Un Tocco di Gelosia

Tradotta da PrincesMonica

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  1. TerenceSpike
     
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    Capitolo 21
    Nel momento stesso in cui chiuse la porta della camera alle loro spalle, si trovò tra le braccia di Spike. Senza darle la possibilità di dire o fare alcunché lui la attirò a sé, coprendole la bocca con la propria in un altro bacio famelico. Nel tentativo disperato di attirarla ancora più vicina le affondò le dita tra i capelli. Lei gli premette i palmi delle mani sul torace nudo, spingendolo impaziente verso il letto; facendolo inciampare e cadere sul letto di colpo. Buffy gli cadde subito addosso, togliendogli il respiro. Portò immediatamente le mani dal suo torace alla fibbia della sua cintura, trafficandoci nervosamente mentre lui le strattonava la lunga camicia da notte.
    Riuscì a slacciargli i pantaloni e ad infilarvi una mano, nello stesso modo di poche ore prima, rendendo irregolare il suo respiro. Glielo prese subito in mano e, alzando gli occhi, lo vide con la testa gettata all’indietro e la bocca semiaperta, che si lasciava sfuggire gemiti leggeri man mano che lei muoveva lentamente la mano.
    Lui deglutì a fatica e, cercando di controllarsi, riprese il proprio tentativo di levarle la camicia da notte, cosa che i movimenti di lei rendevano estremamente complessa.
    Cercando di ignorare quello che la ragazza, ora a cavalcioni su di lui, gli stava facendo, le passò le mani dalle caviglie alle cosce abbronzate, spingendo via il tessuto bianco che la copriva. Si fermò per un attimo, distratto dalla sensazione della lingua calda di lei sul collo. Dopo qualche secondo spostò le dita fino alla sua schiena, infilandogliele sotto le mutandine di cotone e tirandogliele via. Lei si appoggiò al suo petto con tutto il suo peso, schiacciandogli i seni contro il torace, in maniera tale che lui riuscisse a sfilargliele dalle gambe, facendogli così rovesciare gli occhi all’indietro.
    Non appena gliele ebbe tolte Buffy si raddrizzò e cominciò a sfilargli i pantaloni. Dopo qualche difficoltà riuscì a levargli anche gli anfibi, che finirono sul pavimento insieme ai suoi jeans ed alla biancheria di lei.
    Stava per rimetterglisi a cavalcioni, ma lui la rovesciò velocemente sulla schiena, bloccandola e mettendosi sopra di lei, con le braccia ai lati della sua testa per sostenere il proprio peso. Le passò una mano sulla spalla, sul fianco e lungo le cosce, fino all’orlo della camicia da notte.
    Lei trattenne il respiro, mentre lui risaliva pigramente lungo le sue gambe, accarezzandola sotto il tessuto bianco, fino a sfiorarle l’anca.
    Lui affondò la gamba destra tra quelle di lei, scostandogliele e aprendola in tal modo al tocco delle sue dita che, lentamente, le accarezzavano l’interno della coscia.
    Lei gemette famelica, rendendosi conto che lui stava evitando il punto in cui lei più lo bramava. Sollevando lo sguardo su di lui scorse il suo caratteristico sogghigno arrogante e si rimproverò mentalmente per la propria reazione bisognosa. Prima che potesse dire qualcosa, lui spostò l’indice nel punto in cui le sue gambe si univano.
    Lei ansimò, mentre lui le separava le labbra gonfie, tracciandovi segni irriconoscibili. “Per favore …”. Si odiò per averlo detto, ma non era riuscita a farne a meno.
    Il suo dispiacere svanì nel momento in cui lui infilò il dito dentro di lei, cosa che le fece istintivamente arcuare la schiena. Gemette, e lui dovette fare tutti gli sforzi possibili per evitare di saltare ogni preliminare e prenderla sul momento. Invece si chinò e le catturò la bocca con la propria per un bacio esigente e vorace, continuando nel frattempo a strofinarla, carezzarla e provocarla con le dita. Sentendola gemere contro le proprie labbra quasi perse il controllo di sé. Dio, faceva dei rumori così deliziosi! Lo facevano semplicemente impazzire!
    Senza pensarci lei aprì di più le gambe, in un chiaro segno di invito, spingendo i fianchi contro la sua mano con un’intensità disperata. Aveva bisogno di qualcosa di più, aveva bisogno di ... Gli prese la mano con dita tremanti e gliela scostò.
    Spike smise di baciarla di colpo, e la guardò preoccupato:
    “Ti ho fatto male? St-stai bene? V-vuoi ...”.
    Si bloccò di colpo a metà della frase, perché lei gli aveva afferrato l’uccello, guidandolo contro l’ingresso al proprio corpo.
    Resosi conto della situazione lui posò il braccio sul materasso, nella stessa posizione dell’altro, e si chinò per baciarla nuovamente.
    Lei interruppe nervosamente il bacio per chiedere: “Hai un ... sai cosa?”.
    Spike si immobilizzò. Dannazione! Come ho potuto dimenticarlo? Stupido!
    “N-non sono sicuro” balbettò, alzandosi dal letto e chinandosi per raccogliere i pantaloni.
    Infilò ansiosamente le mani nelle tasche posteriori e ne estrasse il portafogli.
    “Puoi accendere la luce?” chiese. Dio, odiava questa parte.
    Era così imbarazzante. Se aveva un profilattico, lei avrebbe probabilmente pensato che lui pensava che lei fosse una facile e che si aspettava di combinare qualcosa. Se non ne aveva uno ... bè, praticamente sarebbe rimasto incavolato con se stesso per il resto della sua vita. Non sapeva quale delle due opzioni preferiva.Quando lei accese la luce cominciò subito a frugare nervosamente nel portafogli, infilando le dita in tutti gli scomparti possibili. Non poté evitare di sospirare di sollievo quando trovò l’involucro blu e bianco. Bè, evidentemente preferiva la prima opzione, dopo tutto.
    Vedendolo aprire la confezione ed estrarre il pezzo di lattice dall’involucro Buffy inspirò a fondo, poi arrossì e distolse rapidamente lo sguardo mentre lui se lo infilava. Si voltò nuovamente verso di lui quando sentì il materasso muoversi sotto il suo peso.
    Si sdraiò nuovamente sulla schiena mentre lui si sdraiava su di lei, mettendole le mani ai lati del viso mentre si sistemava fra le sue gambe. Si chinò a baciarla delicatamente, abbassando lentamente i fianchi, fino a far scivolare la punta dell’uccello tra le pieghe del suo sesso.
    “Per l’inferno maledetto!” gemette contro la base del collo di lei, rovesciando all’indietro gli occhi e spalancando la bocca, per la sensazione del calore di lei che lo avvolgeva. “Sei così ... Oh Dio! Così maledettamente ... stretta!”. Si trovò all’improvviso a corto di fiato, e dovette sforzarsi per pronunciare le parole.
    Buffy spalancò gli occhi mentre lui la penetrava, sentendosi aprire completamente, mentre il suono della sua voce, bassa e roca, le faceva venire la pelle d’oca. Si sentì invadere da uno strano miscuglio di desiderio famelico ed orgoglio femminile, vedendolo che gemeva disperatamente e balbettava incoerentemente sopra di lei.
    Lui cominciò a muoversi lentamente, entrando ed uscendo dal suo sesso umido e, ben presto, lei si ritrovò a piagnucolare. Trattenne il respiro sentendo che lui si muoveva nel suo corpo, dapprima lentamente e, ben presto, con maggiore velocità ed intensità, affondando in lei più a fondo e più duramente ad ogni spinta.
    Spostò le mani sulle braccia di lui, artigliandolo e graffiandolo man mano che una strana sensazione cresceva dentro di lei. Non aveva mai provato niente di simile, ed era sopraffatta dalla facilità con cui lui gliel’aveva fatta provare.
    Spike si mosse più rapidamente e con maggiore forza, premendo i fianchi contro i suoi mentre si spingeva dentro di lei. Era così stretta, così calda ... meglio di qualunque cosa lui avesse immaginato. Deglutì a fatica, con il pomo d'Adamo che ballonzolava, cercando di concentrarsi su qualcosa di diverso dalla creatura che gemeva sotto di lui, graffiandogli le braccia e la schiena. Dio, sembrava impossibile! Chiuse gli occhi e mormorò mentalmente: “Pensa a qualcos’altro! Pensa a qualcos’altro imbecille, oppure decisamente non durerà a lungo. Qualcosa di negativo! Tutta la vita senza fumare, stare nudo di fronte all’intero corpo studentesco, vedere mio padre nudo, mio padre che fa ...”.Il grido di piacere di lei irruppe nel fiotto dei suoi pensieri e lui si trovò sul punto di ... “Se continua a fare questi rumori così sensuali e ad agitarsi sotto di me, non ...”.
    Gemette mentre lei gli afferrava il sedere con una mano, e spalancò gli occhi per guardarla. La vista di lei, da sola, quasi lo fece venire. Era rossa in viso, con gli occhi chiusi, il collo inarcato in maniera tale da scoprire la gola, la bocca che si apriva e si chiudeva mentre ansimava furiosamente.
    “Spike ... non fermarti ... per favore, non fermarti ... per favore ... Dio è così ...”.
    Spike le coprì la bocca con la mano.
    “Per favore ...” la supplicò senza fiato, continuando a spingere. “Amore ... non ... non riesco ... Ahia!” gridò, quando lei gli morse il palmo della mano. “Per l’inferno maledetto ...”.
    “Smettila di chiamarmi così!” brontolò lei, schiaffeggiandogli un braccio.
    “Come?” chiese lui, immobile dentro di lei.
    “Amore e passerotto e ... Betty”. L’ultima parola la pronunciò con evidente rabbia repressa. “So che è difficile ricordare il mio nome con tutto ...”.
    Lui sorrise e si chinò a bisbigliarle teneramente all’orecchio:
    “Conosco il tuo nome, Buffy”.
    Lei si bloccò sentendo il suono del proprio nome sulle labbra di lui. Suonava così ... Lui riprese a muoversi e la sua mente smise di funzionare, mentre lui entrava ed usciva dal suo corpo con un ritmo talmente lento da torturarla, afferrandole contemporaneamente il lobo dell’orecchio tra i denti e mordicchiandoglielo leggermente.
    Gli agganciò le gambe dietro le ginocchia, sentendosi più stretta ad ogni spinta. Sentendo che lui insinuava una mano tra i loro corpi aprì gli occhi di colpo e ... che cosa stava ... Dio era così ...
    “Spike ... Che cosa stai ...? Oh Dio ...” mormorò. “Io ... non ho mai ... Ah!” gridò, sentendo il nucleo di energia che si era creato dentro di lei attraversarle tutto il corpo, facendole inarcare la schiena e muovere i fianchi in maniera incontrollabile.
    “Per l’inferno maledetto, Buffy ... così stretta! Buffy ...” ringhiò lui, sentendola contrarsi intorno al suo sesso e affondando in lei ancora un paio di volte prima di lasciarsi andare e venire.
    Si accasciò su di lei in un bagno di sudore, respirando a fatica, sentendo finalmente scemare il suo orgasmo. Sentendola gemere leggermente si costrinse a sollevarsi sugli avambracci e fissò la ragazza accaldata sdraiata sotto di lui.
    “Stai bene?” riuscì a chiederle, ansante.
    Lei si limitò ad annuire, dato che il suo respiro non le permetteva di parlare.
    Lentamente lui scivolò fuori dal suo sesso e si rigirò su stesso, sdraiandosi supino accanto a lei. Rimasero a fissare il soffitto in silenzio, un silenzio rotto solamente dai loro ansiti.
    Buffy sentì il proprio cuore accelerare quando lui si spostò, voltandole la schiena. Che cosa sta facendo? Ha intenzione di girarsi e mettersi a dormire? Piccolo ... Ah! Interruppe il proprio pestaggio mentale rendendosi conto di quello che stava facendo. “Il preservativo ... giusto”.
    Si calmò quando, con la coda dell’occhio, lo vide voltarsi sull’altro fianco, faccia a faccia con lei. “Oh Dio! Penso di preferirlo voltato dall’altra parte” pensò, mentre lui la fissava intensamente. Deglutendo a fatica trovò il coraggio di guardarlo a sua volta.
    “Allora ...” cominciò lui, con voce bassa e rauca.
    Oh Dio che voce! Lei si rese improvvisamente conto che ogni volta che lui parlava le si accapponava la pelle.
    Lui tentò di fare conversazione: “È stato ...”.
    “ ... fantastico!” disse lei, senza riuscire a trattenersi.
    Lui sorrise orgoglioso.
    “Grazie amore ... Buffy!” si corresse per tempo, mettendole un braccio intorno alla vita ed attirandola più vicino.
    Lei si voltò lentamente verso di lui, seppellendogli il viso nel torace ed aspirando il suo odore. Cavolo, aveva un buon odore anche dopo aver sudato!
    Vedendola chiudere gli occhi lui spense la lampada sul comodino, lasciando la luna come unica fonte di luce nella stanza. Lentamente i due si addormentarono, con Spike che le tracciava pigramente dei cerchi sulla schiena.

    Lui lasciò che il fumo si diffondesse a lungo nei suoi polmoni prima di espirare. Si appoggiò al portico, guardando intontito le macchine di passaggio. Aspirò un’ultima boccata di fumo dalla sigaretta e lasciò cadere a terra la cicca, schiacciandola sotto gli anfibi prima di entrare in casa. Si chinò per un momento per raccogliere lo spolverino e la camicia appallottolati e corse su per le scale.
    Sorrise teneramente alla vista di Buffy che dormiva. Rapidamente si spogliò completamente e si infilò a letto, accoccolandosi contro di lei.
    Buffy si svegliò per la meravigliosa sensazione di braccia calde che la stringevano e di un corpo snello e tonico che le premeva contro la schiena. Istintivamente spinse i fianchi all’indietro nel tentativo di allungarsi. Sentì un ringhio basso nelle orecchie e qualcosa di duro che le premeva contro il fondoschiena.
    Una profonda voce maschile le ansimò nell’orecchio: “Buongiorno passerotto”, facendole venire i brividi.
    “Buongiorno!” rispose lei con voce assonnata.
    Sentì il proprio cuore accelerare, ricordando ciò che era successo la notte prima. Oh mio Dio! Ho fatto sesso con Spike! Oh mio Dio! Oh mio Dio!
    Questa ripetizione incessante fu interrotta dalla sensazione provocata dalla mano di lui che tracciava pigramente dei cerchi sul suo ombelico. Le si premette lentamente contro la schiena; aumentando la stretta del braccio intorno alla sua vita mentre con l’altra mano le scostava i capelli dal collo. Le strofinò il naso contro la carne morbida prima di passarle la lingua sul collo e fino al lobo dell’orecchio.
    Senza pensare lei gemette, posando una mano sulla sua ed intrecciando le dita con quelle di lui. Il suo cuore batteva furiosamente mentre gli guidava la mano dal suo stomaco al suo seno, incoraggiandolo ad afferrarlo. Lui le ringhiò nell’orecchio, stringendole leggermente il seno e premendole i fianchi contro la schiena, dimostrandole chiaramente quale effetto avesse su di lui.
    Le sue mani le lasciarono i seni per spostarsi verso il basso e tirarle su la camicia da notte prima di affondare fra le sue cosce; le scostò le labbra umide con le dita per strofinare il piccolo nucleo di nervi nascosto là.
    Quando lei strinse le gambe impedendogli di muoversi le morse il lobo dell’orecchio.
    “È tardi ...” gemette lei, guardando la sveglia sul comodino con le palpebre pesanti. “Mia madre …”.
    “Ha detto che avrebbe fatto tardi ...” si lamentò lui.
    “Ma ...” tento di protestare lei; ma il suo corpo sembrava avere altre idee, e le sue gambe si rilassarono permettendogli di muoversi. “ … potrebbe …”. Sentendolo insinuare un dito dentro di lei la sua mente smise completamente di funzionare.
    Lentamente lui entro ed uscì dal suo corpo, strofinandole il clitoride con il palmo della mano. Tentò goffamente di sollevarle la camicia da notte con un braccio, in maniera tale da scoprirle la schiena, senza interrompere quello che stava facendo. Ci riuscì dopo alcuni tentativi.
    Buffy dovette sforzarsi di respirare sentendo il suo membro duro premerle contro il sedere e scivolarle fra le natiche per fermarsi contro il suo sesso fradicio. La sua mente ebbe un momento di lucidità e, sentendo che cercava di penetrarla, riuscì a bisbigliare con voce lamentosa:
    “Aspetta!”.
    Spike gemette ma si fermò immediatamente.
    “Ne hai un altro?”. Sentiva il rossore salirle dal collo alle guance.
    Lui imprecò mentalmente: “Per l’inferno maledetto!” poi, con voce debole, si rivolse a lei: “No … era l’unico”.
    Buffy si lasciò sfuggire un gemito di disappunto.
    “Tu ne hai uno?”.
    Il suo cuore perse un battito quando lei scosse la testa.
    “Tua madre?”.
    “Bleah! No!” esclamò subito lei, facendo una smorfia disgustata.
    “Stavo solo chiedendo ... Voglio dire, dato che stava uscendo ...”.
    “Spike, ti stai precludendo ogni possibilità di fare del sesso oggi” brontolò lei, voltandosi a fronteggiarlo.
    “Ah si?” chiese lui, sollevando il sopracciglio sfregiato e spostando la mano che ancora le teneva fra le gambe, spingendo nuovamente un dito dentro di lei.
    Lei gemette e chiuse gli occhi per la sensazione.
    Lentamente lui scivolò lungo la sua schiena, tracciando una scia di morbidi baci sulla sua pelle nuda. Quando scostò la mano dal centro della sua femminilità Buffy gemette, facendolo sorridere mentre le sfiorava con le labbra la vita ed il basso ventre, facendola voltare supina.
    Rendendosi conto di ciò che aveva intenzione di fare Buffy sgranò gli occhi. Abbassò lo sguardo e vide la testa platinata di lui scendere lungo il suo corpo, fino a baciarle l’interno delle cosce.
    “No ... Spike ...” esitò. “Non ... mi piace” riuscì a dire a bassa voce.
    Spike sollevò la testa accigliato.
    “Non ti piace?” chiese confuso.
    “No ...” rispose timidamente lei.
    “Qualcuno te l’ha mai fatto?” continuò lui, senza rendersi conto del disagio di lei al riguardo.
    “Certo! Non avrei detto che non mi piace se non l’avessi provato”. La situazione imbarazzante la stava facendo arrabbiare velocemente.
    “Sei sicura? Perché la maggior parte delle ragazze ama ...” cominciò lui con tono vizioso.
    Lei lo interruppe: “Io non sono la maggior parte delle ragazze!”. Si sentiva ribollire di rabbia all’idea di lui che lo faceva ad un’altra ragazza. Fece per raddrizzarsi, scostandolo con le gambe, ma lui fu più veloce, e le passò le braccia intorno alle cosce premendogliele contro il materasso.
    “Non c’è bisogno di digrignare i denti” disse lui con un sorriso arrogante.
    “Non sto digrignando i denti!” brontolò lei, tirando giù la camicia da notte a coprirsi le cosce, premendo protettivamente il tessuto contro il proprio sesso. “Adesso lasciami andare!”. Tentò di liberare le gambe dalla sua stretta ma non ci riuscì.
    Lui si imbronciò appena, guardandola da sotto le palpebre pesanti.
    “Solo per un po’ ...”. Cominciò a passarle le labbra sull’interno delle cosce. “Se non ti piace …”. Spostò la bocca verso l’alto, fino a raggiungere la mano che lei si teneva fra le gambe, “Smetterò …” concluse, prendendole il mignolo in bocca e succhiando appena.
    “No ...” rifiutò debolmente lei, spostando inconsciamente la mano.
    Lentamente lui le strofinò il naso contro l’interno delle cosce, fino a raggiungere l’orlo della sua camicia da notte. Vi si insinuò sotto, sollevandolo appena con un mano.
    Buffy trattenne il respiro in attesa, sorreggendosi sui gomiti. Si lasciò sfuggire un grido soffocato, sentendo finalmente la lingua di lui leccarle le labbra. Tutto il suo corpo si tese per l’aspettativa vedendolo spostarsi più vicino, mentre con la lingua apriva le pieghe del suo sesso finché, all’improvviso:
    “Buffy! Sei a casa, tesoro?”.
    La voce di sua madre echeggiava nel corridoio.
    “Oh mio Dio! Mia madre!” squittì Buffy. “Svelto, nasconditi!” gli ordinò, mentre il ragazzo ossigenato si districava rapidamente dalle sue gambe e si alzava cominciando a cercare i propri vestiti.
    “Tesoro! C’è Spike?”.
    “Come fa tua madre a sapere che sono qui?”. Spike smise di vestirsi per un attimo per guardare Buffy accigliato.
    “Come diavolo faccio a saperlo? Adesso vestiti!” ordinò lei. Sentendo i passi di sua madre avvicinarsi sempre di più il suo cuore si fermò, poi la maniglia della porta fu aperta lentamente.
    “Oh mio Dio!”


    Capitolo 22
    Senza che la sig.ra Summers potesse rendersi conto di nulla, sua figlia si materializzò all’improvviso davanti a lei, apparendo dal nulla.
    “Buffy!” esclamò, sorpresa.
    “Hey mamma!” replicò la bionda con eccessivo entusiasmo, contemporaneamente cercando goffamente di chiudersi la porta alle spalle. “Sei tornata presto!” continuò, con un sorriso stampato in faccia.
    “Presto? È mezzogiorno” si accigliò la sig.ra Summers.
    “Ah ... Si, m-ma avevi detto che non saresti rientrata a casa per pranzo” balbettò Buffy, ficcandosi ansiosa le unghie nel palmo della mano sinistra.
    “Mi mancavi”. La sig.ra Summers sorrise teneramente alla figlia, prima di chiedere: “Perché sei ancora in camicia da notte?”.
    “Ehm ...”. Buffy abbassò lo sguardo su di se. “Sono rimasta alzata fino a tardi a guardare film” mentì.
    “Spike è qui?”.
    A questa domanda Buffy si immobilizzò. Mentire o non mentire ... Ehm ... Meglio tenersi sul sicuro:
    “Perché lo pensi?”.
    “Ho visto la sua macchina parcheggiata qui fuori” rispose la donna, facendo un cenno con la testa in direzione del piano inferiore della casa.
    “Ah ...”. Buffy annuì appena, poi si accigliò: “Come fai a sapere che quella è l’auto di Spike?”.
    Fu il turno della sig.ra Summers di arrossire e balbettare nervosamente:
    “I-io ... l’ho dedotto. Un’auto parcheggiata nel nostro vialetto e tu e Spike che, ultimamente, siete così vicini”. Piegò la testa di lato e trattenne il respiro, in attesa della reazione della figlia.
    “Oh ... Bè ... si, è la macchina di Spike” rispose vaga Buffy.
    La sig.ra Summers agitò un dito in direzione della porta della camera da letto: “Quindi è qui? Lì dentro?”.
    La figlia si sforzò di trovare una spiegazione: “Sì ... Lui è ... ehm ... Lui era ... ehm ...”. All’improvviso se ne uscì: “Era sconvolto e aveva bisogno di parlare ... sai com’è. Roba da adolescenti! Problemi emotivi, crisi di identità e tutta quella … roba da adolescenti!”.
    “Sta avendo problemi a scuola? Con gli altri studenti?” chiese preoccupata la sig.ra Summers.
    “Si!”. Buffy sollevò la mano in direzione della madre. “Proprio così! Sta avendo problemi con i ragazzi” blaterò sollevata.
    “A causa di Angel?”.
    Buffy si bloccò di nuovo.
    “Angel?!” ripeté, con gli occhi sgranati.
    “Sai ... lui ed Angel ...” tentò goffamente di accennare la sig.ra Summers.
    “Ehm ...”. La mente di Buffy vorticava. “Di che cosa diavolo sta parlando? Sa di Dru? Come?” Alla fine si dcise: “Si …”.
    “Oh Buffy, mi dispiace così tanto. Povero caro, deve sentirsi malissimo”.
    “Bè ... si”. Buffy era ancora un po’ tesa per la piega che stava prendendo la conversazione. Da quando in qua sua madre conosceva tutta la storia di Angel e Dru?
    “Voglio dire ... essere ferito dalla persona che ami” continuò, empatica, la sig.ra Summers, mentre Buffy continuava ad annuire accigliata. “Sai tesoro … I maschi alla tua età si sentono molto minacciati da persone come Spike … non le capiscono ancora e questo può farli comportare … male nei confronti di Spike”.
    Ora Buffy aveva completamente perso il filo. Di che cosa *diavolo* stava parlando sua madre? Per andare sul sicuro si limitò a guardarla attentamente, ascoltando in silenzio ogni parola.
    “Alla fine Angel imparerà a relazionarsi a Spike ... e-e Spike troverà qualcun altro … Qualcuno che merita il suo affetto”.
    “Oh. Mio. Dio! Mia madre pensa che Spike sia innamorato di ANGEL? Oh mio Dio, oh mio Dio! Respira Buffy! Respira!” si ordinò.
    “Ma è un bene che abbia qualcuno come te con cui parlare”. La sig.ra Summers accarezzò la guancia, improvvisamente pallida, della figlia. “Bene, se hai bisogno di me sono di sotto”.
    Buffy rimase immobile a guardare la madre che scendeva le scale. Dopo qualche attimo uscì dalla trance in cui si trovava e si voltò per entrare nella sua camera.
    “Allora? Siamo morti?” chiese ansiosamente Spike. Ora era completamente vestito, a parte lo spolverino e la camicia che erano ancora appallottolati sul pavimento.
    “Non ancora” rispose calma Buffy, con uno strano scintillio negli occhi.
    “Cos’è successo?” insisté Spike, guardando la bionda avvicinarsi lentamente al letto e sedervisi sopra.
    “Mia madre ...” cominciò lei, con un sorriso lascivo.
    “Si ...”.
    “Pensa ... ehm ... come la metto per evitare di ferire il tuo fragile ego maschile?”.
    “Summers!” esclamò rabbiosamente Spike, mentre l’attesa cominciava a dargli sui nervi.
    “Pensa che tu sia innamorato di Angel e che Angel ti odi!” se ne uscì lei in tono vivace, piegando la testa di lato. Dovette ricacciare indietro una risatina, vedendo l’ossigenato imporporarsi sempre di più prima di gridare:
    “Cosa?!”.
    “Creda che tu stia soffrendo a causa del tuo *ammore* non ricambiato per Angel” disse lei, raddoppiando le M in una provocazione infantile*.
    “Cosa?!” ripeté lui, ancora immobile, con gli occhi e la bocca spalancati.
    “Ehm ... tesoro? Abbiamo appena visto la questione del “cosa”, hai presente?” lo prese in giro lei con finta preoccupazione.
    Lui uscì finalmente dal suo stato catatonico: “Tua madre pensa che io sia innamorato di quel segaiolo?”.
    “Si!”. Lei schioccò le labbra e si sdraiò sul letto, sostenendosi sui gomiti.
    “Di quel segaiolo?”.
    Lei annuì.
    “Personalmente credevo che ti saresti preoccupato più per il fatto che mia madre pensa che tu sia gay che non per il piccolo dettaglio che pensa che tu voglia Angel come tuo focoso schiavo del sesso” continuò a scherzare lei, ma se ne pentì non appena vide lo sguardo feroce di lui.
    Se lo trovò addosso all’improvviso e gridò. Lui le mise le mani sulle spalle, spingendola sgarbatamente contro il materasso, schiacciandole il petto con il proprio torace, rendendole quasi impossibile respirare.
    “Credevo di aver messo in chiaro chi voglio come focoso schiavo del sesso la scorsa notte” ringhiò, passandosi la lingua sui denti.
    Le mise bruscamente un ginocchio tra le ginocchia, costringendola ad aprire le gambe; Buffy trattenne il respiro. Senza darle la possibilità di muoversi lui le infilò una mano sotto la camicia da notte, sollevandogliela a scoprire il centro del suo corpo; le separò le labbra con dita esperte, accarezzandola senza dolcezza.
    Buffy sgranò gli occhi e si lasciò sfuggire un gemito rauco.
    “Forse mammina cara cambierebbe idea se ti sentisse gridare il mio nome in questo momento” le bisbigliò lui all’orecchio, continuando a lavorare con la mano.
    Buffy mosse le labbra, tentando di parlare, ma in qualche modo il suono rifiutava di uscire. Alla fine riuscì a piagnucolare:
    “Spike ... non ... Ah!”. Si arcuò sul materasso quando lui le infilò dentro un dito.
    “Non cosa, passerotto?” chiese lui, con tono lascivo.
    Buffy lottò con le parole sentendolo muoversi dentro di lei, esplorando e strofinando proprio nel punto giusto.
    “Non cosa?” ripeté lui, stavolta con voce meno arrogante, dato che il suo stesso desiderio cresceva alla semplice vista di lei che si contorceva sotto il suo tocco.
    “Mia madre ... per favore ... Spike ... Ah!”. Con mano tremante afferrò quella di lui, ancora seppellita fra le sue gambe.
    La tirò pateticamente, senza desiderare davvero che la sensazione cessasse.
    “Per favore smetti ... per favore ...”.
    Ansimò quando lui si staccò da lei e si sedette sul materasso. Scuotendo appena la testa si tirò su languidamente, sostenendosi sui gomiti. Si aspettava di trovarlo con quel sogghigno irritante stampato in viso, invece lo trovò che la guardava da sotto le palpebre pesanti.
    “Meglio smettere adesso. Non credo che potrei se andassimo più avanti” disse lui con voce incerta, alzandosi.
    Buffy si raddrizzò a sedere, tirando la camicia da notte a coprirle le gambe raccolte contro il petto. Rimasero in silenzio per un po’, finché Spike non lo interruppe.
    “Allora ...” cominciò goffamente. “Che cosa facciamo lunedì?”.
    Oh Dio! Il discorso. Stavano facendo il discorso del mattino dopo. Non era pronta per il discorso, non ora che i suoi ormoni stavano ancora imperversando su di lei.
    Lei gettò la palla dalla sua parte, costringendolo a prendere una decisione: “I-io non so ... tu cosa vuoi fare?”.
    Spike si sedette sulla sedia vicino alla scrivania e si strinse nelle spalle: “Non lo so neanch’io”.
    Il silenzio riempì nuovamente la stanza. Un silenzio pessimo, ed estremamente sconfortante. All’improvviso Buffy si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro davanti a lui.
    “Vuoi ...” cominciò. Dio, era difficile! Perchè era difficile"... non so? Vuoi ...”. Respirò forte, lasciando cadere le braccia ai lati del corpo. “Che cosa vuoi fare?”.
    Lui si strinse nuovamente nelle spalle: “Non lo so”.
    “Non lo sai. Quindi qualunque cosa io scelga a te va bene?”. Un pizzico di rabbia cominciava a farsi strada nella voce di lei.
    “No ... solo che ... non è che io l’avessi pianificato!” sospirò lui, gesticolando con la mano in direzione del letto.
    “Bene! Sai una cosa? Torneremo semplicemente a qualunque cosa stessimo facendo prima” sibilò lei, continuando a camminare in cerchio. “Faremo finta che questo non sia accaduto e …”.
    Voltandosi se lo trovò davanti, che torreggiava su di lei, e si interruppe a metà della frase.
    “No” disse lui, con voce bassa e rabbiosa.
    Lei alzò lo sguardo su di lui, deglutendo a fatica mentre aspettava che dicesse qualcosa. Lo guardò chiudere gli occhi per un attimo, nel tentativo di riprendere il controllo; quando li riaprì le sfiorò la guancia con dita tremanti.
    “Non voglio far finta che non sia accaduto” bisbigliò.
    All’improvviso sentirono un lieve bussare alla porta. I due ragazzi si allontanarono immediatamente l’uno dall’altra, proprio mentre faceva capolino la testa della sig.ra Summers.
    “Hey! Ciao, Spike” salutò.
    “Hey sig.ra Summers” rispose lui, senza molto entusiasmo.
    “Ho ordinato la pizza”. Voltandosi verso Spike aggiunse: “Pranzi con noi, vero?”.
    “Ehm ...”. Lui guardò Buffy, cercando di decifrare la sua espressione. Stava per rispondere quando lei si intromise:
    “Si, mamma”.
    “Bene, la pizza dovrebbe arrivare da un minuto all’altro”.
    “Scendiamo fra un attimo”.
    La sig.ra Summers sorrise teneramente, poi chiuse la porta.
    Spike si voltò a guardare Buffy che si tormentava nervosamente i capelli.
    “Bè ... farò meglio a vestirmi e ... ehm … a fare una doccia”.
    “Si ... giusto” annuì imbarazzato lui, guardandola andare verso l’armadio e trarne un accappatoio grigio prima di richiuderlo.
    Lei si infilò le pantofole a forma di coniglio che aveva indosso la sera prima e si diresse lentamente verso la porta.
    “Puoi andare di sotto a guardare la TV. So che ami la nostra Tv via cavo” disse sorridendogli dolcemente, prima di lasciare la stanza.

    Scese le scale di corsa ed entrò in cucina, i capelli fradici che le incorniciavano il viso arrossato
    “Hey! salutò, un tantino nervosa.
    Spike sollevò lo sguardo dalla sua tazza di cioccolata calda per guardarla. Indossava un paio di jeans, vecchi e scoloriti, ed un maglione rosso a collo alto. Lui spalancò gli occhi mentre lo stomaco gli si torceva, come se un migliaio di farfalle ci stesse svolazzando dentro. Gettò un’occhiata alla sig.ra Summers, poi si affrettò a riportare lo sguardo sulla tazza che teneva fra le mani.
    Buffy si sedette sullo sgabello a fianco a quello di Spike e tamburellò nervosamente con le dita sul bancone.
    “Allora ... ti sei divertita la scorsa notte, Buffy?” chiese la madre, dopo aver finito di sistemare le provviste che aveva comprato tornando a casa.
    Buffy deglutì a fatica e gettò un’occhiata a Spike, il quale era ancora intento a fissare la sua tazza di cioccolata.
    “Si, è stato divertente” rispose ansiosa.
    “Bene”.
    Si sentì il suono di un campanello.
    “Dovrebbe essere la pizza. Torno subito”.
    Detto questo la donna si allontanò, lasciando soli i due ragazzi.
    “Hai buttato via il ... coso?” chiese subito Buffy.
    “Quale coso?” chiese l’inglese accigliato.
    “Mia madre ha ripulito la mia stanza e fatto il mio letto. Per favore dimmi che avevi gettato il …”. Si chinò verso di lui e bisbigliò: “ … il preservativo”.
    Spike sogghignò e rispose:
    “Non ti preoccupare amore. Sono io che ti ho rifatto il letto, tua madre è rimasta qui giù per tutto il tempo. Ho lasciato il mio spolverino e la mia camicia in una busta di plastica sotto il tuo letto. Più tardi mi dovrai dare uno zaino, così potrò portarli a casa senza che tua madre se ne accorga. E si, mi sono occupato del …”. Le si avvicinò, imitando scherzosamente il suo comportamento: “… preservativo”.
    “Mi hai rifatto il letto?” chiese Buffy sorpresa, ignorando la presa in giro.
    “Certo”.
    “Mi hai rifatto il letto?” ripeté lei, ancor non convinta.
    “Si, e allora?”.
    “Niente ... È che è così st-“.
    La sig.ra Summers entrò in cucina con due cartoni di pizza formato famiglia: “Ecco la pizza!”.
    “Mamma perché ne hai ordinata così tanta? Non riusciremo mai a mangiarla” protestò Buffy, strofinandosi semiconsciamente lo stomaco; si sentiva ancora un po’ nauseata a seguito dei suoi bagordi alcolici.
    “Sciocchezze, certo che ci riusciremo. Adesso mangia”.

    DRIN! DRIN! DRIN!
    Un braccio pesante uscì dalle coperte e ridusse al silenzio la seccante sveglia.
    Buffy gemette e si sedette sul letto. Odiava davvero i lunedì. Soprattutto i lunedì in cui doveva andare a scuola e trovarsi faccia a faccia con … Spike! Il suo cuore accelerò all’idea di incontrarlo in corridoio. Che cosa avrebbe dovuto fare? Salutarlo con un bacio? Non baciarlo? Ignorarlo? Che cosa? E se si fossero baciati sarebbe stato a causa del loro accordo o per qualche altro motivo?
    “Dio, è così estremamente frustrante” ringhiò mentre andava in bagno.

    “Mm ... Lezione di storia. Cara vecchia lezione di storia, noiosa come la morte ma confortevolmente priva di Spike” pensò tra se, tamburellando con la matita sul banco.
    Era riuscita ad evitare il temutissimo incontro fra loro. Non che si stesse nascondendo la lui o qualcosa del genere. Era solo molto impegnata a camminare molto velocemente lungo i corridoi senza alzare lo sguardo … mai più. Voleva solo arrivare puntuale a lezione. Si, continua a ripetertelo …
    Quando la campanella suonò senti il cuore batterle con violenza nel petto.
    “Oh mio Dio! Adesso ho Inglese! Dannazione!” brontolò mentalmente, alzandosi e cominciando ad infilare i libri nel suo zainetto.
    “Sei pronta?” chiese Willow, appoggiandosi al banco a fianco a quello di Buffy.
    “Solo un attimo” rispose lei, gettando il proprio quaderno nello zaino e mettendoselo su una spalla.
    Le due ragazze uscirono insieme dalla classe e si avviarono lungo il corridoio. Buffy si fermò di colpo vedendolo. Era appoggiato contro il suo armadietto (suo di Buffy non suo di Spike – mi dispiace ma in italiano non si capisce la differenza ) e frugava la folla con gli occhi, chiaramente alla ricerca di qualcosa o … qualcuno. Non sapeva perché ma alla vista di lui che voltava impaziente la testa a destra e a sinistra, magari cercando … lei, le si chiuse la gola, il suo cuore accelerò nel petto e il suo stomaco … Oh mio Dio! Ho le farfalle nello stomaco per Spike? E da quando? Ah giusto, da quando abbiamo fatto sesso bollente.
    Inspirò a fondo e continuò a camminare verso il proprio armadietto. “È il momento della verità” pensò quando lo raggiunse.
    “Hey!”. Lui si staccò di colpo dall’armadietto vedendola.
    “Hey a te” disse lei con un sorriso, cercando di nascondere la sensazione di panico che la divorava.
    Lo guardò con la coda dell’occhio, aspettando che si muovesse.
    Spike fece un passo verso di lei e lei si ritrovò con il cuore in gola. “Mi saluterà con un bacio?” pensò speranzosa.
    Ma all’improvviso lui si allontanò e si riappoggiò all’armadietto. Stava per dire qualcosa quando sentì una manata sulla schiena.
    “Hey Mr. Ossigeno!”. Il tono entusiasta di Xander riecheggiò per l’intero corridoio.
    “Hey idiota” brontolò Spike, senza distogliere lo sguardo dalla ragazza che ora stava aprendo il suo armadietto.
    “E come sta la nostra piccola Buffy? Niente postumi della sbronza?” la prese in giro Xander.
    “Non cominciare, Xander”rispose Buffy, mettendoci un po’ troppa rabbia.
    “Oh!”. Xander sollevò le mani in chiaro segno di resa.
    “Non ne vuole parlare” intervenne Willow.
    “Grazie per il sostegno Will” replicò sarcastico il bruno.
    Buffy richiuse l’armadietto e vi si appoggiò. Lo stomaco le si torse, mentre la rabbia cominciava a ribollire dentro di lei. “Vuole ignorare la cosa? A. Me. Va. Bene.” pensò, stringendo le labbra.
    “Hey ragazzi”. Oz arrivò e mise un braccio intorno alla vita di Willow, prima di darle un bacetto sulla guancia.
    Questo servì solo ad aumentare la rabbia crescente di Buffy.
    “Hey Oz, Buffy non ne vuole parlare” lo avvertì rapido Xander.
    Oz si limitò ad annuire e rimase in silenzio.
    “Dov’è Cordelia?” chiese Willow.
    “All’allenamento delle cheerleader. Il grande allenamento in vista della grande partita di homecoming”. Xander si stronfinò le mani. “Ragazzi, voi ci andate alla partita? Per favore ditemi che ci andate. Ho bisogno di compagnia”; li stava praticamente supplicando.
    “Xander lo sai che odiamo andare alle partite” protestò Willow.
    “Si, ma è homecoming e ... Cordy mi ucciderà se non sarò lì a vederla scuotere i suoi acchiappadenaro (?)” spiegò Xander con tono supplichevole. “Pensavo che quest’anno sareste venuti, col fatto che Buffy usciva con il quaterback e tutto il resto, ma poi c’è stata tutta la … ehm …”. Xander si bloccò incerto, mentre la sua mente vorticava alla ricerca di un modo per evitare il delicato argomento. Un’occhiata ai due biondi chiarì il messaggio: no, non c’era modo di evitarlo, non ora. Era un uomo morto, soprattutto considerando le occhiate assassine che gli stava lanciando Buffy. Improvvisamente diede alla conversazione un’altra direzione: “Sapete una cosa? Meglio non andarci affatto, alla partita. Appartengo a me stesso. Mostrerò a Cordy chi è che comanda nel nostro rapporto”. Gonfiò il torace al massimo e si raddrizzò i jeans, tirandoli verso l'alto in maniera decisamente mascolina. “Eh si! Non appartengo a nessuna donna”. Si accigliò appena. “Ok, questo suona male. Funzionava molto meglio con quella scozzese calva”.
    Willow corrugò le sopracciglia.
    “È la canzone di Sinead O’Connor “No man’s woman**” spiegò Oz prima di voltarsi verso Xander e aggiungere: “Penso che sia irlandese”.
    “Ah! Meno male che c’è il mio ragazzo musicalmente dotato ad aiutarmi con gli incomprensibili riferimenti alle canzoni” disse Willow incerta, dandogli un bacio veloce sulle labbra.
    Xander si accigliò: “È irlandese? Sei sicuro?”.
    “Abbastanza” rispose Oz monotono.
    Mentre la discussione continuava Spike cercava disperatamente di attirare l’attenzione di Buffy, gettandole tutta una serie di occhiate del tipo “che cosa ho fatto di sbagliato”, nel fievole tentativo di instaurare un contatto visivo. Buffy si limitò ad incrociare le braccia sul petto ed a fissare rabbiosamente il pavimento. Nessuno si accorse della crescente tensione fra i due mentre Spike nervosamente le si avvicinava, centimetro dopo centimetro.
    “Irlandese, eh?” ripeté Xander. “Ieri notte ho visto “Behind the Music on Sinead O’Connor” e aveva un accento strano. Dev’essere scozzese”.
    “Anche gli irlandesi hanno un accento strano. Non lo stesso accento ma comunque strano” rispose Oz.
    “Sei ...”.
    Buffy interruppe Xander, mettendosi le mani sui fianchi: “Affascinante ragazzi, ma io devo proprio andare in classe”.
    “La campanella non ha neanche suonato” notò Willow.
    “Buffy, non starai diventando Miss responsabilità – devo – essere – sempre – puntuale – perfezione***, vero?” chiese Xander sollevando un sopracciglio.
    “Già, quello è il mio ruolo, hai presente? Tu sei la ragazza divertente e sexy; *io* quella divertente e secchiona” si lamentò Willow.
    Buffy stava per parlare quando sentì che Spike le prendeva la mano. Si bloccò, con il cuore che le batteva all’impazzata mentre lui le strofinava il pollice sulla mano in una carezza discreta.
    “Ehm ... Io ...”. Non riuscì a continuare, mentre tutte le sue terminazioni nervose si puntavano sui movimenti circolari del pollice di lui.
    Fortunatamente suonò la campanella e lei uscì dalla sua trance.
    “Faremo meglio ad andare amore, non vorrei finire sulla lista nera della sig.ra Kennedy” disse Spike piegando la testa.
    “Cosa? Ehm ... Si ... Giusto” mormorò lei confusa.
    “Ciao ragazzi. Ci vediamo dopo” disse Spike mentre si avviava lungo il corridoio trascinando per la mano una Buffy sbalordita.

    *Naturalmente qui ho dovuto tradurre “liberamente”: in originale Buffy “si fa scivolare sulla lingua la lettera L” ma dato che in italiano non c’è la lettera L nella parola amore …

    **Spiacente ma qui si perde il gioco di parole on il titolo della canzone. In originale Xander prima dice “Be my own man” (“sono l’uomo di me stesso” e quindi “appartengo a me stesso”) e poi aggiunge “I’m no woman’s man” (“Non sono l’uomo di nessuna donna” e quindi “Non appartengo a nessuna donna”).

    ***La parola perfezione sostituisce l’appellativo (IMHO molto più divertente) “Goody two shoes” su cui, se avete voglia, potete leggere la nota al cap. 2 di questa fanfic.


    Capitolo 23

    Buffy tamburellava nervosamente con la matita sul banco, mentre sfogliava rapidamente le pagine del libro di testo. Ogni tanto gettava un’occhiata all’ossigenato seduto accanto a lei, ma si affrettava a riportare lo sguardo sulla scrittura minuta che aveva di fronte.
    Dopo aver lasciato gli altri per andare in classe non si erano detti una parola. Avevano semplicemente percorso il corridoio, mano nella mano, fino a raggiungere la loro meta, poi erano entrati in classe e si erano seduti ai loro posti.
    Buffy fece un salto, sentendo qualcosa che le sfiorava appena la spalla.
    Spike ritirò immediatamente la mano e la guardò corrucciato.
    “Tutto bene, Summers?” chiese.
    “S-sto bene” rispose subito lei, riprendendo a fissare il libro.
    Il suono della campanella le fece fare un altro salto.
    “Certo, stai proprio bene” la prese in giro a bassa voce Spike, sarcastico, mentre tutti gli altri studenti cominciavano ad alzarsi e a raccogliere le loro cose.
    “Dio, tutto ciò è così strano. Che cosa diavolo è?” si chiese Buffy chiudendo il libro e rimettendolo nello zaino. Si alzò, continuando la propria tirata mentale: “È una cosa ufficiale? Stiamo uscendo insieme? Oppure è solo … Che cosa *diavolo* è? Che cosa ...”.
    Un braccio forte le si avvolse intorno alla vita, e i suoi pensieri si interruppero. Alzò lo sguardo e vide Spike che raccoglieva il suo quaderno e la sua matita prima di guardarla.
    “Pronta?” chiese.
    Sembrava così a suo agio, così rilassato. Forse sapeva che cosa diavolo c’era fra loro. Buffy deglutì a fatica e annuì, poi uscirono insieme dall’aula.
    “Allora, mi dirai perché salti su per un nonnulla?” chiese lui, piegando la testa e guardandola.
    Buffy ci mise un po’ ad elaborare la frase, mentre la sua mente si soffermava sul pollice agganciato alla sua gonna di jeans, e sul braccio che vi era attaccato.
    “Scusa, non ho sentito ... Ah!” gridò, mentre qualcuno andava a sbattere contro di loro.
    Quando ebbe riacquistato il proprio equilibrio guardò in basso, e vide Andrew sul pavimento, che cercava disperatamente di rimettersi in piedi.
    “Stai bene?” le chiese Spike. Lei annuì e lui spostò la propria attenzione sullo sfigato ragazzo, che era ormai riuscito ad alzarsi.
    Dopo aver terminato di raccogliere le sue cose Andrew guardò la coppia di biondi, con una punta di paura nello sguardo.
    “M-mi dispiace ... Non volevo ... Io ... I-io stavo correndo e ...” balbettò furiosamente.
    “Va tutto bene. Non preoccuparti” lo rassicurò subito Buffy. Vedendo che la paura negli occhi di Andrew era principalmente diretta a Spike, corrugò le sopracciglia. Spostò lo sguardo dall’uno all’altro, cercando di decifrare che cosa i due si stessero silenziosamente comunicando.
    All’improvviso Andrew se ne andò correndo fra la folla di adolescenti, lasciando Buffy sbalordita. Lei sollevò gli occhi e trovò Spike intento a guardare lontano, in direzione di Andrew.
    “Tutto ciò a proposito di ...?” chiese.
    Questo sembrò strappare Spike ai suoi pensieri. Guardo Buffy scuotendo la testa e si strinse nelle spalle:
    “Non ne ho idea, amore”.
    Buffy si accigliò, non convinta dalla sua risposta. Era sul punto di dire qualcosa quando lui intrecciò le dita con le sue e, tenendola per mano, la trascinò lungo il corridoio.

    Xander lasciò cadere il suo vassoio sul tavolo e gemette, frustrato.
    “Polpettone! Gnam!” disse, con finto entusiasmo.
    “Dio! Quella cosa sembra marcita da settimane” disse Cordelia disgustata, coprendosi la bocca con una mano.
    “So che sembrerà molto strano ma lo dirò lo stesso” li avvertì Willow. “Sono d’accordo con Cordy”.
    “Bè, io ho fame, non posso mangiare soltanto una barretta di cioccolato come voi due” disse lui, indicando Willow e Cordelia con la forchetta prima di immergersi nel pasto.
    “Hey ragazzi!” salutò Buffy, mentre lei e Spike si sedevano al tavolo.
    “Ragazzi, voi correte il rischio di mangiarlo?” chiese Cordelia, indicando i piatti di Spike e Buffy.
    “Non ho scelta. Non ho fatto colazione”. Buffy si strinse nelle spalle ed inspirò a fondo prima di prendere la forchetta. Fece un salto quando qualcuno le diede un calcio sotto il tavolo.
    Si accigliò e guardò Spike, rendendosi conto che la gentilezza era stata sua. Lui si limitò a guardarla un po’ arrabbiato.
    “Che c’è?” chiese lei.
    “Sei troppo ossuta. Devi mangiare meglio” mormorò lui, prima di infilarsi in bocca un pezzo di polpettone.
    Buffy si accigliò, ma dentro di si sentì elettrizzata. “Si preoccupa delle mie abitudini alimentari?”.
    “Dov’è Oz?” chiese Spike, fra un morso e l’altro.
    “Sta provando per la festa di sabato” rispose allegramente Willow.
    “Festa?” chiese Buffy.
    “Homecoming?” cercò di ricordarle Xander.
    La biondina non si illuminò: “Homecoming, e allora?”.
    “La festa che Cordelia da ogni anno dopo il ballo di homecoming. Quest’anno potremo andarci, dato che io esco con la bella padrona di casa” spiegò Xander, chinandosi a dare un lieve bacio sulla guancia alla brunetta seduta al suo fianco.
    “E il gruppo di Oz suona” aggiunse subito Willow, entusiasta.
    “Ah ... giusto”.
    “Non me la sento proprio di andare al ballo. Voglio dire, chi ci pensa a quelle orribili decorazioni?”. Al pensiero Cordelia fece una smorfia. “Ma immagino che dovrò esserci per accettare la mia corona” sospirò.
    “Non preoccuparti, tesoro. Non è colpa tua se sei così dannatamente sexy” le fece l’occhiolino Xander.
    Buffy fissava il suo piatto senza vederlo, facendo smorfie alla vista della poltiglia immonda.
    “Smettila di giocherellare con il cibo e mangia” disse Spike, notando che non aveva mangiato praticamente niente.
    “Improvvisamente, non sono poi così affamata” brontolò lei, spingendo via il vassoio.
    “Devi ...” cominciò l’inglese, ma Buffy lo interruppe rapida.
    “Spike! Dimenticatelo, non mangerò *quello*” disse lei, indicando sdegnata il proprio piatto.
    “Buffy ...”. Spike si fermò a metà della frase, sentendo qualcuno passargli un dito lungo lo zigomo affilato.
    Tutti rimasero praticamente a bocca aperta quando, voltatisi, videro Dru appoggiarsi al tavolo a fianco a Spike.
    Dopo lo shock iniziale l’ossigenato chinò appena il capo e mormorò:
    “Dru…”.
    “Mi sei mancato al Bronze venerdì. Te ne sei andato così in fretta. Sciocchino cattivo che non sei altro. Sai che non dovresti scappare da una ragazza a quel modo”. Lei lo guardò ad occhi socchiusi e gli diede uno schiaffetto sull’avambraccio, indugiando con le dita.
    “Ehm ... Mi dispiace, io ...”. Spike lasciò perdere e si limitò a guardarla.
    “Bene, spero che non lo farai di nuovo al ballo di homecoming. Sarei veramente …”.
    “Hey! Sciacquetta! Volevi qualcosa?” la interruppe Buffy, in tono furente.
    “Oh ... Ciao, Buffy”. Dru praticamente sputò il nome della bionda, dandole un’occhiata assassina. “Non ti avevo vista”.
    “Si, bè ... Sono qui”. Buffy si incollò in viso un sorriso finto e piegò la testa in direzione della mora.
    Dru la squadrò dall’alto in basso e poi riportò la propria attenzione sul ragazzo al suo fianco, ignorandola.
    “Allora, Spike ... Quanto ad homecoming ...”.
    La mano di Buffy spuntò fuori dal nulla e Dru si trovò improvvisamente coperta di un purè marroncino che le colava lentamente lungo i capelli corvini.
    Spike saltò subito in piedi: “Buffy!”.
    “Oh mio Dio!” gridò Dru inorridita, cercando disperatamente di levarsi dai capelli la mistura densa e untuosa.
    “Buffy, che cosa stai facendo?” chiese Spike, cercando goffamente di aiutare Dru passandole tutti i fazzoletti disponibili.
    “Esattamente quello che stava cercando” ringhiò Buffy, facendo il gesto di afferrare di nuovo il suo vassoio.
    Spike notò il suo movimento con la coda dell’occhio e le bloccò il polso in una morsa ferrea.
    “Smettila!” le ordinò.
    Buffy lo guardò incredula.
    “Stai dalla *sua* parte?”.
    “Buffy, io ...”.
    Lei non gli diede la possibilità di rispondere. Con un violento strattone si liberò dalla sua presa e uscì dalla mensa a passo di carica.

    Tornando a casa Buffy sbatteva furiosamente i piedi a terra. Erano passate quattro ore dall’*incidente* della mensa, ma poteva ancora sentire il sangue che le ribolliva nelle vene. “Era dalla sua parte! Non posso credere che fosse dalla sua parte. Bastardo!” lo insultò mentalmente, mentre svoltava in Revello Drive. Stava infilando la mano nella tasca dello zaino per prendere le chiavi quando, alzando gli occhi, vide la *sua* auto parcheggiata nel vialetto d’ingresso. Si bloccò di colpo, mentre la rabbia le torceva lo stomaco. Fece un respiro profondo e continuò a camminare verso casa.
    Quando lo vide scendere dall’alto e andare verso di lei lo ignorò.
    “Buffy!” chiamò lui, quando lei lo superò e fece di corsa i gradini del portico.
    Lei ficcò rabbiosamente le chiavi nella serratura, entrò e gli chiuse subito la porta in faccia, bloccando le sue parole.
    “Ahi!”. Lo sentì ululare quando la porta lo colpì dritto sul naso. “Per l’inferno maledetto!” brontolò lui, aprendo la porta ed entrando in casa. “Summers!” la chiamò nuovamente.
    Ma lei fece finta di non accorgersene e salì nella sua stanza facendo le scale due alla volta, mentre lui la seguiva dappresso. Entrò nella sua stanza e si apprestò a fare la stessa cosa che a
    veva fatto con il portoncino, ma questa volta lui era preparato e usò un piede per evitare che la porta gli sbattesse in faccia.
    “Dobbiamo parlare” affermò.
    “Ti dispiace? Sto cercando di vestirmi!” brontolò lei, togliendosi le scarpe.
    “Ah, scusa” mormorò lui, uscendo rapidamente dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
    Rimase fuori per quella che sembrava un’eternità.
    “Passerotto, hai finito?” chiese esasperato, ma non ebbe risposta. “Summers …?”.
    Ancora una volta ... silenzio. Deglutì a fatica e, muovendosi lentamente, aprì la porta infilandovi la testa. Si accigliò vedendola sdraiata sul letto, che sfogliava distrattamente una rivista, con addosso esattamente gli stessi vestiti che aveva portato a scuola, tranne le scarpe.
    “Credevo che ti stessi vestendo”.
    “Infatti”.
    “Allora perché hai addosso gli stessi vestiti?” chiese lui seccato.
    “Non sono gli stessi. Sembrano gli stessi” gettò lì lei, sfogliando la rivista, senza preoccuparsi di sollevare lo sguardo.
    “L’hai fatto di nuovo” si rese conto lui, ricordando che aveva usato lo stesso trucchetto del “mi sto spogliando” qualche giorno prima.
    “Non so di che cosa stai parlando” rispose lei, in apparenza completamente dimentica di lui.
    Spike sospirò forte, chiudendosi la porta alle spalle e spostandosi verso il letto.
    “Dobbiamo parlare” ripeté.
    “Non c’è niente di cui parlare” disse lei con un sorriso forzato e gli occhi ancora fissi sulla rivista.
    “No?”.
    “No”. Lei lasciò cadere la rivista sul pavimento e si alzò. “Sei un idiota” continuò falsamente di buon umore, aggirandolo ed uscendo dalla stanza.
    “Sono un idiota?” chiese lui, sollevando un sopracciglio e seguendola.
    Lei non rispose, limitandosi a scendere le scale e ad andare in cucina.
    “E per cortesia, come mai sarei un idiota?” chiese lui, appoggiandosi allo stipite della porta.
    Buffy ridacchiò sarcastica, mentre prendeva un bicchiere e lo riempiva di succo d’arancia.
    “Non avresti dovuto farlo” cercò di razionalizzare Spike.
    Lei bevve un sorso di succo di frutta e continuò ad ignorarlo, spostandosi dalla cucina al soggiorno.
    Lui gemette e alzò gli occhi al cielo cercando di controllarsi, mentre le andava dietro, per trovarla seduta sul divano che saltava da un canale all’altro.
    “Summers, perché ti stai comportando così?”.
    Era l’ultima goccia. La rabbia che si era accumulata in lei alla fine si riversò in parole:
    “Eri dalla *sua* parte!” gridò, lanciandogli un’occhiata assassina prima di rimettersi a guardare la TV.
    “Che cosa avrei dovuto fare? Lasciare che tu gettassi tutto il tuo pranzo sulla camicia di Dru?” esclamò lui.
    “Era un’idea” mormorò lei a denti stretti, schiacciando rabbiosamente i pulsanti del telecomando e guardando la televisione con gli occhi socchiusi.
    “Buffy mi vuoi guardare? Sto cercando di parlarti” sbottò lui.
    “Io non *voglio* parlare” rispose lei, senza degnarlo di un’occhiata.
    All’improvviso Spike le strappò di mano il telecomando e spense la televisione.
    “Bè, io si” ringhiò.
    “Dammelo!” ordinò lei, tendendo la mano.
    “Dopo che avremo discusso di questa cosa potrai guardare la televisione quanto maledettamente a lungo ti pare. Ma adesso *noi* parleremo di questa cosa” ringhiò lui.
    Lei lo fisso arrabbiata, poi si alzò.
    “Bè, puoi anche dimenticar-”. Spike la afferrò per l’avambraccio tirandola giù e costringendola a sedersi.
    “Buffy!” ringhiò.
    “Bene! Parla quanto vuoi. Non ti ascolto” replicò lei, incrociando le braccia.
    “Vuoi smetterla di comportarti da quella ragazzetta viziata che sei e dirmi che cosa sta succedendo?”.
    “Eri dalla sua parte. *Questo* sta succedendo! Perché diavolo sei qui poi? Pensavo che saresti stato con l’anoressica aspirante vampira a quest’ora” cominciò lei, alzandosi e cominciando a passeggiare per la stanza.
    “Di che cosa stai parlando? Ho solo fatto quella che credevo fosse la cosa giusta. Eri uscita dal seminato, Buffy” rincarò lui, alzandosi.
    “Davvero? Lei ti si stava gettando addosso e tu le stavi sbavando addosso”. Lui fece per dire qualcosa ma lei sollevò una mano per zittirlo e continuò rapidamente: “So che stai per dire che il punto è che sono gelosa. Bè, indovina un po’? Non è così! Il punto è che l’intera scuola ha visto che provi qualcosa per lei e-e …”. Si interruppe, dato che la rabbia sembrava aver cancellato tutte le parole dalla sua mente. “Dio, cosa diavolo ci vedi in lei? Tu parli di me ed Angel e del fatto che sono masochista a volerlo ancora, ma tu sei esattamente così! Sei anche peggio. Stavi sbavando. Stavi ... Stavi ... Dio! Odio questa cosa! Odio non riuscire a dire quello che voglio dire ... I-io ...”.
    Spike cominciò a camminare lentamente verso di lei, cosa che la fece indietreggiare. In pochi secondi era riuscita a riprendere il controllo di se e dei suoi pensieri. La sua voce era bassa e fredda ora.
    “La questione *non* è la gelosia. La *questione* è che tu e Dru in mensa mi avete trattato da imbecille davanti ai *miei* amici”. Si interruppe e lo guardò, respirando a fondo per evitare di esplodere.
    “Buffy io non ho fatto niente. Le stavo solo parlando. Che cosa avrei dovuto fare? Ignorarla e basta?”.
    Le parole di lui risvegliarono tutta la sua rabbia e, all’improvviso, lei gridò:
    “E io che cosa avrei dovuto fare? Rimanermene lì mentre una sciacquetta ossuta sbatte le ciglia e fa il suo gioco con il mio ragazzo?”.
    Entrambi si bloccarono. L’aveva detta. La parola attorno a cui entrambi aveva girato negli ultimi giorni – l’aveva detta.
    “Che cosa hai detto?” bisbigliò lui.
    “Ehm ... Il mio ra – Vo-voglio dire ... Sai, altre perone che-che pensano che tu e-e io siamo …” cercò di camuffare lei, sistemandosi una ciocca di capelli con mano tremante e indietreggiando lentamente, allontanandosi da lui.
    “Certo” annuì lui, ma continuò ad avvicinarsi con gli occhi socchiusi.
    “Bene. Quindi ...”. Lei trattenne il respiro e continuò a fissare il pavimento, sentendo il muro contro la schiena. “… ecco perché ho … fatto il …” sollevò lo sguardo su di lui, a corto di parole.
    “... lancio del polpettone su Dru” completò la frase lui, facendo un altro passo a chiudere la distanza fra loro.
    Quando lui si chinò il cuore di lei accelerò, come se volesse sfuggirle dal petto.
    Lei batté le mani all’improvviso, distraendolo il tempo necessario a scivolare lontano da lui. “Bene! Questo è tutto …”.
    Lanciò un gridolino quando Spike la afferrò con forza per un braccio, facendola voltare.
    “Perché continui a fuggire?” bisbigliò lui.
    “N-non sto fuggendo”. Lei tentò di ridere ma, quando lui l’attirò bruscamente a sé, ne venne fuori una risatina forzata; si trovò con il petto schiacciato da quello di lui che l’abbracciava stretta per la vita. “Lasciami andare …” chiese, in maniera poco convincente.
    “Sicura che sia quello che vuoi, Summers?” chiese lui con un mezzo sogghigno. La loro vicinanza fisica cominciava ad avere i suoi effetti, e non sapeva quanto a lungo sarebbe stato in grado di trattenersi.
    Lei aprì la bocca per rispondere ma non ne uscì alcun suono, perciò annuì appena. Il suo cuore ebbe un tonfo quando lui allentò la stretta e fece un passo indietro. Rimasero lì, a guardarsi l’un l’altra in silenzio.
    “Bè immagino che ...” cominciò lei, voltandosi lentamente dall’altra parte, quando lo sentì borbottare:
    “Per l’inferno maledetto”.
    “Che co-“.
    Spike le fu addosso all’improvviso, senza darle la possibilità di terminare la frase. La strinse tra le braccia, muovendo freneticamente le mani sulla sua schiena e sulle sue cosce in un tentativo disperato di attirarla ancora di più a se, mentre le chiudeva la bocca con la propria in un bacio esigente.
    Dopo la sorpresa iniziale lei riuscì a scostarlo da se quel tanto che bastava da chiedere:
    “Spike ...”. Deglutì a fatica quando le labbra di lui le si posarono sul collo, tracciando una scia di baci a bocca aperta sulla carne tenera. “Che cosa stai … facendo?” ansimò.
    Con il viso ancora sepolto nella sua gola lui le rispose senza giri di parole, con voce bassa e rauca:
    “Quello che avevo voglia di fare da sabato”.
    Poi le coprì la bocca con la propria, senza darle la possibilità di rispondere, facendole scivolare la lingua tra le labbra, a lottare con la sua. Spike le si premette addosso, spingendola verso il divano finché le sue gambe non ne urtarono il bordo; allora lei vi cadde sopra, trascinandosi addosso il ragazzo nerovestito.
    Buffy gli infilò le mani sotto i baveri dello spolverino e glielo sfilò mentre continuavano a baciarsi. Spike raggiunse l’orlo della sua gonna di jeans e gliela sollevò, passando le dita sulle sue cosce abbronzate.
    “Oh mio Dio! Che cosa sto facendo? Lo stiamo facendo di nuovo. Oh Dio! Oh Dio!” pensò ripetutamente lei, mentre il suo corpo apparentemente rifiutava di seguire la sua mente e tutti i suoi dubbi. Al contrario, ogni fibra del suo corpo sembrava sapere esattamente cosa fare, mentre le sue dita gli sbottonavano la camicia, lasciandolo a torso nudo alla mercé delle sue unghie.
    Spike ringhiò sentendola passargli le unghie sull’addome, verso l’allacciatura dei jeans. Mentre lei lottava con la sua fibbia, lui le infilò una mano sotto la maglia, sollevandogliela e sfilandogliela dalla testa per poi gettarla sul pavimento. Ansimò nel vederla sdraiata sotto di lui, con il volto arrossato e gli occhi appannati, fissi sui bottoni dei suoi jeans, i seni coperti solamente da un minuscolo reggiseno di pizzo. Solo allora si rese conto che non l’aveva mai vista nuda. L’altra notte … era riuscita a tenersi addosso la camicia da notte per tutto il tempo. Dio, è così … Per l’inferno maledetto! Imprecò mentalmente, rovesciando gli occhi all’indietro, quando lei glielo prese in mano. Le posò i gomiti ai lati della testa per sostenersi, mentre lei cominciava a muovere la mano su e giù, lentamente.
    Lei lo guardava affascinata, teneva gli occhi chiusi e stringeva i denti, cosa che serviva solo ad affilarne ancora di più i lineamenti, lasciandosi sfuggire dei piccoli gemiti di tanto in tanto. Lentamente, sembrò riprendersi dallo shock iniziale, e cominciò a muoversi a sua volta.
    Fu il turno di Buffy di ansimare, quando lui le sfiorò il collo con le labbra, scivolando con le dita tra le sue gambe. Le tracciò piccoli cerchi sensuali lungo l’interno della coscia, salendo fino a raggiungere l’orlo delle mutandine. Senza che lei se lo aspettasse, scostò di lato il tessuto sottile e le infilò dentro un dito.
    Buffy ansimò, chiudendo gli occhi e inarcando il collo contro la sua bocca.
    Si fermarono entrambi per un attimo, poi ripresero a muovere lentamente le mani. Si lasciarono sfuggire un misto di gemiti e grida soffocate, strofinandosi l’uno contro la mano dell’altra e viceversa, tirando e premendo in un ritmo lento, che offuscò loro la mente.
    Mentre il desiderio cresceva dentro di lei, Buffy usò la mano libera per scostare quella di lui dal centro del suo corpo, guidandolo pigramente alla sua apertura con l’altra.
    “Oh Dio ... Buffy ...” si lasciò sfuggire lui, sentendo le pieghe umide del suo sesso sfiorargli la punta dell’uccello. Le seppellì il viso nell’incavo del collo, chiedendosi come fare a dirle …
    Dato che lui rifiutava di muovere i fianchi e spingersi dentro di lei, Buffy gemette frustrata e gli si strofinò addosso. Spike le mise immediatamente le mani sulle cosce, spingendola verso il basso e allontanandola da se.
    Buffy si accigliò e tentò di guardarlo, ma lui teneva ancora il viso affondato nel suo collo. Aspettò con pazienza che lui riprendesse il controllo e rimase ferma a guardarlo, mentre respirava a fondo.
    “Non ne ho” brontolò lui, frustrato.
    “Di cosa?”.
    Spike si spostò a guardarla.
    “Preservativi, amore ... Non ho avuto la possibilità di comprarne” spiegò, sedendosi e cominciando a risistemarsi i pantaloni.
    “Ma ... Potremmo ...” iniziò Buffy, poi lasciò perdere.
    Rimasero seduti sul divano in silenzio, finché Spike disse imbarazzato:
    “P-potrei andare ... a comprarli?”. Più o meno si aspettava che lei gli gridasse contro una serie di imprecazioni o qualcos’altro ma, quando lei non disse nulla, osò guardarla.
    “Potresti ...” iniziò lei.
    In un lampo lui si alzò e raccolse lo spolverino.
    “Torno subito” ansimò, dandole un bacetto sulle labbra e correndo alla porta.


    Capitolo 24
    Buffy guardava fuori dalla finestra mordendosi ansiosamente le unghie. Perché ci stva mettendo tanto … Grrr! Sospirò, frustrata, e si lasciò cadere sul divano. Fece per prendere il telecomando e, nello stesso momento, sentì il rombo di un motore e il cuore le balzò in gola. Si alzò immediatamente, e corse alla porta, andando quasi a sbattere su un ragazzo senza fiato.
    “Spike!” esclamò, facendo un passo indietro e riprendendo il controllo di se.
    Lui sogghignò lascivo e le scivolò più vicino. Le rivolse un’occhiata stupita e, infilandosi una mano nella tasca dello spolverino, disse:
    “Ho i pre-“.
    “Ciao Spike!”.
    Sentendo la voce della sig.ra Summers dalla cucina, lui rimase immobile.
    “ –ventivi per le lenti a contatto*” improvvisò, rendendosi finalmente conto che l’ansia di Buffy era legata non al suo arrivo, ma all’arrivo della madre.
    “Lenti a contatto?” chiese la donna, mentre Spike si voltava verso di lei.
    Era in cucina, con un piatto in una mano e uno strofinaccio nell’altra, che gli sorrideva sinceramente.
    “Sei astigmatico o qualcosa di simile?” gli chiese.
    Spike rispose: “Si!”, proprio mentre Buffy se ne usciva: “No!”.
    La sig.ra Summers si accigliò.
    “Quale delle due?”.
    I due biondi si scambiarono un’occhiata disperata, e Buffy se ne uscì:
    “Bè ... ehm ... Sai come sono i ragazzi. Ha ... ha sempre voluto avere gli occhi marroni, per cui ha deciso di mettere le lenti a contatto ma ... ehm … non vuole ammetterlo! Quindi … ehm … per essere esatti … non è astigmatico, è solo vanitoso”.
    A questo suo blaterare appena comprensibile, Spike sollevò il sopracciglio sfregiato.
    “Ah …”. La sig.ra Summers si accigliò ma si dedicò nuovamente ai piatti.
    “Che cosa facciamo?” disse Spike, muovendo le labbra in silenzio, e raddrizzandosi immediatamente quando la donna si voltò nuovamente a guardarlo.
    “Sai Spike ... non devi cambiare solo per fare contente le persone. Dovresti accettarti per quello che sei e non lasciarti intimidire da quello che le altre persone possono pensare di te o delle tue … scelte” disse calma la sig.ra Summers, con un pizzico di pietà nello sguardo.
    “Non si preoccupi, sig.ra Summers. So quello che voglio” rispose lui, guardando Buffy e facendola arrossire furiosamente.
    “Bene ... buon per te Spike”. La sig.ra Summers gli sorrise e riprese a lavare i piatti.
    Dopo un attimo Buffy disse:
    “Io e Spike andiamo nella mia stanza per un po’”.
    “Va bene, tesoro”.
    I due ragazzi cominciarono a salire le scale, quando sentirono la voce della sig.ra Summers:
    “Spike? Rimani a cena?”.
    “No, sig.ra Summers. Mio padre vuole che torni a casa presto. Andremo a cena fuori, per rafforzare il legame padre-figlio” spiegò Spike.
    La sig.ra Summers si limitò ad annuire, e lui fece le scale di corsa e seguì Buffy nella sua stanza.
    Lei si lasciò cadere sul materasso con un tonfo.
    “Cos’era tutta quella storia?” chiese l’inglese, ancora un po’ scosso dalla situazione.
    “Mia madre che ti dava amichevoli consigli per gay” spiegò lei, sogghignando; vedendo l’aria non molto allegra di lui smise subito. “Che c’è?”.
    “Emano una sorta di ... vibrazione gay o qualcosa di simile?” chiese lui con un’espressione seria. Quando Buffy corrugò le sopracciglia, spiegò: “ È solo che anche mio padre sta iniziando a farmi gli stessi discorsetti che mi ha appena fatto tua madre”.
    “Tuo padre?”.
    Spike annuì, lasciandosi cadere sulla sedia a fianco alla scrivania.
    “Bè, non so. Forse è lo smalto nero che trasmette quella vibrazione” lo provocò Buffy.
    “Ah – ah Summers” sorrise forzatamente lui. “Non sto scherzando”.
    “Lo so ... Mi dispiace” si scusò subito lei.
    “Mio padre ieri mi ha tenuto due ore parlando dell’importanza di trovare il mio *vero* io, senza che la mia ricerca sia ostacolata dalle opinioni degli altri su chi dovrei essere” brontolò Spike, prendendosi la testa fra le mani e sospirando frustrato.
    “Ahia!” simpatizzò Buffy.
    Lui mormorò a fior di labbra qualcosa di incomprensibile, poi si alzò e guardò la sveglia di Buffy.
    “Bene … farò meglio ad andare. Non voglio che mio padre pensi che mi sono dimenticato di lui” disse, dirigendosi verso la porta.
    “Ma io credevo che ...”. Lei si interruppe, mentre un forte rossore le saliva dal collo alle guance poi, in un tentativo fallito di apparire noncurante, disse: “ … fosse una scusa … che non volessi cenare con mia madre e tutto il resto”.
    “Sfortunatamente non è una scusa. Me ne sono ricordato quando sono uscito per … ehm …”. Ora era il turno di Spike di arrossire leggermente.
    “Ah giusto” replicò Buffy, con una punta di risentimento, alzandosi e seguendolo.
    Quasi gli andò a sbattere addosso quando lui, sulla porta, si fermò di colpo e si voltò.
    “Non sembro gay vero? Forse dovrei lasciar perdere l’ossigenatura” gettò lì, indicandosi i capelli.
    “No!” rispose Buffy, con un po’ troppo entusiasmo. Vedendolo sogghignare come al solito e fare un passo verso di lei, arrossì.
    “No?” disse lui.
    “M-mi piacciono i ... capelli” balbettò lei imbarazzata. Dio, perché ogni volta che lui la guardava in quel modo le rendeva praticamente impossibile pronunciare un’intera frase senza balbettare come un’idiota.
    “Ah si?” continuò lui a bassa voce, mettendole una mano su un fianco e cominciando a tracciarle dei piccoli cerchi sulla pelle.
    Lei trattenne il respiro per qualche secondo, poi annuì.
    “E lo spolverino? Vuoi che me ne liberi?” chiese lui, piegando la testa di lato.
    “No” ansimò lei. “Mi piace anche quello”.
    “Cos’altro ti piace, passerotto?” mormorò lui, strofinandole il viso contro l’incavo del collo e mordicchiandola lungo la linea della mascella.
    “Questo” rispose lei, ansante.
    Sentendolo sorridere contro la propria pelle si rimproverò mentalmente, ma quando sentì la sua mano scivolarle sotto la gonna e risalirle l'interno coscia, i suoi pensieri si persero in una nebbia intossicante.
    “Non abbiamo mai finito ...” bisbigliò lui, prendendole in bocca il lobo dell’orecchio e mordicchiandoglielo mentre le sfiorava provocatoriamente la stoffa delle mutandine.
    Lei cominciò a negarsi come al solito: “Non possiamo ... Mia madre ...”.
    Lui si scostò e le tolse di dosso le mani e la bocca, facendole quasi perdere l’equilibrio.
    “Che c’è?” ansimò lei, aprendo gli occhi.
    “Hai ragione” disse lui con un sorriso arrogante. “Meglio non fare niente quando c’è tua madre. Comunque devo andare. Ciao, Summers”. E con questo se ne andò.
    “Che cosa?” ripeté lei, sconvolta per la facilità con cui si era staccato da lei. Era sbagliato. Era lei quella che doveva staccarsi da *lui*.

    Sedendosi al sedile del guidatore Spike fremette; i pantaloni cominciavano a stargli dolorosamente stretti. Si chiese dove avesse trovato la forza di allontanarsi da lei e alzò gli occhi al cielo, poi mise in moto.
    “Riprenditi. Non puoi lasciare che sappia che ti ha nel palmo della mano. È tempo che sia lei a fare una mossa” si disse ad alta voce, prima di partire.

    Buffy giocherellava con il cibo nel piatto, completamente ignara della conversazione che si stava svolgendo intorno a lei.
    “Cosa ne pensi, Buffy?” fu l’unica cosa che sentì, quando si riscosse dai suoi pensieri.
    “Eh?”. Scosse la testa per un attimo, poi sollevò lo sguardo sulla rossa seduta di fronte a lei.
    “Di andare a far spese oggi” ripeté Willow.
    “Ah ... certo” rispose senza entusiasmo Buffy.
    “Buffy, stai bene?” chiese lei, un pochino preoccupata per lo stato quasi catatonico dell’amica.
    “Sto bene” replicò Buffy, riportando la propria attenzione sul piatto.
    Si sentì la voce familiare di Xander, che stava posando il vassoio a fianco a quello di Willow: “Hey belle fanciulle!”.
    Buffy alzò lo sguardo senza interesse e si limitò ad annuire.
    “Che cosa le succede?” chiese lui a Willow, che si limitò a stringersi nelle spalle.
    “Niente, Xander. Sono solo un po’ ...”. Buffy sollevò lo sguardo e si accigliò vedendo, da sopra la spalla di Xander, Spike che parlava per qualche momento con Andrew; i due poi si divisero e l’ossigenato venne al loro tavolo.
    “Hey” salutò, sedendosi a fianco a Buffy e dandole un bacetto sulla guancia.
    “Hey Mr. Ossigeno. Non hai intenzione di fare da cavia per l’esperimento pranzo di oggi?” chiese Xander, portandosi alla bocca una forchettata di una sostanza irriconoscibile.
    “No grazie”. Spike fremette alla vista del piatto di fronte a lui. “Mi devo occupare di alcune cose. Sono passato solo per vedere come state”.
    Buffy guardò i due ragazzi battibeccare amichevolmente, con la mente ancora fissa su Spike ed Andrew che parlavano. Che cosa stava succedendo tra quei due?
    Quando Spike si chinò a darle un bacetto prima di alzarsi, sbatté le palpebre un paio di volte, sorpresa.
    “Ci vediamo domani, ragazzi”.
    “Domani?” si accigliò Buffy. “Salti la scuola questo pomeriggio?”.
    “Te l’ho detto, ho delle cose da fare” spiegò lui.
    “Quali cose?” insisté lei, non lasciandolo andare via.
    “Delle cose, passerotto”. Lui si chinò a baciarla sulla fronte e se ne andò.
    “Di che cosa diavolo stava parlando?” si chiese Buffy a voce alta, corrugando la fronte.
    Xander stava per fare qualche commento spiritoso ma Willow lo prevenne, dandogli un calcio sotto il tavolo. Conosceva Buffy abbastanza bene da sapere che non era il momento di scherzare.

    Buffy e Willow percorrevano pigramente gli ampi corridoi del centro commerciale, gettando di tanto in tanto un’occhiata ai negozi.
    “Allora ...” iniziò Willow, un po’ esitante.
    Buffy si limitò a guardare la sua migliore amica e ad aspettare che le chiedesse quello che stava cercando di chiederle fin da quando erano uscite da scuola, qualunque cosa fosse.
    “Tu e Spike ... N-non abbiamo mai avuto la possibilità di-di ... sai … parlarne” balbettò Willow, imbarazzata.
    La bionda inspirò a fondo, non sapendo esattamente che cosa dirle. Le mancava parlare con Willow. In qualche modo parlare con lei rendeva tutto molto più chiaro. Voleva dirle di tutto l’accordo ma … aveva fatto una promessa a Spike: non una parola.
    “Che cosa vuoi sapere?”.
    “N-non so. Voglio dire vi odiavate a vicenda fino ad un paio di settimane fa e ora, all’improvviso, siete una coppia?” disse Willow, in un'unica tirata. Era evidente che aveva provato le proprie domande un milione di volte prima di affrontare l’argomento con Buffy.
    “Lo so. Strano eh?”. Vi fu un momento di silenzio. Dio, aveva davvero bisogno di parlarne con qualcuno. “All’inizio … era più che altro per riavere Dru e Angel, sai?”.
    Willow annuì, e lei continuò:
    “Poi però ... Non so, è successo tutto così in fretta. All’improvviso il sogghigno infuriante non era più così infuriante, l’ossigenatura non era più così poco attraente, l’accento mi eccitava ... Non lo so e basta” blaterò Buffy ad alta voce.
    Willow sorrise guardando l’amica con la coda dell’occhio. Buffy si fermò per un attimo, sedendosi su una panchina lì vicino; la rossa la imitò, aspettando pazientemente che lei proseguisse.
    “Oh, all’inferno!” esclamò Buffy all’improvviso, guardando Willow negli occhi. “Non ce la faccio più. Tu sei la mia migliora amica e io dovrei poterti dire tutto, vero?”. Willow annuì. “Va bene, allora …”. Fece un respiro profondo e continuò: “Io e Spike abbiamo fatto un accordo. Un patto. Abbiamo deciso di far finta di stare insieme in maniera tale che Dru ed Angel si ingelosissero e decidessero di tornare da noi … Separatamente! Dru da Spike ed Angel da me, hai presente?” se ne uscì.
    Willow guardò la sua migliore amica ad occhi sgranati, aprendo e chiudendo la bocca un paio di volte, senza riuscire a parlare.
    Alla fine riuscì a chiedere: “Tu e Spike non state davvero insieme? Fa tutto parte di un piano?”.
    “No, vedi è questo il mio problema. Non lo so”.
    Willow corrugò le sopracciglia e si scusò: “Eh? Non ti sto seguendo, Buffy”.
    “Avevamo un piano, giusto. All’inizio avremmo dovuto semplicemente tenerci per mano e fare altre cose normali, senza toccamenti. Poi ci siamo accorti che non stava funzionando e che avremmo dovuto diventare un pochino più … carnali per ingannare tutti, e questo alla fine ha portato a toccarsi e baciarsi e darsi da fare e, apparentemente, in entrambi si è creata *un’enorme* tensione sessuale repressa nei confronti dell’altro”. Buffy si interruppe per un attimo, per dare a Willow il tempo di assimilare le informazioni.
    “Quindi tutto quel baciarsi e gemere e farsi sorprendere a *farlo* in un’aula era una finta?”.
    “Non *lo* stavamo facendo, Willow. Stavamo solo … cercando di vedere se riuscivo a superare il l’aspetto “bleah” del baciarlo, cosa che, sfortunatamente, sembra che io abbia superato abbastanza facilmente”. Buffy giocherellava nervosamente con lo zainetto che aveva sulle ginocchia.
    “Ah ...”. Willow all’improvviso capì: “E ora tu provi qualcosa per Spike e lui non ... ricambia?”.
    “Non esattamente”. Buffy esitò. “Veramente lui *ricambia* ... un po’ troppo”.
    Willow si accigliò: “Bene, adesso è proprio necessario che tu riempia gli spazi bianchi”.
    “Ricordi al Bronze? Venerdì scorso ... quando ha suonato Oz? Bè, ecco … io ero un po’ …”.
    “Ubriaca?” propose Willow.
    “Si ... Quindi Spike mi ha accompagnato a casa e ...”.
    “Oh mio Dio, Buffy! Non si è approfittato di te o qualcosa del genere, vero?” squittì Willow, un po’ preoccupata.
    “Non esattamente ... Si è preso cura di me anche se ... anche dopo che gli ho vomitato addosso”.
    “Bleah!”.
    “Si, non uno dei miei momenti migliori, lo ammetto. Comunque ... le cose hanno iniziato a ... evolversi e …”. Buffy esitò e gettò un’occhiata a Willow prima di ammettere: “IoeSpikeabbiamodormitoinsieme”.
    “Che cosa?!” esclamò Willow, facendo voltare un paio di persone a gurdarle. Arrossì furiosamente e si chinò a bisbigliare: “Che cosa?”.
    “L’abbiamo fatto, Willow” mormorò Buffy.
    “Oh…”.
    Ci fu un attimo di silenzio poi Willow osò chiedere:
    “Bè, e adesso?”.
    “Questa è la domanda da un milione di dollari, no?”.
    “T-ti … piace?”.
    Buffy rimase in silenzio per un secondo, poi si prese la testa fra le mani, infilandosi le dita fra i capelli.
    “Non lo so” rispose, esasperata.
    “Bè, a lui ... sai ... a lui piaci?”.
    “Anche qui c’è un enorme punto di domanda” brontolò Buffy, senza scostare le mani.
    “Bè, non ne avete parlato o qualcosa di simile? Voglio dire … Avrete pur detto qualcosa dopo il … ehm … fatto” insisté Willow.
    “No. Eravamo entrambi così stanchi che ci siamo addormentati”.
    “E il temutissimo mattino dopo?” indagò Willow.
    “Mamma è tornata a casa. Non crederai a come ne siamo usciti”. Buffy sollevò lo sguardo e continuò con un ghigno: “Mia madre pensa che lui sia il mio nuovo miglior amico – gay”.
    “Tua madre pensa che Spike sia gay?” chiese Willow ad occhi sgranati.
    “Si” annuì lei, raddrizzandosi e guardandosi intorno. “Comunque, è arrivato il lunedì e non abbiamo avuto la possibilità di parlarne, e poi c’è stato quell’incidente con Dru”. Al ricordo Buffy digrignò i denti.
    “Eri gelosa?” chiese Willow.
    Buffy le scoccò subito un’occhiataccia.
    “No!”.
    “Sei sicura?” insisté Willow. “E allora perché hai fatto a Dru la doccia con il pranzo?”.
    “Stavano flirtando davanti a tutti! Si stavano prendendo gioco di me!” esclamò Buffy.
    “Buffy ... Sono io ... Willow”.
    “Va bene, ero un po’ gelosa ...” brontolò Buffy, seppellendosi nuovamente il volto fra le mani. “Dio odio tutto questo! Lo odio! Lo odio! Lo odio!”.
    “Perché non lo chiedi a Spike e basta?”.
    “Chiedergli cosa?” si accigliò Buffy.
    “Se gli piaci”.
    “Eh no! Assolutamente no, mai! No, no, no!” insisté Buffy, alzandosi e torreggiando su Willow che era ancora seduta sulla panchina. “Perché dovrei chiederglielo?”.
    “Perché ti sta divorando, ecco perché” spiegò Willow.
    Buffy incrociò le braccia sul petto e mise il broncio: “Bè, non glielo chiederò”.
    “È una tua scelta, Buffy”.
    “Si, infatti! Grazie. Adesso andiamo a comprare quei dannati vestiti e andiamocene da qui” brontolò Buffy allontanandosi.

    Buffy percorse rapidamente il corridoio, esaminando la folla alla ricerca di una familiare testa ossigenata in mezzo alle dozzine di adolescenti che le passavano a fianco.
    “Hey Buffy!” salutò Willow, unendosi a lei.
    “Hey, Wills!”.
    “Allora, il vestito è piaciuto a tua madre?” chiese Willow, stringendosi i libri al petto, mentre percorrevano rapidamente il corridoio.
    “Lo adora. Ha detto che sto benissimo in nero e poi ha cominciato a piangere”.
    “Eh?”.
    “Sai se ne è uscita con il discorso “stai crescendo così in fretta e ben presto non sarai più la mia piccolina”. Se fa così per homecoming non riesco a immaginare cosa farà per il ballo di fine corso” sospirò Buffy, continuando a muoversi lungo il corridoio.
    “Ehm ... Buffy perché stiamo praticamente correndo in cerchio per tutta la scuola?” riuscì finalmente a chiederle Willow, che cominciava ad essere a corto di fiato. “Stiamo cercando qualcuno?”.
    “No” rispose subito Buffy, fermandosi vicino al proprio armadietto. “Ho solo bisogno di prendere un paio di cose dall’armadietto”.
    “Si, e in questi casi hai sempre bisogno di passarci davanti tre volte” notò Willow sarcastica, sollevando sospettosa un sopracciglio. “E dai Buffy, ammettilo. Lo stai cercando”.
    “Non sto ... Oh mio Dio! Che cosa ti è successo?”. Buffy chiuse con forza l’armadietto e si avvicinò a Spike, superando Willow.
    Alla vista dell’inglese Willow sgranò gli occhi. Aveva un taglio all’angolo della bocca e un livido purpureo sullo zigomo sinistro.
    “Sono caduto dalle scale”. Quando Buffy gli passò la mano sulla guancia ferita Spike fremette.
    “Ti fa male?” chiese Willow.
    “Tu cosa credi, rossa? Ahia!” gridò Spike, che aveva cercato di sollevare un sopracciglio, tendendo così il muscolo dolorante.
    “Sei caduto dalle scale? Questo è il meglio che ti è venuto in mente?” chiese Buffy, la cui paura stava diminuendo per essere sostituita dalla rabbia.
    “Che cosa?!” brontolò Spike.
    “Che cosa hai ...”. Con la coda dell’occhio vide Angel che, piuttosto malmesso, si appoggiava agli armadietti mentre Dru, estremamente preoccupata, gli passava le mani sul viso, esattamente come aveva fatto lei con Spike, e non ebbe bisogno di terminare la propria domanda. “Hai litigato con Angel?!” chiese incredula, vagando con lo sguardo dall’uno all’altro.
    Spike non rispose.
    “Spike, cosa *diavolo* sta succedendo?” chiese Buffy. “Perché hai litigato con Angel?”.
    L’ossigenato rimase in silenzio e lei continuò:
    “Per che cosa stavate litigando?”.
    Finalmente Spike parlò: “Amore, adesso non voglio parlarne”.
    “Allora, quando è successo?”.
    “Amore, non adesso”.
    “Ma ...”.
    “Buffy! lascia perdere e basta, va bene?”.
    Lei si bloccò. Era la prima volta che lui alzava la voce con lei, e l’espressione dei suoi occhi le fece venire i brividi. Era così sconvolta che non sentì neanche il suono della campanella. Il suo sguardo rimase fisso sul ragazzo di fronte a lei, anche quando gli altri ragazzi cominciarono a disperdersi e ad andare nelle proprie aule. Il tocco dolce di Willow la fece uscire dalla sua trance.
    “Buffy, faremo meglio ad andare o faremo tardi” le disse la rossa.
    Lei guardò Spike con gli occhi socchiusi e annuì:
    “Andiamo”.
    Si voltò e, seguendo Willow, percorse il corridoio ed entrò in una delle aule.
    “Per l’inferno maledetto!” ringhiò Spike, dando un calcio all’armadietto a cui stava appoggiato, prima di andarsene.

    Buffy se ne stava appoggiata alla portiera dell’auto, aspettando pazientemente l’arrivo del proprietario. Quando lo vide sentì il cuore balzarle in gola.
    Alzando lo sguardo Spike la vide e si bloccò. Continuò ad avvicinarsi respirando profondamente.
    “Hey ...” disse Buffy, con voce debole, staccandosi dalla portiera.
    Lui restituì il saluto. “Hey”.
    Vi fu un attimo di silenzio fra i due, poi Buffy lo ruppe.
    “Mi dispiace di aver perso il controllo a causa del tuo viso malridotto” disse, indicandogli il viso.
    “Mi dispiace di aver gridato”.
    “Considerato che io l’ho fatto più o meno un milione di volte immagino che per una volta ti sia permesso gridare. Ma una volta sola!” aggiunse subito, sollevando l’indice.
    “Cercherò di ricordarmelo, amore”. Spike cercò di sorridere ma se ne pentì subito, sentendo che la ferita al labbro gli si stava riaprendo.
    “Stai bene?” chiese lei preoccupata, avvicinandosi e posandogli una mano sotto l’orecchio per farlo voltare.
    “Sto bene” rispose lui, cercando di evitare di fremere quando lei gli passò un dito sul taglio.
    “L’hai disinfettato almeno?” chiese lei, guardandolo con disapprovazione.
    “Si”.
    “Bugiardo”.
    “L’ho lavato” si difese lui.
    “Non è la stessa cosa” replicò lei, girando intorno all’auto.
    “Dove stai andando?”.
    “Adesso mi accompagnerai a casa, così potrò sistemartelo” lo informò, aprendo la portiera ed entrando nell’auto.

    * La storia dei preventivi me la sono dovuta inventare di sana pianta per mantenere il giochino di parolo inglese fra "condoms" e "contacts". Se vi viene in mente qualcosa di meglio ditemelo pure ...


    CAPITOLO 25
    Entrarono in cucina in silenzio. Buffy indicò lo sgabello vicino all’isola e Spike vi si sedette, mentre lei apriva uno dei pensili e ne estraeva un kit di pronto soccorso. Lo posò sulla superficie bianca (dell’isola) e lo aprì; dentro c’erano bende, cotone, un paio di forbici e tre bottigliette: una bianca, una marrone e una rossa. Buffy prese per prima quella bianca e ne versò un po’ su un pezzo di cotone, lasciandola poi sul bancone.
    “Brucerà un po’” lo avvertì, strofinando il cotone sul labbro ferito di lui.
    Lui fremette per un attimo al contatto ma non disse niente. Mentre gli sistemava la ferita Buffy si chiedeva quale ne fosse la causa. Avrebbe voluto che lui glielo dicesse, ma aveva paura di chiedere, soprattutto dopo che a scuola era stato così riluttante a parlarne.
    “Ecco. Non so se funzionerà, dal momento che si è già infettato ...” mormorò Buffy mentre, senza distogliere lo sguardo dal piccolo taglio all’angolo della bocca, prendeva la bottiglia marrone e ne versava il contenuto su un altro pezzo di cotone, macchiandolo di rosso.
    Ripeté ancora una volta i movimenti che aveva fatto poco prima, passandolo lentamente sulla ferita.
    “Smettila di fare il bambino” lo rimproverò, quando lui fremette di nuovo.
    “Hey! Fa male” protestò lui, accigliandosi.
    “Questo è ciò che si ottiene quando ci si fa coinvolgere in stupidi litigi” brontolò lei, buttando nella pattumiera i due pezzi di cotone e mettendo via il kit per il pronto soccorso.
    Quando ebbe finito di sistemare si voltò verso di lui, appoggiandosi al bancone con le braccia incrociate, mentre lui rimaneva seduto sullo sgabello vicino all’isola.
    “È tutto là il danno?” chiese alla fine, nel tentativo disperato di rompere l’imbarazzante silenzio che si era creato fra loro. Come mai tra loro c’erano così tanti silenzi sconfortanti?
    “Cosa?”.
    “La tua faccia. Era tutto lì il danno?” chiese lei.
    “Perchè? Hai intenzione di prenderti cura delle mie ferite nascoste?” cominciò lui, a voce bassa e socchiudendo gli occhi mentre si faceva scivolare la lingua sulle labbra.
    “Sei disgustoso” mormorò lei, guardando il pavimento.
    “È quello che continui a dire”.
    Si guardarono per un secondo, poi lui parlò con voce bassa e seria:
    “Mi dispiace di aver gridato con te” si scusò.
    Lei cercò di apparire noncurante, voltandosi a guardare il lavandino: “Va bene. Te l’ho detto, è tutto a posto”.
    In un lampo lui si mise al suo fianco e la prese per le braccia, costringendola a guardarlo.
    “Mi dispiace” ripeté, guardandola negli occhi.
    Lei deglutì a fatica e annuì. Le sue ginocchia minacciarono di cedere, quando lui spostò la mano dal suo braccio al suo collo e alla sua guancia, posandola là mentre con il pollice le sfiorava appena la pelle arrossata.
    “Dio, sei così ...”.
    Sentendo lo squillo del telefono entrambi fecero un salto. Buffy corse goffamente in soggiorno, sollevando la cornetta.
    “Pronto? Oh ciao, mamma. No, non stavo facendo niente” mentì, guardando con la coda dell’occhio Spike che entrava nella stanza.
    Lui si sedette sul divano e la osservò mentre torceva il cavo del telefono fra le dita.
    “Ah, va bene ... No, va ... va bene. Divertiti. Ciao”. Rimise a posto la cornetta, sospirando forte.
    “Perché quel sorriso triste?”.
    “Era mia madre”.
    “Ci ero arrivato. Ha un appuntamento, vero?”.
    “Si” sospirò lei, lasciandosi cadere sul divano a fianco a lui.
    “Non ti sei ancora rassegnata agli appuntamenti?” chiese Spike.
    “Non abbastanza”.
    Spike stava per dire qualcosa quando lei lo interruppe:
    “Se dici che mi ci abituerò giuro che ti taglio qualcosa” brontolò.
    Spike sgranò gli occhi.
    “Mi dispiace” si scusò lei, senza entusiasmo. “ È solo che so che non mi ci abituerò”.
    “Ne vuoi parlare?”.
    “No” rispose subito lei, poi lo guardò. “È così strano, sai? Mia madre che esce con un qualunque sconosciuto. Voglio dire, potrebbe essere uno psicopatico per quello che ne sa lei … O-oppure un gigolò!” gettò là. Spike sollevò un sopracciglio. “Va bene, un gigolo no ma uno psicopatico ... po-potrebbe essere uno psicopatico. Sai che razza di gente c’è là fuori? Persone molto, molto cattive. Oh mio Dio, mia madre esce con uno psicopatico” disse lei, scioccata.
    “Buffy, calmati. Tua madre *non* sta uscendo con uno psicopatico” la rassicurò Spike.
    Lei lo guardò con fare accusatorio: “Come lo sai?”.
    “Non lo so, ma ...”.
    “A-ha!” se ne uscì lei, trionfante.
    Lui piegò la testa di lato e la guardò con disapprovazione: “Buffy ...”.
    “Non voglio che mia madre abbia un ragazzo. Che schifo!” si imbronciò lei.
    Spike la guardò, inumidendosi le labbra con la lingua senza accorgersene. Lei non aveva idea di quanto appariva irresistibile quando faceva così.
    “Che c’è?” chiese lei, quando il suo fissarla divenne fastidioso. “Oh mio Dio! Mi sta uscendo qualcosa dal naso?”. Si coprì immediatamente il viso con la mano destra.
    “No! Sei a posto” la calmò lui. “Stavo solo …”.
    “Fissando?” propose lei, lasciandosi cadere la mano in grembo.
    Lui continuò a guardarla, sorridendo dolcemente.
    Buffy si sentiva le farfalle svolazzare nello stomaco sotto lo sguardo di lui. All’improvviso lui si alzò.
    “Sarà meglio che vada” disse, all’improvviso.
    “Vai? Perchè?” chiese lei, confusa.
    “Ho ... da fare” mentì lui, sapendo che se fosse rimasto in quella casa un altro minuto non sarebbe stato capace di evitare di baciarla, mentre aveva deciso che toccava a *lei* venirgli dietro.
    “Da fare? Di nuovo? Di cosa si tratta questa volta?”. La voce di lei era leggermente seccata.
    “Di cose”.
    “Bene!” brontolò lei, facendo per andarsene.
    “Cosa vuol dire bene?” le gridò dietro lui.
    “Com’è che all’improvviso hai tutti questi segreti? E non dirmi che non ne hai. Te ne vai in giro per la scuola parlando con Andrew e poi salti le lezioni dicendo che hai da fare e il giorno dopo ti presenti con la faccia viola” disse lei, indicando il suo zigomo.
    “Buffy…”.
    “Cosa sta succedendo?” insisté lei.
    “Non posso dirtelo” rispose sincero lui.
    “Perché no?”. Lei tentava di suonare il più dura possibile ma apparve infantile e lamentosa.
    “Non posso e basta”.
    Buffy lo fissò incredula.
    “Sarà meglio che vada” disse lui andando alla porta principale e uscendo, lasciando Buffy sola e immobile.

    “E mi ha semplicemente lasciato lì a chiedermi “Come diavolo è successo tutto questo?”. Un minuto stiamo parlando e il minuto dopo se n’è andato” brontolò Buffy al telefono. “Non so cosa sta succedendo. All’improvviso è diventato Mr Mistero e-e ...”.
    “Respira, Buffy, respira” la convinse Willow.
    “Mi sento così arrabbiata” ringhiò lei.
    “Vuoi che venga lì?”.
    “No grazie Will. Mi dispiace che tu debba sorbirti continuamente i miei gemiti”.
    “Mi piacciono i tuoi gemiti”. Rendendosi conto dei possibili significati di quello che aveva detto Willow si affrettò ad aggiungere: “In senso totalmente non-gay, ovviamente”.
    “Certo. Bè, sarà meglio che me ne vada a letto”.
    “Sono le dieci”.
    “Lo so, ma non c’è nient’altro da fare”. Buffy sbadigliò rumorosamente e salutò nuovamente: “Ci vediamo domani, Willow”.
    “Ciao, Buffy”.

    Buffy si voltò su un fianco e sbatté una mano sulla sveglia. Si sedette sul letto brontolando qualcosa di incomprensibile, scostando goffamente le ciocche di capelli che le coprivano il viso. Rendendosi conto che qualcuno era seduto sul materasso a fianco a lei, saltò praticamente fuori dal letto.
    “Dio mamma! Mi hai spaventato a morte!” gridò mettendosi una mano sul cuore, che le batteva furiosamente.
    “M-mi dispiace, tesoro!”.
    “Da quant’è che stai seduta lì?” chiese la ragazza, premendosi le dita sulle palpebre e sbattendole un paio di volte prima di riportare lo sguardo sulla madre.
    “Non troppo ...” disse la sig.ra Summers.
    Le due donne rimasero in silenzio per un attimo, guardandosi l’un l’altra. Vedendo la madre che giocherellava nervosamente con l’orlo della sua maglia Buffy si accigliò.
    “Mamma ...? Cosa vuoi dirmi?” cominciò, piegando la testa di lato.
    “Buffy, dobbiamo parlare di una cosa”.
    “Oh mio Dio! Sei incinta!” esclamò Buffy ad occhi sgranati.
    “Che cosa?!”.
    “Sei incinta! Lo sapevo!” continuò la ragazza, senza cercare di nascondere il proprio attacco d’ansia.
    “Buffy, calmati. Non sono incinta” la rassicurò la sig.ra Summers.
    Buffy espirò profondamente: “Oh grazie a Dio!”.
    “È qualcos’altro ... Riguarda ... il mio ... ehm ragazzo ...”. La sig.ra Summers si interruppe, sentendo la figlia gemere. “ Sì Buffy, sei abbastanza grande per sapere che ho un *ragazzo*”.
    “Per favore, non dire quella parola ...” si lamentò lei, facendo una smorfia.
    “Bè, è questo ciò che è”.
    “Va bene ... Come ti pare ...” brontolò Buffy, incrociando le braccia sul petto e aspettando che la madre continuasse.
    “Comunque ... ormai ci vediamo da due mesi e ...”.
    “Due mesi? E da quando in qua stai uscendo da due mesi?” se ne uscì Buffy, sorpresa.
    “Avrei voluto dirtelo prima, ma avevo paura di come avresti reagito”.
    Si guardarono per un po’, prima che Joyce continuasse:
    “Ci vediamo da più di due mesi e-e g-gli voglio molto bene …”.
    “Gli vuoi bene?”. Buffy inarcò un sopracciglio ma, vedendo l’occhiataccia che le gettò la madre, decise che era nel suo interesse starsene zitta.
    “Lui mi piace Buffy ... e penso che sia ora ... penso che sia ora che voi due vi incontriate” ammise lei all’improvviso.
    “Cosa?!”.
    “Ho organizzato una cenetta tranquilla per stasera, così voi due potrete ... parlare e conoscervi a vicenda” continuò la sig.ra Summers in tono più fermo.
    “Ma mamma ... io non voglio incontra...”.
    “Buffy, per me è molto importante” insisté Joyce. “E apprezzerei che tu mi facessi questo favore”.
    Buffy ascoltò la madre imbronciata ma, vedendo la paura negli occhi della donna, il suo cuore si sciolse e, alla fine, annuì e sospirò:
    “Va bene ... Sarò una brava bambina. Lo incontrerò”.
    “Oh, ti ringrazio tanto Buffy. Sono così orgogliosa di te, tesoro!”. La sig.ra Summers batté le mani, poi si chinò e diede a Buffy un bacio sulla guancia. “Ci vediamo dopo la scuola” salutò, alzandosi e lasciando la stanza.
    “Grandioso ... proprio grandioso” mormorò Buffy uscendo dal letto.

    “Quindi incontrerai il ragazzo di tua madre?” chiese Willow, sedendosi a fianco a Buffy sulle tribune.
    “Non chiamarlo così Will” brontolò Buffy, guardando di traverso il campo da football. Era sicura che a quell’ora Spike avesse lezione di ginnastica.
    “Cosa? È quello che è, giusto?”.
    “Sì. Ma suona ... *sbagliato*! Molto sbagliato!”.
    “Bene, come vorresti chiamarlo?”.
    “Cosa ne dici di l’uomo cattivo che vuole portarmi via mia madre?” propose Buffy con un sogghigno forzato.
    Willow si unì allo scherzo: “Suona bene. Ma è un po’ lungo”.
    “Sì, ma sempre meglio di *ragazzo*”. Buffy praticamente si mangiò l’ultima parola, continuando a scrutare il campo.
    Quando vide un’orda di adolescenti uscire dagli spogliatoi e riempire il campo il cuore le balzò in gola.
    “Oh, c’è Xander!” saltò su Willow, mentre il ragazzo seguiva svogliatamente il resto del gruppo. “Non è appetitoso con quei pantaloncini grigi?” scherzò, mentre entrambe facevano delle smorfie.
    Xander guardò le tribune e un enorme sorriso gli illuminò il viso, le salutò con la mano e loro ricambiarono il saluto.
    Willow guardava con la coda dell’occhio Buffy che esaminava la piccola folla sul campo.
    “Non c’è” disse a bassa voce.
    “Eh? Cosa?”. Buffy scosse la testa e si voltò a guardare la sua migliore amica.
    “Spike ... ho parlato con Xander ... oggi ha saltato la scuola”.
    “Ah ...”. Buffy si sforzò di apparire noncurante.
    “Sei preoccupata per lui?” chiese Willow dopo una breve pausa.
    “No” rispose immediatamente la bionda; vedendo il sorriso di Willow però brontolò: “Si, sono un po’ preoccupata”.
    “Sono sicura che ha un buon motivo per non averti detto certe cose”.
    “Sarà meglio!” disse Buffy in tono minaccioso.
    Le due rimasero in silenzio a guardare Xander, che riuscì a malapena a fare quattro esercizi per gli addominali di fila.
    “È solo che ...” cominciò all’improvviso Buffy. “Si sta comportando in modo così strano e …”. Si interruppe, sentendosi un po’ sciocca. “È … ehm … distante …”.
    Willow non disse niente. Sapeva che l’amica aveva bisogno di parlare, perciò rimase in silenzio, abbracciandosi le ginocchia.
    “Sin da ... sai *quella* notte ... lui non ci ha provato”.
    Willow dovette chiedere: “Si è tirato indietro?”.
    “No ... solo che non è stato molto ... hai presente …”.
    Capì dall’espressione vuota di Willow che avrebbe dovuto sviluppare l’argomento.
    “Non ci ha provato ...” brontolò. “Bè, lui inizia … ma non riusciamo mai a concludere” disse frustrata. “O mia madre torna a casa, o squilla il telefono, o siamo sul punto di litigare …”.
    “Tu vorresti riuscire a ... concludere?” chiese Willow.
    “I-io ... Ah, ma chi sto cercando di ingannare ... Dio, sì!” esclamò Buffy, arrossendo e seppellendosi il volto tra le mani.
    Willow non poté evitare di ridacchiare.
    “È stato meraviglioso!” sospirò Buffy con aria sognante. “Hai presente che dicevo sempre che il sesso non è quella gran cosa che ti spacciano nei film …”. Willow annuì. “Bè mentivo! *È* quella gran cosa!”.
    “Quindi ... è stato bello?” chiese la rossa.
    Buffy si morse il labbro e annuì entusiasta. Le due ragazze ridacchiarono selvaggiamente, poi ripresero la conversazione.
    Dopo aver ripreso il controllo di sé, Buffy riuscì finalmente a chiedere: “E tu e Oz?”.
    “Stiamo ancora aspettando il momento giusto” rispose Willow a bassa voce, sogghignando.
    “Sono sicura che sarà meraviglioso anche per te” le assicurò Buffy appoggiandosi all’amica e dandole una spintarella con la spalla.

    Sospirando forte Buffy trascinò i piedi oltre la soglia, lasciando cadere lo zaino a terra mentre si avvicinava al divano.
    “Ciao tesoro!”.
    Buffy si raddrizzò e vide la madre in corridoio.
    “Mamma, sei rientrata presto” notò la ragazza.
    “Sì, volevo essere sicura che ogni cosa sia perfetta per stanotte” spiegò la sig.ra Summers, senza riuscire a nascondere l’ansia nella voce.
    Buffy si alzò e si avvicinò alla madre”.
    “*Sarà* tutto perfetto. Non ti preoccupare” la rassicurò, prima di abbracciarla.
    “Sono contenta che tu la stia prendendo così bene”.
    “Bè, non ho scelta, se lui ti piace ...”. Buffy si strinse nelle spalle e superò la madre. “Vado a fare una doccia”.
    “Va bene, tesoro”.

    Lei posò la fronte contro il muro e inspirò a fondo, lasciando che l’acqua tiepida le ruscellasse lungo la schiena. Afferrò il rubinetto di malavoglia e lo chiuse, interrompendo improvvisamente il flusso dell’acqua. Si passò una mano tra i capelli fradici, afferrando con l'altra un asciugamano bianco.
    Quando aprì la porta del bagno per incamminarsi verso la sua stanza una nuvola di vapore riempì il corridoio. Si lasciò cadere sul materasso e si mise a fissare il soffitto, mentre il suo stomaco faceva le capriole al pensiero di incontrare … la cosa. Fece una smorfia, immaginandosi un quarantenne calvo e disgustoso, con una miriade di catene d’oro al collo e una massa di peli neri sul petto che uscivano da una camicia di seta semiaperta.
    Buffy cercò di convincere se stessa: “No ... mamma non sarà mai così disperata”.
    Lo squillo acuto del telefono sul suo comodino la strappò ai suoi pensieri. Si rotolò sul letto per raggiungerlo.
    “Pronto? Hey, Wills” salutò.
    “Allora, è già lì?” chiese Willow ansiosa.
    “No, ma sarà qui da un momento all’altro” brontolò Buffy, guardando la sveglia.
    “Bene, sarò qui ad aspettare che tu mi chiami e mi racconti che razza di persona assolutamente sgradevole è *la cosa*”.
    Buffy non poté evitare di ridacchiare per il nome che, alla fine, avevano scelto per lo sconosciuto che usciva con la madre.
    “Non preoccuparti! Ti terrò informata. Sono sicura che dopo stanotte avrò davvero bisogno di sfogarmi un po’” la rassicurò la bionda.
    “Rimarrò in attesa” rispose Willow in tono vivace.
    Ci fu un attimo di silenzio, poi la rossa chiese:
    “Novità sul fronte inglese?”.
    “No” rispose Buffy a bassa voce. “Penso che oggi abbia saltato tutte le lezioni”.
    “Lo chiamerai?”.
    “No!” rispose immediatamente lei.
    “Sei sicura?”.
    “Sono sicura, Willow” brontolò Buffy.
    “Va bene ... Allora ci sentiamo dopo”.
    “A dopo”.
    “Ciao”.
    Sospirando forte Buffy rimise a posto la cornetta e si alzò per esaminare il proprio guardaroba.
    “Cosa mi metto ...” si chiese a voce alta, sfiorando con le dita maglie e maglioni.
    Alla fine decise per un look casual. Se doveva passare la notte a vedere la madre che faceva gli occhi dolci alla *cosa*, tanto valeva che almeno stesse comoda.
    Lasciò cadere a terra l’asciugamano e si infilò le mutandine e un paio di jeans vecchi e vissuti. Barcollò fino alla cassettiera, e frugò nei vari cassetti fino a trovare quello che stava cercando.
    Con l’asciugacapelli in una mano si mise a testa in giù e cominciò ad asciugarsi i capelli. Dopo qualche minuto si raddrizzò, guardando nello specchio il modo in cui i capelli le ricadevano sulla schiena. Soddisfatta del risultato, mise via l’asciugacapelli e prese una maglia a collo alto. Sentì bussare lievemente alla porta.
    “Si?” disse, con voce soffocata dalla stoffa rossa che si stava infilando dalla testa.
    “Buffy? Sbrigati, saranno qui da un momento all’altro!”.
    “Sì, mamma!” brontolò, prima che gli occhi le si accendessero; allora si accigliò: “saranno?” si chiese a voce alta infilandosi una scarpa.
    Mormorò qualcosa di incomprensibile quando, guardando in giro per la stanza, non riuscì a trovare l’altra. Sentendo il campanello che suonava si immobilizzò.
    “Oh Dio! È qui!”. Si fece forza, poi si lasciò cadere in ginocchio.
    Guardò sotto il letto, sotto la cassettiera e, alla fine, sotto l’armadio:
    “Eccoti qui” disse trionfante, acchiappando la scarpa mancante e infilandosela.
    Respirando a fondo si diresse alla porta e scese di sotto. Quasi inciampò sull’ultimo scalino vedendo chi c’era in piedi nel corridoio, che si passava nervosamente le mani fra i capelli.
    “Spike? Che cosa ci fai qui?” chiese quando lui si voltò, con in viso un’espressione disperata. “Che cosa è successo?”.
    Sentì che la madre la chiamava dal soggiorno: “Buffy, sei tu?”.
    Lei lo tirò goffamente per la manica dello spolverino, trascinandolo vicino alle scale e allontanandolo dal soggiorno.
    “Ehm ... Spike questo non è un buon momento. Mia madre aspetta compagnia e ...”.
    Fu interrotta dalla vista della madre che entrava nel corridoio.
    “Mamma!” saltò su. “Spike se ne stava appunto andando ...”. Nel vedere un uomo entrare dietro alla madre si interruppe. “Sig. Giles?” si accigliò, riconoscendolo. Poi si voltò verso il biondo ancora in piedi davanti a lei e chiese a bassa voce: “Spike? Che cosa ci fa tuo padre qui?”.
    Non ottenendo risposta guardò nuovamente la madre. Vide la donna arrossire furiosamente, con lo sguardo fisso sul pavimento di legno. Vedendo il sig. Giles posare una mano sulla spalla della madre e stringergliela leggermente con fare rassicurante si sentì come se non avesse più aria nei polmoni.
    “Mamma?” riuscì ad esalare, quando capì.
    “Buffy ... V-vorrei che incontrassi Rupert Giles ...”. Joyce deglutì a fatica e, con voce tremante, aggiunse: “ ... il mio ragazzo”.
     
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