Timeless di Marvelouskatie

Vampire Diaries

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  1. kasumi
     
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    Capitolo 24
    *** Capitolo 24 ***

    Traduzione ripresa da Kasumi
    Grazie a Elyxa85 per aver inviato a Tinotina la sua traduzione, che ho aggiustato e corretto. Grazie anche a Buffy46 per avermi segnalato questa storia da terminare. Non è il mio fandom, ma aiuto volentieri :)
    Trovate i miei lavori e traduzioni nel fandom di Buffy the Vampire Slayer.
    Buona lettura!

    Capitolo 24


    Quella notte la piccola pensione dei Salvatore era piena di ragazzi ubriachi. Musica ad alto volume veniva sparata dalle casse tutto intorno, almeno tre giochi di birra pong erano iniziati, e tutti ballavano e bevevano in onore del compleanno di Elena. Rossi bicchieri vuoti tintinnavano contro il pavimento macchiato di birra, perfettamente a tempo con le risate chiassose provenienti da ogni angolo della casa. Caroline era riuscita ad organizzare un altro party di successo, con il grande dispiacere di Elena. Le aveva chiesto di fare una cosa intima, ma naturalmente Caroline non l'aveva ascoltata. Una grande festa era meglio. Era una distrazione più grande, di cui tutti avevano bisogno. Di cui lei aveva sicuramente bisogno.

    Caroline si appoggiò contro il muro, una bottiglia di tequila in mano, le labbra premute saldamente alla bocca della bottiglia mentre ne prendeva un grande sorso. Guardava la folla che consumava bicchierini e i corpi che si strusciavano l'uno contro l'altro mentre la musica suonava. Tyler era al centro, a ballare con una ragazza della scuola di nome Sophie, o meglio conosciuta come la troietta Sophie. La labbra color 'rosa gomma da masticare' della ragazza correvano lungo la mascella di Tyler mentre lui le faceva scivolare le mani attorno alla vita per afferrarle il sedere. Caroline li derise, roteando gli occhi. Tutti si stavano divertendo e avrebbe voluto farlo anche lei.

    La sua mente vagava ancora a Klaus. Si chiedeva dove fosse in quel momento e avrebbe voluto che fosse lì con lei. Ma lo voleva davvero? Che cosa avrebbe fatto, anche se fosse stato lì? Avrebbe diviso la torta con Elena, giocato a birra pong con Matt, sfidato Damon e Ric per scoprire chi poteva bere più scotch mentre Damon continuava a lamentarsi delle condizioni del suo tappeto persiano? Certo che no. Se Klaus fosse stato lì sarebbe un stato disastro completo. Ci sarebbero state risse, strappamenti di arti e spargimenti di sangue, perché i suoi amici e l'amore della sua vita non sarebbero mai potuti andare d'accordo.

    Per tutto il tempo aveva solo pensato a trovare Klaus, ma non al posto che lui avrebbe occupato nel suo mondo. Non fino a stasera, quando aveva visto pomiciare Tyler e Sophie, e non aveva desiderato essere al loro posto, a fare festa con il suo fidanzato come una normale adolescente. Ma Klaus non era normale e non era un adolescente. Era un ibrido originale di mille anni e niente era normale o semplice quando si trattava di lui.

    Caroline si rese conto di essere gelosa di Sophie e Tyler, il che era stupido, perché loro non erano nemmeno innamorati. E quella era la cosa che le bruciava più di tutto. Sarebbero andati a casa di Tyler, avrebbero dormito insieme e probabilmente poi Tyler non l'avrebbe richiamata il giorno dopo e Sophie si sarebbe spostata sulla prossima vittima. Non era giusto.

    Per qualche strano motivo, aveva avuto questa fantasia che lei ed Elena avrebbero trovato Klaus e Stefan e li avrebbero riportati a Mystic Falls e tutto si sarebbe sistemato. Stefan ed Elena sarebbero stati di nuovo insieme e tutti l'avrebbero perdonata per il fatto di amare Klaus, rendersi conto che forse lui non era così male. Tutti si erano buttati alle spalle quello che era successo con Damon e il casino che aveva combinato quando si era mostrato per la prima volta. Ma quello era stato stupido. Lei era stata stupida. Klaus aveva ragione quando l'aveva soggiogata nella grotta la notte del sacrificio. Era stata davvero la fine. Ma non solo per lui, per tutti e due.

    Caroline deglutì un altro sorso di tequila, sperando che il liquido lavasse via il dolore che non riusciva a scrollarsi di dosso.

    "Ci stai dando dentro con la bottiglia questa sera, non è vero?" disse Matt mettendosi accanto a lei.

    "Pensavo che mi stessi ignorando"

    "Non ti sto ignorando" replicò "Comunque, sei tu che sei stata via. Con Klaus."

    "Accidenti!" gemette Caroline. "Che cosa avete tutti? Non è successo niente tra me e Klaus!"

    "Non è quello che volevo dire” disse Matt alzando le mani in segno di difesa, ma Caroline si girò dall'altra parte e tornò alla sua bottiglia "Ora, chi sta ignorando chi."

    Caroline non disse nulla, non era in vena di discutere o spiegarsi col suo ex fidanzato. Matt sbuffò e si allontanò. Proprio allora Tyler si avvicinò a lei, con Sophie al seguito.

    "Ehi, Caroline! Grande festa!" le disse Sophie, mostrando un perfetto sorriso dolce mentre si appoggiava alla spalla di Tyler.

    "Grazie" rispose Caroline, mentre i suoi occhi dilatati trafiggevano quelli di Sophie. "Puoi andare."

    La ragazza bionda si voltò senza esitazione e si allontanò da loro, lasciando Caroline e Tyler da soli in mezzo alla folla danzante.

    "Che diavolo?" esclamò Tyler.

    Caroline roteò gli occhi e lo oltrepassò con la sua fidata bottiglia ancora sulle labbra. Si fece largo tra tutti, e si diresse su per le scale verso la stanza di Damon. Aveva un paio di sacche di sangue nascoste nei suoi posti segreti che lei poteva raggiungere. Aveva solo bisogno di concedersi un attimo e allontanarsi da tutto per un minuto. Essere alla festa, facendo finta che tutto fosse normale e tutto andasse bene, era più difficile di quanto aveva pensato. Si sentiva un po' in colpa per aver rovinato le cose per Tyler, ma si era lasciata prendere dalla gelosia. E come si dice? La miseria ama la compagnia.

    Afferrò una sacca di sangue dal vecchio baule in legno di fronte al letto di Damon e si rifugiò in bagno, seduta sul mobile del lavabo a sorseggiare il suo sangue. Il liquido caldo calmò il bruciore nella sua gola, ma fece poco per calmare i suoi nervi.

    Forse era davvero arrivato il momento per lei di andare avanti. Per smettere, letteralmente, di vivere nel passato. Anche se avrebbe trovato Klaus, come l'avrebbe convinto a smettere di terrorizzare i suoi amici e a lasciare andare Stefan? Damon aveva avvertito Elena più e più volte di non andare a mettere il naso negli affari di Klaus. Fino a quando Klaus pensava che lei fosse morta, lei era al sicuro. Il viso di Caroline si incupì quando si rese conto che non poteva pensare solo ai propri desideri, doveva prendere in considerazione anche la sicurezza della sua amica. E di tutti i suoi amici.

    Qualche minuto dopo sentì la porta che si apriva e poi si chiudeva. Ottimo, proprio quello di cui aveva bisogno. Un'altra coppietta eccitata sessualmente e felice, che ostentava la propria felicità in tutti i luoghi.

    "Questa camera è off limits" dichiarò. Elena apparve sulla soglia e le sorrise. "Oh, mi dispiace. Avevo solo bisogno di allontanarmi per un po'. Ti stai nascondendo anche tu?"

    "Sto solo cercando Damon" rispose Elena.

    "Beh, farà meglio ad essere qui da qualche parte. Non abbiamo ancora mangiato la torta".

    Elena trasalì. "Credo che salterò il momento della torta."

    "No non puoi, è il tuo compleanno! E' l'alba di un nuovo giorno!" Caroline esortò Elena, desiderando disperatamente di poter distrarre la sua amica dalla sua depressione. "Dobbiamo continuare ad andare avanti con le nostre vite e tu non potrai farlo fino a quando non avrai espresso un desiderio e soffiato sulle candeline!"

    “È questo che tutti voi volete che faccia? Semplicemente andare avanti con la mia vita?"

    Le spalle di Caroline si abbassarono. Aveva pensato di andare avanti con la propria fino a pochi istanti fa, ma si rese conto di non essere la sola in quella situazione. Anche Elena avrebbe dovuto andare avanti. "No. Non lo so. Forse."

    Caroline voleva dire ad Elena che sapeva come si sentiva. Che si sentiva divisa tra l'attaccamento al suo amore e l'andare avanti e accettare dove il destino li aveva lasciati.

    "Non ho intenzione di rinunciare a trovare Stefan."

    "No. Certo che no e non dovresti farlo” disse Caroline “ma non puoi semplicemente lasciare che la tua vita scorra davanti ai tuoi occhi. Non era Stefan quello che voleva essere sicuro che tu vivessi?"

    “Vuoi che esprima un desiderio, Caroline? Voglio solo sapere che è vivo. Ecco fatto. Questa è il mio desiderio" disse Elena, girandosi e allontanandosi da lei.

    Caroline gemette dentro di sé. Lo aveva fatto di nuovo. Aveva detto la cosa sbagliata. Aveva riversato i suoi problemi e le sue preoccupazioni sui suoi amici. Elena ne aveva passate tante, non aveva bisogno che Caroline le aggiungesse altre preoccupazioni, perciò la seguì.

    "Mi dispiace. Stasera sono ubriaca e stupida" si scusò, ma Elena non la stava più ascoltando. Sembrava invece concentrata su qualcos'altro. "Aspetta, cosa stai facendo?"

    Caroline camminò fino a lei per vedere che cosa stava guardando. Sembrava di essere in una specie di ripostiglio segreto nel mezzo della stanza di Damon. Caroline non lo aveva notato prima, quando era entrata. Elena spinse la porta indietro e le due ragazze entrarono nella piccola stanza nascosta. Le pareti interne erano coperte di mappe e articoli di giornale e post it.

    “Che cosa è questo?" sussurrò Caroline.

    "E' Klaus" disse Elena "Damon lo sta monitorando senza di noi."

    La fronte di Caroline si corrugò. "Perché non ci avrebbe detto niente?"

    Le due procedettero nella stanza e si guardarono intorno, osservando la miriade di mappe e appunti. Alcuni degli articoli di giornale erano stati etichettati "Klaus" con un punto di domanda, mentre altri erano stati etichettati "Stefan". C'era una linea rossa che correva su e giù per gran parte della costa orientale, segnando un percorso che seguiva le varie note. Caroline poteva sentire la rabbia ribollire dentro di sé. Elena aveva ragione, Damon stava nascondendo qualcosa. Aveva sempre saputo dov'erano Klaus e Stefan e li stava monitorando da un pezzo. Improvvisamente, i suoi pensieri malinconici di rinunciare furono dimenticati e un rinnovato senso di determinazione salì dentro di lei.

    “Devo andare” disse Caroline, correndo fuori dalla stanza di Damon. Sentì Elena chiamarla dietro di sé, ma non si fermò.

    Corse velocemente al piano di sotto e afferrò la borsetta da dove l'aveva lasciata. Si fece strada a spintoni tra la gente che festeggiava e corse fuori dalla porta. Per qualche miracolo la sua vettura non era stata bloccata dalle altre. Tirò fuori le chiavi dalla borsa e la aprì.

    "Ehi Caroline!" Sentì Tyler chiamarla dietro di sé. "Caroline!" Ma lei non si fermò. Tyler le corse davanti e la bloccò nel raggiungere la porta dal lato del guidatore. "Sei ubriaca, non puoi guidare."

    "Sono un vampiro Tyler, guidare ubriaca non mi ucciderà, e comunque sto bene." Caroline aveva già smaltito la sbornia. Per farlo, era bastata una sacca di sangue e una dura rivelazione.

    "E' per Sophie?"

    "Che cosa? No. Mi dispiace di aver rovinato le cose per te" disse Caroline rapidamente "ma adesso devo andare."

    "Dove stai andando?" Chiese Tyler, incrociando le braccia al petto. "Non mi muovo finché non mi dici cosa sta succedendo. Non lascerò che tu mi eviti di nuovo."

    Caroline sospirò. "Damon ha mentito a tutti noi. Ha rintracciato Klaus e Stefan da un pezzo. Lui sa dove sono."

    Tyler la fissò confuso fino a che non realizzò pienamente quello che gli aveva detto. I suoi occhi si spalancarono e scosse la testa con decisione. "Non starai andando dietro a loro."

    "Sì" ribatté Caroline, "Vado a riportare Stefan da Elena. E tornerà tutto a posto."

    “E come diavolo hai intenzione di farlo?"

    “Posso e basta, ok? Ho bisogno che ti fidi di me. Non andrò a farmi del male."

    Caroline fece un passo avanti, ma Tyler la spinse leggermente indietro. "No. Mi chiedi di fidarmi di te? E tu perché non ti fidi di me? Perché non puoi dirmi che cosa hai intenzione di fare?"

    "Non posso Tyler, mi dispiace" cercò di superarlo di nuovo, ma lui la bloccò nuovamente e Caroline non ne poté più. Lo afferrò per le spalle e lo gettò contro il SUV parcheggiato accanto a loro. Le sue zanne scesero giù e sibilò mentre lo premeva contro il metallo della vettura.

    Tyler alzò le mani in segno di resa, afflosciandosi contro il SUV, senza tentare di reagire. Caroline si tirò indietro e il suo volto tornò alla normalità. Cosa diavolo stava facendo? Cosa c'era di sbagliato in lei? Lo rilascò e fece qualche passo indietro, prendendo qualche respiro per calmarsi prima di aprire di nuovo la bocca.

    "Mi sono innamorata di lui" mormorò, non incontrando i suoi occhi.

    "Che cosa?"

    "Mi sono innamorato di lui, Tyler. Di Klaus. D'accordo? Questo è tutto. Questo è il grande segreto. Ho fatto un enorme casino. Ho tradito Elena e tutti gli altri e non mi aspetto che tu o chiunque altro riusciate a capire perché non lo capisco nemmeno io. Ma lo amo. Lo amo e non posso farci niente. Ecco tutto."

    Tyler rimase in silenzio. Caroline poteva sentire le risate e la musica riecheggiare da dentro la festa.
    I suoi occhi vagarono nervosamente verso quelli di lui. Vide una dozzina di emozioni passargli sul viso; sorpresa, incredulità, rabbia, e poi più nulla. Tyler fece un passo verso di lei, studiandola con attenzione.

    "Quel coglione malato" ringhiò Tyler "Ti ha soggiogato."

    "No Tyler. Non mi ha soggiogato."

    "Come lo sai?"

    "Lo so e basta" dichiarò, mettendogli una mano sul braccio. "Guarda, non so cosa potrebbe succedere con Klaus, ma so che non posso più continuare a fingere. Non posso andare avanti con la mia vita, sapendo che è là fuori da solo. Lui pensa che io sia morta, Tyler. Morta definitivamente. Devo andare da lui, devo cercare di convincerlo a lasciar andare Stefan e a lasciare Elena e tutti gli altri in pace".

    Caroline aprì la bocca per dire qualcosa, ma capì che sarebbe stato solo tempo perso con lui. Non c'era spiegazione che potesse convincere Tyler che lei non fosse stata soggiogata. Lentamente si voltò e allungò il braccio per afferrare la maniglia della portiera.

    "Non posso lasciarti andare" disse Tyler.

    "Allora dovrai uccidermi" rispose sapendo che suonava un po' melodrammatico "è l'unico modo che hai per fermarmi. Allora, che farai?"

    "Non è giusto."

    "Hai ragione, non lo è. La vita non è giusta” disse Caroline “ma andrà tutto bene, lo prometto. Andrà tutto bene." Si avvicinò a Tyler e gli prese il viso tra le mani, dandogli un leggero bacio sulla guancia. "Addio Tyler."

    Senza aggiungere altro, si voltò e salì in macchina, avviò il motore e scese lungo il viale d'ingresso roccioso della pensione dei Salvatore. Come il bagliore delle luci della casa si spense, si chiese se avrebbe mai rivisto quella casa. O Tyler. O uno di loro. Tyler avrebbe raccontato inevitabilmente tutto quello che era successo. Del suo grande tradimento verso di loro. Elena l'avrebbe odiata, ma almeno le avrebbe restituito Stefan. E sperava che questo avrebbe sistemato tutto.

    -------


    Caroline aveva guidato tutta la notte. Aveva acceso il GPS e stava andando nella direzione di Memphis, dal momento che era il luogo della loro ultima traccia. Elena l'aveva chiamata la mattina presto per dirle che Stefan l'aveva chiamata durante la notte e che aveva fatto rintracciare la chiamata dallo sceriffo Forbes. Erano ancora in Tennessee. Caroline si era fermata una volta, a prendere un caffè e a cambiare il vestito della festa con una canottiera e un paio di shorts che aveva avuto la fortuna di aver lasciato sul sedile posteriore della propria auto.

    Il telefono squillò di nuovo proprio mentre stava tornando nell'auto.

    "Elena, che succede?"

    "Sono andata da Damon per cercare di convincerlo a dirmi quello che sa. Ma non ho avuto fortuna."

    "Non mi soprende" disse Caroline, posizionando il telefono tra l'orecchio e la spalla mentre usciva dal parcheggio.

    "Tuttavia, sono stata in grado di far cedere Ric." L'attenzione di Caroline aumentò mentre Elena continuava. "Ha detto che Klaus e Stefan stanno rintracciando un branco di lupi mannari."

    "Lupi mannari?" ripetè Caroline. Le ci volle un minuto per fare la connesione. "Vuole creare più ibridi. Come lui. Alaric ha idea di dove potrebbero essere?"

    “No” disse Elena “ma ho pensato che Tyler potrebbe avere incontrato alcuni branchi di lupi in Tennessee."

    "Hai parlato con Tyler?" Caroline deglutì. "Ti ha detto niente... su di me?"

    "Mi ha chiesto se avevo parlato con te e basta. Avete litigato o qualcosa del genere?"

    “Qualcosa del genere” mormorò, silenziosamente grata che Tyler non le avesse detto ancora nulla "che altro ha detto?"

    "Ha tirato fuori una mappa sul mio telefono. E' un luogo dove alcuni lupi vanno con la luna piena in modo da fare la trasformazione fuori all'aperto e non doversi preoccupare di ferire gli esseri umani. Posso mandartela per messaggio se vuoi."

    "Sì. Grazie Elena."

    "Prego" disse "E, Caroline?"

    "Sì?"

    "Stai attenta. C'è la luna piena stasera".

    Caroline annuì, anche se Elena non poteva vederla. "Lo sarò."

    La mappa di Tyler portò Caroline dritta al centro delle Smokey Mountains. Caroline passò oltre tutti i parchi e le fermate dei turisti, sapendo che quei posti non sarebbero stati vicini a dove aveva bisogno di cercare. Parcheggiò la sua auto sul lato della strada, infilando le chiavi e il telefono in tasca e si diresse verso la foresta.

    Mancava poco al tramonto. Caroline aveva bisogno di trovare il branco prima che iniziassero a trasformarsi e lei diventasse un'esca per lupi. Non aveva idea se Klaus o Stefan fossero lì, ma sperava che il branco potesse indirizzarla nella giusta direzione.

    "Sperando che non siano razzisti con i vampiri" disse ad alta voce. "Ottimo. Ora sto parlando da sola."
    Caroline rise un po' istericamente e scosse la testa. Stava perdendo il senno.

    Mentre camminava attraverso le colline e gli alberi, i rumori degli uccelli e degli animali selvatici riempivano l'aria. Non c'erano clacson o musica ad alto volume o i rumori del traffico. Era tranquillo e sereno. Le sembrava di essere tornata nel medioevo. Se chiudeva gli occhi, poteva immaginarsi di nuovo nel bosco con Klaus.

    Proprio in quel momento, un urlo straziante ruppe la tranquillità del bosco, distogliendo Caroline dalla sua fantasticheria. Sembrava più un ululato che un urlo. Si voltò di scatto e pensò di essersi sbagliata, perché il sole non era ancora calato e i lupi non avrebbero dovuto essere già trasformati. Poi lo sentì di nuovo, e da dovunque provenisse, questa volta era più vicino.

    Il cielo stava diventando sempre più arancione. Forse avrebbe dovuto tornare alla sua auto, pensò. Poteva accamparsi e attendere fino al mattino. Il branco di lupi sarebbe stato ancora in giro e non c'era il bisogno di rischiare la vita a causa della propria impazienza.

    Caroline si voltò e cominciò a camminare velocemente per la strada da cui era venuta. Gli ululati erano sempre più vicini e Caroline aumentò il passo.

    Quel suono straziante le faceva annodare lo stomaco.

    "Ok, correre potrebbe essere una buona idea in questo momento."

    Proprio mentre ripartiva, urtò qualcosa di duro, e fu sbattuta a terra, atterrando su un mucchio di foglie cadute e sporcizia.

    "Caroline?"

    Caroline alzò lentamente gli occhi verso l'uomo in piedi sopra di lei, aveva gli occhi neri ed erano appena riconoscibili. C'era una ferita sanguinante sul suo avambraccio, causata da un morso. Le labbra di Caroline si contorsero in un sorriso nervoso.

    "Ciao Stefan."

    Stefan le porse il braccio buono e la tirò su da terra.

    "Che diavolo ci fai qui?"

    "Sono venuta a cercare te e Klaus" rispose lei.

    Stefan fece un respiro. "Non dirmi che Elena è qui con te?"

    "Certo che no. Non l'avrei lasciata venire in un folle viaggio a caccia di un branco di lupi nel bel mezzo della luna piena!"

    "E per te è ok essere qui?"

    Caroline sollevò il mento con sicurezza. "Sì".

    Il fantasma di un sorriso attraversò il volto di Stefan e Caroline non lo perse. Lei stava per dire qualcosa, quando vide i suoi occhi guizzare a qualcosa dietro di lei, mentre la sua faccia perdeva ogni traccia di umorismo che lui aveva erroneamente rivelato.

    Caroline si voltò lentamente. In piedi dietro di lei c'era un uomo, i vestiti strappati e sporchi, lacrime di sangue che uscivano dai suoi occhi. Se ne stava lì, mezzo respirando e mezzo ringhiando contro di loro. Era un lupo mannaro e lei deglutì nervosamente, guardandolo mentre spostava il peso da un piede all'altro e sfregava le mani sulle proprie braccia ansiosamente, con gli occhi rossi puntati su di lei.

    "Caroline, corri" le ordinò Stefan con tranquillità.

    "Io non ti lascio" rispose lei senza staccare gli occhi dall'uomo di fronte a lei.

    "Caroline-"

    Ma prima che Stefan potesse finire la frase, l'uomo sembrò scuotersi da quella sorta di trance. Si girò rapidamente e si lanciò nella direzione opposta. Stefan afferrò Caroline per le braccia e la scosse rudemente.

    "Vattene da qui. Torna a Mystic Falls e non venire più a cercarmi." Le ringhiò. Senza aggiungere altro, Stefan si precipitò a rincorrere il lupo mannaro.

    Caroline stette sul posto per mezzo secondo. Il sole stava per scomparire completamente. I lupi si sarebbero trasformati e Stefan stava già dando la caccia a uno di loro. Era già stato morso e non l'avrebbe lasciato da solo. Senza un altro pensiero si precipitò nella loro direzione.

    Li raggiunse in fretta. Stefan e l'uomo stavano girando in cerchio in mezzo alla radura. Quando Caroline irruppe tra loro, l'uomo girò la testa verso di lei.

    "Whoa Ray. Non guardarla, guarda me" chiamò Stefan, spostando l'attenzione lontano da Caroline.

    Ray sembrò ascoltarlo, decidendo che Stefan era la minaccia più grande che aveva bisogno della sua attenzione.

    "Pensavo di averti detto di andartene da qui" le disse Stefan, tenendo gli occhi puntati su Ray.

    "Non ti lascio. Sono venuta qui per una ragione, Stefan, e dannazione, non ho intenzione di lasciar perdere" disse avvicinandosi sempre più a Ray. Se Stefan riusciva a distrarlo abbastanza a lungo, Caroline avrebbe potuto arrivargli da dietro di nascosto e stenderlo.

    Era a pochi passi di distanza, quando un ramo si spezzò sotto il suo piede. Ray si voltò e urlò verso di lei, poi le si lanciò contro e rotolarono a terra. Caroline cercò di spingerlo via, mentre lui tentava di azzannarla con i suoi denti per metà umani e per metà da lupo. Ray lottò contro la sua presa, gli occhi selvaggi concentrati esclusivamente su di lei. Non si accorse che Stefan stava arrivando dietro di lui.

    Stefan immerse la mano nel petto di Ray e tirò fuori il suo cuore. Un guaito sofferente gorgogliò dalla gola di Ray mentre i suoi occhi roteavano indietro nella testa. Caroline lo spinse via da sé mentre si accasciava su di lei. Si alzò di scatto, togliendosi la sporcizia da dosso, e guardò con la fronte accigliata al sangue di Ray che era gocciolato sulla sua canotta.

    "Grazie" disse voltandosi verso Stefan.

    "Non tornerò con te a Mystic Falls," dichiarò Stefan gettando il cuore di Ray a terra. "Perciò dì a Elena e a mio fratello e a chiunque altro di smettere di cercare di salvarmi."

    "Hai ragione. Non tornerai con me. Tornerai a Mystic Falls e io resterò."

    Stefan sbuffò. "Pensi che Klaus possa scambiare te per me?"

    "Questo è esattamente quello che penso."

    Questa volta Stefan rise calorosamente, leccandosi le labbra in una maniera fastidiosamente arrogante. "Anche se considerassi questa come un'opzione, non ho intenzione di lasciartelo fare."

    "Tu non capisci Stefan" disse Caroline "sono successe alcune cose mentre eri via. Bonnie ha fatto un incantesimo che mi ha rimandato indietro nel tempo da Klaus nel Medioevo. Lui mi conosce, Stefan. Nel 1492 noi - lui e io - Posso convincerlo a lasciarti andare."

    La fronte di Stefan si accigliò "Come è possibile?"

    "Ci vorrebbe molto tempo per spiegare" sospirò "ma è l'unico modo che hai per tornare da Elena."

    Stefan aggrottò la fronte. "Tornare da Elena non è importante," disse facendo un passo verso di lei "non tornerò più indietro. E' troppo tardi ormai. Finché sono via, tutti sono ancora al sicuro."

    "Ma-"

    "Assicurati che Damon lo capisca quando lo vedrai, ok?"

    Caroline aprì di nuovo la bocca, ma improvvisamente Stefan allungò una mano e le afferrò la testa di lato. La sua visuale si offuscò e udì il rumore sordo della rottura del suo collo prima che tutto diventasse nero.

    -------

    Klaus afferrò da terra una delle birre che erano ancora in piedi e si sedette su un tronco intorno alle rovine del fuoco da campo. I cadaveri lo circondavano. Le speranze del suo grande esercito sanguinario di ibridi giacevano sul freddo suolo della foresta. Alcuni di loro li aveva uccisi lui stesso, mentre gli altri avevano sanguinato a morte.

    Bevve un sorso di birra, leccandosi le labbra e fissando il niente. Questo era tutto quello che sentiva. Niente. Rivolse il viso in alto per vedere la luna, splendente nel cielo blu scuro, che lo derideva. Odiava essere nella foresta. Gli ricordava troppo il passato, troppo di Caroline.

    Si chiese che cosa stesse facendo lei in quel momento. Era già tornata da lui adesso? Solo due settimane fa era l'anniversario della sua morte. Aveva sempre pensato a lei durante le estati. E durante gli inverni. E anche durante le primavere e gli autunni. Ogni stagione rinnovava il suo dolore.

    Non era sicuro di quando esattamente la strega, Bonnie, aveva fatto l'incantesimo che avrebbe mandato Caroline a morire. Una parte di lui dava la colpa a quella strega. Nel corso degli anni, Klaus aveva pensato agli effetti del viaggio nel tempo. Alle scelte e alle loro conseguenze. Cose che non aveva considerato da quando era un essere umano. Ogni volta che uccideva, si chiedeva se quell'umana poteva essere un lontano antenato di Caroline, e se prendendo la sua vita, avrebbe impedito a Caroline di esistere. Nei momenti più bui, si chiedeva se questo gli importasse. Forse sarebbe stato meglio se Caroline non fosse mai esistita. Allora non avrebbe dovuto vivere con questo dolore lancinante che si portava dentro nel corso dei secoli. Da solo. Senza speranza.

    L'unica cosa che gli era rimasta erano i suoi ibridi. E ora sembrava che anche questo sogno stesse rapidamente morendo.

    Stefan apparve allora, tornando al campo, con il corpo di Ray sulle spalle. Lo Squartatore gli si avvicinò e lasciò cadere il corpo ai piedi di Klaus.

    "Sono diventati rabbiosi" gli disse Klaus. "Ho dovuto uccidere la maggior parte di loro ma gli altri si sono semplicemente dissanguati". Si alzò dal suo posto sul tronco, camminando verso Stefan. "Alla fine sono tutti morti."

    Non ce la faceva più. I suoi pensieri e i suoi ricordi più bui lo consumavano completamente. Klaus si voltò e lanciò la bottiglia di birra con tutta la forza che aveva. Il vetro si schiantò al suolo e urlò di rabbia nella notte con le mani chiuse a pugno, le vene delle braccia che si contorcevano piene di rabbia, tese contro la sua pelle, mentre ogni sentimento che provava minacciava di fuoriuscire da lui.

    "Ho fatto tutto quello che mi è stato detto!" Gridò voltandosi indietro verso Stefan. "Dovrei essere in grado di trasformarli. Ho rotto la maledizione. Ho ucciso un vampiro. Ho ucciso un lupo mannaro. Ho ucciso il doppelganger." Klaus fissò il terreno, mentre la sua mente ripercorreva gli eventi più e più volte. "Non è giusto. Se non posso averla, se lei deve essere morta, allora non mi merito ... qualcosa?"

    Stefan rimase a bocca aperta, in stato di shock e confusione, tenendosi la ferita del morso sul braccio mentre ascoltava lo sfogo di Klaus. Klaus sembrò ricordasi improvvisamente che Stefan era lì. Alzò lo sguardo verso lo Squartatore, il suo unico compagno, e fece un respiro profondo; riprendendo il controllo di se stesso.

    "Stai da schifo" disse spostando la sua attenzione.

    "L'ultima volta che ho controllato stavo morendo" disse Stefan "e tu non volevi curarmi." Lo sguardo di Klaus scivolò da Stefan al corpo senza vita di Ray deposto sul suolo della foresta. "Ho dovuto farlo fuori. Ti ho deluso, mi dispiace. Fai quello che devi."

    Klaus guardò la sua ferita, sanguinante e infetta sul suo braccio. Poi i suoi occhi tornarono a Stefan.

    "Credi" cominciò Klaus “che ci sia una vita successiva, per noi maledetti immortali? Un paradiso? Un inferno?"

    Stefan scosse la testa. "Non lo so. Ma credo che potrò fartelo sapere abbastanza presto."

    Klaus stava lì con la schiena verso di lui. Qual era lo scopo di tutto questo? Se non poteva trasformare gli ibridi, qual'era lo scopo per andare avanti? Per continuare a camminare sulla terra. Ci aveva pensato, una o due volte nel corso dei secoli; di porre fine alla propria esistenza per raggiungere Caroline dall'altra parte. Chissà se sarebbe stata lì ad aspettarlo?

    -------

    Caroline si svegliò, strofinandosi il collo mentre i suoi occhi mettevano a fuoco. Che cosa era successo? Erano passate almeno un paio di settimane da quando aveva avuto un simile episodio di svenimento e di successivo risveglio senza ricordare quello che era successo la notte precedente. Ora era in una macchina, che stava correndo lungo la statale nel bel mezzo della notte. Si guardò intorno e vide Damon al posto di guida.

    "Oh, bene, sei sveglia" disse allungando la mano verso il sedile posteriore. Prese una sacca di sangue e gliela porse. "Sono sicuro che ti sentirai un po' intontita. Stefan ti ha dato una dose di verbena dopo averti rotto il collo per assicurarsi che non ti saresti svegliata fino a quando non fossi arrivato."

    Caroline prese la borsa di sangue da lui e cominciò a bere. Aveva bisogno di rimettersi in forze. Aveva bisogno di uscire da quella macchina il più velocemente possibile e tornare al bosco.

    "Non pensare nemmeno di saltare fuori da questa macchina. Inoltre, siamo un po' troppo lontano. Stiamo quasi per arrivare a Mystic Falls."

    Caroline roteò gli occhi. "Cosa sei adesso, uno che legge la mente?"

    "Non sapevo che avessi un tale desiderio di morte, Barbie. Pensare di poter salvare Stefan da sola. Capisco che Elena non abbia ancora realizzato che sei innamorata di lui. Ma forse lo rivuole indietro così tanto che non le importa."

    "Non sono innamorata di Stefan" disse Caroline. Damon le lanciò un'occhiata scettica. "Sai, mica tutto ruota attorno a voi Salvatore!"

    Pochi secondi dopo Damon si addolcì. "Stavo solo controllando. Ad ogni modo, Stefan non sembra il tuo tipo. Tu sei più da quarterback e lupi mannari."

    Caroline ignorò la sua frecciatina. "Allora, che cosa è successo?"

    "Stefan mi ha chiamato. Mi ha detto dove ti aveva lasciato in modo che saresti stata al sicuro fino a che non fossi venuto a prenderti. Ric è venuto con me, ci sta seguendo dietro in macchina" spiegò Damon "Così, che cosa ti ha fatto decidere di andare via senza giustificarti?"

    "Ho pensato di poter sistemare le cose” disse Caroline.

    "Come? Facendoti ammazzare?"

    "Non mi sarei fatta ammazzare" sbottò.

    "Beh Stefan mi ha anche detto di fare in modo che tu non ti ripresentassi di nuovo. Nessuno di noi. Devo iniziare a a preoccuparmi che tu voglia scappare? E prendere Elena con te? Perché se la metti in pericolo..."

    "Ok!" interruppe Caroline. "Non avrei mai portato Elena con me, Damon, non sono un idiota. Sai, non sei l'unico che tiene a lei!"

    Rimasero in silenzio per un po' mentre continuavano lungo la strada, fino a quando Damon si schiarì la voce e ruppe il silenzio.

    "Tengo anche a te, Barbie. D'accordo? Mi preoccupo di quello che ti succede. Ma mantenere Elena viva e al sicuro è la mia priorità, quindi non dubitare per un attimo che esiterei a farti fuori se tu dovessi metterla in pericolo."

    Caroline sospirò, lanciando un'occhiata a Damon. Lui la guardava serio, con la testa inclinata verso il basso in modo che potesse vedere la sincerità nei suoi occhi blu cielo. Il suo rapporto con Damon non era mai stato particolarmente buono o significativo, ma poteva dire che lui credeva in quello che le aveva detto.

    Fecero ritorno a Mystic Falls nelle prime ore del mattino. Damon e Ric lasciarono Caroline e la sua auto a casa di lei. Caroline aprì la porta e posò la borsa sul tavolo, togliendosi le scarpe da ginnastica. I suoi piedi dolevano un po' a causa di tutte quelle escursioni a piedi e si sentiva ancora stordita dalla verbena, nonostante la sacca di sangue che Damon le aveva dato.

    "Mamma?" chiamò, digrignando i denti mentre aspettava di sentire una risposta. Ma sua mamma non rispose. Buono. Ciò significava che era al lavoro e Caroline avrebbe avuto qualche ora di pace prima che sua madre tornasse e le facesse una ramanzina per essere scappata ed essersi messa nuovamente in pericolo.

    Appena arrivò nel salotto vide Tyler seduto sul divano. Lui si alzò in piedi mentre lei camminava nella stanza.

    "Che ci fai qui?" chiese, non sapendo cos'altro dire.

    "Elena ha detto che Damon ti è venuto dietro" rispose "Non pensavo che ti avrei rivisto."

    "E io non pensavo di tornare." Caroline voleva ridere. Ricordò che non molto tempo fa, aveva avuto la stessa conversazione con Tyler, ma ora i loro ruoli si erano invertiti. "Tuttavia, resterò. Almeno fino a quando non riesco a capire come sistemare le cose."

    "Che cosa vuol dire?"

    "Stavo affrettando le cose andando in Tennessee. Non stavo pensando. Né a me stessa né alla sicurezza di Elena o di chiunque altro. Pensavo che sarebbe stato facile, ma non lo è."

    "Allora, cosa hai intenzione di fare?"

    Caroline si strinse nelle spalle. "Non lo so. Vivere la mia vita. Lasciare che Elena viva la sua. Trovare Klaus quando lei avrà cento anni e un milione di nipotini e un piede nella tomba e lui non potrà più farle del male" si morse il labbro e i suoi pensieri apparvero più chiari man mano che parlava, "Ho fatto qualche riflessione per la strada. Damon ha detto che secondo Stefan, Klaus sta avendo qualche difficoltà a trasformare gli ibridi, e questo potrebbe essere perché Elena è ancora viva. Se Klaus lo scopre, tornerà qui per ucciderla e allora sono sicura che non ci sarebbe più niente che potrei dire per impedirgli di farlo."

    "E questo è il ragazzo che hai scelto di amare?" la schernì Tyler.

    "Guarda, non mi scuserò di nuovo per questo," gemette Caroline "e ora se vuoi scusarmi, sono gravemente indietro col mio sonno di bellezza."

    Provò a sorpassarlo, ma Tyler le prese il braccio e la trattenne. "Non lo dirò a loro" disse "non lo farò, se tu terrai fede alla tua parola. Se starai qui."

    "Lo prometto" rispose "Non vado da nessuna parte."



    TBC




    Note dell'autrice: ho interlacciato con altri eventi della terza stazione ma sto cercando di mantenere le cose nuove. Amo scrivere dell'amicizia tra Caroline e Tyler, e dalle recensioni che ho ricevuto questa cosa piace anche alla maggior parte di voi.
    Ridevo con Kady (Klausykins) riguardo al fatto che si potrebbe trasformare questa storia in un gioco di bevute per quante volte Caroline cade svenuta. Non intendevo farglielo fare così spesso, ma certe volte non c'era davvero altro modo per procedere.
    Per quanto riguarda la caratterizzazione di Caroline, è davvero divisa tra il riunirsi con Klaus e lo stare fedele ai suoi amici, perciò continua a fare avanti e indietro tra le due cose. Ecco perché un minuto è così intenta a rintracciarli e il minuto dopo è “no ok, mi fermo e sto qui.”. Ecco perché sembra così volubile.
    La vera cosa che Caroline sta ignorando al momento, comunque, è se Klaus voglia rivederla. Non pensate che sia strano che lei non ci abbia pensato? Sembra così sicura del fatto che lei e Klaus possano riprendere le cose come se niente fosse e che l'amore conquisterà il mondo. E voi, cari lettori, pensate anche voi che le cose saranno così semplici?
    Giusto qualcosa a cui farvi pensare.
    Baci

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    Capitolo 25
    *** Capitolo 25 ***



    Capitolo 25



    NdTKasumi: sto verificando la traduzione di alcuni passaggi, quindi se con l'occasione dei nuovi capitoli state rileggendo tutta la storia, potrete trovare alcune migliorie, in particolar modo nel primo capitolo e in seguito dove Tinotina aveva messo delle note.

    Come per il capitolo precedente, il lavoro non è tutto mio. Ho preso la traduzione di Elyxa85 come base da correggere e sistemare.



    Nota dell'autrice: Ho cambiato un po' il canon, ma tenete presente che sono accaduti la maggior parte degli eventi a Chicago, tranne il rapimento di Caroline da parte di suo padre.





    ~ ~ ~ ~ Una settimana dopo ~ ~ ~ ~

    Klaus era seduto nella cabina del semirimorchio che aveva usato per trasportare le sue preziose bare. Elijah, Finn e Kol erano al sicuro, insieme con lo Squartatore, che lo aveva decisamente fatto arrabbiare. Stefan era attualmente fuori combattimento, a causa del temperamento di Klaus.

    Accanto a lui sedeva Rebekah. Aveva svegliato la sorella di nuovo, dopo che aveva passato quasi un secolo nella sua bara. Le cose erano state un po' dure all'inizio, ma poi Rebekah si era adattata bene. Ancora una volta aveva dimostrato la sua lealtà intuendo le bugie di Stefan. C'era qualcosa che lo Squartatore gli stava nascondendo.

    Ora erano tornati a Mystic Falls, dove sembravano portare tutte le strade, per capire esattamente cosa mancava a Klaus per formare il suo esercito di ibridi.

    "Sarà lì?" chiese Rebekah. "Caroline?"

    "Non voglio parlare di Caroline" disse Klaus, chiudendo il discorso.

    "Oh, andiamo Nik" lo imbeccò "non hai più parlato di lei."

    "Come fai a saperlo? Hai dormito per gli ultimi cento anni."

    "E di chi è la colpa?" ribatté Rebekah. “E' già morta, allora?"

    "La tua sensibilità non conosce limiti, Rebekah" Klaus guardò verso di lei velocemente e poi continuò "sì, adesso è morta. L'ho vista l'ultima volta che sono stato a Mystic Falls."

    Rebekah conosceva la storia. Klaus aveva raccontato a sua sorella ogni dettaglio l'ultima volta che l'aveva svegliato dal sonno del pugnale. La notte della morte di Caroline.

    Rebekah aveva sempre nutrito una curiosità gelosa eppure affezionata su di lei. In principio, aveva disturbato il fratello con domande su questa ragazza, che le aveva rubato gli abiti e che aveva dormito nel suo letto; ma Klaus le aveva fatto sapere che, dopo la loro conversazione iniziale sul breve periodo passato con Caroline, non aveva il desiderio di parlarne ancora.

    "Allora, qual è il piano?" chiese Rebekah cambiando argomento.

    ----------------------


    "Forza ragazzi! Dobbiamo costruire dei ricordi qui!"

    Era buio ed erano a scuola. Era strano, a dir poco, ma era la tradizione. Caroline era in una classe, circondata dai suoi amici, che cercava di convincerli a entrare nella grande tradizione della notte degli scherzi dei senior. Elena, Matt, Bonnie e Tyler non erano così entusiasti, come Caroline voleva che fossero.

    Dalla settimana scorsa Caroline aveva ripreso l'entusiasmo per il loro prossimo anno da senior e stava trascinando tutti i suoi amici insieme a lei. Per il momento, aveva accantonato il pensiero di Klaus. Non che avesse rinunciato a lui. Era solo che adesso non poteva farci niente e quindi la sua lealtà doveva rimanere ai suoi amici. Per quanto le mancasse, e avrebbe voluto almeno fargli sapere che stava bene, non c'era proprio nessun modo per comunicare con lui nel presente.

    Per ora, il presente significava la scuola, le attività extra curriculari e la notte degli scherzi dei senior.

    "Bene" disse Elena saltando giù dalla scrivania di fronte alla classe "Ho intenzione di andare a chiudere la scrivania di Alaric con la super colla."

    Caroline le sorrise. "E' questo lo spirito giusto!"

    Matt e Bonnie uscirono per andare a riempire la piscina della scuola con la carta igienica, lasciando soli Tyler e Caroline.

    "Allora..." disse Tyler, camminando verso di lei, facendo scivolare le mani nelle tasche dei jeans.

    "Vuoi aiutarmi a mettere il miele sulle maniglie delle porte?" chiese Caroline agitando di fronte a lui un barattolo di plastica a forma di orso.

    Tyler ridacchiò. "Certo."

    ---------------------

    Klaus lasciò Stefan e Rebekah dietro la scuola, vicino ai cassonetti, dove nessuno avrebbe potuto trovarli. Lo Squartatore era di nuovo sveglio e ben consapevole del loro ritorno a casa sua. Klaus sorrise tra sé, lo sguardo sul suo volto era stato senza prezzo e gli aveva rivelato tutto. Non solo Stefan non voleva essere a Mystic Falls, ma era addirittura terrorizzato dal fatto che fossero tornati. Klaus si era reso conto che Stefan aveva fatto del suo meglio per tenerlo lontano da Mystic Falls e se Stefan stava cercando di tenerlo lontano da lì, poteva significare solo una cosa: la doppelganger era ancora viva.

    Dopo aver controllato casa Gilbert, gli ci vollero un po' di domande in giro per scoprire che era la notte degli scherzi alla Mystic Falls High. Tutti i senior avrebbero partecipato all'antica tradizione scatenando il caos nelle aule della scuola. Questo avrebbe reso le cose più facili, in quanto tutte le sue persone preferite si sarebbero trovate in un unico posto.

    Klaus passeggiò per la scuola, e alcune teste femminili si voltarono nella sua direzione. Fermò una delle ragazze e le fece un sorriso affascinante.

    "Ciao."

    La ragazza dai capelli castani gli sorrise di rimando. "Ciao" rispose.

    "Sai dove posso trovare Elena Gilbert?"

    La postura della ragazza si afflosciò un po' e rispose. "È in aula H, una delle classi più giù. Non
    sono sicura."

    Klaus le sorrise di nuovo e si allontanò nella direzione indicata dalla ragazza.

    "Perché ogni ragazzo carino che entra in questa scuola va sempre dietro a Elena Gilbert?" Sentì la ragazza borbottare a bassa voce e ridacchiò tra sé. Se solo quella ragazza avesse saputo quali tipi di mostri la doppelganger attirava, avrebbe cambiato modo di pensare.

    Continuò la sua strada attraverso la scuola, senza trovare difficoltà a capirne la struttura. Si fermò all'ingresso del corridoio denominato "H". Attraverso la piccola finestra vide la doppelganger camminare verso di lui, un sorriso innocente sulle sue labbra. Era completamente all'oscuro della sua presenza. Rabbia e gioia lo attraversarono contemporaneamente. Lei aprì la porta e si fermò di colpo, vedendolo in piedi di fronte a sé.

    Klaus sorrise alla sua espressione di orrore e panico. "Ecco la mia ragazza."

    -----------------

    Caroline e Tyler camminavano attraverso i corridoi bui insieme, versando a turno il miele su ogni maniglia che passavano.

    "Questo è carino" disse Tyler mentre passava di nuovo a Caroline il barattolo di miele.

    "Che cosa?"

    "Averti indietro. La vecchia te."

    Caroline spalmò ancora un po' di miele su un altro pomello, leccandone l'eccesso dalle dita. "Che cosa intendi con la vecchia me?"

    "La Caroline a cui importano le cose."

    Lei allora si voltò verso di lui, aggrottando la fronte. "Vuoi dire a cui importano le cose che non sono trovare Klaus o Stefan."

    "Sì" disse Tyler “è quello che voglio dire."

    Caroline sospirò. "Voglio solo essere felice. Voglio che tutti gli altri siano felici, nonostante tutto."

    Tyler fece qualche passo verso di lei, avvicinandosi e guardandola dritto negli occhi. "Sei felice, tuttavia?"

    Lei si strinse nelle spalle. "Felice come posso. Fingo di esserlo finché non lo divento, okay?” Tentò
    una risata, ma Tyler non ricambiò il suo umorismo. "E tu cosa mi dici? Sei felice tu?" gli chiese.

    "Lo ero" disse lui "fino a quando ho scoperto che la mia migliore amica si è innamorata di un fottuto ibrido malvagio, che non la merita."

    Caroline si spinse via dal muro a cui si era appoggiata e si allontanò da lui. "Quindi questo è come sarà la nostra amicizia d'ora in poi? Hai intenzione di farmi pesare questa cosa costantemente? Vedi, questo è esattamente il motivo per cui non volevo dirlo a nessuno, perché sapevo che nessuno sarebbe riuscito a capire."

    "Ehi" disse Tyler, correndole dietro. La afferrò per il braccio e la fece girare verso di lui.

    "Cosa?" chiese lei esasperata.

    "Ci tengo a te Caroline, ok? Non credo che dovresti sacrificare la tua vita e tutti i tuoi amici per lui."

    "Non voglio farlo" disse lei "Ecco perché sono qui, adesso. E' quello che sto cercando di fare, vivere il momento."

    Tyler allungò una mano e le spostò i capelli dietro l'orecchio, mettendole poi la mano a coppa su un lato del suo viso. "Allora stai qui."

    Si sporse in avanti, abbassando le proprie labbra per baciarla. Caroline lo guardò per un attimo, trattenendo il respiro, prima di spingerlo via dolcemente. "Tyler non lo fare."

    "Perché no? Guarda ...”

    "Voi due state iniziando davvero a diventare noiosi" disse una voce femminile dal fondo del corridoio.

    Caroline si voltò in direzione della voce. Vide una ragazza alta e bionda uscire dall'ombra e venire verso la luce del corridoio. Aveva un passo sicuro di sé, mentre metteva un piede davanti all'altro e si avvicinava verso di loro, e un sorriso pigro stampato sul suo viso.

    "Ti conosco?" chiese Caroline, facendo un passo avanti e mettendosi tra la ragazza e Tyler. Qualcosa del suo sguardo le diceva che non doveva fidarsi di lei.

    "Sono nuova in città" sorrise la bionda, le sue parole dall'accento marcato che rotolavano dolcemente dalle sue labbra. I suoi occhi passarono da Caroline a Tyler. "Ti chiami Tyler, giusto? Devi essere amico di Elena. Sei il lupo mannaro."

    "Chi sei tu?" chiese Tyler .

    La bionda sorrise dolcemente. "Il mio nome è Rebekah."

    Allora la vampira bionda si lanciò in avanti verso Tyler, ma Caroline la spinse indietro contro gli armadietti e le mostrò le zanne. Mostrò a questa Rebekah che non aveva intenzione di lasciare che facesse del male al suo amico.

    Rebekah la derise. "Nessuno ti ha mai insegnato le buone maniere?"

    Spinse indietro Caroline, afferrandola per il collo e sbattendole la testa contro gli armadietti.
    Caroline inciampò e le stelle riempirono la sua visuale. Prima che riuscisse a riguadagnare i suoi sensi la sua testa prese un altro colpo contro gli armadietti di metallo, un colpo abbastanza duro questa volta da metterla completamente ko.

    -----------------

    Klaus aveva fatto uscire il resto dei ragazzi fuori dalla palestra. Era rimasto nella stanza buia, con la doppelganger e due dei suoi compagni di scuola, mentre aspettava che sua sorella iniziasse la seconda parte del loro piano.

    La porta della palestra si aprì e Elena si voltò per vedere chi c'era. Klaus sorrise quando vide il volto familiare.

    "Bonnie, vai via di qui!" gridò la doppelganger, ma Klaus fu di fronte alla strega prima che lei potesse muoversi. La ragazza bruna saltò per la sorpresa, e tutta l'aria lasciò i suoi polmoni in un sussulto violento mentre le sue mani volavano in alto per difendersi.

    "Mi stavo chiedendo quando ti saresti presentata" le sorrise. "Suppongo che tu sei la ragione per cui Elena è ancora in vita?"

    "Proprio così" Bonnie lo fissò in modo truce, ritrovando un po' del suo coraggio "se vuoi qualcuno da incolpare, incolpa me."

    Klaus ridacchiò. "Non si tratta di incolpare qualcuno, tesoro. Sembra che le tue stregonerie abbiano causato degli indesiderati effetti collaterali e dal momento che sei tu ad aver causato il problema, sarai tu a trovare la soluzione."

    Le porte della palestra si aprirono di nuovo. Questa volta era Rebekah, che portava con sé il lupo mannaro amico di Elena, Tyler. Il povero ragazzo lottava e grugniva contro la presa di ferro di Rebekah.

    "Lasciami andare" protestava, agitando le braccia.

    "Silenzio ora" gli urlò Rebekah, dandogli uno strattone tenendolo per il collo.

    "Vorrei farvi conoscere mia sorella, Rebekah, un piccolo avvertimento, può essere molto cattiva."

    "Non fare lo stronzo" rispose Rebekah, spingendo il ragazzo lupo verso di lui.

    Klaus afferrò Tyler per il collo come un cucciolo e lo accompagnò al centro della palestra, sotto la luce naturale fornita dalla luna. "Ogni volta che tento di trasformare un lupo mannaro in un vampiro ibrido, questo muore durante la transizione. E' abbastanza orribile in realtà."

    Alzò il polso alla bocca e affondò i denti nella sua carne, aprendo una vena. Poi premette la ferita sulla bocca di Tyler, costringendo il ragazzo a ingerire il suo sangue. Tyler soffocò e sputò contro il suo braccio. Il gruppo intorno a lui guardava , a bocca leggermente aperta, cercando di capire quello che stava per fare, in modo che potessero avere il sopravvento. Ma non ci sarebbe stato scampo per loro questa volta. Non ci sarebbero state negoziazioni o incantesimi o scappatoie. Le cose sarebbero accadute come avrebbero dovuto, questa volta. Senza errori.

    "Ho bisogno che trovi un modo per salvare i miei ibridi, Bonnie" disse "E per il bene di Tyler, ti conviene fare in fretta."

    Klaus avvolse la mano intorno al mento di Tyler e tirò, spezzando il collo del lupo mannaro e lasciando cadere il suo cadavere a terra. Elena e le sue amiche rimasero a bocca aperta con orrore mentre guardavano rimbalzare il corpo senza vita di Tyler sul pavimento di legno.

    "L'hai ucciso" disse il ragazzo biondo venendo avanti e inginocchiandosi accanto al suo amico.

    "No" disse Elena "Klaus lo nutrirà con il suo sangue. Si sveglierà e si trasformerà in un vampiro."

    "E se Bonnie avrà successo, Tyler sopravviverà alla trasformazione. Quindi procedi, vai a prendere i tuoi libri di magia e tutto ciò che ti serve. Non ti preoccupare, terrò io d'occhio Elena."

    Klaus afferrò il braccio di Elena e Bonnie guardò l'amica. Elena le fece un cenno rassicurante. Guardò la strega che prendeva la mano del ragazzo biondo e correva fuori dalla palestra.

    "Dunque questa è l'ultima doppelganger" disse Rebekah avvicinandosi a Elena. "L'originale era
    molto più carina."

    Klaus sapeva che sua sorella era gelosa, gelosa per la storia della ragazza con Stefan. L'amore che provava per lui non era morto alla caduta di un cappello. Rebekah era stata innamorata di Stefan quando l'aveva pugnalata, e lei si era svegliata amandolo ancora. Ma lui era andato avanti, con la doppelganger. Naturalmente, ciò era stata colpa di Klaus, per aver cancellato la memoria di Stefan su di loro, ma Klaus non vide il motivo di ricordarglielo. Questo dimostrava solo come l'amore potesse essere volubile.

    "Basta... Rebekah" la rimproverò Klaus "Porta via il ragazzo lupo, ok?"

    Rebekah riservò un sorriso rigido alla doppelganger e si avvicinò al lupo morto. Lo prese per un braccio e trascinò il suo corpo senza tante cerimonie attraverso le doppie porte.

    Klaus era di nuovo solo in palestra, con la doppelganger e i due compagni di scuola che aveva torturato prima. Elena sedeva di fronte a loro, cercando di confortarli, e Klaus combatté la voglia di roteare gli occhi. Si diresse verso le tribune e salì pochi passi prima di sedersi.

    Osservò la stanza. Le mani piegate sotto il mento, i gomiti appoggiati sulle ginocchia. La stanza era buia, i granelli di polvere turbinavano nei fasci di luce lunare che entrava dalla alte finestre di sopra. Centinaia di bicchieri di carta erano disseminati sul pavimento, parte degli scherzi che i ragazzi stavano organizzando. Al centro c'era la mascotte Timberwolf, che ringhiava verso di loro dal pavimento di legno.



    "Cos'è questo posto?"

    "E casa" sorrise Caroline. "E' la palestra del mio liceo."

    "Quindi è così che sarà il futuro?"

    "Sì, hai voglia di vedere il resto?"



    Mystic Falls sembrava più luminoso allora, nel sogno-ricordo, quando Caroline gli aveva teso la mano perché la prendesse. Forse era perché si era trattato di un sogno o forse no. Forse tutta la luce aveva lasciato il mondo assieme a lei, e Klaus era stato l'unico ad accorgersene.

    Stefan scelse quel momento per entrare in palestra.

    "Stefan," esalò Elena alzandosi dal pavimento.

    "Sei venuto a salvare la tua damigella, amico?" lo derise Klaus.

    "Sono venuto a chiedere il tuo perdono e a prometterti la mia fedeltà" rispose "Elena non significa niente per me."

    Klaus lo schernì. Sapeva che la dichiarazione di Stefan era la cosa più lontana dalla verità. Per qualche folle ragione, Stefan amava la doppelganger. Era una cosa tragica e sfortunata. Ma Klaus poteva insegnare allo Squartatore una cosa o due sull'amore sventurato e la sofferenza.

    "Molto bene" disse Klaus saltando giù dalla tribuna e camminando verso il punto dove Elena stava con i suoi amici "Beviamoci su. Uccidili."

    Klaus fece cenno ai due uomini senza nome rannicchiati sul pavimento della palestra.

    "No Stefan, non lo fare," lo supplicò Elena. Stefan esitò ai margini del campo. Klaus poteva vedere la battaglia nei suoi occhi, la sua brama di sangue contro il suo costante bisogno di aggrapparsi alla propria umanità.

    "Cosa stai aspettando? Fallo!” Lo spinse Klaus.

    "Stefan non ascoltarlo, sta solo..." Klaus oscillò il braccio, colpendo Elena in faccia con il dorso della mano. Lei si girò per la forza del colpo, cadendo a terra. Stefan si lanciò in avanti allora, Klaus era riuscito a far reagire lo Squartatore. Cercò di attaccarlo, ma Klaus lo respinse e lo afferrò saldamente per la gola. Stefan afferrò con le dita il braccio di Klaus, cercando di liberarsi.

    "Lei non significa niente per te?"

    Stefan urlò. "Farò qualsiasi cosa, hai la mia parola!"

    Klaus era stanco dello Squartatore e delle sue bugie. La rabbia gli bolliva dentro. Rabbia verso il suo vecchio amico e per quello che era stato un tempo, rabbia verso il doppelganger, e rabbia per dover tornare a Mystic Falls e ricordare cose che non voleva ricordare e sensazioni che non voleva provare.

    "Ho contato sulla tua parola per tutta l'estate" ringhiò Klaus "senza dover ricorrere a questo." Le sue pupille si dilatarono, ammaliandolo. "Smetti. Di. Combattere."

    "Non farlo" lo pregò Stefan, mentre le sue braccia cadevano impotenti lungo i fianchi.

    "Non volevo farlo, ma non mi lasci altra scelta. Tutto quello che volevo era la tua fedeltà. Farai esattamente tutto quello che ti dico e quando te lo dico. Non scapperai e non ti nasconderai. Obbedirai semplicemente ai miei ordini."

    "No" sussurrò Elena mentre l'ammaliamento di Klaus su Stefan prendeva forza.

    "Ora, uccidili" Klaus indicò di nuovo gli umani "squartatore".

    Gli occhi di Stefan si offuscarono per la sete di sangue, diventando neri, le vene divennero evidenti sul suo viso. Klaus sorrise, soddisfatto, mentre Stefan si lanciava in avanti e sbranava gli esseri umani, prima uno e poi l'altro.

    "E' sempre bello osservare la vera natura di un vampiro" disse Klaus avvicinandosi a Elena. "Sono diventati così malinconici adesso."

    "No" disse Elena, con gli occhi incollati al suo amore, "Sei stato tu a fargli questo."

    "L'ho solo invitato alla festa, amore. È lui che si è messo a ballare sul tavolo."

    "Nik!" Rebekah gridò entrando nella stanza. Klaus si voltò verso sua sorella mentre lei gli correva incontro, tenendo in mano il telefono cellulare di qualcuno con una foto sullo schermo da fargli vedere. "E' lei. Ha la collana."

    Klaus afferrò il telefono. "Dove hai preso questo?"

    "L'ho rubato alla bionda che era con il ragazzo lupo" rispose Rebekah continuando a lanciare occhiatacce a Elena.

    Klaus ingrandì la foto di Elena e lì sul suo collo, vide la collana di sua madre. La cosa di cui aveva bisogno per capire la soluzione di questo calvario. Lanciò un'occhiata al collo della ragazza, sperando di vedere la collana di fronte a lui, ma essa non c'era.

    "Dov'è la collana, Elena?"

    "Non ce l'ho" disse lei.

    "Bugiarda" urlò Rebekah balzando in avanti, afferrando Elena per i capelli "Falle dire dov'è, Nik!"

    Klaus strappò la sorella dalla doppelganger. “Basta così” gridò, voltandosi verso Elena "dimmi
    dov'è. Sii onesta."

    "Sto dicendo la verità” replicò lei "Katherine me l'ha presa."

    Klaus sentì il bisogno di ridere. "Oh, Katerina. Un'eterna spina nel fianco" cominciò a camminare avanti e indietro, "Avrei dovuto ucciderla quando ne ho avuto la possibilità" pensò. "Beh, che sfortuna! La collana avrebbe facilitato un po' le cose per la tua strega. Beh visto che stiamo facendo le cose con le cattive, mettiamo un orologio. Venti minuti. Se Bonnie non avrà trovato una cura in venti di minuti, allora Stefan, voglio che tu ti nutra di nuovo. E questa volta, di Elena."

    ---------------

    Quando Caroline riprese conoscenza, si ritrovò stesa su uno dei tavoli neri del laboratorio nell'aula di biologia. La sua testa rotolò di lato e vide Tyler, svenuto sul tavolo accanto a lei. Scivolò giù dal tavolo velocemente e corse verso di lui, premendo l'orecchio al suo petto. Non c'era battito cardiaco. Rimase a bocca aperta mentre le lacrime si formavano nei suoi occhi. Dov'era quella stronza bionda e cosa aveva fatto?

    Improvvisamente Tyler sussultò, svegliandosi. Si mise a sedere e cominciò a tossire.

    "Che? Dove mi trovo?" Chiese mentre i suoi occhi cercavano di mettere a fuoco Caroline.

    "Shh" gli disse "Va tutto bene, sono io. Tyler, cosa è successo? Pensavo che fossi morto."

    Lui scosse la testa per fare mente locale. "Non lo so."

    "Qual è l'ultima cosa che ricordi?"

    Gli occhi di Tyler si mossero avanti e indietro, guardando in aria, cercando di ricostruire quello che gli era successo. "Eravamo in palestra ed Elena e Matt e Bonnie e poi …"

    Caroline vide gli occhi di Tyler spalancarsi. "Cosa, Tyler?"

    "Klaus. E' qui."

    Caroline si sentì come se fosse stata impalettata. "Klaus? È qui? A Mystic Falls?"

    Tyler annuì. Klaus era tornato davvero. Il che voleva dire che sapeva che Elena era ancora viva.

    "Mi ha costretto a bere il suo sangue e poi deve avermi spezzato il collo. Ricordo di aver sentito un crack e poi tutto è diventato buio."

    "Ti sta trasformando in un ibrido" realizzò Caroline "sei in fase di transizione."

    "Tuttavia, Klaus ha detto che gli ibridi non sopravvivono alla transizione. Ecco perché è qui. Sta costringendo Bonnie a capire il motivo per cui non funziona."

    Caroline poteva vedere la paura negli occhi di Tyler, la paura di non farcela, che stesse davvero per morire. Pensò dell'ibrido in transizione che aveva visto nel bosco, il sangue sgorgargli dagli occhi, le urla e lo sguardo di agonia, e sentì il panico salirle nel petto. Questo era quello che sarebbe successo a Tyler se non avessero capito come sistemare le cose. Ma Caroline sapeva che Bonnie non avrebbe lasciato che ciò accadesse. E lei stessa non avrebbe permesso che ciò accadesse. Aveva bisogno di andare da Klaus e di fermarlo, qualunque cosa stesse per fare, ma ora Tyler aveva bisogno di lei. Lo attirò in un abbraccio, passandogli le dita tra i capelli in modo rassicurante.

    "Andrà tutto bene, Tyler. Bonnie riuscirà a capire come fare. Starai bene."

    Caroline sentì Tyler sussultare e annuire contro il proprio collo. Non sapeva chi stesse cercando di
    convincere di più, se lei stessa o Tyler.

    ----------------

    "Nik, dove stai andando?" Rebekah gli gridò dietro mentre si dirigeva verso il parcheggio.

    "Da nessuna parte" rispose Klaus da sopra la sua spalla "ho solo bisogno di una piccola pausa."

    "Cosa c'è che non va in te?" chiese infine, mettendosi al passo con lui. "Ti sei comportato come un lunatico da quando siamo in città. Beh, più lunatico del solito."

    "Vedo che il tuo pisolino centenario non ti ha derubato della tua faccia tosta."

    "Questo non ha a che fare solo con gli ibridi, non è vero? Si tratta di Caroline."

    C'erano dei momenti in cui l'intuizione di Rebekah gli era molto utile, e dei momenti in cui gli era assolutamente fastidiosa.

    "Non si tratta di Caroline. Lei non importa, non esiste più. E' morta, non ricordi?" sbottò.

    "Wow Nik. La tua sensibilità non conosce limiti."

    Klaus stava per urlare a sua sorella, quando udì delle voci provenienti dal parcheggio. Era Bonnie che era tornata. Rebekah aprì la bocca di nuovo, ma Klaus le mise la mano sopra, e le accennò di tacere mentre ascoltava.

    "La strega originale ha detto che l'unica ragione per cui Klaus non può trasformare gli ibridi è perché Elena è ancora viva" disse Bonnie.

    "Quindi, è Elena o Tyler? Che cosa faremo?" chiese il suo compagno.

    "Non lo so."

    Klaus fece un sorrisetto, rimuovendo la mano dalla bocca di sua sorella. Rebekah stava già sorridendo.

    "Così andremo a uccidere la doppelganger, allora?" chiese rallegrandosi.

    "Non proprio" rispose "Sto pensando a qualcos'altro."

    Klaus si diresse di nuovo verso la palestra, Rebekah dietro di lui. Appena entrò, sentì la coda di una discussione tra lo Squartatore e la doppelganger, se lei dovesse provare a scappare.

    "Basta" gridò Klaus, stanco della teatralità degli amanti. "Rebekah cara, portami il mio ibrido, è il momento di fare un piccolo esperimento."

    Rebekah obbedì all'ordine di Klaus e lasciò la palestra, ancora una volta.

    "Stefan, perché non ti prendi una pausa, amico? Accomodati."

    Stefan si allontanò da Klaus, gli occhi fissi su di lui, e prese posto in fondo alle gradinate. Klaus afferrò Elena e la tirò in avanti.

    "Ora, la strega originale sembra pensare che i miei ibridi non si stiano trasformando perché sei ancora viva, ma dal momento che la strega originale mi odiava, non mi fido del tutto di questa cosa, perciò, Elena, tesoro, ti chiederò una piccola donazione di sangue."

    "Vai all'inferno" lo contrariò lei.

    Klaus ridacchiò. “Sapevo che lo avresti detto."

    Le afferrò l'avambraccio e spinse indietro la manica affondando le zanne nel suo braccio. Dopo non più di un secondo, si tirò via leccando via il sangue dalle sue labbra. Diede al suo braccio una bella strizzata, lasciando che la sua vena si svuotasse dentro una fiala che aveva tirato fuori dalla tasca. Sentì Stefan salire in piedi dietro di lui e grugnire, ma Klaus si voltò di scatto prima che lo Squartatore potesse fare una mossa.

    "Fermati" Klaus ordinò a Stefan, che era ancora ammaliato, e lui non ebbe altra scelta che obbedire. "Non ho intenzione di ucciderla. Non ancora. Non finché non scopriamo se ho ragione o meno."

    Klaus poteva vedere la rabbia e la paura attraversare il viso dello Squartatore. I suoi occhi luccicavano per le lacrime mentre guardava Elena in mano a Klaus, sanguinante, odiando se stesso per essere troppo impotente per fare qualcosa. Klaus riconobbe quello sguardo. Il modo in cui Stefan tratteneva il respiro; spaventato che ogni mossa sbagliata che avrebbe fatto sarebbe stata la fine.

    Lasciò andare la doppelganger e si avvicinò al suo amico. Guardandolo dritto negli occhi e distogliendo la sua attenzione dalla ragazza dietro di loro.

    "Te lo concedo, amico. Questo mi incuriosisce. Sembra che l'unica cosa più forte della tua sete di sangue, che è abbastanza forte per quanto mi riguarda, sia il tuo amore per questa ragazza."

    "Continuo a dirtelo, farò qualsiasi cosa..." lo interruppe Stefan.

    "E io continuo a dire che, le tue parole, le tue promesse, i tuoi giuramenti di fedeltà non significano più niente per me" rispose Klaus.

    "Tu non capisci" tuonò Stefan, col respiro corto.

    "Oh, io capisco invece e meglio di quanto tu creda" disse Klaus afferrando la spalla di Stefan "Ho
    amato una ragazza una volta. Era bella e forte e piena di luce. Tutte le qualità che sono sicuro che tu veda nella mia doppelganger. Forse questa volta sei abbastanza forte, per combattere la sete di sangue e il soggiogamento, forse questa volta l'amore vincerà su tutto, ma non funzionerà per sempre. Passeranno gli anni, la guarderai sfiorire incontro alla morte, ringraziando più volte la tua buona stella per ogni volta che lei torna da te. Ma la tua fortuna si esaurirà un giorno, amico mio. E poi ti lascerà con niente più che secoli di dolore e di rimpianto."

    Il viso di Stefan si contorse per la confusione per il discorso di Klaus e Klaus si pentì immediatamente di ogni parola. Stava mostrando la sua debolezza. Rebekah aveva ragione. Essere a Mystic Falls gli aveva incasinato la testa.

    Il suono di un telefono che squillava ruppe la tensione tra i due uomini. Klaus realizzò che il rumore proveniva dalla sua tasca. Si era dimenticato del telefono che Rebekah aveva rubato e passato a lui in precedenza. Dopo aver visto la foto della doppelganger e la collana lo aveva infilato in tasca senza pensarci due volte.

    Esso continuava a suonare incessantemente e Klaus gemette, tirandolo fuori dalla tasca per mettere a tacere quella dannata cosa. Ma si fermò quando vide il nome di Damon lampeggiare come l'identificativo del chiamante. Klaus sorrise e lo agitò davanti alla faccia di Stefan.

    "Ah, è tuo fratello" sorrise Klaus. Si voltò, guardando brevemente la doppelganger, che stava ancora sanguinando sul pavimento e premette il tasto di risposta del telefono.

    "Caroline?" urlò Damon nel telefono non appena Klaus rispose. "Che diavolo sta succedendo? Perché Elena non risponde al telefono? Caroline?"

    Il sorriso impertinente cadde dal volto di Klaus al suono del nome di Caroline. Tirò via il telefono in fretta dal suo orecchio come se lo avesse punto. Ignorò la voce di Damon dall'altra parte, che ancora gridava per avere una risposta, e aprì rapidamente le foto sul telefono.

    Scorse il telefono vedendo le foto di Elena, quella di Elena e Stefan, un altra della strega, e poi lei era lì, un mezzo sorriso, con indosso l'uniforme da cheerleader, le braccia avvolte intorno alle sue amiche. Caroline, felice e viva.

    Il telefono squillò di nuovo, facendo scomparire l'immagine, lampeggiando il nome di Damon ancora una volta. Klaus guardò con aria assente al piccolo strumento elettronico. Quando aveva risposto, Damon aveva chiesto di Caroline. Si era aspettato che fosse Caroline a rispondere. Questo era il suo telefono cellulare. Ma ciò era impossibile. Caroline doveva già essere andata nel passato, già essere morta. Klaus mise in moto il suo cervello. Da chi Rebekah aveva detto di aver preso quel telefono?

    L'ho rubato alla bionda che era con il ragazzo lupo.

    Improvvisamente si sentirono delle urla, Rebekah irruppe attraverso le porte della palestra, con l'ibrido tra le mani, gettandolo in palestra. Egli rotolò al centro del pavimento, tossendo e borbottando. Subito dopo Rebekah, venne dentro una bionda arrabbiata, urlando alla sorella di Klaus di non ferire il suo amico e chiedendo risposte che Rebekah continuava a trattenere. Il braccio di Klaus cadde al suo fianco, il telefono gli scivolò di mano e si schiantò al suolo.

    Il suono del telefono che colpì il suolo fece eco in tutta la palestra. Il tempo rallentò fino a fermarsi quando Caroline incontrò il suo sguardo, e lui seppe. Davanti a lui c'era la sua Caroline. Non lo stava guardando con paura o disgusto. C'era la paura, sì, ma di un tipo diverso. Smise di urlare e rimase lì, sotto la luce della luna, i suoi luminosi occhi azzurri che lo fissavano con uno sguardo che non aveva mai sognato di poter rivedere.



    TBC

    Capitolo 26





    Caroline immaginava quel momento da settimane, da quando si era svegliata nel presente. Centinaia di scenari avevano attraversato la sua mente, su come avrebbero potuto incontrarsi di nuovo. Si era immaginata di correre e saltare tra le braccia di Klaus, sentendo le sue labbra sulle proprie, dicendogli finalmente che lo amava e forse, solo forse, sentendoselo dire anche da lui.

    Ora il momento era finalmente arrivato. Non ci fu nessuna corsa, nessun salto, nessuna dichiarazione epica. Lei stava lì, congelata sul posto, incapace di fare un passo verso di lui. La gola secca e le mani tremanti lungo i fianchi. Klaus la guardò a bocca aperta attraverso la stanza, guardandola come se fosse un fantasma. Cadde in avanti, fece un mezzo passo nella sua direzione, prima di fermarsi.

    Il grido strozzato di Tyler ruppe la tensione. La testa di Caroline scattò verso il punto dove il ragazzo giaceva contorcendosi sul pavimento lucido. Stava già delirando, gli occhi cominciavano a sanguinare, proprio come l'uomo nel bosco.

    "Nik!" chiamò Rebekah. "Che succede?"

    Klaus si voltò verso la sorella, scuotendosi dalla sua trance.

    "Te lo farò sapere in un attimo” rispose Klaus. Si diresse verso Tyler e si accucciò accanto a lui. "La strega originale sembra pensare che uccidere la doppelganger sia la risposta ai miei problemi. Tuttavia, ho la sensazione che sia la sua vita, piuttosto che la sua morte, la chiave per creare gli ibridi."

    Klaus teneva in mano una fialetta, contenente un liquido rosso scuro, e la agitò davanti al viso di Tyler. "Prendilo. Bevi".

    "Che cos'è?" Chiese Tyler, il respiro teso e corto.

    "E' un campione del sangue della doppelganger."

    Caroline guardò Tyler alzare lo sguardo verso Elena. Notò un brutto taglio al braccio di Elena che faceva colare del sangue sul pavimento. Il taglio, senza dubbio, era venuto da Klaus.

    "Fallo Tyler" disse Elena.

    Tyler prese la piccola fiala dalla mano di Klaus e la portò alle labbra, lasciando che il liquido scivolasse giù per la gola. Caroline si morse il labbro in l'anticipazione, incerta se voleva che la cosa funzionasse o meno. Se non avesse funzionato, Tyler sarebbe morto, e Klaus probabilmente avrebbe ucciso Elena. Ma se avesse funzionato invece, ciò significava che il sangue di Elena era la chiave per creare più ibridi e non voleva neanche pensare alle implicazioni che questa cosa avrebbe significato.

    Tyler succhiò il sangue e gettò lontano il flacone vuoto. Le sue mani sbatterono giù sul pavimento della palestra, facendo saltare Caroline, mentre iniziava a ringhiare e a gemere. La stanza era silenziosa, tutti stavano trattenendo il respiro, in attesa di vedere cosa sarebbe successo. Klaus lo guardava con occhi fissi, una preghiera silenziosa di speranza sulle labbra.

    "Tyler?" Caroline disse a bassa voce, facendo un paio di passi in avanti.

    Improvvisamente la sua testa scattò in alto, gli occhi gialli e le zanne scoperte.

    "Questo è un buon segno" rifletté Klaus in piedi accanto a lui.

    Era successo tutto così in fretta. Tyler si era trasformato in vampiro e poi in lupo, e poi era scappato. Caroline esitò, i suoi occhi che guizzavano tra Elena, Klaus, e la direzione in cui Tyler era scappato. Non voleva lasciare Elena lì, senza alleati.

    "Vagli dietro" sentì dire da Stefan. Lo guardò e lui le diede un cenno rassicurante. Per un attimo riconobbe il vecchio Stefan.

    "Giusto. Corri dietro al mio ibrido, amore" dichiarò Klaus "fammi sapere come se la passa."

    Un terribile ghigno attraversò le sue labbra. Sembrava il gatto che ha ottenuto finalmente il canarino. Non assomigliava per niente all'uomo del passato di cui lei si era innamorata. Si accigliò, ma non disse niente. Cosa poteva dirgli adesso, di fronte a Stefan, Elena e a sua sorella? In quel momento, Tyler era più importante. Aveva bisogno di trovarlo prima che ferisse un'altra persona o se stesso. Senza altri pensieri, saettò fuori a cercarlo.

    ---------------------

    "Così la doppelganger non è il problema, il suo sangue è la soluzione", disse Rebekah da dove si era seduta sul cofano della macchina.

    Klaus e la sorella stavano nel parcheggio fuori dell'ospedale di Mystic Falls, in attesa, mentre un paio di amichevoli, infermieri ammaliati avrebbero procurato loro del sangue fresco di doppelganger da portare in giro. Ora che aveva risolto il problema della transizione ibrida avrebbe potuto passare alla parte successiva del suo piano. Costruire il suo esercito.

    "Sembra di sì" rispose.

    "Come lo sapevi?"

    "Sai quanto la strega originale mi odiasse, pensi che non avrei fatto il contrario di ciò che diceva?"

    Rebekah ridacchiò. "Mille anni nella tomba e si prende ancora gioco di te."

    "Ha senso se si pensa dal suo punto di vista. Era il suo ultimo asso nella manica, nel caso io fossi mai riuscito a rompere la maledizione dell'ibrido. La doppelganger avrebbe dovuto morire perché io diventassi un ibrido, ma se fosse morta..."

    "Allora non avresti potuto usare il suo sangue per creare una nuova specie" finì Rebekah.

    "Lasciandomi da solo per tutto il tempo."

    Rebekah inclinò la testa verso di lui. "Allora, perché sei così arrabbiato? Frustrato? Non dovremmo festteggiare? Hai vinto. Hai superato astutamente il piano di nostra madre."

    Klaus roteò gli occhi, camminando lontano dalla sorella.

    Rebekah scivolò giù dalla macchina e gli si appoggiò contro. "Qual è il problema Nik? Dimmelo. È per Caroline?"

    Klaus strabuzzò gli occhi verso sua sorella, dimenticando per un attimo che Rebekah non poteva sapere che era stata proprio Caroline davanti a loro in palestra. Non riusciva ancora a crederci lui stesso. Lei era viva. Ma come? Aveva visto Mikael ucciderla. Aveva assistito allo squartamento del suo cuore dal petto e l'aveva vista morire. Il ricordo lo perseguitava da quasi sei secoli, lo aveva rivisto più e più volte nella sua mente. Ma quella notte, lei era lì, respirava e lei lo aveva guardato come se lo conoscesse. Cosa era successo?

    In quel momento non avrebbe voluto altro che correre da lei, prendendola in braccio e stringerla a sè, solo per dimostrare che era vera. Ma qualcosa lo aveva fermato. Lui non era lì per Caroline, lui era lì per Elena e per i suoi ibridi.

    "Nik, cosa vuoi di più?" aveva continuato Rebekah ma Klaus non l'aveva ascoltata.

    "Quello che voglio è, prendere il mio ibrido, prendere la mia ragazza, e andarmene da questo dannato buco di città," sogghignò, "perché non vai a prendere il camion. Io prendo Elena."

    Rebekah sorrise sarcasticamente e lo superò, chiaramente insoddisfatta dal suo comportamento evasivo. Ma lui non si era mai confidato con lei. Era brava a indovinare i suoi pensieri e sentimenti, ma lui non avrebbe mai espresso nulla ad alta voce, con suo grande dispiacere. Non era in vena. Aveva bisogno di rimanere concentrato.

    "E' davvero tutto quello che vuoi?"

    La mascella di Klaus cadde al suono della voce familiare alle sue spalle. Si voltò per vedere Caroline lì in piedi, che contorceva nervosamente le proprie mani di fronte a lui. La sua bocca era leggermente contorta, le spalle andavano su e giù come se tremassero nervosamente. Sembrava stanca e un po' segnata dagli eventi di quella notte, ma sembrava raggiante e bella lo stesso. Dopo un paio di momenti, fece un paio di timidi passi verso di lui.

    "Come fai ad essere viva?"

    "Quando sono morta, l'incantesimo mi ha mandato di nuovo al mio tempo" spiegò.

    Le labbra di Klaus si serrarono. “Perché non me l'hai detto?"

    "Gretchen aveva appena scoperto quello che sarebbe successo, ma era solo una teoria. Non eravamo sicure se fosse vero. Avrei potuto morire per davvero."

    Klaus rimase fermo a guardarla e ad ascoltarla mentre spiegava perché fosse lì di fronte a lui, ora, dopo tutto questo tempo. Gli raccontò la verità su quella notte, di Katerina e della sua fuga, e della sua parte in tutto quello. Una parte di lui era furiosa per il suo tradimento, ma all'altra parte non importava nulla. Alla fine, aveva raggiunto i suoi obiettivi e questo era tutto ciò che contava.

    "E come sta il mio ibrido?"

    Caroline sbatté le palpebre. "È questo di cui sei preoccupato? Non hai sentito nulla di quello che ti ho appena detto?"

    "Beh, quando si trascorrono quasi mille anni, cercando di rompere una maledizione e creare una nuova specie, tu mi chiedi cosa mi interessa di più" replicò Klaus "e si, amore, ho sentito ogni parola."

    Una strana espressione le attraversò il viso. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, incapace di formulare una risposta altrettanto pungente. "Tyler sta bene. Più tardi tornerò da lui per tenerlo controllato."

    "Bene" sorrise Klaus: "fammi sapere se resiste."

    Con questo Klaus si voltò dall'altra parte e si diresse verso il pronto soccorso.

    "Tutto qui?" Caroline gridò alle sue spalle.

    Lui si fermò e si voltò di nuovo verso di lei. “C'era qualcosa d'altro?"

    "Io... voglio dire" balbettò Caroline. Klaus le rivolse un sorriso arrogante e alzò la mano.

    "Se ti riferisci a quello che è successo tra di noi, è tutto nel passato" dichiarò Klaus "Seicento anni è un tempo molto lungo Caroline. Le cose cambiano. Ma niente paura, amore, non ti tradirò con i tuoi amici. Non farò loro sapere dei peccati che hai compiuto in passato. Consideralo un favore".

    La fronte di lei si contorse in una moltitudine di rughe, arrabbiate e ferite. Prima che potesse dire qualcosa in risposta, Klaus si girò nuovamente e si allontanò via in rapidità, deglutendo la bile che minacciava di salirgli in gola.

    --------------------

    Caroline tornò nella villa dei Lockwood, gettando la borsa sul tavolo all'ingresso, cercando di non fare rumore e di non svegliare la madre di Tyler. Damon si era mostrato in ospedale a recuperare Elena prima che Caroline se ne andasse, ma lei non si era preoccupata di restare lì a vedere cosa era successo. Elena era al sicuro per il momento.


    Salì i gradini due alla volta fino alla stanza di Tyler. Aveva trattenuto le lacrime in auto durante il tragitto. E ra stato orribile, e sapeva che non avrebbe dovuto supplicare conforto dopo tutto quello che Tyler aveva passato quella notte, ma aveva bisogno di qualcuno.

    A Klaus, veramente, non importava più di lei.
    In un primo momento aveva pensato che forse stesse mentendo, visto quello che le aveva detto nella grotta la notte del sacrificio e che lei aveva ricordato. Ma ciò era anche peggio del fatto che a lui semplicemente non importasse più nulla. Perché voleva dire che a lui, ovviamente, importava più dei suoi ibridi che di lei o di qualsiasi altra cosa.

    Avrebbe dovuto saperlo. Non avrebbe mai dovuto innamorarsi di qualcuno così freddo, insensibile ed egoista come Klaus. Forse era una persona nel 1492, ma era diventato un uomo completamente diverso nel corso dei secoli.

    Caroline spinse gentilmente la porta della camera di Tyler. Il nuovo ibrido si era lasciato cadere sul letto, una gamba metà fuori dal materasso, il braccio buttato attorno ad uno dei suoi grandi cuscini. Era profondamente addormentato, i muscoli della sua schiena si muovevano ad ogni respiro. Caroline sospirò e si appoggiò allo stipite della porta. Perché non poteva essersi innamorata di Tyler, invece? Certo, aveva i suoi momenti idioti, ma non così frequenti come quelli di Klaus. E non aveva mai tentato di uccidere una delle persone a cui teneva. I suoi amici avrebbero accettato la loro relazione, se ne avessero avuta una. Lui l'avrebbe trattata bene, protetta e amata. Tutto sarebbe stato più semplice.

    Tyler si spostò leggermente nel sonno, strofinandosi il viso distrattamente con la mano. Caroline lo prese come spunto per lasciarlo stare. Sembrava così tranquillo e silenzioso, e meritava una pausa. Non aveva bisogno dei problemi di Caroline in aggiunta ai suoi. La mattina dopo sarebbe tornata per assicurarsi che avesse un po' di sangue e per aiutarlo in quello di cui aveva bisogno. In silenzio, indietreggiò nel corridoio, chiudendo accuratamente la porta di Tyler, e si diresse giù per le scale.

    Proprio mentre raggiungeva la sua borsetta, sentì qualcuno arrivare dietro di lei.

    "Ciao Caroline."

    Caroline strinse i denti e si voltò. Sapeva come doveva sembrare. Lei e Tyler si erano intrufolati prima, in modo che Tyler potesse andare al piano di sopra e ripulirsi senza che sua mamma vedesse lo stato malconcio in cui era. Il commento di Tyler su sua mamma che pensava stessero uscendo insieme le venne subito in mente. Doveva sembrare una sorta di puttanella, che esce di nascosto dalla casa del suo fidanzato dopo una sveltina nel bel mezzo della notte.

    "Signora Lockwood" rispose Caroline, con un sorriso tirato "Me ne stavo andando."

    Si girò e afferrò velocemente la borsetta, ma tirò subito la mano indietro, con la pelle che friggeva. Qualcosa sulla borsa l'aveva bruciata.

    Alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere la mamma di Tyler che le puntava una pistola con un dardo al petto e premeva il grilletto. Il dardo la colpì appena sopra il cuore, iniettandole un liquido che bruciava. Verbena. Caroline rimase a bocca aperta mentre altri due dardi la colpivano e cadeva in ginocchio.

    "Speravo davvero di sbagliarmi" sentì dire a Carol mentre sveniva.

    -----------------

    Klaus si svegliò di soprassalto, sedendosi sul letto, cercando di riprendere fiato. Si guardò intorno nella camera da letto dell'appartamento che aveva requisito al momento, passandosi una mano attraverso il viso. Non riusciva a ricordare quello che aveva appena sognato, ma gli aveva lasciato una sensazione di freddo e vuoto ora che si era svegliato.

    Poteva sentire qualcuno armeggiare in cucina, fuori e in fondo al corridoio. L'odore del caffè invase i suoi sensi. Klaus gettò indietro le lenzuola bianche e spostò le gambe oltre il bordo del letto, alzandosi e allungandosi.

    Si diresse verso la cucina, trovando Rebekah lì, davanti alla macchinetta del caffé del proprietario dell'appartamento.

    "Guarda Nik! Ho capito come fare il caffè!" lo guardò raggiante.

    "Ben fatto" rispose seccamente: "dov'è lo Squartatore?"

    "Come faccio a saperlo?" disse "Ho finito con lui finché non comincia a trattarmi meglio. Tra quanto partiamo?"

    "Noi non partiamo."

    "Che cosa vuoi dire?"

    "Parto solo io al momento. Ho cose da fare sorellina.” rispose Klaus.

    "Come creare più ibridi?" provò ad indovinare.

    "Esattamente." Klaus si avvicinò alla scorta di liquori, afferrando un bicchiere a palla bassa e una bottiglia di scotch al posto del caffè mal fatto di Rebekah.

    "Perché non posso venire?"

    "Perché" disse prendendo un sorso "Ho bisogno che tu stia qui. A controllare la mia doppelganger. A tenere tutti in riga fino al mio ritorno."

    "E Stefan?"

    "Pensavo che non ti importasse di lui?"

    Rebekah alzò il naso in aria. "Infatti."

    "Molto bene" disse Klaus, prendendo il bicchiere e la bottiglia e tornando verso la camera da letto.

    "Non hai davvero intenzione di lasciarmi in questa città dimenticata da Dio, vero Nik?" gridò
    Rebekah al corridoio verso di lui.

    Klaus rispose con lo sbattere della porta della camera da letto.

    -------------------------

    Caroline gemette, ruotando la testa sulle spalle. Aveva ancora una leggera sensazione di bruciore dentro alle vene e scoprì che non riusciva a muovere le braccia o le gambe. Le sue palpebre si aprirono lentamente e mise a fuoco le manette di acciaio che erano avvolte alle sue braccia. Cercò di scivolare fuori da quelle serrature, ma esse erano robuste, e lei era stata indebolita dalla verbena che Carol le aveva sparato. La sedia che la teneva era stata fatta appositamente per intrappolare un vampiro.

    Di fronte a lei, sentì il suono di una serratura di metallo che veniva azionata, e il cigolio dei cardini arrugginiti, mentre una porta si apriva. Trattenne il respiro.

    "Ehi?" Chiese lei, con voce tremante. "Chi è? C'è qualcuno?"

    Dei passi risuonarono giù per le scale mentre una figura maschile veniva alla luce. Caroline guardò in basso alle scarpe nere da vestito, più su fino ai pantaloni perfettamente stirati, e alla camicia elegante a strisce color prugna. Riconobbe quella camicia. L'aveva comprata a suo padre lo scorso Natale.

    "Papà?"

    "Ciao Caroline."



    TBC
     
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