoli baci, ripetendo il suo nome come una litania più e più volte. Per la prima volta in settimane, si sentiva intera. Ancora una volta si chiese, come aveva fatto lui tutti quei secoli a stare senza di lei. Lei non avrebbe mai potuto sopravvivere così a lungo senza il suo tocco.

    Prima aveva avuto dei dubbi su questo, pensava che per lui la loro separazione fosse stata più facile perché credeva che non gli importasse più niente di lei. Ma stando con lui adesso, seppe che ciò non era vero. Conosceva abbastanza Klaus per sapere che erano le sue azioni e il suo tocco a mostrare i suoi veri sentimenti, e le sue parole non sempre lo facevano.

    Il letto sotto di loro oscillava con i loro movimenti. La stanza si riempì con i suoni del loro fare l'amore, e di deboli cigolii di mobili. Si giravano e rigiravano, per dare e ricevere piacere e amore. Klaus aveva marchiato ogni centimetro della sua pelle, l'aveva fatta sua in ogni singolo modo che poteva tra la camera e il letto, e ancora non riusciva a essere sazio di lei. Adesso erano di nuovo insieme, Caroline sul suo grembo mentre lo cavalcava e Klaus che la teneva stretta contro il suo corpo. Al sorgere del sole, che segnalava un nuovo giorno, Caroline gridò il suo nome ancora una volta, mentre un altro orgasmo la percorreva. Crollò contro di lui, il suo respiro caldo sopra la pelle della spalla di lui. I loro corpi erano accaldati, un lieve bagliore arrivava su di loro nella luce blu e gialla dell'alba.

    Klaus sentiva il petto ansante di Caroline contro il proprio mentre lei restava a bocca aperta per respirare. Era stanca. Era stato avido con lei per tutta la notte. Appoggiò il suo corpo ora delicato gentilmente sopra di sé e la cullò contro il suo petto. Gli occhi di lei si chiusero quasi istantaneamente. Klaus le accarezzò la fronte con una mano, spostandole via i riccioli umidi dal viso.

    "Klaus" mormorò Caroline contro il suo petto.

    "Dormi amore" rispose.

    "Smettila di dirmi cosa fare" replicò. I suoi occhi si aprirono e incontrò i suoi. "Devo solo dire una cosa. Ho promesso a me stessa che te l'avrei detta quando ti avrei rivisto e visto che hai finalmente smesso di essere un cretino abbastanza a lungo per farmi parlare. Te lo dico."

    Klaus ridacchiò. "Cosa?"

    "Ti amo."

    Vide passare le emozioni sul suo viso. Era sorpresa, shock e un po' di paura. L'ultima parte la rese nervosa, fino a quando lui la tirò a sé la baciò per la miliardesima volta quella notte.

    "Ora che sei tornata, non ti lascerò mai più andare via" le sussurrò.

    Caroline si premette contro di lui, chiudendo gli occhi e lasciando che il sonno prendesse il sopravvento. Non era un "ti amo" ma ricordò a se stessa che Klaus preferiva le azioni, non le parole. Non aveva bisogno di sentire le parole. Non ancora. Se il fatto che aveva aspettato seicento anni, anche quando non si rendeva conto che aveva bisogno di questo, era qualcosa su cui far conto, allora sapeva che quello era amore.

    TBC
     
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