Timeless di Marvelouskatie

Vampire Diaries

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  1. kasumi
     
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    Capitolo 8



    « Caroline? Caroline? »

    « Huh? » disse Caroline in silenzio, scuotendosi dai suoi pensieri. Stava pensando ai suoi sogni della notte prima. A proposito di Klaus. La stavano ossessionando tutta la mattina. Prima di scendere a fare colazione, aveva controllato l'ingresso alla cripta che aveva trovato la sera prima. Era stato completamente sigillato.

    Alzò lo sguardo verso Elijah, che le aveva parlato. Lui la stava guardando in attesa, aspettando che gli rispondesse.
    « Scusami », disse, « che cosa hai detto? »

    « Ho detto che sto andando in città oggi e ti ho chiesto se ti piacerebbe accompagnarmi », ripeté, « ho pensato che ti piacerebbe avere la possibilità di vedere un po' della vita al di fuori del castello. Dopo tutto, non sei di queste parti, giusto? »

    « Sì, sembra bello, grazie. » Caroline apprezzò la prospettiva di stare con persone semi-normali.

    Ne aveva avuto abbastanza dei vampiri e dei loro dipendenti, e il mondo esterno sarebbe stato certamente più interessante che essere rinchiusa nella sua stanza tutto il giorno.

    Dopo la colazione, Caroline si diresse fuori con Elia. Non c'era alcun segno di Klaus quella mattina. Caroline si chiese se non stesse soffrendo per i postumi della più grande sbornia in assoluto, considerando quante bottiglie di vino che aveva bevuto tutta la notte prima. Elijah si fermò davanti alle stalle e lei si accigliò quando si rese conto che avrebbe dovuto andare di nuovo a cavallo.

    « Dobbiamo davvero insegnarti a cavalcare », disse Elijah mentre aiutava Caroline a montare sul cavallo, salendo dietro di lei.
    Elijah non invase il suo spazio come Klaus avrebbe fatto. Lui non avvolse il suo braccio intorno alla sua vita e non la tirò contro il suo corpo. Quando partì, lei sobbalzò, sorpresa, sentendosi meno sicura di come lo era stata l'ultima volta che aveva cavalcato un cavallo.
    Nel frattempo, Klaus osservava dalla sua finestra, fissando, mentre Elijah se ne andò con Caroline.



    ***



    La città non era come Caroline aveva previsto. Anche se sapeva che era sbagliato, si era immaginata la Londra dei giorni moderni, o almeno la Londra moderna che aveva visto in foto.

    Non era come se fosse mai stata effettivamente lì. Stava pensando a Trafalgar Square, con le sue luci e le auto intorno. Stava immaginando taxi neri e stazioni della metropolitana e poliziotti con buffi cappelli. Ma tutto nel 1492 era diverso. Tranne forse i buffi cappelli.

    Ma la città era ancora viva con la stessa energia e lo stesso entusiasmo che probabilmente possedeva nel suo tempo. Invece di automobili rumorose, c'erano cavalli e carri. Gli agricoltori e macellai gridavano dai negozi, invitando i clienti ad acquistare i loro prodotti.

    Dei martelli risuonavano contro il metallo mentre i fabbri forgiavano le spade in acciaio. C'era odore di pane fresco nell'aria. I bambini correvano e ridacchiavano attorno al cavallo, mentre Elijah e Caroline trottavano in città. Lui si fermò in una delle bancarelle, aiutando Caroline a scendere, e lanciando una moneta in ottone a un ragazzino per tenergli d'occhio il suo trasporto.

    « Allora, per che cosa siamo qui? » chiese Caroline, seguendo Elijah tra la folla.
    « È il compleanno di Klaus fra due giorni. Faremo una festa al castello. »
    Caroline seguì Elijah in giro, mentre correva per le sue commissioni, portandola nei luoghi della città. Sembrava folle, ma anche del XV secolo Londra aveva più entusiasmo di Mystic Falls.
    « Un fiore per la principessa? »
    Caroline abbassò lo sguardo e vide una piccola bambina sporca, con un cesto di fiori sul braccio, stringendo un papavero rosso verso lei. Diede alla piccola cara un caldo sorriso.
    « Oh, grazie, ma... »
    « Sei qui, tesorino », Elijah si avvicinò e offrì alla ragazza una moneta, in cambio del fiore. Dopo aver guadagnato i suoi soldi, la minuscola ragazza fuggì per trovare il suo prossimo cliente. Elijah si voltò verso Caroline, il fiore in mano e lo alzò fino a metterlo dietro il suo orecchio.
    Caroline sorrise imbarazzata. « Grazie », disse. « Allora... hai già preso un regalo per Klaus? »

    Elijah si schiarì la gola. « No, ma ripeto, ha già ricevuto il regalo perfetto », Caroline gli diede uno sguardo confuso. Lui sorrise e rispose: « La doppelganger. »

    « Oh ... giusto », disse Caroline. Continuava a dimenticare tutto questo. « Credo che sia un bel regalo. »

    « In effetti. »
    Camminavano in silenzio per un po'. Caroline allungò la mano e si sistemò il fiore nell'orecchio.
    « Hai fratelli o sorelle, Caroline? Mi rendo conto che io non so molto di te. »

    Quella era un'altra cosa che Caroline tendeva a dimenticare. Elijah non conosceva la sua vera identità. Solo Klaus ne era a conoscenza, e lui l'aveva convinta che sarebbe stato un male se Elijah l'avesse scoperto.
    « No. Sono figlia unica », rispose lei.
    « I tuoi genitori sono ancora vivi? »

    « Si, lo sono », rispose, « ma non hanno idea che io sia un vampiro. Beh, mia madre lo sa, ma mio padre no. Non riesco nemmeno a immaginare come reagirebbe se lo scoprisse. »

    « Sei una brava donna, Caroline », disse Elijah, « Sono sicuro che vedrebbero che la stessa bontà esiste ancora in te. »

    Caroline sorrise. « Grazie. Ma sono sicura non ha più importanza ora. Probabilmente non potrò nemmeno vederli mai più. »
    Erano di nuovo al cavallo ora, Elijah ringraziò il ragazzo che aveva tenuto d'occhio su di esso, e sciolse le redini dal paletto.
    « Caroline ti assicuro che Klaus è un uomo di parola. Finché tieni fede alla tua parte dell'accordo, lui ti riporterà a casa. »

    Lei gli diede un altro debole sorriso mentre lui la issò in sella e si arrampicò dietro di lei. Forse Elijah aveva ragione, Klaus avrebbe mantenuto la sua parte dell'accordo, ma non c'era modo possibile in cui Caroline avrebbe potuto conseguire la sua.



    ***



    Klaus stava aspettando quando vide il ritorno di Elijah e Caroline. Si precipitò giù per le scale dalla sua stanza e uscì fuori al cortile, incontrandoli mentre tornavano. Avevano preso la parte migliore della giornata.
    « Dove sei stato? », ringhiò come Elijah smontò.
    « In città, facendo i preparativi per la tua festa di compleanno », rispose il fratello. Elijah raggiunse Caroline per aiutarla a scendere, e lei cadde volentieri tra le sue braccia. Klaus sogghignò alla vista delle mani di Elijah sulla sua vita.
    « Non hai mai detto che l'avresti portata. »

    « Ho pensato che a Caroline sarebbe piaciuto » cominciò a rispondere Elijah, ma Caroline si mise in mezzo e si difese.

    « Scusami, tu non mi possiedi. Volevo vedere la città! Non volevo stare qui nel castello per tutto il giorno, annoiandomi con i miei pensieri maledetti! »
    Klaus fece un passo verso di lei. « Non è saggio che tu stia fuori. Non sai come gestirti. »
    « Posso gestirmi benissimo, grazie », disse, facendo un altro passo verso di lui.
    « Se volevi uscire dal castello, sarei potuto venire con te. »
    « Beh, Elijah me l'ha chiesto, tu no. »
    « Beh, non sapevo che stavi così tanto male qui. »

    « Certo che sto avendo un brutto periodo qui. Sono una dannata prigioniera! Un secondo sei gentile con me e l'altro stai minacciando di uccidermi. Mi dispiace se non riesco a tenere il passo! »
    « Oh, ma va perfettamente bene se Elijah ti minaccia? Perché sono sicuro che mio fratello, gentile come sempre, lo fa in modo affascinante ed è difficile dire se ti minaccia o ti seduce. »

    Caroline sentì le guance in fiamme all'idea che Elijah stesse cercando di sedurla. Nessuno dei due aveva anche notato che Elijah aveva già fatto la sua fuga. Ripensò alla prima parte della giornata, quando lui le aveva comprato il fiore, e la sua mano era andata inconsciamente al suo orecchio.
    « Beh, è meglio che comandare tutti quelli intorno a te, intimidendoli fino alla loro ultima energia. Pensi che questo renderà le persone simili a te? Ti concederà una sorta di fedeltà? »

    Klaus la guardò in cagnesco. « Bene. Se è quello che pensi di me... »

    Prima che Caroline avesse la possibilità di reagire, lui la tirò su per un braccio, trascinandola nel castello. Caroline combatté e lottò contro di lui, urlando contro di lui per tutta la strada, ma era inutile. Klaus era arrabbiato e la sua forza non era nulla contro quella di lui. Raggiunse la sua stanza e la gettò dentro, rinchiudendola. Caroline sbatté i pugni contro la porta, urlandogli dall'altro lato.
    « Oh avanti! Basta chiudere tutti in bare, nelle camere o nelle prigioni. È quello che sai fare meglio. »



    ***



    Un'ora dopo, Caroline aveva finalmente smesso di urlare. Klaus poteva ancora sentirla dalla sala da pranzo mentre beveva la sua cena. Aveva devastato il collo e le braccia di una povera ragazza nella sua collera, prosciugandola e buttandola a terra. Elijah sedeva pochi posti di distanza, sorseggiando un calice di sangue unito a del vino. Pensò che fosse meglio non punire suo fratello al momento.

    Klaus schioccò le sue labbra al sapore del sangue, sorridendo in maniera macabra. « Finalmente si zittisce », disse, schioccando le dita per far si che un altro servo si inginocchiasse davanti a lui.
    La ragazza successiva, tremando, si sedette sulla sedia accanto a lui, prima che Klaus averla costretta a tacere e a trascinarla sulle sue ginocchia. Affondò le sue zanne nel collo e cominciò a bere ancora una volta, assaporando il sapore del suo sangue nella sua bocca. Era delizioso e dolce, ma non dolce come...

    Klaus ringhiò e gettò via la ragazza. Lei gridò non appena atterrò sul pavimento duro. Non poteva anche godere un pasto senza pensare a Caroline. Dannazione a lei!

    « Portatela via, fatela ripulire », ordinò Klaus agli altri domestici. Essi andarono in avanti a tentoni, sollevati dal fatto che erano riusciti a fuggire dal suo temperamento, per il momento.
    Elijah si alzò per seguirli. « È meglio che vada ad ammaliarli. »

    « Bene », ringhiò Klaus. Elijah lo lasciò solo nella sala da pranzo.

    Con le orecchie tese, sentì Elijah in cucina con la servitù, mentre guariva la ragazza che aveva aggredito e costringendo tutti quanti. Poi ordinò che una coppa di sangue fosse portata a Caroline. Era un pensiero premuroso da parte di Elijah. Klaus lo odiò per questo.

    Spostò la sua attenzione su Caroline. Poteva sentirla, nella sua stanza, se ascoltava molto attentamente. Stava passeggiando intorno, ansimando di rabbia. La sentì fermarsi mentre il servo la raggiunse e le offrì il sangue. Caroline ringraziò la donna e le disse di ringraziare Elijah, poi la porta si chiuse e venne bloccata di nuovo.
    Klaus aggrottò la fronte. Lei lo faceva impazzire. Tutto ciò che riusciva a pensare erano le sue parole. Bloccare tutti. È quello che sapeva fare meglio. Gli ricordava troppo Mikael.



    « Hai troppa paura che se ne andranno », aveva detto Mikael, più di cento anni fa, il giorno in cui aveva scoperto il piccolo trucco pugnale, « se sapranno tutti i tuoi piccoli sporchi segreti. »

    « Dovresti sapere una cosa o due riguardo ai segreti sporchi », sogghignò Klaus. « Io sto facendo quello che deve essere fatto. Per tenerli al sicuro da te. »

    « Ha! », rise Mikael. « Si tratta sempre di te, Niklaus. Da quando sei diventato un vampiro. Hai costretto e torturato e manipolato la lealtà di tutti. Nessuno sceglie di rimanere. Lo fanno perché hanno paura di te. È questo che vuoi ragazzo? Io posso essere sempre il cattivo nella tua mente, ma tu sei molto, molto più un mostro di quanto io potrei mai sperare di essere. »



    Note della Traduttrice

    Stranamente non ho note per il capitolo. Voglio solamente scusarmi con voi per il ritardo, ma tra il fatto di continuare a tradurre e di coordinarmi con il nuovo orario scolastico, non ho avuto un minuto libero. Spero di fare prima per i prossimi aggiornamenti. :)





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    Capitolo 9
    *** Capitolo 9 ***

    Capitolo 9



    Caroline giaceva nel suo letto, fissando il soffitto. Il fatto che non c'erano orologi nel medioevo significava che non aveva idea del tempo che passava. Il sole era tramontato, forse poche ore fa, così suppose che fossero circa le nove o le dieci.

    Giaceva lì, giocando con la sua collana, che si trovava sul petto, la sua una connessione a casa, l'unica cosa che le dava conforto in questo momento. Chiuse gli occhi e pensò a quello che avrebbe fatto in quel momento se fosse stata di nuovo a Mystic Falls, nel presente. Forse sarebbe stata in giro con Elena e Bonnie. Al Grill. O magari con Tyler. Aveva passato del tempo con lui ultimamente. Era stato un buon amico per lei dopo che tutto era finito con Matt. Elena e Bonnie erano le sue migliori amiche, ma erano così prese dai propri drammi, che a volte si dimenticavano di chiederle dei suoi.

    Si chiese che cosa stessero facendo tutti loro adesso. Se Bonnie stesse cercando di capire qualche magia, se Stefan era sfuggito a Klaus ed era tornato da Elena, diavolo, si chiese anche se Damon stesse bene o no. Sentì la serratura della sua porta scattare e si mise a sedere. La grande porta si aprì lentamente e vide Klaus in piedi sulla porta. Lei aggrottò la fronte. Era l'ultima persona che voleva vedere. Era stanca di lui e dei suoi sbalzi d'umore e del suo comportamento da maniaco del controllo.

    « Vattene », disse, andando indietro e allontanarsi da lui.
    « Alzati, vieni con me », disse.
    « No! »
    « Caroline, per favore. Vieni con me. »

    Qualcosa nel modo in cui disse il suo nome, e pronunciò “per favore”, le fece riconsiderare la sua reazione. E lei lo odiò per questo. Con un profondo sospiro si sedette di nuovo e si voltò verso di lui. Se ne stava lì, sulla soglia, aspettando che lei venisse avanti.

    Lei socchiuse gli occhi su di lui, cercando di pensare a come appariva, indietro, a Mystic Falls. Di quella notte e del sacrificio. Ma non riusciva a immaginarselo.

    Tutto quello che poteva vedere era Klaus, in piedi nella sua porta, in pantaloni neri e camicia bianca, legato al colletto, come se fosse uscito da una fiaba. Solo che lui appariva normale per lei in questo modo. Immaginarlo in giacche di pelle e jeans le sembrava strano. La sua percezione complessiva era spenta.

    Scese lentamente dal letto e fece scivolare i piedi in un paio di ciabatte che aveva lasciato accanto al suo giaciglio. Seguì Klaus mentre egli si allontanava dalla sua porta, in fondo al corridoio, e nella notte.

    Sembrava che si fossero trascinati per chilometri, attraverso la foresta. La luna era appena un frammento sospeso nel cielo. Né Klaus Caroline né dissero una parola. Sembrava essere diventata una loro cosa, le lunghe e silenziose passeggiate tra i boschi. No, pensò Caroline. Loro non avevano “cose”. Non erano amici o qualsiasi altra cosa.

    Klaus era crudele, meschino ed egoista e aveva alcune incasinate questioni familiari. La scorsa notte, quando avevano parlato sotto il castello, pensava di aver visto dell'umanità in lui, ma era stato uno scherzo. Era ubriaco. Questo non era il vero lui. Il vero lui era un uomo che oggi le aveva urlato contro, assolutamente senza motivo. L'uomo che l'aveva rinchiusa nella sua stanza mentre torturava servi innocenti; ecco era chi era veramente.

    « Ok, basta! » gridò. Klaus si voltò verso di lei, fissandola, in attesa che continuasse. « Io non ce la faccio più. Voglio tornare a casa ed stare solo a letto. »
    Klaus fece un sorrisetto, ma ovviamente Caroline aveva mancato la battuta.
    « Cosa? » sbottò lei.
    « Niente, love », disse Klaus, « e comunque, siamo arrivati. »

    Caroline alzò gli occhi e si guardò intorno. Non si era nemmeno accorta di ciò che la circondava. Era come se il luogo in cui erano fosse apparso dal nulla, come per magia. Si fermò in mezzo a un gruppo di rovine. Tutto intorno a lei c'erano vigneti che sfioravano e coprivano ogni superficie. Statue antiche, persone senza braccia o gambe, vegliavano sulle rovine, sollevando le loro spade o qualsiasi arma che avevano lasciato in aria. C'erano arcate che non portavano da nessuna parte, tranne che nella stanza accanto all'aria aperta. I grandi mattoni bianchi delle pareti rotte erano alti e fieri, mantenendo le storie della storia che avevano visto nelle loro crepe.

    « Ho trovato queste rovine quando ci siamo trasferiti qui, quasi 200 anni fa », disse Klaus. Caroline fece un giro, lasciando che le sue dita accarezzassero le pietre fredde. « In quel momento Rebekah era ancora viva. Ma non ho mai detto a nessuno dei miei fratelli di questo posto. »

    Caroline guardò Klaus, notando che i suoi occhi erano di nuovo tristi. Era la stessa espressione che aveva ieri sera. Ma questa volta non era ubriaco. Lui si diresse verso di lei e tese la sua mano.
    « Vieni, voglio mostrarti qualcos'altro », disse. Timidamente, lei fece scivolare la mano nella sua. Lui avvolse le dita intorno al suo palmo, il suo tocco era caldo e morbido, e la tirò in avanti, attraverso una delle arcate cadenti, verso il centro delle rovine.

    Là, nel bel mezzo di tutto, c'era quella che sembrava essere una vecchia fontana. Era riempita con verde acqua torbida, coperta di ninfee e foglie cadute. Al centro c'era una bianca donna di pietra. Indossava una corona di alloro in cima alla testa e un bacinella vuota sotto il braccio rimanente. Era vestita di un puro e semplice abito bianco di pietra. Ma non aveva l'aspetto della pietra. L'indumento è stato scolpito in modo così perfetto che Caroline poteva vedere ogni ondulazione e accavallamento del tessuto intorno al corpo della donna pietra. Era affascinante e bella e triste.

    « Nessuno potrà mai scoprire questo luogo », Klaus parlò di nuovo. « Una mia strega aveva gettato un incantesimo per renderlo invisibile. Lo si può vedere solamente se sarò io a mostrarlo. »
    « E tu non l'hai mai mostrato a nessuno? » chiese Caroline, di fronte a lui. Klaus guardava fisso davanti alla statua.
    « No, mi piace tenerlo per me », rispose lui. « Il tempo cambia tutto. Si muove più velocemente di quanto si potrebbe pensare. È bello avere qualcosa che non cambierà mai, che sarà sempre lì. Ho avuto un milione di case diverse nel corso dei secoli, ma questo è l'unico posto abbia mai sentito veramente come mio. »
    Caroline guardò verso la statua e poi di nuovo verso di lui. Lei non si accorse nemmeno o non si preoccupò delle loro mani ancora unite.

    « Non posso nemmeno immaginare come sia non sentirsi a casa. Non riesco nemmeno a pensare al giorno in cui mia madre e mio padre moriranno, tutti i miei amici, la mia città sarà cambiata o scomparsa. Semplicemente ... mi travolge », sospirò, « credo che questo sia un assaggio di tutto. Nessun amico. Nessuna famiglia. Io per conto mio. Non so nemmeno cosa farò. »

    Caroline lasciò la sua mano e si diresse verso la fontana, sedendosi sul bordo della pietra. Trascinò le dita attraverso il suo riflesso nell'acqua torbida, senza curarsi che probabilmente era sporca. Klaus si sedette accanto a lei; Caroline guardò l'immagine riflessa di lui mentre egli parlò.
    « Non è affatto male », disse. « Ho visto e fatto un milione di cose che non avrei mai potuto fare come essere umano. C'è un mondo intero là fuori. Le possibilità sono infinite. »
    Lei guardò lontano dal suo riflesso e dal suo viso reale. Lui si voltò e incontrò lo sguardo di lei, i suoi occhi grigi e penetranti sotto il chiaro di luna.

    « Ma qual è il punto », disse, « se devo fare tutto da sola? »

    I suoi occhi guizzarono intorno al suo viso, aspettando una sua risposta intelligente. Aspettando quel saggio consiglio vecchio di secoli che sembrava avere sempre a portata di mano. Lei voleva davvero sapere, perché adesso quel futuro che aveva temuto, non era a 20 o 30 anni di distanza; stava già accadendo. Se lei non fosse tornata al suo tempo, sarebbe stata da sola e anche se lo avesse fatto, sarebbe stata da sola eventualmente in entrambi i casi.

    Caroline era così persa nei suoi pensieri, così avvolta nei suoi occhi, che non aveva nemmeno notato quanto fosse vicino a lei, fino a quando le sue labbra incontrarono quelle di lei. Si ritrovò inconsapevolmente a chiudere gli occhi, sentendo il modo in cui la sua bocca stava su quella di lei. Le sue labbra morbide accarezzavano le sue, la sua mano scorreva lungo il suo collo e nei suoi capelli. Sotto la loro volontà, le mani di Caroline si muovevano, e si attorcigliarono nei riccioli di Klaus. Lei rimase a bocca aperta, mentre lui rispose al suo incoraggiamento, tenendola stretta e forzando la lingua nella sua bocca.
    Non era il loro primo bacio, e proprio come l'ultima volta, ogni pensiero fuoriuscì dalla sua mente. Questo era quello che aveva bisogno, di non pensare, di non preoccuparsi, solo sentire. Sentire il modo in cui le sue labbra, lì sulla sua gola, inviavano scosse di energia elettrica in tutto il corpo. Sentire il modo in cui il suo cuore batteva mentre le sue dita premevano nella sua pelle. Lei gemette nella sua bocca, volendo più di questo, qualunque cosa fosse. Un piccolo pensiero nella parte posteriore del cervello le disse questa era pazzia, ma non le importava, avrebbe accolto con favore la follia.



    ***



    Quello che era iniziato come gentile divenne ben presto ruvido e urgente. Klaus la spinse sulle ginocchia e attaccò la sua gola. La sua pelle aveva un sapore così dolce e lui si ricordò del suo sangue altrettanto dolce, pulsando appena sotto la lingua. La bestia dentro di lui ringhiò per affondare i denti nella sua carne, ma lui combatté, tenendola in basso, limitandosi a morderla con i suoi denti umani. Il respiro che venne da lei, dopo il suo piccolo morso, fece scuotere il suo membro all'interno dei suoi pantaloni.

    Non sapeva quando aveva deciso di approfittare di lei. Ci aveva pensato una e più volte, dopo quel giorno in cui l'aveva scoperta nel bosco. Lei lo faceva incazzare a non finire. Era testarda e riservata e non poteva fidarsi di lei. Ma allo stesso tempo era calda e leggera e lui la voleva. Per Dio, la voleva così tanto, con ogni centimetro del suo essere non-morto. Quando aveva visto Elijah toccarla, aveva sentito una rabbia differente da quelle che aveva provato nei secoli.

    Era diverso rispetto a prima.

    Lui e Elijah avevano amato la stessa ragazza molto tempo prima. Lei si era data ad entrambi, e lui era stato ben consapevole di questo. Ma era il modo in cui era stato giocato il loro piccolo gioco. Caroline era diversa, però.

    Era quel maledetto fiore rosso che gli aveva mandato la furia oltre l'orlo quel pomeriggio; quel papavero rosso che pendeva dal suo orecchio. Si ricordò di aver visto lo stesso fiore nei capelli Tatia dopo ogni volta che era stata con Elijah. Era il segnale di Elijah per dire a Klaus che era stata con lui. Sì, Elijah era sempre stato ricordato come il fratello gentile e pieno di morale, ma poteva essere altrettanto freddo e calcolatore. Quando Klaus giocava con il fuoco, Elijah aveva sempre giocato con ghiaccio.
    Ma questa volta sarebbe stato diverso. Questa ragazza tra le sue braccia sarebbe stata sua e solo sua.

    Klaus ritornò con le labbra sulle sue, invadendo la sua bocca con la lingua. Caroline si riposizionò, in modo che fosse a cavalcioni sulle ginocchia; si tirò su il vestito intorno alle cosce. Lui fece scorrere la mano sulle sue gambe nude, lisce come la seta, e affondò le dita nella parte superiore delle cosce. Lei affondò i fianchi in quelli di lui, strofinando il suo centro sulla sua erezione, un inebriante gemito sfuggì dalle labbra a quel contatto squisito.

    « Klaus », respirò, staccandosi un po'. Stavano entrambi tremando, Caroline seduta sopra di lui, le sue mani scavavano saldamente nella sua carne. I suoi occhi incontrarono quelli di lei, mentre le loro fronti si toccarono, il suo delicato petto ansava per il loro bacio.

    Lui poteva sentire l'allungarsi delle sue zanne, la solita sete di sangue mescolata con il desiderio di averla. I suoi occhi di cristallo si allargarono leggermente alla vista delle sue zanne, l'eccitazione scorreva nelle sue vene.
    Un urlo feroce squarciò la notte, seguito da un altro, e poi un altro. Klaus strappò lontano da Caroline, aguzzando le orecchie, cercando di scorgere la fonte del suono.
    « Che cosa è stato? » chiese Caroline, guardandosi intorno tra gli alberi.
    « Lupi », rispose Klaus, ascoltando ancora. Mosse le mani dalle sue gambe fino alla vita, sollevandola dolcemente mentre lui si alzò e la depositò sul terreno.

    Lei si chinò e si raddrizzò la gonna.
    « Ma lupi normali, giusto? Non lupi mannari. Non c'è neanche la luna piena. »

    « No, sono sicuramente licantropi, love, ancora in forma umana. Tre, forse quattro », Klaus imprecò sottovoce e si diresse verso il bordo delle rovine. « Pensavo che potessimo avere un giorno o due prima che il branco arrivasse a fiutare, in cerca di guai. »

    « Che cosa... »
    « L'incantesimo, ricordi? » spiegò Klaus: « Nessuno può vedere questo posto a meno che io non glielo mostrerò. » Caroline annuì, rilassandosi. « Ma possono ancora sentire e annusare », rifletté, « Andiamo. Dobbiamo correre. »
    Klaus prese la sua mano e la trascinò nella foresta, correndo con tutta la velocità di vampiro. I lupi non erano andati lontano, ma avrebbero vagato in quel luogo per il resto della notte. Klaus sapeva che i lupi li avevano già sentiti lì; stavano solo aspettando che uscissero.

    Strinse la mano di Caroline nella sua, trascinandola con sé. Non era antica quanto lui, non era così veloce; lui sentì i lupi che si muovono verso di loro.

    Il branco era vicino.

    Erano a meno di un miglio dal castello, sarebbero stati lì solo in un altro minuto. Un minuto di più. Uscirono dal bosco, il castello era in vista, appena sopra la collina.
    Ma ad un tratto sentì la mano di Caroline strapparsi dalla sua e il suo grido risuonò abbastanza forte che tutta Londra poté sentirlo.
    « Klaus! »





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    Capitolo 10
    *** Capitolo 10 ***

    Capitolo 10



    « Elijah! ELIJAH! »

    Klaus ruggiva mentre entrava nel castello, portando una Caroline insanguinata e tremante tra le sue braccia. I morsi erano dappertutto, sul collo, sulle braccia, anche un paio vicino alle sue costole. L'avevano massacrata nel giro di pochi secondi prima che lui si voltasse e li uccidesse tutti. Era stato facile e abbastanza veloce. Erano quattro cuccioli giovani e viziosi, in cerca di sangue fresco e senza difficoltà, ma non possedevano alcuna capacità di combattimento. Ma erano abbastanza per il potere di un piccolo vampiro, sbranandola, divorandola avidamente con i loro denti e le loro mani, prima che Klaus avesse avuto la possibilità di fermarli.
    « Elijah! » chiamò Klaus una terza volta, mentre si precipitava su per le scale, diretto nella sua stanza. Posò Caroline dolcemente sul suo letto.
    « Che cosa c'è? », gemette Elijah, entrando nella sua camera. Allora lui si raddrizzò, i suoi occhi caddero sulla figura insanguinata di Caroline. « Cosa è successo? »
    « Un branco di cuccioli di lupo nella foresta », spiegò Klaus. « Vai a trovare Gretchen. Dovrebbe essere vicina. »
    Elijah annuì. « E i lupi? »
    « Mi sono occupato di loro. »
    Elijah si voltò e balenò via. Klaus si girò per trovare alcune bende, ma Caroline si agganciò su di lui.
    « Non lasciarmi », singhiozzò, stringendo il suo braccio in una morsa d'acciaio.
    Klaus si voltò verso di lei, rimuovendo delicatamente le sue dita dal suo avambraccio. « Tornerò subito », le disse e lei annuì, stringendo i denti per il dolore.

    Klaus corse nella sua stanza, cercando tra i cassetti, tentando di trovare altri stracci o qualcosa di simile per pulire il sangue di lei. Era tutto quello che poteva realmente fare. L'avrebbe fatto per lei.
    Non c'era alcuna cura per un morso di lupo, sia se ci fosse stata la transizione o meno, e lei avrebbe sofferto di più. Il veleno mortale si sarebbe fatto strada nel suo sistema.
    Caroline sarebbe morta all'alba.
    Lei urlò di dolore nella stanza accanto, il suono lo tagliò, attraversandolo come un coltello, e lui balenò a lei, abbassandosi al suo livello.
    « Mi dispiace! Mi dispiace! » continuava a ripetere.
    Le allucinazioni erano cominciate. Klaus le sfiorò i capelli, togliendoli dalla fronte appiccicosa, matida di sudore, causato dalla febbre, e fece del suo meglio per calmarla. Mormorò una sciocchezza assoluta, tra le sue scuse per qualche crimine sconosciuto. Dove diavolo era Elijah con Gretchen?
    Klaus si mosse sul letto, mettendosi a sedersi dietro di lei; la prese tra le braccia, il suo povero corpo tremava in maniera incontrollabile. Lei si voltò e si rannicchiò contro di lui, prendendolo alla sprovvista per un momento.
    « Mi dispiace », sussurrò di nuovo, per la millesima volta.
    « Shh, love », Klaus faceva le fusa, « va tutto bene. »
    Lui chiuse gli occhi, passando la mano su e giù lungo il suo braccio, dolcemente, cullando entrambi in un sonno profondo.



    ***


    Caroline era sola, nel bel mezzo della palestra di Mystic Falls. Le luci erano spente, ma la stanza era illuminata dalla luce del sole che entrava attraverso le alte finestre poste di sopra. Poteva sentire i suoni fantasma dei tifosi che applaudivano e le scarpe che cigolavano sul pavimento di legno. Il Mystic Falls Timberwolf fissato nel centro del campo.
    « Che cosa è questo posto? »
    Caroline si girò di scatto. Klaus se ne stava lì, in jeans e t-shirt Henly, indossando il suo sorriso di fabbrica.
    « È casa mia », disse con naturalezza.
    « Qui è dove vivi, nel futuro? »
    Caroline si mise a ridere, facendo qualche passo verso di lui. « No. Qui è dove vado a scuola. È la palestra del mio liceo. »
    Klaus si guardò intorno, osservando la sala gigantesca. « Quindi il futuro assomiglia a questo. »
    « Sì », annuì, « hai voglia di vedere il resto? »
    Lei tese la mano verso di lui, agitando le dita come segno d'incoraggiamento. Lui sorrise e la prese. Non c'era nessuno in giro. Mystic Falls era del tutto vuota. Camminarono per i corridoi della scuola e uscirono fuori dalle porte, direttamente sulla piazza del paese. Se lei non avesse già saputo che quello era un sogno, adesso lo avrebbe sicuramente capito. La geografia della sua città era completamente sbagliata.
    « Il futuro è un luogo molto strano », disse Klaus mentre camminavano. Caroline si rese conto che lui stava vedendo le luci, le auto e gli edifici tutti per la prima volta. Sarebbe passati secoli fino a quando lui sarebbe stato esposto a tutto questo.
    « Beh fidati di me, c'è un sacco di tempo dal 1492 sino ad ora par adattarsi », disse Caroline. « Il cambiamento avviene lentamente. »
    Caroline camminò con lui fin sotto il gazebo bianco, al centro della piazza del paese, fermandosi in mezzo, e girando verso di lui. Klaus la guardò con un ghigno, togliendole un pezzo vagante di capelli dal viso. Si sentiva come se fossero le ultime due persone sulla Terra.
    « Devo ammettere che i vestiti sono piuttosto interessanti », sorrise maliziosamente.
    Caroline abbassò lo sguardo sulla sua canottiera blu e sui pantaloncini bianchi. Lei si strinse nelle spalle. « È ciò che indossiamo. »
    Klaus passò la mano sopra la pelle nuda di spalle, inviando dei brividi lungo la sua schiena. « Mi piace. »
    Caroline sentì la sua pelle arrossire sotto il suo tocco. « Perché non puoi essere così tutto il tempo? »
    « Così come, love? »
    Fece scivolare le braccia attorno ai fianchi di lui, non sapendo da dove provenisse questo coraggio. Oppure questo sensi di facilità. Forse faceva parte del sogno.
    « Normale. Carino. Non tutto “assassinii e manipolazioni”. »
    « Io sono normale e bello, ma solo con coloro che lo meritano », rispose Klaus, « e essere un assassino e un manipolatore mi ha permesso di sopravvivere. »
    Vide una forte ondata di dolore lavarsi su di lui. Più lei imparava a conoscere quell'uomo in piedi davanti a lei, più scopriva quanto la sua vita era stata intrisa di tragedia. Non aveva nessuna scusa per le cose che aveva fatto e le cose che aveva ancora da fare, soprattutto a lei, ma il suo cuore non poteva fare a meno di raggiungere il suo. Se ne stava lì, tra le sue braccia, mentre lui passava le dita sulle spalle, sul suo viso, e giù lungo tutto il resto di lei come se stesse cercando di imprimere ogni singola parte di lei nella sua memoria. Le sue labbra aleggiavano vicino a lei e Caroline fu tentata di colmare il divario tra di loro.
    « Klaus... »
    « Sì, love? »
    « Perché siamo a Mystic Falls? In un sogno? »
    « Tu hai portato me qui », disse con enfasi, « Pensavo che avresti voluto vedere qualcosa di bello, prima della fine, e questo è ciò che il tuo subconscio ha scelto. »
    Caroline scosse la testa. « Non capisco. »
    La mano di Klaus smise di muoversi sui bracci di Caroline; la sua faccia di fece seria. « Perché stai morendo. I lupi, ti hanno morso e ho provato... ma... » Caroline ridacchiò un po' al suo balbettio, che Klaus scambiò per isteria. « Gretchen sta arrivando. Giuro farò in modo che quella strega troverà un modo per salvarti. »
    « Klaus, è facile », disse con un sorriso. « Ho solo bisogno del tuo sangue. »
    La fronte di Klaus si aggrottò, confusa. « Il mio sangue? »
    Lei annuì. « Il tuo sangue è l'unica cura per i morsi dei licantropi. Hai salvato il mio amico Damon una volta, quando è stato morso. »
    « L'ho fatto? » chiese incredulo.
    « Beh, non perché volevi », scherzò.
    Caroline fece una smorfia, mentre una sensazione di dolore acuto passò attraverso di lei. Lei piegò in due, stringendo il suo stomaco. Klaus allungò la mano per prenderla.



    ***



    Lui si riprese dal sogno; Caroline agitava ancora le braccia sul letto. Fischiava, le sue zanne erano in mostra, lacrime le rigavano il volto per il dolore. Caroline aveva detto tutto quello che serviva per essere curata era il suo sangue. Come faceva a saperlo? Era qualcosa a cui non aveva mai pensato prima, ma valeva la pena provare. Klaus tirò su la manica e si morse il braccio, in modo che Caroline avrebbe potuto cogliere il profumo del sangue. Nel suo viso si mostrò la sua espressione feroce e selvaggia. Lei sentiva l'odore del sangue.
    Klaus sogghignò. « Prendi, sweetheart. >>
    Caroline prese il braccio e lo tirò giù, bevendo il suo sangue. Non era dolce nel bere, come lo era stata quella prima volta nei boschi. Quel momento sembrava vite fa. Klaus cullava la sua testa mentre lei succhiava avidamente dal suo braccio. Presto rallentò e crollò, esausta.
    Klaus posò la schiena di lei nel suo letto; la ferita nel suo braccio già guarita.
    Lui si stese accanto a lei, guardando il suo viso mentre dormiva.
    « Spero che funzioni », le sussurrò, passando la punta del naso lungo la sua guancia. Lui inspirò, respirando il suo solito profumo di vaniglia, mescolato con i residui del suo sangue versato. Non sapeva se Dio o gli dei avrebbero mai ascoltato una creatura come lui, ma pregò in silenzio che la teoria di questa piccola vampira si sarebbe rivelata giusta.


    Poco dopo, Elijah tornò con Gretchen. I due irruppero nella stanza. Klaus stava in piedi davanti alla porta mentre entrarono.
    « Era ora, dannazione! » ringhiò Klaus. Era passata un'ora da quando aveva mandato Elijah alla ricerca della strega.
    « Come sta? » chiese Elijah.
    « Guarda tu stesso », Klaus fece un passo indietro e spostò la mano per rivelare Caroline, che riposava tranquilla sopra i suoi lenzuoli.
    Una volta che fu svenuta, Klaus aveva fatto entrare i servi per pulirle il sangue e il sudore. Le sue ferite si erano chiuse e vi erano rimaste ormai solo infiammate cicatrici rosse. C'era stato molto più di quello che Klaus avrebbe potuto capire. Non c'erano dubbi sul perché la sua condizione aveva preso una piega mortale così in fretta.
    Gretchen si precipitò al fianco di Caroline, prendendole la mano e iniziando a controllarla.
    « Non c'è febbre », disse Gretchen. « E comunque non è morta. »
    « Ma dovrebbe esserlo », rifletté Elijah.
    « Mi dispiace deluderti, fratello », fece Klaus con un sorrisetto, scavalcando Gretchen e raggiungendo Caroline, ancora addormentata. Gretchen lo guardò, con le sopracciglia aggrottate.
    « Non capisco. »
    « Chiamalo un recupero miracoloso », rispose Klaus. « Sembra che non ci sarà bisogno dei servizi delle streghe, dopo tutto. »



    ***



    Caroline entrò nella scuola e andò verso il suo armadietto. Era in ritardo e sapeva che avrebbe dovuto trovare un modo per costringere il suo insegnante a darle il lasciapassare (1). Ok, ok forse non era la risposta più onesta per i suoi problemi, ma non era un santa e sicuramente non poteva permettersi di essere di nuovo in ritardo.
    Una volta lì, afferrò rapidamente i suoi libri e chiuse l'armadietto. Per poco non sobbalzò quando vide Alaric in piedi dietro di lei.
    « Merda! » esclamò, « Ric. Ehm, voglio dire signor Saltzman, mi dispiace, non l'avevo vista. »
    « Caroline », disse raggiungendola, per bloccarla. Caroline si fermò e lo guardò. Il modo in cui respirava il suo nome. Era strano. Non era come se fosse del tutto Ric. Sembrava più come... non sapeva cosa. Anche il modo in cui la stava guardando era strano. Lui la stava fissando come se lei fosse l'oceano e lui non avesse visto una goccia d'acqua per migliaia di anni.
    « Stai bene Ric? » chiese mantenendo la voce bassa. Lo chiamava Ric, anche se non avrebbe dovuto quando erano a scuola, ma voleva che lui sapesse che glielo stava chiedendo come amica, non come una studentessa.
    Si scosse, togliendo le mani dalle sue braccia, e le fece un sorriso. « Sì. Sì.. Scusa. Lunga notte », disse.
    Caroline sorrise, « Forse non avresti dovuto colpire quella bottiglia così duramente in una serata prima della scuola. Eh, signor Saltzman? »
    « Forse no », ridacchiò, « forse dovresti tornare in classe, signorina. »
    « Sì, signore, » disse con un falso saluto e un falso sorriso. Si girò e andò via in fretta. Poteva sentirsi arrossire mentre si allontanava. Non aveva avuto intenzione di flirtare con lui accidentalmente, era solo venuto fuori. C'era qualcosa di diverso in lui non riusciva a capire cosa.



    Caroline aprì gli occhi. Era sveglia, fissava il soffitto, i suoi occhi erano offuscati dal sonno. Li strofinò con il dorso delle mani, cercando di spazzare via la nebbia nella sua mente. L'ultima cosa che ricordava era il dolore del morso del lupo. Balzò in piedi e rapidamente controllò il suo corpo in cerca di lesioni, ma la sua pelle era liscia e perfetta. Qualcuno l'aveva ripulita, le lacrime e le macchie di sangue nel suo abito erano l'unica prova che era stata attaccata.
    Mentre si guardava intorno, si rese conto che era nella stanza di Klaus. Nel suo letto. Ma lui non si vedeva da nessuna parte. La porta della sua camera da letto era aperta. Caroline trattenne il respiro in attesa, ma espirò quando vide Gretchen in piedi attraverso la porta.
    « Buon giorno, piccola vampira, » la salutò Gretchen calorosamente. Si avvicinò a Caroline, stendendo il suo braccio per offrirle la coppa che aveva in mano. « Bevi. Devi recuperare le forze. »
    A dire il vero, Caroline si sentiva bene. Il suo corpo pompava elettricità e potere. Ma prese ugualmente il calice, lo svuotò, schioccando le labbra al sapore delizioso. Gretchen si sedette sulla poltrona rossa che era fissata accanto al letto.
    « È bello vederti nella terra dei vivi, Caroline. »
    « Per quanto tempo ho dormito? »
    « Per tutta la notte e gran parte della giornata. Abbiamo appena finito la cena. (2) Il sole scenderà presto. »
    Caroline aveva dormito per tutta un'intera giornata, nel letto di Klaus. Si chiese quanto tempo lui aveva trascorso con lei. Un piccolo brivido percorse il suo corpo per l'immagine che le era venuta alla testa e lei subito la respinse.
    « Sei una ragazza fortunata », continuò Gretchen, portandola fuori dalla fantasia, « Klaus non ha fatto parola di ciò che ha questo miracolo. »
    « Non l'ha fatto? » Caroline inclinò la testa. Ma se aveva imparato qualcosa su Klaus nel tempo che aveva trascorso con lui, era che gli piaceva tenere i suoi segreti. « Non lo so », eluse. « Sono stata svenuta per la maggior parte del tempo. L'ultima cosa che ricordo è stato l'attacco sul campo. »
    Gretchen annuì, scettica, ma non insisté ulteriormente. « Bene, ora che la tua vita non è più in bilico, penso che sia ora che ti dica quello che ho scoperto su questo piccolo incantesimo che ti ha portato qui. » Caroline si mise a sedere, prestando attenzione, in attesa di sentire cosa avesse da dire Gretchen. « Non riesco ancora a mandarti a casa. » Le spalle di Caroline si afflosciarono per la delusione. « Ho consultato i miei antenati, sembra che devi completare un compito prima di poter tornare al tuo periodo di tempo. »
    « Completare un compito? » domandò Caroline.
    « Sì », annuì la strega, « come ti ho detto prima, sei destinata ad essere qui Caroline Forbes. È il tuo destino. »
    Caroline fece del suo meglio per non alzare gli occhi al streghe medievali e ai loro drammi. « Di che tipo di lavoro stiamo parlando? »
    « Non lo so. »
    « Ma potrebbe essere qualsiasi cosa! » esclamò Caroline. Ci pensò per un momento. « Ha a che fare con la doppelganger e l'affare di Klaus? »
    « Forse. »
    Caroline gemette. Non sapeva se Gretchen la stesse punendo per essere stata evasiva sulla cura per il morso del lupo mannaro o se davvero non lo sapeva.
    « Non ho bisogno di parlare di tutto questo a Klaus, se non vuoi. » si offrì Gretchen. « Nel caso in cui desideri lasciarlo una volta che hai compiuto la tua promessa di proteggere la doppelganger. »
    Caroline la guardò. « Perché mi stai aiutando? »
    « Perché no, Caroline? Tu non sei un mio nemico. »
    « Ma non sei fedele a Klaus? »
    La strega ridacchiò. « Le streghe non appartengono completamente ai vampiri. Cerchiamo di proteggere i nostri. »
    « Sono un vampiro, però », ribatté Caroline,
    « È vero », sorrise Gretchen, « ma non avrei aiutato un qualsiasi vampiro. Hai un buon cuore Caroline, lo vedo. Combatti per la tua umanità a differenza di molti vampiri che ho incontrato. Posso solo sperare che significhi ad un cambiamento nella vostra specie per il futuro. »
    « E cosa mi dici di Klaus? »
    « Klaus. L'ho conosciuto per un periodo molto lungo. Troppo lungo, probabilmente. So troppo e probabilmente è per questo che sceglie di tenermi molto vicino, » Gretchen guardò fuori, nell'aria, il suo tono di voce risuonò per metà caro e a metà pieno di rimpianto. « Klaus non è veramente così male come sembra essere. » Caroline annuì mentre parlava. Gretchen abbassò la testa, guardando consapevole verso di lei attraverso le sue ciglia. « Ma tu hai già cominciato a capirlo, non è vero? »



    Note, note e ancora note!
    (1) In inglese: Free pass. In pratica, sarebbe quel permesso dato dagli insegnati per far stare gli studenti nei corridoi quando le lezioni sono ormi iniziate.
    (2) In inglese: It's past supper


    Si, non state sognando: l'aggiornamento è arrivato davvero!
    Non so come scusarmi ma davvero non ho avuto piu un minuto libero, nè per tradurre nè per aggiornare!
    Spero che, in ogni caso, il capitolo vi sia piaciuto e se vi va, come al solito, lasciate una recensione! :D

    Tinotina!
     
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9 replies since 17/12/2016, 14:21   234 views
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