Shadow Of Friendship

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    Leejongsukdipendente

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    Sorelle Giurassiche
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    Title: Shadows Of Friendship
    Author: **Ardespuffy**
    Written: settembre 2006/
    Disclaimer: i personaggi del Buffyverse appartengono a Joss Whedon, alla ME, alla Fox ecc…
    Pairing: Spuffy…
    Rating: R/NC-17
    Subject: Buffy e Spike, amici da tutta una vita. Ma alla morte del signor Atwood le cose iniziano a cambiare… e l’amicizia si trasforma in un morboso legame di sangue…

    NOTA: è la mia prima fanfic AU, ambientata in un mondo dove tutti sono umani… ma in un certo senso dark…


    ********


    19 settembre

    Riley Finn è un colossale idiota.
    Ho chiuso con lui. Definitivamente.
    Non solo mi ha costretta a sopportare i pettegolezzi di tutti sulla sua avventura con quella sciacquetta di Cassie Newton, ma ora mi combina anche questo!
    Quando mi ha detto di essersi fatto Nikki Wood, al campeggio estivo, ho perso la testa.
    Sono particolarmente fiera del mio comportamento, a dir il vero. L’ho mandato al diavolo senza pensarci due volte, e gli ho detto di non farsi vedere MAI PIU’.
    E non scherzo mica.
    Giuro che se me lo trovo di nuovo davanti, quella faccia da culo, perdo il controllo delle mie azioni.
    Non vedo l’ora di raccontare tutto a Spike. Sono certa che sarà più che orgoglioso di me! A lui Riley non è mai piaciuto, il che significa che è sicuramente più bravo di me, nel giudicare le persone.
    Tornerà soltanto domani dal viaggetto in Canada con suo padre. Personalmente trovo che non sia stata una grande idea organizzare una vacanzina a Vancouver durante la prima settimana di scuola… ma il signor Atwood ha deciso che fosse l’occasione ideale per rinsaldare i rapporti con suo figlio.
    Che volete farci: i genitori sono tutti matti.
    Prendete i miei, per esempio. Ultimamente non fanno altro che tubare come piccioncini in calore. Mi danno il voltastomaco!
    Spero solo che non abbiano intenzione di fare un altro bambino. Tanto per cominciare, alla loro età sarebbe assolutamente vergognoso. E poi, io non lo voglio un marmocchio urlante in giro per casa: dopo diciassette anni trascorsi da figlia unica, il mio cervello è ormai programmato ad un certo stile di vita – che non contempla cambi di pannolino e bruschi risvegli notturni.
    Secondo Spike, essere figli unici è uno schifo: tutte le ambizioni frustrate, i desideri e le incazzature dei genitori si concentrano su di te, e non hai nessuno con cui condividere l’adorabile atmosfera da lager che regna durante le liti domestiche.
    Suppongo che, da un certo punto di vista, possa anche avere ragione: ma non riuscirà mai a convincermi che è meraviglioso lottare per la propria privacy contro stuoli di mocciosi viziati!
    La verità è che lui parla così perché si sente solo. E, poveretto, c’è anche da capirlo: suo padre non c’è mai, e sua madre è morta dieci anni fa.
    Lui aveva solo nove anni.
    Mi fa venire i brividi ogni volta che ci penso. Eravamo entrambi molto piccoli, ma dubito che uno dei due riuscirà mai a dimenticare la vista di quella bara color mogano che veniva calata nella fossa, in un tiepido pomeriggio primaverile.
    Oh… ecco che mi viene la pelle d’oca. Meglio cambiare argomento, e alla svelta.
    Will e Faith erano letteralmente annichilite, dopo la scenata che ho fatto al Verme (Riley). Per poco non gli schizzavano gli occhi fuori dalle orbite, quando una porzione di gustosa lasagna si è casualmente abbattuta sui pantaloni (bianchi) del mio ex…
    Sì, so cosa state pensando, e concordo pienamente con voi: per quanto riguarda la lasagna, è stato un vero spreco.

    ********

    20 settembre

    Spike è tornato oggi dal Canada.
    Sono passata a trovarlo subito dopo la scuola. Era un bel po’ sottosopra, a dir il vero. Aveva delle borse gigantesche sotto gli occhi, e l’aria di uno che non dorme da sette mesi.
    E tutto perché – e l’ha scoperto durante il viaggio sul piccolo bimotore che l’ha portato da Ottawa a Vancouver – soffre di jet-lag.
    Non si può dire che fosse esattamente in vena di chiacchiere, così ho rinunciato all’idea di farmi raccontare qualche particolare sulla vacanza canadese, e gli ho detto tutto sulla storia del Verme.
    Ho visto i suoi occhi spalancarsi, man mano che andavo avanti con il mio resoconto. Quando sono arrivata al pezzo forte (il capitombolo della lasagna), ha cominciato a sghignazzare come se non avesse mai sentito niente di più divertente in vita sua.
    “Gli sta proprio bene, a quel coglione!” ha commentato, appena si è calmato abbastanza da riuscire a spiccicare parola. “E aveva pure i pantaloni bianchi!”.
    Abbiamo riso come due dementi per qualche altro minuto; poi sono tornata seria e gli ho chiesto com’è andata la vacanza con suo padre (che, tanto per cambiare, non era in casa).
    Spike ha sbuffato: “Lo sai com’è fatto, il mio vecchio. Non sa stare lontano dal suo fottutissimo lavoro per più di ventiquattro’ore. Al terzo giorno ha sclerato”.
    Gli ho detto che mi dispiaceva – ed è vero – ma lui ha scrollato le spalle, rassegnato: “Fa niente. Ormai ci sono abituato” ha bofonchiato.
    Dopodiché si è buttato a faccia in giù sul letto, esausto, e io ho capito che era meglio togliere il disturbo.
    Sono davvero dispiaciuta per quello che mi ha raccontato, ma di certo non sorpresa. Voglio dire, non basta mica una settimana su un’isola del Nord per risolvere i conflitti di tutta una vita.
    Spike e suo padre non hanno mai avuto un gran bel rapporto, e le cose sono precipitate dopo la morte della signora Atwood. Si sono ritrovati da soli, privi della loro colonna portante, e sono crollati.
    Il sig. Atwood è sempre in giro per lavoro (credo sia un direttore di Banca, o qualcosa del genere), e suo figlio non è molto abituato ad averlo intorno. Ecco perché una vacanza insieme, a stretto contatto 24 h su 24, non poteva che portarli ad una crisi di nervi.
    E, a proposito di crisi di nervi: che gli prende al vecchio Giles? Oggi mi ha convocato nel suo ufficio per parlare del mio “inaccettabile, deplorevole, puerile comportamento”: in altre parole, mi ha fatto un predicozzo mortalmente barboso sull’incidente con Riley.
    Ok, ammetto che forse da parte mia non è stato molto intelligente fare una piazzata del genere in sala mensa, ma io mi sono soltanto adeguata: è stato il Verme a parlarmi delle sue scappatelle davanti a tutti. Se avesse avuto il buonsenso (e la discrezione) di discuterne in privato, non mi sarei beccata due stramaledetti giorni di sospensione.
    Inutile dire che i miei hanno fatto i salti di gioia, nell’apprendere la notizia.
    E, se aveste mai avuto la fortuna di assistere ad una delle celebri scenate di Hank Summers, vi rendereste conto di cosa mi è toccato sopportare.
    Il risultato? Non posso “avere contatti col resto del mondo” per i prossimi tre giorni… fatta eccezione per Spike, che i miei adorano come una specie di divinità eterea.
    Sapete che c’è di nuovo?
    Comincio a ricredermi su tutta quella storia dell’essere figli unici.

    ********


    22 settembre

    Domani ritorno a scuola. E, grazie al cielo, la punizione è agli sgoccioli.
    Spike è venuto a trovarmi dopo le lezioni (ufficialmente per portarmi gli appunti di letteratura inglese). Mi ha un po’ tirato su il morale, perché ha detto che a scuola, ormai, non si parla d’altro che di me.
    Non sono molto abituata alla popolarità – quella è roba da cheerleader – quindi lo trovo un piacevole diversivo!
    Inoltre, pare che Willow e Faith non si siano ancora riprese dallo shock, e vanno in giro a raccontare, tutte esaltate, di come ho rimesso al suo posto quel viscido, schifoso traditore di Finn. Così, adesso, l’intera Sunnydale High sa di che pasta è fatto realmente!
    Lunga vita alla giustizia divina!

    ********


    25 settembre

    Novità! Novità!
    Voci ben informate sostengono che Cordelia Chase (si, esatto, quella Cordelia Chase) abbia intenzione di organizzare un mega party per il suo diciottesimo compleanno, servendosi della modesta villa con piscina di suo nonno.
    Ora, è risaputo che le feste di Queen C (che non a caso è la capo-cheerleader della squadra di football) sono degli imperdibili eventi mondani, ai quali chiunque con un minimo di amor proprio dovrebbe partecipare. Ma è altrettanto noto che gli inviti sono riservati solo agli amici e alle amiche più strette della festeggiata: una schiera della quale, disgraziatamente, la sottoscritta non fa parte.
    A questo punto, la domanda è: come fare per partecipare a quello che si preannuncia il party dell’anno?
    Risposta: ma servendosi di Spike, naturalmente!
    Dopotutto, ci saranno pure dei vantaggi nell’avere un migliore amico che ha tanto successo con le donne, no?
    Quindi, ecco il piano: il caro Spikey seduce Queen C con il suo charme, si fa invitare alla festa, e noialtri (Faith, Willow, Oz, Xander ed io) ci imbuchiamo con lui!
    Semplice, vero?
    Ora non mi resta che mettere al corrente il diretto interessato…


    Spike è assolutamente irragionevole!
    Il fedifrago si rifiuta di perorare la mia causa. In altre parole, non gli importa nulla se il mio sistema nervoso subirà un grave crollo (cosa che succederà sicuramente, se non riuscirò ad andare a questa festa); tutto ciò che gli preme è non scomodare il suo prezioso fondoschiena per intrattenere un po’ di pubbliche relazioni con Cordelia!
    Non lo trovate pazzescamente egoista?
    Naturalmente io non mi do per vinta. Lo convincerò, fosse l’ultima cosa che faccio!
    D’accordo, non sarà facile, considerato che le sue parole precise sono state: “Scordatelo, bionda! Per chi diavolo mi hai preso? Dovrà congelarsi l’Inferno perché io vada a strisciare ai piedi di Cordelia Chase!”… ma ho dei metodi assolutamente convincenti per farlo passare dalla mia parte!
    Ehi… aspettate un attimo. Che cosa avete capito??!!
    Per carità, Spike è il mio migliore amico!! Ci conosciamo da prima che nascessimo! Io l’ho visto cadere nel fango con la bicicletta e spezzarsi un premolare (prontamente ricostruito dal suo dentista, che poi è anche il mio!). Io l’ho visto tagliarsi con il rasoio durante i suoi patetici tentativi di farsi la barba, a dodici anni, e frignare come un bambino alla vista del sangue. Io l’ho visto pettinare le (mie) bambole con il gel per capelli, quando voleva diventare parrucchiere. Io l’ho visto soffrire per colpa di quel virus intestinale che si è beccato a quattordici anni, quando non riusciva a smettere di andare in bagno.
    Alla luce di tutto questo, credete davvero che possa provare un certo tipo d’interesse per lui??
    Il fatto è che, quando conosci qualcuno come io conosco Spike, tendi a dimenticare cosa nasconde nei pantaloni. Insomma, lui per me non è un ragazzo. Lui è… Spike!
    D’accordo, ammetto che in certe occasioni (ad esempio, quando mi rendo conto che mezza popolazione femminile di Sunnydale gli viene dietro) cerco di guardarlo in modo obiettivo, tanto per capire cosa ci trovano le altre in lui… e, si, è indubbiamente un ragazzo attraente. Ma è tutto qui! Voglio dire, non potrei MAI pensare di… fare qualcosa in merito.
    Questo è… blasfemo!!!
    Meglio uscire in fretta e furia da questo intricato labirinto di illazioni, e tornare a concentrarmi su ciò che davvero mi preme.
    Perché di una cosa potete essere certi.
    Non so ancora in che modo… ma io sarò a quella festa!
    28 settembre

    Oggi mega sessione di shopping al centro commerciale!
    Faith, Willow ed io abbiamo urgente bisogno di vestiti nuovi… per la festa di Queen C!!!!
    Eh si, perché – come volevasi dimostrare – i miei infallibili metodi (che, per amor di cronaca, comprendono ricatti assolutamente inumani) hanno dato i loro frutti: il mio carissimo Spikey si è finalmente deciso a fare il suo dovere da incallito playboy, e ha circuito senza difficoltà l’irreprensibile Cordelia!
    E così, adesso eccomi qui, ad ingoiare anche le ultime briciole d’orgoglio, strisciando come il più squallido degli invertebrati: in altre parole, sono stata costretta a chiedere ai miei amabili genitori i soldi per gli acquisti, nonostante i nostri rapporti non siano esattamente ottimali, dopo quella faccenda della sospensione…
    Infatti, in un primo momento, la (prevedibile) risposta che ho ottenuto è stata qualcosa di simile a: “Stai scherzando, spero! Credi forse di meritare un premio, per il tuo esemplare comportamento degli ultimi giorni? E poi, chi ti ha dato il permesso per questa festa? Dovresti impiegare il tuo tempo in qualcosa di veramente importante, come cercare di migliorare il tuo rendimento!”.Io però ho avuto il buonsenso di mantenere la calma e, seguendo i consigli della posatissima Willow su “Genitori&Diplomazia”, alla fine l’ho spuntata.
    Devo darmi una mossa… le ragazze passano a prendermi tra poco, e non ho ancora finito di prepararmi.


    Dio, che giornata favolosa!!!
    Erano secoli che non mi divertivo così. Abbiamo letteralmente svaligiato il centro commerciale, dilapidando gli stipendi dei nostri parenti più prossimi. Abbiamo provato praticamente di tutto, dalle cose che effettivamente ci interessavano, a quelle ridicole e stravaganti prese tanto per scherzare. Alla fine abbiamo optato per tre vestiti corti e attillati: il mio è verde, quello di Will arancione, e quello di Faith blu. Sono tre modelli simili, ma non propriamente uguali, il che ci risparmierà qualche commento poco gradito alla festa.
    Ma la cosa più esilarante è stata vedere Harmony Kendall inciampare su un gradino e venir quasi risucchiata dalla scala mobile… proprio sotto lo sguardo divertito di Jamie Curtis, il ragazzo che cerca di accalappiare da mesi!!
    Cosa dicevo l’altro giorno a proposito della giustizia divina??


    Sono un po’ confusa.
    Dopo cena sono andata da Spike a fargli vedere il vestito per il party. L’ho già fatto, in passato, perché ci tengo ad avere un’opinione maschile; e poi, so che di lui posso fidarmi, perché sarà sempre (talvolta brutalmente) sincero.
    Solo che stavolta… è stato un po’ strano.
    Quando sono arrivata da lui – dopo una lunga chiacchierata e una bella dose di risate ai danni di quell’ochetta di Harmony – gli ho detto del vestito e sono andata in bagno a cambiarmi.
    Quando sono uscita, lui era seduto sul bordo del letto, la solita espressione tranquilla e un po’ distratta. Appena mi ha visto, però, ha letteralmente cambiato faccia. Giuro, gli sono schizzati gli occhi fuori dalle orbite!
    Io ho immediatamente pensato a qualche catastrofe, così sono partita in quarta: “Perché mi guardi in quel modo?? Cosa c’è che non va? Non ti piace il colore? Credi che mi ingrossi? Oddio, non potrò mai metterlo se…”.
    Ma Spike si è ripreso e ha scosso la testa: “Che dici, non c’è niente che non va col vestito!” ha quasi sospirato.
    Io mi sono bloccata appena ad un passo dall’attacco isterico – non potevo fare a meno di pensare ai settantacinque dollari buttati: “Oh… Allora che c’è?” ho chiesto, perplessa.
    Lui è rimasto a lungo in silenzio, guardandomi tanto fisso da mettermi a disagio. Alla fine ha mormorato: “E’ che… sei splendida, Buffy”.
    Oh…
    Bè, rendetevi conto di una cosa: sono diciassette anni che lo conosco, e non mi ha MAI fatto un complimento del genere. MAI! Di solito, quando è proprio in vena di sviolinate (immancabilmente alla ricerca di un favore), mi dice che sono un’amica fantastica, e che mi adora. Ma lo fa solo per interesse, quindi non conta.
    Invece stasera… non so, ho avuto la sensazione che ci fosse qualcosa di diverso, nell’aria. E non sono sicura che mi piacesse.
    Dopo questo commento, sono rimasta per qualche momento annichilita, in silenzio. Lui ha girato lo sguardo, evidentemente imbarazzato, e ha bofonchiato: “Il vestito è ok, comunque”.
    Mi sono risvegliata dalla mia trance e ho farfugliato un: “Oh… bene” un po’ incerto.
    Spike ha annuito e poi ha borbottato qualcosa a proposito di una telefonata che doveva fare, quindi sono tornata in bagno a cambiarmi e poi me ne sono andata.

    Strano davvero.
    30 settembre

    Ci siamo!!! CI SIAAAMOO!!!!
    Il gran giorno è arrivato!
    Tra poche ore Will e Faith verranno qui per prepararsi; poi andremo a prendere Spike – che ci aspetta a casa sua con Xander ed Oz – e finalmente… FESTA!!!
    Non sto più nella pelle!!!! Sarà strabiliante!!!


    Sono assolutamente distrutta… e poi, tecnicamente, dato che sono le due del mattino, siamo già al 01 ottobre… quindi riprenderò il diario domani, quando sarò nuovamente capace d’intendere e di volere… si spera!
    Solo una cosa… decisamente la serata non è andata come pensavo!

    ********

    01 ottobre

    Stamattina mi sono alzata a mezzogiorno passato.
    Sono ancora un po’ sottosopra per quello che è successo ieri sera. Insomma, non mi aspettavo certo che le cose andassero come sono andate!
    Ma partiamo dall’inizio…
    Appena finito di prepararci, Will, Faith ed io siamo andate da Spike. I ragazzi erano già tutti lì, ed era stranissimo vederli vestiti con quegli eleganti completi da pinguino d’alta società!
    Devo dire che Xander faceva la sua bella figura, e a Willow per poco non sono schizzati gli occhi fuori dalle orbite quando l’ha visto.
    Ma questo non è nulla rispetto alla reazione che ha avuto Faith nel vedere Spike.
    Giuro, per un attimo ho temuto che gli saltasse addosso e lo violentasse sotto i nostri sguardi! Aveva la bava alla bocca e gli occhi sfavillanti, nei quali campeggiava un solo messaggio, scritto a lettere cubitali: FAMMI QUELLO CHE VUOI!
    La totale mancanza di dignità con cui gli si è gettata fra le braccia (per *salutarlo*!) è stata davvero imbarazzante, e anche leggermente fastidiosa. Insomma, un po’ di contegno!!!
    Quando è finalmente riuscito a districarsi dalla presa di Piovra Girl, Spike ha guardato me. Sono arrossita all’istante ripensando alla nostra ultima conversazione in camera sua, e ho temuto che stesse per fare o dire qualcosa in merito.
    Ma fortunatamente non l’ha fatto. Si è limitato a sorridermi e a salutarmi con il più normale degli: “Ehilà, Buffy”.
    Io ho ricambiato, sollevata, e poi ho salutato gli altri.
    Dopodiché ci siamo divisi in due gruppi: tre di noi sarebbero arrivati alla festa con l’auto di Oz, e altri tre con quella di Spike.
    Oz, che ha una cotta per Willow da circa settantasei millenni, ha ovviamente fatto in modo di averla nella sua macchina, e Xander, che è perso per Faith, ha fatto lo stesso.
    Risultato? Io e il mio migliore amico ci siamo ritrovati a fare da reggi moccolo!
    O almeno, questo è ciò che credevo.
    In realtà, quando siamo arrivati all’elegantissima “Aloi Villette” (un’antica costruzione in stile Rivoluzione francese, situata alla periferia nord di Sunnydale), mi sono resa conto che le cose stavano diversamente.
    Come traspariva dall’espressione truce di Xander, da quella estatica di Faith, e da quella vagamente impacciata di Spike, nella vecchia DeSoto nera doveva essersi svolto un interessante gioco delle coppie, dagli imprevedibili risvolti.
    Così, mentre Oz cercava di attirare l’attenzione di Willow, impegnata a civettare con Xander, che non toglieva gli occhi di dosso a Faith e Spike, ho improvvisamente realizzato di essere la candela del gruppo.
    Disastroso! Non sono arrivata all’età di diciassette anni solo per fare da spettatrice all’eccitante vita amorosa degli altri!
    In quel preciso momento ho preso la mia decisione. Non potevo starmene lì ad aspettare gli eventi: dovevo darmi una mossa!
    Ho giurato a me stessa che mi sarei data alla pazza gioia; così, non appena ci siamo addentrati nel curatissimo giardino (forse “parco nazionale” rende meglio l’idea delle dimensioni!), ho cominciato a guardarmi intorno con interesse, il mio radar acchiappa - ragazzi già in funzione.
    Oltre ai soliti esemplari della nostra scuola, figurava anche qualche affascinante universitario. Il signor Chase è titolare della cattedra di letteratura contemporanea alla California University, quindi immagino che Queen C conosca un mucchio di gente dell’ambiente.
    Certa gente ha tutte le fortune!
    Quando ci ha visti, Cordelia si è illuminata come se Brad Pitt in persona fosse atterrato da una navicella spaziale dritto sul suo prato (cosa per niente improbabile, vista la buona stella di quella ragazza!). Ci è venuta incontro con un sorriso a cinquantasei denti (tutti di un bianco abbagliante), e per un attimo ho creduto ad un trapianto di personalità. Ci ho messo qualche secondo a capire il perché di tutta quell’improvvisa benevolenza.
    Appena ci ha raggiunti, si è letteralmente gettata fra le braccia di Spike, ignorando platealmente noialtri. Lo ha baciato su entrambe le guance e ha cinguettato: “Ooooh, Spike!! Finalmente sei arrivato!”.
    Lo ha preso sottobraccio con un gesto a dir poco confidenziale, trillando: “Vieni con me, voglio presentarti un po’ di persone!”.
    Spike ha biascicato qualcosa di incomprensibile e si è guardato intorno, in cerca d’aiuto. Faith lo ha preso per un braccio, strappandolo alla stretta di Cordelia con insospettabile foga: “Magari dopo, eh, Cordy?” ha quasi ringhiato, a denti stretti.
    Will ed io ci siamo scambiate uno sguardo preoccupato. Personalmente, cominciavo a temere una rissa.
    Fortunatamente Spike ha salvato la situazione con un tocco di diplomazia: “Sarà un piacere per me accompagnarti, Cordelia… è solo che ho una telefonata da fare. Non ti dispiace se ti raggiungo più tardi, vero?”. E senza aspettare una risposta si è liberato di Faith e si è allontanato discretamente, brandendo spudorato il telefono cellulare.
    Cordelia ha borbottato qualcosa e poi ci ha guardati. La sua espressione era talmente disgustata che ho creduto ci avesse scambiati per quelli dell’impresa di pulizie. Non ci ha degnati di una parola e se n’è andata, impettita.
    Faith era letteralmente avvelenata: “Io la odio, quella smorfiosa!” ha sbottato.
    Willow le ha gentilmente ricordato che “quella smorfiosa” era la padrona di casa, quindi forse proclamare a gran voce di detestarla non era proprio una grande idea. Faith l’ha mandata al diavolo.
    A quel punto Xander ne ha approfittato per chiederle di ballare e lei ha accettato: lo ha preso per un braccio e lo ha trascinato verso la pista (con la delicatezza di un rinoceronte imbizzarrito, aggiungerei), mentre un costosissimo impianto stereo diffondeva le note di “What a wonderful world”, di Louis Armstrong.
    Davvero molto azzeccato, non c’è che dire!
    Poco dopo Oz si è fatto coraggio e ha seguito l’esempio di Xander, chiedendo a Will di ballare. Lei era sorpresa (è così sveglia che, nonostante i CHIARI segnali continua a ignorare i sentimenti che Oz nutre per lei), ma ha accettato.
    E così io sono rimasta sola. Persino il mio cosiddetto migliore amico era troppo impegnato con le sue finte telefonate per farmi un po’ di compagnia; così ho cominciato a vagare per l’immenso giardino, sentendomi un predatore che scruta il suo campo d’azione.
    Per darmi un po’ di carica ho fermato uno dei ragazzi del catering e ho preso un bel calice di… qualcosa. Spumante, credo. Anzi, no, scusate: champagne, ovviamente!
    Era schifosamente amaro, ma bruciava a sufficienza da infondermi coraggio. E ne avevo un gran bisogno, visto che stavo per gettarmi fra le braccia del primo ragazzo appetibile che mi fosse capitato a tiro.
    Ho lanciato una rapida occhiata verso la pista da ballo, ostentando nonchalance. C’erano i miei amici che ballavano, e Cordelia che si strusciava contro un povero malcapitato che mi dava le spalle.
    E poi l’ho visto.
    Alto, ben piazzato, folti capelli scuri e sguardo languido. L’elegante completo nero che indossava completava l’effetto, dandogli un’aria misteriosa e sofisticata.
    Era una visione.
    Sforzandomi di non sbavare, mi sono avvicinata per guardare meglio. Non stava ballando. Era fermo a bordo pista, e chiacchierava con una coppia piuttosto attempata – probabilmente amici del signor Chase – che annuiva deliziata ad ogni sua parola.
    Per un istante i suoi occhi si sono puntati su di me, e io ho sentito un brivido caldo serpeggiarmi lungo la schiena. Mi ha fissato per qualche momento, senza smettere di parlare con i due vegliardi. Poi ha distolto lo sguardo, e io ho deciso.
    Obiettivo avvistato!

    Mi sono procurata un altro drink e ho aspettato con pazienza che facesse effetto. L’alcool mi da alla testa facilmente, quindi prevedevo di non dover attendere a lungo.
    Volevo essere almeno un po’ *allegra*, prima di rimorchiare il bambolone. Così, nel peggiore dei casi (vale a dire, se mi avesse dato un gran bel due di picche), la mattina dopo avrei rimosso l’umiliazione.
    Quando mi sono sentita pronta, ho cominciato la mia lenta avanzata. Ho attraversato la pista ballando e ho raggiunto il bel tenebroso. I nonnini se n’erano andati, e lui era solo, in tutto il suo splendore, poggiato contro una colonna del gazebo.
    I dieci minuti successivi sono un mistero, per me. Non ho la minima idea di come sia successo, ma mi sono ritrovata avvinghiata a lui, in pista. Credo di… ehm… essergli saltata addosso, in effetti. Terribilmente imbarazzante, ma lui non sembrava esattamente dispiaciuto. E se c’è una cosa che ricordo con precisione è che baciava davvero da dio!
    Quando ci siamo stufati di ballare, siamo andati a sederci su una delle numerose panchine che costeggiavano i viali del giardino, dove abbiamo ripreso la nostra maratona per pomiciatori incalliti.
    E qui ho un altro vuoto mentale. Credo di aver bevuto più di quanto non ricordi, perché a fine serata non ero solo un po’ brilla: ero ubriaca marcia.
    Tutto ciò che ricordo è una specie di rissa… tra Xander e un tipo più grande, che non conoscevo.
    E poi, lei.
    Harmony Kendall.
    Con Spike.
    Dietro una colonna, mentre l’orchestra dal vivo attaccava l’ennesimo blues.
    Che si baciavano.
    A quel punto ho avuto un capogiro e mi sono accasciata fra le braccia del mio stallone, che mi ha sorretto come una comoda spalliera.
    Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella scena, più che mai grottesca ed innaturale.
    Appena si sono accorti di noi, Spike e Duckmony si sono staccati di botto. Bè, a dir il vero è stato lui ad allontanarsi. Lei gli è rimasta aggrappata alla giacca, come se non volesse lasciarlo andare.
    Spike è impallidito. Ha biascicato qualcosa che non ricordo, mortalmente imbarazzato.
    E poi, inspiegabilmente, mi sono ritrovata seduta sul sedile posteriore dell’auto di Oz, tutta sola. Del bel tenebroso nessuna taccia.
    Sono tornata a casa barcollando, cercando disperatamente di non fare rumore. L’ultima cosa di cui avevo bisogno, dopo tutti i casini degli ultimi tempi, era far incazzare i miei per essere rincasata con un’ora di ritardo!
    Ho buttato giù quelle poche righe sul diario, giusto per registrare le impressioni a caldo, e poi mi sono letteralmente gettata a letto, stremata.
    Solo stamattina, al mio risveglio, mi sono accorta del biglietto.
    Angel. Il mio bambolone si chiama così.
    Mi ha lasciato il suo numero, con sotto scritto: “Usalo!”.
    Puoi scommetterci, caro!
    Ora però devo andare. Mi vedo con Willow per colmare le mie lacune sulla serata di ieri. Credo sia il caso di fare un po’ di luce sui miei vuoti di memoria, non trovate?
    E, tanto per la cronaca…
    … dannata emicrania!!!
    Sono appena tornata.
    Will ed io abbiamo fatto una lunga chiacchierata chiarificatrice, ed ora più che mai mi rendo conto che la serata di ieri è stata un vero disastro.
    Tanto per cominciare, Oz ci ha provato.
    Con Willow, naturalmente!
    Mentre ballavano ha cominciato a stringerla un po’ troppo, e poi ha cercato di baciarla. Lei è sgusciata via, inorridita, e gli ha fatto capire senza troppi giri di parole che lui non le interessa. Temo ci sia rimasto maluccio!
    Quanto a Faith e Xander…
    Ok, in teoria ballavano insieme… ma Faith è fatta così: se passa troppo tempo con lo stesso ragazzo le viene l’orticaria!
    Così ha dato le spalle a Xander e ha cominciato a ballare in modo provocante con un altro, uno di quegli universitari che c’erano al party. Il tizio sembrava apprezzare, e ha cominciato a farsi prendere un po’ la mano.
    A quel punto Xander si è messo in mezzo, accampando assurde pretese di possesso su Faith (della serie, per intenderci: “Lei sta con me!”).
    Willow non sa come sia accaduto, esattamente, ma i ragazzi hanno perso il controllo e se le sono date di santa ragione… tanto che siamo stati buttati fuori.
    Il sig. Chase era inorridito. Continuava a blaterare qualcosa sulla nostra puerilità (fa tanto Vecchio Giles!), mentre Cordelia gemeva come se le si fosse spezzato il cuore.
    E’ stato allora che miei amici sono venuti a cercarmi (trovandomi avviluppata ad un avvenente sconosciuto!).
    A quel punto mancava solo Spike… che è spuntato quasi subito. In dolce compagnia.
    Will era davvero sorpresa, e mi ha chiesto se sapessi qualcosa di questa presunta love story.
    Bè, no.
    E’ stato umiliante dover ammettere che il mio migliore amico si guarda bene dal parlarmi della sua vita sentimentale. Soprattutto con me stessa.
    Noi ci diciamo tutto… ci siamo sempre detti tutto.
    O almeno credevo.
    Non sapevo neanche che gli piacesse, Duckmony!
    Mi sento tradita. Io non ho segreti per Spike… ma a quanto pare lui ne ha per me!
    Sapete che vi dico?
    Voglio chiarire questa faccenda. Voglio assicurarmi che non mi stia nascondendo qualcos’altro, oltre all’improvvisa predilezione per le biondissime senza cervello.
    L’ho detto a Will, e lei mi ha quasi cacciato, incalzandomi ad andare da lui IMMEDIATAMENTE!
    Nient’affatto impicciona, vero??


    Bè, ora si che sono davvero confusa.
    Quando sono arrivata, Spike era al telefono.
    Indovinate con chi??
    Ho tossito per richiamare l’attenzione (era così preso dai vaneggiamenti di Duckmony che non si era neanche accorto di me), e lui ha alzato lo sguardo, fissandomi come se si aspettasse una mia visita. Senza smettere di guardarmi, ha detto: “Scusa, dolcezza, ora devo andare… ho un altro impegno. Si si, certo. Ci vediamo domani, bellezza”.
    Ha riagganciato, e io non sono riuscita a trattenermi: “Dolcezza? Non posso crederci! Fai sul serio, allora!” l’ho quasi aggredito.
    Spike ha sbuffato: “Non dire cazzate”.
    Si è acceso una sigaretta e si è sistemato più comodamente sul letto, la schiena contro la spalliera. Mi ha fissato con una certa strafottenza, prima di chiedere: “E poi, se anche fosse? Ti dà fastidio?”.
    Dio, che faccia tosta!
    “Oh, no, certo. Perché dovrebbe infastidirmi che il mio presunto migliore amico mi tagli fuori dalla sua vita, senza dirmi che sta insieme a una sgallettata dai capelli tinti che…”.
    Lui mi ha interrotto: “Oh, andiamo Buff! Non farla tanto tragica! Ascolta, primo: io non ti ho tagliata fuori, come dici tu”. Mi ha guardato intensamente, serio per la prima volta: “Non lo farei mai”.
    Io sono rimasta in silenzio, ancora imbronciata. Lui ha sospirato: “Secondo: io non sto proprio con nessuna, ficcatelo in testa!”. Mi ha fulminato con lo sguardo, la solita aria da duro: “E, terzo: per la cronaca, Harm è bionda naturale!”.
    A quelle parole l’ho fissato con aria sprezzante: “Oh, davvero? Cos’è, hai già controllato di persona?”.
    Spike ha reagito alla provocazione esattamente come credevo: “Piantala!” ha bofonchiato, leggermente rosso in viso, stringendo nervosamente la sigaretta tra le dita.
    A quel punto ho tentato un approccio più diplomatico. Mi sono seduta sul letto accanto a lui e l’ho guardato come faccio sempre per farlo sentire in colpa: “Perché non me l’hai detto, Will? Credevo che non ci fossero segreti tra noi!” ho frignato, in tono accusatorio.
    Ha funzionato. Spike ha gettato la sigaretta e si è proteso verso di me, fissandomi intensamente: “Infatti non ce ne sono. Lo sai che a te dico tutto, piccola. Tutto” ha enfatizzato, prendendomi la mano tra le sue.
    Entrambi abbiamo guardato le nostre dita intrecciate, e io ho sorriso. Stavano veramente bene insieme.
    “Ascolta, se non ti ho detto di Harmony è perché è successo tutto così, all’improvviso, durante la festa” mi ha spiegato, parlandomi col solito tono mieloso di quando ha qualcosa da farsi perdonare.
    Ad un tratto, però, nei suoi occhi è passato un guizzo indecifrabile, che li ha illuminati di… perfidia: “Tu, piuttosto, con quel tuo amichetto capellone… non hai proprio nulla da dirmi?” mi ha provocata, ghignando compiaciuto.
    Non mi sono trattenuta. Gli ho raccontato tutto – ma proprio tutto – del mio incontro con Angel, della sbornia, e del biglietto. Spike è rimasto ad ascoltarmi in silenzio, evidentemente interessato, e alla fine si è accigliato:
    “Ma almeno lo sai quanti anni ha, questo super uomo?”.
    Uh-uhh.
    Bè, no. Mica posso sapere tutto, vi pare??
    Gliel’ho detto, e lui ha sbuffato: “Non credi che dovresti almeno informarti, prima di andarci a letto? Guarda che così lo mandi in galera, bambina!” mi ha redarguito, e l’irriverenza di quel *bambina* mi ha davvero irritato.
    “Chiudi il becco, stupido. Per chi diavolo mi hai presa?” ho protestato, sgusciando via dal letto per rimettermi in piedi. “E comunque, per la cronaca, è all’Università” ho aggiunto, bofonchiando.
    Spike ha inarcato le sopracciglia con la solita aria sagace: “Si, ma Università/primo anno, o Università/ripetente fuori corso incartapecorito?” ha insistito, strappandomi mio malgrado un sorrisetto.
    “E dai, piantala! Ti ho detto che è tutto a posto” ho tagliato corto, lanciando una rapida occhiata all’orologio.
    Meglio scappare, prima che l’interrogatorio diventi davvero pesante.
    “Devo andare” ho aggiunto subito, prendendo il giubbotto e avviandomi verso la porta.
    “Eh no!!!”.
    Prima ancora di rendermene conto, mi sono sentita afferrare per la vita e trascinata verso il basso, mentre la giacca mi sfuggiva di mano.
    Un attimo dopo mi sono ritrovata sdraiata sul letto, il respiro corto e gli occhi sbarrati per la sorpresa.
    E Spike era sopra di me, il suo corpo premuto contro il mio, le sue mani a bloccarmi i polsi.
    Ha sogghignato, la solita espressione sfrontata: “Non penserai sul serio di riuscire a sfuggirmi, vero??”.
    Respirando a fatica (Spike non è esattamente un peso piuma, e se non mi credete provate a caricarvelo sullo stomaco!), ho farfugliato: “In realtà l’intenzione sarebbe quella…”.
    Lui si è fatto una bella risata: “Bè, te lo scordi, dolcezza! Ancora non mi hai detto niente. Voglio tutti i particolari… come bacia, come muove le mani, come usa la lingua, come spinge il suo…”.
    “SPIKE!” ho gridato, fingendomi scandalizzata.
    Lui è scoppiato a ridere ed io, approfittando della sua distrazione, sono riuscita a scrollarmelo di dosso, capovolgendo le posizioni.
    Mi sono seduta a cavalcioni su di lui, godendomi la sensazione di guardarlo, una volta tanto, dall’alto in basso: “Casomai sei tu che devi raccontarmi qualcosa su Duckmony! Per esempio, è vero quello che dicono?? Che non porta la biancheria intima?” l’ho istigato, ridacchiando.
    A quel punto è successa una cosa che mi ha un tantino spiazzata.
    Spike si è tirato su di scatto, tenendomi stretta per i fianchi, e si è portato ad un soffio dalle mie labbra: “E tu, invece? Tu porti la biancheria?” ha sussurrato, fissandomi con aria a dir poco maliziosa.
    Sono rimasta sorpresa da tanta audacia, e non ho trovato niente di sensato da dire.
    Abbiamo indugiato per qualche istante, avvinghiati, le nostre bocche che quasi si sfioravano, fin quando, seccata dall’ambiguità della situazione, mi sono divincolata e rimessa in piedi.
    Cioè, qualcuno, vedendoci, avrebbe potuto pensare chissà cosa!!!
    Ho recuperato il giubbotto e me lo sono messo, avviandomi di nuovo verso la porta. Prima di uscire, però, non ho resistito alla tentazione di voltarmi a guardare.
    Spike si era già sdraiato sul letto, le mani intrecciate a coprirgli gli occhi. Sembrava del tutto indifferente, e questo mi ha un po’ irritata.
    Perché è sempre così… impassibile??
    Ho esitato per un attimo, indecisa se salutarlo con un bacio, come al solito, oppure andarmene e basta.
    Alla fine ho scelto una via di mezzo, e gli ho dato la buonanotte, dicendo che ci saremmo visti domani. Lui ha emesso una specie di mugolio – cosa che, nella sua lingua, presumo significhi ‘Notte anche a te!’ – e mi ha fatto un cenno con la mano.

    Ora me ne sto qui, e sono alquanto perplessa.
    D’accordo, con Duckmony non è una cosa seria… è questo è positivo, perché significa che non mi ha nascosto niente.
    Ma…
    Ho la sensazione che si comporti in modo diverso, ultimamente. Che sia più… non so…
    Sfacciato?
    Bah… ci penserò domani. Ora sono veramente troppo stanca per fare congetture sulla contorta psiche del mio migliore amico.
    Gli uomini… chi li capisce è brava!
    03 ottobre

    Ho un appuntamento!!!
    Spinta dalle incessanti insistenze di Willow e Faith (del tutto indifferente al fatto di aver provocato la rissa che ha rovinato il compleanno di Queen C), mi sono decisa a fare uno squillino ad Angel.
    E lui mi ha chiamata!
    Ovviamente non sapeva che ero io, ma – a detta sua – l’ha *sentito*. Ok, ok, lo so anch’io che è solo un modo originale per dire che ha avuto un gran colpo di fortuna!
    O di sfortuna, a seconda dei punti di vista.
    Ad ogni modo, dicevo, abbiamo parlato, e lui non ha perso tempo: mi ha invitata a cena fuori, per stasera.
    E io ho detto di sì!
    Così ora, eccomi qui, in preda ad una vera e propria crisi di nervi: cosa mi metto? Come mi comporto? Insomma, alla festa è stato facile… ero triste e alticcia… la combinazione perfetta per smettere di pensare!
    Ma stasera sarò sobria – a meno che l’appuntamento non vada così male da convincermi ad affogare i miei dispiaceri nell’alcool – quindi non avrò scuse.
    E se va tutto storto? Se lui non si presenta? Se mi scarica dopo un saluto perché sono troppo piccola per lui??
    Lo sapevo che le chiacchiere idiote di Spike mi avrebbero confusa, accidenti a lui!
    Al diavolo… ora vado a prepararmi. O la va… o mi spacco!

    09 ottobre

    E’ stata una settimana di gran cambiamenti.
    Primo: sto insieme ad Angel!!!!
    Siamo usciti quattro volte negli ultimi sette giorni, ed è incredibile l’alchimia che si è creata. I suoi baci, i suoi sorrisi… adoro tutto di lui. Quella sua aria da uomo vissuto mi fa sciogliere! Eppure, allo stesso tempo, mi sembra di conoscerlo da sempre, sono completamente a mio agio con lui… non mi sento in imbarazzo, né ho sempre paura di dire la cosa sbagliata… sono semplicemente me stessa, come lo sono con Spike, ed è splendido.
    A proposito di Spike.
    La seconda, grande novità, è che anche lui si è trovato una ragazza…
    Se solo non fosse Duckmony!
    Ma purtroppo lo è, e immagino di doverci fare l’abitudine…
    Per quanto la cosa non mi vada giù – e, credetemi, non mi va giù proprio per niente! – mi tocca fare buon viso a cattivo gioco. Non so quanto la cosa possa essere seria, visto che escono insieme solo da qualche giorno, ma Spike sembra piuttosto preso, e mi sa tanto che, se non voglio perderlo, dovrò sopportare la vista di quell’orrida bambola bionda che gli sta sempre appiccicata…
    Orrore e raccapriccio!
    Faith non l’ha presa un granché bene, tutta questa storia di Harmony. Continua a blaterare idiozie sul diritto di precedenza, che dovrebbe concederle il possesso esclusivo di Spike, solo perché lo conosce da più tempo. Le ho fatto notare che, seguendo questo ragionamento, io e lui dovremmo essere già sposati!
    Quanto a Willow, sospetto che stia facendo un pensierino su Oz. Lei nega fino allo sfinimento, ma io non mi faccio ingannare! Lo vedo come lo guarda, con quella faccetta enigmatica da Gioconda birichina…
    Che altro dire? Devo darmi una mossa… esco con Angel, e lui è sempre coooosì puntuale!

    ********


    17 ottobre

    Ultimamente non ho mai un minuto libero, quindi non ho avuto modo di aggiornare il diario.
    Ma l’ultima notizia merita davvero di essere riferita.
    Indovinate con chi esco questa sera??

    Con Spike e Duckmony!
    Lo so, lo so… probabilmente è una follia, e finiremo con l’ammazzarci a vicenda… ma Spike ci tiene tanto, e io non me la sento di deluderlo.
    Proprio così, mi sono fatta incastrare.
    Ieri è venuto qui – e mi permetto di sottolineare che erano SECOLI che non mi faceva l’onore di una visita! – con l’aria furbetta di chi ha escogitato un subdolo piano. E se n’è uscito con questa brillante trovata dell’appuntamento a quattro. Pare che Duck… ok… Harmony sia d’accordo, ed Angel è così accomodante che farebbe qualunque cosa gli chiedo… quindi restavo solo io. Immagino che avrei potuto inventarmi una scusa qualsiasi, ma francamente non me la sono sentita di mentire a Spike. Lui è una delle persone che amo di più al mondo, e detesto mentirgli.
    E poi, uffa, gioca sporco! Voglio dire, quando, sollecitato dal mio ‘Perché?’, mi ha risposto: “Perché tengo al tuo giudizio più che a quello di chiunque altro”, mi ha fatta letteralmente sciogliere, accidenti a lui!
    Come si fa a negare qualcosa a chi ti dice una cosa simile??
    Non si può, ecco.
    Così, eccomi qui, a scegliere il vestito per la serata. Non che m’importi del parere di quell’ochetta siliconata, sia chiaro, ma ci tengo ad apparire al meglio per… ehm… per Angel. Si, insomma, non vorrei che, vedendo Miss Salone di Bellezza, potesse ricredersi sul mio conto. E poi, lo dicono anche le riviste che, per tenersi stretto un ragazzo, bisogna…
    Oh, cavolo… sto mentendo a me stessa!!
    La verità è che voglio apparire al meglio… per Spike.
    Dio, mi sento così ridicola anche solo a pensarlo, figurarsi a scriverlo!!!
    Il fatto è che… non lo so nemmeno io… diciamo che mi sono sentita un po’ messa da parte, ecco. Ultimamente Spike non ha avuto occhi che per Harmony, e non è stato facile vedersi declassata così, all’improvviso, considerando il fatto che lui mi ha sempre trattato come una dea. E’ come se una parte di me – quella più dannatamente narcisa e infantile – sentisse il bisogno di venir continuamente rassicurata e ammirata, e Spike è la persona ideale per questo. Nessuno mi fa sentire come mi fa sentire lui. Bella, simpatica, intelligente, speciale.
    Riflettendoci, è proprio questo che mi manca. Essere speciale, per lui. In fondo in fondo so che lo sarò sempre – non basta un esercito di bambole bionde a cancellare diciott’anni d’amicizia! – ma ho bisogno di sentirmelo dire, di tanto in tanto.
    Stupido? Probabilmente.
    Ma, intanto, me ne sto ancora qui, seduta davanti l’armadio spalancato, mentre pile di vestiti d’ogni tipo si accumulano sul letto, sul tavolo, sul pavimento e persino sul lampadario, come promemoria dell’orrenda strigliata che beccherò se non metto subito tutto a posto.
    Mi sa tanto che urge telefonatina/consulenza con Willow…


    Sono così nervosa!
    Angel sarà qui a minuti, e Spike arriverà tra una mezz’ora con la sua bella. Andremo con l’auto di Angel, una lussuosa Mercedes, anche se Spike non ha fatto i salti di gioia all’idea di abbandonare – anzi, lui direbbe ‘tradire’ – la sua vecchia DeSoto. Bè, quantomeno non sono l’unica a doversi adattare!
    Dopo circa cinquanta minuti di isteria pura, la povera Will (che verrà proclamata martire entro la fine del liceo) ed io siamo giunte ad una soluzione: così adesso porto un semplice tubino nero, corto, ma non troppo scollato, con un foulard di satin che dà al tutto un’aria molto elegante. Sobrio, ma di sicuro effetto, almeno secondo Will. Io non ne sono così sicura. So già che Duckmony (lo so, mi ero ripromessa di non chiamarla più in questo modo… ma che volete farci, le abitudini sono dure a morire!) si presenterà semi-svestita, come suo solito, e io mi sentirò patetica e inadeguata.
    Forse è il caso che vada a cambiarmi…
    19 ottobre

    Ho appena controllato la data d’inizio di questo diario, e mi sono resa conto che è trascorso un mese esatto da allora.
    Cos’è cambiato in questi ultimi trenta giorni?
    Io ho smesso di crucciarmi per quell’inetto di Riley, e ho finalmente trovato un uomo degno di tale nome. Angel è stupendo. Con me è dolcissimo, mi ricopre di attenzioni con una solerzia deliziosa. E’ spiritoso, colto, brillante. Ha qualche anno più di me (cioè venticinque), ma non me lo fa mai pesare. Mi tratta come una sua pari, mi stima, ed è magnifico.
    Sono sempre più presa da lui. Sento che i miei sentimenti stanno cambiando, che inizio a provare qualcosa di forte, e un po’ mi spaventa; ma solo un po’, perché so che il mio cuore è in buone mani. Lui non lo spezzerà.
    Voglio fare sul serio con Angel. Voglio aprirmi a lui, condividere sentimenti e pensieri più nascosti, voglio donarmi completamente, anima e corpo.
    Voglio fare l’amore con lui.
    E so che non sarà come le altre volte… io sono cresciuta molto, cambiata molto. Ed Angel non è come Parker, o Riley. Di lui posso fidarmi.
    E, a proposito di fiducia…
    Will mi ha tradita!
    D’accordo, era un bel po’ di tempo, ormai, che sospettavo di lei ed Oz… ma entrambi si sono ben guardati dal dirmelo!
    E invece cosa vengo a scoprire? Che tutti – TUTTI – sapevano della storia semi-clandestina tra i due rossi, tranne me. Me, io, la migliore amica di Willow!!!
    Tutto questo è assurdo!
    Ma la cosa più incredibile è stata la risposta di Will quando le ho rinfacciato la sua poca onestà nei miei confronti.
    “Non è colpa mia se non ci sei mai! Sempre troppo impegnata col tuo ragazzo… Angel di qua, Angel di là… ultimamente non parli d’altro, non pensi ad altro! Vuoi sapere perché non ti ho detto di Oz? Perché credevo non t’interessasse!”.
    Naturalmente ho ribattuto che si sbagliava, che ha ingigantito la questione.
    Non sono io che ho praticamente abbandonato i miei amici per dedicarmi all’amore!
    Spike è letteralmente scomparso. Sono ormai convinta che abbia creato insieme a Duckmony un comodo nido privato, in un posto lontano ed inaccessibile al resto del mondo.
    Insomma, è il mio migliore amico, viviamo a tre isolati di distanza, frequentiamo la stessa scuola… è matematicamente impossibile non incontrarsi!
    A meno di non farlo apposta.
    E ogni giorno che passa mi arrendo sempre più all’evidenza dei fatti: Spike mi sta evitando, e non capisco il perché.
    Io mi sono fatta in quattro per lui. Io ho sopportato i pigolii di Harmony per un’intera serata, tollerando la spudoratezza con cui sporgeva il suo seno generoso – orientandolo più verso il mio che verso il suo ragazzo, per giunta. Io ho stretto i pugni sotto il tavolo e sono stata zitta, mentre l’orrida ochetta sputava veleno a raffica sui miei amici, che considera solo un branco di perdenti. Io ho risposto con (falsissima) gentilezza quando mi è stato chiesto il prezzo del mio vestito, mentre lo sguardo sprezzante della biondina mi correva lungo il corpo, soppesando l’eventualità di darmi della pezzente e usarmi come lucida scarpe.
    Ecco cosa sono stata costretta a sopportare, per Spike.
    E lui come mi ripaga??
    Non riesco a crederci. Ogni volta che ci penso sento il sangue ribollirmi nelle vene.
    Sono furiosa!
    E il povero Angel ne fa le spese. Cerco sempre di evitare l’argomento, ma se, per un motivo o per un altro, si finisce col parlare dei miei amici, allora parto in quarta e lo tormento con i miei problemi, travolgendolo in un turbine di insaziabile logorrea. E lui avrebbe tutto il diritto di mandarmi al diavolo, ma non lo fa mai. Tutt’altro: mi conforta, mi dà consigli, mi calma e mi distrae, restituendomi il sorriso.
    E’ così speciale!
    Questa sera lavora fino a tardi (aiuta il padre nella gestione di un ristorante multi etnico – che cosa esotica!!!), quindi non possiamo vederci. Peccato, perché a furia di scrivere queste cose mi sono innervosita di nuovo, e avrei tanto bisogno di sfogarmi con lui!

    ********


    24 ottobre


    Evento storico.
    Mi ha chiamata Spike!
    Si, lo so che probabilmente vi aspettavate qualcosa di un tantino più entusiasmante… ma, se si tiene conto del tempo che è passato dall’ultima volta che il mio cosiddetto migliore amico si è degnato di farmi uno squillo, si può effettivamente considerarlo un avvenimento d’eccezione.
    Ero già sorpresa quando, nel sollevare il ricevitore, ho sentito quella calda voce che conosco tanto bene apostrofarmi con un ammaliante: “Salve, dolcezza!”. Ma non avevo ancora sentito nulla…
    Il sig. Atwood parte per un convegno a Ginevra. Starà via una settimana, “forse di più” , e ha dato al figlio il permesso di organizzare “un o due” pigiama parties per festeg… ehm… avere compagnia.
    Non sto più nella pelle!
    Ultimamente, le cose non sono più le stesse. Dopo la patetica sfuriata della scorsa settimana, Will ed io non ci siamo più viste, se non a scuola. E anche lì, lei non fa che trascorrere ogni intervallo con Oz (e meno male che non le interessava!), quindi le nostre lunghe e deliranti conversazioni sull’altro sesso sono andate a farsi friggere.
    Faith è sempre la stessa: perennemente attorniata da ragazzi di cui, nella maggior parte dei casi, non conosce neppure il nome. Per questo motivo pare non avere mai molto tempo per le sue cosiddette amiche.
    Persino Xander – per ripicca o per amore, non è dato sapere – sembra aver accantonato Faith per quella ragazza nuova… aspetta, com’è che si chiama? Anya qualchecosa. Un tipetto alquanto esuberante, che l’ha letteralmente (s)travolto.
    Spike era precipitato, almeno fino ad oggi, nell’oblio del chissà-dove-sarà-mai-quel-biondino, e cominciavo davvero a temere che ci sarebbe rimasto per sempre. Ormai, l’unica persona su cui potessi davvero contare, era Angel, quell’uomo incredibile che ho la fortuna di avere accanto.
    Ma, stasera, sento che qualcosa è cambiato.
    La festa di Spike sarà un’ottima occasione per riunire il vecchio gruppo, e approfittare così per rimettere in chiaro un paio di faccende. Non posso aver perso i miei migliori amici nell’arco di due settimane. Mi rifiuto di crederlo!
    Devo solo riconquistarli.
    Al telefono, comunque, mi sono dimostrata meno entusiasta di quanto non fossi in realtà. Non volevo certo dare a Mr. Amico Fantasma la soddisfazione di vedermi strisciare ai suoi piedi, dopo il modo in cui si è comportato.
    Così, nel mio miglior tono sostenuto, dopo aver ascoltato la sua notizia, ho semplicemente commentato: “Wow. E’ davvero incredibile cosa può fare la mente umana. Credevo non ricordassi più il mio numero, dopo svariati secoli di mancato utilizzo!”.
    Lui ha immediatamente colto l’antifona, e ha avuto il buon gusto di fare ammenda: “Oh, amore, scusami… lo so, sono stato un vero cafone. Avrei dovuto chiamarti molto prima… è solo che…”.
    “Che, cosa? Che la tua splendente ragazza assorbe completamente le tue giornate, a forza di brillanti conversazioni sull’economia nazionale?? Ma certo, mi rendo perfettamente conto. Non c’è bisogno che me lo spieghi.” lo derido, sfidandolo silenziosamente a difendere la materia grigia di Duckmony, se ne ha il coraggio.
    Ma Spike è furbo abbastanza da sapere quando lasciar perdere, così ha ripetuto: “Mi dispiace, tesoro, davvero. Non ho scuse per quello che ho fatto. So di averti trascurata, ma…” e qui arriva la zeppata del maestro “… spero davvero che la partenza del mio vecchio serva a qualcosa, stavolta. Potrei quasi arrivare a smettere di detestarlo, se per merito suo riuscissi a recuperare il nostro rapporto” ha concluso, con quella vocina contrita che sa fare tanto bene.
    E, maledizione, alla fine ci casco sempre!
    Sbuffando, mugolo: “Va bene, d’accordo… ci sarò. Ma guai a te se osi fare di nuovo quello che hai fatto negli ultimi giorni! Non si dovrebbe mai permettere all’amore di annullare tutto il resto, lo sai.” lo rimprovero, in nome di antiche e solenni conversazioni avute in proposito per tutti gli anni dell’adolescenza.
    A questo punto, però, avverto un lieve cambiamento nel suo tono. Tace un istante, per poi: “Già, ma mi sembra di ricordare di non essere stato l’unico a farsi trasportare così da una storia!”.
    I miei sensori d’allarme scattano tutti insieme, e immediatamente mi metto sulla difensiva: “Che vuoi dire?”.
    Spike geme frustrato dall’altro capo del filo: “Oh, andiamo, Buff! Io non avevo intenzione di sollevare la questione, visto che abbiamo appena avuto una chiacchierata civile dopo tanto tempo… ma non certo stato l’unico a non farsi sentire per settimane!”mi redarguisce, e le sue parole mi colpiscono nel profondo. “E non sto parlando solo di me. Da quanto tempo non chiami Willow?”.
    Colgo in fretta l’occasione per mischiare le carte in tavola: “Per tua informazione, è lei a non voler parlare con me. Prima mi tiene all’oscuro della sua storia con Oz, poi mi taglia completamente fuori dalla sua vita. E secondo te, sarebbe compito mio fare il primo passo??” protesto, indignata.
    Posso sentirlo distintamente sbuffare: “Piantala di fare la bambina. Con queste stupide questioni d’orgoglio non si arriva mai da nessuna parte, lo sai. Cosa credi sarebbe successo se Paris Hilton non avesse messo da parte l’onore per richiamare Nicole Richie, dopo la prima serie di Simple Life?”.
    La passione di Spike per il gossip internazionale non smette mai di sorprendermi: “Bè, la Fox non sarebbe certo fallita per questo!” commento, caustica.
    Lui rantola: “Sai bene cosa voglio dire”.
    “… e dubito che l’impero degli Hilton si sarebbe disgregato per uno stupidissimo reality show!”.
    “Si, ma tu sai bene cosa voglio dire” insiste con eloquenza, e stavolta mi costringe a darci un taglio.
    “Va bene, d’accordo” sospiro, nel mio miglior tono magnanimo. “Cercherò di fare uno sforzo. Ma può scordarsi la mia amicizia, se prima non mi chiede scusa come si deve!” rilancio, e su questo mi rifiuto di cedere.
    La sua voce si ammorbidisce, e so che Spike sta sorridendo: “Brava la mia ragazza. Hai fatto la scelta giusta. Ora, dal momento che, per pura casualità, non ho ancora avvertito Willow del party…” aggiunge, e il suo tono non promette nulla di buono “…ti spiacerebbe pensarci tu? Sai com’è, ho tante telefonate da fare, c’è da organizzare tutto per bene, e…”.
    Non lo lascio finire: “… e guarda caso, hai proprio il compito giusto da commissionarmi… Oh, e va bene. La chiamo io.” grugnisco, per nulla entusiasta delle subdole arti da paciere del mio amico.
    Spike se la ride sotto i baffi: “Ne ero sicuro. Grazie mille tesoro! Non so dirti quanto ti sia grato, per questo” trilla gaiamente, con la sua solita aria da “sono un angioletto biondo con gli occhi azzurri, non puoi arrabbiarti con me!”.
    “Si, bè, avrai moooolte occasioni per dimostrarmelo, in futuro!” lo redarguisco, severa, ma lui sghignazza.
    “Sarà un piacere, dolcezza!” Ehi, è una mia impressione o c’è davvero una certa malizia nella sua voce??
    “Non ci contare, William… ricorda che mi devi un favore!” insisto, e, rammentando la cena a quattro con Duckmony, aggiungo subito: “Anzi, due!”.
    Ora il suo tono è diventato imperioso: “Tutto quello che vuoi, baby” replica, spazientito. “Ma ora metti giù quel telefono ed usalo per qualcosa di più importante. C’è una certa Rossa che ti aspetta, ricordi?”. Ad un mio grugnito in risposta, lui conclude: “Ti chiamo stasera per sentire le novità. Anzi, perché non fai un salto da me, così mi aiuti anche con i preparativi? Non sono mai stato una cima in materia di sacchi a pelo” commenta, e a quelle parole mi gelo.
    “Che… sacchi a pelo?? Ma di che parli?? Quali sacchi a pelo?? Io non dormo in un lurido sacco a pelo, Spike, no!! Te lo scordi!” sbotto, sull’orlo di una crisi di nervi.
    “Non preoccuparti, Blondie, le star godono di un trattamento privilegiato. Ora chiama Will. Noi due ci vediamo dopo. E porta buone nuove, altrimenti il sacco a pelo non te lo toglie nessuno! Passo e chiudo” e riaggancia, lasciandomi con la cornetta in mano e un inspiegabile sorrisino ebete sulla faccia.


    Busso discretamente alla porta.
    Una voce, la sua voce, emerge dal delirio musicale che riempie la stanza (l’ennesimo assolo da “Master Of Puppets” ), concedendomi l’accesso. Un po’ intimidita – non ricordo esattamente quanto tempo sia trascorso dall’ultima volta che ho varcato questa soglia - tiro giù la maniglia e mi decido ad entrare.
    Spike è lì, seduto sul letto, la schiena poggiata contro i guanciali. Dondola lievemente la testa a ritmo, abbozzando con suoni gutturali un’imitazione della performance di Hammett.
    L’effetto déja-vu mi colpisce con forza in pieno stomaco. Questa scena così solita, così familiare, risveglia in me alcuni tra i più bei ricordi che io e il mio amico ossigenato abbiamo avuto il privilegio di condividere, in tutti questi anni. E’ un po’ come tornare alle origini, a casa; in una casa che temevo destinata a dissolversi, allontanarsi fino a diventare solo un infinitesimale puntino nel vasto firmamento della memoria.
    Ma non è così.
    Me ne rendo conto proprio qui, sulla soglia, ascoltando un vecchio disco di una vecchia band metal, osservando una vecchia scena con un vecchio amico che non vedo da troppo. E’ un qualcosa, un cambiamento appena percettibile, ma noto all’istante la differenza.
    Lui è Spike.
    Il mio Spike.
    E’ così, e lo sarà per sempre.
    Sorrido senza quasi accorgermene, mentre lui incontra il mio sguardo, e ricambia il sorriso.
    Mi fa cenno di avvicinarmi, ed io mi siedo ai suoi piedi, sul fondo del letto. Non apro bocca.
    E’ un tacito accordo tra noi. Durante un assolo dei Metallica, religioso silenzio. Una delle tante, piccole stramberie reciproche, che noi soli conosciamo. E che, in fondo, rendono l’uno il più caro amico per l’altro.
    Ti voglio bene, William.
    Appena cessano gli ultimi accordi, Spike afferra con energia il telecomando dello stereo e preme il pulsante di spegnimento. Il Maestro dei Burattini s’interrompe, lasciando noi marionette al nostro destino.
    Tocca a voi, sembra quasi dire.
    E allora mi avvicino, e, accantonata ogni reticenza, mi perdo in quell’abbraccio così tenero e pieno d’affetto. Tra le braccia del mio amico d’infanzia, tutto sembra sempre tornare fatalmente al suo posto.
    Sento Spike ridacchiare al mio orecchio, mentre dolcemente mi scompiglia i capelli. Io lo stringo più forte per un ultimo istante, prima di scostarmi da lui e, finalmente, salutarlo come si deve.
    “Ciao”.
    Si, bè, lo so anch’io che si può fare di meglio!
    Lui mi fissa inarcando le sopracciglia: “Pronta per il sacco a pelo? Perché ne ho giusto trovato uno con una splendida zip con gli strass, e pensavo…”.
    Non lo lascio finire: “Ho chiamato Willow!”.
    Spike ghigna, sistemandosi più comodamente contro i cuscini: “Buon per te, ma questo non ti salverà dal camping di Barbie!”.
    Roteo gli occhi, fingendomi esasperata: “Vuoi sentire o no com’è andata??!”.
    Lui torna relativamente serio: “Scusami. Sputa il rospo”.
    Respiro profondamente: “L’ho chiamata per avvisarla del party, come mi hai chiesto”. Calibro al meglio le pause, quel tanto che basta per tenerlo un po’ sulle spine: “All’inizio c’era un po’ di disagio… lo sai, erano secoli che non parlavamo da sole. Ma poi ci siamo chiarite. Io le ho chiesto scusa per essermi troppo lasciata prendere da Angel, e lei ha ammesso di aver sbagliato nel non dirmi nulla di Oz.” annuncio, senza curarmi di nascondere l’entusiasmo. Sono davvero contenta. Mi sento sempre più vicina a ritrovare i miei amici, ed è esattamente ciò di cui avverto il bisogno.
    Spike mi ascolta in silenzio, il mento poggiato sulle mani intrecciate, lo sguardo compiaciuto. So già che nella sua soddisfatta testolina lampeggia, come una scritta al neon, un unico pensiero: “E’ tutto merito mio!”. Lascio che si goda il suo momento di gloria. In fondo, tutti hanno il diritto di sognare.
    Proseguo il racconto: “Quando poi le ho detto della festa, mi è sembrata a dir poco entusiasta. Abbiamo cominciato a fantasticare su cosa mettere, i film da scegliere… queste cose qui. E’ stato proprio come tornare ai vecchi tempi” sospiro, trasognata, con quell’ormai perenne sorriso ebete a dipingermi il viso.
    Spike mi riporta alla realtà con una cuscinata, e subito sghignazza: “Dieci e lode per le capacità mediatiche, baby! Non hai forse tralasciato la parte in cui lei ti confessa d’essere lesbica e ti giura amore eterno?” insinua, canzonatorio.
    Sbuffo, ma senza smettere di sorridere: “Piantala! Dovresti essere felice per me” lo rimprovero, incrociando le braccia al petto e abbozzando il broncio.
    Lui mi sorride, e il suo sguardo è più tenero, adesso: “Ma certo che lo sono, dolcezza. Sei stata coraggiosa. Non è sempre facile alzare la cornetta.” commenta, e un’ombra nei suoi occhi schiude i suoi pensieri.
    Gli prendo lievemente la mano tra le mie: “Ehi. Guardami, Will. Anche tu lo sei stato. So quanto ti sia costato telefonarmi, eppure l’hai fatto. E’ tutto merito tuo se questa scomoda situazione si è finalmente sbloccata” lo incalzo, in risposta allo sguardo malinconico che gli oscura gli occhi.
    Spike si mordicchia leggermente il labbro inferiore: “Avrei dovuto farlo tempo fa.” sospira. Alza la testa e mi guarda, con un sorriso ancora un po’ triste: “Mi dispiace. Davvero. Se solo tu sapessi quanto mi sei mancata, quante volte ho… discusso con Harm a causa tua…”. Improvvisamente, un guizzo passa nei suoi occhi, e l’ilarità esplode. Ride, Spike, mentre io lo guardo confusa (e anche un tantino contrariata… insomma, stava facendo un gran bel discorso!).
    Quando finalmente riesco a farlo parlare, lui, ancora sghignazzando, mi spiega: “Oh niente, è solo che… mi è tornata in mente la cena a quattro, quando io ho chiesto ad Angel di cosa si occupasse…”.
    Capisco le sue intenzioni, e, ridendo, completo la frase: “… e, quando lui ha risposto che lavorava in un ristorante di cucina nipponica, Harmony se n’è uscita con quella frase….”.
    Ormai piegati in due dalle risate, terminiamo in coro l’aneddoto, imitando la stridula vocina di Duckmony: “Oh, io ho sempre adorato i ristoranti cinesi!”.
    Crolliamo. Aggrappati l’uno all’altra, del tutto incapaci di smettere di ridere, ci lasciamo cadere sul letto, fino ad accasciarci completamente tra i guanciali.
    Miracolosamente recuperato un briciolo di lucidità, ci sdraiamo insieme sul piumone, Spike con le spalle al cuscino, io con la testa sul suo torace. Lo sento giocherellare con i miei capelli (adora farlo), mentre qualche divertito singhiozzo lo scuote ancora. Poi china il capo e, dolcemente, posa le labbra sulla mia fronte, in un tenero gesto di protezione che mi fa illanguidire. Mi stringo più forte al suo petto, ritrovandone il calore che sempre sa darmi, mentre la sua voce, attutita dal contatto fisico, raggiunge le mie orecchie: “Perché non resti qui, stanotte? Il vecchio parte tra un’ora, e non mi va di restare da solo” mugola, nel suo più tipico tono lamentoso.
    Io alzo appena la testa per incontrare i suoi occhi: “Cos’è, hai paura del buio, Bad Boy? Tanto da aver bisogno di un’indifesa fanciulla al tuo fianco come protezione?” lo prendo in giro, accennando un’ulteriore imitazione di Duckmony.
    Spike mi fulmina con la sua solita occhiata da *attenta-a-te-baby-non-sai-con-chi-stai-parlando*: “Molto divertente” sbuffa, laconico. “Ho solo pensato che potesse farti piacere restare un po’. E’ tanto che non lo facciamo. Dormire insieme, naturalmente” aggiunge beffardo, guadagnandosi un piccolo pugno al torace.
    Mi accoccolo di nuovo fra le sue braccia, e intanto rifletto. Ha ragione, Spike. E’ tanto tempo che non resto a dormire qui, e devo ammettere che un po’ mi manca. Mi è mancato tutto di lui, del mio migliore amico, del fratello che non ho mai avuto. Persino la sua stanza, il suo stereo, i poster alle pareti e, sì, anche il suo letto. E so che ai miei non dispiacerà affatto. Tutt’altro: temo saranno fin troppo contenti di avere casa libera una notte intera!
    L’improvvisa quanto disgustosa visione dei passatempi notturni di mamma e papà mi costringe a rispondere in tutta fretta: “Va bene, d’accordo. Passami il telefono, così avverto mia madre”.
    Spike si china per un altro piccolo bacio, stavolta sulla punta del naso, per poi allungarsi verso il comò e impossessarsi del cordless. Mentre mi passa il ricevitore, la porta della stanza d’un tratto si apre, rivelando il signor Atwood con aria particolarmente impaziente.
    “Scusami, Buffy, ma credo che per un minuto dovrai fare a meno del tuo cuscino” esordisce seccamente, mentre Spike già lo guarda in cagnesco. “William, sarebbe troppo disturbo, per te, aiutare il tuo vecchio genitore estenuato a caricare in auto i bagagli? Sai, nel caso tu l’abbia dimenticato, parto per Ginevra questa stessa notte” lo incalza sardonico, tamburellando con le dita sullo stipite della porta, in attesa.
    Spike replica tra i denti: “Le belle notizie non si dimenticano tanto facilmente.” commenta, per poi rivolgersi a me: “Torno subito. Sempre che il vecchio schiavista non decida di usarmi come chauffeur fino all’aeroporto” sbuffa, facendo leva sulle braccia per alzarsi dal letto.
    Il sig. Atwood lo guarda con aria annoiata: “Sai, figliolo, se impiegassi nello studio la stessa energia che spendi per lamentarti saresti già diplomato” lo pungola, ben sapendo quanto l’onore di Spike abbia risentito dell’aver perso un anno, in terza.
    Spike lo raggiunge alla porta e lo spinge fuori, ancora borbottando: “E se tu mangiassi più bistecche che cibi pronti, saresti in grado di portar giù quei dannati bagagli da solo!”. Scompaiono oltre la porta, e istintivamente sorrido.
    Eh già, mi è mancato anche questo!

    Tbc....
     
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  2. Redan
     
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    Amo questa storia, peccato che sia rimasta incompiuta :cant:
     
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    Ma no che nn è rimasta incompiuta....adesso posto degli altri capitoli... fortunatamente è completa! 😊
     
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  4. Redan
     
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    CITAZIONE (spuffy.77 @ 2/6/2016, 19:01) 
    Ma no che nn è rimasta incompiuta....adesso posto degli altri capitoli... fortunatamente è completa! 😊

    Infatti ho appena scoperto che in realtà è completa. L'avevo letta du EFP, dove è lasciata incompiuta e pensavo che non l'avesse mai finita. Invece proprio adesso ho notato che qui su wbs è postata tutta ed è completa :xd:
     
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    E io ho appena scoperto che sono una frana....sto postando una ff già postata....non ce la posso fare...l'età si fa sentire!!!!!😭😭😭😭
     
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  6. Redan
     
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    CITAZIONE (spuffy.77 @ 2/6/2016, 19:12) 
    E io ho appena scoperto che sono una frana....sto postando una ff già postata....non ce la posso fare...l'età si fa sentire!!!!!😭😭😭😭

    :lol: :lol: :lol:
    Sempre meglio in doppia copia che nessuna copia!
     
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    Adesso mi impegnerò giuro e prima di postare qualsiasi altra storia mi assicurero' che nn sia già qui. 😎
     
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    25 ottobre


    Angel ed io abbiamo litigato.
    Bè, non è stato un vero litigio, ad essere sinceri. Ma mi ha fatta davvero arrabbiare, ed io… bè, penso di aver fatto davvero arrabbiare lui.
    E tutto per colpa di Spike!
    Quando oggi, nel primo pomeriggio, sono rincasata dopo aver passato la notte fuori, ho trovato ad attendermi un biglietto dei miei, che suggerivano di “organizzarmi autonomamente” per la cena, in quanto loro “avrebbero probabilmente tirato tardi” (il che mi fa supporre avessi pienamente ragione riguardo i loro passatempi notturni!)
    … e un messaggio in segreteria.
    “Buffy, sono io, Angel. E’ già la quarta volta che provo a chiamarti, oggi. Volevo fare un salto da te, questa sera, ma… bè, a quanto pare non ti avrei trovata. Ti spiacerebbe richiamarmi appena ascolti questo messaggio? Grazie.”
    Sorrido istintivamente. Caro, forbito, educatissimo Angel. Il terrore che fosse qualcun altro a sentire il messaggio prima di me deve averlo indotto a pesare le parole… se lo conosco come lo conosco, deve aver impiegato almeno dieci minuti per decidere che registro adottare!
    Un po’ esitante, afferro la cornetta e compongo il suo numero di casa. So per certo che il mercoledì il ristorante è chiuso, quindi mi preparo psicologicamente ad affrontare un eventuale Signor Papà contrariato.
    Ma è Angel a rispondere, e subito illanguidisco al suono della sua voce: “Ehi, amore!”.
    Il suo tono, però, è distaccato. Troppo distaccato: “Ciao. E’ tutto il giorno che provo a chiamarti”.
    Contrita, spiego: “Lo so, mi dispiace… è che sono stata fuori, e i miei sono così impegnati a sfornare nuovi bambini che dubito abbiano notato…”.
    Ma lui mi interrompe (non l’ha mai fatto prima): “Dove sei stata?”.
    Il suo tono è brusco. Un po’ perplessa, ma ancora ben lontana dall’immaginare ciò che sarebbe successo, rispondo: “Da Spike. Ieri ci siamo riconciliati, così sono rimasta a dormire da lui”.
    Non l’avessi mai detto.
    Uno sbuffo quasi isterico mi arriva alle orecchie: “Oh, certo. Spike. Il tuo caro amico Spike. Quello che prima ti tratta da reggimoccolo per convenienza, poi con due parole dolci riesce a riportarti nel suo letto!”.
    Non avevo mai sentito Angel parlare tanto aspramente, da quando lo conosco. Lui è sempre così paziente!
    Spiazzata, obietto: “Ma di che diavolo stai parlando??”.
    Ora la sua voce è intrisa di rabbia: “Sto parlando del fatto che la mia ragazza ha dormito nel letto di un altro uomo per tutta la notte!”.
    Ingenuamente, cerco invano di spiegarmi: “Andiamo, non è come credi! Sono rimasta a fargli compagnia, visto che suo padre partiva questa notte e lui non voleva restare da solo…”.
    Ma, senza rendermene conto, aggravo esponenzialmente la situazione. L’ironia nella voce di Angel è dura ed amara: “Oh, scusa, certo! Rettifico: la mia ragazza ha dormito nel letto di un altro uomo per tutta la notte, ed erano soli in casa!”.
    A questo punto comincio a scaldarmi sul serio: “Angel, piantala! Lo sai benissimo che tra me e Spike non c’è niente, né potrebbe mai esserci. Per favore! E’ il mio migliore amico!” protesto, indignata.
    Ma Angel sbuffa di nuovo al mio orecchio, e stavolta mi sembra di leggervi una certa rassegnazione: “Già, bè. Io all’amicizia tra uomo e donna non c’ho mai creduto, Buffy. Forse, quando crescerai, ti renderai conto che le illusioni sono splendide, ma solo se restano tali” commenta, e il suo tono di superiorità mi fa definitivamente perdere la testa.
    “Quando crescerò?? Non osare trattarmi come una poppante!!” esplodo, e ammetto che il mio tono deve essere risultato piuttosto isterico.
    La voce di Angel è fredda: “Se è così che ti comporti, è così che meriti di essere considerata”.
    Stringo la cornetta per impedire a me stessa di correre da lui e prenderlo a calci nel sedere: “Non è una questione d’età, mio caro Mr. Universitario, ma di fiducia. Evidentemente, quella che tu chiami maturità non è altro che stupido cinismo, e allora sai che ti dico? Se questo significa crescere, preferisco restare per sempre una bambina, ma ancora libera di credere nelle persone a cui tengo!”.
    Taccio per un istante, ma poi la rabbia mi monta di nuovo in gola: “E in ogni caso, tu non sai niente del mio rapporto con Spike, niente! Come puoi permetterti di giudicare?”. Esito, mentre sento qualcosa spezzarsi dentro di me. La triste consapevolezza di essermi ingannata ancora una volta.
    Lui non capisce.
    Allento finalmente la morsa sulla cornetta: “Credevo ti fidassi di me” mormoro flebilmente, e con orrore sento gli occhi riempirsi di lacrime.
    Angel sospira, e la sua voce si fa più dolce: “Certo che mi fido di te, tesoro. E’ quel biondino che non mi convince”.
    Tiro debolmente su con il naso: “Quel biondino, come lo chiami, è il mio migliore amico. E, se vuoi me, dovrai accettare anche lui”.
    Non riesco a credere di averlo detto sul serio. Angel soppesa le mie parole per un istante, poi prende la sua decisione: “E va bene. Continua a non piacermi l’idea di te e lui che insieme fate chissà cosa…” lascio correre su questa nota di sospetto “… ma capisco che la sua amicizia possa essere importante, per te, quindi lo accetto”.
    Sono già pronta a tirare un sospiro di sollievo, quando la sua voce torna a bloccarmi: “Però…”.
    Fremo: “Cosa?”.
    Il suo tono non ammette repliche: “Devi promettermi che non resterai più a dormire con lui, soprattutto se siete da soli. Non riesco a sopportarlo. Riesci a capire perché?” quasi mi supplica.
    Sospiro: “Vorrei solo che ti fidassi abbastanza per capire che non c’è alcun tipo di malizia in quello che facciamo, Angel”.
    Oh, al diavolo… Mi sento mossa a compassione, quindi ricapitolo: “D’accordo. Se ti da tanto fastidio, va bene. Non sarà un problema rinunciare ad un paio di notti” accondiscendo.
    Sento Angel sorridere: “Grazie, Buffy. Lo apprezzo davvero tanto”.
    Esita un attimo, poi: “E scusami per averti dato della bambina. Spero tu sappia che non l’ho mai pensato”.
    Sorrido a mia volta: “Tranquillo. La rabbia fa brutti scherzi”.
    A quel punto la conversazione è tornata su binari più tranquilli, fino a quando lui mi ha dato la buonanotte, dicendo che ci saremmo visti domani. Così, a conti fatti, ci siamo riappacificati; ma questa discussione mi ha lasciato l’amaro in bocca. Ho capito qualcosa, qualcosa che mi ha deluso: ancora una volta, le persone a cui tengo si fanno guerra tra loro. Anche con Riley (il Verme) era lo stesso. Non ha mai tollerato la compagnia di Spike, e il suo egoismo mi ha costretta a continui compromessi. Fortunatamente Angel è superiore a queste cose; o almeno, pensavo lo fosse. Ma ora non ne sono più tanto sicura.
    Forse non è la persona che credevo fosse.
    …Nah! Sto esagerando. Tra un minuto comincerò a sentire la mancanza della sua voce, e allora capirò che va tutto bene.
    Ma, fino a quel momento, continuo a sentirmi un po’ strana.
    Il nostro primo litigio.
    26 ottobre


    Spike ha organizzato per domani il primo pigiama party.
    Devo dire che Angel non era esattamente fuori di sé dalla gioia, ma poi l’ha presa bene. In fondo, gli ho fatto notare, sarà con lui che passerò la mia notte, e, chissà…
    Chissà.
    In ogni caso, devo darmi una mossa. Spike mi ha letteralmente supplicata perché andassi a dargli una mano con i preparativi, dato che l’ultima volta non abbiamo fatto altro che ridere come ubriachi e sonnecchiare. (Nota: Angel non lo sa, e, bè… non ho intenzione di dirglielo. Dopotutto il nostro accordo riguardava solo la notte, ed io non resterò a dormire da Spike, questa volta!)


    … Le ultime parole famose.
    Vado dagli Atwood nel pomeriggio. Ora che suo padre non c’è, Spike vive da vero e proprio pascià: mangia quando e quello che vuole, beve fino a farsi girare la testa, suona la sua dannata chitarra tutto il giorno, grida, balla e consuma letteralmente la cornetta del telefono. Era un po’ di tempo – probabilmente da prima del viaggio in Canada – che non lo vedevo così pimpante, e devo ammettere di esserne sollevata. Anche se preferisco pensare che sia la nostra riappacificazione il vero motivo, invece che la storia con Harmony.
    Ad ogni modo, tra un lancio di cuscini e un’estenuante maratona di ballo, riusciamo anche ad organizzare come si conviene la serata di domani. Prepariamo la disposizione dei sacchi a pelo, scegliamo il menu (metri e metri di pizze variegate… ordinate alla più vicina rosticceria!) e la lista dei cd, spostiamo il lettore dvd nella camera da letto e, naturalmente, riforniamo il frigo di dozzine e dozzine di birre.
    Quando è tutto pronto, mi tiro in piedi ad ammirare compiaciuta il lavoro. Sarà una splendida notte, ne sono certa.
    Sto per levare le tende, quando la voce di Spike mi blocca:
    “Perché non resti anche stanotte? Lo sai che non mi piace dormire da solo…”.
    Bene, eccoci qua. Questo è il momento in cui mi tocca fare una scelta.
    Resto a far compagnia al mio migliore amico, col quale ho recuperato un vero rapporto solo da pochi giorni…
    … o mantengo la promessa fatta al mio ragazzo, assurdamente geloso nei confronti di quanto più innocente c’è al mondo?
    Mangiucchio nervosamente un’unghia. Oh, merda. Non volevo arrivare a questo punto.
    Combattuta, scelgo di spiegare a Spike la situazione: “Uhn, io… bè, vedi… il fatto è che…” mi faccio coraggio “… Angel mi ha fatto promettere che non sarei più rimasta qui con te, durante la notte, perché, sai, non è che la cosa gli faccia particolarmente piacere… Voglio dire, neanche a te farebbe piacere se Harmony restasse a dormire nel letto di qualche pseudo sconosciuto… bè, non che quella specie di regina notturna non l’abbia già fatto, però… Insomma, hai capito che cosa intendo! Cioè, non è come se stessi cercando di spiegarti il teorema di Talete, che non ti è mai entrato in testa, oppure… si, certo, so cosa stai pensando, effettivamente è a ME che Talete non entrava mai in testa… tu sei sempre stato bravo in queste scienzosaggini, ma non è questo che… il punto. Insomma. Oh, al diavolo. Tu sai cosa intendo”.
    Riascolto me stessa farfugliare istericamente, e provo tutto ad un tratto l’immensa voglia di seppellirmi.
    Spike mi fissa, il sopracciglio sinistro inarcato in un’espressione di divertito stupore. Dio, odio quando fa così! Riesce a farmi sentire davvero ridicola, e molto, molto imbarazzata. Non che sia tanto difficile, dopo questo brillante monologo.
    Sto per bofonchiare qualche altra scempiaggine volta a distrarre la sua attenzione, ma stavolta mi batte sul tempo:
    “Cioè, aspetta… tu stai cercando di dirmi… che l’irreprensibile Angel è geloso??”.
    Fantastico, sapevo che l’avrebbe detto. E l’ilarità che gli vedo dipinta in volto è esattamente il motivo per cui avevo esitato a parlargliene sin dall’inizio.
    Torcendomi spietatamente le mani, che ormai inveiscono tacitamente contro di me a intervalli regolari, mugolo: “Bè, sai… è che ieri, quando sono tornata a casa dopo essere rimasta a dormire qui… Angel mi ha chiamata, ed era un po’… contrariato, ecco. Dopotutto non era riuscito a contattarmi per tutta la giornata, poveretto! Dev’essersi molto preoccupato. Quindi, sai, era un po’ nervoso. Non è stato molto contento di sapere dove avevo passato la notte, così gli ho garantito che non sarebbe più successo, visto che aveva tutte le ragioni del mondo per essersi sentito un po’ infastidito. Capisci?”.
    Lo guardo in faccia, ed è ovvio che no, non capisce. Ma del resto, come potrebbe? Nemmeno io capisco davvero.
    La sua espressione passa da divertita, a sorpresa, a diffidente, fino ad apparire quasi indignata:
    “Buffy, io e te non facciamo sesso! Non ti ho invitata a restare per scoparti nel sonno, checchè il tuo simpatico boyfriend ne pensi. Tu sei un’amica, la più cara amica che abbia mai avuto, per non parlare del fatto che esco con un’altra!” Il suo sguardo ferito viene d’un tratto attraversato da un guizzo malizioso “E poi, se davvero volessi scoparti, non avrei alcun bisogno di ricorrere a questi mezzucci… per non parlare del fatto che ti preferirei bella sveglia, non se mi spiego…”.
    Si lecca allusivamente le labbra, e io arrossisco all’istante. Poi però mi rilasso. Nonostante l’imbarazzo, so che con quella battuta il peggio è passato.
    “Non fare il cretino!” lo smonto, poi sospiro “Senti, lo so che questa diffidenza di Angel è assurda, visto che non c’è nulla tra noi… ma spero tu capisca che non è giusto, nei suoi confronti, approfittarne così impunemente. Non posso tradire la sua fiducia” mi giustifico mestamente.
    Lo sguardo di Spike è scettico: “Quale fiducia, di grazia? Quella che ha dimostrato di avere ciecamente nei tuoi confronti, quando ha avuto il coraggio di farti una predica solo per aver passato un po’ di tempo con un amico d’infanzia?” mi apostrofa, e io mi mordo il labbro inferiore. Sono in difficoltà, perché è evidente che lui ha ragione.
    I suoi occhi sono fissi nei miei e, per un attimo, riesco a scorgervi qualcosa che li rende assurdamente caldi. Quasi tempestosi.
    Rabbrividisco senza neppure sapere il perché. Spike deve notarlo, perché sospira e, d’impulso, mi prende fra le sue braccia:
    “Scusami, piccola. Non volevo metterti strane idee in testa. E’ solo che l’ho già visto accadere… ho visto come ti eri allontanata per colpa di quello stronzo di Finn, e non va bene. Non è giusto che tu ti faccia plagiare così dal primo che passa”.
    La mia voce suona soffocata perché attutita dal corpo maschile premuto contro il mio: “Angel non è il primo che passa. Lui non è come gli altri”.
    Allora Spike mi scosta gentilmente da lui, e di nuovo siamo occhi negli occhi: “Ne sei innamorata, non è vero?”.
    Sbatto più volte le palpebre per ricacciare indietro quelle lacrime che premono senza ragione per uscire: “Si. Ne sono innamorata”.
    E’ un attimo, solo un attimo, ma riesco a captare il disappunto negli occhi del mio amico. Contrae nervosamente la mascella, come fa sempre quando è irritato. Ma un attimo dopo i suoi lineamenti sono di nuovo distesi, e le sue labbra si arcuano in un sorriso: “Ne sono contento. E capisco”.
    Mi scioglie definitamene dal suo abbraccio e, senza smettere di sorridere, mi incalza: “Allora, che ci fai ancora qui, Cenerentola? Il tuo principe potrebbe preoccuparsi se non rincasi entro mezzanotte” mi schernisce, ma lo fa bonariamente, e di questo gli sono grata. “E poi, sai com’è, avrei anch’io una principessa che è meglio non far attendere…” aggiunge, indicando il telefono alle sua spalle “… quindi, se non ti dispiace…”. Con un vago cenno mi mostra la porta, e io strabuzzo gli occhi, fingendomi mortalmente offesa:
    “Mi state forse cacciando dal vostro maniero? Oh, qual dolore una povera principessa come me è mai costretta a sopportare!” declamo in tono teatrale.
    Spike mi sorride con dolcezza: “Le mie più umili scuse. Vi accompagno alla porta, vostra altezza”.
    E così, il principe mi porge il braccio, e conduce un’indignata principessa fuori dal suo castello.
    Ma, in quell’ultimo inchino di congedo, non c’è traccia di sdegno verso il principe villano, bensì forte gratitudine per l’amico d’infanzia, che sempre capisce quando non è più il caso di insistere.
    28 ottobre


    Una notte indimenticabile.
    Sono così emozionata che faccio difficoltà a mettere in ordine le idee. E’ stato tutto così…
    D’accordo. Andiamo con ordine.
    Vado da Spike alle sette. Angel mi raggiungerà più tardi, appena finito il turno al ristorante.
    Come previsto, sono la prima ad arrivare. Spike è ben contento di vedermi, e non perde occasione per sfruttarmi come cameriera personale. Nell’arco di mezz’ora cominciano ad arrivare i primi invitati. Vado a salutare Willow ed Oz, alla loro prima uscita di coppia ufficiale, e noto con piacere che non c’è traccia di freddezza nel nostro abbraccio.
    I ragazzi continuano ad arrivare. Vedo Cordelia (non avevo idea che l’avesse invitata) con le sue amicoche (termine brillantemente coniato dalla sottoscritta), poi Xander e la sua nuova ragazza, Anya. Anche per loro è la prima vera uscita, e devo dire che li trovo alquanto bizzarri insieme. Ma, nel loro bislacco modo, riescono anche ad essere carini!
    Faith fa il suo ingresso attorniata da aitanti sconosciuti che sembrano farle da scorta: la dimostrazione vivente che certe cose non cambiano mai.
    E poi, eccola che arriva: lei, l’unica e sola regina del silicone, eletta con un plebiscito Miss Snobismo del nuovo millennio. Harmony, naturalmente.
    Indossa un micro tubino colorato che non smentisce affatto la sua reputazione. Decisamente inadatto ad un pigiama party, rimugino, mentre la vedo gettarsi al collo di Spike con un’ostentazione a dir poco irritante.
    E a questo punto, con il solito, impeccabile tempismo, ecco che il mio cavaliere fa la sua apparizione. Dev’essere passato da casa per cambiarsi, dopo la fine del turno, perché è matematicamente impossibile che un comune essere umano possa essere così bello dopo un’intera giornata di lavoro!
    Gli corro incontro come una bambina, ma non posso farci nulla. L’impulso di rifugiarmi tra le sue braccia è più forte dell’imbarazzo, e quando finalmente lo sento stringermi non ho bisogno di altro per sentirmi in pace con il mondo.
    Appena ci siamo tutti, Spike e Willow spariscono in cucina , per poi spuntar fuori carichi di pizze e bibite di ogni sorta. Tutti si accalcano per prendere da mangiare, mentre, per una volta, io mi godo la sensazione di essere servita e riverita.
    Mangiamo tutti insieme, ammucchiati alla meno peggio sui grandi divani del salotto. Lo stereo a palla, le voci e le luci danno al tutto una fantastica aria di festa che mette di ottimo umore.
    Dopo la cena, comincia la maratona cinematografica. A partire dagli spezzoni dei grandi classici, come “Il Padrino”, fino ad arrivare a qualche bel thriller dei giorni nostri, e perfino pellicole piccanti. Un po’ imbarazzata, mi lascio stringere dalle braccia di Angel mentre le scene più calde scorrono sullo schermo. Non posso fare a meno di notare che tutti quelli che ne avevano la possibilità hanno cominciato a pomiciare arditamente. Faith è impegnata in un ménage à trois sul divano, mentre Xander ed Anya non si vedono più da nessuna parte. Per non parlare di Harmony, che è seduta a cavalcioni su Spike in una posizione fortemente pericolosa.
    Angel mi accarezza dolcemente i capelli e poi si china a baciarmi. Io rispondo con tenerezza, ma poi la passione divampa. Sento le sue mani corrermi lungo il corpo, indugiando sui miei seni, per poi insediarsi fra le mie cosce. Non riesco a trattenere un gemito, mentre mi spinge ad accoccolarmi sui suoi fianchi. Posso sentire qualcosa di duro premermi contro la pancia, e sono pronta a scommettere che non si tratta del telecomando.
    Istintivamente, senza quasi pensarci, comincio a dondolarmi pigramente sulle sua erezione, mentre le sue mani cercano febbrilmente la lampo dei miei jeans. Reprimo un gemito nella sua bocca quando le sue dita oltrepassano la barriera del denim…
    … ed è allora che, riaprendo gli occhi, mi accorgo con orrore che tutti ci stanno fissando.
    Mi allontano di scatto da Angel, e anche lui rinsavisce. Non riesco neanche a contare quanti occhi siano in questo momento puntati su di noi, in un’espressione di divertita lussuria.
    Ma, tra i tanti, ne distinguo un paio freddi come il ghiaccio, che mi fissano imperscrutabili.
    “Se preferite, ci sono sempre i motels!”.
    La voce di Spike è secca e pungente, e non c’è bisogno di un sensitivo per capirne il motivo. Ormai paonazza, mi alzo in piedi di scatto e lascio la stanza, diretta al piano superiore. Sento la voce di Willow chiamarmi, ma non mi fermo.
    Salgo i gradini a due a due e mi ritrovo in camera del signor Atwood. Un po’ smarrita, mi chiedo come ci sia mai finita, e faccio per uscire; ma la sagoma di Angel sulla soglia mi blocca.
    Deglutisco e resto immobile a guardarlo. I suoi occhi caldi e scuri ricambiano, e di colpo non ho più dubbi.
    Senza più timore, mi avvicino e lo bacio. Sento subito la sua eccitazione frustrata tornare a nuova vita, e mi ci struscio deliberatamente contro. Lui mugola qualcosa nella mia bocca, e mi prende in braccio, le mie cosce allacciate ai suoi fianchi.
    Mi deposita sul letto e assalta le mie labbra; e da quel momento in poi è puro delirio.
    La sua lingua, le sue mani, sembrano essere ovunque lungo il mio corpo. Sento la sua passione fondersi con la mia, il nostro bisogno tramutarsi in urgenza. Gemo incontrollabilmente, mentre la ragione mi abbandona del tutto. Lo tocco, tocco la sua pelle nuda e calda, tocco il suo membro rigonfio, ed è il Paradiso.
    E poi scivola in me, e Inferno e Paradiso si confondono. Dalle mie labbra fuoriescono parole sconnesse, mentre l’immensità di questo momento, del miracolo dei nostri corpi fusi insieme, mi travolge.
    Lascio che sia lui a condurre il gioco. Le sue spinte, dapprima lente e cadenzate, convergono ben presto in un ritmo insensato, torrido ed irrazionale; proprio come fare l’amore nel letto del padre del tuo migliore amico, che ti ha vista crescere, e con cui sei cresciuta.
    Fino ad arrivare a questo.
    Mi abbandono completamente, come una bambola di stracci, sotto il peso del corpo di Angel, che febbrilmente mi conduce all’orgasmo più meravigliosamente appagante della mia intera vita.
    I momenti successivi sono immagazzinati frammentariamente nella mia memoria, come in un film fumoso e indistinto; ricordo il vuoto sopraggiungere, mentre Angel esce da me per sdraiarsi, ansimante, al mio fianco. Poi la meravigliosa sensazione di calore data dalle sue braccia strette intorno ai miei fianchi, tenere e deliziosamente possessive.
    E a questo punto credo proprio di essermi addormentata, perché tutto ciò che poi rammento è me stessa, sull’uscio della camera, ancora fra le braccia del mio amore, che, teneramente, mi sussurra:
    “E’ stato bellissimo”.
    Lo stringo a me, assaporando questo qualcosa che va ben oltre la serenità e la soddisfazione di una sana scopata. Questo qualcosa che mi scorre nelle vene, e accelera inverosimilmente i battiti del mio cuore.
    Ti amo, angelo mio.
    Vorrei dirglielo, vorrei fargli comprendere la magia di quello che abbiamo condiviso; ma per qualche ragione tutto ciò che riesco a mormorare è:
    “Lo è stato”.
    Angel mi bacia un’ultima volta e, sorridendo, mi conduce per mano al piano di sotto, dove la festa è ancora in corso.
    Ed è come tornare sulla Terra, dopo un lungo viaggio nello spazio. I ragazzi hanno smesso di guardare filmetti; ora si dedicano a quell’insana, pericolosissima attività meglio nota col nome di: “Gioco della Bottiglia”.
    Angel ed io decidiamo di non partecipare, ma ci accomodiamo comunque per assistere. Tocca a Xander girare la bottiglia, e dal suo sguardo a dir poco sadico intuisco che ha evidentemente intenzione di vendicarsi per qualcosa.
    L’ “oooh” di trepidazione collettivo s’interrompe scoppiando una perfida risatina quando il collo della bottiglia punta verso il padrone di casa. Vedo Spike sbiancare seduta stante. Posso solo immaginare quanto dev’essere stato maligno nel corso del gioco, per meritarsi una risata di quel tipo!
    Il ghigno dipinto sul volto di Xand è tutto un programma: “Mooolto bene, Spikey… come ringraziamento per la magnifica esperienza che mi hai concesso di vivere, poco fa…” esordisce, e il suo sguardo si rivolge con una certa eloquenza ad Oz, rosso come un peperone “… ho deciso che tu dovrai baciare…”.
    Si guarda intorno. Harmony se ne sta allacciata al braccio del suo uomo con un broncio lungo fino al pavimento, e l’aria truce di una tigre che marca il territorio. Xander le sorride bonariamente, e continua la sua perlustrazione.
    Ed è un attimo. Vedo i suoi occhi birichini puntarsi su di me, la sua bocca incurvarsi in un sorriso compiaciuto. E, prima che possa dire o fare qualunque cosa, la sua voce rende noto ciò che, ahimè, ho già capito…
    “…Buffy!”.
    Un boato collettivo approva a gran voce la decisione. C’è persino qualche idiota che applaude. Angel mi stringe con più forza la mano, istintivamente irrigidito, e io gli accarezzo le dita per rassicurarlo. “Va tutto bene” cerco di comunicargli. “Non ho intenzione di farlo”. Anche se, devo ammetterlo, l’espressione di puro orrore dipinta sul volto di Duckmony sarebbe un’eccellente incentivo…
    Xander sghignazza apertamente: “Su con la vita, Spike! In fondo sono stato molto generoso. Avrei potuto scegliere, che so… Angel!” commenta giulivo, e il mio ragazzo lo fulmina con un’occhiata.
    Spike sbuffa: “Ma certo, grazie tante”.
    Poi i suoi occhi si fissano su di me, ed è la prima volta da quando sono rientrata nella stanza. Mi basta scrutare in quell’azzurro per capire che lui sa. E di colpo, insensatamente, riesce a farmi sentire sporca per questo.
    Ma è solo un attimo. Il suo sguardo si ammorbidisce, e mi rivolge un sospiro di cui comprendo all’istante il significato.
    “Io posso farlo. Spetta a te decidere”.
    Brancolo un momento nell’incertezza, poi trovo un appiglio:
    “Ma io non sto giocando!” dichiaro in tono fiero, lieta di sentire Angel sospirare sollevato al mio fianco.
    Tuttavia, la mia brillante idea pare non basti a salvarmi: “E allora? Non avrai mica paura di un bacetto! Andiamo, Buff! Una come te, con il tuo stile… una che prende i suoi ex a lasagnate sui pantaloni… coraggio! Guarda che mi deludi!” mi ammonisce Xand in tono severo, ed è allora che realizzo d’essere in trappola.
    Mi guardo intorno. Vedo gli sguardi maliziosi e indagatori dei miei amici, che mi incitano in silenzio. Vedo il colorito ormai violaceo di Duckmony, quasi accasciata al pavimento. Vedo il sorriso furbetto di Xander, in contrasto con i suoi occhioni innocenti.
    Vedo gli oceani di Spike scrutarmi, limpidi ma inespressivi.
    E poi vedo Angel, il suo sguardo ferito, il suo labbro inferiore tremante. E prendo la mia decisione.
    “Io… io non posso”.
    Un’esclamazione di collettiva delusione si leva dalla banda, e io mi mordo la lingua, a disagio.
    “E dai, Buff! Non farla tanto lunga! E’ soltanto un bacio!” insiste Xander, con l’ostinazione di un cane che non molla l’osso.
    Apro la bocca per rispondergli (con un secco rifiuto), ma è proprio allora che accade.
    Senza che io me ne renda conto, Spike si alza di scatto dal suo posto, e con un balzo aggraziato mi è addosso. Ho appena il tempo di richiudere la bocca, che le sue labbra premono sulle mie, decise, ma non aggressive.
    Sono senza fiato, e anche se ce l’avessi non potrei respirare. La sua mano mi accarezza per un attimo il viso, prima di ritirarsi di scatto, lasciandomi ancora interdetta, le labbra tremanti e le guance arrossate.
    Sulla sala è sceso un silenzio carico di stupore. Spike si volta verso Xander, e, in tono annoiato, tronca definitivamente la discussione:
    “Ecco fatto. E ora che ne direste di cambiare gioco?”.
    La combriccola è così affascinata dalla succosa scena consumatasi da non aver il coraggio di protestare. Willow tira fuori un provvidenziale Cluedo, mentre Xand, dimentico delle sue malefatte, organizza le squadre. E nella baraonda generale, sento Angel afferrarmi per il braccio e tirarmi in disparte.
    Ci ritroviamo in cucina. Lui chiude con foga la porta alle sue spalle, e mi basta guardarlo per capire quanto sta per scatenarsi:
    “Te l’avevo detto! Te l’avevo detto! E hai anche avuto il coraggio di assicurarmi che non c’era niente tra voi!”. Sbuffa, roteando gli occhi: “Se questo assomiglia anche solo lontanamente al *niente* che fate quando siete da soli, bè, proprio non oso immaginare ciò che accade quando dormite insieme!”.
    Cerco di avvicinarmi per accarezzargli la guancia, ma lui si scosta: “Tesoro, guardami, ti prego. Hai visto anche tu come sono andate le cose. Io non avevo alcuna intenzione di farlo, perché ti rispetto, e non intendevo… E’ stato Spike” concludo fiocamente, rendendomi conto di come ogni mia protesta possa essere inutile.
    Angel mi fissa con durezza: “Già, questo mi rassicura! E poi, ad essere sinceri, non mi sei sembrata esattamente disperata, quando ti sei trovata la sua lingua in bocca…”.
    Mi mordo il labbro inferiore: “Niente lingua. Nessuna lingua. Angel, ti prego…” sospiro, frustrata. Non so come fargli capire che non è colpa mia se il mio migliore amico ha subito un improvviso trapianto di personalità, tramutandosi improvvisamente in un maiale arrapato.
    Oh, andiamo. Non è stato arrapato. E’ stato… dolce.
    Sussulto, sperando che i miei inusitati pensieri non traspaiano dal mio viso. L’ultima cosa che Angel ha bisogno di sapere, in questo momento, è che quel bacio della discordia non è stato poi così male.
    Sospiro di nuovo, e ancora tento di accarezzarlo. Fortunatamente stavolta non si ritrae: “Amore, mi dispiace. Dico sul serio. Non avrei mai voluto che succedesse, perché sapevo che ci saresti stato male, ed io… Posso solo dirti che ho cercato di impedirlo. Ti chiedo scusa” concludo mestamente, e con sorpresa sento la sua mano scivolare a stringere la mia.
    “Tu… come mi hai chiamato?”.
    Lo guardo, perplessa, prima di capire.
    Amore. L’ho chiamato Amore.
    Questo significa che…
    “Io… io ti amo, Angel”.
    Oh mio dio. Ohmiodioohmiodioohmiodioohmiodio. L’ho detto! L’ho detto davvero! Ora, ho il 50% delle probabilità che lui scoppi a ridere, prendendo il mio cuore e calpestandolo sotto i suoi mocassini (dotati, a detta di Spike, di un bel paio di tacchi). O ancora, ho il 20% delle possibilità che inizi un imbarazzato discorsetto di scuse, che conterrà quasi certamente le espressioni “assumersi un impegno”, “storia seria” e “bruciare le tappe”, tutti in connotazione negativa. Oppure, in ultima analisi, ho circa il restante 20% di eventualità che lui dica…
    “Ti amo anch’io, Buffy. Dio, quanto ti amo!”.
    Tze… statistiche!
    Mi ritrovo fra le sue braccia, felice come una bambina a cui regalano un nuovo giocattolo, e improvvisamente so che tutto il mio mondo è perfettamente in equilibrio. Sapete, tutte quelle cose sulle collisioni di pianeti, e roba del genere. Ora il mio karma è perfettamente bilanciato, le mie galassie allineate, e… bè, e tutto il resto.
    Sono semplicemente felice.

    Dopo esserci riconciliati, torniamo a unirci alla marmaglia. Ormai è mezzanotte passata, ma l’entusiasmo generale non sembra languire.
    Tuttavia, guardandomi intorno, noto che manca qualcuno.
    “Scusami un attimo” dico ad Angel, congedandomi con un fugace bacio sulle labbra. Salgo al piano di sopra (rigorosamente off-limits per tutta la notte… almeno in teoria), dicendo a me stessa di essere alla ricerca di un po’ di pace, nel privato della toilette.
    Ma… dentro di me, so che le cose stanno diversamente.
    Mi basta mettere piede sul pianerottolo, davanti la porta chiusa della stanza di Spike, per trovare una risposta alle mie domande.
    I gemiti provenienti dall’interno parlano di cagna in calore, e di… Spike.
    Con Duckmony.
    Bè, non riesco a spiegarmi il perché, ma, in questo momento, ferma su di un uscio sbarrato, con le performance erotiche del mio più caro amico in sottofondo, vengo assalita da un’improvvisa malinconia.
    Eppure, continuo a ripetermi, non può essere invidia. Non lo è. Io ho Angel.
    Né tantomeno gelosia… Spike è solo un amico!
    Ma allora cosa?
    Rinuncio. Sospirando, torno al piano di sotto, fra le braccia dell’uomo che amo, e che mi ama. E questo pensiero basta a riportare il sorriso.

    Dopo un’intensa pomiciomaratona, amici e coppiette di sparpagliano. Alcuni si cercano un angolino dove trovare un po’ di privacy (Faith l’ha fatto sin dall’inizio della serata!), altri si accasciano al suolo giocando a poker. Appare evidente la necessità di portare un po’ di pepe alla serata, e Spike (riemerso dopo la sua estenuante sessione di sesso selvaggio) ha l’idea giusta: fuochi d’artificio!
    Usciamo tutti in giardino. La notte è calma e serena, il cielo è puntellato di stelle. Angel mi abbraccia, e io mi stringo a lui.
    Ma è solo la quiete prima della tempesta.
    Il primo parte con un debole fischio, seguito da un’esplosione di luce e un boato assordante. Poi, subito dopo, in rapida successione, altri tre razzi scoppiano dritti dritti sulla mia testa, spaventandomi.
    Mi nascondo fra le braccia del mio uomo, mentre Oz ed altri raggiungono Spike sul retro per aiutarlo con lo spettacolo. Non mi piacciono i fuochi d’artificio. Mi rendono nevosa. Il padrone di casa lo sa bene, ma è evidente che gl’importa nulla!
    “Andiamo dentro” frigno, all’indirizzo di Angel. “Per favore”. Lui mi guarda con una certa aria di sorpresa, ma acconsente.
    Rincasati, mi rendo subito conto di una cosa. Siamo soli. Gli altri sono tutti fuori a godersi lo spettacolo pirotecnico. Mi basta guardarlo negli occhi per capire che Angel pensa esattamente la stessa cosa.
    “Che ne diresti se andassimo a letto? Sai, sono un po’ stanco…” propone, in tono innocente, e io gli sorrido, maliziosa.
    “Molto volentieri. Vediamo dove siamo stati sistemati”.
    Mano nella mano raggiungiamo il soggiorno, il cui pavimento è interamente tappezzato da un esercito di sacchi a pelo (ma dove li avrà presi??). Angel sembra perplesso, e io lo illumino: “Tranquillo, noi non staremo qui. Spike mi ha assicurato che…”.
    Mi interrompo. In effetti Spike non mi ha assicurato un bel niente. Ma ha detto che le star avrebbero goduto di un *trattamento privilegiato* … cosa intendeva?
    Angel mi sorride candidamente: “Non preoccuparti. Con te è sempre come se fossi in Paradiso”.
    Oh… che romantiiico!!
    Adoro quest’uomo.
    Lo bacio rapidamente sulle labbra, e vengo colta da un’illuminazione: “Basta, ho deciso. Andiamo di sopra. Spike non si arrabbierà di certo se dormiamo nella vecchia stanza degli ospiti” commento, e mi rendo conto che, con ogni probabilità, era proprio questa la sistemazione di cui parlava il padrone di casa.
    Angel annuisce docilmente mentre lo conduco verso le scale. Immagino che questo sia il vantaggio di sentirsi a casa propria.
    Appena varchiamo la soglia della vecchia stanzetta, vengo assalita da un impeto di nostalgia, forte quanto la zaffata d’umidità che permea l’ambiente.
    In questa stanza ho i miei primi ricordi relativi a casa Atwood. Era qui che io e Spike ci divertivamo a saltare sul letto, da bambini, ed era qui che dormivo quando restavo per la notte. Non perché ci fosse un qualche tipo d’imbarazzo tra noi… ma perché lì c’era il materasso più morbido della casa. Ricordo ancora le infinite discussioni col sig. Atwood, riguardo il possesso del letto... inizialmente mi sentivo a disagio ad occupare il migliore, ma lui sosteneva sempre che lo meritassi più di “quel buon a nulla dispotico e irriverente” di suo figlio.
    Sorrido istintivamente. Questa comune villetta ha conosciuto la parte migliore e la peggiore di me, e testimoniato il periodo più bello e il più cupo della mia vita.
    Mi volto verso Angel e lo trovo a fissarmi con aria interrogativa. Certo, lui è del tutto estraneo ai miei pensieri. Sto quasi per renderlo partecipe, ma poi ci ripenso. In qualche buffo modo, preferisco che resti tra me e questa camera. E i suoi possessori.

    La notte trascorre nell’unico modo possibile. Angel mi ha aperto gli occhi riguardo la differenza tra lo scopare e il fare l’amore, e gli sono immensamente grata per questo.
    Illanguiditi dalle nostre fatiche, ci addormentiamo ancora l’una fra le braccia dell’altro. Ma, quando apro gli occhi, e il mio sguardo cade sulla radiosveglia, mi sorprendo sveglia nel cuore della notte.
    Sento la gola ardere improvvisamente. Ho assoluto bisogno di un bel bicchiere d’acqua, così sguscio lentamente via dalla presa di Angel, sperando di non svegliarlo, ed esco di soppiatto dalla stanza.
    L’intera casa è immersa nell’oscurità. L’unico suono percepibile è il lieve russare di qualcuno, giù in soggiorno.
    Aiutandomi col corrimano, scendo con prudenza le scale, attraverso il salotto e vado in cucina.
    E faccio un salto di due metri nel vedere Spike.
    Tanto per cominciare, è completamente nudo, fatta eccezione per un paio di boxer attillati. Ma non è tanto questo a spaventarmi (non è come se non l’avessi beccato in condizioni simili prima d’ora), quanto il trovarlo letteralmente accucciato per terra, nel buio, rischiarato solo dalla fioca luce del frigo.
    Esito per un attimo, poi decido di palesare la mia presenza: “Ehi!”.
    Lui si volta così di scatto da spaventare anche me. Dalla sua reazione appare più che evidente che avrei una brillante carriera da topo d’appartamento.
    “Ehi!”. Anche se parla piano, il suo tono è stizzito. “Dannazione, Summers, mi hai fatto prendere un accidenti!”.
    Chiudo silenziosamente la porta alle mie spalle: “Scusa, ma non ero io quella acquattata nell’ombra come un vampiro!” protesto indignata. Lui sbuffa, e io lo incalzo: “Piuttosto, si può sapere che diavolo stai facendo??”.
    Posso sentire Spike inarcare il sopracciglio sinistro. Si perchè, anche se la visibilità è scarsa, me ne rendo conto dal tono della sua voce: “Questa si che è bella! Ti ricordo che, per quanto tu sia di casa, qui, io resto sempre il padrone. Sono io che faccio le domande!” sbotta, capriccioso come un bimbo di quattro anni.
    Incrocio le braccia al petto, seccata: “Va bene, allora, Vostro Onore. Di cosa sono accusata?”.
    Lui resta per qualche secondo a fissarmi, poi mi volta le spalle per una breve incursione nel frigorifero. Quando riemerge, tiene tra le mani una lattina di un qualche cosa che non riesco a distinguere. Auguro al suo stomaco che non sia birra, alle tre e mezzo del mattino!
    Prende un breve sorso, poi mi fa: “Che ci fai qui di sotto? Credevo fossi placidamente addormentata tra le braccia del tuo cucciolotto” commenta cinicamente, ed io lo fulmino con un’occhiata. Peccato solo che non possa vedermi.
    “Ti sarei molto grata se evitassi di chiamarlo in questo modo. E in ogni caso, sono scesa solo per un bicchiere d’acqua. Non avevo idea che fosse tanto difficile procurarsi da bere in questa casa!” sbotto acidamente. Non posso fare a meno di spazientirmi quando schernisce tanto gratuitamente il mio uomo.
    Spike fa un ampio gesto con le braccia, teso forse a mimare una riverenza, e si mette da parte per aprirmi la via al frigo: “Mi scusi, mi scusi! Sono stato di una scortesia imperdonabile. Prego, si serva pure. Mi casa es su casa, señorita!” mi apostrofa, in tono apparentemente giocoso, ma qualcosa non quadra. La sua voce è troppo acre.
    Ostentando indifferenza, mi avvicino al frigo e prendo la bottiglia di oligominerale. Mi volto per prendere un bicchiere, e vedo Spike porgermene uno. Lo ringrazio con un cenno del capo, e mi verso da bere.
    Sento il suo sguardo inquisitore scorrermi lungo il corpo mentre inghiottisco. Faccio finta di nulla, e rimetto a posto bicchiere e bottiglia. Evitando accuratamente di ricambiare il suo sguardo, gli volto le spalle e faccio per uscire dalla stanza.
    Ma poi qualcosa si accende in me.
    Mi volto di scatto fino a fronteggiare i suoi occhi: “Perché l’hai fatto?”.
    Spike mi si allontana impercettibilmente, come fa sempre nel mettersi sulla difensiva: “Cosa, passarti il bicchiere? Scusami, non avevo idea tu volessi bere a canna…” tenta di scherzare, ma io non sono dell’umore adatto.
    “Non fare l’idiota. Sai bene di cosa parlo”.
    Lui mi fissa con aria smarrita, ma non mi inganna: “No che non lo so. Di cosa parli?”.
    Stringo i denti. Vuole proprio farmelo dire, questo bastardo: “Il bacio. Prima, mentre giocavamo. Io ho detto che non avevo intenzione di farlo, e tu mi hai baciata. Perché?”.
    Posso sentirlo sbuffare: “Oh, andiamo Buff! Ma guardati. Sei qui, tutta piena di scrupoli e sensi di colpa, perché la tua presunta castità è stata intaccata dal lupo cattivo… Ma fammi il favore! Come se non sapessi che c’è lo zampino del tuo cucciolotto, dietro questa storia!” mi aggredisce, col suo più stizzito sarcasmo.
    No, questa davvero non l’ho capita.
    “Si può sapere cos’hai contro Angel? Eh? Cos’è che ti brucia tanto, Spikey?? Forse il fatto che il mio ragazzo frequenti l’università, mentre la tua donna ha il quoziente intellettivo di un cavolfiore? Oh, no, aspetta, dimenticavo che a te questo non interessa! Per te la donna ideale deve essere brava a farsi scopare e a prenderlo in bocca, il resto non conta!”. Ho letteralmente la schiuma alla bocca per l’ira.
    Ora anche Spike ha completamente perso il controllo: “Se qui c’è qualcuna che ha qualcosa che non va quella sei proprio tu! Non mi risulta che ti sia mai fatta tanti problemi per un bacetto. E se parliamo del farsi scopare e del prenderlo in bocca, bè, probabilmente Harm potrebbe imparare una o due cosette da te!”.
    Non ci penso un attimo. Copro con un unico passo la distanza che ci separa e gli mollo uno schiaffo. Forte, in pieno viso: “Sei un fottuto figlio di puttana, William. E dire che credevo fossimo tornati gli amici di sempre” mormoro rabbiosamente, tra i denti, le spalle scosse da tremiti di furia.
    Spike restringe i suoi occhi nei miei: “Ma certo che lo siamo, Buffy. Dopotutto, se non fossi stato tuo amico, non ti avrei mai permesso di farti inculare dal tuo Big Jim nel letto di mia madre”.
    Quest’affermazione cambia qualcosa tra noi. Il gelo cala nella stanza. Siamo così vicini, a meno d’un passo, ma non siamo mai stati così distanti.
    Non riesco a credere che abbia nominato sua madre. Non l’ha mai più fatto. Non una volta, in dieci anni d’amicizia. E mi fa male sentire il suo nome in una frase così carica di veleno.
    Ma so che fa male anche a lui. La luce del frigo – ma prima ancora quella del cuore – mi mostra un velo di lacrime nei suoi occhi cerulei.
    E in questo momento, irrazionalmente, avrei solo voglia di prenderlo tra le braccia e consolarlo, fino a cancellare ogni traccia di quel dolore ardente che gli leggo nell’anima.
    Ma resto ferma dove sono, bloccata dall’orgoglio, mentre il mio migliore amico (potrei mai smettere di considerarlo tale?) china il capo per nascondermi le sue lacrime.
    Non farlo vorrei dirgli. Non ce n’è bisogno.
    Lo vedo singhiozzare il più silenziosamente possibile, e sento il mio cuore spezzarsi.
    E poi Spike esplode.
    Prima ancora di rendermene conto siamo qui, aggrappati l'uno all'altra, e le mie lacrime sono le sue. I nostri corpi tremano all'unisono, e, nonostane la drammaticità del momento, non posso che essere grata per il calore che sento sprigionarsi dalla nostra unione.
    Spike è il primo a staccarsi. Il sua sguardo è ancora appannato, come una foglia coperta di brina, ma ormai il peggio è passato.
    "Scusami" sussurra, la voce rotta, irriconoscibile: "Ti prego, scusami".
    Lo stringo ancora al petto, cullandolo come quella madre che gli è stata portata via troppo in fretta: "Shh, stà tranquillo. Va tutto bene. Va tutto bene" ripeto, come in un mantra, finchè lo sento rilassarsi fra le mie braccia.
    Al distacco, sul suo volto compare un timido sorriso di gratitudine: "Immagino sia del tutto superfluo dirti che non pensavo la metà delle cose che ho detto, vero?".
    Gli concedo un sorrisetto in risposta: "E' l'altra metà a preoccuparmi!" Torno seria per un momento, e sospiro: "Mi hai ferita, non posso negarlo".
    Spike s'incupisce, ed io mi affretto a proseguire: "Ma... dio, a volte vorrei non essere così buona!" rido, forse un po' istericamente, mentre lui ridacchia a sua volta e mi accarezza il mento. "Sei perdonato" lo rassicuro "Ma vorrei solo farti capire che, se c'è qualcosa che hai bisogno di dirmi, a proposito di Angel o di qualunque altra cosa... bè, puoi farlo. Devi farlo" mi correggo all'istante.
    Lui annuisce lentamente, e per un attimo sembra soprappensiero. Lo incito alla parola con un'occhiata, e lui azzarda: "Bè, tu ed Angel avete... insomma, sai... era la prima volta per voi, giusto?" indaga, scrutandomi come se potesse leggermi in viso la risposta.
    Non posso impedirmi di arrossire: "Si, bè, noi... abbiamo fatto l'amore. Ed era la prima volta, si." Il rossore si fa più intenso: "Anche se ha fatto in fretta a diventare la seconda!".
    Spike fischia sottovoce: "Ah, però! E bravo Big Jim. Spero che almeno sia valsa la pena di fare il bis!" mi stuzzica, ed io rido come una bambina, accennando un timido gesto d'assenso.
    Le sue labbra si stirano in un caldo sorriso: "In questo caso, è stato un onore prestarvi quel letto!".
    Comprendo perfettamente il significato più profondo di queste parole, e lo ringrazio mentalmente per la fiducia che rispone in me.
    Improvvisamente, lo vedo allargare le braccia a formare una T sulla sua testa, e lo fisso incuriosita, mentre declama: "Coraggio, adesso! Visto che abbiamo stabilito l'Ora della Sincerità e delle Domande Mai Fatte, sputa il rospo! Chiedi quello che vuoi" mi incita, ed io colgo al volo l'occasione.
    "Facile" annuncio con un sorriso maliziosamente trionfante: "Rispondi alla domanda di prima. Perchè mi hai dato quel bacio?".
    Spike rotea gli occhi, ma poi sorride: "Vuoi davvero saperlo?".
    Oddio. E questo adesso che significa? Sta forse per dirmi che mi ha usata per fugare eventuali dubbi sul suo orientamento sessuale? Ripenso ai gemiti di Harmony provenienti dalla sua stanza, e faccio una smorfia. Nah. Decisamente pochi dubbi sulla sua identità sessuale!
    Ma allora che cosa?
    Un po' confusa, gli faccio segno di parlare, e il suo sorriso si allarga a dismisura:
    "L'ho fatto perchè volevo farlo!"
    Notando la mia espressione tra il deluso e il perplesso, ridacchia: "Si, insomma, solo perchè avevo voglia di farlo. Di baciarti". Mi fissa intensamente, e, come al solito, sento le ginocchia farsi di gelatina.
    "Non guardarmi in quel modo" mi redarguisce: "Solo perchè sei la mia migliore amica non significa che non riesca a vederti per quello che sei! So bene quanto sei... bella, quanto sei sexy. Quella carica che hai, la tua sensualità... è irresistibile".
    Il suo sguardo sembra trapassarmi l'anima, caldo più dell'inferno: "Sei un diavolo di donna, Buffy. E, dato che il tuo fascino mi è stato definitivamente precluso quando, a dodici anni, ho dovuto aiutarti a comprare degli assorbenti...." ed entrambi sorridiamo d'istinto a quel ricordo "... ho voluto approfittare dell'unica buona occasione mai avuta per scoprire cosa significasse baciare la piccola Summers" conclude tranquillamente, ignorando l'effetto erotico che le sue parole e il suo sguardo hanno sortito su di me.
    Mi vergogno ad ammetterlo, ma...
    Sono fottutamente bagnata tra le gambe.
    Stringo le labbra nel tentativo di mascherare il battere accelerato del mio cuore. Non mi capita tanto spesso di trovarmi senza parole, ma stavolta davvero non so che dire.
    Cosa va detto al tuo migliore amico che ha appeno finito di spiegare quanto ti trova sexy, con l'unico risultato di farti arrapare come non mai?
    Per fortuna Spike mi salva dall'imbarazzo. O quasi.
    Sorridente, mi si avvicina e si china su di me. Le sue labbra sfiorano l'angolo della mia bocca, e per un attimo mi scopro a desiderare il suo bacio. Ma poi deviano caste verso la guancia, lasciandomi sollevata e... orribilmente delusa.
    "Meglio tornare a nanna, adesso" mi mormora all'orecchio. La sua voce è un'impronta da brivido sulla mia pelle accaldata. "Buonanotte passerotto".
    E se ne va, lasciandomi impietrita davanti al frigo ancora aperto.
    Meglio scacciare in fretta queste sensazioni. Decisamente meglio scacciarle in fretta.

    Il resto della notte trascorre tranquillamente. Mi sveglio tardi, e non mi stupisce trovare Angel già sveglio, tenero e premuroso come sempre anche appena alzato. Raggiungiamo gli altri, riuniti attorno ad un'unica, grande tavolata imbandita di ogni sorta di ben di dio. Parlando con Willow scopro che è stata lei a preparare tutto. Dopotutto, Spike deve aver avuto una notte troppo movimentata per avere ancora le energie di pensare alla colazione...
    Accantono in fretta questi pensieri, e in qualche modo riesco ad evitare quello sguardo blu per il resto della giornata. Dopo aver dato una ripulita collettiva, i più levano le tende. Restiamo solo Angel, Will, Oz, Anya, Xander, Harmony ed io a finire le pulizie. Quando la casa è tirata a lucido, ci congediamo anche noi, con l'accordo di un prossimo pigiama party fra due notti.
    ... Ma se è già stata un'Odissea superare questo!
    01 novembre

    Non riesco a crederci.
    Mi tremano le mani nello scrivere. Ho aspettato fin quando ho creduto di sentirmi pronta, ma ora mi rendo conto che non si è mai preparati a sufficienza per cose come questa.
    Il sig. Atwood è morto.
    Ecco, è questa la verità. Nuda e cruda, come la verità è sempre.
    Un incidente d'auto. A Ginevra. Uno stupido, banale, maledettissimo incidente d'auto.
    Sto lasciando piccole lacrime sulla carta. Macchie d'inchiostro.
    Spike è distrutto. Passo a trovarlo nel pomeriggio.

    Non voglio crederci. E' come un incubo.
    E invece è reale.
    Sono stata da Spike. Quella casa dove, fino alla scorsa notte, regnava la tipica atmosfera festosa dei parties tra amici, sembrava più gelida del crudele inverno che c'è fuori.
    Non ci sono parole per descrivere lo stato di Spike. E' sotto shock. Non piange, non parla, non fa assolutamente nulla. Guarda nel vuoto con occhi sempre più vitrei. Un paio di volte ho provato a riscuoterlo, ma non ho sortito alcun effetto.
    Continua a ricevere tonnellate di telefonate. Per un po' gli ho fatto da centralinista, filtrando condoglianze chiaramente inopportune; ma non può andare avanti così ancora a lungo. Deve svegliarsi. C'è un mucchio di lavoro da fare, in questi casi... bisogna occuparsi dei fiori, del necrologio, della chiesa, della bara...
    Oh mio dio. Ho la nausea.
    Sono rimasta con lui un paio d'ore, in silenzio, senza sfiorarlo neppure, semplicemente seduta sul bordo del letto. Uscendo, sono passata davanti la porta aperta della grande camera da letto. Non ho avuto il coraggio di fermarmi a guardare. Ho solo chiuso il battente con un colpo secco. Non voglio che Spike si trovi davanti alla realtà in questo modo.
    I miei volevano accompagnarmi da Spike, ma li ho persuasi che non sarebbe stata una grande idea, nelle condizioni in cui versa. Sono sconvolti anche loro. Credo che mia madre abbia anche pianto.
    Io preferisco non pensarci nemmeno. Voglio dire, mi rendo conto che è impossibile non pensarci; ma, quantomeno, cerco di accantonare il fatto che ad essere scomparso è l'uomo che mi ha vista crescere, che mi ha amata come un secondo padre, e che io ho amato come la figlia mai avuta.
    E, in tutto questo indescrivibile caos emozionale, c'è solo un unico, assurdo pensiero che si fa lucidamente strada in me...
    Tutti questi anni, e non l'ho mai chiamato per nome.


    ********

    02 novembre

    Ho dovuto farlo.
    Sono stata costretta a ricorrere alla linea dura, con Spike. Del resto, ero l'unica persona in grado di riscuoterlo, e lui non poteva restare in quella specie di trance ancora per molto.
    Sono tornata da lui. E' stata la cosa più difficile che abbia mai fatto, ma non ho avuto scelta.
    Quando arrivo su alla sua stanza (entro sempre dal retro, è un'abitudine che ho da quando ero piccola) si presenta ai miei occhi esattamente la stessa scena di ieri. Ma stavolta non posso permettermi di restare qui in silenzio.
    Mi siedo accanto a lui sul letto. Spike guarda dritto davanti a sè. Gli prendo la mano e la stringo forte:
    "Ehi... William...".
    Lui non reagisce. Si limita a battere le palpebre. Ma io non demordo.
    Prendo un grosso respiro e lo tiro a me, costringendolo, se non proprio a guardarmi negli occhi, almeno a voltarsi dalla mia parte: "Spike, guardami. E ascolta. Tuo padre è morto. Se n'è andato. Non tornerà."
    Stringo le labbra a voler inconsciamente trattenere le lacrime. Non posso lasciarmi andare. Spike ha bisogno di me.
    Lo vedo inghiottire, che è più di quanto non abbia fatto finora. Ma ancora non mi guarda.
    Gli prendo il viso tra le mani, con ferma dolcezza: "So bene che è dura... è molto più che dura, ma insieme lo affronteremo. Te lo prometto, William. Sarò al tuo fianco. Ti aiuterò".
    Comincia a tremarmi la voce. Spero ardentemente che ri riprenda presto, perchè non so quanto ancora potrò resistere, prima di scoppiare in lacrime.
    Ed è allora che ha una reazione.
    Mi guarda. Mette a fuoco. Lentamente, prende coscienza. Sbatte più volte le palpebre.
    "Buffy... n-non... no...".
    E' solo un flebile balbettio, ma so che ormai sta tornando in sè. Gli accarezzo il viso con tutto l'affetto che provo:
    "Spike... sono io. Sono qui, sarò sempre qui. Qui con te" sussurro, scossa dai singhiozzi. "Non sei solo. Non ti lascerò mai da solo" prometto solennemente, le mie mani ancora tese ad accarezzargli le guance.
    I suoi occhi mi fissano, prima straniti, poi sempre più...
    Terrorizzati.
    "Buffy..." rantola, la voce rotta, ed io mi sento morire. Lascio le lacrime libere di scorrermi sulle guance, anche se so di dover essere forte. Irrazionalmente, assurdamente, paradossalmente, è Spike ad asciugarmi il volto bagnato, con la tenera goffaggine di un bambino.
    E qui mi perdo, annego nel suo sguardo, e ho solo bisogno di stringerlo. Ma devo aspettare... devo lasciare che sia lui a...
    Mi si getta tra le braccia con una foga del tutto nuova. Esplode, straripa d'angosciante disperazione, e si aggrappa a me come al suo unico sostegno.
    "Oh, Will..." gemo, accarezzandogli i piccoli riccioli biondi.
    Non l'ho mai sentito piangere in questo modo. Continua a tremare, scosso dai singhiozzi. Di tanto in tanto cerca di parlare, ma la sua voce suona stridula, strozzata, estenuata.
    "Shh" continuo a ripetergli, come in un amaro flashback dei giorni scorsi. "Andrà bene. Andrà tutto bene".
    Lo sento scostarsi leggermente da me, ma non si scioglie dall'abbraccio. Mi fissa, e non ci sono parole al mondo per descrivere il panico che gli leggo negli occhi.
    Poi, una flebile protesta a dar voce ai suoi pensieri:
    "Cosa farò adesso? Come farò, Buffy?".
    E' devastato. Ha bisogno di sentirsi protetto, accudito, di sapere che c'è qualcuno che lo aiuterà a sollevarsi, anche se non sarà semplice.
    "Faremo, Spike. Tu ed io. Non sarai solo. Io... io ti voglio bene" sussurro, e lo vedo sorridere, forse un po' istericamente date le circostanze.
    Gli restituisco un sorriso mesto ma speranzoso: "Ora vieni via. La mamma ha preparato gli anelli di cipolla che ti piacciono tanto" lo incalzo. Non posso permettergli di restare qui da solo un minuto di più.
    Lo vedo per un attimo esitare, ma poi accetta di buon grado e mi segue.
    E, mentre camminiamo in silenzio verso casa, so che questo è solo l'inizio di un lungo, tortuoso cammino.
    03 novembre

    Spike è rimasto da noi questa notte.
    Dopo i sentimentalismi iniziali è venuto il momento di affrontare le mere questioni burocratiche. E' sempre stato bravo a cavarsela con le emergenze, ma stavolta è del tutto diverso. Sembra un bimbo bisognoso di cure.
    I miei genitori hanno contattato l'agenzia di pompe funebri, ma, di norma, spetta ai parenti del defunto decidere per il funerale, la bara e tutto il resto; così stamane ho accompagnato Spike all'agenzia per stabilire il da farsi.
    Sembrava quasi regredito allo stato di trance. Mi è toccato prendere in mano la situazione e farmi coraggio, sebbene non fosse una situazione felice per nessuno. Il tipo dell'agenzia, poi, era un completo idiota che non faceva altro che farneticare sulle promozioni speciali in occasione del giorno dei morti. Non posso giurarci, ma a un certo punto credo anche di averlo sentito congratularsi con Spike per la sua fortuna. Grazie al cielo, il mio amico era troppo intontito per rendersene conto.
    Sulla via del ritorno, ho ritenuto opportuno passare da casa Atwood per prendere i beni di prima necessità, come lo spazzolino da denti, utili al soggiorno di Spike presso casa nostra. Ho preferito che aspettasse fuori, ma devo ammettere che è stato orribile entrare in quella villetta vuota e fredda da sola.
    Una volta rincasati, papà ha cercato di affrontare la questione *vendita immobile*: ma Spike ha sorpreso tutti mostrando, per la prima volta da stamattina, un barlume di lucidità, sebbene le sue parole non fossero particolarmente ragionevoli.
    Non ha intenzione di rimanere da noi, nè di mettere in vendita casa sua. Dice che preferisce restare lì, che si sente forte abbastanza da viverci da solo, come d'altronde "facevo per la maggior parte dell'anno", testuali parole. Parte di me trova questa scelta masochista e preoccupante... ma l'altra non fatica a comprenderne le ragioni. Insomma, Spike è pur sempre uno spirito libero. E' troppo indipendente per sottostare alle regole di una famiglia vera e propria, disabituato com'è ad averne una.
    In ogni caso, spero torneremo sull'argomento nei prossimi giorni.
    C'è ancora tanto di cui parlare.

    07 novembre



    E' ormai passata una settimana da quando...
    Spike sta... bè, meglio. Continua a mancare da scuola, ma è tornato a casa sua. Dice che era stufo di fare l'ospite.
    Tutti l'hanno saputo. Persino il Vecchio Giles. Mi ha addirittura chiamata nel suo ufficio per "avere delucidazioni sulla tragedia" e porgermi le sue "più sentite condoglianze", in questo momento di "puro cordoglio" per Spike.
    Ma perchè non può mai parlare in modo normale??
    La cerimonia funebre è stata straziante. C'erano tutti gli amici, qualche insegnante, vicini di casa e amici di famiglia, oltre a qualcuno dei numerosi colleghi senza volto del sig. Atwood. Spike però ha resistito alla grande, anche se non ha voluto essere presente al momento cruciale, ovvero alla sepoltura della bara. Credo che il prete si sia stupito di quella fuga strategica, ma io ho capito benissimo perchè l'ha fatto.
    E' evidente che gli avrebbe ricordato il funerale di sua madre.
    Dopo c'è stato il rinfresco. Dio, è così strano. Si mangia e si gozzoviglia come ad un party di compleanno, quando non ci sarebbe proprio nulla da festeggiare. Cristo, è morto un uomo! Ma a quanto pare questa era un'argomentazione troppo debole per convincere i convitati a rinunciare al celebre tacchino arrosto di mia madre.
    Dopo la celebrazione siamo tornati a casa, e ho cercato di affrontare la situazione con Spike. Ma non aveva voglia di parlare; e ha continuato ad evitare l'argomento per i due giorni successivi che è rimasto da noi. Non avevo intenzione di farlo sentire oppresso, ma vorrei tanto che si sfogasse. Non l'ha ancora fatto, non davvero, dopo la mia ultima visita.
    In ogni caso, dopo i compiti (eh si, i compiti!) passo a trovarlo.
    C' è di buono, in tutta questa orribile storia, che almeno Angel è diventato molto più comprensivo sul versante Spike. Credo sia rimasto profondamente turbato da questa faccenda. Lui è legatissimo a suo padre, e impazzirebbe se gli accadesse qualcosa.



    Non avevo capito nulla.
    Ancora non posso fare a meno di chiedermi come abbia mai potuto essere così stupida, così cieca.
    Se pensavo che Spike stesse meglio, che stesse lentamente risalendo la china, bè, mi sbagliavo di grosso.
    Quando sono andata a trovarlo non era in camera sua.
    Era sul letto dei suoi genitori.
    Non mi ha dato il tempo di dire nulla. Appena mi ha sentita materializzarmi sulla soglia, senza neppure guardarmi ha mormorato:
    "Li ho persi. Entrambi. Lei, quando ero solo un bambino. Ed ora lui".
    E' una folgorazione. Piano piano, timorosa, mi avvicino a lui. Lo chiamo per nome, ma lui continua a non voltarsi.
    "Gliel'avevo detto, sai? Gliel'avevo augurato. Non mi dici 'Buon Viaggio', figliolo? - Certo papà, buon viaggio. Con un po' di fortuna, chissà, potresti anche non tornare!".
    C'è un sorriso amaro sul suo volto. Ed è più inquietante di tutte le lacrime che potrei mai vedergli versare.
    "L'ho lasciato morire, senza nemmeno salutarlo prima. Ho caricato i fottuti bagagli sull'aereo e poi me ne sono andato. Senza una parola, senza un sorriso. Buon viaggio, papà. Buon viaggio".
    La sua voce si incrina, dandogli l'aria di un vecchio clown rimasto in pista a sanguinare. Realizzo di dover fare qualcosa, prima che precipiti di nuovo:
    "William, tesoro..." sospiro, lasciandomi cadere sul letto al suo fianco. "Non è stata colpa tua, va bene? In nessun modo può esserlo stata. Tuo padre è uscito fuori strada mentre guidava di notte. E' stato un incidente. Non avresti potuto far nulla, neanche se gli fosse successo qui a Sunnydale" spiego in tono fermo, ma lui continua a scuotere la testa, come uno di quei cagnolini a molla impazziti.
    "Penso si sentisse in colpa, in fondo. Quando siamo stati in Canada... dio, era così chiaro! Non siamo mai stati una... dannata famiglia da pubblicità dei biscotti, ma lui pensava... che forse avremmo potuto fare qualcosa, noi due. Neanche con la mamma era tutto rose e fiori, ma almeno eravamo una famiglia. Poi si è ammalata, e... e poi tutto è crollato. Papà ha cominciato a viaggiare, a stare via ogni volta di più... perchè stare in casa, da solo con me, dormire nel letto che aveva diviso con lei, lo avrebbe ucciso. Come ha ucciso me, lentamente, giorno dopo giorno, per non so quanti mesi".
    Spike alza la testa ad incontrare il mio sguardo, e il suo è tenero, caldo, adorante: "Ma c'eri tu. C'eri tu, e sei stata la mia salvezza. Continuo a chiedermi cosa ne sarebbe stato di me se non avessi avuto la piccola Buffy. Probabilmente mi avrebbero ritrovato di notte, nel bagno del centro commerciale, con un ago nelle vene, proprio come nel video...".
    Istintivamente, lo interrompo: "Spike, no! Chiudi il becco, d'accordo? Non voglio sentirtelo dire nemmeno per scherzo" mormoro, e noto che mi trema la voce.
    Lui freme visibilmente: "E perchè no? Tanto è la fine che facciamo tutti" commenta in tono truce.
    Ed è allora che lo vedo.
    E mi do della folle per non averlo notato prima.
    Piccolo e aguzzo, la lama lucida come il più prezioso dei metalli, un taglierino affilato giace nella sua mano sinistra. E Spike è mancino.
    Sento il sangue gelarmi nelle vene. Lottando contro la febbre che mi appanna il cervello, cerco di richiamare alla memoria quello che a scuola ci hanno insegnato sui comportamenti compulsivi:
    "Spike... stà calmo. Stà tranquillo. Ci sono io con te. L'hai detto, ci sono sempre stata, no? Ci sarò ancora. Per sempre" cerco di rassicurarlo, nonostante il terrore che rende incerta la mia voce. Non riesco a distogliere lo sguardo dalla piccola arma. Scorgo rapidamente le sue braccia scoperte con gli occhi, ma non ci sono lesioni. Non ancora.
    Spike restringe i suoi occhi nei miei, e ancora una volta mi è chiara la disperazione che vi leggo: "No, non è vero" mormora tristemente, ed io mi sento morire, perchè so già come proseguirà il suo discorso. "Tu hai il tuo cucciolo, ormai. Sei così presa da lui, lo ami tanto. E lui ricambia, ti auguro. Non avrai più tempo per me. Certo, per un po' ti sentirai in colpa e mi starai vicina, ma cosa succederà se la storia con Angel prenderà una piega più seria? Per non ingelosirlo, comincerai ad evitarmi. Ridurrai le tue vistite. Non mi cercherai a scuola. A poco a poco ti allontanerai da me, e io potrò solo restare a osservare, impotente, mentre prendi la tua strada".
    Ha di nuovo lo sguardo perso nel vuoto, ed è chiaro che niente potrebbe fermare il suo delirio, in questo istante: "E se non sarà Angel, sarà qualcun altro. Presto o tardi arriverà il tuo principe a portarti via da me, ed io sarò solo. Resterò qui, a piangermi addosso, soffrendo come un cane...".
    Solleva la mano sinistra, e sento il panico impossessarsi di me, mentre con voce spettrale sussurra: "... quindi, tanto vale risparmiarmi questo dolore".
    Dalla mia gola sento fuoriusicre un gemito strozzato, che basta a distrarre Spike per un momento.
    Lo guardo. E comincio a parlare:
    "William... io non so cosa ti stia succedendo. Non so cosa significhi perdere i propri genitori, non so cosa tu stia passando, e non so cosa fare per aiutarti. Ma di una cosa sono assolutamente sicura. Ti voglio bene. Ti voglio molto più che bene. Quello che sento per te è la cosa più vicina all'amore che riesco ad immaginare, eppure non lo è. E' qualcosa di diverso, e per questo è speciale. Non ho mai provato niente del genere per nessuno in vita mia, e non potrò mai. Non per Angel, né per nessun altro. Tu mi completi. Sei l'esatta metà di me stessa, l'unico al mondo a conoscere ogni singolo aspetto di me, ad aver visto ogni mia sfaccettatura, a comprendere ogni mio gesto. Siamo cresciuti insieme, da fratello e sorella, e anche da amanti, e nulla potrà mai portarci via questo. Le stagioni possono cambiare, ma noi no, Spike. Perchè tu sei sempre lo stesso William con cui giocavo a nascondino in giardino, ed io la stessa Buffy cui facevi le treccine e dedicavi le prime poesie. Siamo sempre noi. E se c'è qualcosa di vero, e puro, e sacro, e forte, e reale, e sincero in questo mondo di palstica... quello è il nostro rapporto. E se hai intenzione di farti del male, allora ti prego di farne a me prima, perchè non potrei vivere privata della tua luce" concludo in un sibilo sfibrato, e mi scopro a piangere come una bambina.
    Chino il capo per nascondermi, ma soprattutto per non affrontare qualcosa di cui ho paura. La sua reazione.
    Resto a contemplare il copriletto in ciniglia, le spalle scosse da flebili singhiozzi, finchè un rumore metallico attira la mia attenzione.
    Alzo la testa di botto.
    Sul parquet di listelli scuri, tra i grandi tappeti persiani dai colori vivaci, spicca un lucido taglierino acuminato.
    Macchiato di sangue.
    Sento il cuore balzarmi in gola, o forse cessare ogni battito. Il mio sguardo terrorizzato incontra quello lacrimoso di Spike, per poi correre subito alle sue mani.
    Sul palmo di quella destra, in corrispondenza del pollice, c'è un piccolo graffio rosso. Piccolo, superficiale, e, cosa ancora più importante, lontano dalle vene.
    Signore, ti ringrazio...
    Torno a concentrarmi su Spike, e noto che anche il suo sguardo è diretto alla ferita. Sembra rendersi conto solo in questo momento di ciò che è stato sul punto di fare. Con esasperante lentezza, solleva la mano e continua a guardarla, le guance rigate da lacrime sileziose, l'espressione attonita. Non l'ho mai visto così vulnerabile da quando lo conosco. Cioè dalla nascita.
    Lottando contro l'emotività per non lasciarmi andare, prendo delicatamente il palmo insanguinato e accarezzo lentamente le dita. Sento Spike fremere al contatto, e lo attiro tra le mie braccia. Perchè è ciò di cui abbiamo bisogno, entrambi.
    Stretti l'uno all'altra, così, fermi nel tempo, com'è sempre stato e come deve essere. Quasi senza accorgercene finiamo sdraiati insieme sul letto, uniti da lacrime e sangue, indissolubilmente.
    Indissolubili.
    Piano piano ritroviamo la calma. Restiamo così, io con la testa sulla sua spalla, le gambe intrecciate per sentirci più vicini. Per qualche tempo ancora non ho il coraggio di guardarlo. Ma poi è lui a sollevarmi timidamente il mento con una mano, constringendomi ad incrociare i suoi occhi.
    E quello che vi leggo mi stupisce.
    Calore. Un calore torrido quanto le fiamme dell'inferno, unito a qualcosa di nuovo e inquietante che non riesco - o forse non voglio - interpretare.
    Prima che abbia modo di fare qualunque cosa, Spike si china su di me.
    Le sue labbra scendono a sfiorarmi il collo, lente e delicate, per poi risalire lungo la guancia e mirare alla bocca. Siamo quasi sul punto di sfiorarci, quando improvvisamente realizzo, tutto d'un botto.
    Che diavolo stiamo facendo??!
    Lo spingo via da me, ma senza riusicre ad imprimere la forza che vorrei: "Spike... cosa...?" tento di protestare, ma la sua voce mi interrompe, privandomi ancora una volta di ogni difesa.
    "Ti prego Buffy... ne ho bisogno..." mi sussurra, e nei suoi occhi torna per un attimo l'angoscia che li ha popolati solo fino a poco fa. Quella nuova disperazione mi spiazza; e, assurdamente, trovo che cedere sia l'unica cosa sensata.
    Così mi lascio andare contro il cuscino e socchiudo gli occhi, in attesa. Sento il calore di quel corpo maschile scendere su di me, avvolgermi completamente, e il mio cuore batte più forte, mentre le nostre labbra si uniscono ancora, come alla festa. Ed assaporo di nuovo la stessa, irrazionale dolcezza, mentre la sua bocca trattiene la mia per un lungo istante, prima di lasciarla nuovamente libera.
    E' come baciare un fratello, un amico, un amante. E' tenero, romantico, assetato e rassicurante; è tutto questo insieme, perchè Spike è un fratello, un amico, un amante, è tenero, romantico, assetato e rassicurante insieme.
    Semplicemente, è il mio Spike.
    Ci sorridiamo a vicenda, rinfrancati, e improvvisamente sento che baciarlo sia stata la cosa più giusta, pulita e perfetta che abbia mai fatto.
    10 novembre

    Spike è finalmente tornato a scuola. E' passato a prendermi stamattina con un largo sorriso stampato in viso, e ha insistito perchè ci incamminassimo insieme. Ho provato a dirgli che non era obbligato a riprendere le lezioni, se non se la sentiva, che avrei tranquillamente potuto continuare a portargli gli appunti come stavo facendo; ma lui ha risposto, pacato e rassicurante, di essere pronto, e io non ho più avuto il coraggio di ribattere.
    Non ci siamo visti per tutto il giorno. Lui è all'ultimo anno, io al quarto, quindi non seguiamo gli stessi corsi; il che un po' mi preoccupa, a dir il vero. Avrei voluto essere presente per controllare l'andamento della routine scolastica. Posso solo provare ad immaginare quanto sia dura, per Spike, questa re-immersione nel mondo reale.

    Oggi pomeriggio sono andata da Willow per fare i compiti di inglese (versione ufficiale; in realtà, per concederci due belle chiacchiere tra amiche come non facevamo da un po'!).
    Parliamo praticamente di tutto, dalle sue esperienze sessuali con Oz (pare che, a discapito della placida apparenza, il rosso sia un vero stallone tra le lenzuola!), a quelli che lei definisce i miei "incontri ravvicinati" con Spike.
    Cerco di farle capire che non c'è stato alcun tipo di incontro, non come lo intende la sua piccola mente perversa; ma mi basta guardarla per capire che non la convinco.
    "Se è così, allora perchè hai lasciato che ti baciasse?".
    Ma che bella domanda. Mi prendo un attimo per pensarci, poi scuoto vigorosamente la testa: "Andiamo, Will! Avresti dovuto vederlo. Era devastato. Aveva bisogno di sentirmi vicina, e... bè, francamente non me la sono proprio sentita di negarglielo" confesso. Per sminuire la storia, poi, aggiungo altezzosamente: "Dopotutto, cosa vuoi che sia un semplice bacetto tra amici?".
    Ma Willow mi ride letteralmente in faccia: "Questa si che è bella! Tu, che al pigiama party stavi per farti scoppiare la testa tant'eri rossa, per lo stesso *semplice bacetto* , ora hai anche la faccia tosta di fare la donna di mondo con me?? E piantala, dai!".
    Io la guardo senza capire, fingendomi anche un po' offesa, mentre Will con un sorriso canzonatorio sul volto continua: "Vuoi sapere come la penso? Per me ci stai prendendo gusto. Non fare quella faccia, lo sai che ti conosco! E francamente comincio a pensare che ti piaccia un po' troppo baciare il tuo amichetto... quand'è che gli infilerai finalmente la lingua in bocca, così la farete finita con questa faccenda?".
    Resto a guardarla ad occhi sgranati, letteralmente allibita: "Will!" rantolo, troppo esterrefatta persino per urlare. Le sue spregiudicate imprese con Oz le hanno fatto davvero uno strano effetto! Non mi aveva mai parlato così prima d'ora. Comincio a notare qualche tragica somiglianza con Faith...
    Lei si limita a scrollare le spalle con naturalezza: "Bè? Vuoi forse dirmi che mi sbaglio? Insomma, da donna a donna... tu sai che Spike è decisamente un bel bocconcino, giusto?". Continuo a fissarla come un'ebete, mentre il fantasma di Faith s'impossessa del corpo della mia cara, pudica amica del cuore. "A dirla tutta, ho sempre pensato che sarebbe finita così, tra voi. Troppi anni passati a contatto in quel modo... dormire insieme, stile Joey e Dawson... era inevitabile che prima o poi scoppiasse la passione!" sentenzia, e a quel punto decido che ne ho sentite veramente abbastanza per un giorno solo.
    "Oh, diamine, la vuoi piantare?? Apri bene le orecchie, Miss Ora-Vedo-Il-Sesso-Dappertutto-Perchè-Ho-Un-Famelico-Ragazzo-Arrapato. Non c'è alcun tipo di passione tra me e Spike, è chiaro? Nessuna! Ci vogliamo un bene immenso e, si, indubbiamnete riesco a vedere che è un bel ragazzo... ma questo non cambia quello che provo. Nè per lui, nè per Angel" conlcudo con veemenza, pensando bene di rammentarle che la sottoscritta avrebbe anche un ragazzo. Ha, cioè.
    Ma Will non sembra impressionata, anzi, sbuffa sonoramente: "Oh, certo, il tuo fantastico figlio di papà con il senso dell'umorismo di un baccalà lesso! Coraggio, Buff! Lo sai anche tu che meriti di meglio. Andiamo, credi davvero che Naomi sia la persona adatta a te??".
    Resto per un attimo spiazzata, poi sospiro, affranta: "E adesso chi diavolo sarebbe Naomi?".
    Lei si morde discretamente il labbro inferiore: "Ops! Forse non avrei dovuto dirtelo!". In risposta al mio sguardo assassino, si decide a sbottonarsi. "Bè... non prendertela, ma... è così che chiamiamo Angel, noi ragazzi. Naomi. Sai, la Campbell. Per via dei tacchi. E per quel bel color Calimero che gli viene appena ti allontani dal suo radar di controllo" spiega, in un tono a metà tra un (falso) imbarazzo e una (verissima) ilarità.
    Bè, non ho veramente più parole.
    Per un attimo valuto l'ipotesi di ingaggiare un'inconcludente conversazione sul fatto che Angel è alto naturalmente, ma poi lascio perdere. Tanto non mi ascolterebbe, presa com'è a cianciare sulle mie future avventure erotiche col mio migliore amico.

    Appena tornata a casa mi concedo un bel bagno caldo e poi una lunga telefonata con il mio amore. Cerco di prestare attenzione alla conversazione in modo più critico del solito.
    Certo che ha senso dell'umorismo! Andiamo Buff, cosa stai pensando?? Non farti mettere stupide idee in testa.
    D'accordo, quella di Oz il Lupo che ulula durante il sesso non l'ha capita, però...
    Però io lo amo con tutta me stessa, ed è l'unica cosa che conta!

    ... Mi sento sessualmente frustrata.

    12 novembre

    Finalmente una bella notizia in questo posto d'inferno.
    Oggi il Vecchio Giles ha riunito tutte le classi del triennio per uno dei suoi "annunci". Ora, visto che solitamente si tratta di inutili proclami sulle finestre rotte dell'aula magna, o cose altrettanto affascinanti, nessuno era particolarmente predisposto all'ascolto. Ma abbiamo dovuto ricrederci, perchè stavolta la notizia meritava davvero la nostra attenzione.
    Il comitato studentesco, con la collaborazione di non-so-quale organizzazione che si occupa di informatica, ha proposto una bella gita di cinque giorni su alla Silicon Valley, per "toccare con mano lo stroardinario livello del patrimonio tecnologico del nostro Paese". In altre parole, una quasi settimana senza genitori guastafeste, nè compiti a casa, nè faccende domestiche, niente di tutto questo; solo un vasto branco di allegri studenti ansiosi d'apprendere (!). E' poco meno di un sogno, per noi, e poco meno di un incubo per i prof, a giudicare dalle espressioni orripilate con cui i matusa hanno accolto la notizia...
    Le classi coinvolte verranno divise in tre grandi gruppi, a prescindere però dall'anno scolastico, per "dare la possibilità a tutti di imparare, senza distinzioni di sesso o di età" (sembra un articolo della Costituzione!). I gruppi ci verranno comunicati solo domani, quindi nel frattempo tengo incrociate le dita e spero di capitare con i miei amici... non c'è niente di più triste che una gita in solitaria!
    13 novembre

    Oh, sisisisisisisisisisisisisisi!
    E' fatta! Sarò in gruppo con Will, Xander e Spike, e potremo addirittura dividere tutti insieme la camera!
    Non sto più nella pelle. Mamma e papà sembrano fin troppo felici di avere casa libera per tutto questo tempo, e comincio a temere che non sia poi una scelta tanto saggia lasciarli da soli in questa fase di inspiegabile fermento ormonale... Spero solo che abbiano un minimo di buonsenso, alla loro età!
    Willow ed io abbiamo già cominciato a fare mille progetti. E' la prima volta che stiamo lontane da casa per così tanto tempo, noi due insieme, e non oso immaginare cosa saremo mai capaci di combinare, lontane dai freni inibitori dei vecchi!
    L'unica cosa che mi dispiace è l'idea di lasciare Angel. Devo dire che l'ha presa molto bene, e, anzi, pareva entusiasta per me. Ma c'è qualcosa che non mi convince. E' stato troppo... arrendevole. La prossima volta mi chiederà di dormire con Spikey per confortarlo!
    A proposito di Spike. Temevo di essere costretta a lottare per convincerlo a venire, ma a quanto pare non è stato necessario. Tutt'altro. Ha racimolato i risparmi del padre (le sue ultime fonti di liquidità, prima della lettura del testamento, che si terrà solo al nostro ritorno) ed è già pronto a partire.
    Figurarsi che i miei si sono persino offerti di pagare il viaggio anche a lui, per assicurarsi che "avessi una compagnia fidata"... ma per favore!
    Cosa diavolo credano che possa succedere ad una semplice gita scolastica??


    ********

    20 novembre - 1° GIORNO

    Creekside Inn, Palo Alto.
    Siamo partiti questa mattina ad un orario a dir poco indecente (le sette e mezzo), per non perdere completamente la giornata di soggiorno.
    La prima impressione del posto è stata davvero favolosa. Stavolta, bisogna proprio dirlo, la scuola ha fatto le cose per bene.
    Il Creekside Inn si trova nella contea di Santa Clara, "nel cuore della Silicon Valley", come dice il dèpliant, a soli 1.6 km dall'Università di Stanford. E' un posto intimo ed accogliente, lontano dal caos e dal traffico della valle, e c'è persino un ruscello con dei veri pesci! (Non sono propriamente abituata a questo genere di cose...)
    Ognuna delle 136 stanze è adibita ad ospitare fino ad un massimo di 3 allievi; ma Willow, parlando con la Calendar (la prof d'informatica, nonchè nostra accompagnatrice), è riuscita a convincerla a fare un'eccezione, sfruttando quel particolare feeling tra genietti matematici (qualcosa di cui non mi sono mai dovuta preoccupare).
    La camera è stratosferica. Oltre ai letti (un matrimoniale e due singoli) ci sono due scrivanie con computer, e la cosa bella è che possiamo navigare in Internet tutto il tempo che vogliamo! Dopotutto, questa è un'esperienza cybernetica, giusto...?
    Xander è riuscito a rompere la manopola dell'aria condizionata appena varcata la soglia; resta un mistero come ci sia riuscito! In ogni caso, dubito ne avremmo avuto bisogno in pieno novembre...
    Will è andata in visiblio per la fornitura gratuita del Wall Street Journal, e ha immediatamente cominciato una bella immersione finanziaria. Ci vuole coraggio ad interessarsi all'incremento dei soldi altrui!
    Siamo tutti a dir poco elettrizzati... tutti tranne Spike, che ha ricevuto una gran brutta bastosta.
    Nell'intero comprensorio è vietato fumare!

    Il pomeriggio è dedicato alla sistemazione. Disfiamo i bagagli, ci accapigliamo riguardo i letti e le scrivanie, lottiamo per il possesso del bagno e poi finalmente scendiamo a cena.
    Al Cibo Cafè (nome tipicamente californiano... come no!) sbafiamo senza ritegno tutto ciò che viene servito, senza neanche soffermarci sul sapore (che è comunque eccellente). Finita la cena, la Calendar parla col Vecchio Giles e, usando le sue raffinate arti seduttorie, riesce a convincerlo a lasciarci un po' di libertà.
    La prof ci accompagna a fare un giro dell'hotel. E' stratosferico. Ci sono due piscine, ma quella esterna è in chiusura stagionale. La sala riunioni è enorme, e arredata in modo da sembrare un gigantesco salone. Noto con piacere che c'è anche un bel centro fitness: almeno così potrò smaltire la cena!
    Terminato il mini tour, restiamo finalmente per conto nostro: possiamo andare a zonzo quanto ci pare, ma restando sempre entro i limiti del comprensorio. Il tempo per le escursioni verrà domani.
    Io, Xand, Willow e Spike ci separiamo dagli altri e girovaghiamo per conto nostro. Continuamo a scambiarci commenti entusiastici su tutto ciò che vediamo, mini market compreso.
    Ed è allora che a Xander viene una gran bella idea:
    "Ehi, sentite qui! Perchè non facciamo come in quei tipici telefilm americani e organizziamo un bel festino in camera??".
    Non ce lo facciamo ripetere due volte. Willow ed io saccheggiamo letteralmente il Driftwood Deli Market, mentre i ragazzi tornano al dormitorio ad allestire la stanza e diffondere la voce.
    Il night party è fantastico. In qualche modo riusciamo a stiparci tutti insieme, cosa tutt'altro che semplice, dati gli spazi ristretti. La birra corre a fiumi. Qualcuno ha anche portato un mini stereo, che allieta notevolmente l'atmosfera.
    Ma lo spasso viene bruscamente interrotto dall'agguerrita incursione dell'Orrido Snyder, il vice-preside, nonchè lacchè di prim'ordine di Giles, e undicesima piaga per l'umanità. Ci becchiamo una gran bella ramanzina, comprensiva di minacce d'immediato ritorno a casa, e poi tutti a nanna.
    Will ed io ci infiliamo insieme sotto le comperte del lettone, mentre Spike si chiude in bagno e Xander si addormenta sul pavimento. Restiamo sveglie a confabulare come cospiratrici russe in tempo di guerra; poi, vinte dal sonno e dall'alcol, finalmente ci addormentiamo.
    21 novembre - 2°GIORNO

    Tutti in piedi all'alba, come tanti soldatini.
    In realtà il risveglio non è poi così glorioso. I postumi della pseudo-sbornia si fanno sentire, e non c'è verso di abituare i nostri fragili organismi ad attivarsi alle sei e quarantacinque del mattino.
    Come automi, Will ed io ci infiliamo insieme in bagno per riasparmiare tempo, mentre Spike, che si è alzato quasi mezz'ora prima di noi, tenta disperatamente di smuovere Xander dalla sua comoda posizione sul pavimento.
    Dopo l'abbondante colazione al Cibo Cafè (con ogni probabilità la stoccata finale), indossati occhiali da sole e sorrisi rilassati lasciamo in pompa magna l'albergo.

    La mattinata trascorre nella più tipica atmosfera da film di fantascienza (o forse dell'orrore?): mastodontici impianti petroliferi, calcolatori giganti, computers ad alto voltaggio, geeks con caratteristici papillions, e poi computers, computers, computers...
    Per il pranzo ci fermiamo ad una specie di bettola futuristica che pare vendere qualunque cosa, tranne che cibo. Spike ne approfitta per godersi la tanto sospirata sigaretta (non aveva potuto farlo prima, durante l'escursione informatica, perchè c'era il rischio che saltassimo tutti in aria...), e come lui tutti gli altri fumatori, Orrido Snyder compreso. Per poco Willow ed io non moriamo di risate quando il viscido vice-preside tenta di accendersi la sigaretta, ma a causa dell'accendino regolato male finisce col dare fuoco ai capelli della cameriera!
    Il pomeriggio è un viaggio tra i colossi del mercato informatico moderno. Guidati da un'elettrizzata Calendar, visitiamo il quartier generale della Adobe e della Apple, passando poi per i grandi motori di ricerca come Google e Yahoo!, e infine il re della vendita online, eBay.
    Quando torniamo all'albergo abbiamo la testa così piena di diavolerie cybernetiche che diventa insopportabile persino la vista dei pc in camera.
    Dopo cena, ci viene concesso un bel tour di Palo Alto. Bello, poi, per modo di dire. Non che la città offra molto, in effetti. Qualche ristorantino un po' troppo caro, hotels e bed&breakfast, e nessun localino degno di nota. Tutto ad un tratto rimpiango il caro vecchio Bronze.
    Quando Xander le chiede cosa facciano qui i giovani per divertirsi, la prof.ssa Calendar arrosisce e, un po' intimidita, risponde: "Bè... a dir il vero credo vadano a S.Francisco".
    E così, è deciso.
    Domani S.Francisco by night!

    Tempo di andare a nanna. Will, elettrizzata per tutte le scoperte fatte in giornata (è stata l'unica su dozzine di studenti a prendere appunti) si addormenta di botto. Xander centra miracolosamente il letto e subito inizia a ronfare. Spike ed io ci diamo la buonanotte e sgusciamo nei rispettivi letti, ma nessuno dei due riesce a prendere sonno.
    Dopo un po' lo sento alzarsi e, un attimo dopo, le coperte mi vengono strappate via con foga dalla testa. Faccio per gridare, ma Spike si china a tapparmi la bocca. Mi fa cenno di tacere, accennando a Will che risposa al mio fianco, e mi prende fra le braccia, strappandomi al dolce tepore delle lenzuola per espormi alla fredda notte di novembre.
    Sempre tenendomi stretta a sè, mi conduce fuori dalla stanza, e poi lungo il corridoio in penombra. Quando siamo abbastanza lontani dal dormitorio, mi mette finalmente giù e mi lascia protestare:
    "Ti ha dato di volta il cervello?? Dove vuoi andare?".
    Spike mi sorride con aria innocente: "Oh, da nessuna parte, piccola. Ho solo creduto che questa notte meritasse il suo Raggio di Sole" declama poetico, ma io lo fisso disincantata.
    "Davvero molto romantico. Ora sputa il rospo!" lo incalzo, le braccia incrociate al petto.
    Spike lascia scivolare la mano nella tasca dei pantaloni della tuta, ed estrae sorridendo una delle sue amate Virginia Slim: "L'ultimo peccatuccio prima di andare a nanna, tesoro" mormora con fare seduttivo, e per un attimo mi chiedo se si riferisca alla sigaretta che ha in mano, oppure a... qualcosa di più peccaminoso.
    Bè, allora? E' normale! Sono una giovane donna nel pieno della sua maturità sessuale, e, come tale, sono spinta da certe pulsioni....
    Ripenso alla notte passata con Angel rotolando fra le lenzuola, e sospiro involontariamente.
    Spike si porta la sigaretta alle labbra e tira fuori l'accendino, ma io gli afferro il polso, bloccandolo: "Fermo! Non qui, è vietato" lo ammonisco severamente, guadagnando uno sbuffo e uno sguardo annoiato.
    "Va bene, va bene. Come vuole, commissario".
    Ripone l'accendino e mi fa cenno di seguirlo. Incespichiamo nella vegetazione immersa nel buio, cullati dallo scroscio dell'acqua del ruscello, e finalmente raggiungiamo i cancelli d'ingresso.
    Appena fuori dal comprensorio, Spike si concede il suo vizietto, ed io resto a guardarlo mentre esala un sospiro di sollievo: "Oh, diamine baby. Mi ci voleva proprio" commenta, visbilmente rinfrancato.
    Voltandosi scopre il mio sguardo fisso su di lui. "Bè?" chiede in tono di divertito stupore.
    Arrossisco senza una precisa ragione: "Niente. Stavo solo..." mi interrompo e rivolgo lo sguardo dritto davanti a me, dove la vegetazione si estende a perdita d'occhio. "Ti piace qui?" aggiungo precipitosamente, in un misero tentativo di cambiare argomento.
    Spike mi scruta per un attimo con diffidenza, poi si concentra a sua volta sul paesaggio circostante: "Non è male. Ma se vuoi la mia opinione, niente batte Vancouver" commenta, con uno strano sorriso sognante, che mi incuriosisce. In effetti, rimugino, non abbiamo mai parlato molto di quella vacanza.
    Resto a fissarlo con aria interrogativa, e lui spiega in risposta: "E' un posto incredibile. Davvero. Non ci sono altre parole per descriverlo. E' come se tutta la.... passione, la dolce violenza della terra si siano concentrate in un unico angolo di mondo" mormora, e i suoi occhi sono persi in ricordi agrodolci. Gli occorre un attimo per riscuotersi: "Ti ci porterò, un giorno l'altro" mi assicura, di nuovo col suo tono scanzonato "Te lo prometto".
    Gli sorrido, mentre vedo sul suo viso formarsi uno di quei consueti ghigni che gli vengono tanto bene: "E poi, le canadesi... dio, baby, avresti dovuto vederle! Fuoco allo stato puro" commenta con lussuria, passandosi la lingua sui denti nel rammentare dettagli che preferisco mi restino ignoti.
    Gli mollo una piccola botta sul braccio, sbuffando: "Possibile che tu non sappia pensare ad altro? Non dovresti parlare in questo modo, ora che sei un uomo impegnato!" lo ammonisco, tra il serio e il faceto.
    Ma la sua risposta mi spiazza.
    Con un sorriso rilassato, ma senza guardarmi, Spike annuncia laconico: "Harm ed io non stiamo più insieme".
    Strabuzzo gli occhi. Questa è esattamente una di quelle notizie che capitano quando meno te le aspetti.
    Lui nota la mia espressione e si concede un altro avido tiro alla sigaretta: "Troppe complicazioni. Diavolo, per essere una che salta da un letto all'altro, pare che al mio si fosse attaccata parecchio!" è il suo amaro sarcasmo.
    Improvvisamente mi sento atrocemente in colpa: "Dio, Spike, scusami... io...".
    Ma lui mi interrompe, scuotendo appena la testa: "Non preoccuparti. E' andata così".
    Si volta a guardarmi, e c'è una ben nota malinconia nel suo sguardo: "Dopo aver parlato con te... sai, il funerale e tutto il resto... ho capito che avevo bisogno di qualcosa di più. Harm non poteva darmelo. Per lei è sempre tutto così chiaro! Bianco o nero, e questo è quanto. Io voglio qualcuno che sappia distinguere le sfumature" mormora, e il mio cuore manca un battito. Oh, Will, quanto ti capisco...
    Spike trae l'ultimo sbuffo di fumo, e poi scaglia con precisione la cicca in un cespuglio vicino: "Sarà meglio tornare, adesso. Ti prenderai un accidenti con solo quello addosso" commenta squadrandomi con malizia, e all'istante arrossisco, stringendomi nella mia alquanto succinta camiciola da notte. Divertito, lui mi strizza l'occhio, per poi passarmi con tenerezza un braccio intorno alle spalle e ricondurmi entro i cancelli del comprensorio.
    22 novembre - 3° GIORNO

    Anche stamane sveglia col gallo, ma con prospettive ben più allettanti per la giornata: oggi a tutta S.Francisco!
    Dopo l'ormai consueto tran tran sveglia-bagno-vestizione-svegliaXander-CiboCafè , lasciamo l'albergo in pompa magna e raggiungiamo la stazione, dove prendiamo un bel trenino che ci porterà dritti dritti alla nostra gaia meta.
    Il programma della giornata è denso: prima lo zoo, poi il Golden Gate, seguito da pranzo al Fisherman's Wharf, capatina al museo d'arte moderna, e infine visita guidata del penitenziario di Alcatraz.
    Non avevo mai visto il Golden Gate prima. Devo ammettere che dalle foto non sembra imponente quanto risulta dal vivo. L'orrido Snyder ci ha informato, con un'inspiegabile nota di sadico entusiasmo nella voce, che questo ponte detiene un inquietante primato: pare sia la più gettonata location per il suicidio, da queste parti, proprio a casua dell'enorme fascino che esercita. Mi ha fatto venire la pelle d'oca, e ho istintivamente guardato verso Spike per controllare le sue reazioni: ha contratto per un attimo la mascella, ma poi è parso rilassarsi. Accidenti a Snyder.
    Ancora un po' angosciati, abbiamo raggiunto il Fisherman's Wharf, una sorta di enorme centro commerciale all'aperto, nei pressi del porto. Qui abbiamo completamente dimenticato vice-presidi assassini e ponti killer, tuffandoci in uan vera e propria baraonda consumistica oltre ogni limite. Will ed io non riuscivamo a credere ai nostri occhi. Ci sono più negozi qui che nell'intera Sunnydale! Comincio a capire perchè il motto di questo posto sia Shop 'Til You Drop!
    Dopo un bel pranzetto a base di pesce - un gran salto di qualità rispetto all'ordinaria cucina del Creekside Inn - siamo arrivati al museo. L'arte non mi ha mai appassionata particolarmente, anzi: credo di aver sviluppato una sorta di allergia a tutto ciò che comprenda tela e pennello, a causa del lavoro di gallerista di mia madre. Ma persino io sono stata costretta a ricredermi. Benchè non fossi abbastanza competente da apprezzarne il lato storico, sono rimasta davvero affascinata dalle opere di Matisse, cui è dedicata una mostra speciale proprio in questi giorni. Ho scattato centinaia di foto, così da poter documentare la valenza culturale di questa gita; e poi, so già che manderanno in visibilio la mamma (provocando invece in papà un *interessato* sbuffo dopo l'altro).
    Siamo riusciti a prendere il battello per l'isola di Alcatraz prima che facesse buio. Abbiamo incontrato la nostra guida - un tipetto smunto con la faccia butterata e un orrido accento orientale - al vecchio faro, per poi farci condurre all'ex carcere.
    Il mingherlino ci ha spiegato che nel '63 il penitenziario è stato chiuso chiuso per gli elevati costi, tanto che i politici arrivarono a sostenere che sarebbe costato meno mantenere ogni detenuto nell'hotel più lussuoso di NY. A questo paragone, fatto con un orgoglio a dir poco irritante, ci è stata immediatamente chiara la provenzienza dello smilzo, prontamente ribattezzato Small Apple. Se la Calendar se n'è accorta, ha fatto finta di non sentirci.
    Spike è rimasto stregato dai racconti sui tentativi di fuga. Avrà visto il film con Clint Eastwood almeno un miliardo di volte, e durante tutto il tragitto di ritorno non ha fatto altro che blaterare sulla possibilità di scavare un tunnel con un cucchiaino anche a scuola (prontamente spalleggiato da Xander, che pareva essersi alzato dal letto con l'unica prospettva di progettare il suo futuro criminale).
    Ma la notte è ancora giovane, e ci riserva una grandiosa sorpresa. Nonostante il dissenso di Snyder, il Vecchio Giles - che comincio a sospettare abbia un debole per Jenny Calendar - acconsente a lasciarci trascorrere la serata in uno dei night clubs della città.
    E così, dopo una rapida cena al take-away, ragazze (che vorrebbero disperatamente essersi vestite con più cura) e ragazzi (che vorrebbero disperatamente essersi lavati i denti dopo pranzo) si riuniscono al Matrix Fillmore di Fillmore Street.
    Spike ed io restiamo impalati a fissare l'insegna per non so quanto tempo, la bocca spalcnata, prima di deciderci ad entrare. Questo perchè il Matrix ha una storia musicale a dir poco pazzesca: ha ospitato persino i Doors, al culmine della loro carriera!
    Una volta entrati (fischiettando candidamente "Light My Fire"), Will, Spike, Xander ed io seminiamo abilmente i controllori (non sapevo davvero cosa significasse la parola "grottesco" prima di vedere il Vecchio Giles in un night club!) e spariamo tra la folla.
    Essendo giovedì, però, la clientela vera e propria scarseggia, così che la benamata Sunnydale High finisce col riempire quasi del tutto la sala. Io e Spike ci ritroviamo a ballare insieme, e lo stesso fanno Willow e Xander poco lontani.
    Ma... ehi, aspetta un attimo...
    Afferro convulsamente il braccio di Spike: "Oh mio dio! Spike! Guarda!".
    Lui aggrotta la fronte e segue il mio sguardo. E sono lieta di vedervi lo stesso stupore che c'è nel mio.
    Spike emette un piccolo fischio: "Però! Non perdono tempo, i colombi".
    Inorridita, resto a fissare impotente Willow e Xander avvinghiati, che si baciano con passione crescente. E' uno spettacolo orribilmente innaturale, ed è così.... sbagliato, ecco!
    Prendo Spike per mano e gli faccio segno di seguirmi. Attraversiamo insieme la pista, fino a raggiungere un angolo più appartato, dove sediamo sui piccoli divanetti.
    "Ma, dico, li hai visti?? Sembrano dover battere un qualche specie di record... limonifero!" sbotto, infastidita dal non aver trovato un aggettivo più incisivo.
    Spike sbuffa, a metà tra il divertito e l'annoiato: "E allora? Andiamo, era solo un bacio!".
    "Solo un bacio?? Solo un bacio?! Oh, no, io quello non lo definirei proprio solo un bacio, Spike! Quello era... sesso senza sesso!" scatto istericamente. Dio santo. Divento sempre più nevrotica, rimugino, in un raro attimo di lucidità.
    Spike alza gli occhi al cielo, esasperato: "Per amor del cielo, Buff! Si può sapere qual è il tuo problema?" inquisisce, e non si può certo dargli torto, riconosco.
    Sporgo il broncio versione bimba capricciosa: "Il mio problema è che la mia migliore amica sta tradendo il suo adorato ragazzo con uno che dorme sul pavimento e sogna di diventare Clint Eastwood! E che lui, a sua volta, sta tradendo la sua folkloristica ragazza ninfomane con la sua più cara amica dai tempi dell'asilo! Ecco qual è il mio problema" concludo incisiva.
    Ma non lo inganno nemmeno per un istante.
    Spike solleva il suo celeberrimo sopracciglio sinistro: "Ma davvero? E' proprio questo che ti da tanto fastidio? O forse centra di più un mortale invidia, dovuta al fatto di essere qui tutta sola, senza il tuo cavalier servente in boxer di seta?" mi schernisce, e, tanto per cambiare, arrossisco.
    Gli mollo uno scapaccione dietro la nuca: "Non fare l'idiota!" borbotto "Angel no...".
    "Angel si!" mi redarguisce severamente, e per una volta ho il buon gusto di stare zitta.
    Lo vedo sospirare, poi Spike si alza dal divano e mi tende una mano, un sorriso amichevole in volto: "Coraggio, baby. Non sarò un granchè come sostituto di Naomi, ma posso almeno provarci" commenta, strizzandomi l'occhio. E questa sua aria tenera e scanzonata, così consona allo Spike che conosco, mi strappa un sorriso e mi convince a rituffarmi in pista.
    E poi, rifletto tra me e me, non è come se dovessi vergognarmi a ballare con lui. Tutt'altro. I tre quarti della popolazione femminile del locale lo stanno mangiando con gli occhi (e il rimanente quarto comprende quelle girate di spalle). Per non parlare del fatto che è un ballerino invidiabile.
    Compiaciuta, mi godo la sensazione di essere al centro del'attenzione, e ne approfitto per strafare un po', ballando col mio cavaliere in modo più seduttivo del solito. Non riesco a resistere alla tentazione di farle esplodere tutte di rabbia.
    Sinuosamente, mi abbandono fra le braccia muscolose che mi sorreggono, ancheggiando provocante. Spike mi fa voltare, abbracciandomi poi da dietro, e assecondando i miei movimenti. C'è una sincronia perfetta tra noi, e mi ritrovo a rilassare il capo sulla sua spalla.
    Il calore delle sue labbra accanto al mio orecchio mi riscuote di botto: "Attenta, dolcezza. Qualcuno potrebbe pensare che cerchi di sedurmi".
    Alzo lo sguardo ad incontrare quello di Spike, e gli sorrido civettuola: "E se così fosse...?".
    Lo vedo ghignare: "E se così fosse...".
    Prima che possa rendermene conto, le sue labbra scivolano sul mio collo, dischiudendosi appena. La sua lingua mi accarezza delicatamente la pelle, proprio nel suo punto più sensibile, e inavvertitamente sospiro. Posso sentirlo sorridere contro di me: "Non incoraggiarmi piccola. Potresti non riuscire a fermarmi".
    Per un attimo sono quasi tentata di provocarlo ancora. Ma realizzo improvvisamente lo spettacolo che stiamo dando all'intera scuola, quindi mi rigiro nella sua stretta e torno a fronteggiarlo direttamente: "Meglio non comprometterci, adesso" bisbiglio al suo orecchio "Credo ci siamo divertiti abbastanza per stasera" aggiungo, accennando compiaciuta agli sugardi assassini che le nostre compagne ci lanciano.
    Spike ricambia il sorriso: "Ai tuoi ordini, riccioli d'oro". Il suo sguardo si intorbidisce per un attimo, per poi illuminarsi dela sua costante espressione maliziosa: "E, prima che me dimentichi....".
    Si china ancora su di me, proprio mentre la musica si spegne sulle sue ultime note: "... hai un profumo divino, tesoro" conclude, ad un soffio dalle mie labbra. Nel ritrarsi mi strizza l'occhio, per poi lasciarmi sola al centro della pista, circondata da occhi velenosi e volti verdi d'invidia.
    Sorrido, sentendomi un po' sciocca, ma inspiegabilmente serena.
    Non ho pensato ad Angel neppure una volta, durante gli ultimi istanti.
    23 novembre - 4°GIORNO


    E così, eccoci qua.
    Ultimo giorno al deliceseument Creekside Inn. Devo ammettere che mi mancherà questo posto. Sarà un po' strano tornare alla cara, vecchia Sunnydale, alle nostre vite quotidiane. Ma ciò che mi fa davvero male è pensare all'accoglienza che troverà Spike.
    Il programma di oggi comprende un tour più "culturale" di Palo Alto. Il Vecchio Giles ha insistito che non perdessimo quest'ultima occasione per guardarci intorno, così ci ha organizzato una bella visitina al campus della Stanford University. Alcuni tra i ragazzi più dotati della Sunnydale High hanno scelto questo college, il che pare lo renda particolarmente orgoglioso.
    Personalmente, non potrei essere più disinteressata. Ho ancora un anno per preoccuparmi di queste cose.
    Ad ogni modo, il nostro beneamato preside è riuscito persino ad organizzarci un incontro con uno stimato docente. Il quale, dopo averci spaventosamente annoiati per un'ora intera decantando le meraviglie del suo sancta sanctorum (neanche il signor Stanford, chiunque sia, parlerebbe in questo modo di un semplice edificio in mattoni), ha poi avuto la brillante idea di suggerirci una seconda tappa: il quartiere dei professori!
    Dall'intera combriccola si è levato un fragoroso boato di disappunto, e mi è sembrato che la Calendar fosse sinceramente dispiaciuta per noi. Ma purtroppo neanche il suo fascino è valso a far cambiare idea al Vecchio Giles, che, a dir poco elettrizzato da questa allettante prospettiva, ci ha trascinati tutti in pompa magna verso Professorville, il quartiere più deprimente del mondo!
    Accompagnati dai nostri confortanti pensieri omicidi, ci rassegnamo al triste destino. Viviamo momenti di puro panico quando, sulla via verso il Golgat... ehm... Professorville, c'imbattiamo nell'imponente Hoover Tower, dotata di un affascinante museo storico. Giles sembra entusiasta, ma fortunatamente le espressioni di puro orrore dipinte sui nostri volti - insieme alle sottili arti persuasorie di "Jenny" - lo convincono a desistere dal suo osceno proposito culturale.
    Giunti a destinazione, troviamo ad attenderci esattamente quant'era ragionevole aspettarci: due file di case tutte uguali, con i loro curratissimi giardinetti e i comignoli dei camini (quando mai useranno un camino, da queste parti??). In qualche modo riusciamo ad evitare la prospettiva di passare porta porta, alla ricerca di qualche vecchio docente fanatico intenzionato a concederci qualche perla di saggezza Stanfordiana, e torniamo con gran sollievo all'albergo.
    Dopo il pranzo (il nostro ultimo pranzo al Cibo Cafè... quanto mi mancherà questo posto!) ci rintaniamo nelle rispettive camere per preparare i bagagli. Quelli femminili hanno tutti la stessa caratteristica: sembrano containers navali, pesanti quanto carichi di piombo raffinato. Quelli maschili, invece, hanno le dimensioni di colbacchi russi, e pressappoco lo stesso quantitativo di peluria.
    Personalmente, non ho mai capito perchè all'andata sia tanto facile - con l'aiuto dell'esperienza di mamma e del peso piuma di papà - chiudere la valigia, mentre al ritorno costituisica una sorta di Mission Impossible di prim'ordine. Scommetto che Tom Cruise, però, ha qualcuno che si occupa di queste cose per lui!
    Alla fine, in un modo o nell'altro, stipando regalini vari negli zaini semi-vuoti di Spike e Xander, riusciamo a sgombrare la stanza, e per ora di cena ci riuniamo di nuovo tutti insieme nella hall, col proposito di concederci, in occasione della nostra ultima serata di permanenza, una bella cenetta all'adorato Fisherman's Wharf.
    I tempi d'attesa tra una portata e l'altra, però, sono allucinogeni; così, per ingannare il tempo tra il primo e il secondo, propongo a Willow una bella passeggiatina sul molo.
    In realtà, il mio perfido proposito è un altro: non ho ancora avuto modo di affrontare con lei la questione del bacio con Xander, in discoteca, e ho tutta l'intenzione di venirne a capo prima di tornare a Sunnyhell.
    Così, mentre siamo qui, camminando tranquillamente per il lungomare, introduco l'argomento con gran disinvoltura, partendo alla lontana: "Allora... ieri sera è stato proprio fantastico, vero?".
    Willow annuisce entusiasticamente: "Puoi dirlo forte. Erano secoli che non ridevo così. Xand è un ballerino assurdo, lo guardava tutto il locale... è stato pazzesco, davvero!".
    Mi fermo improvvisamente e la guardo, e stavolta sono serissima: "Immagino. E, dimmi, è anche un assurdo baciatore??".
    Sette diverse gradazioni di rosso passano sul viso di Will, mentre comprende le implicazioni della mia domanda: "Oh... ah... un... cosa..." . Riprende fiato: "Bè... a quanto pare, ci hai visti".
    "Si, vi ho visti" sbotto. "E non mi è piaciuto affatto lo spettacolo".
    Lei si morde il labbro: "Ascolta Buffy... io so di aver sbagliato... insomma, ci siamo comportati da veri immaturi, ma... Tu mi conosci. Andiamo, lo sai sai che ho questa... specie di cotta per Xander da secoli, ormai. E' solo...".
    "Ma tu stai con Oz ora!" protesto con vigore, e mi compiaccio nel vederla arrossire di nuovo.
    "Lo so. Lo so, e, credimi, io tengo davvero tanto a lui. Ma Xander... è un po' il mio sogno proibito, capisci?".
    Non riesco a trattenere una smorfia di disgusto, nel pensare a Xand come il sogno proibito di qualcuno.
    Will se ne accorge e si mette sulla difensiva: "Non guardarmi in questo modo. In fondo, è un po' come tra te e Spike, giusto? Voglio dire, ho visto come ballavate, ieri sera, e francamente non mi sembra che tu sia nella posizione di fare prediche, Miss Pudicizia!" ringalluzzisce, evidentemente fiera di aver trovato un punto su cui controbattere.
    Ma provvedo a smontarla rapidamente: "Spike ed io stavamo solo scherzando. L'abbiamo fatto per divertirci alle spalle di tutte quelle ochette che gli sbavavano dietro mentre ballava" spiego, ma l'espressione di malizia sul viso della rossa non cambia di una virgola.
    "Ma davvero? Quindi, era tutta una finzione? Era finto il modo in cui ti toccava, era finto il modo in cui ti strusciavi contro di lui? Andiamo Buff. Non credermi così stupida da non capire. Puoi non volerlo ammettere, ma devi rendertene conto. C'è qualcosa, tra te e Spike, molto più di quanto tu non creda. E, sai una cosa? Comincio a pensare che lui l'abbia notato, che cerchi in ogni modo di aprirti gli occhi". Tace per un istante, per poi aggiungere, la voce improvvisamente grave: "Anche sfruttando a suo favore la morte del padre".
    E qui sento qualcosa scattare in me. Non ci penso su un attimo. Allargo il braccio, e poi accade. Un sonoro ceffone colpisce la guancia della mia migliore amica, e sono stata proprio io a tirarglielo.
    E non mi pento affatto.
    Will si tiene la zona colpita, guardandomi incredula: "Buffy!".
    La fisso, priva di alcun tipo di rimorso: "Questo è tutto ciò che ti meriti per aver insinuato una cosa tanto orribile. Forse non sei la persona che credevo, Will Rosenmberg" concludo a denti stretti, per poi girare sui tacchi e tornare in fretta al ristorante.
    Lungo la strada, però, l'euforia del momento passa, e mi ritrovo a singhiozzare disperatamente.
    Perchè, perchè ha dovuto dire una cosa del genere?? Spike ha attraversato l'inferno, e se comincia ad uscirne è solo grazie alla meravigliosa, innocente amicizia che ci lega. Non riesco a credere che si possa infangare in questo modo una cosa così preziosa.
    Presa da questi pensieri, quasi non mi rendo conto di essere arrivata in prossimità del Fisherman's, e fiinisco con lo sbattere contro qualcosa di solido e fresco. Qualcosa che prfuma di cuoio.
    Balzo all'indietro, pronta a chiedere scusa all'estraneo per la mia sbadataggine, ma un attimo dopo mi ritrovo stretta fra le braccia del mio Spike, piangendo come una bimba sulla sua spalla.
    "Shh... shh, piccola, calmati... sta tranquilla. Va tutto bene. Va tutto bene adesso" mi sussurra, accarezzandomi i capelli, e questo mi fa piangere ancora di più. Come ha potuto Willow?? Come ha potuto??
    Alla fine, riesco a calmarmi abbastanza da riprendere la parola. Tra un singhiozzo e l'altro, gli racconto del litigio, omettendo però particolari che potrebbero ferirlo, come hanno ferito me. Ma Spike continua a guardarmi perplesso: "Quindi, questo è tutto? Avete litigato perchè lei ha baciato Xander? Sei proprio sicura che non ci sia altro?!" insiste, sempre più sospettoso, e alla fine cedo.
    Tiro rumorosamente su con il naso e comincio: "Bè, a dir il vero... lei ha detto... insomma, ha insinuato che...". Ma noto che lo sguardo di Spike non è più su di me, bensì su un punto preciso alle mie spalle.
    Mi volto di scatto e vedo Willow, pallida e vistosamente affranta: "Buffy...".
    Non voglio starla a sentire. Le do di nuovo le spalle e mi rivolgo a Spike: "Torniamo dentro, o ci manderanno a cercare".
    Ma lui si morde la lingua e mi blocca, prendendomi per le spalle: "Tesoro... io penso che prima dovresti fare una chiacchierata... con qualcuno che non sono io. Sta tranquilla, giustificherò io la vostra assenza col Vecchio". Si china su di me e ruba alle mie labbra un piccolo, tenerissimo bacio. Mi si scioglie letteralmente il cuore. Spike è insostituibile. Non riesco neppure ad immaginare la mia vita senza le sue piccole, grandi attenzioni.
    Gli sorrido riconoscente - ignorando la parte di me che impone di ribellarsi - e resto a guardarlo mentre volta le spalle e sparisce oltre la porta a vetri del locale.
    Prendo un profondo respiro e mi giro a fronteggiare Willow. La sua espressione è così mesta e mortificata che mi intenerisce all'istante: "Will...".
    "No, Buffy. Lascia parlare me, ti prego". Fa un passo nella mia direzione, ma poi si blocca, incerta: "Vorrei solo dirti che mi dispiace. Davvero, non ho mai pensato quello che ho detto... sul fatto che Spike cerchi di approfittarsi di te. Immagino che parte di me sia solo invidiosa del vostro rapporto, dato che voi siete così legati, mentre Xander ed io..." Si ferma per un attimo, poi prosegue, ma a capo chino, imbarazzata: "Xander ha detto che baciarmi è stato solo un errore, e che non si ripeterà più. Lui è davvero innamorato di Anya, ed io... sono stata solo un distrazione. Sai, lei non c'era, e lui era giù di corda. Mi ha ringraziata per essergli stata vicina, ma questo è quanto. Non è cambiato nulla per lui" conclude in tono sfibrato, e istintivamente la raggiungo e la prendo fra le braccia.
    La sento piangere sommessamente, e la stringo più forte: "Mi dispiace Willow. Dico sul serio. Mi spiace che sia finita in questo modo". La scosto leggermente e poi le sorrido con simpatia: "Ma, ehi, guarda il lato positivo! Ora sei finalmente libera di ricongiungerti ad Oz senza rimpianti. Quest'esperienza ti ha insegnato che i sogni sono splendidi finchè restano tali, ma alla fine la realtà è l'unica cosa che conta". Le sistemo una ciocca rossa dietro l'orecchio, guardandola con tenerezza: "Oz ti ama, Will. E anche tu lo ami. Non sprecare questo miracolo per rincorrere un' illusione" concludo, usando una delle più frequenti massime di mia madre.
    Lei mi sorride, ancora un po' triste, ma già più fiduciosa: "Dici che mi ama? Mi ama davvero?".
    Scoppio a ridere: "Accidenti a te, dopo tutti questi anni hai ancora dei dubbi?!" la rimprovero bonariamente, e noto con gioia che lei ride con me.
    "Hai ragione tu" concorda, e poi mi prende le mani, stringendole con calore: "Graize, Buffy. E scusami ancora. Ti voglio bene".
    "Te ne voglio anch'io, Rossa" la tranquillizzo, perdonandola senza esitazioni.
    Ci abbracciamo per l'ultima volta, prima di tornare al ristorante, dove un delizioso fish and chips ormai freddo ci attende, insieme al caldo affetto dei veri amici.
    24 novembre -

    5° GIORNO... E POI TUTTI A CASA


    Ultimo giorno. E, per non smentire le sane tradizioni nord-californiane, anche oggi sveglia all'alba.
    Spike ed io ci concediamo una bella passeggiata nel comprensorio, prima della partenza. Lui vuole sapere tutto del mio litigio con Will, ed io vorrei conoscere le sue intenzioni ora che ritornerà a casa.
    Comincio per prima. Stavolta non ometto proprio nulla, e lui resta a sentirmi senza fiatare fino al termine del racconto. Alla fine lo guardo con curiosità, aspettando la sua reazione, ma lui si limita a sorridere e a scrollare le spalle: "Dovreste trovarvi qualcosa di più sensato da fare, voi donne" è lo stoico commento.
    Lo fisso imbronciata: "Come sarebbe a dire?? Nel caso non l'abbia notato io ho difeso il tuo onore, oltre alla nostra amicizia!" piagnucolo, e lui mi guarda con il solito sopracciglio inarcato.
    "Ma davvero? Oh, bè, in questo caso mi scusi tanto, milady" mi prende in giro, accennando una profonda riverenza.
    Sbuffo: "Ridi, ridi pure. Intanto tu non avresti mai fatto a pugni per me!" lo sfido, ma la sua risposta mi sorprende.
    Con un sorriso vagamente mellifluo in volto, Spike replica: "Io non ci giurerei, baby. Non sai cosa sono stato sul punto di fare, quando ho visto il tuo dolce orsacchiotto comportarsi come un maiale sul divano del mio soggiorno" confessa, e io lo guardo incuriosita, incalzandolo a continuare. "Dico sul serio, stavo per mettergli le mani addosso. Nessuno può giocare al dannato dottore arrapato con la mia piccola, men che meno in casa mia!" sbotta indignato.
    Ripensando alla performance mia e di Angel al pigiama party, arrossisco seduta stante. D'accordo, colpita e affondata!
    Tento ugualmente di difendere l'onore del mio uomo: "Angel stava solo... cercava di...".
    "... di scoprire cosa si prova a scoparsi una minorenne davanti ai suoi amici pudibondi? Ma che nobili intenti!" m' interrompe sarcasticamente, e stavolta lo guardo scocciata.
    "Non mi piace che parli in questo modo di lui. Angel è un bravo ragazzo...".
    "Un brav'uomo" mi corregge, guadagnandosi un'occhiata truce.
    "... e non ha fatto proprio nulla per meritarsi questo trattamento" concludo arricciando le labbra.
    Spike mi osserva per un attimo, probabilmente per decidere come comportarsi, poi mi si avvicina e mi attira dolcemente a sé per la vita: "Ehi. Guardami, Buffy. Io non farei mai nulla per ferirti. Se non vuoi che scherzi su Angel, d'accordo, non lo farò. E' solo il mio istinto virile che straparla, ma cercherò di tenerlo a bada per te!".
    Questa è bella! "Il tuo istinto virile?" lo schernisco. "E da quando in qua ne hai uno?!".
    Lui mi sorride maliziosamente, leccandosi le labbra: "Da adesso!".
    E in quella si avventa sulla mia bocca, stranamente appassionato, direi. Le sue mani viaggiano ad accarezzarmi la schiena, fino ai capelli, per poi ridiscendere a cullarmi dolcemente per i fianchi. Il tutto mentre la sua bocca s'impossessa della mia, giocando morbidamente con le mie labbra, prendendole tra le sue, succhiandole a tratti. Gli allaccio le braccia al collo per ricambiare le sue carezze, ma questo pare incoraggiarlo.
    La sua lingua mi sfiora appena la bocca, per poi tornare all'attacco, più sicura e insistente, chiedendomi un permesso che non posso accordarle.
    Mi tiro indietro di scatto, sciogliendomi dalla presa: "Spike!".
    Lui mi sorride sornione: "Hai appena fatto la conoscenza del signor Istinto Virile, tesoro. Lui è davvero molto contento di conoscerti. E tu?".
    Lo fisso con diffidenza: "Istinto Virile, eh?".
    Lui mi strizza l'occhio: "O 'pulsioni sessuali', se preferisci!".
    Sbarro gli occhi, sinceramente interdetta, mentre lui scoppia a ridere e mi cinge le spalle col braccio, per poi dirottarmi nuovamente all'hotel.
    Durante il tragitto, però, resto in silenzio, tacitamente turbata.
    Non ho mai creduto ci fosse qualche sorta di pulsione sessuale, tra me e Spike. Le parole di Willow continuano a rieccheggiarmi nella mente, per quanto mi sforzi di cacciarle.
    Dovrò tenere gli occhi più aperti, d'ora in avanti.


    Il viaggio di ritorno prosegue senza grandi intoppi, Oh, bè, a parte l'inspiegabile sparizione del costoso bagaglio a mano di Cordelia, che conteneva esattamente dieci diverse lozioni per il corpo, almeno trenta foulards francesi e un intero set di imbottiture da reggiseno!
    Wilow ed io ci abbiamo riso su per tutto il tragitto.
    All'aeroporto ciascuno di noi ritrova i propri parenti ad accoglierli. Comincio ad essere nervosa per Spike, quando realizzo che per lui non ci sarà nessuno.
    Ma, per fortuna, i miei sono venuti entrambi, e si comportano come se Spike fosse figlio loro: lo aiutano a portare i bagagli e gli chiedono del viaggio, così che un qualunque occhio esterno non faticherebbe affatto a considerarci una famigliola felice.
    All'uscita del terminal ci stipiamo tutti in auto e partiamo. Durante il percorso la mamma non fa che bombardarci di domande, ma nè io nè Spike sembriamo molto locquaci. La verità è che io ho fatto di tutto per evitarlo, dopo il bacio di stamattina, e lui dev'essersene accorto, perchè continua a guardarmi con l'aria di un cane bastonato.
    Quando arriviamo davanti Casa Atwood, papà rallenta, evidentemente indeciso sul da farsi. Vedo Spike contrarre la mascella, mentre fissa la facciata esterna della villetta, poi la sua voce rompe il silenzio: "Va bene così, Hank, grazie. Puoi lasciarmi qui".
    Papà decelera ulteriormente, ma ancora non si decide a fermarsi: "Ne sei sicuro, Willliam? Insomma, casa nostra è sempre aperta, lo sai...".
    E Spike si volta verso di me. E i suoi occhi chiedono un permesso che non ho il diritto di dargli.
    Mi volto verso il finestrino per sfuggirgli, e lo sento sospirare: "Ti ringrazio, ma voglio disfare al più presto questi bagagli, e farmi un bel bagno caldo".
    Stringo i denti nel tentativo di allontanare le peccaminose immagini di Spike completamente nudo immerso in un mare di schiuma. Calmati, impongo a me stessa. Pensa ad Angel.
    Pulsioni sessuali. Pulsioni sessuali.
    Chiudo gli occhi e prendo un bel respiro. Dal mondo esterno mi arrivano ovattati suoni familiari: lo stridio delle gomme sull'asfalto, il clangore della portiera che viene aperta, i passi di papà sul selciato, lo scatto all'apertura del portabagagli.
    Riapro gli occhi, convinta che il peggio sia passato, e ne trovo un paio blu oceano che mi fissano intensamente al di fuori del finestrino. Improvvisamente realizzo di dover dire qualcosa, di dover formulare una sorta di saluto; così, attraverso il vetro, mimo un 'Ciao' stentato, per poi tornare a voltarmi dall'altra parte.
    "Che problemi avete, tu e William?".
    La voce della mamma mi riscuote di botto: "Cosa?".
    Lei si volta per affrontarmi meglio: "Quello che ho detto. Vedi, tesoro, le madri notano certe cose. Non vi siete rivolti la parola da quando siete scesi dall'aereo. Tu hai permesso che lui tornasse in quella casa vuota e triste da solo, e lui non ti ha salutata prima di andare". Si ferma per scrutarmi: "Qui, i casi sono due. O avete litigato, oppure c'è qualcosa di losco sotto".
    Losco? Mi acciglio: "Di cosa stai parlando??".
    La mamma fa per ribattere, ma il rientro in machina di papà tronca la conversazione. Lei si morde la lingua e mi fa cenno di parlarne dopo.
    Papà lotta sbuffando contro la cintura di sicurezza: "Non capisco davvero perchè tu non abbia chiesto a Will di restare. Bah! I giovani d'oggi!".
    Roteo gli occhi, mentre mamma ridacchia sommessamente. Ecco cosa mi tocca sopportare, per quel dannato istinto virile!


    Stasera rivedo finalmente il mio Angel. Ho sentito davvero tanto la sua mancanza, anche se... bè, sarebbe da ipocriti dire che non ho pensato ad altro.
    Il suono del campanello è un tuffo al cuore. Mi precipito letteralmente giù dalle scale, ma il mio atletico padre mi ha già preceduta alla porta.
    Angel se ne sta dritto sulla soglia, tutto vestito di nero, bello come una visione. Mi aggrappo al corrimano per non perdere l'equilibrio, quando lo vedo tendere la mano con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia: "Lei dev'essere il padre di Buffy. Buonasera, signor Summers. Io sono Angel, il ragazzo di Buffy. E' un vero piacere conoscerla, finalmente".
    Questo turbinio di parole, dette con la consueta sicurezza, destabilizzano alquanto papà - che probabilmente è andato ad aprire solo perchè pensava fosse la nostra vicina sexy, quella che anche in pieno novembre va in giro con shorts e bikini. Farfugliando qualcosa di pressocchè incomprensibile, stringe con riluttanza la mano e poi bofonchia: "Si, bè, non ti sembra un po' tardi per venire a bussare? Voglio dire - " si riprende, realizzando che il sole splende ancora alto in cielo "Buffy è appena tornata, e sarà probabilmente troppo stanca per...".
    E' il momento buono per interrompere: "Non preoccuparti, papy!".
    Salto giù dal gradino e volo fra le braccia del mio attonito genitore: "Non sono affatto stanca. Sarò di ritorno prestissimo. Dì tu alla mamma che sono uscita, ok? Ti voglio bene" concludo stucchevolmente, stampandogli un bel bacio sulla guancia. Questo lo lascia tanto allibito da permettermi di sgattaiolare via con Angel e chiudere la porta, prima che abbia il tempo di aggiungere qualunque altra cosa.
    Una volta fuori, lontani da occhi indiscreti, getto le braccia al collo del mio ragazzo e lo bacio appassionatamente. Lui mi stringe con calore, ricambiandomi. Quando ci stacchiamo, Angel mi posa un leggero bacio sulla punta del naso: "Non hai idea di quanto ti ho pensata, gattina. Mi sei mancata da impazzire."
    Lo bacio di nuovo, per poi prenderlo per mano e lasciarmi guidare verso la sua Viper. "Genitori protettivi, eh?" commenta allegramente, e io alzo gli occhi al cielo.
    "Puoi dirlo forte. E non hai ancora conosciuto la mamma!".
    Lui ride di gusto: "Fortuna che io ho superato questa fase!".
    Mi apre la portiera e poi si accomoda al mio fianco: "Allora, dove ti porto per festeggiare il tuo ritorno? Pensavo ad un bel posto tranquillo, dove parlare in pace".
    Lo scruto attentamente, ma non c'è traccia di malizia nella sua espressione. Davvero tutto ciò che ha in mente è parlare?
    Anche se un po' delusa, non discuto e mi affido a lui. Durante il tragitto gli espongo un racconto sommario, ma divento evasiva quando mi chiede di Spike.
    In qualche modo riesco a sviare la sua attenzione, e accolgo con sollievo la proposta di fermarci al locale di suo padre, che, essendo nel suo giorno di chiusura, rappresenta il posto ideale per un téte-à-téte.
    Cuciniamo insieme, divertendoci a sporcarci di cibo a vicenda, ma poi perdiamo di vista le nostre priorità, ed io mi ritrovo seduta sul bancone, le cosce allacciate ai fianchi di Angel, mentre le sue mani vagano per tutto il mio corpo e la sua lingua mi esplora.
    "Cavolo... mio padre ci cucina qui sopra!" mugola Angel tra un bacio e l'altro, ed io, per tutta risposta, sbottono rudemente i suoi jeans ed estraggo il suo membro eretto, pompandolo leggermente su e giù: "Allora forse dovresti fermarmi...".
    Lui geme rumorosamente, ma poi la sua mano saetta a bloccare la mia, ancora fra le sue gambe: "Buffy, aspetta".
    Lo guardo senza capire. No, dico, davvero mi ha fermata per non sporcare il bancone??
    I suoi occhi mi fissano, sinceramente addolorati: "Io... devo dirti una cosa".
    Oh no. Oh, no. Non è mai un buon segno quando un ragazzo dice di doverti dire qualcosa. Non se lo fa con questo tono, soprattutto.
    Lascio i suoi jeans come se mi fossi ustionata e scendo dal bancone. Non voglio guardarlo in faccia mentre mi dice che mi ha tradita, che ha approfittato della mia assenza per infilarsi nlle mutande di un'altra, che...
    "Io... ci ho pensato a lungo mentre non c'eri".
    Fantastico. Inizio promettente.
    Chiudo gli occhi per fermare le lacrime che minacciano di uscire da un momento all'altro.
    La sua voce continua a bucarmi il cuore, sotto forma di piccoli dardi appuntiti: "Tu sei una ragazza straordinaria, Buffy, davvero. Sei così diversa da chiunque altra abbia mai conosciuto, e...".
    Smettila. Smettila, dannazione! Dimmi quello che devi dirmi e facciamola finita con queste sviolinate!
    "... ed io credo... credo che dovremmo sposarci".
    ...
    ...
    No, aspetta, che cosa ha detto??
    Mi volto di scatto, gli occhi sgranati. Angel si affretta ad anticiparmi: "Ok, ok, ascolta, so cosa stai pensando. Pensi che è troppo presto, che tu sei troppo giovane, che non ci conosciamo abbastanza e che sto correndo troppo. Ma, Buffy... tu sei tutto quello che ho sempre voluto dalla vita. Cerco una come te da sempre, e ora ti ho trovata. Sarei un folle se ti lasciassi scappare così" mormora, avvicinandomi lentamente. Mi posa le mani sulle spalle, per poi lasciarle correre ad accarezzarmi le braccia: "Io ti amo, Buffy Ann Summers. E voglio sposarti. Voglio passare il resto della mia vita con te". I suoi occhi mi scrutano, pieni di una dolcezza struggente che mi da piccoli brividi in tutto il corpo: "Ti prego, dimmi che è ciò che provi anche tu. Dimmi che non sono il solo ad aver capito quanto forte sia ciò che ci lega" mi implora flebilmente, ed io mi sento un mostro per quanto sto per dirgli.
    "Elizabeth...".
    Una parola. Una sola parola ad ergere un muro fra di noi.
    Mi dispiace così tanto, tesoro.
    Angel mi guarda accigliato. Non capisce, ed io non posso biasimarlo: "Cosa?".
    Chiudo per un attimo gli occhi, mentre queste lacrime dispettose proprio non ne vogliono sapere di starsene al loro posto: "Io sono Elizabeth. Elizabeth Ann Summers. Buffy è solo un nomignolo che ho da bambina. Non avrai davvero creduto che l'uomo che ti ha aperto la porta potesse chiamarmi Buffy, vero?!" sorrido un po' tristemente. Angel ricambia, ma la sua espressione è confusa. Ancora non comprende il punto.
    Chino la testa, poi mi decido a fronteggiarlo: "Tu non sai nemmeno come mi chiamo, Angel. Come pensi di sapere se sono la donna per te?".
    Angel tace a lungo. Nei suoi occhi passano una miriade di diverse emozioni, tutte così veloci che non riesco a decifrarle. Ma, alla fine, anche per lui è una sola parola:
    "Liam".
    Stavolta sono io a trovarmi stranita, ma solo per un istante. Gli sorrido: "E così, è questo il tuo vero nome. In effetti ho sempre ritenuto che Angel fosse un po' strano" commento, con un' allegria che non mi sento più di fingere.
    Lui china il capo, ed io gli accarezzo teneramente una guancia: "Lo vedi, Liam? Ci sono ancora tante cose che non sappiamo l'uno dell'altra. Ma non è detto che non potremo scoprirle... insieme".
    Queste parole sembrano ridargli vigore. Rialza lo sguardo, e vi leggo una nuova speranza: "Vuoi dire che... che...?".
    Lo rassicuro: "Non voglio che finisca tra noi. Dico solo che ora non posso sposarti".
    Angel - Liam - tace a lungo, poi lentamente annuisce. In qualche modo riesce ad accettare il rifiuto, ma ormai l'atmosfera è irrimediabilmente rovinata.


    Lascio che mi riaccompagni a casa. Quando arriviamo al cancello, spegne il motore e si volta verso di me, sospirando: "Non è stata proprio la serata che avevo in mente".
    Annuisco piano: "Nemmeno io. Ma ce ne saranno altre".
    Lui annuisce e scuote la testa al tempo stesso: "Lo spero. Buffy... lascia che ti chieda solo un'ultima cosa, poi chiuderemo l'argomento" promette, ed io acconsento.
    "E' stato davvero l'unico motivo? Voglio dire, il nome, e la cosa del non conoscerci bene... non era solo una scusa, vero?".
    Lo fisso negli occhi e scuoto la testa "No. Hai la mia parola".
    Angel distoglie lo sguardo: "Ti credo".
    Ma, quando si volta di nuovo verso di me, nei suoi occhi leggo un antico timore: "Dimmi che mi ami. Ti prego".
    Serro le labbra. Le immagini della nostra storia mi scorrono davanti come in una dolce moviola.
    Mi protendo verso di lui e lo bacio, con tutta la passione e la tenerezza di cui sono capace.
    Prima di dargli il tempo di realizzare, apro la portiera e scivolo via, lasciandomi avvolgere dal vento gelido che comincia a soffiare su di noi.
    Non seguirmi, amore.
    Non oggi.
    25 novembre - Thanksgiving Day


    Può un'adolescente americana dimenticare il Giorno del Ringraziamento?
    Bè, si, a quanto pare. Il fatto è che ultimamente sono stata tanto presa - con la gita e tutto il resto - da aver un po' perso il contatto con la realtà.
    Sono ancora turbata per la serata con Angel. E sono ancora più sconvolta dal mio comportamento. Dio, ancora non riesco a credere di aver trovato il coraggio di rifiutare! Ho sempre avuto la convinzione che respingere una proposta di matrimonio fosse la cosa più crudele ed imbarazzante che potesse mai succedere, in particolare dopo aver visto 'Orgoglio e Pregiudizio'. Ma immagino che il panico del momento sia valso a darmi la forza.
    Stamattina mi sono svegliata tardissimo. Pare che il mio inconscio abbia deciso che un lungo sonno fosse l'unica cosa da fare per dimenticare, almeno per qualche ora, tutti i miei problemi; e così non ho potuto neppure aiutare la mamma con i preparativi del pranzo. Accidenti, che razza di figlia che sono!
    Ma lei non sembra affatto arrabbiata. Tutt'altro: era da un bel po' di tempo che non la sentivo fischiettare giuliva per casa. Ho come la sensazione che lei e papà mi nascondano qualcosa; ma forse è meglio non indagare.
    Approfittando del suo buonumore, mi aggiro senza timore di sorta per casa. Ma, proprio quando comincio a credere di essere al sicuro, ecco che scoppia una ben temibile bomba:
    "Buffy, tesoro... che ne diresti di continuare quel discorso di ieri in macchina?".
    Ecco. Deglutisco, colta in flagrante: "Ehm... a dir il vero io non ho ancora fatto la doccia, quindi pensavo che prima, magari...".
    "Oh, tranquilla piccola. Non ci metteremo molto". La mamma sorride angelica e mi indica una sedia proprio di fronte alla sua. 'Non hai scampo', dicono, molto affettuosamente però, i suoi occhi.
    Al diavolo. Mi accascio sullo sgabello con l'entusiasmo di un condannato a visitare Professorville (i miei standard sono drasticamente cambiati!): "Cosa vuoi sapere?".
    Lei mi scruta per un attimo. Poi, in tono pacato, comincia il suo candido terzo grado: "Avete litigato?".
    Faccio spallucce. A dir il vero non lo so... non nel senso proprio del termine, in effetti... : "No".
    "Allora è successo qualcosa di imbarazzante tra voi?".
    Arrossisco all'istante: "Bè...".
    La mamma si acciglia improvvisamente: "Sarete stati prudenti, spero!".
    Non posso a credere alle mie orecchie: "MAMMA! Spike ed io non abbiamo... non potremmo mai...." gesticolo come impazzita per spiegare ciò che non riesco a rendere a parole.
    Lei mi sorride con l'aria più innocente del mondo: "Non ci sarebbe nulla di male, nel caso. Sai che William ci è sempre piaciuto. E poi, voglio che tu sia sempre pronta a parlarmi di questo genere di cose, Buffy" cinguetta giuliva. S'interrompe per un momento, per poi riprendere, con la più grande naturalezza: "Sai, personalmente uso il diaframma... ma per una ragazza ancora giovane come te immagino che la pillola sarebbe la scelta migliore".
    ...
    Dio, ma che fine ha fatto la mia famiglia??
    Questa non può essere la mia vita.
    Esasperata, e molto, molto, molto shockata, mi alzo di scatto dalla sedia: "Ok mamy! Ora è decisamente il tempo di quella doccia".
    Faccio per uscire dalla stanza, ma la voce, di nuovo seria, di mamma mi blocca:
    "Sai di doverlo invitare, vero?".
    Corrugo la fronte. Davvero non capisco di cosa parli.
    Mi volto per guardarla in faccia, e la mamma sospira: "Sei di gran lunga l'adolescente più distratta che conosca. Buffy, oggi è il Giorno del Ringraziamento!".
    La fisso perplessa: "E allora?".
    Ora il suo sguardo si è fatto più duro: "Vuoi davvero che il tuo amico d'infanzia lo passi tutto solo in quella grande casa vuota, a tre settimane dalla morte del padre??".
    Oddio. Oddio. Devo ammettere che non ci avevo affatto pensato.
    Mi stringe il cuore ad immaginare Spike seduto a tavola, magari con un po' di tacchino comprato al take away. Per cosa potrebbe mai ringraziare?
    Basta il pensiero a darmi i brividi. Sospirando, scuoto debolmente la testa: "No, certo che no. Lo inviterò". Mi mordo istintivamente il labbro. Mamma sorride con indulgenza: "Tesoro, stà tranquilla. Qualunque cosa possa essere successa tra voi, non cambia quello che siete. Lui è il tuo più grande amico, e ha bisogno di te, adesso. Non farlo attendere oltre" mi ammonisce, ma con gentilezza, stavolta.
    D'impulso, corro ad abbracciarla. D'accordo, è completamente matta, ed è per certo una ninfomane. Ma è mia madre. Morirei se lei non ci fosse.
    Di nuovo il mio pensiero va a Spike.
    La bara che cala lentamente nella fossa...
    Rabbrividisco. Mi sciolgo lentamente dall'abbraccio e sospiro: "Sarà meglio che mi sbrighi. Non voglio che si senta solo proprio oggi".
    Raggiungo la porta e la apro, ma poi mi fermo.
    "Mamma...".
    "Si, tesoro?".
    "Grazie. Grazie di tutto".


    Busso allo stipite della porta aperta.
    Vedo Spike alzare la testa di scatto, la sua espressione farsi perplessa nell'incontrare i miei occhi.
    Gli sorrido timidamente, e lui mi viene incontro:
    "Buffy...?".
    Aspetto che sia lui a raggiungermi. Qualcosa tiene i miei piedi saldamente incollati all'uscio... come se, inconsciamente, volessi tenermi pronta alla fuga.
    Ok, forse non tanto inconsciamente!
    Quando è abbastanza vicino, mi mordo il labbro inferiore: "Spike... mi dispiace".
    Lui mi guarda con aria notevolmente sorpresa, e io sospiro: "Ma si... tutta questa storia del bacio... mi sono comportata da vera idiota, evitandoti. Avremmo dovuto affrontare la situazione, invece di...".
    Ma lui non mi lascia finire.
    "Buffy" sussurra, e un attimo dopo sono tra le sue braccia.
    Lo stringo forte a me, aspirando il suo profumo muschiato, finalmente in pace col mondo.
    Se sono in pace con Spike, non ho bisogno di altro.
    Rammento la cena con Angel, e istintivamente lo abbraccio più forte. Dovrò raccontargli tutto, presto o tardi, ma ora voglio solo godermi il momento.
    Quando gli permetto di staccarsi, lui sta sorridendo: "Non pensiamoci più, amore, d'accordo? Non deve cambiare nulla tra noi".
    Sento le sue mani salire a circondarmi il viso, mentre lentamente si china su di me. Le sue labbra sono sempre più vicine, e mi sorprendo a temerne il contatto.
    E, al tempo stesso, a desiderarlo.
    Ma la sua bocca si posa sulla mia fonte per un casto bacetto, ed io mi consento finalmente di respirare.
    "Oggi sarai gradito ospite dei Summers, quindi vestiti e raggiungimi, ok?" farfuglio, mettendo un minimo di distanza tra i nostri corpi.
    Lui mi fissa, meravigliato, ma poi sorride con gratitudine: "Adoro il tacchino di Joyce" commenta, ma, tra le righe, leggo un ben più profondo messaggio.
    Sorrido a mia volta e faccio per uscire, ma la sua voce mi richiama indietro: "Ah, Buff...".
    Mi volto, e istintivamente sgrano gli occhi.
    E'... è nudo!
    Bè, non poprio nudo-nudo, ma si è tolto la camicia, e si sta... sbottonando i jeans!
    La bocca si spalcanca insieme agli occhi. Posso solo immaginare quanto devo sembrare intelligente, in questo momento, ma lo shock è più forte di me.
    Ovviamente, Spike se ne accorge.
    Dapprima lo vedo sorridere malizioso, quasi come se avesse intenzione di continuare il suo strip per farmi un dispetto; ma poi, un lampo di tenerezza passa nei suoi occhi, e si limita ad incalzarmi: "Le patate dolci vanno assolutamente senza malva, d'accordo? Su questo non transigo!".
    Patate dolci??
    Oh... giusto. Il menu per il pranzo.
    Annuisco, poi, riavutami, scuoto la testa: "Si... no, certo! Lo dirò alla mamma".
    E in quella infilo la porta alla velocità della luce, paonazza, mentre la risatina di Spike mi giunge ovattata alle orecchie.
    Bè, che si ride??
    Possibile che ci provi tanto gusto a mettermi in imbarazzo?

    E poi, cavolo... le patate dolci con la malva sono più buone!
    27 novembre


    Dilemma, dilemma, dilemma.
    Atroce dilemma.
    Oggi è sabato. Il che fa supporre che, stasera, passi una bella serata col mio ragazzo, magari in qualche localino alla moda, ballando insieme e poi... chissà.
    Già.
    Bè...
    Se solo Spike non mi avesse invitata per primo!
    Dopo la faccenda della proposta, le telefonate tra me ed Angel sono più rare, e anche vagamente più fredde. Il fatto è che io mi sento in imbarazzo, e temo sia lo stesso per lui. Purtroppo, per quanto mi sforzi di convincermi che non è vero, devo ammettere che le cose sono definitivamente cambiate, tra noi.
    Per questo, invece di chiamarmi sin dalla mattina pieno di entusiasmo e di idee per la serata, oggi Angel non si è fatto ancora sentire.
    Ma ci ha pensato Spike a prendere il suo posto.
    Mi ha chiesto di andare da lui per una tranquilla seratina di birra e tv, e non me la sono proprio sentita di rifiutare. Voglio dire, lui è ancora in un momento difficile - ieri c'è stata la lettura del testamento, e temo ne sia rimasto piuttosto scosso, tant'è che non me ne ha ancora parlato. Ed io non avevo ricevuto altre proposte.
    Fino a cinque minuti fa.
    Angel infatti ha chiamato, e ho dovuto dirgli che avevo già preso un impegno. Sono rimasta sul vago, e lui non ha trovato neanche la forza di arrabbiarsi. Mi è parso così rassegnato.
    Comincio a chiedermi se ci sia davvero un futuro per noi.
    In ogni caso, non ho intenzione di angosciarmi. Stasera il mio compito sarà quello di tirare su il morale al mio più caro amico, e per farlo devo essere di buonumore io stessa!
    "Dimmi che mi ami. Ti prego".
    Se solo fosse semplice...


    Arrivo da Spike carica di birra e di buone intenzioni.
    Immaginavo di trovarlo un po' malinconico, quindi mi ero armata di tutta la mia verve per risollevarlo.
    Ma a quanto pare mi sbagliavo di grosso.
    La notizia mi accoglie come una bomba appena varcata la soglia. Spike mi prende fra le braccia facendomi volteggiare. Trasuda elettricità da tutti i pori:
    "Indovina un po'?? Sono miliardario!!!".
    ...
    Cosa ha detto??
    Mi occorre un bel po' prima di riuscire a calmarlo e a farmi dare una spiegazione razionale. A quanto pare il signor Atwood aveva accumulato una gran bella cifretta sul suo conto, data da anni e anni di serrati risparmi. Cifretta che, per chiare disposizioni testamentarie, post mortem sarebbe toccata completamente al figlio.
    E così, anche se non si parla certo di miliardi, ora Spike possiede un bel gruzzolo da spendere.
    "Che ci farai con tutti questi soldi??" lo incalzo ammirata, e lui comincia a fantasticare.
    "Per prima cosa, uno stereo nuovo. Una chitarra nuova, magari una Fender. E un armamentario musicale da far invidia ai più grandi collezionisti!" esclama eccitato, e io non posso a meno di ridacchiare. Il solito megalomane.
    "Poi, uhm..." Spike aggrotta la fronte. "Immagino che un ritocchino alla Drusi non guasterebbe".
    Drusilla, o La Drusi, come è stata ribattezzata, altri non è che la sua vecchia De Soto scassata.
    "Con quel rottame altro che ritocchino!" commento sarcastica, guadagnandomi un'occhiata in puro stile Big Bad.
    "Sciacquati la bocca quando parli di Drusi, bambina" ringhia tra i denti, mentre io roteo gli occhi.
    "Va bene, va bene, scusa! Poi?".
    Lui ci pensa su un attimo. Poi sembra illuminarsi.
    "Ho trovato!" dichiara gongolante.
    Si sistema più comodamente sul divano, attirandomi a sé con un braccio e cirondandomi i fianchi con l'altro. Quando parla, ha la bocca che sfiora il mio orecchio:
    "Faremo quel viaggetto che ti ho promesso. Noi due soli, e Vancouver. Vedrai, tesoro, ti piacerà da impazzire" promette, sorridendo contro la mia pelle.
    Volto la testa di scatto per guardarlo negli occhi: "Dici sul serio??".
    Lui annuisce, sorridendo con una tenerezza sovraumana, e io mi sciolgo. Al colmo dell'entusiasmo, gli getto le braccia al collo, felice di sentirlo ridere dopo tutto quello che gli è successo.
    Spike mi accarezza la schiena e mi bacia dolcemente la guancia: "Sarà assolutamente favoloso" insiste. "Ti porterò alle cascate. E' un posto incredibile... certo, c'è da subire l'atroce sfilata di k-way gialli e blu..." - e qui rido di gusto - "....Ma ne vale la pena, davvero".
    Poi però distoglie lo sguardo, e i suoi occhi si oscurano per un attimo: "Sai, è strano. Per tutta la vita non ho avuto un centesimo dal mio vecchio. Me la sono sempre cavata da solo, con mille lavoretti, e del resto mi piaceva l'indipendenza. E ora che è morto, ecco che tutto un tratto mi ritrovo coperto dei suoi risparmi", Scuote la testa, un sorriso amaro sul volto: "La vita è assurda".
    Mi rannicchio alla meglio tra le sue braccia, per acuire il contatto di cui ha bisogno: "Puoi dirlo forte. Angel mi ha chiesto di sposarlo!".
    ....
    Oh mio dio, cosa ho fatto??
    Davvero, non avevo intenzione di dirlo in questo modo! Mi è soltanto scappato!!!
    Ma naturalmente ora è troppo tardi per ritrattare.
    Spike mi scosta da sé come se fossi improvvisamente incandescente: "Scusa??".
    Mi sistemo al lato opposto del divano, rinunciando al comodo sostegno del suo torace: "Hai capito bene. Angel mi ha chiesto di sposarlo".
    *Sconvolto* non rende abbastanza bene l'idea della sua espressione: "Che significa che ti ha... ? Insomma, una proposta vera?? Con l'anello, e tutto il resto??".
    Ci penso su un attimo: "Bè, a dir il vero non ho visto anelli. Ma ti assicuro che la proposta c'è stata. Ed era autentica".
    Spike continua a tenere la bocca aperta, come se la mascella fosse diventata d'un tratto troppo pesante. Ora sì che ho una vaga idea della mia faccia di ieri! Ma, ehi, io ero giustificata! Si stava spogliando davanti ai miei occhi!!!
    Il ricordo mi fa arrossire, e chino timidamente lo sguardo. Ma, nel rialzarlo, noto che qualcosa è cambiato in quello di Spike.
    Ora non è più stupore quello che vi leggo, ma paura.
    Oh, piccolo, so cosa stai pensando...
    Ma non ho il coraggio di anticipare la tua domanda.
    Spike mi fissa. I suoi occhi sembrano trapanarmi la coscienza, dritti si radicano nel profondo di me. Non dimenticherò mai il modo in cui mi stanno guardando.
    "E tu hai accettato?".
    Prendo fiato. Questo è il momento in cui potrei prendere la sua vita, scrollarne via ogni certezza e dargli un bel calcio.
    Ma non vorrei mai.
    Sorrido: "No. Gli ho detto che sono troppo giovane, e che non me la sento. In fondo è la verità" ammetto.
    Eppure...
    Eppure parte del mio cuore sa che questa non è stata l'unica ragione del mio rifiuto.
    "Presto o tardi arriverà il tuo principe a portarti via da me, ed io sarò solo".
    No, William. Mai.
    Non permetterò mai che accada una cosa del genere.
    Stringo istintivamente i pugni, troppo presa dai miei pensieri per notare il palese sollievo sul volto del mio amico.
    Spike sorride.
    Ed è il sorriso più tenero, caldo, felice che gli abbia mai visto.
    "Vieni qui" mormora, ed io striscio di nuovo tra le sue braccia, lieta di aver ritrovato la mia spalliera.
    Lui comincia a coccolarmi. Mi bacia lentamente la fronte, le tempie, le guance. Ma quando arriva al collo non posso impedirmi di rabbrividire.
    Presto le sue labbra si schiudono e, come la sera in discoteca, la sua lingua lascia una piccola scia umida sulla mia gola.
    Mi mordo il labbro inferiore: "Spike...".
    La sua bocca continua a lavorare al mio collo, mandandomi in estasi, nonostante tutto. Chiudo gli occhi mentre le sue labbra succhiano con forza, ed a tratti la lingua cala a blandirne il tocco.
    Il contatto con i suoi duri denti, nel momento in cui mi morde, risevglia ogni senso.
    Gemo di dolore e piacere, mentre le sue mani si stringono di più alla mia vita, attirandomi a sé. Morde ancora, stavolta più a fondo, e non riesco a trattenere un grido.
    "Spike... oh...".
    Sospiro mentre sostituisce i denti con la lingua, leccando via le piccole gocce di sangue che la lesione ha fatto spillare. Sento le sue mani vagarmi lungo il corpo, più ardite di quanto non siano mai state. Quando arrivano al seno, però, i miei sensori d'allarme scattano tutti insieme.
    "Fermati!".
    Mi allontano di scatto, per poi balzare in piedi con foga.
    Mi tremano le mani.
    "Si può sapere che diavolo ti è preso??" esplodo, completamente in preda alla furia.
    Verso di lui, ma anche verso me stessa.
    Spike restringe gli occhi nei miei, e la sua bocca pronuncia esattamente quanto temevo: "Io mi sarò lasciato un po' prendere la mano, amore, ma non sembrava affatto ti dispiacesse!".
    Stringo i pugni, combattendo contro la confusione e la vergogna: "Un po' prendere la mano?? Sembrava volessi scoparmi!" recrimino tra i denti.
    Spike si alza di scatto, spaventandomi. Con una sola falcata mi è vicino, le braccia strette intorno alla mia vita come a bloccarmi la fuga.
    La sua bocca scende impetuosa sulla mia, rubandomi un bacio folle e violento. Mi trattiene per un attimo contro il suo corpo, schiacciandomi contro il denim indurito tra le cosce, poi mi spinge via di scatto.
    Barcollo all'indietro, incredula, mentre i suoi occhi mi fissano in un'espressione di beffarda lussuria:
    "E sembra proprio che tu non avresti nulla in contrario".
    ...
    Ora basta.
    Voglio colpirlo. Voglio mollargli un bel cazzotto e cancellare quel ghigno perverso che gli leggo in faccia.
    Ma per qualche ragione sono come paralizzata.
    Tutto ciò che posso fare è voltargli le spalle, andare alla porta ed uscire di corsa.
    Ed è proprio quello che faccio.



    Non riesco a crederci.
    Che diavolo mi sta succedendo??
    Prima rifiuto di sposare l'uomo che amo, poi mi faccio sedurre dal mio migliore amico sconvolto per il lutto.
    Mi lascio cadere sul letto, priva di forze, e chiudo gli occhi.
    Certo che Spike deve essere davvero messo male, per comportarsi così. Non ha mai provato alcuna attrazione per me, nè io per lui, d'altronde. Stiamo entrambi attraversando un momento difficile, e oggi la nostra frustrazione è esplosa.
    Non ho diritto di prendermela con lui, se sono stata io per prima ad incoraggiarlo.
    Mi rigiro nel letto, e prendo la mia decisione.
    Non lascerò che questo incidente rovini il nostro rapporto. Domani gli chiederò scusa.
    Del resto, siamo due adulti, no?!
    29 novembre


    Oggi Spike non si è visto a scuola. Da un lato m'infastidisce, perchè così facendo ha vanificato tutto il bel discorso di scuse che mi ero preparata. Ma, d'altra parte, non posso negare di provare un certo sollievo.
    Non mi sento ancora del tutto pronta ad affrontarlo.


    Stasera esco con Angel.
    Ho come la sensazione che questo sia un banco di prova, per la nostra storia. Stasera scopriremo se possiamo ancora funzionare davvero, oppure siamo giunti al capolinea.
    Non so proprio cosa augurarmi.


    ********



    30 novembre


    E con oggi, novembre è passato.
    Come la mia storia con Angel.
    Non sono ancora pienamente sicura di come mi sento adesso. Tutto ciò che so è che la verità mi è balenata in faccia appena l'ho rivisto, ieri, e credo sia stato lo stesso per entrambi.
    Oh, bè, lui ha ribadito di amarmi. Ha anche riconfermato la validità della sua proposta di matrimonio. Ma è stato il primo a riconoscere che le cose sono cambiate, e non potevamo andare avanti al punto in cui eravamo arrivati.
    Dio, è così strano. Ancora non riesco a parlare di noi al passato, senza provare una fitta allo stomaco. Angel è stato il primo, il primo uomo che abbia davvero mai amato. E' buffo, se si pensa che siamo stati insieme solo due mesi, ma non avevo mai provato prima quello che ho provato per lui.
    Ma poi, è forse vero che non lo amo più?
    Non lo so. Non ho fatto che chiedermelo e richiedermelo, ma proprio non sono riuscita a trovare una risposta. Il punto è che rivederlo, ieri, mi ha lasciata completamente indifferente. Un po' triste, al massimo. Ma niente batticuore, o ginocchia di gelatina, o sfarfallio nello stomaco; niente di tutte quelle cose che si dovrebbero provare, e che, diavolo, provavo con Angel.
    Ormai, tutto ciò che resta di noi è solo cenere.
    E quel primo biglietto che non getterò mai.


    Will è meravigliosa con me. Dicono che i veri amici si vedano proprio nei momenti difficili, e mai come ora capisco quanto sia vero. Nonostante tutti gli attriti del passato siamo andate avanti, crescendo insieme e fortificandoci.
    Come avremmo dovuto fare anch' io ed Angel.
    E' sciocco rimuginare, lo so, ma non posso a meno di chiedermi se il viaggio con la scuola abbia deteriorato le cose. Voglio dire, prima di partire andava tutto bene. Durante quei giorni, chissà, lui potrebbe aver conosciuto un'altra (se scopro che mi ha tradita lo scuoio vivo e ci faccio un cappotto), ed io... bè...
    Io ero con Spike.
    La verità è che non riesco a scendere a patti con la coscienza. Tecnicamente, infatti - anche se ci sono delle circostanze attenuanti - sono stata io a baciare un altro ragazzo, a farmi toccare da lui, a... ad eccitarmi con il suo tocco.
    Dio, il suo tocco.
    Così caldo, così... intenso, da far vibrare la pelle in punti....
    Eh, ma che diavolo sto dicendo?!?!?
    Maledetto biondino. Non sono così ingenua da credere che non sia cambiato nulla, tra noi. Ora lo so.
    La rottura con Angel mi ha aperto gli occhi, per certi versi. Ormai è evidente che Spike mi attrae, e, bè, credo di non essergli poi indifferente, visto che non fa altro che provocarmi.
    Ma quando mi tocca... lo sento così sbagliato. Contro natura. Tutti questi anni passati a considerarlo come un fratello devono avermi impedito di vederlo come uomo. Mi sembra di commettere un incesto anche solo a guardarlo!
    Bah. Ora sono veramente troppo stanca per preoccuparmi di questo. Affronterò la cosa domani.
    Per un giorno, potrò ben godermi il lusso di crogiolarmi nella mia solitudine, giusto??
    01 dicembre


    Oggi, a scuola, ho trovato un bigliettino infilato tra le fessure del mio armadietto:

    Ciao, amore.
    Ho bisogno di parlarti. Ti prego,
    so che non è facile, non
    dopo il modo idiota in cui mi sono
    comportato con te, ma... per favore,
    Buffy, devo assolutamente vederti.
    Ti aspetto al campo
    dietro la scuola dopo le lezioni.



    Non ho dubitato neppure per un secondo dell'identità del mittente. In effetti, devo ammettere che mi sento sollevata. Almeno questo mi risparmia l'onere di avvicinarlo per prima.
    Dovrò stare attenta, però. Spike ci sa fare con le parole (e non solo con quelle a dirla tutta... piantala, cervello!) e rischio di farmi ipnotizzare come un cobra ammaestrato.
    Mi preparo psicologicamente all'evento per tutta la mattina, quando finalmente il suono dell'ultima camapana viene ad annunciare che è ora.


    Arrivo al vecchio campo sportivo con la promessa di tenere gli occhi aperti.
    Ma tutta la mia decisione si scioglie come burro quando, prima ancora che io possa vederlo, Spike mi attira a sé per il più tenero e casto degli abbracci.
    Sospiro involontariamente, poggiando con cautela la testa al suo petto, mentre le sue mani mi accarezzano i capelli e la sua voce sussurra appena: "Oh, dio, Buffy... piccola".
    Mi scosta appena così che possa guardarlo negli occhi.
    E mi gelo nel vederli colmi di lacrime.
    Spike mi guarda con la più commovente espressione di devozione che abbia mai anche solo immaginato: "Sei venuta.. non osavo sperarci". Mi accarezza lievemente la guancia, sorridendo timidamente, e improvvisamente realizzo di dover dire qualcosa.
    "Spike, io...".
    "No, amore, ti prego. Lascia parlare me".
    Lo vedo prendere fiato, come per prepararsi a qualcosa di difficile da dire: "Sono stato un vero, totale, completo, indicibile, clamoroso perverso idiota. Non ho parole per dirti quanto mi senta stupido, da quando ho permesso che succedesse quello... che è successo, con te. Ho sbagliato, lo so. Mi sono approfittato della situazione, della tua vulnerabilità, ma credimi, non avevo intenzione di....".
    "Spike!".
    Quasi non mi sembra vero di essere riuscita a interromperlo.
    Sospiro a mia volta, prendendogli le mani per confortarlo. Non mi darò pace finchè quel velo di lacrime non sarà definitivamente svanito dai suoi occhi:
    "Ora ascoltami tu. Non c'è niente di cui debba scusarti. Quello che è successo è stato un errore, è vero, e non si ripeterà più. Ma non è colpa tua. Ci siamo comportati con leggerezza, ma eravamo entrambi sconvolti. Questo non è un periodo facile per nessuno dei due, e abbiamo solo cercato un po' di.... svago in una serata storta. Tutto qui. Non è successo nulla di grave, o compromettente, quindi possiamo benissimo tornare quelli di prima".
    Ascolto le mie stesse parole, trovandole incredibilmente stupide. Dio, neppure io credo in quello che dico! Non avevo forse stabilito che la scusa del 'momento difficile' andava bene solo per le favole?
    Ma - per fortuna o purtroppo - Spike sembra non aver ascoltato una sola parola. Si limita a scuotere vigorosamente la testa, come per cacciare qualunque forma di conforto. Quando rialza lo sguardo, nei suoi occhi leggo chiaro e forte il senso di colpa:
    "Non è solo questo, Buffy. Tu non - non posso spiegarti".
    "Will" lo ammonisco, in un falso tono severo. "Dovresti saperlo ormai. Non c'è nulla che tu debba nasondermi, nulla!".
    Spike geme, frustrato, mentre, meccanicamente, continua a scuotere la testa: "Io non... non so come dirlo. E' che.. quando ti ho...." Prende fiato. "... morsa, sabato... bè, mi è piaciuto. Davvero tanto".
    ...
    Oh, per tutti i cavoletti di Bruxelles! Allora non sbagliavo affatto sulla teoria dell'attrazione fisica!
    Onestamente, non so se sentirmi lusingata o preoccuparmi. Ma il mio primo istinto è quello di rassicurarlo, quindi cerco disperatamente le parole più adatte: "Oh... bè, su, questo è normale! Voglio dire, può capitare che... Insomma, naturalmente anche a me è piaciuto. Del resto, eravamo..." farfuglio, anche se non ho la benchè minima idea di come continuare. Temo che il mio cervello sia definitivamente andato in tilt, al momento della rivelazione.
    Ma anche stavolta Spike viene a togliermi dall'imbarazzo... gettandomi in uno ancora più grande!
    "Io... io parlavo del sangue, Buffy".
    ...
    Bene, ora sì che mi sento davvero, davvero idiota. E anche un bel po' confusa, ad essere onesti.
    "Sangue...?".
    Spike sospira, sempre più affranto: "Ma sì, ricordi... quando ti ho morsa devo aver un po' esagerato perchè... bè, sai, ne è uscito del sangue. L'ho inghiottito senza pensarci, ma... mi è piaciuto, Buff. Mi è piaciuto più di quanto non ami ammettere, e mi ha eccitato. In quel momento sarei davvero stato capace di prenderti, lì, nel soggiorno, se solo...".
    S'interrompe piuttosto bruscamente, portandosi una mano al viso, imbarazzato: "Perchè diavolo ti sto parlando di questo??".
    Ok, so che ora dovrei dire qualcosa. Ma la mia lingua non vuole saperne di altre azioni, all'infuori del leccare sfacciatamente le labbra... le mie labbra, ovviamente. Impotente, resto a guardarlo mentre recupera faticosamente l'autocontrollo: "Quello che intendevo è che... mi ha spaventato. Lì per lì ero troppo... preso per rendermene conto, ma, cristo, ho bevuto del sangue! Dal tuo collo, poi, neanche fossi un vampiro!". China il capo, umiliato: "E mi è piaciuto. E' stato fottutamente fantastico e ti ho... ti ho desiderata più di qualunque altra donna al mondo".
    Tutto ciò che riesco a pensare è che ho bisogno di sedermi, mentre Spike rialza stoicamente lo sguardo per il colpo finale: "Ma questo è sbagliato. Mi ha fatto sentire come un animale. Riesci a capire? Non è normale! E'... contro natura!".
    "Già" commento, quasi distrattamente. "Contro natura".
    In realtà i miei pensieri sono alla deriva. Tutto mi riporta alle mie illazioni della scorsa notte, e improvvisamente capisco che tutto, tutto sarebbe più facile se Spike ed io non fossimo amici. Perchè è ormai chiaro che la sua vicinanza mi fa un brutto effetto, e le cose di cui parla, poi... perchè deve essere sempre così dannatamente erotico in ogni sillaba??
    Prima non era così. Prima dell'incidente, intendo. Riuscivo a stargli accanto tranquillamente, senza tutte queste complicate complicazioni sexy. E invece ora devo sopportarlo mentre parla di quanto afrodisiaco sia il mio sangue, cercando di ignorare la vocina che mi suggerisce di...
    Stringo i pugni e faticosamente torno alla realtà. Spike merita che io sia un po' più presente di così: "Coraggio, Will... non abbatterti. Non è poi così strano. Insomma, eravamo in una situazione di per sè compromettente, quindi a dir il vero non credo che il sangue possa aver fatto la differenza...".
    Il suo sguardo è speranzoso: "Tu dici?".
    "Ma certo! Quello che intendo è che io non starei lì a tormentarmi, credendo di essere sbagliato...".
    M'interrompo improvvisamente. Non sei tu quello sbagliato, amico mio , mi trovo a rimuginare. Sono io la depravata che ormai ti vede come un articolo da sexy shop personale!
    Questi pensieri non mi piacciono per niente. Meglio riportare la conversazione su binari più tranquilli: "Vedrai che ti sei impressionato per nulla. Ed ora, che ne diresti di accompagnarmi a casa, prima che i miei chiamino gli sbirri?".
    Spike ride, sollevato, e mi cede il passo, con un ghigno che gli si allarga in faccia: "Dopo di te, passerotto!".
    Sento il suo sguardo addosso mentre gli sfilo davanti, e rabbrividisco. Sono certa che mi sta fissando... e dio solo sa che cosa attira tanto la sua attenzione.
    Troppo stressante camminargli davanti. Decisamente troppo stressante.
    Così, per tutto il tragitto, faccio in modo di restargli sempre affiancata. L'ultima cosa di cui ho bisogno è vederlo di spalle, tanto per ricordare a me stessa di non guardare il suo fondoschiena.

    Accidenti a quel verme di Riley... se solo fosse stato un po' meno imbecille, a suo tempo, forse adesso non sarei nella situazione in cui sono!

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