Timeless di Marvelouskatie

Vampire Diaries

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  1. kasumi
     
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    Capitolo 14



    Klaus aveva dato a Caroline circa due secondi per fasciarsi il braccio e cambiasi i vestiti prima di portarla direttamente da Gretchen. La strega aveva già messo su casa nel bosco, di nuovo. Sarebbe stato un percorso lento portare Caroline lì. Lei era di nuovo umana e lenta e inciampava continuamente sulle rocce e sui tronchi e su tutto ciò che era sulla loro strada. Non era più abituata al suo corpo umano. Klaus mantenne una salda presa sulla sua mano, trascinandola lungo fino al piccolo cottage.
    « Gretchen! » gridò Klaus. La strega aprì la porta di casa.
    « Klaus, Caroline. A cosa devo questa visita di primo mattino? »
    Klaus afferrò Caroline per le spalle, spingendola davanti alla strega.
    « È umana! » disse.
    La fronte di Gretchen si aggrottò. Afferrò il polso di Caroline, controllando le pulsazioni, e Klaus guardò mente la sorpresa raggiunse gli occhi nocciola della strega.
    « Per la madre… » sussurrò lei, con la bocca aperta. « Portarla dentro. »
    Gretchen aprì la porta e li lasciò entrare. La casa era esattamente come quella vecchia, dopo tutto era stata creata per magia. Gretchen prese una sedia e fece cenno a Klaus di fari sedere Caroline. Lui la guardò inginocchiarsi di fronte a Caroline e esaminarla, mormorando tra sé tutto il tempo.
    « Beh », esortò Klaus, « qual è il problema? »
    « Non c'è nessun problema. È solo umana. »
    Klaus rise ironicamente. « Non c'è nessun problema? NESSUN PROBLEMA? È una cazzo di umana! Non era umana otto ore fa! »
    « Basta, Niklaus. Stai spaventando la ragazza. »
    Gretchen annuì con la testa a Caroline e Klaus lanciò le un'occhiata. La strega aveva ragione. Caroline sedeva lì, tremando sulla sedia, gli occhi increspati e preoccupati.
    « Sto bene », insisté Caroline, « non è come se non fossi mai stata umana prima d'ora. »
    « Come ti senti, Caroline? »
    Caroline scosse la testa per ordinare i suoi pensieri. « Strana. Stanca. Accaldata. »
    Gretchen sorrise. « Probabilmente hai bisogno di mangiare e di bere qualcosa. Ecco qui. »
    Si alzò e si diresse verso la sua piccola zona cucina, afferrando un pezzo di pane e un po' d'acqua. Li portò a Caroline, che accettò con gratitudine.
    « Suppongo che quando sei andata a letto ieri sera, eri ancora un vampiro », disse Gretchen.
    Caroline annuì. « Mi sono svegliato questa mattina ed ero... viva. »
    « È successo qualcosa di strano? Niente? »
    « No, niente. Sono solo andata al piano di sopra, mi sono cambiata, e sono andata a dormire », disse. « Credo che l'unica cosa strana è stato il sogno che ho fatto ieri sera. »
    Gli occhi di Gretchen si strinsero. « Che sogno? »
    « Era stato così reale», disse Caroline. « Sembrava più un ricordo che un sogno. »
    « Che sogno era, Caroline? » la esortò Klaus. Lei lo guardò di nuovo, gli occhi ancora aggrappati ad una qualche paura.
    « Ero a casa. Era mattina. Mi sono alzata e sono andata giù a fare colazione e a prepararmi per la scuola. Ma mia madre era ancora in giro, di solito aveva dovuto già essere al lavoro. Rimase a casa per dirmi che uno dei i miei amici era morto in un incidente con i suoi genitori la sera prima. »
    « E questo non è qualcosa che si è verificato nel tuo tempo? »
    Caroline scosse la testa. « No. Voglio dire, c'è stato un incidente e i genitori di Elena morirono, ma non Elena. Lei venne salvata. Da un altro vampiro. Sopravvisse. » Caroline si fermò, stringendo i suoi occhi, chiudendoli. Gretchen allungò una mano e le strinse una spalla.
    « Cosa c'è, Caroline? »
    « È solo che... . È lì, nella mia testa. Come se fosse successo davvero. Non riesco a scrollarmi di dosso l'idea che fosse un sogno. »
    Gretchen si alzò e si diresse verso la sua libreria, tirando giù un grosso libro verde e posandolo sul tavolo. Sfogliò le pagine, alla ricerca di qualcosa di specifico.
    « Che cosa stai pensando? » domandò Klaus.
    « Ho già tirato fuori questo libro, prima, quando Caroline arrivò. La strega che l'ha scritto ha fatto un sacco di esperimenti sul viaggio nel tempo. Alcuni di essi finirono bene, altri male. Penso che il fatto che Caroline sia diventata un essere umano, potrebbe avere qualcosa a che fare con il suo incantesimo di viaggio nel tempo. »
    « Aspetta », disse Caroline, « la mia amica Bonnie, quella che ha fatto l'incantesimo, ha detto che dovevo stare attenta a non cambiare nulla. Che cosa succede se ho cambiato qualcosa che ha cambiato il presente? »
    « Per esempio? » domandò Klaus. Vide un barlume di luce dietro gli occhi di Caroline. « Dimmelo! »
    « Non posso. »
    La mascella di Klaus si irrigidì. « Non puoi? O non vuoi? »
    « Non posso », disse con fermezza. « L'incantesimo non mi permette di parlare del tuo futuro con te »
    « Quindi è qualcosa che mi coinvolge, allora? »
    « Indirettamente. Credo. »
    Klaus emise un gemito esasperato.
    « Bene, allora Caroline », disse Gretchen. « Immagino che stia a te rimettere a posto qualunque cosa hai modificato. Se pensi che sia ancora possibile. »
    « Lo posso fare. Credo», disse Caroline, anche se non suonava del tutto certa.
    « Bene, allora ti suggerisco di farlo », disse la strega. « Nel frattempo, vedo se riesco a trovare un incantesimo o qualcosa per aiutarti. »
    Klaus era insoddisfatto, ma sembrava che era tutto quello che poteva ottenere. Lasciarono il cottage di Gretchen senza risposte concrete, e con Caroline ancora umana.



    ***



    Lentamente avanzarono di nuovo attraverso i boschi, questa volta Caroline seguiva mentre Klaus guidava. Era mezzogiorno passato quando finalmente fecero ritorno al castello. Klaus sapeva di aver bisogno di trovare Elijah e di informarlo di questo nuovo sviluppo. E dannazione! Si era completamente dimenticato della doppelganger. Sperava che il fratello l'avesse tenuta occupato.
    « Puoi almeno guardarmi? » disse Caroline alle sue spalle.
    « Che cosa? » Klaus si voltò verso di lei.
    « Non mi guardi da quando ho quasi buttato giù la tua porta, questa mattina », disse, con gli occhi che sfrecciavano nervosamente intorno.
    « Vai al piano di sopra », disse Klaus. « Ho bisogno di andare a cercare Elijah. »
    « Vedo che mi stai ancora evitando » Caroline mormorò.
    « Io non ti sto... » Klaus trascinò una mano sul viso. « Di che cosa hai bisogno, Caroline? »
    Lei sospirò, incrociando le braccia sul petto, muovendo gli occhi di lato, lo sguardo fisso nell'aria piena di imbarazzo. Dopo un attimo lei strinse gli occhi verso di lui.
    « Di niente », disse lei, in tono gelido.
    « Bene » cedette Klaus. Avrebbe potuto dire che c'era qualcosa che non gli stava dicendo, solo che non sapeva cosa. Poteva leggerla come un libro; sapeva quando mentiva o era arrabbiata, curiosa, infastidita, ma non avrebbe mai potuto discernere la causa delle sue emozioni. « Vado a trovare Elijah. » Klaus si voltò.
    « Allora vengo con te», disse Caroline.
    Klaus si voltò così velocemente che lei quasi gli andò addosso. Gli occhi di lui lampeggiarono. « No. »
    « Che cosa vuol dire “no”? »
    « Non ascolti mai, sweetheart? Voglio dire no. Sali in camera tua e aspetta che venga a trovarti. »
    Caroline incrociò le braccia sul petto. « Scusami, chi è che ti ha reso un re-vampiro su di me? So che stai andando a trovare Elijah per parlare di me e se voi due state per fare schemi o piani o qualsiasi altra cosa riguardo a che cosa fare con me allora penso di meritare un po' di voce in capitolo sulla situazione. »
    Klaus guardò le sue emozioni cambiare di nuovo. Poteva dire che sentiva orgogliosa di se stessa e del suo piccolo discorso. Aveva cercato di nasconderlo, ma era evidente nel suo tono di voce e nella contrazione agli angoli delle labbra.
    « Dico sul serio », disse. « Non posso più fare questa cosa della damigella in pericolo. »
    Lui la guardò accigliato, ma in realtà non c'era più nulla da dire. Sapeva che Caroline non aveva intenzione di cedere fino a quando non avrebbe fatto a modo suo. Annuì, in concessione, e lasciò che lo seguisse fino al solarium di Elijah.



    ***



    Klaus bussò alla porta di quercia pesante una volta, sentendo Elijah invitarlo dentro.
    « Oh, fratello, sei qui! » disse Elijah. « Abbiamo ospiti. »
    Klaus entrò nella stanza e lanciò un'occhiata ai due uomini dall'aspetto trasandato, uno in piedi, uno seduto, che stavano davanti alla scrivania di Elijah.
    « È lei! » disse l'uomo in piedi a quello seduto. « È la doppelganger! »
    L'uomo con la barba stava puntando il dito verso di lei, dando una gomitata al suo compagno, proclamando più e più volte che lei era la doppelganger.
    « Lo giuro, l'ho vista nel bosco, quella notte, quando uccise Tommen e gli altri. »
    Klaus si mise davanti a Caroline, per proteggerla dall'esame dei due uomini.
    « Che cosa sta succedendo? » disse Caroline, cercando di scrutare intorno a lui.
    « Sembra che questi due gli uomini abbiano una lite con noi », spiegò Elijah. « A quanto pare mio fratello, qui, ha ucciso tre dei membri del loro branco qualche sera fa. »
    Caroline lanciò un'occhiata ai due uomini arrabbiati. Erano del branco che l'aveva attaccata nel bosco, l'altra sera. Erano chiaramente arrabbiati con lei, nascosta dietro le spalle di Klaus.
    « Pensavo che la doppelganger avrebbe dovuto avere i capelli corvini », disse il più anziano dei due.
    « Beh, le leggende non possono mai essere completamente accurate », scherzò Elijah.
    Caroline inclinò la testa verso di lui e vide un lampo nei suoi occhi. Una specie di messaggio segreto. Questi uomini pensavano che lei fosse la doppelganger perché Elijah aveva detto loro che era così, per qualche ragione, e voleva che lei continuasse la messa in scena. Caroline non sapeva come questa piccola storia sarebbe andata a finire, soprattutto per lei, ma Elijah non si era ancora sbagliato su di lei.
    « Avevo i capelli corvini, fino a quando una strega non li ha cambiati, per nascondermi », mormorò Caroline, « ma evidentemente non è stato molto di aiuto. »
    « Caroline », ringhiò Klaus, avvisandola di tacere.
    « Oh, hai ragione. Probabilmente non avrei dovuto dirlo », Caroline si strinse nelle spalle.
    I due uomini continuarono a fissarla, ma i loro sguardi feroci si erano trasformati in sguardi di confusione.
    « Forse è il momento per voi di tornare sulla vostra strada, signori. Sono sicuro che il vostro capobranco vorrà ascoltare questa nuova informazione. » disse Elijah.
    I due uomini si guardarono l'un l'altro, poi Elijah, e annuirono. Si trascinarono verso la porta passando vicino a Caroline e Klaus. Il braccio di Klaus si contrasse al suo fianco, spingendo leggermente Caroline lontano dalla loro strada.
    Il più giovane si voltò lentamente verso di lei, guardandola dall'alto in basso.
    « Come puoi essere viva? Ognuno di noi ha dato un ricco morso su di te », sogghignò. « Eri una cosa piuttosto gustosa. »
    « Immagino di essere più difficile da uccidere di quanto pensavate », ribatté Caroline.
    L'uomo socchiuse gli occhi scuri, aggrottando le sopracciglia. Caroline non abbassò il suo sguardo mentre lui incombeva su di lei, facendo del suo meglio per intimidirla. Poteva sentire il cuore batterle nel petto, era una nuova, eppure vecchia, sensazione, ma non lasciò mostrare la sua paura.
    « Tu e il tuo gentiluomo, qui, siete la ragione per cui i miei fratelli sono morti », disse l'uomo. « La prenderò come una sfida. »
    A sentir ciò, Klaus fece un passo intorno a lei, mettendo la faccia proprio davanti l'uomo, e spingendola ontano ancora una volta.
    « Se la tocchi, ti strappo le braccia », gli ringhiò contro Klaus.
    L'uomo gli sbuffò in faccia e poi se ne andarono.
    « Ottimo lavoro Caroline », disse Elijah una volta che i lupi fossero fuori portata d'orecchio. Lei si voltò e gli rivolse un gran sorriso.
    « Ho fatto quello che volevi? »
    Elijah ridacchiò. « Non proprio. Ma l'hai fatto abbastanza bene. »
    « Qualcuno mi può per favore spiegare che cosa diavolo è successo qui? », domandò Klaus. Aveva ancora lo sguardo arrabbiato di prima, solo che ora era rivolto in direzione di suo fratello.
    « Beh, sembra che la cara Caroline sia più veloce a comprendere le cose di quanto crediamo », disse Elijah. « I lupi hanno deciso di farci una visitina per la morte dei membri del loro branco. Quello che hai lasciato sopravvivere credeva che la ragazza avevano ucciso fosse la famosa doppelganger. Stavo per far loro credere che fosse morta, ma poi voi due siete apparsi qui. Ho dovuto pensare in fretta ».
    « Allora li lasciamo credere che Caroline sia la doppelganger? »
    Elijah annuì. « Sì.. Mi dispiace metterti sulla linea di fuoco, Caroline, ma sappiamo che sei perfettamente in grado di combattere e puoi sopravvivere ai morsi di lupo. »
    Klaus emise un ringhio frustrato. « No, non lo è », disse afferrando il braccio di Caroline e trascinandola davanti a lui. « È umana! »
    Il viso di Elijah si abbassò. Girò intorno alla scrivania, arrivando stare di fronte a Caroline. I suoi occhi l'esaminarono attentamente. Allungò una mano e la mise alla base della sua gola, sentendo il suo battito cardiaco sotto il palmo.
    « Umana », mormorò. « Com'è possibile? »
    «Non lo so», disse Caroline, «ma ho una teoria. »
    « Caroline... » l'ammonì Klaus.
    « Klaus, tanto vale dirglielo », sostenne lei.
    « Dirmi che cosa? »
    Caroline si voltò a guardare Klaus di nuovo, in attesa del suo “via libera”. Lei non vedeva più la ragione per mantenere il suo segreto con Elijah. Chiaramente non aveva intenzione di ucciderla.
    «Va bene, allora », Klaus agitò la mano con noncuranza. « Tanto sembra che oggi nessuno voglia ascoltarmi, in ogni caso ».
    Caroline vuotò il sacco a Elijah, su tutto: l'incantesimo, il viaggio nel tempo, tutto. Egli accolse tutte le notizie, freddo e calmo come sempre. Ma non senza qualche accenno di sorpresa.
    « Conosci il nostro futuro », disse Elijah, « ma sei magicamente tenuta a non rivelarci nulla? »
    « Niente che vi coinvolge direttamente », disse Caroline.
    Elijah camminava avanti e indietro, perso tra i suoi pensieri, mentre Klaus si rilassava su una sedia dietro di loro. Caroline aspettava che Elijah parlasse di nuovo.
    « Ho un'idea », disse, « ma richiederebbe che Klaus lasciasse la stanza. »
    Klaus ringhiò di nuovo dalla sedia. Sembrava che lo stesse facendo un sacco, questo pomeriggio, Caroline pensò.
    « Che cosa stai pensando? » chiese lei, dal momento che sembrava essere l'unica a poter usare quelle parole.
    « Forse ti è proibito rivelare queste cose a Klaus, ma non a me, dato che la magia è rivolto a lui. »
    Gli occhi di Caroline guizzarono a Klaus, che continuò a guardarlo minaccioso dal suo posto. « Non lo so », disse, « Non ho mai provato a parlarne con nessun altro. »
    « Allora vale la pena fare un test. » disse Elijah.
    « No », rispose Klaus, « Mi rifiuto ».
    « Qual è il problema, fratello? Non ti piace l'idea che qualcuno abbia dei segreti con te? » punzecchiò Elijah.
    « No », replicò Klaus, alzandosi in piedi, « è un dato di fatto che non lo sono. »
    Caroline li ascoltò litigare, guardandoli camminare avanti e indietro, tormentandosi a vicenda, fino a quando Elijah finalmente accettò, sotto minaccia di morte, di raccontare tutto a Klaus.
    Klaus diede a Caroline un ultimo sguardo fugace prima di lasciare la stanza e attraversando tutto il castello, per arrivare lontano dalla portata d'orecchio.
    Sperava che la magia la protesse ancora, impedendole di dire qualsiasi cosa a Elijah. Perché non poteva. Se Klaus avesse conosciuto il futuro, avrebbe cercato di cambiarlo e lei era sicura che Elijah lo avrebbe aiutato. Trattenne il respiro, in attesa delle sue domande.
    « Allora Caroline », disse Elijah, « riguardo il futuro... »



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    Capitolo 15
    *** Capitolo 15 ***

    Capitolo 15



    Klaus stava aspettando Caroline all'interno della sua camera da letto. Si era tolto gli stivali e si era sdraiato sul letto, chiudendo gli occhi, cercando di trovare un momento di pace. Aveva pensato di andare a trovare la doppelganger, recuperando il tempo che aveva perso con lei quella mattina, ma non se la sentiva. Era arrabbiato e inquieto e senza dubbio lei lo avrebbe fastidio ancora di più.

    Il letto di Caroline era disfatto. Apparentemente i suoi servi non stavano facendo un ottimo lavoro nel tenersi al passo con le loro faccende. Non poteva qualcosa andare senza problemi nella sua vita? Afferrò uno dei cuscini di piume e lo mise dietro la testa, assaporando il profumo di Caroline impregnato in esso. Era quello piccante odore di vaniglia che aveva iniziato ad amare. Chiuse gli occhi e ricordò il loro incontro di alcune notti prima. Il suo corpo rispose al ricordo della morbidezza della sua pelle e dei piccoli suoni che aveva fatto quando lui si era ritrovato sopra di lei.

    Proprio in quel momento la porta della camera si aprì e Caroline entrò nella stanza. Si lasciò sfuggire un sospiro pesante quando lo notò sul letto.
    « Che ci fai qui? » disse chiudendo la porta dietro di sé e calciando via le sue scarpette.
    « Posso stare qui, se voglio. È casa mia » rispose Klaus, continuando a poltrire comodamente sul letto.
    Caroline scosse la testa. « Tutto quello che voglio è sdraiarmi e fare un gigantesco pisolino », disse lei.

    Klaus aprì le braccia. « Come desideri, love », sorrise.
    « Oh, così sei di nuovo simpatico e divertente », replicò Caroline.
    « Non lo sono mai », rifletté Klaus. « Forse divertente. Quando i momenti lo richiedono. »
    Caroline alzò gli occhi prima di sollevare la gonna e arrampicarsi sul letto, posandosi sul suo petto. La sua reazione lo colse alla sprovvista, non si aspettava realmente che salisse volentieri tra le sue braccia. Ma lui non contestò il gesto e avvolse appena le braccia intorno a lei.
    « Hmm », mormorò Caroline. « Mi piaci così. »
    « Cosi come? » domandò Klaus.

    « Luminoso, carino », rispose, « sei stato arrabbiato per tutto il giorno. È stato un po' spaventoso ».
    Klaus ricordò le parole di Gretchen di quella mattina. Aveva detto che lui l'aveva spaventata. « Ti chiedo scusa per averti fatto paura. »
    Caroline alzò le spalle contro di lui. « Non è che di te che avevo davvero paura. »
    « I lupi? »
    « No. »
    « Elijah? »

    « No », disse Caroline esasperata. Si mise a sedere, allontanandosi dalle sue braccia e si appoggiò sui talloni, di fronte a lui. « Non capisco tutta questa diffidenza per tuo fratello. »
    « Non ci arrivi perché non capisci. »
    « Allora spiegamelo », ribatté lei.
    Klaus fece un respiro profondo. « La sua motivazione per rimanere al mio fianco è sepolta sotto il parco del castello. »
    « I tuoi fratelli? » Klaus annuì. « Rimane per loro ».

    « L'ho minacciato una volta o due utilizzando i loro corpi come leva, sì. Non osa oltrepassarmi quando ci sono le loro vite in gioco ».
    « Ma non puoi far loro del male», disse Caroline. Klaus non rispose, i suoi occhi si allontanarono da lei. « Inoltre, non credo che siano l'unica ragione per cui Elijah rimanga. »
    « No? »
    « Lui si prende cura di te. »

    Klaus alzò gli occhi. « Non voglio parlare di Elijah », disse. « Preferisco parlare di te ».
    « Di me? »

    « Il suo piccolo trucco ha funzionato? Mio fratello è ora a conoscenza di segreti del mio futuro? »
    Caroline scosse lentamente la testa. « No. »

    « Così l'incantesimo ha bloccato anche lui ». Questo fece sentire Klaus sollevato. Ora non avrebbe dovuto preoccuparsi di ciò che Elijah avrebbe saputo e lui no.
    « Non ho detto questo », continuò Caroline. I suoi occhi scattarono su di lei. « Aveva ragione. Sono più arguta di quanto mi si crede ».
    « Che cosa stai dicendo? »
    « Che sono una brava attrice. Avrei potuto dirglielo. Ero libera, ma non l'ho fatto. »
    Klaus la guardò; gli occhi di lei si muovevano nervosamente intorno, evitando il suo sguardo. « Perché l'hai fatto? Pensavo ti fidassi di Elijah ».
    « Mi fido, una specie. Ma tu no. »

    L'aveva fatto per lui, si rese conto Klaus. Continuava a mantenere i suoi segreti e lui nemmeno gliel'aveva chiesto. Perché? Non riusciva a capire. Che cosa poteva guadagnare facendogli questo favore?
    « Non aspettarti che faccia qualcosa in cambio. Questa è stata una tua decisione », disse in fretta.

    Caroline gemette forte. « Non mi aspetto nulla in cambio. Dio, Klaus. Nessuno ha mai fatto qualcosa per te solo perché... » smise di parlare. Lui notò i suoi occhi cambiare dalla rabbia alla tristezza e così girò velocemente la testa dall'altra parte. « Nessuno l'ha mai fatto, non è vero? »

    Klaus ruotò le gambe fuori dal letto e si alzò. Non aveva bisogno della sua pietà. Fece mezzo passo prima che la mano di lei gli si avvolse intorno al braccio, per impedirgli di andare da qualsiasi parte.
    « Sai, love, sei solo un essere umano adesso. Se fossi in te ci penserei due volte prima di irritare un vampiro originale. »
    « Smettila », disse Caroline, lasciando cadere la mano dal suo braccio. Sapeva quello che stava facendo. Stava cercando di spaventarla di nuovo. Perché era quello che faceva. Se qualsiasi parte della sua umanità iniziava a rivelarsi avrebbe cercato di affogarla o coprirla con odio e rabbia. « Non l'ho detto a Elijah perché sapevo che non l' avresti voluto. Dio, sei cosi... »

    Ma fu interrotta quando Klaus si voltò di scatto e schiacciò le labbra sulle sue. Lei rimase a bocca aperta; i suoi sensi umani non erano in grado di rilevare i suoi movimenti di vampiro. Non l'aveva visto arrivare. Ogni pensiero volò via dalla sua mente, mentre le labbra di lui si univano alle sue, con urgenza. Afferrò il suo volto, tirandolo più vicino, lasciando che la sua lingua scivolasse tra le sue labbra.

    Klaus si chinò verso di lei e la spinse contro il letto, coprendo il suo corpo con il suo. Poteva sentire la lussuria dilagare attraverso di lei mentre lui fuse i suoi fianchi in quelli di lei, separandole le gambe e stabilendosi tra le sue cosce. Lei si staccò dalla sua bocca e gli permise di baciarla verso il basso, lungo il collo; i suoi denti raschiavano deliziati contro la sua gola.
    Improvvisamente lui si tirò indietro. « Caroline ».
    Lei aprì gli occhi per vedere la sua faccia girarsi su di lei. Le vene viola brillavano sotto i suoi occhi neri, le zanne scorrevano sotto le labbra. Rabbrividì. Il suo battito cardiaco doveva averlo scatenato, quando le stava baciando il collo.
    « Sei un vampiro di 400 anni, non dovresti avere un po' più di controllo », lo prese in giro con leggerezza.
    « Non intorno a te. »

    I suoi nervi si infiammarono di nuovo. Immaginare che lei, Caroline Forbes, avrebbe potuto far perdere il controllo all'onnipotente originale. Non sapeva se essere lusingata o spaventata.
    Klaus si tirò più lontano da lei. « Non possiamo farlo. »
    « Perché no? », si imbronciò lei, dimenticando completamente che era stata lei quella che gli si era negata, proprio il giorno prima.
    « Non posso farti del male », rispose.
    « Questo non ti ha mai fermato, prima », scherzò.
    Ma Klaus non fece nemmeno un sorriso. « Sei umana, ora. Così tenera, così fragile. Così fugace. »
    Tracciò una linea partendo dalla sua guancia fino ad arrivare alla sua mascella, delicatamente, con la punta delle dita. L'intensità del suo sguardo era sconvolgente. La lingua di lei schizzò fuori con apprensione e si inumidì le labbra.

    Per qualche ragione le venne in mente la faccia di Damon. La memoria le era tornata dopo che era diventata un vampiro. Ricordava di come era andata a letto con lui, così disperata di essere scelta, di essere amata. Ricordava di averlo visto da vampiro per la prima volta e ricordava il bagliore nei suoi occhi affamati. Anche se lei lo aveva perdonato per averla utilizzata, ricordava ancora cosa si provava ad essere una pedina. Cosa si provava a sentire che la propria vita non avesse importanza. Quando avevano giaciuto insieme, e lei aveva guardato negli occhi di Damon, sapeva che a lui non importava niente se l'avesse uccisa. Lei aveva dato e lui aveva preso. Conosceva la differenza tra il modo in cui Damon l'aveva guardata e il modo in cui Klaus la stava guardando adesso.

    « Mi fido di te, Klaus », disse. « Non mi farai del male ».
    Sollevò la testa e premette le labbra contro le sue, sentendo le sue zanne mentre lo baciava. Egli cedette, arrendendosi a lei ancora una volta e coprendola con i suoi baci.
    Klaus afferrò le sue gonne, raggruppandole nella sua mano e sollevandole verso l'alto. Caroline si sistemò, permettendogli di fargli salire il vestito fin sopra la testa e lasciandolo cadere a terra. Lei era completamente nuda contro il suo corpo vestito mentre continuava a baciarla. Lui scese giù fino alla sua gola, fermandosi sul suo petto e mordendo il suo seno. I suoi capezzoli si raggrinzirono, in risposta.
    « Sei perfetta », Klaus sussurrò nella sua pelle. La sua voce era bassa e gutturale, metà presa dalla lussuria e metà da il suo essere vampiro.

    Le sue zanne raschiavano ancora il suo corpo mentre lui la esplorava con la bocca. Ogni più piccolo tocco la faceva impazzire. Il suo corpo era più sensibile. Era pazzo. Come vampiro era sempre eccitata. La sensazione era proprio lì, insieme alla sete di sangue. Ma lei era di nuovo umana e non sembrava che fosse sparita. Forse era proprio il fatto che fosse di nuovo viva. O forse, solo forse, era Klaus. Forse era il motivo per il suo corpo bruciava così. Qualunque sia la ragione non voleva che smettesse.

    Klaus risalì il suo corpo e catturò di nuovo le sue labbra. Caroline si chinò verso di lui e strattonò la sua camicia, tirandola sopra la sua testa e gettandola accanto al suo vestito. Fece scorrere le mani sul suo petto, tracciando i contorni perfetti di muscoli. Notò una sola cicatrice sul suo braccio sinistro, che andava dalla spalla alla piega del gomito. Strano. I vampiri di solito non hanno le cicatrici.
    « Cos'è questo? » sussurrò, tracciando la linea bianca sulla sua pelle.
    « Me la sono fatta in un giorno di caccia. Un cinghiale molto arrabbiato, che non aveva alcun desiderio di essere la cena per la mia famiglia. »
    « Quando eri umano? »
    Klaus le diede un bacio a fior di labbra. « Sì. »

    La baciò di nuovo, mettendo a tacere ogni ulteriore discussione sulla sua vita da essere umano. Caroline poteva dire che era qualcosa di cui non gli piaceva parlare. Aveva così tante domande, sperava che un giorno si sarebbe fidato abbastanza di lei per parlargliene.
    Klaus si allontanò da lei per un momento, scendendo dal letto abbastanza a lungo per togliersi i pantaloni e ricongiungersi con lei.

    « Aspetta », disse mettendo una mano sul suo petto e fermandolo. Vide un lampo di confusione sul suo viso. Non che stesse cambiando idea. Lei lo spinse sul letto, arrampicandosi su di lui e mettendosi a cavalcioni sul suo grembo.

    Lentamente si accasciò su di lui, rimanendo così ancora per un momento, lasciando che i loro corpi si connettessero. Mise le mani sul suo petto e ruotò lentamente i suoi fianchi. Lui si spinse in lei, colpendo quel suo dolce luogo, costringendola a buttare la testa indietro, in completa beatitudine.
    Klaus le afferrò i fianchi; la pressione delle sue dita la incitava ad andare più veloce. Aumentò il suo movimento, sentendo un'accelerazione iniziare a svilupparsi nel suo ventre. Era sul punto di cadere oltre il bordo, quando Klaus li capovolse, uscendo da lei e posandosi sopra di lei. Lei gemette alla perdita del contatto dentro di lei.
    « Non ancora, love », ringhiò nel suo orecchio.

    Lui la baciò e sprofondò dentro di lei, ancora una volta, la sensazione di lui la fece gridare. Una delle sue gambe si sollevò, avvolgendosi intorno alla sua schiena e premendolo ulteriormente in lei. Voleva che lui andasse più in profondità, come aveva fatto prima, ma poteva sentire la sua esitazione.
    « Di più », supplicò, ma il suo ritmo non cambiò. Lei lo guardò, vide il suo volto ancora in modalità di vampiro. Lei lo afferrò, passò i pollici sulle vene sulle sue guance. « Non mi spezzerai. Lo prometto. »

    Caroline poteva vedere la lotta nei suoi occhi, tra il desiderio di perdere il controllo e quello di volerla tenere al sicuro. Lo apprezzò, ma non era così fragile come pensava. E come aveva detto prima, si fidava di lui.

    Klaus ringhiò e seppellì il viso nel suo collo, i suoi movimenti sempre più rudi, più frenetici. Caroline s'inarcò contro di lui mentre lui leccava il suo collo. Non passò molto tempo prima che l'orgasmo l'assalì, intenso e brusco. Gridò il suo nome, ansimando, mentre lui continuava a cavalcarla. La seguì subito dopo. Attraverso la foschia, Caroline poteva sentire le punte delle sue zanne sul collo. Sapeva che voleva affondare i denti in lei, bere il suo sangue, ma lei non sapeva ancora se si fidava abbastanza di lui.






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    Capitolo 16
    *** Capitolo 16 ***

    Capitolo 16



    Klaus si svegliò nel cuore della notte. Gli ci volle qualche istante per rendersi conto che era nel letto di Caroline e non nel proprio. Avevano trascorso il resto della giornata insieme, a bere l'uno dall'altra, e ad un certo punto si erano finalmente addormentati. Era incredibile, dopo aver trascorso un'intera giornata con lei, Klaus ancora non riusciva a sentirsi pieno. Si sentiva ardere di nuovo, per lei. Lui distese il braccio e allungò una mano, per tirarla a sé, ma lei non c'era dall'altra parte del letto. Diede un'occhiata. Non c'era più.

    Sentì dei rumori provenire dalla stanza accanto, dal vecchio salotto di Rebekah. Si alzò dal letto per indagare, avvolgendosi un lenzuolo intorno alla vita mentre si dirigeva verso la porta.
    Klaus spalancò la porta e vide Caroline seduta in una grande sedia rossa, un lenzuolo bianco avvolto intorno al suo corpo nudo, un pezzo di cibo a metà strada dalla bocca. Lei si fermò e si voltò a guardarlo con aria colpevole, la bocca spalancata a causa il morso che stava per fare. Klaus ridacchiò. Le sue reazioni a tutto ciò erano così differenti da qualsiasi altra donna che avesse mai incontrato. Forse era perché proveniva da un tempo differente, o forse era solo lei. In entrambi i casi, lo trovò accattivante.

    Abbassò il cibo giù fino al piatto sul tavolo, proprio di fronte a lei e incrociò le mani in grembo.
    « Mi stavo chiedendo dove fossi scomparsa. »
    « Mi dispiace, stavo morendo di fame », disse, « Non ho mangiato oggi. Avevo dimenticato che gli esseri umani hanno bisogno di cibo per nutrirsi, non solo per divertimento. »

    Klaus si avvicinò e si inginocchiò di fronte a lei. Guardò i suoi occhi di cristallo seguire i suoi movimenti nel buio. Si allungò verso il piatto e prese una fetta di mela, portandola lentamente alla sua bocca. Caroline timidamente diede un morso. Poteva sentire il suo cuore battere nel petto. Lui sorrise sapendo che era quello che stava facendo che le battere il cuore così.

    Caroline masticò il boccone lentamente e deglutì. Klaus portò il resto della fetta di mela nella sua bocca e lo finì.
    « Non riesco a dormire, » disse lei rompendo il silenzio. « Continuo a pensare a Elena e al fatto che è morta. Anche se so che non lo è. Non lo è! »
    « Questa Elena è una persona importante per te? »

    Caroline annuì. « È la mia migliore amica. Ci conosciamo da sempre. Voglio dire non abbiamo sempre avuto un'amicizia molto forte, ma ci siamo sempre state l'una per l'altra. »
    Klaus annuì pensieroso. « Potrai trovare un modo per risolvere tutto. Ti aiuterò. »
    « Davvero? »

    Klaus cercò di ignorare la sensazione di dolore generata dalla sua incredulità.

    « Certo. Hai bisogno di essere di nuovo un vampiro, Caroline. Non posso averti qui in giro fragile e umana. È troppo pericoloso. »
    « E se non riesco a tornare quella di prima, però? »
    Klaus socchiuse gli occhi. « Allora ti trasformerò di nuovo io stesso. »

    Caroline rabbrividì per l'intensità delle sue parole. Non vi era dubbio, nella sua mente, che Klaus fosse completamente serio. Era interessante e snervante allo stesso tempo.
    « Non mi vuoi intorno? Se fossi umana? »
    Klaus allungò una mano e le prese la guancia. « È per la tua sicurezza. Con i lupi, i vampiri e le altre cose non c'è modo che tu possa sopravvivere come essere umano. »
    Caroline però non si calmò. « Oh, andiamo Klaus! Io ti conosco! So quanto odi gli esseri umani. Loro non significano niente per te. »

    Klaus lasciò cadere la mano e si alzò esasperato. Si mise a camminare lontano da lei, leggermente. Era vero, gli umani significavano molto poco per lui. Ma Caroline non sarebbe stata un essere umano per sempre. Lui diceva sul serio. Lui voleva trasformarla. Per tenerla al sicuro. Era l'unico modo in cui lei poteva restare nella sua vita.

    « Tu conosci tutti questi fatti interessanti della mia vita, ma io non so nulla della tua, » disse Klaus eludendo l'argomento. « Non ti sembra un po' ingiusto, tesoro? »

    Caroline storse la bocca. Non la stava ingannando, ma lei cercò comunque di cambiare argomento in ogni modo.
    « Che cosa vuoi sapere? »
    Klaus ci pensò per un momento. « Come ti sei trasformata? »

    Il volto di Caroline sembrò cadere. Avrebbe potuto dire subito che non era per scelta. « Sono stata trasformata da una stronza vendicativa. Così sarei potuta tornare dai miei amici e inviare un messaggio. »
    « Tutto questo ha a che fare con Elena? » domandò Klaus.
    « Sì, in un certo senso... credo. Ma io non ho nulla contro di lei », spiegò. « È stato a causa di... »
    Caroline sentì la magia fermarla dal parlare. Stava per pronunciare il nome di Katherine. Ma a quanto sembrava questo la collegava troppo a Klaus per essere rivelata.
    « A causa di...? »

    « Mi dispiace, non posso dirlo », rispose lei.
    « Io? Ti ho trasformato io? »

    « No! » disse Caroline in fretta. « La mia trasformazione non ha avuto nulla a che fare con te. Beh,credo che ce l'abbia in una visione più grande del sistema. Forse. Non lo so. » Lei gemette e ricadde sulla sedia. « È tutto così confuso! Ogni piccola cosa ha effetto su ogni altra piccola cosa. Come ho fatto a non mandare tutto a puttane? Voglio dire, se Elena è morta, dovrebbe essere cambiata ogni altra cosa, giusto? »
    Klaus si strinse nelle spalle. « Non sono sicuro di seguirti, love. »
    « Beh » , disse Caroline di nuovo seduta, « se Elena è morta, allora non dovrei nemmeno essere qui. Lei è la ragione per cui sono stata mandata indietro. »

    « Vuoi dire che questa Elena è colei che mi voleva morto. » Gli occhi di Klaus si spalancarono. « Allora forse sono contento che sia morta. »
    « Già... potresti cambiare idea fra 600 anni, » mormorò Caroline sottovoce.
    « Che hai detto? »
    « Voglio dire... perché non è cambiato anche tutto il resto? », disse in fretta, « Perché solo il fatto che sono diventata un vampiro? »
    Klaus era completamente perso. Questo era di gran lunga fuori dalla portata della sua conoscenza. « Forse Gretchen potrebbe avere qualche informazione. Sembra una cosa da streghe. »
    « Suppongo ». Caroline sospirò, sentendosi sconfitta.
    Klaus si avvicinò e la sollevò dalla sedia, prendendola tra le sue braccia. Caroline guaì al movimento rapido.
    « Ci sarà tempo per andare a farle domande, dopo » , disse Klaus spostandosi verso la camera da letto. « Per ora, devi dormire. »
    Con leggerezza, adagiò Caroline sul letto; il suo lenzuolo fu disfatto e messo intorno al suo corpo. Un forte risatina le sfuggì dalle labbra.
    « Dormire? » lo contestò.
    Klaus salire sul letto, in bilico su di lei, le labbra appena un soffio di distanza dalle sue. Poteva sentire il suo cuore battere ancora mentre si mordeva il labbro, in attesa.
    « Sì, dormire », disse ,abbassando le labbra sulle sue. « Dopo. »



    ***



    Caroline si svegliò la mattina dopo e Klaus era già sparito. Era un po' scoraggiata, ma si strinse nelle spalle. Aveva dormito fino a tardi e Klaus non sembrava il tipo che passava tutta la notte insieme a una donna.

    Poteva sentire delle voci giù in cortile, così si alzò per sbirciare fuori dalla finestra. Elijah e Katerina erano laggiù; lei stava ridendo di qualcosa che Elijah aveva detto. Hmm, Caroline non ricordava che Elijah fosse particolarmente divertente. Meditabondo, misterioso, saggio, forse, ma non divertente.

    Scrollò le spalle e ignorò quello che accadeva fuori dalla finestra, dirigendosi verso il suo guardaroba per scegliere un vestito per la giornata. Scelse un abito di colore giallo-arancio, con un motivo oro e nero che decorava tutto il corpetto e le maniche.

    Scivolò nel vestito quando si rese conto un problema: l'allacciatura per questo abito era situata nella parte posteriore. La bocca si contorse mentre pensava a come poteva chiudere il vestito.

    Proprio in quel momento qualcuno bussò alla sua porta.
    Caroline si avvicinò e aprì la porta della sua camera da letto. Gretchen si trovava sul lato opposto, il suo sorriso caldo e d'intesa, come sempre.
    «Posso essere d'aiuto? » disse la strega, entrando nella sua stanza.

    Caroline alzò le spalle fra sé e sé e chiuse la porta. Stavano accanto al letto mentre Gretchen aiutava Caroline con i suoi lacci.
    « Vedo che sei sopravvissuta alla notte, » disse Gretchen mentre lavorava. « Mi chiedevo se Klaus non ti avesse trasformata prima chesi sarebbe fatto giorno. »
    « L'ha accennato » disse Caroline mestamente, « ma non credo che sia una buona idea. »
    « Sono d'accordo, » rispose Gretchen.
    « Allora, cosa ti porta qui così presto? »

    Gretchen si mise a ridere. « Presto? È quasi mezzogiorno. Ero qui per discutere di alcune cose con Elijah. Ma volevo anche parlare con te. Credo di aver fatto un po' di scoperte su questo incantesimo di viaggio nel tempo. »
    Caroline si girò per affrontare Gretchen. Fortunatamente, aveva finito di legare il suo vestito in quel momento esatto.
    « Che cosa hai scoperto? »

    « Beh, è difficile tenere un registro delle streghe che hanno sperimentato l'incantesimo. Ma, come già sappiamo, se la magia funziona, significa che è stata concepita per funzionare. »
    Caroline agitò la mano in aria con impazienza. « Sì sì e io devo rispettare una sorta di grandioso destino! Allora dimmi qualcosa che non sappiamo. »
    « So come puoi tornare indietro. Una scorciatoia, se vuoi. »
    Caroline sentì il cuore saltare. « Che cos'è? »

    « È una teoria. Ci sono state un paio di documentazioni che parlano di streghe che ci sono riuscite. Ma è sempre possibile che i risultati possano essere stati falsificati. »
    « Qualunque cosa sia, lo farò! »
    Gretchen la guardò scettica. « Non ne sarei così sicura. Come ho detto, c'è una possibilità che potrebbe essere un puro caso. »
    Caroline prese le mani della strega con ansia. « Dai dimmi! Cosa devo fare? »
    « È semplice, in realtà » disse Gretchen. « Tutto quello che devi fare, è morire. »



    Note della traduttrice

    Veramente non so da dove cominciare per scusarmi di questo ritardo mostruoso ma, apparte la scuola che è un impegno continuo e tanto sfiancante da non lasciarmi un minuto libero, ho avuto anche dei seri problemi di salute!
    Nonostante ciò, sono tornata e spero che durante le vacanze di natale riesca a portarmi comunque a buon punto con la traduzione!
    Grazie agli dei, è arrivata in mio soccorso Elyxa85, che non finirò mai di ringraziare!
    Spero che, in ogni caso, il capitolo vi sia piaciuto!
    Buona lettura!
    Tinotina


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    Capitolo 17
    *** Capitolo 17 ***

    Capitolo 17



    « Morire? » disse Caroline a bocca aperta.
    Gretchen annuì. « Morire. »
    Le mani di Caroline caddero lungo i fianchi. « Vuoi dire che la morte è l'unica via d'uscita? Esistere qui, o non esistere per niente? »
    « No, no, cara ragazza» disse la strega, invitandola a sedersi sul letto. « Nella morte sarai trasportata indietro fino al tuo tempo. Le streghe credono che ci sia un fattore di destino nella magia che ti proteggerà qualora dovresti morire. Dal momento che non sei destinata a morire nel passato, l'incantesimo semplicemente correggerà se stesso e ti invierà di nuovo a casa. »
    « Sembra complicato. E un po' impreciso. »
    « Lo è », ammise Gretchen. « L'unica prova che abbiamo si trova nei vecchi grimori. E come ho detto, questi possono sempre essere stati falsificati. »
    « Beh, suppongo che non posso provare veramente la teoria adesso », disse Caroline, non che avesse fretta di farlo. « Ho bisogno di risolvere il futuro prima che possa tornare indietro. »
    « Verissimo, » disse Grethen. « C'è qualsiasi cosa che possa fare per aiutarti? »
    « Non credo, » rispose Caroline. « So ciò che dovrei fare, ma non sono sicura di quello che devo fare per risolvere il problema. »
    Caroline aveva pensato molto alla questione dalla scorsa mattina. Sapeva che aveva a che fare con il fatto che Katherine non sarebbe stata sacrificata e con la riuscita del piano di Klaus di spezzare la maledizione dell'ibrido. Aveva bisogno di capire come Katherine fosse riuscita a sfuggirgli la prima volta.
    Forse aveva aiutato lei Katherine a scappare? Gretchen sapeva sempre cosa stava succedendo, come avrebbe dovuto compiere qualcosa mentre era qui; forse era lei che l'aveva aiutata a far fuggire Katherine?
    Le implicazioni di quel pensiero la fecero rabbrividire.
    « Sai, la cosa che non capisco è perché il mio stato di vampiro sia l'unica cosa che si è modificata? Posso pensare a un miliardo di altre cose che avrebbe dovuto cambiare. » chiese Caroline.
    « Il tempo non è una cosa finita. Esiste in molti luoghi. Anche se, forse, altre cose cambieranno, mentre continuiamo ad andare avanti. Quindi perdonatemi se dico che il tempo è soprattutto l'essenza. »
    Caroline fece un piccolo sorriso al piccolo scherzo di Gretchen, accompagnato da un lungo sospiro. Come al solito, con più risposte, vengono fuori infinitamente più domande.



    ***


    Klaus aveva appena finito di cambiare i suoi vestiti quando sentì bussare alla porta della camera. Sorrise. Forse Caroline si era finalmente svegliata e cercava la sua compagnia. Non poteva negare che l'idea gli piaceva, ma era anche un po' preoccupato per lei adesso. La notte prima era stata difficile, per usare un eufemismo. Non riusciva a controllarsi intorno a lei. In realtà, aveva trascorso l'intera mattinata a caccia, solo per saziare la sua sete di sangue.
    Adesso il sangue umano di Caroline lo stava chiamando, come il canto di una sirena chiamava un marinaio, e c'era voluto ogni briciolo della forza di volontà che aveva per non gettarsi in avanti e divorarla. Certo che lei non l'aveva aiutato, provocandolo con il suo corpo e le sue parole.
    Ora che era pieno di sangue, si sentiva leggermente più sotto controllo e a suo agio.. Si diresse verso la porta e l'aprì. Ma dietro la porta aspettava Katerina, non Caroline.
    Klaus cercò di non mostrarsi accigliato mentre i suoi occhi incontrarono quelli speranzosi di Katerina.
    « Buon giorno, mio signore», lo salutò, « dove vi siete nascosto tutta la mattina? »
    « Mi sono solamente occupato di alcune piccole cose » rispose Klaus in tono vago.
    Katerina annuì. « Ebbene, mio signore, ho voluto cercarvi per ringraziarvi della vostra gentile ospitalità », disse, « ma ho paura di non potermi trattenere più a lungo. Ho scritto delle lettere ad alcune persone che conosco e che risiedono più a sud. »
    « Non siete un'intrusa » rispose, sentendo però tutto il contrario.
    « Siete gentile, mio Signore, ma... »
    Klaus la interruppe e la prese per le spalle. Le sue pupille si dilatarono mentre lei stava lì, immobile e silenziosa. Avrebbe potuto costringerla a rimanere, a innamorarsi di lui e pertanto a non voler lasciare la sua casa. Ma allo stesso tempo, si sentiva male a costringere una donna ad innamorarsi. Si era sempre sentito così. Aveva pensato di provare molte volte, ma era qualcosa che non avrebbe mai potuto decidersi a fare. Anche il solo pensarlo aveva sempre lasciato in lui una sensazione di vuoto.
    « Katerina, smettete di dire questa assurdità, » disse con dolcezza, senza costrizione. « Vi voglio qui, al mio fianco. Non ne dubitate. »
    Klaus quasi si strozzò per dire quelle parole. Perché non erano per Katerina. Erano per qualcun altro. La ragazza sorrise, era piccola, ma gli disse che per il momento si era calmata.



    ***



    Dopo mezzogiorno, la famiglia andò fuori, in città. C'era una grande fiera in corso a Londra. I commercianti di tutto il mondo sarebbero presenti. Klaus sapeva che l'unica cosa che le altre donne amavano, oltre le belle parole, erano le cose belle. Katerina presto dimenticò tutte le sue preoccupazioni, quando Klaus si offrì di acquistarle delle sete di lusso per alcuni nuovi abiti ed altre sciocchezze lucide della fiera. Katerina poteva essere stata una cittadina comune, ma aveva le arie e gli atteggiamenti di una principessa.
    Non gli sfuggì che Caroline aveva fatto particolarmente attenzione a non incontrare il suo sguardo mentre passeggiavano per le strade. Non fece finta di non sapere il perché. Fin dal giorno del suo compleanno, Klaus sapeva che Caroline non voleva competere con la doppelganger.
    A nessuna donna piaceva essere seconda a un'ossessione. Aveva cercato di fare capire a Caroline che Katerina non significava nulla per lui; la ragazza era semplicemente un mezzo per un fine. Lui stava semplicemente facendo quello che doveva essere fatto per raggiungere il suo obiettivo. Ben presto, la ragazza umana sarebbe stata fuori della loro vita in ogni caso, dopo essere servita al suo scopo.

    Katerina era impegnata a ricercare alcune diverse sete colorate, cercando di decidere quale meglio corrispondesse ai suoi gusti. Elijah era fuori da qualche parte, ad assaggiare alcuni dei vini esotici portati da tutti i mari dai mercanti stranieri. Klaus stava guardando Caroline mentre camminava verso l'altro lato della bancarella, dove c'erano alcune collane e bracciali in mostra. Lei toccò alcune delle collane prima di prendere un braccialetto e metterlo accanto al suo polso. Era una catena d'oro, con un piccolo zaffiro blu in mezzo.
    « Quanto vuoi per il braccialetto? » chiese Klaus al commerciante. Gettò alcune monete bronzee in direzione dell'uomo.
    « Oh no, va bene, » disse Caroline, rimettendolo al suo posto.
    « Se ti piace allora l'avrai, love », dichiarò Klaus. Prese il braccialetto e lo allacciò sul suo polso. Caroline rabbrividì mentre le punte delle sue dita accarezzavano la pelle del suo braccio. « È bello vederti sorridere per la prima volta, oggi. »
    Caroline gli fece uno sguardo d'intesa. « Io non sono come lei, » disse, indicando la doppelganger. « Non posso essere comprata con dei regali. »
    « È sempre stato quello, il punto. Non sei per nulla come lei. Ecco perché... » Klaus si interruppe, guardandola sbalordito, tutto ad un tratto.
    « Non sono come tu mi vuoi? » chiese lei.
    Klaus stava lì davanti a Caroline, guardandola con lo sguardo più strano che lei avesse mai visto sul suo volto. Come se le fosse cresciuta una seconda testa o qualcosa del genere. Caroline trattenne il respiro, in attesa che Klaus finisse la frase. Le sue labbra si aprirono mentre iniziò a parlare di nuovo.
    « Caroline! » Katerina la stava chiamando alle sue spalle. Caroline si voltò verso la doppelganger. « Non riesco a decidere quale colore sia meglio. Mi aiuti? »
    Caroline sorrise e annuì a malincuore. Ogni ragazza ha bisogno di un partner per lo shopping, evidentemente alcune cose non cambiavano mai. Si voltò di nuovo verso Klaus, ma se ne era andato, sparito tra la folla. Caroline aggrottò la fronte e si avvicinò al punto in cui Katerina si trovava. Non era davvero concentrata, mentre Katerina continuava a divagare a proposito di quale blu sarebbe stato meglio con i suoi occhi, o quale blu Klaus avrebbe voluto di più; Caroline era sua cugina, quindi non poteva non sapere... bla bla bla.

    I suoi occhi si spostarono sulla folla, alla ricerca di Klaus. Dove era corso? Perché era scappato, innanzitutto? Klaus non era un corridore. Che cosa era stato sul punto di dire e perché questo la preoccupava così tanto? Caroline ripensò a quel momento più e più volte nella sua testa, mentre i suoi occhi continuavano la ricerca.
    In quel momento vide un volto familiare. Li aveva visti solo una volta, tempo prima, nel solarium di Elijah, quegli occhi neri che le avevano riservato uno sguardo quasi mortale. Era il lupo mannaro, quello che aveva minacciato di ucciderla. Un po' di argento rifletté la luce del sole e Caroline vide all'estremità del bagliore una lama tagliente, nella parte interna del giubbotto dell'uomo.
    Fu presa dal panico, ma poi si rese conto che gli occhi del lupo mannaro non si erano fermati su di lei: erano fissi su Katerina. La bugia di Elijah non aveva funzionato. L'uomo aveva detto che sapeva che la doppelganger aveva "i capelli corvini". Aveva riconosciuto Katerina. Il panico aumentò di nuovo nel petto di Caroline. Non sembravano esserci altri lupi o nemici in vista. Dov'era Klaus? O Elijah?
    Ma era troppo tardi. L'uomo si lanciò in avanti. Caroline non ebbe nemmeno il tempo di pensare, mentre balzò in avanti, ostacolando il percorso del pugnale. Non poteva lasciarlo uccidere Katerina. Non aveva più la sua forza di vampiro o la sua velocità, ma aveva avuto il vantaggio di vedere l'attacco. Spinse Katerina fuori strada e si preparò alla sensazione del coltello affondato nella sua carne.
    Invece, si sentì gettare all'indietro. Il suo corpo rotolò nell'aria e le sue braccia colpirono il terreno duro mentre si schiantò contro una delle bancarelle. Il legno si ruppe e si frantumò intorno a lei; sentì un forte dolore al braccio mentre rimbalzava sulla sporcizia.
    La sua testa scattò su e là vide Klaus, la daga del lupo mannaro affondata nella sua spalla, il sangue che gocciolava dalla bocca. Il lupo stava trattenendo il braccio mentre del sangue sgorgava da esso. In una macchia indistinta di spostamento, Klaus rimosse il pugnale in modo rapido ed lo piantò nel cuore dell'uomo. Lui urlò di dolore e si accasciò a terra, il suo sangue fuoriusciva, mischiandosi con la sporcizia e il colore marrone sulla strada.



    ***



    Tutti sulla strada avevano assistito alla violenza. Caroline pensava che sicuramente ci sarebbero conseguenze, ma come scoprì, in quanto nobiluomo, Klaus poteva fare quello che voleva. Lui ed Elijah avevano rivendicato la difesa e l'intero evento era stato minimizzato dalle autorità. In realtà, gli spettatori avevano apprezzato l'intrattenimento. Il corpo dell'uomo-lupo era stato trascinato via e loro quattro lasciarono la fiera per andare a casa il più presto possibile.
    Elijah aveva fatto in modo che Katerina fosse costretta a dimenticare gli eventi che aveva visto e poi la soggiogò affinché dormisse, posandola dolcemente nella carrozza.
    Klaus era coperto di sangue, ma il suo probabilmente era già guarito. Caroline sedeva in silenzio, mentre i fratelli discutevano su quello che si sarebbe dovuto fare.
    « Mikael avrà le sue spie, ammesso che non siano già qui, che hanno visto Katerina, che hanno visto Caroline e che porteranno Mikael direttamente a te! » Elijah provò a ragionare. « Dobbiamo andarcene. »
    « Non possiamo andarcene, » dichiarò Klaus. « È troppo tardi per questo. Mikael ci seguirà ovunque andiamo. La nostra casa qui. È il posto più sicuro in cui possiamo stare. »
    « E i cacciatori? Questo non sfuggirà alla loro attenzione. Le voci si diffonderanno. »
    « Non sono preoccupato per alcuni cacciatori umani di vampiri, Elijah! » ringhiò Klaus.
    « Niklaus, forse dovresti... » Klaus alzò la mano, su fino a Elijah, ponendo fine alla discussione.
    Si voltò verso Caroline, prendendole il braccio delicatamente. Caroline sibilò di dolore mentre le sue dita pungolavano sia il suo avambraccio che il gomito, che ora stavano assumendo una tonalità nero-bluastra.
    « È rotto », disse. Si morse il polso e lo offrì a lei. Caroline si chinò in avanti, pronta ad accettare il sangue, ma poi si tirò indietro di nuovo e scosse la testa. « Caroline ... hai bisogno di guarire. »

    Tutto quello che devi fare è morire, le parole di Gretchen le tornarono di nuovo in mente. Era quasi stata uccisa laggiù in strada. Il coltello nel suo cuore avrebbe significato la sua fine, di sicuro. Non ci aveva nemmeno pensato, in quel momento. Sapeva che avrebbe fatto molto male, ma dal momento che era stata pugnalata e torturata cosi tante volte, un coltello nel petto era quasi uno scherzo.
    Se fosse morta, questo sarebbe significato la fine di tutto, si rese conto in ritardo. Qualcosa formicolava nella sua mente. Questa non sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe sfiorato la morte perché stupidamente si era precipitata in avanti, perché sicuramente non era la prima. Se fosse morta con sangue di vampiro in corpo, non sarebbe morta a tutti gli effetti. Sarebbe stata in transizione.
    « Non posso avere il tuo sangue dentro di me. Non posso rischiare di trasformarmi ancora prima di aver sistemare tutto, » disse.
    « E che cosa ho detto io? Ho detto che vorrei trasformarti io stesso. È troppo pericoloso per te essere umana. Soprattutto da quando sei corsa di fronte a quella daga senza nemmeno un pensiero per te stessa! » La voce di Klaus stava lentamente crescendo. « A che cosa stavi pensando, si può sapere? »
    « Non potevo lasciarla morire, Klaus. E non potevi nemmeno tu. » Non ancora in ogni caso, aggiunse nella sua testa. « Hai bisogno di lei e noi abbiamo un accordo. »
    « L'accordo non importa, » ribatté. « Dovresti preoccuparti di tenere al sicuro te stessa. Non la doppelganger! » Fece una pausa, guardando fuori dalla finestra, la mascella si contrasse a causa dei suoi pensieri. « Ti do un giorno. Un giorno per capire perché sei di nuovo umana e correggerlo o ti trasformerò io stesso. »
    Caroline lo guardò male. « Dovrai passare sul mio cadavere. »
    « Questo, » disse Klaus, « è esattamente quello che sto cercando di evitare. »



    ***



    Caroline era distesa sul letto, quella notte. Il suo braccio la stava uccidendo. Non c'erano antidolorifici nel medioevo. Cercò di addormentarsi, ma non fu di alcuno aiuto. Aveva solo troppo dolore al braccio. Forse avrebbe dovuto lasciare che Klaus la guarisse.
    Non sapeva perché si stava comportando in modo ostinato a riguardo. Poteva solamente accettare il suo sangue, guarire, e promettere se stessa che sarebbe stata molto, molto attenta a non farsi ammazzare. Come se i suoi pensieri lo avessero convocato, Klaus varcò la porta. Lei chiuse gli occhi in fretta e fece finta di dormire.
    « So che sei sveglia, love, » disse « Posso sentire il cambiamento del tuo battito cardiaco. Ti tradisce. »
    « Dannazione! » I suoi occhi si spalancarono. Klaus era in piedi sopra di lei e la guardava. Riusciva a malapena a vederlo nel buio della stanza, ma capì che stava sorridendo. « Come sta Katerina? Elijah è ancora arrabbiato? »
    « Elijah ha portato la doppelganger nelle sue stanze, al sicuro, e si rifiuta di parlare con me per il momento » rispose. « Come è il tuo braccio? »
    « Sta bene » mentì.
    Klaus ridacchiò. Girò intorno, verso l'altro lato del letto, e si mise accanto a lei. Si sistemò al suo fianco, sulla schiena, voltando il viso verso di lei. Lei imitò la sua posizione, fronteggiandolo, tenendo il braccio rotto su petto, con fare protettivo.
    « Bugiarda » disse.
    « Beh, sei sveglio » scherzò lei.
    « Non capisco perché non mi permetti di guarirti. O di trasformarti di nuovo. Non capisco perché credi sia un problema. »
    « Tutta questa situazione è già abbastanza complicata senza costringermi a trasformarmi ancora » rispose lei.
    « Caroline, non vuoi essere di nuovo un vampiro? »
    I suoi occhi si spostarono su e giù, di nuovo. Sospirò. « Non lo so, » rispose lei, « Stefan ha sempre detto che gli mancava la sua umanità più di ogni altra cosa al mondo. Che se avesse avuto scelta non si sarebbe mai trasformato. Mi ero rassegnata a essere un mostro per l'eternità, una volta superato lo shock iniziale. Quando la vita ti offre limoni, no? »
    « E chi è questo Stefan? »
    Caroline sorrise, sentendo una punta di gelosia nella domanda di Klaus. « Era...tipo... il mio mentore-vampiro. Mi ha aiutato quando nessun altro avrebbe potuto » disse. « E tu? Hai mai desiderato di essere di nuovo umano? »
    Klaus sbatté le palpebre e voltò la testa lontano da lei, fissando il soffitto. « No. Da essere umano ero debole e impotente. Sarei diventato un lupo col tempo, ma anche allora sarei morto presto » rispose. « Presto sarò invincibile. »
    Caroline osservò Klaus nel buio, il modo in cui la mascella si era serrata e le sue sopracciglia aggrottate mentre gli aveva dato la sua risposta. Centinaia di anni di dolore e di insicurezza si erano annidati dentro di lui. L'insicurezza era qualcosa capiva molto bene. Anche da un vampiro originale, lui ancora non si sentiva sufficiente. I suoi occhi fissavano il soffitto, perso in qualche ricordo o pensiero.
    « Ehi, » disse Caroline raggiungendo il suo volto e facendo scorrere le dita lungo tutta la sua mascella, cercando di riportarlo da lei.
    Lui la guardò, ruotando tutto il suo corpo verso di lei e afferrando il suo viso con le mani. I suoi occhi brillavano di ossidiana nella debole luce lunare proveniente dalle finestre. Caroline riconobbe quello sguardo; lo stava iniziando a conoscere molto bene. Lui la voleva.
    Sentì il desiderio fiorire dentro di lei. Era pazzesco come un suo solo sguardo fosse sufficiente a farle perdere ogni ragione. Come si erano intensificate le cose così in fretta? Era davvero passata solo una settimana da quando lei lo aveva considerato il suo peggior nemico? Ora tutto quello che riusciva a pensare era strappare i vestiti dal suo corpo e di perdersi nel suo tocco.
    Tuttavia, il dolore per suo braccio che aumentava ogni volta che cercava di muoversi verso di lui era sufficiente per farla emergere dai suoi pensieri lussuriosi.
    « Stai bene? » le chiese quando trasalì.
    « Non credo di farcela stasera, » rispose.
    « Lo so, » disse lui. « Va tutto bene. Dormiremo. »
    Caroline sorrise, anche se era un po' delusa che lui non avrebbe più cercato di convincerla. Onestamente, lei probabilmente avrebbe accettato.
    Klaus continuò ad accarezzarle la guancia, tracciando delle linee del suo viso con la punta delle dita. Ben presto, i suoi occhi si fecero pesanti e lei scivolò in un sonno profondo.



    ***


    Caroline si svegliò di nuovo. Era in un sotterraneo. Sentiva la testa dolorante e intontita. Come era arrivata lì? I suoi occhi si concentrarono su qualcuno accasciato davanti a lei. Era Tyler, incatenato al muro, svenuto sul pavimento freddo. Il panico aumentò nel suo petto. Cercò di alzarsi e raggiungerlo, ma fu trattenuta dalle sue stesse catene. Tirò le manette finché i suoi muscoli non iniziarono a bruciare e la pelle dei polsi ad arrossarsi per il continuo sfregamento, ma fu tutto inutile.

    La luce del sole entrava attraverso le finestre sbarrate, vicino il retro della stanza. Era ancora giorno, il sacrificio non era ancora compiuto. Elena era al sicuro? Certamente Stefan sarebbe ancora con lei. Lei sorrise a se stessa; lei era quella incatenata ed era lo stesso preoccupata se Elena stesse bene o no.

    Improvvisamente udì un suono metallico venire dalla porta. La sua testa scattò in direzione del rumore. Il suo respiro si bloccò in gola mentre aspettava di vedere chi sarebbe apparso da dietro l'angolo. Una figura scura si fermò sulla soglia. Non riusciva a distinguere il loro volto. Non aveva un odore umano e non sentiva nessun battito cardiaco, quindi non avrebbe potuto essere una delle streghe.
    « Damon? Stefan? » Sperava. Fosse qualcuno era venuto a salvarla?
    « Le mie scuse, love »



    Si svegliò di soprassalto, mettendosi a sedere completamente, agitando le braccia.
    « Ah, maledizione! » Gridò mentre il suo braccio rotto protestò per il movimento improvviso. Lei lo strinse di nuovo al petto, sentendolo pulsare per il dolore. Una piccola lacrima scivolò giù dai suoi occhi. Faceva un male cane.
    Appoggiò la schiena all'indietro e cercò di respirare, nonostante il dolore, e di far concentrare la mente su qualcos'altro. Aveva avuto un altro di quei sogni, di cose che erano già accadute. Ma a differenza del sogno con Elena, questo era avvenuto veramente. Era un ricordo. Come il sogno che aveva avuto su Alaric, nel corridoio della scuola. Questo particolare sogno era un ricordo di quando si era svegliata in cantina con Tyler, prima del sacrificio. Klaus aveva rapito entrambi per utilizzarli per il sacrificio, fino a quando Damon non era entrato e li aveva liberati.
    La sua bocca si contorse in un'espressione di leggero divertimento. Aveva dimenticato che Klaus aveva tentato di ucciderla prima ancora che si fossero addirittura incontrati. Accidenti, se solo avesse potuto dirgli degli eventi futuri.
    Le sarebbe davvero piaciuto rinfacciargli quel particolare ricordo per un po'.
    Caroline ridacchiò della sua stessa battuta, saltando giù dal letto per vestirsi. Il dolore al braccio ora si era affievolito, trasformandosi in un dolore sordo.
    Mentre si faceva strada giù per le scale, verso la sala da pranzo, poteva sentire risate e ridacchi provenienti dal cortile.
    « Dovreste prendermi! » Caroline poteva sentire risolini giù nel cortile sottostante.
    « Ma allora la partita sarebbe finita. »
    Elijah era nel cortile, intento ad inseguire Katerina mentre lei saltellava e girava lontano da lui. Caroline si fermò, e si nascose sulla soglia della porta, a guardarli. Elijah rideva e sorrideva calorosamente a Katerina mentre loro due fermarono il loro gioco e si misero a sedere su una delle panche di pietra. Se Caroline fosse stata ancora un vampiro, sarebbe stata in grado di ascoltare ogni parola della loro conversazione, ma come un essere umano non ci riusciva. Le loro voci erano troppo bassi. Li osservò interagire.
    Elijah era seduto molto vicino a Katerina, e la osservava e ascoltava con attenzione. Qualcosa nel modo in cui erano seduti riscaldò il cuore di Caroline.
    Non aveva mai visto Elijah così a proprio agio, così naturale.
    Ma ben presto, l'atmosfera fu interrotta. Klaus apparve e loro due si separarono. Caroline osservò Klaus portare via Katerina, mentre Elijah rimase a guardare.
    Cercò di ignorare la lieve fitta di gelosia quando vide Klaus mettere un braccio intorno alla ragazza, portandola via con lui. Ma non era l'unica.
    Il suo sguardo scattò a Elijah e vide l'espressione sconsolata sul suo volto. Allora se ne rese conto. Elijah provava qualcosa per Katerina! Caroline voleva schiaffeggiarsi. Ma certo! Così aveva molto più senso! Elijah era sempre così gentile con lei, così attento e premuroso. Caroline uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò a lui.
    « Anche tu, eh? » Disse avvicinandosi ad Elijah. Lui alzò lo sguardo verso di lei.
    « Che cosa hai detto? »
    Caroline studiò il suo volto. Vide lo sguardo triste lasciare i suoi occhi e la sua espressione diventare di nuovo quella più calmo e neutrale dell'Elijah che aveva imparato a conoscere. Quell'uomo era sicuramente nella fase della negazione.
    « Fa male vedere qualcuno che ti piace stare con qualcun altro » disse. Conosceva quella sensazione fin troppo bene. Si trovava a sperimentarla giusto in quel momento. Anche se sapeva che Klaus non provava dei sentimenti per la doppelganger, ancora le faceva venire il voltastomaco pensare a lui insieme a lei.
    Caroline scacciò quel pensiero dalla sua mente. Non aveva alcun diritto su Klaus, non le avrebbe davvero dovuto importare.
    « Katerina appartiene a Niklaus, » disse Elijah. « Ho sempre saputo che sarebbe stato così. »
    « Ma non deve », azzardò Caroline. « Lei non deve morire. Sono sicura che ci sia un incantesimo o qualcosa che Gretchen possa preparare che riesca a salvarle la vita. »
    Elijah scosse la testa. « Non ho mai sentito niente di simile prima d'ora. »
    « Beh, vale la pena provare. Basta chiederle di esaminare la questione. Te ne pentirai se non lo farai. »
    Elijah ridacchiò. « Sei molto persistente. Molto bene. Chiederò a Gretchen a riguardo. »
    Caroline gli fece un sorriso luminoso. « Bene. Ora andiamo mangiare qualcosa perché io... »
    All'improvviso inciampò in avanti, con le mani strette sullo stomaco. Elijah si lanciò in avanti per afferrarla mentre le sue ginocchia cedettero.
    « Caroline? Stai bene? » chiese.
    « Sì, » deglutì, « Ho solo sentito un capogiro per un secondo. »
    La sensazione di vertigine la colpì di nuovo, più forte questa volta: una forza sconosciuta dilagava dentro di lei. Crollò completamente tra le braccia di Elijah. Era come se tutta l'energia fosse stata risucchiata al di fuori di lei; riusciva a malapena a tenere la testa o gli occhi aperti. In lontananza sentiva Elijah chiamarla mentre la teneva tra le braccia. Un milione di facce balenarono davanti ai suoi occhi: Elena, Tyler, Matt, Bonnie.
    Vide il primo giorno del penultimo anno, quando Elena era entrata ed il suo sguardo così triste per i suoi genitori. Vide Stefan. Vide Damon e il suo ghigno malvagio. Vide Matt. Vide Tyler, che guidava accanto a lei, che piangeva per il dolore, perdendo il controllo della sua auto.
    Vide Katherine, in piedi sopra di lei, con quei capelli ricci che sembravano così fuori luogo. Elena? No.
    Sentì la scia dell'oscurità farsi strada in lei, non riusciva a respirare. I suoi polmoni imploravano aria, ma lei era troppo debole e non ci sarebbe riuscita.
    Ansimò forte, l'aria riempì i polmoni e poi sentì freddo.
    « Caroline, » chiese Elijah, la sua voce perfettamente chiara.
    Caroline lo guardò negli occhi, i suoi angelici, saggi occhi che sembravano sapere tutto e sorrise. Gli occhi di Elijah furono l'ultima cosa che vide prima che il suo mondo si oscurasse e tutto cadde lontano da lei.


    TBC
     
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