Un Tocco di Gelosia

Tradotta da PrincesMonica

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  1. TerenceSpike
     
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    Capitolo 37
    Buffy sospirò di frustrazione e si torse nervosamente i capelli di fronte allo specchio. Guardò l’orologio per la quinta volta nell’ultima mezz’ora.
    “Buffy, farai meglio a sbrigarti! Saranno qui da un momento all’altro” gridò la madre dal corridoio.
    “Arrivo tra un attimo” gridò lei di rimando, voltandosi su se stessa davanti allo specchio. “Oh mi arrendo” sibilò ai muri, fermandosi a controllare il suo aspetto per l’ultima volta prima di uscire.
    Andò quasi a sbattere sulla madre, che stava uscendo dal bagno.
    “Uau! Sei meravigliosa!” esalò Buffy.
    “Non credi che il rossetto rosso sia un po’ troppo?” chiese la sig.ra Summers, un po’ dubbiosa.
    “Stai benissimo mamma. Giles dovrà raccogliere il mento da terra” la rassicurò sorridendo.
    Il campanello suonò e Joyce disse: “Parli del diavolo ...”.
    Le due donne scesero rapidamente le scale e la sig.ra Summers, dopo aver inspirato a fondo, aprì la porta a Giles e Spike, entrambi in smoking.
    “Buon Capodan-”. Vedendo la donna che gli teneva la porta aperta Giles si interruppe a metà della frase e rimase a fissarla, aprendo e chiudendo la bocca come un pesce fuor d’acqua.
    “Uau!” disse alla fine Spike, sollevando un sopracciglio e dando una spintarella al padre.
    “Ah, s-scusa! È solo che sei ... ehm ... bellissima!” riuscì finalmente a dire lui.
    Lei indossava un lungo abito da sera nero, che si incrociava sulla spalla sinistra e le lasciava scoperta la destra.
    “Grazie” rispose Joyce, arrossendo furiosamente. “Anche voi state piuttosto bene. Entrate”.
    I due uomini entrarono e Spike si strofinò le mani per il freddo.
    “Dov’è Buffy?” chiese, cercando di nascondere l’ansia nella sua voce.
    Non l’aveva più vista da quando erano rientrati dalla capanna. L’ultima settimana era stata frenetica, con lui che aiutava il padre alla libreria e Buffy alla galleria d’arte, e non avevano avuto modo di passare del tempo insieme.
    “Era proprio dietro di me”. Joyce si guardò intorno accigliata, ed entrò in cucina. “Strano” precisò, non trovandola là.
    “Forse ...”.
    “Hey ragazzi”.
    I tre si voltarono, e videro Buffy che scendeva le scale. Indossava un semplice vestito azzurro, che le aderiva al busto per poi ricaderle morbido intorno al corpo, tenuto su da doppie bretelline. Intorno al collo aveva una lunga sciarpa, che ne completava l’abbigliamento. I boccoli biondi le sfioravano le spalle nude, ondeggiando leggermente mentre scendeva le scale.
    Fu il turno di Spike di rimanere sbalordito: rimase a guardarla dalla base delle scale, con la bocca semiaperta.
    “Buffy, sei bellissima” si complimentò Giles, sorridendo e aggiustandosi ancora una volta gli occhiali.
    “Grazie” rispose lei, arrossendo appena nel rendersi conto di quanto intensamente Spike la stesse fissando.
    “Dov’eri?” chiese Joyce, quando la ragazza arrivò in corridoio.
    “Avevo dimenticato la borsa” rispose lei agitando il piccolo oggetto che teneva fra le mani, senza distogliere gli occhi dall’ossigenato che le stava a fianco.
    “Andiamo, allora?” chiese Giles, offrendo il braccio destro a Joyce, che accettò con piacere.
    Gli ci volle un po’ ma, alla fine, mentre la coppia più anziana usciva, Spike si riscosse dal proprio torpore.
    “Dio, sei così bella” riuscì ad ansimarle all’orecchio, mentre lei chiudeva a chiave la porta.
    La sensazione dell’alito di lui sul collo le fece venire i brividi lungo la schiena e, per un attimo, dovette serrare gli occhi prima di voltarsi sorridendo verso di lui:
    “Grazie”. Cercando di apparire il più noncurante possibile, e di non sembrare una ragazzina sciocca con una cotta, continuò: “Questo smoking ti sta veramente bene”.
    “È lo stesso di homecoming” rispose lui, tenendo gli occhi fissi su di lei.
    “Che c’è?” chiese lei, mentre si avviavano alla macchina.
    Lui lottò con le parole: “Sei ... Dio, mi sei mancata così tanto”. All’improvviso, senza pensare, le si avvicinò per prenderla tra le braccia, con la bocca pericolosamente vicino alla sua.
    “Che cosa stai facendo?” sibilò lei, premendogli una mano contro il petto.
    Lui scosse appena la testa e, dopo aver aperto e chiuso la bocca un paio di volte, disse:
    “Che c’è?”.
    “I nostri genitori” bisbigliò lei, mentre si avvicinavano alle auto.
    “Ah giusto” brontolò lui, aprendole la portiera dell’auto.

    Giles scese dall’auto e diede le chiavi ad uno dei ragazzi in uniforme nera che stavano davanti alla casa. Per essere siceri, era più che altro una magione.
    “Pronta?” chiese con un sorriso finto, offrendo il braccio a Joyce e tenendole aperta la portiera.
    “Odi tutto questo, non è vero?” chiese lei, cercando di non ridacchiare.
    “Con tutto me stesso” rispose lui, mentre entravano nel maestoso atrio nel quale alcune altre coppie si erano raccolte per salutare la padrona di casa.
    “E dai. Sii carino” bisbigliò lei, mentre una donna con indosso un abito rosso fuoco si avvicinava.
    “Oh Joyce, ce l’hai fatta!” gridò gioiosa la sig.ra Chase, attraversando l’atrio per avvicinarsi a loro, con un enorme ghigno e le braccia aperte per abbracciare Joyce.
    “Joanne, che bello vederti. Buon Capodanno!” salutò Joyce, abbracciando la bruna.
    “Buon Capodanno!” rispose GINGERLY lei. “Oh sig. Giles, finalmente è venuto! Sono anni ormai che cerco di convincerla a venire alla nostra festa” continuò, rivolgendo la propria attenzione al libraio.
    “Mi fa piacere essere venuto. E per favore, mi chiami solo Giles” rispose Rupert sorridendo il più cordialmente possibile, per poi prendere la mano della padrona di casa e sfiorarla con le labbra.
    “Oh voi inglesi siete dei *tali* gentiluomini!” trillò la sig.ra Chase, coprendosi la bocca con l’altra mano.
    Nel frattempo la coppia più giovane stava dietro di loro, a scambiarsi sguardi struggenti, quando all’improvviso:
    “Oh William! Ci sei anche tu” gridò Joanne, andando ad abbracciarlo. “Ma guardati! Sei così bello” continuò.
    “Hey sig.ra Chase” mormorò Spike, abbassando la testa leggermente imbarazzato.
    “E Buffyyy!”.
    Allo strillo acuto della donna la bionda ebbe un fremito.
    “Siete una coppia? Siete così carini! Così dooolci!”.
    I due ragazzi sgranarono gli occhi alla ricerca di una risposta, mentre i loro cuori cessavano di battere per un attimo.
    “Bè noi ...” iniziò Buffy.
    “Noi ... ehm ...” tentò Spike.
    Per fortuna la sig.ra Summers li soccorse:
    “Dov’è Michael?” li interruppe Joyce, un po’ bruscamente ma con un enorme sorriso.
    “Probabilmente nella zona della piscina” rispose la sig.ra Chase, riportando lo sguardo sul libraio che le stava davanti. “È così bello averla qui, Giles” disse facendo scorrere lo sguardo sull’inglese.
    Per tutta risposta, Giles si mise a trafficare nervosamente con i suoi occhiali, sistemandoseli per la milionesima volta.
    Era sul punto di dire qualcosa quando la sig.ra Summers si intromise: “Bene, allora andiamo a salutare”; prese Giles per il braccio e, praticamente, lo trascinò via.
    Non appena furono abbastanza lontani da non essere sentiti lo tirò per la manica:
    “Non c’era bisogno di essere *così* carino” mormorò accigliata.
    “Oh, c’è Willow” notò Buffy, e i due ragazzi si allontanarono dalla fin troppo vivace padrona di casa, prima che potesse fare altre domande imbarazzanti. “Mamma!” gridò alla madre. “Andiamo a parlare con Willow, va bene?”.
    La sig.ra Summers annuì e si diresse verso la piscina.
    “Hey Wills!” salutò Buffy, muovendosi in mezzo alla folla con Spike che la seguiva da presso.
    “Buffy! Hey!” rispose Willow quando la coppia la raggiunse. “Spike”.
    “Rossa” disse lui, con un cenno del capo. “Dove sono l’idiota e Oz?”.
    Prima che Willow potesse rispondere qualcuno gli toccò la spalla.
    “Spike, quanto tempo” disse Oz, passando a Willow un bicchiere di soda e bevendo un sorso dal proprio.
    “Non ho ancora visto Xander. Probabilmente è occupato a darsi da fare con Cordy” rispose Willow.
    “Non credo” ridacchiò Buffy, scorgendo Xander dall’altro lato della stanza.
    Il ragazzo era accanto al sig. Chase e aveva un’aria terrorizzata e un sogghigno forzato incollato sul viso, mentre faceva finta di ascoltare l’uomo che, apparentemente, stava blaterando qualcosa di molto noioso.
    “Credo che l’abbia bloccato il sig. Chase” continuò Buffy mentre tutti e quattro si appoggiavano alla parete a guardare il triste spettacolo.
    “Oh poveretto! Il sig. Chase gli sta probabilmente facendo il famoso discorso “uccidi o vieni ucciso” si lamentò Willow.
    “Uccidi o vieni ucciso?” chiese Buffy accigliata, guardandosi intorno e sentendosi decisamente fuori dal giro alla vista di Spike scuoteva la testa e rivolgeva uno sguardo impietosito in direzione di Xander.
    “Sì. La teoria del sig. Chase secondo la quale il mondo di oggi è governato dalla regola per cui uccidi o vieni ucciso. È una battaglia per la sopravvivenza, e tutti noi dobbiamo scegliere se essere cacciatori o … pranzo” riassunse Willow.
    Ancora una volta ci fu silenzio, e i quattro osservarono il bruno tormentato senza pietà dalla macabra visione della vita dell’uomo. Xander muoveva nervosamente le dita, sogghignando maggiormente e annuendo entusiasta ogni volta che il sig. Chase lo guardava.
    “È fregato” se ne uscì Spike. “Quel discorso può durare delle ore”.
    Buffy lo guardò: “E tu come lo sai?”.
    “Ehm ... io ... io ...” balbettò il ragazzo, dibattendosi alla ricerca di una risposta.
    “Lo sanno tutti” si intromise Oz.
    “E allora perché io non so la storia del discorso?” chiese lei, alzando gli occhi su Spike.
    “Perché tu non sei tutti, amore” le bisbigliò all’orecchio l’inglese.
    La sensazione del corpo di lui premuto contro il proprio le annebbiò la mente e, ben presto, si dimenticò dell’argomento e si rimise a fissare Xander.

    Negli occhi del ragazzo si accese un guizzo di speranza, quando scorse il gruppetto riunito dall’altro lato della stanza.
    “Aiutatemi” mimò con la bocca, mentre il sig. Chase non lo guardava.
    “Dunque, come vedi, nel mondo corporativo in cui viviamo oggi i giovani come te devono provvedere a sé stessi. Là fuori è una giungla”. L’uomo si interruppe per qualche secondo per portarsi il sigaro alle labbra, poi ricominciò: “Ti dico che o uccidi o …”; e si voltò verso il ragazzo che gli stava a fianco, che si raddrizzò immediatamente.
    “O vieni ucciso” completò Xander con finto entusiasmo.
    Il sig. Chase praticamente gridò: “Esattamente!” e diede una pacca sulla spalla al ragazzo, che quasi si soffocò con la sua stessa saliva. “Sei un giovane brillante! Sapevo che la mia Cordy sa scegliere”.
    Xander ghignò debolmente all’indirizzo dell’uomo, pregando gli dei che lo salvassero, e il sig. Chase continuò:
    “Ti ho raccontato di quella volta che la mia impresa ha rilevato ...”.
    “Oh Dio, non di nuovo! Per favore! Non di nuovo!” supplicò mentalmente lui.
    Dal nulla si sentì una vocetta acuta: “Oh tesoro! Eccoti qui! Ti ho cercato dappertutto. Ciao, Xander!”.
    Xander salutò con una punta di speranza: “Salve sig.ra Chase”.
    “Non ti dispiace se ti rubo mio marito, vero?”.
    “Per niente!” rispose lui, un po’ troppo entusiasta.
    “Joanne, proprio adesso? Stavo per raccontargli del rilevamento McKinley” protestò l’uomo.
    “Bè, dovrai risparmiartelo per dopo. Mi servi adesso. È appena arrivato il Sindaco” spiegò la sig.ra Chase, spingendo il marito tra la folla.
    Xander sospirò di sollievo e si affrettò ad attraversare la stanza per incontrare il resto del gruppo.
    “Hey!” disse remissivo.
    “Hey. Com’è andata la tortura?” chiese Oz.
    “Una tortura” buttò là Xander.
    “Le mie condoglianze” disse Willow, dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
    “Dov’è Cordy?” chiese Buffy.
    “Probabilmente è ancora di sopra a vestirsi” rispose Xander stringendosi nelle spalle. “Vuole fare un’entrata alla grande, come sempre”.
    “Come mai il capriccio del jazz?” chiese Spike, puntando l’indice in alto mentre iniziava un’altra canzone di Billy Holiday.
    “È la mania della sig.ra Chase” spiegò Buffy, appoggiandosi casualmente a Spike dopo aver esaminato invano la stanza alla ricerca dei loro genitori. “Ogni anno sceglie un decennio e poi fa suonare solo la musica di quel periodo. Quest’anno sono gli anni trenta”.
    “Niente canzoni di Capodanno?” si acciglio Spike.
    “No” rispose Willow.
    “È strano”.
    “Meglio strano che spiacevole” intervenne Xander.
    Willow si intromise in risposta allo sguardo confuso di Spike:
    “Il decennio dell’anno scorso erano gli anni settanta”.
    “Il meglio degli anni settanta” aggiunse Buffy.
    Willow fece una smorfia al ricordo: “Puoi ascoltare “Staying alive” solo per un certo numero di volte, poi ti prende inevitabilmente il desiderio irrefrenabile di uccidere il DJ”.
    “Hey, negli anni settanta non c’era solo la musica da discoteca, sapete? Avete presente il punk?”.
    “Credimi, per la sig.ra Chase c’era solamente musica da discoteca” ribatté Xander.
    “Non posso credere di aver sospirato di sollievo ogni volta che mettevano Elvis” precisò Willow, mentre Oz la prendeva fra le braccia.
    Buffy guardò la coppia e sentì un groppo allo stomaco. Voleva poterlo fare con il proprio ragazzo, senza doversi preoccupare che sua madre li sorprendesse. Deglutì a fatica quando Spike le accarezzò la schiena di nascosto, mentre i loro corpi si toccavano “per caso”, ed entrambi afferravano avidamente ogni occasione che avevano per toccarsi. Buffy scosse leggermente la testa, cercando di concentrarsi sulla conversazione. Qual’era l’argomento? Ah giusto: la diabolica musica da discoteca. “Dio, dobbiamo davvero dire la verità ai nostri genitori!” pensò, mentre Spike spostava la mano più in basso, sfiorandole i glutei.
    “Voglio dire, i Bee Gees erano ...”. Xander si interrupe, rendendosi conto che all’improvviso nella stanza era calato il silenzio.
    Si voltò e vide Cordelia che entrava mentre tutti i presenti si zittivano e fissavano la bruna vestita di rosso. Lei attraversò l’atrio estremamente elegante e posata, apparentemente inconsapevole dell’effetto che aveva sulla folla, e si diresse verso il solito gruppo. Pian piano il mormorio di sottofondo tornò ai livelli normali e lei raggiunse la banda.
    “Hey!” salutò.
    “Cordelia, sei splendida1” si complimentò Willow.
    “Lo so” rispose semplicemente lei, guardando il suo ragazzo che era intento a raccogliere la mascella dal pavimento.
    Buffy sogghignò per il suo atteggiamento arrogante. Era così tipico di Cordelia. Il suo sorriso sparì subito: guardandosi oltre la spalla vide Spike che fissava la bruna con gli occhi sgranati. Qualcosa nel suo stomaco si torse dolorosamente ma non disse niente, limitandosi a continuare ad ascoltare la conversazione.
    Sentendola allontanarsi da lui Spike si accigliò. Le si avvicinò di nuovo e, ancora una volta, lei si scostò.
    Si chinò a bisbigliarle all’orecchio: “C’è qualcosa che non va, amore?”
    “I genitori” rispose calma lei.
    “Sono fuori” si accigliò lui, cercando di abbracciarla mentre lei si scostava con discrezione.
    “Non voglio rischiare” disse lei, alzando gli occhi ma senza guardarlo in faccia.
    “Un attimo fa ti andava bene” insisté lui.
    “Bè ho cambiato idea” continuò lei, noncurante.
    Sorrise e si voltò a dire qualcosa a Willow ma, all’improvviso, lui la prese per un braccio.
    “Scusateci” disse al gruppo, sorridendo forzatamente. Prima che potesse rendersene conto Buffy fu trascinata in mezzo alla folla e si ritrovò in un corridoio abbastanza isolato.
    “Cosa c’è che non va?” chiese lui, lasciandola andare dopo averla fatta voltare in maniera da guardarla in faccia.
    “Niente” insisté lei, sospirando e appoggiandosi al muro con le braccia incrociate sul petto.
    Lui piegò la testa di lato, in attesa di una spiegazione: “Buffy ...”.
    “Non è niente”.
    Lui la guardò accigliato, chiaramente non convinto.
    Buffy si imbronciò, rendendosi conto di quanto fosse ridicola.
    “È solo che ... il modo in cui hai guardato Cordy ...”.
    “Cosa?”.
    “Eri tutto ...”. Sgranò gli occhi, cercando di imitare l’espressione di lui. “ … sbavante”.
    “Sbavante?” si accigliò lui.
    “Già. Sbavavi un sacco ... sbavante” spiegò lei, imbarazzata.
    “Non credo che sia una parola esistente, passerotto” sogghignò lui, mentre lei giocherellava nervosamente con i cordoni della borsetta.
    “Va bene. Non esiste” mormorò lei. “Possiamo andare adesso? Non voglio farmi beccare qui”.
    Lui non disse niente, si limitò a sorridere e a chinarsi su di lei. Lei fece un passo indietro e sentì il freddo del muro contro la schiena.
    “Cosa stai facendo? Potrebbe passare qualcuno” bisbigliò, mentre lui continuava ad avvicinarsi.
    “Hai idea di quanto sei carina quando sei gelosa?” chiese lui ignorando le sue domande e sfiorandole le labbra con le proprie mentre le posava le mani sui fianchi.
    “Non ero gelosa!” saltò su lei, a voce un po’ troppo alta. Sgranò gli occhi e si guardò intorno. “Non ero gelosa” ripeté, bisbigliando. “Ero solo …”.
    Lui la interruppe incollandosi alla sua bocca, afferrandole il collo sotto l’orecchio per attirarla più vicina.
    Buffy gemette nella sua bocca e rispose di buon grado al bacio, insinuando le mani fra i loro corpi per afferrargli i baveri dello smoking.
    Lottarono furiosamente, premendo le labbra contro quelle dell’altro in un tentativo disperato di averlo più vicino, e passandosi freneticamente le mani addosso, nel tentativo di toccare tutto il corpo dell’altro in una volta.
    “Dio mi sei mancata ...” riuscì a dire lui tra un bacio e l’altro.
    “Mi sei mancato ...”. Lui le coprì la bocca, impedendole di terminare la frase.
    Spike le premette il corpo con il proprio, spingendola contro il muro, mentre i loro baci diventavano via via più famelici e disperati.
    “Sei sicura di averlo lasciato nella tua stanza, Maria?”.
    La voce acuta della sig.ra Chase li strappò alla loro foga.
    “Oh mio Dio” bisbigliò senza fiato Buffy, sentendo un rumore di passi che si avvicinavano.
    Senza dire una parola Spike le afferrò la mano e, ancora una volta, si misero a correre per i corridoi.
    “Qui” sibilò Buffy, indicando una porta.
    “No, quella è la stanza della governante. Qui è meglio” disse lui, aprendo un’imposta che portava ad un piccolo magazzino.
    Nel momento stesso in cui si chiusero la porta alle spalle la sig.ra Chase e Maria voltarono l’angolo, e trovarono il corridoio vuoto.
    I due ragazzi rimasero tranquilli nello sgabuzzino, e trattennero il respiro finché non furono sicuri che le due donne se ne erano andate.
    “Ci siamo andati vicino” esalò Spike, facendo un passo verso Buffy e prendendola tra le braccia. “Allora, dov’eravamo rimasti?”.
    Si accigliò quando lei si scostò.
    “Come facevi a saperlo?” chiese.
    “Cosa?” indagò lui.
    “Come facevi a sapere che quella era la stanza della governante?” ripeté lei.
    “Bè, ehm ...”. Lui si interrupe un attimo poi se ne uscì: “La sig.ra Chase ha chiesto se qualcosa era nella stanza di Maria. Io ho dedotto che Maria fosse la governante e-e che stessero andando nella sua stanza”.
    “Ci sono almeno altre tre porte in questo corridoio. Come facevi a sapere che la stanza era *quella*?”.
    “Ehm ... ad homecoming, quando ti stavo cercando e ...”.
    “Spike, eri già stato qui, non è vero? Prima di homecoming?” chiese Buffy.
    “No ... Solo che ...”.
    Nella penombra della stanza lei strinse gli occhi: “Non mentirmi”.
    Lui sospirò, sconfitto.
    “Va bene! Sì, ero già stato qui. Un sacco di volte” mormorò lui, mentre lei lo fissava ad occhi sgranati.


    Capitolo 38
    “Come …? Qu-quando?”. Buffy esitò, mentre la sua mente elaborava velocemente una serie di risposte, nessuna delle quali le piaceva particolarmente. “Tu e Cordelia …”.
    “Cosa?! Dio, no!” negò immediatamente lui, scuotendo enfaticamente la testa.
    “Allora ...”.
    “Ecco ... ehm ...”. Lui la guardò, poi sospirò forte e se ne uscì: “DavoripetizioniaCordelia”.
    “Eh?”. Decisamente non era la spiegazione che si era aspettata lei.
    “Davo ripetizioni a Cordelia” ripeté lui. “Di inglese. Lo scorso anno” brontolò, abbassando la testa.
    “Davi ripetizioni a Cordelia?”.
    Lui sospirò pesantemente: “Sì”.
    “Davi ripetizioni a qualcuno?” continuò lei, incredula.
    “Sorpresa, amore?”.
    “Molto” annuì lei.
    “Bè, lei stava rimanendo indietro e la sig.ra Kennedy mi ha chiesto di aiutarla. Quindi ho finito per venire qui tutti i venerdì pomeriggio. Ecco perché conosco così bene la casa” spiegò lui.
    “Uau”.
    Lui alzò gli occhi al cielo e si premette le dita all’apice del naso.
    “Perché non l’hai detto a nessuno?” chiese lei, ancora un po’ confusa dalla scoperta.
    “Che cosa?! E farmi bollare da tutti come un secchione? Mai. Mi ci è voluto troppo tempo per costruirmi la mia reputazione di cattivo ragazzo. Non avevo intenzione di perderla” scosse la testa lui, camminando in cerchio. “E poi Cordelia non era troppo entusiasta di far sapere a tutti che aveva bisogno di ripetizioni”.
    Ci fu un momento di silenzio, con Buffy che sembrava un’imitazione alla moviola di un pesce fuor d’acqua, aprendo e chiudendo più volte la bocca.
    “Per la verità Oz e la rossa lo sanno” disse lui, cercando di rompere il silenzio imbarazzante.
    A queste parole Buffy sollevò lo sguardo e corrugò le sopracciglia.
    “Mi è praticamente scappato a homecoming, mentre tu eri ...”. Lui deglutì a fatica, poi decise di evitare l’argomento: “ … sparita”.
    “L’hai detto a loro e non a me?!” chiese lei, con un filo di disappunto nella voce.
    “Te l’ho detto. Non avevo intenzione di dirlo a nessuno. Mi è scappato” mormorò lui, appoggiandosi al muro di fronte a lei.
    “Ecco perché tutti sapevano del “discorso” tranne me, vero?”.
    “Mi dispiace” disse debolmente lui, piegando la testa di lato.
    Buffy incrociò le braccia sul petto in silenzio, poi disse:
    “C-come? Non stai mai attento a lezione di inglese. Stai sempre scribacchiando nel tuo blocco per appunti”.
    “Questo perché so già la maggior parte delle cose che l’insegnante spiega” rispose arrogante lui.
    “E allora cos’è che scrivi di continuo?” chiese lei con un mezzo sorriso, socchiudendo gli occhi.
    A questo punto ci fu nuovamente silenzio. Spike tirò la cravatta a farfalla che portava al collo allentandola un poco, e fissò il pavimento nel tentativo di nascondere il proprio volto, con la luce che filtrava dalla persiana che vanificava i suoi sforzi.
    “Spike…?”.
    “Sono poesie, va bene?” replicò brusco lui, lasciando ricadere le braccia ai lati del corpo in segno di sconfitta.
    “Poesie?!”.
    “Sì” sibilò lui, mentre lei gli si avvicinava. “Scrivo poesie e la sig.ra Kennedy mi da una mano. Quindi, ecco qua, sono un secchione. Contenta adesso?” brontolò, alzando gli occhi a guardarla per la prima volta da quando avevano iniziato quella conversazione.
    Il fiato gli si mozzò in gola quando, all’improvviso, se la trovò premuta addosso, con le labbra schiacciate alle sue in un bacio esigente. Gli ci vollero alcuni secondi per ricambiarla ma, alla fine, lo fece. La prese rapidamente tra le braccia, seppellendo una mano fra i suoi capelli, e aprì la bocca accogliendola nella propria. Entrambi barcollarono all’indietro e, ben presto, Buffy si trovò premuta contro un muro, con Spike che si chinava su di lei.
    Lui ansimò quando lei gli afferrò la camicia e, frettolosamente, gliela tirò fuori dai pantaloni per insinuarvi le dita sotto e passargliele sull’addome. Lei non ci mise molto a spostare le dita più in basso, strappandogli praticamente di dosso la fascia nera dello smoking nella ricerca dell’allacciatura dei pantaloni.
    “Che cosa stai ... Ah!” mugolò lui, mentre lei lo afferrava rudemente attraverso la stoffa.
    Lei fece scorrere il palmo della mano dall’alto in basso, mordicchiandogli il lobo dell’orecchio.
    “Dio, Buffy ... che co-”. Lui deglutì a fatica, mentre lei gli infilava la mano nei pantaloni e gli sfiorava i riccioli del pube. “Che cosa stai facendo?” riuscì a chiederle, con la fronte poggiata contro il muro oltre la spalla di lei e le palpebre serrate, stringendo e rilassando i denti nel tentativo di controllarsi.
    Lei non gli rispose e gli tracciò una scia di baci aspri lungo il collo, fino a raggiungergli le labbra. Gli mise le mani sulle spalle e, prima che lui avesse tempo di reagire, gli avvolse le gambe intorno alla vita, sollevandosi l’abito azzurro oltre le cosce.
    Istintivamente lui le posò la bocca sulla carne morbida del collo e la mordicchiò leggermente, mentre lei spingeva il bacino contro il suo strappandogli un grido soffocato.
    “Buffy ...” ansimò lui.
    “Ti voglio” esalò lei, infilandogli le dita nei riccioli scomposti e costringendolo a guardarla.
    Senza preavviso incollò la bocca a quella di lui, in un altro bacio esigente e bruciante, e affondò la mano tra i loro corpi, facendogliela scivolare nei pantaloni e prendendogli nuovamente in mano l’uccello.
    “Dio ...” gemette Spike, mentre lei glielo prendeva in mano e cominciava a muovere la mano su e giù.
    “Mi sei mancato” disse lei, ansante.
    “Mi sei mancata moltissimo” rispose lui, ricominciando poi a piazzarle una serie di baci lungo il collo.
    Quando lui raggiunse il punto sensibile sotto il lobo dell’orecchio lei gemette: “Ho cercato di ... ah!”. Poi, continuando a muovere la mano, ansimò: “ … allontanarmi dalla … g-galleria … ma era sempre sommersa … e-e …”. Quando lui le afferrò il polso e le scostò la mano, lei si fermò a metà della frase, si accigliò e lo guardò.
    “Se continui in quel modo non durerò” rispose lui, respirando affrettatamente. La fissò per qualche secondo poi chiese: “Sei sicura che vuoi …” e fece un gesto con la testa verso il basso “ … qui? Qualcuno potrebbe …”.
    Lei corrugò di nuovo le sopracciglia perfette.
    “N-non mi vuoi?” chiese strozzata.
    “Che cosa?” chiese lui, incredulo.
    “È solo che ...”.
    Lui sfregò i fianchi contro quelli di lei e, socchiudendo allusivamente gli occhi, ringhiò: “Ti sembra che non ti voglia?”.
    Lei arrossì e scosse la testa.
    “Volevo solo assicurarmi che tu volessi ...” le bisbigliò all’orecchio. “Non voglio che tu mi faccia andare su di giri per poi cambiare idea, tutto qui”.
    “E da quando lo faccio?” lo prese in giro lei, con finta indignazione.
    “Da sempre” rispose semplicemente lui, continuando a leccarle il collo e rendendole difficile concentrarsi sull’argomento.
    “Io ...” – ansimò – “ ... non ho mai fatto ...” – deglutì – “così”.
    Lui smise immediatamente di fare quello che stava facendo e la guardò.
    “E il giorno alla capanna?”. Lei si accigliò e lui continuò: “La volta che ti ho detto la verità su Andrew e Angel. Ti ricordi?”. Continuò in falsetto, cercando di imitare il suo tono di voce: “No! Non ora! Stanotte. Mentre dormono”.
    “Avrebbero potuto sentirci” si difese lei, mettendo il broncio.
    “Potrebbero sentirci maledettamente bene anche adesso” ribatté lui.
    “E dai. C’è una festa là fuori. Non ci sentirà nessuno” argomentò lei.
    “Se gridi ci sentiranno”.
    “Non griderò”.
    Lui allontanò il torace dal petto di lei e le afferrò il sedere: “Stai insinuando che non riuscirò a farti gridare?”.
    “No. Solo che non griderò” spiegò lei, strofinandoglisi addosso e facendogli rovesciare gli occhi.
    “Non è che sia proprio una scelta, vero?” chiese lui, con voce rauca e profonda, chinandosi verso di lei. “Alle volte hai *bisogno* di gridare” disse allusivo, passandosi la lingua sulle labbra.
    “Un po’ troppo egocentrico?” chiese lei, alzando un sopracciglio perfetto, e abbandonando la sua espressione non appena lui spinse il bacino contro il suo. “La musica è alta e …”.
    “Stupidi ragazzini! Continuando a correre in giro e ad andare a sbattere sulle persone”.
    Sentendo la voce familiare di Snyder provenire dal corridoio Buffy e Spike si immobilizzarono.
    “M-mi dispiace veramente Sindaco Wilkins. Non intendevo gettarle addosso il mio drink” continuò a balbettare l’uomo. “È solo che quell’idiota di Harris mi è venuto addosso e …”.
    Dallo sgabuzzino i ragazzi sentirono la voce stranamente vivace del sindaco Wilkins: “È tutto a posto Snyder. Ora, qual era la porta? La seconda a destra o a sinistra?”.
    “C-credo che la sig.ra Chase abbia detto che il bagno è la seconda porta a sinistra”.
    Buffy fissò ad occhi sgranati i due uomini che si erano fermati davanti alle imposte. Quando Spike spostò una mano fra i loro corpi quasi le caddero gli occhi dalle orbite. Spaventata, passò con lo sguardo dal viso di Spike alla sua mano. Deglutì a fatica, sentendo l’inconfondibile rumore metallico di una cerniera che viene aperta.
    “Che cosa stai facendo?” chiese, senza emettere alcun suono.
    Quando lui le scostò le mutandine con un dito si immobilizzò.
    “No!” mimò con la bocca, cercando di scostargli la mano senza fare alcun rumore.
    Si sentì un rumore di acqua che scorreva e, voltatasi a guardare attraverso le imposte, vide che solo uno dei due uomini era rimasto in corridoio: il sig. Snyder. Alle sue spalle, proprio di fronte alle imposte dello stanzino, c’era una porta aperta da cui si intravedeva un bagno. Mentre il preside camminava in cerchio nel corridoio, Buffy riuscì a scorgere il Sindaco nell’altra stanza che, chinato sul lavandino, si sforzava di ripulirsi i pantaloni.
    Sentendo qualcosa di duro premere contro di sé riportò la propria attenzione su Spike.
    “No!” esalò, mentre un misto di paura ed eccitazione le inondava il sangue.
    “Non ci sentirà nessuno” bisbigliò lui, chinandosi sul suo viso ad occhi chiusi e passandole la lingua sull’orecchio.
    “Aspetta Spike ...” bisbigliò lei.
    “E tu non griderai, ricordi?” chiese rauco lui, prima di spingere lentamente i fianchi in avanti, penetrandola.
    Buffy sgranò gli occhi, sentendolo scivolare pigramente fra le pieghe del suo sesso, aprendola. Trattenne il respiro e si morse il labbro inferiore con forza per evitare di gemere il suo nome, affondandogli le unghie nelle spalle.
    Lui non la penetrava completamente, ma solo con la punta dell’uccello, con movimenti terribilmente lenti.
    “Spike ci ...”. Lui le mordicchiò leggermente il lobo dell’orecchio e lei si interruppe per un attimo. Dio, quello lo adorava! “Ci ... ah ... sentiranno”.
    Lui le fece scivolare il viso sul collo strofinando il naso contro la pelle morbida. Nel frattempo continuava a muovere i fianchi, spingendoli leggermente in avanti e tirandoli indietro, tormentandola impietosamente.
    “Spike …” esalò lei, con voce praticamente inudibile.
    “Ti voglio così tanto …” le ringhiò silenziosamente all’orecchio lui, affondando in lei all’improvviso.
    Lei ansimò, sgranando gli occhi e la bocca.
    Nel corridoio il sig. Snyder si fermò.
    Lo sentirono chiedere: “Cos’era quello?”.
    “Cos’era cosa?” chiese il Sindaco, continuando a fissare la macchia che aveva sui pantaloni, senza fare davvero attenzione.
    Il cuore di Buffy perse un colpo e, dentro di lei, Spike si immobilizzò, con il viso ancora affondato nell’incavo del suo collo.
    “Credo di aver sentito qualcosa”.
    “Probabilmente era solo la musica” suggerì il Sindaco, strofinando un pezzo di carta igienica bagnata sul tessuto.
    “No, era …”.
    “Dannazione!” sibilò all’improvviso il Sindaco Wilkins, gettando la carta nel cestino là vicino. “Questa piccola fastidiosa macchia non viene via!”.
    “Bè, la sig.ra Chase arriverà da un momento all’altro con lo smacchiatore. Sono sicuro che andrà via. Verranno come nuovi” disse velocemente Snyder strofinandosi e mani, mentre l’altro prendeva un altro pezzo di carta igienica e si dedicava nuovamente al proprio compito.
    Buffy aveva ancora gli occhi fissi sui due uomini in corridoio, quando Spike si mosse dentro di lei. Senza preavviso uscì da lei e si spinse nuovamente dentro, mentre lei tratteneva il respiro e soffocava un gemito.
    Lui le afferrò il sedere, sostenendola contro il muro e iniziando a muoversi con un ritmo lento e calmo. Con la bocca si dedicava al suo collo, leccando famelico ogni centimetro di pelle scoperta, mentre si muoveva dentro e fuori di lei.
    “Dobbiamo … smettere … Do- Oh! Dio! Dobbiamo …”.
    La voce squillante della sig.ra Chase irruppe dolorosamente nella nebbia che avvolgeva Buffy: “Sig. Sindaco. Sig. Sindaco? Oh, siete qui! Credevo di avervi detto di usare il bagno dell’ufficio. Era il più vicino. Vi ho cercato per tutta la casa. Ora, fatemi vedere questa macchia”.
    Buffy si voltò verso sinistra e, con lo sguardo annebbiato, vide attraverso le imposte la sig.ra Chase che spruzzava qualcosa sui pantaloni del Sindaco per poi strofinare.
    “Visto Sindaco Wilkins? Le avevo detto che …”.
    La voce lamentosa del sig. Snyder si affievolì in sottofondo, insieme alla voce soul di Etta James, mentre Spike spostava una delle mani dal suo sedere per insinuarla tra i loro corpi alla ricerca del suo clitoride. Vi premette contro il pollice, continuando a spingere con il bacino con un ritmo crescente.
    “Spike … non … Cristo!” sibilò, inarcando il collo ed esponendosi di più a lui.
    Ma lui si era già concentrato su qualcosa d’altro. Nel bel mezzo del loro strofinarsi le spalline del suo vestito da un lato le erano scivolate dalla spalla e la stoffa si era spostata sul petto, scoprendo in parte il seno bianco. Lui spostò di buon grado la bocca verso il basso, scostandole ulteriormente il vestito con il mento, finché non ne spuntò un capezzolo eretto. Dischiuse le labbra per prenderlo in bocca, avvolgendolo con la lingua prima di premervela sopra.
    Buffy non riusciva più a sopportarlo: lui che le baciava e le mordeva il capezzolo, massaggiandole il clitoride rigonfio con il pollice mentre la penetrava a fondo era troppo.
    “Ecco amore! Vieni per me … Vieni per me …” la incoraggiò segretamente lui, sollevando lo sguardo sul suo viso contorto dal piacere, senza staccarsi dal suo seno.
    Lei aveva gli occhi serrati e le sopracciglia corrugate, e teneva la bocca chiusa e le labbra semiaperte, che ne lasciavano intravedere i denti serrati mentre lottava con l’orgasmo incombente.
    “Bene, credo che la macchia se ne sia andata”.
    “Bè sig.ra Chase, avete fatto un lavoro davvero miracoloso” disse il Sindaco Wilkins con un sogghigno forzato, uscendo dal bagno. “Faremmo meglio a sbrigarci, mancano solo cinque minuti a mezzanotte”.
    “Oh Dio Spike” sibilò lei, ansimando e deglutendo a fatica, annaspando nel sentirsi pronta ad esplodere.
    “Per favore Buffy … Vieni per me. Non lottare” supplicò lui bisbigliando dolcemente e staccandosi dal suo seno per concentrarsi sulla sua bocca. “Cazzo! Sono così vicino” mormorò tra un bacio e l’altro, togliendole la mano dal clitoride e afferrandole nuovamente il sedere.
    “Bene, faremo meglio a tornare alla festa allora” suggerì Snyder mentre camminavano lungo il corridoio.
    Nel magazzino Spike uscì da Buffy e, all’improvviso, affondò in lei con tutte le sue forze. Lei gli afferrò i capelli, cercando qualcosa a cui aggrapparsi, e gridò nella sua bocca mentre l’orgasmo lo investiva con forza.
    I gemiti di Spike si mischiarono con i suoi, mentre il sesso di lei si contraeva intorno al suo cazzo stringendolo; e venne a sua volta.
    Il sig. Snyder si bloccò di colpo: “Che cos’era quello?”.
    “Cosa?” chiesero all’unisono la sig.ra Chase e il Sindaco.
    “Quel rumore” insisté l’uomo.
    “Io non ho sentito niente”.
    “No, poco fa. C’è stato u-un … rumore soffocato … qualcosa” insisté lui.
    “Snyder, credo che lei abbia bisogno di passare un po’ più di tempo lontano dai ragazzi. Sta iniziando a sentire delle cose” disse il Sindaco Wilkins, continuando a dirigersi verso la festa.
    “M-ma …” balbettò Snyder, seguendolo.
    Nel magazzino Buffy e Spike scivolarono insieme lungo il muro, collassando sul pavimento in un intreccio di arti.
    Buffy fu la prima a parlare, tra un ansito e l’altro: “Dio! È stato … Dio!”.
    “Cristo, mi sei mancata così tanto Summers” le mormorò contro i capelli Spike, inspirando il suo odore ad occhi chiusi.
    “Summers? Dopo quello che abbiamo appena fatto hai ripreso a chiamarmi per cognome?” lo provocò lei.
    “Sei meravigliosa. Sei …”. Lui si dibatté alla ricerca delle parole giuste, ma tutte quelle che gli venivano in mente gli sembravano povere e meschine in confronto a ciò che provava in quel momento.
    Lei sorrise orgogliosa, infilando giocosamente le dita nei riccioli biondi di lui, mentre rivoli di sudore le scorrevano lungo il viso.
    “Mi sei mancata così tanto” disse alla fine lui, sollevando lo sguardo su di lei dopo un momento di silenzio. “Quando ti ho visto a casa tua, tutto quello che volevo fare era toccarti …”. Le passò un dito sulla spalla e lungo il braccio. “ … sentirti vicina a me, inspirare il tuo profumo …”. Inspirò a fondo presso la sua guancia. “ … baciarti” terminò, sfiorandole le labbra con le proprie. “Sei bellissima stanotte”.
    “Solo stanotte?” sorrise lei.
    L’espressione di lui le fece fermare il cuore per un attimo, mozzandole il fiato in gola e torcendole lo stomaco. Per un attimo il modo in cui la fissava ed il doloroso vorticare di emozione nei suoi occhi la spaventarono. Era talmente intenso.
    “Sempre” esalò lui. “Non c’è nessuna oltre te e se non lo sai a questo punto …”.
    Lei lo interruppe posandogli due dita sulla bocca.
    “Lo so” bisbigliò, poi si chinò e lo baciò sulle labbra.
    Si fissarono l’uno l’altra abbagliati ancora per qualche attimo, tracciando pigramente con le dita strani disegno sul corpo dell’altro.
    Buffy interruppe il silenzio: “Faremmo meglio ad andare. Mia madre mi starà cercando”.
    Lui annuì di malavoglia, ed era sul punto di muoversi quando lei esclamò:
    “Ah, aspetta! Ho qualcosa per te”.
    Senza spostarsi dal grembo di lui afferrò la borsetta e l’aprì; poi ne estrasse un regalo incartato goffamente e glielo porse.
    “Perché, passerotto?” chiese accigliato lui, prendendo il regalo.
    “Buon Natale!”.
    “Credevo che mi avessi già dato un regalo di Natale” disse lui allusivo, iniziando a scartarlo.
    “Questo è in più”.
    Lui lo aprì, scoprendo un paio di boxer blu scuro, con dei cuori rossi; sorrise.
    “Ti piace?” chiese lei.
    “Lo adoro” rispose lui, attirandola a sé per un altro bacio.
    All’improvviso la musica di sottofondo si interruppe, per essere sostituita da un coro chiassoso:
    “Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque …”.
    I due ragazzi rimasero seduti sul pavimento, a guardarsi l’un l’altra nel magazzino buio, la cui unica luce proveniva dalle imposte.
    “Quattro, tre, due, uno! Buon anno!”.
    “Buon anno, passerotto!”.
    “Buon anno!” rispose Buffy, mentre lui le metteva una mano sulla guancia e la attirava a sé per un lungo bacio.

    Capitolo 39
    La voce acuta della sig.ra Finch riecheggiò sulle pareti dell’aula: “Sig.na Summers!”.
    Buffy si scusò debolmente, tenendo la testa china: “Scusi”.
    “Non avvertirò di nuovo lei e la sig.na Rosemberg” la minacciò per la terza volta nella giornata l’insegnante di storia.
    Le due ragazze riuscirono a stare tranquille per i successivi dieci minuti ma, ben presto, Willow diede una gomitata alla bionda seduta vicino a lei.
    “Allora, che cosa è successo dopo?” chiese con gli occhi scintillanti, ansiosa di sentire il resto della storia.
    “Bè la sig.ra Chase è entrata nel corridoio ...” continuò Buffy, raccontando gli eventi dell’ultimo dell’anno chinata verso Willow, gettando di tanto in tanto un’occhiata veloce all’insegnante. “E poi …”.
    “Sig.na Summers!”.
    Entrambe le ragazze fecero un salto sulla sedia, raddrizzandosi e fissando terrorizzate la donna dai capelli grigi.
    “Sono fregata” pensò Buffy, guardando l’insegnante sistemarsi gli occhiali e cominciare a leggere il foglio di carta che teneva in mano.
    “Bene, sig.na Summers, immagino che dopo tutto riuscirà a saltare la mia noiosa lezione. Il nuovo consulente per l’orientamento vuole vederla” spiegò lei, sollevando lo sguardo dal foglio di carta e fissandola.
    Buffy si accigliò e guardò Willow in cerca di una spiegazione, senza trovarne nessuna: “Il nuovo consigliere per l’orientamento?”.
    “Avanti sig.na Summers! Non ho tutto il giorno” esclamò la sig.ra Finch, voltandosi verso la lavagna.
    Buffy raccolse goffamente le sue cose e le infilò rapidamente nel suo zainetto, poi lasciò l’aula.

    Ancora accigliata, sospirò profondamente e bussò alla porta.
    Qulcuno ripose: “Entra”.
    “Voleva vedermi?” chiese Buffy, entrando nella stanza.
    Dietro la scrivania sedeva una donna pallida con i capelli scuri, con un sorriso finto stampato sulle labbra rosse.
    “Tu devi essere Buffy” disse, alzandosi e stringendo la mano alla ragazza attraverso la scrivania. “Io sono Halfrek Addams, nuovo consulente per l’orientamento”. Buffy si accigliò e lei aggiunse con un sospiro: “Lo so, Halfrek … è brutto, eh? Diciamo solo che i miei genitori avevano delle idee molto … *originali*. Chiamami semplicemente Hallie!”.
    “Hey!” salutò imbarazzata Buffy, sedendosi come aveva fatto la donna che le stava davanti. “S-sono nei guai?” chiese, dopo alcuni attimi di snervante silenzio.
    L’unica risposta che ottenne fu una risatina della bruna.
    “No, non sei nei guai. Sto solo cercando di incontrarvi tutti, dato che sono nuova. Per conoscervi meglio sai, in maniera tale da potervi aiutare” spiegò dopo un po’.
    “Ah!” rispose Buffy annuendo appena, e rilassandosi nella sedia.
    “Allora ...” iniziò Hallie, guardando il fascicolo che teneva in mano. “Buffy Anne Summers” lesse, poi lo mise giù e guardò la ragazza seduta di fronte a lei. “Che cosa vuoi dalla vita?”.
    “S-scusi?” chiese Buffy, un po’ sorpresa.
    “Che cosa vuoi fare? Quali sono i tuoi scopi? Le tue passioni? Che cosa ti spinge?” continuò a indagare la donna, muovendo entusiasta le mani per aria.
    Buffy sgranò gli occhi al fuoco di fila delle domande che le erano state rivolte.
    “B-bè, n-non lo so ancora” balbettò.
    “Sei all’ultimo anno, giusto?” chiese Hallie riprendendo il fascicolo e scrutandolo nuovamente.
    “Sì”.
    “Bè dovresti avere un’idea di quello che vuoi, giusto?”.
    “Non esattamente” ripose Buffy, un po’ nervosa.
    Ci fu un momento di silenzio, in cui Hallie sospirò forte prima di chiudere il fascicolo e metterlo via.
    “Vedo che non sei coinvolta in nessuna attività non obbligatoria” iniziò. “Niente sport, niente clubs, niente gruppi”.
    “Non mi interessano molto queste cose” cercò di spiegare Buffy sollevando un angolo della bocca e stringendosi nelle spalle, lasciandosi andare nella sedia.
    “Che cosa ti interessa, Buffy?” chiese Hallie con un sorriso di pseudo compassione.
    “Non lo so”.
    “Ti sei mai chiesta se il motivo per cui non sai cosa ti piace possa essere il fatto che non sei mai stata davvero coinvolta in qualcosa? Non hai mai provato nessuno sport né nessun altro tipo di attività. Forse se ci provassi scopriresti che alcune di queste cose ti piacciono” argomentò Hallie.
    “Ha senso” disse debolmente Buffy.
    “Lo ha, vero?”. Hallie le sorrise di nuovo, poi si alzò e prese un grosso fascicolo dallo scaffale a fianco alla scrivania cominciando ad esaminarlo. “Cosa ne pensi del … club degli scacchi?”.
    “No!”. Buffy si raddrizzò immediatamente sulla sedia, scuotendo la testa. “V-voglio dire, non so giocare”.
    “Ah! Bè, allora ... cosa ne dici di ... fare la cheerleader?”.
    Buffy si bloccò, mentre l’immagine di se stessa con addosso uno dei succinti completini da cheerleader di Cordelia le invadeva la mente.
    “Nooo grazie” rispose.
    “Perché no?”.
    “È solo che non sono un amante del football. Non credo di avere quello che ci vuole” spiegò Buffy, pregando silenziosamente che la consulente cambiasse idea.
    Lei continuò a sfogliare le pagine, suggerendo una serie di attività che a Buffy facevano venire voglia di vomitare. “Va bene, allora ... immagino che l’unica cosa rimasta sia il teatro”:
    “Teatro?”.
    “Sì! Lezioni di recitazione, hai presente?”.
    “N-non so recitare”.
    “Sciochezze. Certo che ci riesci!” disse Hallie, con un movimento noncurante della mano, alzandosi e inchinandosi sulla scrivania.
    “M-ma ...”.
    “Ah, sarebbe il modo perfetto per elaborare tutta quella frustrazione adolescenziale accumulata ... riversare il tuo cuore e la tua anima nel tuo ruolo” continuò Hallie, battendo le mani entusiasta.
    “Non ho frustrazioni accumulate” saltò su Buffy.
    La bruna però non la bevve: “Certo che ne hai! Sei un’adolescente!”.
    “No, io ...”.
    “Allora siamo d’accordo! Farai un provino per la prossima recita. Fra l’altro sei giusto in tempo. I provini iniziano oggi, dopo la scuola. Non è grandioso?”.
    “Alè!” mormorò tra sé Buffy, facendosi piccola piccola.


    “Hey, Wills, Xander” salutò Buffy, trascinandosi al tavolo e lasciandovi cadere sopra il vassoio. “Ecco il modo per affrontare il nuovo anno: fronte aggrottata e sospiri profondi” se ne uscì Xander, sarcastico.
    “Cosa è sucesso? Sei nei guai?” chiese Willow, chiaramente preoccupata.
    “No” rispose Buffy, spargendo il cibo per tutto il piatto.
    “Ho sentito che oggi hai vinto un viaggio gratis dal consulente per l’orientamento” disse Xander, guardando oltre la spalla di Buffy e vedendo Spike che arrivava. “Hey Mr. Ossigeno!” lo salutò mentre lui si sedeva edava un bacetto veloce a Buffy, per poi rispondere:
    “Hey idiota”.
    Poi si voltò verso Willow e, con un cenno del capo, aggiunse: “Rossa”. Poi riportò la propria attenzione sulla ragazza seduta a fianco a lui: “Cosa c’è che non va, amore?” chiese, passandole una mano sulla schiena.
    “L’ha chiamata il consulente per l’orientamento” rispose Willow a bassa voce.
    “Anche a te tocca la recita, eh?”.
    Tutti si voltarono e videro Oz che posava il proprio vassoio a fianco a quello di Willow, e Cordelia che arrivava subito dopo di lui.
    “Sei stato classificato anche tu?” chiese Buffy, un po’ più vivacemente, sollevando lo sguardo dal proprio piatto per la prima volta da quando si era seduta.
    “Sì. Non sono abbastanza coinvolto nella vita scolastica” continuò Oz, dopo aver dato un bacio a Willow.
    A questo punto Buffy sospirò forte e riportò la propria attenzione sul pranzo.
    “Sarebbe carino se qualcuno spiegasse che cosa sta succedendo” esclamò Xander, ghignando goffamente.
    “Oz e Buffy sono tra i pochi prescelti per la nuova recita scolastica” spiegò Cordelia, con voce grondante sarcasmo.
    “Parteciperai ad una recita?” chiese Spike accigliato.
    “La nuova consulente per l’orientamento ha detto che non sono abbastanza coinvolta nelle attività non obbligatorie e che dovrei aprire la mente a nuove esperienze, in maniera tale da poter scoprire la vera me stessa e ciò di cui *ho bisogno* per essere felice nella vita” mormorò Buffy, lasciando cadere la forchetta ed appoggiandosi allo schienale della sedia.
    “Lo stesso discorso che ha fatto a me” disse Oz.
    “Ti piace il teatro?” chiese Spike, ancora un po’ sorpreso.
    “No. Ma la scelta era tra quello e fare la cheerleader” sospirò Buffy, incrociando le braccia sul petto e mettendo il broncio.
    “E tu hai scelto il teatro?”.
    La bionda annuì, facendo una smorfia di disgusto.
    “Non so. Magari mi sarebbe piaciuto vederti con addosso quei completini aderenti, minuscoli e perversi” disse sogghignando Spike, piegando la testa verso di lei e passandosi allusivamente la lingua sui denti.
    “Già! Io con addosso completini aderenti, minuscoli e perversi che faccio il tifo per *Angel*” rispose Buffy con un sorriso forzato.
    A questo punto il sogghigno di Spike si sgretolò, per essere sostituito da un’espressione accigliata.
    “Immagino che tu abbia ragione. Ho sempre pensato che saresti stata grandiosa in … che recita è?”.
    “Romeo e Giulietta” scattò Buffy.
    “Sì, saresti una Giulietta grandiosa” sorrise, strofinando il naso contro il collo di lei.
    “Non faccio il provino per Giulietta. Faccio il provino per la nutrice” spiegò Buffy.
    “Anche meglio”.
    “Questo capita a chi non ha spirito scolastico” disse Cordelia arrogante. “Non vedo l’ora di vedere Oz con quei patetici costumi. Grazie a Dio io ho una vita sociale qui. Non sono tenuta a sottopormi a questo tipo di umiliazioni pubbliche”. Sentendo una mano sulla spalla, smise di ridacchiare.
    “Sei tu Cordelia Chase?”.
    La cheerleader si voltò e vide una donna dai capelli scuri in piedi al suo fianco.
    “Sì”.
    “Ciao. Io sono Hallie Addams, la vostra nuova consulente per l’orientamento”.
    Cordelia rimase in silenzio, in attesa che la donna continuasse.
    “Potresti venire nel mio ufficio dopo pranzo, per favore? Ho veramente bisogno di parlarti” disse lei, poi lasciò la stanza sorridendo.
    Cordelia si voltò verso la banda, orripilata e li trovò che la fissavano, con Buffy che sogghignava vendicativa.

    “I santi, pur se accolgono i voti di chi prega, non si muovono” mormorò senza entusiasmo Cordelia, alzando gli occhi al cielo.
    “Ehi, sei riuscita a suonare più monotonica di Oz!” notò Xander.
    “Odio tutto questo” se ne uscì Buffy, lasciandosi cadere seduta sul palcoscenico con le gambe penzoloni.
    “E dai ragazze, ci sono io a sostenervi” esclamò il bruno con un sogghigno enorme. “Vi aiuterò con la parte e tutto il resto”.
    “So già la parte a memoria” mormorò Buffy, lasciando cadere a terra i fogli.
    “Già, ma non tutti avevano una cotta da strambi per Leonardo Di Caprio quando è uscito “Romeo + Juliet” brontolò Cordy, continuando a leggere il copione. “Ma allora sulle mie resta il peccato
    di cui si son purgate quelle tue! Dio! Può diventare più complicato di così?”. Alla fine sospirò in segno di sconfitta e raggiunse Buffy sul palcoscenico. “E comunque dov’è l’insegnante di teatro?”.
    Si sentì una voce senza fiato, subito prima che una donna entrasse nella stanza: “Oh! Scusate il ritardo!”.
    “Sig.na Addams?” esclamò Cordy.
    “Avrei dovuto immaginarlo” brontolò Buffy.
    “Mi sono trattenuta a parlare con uno dei vostri compagni e, indovinate un po’? Sembra che abbia una passione segreta per il teatro, proprio come tutti voi” blaterò lei con un sogghigno enorme, sistemandosi i capelli. “Ecco a voi l’ultimo membro del cast!” annunciò voltandosi, sorpresa di non trovare nessuno dietro di sé. Si voltò nuovamente verso il gruppo di studenti sul palcoscenico e lanciò loro un sorriso veloce prima di andarsene: “Solo un attimo!”.
    “Probabilmente un altro che è stato convenientemente etichettato come asociale” disse alla fine Oz.
    “Come mai ho la sensazione che tutto il problema per cui non siamo coinvolti nelle attività scolastiche sia direttamente collegato al fatto che la sig.na Addams dirige una recita in una scuola in cui tutti odiano il teatro?” chiese retorica Buffy, socchiudendo gli occhi.
    “Non so perché *io* debba stare qui. Io non sono socialmente menomata come voi altri!” precisò Cordelia; poi vendendo gli sguardi degli altri aggiunse: “Che c’è?”.
    “Bisogna amare la sua totale mancanza di comprensione!” disse sorridendo Xander, mentre Buffy alzava gli occhi al cielo.
    “Probabilmente sei stata presa per attirare la folla. Altrimenti dubito che qualcuno verrebbe di sua volontà a vedere il disastro incombente che sarà questa recita” spiegò la bionda.
    “Eccoti qui! Non c’è bisogno di essere timido!” disse la sig.na Addams tornando nella stanza e trascinando qualcuno con se.
    “Angel?” esclamò Buffy, vedendo il quarterback che veniva trascinato sul palcoscenico.
    “Immagino che ci servissero più stelle per attirare la folla” disse fra sé Xander.

    Hallie Addams si premette le dita all’apice del naso, mentre ascoltava il patetico dialogo che veniva recitato davanti a lei.
    “Io ti prendo in parola!D'ora in avanti tu chiamami "Amore", ed io sarò per te non più Romeo, perché m'avrai così ribattezzato” disse drammaticamente Angel, agitando le mani in aria.
    “Oh, qual uomo sei tu, che pr… pr…” balbettò Cordy, combattendo con le parole.
    “Protetto” bisbigliò Oz dietro il sipario.
    “ … protetto dal buio della notte” riuscì a dire Cordelia, sollevando gli occhi sul quarterback e continuando: “vieni a inciampar così sui miei pensieri?”.
    “Dirtelo con un nome, non saprei; il mio nome, cara santa, è odioso a me perché è nemico a te. Lo straccerei, se lo portassi scritto” recitò enfaticamente Angel.
    “L'orecchio mio non ha bevuto ancora cento parole dalla voce tua, che ne conosco il suono: ehm …”. Cordy fu presa dal panico, nel tentativo di ricordare la battuta successiva; gettando un’occhiata al foglio che teneva in mano cercò di leggere di sbieco e, ricordando, disse trionfante “Ah”, e poi: “Non sei Romeo tu, ed un Montecchi?”.
    “Dio, Shakespeare si starà rivoltando nella tomba” mormorò la sig.na Addams prima di respirare a fondo. “Grandioso, ragazzi! Penso che possa bastare” disse, sorridendo debolmente.
    “È sicura? Perché posso …”.
    Il blaterare di Angel fu subito interrotto: “No, no! Non c’è bisogno di continuare. Ho capito! Ottimo lavoro!”.
    I due ragazzi si affrettarono a saltar giù dal palcoscenico.
    “Non è stato così male” disse Cordelia, con un enorme sorriso.
    “No, non è stato male” concordò apparentemente Xander. “Era più una forma di raffinata tortura”.
    “Hey!” protestò Cordelia, dandogli uno schiaffetto sul petto.
    “Ahia! Tesoro, devi ammettere che non sei Laurence Olivier” insisté Xander.
    “Non sono un uomo!” protestò Cordelia, incrociando le braccia sul petto.
    Dopo qualche secondo la cheerleader mormorò:
    “Era *tanto* orribile?”.
    “Doloroso, *molto* doloroso!”.
    Cordy spostò lo sguardo dal suo ragazzo al ragazzo più basso che gli stava seduto a fianco, aspettando la sua opinione.
    “È stato ... ehm ... unico?” suggerì Oz.
    “Va bene, faceva schifo” brontolò la bruna, lasciandosi cadere su una sedia e incrociando le braccia sul petto.
    “Oh! Adesso tocca a Buffy!” saltò su Xander, dando un’occhiata al palcoscenico.
    La biondina sembrava anche più minuta così, in piedi da sola sull’ampio palcoscenico in legno. Lei si schiarì la voce e, quando la luce le colpì gli occhi, gli strizzò.
    “Ehm ... P-proverò la parte della nutrice”.
    “Va bene!” acconsentì la sig.na Addams, con voce priva di qualunque speranza, continuando a massaggiarsi le tempie. “Sarà un disastro! Perché ho scelto di fare l’insegnante? Perchè? Perchè!?” si chiese tra sè. “Che scena proverai?”.
    “Atto prima, scena terza” se ne uscì Buffy.
    “Va bene ...”. Lei si guardò intorno e, dopo aver scrutato il pubblico, indicò: “Tu e ... tu!”.
    “Io?” chiesero contemporaneamente Xander e Oz”.
    “Sì. Tu farai Giulietta e tu Lady Capuleti”.
    “M-ma io non sto facendo il provino” precisò nervoso Xander.
    “Voglio solo che tu legga, in maniera tale che lei possa dire le sue battute” spiegò Hallie.
    “Ah, va bene!”.
    La sig.na Addams sospirò, mentre Xander cominciava a leggere la parte di Lady Capuleti e Buffy rispondeva. Dopo un minuto aprì di scatto gli occhi stanchi.
    “Uau, qualcuno che *conosce* le battute” pensò.
    “Sia più sia meno, quando il primo agosto verrà sul calendario, quella notte Giulietta compirà quattordici anni. Susanna mia e lei - conceda Iddio la pace a tutte l'anime cristiane - erano d'una età. Susanna mia ora è con Dio (per me era troppo buona), ma la notte davanti al primo agosto Giulietta compirà quattordici anni” disse Buffy, con voce alta e chiara, mentre le scorrevano davanti algi occhi le scene del film che, da ragazzina, aveva guardato un centinaio di volte. “Me lo ricordo bene, per la Vergine! Sono undici anni dal gran terremoto …”.
    La voce della sig.na Addams strappò Buffy alla sua trance: “Basta così. Come mai conosci tutte le battute?” chiese, curiosa.
    “Immagino di aver guardato il film una volta di troppo” suggerì Buffy.
    La sig.na Addams non disse nulla; si limitò ad annuire, indicando a Buffy che poteva scendere dal palcoscenico.
    “Uau! È stato fantastico!” esclamò Xander, mentre uscivano dal teatro.
    “Davvero?” chiese Buffy, con un goffo sogghigno stampato in viso.
    “Assolutamente!” insisté Xander, attirandosi un’occhiata assassina da parte della sua ragazza.
    “Molto Shakespeariano” precisò Oz.
    “Grazie ragazzi. Non so cosa mi sia preso. Sono salita là sopra e tutto ha semplicemente … combaciato, sapete?” disse Buffy arrossendo.
    “Immagino che tu abbia un talento naturale” sbuffò Cordy, sconfitta.
    “Grazie Cordy. Ragazzi, sapete quando verrà reso noto il cast?”.
    “Non so. Probabilmente domani” suggerì Xander stringendosi nelle spalle.

    La giornata sembrò trascinarsi all’infinito, così come la notte; quando, finalmente, suonò la sveglia Buffy praticamente saltò giù dal letto.
    “Tesoro farai meglio ... sei alzata!” notò un po’ sorpresa la sig.ra Summers, trovando la figlia completamente vestita e pronta per uscire.
    Lei gettò un bacio alla madre, dicendo: “Buongiorno mamma! Devo andare!”, poi uscì in un lampo.

    “Hey!” salutò Buffy con un enorme sogghigno, gettando le braccia intorno a Spike e dandogli un bacio veloce sulle labbra.
    “Hey a te!” rispose lui, sorpreso. “Come mai tanta vivacità?”.
    “Hey Willow, Xander!” continuò lei, spargendo il proprio incontenibile buon umore.
    “Va bene, chi sei e che cosa ne hai fatto della mia ragazza?” chiese Spike, accigliandosi sospettoso.
    “Che c’è? Una persona non può essere di buon umore?” chiese lei sorridendogli e incamminandosi lungo il corridoio.
    Svoltato l’angolo si fermò, e vide una piccola folla assiepata davanti ad un’ampia bacheca.
    “Il cast della recita è stato reso noto oggi” spiegò Willlow.
    “Credevo che odiassi dover partecipare alla recita” continuò Spike, sorpreso.
    “Già, ma apparentemente la nostra piccola Buffy ha un talento naturale segreto!” rispose Xander, riuscendo a confondere ulteriormente l’ossigenato.
    Mentre la conversazione continuava Buffy rimase immobile a fissare la bacheca, mentre il cuore le esplodeva in petto.
    “Allora passerotto? Non controlli l’elenco?” chiese alla fine Spike, passandole una mano sulla schiena. “Sono sicura che hai avuto la parte”.
    “V-vado” balbettò lei, facendo un passo avanti. Gettò uno sguardo a Willow, poi a Xander e, alla fine, posò gli occhi su Spike che, rassicurante, le fece l’occhiolino. Trattenendo il respiro si avvicinò alla bachea.
    Esaminò l’elenco per qualche secondo. Vedendo la sua espressione turbata Spike sentì un tuffo al cuore.
    “Senti amore, è solo una recita ...” iniziò.
    “L-lo so” mormorò Buffy, tornando dalla banda.
    “Allora, chi ha avuto la parte?” osò chiedere Willow.
    “Cordelia” borbottò Buffy, senza alzare gli occhi dal suolo.
    “Farà la parte della nutrice? E allora chi farà Giulietta?” chiese Willow accigliata.
    Ma Buffy non se ne preoccupò, mentre la sua migliore amica si voltava a controllare il foglio con l’elenco. L’urlo assordante della rossa la strappò ai suoi tristi pensieri.
    “Ahhh! Tu ... L’hai avuta tu!” gridava, indicando isterica Buffy.
    “Willow?” bisbigliò Xander, leggermente preoccupato.
    “L’hai avuta tu! T-tu, tu sei Giulietta!” riuscì finalmente a spiegare lei.
    “Cosa?” esclamò Buffy.
    “Hai avuto la parte di Giulietta!” ripeté Willow.
    “Stai scherzando!”. Buffy si rifiutò di crederle e si fece strada tra la folla per raggiungere nuovamente la bacheca. Quando lesse il suo nome sgranò gli occhi e fu il suo turno di gridare: “Ahhh!”. Poi corse a gettare le braccia attorno a Spike, in un abbraccio soffocante. “H-ho avuto il ruolo principale! Ohmiodio, ohmiodio!”.
    Un altro urlo di Willow separò i due innamorati.
    “Willow dovresti davvero considerare l’idea di una terapia per i tuoi attacchi d’isteria” mormorò Xander, sfregandosi un orecchio.
    “Sei nella recita!” gridò lei.
    “Eh? Io non ho fatto il provino” spiegò Xander.
    “Bè, tu sarai Lady Capuleti” insisté Willow, tamburellando sul vetro della bacheca, mentre il bruno si avvicinava”.
    “Cosa? No! Io non ... Io non so recitare!” balbettò lui. “E faccio la parte di una *donna*?”.
    Buffy e Willow ridacchiarono all’espressione disperata dell’adolescente. Spike dal canto suo non si unì ai festeggiamenti e continuò ad esaminare l’elenco; e quando lesse: Romeo -> Angel O’Neill, gli si torse dolorosamente lo stomaco.


    Capitolo 40
    “Oh mio Dio! Non avrei mai pensato che mi sarei eccitata tanto per una stupida recita scolastica ma …”. Buffy inspirò a fondo mentre camminava lungo il marciapiede, stringendo di tanto in tanto la mano di Spike. “ … quando ho visto il mio nome su quella lista è semplicemente … andato tutto a posto, hai presente?”.
    Aveva gli occhi più brillanti che mai, con uno sfavillio che dava nuova vita al loro colore verde mentre sollevava lo sguardo sul ragazzo che le camminava a fianco.
    “Immagino che … in qualche modo la sig.na Addams avesse ragione. Non sapevo che cosa volevo dalla vita. Voglio dire che tutti hanno esaminato i cataloghi dei college e io ho solo fatto finta, sai? Mi iscriverò all’Università di Sunnydale e poi deciderò quale sarà il mio corso di studi … più o meno ci avevo pensato a questo livello … ma ora … non lo so! È così eccitante! Aver trovato qualcosa che mi piace davvero e davvero voglio fare e …”. Il suo sguardo vagò sul paesaggio che li circondava, per poi cadere su Spike giusto in tempo per vederlo nascondere uno sbadiglio. “Sto blaterando, vero?” chiese, un po’ accigliata.
    “No, assolutamente no” negò con veemenza Spike.
    “Ti ho mai detto che sei il peggior bugiardo del mondo?”.
    “Scusa amore. Ma sono felice che tu abbia trovato qualcosa che ti interessa” rispose lui, chinandosi a baciarla sulla fronte.
    Lei sorrise e, arrivata davanti all’ingresso di casa si fermò. Lo abbracciò e lo attirò a sé, poi sollevò sorridendo lo sguardo su di lui e, seppellendo il viso nel suo petto, mormorò:
    “Grazie”.
    “Per cosa?” chiese lui, accigliato.
    “Per non essertela presa per la recita” spiegò lei, prima di guardarlo di nuovo.
    Lui fece finta di non capire: “Perché avrei dovuto prendermela?”.
    Lei piegò la testa di lato e gli lanciò un’occhiata di rimprovero:
    “So che hai visto il resto del cast”.
    Lui lasciò cadere la testa in segno di sconfitta, senza alcun commento pungente.
    “V-va davvero tutto bene?” chiese lei, nervosa.
    “Bè …” iniziò lui, senza riuscire a guardarla. Lei lo costrinse a farlo, sollevandogli il mento fino ad incontrarne lo sguardo. Inspirò a fondo e, per un attimo, rimase in silenzio.
    “S-se vuoi che abbandoni la recita … lo farò” disse poi, senza molta convinzione. Lui capì che dentro di sé lei lo stava supplicando di non costringerla a prendere una tale decisione. E come avrebbe potuto? Aveva visto la sua eccitazione nel leggere il suo nome sull’elenco e il modo in cui non smetteva di sorridere e di ridacchiare per gli scherzi più sciocchi. Dio, aveva persino riso alla patetica imitazione di Sean Connery fatta da Xander! Non l’aveva mai vista così felice. No, non poteva farle una cosa del genere. Non ne aveva il diritto.
    Cercando di apparire noncurante disse: “Non essere sciocca. Ovviamente non dovrai abbandonarla”. Si fermò per un attimo, poi aggiunse in tono più serio: “Voglio che tu sia felice, e se questo ti rende felice sono con te al 100%”.
    “Sei sicuro?”.
    Eccola … la scintilla … era tornata nel suo sguardo.
    “Sto bene, Buffy” la rassicurò.
    In un attimo lei gli avvolse le braccia al collo, cercandogli la bocca con la propria per un lungo bacio. Quando finalmente le loro labbra si separarono, posò la testa contro quella di lui sorridendo lasciva.
    “Mia madre non tornerà per altre due ore” annunciò allusiva, indugiando con le dita sul bavero del suo spolverino e camminando all’indietro dentro casa.
    “Davvero?” chiese lui, sollevando il sopracciglio sfregiato e salendo i gradini del portico.

    Con una mano sottile seguiva le battute sulla pagina, mentre con l’altra giocherellava con le lunghe ciocche bionde.
    “Hey…”.
    Una voce familiare strappò Buffy al suo torpore. Alzò lo sguardo sorridendo e lo trovò in piedi al suo fianco.
    “Hey Spike” rispose, scostandosi e indicandogli lo spazio sulla panchina al suo fianco, per poi riportare lo sguardo sulle pagine che teneva in mano.
    “Cosa stai facendo?”.
    “Ripassando alcune battute” spiegò lei, senza alzare lo sguardo.
    “Credevo che le sapessi a memoria”.
    “L-le so. Voglio solo esserne sicura prima dell’inizio delle prove” continuò lei, fissando la pagina con le sopracciglia corrugate.
    Lui si limitò ad annuire e spostò lo sguardo sul campo da football che si trovava sotto di loro.
    “È oggi vero? Dopo la scuola?” chiese.
    “Ah-ah” mormorò lei. Per un attimo si chiese se invitarlo o meno a venire alle prove. L’aveva fatto ogni volta e, ogni volta, lui aveva rifiutato con una debole scusa. Scosse la testa e riportò la propria attenzione sulla pagina.
    Rimasero seduti in silenzio finché lui non si alzò.
    “Bene, allora io vado” disse, in piedi di fianco a lei, guardandola in attesa che lei alzasse lo sguardo; cosa che lei non fece.
    “Va bene …” replicò lei, profondamente assorta nella lettura.
    “Ciao”.
    Lui aspettò per un attimo, finché lei non si rese conto che era ancora lì.
    Le passò le dita fra i capelli scomposti, riportandola alla realtà. Lei scosse la testa e sollevò lo sguardo.
    “Non mi dai un bacio?” chiese lui con un mezzo sorriso.
    Lei ricambiò il sogghigno, poi lui si chinò e la baciò velocemente sulle labbra.
    “Ciao” ripeté.
    “Ciao” rispose lei, riportando velocemente la propria attenzione alle pagine che teneva in mano.

    “Idiota!” gridò Spike, facendosi strada in mezzo alla folla di adolescenti che riempiva il corridoio.
    “Mr Ossigeno!” lo salutò di rimando Xander, mentre l’ossigenato lo raggiungeva.
    “Che cosa stai facendo?”.
    “Mi preparo per la tortura” rispose Xander senza entusiasmo.
    “Puoi ripetere?”.
    “Per le prove” spiegò lui.
    “Ah … Allora immagino che tu non sia disponibile per giocare a calcio dopo la scuola”.
    “Mi dispiace” sospirò Xander, alzando gli occhi al cielo.
    Notando la strana espressione dell’amico, aggiunse:
    “Mi sembra di capire che neanche tu sia troppo contento di questa storia della recita, eh?”.
    “Certo che lo sono” mentì lui a denti stretti. “Rende felice Buffy, rende felice me”.
    “Giusto …” disse Xander con una punta di sarcasmo. “Perché vedere la tua ragazza che se la fa sulla scena con il suo ex è veramente divertente”.
    “Non provocarmi, idiota” brontolò Spike, cercando di eliminare l’immagine che all’improvviso gli si era formata nella mente.
    “Senti, mi dispiace. Penso solo che ne dovresti parlare con Buffy. Sono passate due settimane e voi due non avete detto una parola al riguardo” notò Xander.
    “Ne abbiamo parlato” ribatté Spike.
    “Davvero?” chiese Xander, alzando di nuovo gli occhi al cielo.
    “Lei mi ha chiesto se mi andava bene e io…”.
    “Hai mentito” lo interruppe Xander.
    “Hey!”.
    “Sto solo dicendo … che sono contento che Cordy sia la peggiore attrice del mondo, perché non so se potrei sopportare di vederla baciare Angel” spiegò Xander.
    “A me sta bene” insisté Spike, mentre la rabbia in lui cresceva lentamente.
    “Sei sicuro?”.
    “Sto bene, perciò vaffanculo!” ringhiò Spike, allontanandosi.

    “Hey Spike!” lo salutò con un sorriso Willow, sollevando la testa dal piatto e vedendo l'ossigenato che si accomodava di fronte a lei.
    “Hey rossa” rispose lui, prendendo coltello e forchetta. “Dov’è Buffy?” chiese.
    “Sta provando la recita” spiegò Willow, frugando nel piatto alla ricerca di qualcosa di lontanamente commestibile e facendo una smorfia di disgusto.
    “Credevo che provassero solo i lunedì, i mercoledì e i venerdì” disse Spike accigliato.
    “La sig.na Addams ha detto che la prima si avvicina e che hanno molto lavoro da fare”.
    “Ah …” disse lui, interrompendosi e poi aggiungendo: “Allora come mai non sei là? Sai, per stare vicino al tuo uomo”.
    “Ho pensato di prendermi una pausa dall’esperienza Shakespeariana”. Vedendo che Spike socchiudeva gli occhi ammise: “È solo che vedere Cordelia recitare è straziante”.
    “Già! Ho sentito che è pessima” ridacchiò lui, vedendo la smorfia di Willow al ricordo.
    “È pessima. *Davvero* pessima!” confermò lei. Ci fu un attimo di silenzio in cui lei si chiese se affrontare o meno l’argomento. Alla fine decise di sì. “Perché non vai a controllare di persona? V-voglio dire che potresti andare ad una prova. La sig.na Addams probabilmente ti costringerà a dare una mano, ma a parte questo a lei sta bene” spiegò nervosa Willow.
    “No, non ho davvero voglia di vedere voi americani che assassinate una delle migliori opere della letteratura inglese di tutti i tempi. Per quello ci sono i film di Holliwood” scherzò lui, ma dalla sua voce traspariva un chiaro disagio.
    Willow gli sorrise debolmente, poi posò la propria forchetta e sollevò lo sguardo sul ragazzo che le sedeva di fronte.
    “Lei vorrebbe davvero che tu ci andassi, sai?”.
    Lui non disse una parola e non distolse lo sguardo dall’ammasso irriconoscibile che aveva nel piatto.
    “L’ha detto lei. Dovresti andare a vederla. Forse ti renderai conto che non è così male”.
    “Giusto …” mormorò lui sarcastico, per poi sollevare finalmente lo sguardo sulla rossa.
    “Se ti sbrighi farai in tempo per gli ultimi minuti” insisté lei.
    Lui si alzò senza una parola ed iniziò ad allontanarsi ma, fermatosi, si guardò indietro e bisbigliò:
    “Grazie, rossa”.
    “Prego” disse lei, rivolgendosi alla figura che si allontanava.

    “Si ride delle cicatrici altrui chi non ebbe a soffrir giammai ferita... Oh, quale luce vedo sprigionarsi
    lassù, dal vano di quella finestra? È l'oriente, lassù, e …”.
    Quando la vide entrare in scena la voce fastidiosa e istrionica di Angel sembrò sparire. Aveva i capelli raccolti in una crocchia alta e disordinata, da cui sfuggivano un paio di ciocche che le incorniciavano il viso. Si chinò sulla balconata, lo sguardo fisso sull’orizzonte, mentre sotto di lei il quarterback continuava a pronunciare le sue battute.
    “Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Ah, rinnega tuo padre!... Ricusa il tuo casato!... O, se proprio non vuoi, giurami amore, ed io non sarò più una Capuleti!”.
    Spike la fissò, riverente. Era davvero brava. Ignorò le risposte esagerate del bruno e tenne lo sguardo fisso su di lei che continuava a parlare. Le parole fluivano liberamente, come se lei le stesse pensando in quel momento, e i suoi occhi erano pieni di un desiderio sincero che dava loro un aspetto opaco. Dio, era bellissima!
    Lui rimase in ombra, a guardarla muoversi per il palcoscenico, con il grosso quarterback che la seguiva dappresso. Sentì che lo stomaco gli si rivoltava ma lo ignorò, e fisso la propria attenzione sulla figura minuta, che ora stava ridacchiando sulla scena. Forse Willow aveva ragione. Forse non era così male come se l’era immaginato lui. Mentre i pensieri si rincorrevano nella sua mente si rilassò e si appoggiò al muro. Forse aveva avuto una reazione esagerata …
    All’improvviso il momento che più temeva prese vita davanti a lui e tutto il suo corpo si bloccò. Guardò in silenzio le mani di Angel che si posavano intorno alla vita di lei; lui assunse un’espressione idiota e Buffy un’espressione appassionata, poi lui si chinò e catturò le labbra di Buffy con le proprie.
    Poi vide rosso. La rabbia gli ribolliva nelle vene, facendogli battere il cuore con violenza; il sudore gli scorreva ai lati del viso; la bocca gli si asciugò e gli si offuscò la vista. Qualcuno gli posò una mano sulla spalla, strappandolo al suo furore.
    Gli arrivò alle orecchie la voce monotona di Oz: “Hey, uomo”.
    Spike scosse la testa e guardò il ragazzo più basso senza dire una parola.
    “Tutto a posto?”.
    La voce acuta della sig.na Addams che applaudiva entusiasta interruppe la conversazione:
    “Meraviglioso! Siete stati splendidi! Bravi!”.
    I due ragazzi si voltarono verso il palcoscenico, dove Buffy ed Angel erano arrossiti per l'elogio. Spike riportò lo sguardo su Oz e, prima di andarsene furioso, praticamente ringhiò tra i denti:
    “Sto bene!”.

    “Pronto? Giles? Salve, c’è Spike?” chiese Buffy, avvolgendosi il cavo di plastica del telefono intorno all'indice.
    “No, non è ancora rientrato” rispose lui dall’altra parte. “Vuoi lasciare un messaggio?”.
    “Gli dica solo che ho chiamato, va bene? Grazie. Arrivederci, Giles”.
    Rimise a posto la cornetta del telefono e si sdraiò sul letto. Oz le aveva raccontato che Spike era presente alle prove. Lei aveva corso per i corridoi nella speranza di trovarlo ma lui se n’era andato. L’aveva cercato per tutto il giorno ma non ne aveva trovato traccia. Tornata a casa per prima cosa aveva chiamato Giles ma, apparentemente, lui era ancora introvabile.
    Sentì il suono del campanello e si alzò immediatamente. Fece le scale di corsa, con il cuore che le batteva all’impazzata, poi spalancò la porta.
    “Dio, pensavo che fossi … Mamma!”.
    “Sorpresa di vedermi?” chiese la sig.ra Summers, passando alla figlia alcune delle buste della spesa che teneva in mano.
    “No … È che … Ehm … Perché hai suonato il campanello?” chiese Buffy cercando di nascondere il proprio disappunto, mentre seguiva la madre in cucina.
    “Ho dimenticato le chiavi” spiegò lei, posando le buste sul bancone. “Come sono andate le prove?”.
    “Bene” rispose Buffy senza molto entusiasmo, aiutando Joyce a sistemare le provviste.
    “Solo bene?” si accigliò la sig.ra Summers. “Di solito la cosa ti fa impazzire e adesso sono andate semplicemente bene? Cosa è successo?”.
    Buffy si strinse nelle spalle: “Niente”.
    La sig.ra Summers sospirò a fondo e rimase per un attimo a guardare la figlia in silenzio.
    “Buffy … Cosa c’è che non va?”.
    La bionda fissò il bancone. Dio, come avrebbe voluto poterne parlare con la madre!
    “Niente. Sono solo stanca, credo” mentì.
    “Sei sicura?” insisté Joyce, ancora non convinta.
    “È solo che è un sacco di tempo che proviamo. Sono solo stanca” insisté Buffy.
    La sig.ra Summers decise di lasciar cadere l’argomento: “Se lo dici tu”. Conosceva la figlia abbastanza bene da sapere quando insistere su un argomento. Stavolta non era il caso.
    “Vado a fare la doccia, va bene?”.
    “Sì, tesoro”.
    Senza aggiungere altro Buffy salì le scale.

    Il cuore le batteva all’impazzata mentre percorreva il corridoio, esaminando i volti familiari che incontrava man mano, alla ricerca di lui. Lo vide in piedi vicino al suo armadietto, con la testa posata contro lo sportello, e sentì una fitta al cuore.
    “Hey” lo salutò timidamente, tenendo stretti i libri contro il petto.
    “Hey” rispose debolmente lui, voltandosi a guardarla.
    Per un attimo rimasero a guardarsi in silenzio, poi Buffy lo ruppe.
    “Ehm … Oz mi ha detto che ieri sei venuto alle prove” iniziò, lasciando cadere improvvisamente lo sguardo sul pavimento.
    “Te l’ha detto, eh?”.
    Lei annuì, poi sollevò lo sguardo su di lui.
    “Senti io …”.
    “Mi dispiace”.
    Buffy si accigliò. Decisamente non era quello che si era aspettata.
    “Per non averti richiamato ieri. Mio padre mi ha detto che hai chiamato”.
    Lei rimase in silenzio, leggermente scioccata. Lui si appoggiò agli armadietti e piegò la testa, guardandola.
    “È solo che … vederti … con …”. Deglutì a fatica, nel tentativo di ricacciare indietro la rabbia che minacciava di sommergerlo nuovamente. “ … lui e … Tutto è diventato rosso, hai presente?”.
    Lei annuì nuovamente.
    “Sapevo che se ti avessi parlato ieri notte avrei finito per dire qualcosa di stupido” spiegò lui.
    Per un attimo rimasero nuovamente in silenzio.
    “S-sei ancora arrabbiato?” riuscì a chiedere lei.
    “Un po’” ammise lui. “Ma la maggior parte della rabbia è sparita”.
    Un trillo acuto risuonò e, immediatamente, i ragazzi cominciarono a spostarsi a branchi per il corridoio.
    “Ne vuoi parlare?” chiese lei.
    “Dopo la scuola? Ci vediamo alle tribune?” propose lui.
    “Va bene” rispose lei con un debole sorriso, prima di voltarsi ed andarsene.

    Buffy tamburellava ansiosamente sul banco con la matita, tenendo lo sguardo incollato all’orologio sopra la lavagna. Quando finalmente la campanella suonò, sospirò forte per il sollievo. In un lampo uscì dall’aula e si trovò in corridoio. Percorse rapidamente il labirinto dei corridoi fino a trovare la porta che portava al campo da football.
    Premendosi le palme delle mani sui jeans si sedette e attese pazientemente che lui arrivasse. Diede un’occhiata all’orologio, giocherellando nervosamente con la matita che teneva in mano. Quando finalmente lo vide avvicinarsi, sentì la tensione accumularsi a livello delle spalle.
    “Hey!” .
    “Hey”.
    “Allora …” iniziò lui.
    “Allora …” ripeté lei.
    “C’è un bacio nella recita” se ne uscì lui all’improvviso, quando ormai il silenzio tra loro minacciava di diventare definitivo.
    Lei deglutì a fatica. Non si era aspettata che lui fosse così esplicito al riguardo.
    Ribadì l’ovvio: “È Romeo e Giulietta. È praticamente obbligatorio”.
    “Già … immagino di sì” mormorò lui. Aveva i gomiti poggiati sulle ginocchia e giocherellava con una sigaretta spenta che teneva fra le dita; il suo sguardo era fisso sui suoi anfibi. “È solo che è stato una specie di shock, il fatto che le vostre labbra si incollassero” spiegò lui.
    “Vuoi che abbandoni?” osò chiedere lei, dopo un po’.
    Lui rimase in silenzio, prendendosi il tempo necessario a riordinare i suoi pensieri.
    “Mentirei se dicessi che non odio l’idea di te e la checca che vi baciate … ma … non voglio che tu abbandoni” ammise alla fine.
    Sentendola rilassarsi al suo fianco, gli si torse lo stomaco.
    “Adori questa cosa e sarei un vero stronzo se cercassi di portartela via” continuò, voltandosi finalmente a guardarla con un’ombra di sorriso sulle labbra.
    Lei gli sorrise di rimando e sporse una mano ad accarezzargli i riccioli selvaggi. Lui si strofinò contro la sua mano sfiorandole il palmo con le labbra. Le afferrò il polso e l’attirò più vicina, baciandola dolcemente.
    “Immagino di dovermi semplicemente abituare all’idea, eh?” mormorò.
    “Mi dispiace” disse lei, sincera.
    “Non c’è niente di cui devi dispiacerti” rispose lui, prendendola tra le braccia e facendole posare la testa sul suo torace. Rimase abbracciati per qualche secondo, mentre lui giocherellava inconsciamente con i capelli di lei.
    “Senti, quanto manca alla fine della cosa?” chiese alla fine.
    “Quattro settimane”.
    Lui ringhiò appena.
    “Parlerò con la sig.na Addams per vedere su può diminuire un po’ i baci” propose Buffy, sollevando lo sguardo su di lui.
    “Se non lo fai Romeo si ritroverà alla prima con un occhio nero appena fatto” la avvertì Spike.
    Buffy ridacchiò.
    “Sono serio!” insisté lui, cupo.
    “Lo so. Mi sorprende che tu non sia balzato sul palcoscenico a prendere a pugni Angel sul momento”.
    “Era quello che avrei voluto fare” ammise lui.
    “Grazie. Per non essertela presa con me”.
    “Prego”.
    Lei si chinò e gli posò nuovamente la testa sul torace, poi ricordò una cosa.
    “Comunque, cosa hai fatto dopo?”.
    Lo sentì irrigidirsi e, accigliata, sollevò lo sguardo su di lui.
    “Spike?”.
    “Ehm … d-devo dirti una cosa” balbettò lui, imbarazzato.
    “Spike … che cosa hai fatto?” chiese lei sollevando il sopracciglio sinistro, con una punta di preoccupazione nella voce.

    Capitolo 41
    “COSA HAI FATTO?” gridò Buffy, alzandosi e cominciando a camminare avanti e indietro.
    “Senti, mi dispiace! Ero furente e volevo fartela pagare. Mi dispiace” cercò di scusarsi lui.
    “Volevi farmela pagare? Per cosa?”.
    “Ero arrabbiato” mormorò lui, guardando il pavimento.
    “E quindi hai chiesto a Drusilla di farti da partner per l’esperimento di biologia?!” chiese Buffy, fermandosi di colpo.
    Spike piegò la testa di lato in segno di scusa e mise il broncio, mentre lei ricominciava a camminare in cerchio.
    “Non è questa gran cosa. Lavoreremo insieme a qualche stupido esperimento …” cercò di ragionare lui; poi aggiunse a bassa voce: “ Non è che le nostre labbra si incolleranno o cose simili”.
    “Che cosa?” chiese lei, fermandosi di fronte a lui con le mani sui fianchi.
    “Niente”.
    “No! Non hai ancora superato questa storia del bacio, non è vero?” chiese lei.
    “Bè che cosa dovrei fare? Andarmene in giro a canticchiare “tra-la-la la mia ragazza si sbaciucchia con quella checca del suo ex?” chiese lui, alzando la voce.
    “Credi che io ne sia felice? Credi che voglia baciare Angel?” lo interrogò lei.
    Spike non rispose e si rimise a guardare il pavimento, mormorando qualcosa sottovoce, nuovamente imbronciato.
    “Allora?” insisté lei.
    La voce di lui era poco più che un bisbiglio: “No …”.
    Buffy sospirò forte e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi prima di sedersi di nuovo accanto a lui. Rimasero in silenzio per un po’, finché Spike disse:
    “Credi che la sig.na Addams sarebbe disposta a cambiare Romeo?”.
    A questo punto Buffy corrugò le sopracciglia:
    “Ti stai offrendo di partecipare alla recita?”.
    “Forse”.
    Buffy sorrise dolcemente.
    “È una cosa dolce”.
    “Più che altro terrificante. Odio recitare. Ho sempre avuto una terribile paura del palcoscenico”. Buffy lo guardò con espressione interrogativa e lui aggiunse: “In terza elementare ho fatto la parte dell’uva passa in una recita scolastica”.
    “L’uva passa?”.
    “Era una specie di recita sulla frutta. Non chiedere nulla” sospirò lui, poi continuò: “Comunque tutto era andato bene. Le prove e tutto il resto. Ero stato maledettamente brillante. Bè, almeno fino al *giorno* della recita, quando sono entrato in palcoscenico e mi sono bloccato completamente”. Al ricordo rabbrividì appena.
    “Hai fatto la parte dell’uva passa?”.
    “Sì, quella parte l’abbiamo già superata. La recita sulla frutta, ricordi?” brontolò lui.
    “Sto solo cercando di immaginarti in costume da uva passa. Dovevi essere adorabile” sorrise lei.
    “Non ricordamelo” mormorò lui. “Comunque, credi che la sig.na Addams mi lascerà fare un provino per la parte?”.
    “Ne dubito” rispose lei, fissandolo con un’espressione sognante.
    “Perché?”.
    “Ha bisogno dell’attrazione Angel”.
    “L’attrazione?”.
    “Sai, il ragazzo popolare che trascina la folla alla recita. Perché credi che Cordy sia nella recita? Hai un’idea di quanto reciti male?” spiegò Buffy.
    “L’ho sentito. Anche se, da quello che ho visto, direi che la checca non è meglio. Recita Shakespeare come l’attore di una telenovela messicana” rabbrividì ancora Spike.
    “Lo so. Alle volte è davvero difficile concentrarsi sulle battute. Con i tentativi di evitare i movimenti esagerati delle braccia e tutto il resto … è dura” disse Buffy, muovendo freneticamente le braccia per aria e facendo ridacchiare Spike.
    Dopo qualche secondo smisero di ridere e, tra loro, tornò il silenzio. Un silenzio pacifico, con Spike che mise un braccio intorno alla vita di Buffy, attirandola più vicina. Rimasero così per un bel po’, finché non sentirono il suono della campanella riecheggiare attraverso il campo da football.
    Buffy fu la prima a parlare: “Faremmo meglio ad andare”; ma nessuno dei due si mosse.
    Spike si limitò ad annuire, e fra loro tornò il silenzio.
    “È tutto a posto fra noi?” chiese alla fine Spike, mentre Buffy si alzava.
    “Non sei ancora perdonato per la storia della partner nell’esperimento” brontolò lei, dirigendosi verso la scuola, con Spike che la seguiva dappresso. “Mi devi un sacco di scuse per quello” lo avvertì, punzecchiandogli il petto con un dito mentre lui le teneva aperta la porta.
    “Scuse?” chiese Spike, sollevando il sopracciglio sfregiato.
    “Un sacco di scuse” gli assicurò lei.
    “Mi chiedo come potrò fare” mormorò lui, abbracciandola e fermandosi con lei.
    “Un paio di idee le avrei” mormorò allusiva lei, passandogli un dito sui baveri dello spolverino.
    “Sig. Giles? Le dispiace raggiungerci?” disse a bassa voce il sig. Grey, riscuotendo i due. Buffy si sistemò nervosamente i capelli, mentre Spike entrò barcollando nell’aula. “Sig.na Summers, immagino che lei debba essere da qualche altra parte”.
    “S-sì, naturalmente!” balbettò lei, voltandosi goffamente e andando a sbattere su qualcuno. “M-mi d-dispiace” balbettò, prima di sollevare lo sguardo e trovarsi faccia a faccia con Dru.
    “Sig.na Garden, è in ritardo” notò il sig. Grey guardando l’orologio.
    Le due ragazze si fissarono ancora per qualche secondo, poi la bruna si voltò ed entrò in classe.

    Vedendo la rossa camminare verso di lei, posare il vassoio sul tavolo e sedersi di fronte a lei, sorrise.
    “Hey, Will” la salutò Buffy.
    “Hey. Gli hai parlato?” chiese Willow, prendendo in mano la forchetta.
    “Già”.
    “E?” chiese, con un filo di preoccupazione nella voce.
    Buffy rassicurò la sua migliore amica: “E tutto a posto Willow”.
    “Oh grazie a Dio!” sospirò di sollievo l’altra. “Allora, niente più attacchi di gelosia?”.
    “Credo di no” ripose lei, guardando oltre la spalla dell’amica per esaminare la mensa. “Almeno non da parte sua”.
    “Eh?”.
    “Indovina chi è la nuova partner di laboratorio di Spike?” chiese Buffy, facendo una smorfia di disgusto.
    Willow sollevò lo sguardo con aria perplessa.
    “Dru” chiarì la bionda.
    “Ahia!”.
    “Già, ahia. E indovina di chi è stata la bella idea?”. Dopo un attimo Buffy disse: “Di Spike. Lui le ha chiesto di fargli da partner”.
    “Ri -Ahia!” disse Willow, corrugando le sopracciglia in segno di simpatia.
    “Lo so”.
    “Sei arrabbiata?”.
    “Lo ero. Adesso mi sono più o meno abituata all’idea” sospirò Buffy, giocherellando con il proprio cibo. “Era un po’ incavolato e …”.
    “Non ne sei troppo felice, vero?” chiese Willow, riconoscendo l’espressione dell’amica.
    “No, non lo sono!” ammise subito Buffy, rilassandosi. Per un attimo digrignò i denti: “Odio questa cosa! Ma se gli chiedo di avere fiducia in me devo essere capace di avere fiducia in lui, giusto?”.
    “E poi le ricerche di scienze di solito non comportano toccamenti come recitare Romeo e Giulietta” non poté fare a meno di sottolineare Willow.
    “Hai ragione” sospirò ancora Buffy. “Ma le ricerche di scienze comportano un sacco di tempo passato con il tuo partner, senza supervisione” mormorò a voce bassa, ma non così bassa da non poter essere sentita da Willow.
    “E tu non ti fidi di Spike da solo con Dru?”.
    Buffy rifletté per un po’ sulla domanda e, alla fine, esalò riluttante:
    “Mi fido di lui”. Poi aggiunse in tono disgustato: “È della sciacquetta gotica che non mi fido. Se solo tenta di toccarlo io …”. Strinse con forza il manico del coltello che teneva stretto in mano. “Io …”. Lottò con le parole e, alla fine, se ne uscì con: “Io le taglierò le parti del corpo con cui l’ha toccato”.
    “È carino vedere che tieni completamente sotto controllo la tua rabbia” rispose sarcastica Willow, facendo sorridere Buffy che alla fine lasciò andare il coltello.
    “Non sono così psicopatica. S-sono solo …”.
    “Gelosa?” suggerì Willow.
    “Spaventata” la corresse Buffy, facendole corrugare le sopracciglia.
    “Spaventata da cosa?”.
    “N-non lo so”.
    Willow si accigliò ancora di più, mostrando chiaramente di non credere a quest’ultima frase.
    Buffy lasciò andare la forchetta e si premette le dita sulle tempie poi, all’improvviso, se ne uscì: “Dal fatto che Spike passi troppo tempo con lei e si renda improvvisamente conto che non gli è passata”.
    “Cosa?! Perché pensi che potrebbe succedere?”.
    “E dai Willow … Spike è stato completamente pazzo di quella … quella … *cosa* da sempre, a quanto mi ricordo. Era una cosa spaventosa”.
    “Già, ma adesso è finita. Lui sta con te. Voglio dire, ha avuto la possibilità di scegliere Dru quando lei gli stava addosso, prima di Natale, e non l’ha fatto. Ha scelto te” precisò Willow.
    Buffy smise per un attimo di massaggiarsi la testa e guardò l’amica.
    “Immagino che tu abbia ragione”. Si interruppe poi, più enfatica, riformulò la frase: “Hai ragione! Sono una stupida. Tutto ciò è stupido. Lui ha scelto me, gli piaccio io. Non imposta quello che fa quella stupida aspirante vampira”. Si interruppe ancora, inspirando a fondo e, quasi a convincere se stessa, ripeté: “Hai ragione!”.
    “Chi ha ragione?”.
    La voce di Spike la strappò ai suoi pensieri e, voltandosi, vide l’ossigenato che le si sedeva a fianco.
    “Hey!” lo salutò sorridendo, sporgendosi per baciarlo rapidamente sulle labbra.
    “Allora, chi è che ha ragione e su cosa?” chiese di nuovo lui.
    “Niente. Chiacchiere tra ragazze” rispose Buffy.
    Spike socchiuse gli occhi per un attimo ma, rendendosi conto che tanto lei non avrebbe risposto alla sua domanda, si strinse nelle spalle e si rassegnò all’arduo compito di pescare i pezzi di vero cibo dall’ammasso pastoso che aveva nel piatto.
    “Hey, ragazzi!” li raggiunse la voce vivace di Xander. “Come va?”.
    I tre ragazzi si accigliarono contemporaneamente.
    “Che c’è?” chiese il bruno, sulla difensiva.
    “Sei troppo allegro, amico. Ci spaventi” spiegò Spike.
    “Perché porto con me buone notizie, *amico*” disse Xander, sogghignando goffamente. L’inglese fece una smorfia per il patetico tentativo dell’amico di imitare l’accento inglese.
    “Quali buone notizie?” indagò Willow.
    “Non ci crederete mai”.
    “Hey ragazzi” salutò Oz, sedendosi a fianco della sua ragazza. “Avete sentito? La sig.na Addams è malata, per cui niente prove per il resto della settimana” si affrettò ad annunciare.
    “Ero io il portatore di buone notizie!” protestò Xander, lasciando cadere la forchetta in segno di protesta.
    Spike ignorò la sua espressione imbronciata e, chinandosi, bisbigliò all’orecchio di Buffy:
    “Ciò significa che oggi tornerai a casa prima, vero? Prima che rientri tua madre?”.
    Buffy non poté evitare di ridacchiare, mentre il ragazzo le strofinava il viso contro la nuca.
    “Hey, hey! La volete smettere? Le scene vietate ai minori mi stanno facendo venire la nausea e la mia giornata è già abbastanza pessima” brontolò Cordy, lasciandosi cadere sulla sua sedia.
    “Cordelia, mi fa piacere constatare che, come al solito, sei di buon umore” la salutò sarcastica Buffy.
    “Ci credete? Le prove sono state cancellate per il resto della settimana” continuò lei, senza notare il commento della bionda.
    “Già, Oz ce l’ha appena detto” la informò Willow.
    Xander intravide l’opportunità di protestare nuovamente e mormorò:
    “Ero io quello che doveva annunciare le buone notizie”.
    “Buone notizie?!” esclamò la cheerleader. “Mi ero appena fatta un’idea della cosa. Adesso, con questo ritardo imprevisto, dovrò ricominciare da capo” ringhiò, spingendo via il proprio vassoio senza aver nemmeno toccato il piatto. “E dire che stavo diventando così brava”.
    Tutti si strozzarono contemporaneamente.
    “Che c’è?” chiese lei, leggermente offesa.
    “Niente tesoro! Sei grandiosa” la rassicurò Xander, dandole un bacio veloce sulle labbra mentre gli altri trattenevano una risatina.

    “Finalmente! Ci hai messo un’eternità!” esalò Buffy, avvolgendo le braccia al collo di Spike non appena lui la raggiunse.
    “Scusa. Dovevo parlare con la sig.ra Kennedy”.
    “Altre poesie?” chiese Buffy, sorridendo lasciva.
    “Sì” rispose Spike, aprendole la portiera dell’auto.
    Lei aspettò che lui salisse sul veicolo, poi continuò:
    “C’è qualche possibilità che tu me le faccia vedere?”.
    “Buffy, te l’ho detto, te le farò vedere quando saranno pronte” spiegò Spike, accendendo l’auto. La guardò e la vide imbronciata: “Che c’è?”.
    “È passato quasi un mese e non mi hai fatto vedere niente” mormorò lei.
    “Te le farò vedere quando saranno pronte. Non adesso. Adesso sono terribili” insisté lui.
    “Non mi importa. Io lo trovo sexy” disse lei, sfiorandogli la coscia con le dita.
    Per un attimo le si illuminarono gli occhi vedendo che lui chiudeva i suoi per un attimo e respirava a fondo prima di riportare lo sguardo sulla strada. Lo stomaco le si contorse in maniera piacevole. Adorava vedere l’effetto che aveva su di lui un suo semplice tocco. Lui strinse i denti quando la mano di lei si avvicinò pericolosamente al suo grembo.
    “Buffy … d-devo guidare” disse a bassa voce, con uno sguardo opaco, contraendo la mascella ed enfatizzando in tal modo i propri lineamenti scolpiti.
    “Allora guida …” bisbigliò lei, mordendosi il labbro inferiore.
    “N-non riesco a concentrarmi con t …”. Lei gli affondò le dita tra le gambe e lui si mangiò le parole. “ … con te che fai così”.
    “Così come?” chiese lei, premendo il palmo contro il rigonfiamento crescente che aveva nei pantaloni.
    Affascinata, lo guardò stringere più forte il volante, e deglutire a fatica, facendo ondeggiare il pomo d’Adamo. Lui premette sull’acceleratore, facendola ricadere contro il sedile e strappandola al suo stato di trance.
    “Che cosa stai facendo?” chiese lei, cessando le proprie attenzioni mentre l’auto prendeva velocità.
    “Cerco di portarti a casa più in fretta” rispose lui, guardandola lascivo prima di riportare rapidamente lo sguardo sulla strada.

    Buffy chiuse la porta con un calcio, dato che aveva le mani occupate a tirare la camicia di Spike. Era intrappolata tra le sue braccia e le loro bocche erano praticamente fuse, mentre barcollavano alla cieca su per le scale. Inciamparono su un gradino e caddero sulle scale. Spike sibilò quando sbatté la schiena sulla dura superficie di legno, ma il dolore sparì non appena lei gli si mise a cavalcioni, strofinandosi contro il suo sesso.
    “Ah …” esalò, straccando per un secondo la bocca da quella di lei, per poi assalirla nuovamente.
    Le prese il labbro inferiore fra i denti, mordicchiandoglielo leggermente, mentre lei riusciva finalmente ad infilargli le mani sotto i vestiti, cominciando ad esplorarne il torace.
    Sentendosi sollevare all’improvviso lei si lasciò sfuggire un suono di sorpresa e, istintivamente, gli avvolse le gambe intorno alla vita mentre ricominciava a salire le scale. Alla fine, dopo qualche contorcimento, riuscirono ad arrivare alla sua stanza e si chiusero la porta alle spalle. Ricaddero sul letto e a Buffy si mozzò il respiro.
    “Mmm …” mormorò contro la bocca di lui, tirando freneticamente il tessuto della sua camicia.
    Quando gliela ebbe tolta sorrise contenta e iniziò ad occuparsi della stoffa nera che ancora gli copriva il petto. Quest’ultima operazione si rivelò più facile e, ben presto, la maglia finì sul pavimento insieme a quella di lei. “La mia maglia? Quando me la sono tolta?” si meravigliò Buffy, confusa; la domanda però svanì completamente dalla sua mente offuscata quando sentì le labbra di Spike intorno ad un capezzolo. “Immagino di essermi tolta anche il reggiseno” riuscì a razionalizzare.
    Si inarcò contro la sua bocca, cercando contemporaneamente i bottoni dei suoi jeans e sganciandoli. Spike fece lo stesso e, ben presto, due paia di jeans adornavano il pavimento della camera da letto.
    Quando Spike si tirò lentamente indietro Buffy lo seguì alla cieca, e i due si ritrovarono seduti sul letto, mentre lui continuava a tracciare con la lingua i contorni del suo capezzolo eretto. Lei era troppo presa dalla sensazione per rendersi conto di che cosa lui stesse facendo ma, ritrovatasi sotto le coperte con il corpo di Spike sopra il proprio, sospirò contenta.
    “Buona idea. C’era freddo” mormorò.
    Le parvi di sentire un “Non c’è di che” soffocato ma, quando lui le tracciò con la lingua un sentiero a spirale dall’ombelico al bordo delle mutandine non sentì più niente. Lui insinuò le dita sotto la stoffa sottile, e gliele fece scivolare lentamente lungo le gambe.
    Le sfiorò con la bocca la pelle sensibile dell’interno coscia, avvicinandosi al centro del suo corpo; lei allora gli infilò le dita tremanti tra i riccioli ossigenati. Lui percorse lentamente con la lingua i contorni del suo sesso, e Buffy ansimò e gli afferrò i capelli con le dita. Lo sentì sorridere contro la propria pelle, e si rimproverò per la sua incapacità di nascondere l’effetto che aveva su di lei.
    Lui la assaggiò, provocandola, fino a trovare il pezzetto di carne rigonfio che stava cercando, poi lo prese in bocca. Buffy si inarcò sul materasso, lasciando una mano seppellita fra i suoi riccioli e cercando qualcosa da afferrare con l’altra. Alla sensazione della lingua di lui che le si avvolgeva intorno al clitoride non poté evitare di mugolare. “Dio, come fa a farlo?” si chiese.
    “Come … Oh Dio!” si interruppe, mentre lui esplorava con un dito l’ingresso al suo corpo, prima di infilarvelo lentamente.
    Poi lo spostò verso l’alto, trovando il punto perfetto, e facendola ansimare. Lei si morse il labbro inferiore, sforzandosi di non urlare, mentre lui entrava e usciva pigramente dal suo corpo, dapprima lentamente e poi aumentando la velocità. Quando lui inserì un altro dito, aprendo il suo sesso, aprì gli occhi di scatto.
    “Spike! Ah …”. Stava pensando che la sensazione non poteva migliorare quando lui sfiorò con i denti il suo punto più sensibile, diffondendo una sensazione esplosiva per tutto il suo corpo. Era così vicina; lui sapeva che era sufficiente fare … Lei gli tirò i capelli all’improvviso, costringendolo a scostare la bocca e lui ansimò.
    Si immobilizzò, facendo subito scivolare le dita fuori dal suo sesso.
    “Ho fatto qualcosa di sbagliato? Stai bene? Io …”. Non riuscì a terminare la frase, perché lei se lo trascinò addosso, fino ad averlo sopra di sé.
    “Ti voglio” pretese, avvolgendogli le gambe intorno.
    “Buffy … Cristo!” imprecò lui, trovandosi affondato nel corpo di lei, che aveva spinto i fianchi verso l’alto.
    Lei non gli diede il tempo si sistemarsi e cominciò a ruotare i fianchi e a muoversi su e giù, facendolo entrare ed uscire dal suo corpo.
    “Cazzo, aspetta …” esalò lui, chiudendo gli occhi nel tentativo di controllarsi; ma lei apparentemente non lo stava ascoltando. “Buffy aspetta … io …” mormorò, incoerente. Dio, adorava quando lei prendeva il controllo; riusciva ad accenderlo ancora di più. Il che non era una buona cosa. Bè, era una buona cosa, ma non se aveva intenzione di far durare la cosa per più di trenta secondi.
    Lei gli assalì il lobo dell’orecchio, facendogli stringere i denti e rovesciare gli occhi. In un breve istante di chiarezza lui riuscì ad afferrarla per i fianchi premendoglieli contro il materasso, bloccandola e scivolando fuori dal suo sesso.
    “Aspetta …” bisbigliò.
    La sentì imbronciarsi contro il suo orecchio e si voltò a guardarla.
    ”Cosa ne dici di prendercela con calma?” chiese con un sogghigno arrogante, prima di chinarsi a mordicchiarle il labbro inferiore.
    “Anche con calma va bene …” mormorò lei, sorridendo.
    Trattenne istintivamente il respiro, mentre lui scivolava nuovamente nel suo corpo. Lui si mosse lentamente, con spinte lunghe, avanti ed indietro. Si prese il suo tempo, ripetendo lo stesso, torturante, ritmo con le labbra, esplorando ogni angolo della sua bocca con movimenti languidi della lingua.
    Sentendo una crescente sensazione di calore, lei gemette. Tentò di ricacciare indietro l’orgasmo, perché la sensazione era così bella, così perfetta che non voleva che finisse.
    “Ah …” mugolò, quando la mano di lui si insinuò tra i loro corpi fino a trovare un seno perfetto. Lui passò il pollice sulla punta indurita e questo sembrò far presa su di lei che gemette forte contro la sua bocca, mentre l’orgasmo la sovrastava, ripercuotendosi su tutto il suo corpo, che si contorceva per il piacere.
    Spike continuò ad entrare ed uscire da lei, prolungandone il piacere, finchè non la seguì.
    Quando tutto finì staccò finalmente la bocca da quella di lei e posò la fronte sul cuscino, a fianco della sua testa.
    “Buffy, ti a…”.
    Sentirono una voce allegra: “Non so! Forse Buffy ne ha nella sua stanza”, poi la maniglia si abbassò e la porta si aprì, rivelando la sig.ra Summers che ridacchiava. Vedendo la giovane coppia a letto si fermò di colpo, mentre la testa di Giles faceva capolino da dietro la sua nuca. “Buffy?”.
    “Mamma!”.
    “William?”.
    “Papà!”.


    Capitolo 42
    “B-Buffy?” ripeté la sig.ra Summers, sgranando gli occhi per la sorpresa.
    I quattro rimasero immobili, come bloccati, a fissarsi l’un l’altro.
    “M-mamma posso spiegare ...” balbettò Buffy, stringendosi al seno le coperte.
    Joyce rimase in silenzio mentre Giles, sentendo improvvisamente il bisogno impellente di ripulire a fondo i suoi occhiali, se li tolse e li strofinò con l’orlo del maglione.
    “P-papà io ...” tentò Spike. Fu però interrotto dalla sig.ra Summers:
    “Vestitevi. Adesso”.
    Senza dire altro si voltò e uscì dalla stanza, con Giles che la seguiva decisamente confuso.
    “O mio Dio!” esalò Buffy con lo sguardo velato, mentre le tornava in mente la scena appena svoltasi.
    “Andrà tutto bene, passerotto” cercò di rassicurarla Spike, passandole una mano sulla schiena.
    “OmioDio, omioDio, omioDio!” ripeté incessantemente lei, per poi iniziare a muoversi all’improvviso.
    Con movimenti goffi e scoordinati si sforzò di trovare i propri vestiti nel mucchio sotto il letto. Spike la imitò, in maniera più precisa e meno tremante.
    “Buffy, rilassati ...”.
    “Rilassarmi?! Mia madre e tuo padre ci hanno appena sorpreso a letto assieme!” gridò, per poi aggiungere: “Nudi!”.
    “Sì, ma ...”.
    “E comunque, che cosa ci fanno qui?” continuò Buffy, senza aver neanche sentito quello che le aveva detto l’ossigenato al suo fianco. “Lei dovrebbe essere al lavoro. Sarebbe dovuta rientrare a casa fra due o tre ore” protestò. All’improvviso la sua mente partorì un’altra domanda: “Che cosa ci fa *tuo* padre qui? Non dovrebbe essere al negozio?”.
    Spike aveva capito il motivo per i cui i loro genitori erano rientrati presto ma, considerato lo stato d’ansia di Buffy, aveva deciso che era meglio che lo capisse da sola; per cui si limitò a stringersi nelle spalle.
    Mentre si infilava i jeans e si sistemava la maglia lei ricominciò con il ritornello di prima: “OmioDio, omioDio, omioDio!”.
    Gettò un’occhiata a Spike che, completamente vestito, stava seduto sul letto.
    “Che cosa gli diremo?” si domandò a voce alta.
    “Non credo che un discorso della serie “Non è come pensate” funzionerebbe in questo caso, perciò suggerirei di dire la verità” suggerì Spike, alzandosi.
    “Tutta?”.
    “Bè sarebbe una buona idea non parlare delle notti alla capanna. E della festa di Capodanno dei Chase. Ho come l’impressione che tua madre non sarebbe in grado di gestire queste notizie, adesso come adesso” chiarì Spike.
    Buffy sospirò.
    “Faremmo meglio ad andare” mormorò, abbassando la maniglia della porta e avviandosi lungo il corridoio e giù per le scale.
    I due ragazzi andarono in soggiorno e vi trovarono Joyce e Giles, in piedi in mezzo alla stanza.
    “Sedetevi” ordinò la sig.ra Summers e i due obbedirono, sistemandosi sul divano. “Spiegatevi”.
    “Bè ...” iniziò Buffy, con il cuore che le batteva talmente veloce che aveva paura potesse saltarle fuori dal petto. “Io e Spike … usciamo insieme”.
    “Uscite insieme?” indagò Joyce.
    “Spike era il mio ragazzo da prima del ballo di homecoming” se ne uscì nervosamente Buffy, strofinandosi i palmi sudaticci delle mani.
    “Come?” continuò a chiedere la donna.
    I due ragazzi si scambiarono un’occhiata, poi Buffy continuò:
    “Abbiamo iniziato a frequentarci parecchio e una cosa tira l’altra e ...”.
    “Siete finiti a letto insieme?” suggerì Joyce, sarcastica.
    “No! Non è andata così”. “Bè, a pensarci è andata esattamente così” si ricordò Buffy ma, in qualche modo, non le sembrava che dirlo alla madre fosse un’idea sensata, perciò mormorò: “C-ci piacciamo molto e siamo usciti insieme per un po’ … e sì, abbiamo fatto del sesso” confessò alla fine Buffy.
    “E allora perché mi hai mentito dicendomi che era gay?” chiese offesa la sig.ra Summers.
    “Non l’ho fatto!” si difese Buffy puntandole contro l’indice. “N-non ho mai detto che è gay. Sei tu che l’hai dedotto perché ti ho detto che non ero decisamente il suo tipo”.
    A questo punto Joyce sembrava aver esaurito le idee. Indicò con l’indice Buffy, Spike e poi di nuovo Buffy:
    “Allora voi due ...”.
    Spike parlò per la prima volta: “Sì, stiamo insieme”.
    La sig.ra Summers che, fino a quel momento, aveva condotto da sola l’interrogatorio si interruppe e si voltò verso Giles per una sua opinione: “Bè, non so come la pensa Rupert ma ...”.
    “Ehm ... io ... ehm ...” mormorò lui, preso alla sprovvista dal fatto di essere messo improvvisamente al centro dell’attenzione. La verità era che aveva in mente un’unica domanda. “Questo significa che non sei gay?” se ne uscì, aggrottando confuso le sopracciglia.
    “No papà, non sono gay” sospirò Spike, passandosi una mano fra i riccioli folti.
    “O grazie a Dio!” esalò Giles, rilassando visibilmente le spalle in un chiaro segno di sollievo. Si irrigidì nuovamente sentendo Joyce che gli dava uno schiaffetto sul braccio: “N-non che ci sia niente di male ad esserlo, beninteso”.
    “Rupert è tutto qui quello che hai da dire?” chiese lei, un po’ sorpresa.
    “B-bè n-no, naturalmente no, m-ma ...” balbettò il libraio, togliendosi gli occhiali e pulendoli nuovamente con il maglione. “C-ciò che avete fatto è … ehm … sbagliato. Voglio dire, ingannarci in quel modo è-è semplicemente sconsiderato e … ehm … sbagliato e … Per l’inferno maledetto … Sono semplicemente felice che mio figlio non sia gay” ammise alla fine.
    “Rupert?!” lo rimproverò Joyce. “Credo che dovremo continuare questa conversazione da sole” annunciò. “Buffy vieni con me. Spike, stai qui e parla con tuo padre”.
    Buffy gettò uno sguardo a Spike in cerca di conforto e lui le sfiorò la spalla con la mano, dandole una pacca leggera mentre si alzava per seguire la madre in cucina.
    La ragazza si sedette su uno degli sgabelli, mentre la madre rimaneva in piedi davanti a lei. Per un po’ ci fu un silenzio intollerabile, poi Buffy non lo sopportò più e disse:
    “Senti mamma. Mi dispiace davvero. Mi rendo conto che quello che abbiamo fatto non era giusto, il fatto di uscire alle tue spalle, ma è successo tutto così in fretta, e non stavamo ancora davvero insieme quando tu, all’improvviso, hai portato a cena Giles e hai annunciato che era il tuo ragazzo”. Le parole sembravano sfuggirle di bocca così in fretta da non darle il tempo di respirare correttamente. “E-e poi abbiamo iniziato ad uscire e poi abbiamo litigato e abbiamo rotto e-e poi abbiamo fatto pace e abbiamo cercato di dirvelo ma era tutto talmente confuso”. Si interruppe per respirare a fondo.
    “Hai finito?” fu la semplice risposta della sig.ra Summers.
    “Per favore non arrabbiarti” la supplicò lei, accigliandosi.
    Joyce sospirò e andò a prendere un brick di succo d’arancia dal frigorifero. Ne riempì due bicchieri e ne passò uno a Buffy.
    “Non sono arrabbiasta” la rassicurò. La ragazza si rilassò. “Sono solo ferita”.
    Buffy ebbe un fremito. Odiava la madre quando faceva così. Il più delle volte avrebbe preferito che lei urlasse, che le gridasse contro, tutto sarebbe stato meglio che vedere l’espressione che aveva in quel momento sua madre.

    “Allora …” iniziò Giles, sedendosi sul divano.
    “Allora ...” rispose Spike, seduto a fianco dell’uomo con i gomiti sulle ginocchia e le mani intrecciate.
    “T-tu e Buffy ...”.
    “Buffy ed io ...” ripeté il ragazzo.
    Giles agitò gli occhiali: “Voi ... voi state ...”.
    “Insieme?”.
    Il libraio annuì.
    “Sì. Stiamo insieme”.
    Rimasero in silenzio; un silenzio totale, rotto solo dal rumore del tacco che Spike stava tamburellando nervosamente sul pavimento.
    “D-da quando?” indagò Giles, piegando la testa di lato.
    “Da prima del ballo”.
    “Ah, così tanto ...”.
    Silenzio ...

    “Credevo che io e te avessimo un rapporto speciale, Buffy. Credevo che tu potessi dirmi qualunque cosa. Qualunque cosa” disse Joyce, poi aggiunse: “Immagino di essermi sbagliata”.
    “Mamma ...” iniziò Buffy.
    C’era un silenzio spettrale fra loro, e Buffy avrebbe potuto giurare di riuscire a sentire il battito del proprio cuore.
    “Non è che tu mi dica tutto” bisbigliò alla fine. “Non mi hai detto di Giles se non dopo che erano passati due mesi da quando avevi iniziato ad uscirci”.
    “È diverso”.
    “Come mai?”.
    “Prima di tutto perché io sono la madre e tu la figlia. E non il contrario”.
    “Ah, quindi io devo *dirti* tutto ma tu non mi dici niente?” chiese Buffy. “Non è giusto!”.
    “Peccato! Le cose vanno così. Sei ancora minorenne e ...”.
    “Compirò 18 anni il mese prossimo” ribatté la ragazza, alzando un po’ la voce.
    “Appunto! Fino a quel momento sei ancora minorenne”.
    “Ma ...”.
    “Niente ma, signorina” la avvertì la sig.ra Summers.
    “E quindi? Mi proibirai di vedere Spike? È così? Perché ti dico subito che non smetterò di vederlo” finì Buffy, incrociando le braccia.
    “Credi davvero che lo farei?” chiese Joyce, un po’ sorpresa.
    “Sì” rispose debolmente Buffy.
    “Oh, Buffy. Quando mai ti ho detto con chi potevi o non potevi uscire?” sospirò Joyce esasperata.
    “Non eri troppo felice quando ho iniziato ad uscire con Angel” precisò Buffy.
    “Ma non ti ho mai detto che non potevi vederlo”.
    “Già, ma avevi una certa espressione tutte le volte che passava di qua”.
    Dopo un attimo Joyce mormorò:
    “Non mi è mai piaciuto ...”.
    A questo punto Buffy ridacchiò. Ci fu nuovamente silenzio, ma entrambe percepirono una diminuzione della tensione, ed il silenzio fu meno spiacevole.
    “Allora ...” iniziò Buffy. “Non mi impedirai di vedere Spike?”.
    “Certo che no. Perché voi adolescenti dovete trasformare tutto in una versione moderna e iperdrammatica di Romeo e Giulietta?” si chiese Joyce, prendendo i due bicchieri e mettendoli nel lavandino.
    Buffy saltò giù dallo sgabello e strinse la madre in un abbraccio da orso: “Oh grazie, grazie, grazie”.
    “Calmati. Non sei ancora perdonata” le assicurò Joyce non appena riuscì a districarsi dall’abbraccio.

    Il silenzio fra i due inglesi era insopportabile. Spike era seduto al suo posto e si stringeva le mani, tamburellando con un piede, mentre Giles si risistemava nervosamente gli occhiali.
    “Spike ...” disse alla fine. “S-sai che avresti dovuto dirmelo”.
    “Ci ho provato. Ma a quanto mi ricordo eri troppo impegnato a cercare di farmi abbracciare il mio “vero io” spiegò Spike, socchiudendo gli occhi.
    “Ah sì ... mi dispiace. S-solo che pensavo che ... ehm ... tu fossi …”.
    “Gay” suggerì il ragazzo, dato che l’uomo sembrava essersi bloccato sulla parola.
    “Sì. ... cosa che apparentemente non sei” precisò Giles, guardando il figlio in cerca di una conferma.
    “Papà, per la millesima volta: Non. Sono. Gay”.
    “G-giusto, scusa” balbettò Giles, senza riuscire a trattenersi dal sorridere.
    Tornò il silenzio ed il tamburellio risultò ancora più forte.
    “Ti dispiace smetterla?” chiese Giles.
    Spike si guardò il piede, poi guardò il padre, poi smise.
    “Grazie”.
    Dopo un attimo parlò di nuovo:
    “Ti ... piace?”.
    “Buffy? Certo. Sono pazzo di lei!” esclamò Spike.
    “Bene, perché non voglio davvero che soffra. E non solo perché è la figlia di Joyce, ma perché è una brava ragazza. È una ragazza molto speciale e non voglio vederla soffrire”.
    “Papà rilassati, sono pazzo di lei, non farei mai qualcosa che possa farla soffrire. Mai” lo rassicurò.
    “Bene”.
    Silenzio.
    “Chi avrebbe pensato ...”.
    Spike si accigliò e guardò l’uomo seduto accanto a lui.
    “Padre e figlio che escono con madre e figlia”.
    “Già, Freud ci si sarebbe tuffato a pesce” sogghignò Spike, facendo ridere il padre.

    Buffy fissava la madre, tentando di nascondere il sogghigno che le si affacciava alle labbra. Era semplicemente grandioso! Basta nascondersi e basta mentire a sua madre. Odiava farlo. Anche se tutta la storia del nascondersi aveva i suoi lati positivi.
    “Tu e Spike ...”.
    “Sì ...?”.
    “A-avete ... ehm ...”. Joyce arrossì e si sforzò di trovare il modo per affrontare l’argomento. “Avete avuto ... rapporti”.
    Buffy annuì.
    “A-avete ... preso precauzioni?” disse alla fine ad alta voce.
    “Sì, mamma. Prendo la pillola da quando stavo con Angel, ti ricordi? Me l’hai fatta prendere tu” le ricordò Buffy.
    “Ah sì ... Solo che non avevo mai pensato ... capisci? Ho sempre pensato che fosse più un’assicurazione che altro …”.
    “Mi dispiace di non avertelo detto” mormorò Buffy, tenendo lo sguardo sul pavimento.
    “Va bene ...” rispose Joyce, passandole una mano sulla guancia. “Spero solo che la prossima volta riuscirai a parlarmi di queste cose”.
    “Ci riuscirò” promise lei sorridendo, mentre la madre si apprestava a lasciare la cucina. “Mamma?”.
    Joyce si fermò e si voltò verso la figlia: “Sì?”.
    “Che cosa fate a casa così presto tu e Giles?”.
    A questa domanda il viso della sig.ra Summers si imporporò.
    “Oh ... Lui ... ehm ... era venuto ad aiutarmi con ... ehm … le tubature” balbettò Joyce a mo’ di risposta.
    “Ah ...” disse Buffy, iniziando ad andare in soggiorno per poi fermarsi ancora una volta. “Perché siete andati nella mia stanza?”.
    “Ehm ... io ... ehm ... ci serviva ... ehm …”.
    Buffy si accigliò per il balbettio incoerente della madre, mentre il suo cervello cercava pian piano di capire il motivo di tanto imbarazzo.
    “Mamma?”.
    “Faremmo meglio ad andare dai ragazzi” se ne uscì Joyce con un sorriso forzato, continuando a camminare e lasciando Buffy da sola.
    All’improvviso le si accese una lampadina nel cervello, ed immediatamente contorse il viso con aria nauseata.
    “Mamma!” gemette, seguendola.
    Entrando nel soggiorno trovarono i due uomini che, seduti sul divano, ridacchiavano per qualcosa che aveva appena detto Spike.
    “Perchè state ridendo?”.
    “Per niente” si affrettò a rispondere Giles, alzandosi. “V-va tutto bene?” chiese, vedendo l’espressione disgustata di Buffy.
    “Va tutto bene” rispose Joyce.
    “Quindi io e Buffy possiamo uscire insieme?” chiese Spike con un tono chiaramente ansioso.
    “Per me va bene” iniziò lei, poi aggiunse: “Finché vi comportate come si deve. Rupert?”.
    “Ah, per me va bene”.
    A questo punto Buffy e Spike fecero dei gran sorrisi.
    “Ehm, Spike? Posso dirti due parole?” indagò Joyce.
    “Certo”.
    Il ragazzo si alzò e si avvicinò alla donna che, sorridendo, si chinò a bisbigliargli nell’orecchio:
    “Se fai qualcosa che possa ferire mia figlia non mi preoccuperò del fatto che *sei* il figlio di Rupert; ti darò la caccia e ti taglierò via qualcosa”. Disse il tutto sogghignando, cosa che terrorizzò ancora di più Spike.
    “Gesù, tale madre tale figlia”.

    “I vostri genitori vi hanno sorpreso? A letto assieme?” gridò Xander, spaparanzandosi sulla sedia mentre Buffy e Spike arrossivano furiosamente.
    “Grazie Xander, non credo che lo sapesse tutta la scuola” disse Buffy, esaminando nervosa la stanza.
    “Scusa! È solo che … uau! A proposito di cose imbarazzanti”.
    “Che cosa è imbarazzante?” chiese Oz, mentre lui e Willow si avvicinavano al tavolo e si sedevano.
    “La madre di Buffy e il padre di Spike li hanno sorpresi a fare le cosacce” rispose noncurante Xander.
    A questo punto Buffy e Spike arrossirono ancora di più.
    “Ahia” esclamò monocorde Oz, guardando la sua ragazza in attesa di una reazione isterica che, però, non ci fu. “Lo sapevi già, vero?”.
    “Buffy mi ha chiamata ieri notte per dirmelo” spiegò lei.
    “Perché non me l’hai detto?” chiese Oz, senza alcuna sfumatura di accusa nella voce.
    “Perché so che non sei ossessionato dalla vita amorosa di Spike e Buffy, al contrario di Xander”.
    “Come potrei non esserlo? La loro vita è una telenovela. Da dipendenza” si difese il bruno. “E quindi finalmente io vostri genitori lo sanno, eh?”.
    “Già” rispose sorridendo Buffy.
    “Come, nessun dramma?” chiese un po’ confuso Xander.
    “No. niente dramma. Sono una conversazione molto imbarazzante sui profilattici”.
    “Così non è divertente” mormorò Xander, cosa che gli procurò una schiaffetto da parte di Buffy. “Stavo solo scherzando. Sono contento che siate usciti allo scoperto. A proposito di uscire allo scoperto …”. Spostò lo sguardo sull’inglese e ridacchiò: “Tuo padre deve aver fatto i fuochi d’artificio scoprendo che non sei gay”.
    “Sono solo contento di non dover più ascoltare discorsi ridicoli del tipo “non dovresti aver paura di essere come sei”. Mi stavano facendo impazzire” sospirò di sollievo Spike, prendendosi la testa fra le mani.
    “Povero Spikey!” lo prese in giro Buffy, passandogli una mano fra i capelli.
    “Allora adesso voi e i vostri genitori avrete degli appuntamenti a quattro o cose del genere?”.
    “Argghh! No!” dissero contemporaneamente Buffy e Spike.
    “Lo devo riconoscere ragazzi, io avrò una famiglia contorta ma voi …”.
    “Hey!” protestò Buffy.
    “Che c’è?!” si difese Xander. “Vi rendete conto che se i vostri genitori decideranno di convolare voi due diventerete fratelli?”.
    “Fratellastri” lo corressero Spike e Buffy.
    “Come volete. Contiene comunque la parola -fratell-“.
    Willow venne in aiuto di Buffy e Spike: “E dai Xander, smettila di fare il cattivo!”.
    “Sto solo scherzando. Non preoccupatevi! Anche se non vedo l’ora di dirlo a Cordy!” disse Xander, strofinandosi le mani.
     
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