Un Tocco di Gelosia

Tradotta da PrincesMonica

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  1. TerenceSpike
     
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    I capitoli sono 51 :)

    Capitolo 49

    "Comunque …” sbuffò Cordelia. “Sono contenta di aver dovuto fare la parte della nutrice. Giulietta è *talmente* tonta e fastidiosa. È una mocciosa talmente viziata, così diversa da me. Non sarei davvero riuscita a rendere quel personaggio in maniera realistica” spiegò, prendendo un sorso dal proprio bicchiere.
    “Grazie, Cordy” rispose sarcastica Buffy, alzando gli occhi al cielo.
    “Che c’è?” chiese la cheerleader sollevando un sopracciglio, dato che tutti intorno al tavolo scuotevano la testa.
    Giles sempre diplomatico, cercò di cambiare argomento: “Allora …la recita è di nuovo in moto?”.
    “Già, la sig.na Addams è rientrata la settimana scorsa e le prove sono riprese da dove ci eravamo interrotti” spiegò Xander servendosi un altro pezzo di torta. All’improvviso qualcuno gli colpì il braccio teso. Lui sollevò lo sguardo accigliato su Cordelia, poi si affrettò a ritirare la mano.
    “Xander …” lo rimproverò lei a denti stretti. “Se continui a mangiare così non entrerai nel tuo smoking al momento del ballo di fine anno”.
    “E dai Cordelia. Lascialo mangiare. Sta morendo di fame” si intromise Joyce prendendo il piatto del ragazzo e servendogli un bel pezzo di dolce.
    La bruna non rispose, limitandosi a dare al suo ragazzo un’occhiata disgustata mentre lui si ficcava il cibo in bocca.
    “Sarà un po’ complicato, con le vacanze di primavera in mezzo, ma la sig.na Addams pensa che non sia un problema dato che torneremo freschi e pronti ad un bel po’ di prove” disse Buffy, rigirando un cucchiaio fra le mani.
    Era parzialmente appoggiata al petto di Spike e, quando lui le strinse più forte la spalla, sorrise fra sé. Era avvolta da una sensazione di pace. Le cose erano esattamente come le voleva: un compleanno perfetto, con i suoi amici e la sua famiglia e niente disastri incombenti. L’unica cosa che le dispiaceva era che stesse finendo.
    La stanza era immersa in un silenzio confortevole, rotto soltanto dalle note di blues provenienti dallo stereo, poi Joyce si alzò:
    “Farò meglio a portare questi piatti in cucina”.
    Si voltò verso Giles ed aggiunse: “Puoi aiutarmi?”.
    “Lo faremo noi” si offrì subito Willow; stava per alzarsi quando la sig.ra Summers le mise una mano sulla spalla, fermandola.
    “No, non essere sciocca. Voi state qui, ragazzi. Del lavaggio dei piatti si preoccuperanno i vecchietti” le assicurò la donna, uscendo dalla stanza con le mani piene di piatti e bicchieri.
    Giles si affrettò a seguirla, prendendo i piatti rimanenti.
    “Allora …” iniziò Willow. “Che cosa farete per le vacanze di primavera?” chiese sovraeccitata, con gli occhi che scintillavano.
    “E sta zitta! Lo sappiamo tutti che tu e il bassotto farete un viaggio fino a San Francisco” brontolò Cordelia, facendo un cenno con la testa in direzione di Oz. Era stanca di sentire la rossa continuare a parlare di quel viaggio.
    “Ancora non riesco a credere che tua madre ti lasci andare” disse Buffy, con una punta di invidia nella voce.
    “Già, solo voi due per un’intera settimana” aggiunse Spike in tono malinconico.
    “Argh!” esalò aspra Cordelia, facendo un gesto di frustrazione. “Stare separati un’intera settimana, che orrore” sfotté, poi aggiunse: “È solo una stupida settimana, sono sicura che non ne morirete”.
    Buffy ignorò la presa in giro della cheerleader e strofinò il viso contro il petto di Spike.
    “Tuo padre ha proprio deciso che dovete far visita alla famiglia a Londra, eh?” disse Oz.
    Spike annuì, con espressione addolorata.
    “Non so perché non possiate andarci durante l’estate” brontolò Buffy. “Mamma ha un periodo di vacanza, e potremmo venire con voi” terminò, mettendo il broncio.
    “Non è colpa mia se tua madre deve lavorare durante le vacanze di primavera. Tu potresti venire” suggerì lui.
    A questo punto Buffy si scostò rapidamente e scosse con forza la testa.
    “Eh no! Non affronterò *la famiglia* da sola”.
    “Ci fai sembrare come la mafia” si difese Spike.
    Willow ridacchiò. Sembrava che due biondi non avrebbero smesso di litigare … mai.
    “Bene, sarà meglio che andiamo” disse all’improvviso Cordelia, dopo un lungo finto sbadiglio.
    Xander scosse la testa per la mancanza di tatto della sua ragazza. “È decisamente la peggiore attrice del modo” pensò, guardando l’orologio e rendendosi conto che lei aveva ragione.
    “Già, sarà meglio che andiamo. È davvero tardi”.
    “Credo che andremo via anche noi. Sai, domani c’è scuola e tutto il resto” disse Willow, alzandosi.
    Buffy si imbronciò leggermente ma, guardando l’orologio, vide che segnava mezzanotte e mezzo.
    “Andiamo a salutare tua madre” suggerì Xander.
    I sei ragazzi andarono in cucina, con Spike e Buffy alla guida del gruppo.
    “Oh Dio! Mamma!”; “Papà!”; gridarono contemporaneamente i due biondi quando, entrati in cucina, trovarono la coppia più anziana piuttosto impegnata ad incollare le proprie labbra.
    “È disgustoso!” scattò Buffy, facendo una smorfia disgustata.
    “Dio, ho la scena impressa a fuoco nella retina. Grandioso, stanotte non riuscirò a dormire” brontolò Spike, mentre Joyce e Giles si separavano imbarazzati.
    “Ragazzi! Che cosa ci fate qui?” se ne uscì la sig.ra Summers, prima di potersi rendere conto di quanto fosse stupida la domanda.
    “Siamo venuti solo a dire arrivederci. Ce ne stiamo andando” disse coraggioso Xander.
    “Oh giusto, giusto” disse nervoso Giles, raddrizzandosi la camicia. “Dovremmo andare anche noi, William. Dopo tutto domani c’è scuola”.
    Il gruppo di amici ridacchiò sentendo il vero nome di Spike e Xander bisbigliò, sfottendolo:
    “William…”.
    L’inglese guardò l’amico con gli occhi socchiusi ma lo ignorò, mentre tutti si spostavano in corridoio.
    “Bene, è stato bello avervi tutti qui” li ringraziò Joyce, con le guance ancora rosse.
    “Grazie sig.ra Summers. La cena era meravigliosa. Poi Willow si voltò verso Buffy e continuò: “Buon compleanno, Buffy”.
    “Grazie, Wills”.
    “Ciao Buffy. Spero che il regalo ti sia piaciuto” disse Oz, in tono monocorde ma con un piccolo sorriso.
    “Era bellissimo, grazie Oz”.
    “Ciao. Ci vediamo domani, Buffster” disse Xander, abbracciandola con forza prima di oltrepassare la soglia.
    “Ciao” la salutò velocemente Cordelia agitando una mano, seguendo poi il ragazzo.
    Buffy guardò il gruppo che si separava e, con la coda dell’occhio, vide Giles che baciava velocemente sulle labbra Joyce, salutandola.
    La voce di Spike la riscosse dal suo torpore: “Allora passerotto, hai avuto tutto ciò che volevi?”.
    “Di più” sorrise lei, dandogli un bacio.
    “Ci vediamo domani” disse lui, poi si voltò verso Joyce: “Grazie per la cena”.
    “Prego” sorrise la sig.ra Summers.
    Madre e figlia rimasero sul portico a guardare gli ospiti che se ne andavano. Sentendo Buffy che sospirava Joyce si accigliò:
    “Stai bene, tesoro?”.
    “Sì …” bisbigliò lei, guardando i due che sparivano e abbracciandosi con un sorriso soddisfatto. “Alla grande”.

    Buffy tamburellava nervosamente con la forchetta sul vassoio, esaminando la stanza per la centesima volta. La mensa era strapiena, o almeno così sembrava. Una settimana di vacanze primaverili fa sembrare decisamente affollata una stanza piena di adolescenti.
    “Che cos’ha Buffster?” chiese Xander, rivolgendosi a Willow dato che non aveva avuto risposta dalla bionda.
    “Sta cercando Spike” rispose la rossa, stringendosi nelle spalle.
    Il nome di lui sembrò riscuoterla dalla sua ricerca, facendole riportare lo sguardo sui suoi amici.
    “Tu e Spike non avete inglese insieme, il lunedì?” chiese Xander, sollevando curioso un sopracciglio.
    “L’aereo di Spike è arrivato soltanto da due ore” rispose Buffy, guardando l’orologio.
    “Quindi l’inglese è di ritorno dalla madrepatria?”.
    Buffy stava per rispondere quando, in mezzo al mare di testa che bloccavano l’ingresso alla mensa, apparve un lampo di capelli color platino. La biondina praticamente saltò sulla sedia, nello sforzo di scorgerlo di nuovo. Una settimana, un’intera settimana, senza vederlo era troppo, punto e basta.
    Trattenne il respiro, vedendolo farsi strada tra la folla e dirigersi verso il solito tavolo.
    Quando finalmente la vide, seduta là, Spike inspirò a fondo. Era più bella che mai. Dio, quanto gli era mancata.
    “Hey!” esalò, un po’ a corto di fiato per la corsa, sedendosi a fianco a Buffy.
    Poi, senza darle il tempo di rispondere, le mise un braccio intorno alla vita e l’attirò a sé in un bacio esigente.
    Mentre si baciavano Buffy gli afferrò i baveri dello spolverino.
    Furono riportati alla realtà, e costretti a separarsi, dal rumore di persone che si schiarivano la gola.
    “Due secondi nella stessa stanza e si stanno già ripulendo le tonsille a vicenda” sospirò Cordelia, lasciando cader il vassoio a fianco di quello di Xander.
    “Hey ragazzi” esalò Spike, insinuando una mano sotto la maglia di Buffy ad accarezzarne lo stomaco, senza staccare lo sguardo da lei.
    “Spike. Ragazzi, che bello essere considerati” disse sarcastico Xander mentre i due biondi continuavano a fissarsi a vicenda.
    La tensione tra i due era evidente, ed il silenzio divenne imbarazzante.
    “Allora …” iniziò Xander. “Com’era la madrepatria? La famiglia reale? Il principe Carlo?”.
    “Sempre lì e sempre intento a pomiciare con Camilla Parker Bowles” rispose lui, senza interesse. “Vuoi …?” chiese a Buffy, facendo un cenno in direzione della porta.
    Lei annuì subito e i due si alzarono, affrettandosi ad uscire dalla mensa.
    Gli altri ragazzi al tavolo si limitarono a guardarsi a vicenda.

    Buffy ansimò in cerca d’aria quando lui la sbatté contro gli armadietti, incollando immediatamente le labbra alle sue, e passandole le mani sulla schiena fino ad afferrarle il sedere per costringerla a premere il bacino contro il suo.
    Gemendo Buffy tentò di parlare, afferrandogli contemporaneamente la nuca ed affondando frenetica le dita fra i suoi riccioli scomposti.
    “Mi sei mancata ...” gemette lui. “Così … maledettamente” ringhiò staccandosi dalle sue labbra per mordicchiarle la carne tenera del collo, passandole una mano sotto la coscia e portandosela contro un fianco nel tentativo frenetico di sentirla più da vicino.
    Buffy era sul punto di saltare ed aggrapparglisi alla vita con le gambe quando un rumore di tacchi alti li strappò al loro stato di torpore. Incredibilmente riuscirono a staccarsi giusto in tempo, mentre la sig.na Addams girava l’angolo del corridoio.
    “Ah, sig. Giles. Stavo cercando giusto lei” disse allegra la giovane, ignorando il rossore che imporporava le guance dei due adolescenti.
    Ancora sconvolto per il tocco di Buffy lui sbatté le palpebre un paio di volte e si schiarì la gola, poi disse:
    “Sì?”.
    “Vorrei vederla nel mio ufficio, prego” replicò lei, con il suo solito sogghigno di plastica.
    “Adesso?” chiese lui, chiaramente disperato, facendo vagare lo sguardo fra la sua ragazza e l’insegnante.
    “Sì, adesso” disse allegramente lei, prendendo Spike a braccetto e trascinandolo lontano a Buffy. “È da un po’ di tempo che avevo intenzione di parlarle”. Poi si bloccò e, voltandosi a guardare Buffy da sopra una spalla: “Sig.na Summers, la aspetta a teatro per le prove, dopo la scuola”.
    E detto questo se ne andò, portando con sé Spike e lasciando Buffy, sola ed accigliata, nel corridoio deserto.

    La porta si spalancò e Buffy entrò di volata, correndo poi su per le scale.
    “Buffy? Sei tu?” la chiamò dalla cucina la sig.ra Summers.
    “Sì mamma. Sono nella mia stanza” gridò di rimando Buffy, facendo i gradini due alla volta.
    Si lasciò cadere sul letto e afferrò subito il telefono; dopo aver composto il numero ormai familiare rimase in attesa.
    All’altro capo del filo rispose una voce bassa: “Pronto?” .
    “Hey, sono io” rispose subito lei.
    “Hey amore. Sei rientrata dalle prove?” chiese Spike.
    “Già”. Buffy si interruppe un attimo, riprese fiato, e chiese: “Di che cosa ti voleva parlare la sig.na Addams?”.
    “Ehm … di niente” mentì lui, in maniera poco convincente.
    “Spike …” lo avvertì Buffy.
    “Diciamo solo che sono l’ultima vittima della scusa della “troppa poca partecipazione alle attività extrascolastiche” usata per torturare adolescenti inconsapevoli” brontolò lui.
    Lei soffocò una risatina e lui si premette le dita alla base del naso.
    “Che cosa ti ha fatto fare?” indagò alla fine lei.
    “Non te lo dico”.
    “E dai. Non può essere tanto male. È qualcosa che ha a che vedere con la recita?” chiese volenterosa lei, immaginando le varie opportunità che, in quel caso, avrebbero avuto di passare del tempo insieme.
    “Magari. Ma no. È peggio. Molto peggio” brontolò lui.
    Era chiaro che non voleva parlarne, ma lei insistette.
    “E dai, dimmelo” lo supplicò, giocherellando con il filo del telefono.
    Dopo un attimo di silenzio lui se ne uscì:
    “Sono nel maledetto comitato per il ballo”.
    “Che cosa?!” chiese lei, ridacchiando.
    “Non ridere”.
    “Sei nel comitato per il ballo. Organizzerai il ballo?” chiese lei, sorpresa.
    “Già” gemette lui, in maniera quasi inaudibile.
    “Stai scherzando, vero?”.
    “Maledizione, ti sembra che io stia scherzando?” ringhiò lui.
    “Quindi dovrai lavorare sulle decorazioni e sul tema e su tutte quelle cose?”.
    “Già. Adesso possiamo cambiare argomento?” brontolò lui.
    Lei sorrise al telefono: “No. È troppo divertente”.
    “Divertente, eh? Sai cos’è divertente? Indovina in quali giorni della settimana si riunisce il comitato”.
    “Non lo so” si accigliò Buffy, senza capire dove lui volesse andare a parare.
    “I martedì ed i giovedì, ovvero gli unici giorni feriali in cui non hai quelle stupide prove”.
    “Ah!” sospirò Buffy. “Bè, abbiamo comunque i fine settimana”.
    “E qui arriva il bello. Ci riuniamo anche i sabati”.
    “Che cosa?!”.
    “E l’unico motivo per cui non ci riuniamo di domenica è che ho minacciato di ridurre Jonathan in una poltiglia sanguinolenta se l’avesse suggerito alla sig.na Addams” spiegò Spike.
    “Jonathan è di nuovo nel comitato?”.
    “Già, e indovina chi è il presidente?”. Senza darle tempo di rispondere aggiunse: “Andrew”.
    Lei ridacchiò ancora una volta e, dall’altro capo del filo, Spike gemette di nuovo.

    I giorni volavano e, al contrario di quanto ci si poteva aspettare dato l’avvicinarsi dell’estate, sembravano diventare più corti anziché più lunghi. C’era semplicemente troppo da fare e troppo poco tempo. Fra la scuola, le prove e gli incontri del comitato Buffy e Spike si vedevano a malapena, con l’unica eccezione dei giorni in cui la sig.ra Summers invitava Giles e Spike a cena; e anche allora potevano passare da soli poco tempo, o nulla.
    Seduta in prima fila, Buffy si premette le dita contro le tempie. Non si prese neanche la briga di sollevare lo sguardo, mentre Cordelia ripeteva dolorosamente i suoi versi a Xander, che si agitava tirando i propri vestiti di qua e di là.
    “Non posso farlo. Il vestito è troppo stretto” protestò all’improvviso Xander.
    “Perché mangi come un maiale” scattò Cordelia.
    “Invece no. Questi vestiti si restringono” protestò il ragazzo, tentando disperatamente di sistemarsi la stoffa intorno allo stomaco.
    “Mangi come un …”.
    Il suono acuto della voce di Cordelia scivolò nel nulla, e Buffy si assopì lentamente.
    “Sig.na Summers!”.
    Due dite le schioccarono davanti al viso, strappando Buffy al suo torpore.
    “Se non le dispiace, preferirei che non andasse nel mondo dei sogni durante le prove”.
    Buffy si raddrizzò rapidamente, sistemandosi i capelli dietro le orecchie: “Mi dispiace. Stavo solo …”.
    Non riuscì a finire la propria frase, perché fu interrotta dalla sig.na Addams che batteva le mani, dopo essere salita sul palcoscenico:
    “Gente. Di questo passo non saremo mai pronti in tempo. Voglio dire, che cosa devo fare per avere la vostra piena attenzione? Concentratevi, concentratevi”. Batte ancora una volta le mani, con forza. “Voglio energia, energia! Adesso!”. All’improvviso indicò il ragazzo che stava sistemando le luci: “E tu … le luci sono troppo forti. Vuoi che i miei attori svengano disidratati nel bel mezzo della loro parte?”. Il ragazzo scosse energicamente la testa. “Immaginavo di no. Abbassale un po’”. Aspettò che il ragazzo lo facesse, poi aggiunse: “Così va meglio. Bene. Ora, ricominciamo da capo”.
    Nella stanza ci fu un gemito collettivo.
    “Che c’è?” chiese rabbiosa la sig.na Addams.
    Nessuno ebbe il coraggio di parlare.
    “Bene. E Xander … molla il cioccolato. Se ingrassi ancora ti dovremmo far mettere il busto”.
    Il bruno sgranò gli occhi, terrorizzato.
    “Ora. Ricominciate. Sig.na Summers, tocca a lei”.
    Buffy si alzò dalla sedia gemendo, e saltò sul palcoscenico.

    Lui posò i gomiti sulle cosce e si prese la testa tra le mani. Era una tortura, dolorosa al massimo. Perché adesso dovevano incontrarsi anche il venerdì?
    Erano passate due ore e il gruppo di secchioni stava ancora discutendo su quale sarebbe stato il colore degli striscioni con cui avrebbero decorato i corridoi.
    “Il blu è molto meglio. Blu come il mare” suggerì una ragazza, timida e lentigginosa, sistemandosi gli occhiali.
    “No, il giallo è *molto* più figo” insisté Jonathan. “Giallo: sole, estate. È perfetto”.
    Accorgendosi che Spike era rimasto tranquillo tutto il pomeriggio, Andrew chiese nervoso:
    “Cosa ne pensi, Spike?”.
    L’ossigenato si premette le mani contro le palpebre chiuse, poi sospirò e sollevò lo sguardo.
    “Cosa?”.
    “Il colore degli striscioni”.
    “Non so. Nero?” disse, stringendosi nelle spalle.
    Al suo suggerimento, tutti scossero la testa.
    “Nero? Non è un funerale, è il ballo di fine anno” scattò arrogante Kathy.
    Spike guardò la ragazza. Era probabilmente il membro più fastidioso del comitato. Non gli era piaciuta da subito, dal momento in cui aveva fatto un commento su Buffy. Come se non bastasse, sembrava ossessionata dalla pulizia. Aveva la fissazione di organizzare ed etichettare tutto alla perfezione, che gli dava sui nervi. Si sforzava troppo di essere piacevole e carina. Era sconcertante. E, in più, era semplicemente *troppo* vivace.
    “Spike è così divertente” disse nervoso Andrew, cercando di appianare la tensione. “A-allora dobbiamo solo votare fra blu e giallo”.
    “Oh cazzo. Avete già votato. È finita alla pari, ricordate?” ringhiò Spike.
    Tutti i presenti si immobilizzarono.
    “Va bene. Quale era l’alternativa?” sospirò lui.
    Dopo un attimo di silenzio Jonathan se ne uscì:
    “G-giallo o blu”.
    Spike tentò di velocizzare la cosa: “Bene. Voto blu. Fatto, avanti”.
    “Blu” sorrise ansioso Andrew, scribacchiando qualcosa sul suo bloc-notes. “Prossimo punto … il colore della scritta sugli striscioni. Suggerimenti?”chiese il biondo, guardandosi in giro.
    Spike si limitò ad alzare gli occhi al cielo e lasciò cadere nuovamente la testa fra le mani. Questo sarebbe stato uno degli incontri più lunghi.

    Buffy arrivò a casa strascicando i piedi.
    “Ciao, tesoro” la salutò dalla cucina la sig.ra Summers. “Come sono andate le prove? Sembri stanca”.
    “Hey” mormorò lei di rimando, sedendosi vicino all’isola. “La sig.na Addams sta cercando di ucciderci. Ne sono sicura. Fa tutto parte di piano complicato”.
    “Bè, me ne sono andata tardi dalla galleria e non ho avuto la possibilità di comprare niente, per cui sarai felice di sapere che avremo pizza a cena” disse Joyce, sorridendo quando vide una piccola scintilla nello sguardo della figlia.
    “Grandioso, mamma” rispose debolmente Buffy. “Vado a fare una doccia”.
    “Bene, tesoro”.

    Buffy entrò zoppicando nella sua stanza poi, fradicia e avvolta in un asciugamano, si lasciò cadere sul materasso. Chiuse gli occhi e, sentendo il telefono squillare, sospirò forte. Rifiutandosi di spostarsi, si limitò ad allungare un braccio, sollevando la cornetta e portandosela all’orecchio.
    “Pronto?” mormorò.
    “Ciao, amore”.
    Al suono della sua voce, un sorriso stanco si fece strada sulle sue labbra. Dio, quanto le mancava. Le uniche volte in cui aveva la possibilità di vederlo erano le lezioni di inglese oppure incontri casuali in corridoio che lasciavano molto a desiderare.
    “Sei già a casa?” chiese Spike.
    “Sono appena tornata ed ho fatto una doccia” rispose lei.
    “Com’erano le prove?”.
    “Una tortura inumana” disse semplicemente lei. “Tu?”.
    “Lo stesso. Ma ci sono buone notizie. Abbiamo già deciso i colori degli striscioni. Blu per lo sfondo, giallo per le scritte. Abbiamo rimandato alla prossima riunione la scelta del carattere da utilizzare” brontolò lui, sarcastico.
    “Povero piccolo” disse empatica Buffy.
    “Sei stanca?”.
    “Da morire”.
    Ci fu un attimo di silenzio.
    “Mi manchi” esalò lui.
    Dio, che voce!“Mi manchi anche tu”.
    “Vorrei essere là. Vorrei poterti toccare”. Lui si interruppe, inspirando a fondo: “Mi manca il tuo odore, piccola”.
    Senza rendersene conto la sua mano era scivolata sotto l’asciugamano che teneva avvolto intorno al corpo, ad accarezzarsi lo stomaco.
    “È passato troppo tempo da quando ti ho toccata” continuò Spike, cominciando a respirare affannosamente.
    “Ti voglio così tanto” esalò Buffy, spostando lentamente le dita verso il basso, fino a farsele finalmente scivolare fra le gambe.


    CAPITOLO 50
    Buffy premette uno contro l’altro i palmi sudati delle mani. Come era finita là? I giorni le erano volati e ora era là, in piedi, a sbirciare da dietro le pesanti tende rosse appese al soffitto. Alla vista delle prime persone che entravano nella stanza e percorrevano lo stretto corridoio alla ricerca dei loro posti, le si rivoltò lo stomaco.
    “Oh Dio, Oh Dio. È stata una cattiva idea. non lo voglio fare. Non lo voglio fare” pensò tra sé, mentre il cuore le batteva in gola rendendole quasi impossibile respirare.
    Sentendo una mano forte che le si posava sulla spalla, fece un salto. Si raddrizzò di colpo e si voltò per trovarsi davanti un paio di occhi castani che la fissavano.
    “Nervosa?” chiese Angel, con un sorriso empatico.
    “Non penso di volerlo fare” mormorò lei, deglutendo a fatica, mettendo il broncio e corrugando le sopracciglia.
    “Andrà tutto bene. Sarai fantastica. Come sempre” la rassicurò lui mentre lei sospirava. “Rilassati e basta”.
    “Grazie” esalò lei, un po’ più calma.
    Si sentì la voce isterica della sig.na Addams e il suo cuore mancò nuovamente un battito.
    “Cosa fate qui voi due? Devi farti sistemare i capelli, Buffy. Adesso, adesso, adesso. Sbrigati” la incitò lei, facendo con entrambe le mani un gesto di congedo in direzione dei camerini; poi si voltò e gridò ad un biondino magro: “E tu! Fa’ funzionare le luci stanotte o mi assicurerò che tu non prenda mai il diploma. Sig. Harris perché sta ancora cincischiando con quel vestito? Se lo metta e basta …”. La voce si affievolì, mentre la folla di attori dilettanti che si trovava ai lati del palcoscenico la inglobava.
    “Sarà meglio che vada” disse Buffy, abbassando lo sguardo sul pavimento e iniziando ad andarsene.
    Angel la bloccò circondandole un braccio con le dita. Lei si voltò a guardarlo con aria interrogativa.
    “Mi dispiace” disse lui, a voce appena udibile.
    Buffy si accigliò, leggermente confusa.
    “Per cosa?”.
    “Per Dru”. Lui deglutì a fatica, poi continuò: “Sono stato un totale idiota. E non posso neanche dire che non intendevo ferirti perché …”. Si interruppe e sospirò, frustrato. “Non so neanche perché l’ho fatto, sai?”.
    Lei rimase in silenzio mentre lui continuava a parlare:
    “Sei una persona splendida, Buffy, e se c’è una cosa per cui mi odierò per il resto della mia vita è il fatto che ho rovinato quello che c’era fra noi”.
    “Angel …” tentò di dire lei, ma lui la interruppe.
    “Non so perché ho iniziato quella storia con Dru. Voglio dire … È completamente matta!”.
    Buffy cercò di reprimere un sorriso ma non ci riuscì e, ben presto, i due stavano ridacchiando.
    “Mi dispiace davvero” disse alla fine lui, dopo un attimo di pausa.
    “Va bene, Angel. Non ti odio più”.
    “Bene” le sorrise di rimando lui.
    Ci fu un attimo di imbarazzante silenzio poi Buffy si mosse per andare nei camerini.
    “Sarà meglio che vada adesso. Sai … i capelli e tutto il resto!” gli ricordò, voltandosi.
    “Va bene. Ci vediamo tra poco” rispose lui, lasciandola andare.
    Buffy corse in camerino. Ansante, finì addosso a Spike che se ne stava a fissare Angel che si allontanava.
    “Spike! Cosa ci fai qui?” chiese lei, seguendo il suo sguardo.
    “Sono solo venuto ad augurarti buona fortuna” borbottò lui, con fare distaccato.
    Vedendo la sua espressione lei fu invasa da un’ondata di preoccupazione.
    “Spike, non era quello che … Voglio dire, stavamo solo …”.
    “Rilassati, Buffy. Ho sentito cosa ha detto la checca” disse lui calmo, sorridendo dolcemente. “È solo che non riesco a credere che l’abbia fatto. Forse dopo tutto non è così male”.
    “Grazie a Dio!” sospirò di sollievo lei. “Credevo che avremmo litigato di nuovo”.
    Continuando a sorridere lui le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, indugiando con le dita sulla nuca e sfiorandole la guancia con il pollice.
    “Sei pronta?” le chiese con voce tenera, guardandola.
    “Adesso sì” esalò lei, appoggiandosi alla sua mano. Dio, quanto le mancava il suo tocco.
    Ben presto si ritrovò a sfiorargli il palmo della mano con le labbra, posandogli piccoli baci leggeri sulla pelle. Spike fu costretto a chiudere gli occhi per un secondo, in cerca di controllo. Era da troppo tempo … “Maledettamente troppo tempo!”.
    “Mi manchi” bisbigliò lei.
    Lui aprì gli occhi e la guardò.
    La voce stridula della sig.na Addams mise fine a quel momento di pace: “SIG.NA SUMMERS! Che cosa fa ancora qui? Deve farsi truccare e i suoi capelli …”. Sospirando frustrata la donna alzò gli occhi al cielo, disgustata dalla massa disordinata di riccioli biondi della ragazza. “E sig. Giles, i camerini non sono il suo posto. Vada a sistemarsi tra il pubblico, per favore” disse, prendendo Buffy per un braccio e, in pratica, trascinandola lontano da Spike.
    “Ci vediamo dopo la recita” gli gridò dietro lei.
    “Rompiti una gamba, amore” urlò lui, rimanendo a guardarla mentre la folla la inghiottiva.

    “Eccoti qua. Ci stavamo preoccupando” disse sorridendo la sig.ra Summers, vedendo il ragazzo che si avvicinava.
    “Ero dietro le quinte, a salutare Buffy” spiegò lui.
    “Bene, faremo meglio a prendere posto” suggerì Giles, facendo incamminare Joyce lungo lo stretto corridoio.
    Spike li seguì.
    “Sig.ra Summers!” chiamò Willow, salutando allegramente con la mano.
    I tre si affettarono a farsi strada fra le file, e si sedettero vicino alla rossa.
    “Come sta?” chiese subito Willow, quando Spike le si sedette a fianco.
    “È un po’ nervosa” rispose lui.
    “Ciao, Willow” salutò Joyce, sedendosi accanto a Spike, mentre Giles si sistemava alla sua sinistra.
    “Hey Joyce, Giles” salutò lei, sporgendosi per guardare la coppia; poi si voltò nuovamente verso Spike: “Hai visto Oz?”.
    “No, mi hanno cacciato prima che potessi andare a vedere gli altri. Ho visto solo l’idiota. Esploderai quando lo vedrai. Sai, non è male come donna” sfotté l’inglese.
    Willow ridacchiò; era sul punto di rispondere quando uno scampanellio avvisò che la recita stava per iniziare.
    I quattro si accomodarono e fissarono il palcoscenico, mentre il sipario si sollevava lentamente.

    Riconoscendo un passo familiare Willow sentì il proprio cuore accelerare appena.
    “Ho scavalcato il muro sovra l'ali leggere dell'amore; amor non teme ostacoli di pietra, e tutto quello che amore può fare trova sempre l'ardire di tentare. Perciò i parenti tuoi non rappresentano per me un ostacolo” recitò Angel, con una sorprendente mancanza di melodrammaticità. Era effettivamente migliorato.
    Lei gettò un’occhiata a Spike, di sbieco e con la coda dell’occhio: si stava stringendo le ginocchia con le mani, le nocche completamente esangui a dimostrare chiaramente quanta forza stesse usando. Spostando lo sguardo verso l’alto, vide che teneva la mascella serrata. I muscoli di lui guizzarono alla vista di Buffy ed Angel che, sulla scena, si scambiavano un bacio veloce e, inspirando a fondo, dilatò le narici.
    Notando Spike che socchiudeva gli occhi alla vista della scena che veniva recitata davanti a lui la sig.ra Summers si schiarì nervosamente la gola. Cercando di ignorare il disagio che, chiaramente, aleggiava su loro quattro, riportò lo sguardo sulla scena.
    “Inspira, espira, inspira, espira. È solo una recita, non è reale. È solo una recita, non è reale” continuava a ripetersi tra sé Spike ma, quando le loro labbra si incontrarono di nuovo, si sentì sul punto di esplodere. Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi su qualcos’altro. “Solo una recita, solo una … Lo ucciderò. Maledizione, lo ucciderò” ringhiò tra sé, aprendo gli occhi e vedendo la coppia scambiarsi un ultimo bacio sulla scena.
    Quando, finalmente, la straziante scena terminò Willow, Joyce e Giles sospirarono di sollievo. Spike allentò la presa sulle ginocchia, strofinandole delicatamente con le mani, nel tentativo di asciugarsi i palmi sudati.
    “N-non è stato così male”. Le parole sfuggirono a Willow senza che lei sapesse dove aveva trovato il coraggio di dirlo.
    Spike la guardò di sbieco, socchiudendo gli occhi.
    “Scusa” bisbigliò debolmente lei, riportando la propria attenzione sulla scena.

    Mentre venivano recitate le ultime battute della recita Buffy rimase immobile sulla pietra, con gli occhi chiusi.
    “Una ben triste pace è quella che ci reca questo giorno. Quest'oggi il sole, in segno di dolore, non mostrerà il suo volto, sulla terra. Ed ora andiamo via da questo luogo, per ragionare ancora tra di noi di tutti questi tristi accadimenti. Per essi, alcuni avranno il mio perdono, altri la loro giusta punizione; ché mai vicenda fu più dolorosa di questa di Giulietta e di Romeo”.
    Per qualche secondo, mentre cadeva il sipario, la stanza fu invasa dal silenzio poi, attraverso il pesante tessuto, si sentì il rombo degli applausi. Buffy aprì gli occhi e vide Angel, in piedi accanto a lei.
    “Ce l’abbiamo fatta” disse lui, tendendole la mano sorridendo.
    Le la prese di buon grado e, saltata giù dal sarcofago, si mise in piedi al suo fianco. Poi sembrò che la velocità degli accadimenti raddoppiasse. All’improvviso si ritrovò nuovamente al centro del palcoscenico, davanti alla folla che li incitava. Angel da un lato e Xander dall’altro le sollevarono in alto le mani.
    Per la prima volta da quando la recita era iniziata esaminò con gli occhi il pubblico. Cercava alla cieca, dato che le luci l’accecavano appena. Quando finalmente lo trovò il suo sorriso divenne più ampio. Era in piedi, che fischiava e applaudiva selvaggiamente. Ben presto Willow, Joyce e Giles si unirono a lui e, alla fine, tutto il pubblico si alzò per una standing ovation, compreso un sia pur riluttante preside Snyder.
    Non si rese neanche conto che Xander e Angel l’avevano costretta ad avvicinarsi al bordo del palcoscenico e ad inchinarsi nuovamente. Quando si sollevò di nuovo incontrò lo sguardo di Spike e, vedendolo mimare le parole “Ti amo”, il suo cuore fece una capriola e gli occhi le si gonfiarono.
    Stava per bisbigliare di rimando “Ti amo anch’io”, quando il sipario si chiuse, costringendoli ad interrompere il contatto visivo.
    All’improvviso si scatenò un pandemonio. Tutti la circondarono, congratulandosi con lei, dandole fastidiosi baci sulla guancia, soffocandola di abbracci, mentre l’unica cosa che avrebbe voluto fare era saltar giù dal palcoscenico e correre da lui.
    “Sei stata meravigliosa!” le gridò isterica una ragazza, gettandosi fra le sue braccia e facendola quasi cadere.
    “È stato tutto perfetto”.
    “Oh mio Dio! Non posso credere che ce l’abbiamo fatta” gridò un altro.
    Non sapendo cosa fare Buffy si limitava ad annuire, cercando gentilmente di farsi strada fra la gente con un sorriso di circostanza incollato alle labbra.
    “Congratulazioni, sig.na Summers. Immagino che ce l’abbia fatta” disse la sig.na Addams, dopo essersi miracolosamente materializzata davanti a lei.
    “Grazie” esalò Buffy, leggermente a corto di fiato, mentre tutti la tiravano e la spingevano da tutte le parti.
    Dopo qualche minuto di tortura riuscì finalmente a farsi strada tra la folla, mentre l’attenzione di tutti si puntava su Angel. Si affrettò a scostarsi, sollevandosi il vestito che le era finito tra i piedi. Tirò e spinse alla cieca il sipario, cercando di trovarne il bordo, che sembrava non voler essere trovato. Alla fine, quando ormai ne aveva abbastanza e stava per chinarsi e passarci sotto, si sentì tirare. In un lampo si ritrovò in un angolino buio, dietro le quinte, in mezzo alle pesanti corde appese al soffitto. Si ritrovò con la schiena contro un muro, ed il chiacchiericcio della folla in sottofondo, mentre lui le stava davanti senza fiato.
    “Ti ho trovata” esclamò Spike, guardandola. “Pensavo ti fossi …”.
    Fu interrotto dal fatto che Buffy gli gettò le braccia al collo e incollò la bocca alla sua in un bacio esigente. Gli fece scivolare la lingua fra le labbra dischiuse, alla ricerca della sua. Gli infilò rapidamente le dita fra i capelli, afferrandogli l’ammasso di riccioli biondi nel tentativo disperato di approfondire il bacio; lui però si staccò e la guardò. Con una scintilla da predatore nello sguardo le mise una mano sulla guancia ed esalò:
    “Sei stata meravigliosa amore. Maledettamente meravigliosa”.
    Solo in quel momento lei si rese conto che lui aveva in mano qualcosa. Guardò in basso e, alla vista del mazzo di fiori completamente rovinato che lui aveva in mano, sorrise dolcemente. Era stata talmente contenta di vederlo che non li aveva neanche notati.
    Ancora senza fiato espirò a fondo e, con lo sguardo opaco, disse: “Ti amo”.
    “Ti amo anch’io” bisbigliò lui, porgendole i fiori per poi chinarsi a baciarla.
    Iniziò lentamente ma ben presto divenne frenetico, mentre le settimane di separazione fisica avevano la meglio su di loro. Ben presto si ritrovarono a baciarsi appassionatamente, con il pavimento ai loro piedi ricoperto di petali e steli accartocciati.
    Lei gli strinse le braccia intorno al collo, gemendo e mugolando a fior di labbra, poi sollevò la gamba destra aggrappandoglisi al bacino mentre lui, dopo averle infilato una mano sotto il vestito, le afferrava la coscia per attirarla di più a sé.
    “Mi sei mancata …” ansimò Spike, staccando la bocca dalla sua per tracciarle una scia di baci famelici lungo il collo. “ … così tanto” quasi ringhiò, la voce aspra e rauca per il desiderio. “Così maledettamente tanto” disse e, per enfatizzare l’ultima parola, spinse i fianchi contro i suoi strofinando il rigonfiamento indurito che aveva nei pantaloni contro il suo clitoride rigonfio.
    “Oh Dio” sospirò forte lei, aprendo la bocca e lasciando ricadere indietro la testa, mentre gli occhi le si rovesciavano, offrendo così il collo alla bocca famelica di lui.
    Lui tracciava piccoli cerchi con i fianchi, spostandole la mano lungo la coscia fino ad arrivare al bordo delle mutandine. Senza preavviso vi fece scivolare sotto due dita, sfiorandole le labbra gonfie e umide.
    “Spike, ti voglio” riuscì ad esalare lei, rafforzando la presa sui suoi capelli mentre lui la esplorava abilmente.
    “Ti voglio così tanto” grugnì lui in risposta, afferrandole il seno con l’altra mano.
    Lei era talmente assorbita dalla sensazione da essersi dimenticata dei festeggiamenti e del chiacchiericcio che si stava svolgendo a poco più di trenta metri da loro. In quell’angolo buio dietro le quinte sembravano esistere solo lei e Spike. Aprendo gli occhi, vide una folla di adolescenti che festeggiavano il proprio successo. Non le importava. In quel momento l’unica cosa che voleva era lui.
    “Spike …”. Lui la interruppe afferrando il bordo del suo vestito e tirandolo verso il basso, in maniera tale da scoprirle il seno sinistro. Lei cercò di concentrarsi su quello che voleva dire ma, mentre lui le toccava il clitoride e le torceva il capezzolo, non le sembrava possibile: “Dobbiamo …”. Deglutì a fatica e gli tirò i capelli, costringendolo a guardarla. “Lo sgabuzzino” fu tutto quello che riuscì a dire, indicando verso sinistra con un cenno del capo.
    Gli occhi annebbiati, Spike si voltò e vide una porticina a pochi metri da loro. Senza dire una parola le afferrò una coscia e la sollevò, finché lei non gli ebbe avvolto le gambe intorno alla vita. Fra grugniti e baci appassionati la trasportò fino alla porta. Per un po’ combatté con la maniglia, nel tentativo di mantenere l’equilibrio e di non lasciarla cadere. Dopo qualche secondo la porta si aprì e i due entrarono barcollando; poi Spike si chiuse la porta alle spalle con un calcio.
    I due si fecero strada nel poco spazio disponibile. Spike riportò subito la bocca su quella di lei, premendole il corpo con il proprio e facendola indietreggiare fino a farle urtare qualcosa con le caviglie: uno scatolone. Di colpo le mise nuovamente le mani sulle gambe, sollevandola e sistemandola sopra lo scatolone. Senza che le loro labbra si staccassero si sistemò fra le cosce aperte di lei, sollevandole il vestito e scoprendone le gambe perfette.
    Nel frattempo anche Buffy si dava da fare, tirandogli lo spolverino fino a farlo cadere sul pavimento. Poi spostò la propria attenzione sui bottoni della sua camicia e, dopo averci lottato un poco, mugolò frustrata per non essere riuscita nella propria opera. Rendendosi conto della cosa Spike si scostò da lei quel tanto che bastava a sfilarsi la camicia, scoprendosi il torace e offrendolo alle dita di lei.
    Famelico, incollò la bocca al collo di lei, scivolando verso il basso fino a trovare con le labbra il suo capezzolo scoperto. Buffy si inarcò contro la sua bocca, ansimando quando lui le mordicchiò la carne tenera per poi afferrarle rudemente l’altro seno. Come aveva fatto prima, strattonò la stoffa fino a scoprirglielo. Si scostò per un attimo e la guardò. Era assolutamente bellissima. Aveva le guance rosse, i lunghi capelli biondi che le incorniciavano disordinatamente il viso, la bocca semiaperta, il respiro affannoso che le sollevava i seni, ormai liberi dalle restrizioni imposte dal vestito. Non ce la faceva più. Doveva averla subito.
    Le insinuò una mano tremante fra le gambe, afferrandole le mutandine, poi tirò il tessuto delicato, mentre Buffy si dava da fare con l’allacciatura dei suoi jeans. Dopo qualche secondo di tortura riuscirono a liberarsi dalla fastidiosa barriera dei vestiti: la biancheria di lei gettata sul pavimento a fianco alla spolverino di lui, che aveva i jeans arrotolati intorno alle caviglie.
    “Ti voglio così tanto” ansimò lui, afferrandola per i fianchi e piazzandosi nuovamente fra le sue cosce.
    Le afferrò il sedere, sollevandola leggermente, quel tanto che bastava a porla nella giusta angolazione rispetto al suo uccello. I loro sguardi si incontrarono nuovamente, mentre lui le sfiorava il sesso umido con la punta. Lei deglutì a fatica, aspettando che lui si muovesse. Sembrò passare un eternità prima che lui spingesse finalmente i fianchi in avanti.
    Lei gemette, mentre lui rovesciava gli occhi all’indietro e stringeva la mascella.
    “Gesù, sei così maledettamente stretta” grugnì, azzardandosi a gettare uno sguardo al punto in cui i loro corpi si univano.
    Era riuscito a infilare soltanto la punta e già si sentiva avvolto dal calore del suo sesso che si contraeva intorno a lui. Le settimane di astinenza forzata avevano decisamente prodotto i loro effetti su di lei.
    Lei respirò a fondo, nuovamente in attesa che lui si muovesse. Lo vide chiudere gli occhi per un attimo e dilatare appena le narici, poi si spinse in lei, costringendo il suo sesso ad aprirsi per accoglierlo.
    “Cazzo” imprecò lei, mordendosi il labbro inferiore ed affondandoli le unghie nella carne morbida della spalla.
    Era troppo. Lei era talmente …
    “Talmente stretta …” bisbigliò lui, posandole la testa sul petto.
    “Spike, per favore …” lo supplicò lei, impaziente di sentirlo muoversi dentro di sé. “Oh Dio” ringhiò, quando lui iniziò a muoversi avanti e indietro con un ritmo lento e costante, senza staccarle le mani dal sedere.
    Spike aprì la bocca, facendole scorrere le labbra sui seni mentre si spingeva dentro e fuori da lei. Lei si sostenne alle sue spalle e ne ricambiò ogni spinta.
    Ben presto si stavano muovendo con un ritmo rapido e famelico, con lui che si spingeva in lei facendo cozzare i fianchi contro il suo interno coscia.
    “Non durerà”. Spike lo sapeva; non sarebbe durato. Era passato troppo tempo da quando era stato dentro di lei. “Cazzo”.
    Spostò rapidamente il pollice fra le sua gambe, cercando il piccolo ammasso di nervi all apice del suo sesso e strofinandolo con movimenti rapidi, strappandole un grido soffocato di piacere. Non pago di questo incollò la bocca al suo capezzolo sinistro, succhiandolo rudemente fra le labbra e passandovi sopra la lingua, mentre con l’altra mano le tirava quello destro.
    “Oh Dio Spike. Non smettere, non smettere. È così … Ah!” gridò lei, mentre lui affondava con più forza.
    “Buffy …” gemette lui, mordicchiandola.
    “Mi sei mancato così tanto. Avevo bisogno di te. Spike, sto …”. Si bloccò a metà della frase, quando l’orgasmo che si era sviluppato in lei esplose improvvisamente.
    Sentendo i muscoli del suo sesso iniziare a contrarsi intorno a lui, staccò la bocca dal suo seno e strinse i denti. Era l’ultima goccia. Si spinse in lei un ultima volta, poi venne con un ringhio.
    “Ti amo” mormorò, posandole la testa sul petto, mentre il suo orgasmo si calmava.
    “Ti amo” mormorò lei ansante, posandogli il mento sulla testa.
    Rimasero così per qualche momento, avvolti l’uno nelle braccia dell’altro, mentre i loro respiri irregolari si calmavano.
    Buffy aprì gli occhi, mentre lui le leccava via il sudore dal petto. Il movimento della sua lingua era quasi impercettibile all’inizio ma ben presto divenne chiaro che non era ancora soddisfatto.
    “Grazie a Dio!” pensò lei, tracciandogli pigramente dei segni sulla schiena con le dita.
    Trattenne il respiro, mentre lui ricominciava a muovere i fianchi. Ce l’aveva di nuovo duro.
    Lui le fece scorrere la bocca sulla curva elegante del collo, fino a trovarne la bocca. La sentì gemere, poi lei lo scostò appena. Accigliandosi si tirò subito indietro a guardarla:
    “Non vuoi …?”.
    Lei gli sorrise timidamente.
    “Non vorresti …” iniziò, sollevando lo sguardo su di lui e sorridendo maliziosa.
    Lui era confuso.
    “Non vorrei cosa?”.
    Lei non gli rispose, limitandosi a spingerlo indietro finché non uscì da lei, poi scivolò giù dallo scatolone, mentre lui reprimeva in parte un gemito. Gli passò un dito sulla mascella, poi gli prese la mano sinistra e gliela piazzò sulla propria coscia destra, sollevandosi il vestito finché lui non si trovò a toccarle la pelle nuda.
    Lui chiuse gli occhi, mentre lei gli spostava la mano verso l’alto, portandosela al sedere. Non poté evitare di afferrarle una natica soda. Sentendola spostarsi aprì gli occhi e vide che gli dava le spalle.
    “Gesù Buffy!” grugnì, mentre lei faceva un passo indietro per strofinarsi contro il suo uccello teso.
    Lei gli lasciò la mano e gli afferrò l’uccello, tirando un paio di volte e strappandogli un gemito gutturale. Lui rimase a guardarla mentre si chinava sullo scatolone, aprendosi per lui, facendolo avvicinare a sistemando la punta del suo uccello all’apertura del suo sesso.
    “Spike … per favore” mugolò, strofinandosi nuovamente contro di lui.
    Non aveva più bisogno di guidarlo. Lui le portò automaticamente le mani ai fianchi, afferrandoli e sollevandola in maniera tale da farle poggiare sullo scatolone la parte alta del corpo, mentre i suoi piedi dondolavano a pochi centimetri da terra.
    Le afferrò una natica perfetta con la mano sinistra, sfiorandole la carne tenera con il pollice, in attesa del suo consenso. Consenso che venne in forma di supplica disperata:
    “Spike, ti voglio dentro … adesso”.
    Lui fece scorrere la punta dell’uccello lungo il suo sesso, per assicurarsi che fosse completamente bagnata, poi entrò completamente in lei con un’unica spinta decisa.
    “Dio!” esalò Buffy.
    “Tutto bene?” chiese lui.
    “Sì, sì” rispose subito lei, annuendo con violenza.
    Così era talmente diverso, lo sentiva … più grande, più duro. Ci aveva fantasticato per tutte quelle settimane.
    “Per favore non fermarti” gli chiese, con voce debole.
    Lui annuì, anche se lei non poteva vederlo, e cominciò a muoversi lentamente dentro e fuori di lei.
    Lei gemette soddisfatta, mentre lui toccava quel punto perfetto dentro di lei. Ma voleva di più.
    “Più forte” lo supplicò.
    Sentendo la nota di urgenza nella sua voce Spike rovesciò gli occhi all’indietro, poi gli chiuse. Accontentandola si spinse in lei con più forza.
    “Più forte. Più veloce” lo incoraggiò lei e, ben presto, si ritrovò ad affondare in lei.
    Buffy spostò la mano lungo lo scatolone, in cerca di un sostegno, finché non ne trovò il bordo. Lo afferrò e usò l’appiglio come leva per ricambiare le sue spinte.
    Sentendola sempre più stretta e sempre più bagnata ad ogni spinta, Spike le affondò le dita nei fianchi.
    “Per l’inferno maledetto!” ringhiò.
    “Oh Dio Spike, oh dio, oh dio …” cantilenava lei tra un gemito e l’altro. “Spike, sto venendo …” gemette alla fine, mentre l’orgasmo la investiva per la seconda volta in un giorno.
    Non ci volle molto perché Spike la seguisse, affondando in lei un’ultima volta con un grugnito animalesco.
    Buffy ansimò, mentre lui le ricadeva addosso, strofinando il viso contro la nuca di lei.

    Capitolo 51
    Drin! Drin!
    “L’ho preso io” gridò Buffy alla madre che si trovava al piano di sotto, gettandosi sul materasso e afferrando il telefono. “Pronto? Hey Spike” salutò entusiasta, con un gran sogghigno sulle labbra. “No, non puoi venire prima. Non sarò ancora pronta”. Si interruppe e sospirò, poi: “Non ci impiego una vita a vestirmi”. Si guardò le unghie, in attesa della risposta all’altro capo del filo. “Bè, è il ballo dell’ultimo anno. Sono autorizzata a prendermi i miei tempi” mormorò. “Va bene, ci vediamo alle sei. Ciao”. Sogghignò, poi riappese la cornetta e saltò giù dal letto.
    Andò all’armadio e prese il vestito, sistemandolo sul materasso.
    Questa volta aveva osato, scegliendo un capo rosso fuoco. Sua madre non ne era stata troppo felice, ma non le importava. Era il suo ballo di fine corso, aveva il diritto di essere un po’ audace. Sfiorò la stoffa con dita tremanti, mentre la sua mente vagava per qualche istante.
    Qualcuno bussò alla porta, strappandola ai suoi pensieri.
    “Sì?”.
    Sua madre aprì la porta, stando in corridoio.
    “Hey mamma”.
    “Allora, pronta per vestirti?” chiese Joyce con voce debole.
    “Mamma, non ti metterai di nuovo a piangere, vero?” chiese Buffy, leggermente preoccupata.
    “No, no” la rassicurò subito la sig.ra Summers, asciugandosi gli occhi e inspirando a fondo.
    “È solo il ballo di fine anno”.
    “Lo so, solo che … Ora la mia bambina è cresciuta” disse Joyce, singhiozzando un poco mentre la figlia la abbracciava. Quando si separarono la donna passò un dito sulla mascella di Buffy: “Sei diventata una giovane donna, bella, intelligente e affascinante. E non potrei essere più fiera di te”. A questo punto non riuscì più a trattenersi e le lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance.
    “Mamma …” si imbronciò Buffy, abbracciandola di nuovo e rendendosi conto che tra poco si sarebbe messa a piangere anche lei.
    “V-voglio che tu …”. Joyce si scostò, in maniera tale da poter guardare la figlia negli occhi mentre parlava e, tirando su con il naso e singhiozzando, disse: “ … sappia c-che ti voglio molto molto bene”.
    “Lo so, mamma. Anch’io te ne voglio” annuì Buffy, mentre gli occhi cominciavano a lacrimarle.
    Le due donne rimasero a guardarsi per qualche secondo, sorridendosi dolcemente. All’improvviso la sig.ra Summers si tirò indietro e si sistemò i vestiti con una mano mentre con l’altra si asciugava le lacrime.
    “Bene, sarà meglio che ti lasci a prepararti” sorrise. “Se hai bisogno di qualcosa fammelo sapere, va bene? Sono di sotto”.
    “Va bene”.
    Mentre guardava la madre allontanarsi e chiudere la porta Buffy avvertì una strana sensazione di completezza, di pienezza. Si stava preparando per il ballo di fine anno, aveva una madre meravigliosa che l’amava, degli amici grandiosi e …
    Drin! Drin!
    … un ragazzo molto dolce e molto nervoso che continuava a telefonare per controllare come stava.
    “Pronto? Spike … No, te l’ho detto. Non puoi venire prima. Anche tu mi manchi” – sospiro – “Lo so. Anch’io non vedo l’ora di vederti. Sei delizioso in smoking”. Sorrise, mentre lui le bisbigliava all’orecchio romanticherie senza senso. “Spike … Devo andare. Farò tardi. Va bene. Ci vediamo dopo. Alle sette, non alle sei” insisté. “Va bene, ciao”.
    Riappese la cornetta e, ancora una volta, riportò la propria attenzione sull’abito aperto sul letto.
    “Èora di diventare sexy” disse ad alta voce, afferrando il vestito.

    “Mamma?” chiamò, scendendo le scale ed andando in cucina.
    La sig.ra Summers si voltò e vide la figlia in piedi sulla soglia. Era splendida, con i lunghi boccoli biondi che le ricadevano sciolti sulle spalle nude ed il viso fresco e vivace, ed un sorriso sulle labbra. Fece una giravolta e l’abito lungo le vorticò intorno, mentre la stoffa leggerissima le sfiorava le gambe in movimento. Era un abito semplice, che le aderiva al petto per poi allargarsi subito sotto il seno. La gonna aveva l’orlo asimmetrico, più lungo dalla parte destra, e la parte superiore le copriva la spalla sinistra ma le lasciava scoperta quella destra.
    “Tesoro … Sei …”. Senza parole, Joyce si portò una mano tremante a coprire la bocca. “ … splendida” riuscì a dire, terminando la frase dopo qualche secondo in cui era rimasta a fissarla.
    “Non credi che sia eccessivo?”.
    “No, no. Sei bellissima, tesoro” la rassicurò subito, andandole vicino.
    Guardava la figlia con lo sguardo opaco. Era bella da togliere il fiato, in tutta sincerità. All’improvviso la sig.ra Summers si riscosse dai suoi pensieri e, scuotendo la testa e asciugandosi le lacrime che avevano ricominciato a scorrerle lungo le guance, corse in soggiorno.
    “Sarà meglio che ti faccia qualche foto”.
    Si mise frugare per la stanza e, dopo aver trovato la macchina fotografica, sospirò di sollievo. Cominciò a scattare senza preavviso, accecando temporaneamente Buffy con il potente flash. Proprio in quel momento suonò il campanello.
    “Deve essere Spike” disse Buffy, improvvisamente un po’ nervosa.
    “Vado io” rispose la sig.ra Summers.
    “No, aspetta. Ho bisogno di fare un’entrata come si deve” gridò la bionda, salendo le scale barcollando, ancora semiaccecata dal flash.
    La sig.ra Summers sorrise, alla vista della figlia che un po’ correva un po’ barcollava sulle scale.
    “Va bene, adesso puoi aprire” urlò Buffy dal piano superiore.
    Una volta aperta la porta Spike, in smoking, salutò: “Hey Joyce”.
    “Ciao, Spike. Entra per favore. Buffy è di sopra, scenderà fra un attimo” spiegò Joyce, lasciando entrare il giovane e cercando di nascondere un sorriso.
    “Grazie. Rimarrò ad …”. Si interruppe, alla vista di Buffy che, lentamente, era comparsa in cima alle scale. “ … aspettare” ansimò, fissando ad occhi sgranati la ragazza che gli si avvicinava.
    Guardando la coppia riunirsi Joyce sorrise tra sé. Rimasero tutti in silenzio, finché lei non arrivò alla base delle scale.
    “Hey” disse, con voce debole.
    Il cuore le batteva violentemente nel petto. Dio, come la guardava; come se lei fosse l’unica cosa importante al mondo.
    Lui cercò di parlare, ma le parole gli si incastrarono nel groppo che aveva alla base della gola. Tossì un poco e ci riprovò: “Hey” disse, a voce bassa e rauca. “Sei … Dio, Buffy!” ansimò alla fine.
    Lei non poté fare a meno di sorridere. Si sentiva così bella sotto il suo sguardo penetrante.
    La sig.ra Summers si trovò costretta ad intervenire, dato che i due ragazzi se ne rimanevano immobili a fissarsi: “Bene, ragazzi, sarà meglio che andiate. Altrimenti farete tardi”.
    “Ah, giusto”. Spike scosse la testa, ma riportò subito lo sguardo sulla ragazza che gli stava davanti. “Ti ho portato questo” disse, timido, porgendole il piccolo mazzo di fiori che aveva in mano.
    “È bellissimo” sorrise Buffy, togliendolo dalla scatola e restituendoglielo in maniera tale che glielo potesse appuntare sull’abito.
    Dopo qualche disperato minuto lui, con mani tremanti, riuscì nell’intento.
    “Facciamo un paio di foto prima che voi due andiate” propose allegra la sig.ra Summers.
    Dopo tutta una serie di pose i due adolescenti furono finalmente liberati, e fu loro possibile andare al ballo.
    “Divertitevi” gridò Joyce, rimanendo sulla soglia a guardare i due che andavano alla macchina.
    Spike entrò nell’auto, sbattendo ancora le palpebre.
    “Credo che tua madre mi abbia accecato, amore” mormorò, strofinandosi gli occhi con il dorso della mano.
    Poi si voltò a guardare la ragazza seduta al suo fianco, trattenendo il respiro e smettendo di sogghignare.
    “Sei splendida, amore” esalò, con lo sguardo nuovamente opaco.
    “Grazie” sorrise lei, mentre lui si chinava a baciarla.
    Indugiò per qualche secondo con le labbra su quelle di lei, poi si tirò indietro. Rilasciò il respiro che aveva trattenuto, aprì gli occhi e, dopo averla guardata ancora una volta, mise in moto.


    too alarming now to talk about [troppo allarmante parlarne ora]
    take your pictures down [metti via le tue immagini]
    and shake it out [e scuotitelo di dosso]
    truth or consequence, say it aloud [verità o risultato, dillo a voce alta]
    use that evidence race it around [usane la dimostrazione, falla circolare]

    Mentre la musica si librava nell’aria e riempiva la palestra stracolma di ragazzi Buffy, entrando stretta al braccio di Spike, si sentì le farfalle nello stomaco.
    “Nervosa, passerotto?” chiese lui, quando lei lo strinse più forte.
    “Un pochino” rispose lei, sorridendo ed esaminando la stanza prima di entrarvi.

    there goes my hero [ecco il mio eroe che va]
    watch him as he goes [guardalo che va]
    there goes my hero [ecco il mio eroe che va]
    hès ordinary [è un ordinario]

    “Ci sono Willow e Oz” disse, indicando la coppia. I due biondi attraversarono la stanza e andarono da loro.
    “Hey” salutò eccitata Willow. “Uau, Buffy sei grandiosa” esclamò, dopo aver visto il vestito che indossava la sua migliore amica.
    “Grazie. Anche tu”.
    “Te l’avevo detto che il rosso era il migliore. Ricordati che puoi andare al ballo dell’ultimo anno solo una volta. Bisogna essere audaci” spiegò Willow, torcendosi le mani.
    “Hey Oz”.
    “Spike.”
    Mentre i due si salutavano le ragazze cominciarono a parlare delle semplici decorazioni della palestra.
    “Non riesco a credere che in tutta la palestra non ci sia nessuna icona di Guerre stellari” suggerì Willow. “Ho controllato. Niente Guerre Stellari, niente Star Trek e niente Stargate. Niente stelle e basta. Avremo una serata senza stelle”.
    “In effetti hanno fatto un buon lavoro” concordò Buffy.
    “Questo grazie all’intervento dei nostri eroi” disse orgoglioso Spike. “Loro volevano decorare la palestra con enormi pupazzi gonfiabili degli eroi della Marvel”.
    Vedendo l’espressione confusa delle due adolescenti aggiunse: “Sapete, per fare pendant con il tema musicale”.
    Le due ragazze si scambiarono un’occhiata.
    “Tema musicale?”.
    Spike si limitò ad allungare un braccio, senza indicare nulla di specifico.

    I want to be your hero of love [Voglio essere il tuo eroe d’amore]
    is it getting better [sta migliorando]
    is it getting brighter [sta diventando più luminoso]
    I want to be your hero [voglio essere il tuo eroe]
    your hero of love [il tuo eroe d’amore]

    “Notate la presenza della parola “eroe” in tutte le canzoni che vengono suonate. Hanno deciso che il tema del ballo sarebbe stato quello degli eroi. Quindi tutte le canzoni che contengono la parola eroe nel testo sono entrate a far parte della colonna sonora della serata” spiegò sogghignando. “Per la verità è stata una decisione unanime”.
    “Eri d’accordo?” chiese perplessa Buffy. “Perché?”.
    Il sorriso di Spike si allargò mentre cominciava ad elencare:
    “Highest Trails Above dei Ramones, Up In Heaven (Not Only Here) dei Clash, Shooting Stars e Paradise West di Billy Idol e, naturalmente, non si può dimenticare New York dei grandi Sex Pistols”.
    “Oh Dio, avrò un ballo di fine anno punk” si lamentò Buffy.
    “Oh piccola” mugolò Spike, fintamente empatico, mettendole un braccio intorno alle spalle. “Il movimento punk finirà per piacerti, dopo un po’ è inevitabile”.
    Buffy si appoggiò a lui, arricciando il naso disgustata.
    “Bella pensata Spike. Devo dire che mi impressioni” disse Oz. “C’è solo un problema”.
    “Quale?” chiese accigliato Spike.
    “Hai dimenticato Holding out for a hero di Bonnie Tyler, Hero di Mariah Carey, quasi la metà della musica country e, naturalmente …”.
    Si sentirono le prime note della canzone, quasi che si fosse trattato di un segnale.

    Would you dance [Balleresti]
    if I asked you to dance? [se ti chiedessi di ballare?]

    “Un classico da non dimenticare” sottolineò Oz, piegando la testa di lato.
    “Per l’inferno maledetto” ringhiò Spike mentre le casse sparavano la voce di Enrique Iglesias e una serie di coppie si avviava sulla pista da ballo.

    Would you run [Scapperesti]
    and never look back? [senza mai guardarti indietro?]
    Would you cry [Piangeresti]
    if you saw me cry? [se mi vedessi piangere?]
    And would you save my soul, tonight? [Salveresti la mia anima stanotte?]

    “Sono all’inferno” brontolò, talmente deluso da non notare Xander e Cordelia che si avvicinavano.
    “Hey” salutò il bruno con un gran ghigno.
    “Ciao Xander. Cordy hai un vestito adorabile” le fece i complimenti Willow.
    “Hey ragazzi” mormorò Spike, mentre Buffy gli tirava una manica.
    “Andiamo acidone. Balliamo”.
    L’ossigenato la seguì di malavoglia. Quando arrivarono al centro della pista da ballo la prese tra le braccia attirandola a sé, mentre lei gli posava la testa su una spalla. Si mossero lentamente, ascoltando lo spiacevole testo.
    Lei sollevò lo sguardo e lo vide imbronciato.
    “E dai. Non è così male”.
    “No, non è male”. Lui fece una pausa. “È orribile. Sembra cantata da uno che vuole andare in bagno ed è costretto a tenersela”.
    “Che immagine carina, Spike”.
    “Va bene, non è così male” ammise lui.
    “Ti prometto che ballerò con te una di quelle tue orribili canzoni punk”.
    Lui sorrise, e lei gli posò nuovamente la guancia sul petto.

    Seduta ad un tavolo con Willow e Cordy, Buffy tamburellava il pavimento con un piede a ritmo di musica.
    “Non riesco a credere che siamo al ballo dell’ultimo anno” esclamò Willow, guardando Xander, Spike e Oz che chiacchieravano poco distante.
    “Non riesco a credere che prenderemo il diploma la prossima settimana” replicò Buffy.
    “Non riesco a credere che quella ragazza abbia i miei stessi fiori sul corpetto” se ne uscì Cordy. “Scusatemi, vado ad uccidere Xander”.
    Era già in piedi per metà quando Buffy la tirò nuovamente seduta.
    “Rilassati Cordy. È il ballo dell’ultimo anno”.
    “Appunto! Non è possibile che io e lei abbiamo gli stessi fiori sul corpetto” precisò Cordelia.
    “Se ti fa star meglio, stanno meglio a te. Credo che facciano a pugni con il suo vestito” suggerì Willow.
    “Certo che stanno meglio a me” replicò subito Cordy.
    Ci fu un attimo di silenzio, e le tre ragazze continuarono ad osservare la pista da ballo.
    “Xander è così carino quando ride in quel modo” disse Cordelia, guardando il suo ragazzo che, tenendosi lo stomaco, ridacchiava per qualcosa che aveva detto Spike.
    Willow e Buffy rimasero gelate. Era strano che Cordelia facesse un complimento a qualcuno, tanto più a Xander. Era sempre impegnata a sottolineare i suoi sbagli ma, in quel momento, stava fissando amorevole la sua metà.
    “Fa sembrare carini persino i vietatissimi calzini bianchi”.
    Le tre ragazze sorrisero alla vista dei calzini bianchi che spuntavano da sotto i pantaloni dello smoking di Xander.
    “Non imparerà mai” sottolineò Willow.
    Cordelia sospirò forte: “Ha fatto la stessa cosa per il ballo di homecoming”.
    “Dio, sembra che siano passate delle epoche!” disse Buffy continuando a guardare i tre ragazzi; proprio in quel momento Spike si voltò e i loro sguardi si incontrarono.
    I due si sorrisero, mentre le persone intorno a loro continuavano a parlare.
    “Vi ricordate che Spike è stato eletto re di homecoming?” chiese Willow, sogghignando. “Credete che succederà anche questa volta?”.
    “Oh Dio no!” esclamò Cordelia. “Se devo ballare con qualcuno che non sia Xander, che sia Angel. Almeno è più alto di me”.
    “Hey, Spike non è così basso!” protestò Buffy, distogliendo lo sguardo da quello di Spike.
    La rossa e la bruna le diedero un’occhiataccia.
    “Va bene, d’accordo. Non è alto. Ma compensa in altre zone” precisò lasciva Buffy, riportando lo sguardo su Spike.
    “Immagino” disse Cordy, alzando gli occhi al cielo. “Penso che orami lo sappiamo tutti”.
    In risposta all’occhiata interrogativa di Buffy continuò:
    “Bè tranne quei pochi che non sono venuti alla recita la settimana scorsa”.
    “O quelli che erano lì ma avevano grossi problemi di udito” aggiunse Willow.
    Un forte rossore invase il collo e le guance di Buffy.
    “Era veramente divertente vedere la faccia di Giles che cercava di fingere di essere diventato sordo” ridacchiò Willow.
    “Oh mio Dio. Sto per morire” mormorò imbarazzata Buffy, prendendosi il volto tra le mani.
    “Hey signore. Di che cosa state parlando?” chiese Xander, avvicinandosi al tavolo seguito da Oz e Spike.
    “Di niente!” saltò subito su Buffy, mentre Spike si sistemava al suo fianco.
    Xander si accigliò.

    I need a hero [Ho bisogno di un eroe]
    I'm holding out for a hero 'til the morning light [attenderò un eroe fino al mattino]
    Hès gotta be sure [dovrà essere sicuro]
    And it's gotta be soon [e dovrà accadere presto]
    And hès gotta be larger than life [e dovrà essere più forte della vita]

    “Vuoi ballare?” chiese velocemente Buffy, rendendosi conto che Xander non aveva intenzione di lasciar cadere l’argomento.
    “La canzone è a metà ma, certo” si strinse nelle spalle Spike, aiutandola ad alzarsi e conducendola sulla pista da ballo.

    Racing on the thunder [superando il tuono]
    And rising with the heat. [e sollevandosi con il calore]
    It’s gonna take a superman [ci vorrà un superuomo]
    To swing me off my feet. [per sollevarmi]

    Proprio a questo punto della canzone Buffy si sentì stringere più forte e fu sollevata, perdendosi nel suo abbraccio, mentre lui premeva la bocca sulla sua per un bacio appassionato.
    Ridacchiò allegra contro le sue labbra, poi si separarono e lei posò nuovamente i piedi a terra.
    “Allora …” iniziò Spike, leggermente a corto di fiato, mentre si muovevano lentamente per la pista da ballo, completamente fuori tempo rispetto alla canzone. Rimasero abbracciati, mentre le altre coppie intorno a loro si agitavano frenetiche al ritmo della musica. “ … che cos’è successo?”.
    Lei arrossì ancora di più e Spike sogghignò.
    “Hai un’idea di quanto sei carina quando arrossisci in quel modo? Mi fa venire voglia di …”. Anziché finire la frase la attirò a sé e premette i fianchi contro i suoi.
    Lei sgranò gli occhi e lo spinse subito via, tenendogli però le braccia intorno al collo.
    “No! È proprio quello che ci ha messo in questo casino” esalò lei, esaminando accigliata le coppie intorno a loro. Aveva la terribile sensazione che tutti stessero facendo commenti su di loro. “A quanto pare tutta la scuola ha sentito il nostro incontro nello sgabuzzino dei bidelli, la settimana scorsa” spiegò.
    “Ah”. Lui sollevò le sopracciglia quando capì ma, dopo qualche secondo, si strinse nelle spalle: “Accidenti”.
    “Cosa vuol dire accidenti?” chiese lei, accigliandosi ancora di più.
    “Ci hanno sentito, e allora?”.
    “Bè, è …” iniziò Buffy, interrompendosi dopo essersi resa conto di non avere argomentazioni.
    “Ci diplomeremo la settimana prossima, e probabilmente non vedremo mai più queste persone”.
    Buffy ci pensò sopra per qualche secondo, poi si strinse nelle spalle.
    “Immagino …” e si appoggiò nuovamente a lui.
    “Se penso che otto mesi fa sei impazzita perché ci hanno beccato a pomiciare sulla cattedra” ridacchiò lui.
    “Non ricordarmelo” brontolò lei.
    “E dai. Devi ammettere che a ripensarci è piuttosto divertente” continuò lui.
    “Spike!” lo rimproverò lei, sollevando lo sguardo su di lui.
    “Che c’è?” chiese lui, sulla difensiva.
    Il sogghigno di lui ebbe la meglio sul cipiglio di lei che, improvvisamente, si ritrovò a sorridere a sua volta.
    “Hai visto la faccia di Harmony?” chiese, ridacchiando.
    “Non aveva prezzo” rispose lui.
    I due si guardarono e, per un po’, risero forte.
    “Sembra che sia passata un'eternità …” disse alla fine lei, mentre il suo sguardo si faceva nuovamente sognante. “Come siamo finiti qui? Io e te … insieme al ballo dell’ultimo anno. Ci odiavamo così tanto!”.
    “Alla fine ti ho conquistata con il mio fascino incredibilmente sexy. Era solo questione di tempo” disse lui, superbo.
    Lei gli diede uno schiaffetto sul petto, continuando a sorridere: “Stai zitto!”.
    “Sono irresistibile, Summers, e tu lo sai” continuò lui.
    “Maiale” borbottò lei.
    “Un maiale decisamente sexy” aggiunse lui, sollevando il sopracciglio sfregiato.
    Lei si limitò a scuotere la testa, poi la posò nuovamente sulla sua spalla.
    Mentre erano sul punto di riprendere a ballare la musica si interruppe e, dagli altoparlanti, si sentì la voce nervosa di Jonathan.
    “S-scusate. P-posso avere la vostra attenzione, per favore?” balbettò, battendo due volte sul microfono e riempiendo la palestra di un fastidioso stridio di riverbero. “S-scusate” si scusò, mentre tutti presenti facevano una smorfia. Si schiarì la gola e continuò: “Bene, è il ballo dell’ultimo anno e, fra una settimana, ci saremo tutti diplomati”.
    “Era ora” gridò qualcuno tra la folla, e tutti risero.
    Jonathan fece una risatina forzata e continuò a leggere: “Comunque, siamo riuniti qui per celebrare il nostro viaggio nel …”.
    “E falla finita” urlò qualcuno.
    “Dovremo sopportare questa cosa durante la cerimonia dei diplomi” disse un altro.
    Riconobbero la voce di Larry: “Passa a Chase”.
    Tutti ridacchiarono per lo scherzo. Era semplicemente troppo ovvio che la regina del ballo sarebbe stata Cordelia Chase.
    “Divertente” sorrise appena Jonathan. “Va bene, allora. La regina del ballo quest’anno è …”. Aprì una busta e lesse a voce alta: “Cordelia Chase”.
    “Finalmente” brontolò a denti stretti Cordy, sorridendo e dirigendosi sul palco.
    Spike guardò di sottecchi Buffy e si accorse che si stava torcendo le mani.
    “Non preoccuparti, amore. Stavolta non vincerò” la rassicurò.
    Lei corrugò le sopracciglia e lui aggiunse:
    “Ho fatto una chiacchierata con Andrew sul fatto di alterare i voti”.
    “E il re del ballo è … Angel O’Neill” annunciò Jonathan.
    “Visto?” chiese Spike, prendendola tra le braccia e portandola a bordo pista in maniera tale che Angel e Cordy potessero avere il ballo del re e della regina.
    Raggiunsero il resto del gruppo mentre i due popolari bruni si univano. Spike diede un’occhiata a Xander, che si stava mordendo l’interno di una guancia mormorando qualcosa di incomprensibile.
    “Non preoccuparti, idiota, a lei piaci tu” cercò di rassicurare l’amico Spike, ma Xander non rimase fermo finché la canzone non terminò.
    “Finalmente” ansimò, quando Angel e Cordy si separarono. “Pensavo che quella canzone non sarebbe mai finita” brontolò, circondando protettivo con un braccio la sua ragazza e guardando male Angel attraverso la stanza. Il quarterback lo ignorò e mise un braccio intorno alle spalle della sua accompagnatrice, una bionda dagli occhi azzurri, a quanto pareva un’universitaria del primo anno di nome Darla.
    Buffy non poté fare a meno di sorriderne. Era troppo carino vedere come un solo ballo riusciva ad ingelosire Xander ma, del resto, lei aveva fatto un casino per molto meno in passato. Sollevò un angolo della bocca in un sogghigno soddisfatto e si appoggiò a Spike, lasciando che i ricordi dell’anno trascorso le invadessero la mente.


    EPILOGO
    Buffy agitò i piedi nudi ancora una volta, allungandosi sulla coperta comoda, con i talloni sull’erba e la testa posata su un torace muscoloso. Chiuse gli occhi, percorrendo con le dita la stoffa bianca contro cui teneva poggiata la guancia. Dopo gli affanni degli ultimi giorni era piacevole starsene tranquilli per un po’.
    “A che cosa pensi, amore?” chiese Spike con voce aspra e profonda, mentre il suo torace vibrava appena.
    “A niente … A tutto” rispose lei, accoccolandosi più vicina.
    “Ah, oggi sei in modalità “pensieri profondi” scherzò lui, guadagnandosi uno schiaffetto su un braccio.
    Lei sollevò lo sguardo a guardarlo negli occhi, posando il mento sul suo torace; lui teneva le braccia incrociate sotto la nuca.
    “Stavo solo pensando a quest’ultimo anno …” disse lei, sorridendo dolcemente. “Sembrava che tutto accadesse allo stesso tempo molto velocemente e molto lentamente”.
    Lui si accigliò e lei cercò di chiarire:
    “È solo che mi ricordo tutto molto chiaramente, ma mi sembra che sia accaduto molto tempo fa. Capisci cosa voglio dire?”.
    “Certo”.
    Lei si interruppe un attimo, tracciandogli sentieri segreti sulla maglia con l’indice.
    “Non riesco a credere che ci siamo diplomati. Sembrava che quest’anno non sarebbe mai finito”.
    “Non starai già diventando nostalgica, vero? Ci siamo diplomati solo due giorni fa” precisò lui.
    “Non so. È solo che ho la sensazione profonda che niente sarà più lo stesso. Cambierà tutto. E mi mancherà tutto così tanto”.
    “Il cambiamento è positivo. Un sacco di cose sono cambiate quest’anno, e la maggior parte erano positive” ribatté lui.
    “Forse ma …”. Lei si lasciò sfuggire un sospiro. “Il liceo è finito”.
    “Diciamo che è inevitabile, amore”.
    “Lo so. Solo che mi mancheranno tutti quanti”.
    “Cosa vuoi dire? Vedrai tutto l’anno prossimo. Tu, io, Willow, Oz e Cordy andremo al College di Sunnydale. Xander si è preso un anno per “trovare se stesso”, il che significa che se ne starà seduto nel seminterrato dei suoi genitori tutto l’anno, finché non deciderà di alzare il suo culo pigro ed andare al college” razionalizzò Spike.
    “Già, probabilmente hai ragione” sorrise di nuovo lei.
    “Certo che sì!” disse lui, arrogante. “Adesso smettila di lamentarti e divertiamoci prima che arrivino gli altri”.
    “Quando hanno detto che vengono?” chiese Buffy.
    “Alle sei. Vengono con il furgoncino di Oz, per cui devono aspettare che lui finisca con le prove della band. Il che significa …”. Si sollevò su un gomito e afferrò un polso di Buffy, voltandolo in maniera da poter controllare l’ora. “ … che abbiamo esattamente due ore e mezza per goderci questo splendido scenario” disse, allungando le braccia e indicando il lago davanti a loro.
    “Goderci lo scenario … Certo! Mi piace come eufemismo” scherzò Buffy, risalendo lungo il suo corpo e sfiorandogli le labbra con le proprie.
    “Cosa? Sono serio. Devi ammettere che la capanna di mio padre ha un panorama grandioso” cercò di apparire innocente Spike.
    “Non saprei. L’ultima volta che sono stata qui ero troppo … distratta da altre cose per notare il panorama” mormorò lasciva Buffy, passandogli una mano sul petto e sfiorandogli baldanzosa l’inguine.
    “Ah, davvero …?” chiese Spike con un’espressione lasciva, mettendole una mano dietro la nuca e attirandola giù per un bacio famelico.
    “Mmm …” cercò di replicare lei; ma non le fu possibile, perciò si limitò ad annuire mentre si rotolavano in maniera tale che si ritrovò sdraiata sulla schiena, con il corpo di Spike che incombeva su di lei.
    All’improvviso lui si staccò. Buffy impiegò qualche secondo a mettere a fuoco la vista ed a rendersi conto di cosa fosse successo. Quando sollevò lo sguardo se lo trovò seduto a fianco, con un ghigno sulle labbra.
    “Meglio non distrarti dal panorama” disse.
    “Piccolo …” lo rimproverò lei, sedendosi e agitando le mani mentre lui, in un lampo, si alzava in piedi.
    Lei si alzò barcollando e, per qualche minuto, gli corse dietro, poi si arrese.
    “Che c’è? Non ce la fai?” chiese Spike, un po’ a corto di fiato.
    “Non proprio” rispose lei, stringendosi nelle spalle.
    “Oh, la povera piccola Buffy è troppo stanca per corrermi dietro” la prese in giro lui, in tono infantile.
    “No. Non ho bisogno di correrti dietro” disse lei, togliendosi le scarpe.
    “È che sono semplicemente troppo veloce per te. Bambina” continuò lui, sfidandola a corrergli dietro e passandosi la lingua sui denti.
    “Te l’ho detto Spike” iniziò lei, portandosi le mani dietro la schiena. Dopo qualche secondo si sentì il rumore di una cerniera. “Non ho …”. Si fece scivolare dalle spalle le spalline dell’abito estivo e, quasi subito, il tessuto le cadde alle caviglie.
    Quando la vide in piedi, baciata dal sole, con addosso soltanto un perizoma inconsistente, Spike chiuse la bocca, deglutendo a fatica.
    “ … bisogno di correrti dietro”. Si tolse anche il perizoma. “ … se posso far sì che tu …”. Si allontanò mentre lui le si avvicinava. “ … mi corra dietro”.
    Si misero a correre, ridacchiando, Buffy correva il più velocemente possibile ma correre a piedi nudi, anche sull’erba, non era molto comodo e, ben presto, si rese conto che l’unico modo per evitare di essere presa era quello di correre nel lago. E fece proprio così.
    Vedendola tuffarsi nell’acqua fredda Spike brontolò, frustrato. Lei riemerse dopo qualche secondo, con i capelli bagnati tirati indietro. Senza pensare Spike si liberò rapidamente dei vestiti. Si tolse i jeans, la maglietta, gli scarponi e i calzini, lanciandoli in tutte le direzioni. Ben presto si tuffò nel lago, dietro di lei.
    “Presa!” disse lui, trionfante.
    “Dobbiamo proprio darci da fare con la tua abbronzatura, lo sai?” chiese lei, senza fiato.
    “Dopo. Forse” ansimò lui, prima di incollare le labbra a quelle di lei che, istintivamente, gli avvolse le gambe intorno alla vita.
    Sentendo qualcosa di lungo e duro premerle contro l’interno coscia Buffy mugolò contro la sua bocca. Spostò rapidamente i fianchi per sistemarlo, e sentì la voce di Cordelia:
    “Oh mio Dio! Ci stanno dando dentro di nuovo!”.
    I due biondi si bloccarono. Si voltarono e incontrarono quattro paia d’occhi scioccati. Bè, più che altro due paia d’occhi scioccati, perché quelli di Cordelia erano più sul genere frustrato/seccato e quelli di Oz erano semplicemente … quelli di Oz.
    “Ragazzi, siete dei conigli, lo sapete?” brontolò Cordy dalla riva.
    Gli altri tre ragazzi iniziarono ad arretrare nervosamente. Quando Cordelia non li seguì Xander l’afferrò per le braccia e, trascinandola via, balbettò:
    “L-le prove della band di Oz sono state cancellate”. Rendendosi conto di quanto suonasse ridicola la spiegazione in quel momento, aggiunse: “S-saremo alla capanna, a disfare i bagagli”.
    E, detto quello, sparirono. Senza perdere un secondo Spike riportò le labbra su quelle di Buffy, mentre lei non distoglieva lo sguardo dal punto in cui due secondi prima c’erano i loro amici.
    “Spike, che cosa stai facendo?”.
    “Cosa ti sembra?” gemette lui con voce rauca, passandole la lingua sul collo.
    “Non adesso. Ci sono gli altri” lo rimproverò lei, cercando di liberarsi.
    “Non ci sono più”. Lui continuò con le sue attenzioni ma, quando Buffy riuscì finalmente a spingerlo via, smise.
    “Ma Buffy …” mugolò lui, guardandola nuotare verso riva.
    “Niente ma, possiamo farlo dopo” disse lei, iniziando a raccogliere i propri vestiti.
    “Per l’inferno maledetto …” brontolò lui, uscendo di malavoglia dall’acqua ed iniziando a vestirsi. “Di chi è stata poi l’idea di invitarli a passare la settimana qui alla capanna con noi?”.
    “Tua” rispose pronta Buffy, lanciandogli la maglietta mentre lui si chiudeva i jeans.
    “Ah giusto”.
    “Non preoccuparti. Mi farò perdonare più tardi” disse lei sorridendo, ripiegando la coperta mentre lo aspettava.
    Quando lui la raggiunse, lei gli mise un braccio intorno alla vita, poi i due si avviarono alla capanna.


    FINE
     
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