"L'Halloween quasi perfetto"

Completa

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Piccola Ashley
     
    .

    User deleted


    Buon pomeriggio a tutti/e!!
    Era da un bel po' che non scrivevo nulla; ad ottobre, in occasione di Halloween, ho iniziato a scrivere una fanfiction Spuffy che ho terminato solo recentemente e pubblicato sulla mia pagina a causa di impegni lavorativi. Spero che sia di vostro gradimento <3 Vi auguro di passare una bellissima giornata ;) io scappo di nuovo a lavoro tra pochi minuti!



    Dettagli:
    - 2 voci narranti: Buffy e narratore esterno.
    - Ambientazione: Sunnydale, fine sesta stagione circa


    ~ "L'Halloween quasi perfetto" ~

    Da quando avevo fatto ritorno dall'aldilà, addormentarsi era diventato qualcosa di impossibile.
    La sensazione di non appartenere più a quel mondo, diveniva ogni giorno più forte. Dannatamente forte. E questo non era bene.
    Il fatto che i miei amici sapessero finalmente la verità, avrebbe dovuto sollevarmi, invece sembrava che mi devastasse ancora di più. Ero passata dall'essere "Buffy la cacciatrice morta eroicamente per salvare il mondo" a semplicemente "Buffy la stupida irriconoscente". Come avrebbero potuto anche solo minimamente immaginare che in realtà il luogo in cui mi ero ritrovata non era una sorta di dimensione infernale, ma bensì il paradiso?
    Stupida. Li hai feriti. Involontariamente, certo, ma lo hai fatto. E ora non sai più come rimediare. Tutti pensano che tu li odi. Ti guardano, con quegli occhi stupiti pieni di senso di colpa e restano lì, a fissarti...in silenzio.
    Poi si avvicinano e fingono di sorriderti, per mascherare la tristezza che li ha resi schiavi. Basta, Buffy, basta o finirai per impazzire. Pensa ad altro...sì, pensa ad altro. Lascia che il sonno prenda il sopravvento per una volta. Lascia che ogni pensiero poco a poco svanisca e si trasformi in sogno. Lasciati andare a quel finto senso di pace...sì, abbandonati a Morfeo, almeno stanotte. Almeno stanot..
    Un tonfo improvviso ruppe all'istante la quiete silenziosa. Spalancai gli occhi e dopo un breve fremito, puntai lo sguardo in direzione del rumore. Non potevo crederci. Non volevo crederci.
    "Spike!". Mi alzai in piedi di scatto.
    "Ciao, Buffy", disse, un po' imbarazzato, sorridendomi a 32 denti, mentre si rialzava. Mi domandai il perché si trovasse a terra, poi notai la finestra aperta e tutto mi fu chiaro.
    "Cosa diavolo ci fai tu qui, nel bel mezzo della notte?! Grazie alla tua genialata, sono quasi morta dalla paura!", lo rimproverai, pentendomi immediatamente di quell'ultima mia affermazione sulla morte. Te le cerchi proprio eh, ragazza?
    "A parte il fatto che sono un vampiro e che non amo la sensazione di tacchino arrosto sulla mia povera pelle delicata, beh, ho pensato che sarebbe stato carino venirti a fare un po' di compagnia, passerotto", mi disse, sorridendomi con il suo solito ghigno da "ho il potere di farti impazzire e ne sono consapevole". Cercai di controllarmi, incominciando dal distogliere lo sguardo; diedi una breve occhiata alla sveglia.
    "Ma che ti dice il cervello?! Hai perso la cognizione del tempo, per caso? Sono le 3 del mattino, se non te ne fossi reso conto!".
    "Invece si dà il caso che me ne sia reso conto eccome! Il problema è che stavo facendo una passeggiatina innocente e, per pura coincidenza, mi sono ritrovato proprio davanti a casa tua", sogghignò, "e così ho deciso di fare un salto". Quel suo modo irritante di provocarmi un tempo mi avrebbe fatta uscire fuori di testa, ma ora la cosa non sembrava dispiacermi più di tanto.
    "Grandiosa la tua trovata, davvero il massimo! I miei complimenti. Ora che ne dici di farne un altro di salto, fuori da questa casa?". Era più forte di me: non riuscivo a non trattarlo male.
    "Non temere, orsacchiotto. Sono venuto in pace, giusto per fare quattro chiacchiere con la mia cacciatrice preferita. Ma se per qualche strana ragione avessi voglia di fare altro, sarei ben felice di accontentarti. Conosco qualche passatempo davvero niente male". Si morse il labbro compiaciuto. Pervertito!
    "Senti, stammi bene a sentire: è tardi, sono stanca e non ti voglio tra i piedi. Voglio dormire, capisci? D-O-R-M-I-R-E".
    "Oh, ma per favore! È da quando sei tornata che non riesci a chiudere occhio la notte. Non venire a raccontare balle proprio a me!". E lui questo come diavolo faceva a saperlo?
    "Risparmiami le tue doti da chiaroveggente, Spike! Sei un vampiro, non un indovino. Non ho bisogno né del tuo aiuto né tanto meno di quello di qualcun altro. Ho la situazione perfettamente sotto controllo".
    Avanzò verso di me, fino al punto di ritrovarsi esattamente ad 1 cm di distanza. Cominciai a sudare freddo.
    "Buffy, puoi cercare di fare la finta tonta quanto vuoi, ma con me non attacca. Io lo vedo che non stai bene". Perché? Perché lui era l'unico che riuscisse a capirmi senza che aprissi bocca? Perché, maledizione?
    "Spike, vattene. Ti prego", gli dissi, con voce tremante. Sentivo che ero sul punto di cedere. Non sarei stata in grado di resistere ancora per molto.
    "Buffy, sento che hai bisogno di me, come io ho bisogno di te". No, ti prego. Non puoi guardarmi così.
    "Ti prego..Dio, ti prego, vattene..". Le mie parole erano un sussurro appena percepibile che gridava il falso; in realtà avrebbero voluto urlare "baciami ora e fa che sia per sempre".
    "So che non vuoi questo", mi sfiorò la guancia con la mano. "Tu vuoi che resti". Sì, mille volte sì, avrei voluto dire.
    "No. Voglio che tu te ne vada". La mia voce era quasi impercettibile.
    Lui passò un dito sulle mie labbra: "Ssh, la notte è ancora lunga", e in un attimo le sue furono sulle mie prima ancora che mi fosse concesso di replicare. Non aspettavo altro che quel momento.
    La sua lingua non tardò a raggiungere la mia bocca, ormai in preda al desiderio. Avrei voluto che mi avesse fatta sua, lì, subito, a partire dall'attimo in cui aveva osato mettere piede in quella stanza.
    I suoi baci erano caldi e passionali. Sentivo il suo corpo premere contro il mio con avidità: mi desiderava.
    "Spike...non farlo...", gli dissi, con voce affannata, mentre lui mi divorava il collo.
    "Fermami, Buffy", ansimò, senza smettere di baciare quella mia parte così sensibile.
    Non avrei mai voluto che si fermasse. Mai.
    L'idea che qualcuno potesse scoprirci mi terrorizzava, ma al contempo stesso, mi eccitava ancora di più.
    "Spike...", infine, fu tutto ciò che riuscii a dire, con un ultimo filo di voce, poi mi lasciai andare completamente.
    Le sue mani mi accarezzarono delicatamente la schiena, scendendo giù...giù...e giù. La vecchia Buffy lo avrebbe sicuramente steso con un pugno se soltanto si fosse azzardato a fare una mossa del genere. Ora come ora, non avrei potuto ribellarmi, perché era qualcosa che volevo anch'io.
    "Dio, Buffy..mi fai impazzire", ansimò di nuovo, massaggiandomi il fondoschiena e continuando a darmi baci insistenti sul collo.
    "Non posso credere che tu sia mia".
    "Mia un corno! È soltanto sesso, Spike. Nient'altro. Non montarti la testa, perché io non sarò mai tua!".
    Decisi comunque di lasciarglielo credere, trattenendo quel pensiero dentro di me solo per non rovinare quel bel momento. Anche se, a quanto pare, era destino che si rovinasse ugualmente.
    Fui allarmata da una voce familiare: "Buffy, tutto bene?".
    Era Willow. Cavolo! Per fortuna la porta era chiusa.
    "Oh, sei tu, Willow. S-sì, sto bene, non preoccuparti". Mi staccai da Spike; lui cercò di trattenermi e allora gli diedi una leggera spinta affinché la smettesse. Ruotò gli occhi e lessi il labiale: "Tempismo perfetto".
    "Ho sentito un rumore. Credevo che fosse successo qualcosa".
    "Sono...s-sono caduta dal letto mentre dormivo. Niente di grave", mentii io.
    "Oh, ok...Allora se non hai bisogno, io tornerei a dormire", disse, sbadigliando.
    "Certo, vai pure". Mi lasciai scappare un sospiro di sollievo.
    Accidenti, per un pelo!
    "Allora buonanotte". Furono le sue ultime parole, accompagnate da un ulteriore sbadiglio.
    "Notte", mi limitai a rispondere, avvicinandomi alla porta; accostai un orecchio e rimasi ad ascoltare il suono dei passi che si avviavano lungo il corridoio, fino a che non fui totalmente certa che se ne fosse andata e che non stesse per fare dietrofront.
    "Uh, tesoro, mi piaci in quella posizione".
    Spike era dietro di me e aveva appoggiato un braccio contro la porta. Il suo corpo premeva contro il mio didietro.
    "Spike, smettila! Per poco non ci scoprivano..". Mi voltai di scatto, per poi ritrovarmi bloccata da lui.
    "Oh, andiamo! Non dirmi che per così poco ti è già passata la voglia". Mi prese per i fianchi e si avvinghiò a me. Dannato maniaco!
    "Mi fai vomitare! Levati di mezzo!". Lo guardai dritto negli occhi e poi lo spinsi via.
    "Ehi, te la sei presa, cacciatrice? Credevo che fosse ciò che volevi". Mi prese il mento con la mano e provò a baciarmi; io girai la testa dalla parte opposta, così mi lasciò andare, anche se rimase a guardarmi per qualche istante.
    Calò un breve silenzio tra noi, poi, finalmente, lui disse qualcosa.
    "Non era mia intenzione farti arrabbiare. Forse è meglio che tolga il disturbo". Abbassò gli occhi e si avviò deciso verso la finestra.
    Non lasciare che se ne vada, sciocca! Dì qualcosa, per la miseria!
    "Spike!...Aspetta". Perché era così difficile pronunciare la parola "rimani"?
    Lui mi guardò, un po' incerto, ma non disse nulla. Toccava a me parlare stavolta.
    "Per me è...per me è difficile, ecco...".
    "Che cosa è difficile?", domandò confuso, aggrottando le sopracciglia e fissandomi in modo serio.
    "Questa..cosa. Tra me e te. Sta succedendo tutto così in fretta. Ancora fatico a crederci...".
    Brava, ti stai aprendo un po'. Alla buon'ora!
    "Già...pure io. Tempo fa tutto avrei immaginato, fuorché arrivare ad instaurare una relazione con una cacciatrice..con te". Guardò verso il basso, sorridendo nervosamente, poi mi fissò. Io feci lo stesso, dopodiché abbassai lo sguardo.
    "È incredibile quanto siano cambiate le cose tra noi. Eravamo nemici, dominati dall'istinto di uccidere e assetati di odio...Poi siamo diventati alleati di interesse: io ottenevo informazioni da te e tu intascavi la ricompensa. E ora guarda...". Sorrisi, imbarazzata.
    "Ora addirittura proviamo qualcosa l'uno per l'altra...".
    Era davvero questo che sosteneva? Sì, qualcosa era scattato in me, ma era pura attrazione fisica. Oppure no?
    "Io...io sono confusa", dissi.
    La sincerità è sempre la scelta migliore; se davvero tiene a te come dice, ti darà tutto il tempo di cui hai bisogno. Ti dirà che non c'è fretta.
    "Non c'è fretta, Buffy. Quando avrai capito che cosa vuoi, io sarò ancora lì. Ci sarò sempre".
    A quelle parole mi salì un'inevitabile voglia di abbracciarlo (anche se non lo feci); il sapere che avrebbe rispettato i miei tempi mi rendeva felice.
    "C'è una cosa che vorrei mostrarti", disse. "Ti va di venire con me?". Non sapevo cosa rispondere, ma soprattutto, cosa aspettarmi.
    "Cosa dovrei vedere?", chiesi, incuriosita, senza però darlo a vedere.
    "È una sorpresa. Cambiati, intanto. Ti aspetto giù". Sorrise e si diresse verso la finestra. Uscì fuori e mi soffermai a guardarlo mentre era di spalle: indossava la sua solita giacca nera di pelle e i suoi soliti stivaletti del medesimo colore. I pantaloni scuri erano piuttosto attillati e mettevano in risalto due bei glutei sodi.
    "Ok, Buffy, ora contieniti. Non è il momento per le distrazioni, in particolare, di quel genere".
    Mi avvicinai all'armadio per scegliere il vestito da indossare al posto della vestaglia da notte bianca.
    "Opterai senz'altro per qualcosa di comodo e sobrio, vero?", pensai. "Così non darai nell'occhio".
    Sì. Comodo e sobrio. Decisamente.


    --------------------------------------------


    "Coraggio, spara". Spike non mi staccava gli occhi di dosso. Forse avevo esagerato un tantino.
    "Sei..sei divina, Buffy...", fu la sua risposta, dopo aver esitato un po'. Si era trattenuto dal rispondere altro, ne ero convinta. Glielo leggevo negli occhi.
    "Ti ringrazio", dissi, notando il suo sguardo ancora puntato sul mio vestito. Ero davvero così bella?
    Avevo optato per un abito di pelle di colore nero, lucido e stretto, con uno stacco in mezzo alle cosce. "Comodo e sobrio" avevi detto?
    Ci fu un attimo di silenzio dopo che lo ebbi ringraziato, poi decisi di prendere la parola per rompere il ghiaccio. Accidenti però, quanto assomigliava ad un appuntamento quell'uscita!
    "Allora...ehm...dov'è che siamo diretti di bello?", domandai, giocherellando con le mani.
    Come mai mi sentivo stranamente tesa?
    "Se te lo dicessi, non sarebbe più una sorpresa", disse, mostrandomi un mezzo sorriso.
    "Giusto. È vero..", constatai io. In verità il mio obiettivo era quello di trovare un argomento di conversazione, ma a quanto pare avevo fatto un buco nell'acqua.
    Per fortuna il tragitto proseguì in maniera più attiva: parlammo di come avevamo trascorso rispettivamente le nostre giornate e di cosa fosse successo. Lui mi accennò al fatto che Clem avesse accompagnato un suo amico in un posto chiamato "La tana della Zingara", che quest'ultimo visitava, come di consuetudine, ogni due mesi, per paura che, secondo un'antica leggenda demoniaca, la fortuna gli si rivoltasse contro.
    Spike mi spiegò che i demoni creduloni sono assidui frequentatori di quel tipo di luogo, intenti a farsi leggere il futuro riflesso in una sfera di cristallo. "Inutili cianfrusaglie per pezzenti da quattro soldi", fu la frase precisa che utilizzò.
    "Chi crede a certe idiozie merita di essere dannato e perseguitato in eterno. Nemmeno le vere streghe possono sapere cosa accadrà domani", affermò.
    Camminammo lungo un sentiero poco illuminato: avevamo superato la campagna ormai da un pezzo. Ci trovavamo in pieno centro città ed era praticamente deserto. Dire che non vi era anima viva era dire poco.
    "Siamo arrivati", mi disse, indicandomi un vicolo abbastanza buio. Che strano: la nebbia era presente solo in quel tratto.
    Giungemmo davanti ad un edificio sinistro, che pareva dovesse cadere a pezzi da un momento all'altro. Non vi erano luci che provenissero dalle abitazioni; solo alcuni lampioni che illuminavano a malapena la strada.
    A quell'ora cosa ti aspettavi, Buffy?
    Ci accolse uno strano tipo all'entrata: "Parola d'ordine?", chiese. Aveva una voce roca e profonda ed era ricoperto di peli. Le corna sulla testa mi fecero intuire che si trattasse di un demone, anche se la foschia impediva di mettere a fuoco bene i dettagli.
    "Non pronuncerò quella parola! Non lo vedi che sono in compagnia di una signora, razza di bifolco?!". I suoi soliti modi "teneri" di trattare con la gente mi commuovevano.
    Il Tuttopelocornuto rimase totalmente impassibile di fronte alla richiesta di Spike.
    "Parola d'ordine o niente da fare".
    "Senti bello, o mi fai passare o dovrai vedertela con me. E credimi, non sarà un bello spettacolo".
    Lo sconosciuto non sembrava per niente intimorito.
    "Parola d'ordine o puoi tornartene da dove sei venuto, moscerino, insieme alla tua bella fidanzata".
    Ehi, io non sono la sua ragazza! Come diamine si permetteva?! Stavo per intervenire, quando Spike si mise in mezzo.
    "E va bene, l'hai voluto tu".
    Il mostro finì steso a terra dopo un solo pugno sferrato sul muso.
    "Aaah questi pagliacci di strada che si credono i guardiani dell'assoluto...Chi li assume ha voglia di risparmiare, se non altro. Non ho dovuto nemmeno sporcarmi le mani", disse, assicurandosi che l'essere fosse davvero svenuto.
    Cominciavo a pensare che forse avrei fatto meglio a restarmene a casa. Purtroppo era tardi per tornare indietro.


    --------------------------------------------


    "Da questa parte, tesoro", mi fece strada lui, dopo che fummo entrati e avemmo passato una serie di corridoi: quel posto era un vero labirinto.
    Ciò che ci permetteva di vedere, erano diverse candele sparse a terra. Le pareti e il pavimento erano di un grigio cupo e l'odore ricordava qualcosa di vicino all'incenso.
    Nessuna presenza di alcun tipo: sembrava di essere in un covo di satanisti abbandonato ormai da anni. Iniziai a preoccuparmi.
    "Ma in che razza di posto mi hai portata?!". Stavo esaurendo la pazienza.
    Si girò verso di me con volto serio: "Per una volta, solo una volta, potresti chiudere il becco? Ci siamo quasi". Gli lanciai un'occhiataccia.
    "Spero ne valga la pena", pensai.
    Facemmo le scale per salire al piano di sopra e in seguito attraversammo altre 5 stanze, per poi ritrovarci davanti ad una porta chiusa. Spike l'aprì e mi invitò ad entrare; io, un po' incerta e diffidente, a malincuore, varcai la soglia.
    La stanza era decisamente grande e spoglia. E al buio (fatta eccezione per una piccola luce che proveniva da un'unica finestra).
    "Seguimi", mi disse. Io obbedii.
    Procedemmo verso il fondo, poi all'improvviso udimmo un forte rumore di catene e una figura femminile comparve dall'oscurità. Sobbalzai.
    "Spike..Sei venuto a liberarmi?". La voce era particolarmente sensuale.
    Quando la presenza si fece avanti, ebbi la conferma che si trattava di una donna; aveva occhi e lunghi capelli bianchi e indossava un abito beige che le arrivava alle caviglie, stracciato, simile ad una vestaglia, che metteva ancora più in risalto la carnagione pallida.
    Ma chi era? Una prostituta? Forse. Quella situazione non mi piaceva per niente.
    "Non così in fretta, Elyara. Io e te abbiamo un conto in sospeso".
    Ma di che accidenti stava parlando?! Elyara? Era quello il suo nome? Esigevo delle risposte.
    "Voglio sapere che cosa diavolo sta succedendo!", dissi, alzando la voce.
    "Buffy, calmati. Tra poco saprai ogni cosa".
    "No! Non tra poco. Adesso! Voglio che tu mi spieghi per quale motivo mi hai condotta in questa dannata topaia e voglio capire chi cavolo è lei!". Avevo superato il limite della tolleranza.
    "Anzi, sai una cosa? Non voglio saperlo. Non voglio sapere niente di questa storia! Risolviti i tuoi casini da solo! Io me ne vado". Stavo per farlo, ma lui mi trattenne, prendendomi per un braccio.
    "Buffy, per piacere, ascoltami!". Ci ritrovammo faccia a faccia. Il cuore prese a battermi all'impazzata.
    "Non è come credi", continuò.
    "E allora com'è, invece?! Parla e vedi di dirmi la verità!".
    "Elyara è...è una strega. Ti ho portata qui perché lei mi deve un favore. È in debito con me e io sono l'unico che possa ridarle la libertà".
    Oh, perfetto! Ora sì che mi era tutto più chiaro.
    "Ma di che diamine stai blaterando?!".
    "L'ho conosciuta pochi giorni fa. Sono stato in un locale di demoni per giocare a poker, tanto per passare il tempo, ma questa volta la posta in palio non erano gattini: era lei". Lo fulminai con lo sguardo: avevo un'enorme voglia di spaccargli la faccia.
    Oh, andiamo, Buffy! Non sarai mica gelosa?
    "Aspetta prima di giudicarmi. Non è andata come immagini..io mi sono rifiutato di giocare. Non avrei potuto ".
    Mi sentii sollevata: almeno per una volta si era comportato in modo maturo.
    "Ma allora perché lei si trova qui? Perché ha..". Non riuscii a terminare la frase che venni subito interrotta.
    "Un debito nei miei confronti? Semplice. Il demone che l'ha vinta è un troglodita di prima categoria. Ha cercato di violentarla fuori dal pub e le ha puntato un coltello al collo per farla tacere. Voleva ucciderla e lo avrebbe fatto se io non fossi intervenuto in tempo". Mi sentii orgogliosa di lui, ma preferii non dire nulla. C'era ancora qualcosa che non mi tornava.
    "Sicuramente ti starai domandando perché Elyara non abbia reagito..Perché non abbia fatto uso dei suoi poteri contro quell'imbecille".
    Ora mi leggeva pure nel pensiero?
    "Le streghe che vengono "vendute", diciamo così, sono tutte vittime della stessa maledizione: non possono ribellarsi contro chi diventa il loro padrone. Non sto a spiegarti come funziona, perché nemmeno io lo so con certezza. È complicato..".
    Non mi interessava sapere nient'altro, solo cosa centrassi io in tutto ciò.
    "La sua libertà è passata automaticamente nelle mie mani. Fa tutto parte della maledizione; salvandola, infatti, ho preso il posto del bamboccione e ora è a me che appartiene". Lo guardai torva: mi ero sentita fiera di lui troppo presto.
    "Le ho promesso che l'avrei lasciata andare...". Questo mi tranquillizzava, ma non riuscivo ancora ad afferrare per quale motivo non lo avesse già fatto.
    "Cosa stai aspettando, allora?".
    "Prima di rompere il sigillo che la vincola a me, ho espresso una richiesta".
    La sua immensa generosità mi lusingava. Di certo la sua filosofia era: "Mai nulla in cambio di niente". O forse quella veniva dopo "Il sangue è il mio unico amico".
    "A quale richiesta ti riferisci?, domandai.
    "Mi sono fatto promettere che avrebbe esaudito un tuo desiderio. Mi ha dato la sua parola d'onore".
    "Un mio desiderio? Ma che...?! Tu ti fidi di qualcuno che neanche conosci?!". Ero senza parole: non sapevo cosa dire.
    "Buffy, è maledetta...".
    "Sarebbe più indicato il termine "vittima di incantesimo", grazie". Dopo essere rimasta in silenzio per tutto quel tempo, la strega aveva preso la parola.
    "Il vampiro dice il vero, comunque. Anche se fosse contro la mia volontà, per conto del legame che ci unisce, io sono costretta a rispettare il suo volere".
    "E, se invece, ti rifiutassi?", chiesi io.
    "Sarebbe inammissibile. I Supremi lo verrebbero subito a scoprire e io verrei spedita in una dimensione infernale, senza possibilità di poter far ritorno in questo mondo".
    Chi erano i "Supremi"?
    "I Supremi sono i custodi di ogni creatura vincolata. Sono responsabili delle loro sorti in caso di inadempienza".
    Era la prima volta che sentivo Spike utilizzare un linguaggio degno di essere chiamato tale.
    "Torniamo a noi, ora. Elyara ha detto che le è stata donata la capacità di esaudire un solo desiderio: ti è concesso rivivere, in modo diverso, un giorno di questo ultimo periodo". Mi sentii incuriosita e attratta all'idea, ma allo stesso tempo ancora confusa e piena di dubbi. Tutto mi sembrava estremamente sbagliato.
    "Non mi interessa rivivere nulla e non voglio niente da lei! Tutto questo è semplicemente assurdo".
    "Buffy, è un'occasione che non ricapiterà mai più! Potrai rivivere un giorno senza che ciò vada ad alterare in alcun modo il corso degli eventi. Sarà un'esperienza che ricorderai solo tu, a meno che tu non scelga di condividerla con qualcuno".
    "Solamente un'altra persona potrà accompagnarti", precisò la strega.
    Non sapevo che fare; la testa mi stava completamente scoppiando.
    "Non influirà né sul tuo futuro né sul tuo passato. Ciò che é stato rimarrà e ciò che dovrà essere sarà", proseguì lei.
    Avevo voglia di sperimentare, di scoprire come sarebbe potuto essere, ma una voce nella mia testa continuava a ripetere di fuggire. Tra mille incertezze, perplessità e "non ha il minimo senso", alla fine presi la mia decisione.
    E fu definitiva.


    --------------------------------------------


    "Halloween".
    "Buffy, sei sicura?".
    "Spike, è uno dei giorni che non sono mai riuscita a trascorrere in modo "normale" nemmeno da ragazzina".
    "Quando mai hai avuto un giorno normale? Il tuo destino era segnato fin dalla nascita".
    "Lo so...ma è da una vita che voglio rimpinzarmi di dolci senza dovermi preoccupare di ficcare un paletto nel cuore al primo guastafeste faccia pallida di turno".
    "La scelta spetta solo a te..".
    "Credo che mi farebbe bene un po' di sana distrazione".
    "Bene. Possiamo procedere allora".
    "La cacciatrice desidera compagnia?". Rimasi per un attimo in silenzio di fronte alla domanda della strega.
    Un nome riecheggiò nella mia mente: una persona unica, con cui avevo condiviso qualcosa di speciale, che mai avrei potuto dimenticare.
    "Sì", risposi.
    "Chi?". Quel nome non cessava di martellarmi il cervello, ma era accompagnato dalla parola "fine".
    Forse il fatto di essermi ritrovata di fronte ad una scelta mi aveva fatto aprire gli occhi: per la prima volta mi era chiaro chi volessi al mio fianco in quella nuova esperienza.
    Angel era stato il mio primo amore, un sogno vissuto ad occhi aperti; aveva significato tutto, ma quel tutto ormai costituiva il mio passato e ora lo avevo capito.
    Ero cresciuta, maturata e...cambiata. E i miei sentimenti con me.
    Quel vampiro dai capelli dritti che mi aveva rubato il cuore, sarebbe sempre rimasto importante, ma era arrivato il momento di voltare pagina e di cominciare un nuovo capitolo della mia vita.
    "Andrò con Spike", dissi. Il suo sguardo si focalizzò su di me non appena ebbi pronunciato il suo nome: era sbalordito.
    "Davvero vuoi che venga io con te?". Non sapevo cosa rispondere; non volevo smorzare il suo entusiasmo interiore, ma nemmeno accrescerlo.
    "Sì. Hai sempre vegliato su Dawn e cercato di proteggerla. Ti sono veramente grata per questo". Il suo volto s'incupì. Sembrava amareggiato.
    "Buffy, sappiamo entrambi come sono andate le cose...per colpa mia tu..".
    Sapevo cosa voleva dire. Non glielo permisi.
    "Tu hai fatto tutto il possibile. Quanto successo era inevitabile e non è dipeso in alcun modo da te".
    Il senso di colpa lo stava perseguitando. Era indispensabile che capisse che non lo ritenevo in alcun modo responsabile della mia morte. Volevo che archiviasse quell'assurdità dentro di sé una volta per tutte.
    Lui chinò la testa come per annuire (forse per ringraziarmi di avergli tolto quel peso che si era portato dentro tanto a lungo), poi cambiò discorso.
    "Quanto tempo avremo a disposizione esattamente?", chiese, rivolgendosi alla donna.
    "Provvederò a far sì che una notte corrisponda ad un giorno intero".
    "Una notte di 24 ore? Ma...come sarebbe possibile? E per quale motivo dovremmo volere che duri..". Mi bastò dare un'occhiata a Spike per capire: "Oh...Già. Dimenticavo quel piccolo dettaglio".
    "Piccolo dettaglio?! Morirei carbonizzato! Ti sembra irrilevante?!". Non feci in tempo a rispondergli.
    "Avrete tempo dopo per i vostri battibecchi. Ora credo che la priorità spetti ad altro". Fece una pausa. "Posso provvedere alla tua immunità, Spike. Mi è possibile fare in modo che il sole non costituisca alcun tipo di pericolo per te".
    "Stai dicendo che potrei andarmene a spasso tranquillamente senza dover correre il rischio di diventare un cumulo di cenere?".
    "Sì. Non ti accadrà nulla. Il giorno rappresenterà per te ciò che è per qualsiasi altro essere umano".
    "Bene. Non mi dispiacerebbe affatto poter gironzolare all'ora che mi pare, proprio come quando ero ancora un vivente".
    "E sia. Adesso prendetevi per mano". Spike ed io ci guardammo sorpresi.
    "Perché dovrei prenderlo per mano?".
    "Oh, non preoccuparti, zuccherino. Non ti attaccherò qualche malattia, se è questo che temi".
    "Non essere idiota! La mia era solo una domanda".
    "Affinché possiate stare insieme, occorre che vi sia un contatto particolare tra voi, che può essere stabilito solo tramite questo passaggio". Ci guardammo di nuovo, questa volta più a lungo e intensamente.
    "Buffy, se non vuoi che venga anch'io..".
    "No. Lo voglio". Restò senza parole quando unii la mia mano alla sua. I nostri sguardi si incrociarono, finché non fummo nuovamente distratti.
    "Il tempo qui non subirà mutamenti. Quando farete ritorno, sarà tutto come prima".
    Osservai le mie dita che stringevano quelle di lui: era come se fossero due parti di un puzzle che combaciavano perfettamente.
    Spike era l'unico in grado di farmi sentire viva in quel mondo che ormai aveva perso ogni significato.
    "Chiudete gli occhi. A breve non sarete più qui". Una luce quasi accecante ci circondò e in meno di un secondo fummo catapultati in un viale di Sunnydale, dove i bambini erano intenti a fare dolcetto o scherzetto.
    Mi guardai intorno affascinata: vi erano zucche e decorazioni ovunque, persone travestite da ogni personaggio possibile ed immaginabile e la cosa decisamente insolita, era che la città sembrasse apparentemente tranquilla.
    "Oh mio dio! Il sole non brucia!! Ahah!! È fantastico!!! Non sto andando a fuoco!! È incredibile, non è vero??".
    Spike era euforico e la sua domanda mi riportò con i piedi per terra.
    "Cosa?", chiesi io, ancora presa da quella carica di emozioni che mi aveva percossa da capo a piedi.
    "Niente, non importa. Comunque puoi anche lasciarmi ora. Non è più necessario". Guardai le nostre mani.
    "Oh, sì, hai ragione", dissi, con un pizzico di imbarazzo.
    "Saranno sì e no le tre di pomeriggio. Andiamo a farci un giro", propose.
    "Passiamo per negozi, allora. Con tutta questa gente in costume, mi è venuta voglia di provare qualche abito!".


    --------------------------------------------


    "Che te ne pare?". Spike mi stava guardando in modo scocciato.
    "Buffy, è il 126esimo vestito che ti provi ed è la 126 volta che ti dico che non fa per te. Possiamo andarcene, per favore?".
    "Non sei affatto di compagnia! Possibile che tra tutti quelli che ho indossato non ce ne sia uno che ti sia piaciuto?".
    "Oh, ma tu ti riferisci ad esempio a quella memorabile sottana da megera, ricoperta di finti pipistrellini e ragnateline, che farebbe rabbrividire la strega più temuta di tutti i tempi? Oh, no, aspetta! C'era anche quell'adorabile tutina di jeans di ben due taglie in più rispetto alla tua, da spaventapasseri in sovrappeso. Devo ammetterlo: è sempre stata una mia fantasia proibita vederti vestita da contadinella un po' in carne".
    "Si chiama "salopette"...Comunque non preoccuparti. Ho l'ultimo da provare".
    "Dopodiché potremo levare le tende?"
    "Sì!".
    Uscii fuori dal camerino, certa di aver fatto l'ennesima pessima scelta.
    "Buffy, ti dai una mossa? Ma quanto ci vuole per...". Restò a bocca aperta dallo stupore non appena mi ebbe vista.
    "Come lo trovi?", gli domandai.
    "Ti sta....d'incanto. È così..", si soffermò ad osservare le mie cosce nude, "ben fatto".
    Mi abbassai subito l'orlo del vestito. Notò che mi sentivo a disagio.
    "Forse dovrei rivestirmi...".
    "No, aspetta! Non togliertelo!".
    "È esagerato".
    "Beh, potresti sempre indossarci qualcosa, lì sotto".
    "Intendi come dei collants?".
    "Perché no? Sono certo che ti starebbe bene lo stesso. Non puoi lasciartelo scappare".
    Forse non aveva tutti i torti.
    "Sarai la Cappuccetto Rosso più sexy della storia". Mi scappò un sorriso.
    "Allora lo prendo?".
    "Sì. Provvedo io alla spesa".
    "Bene. Sono 214 dollari". Sobbalzò dal divanetto su cui si era precedentemente seduto.
    "Quanto!? Quello straccetto lì viene più di 200 dollari?! È una follia! Sono dei ladri, dei fottutissimi ladri, ecco cosa sono!". Gridò forte tanto da far girare buona parte della gente presente in negozio.
    "Abbassa quella voce! Ci sentono tutti! Ti stavo solo prendendo in giro. Costa 40".
    "Per tutti gli inferni maledetti! Mi hai fatto venire un colpo!".
    "Chissà che tragedia..". Mi fulminò con lo sguardo.
    "Si tratta del mio portafoglio, non del tuo! Va' a prendere le tue cose, prima che cambi idea anche sui 40 dollari".
    Che tirchio scorbutico!
    Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio: quel costume non era davvero niente male. Eccessivamente corto e scollato, ma di una bella tonalità di rosso, a tema medievale; inoltre riguardava una delle mie fiabe preferite. Non avrei potuto chiedere niente di meglio.
    Raggiunsi Spike all'uscita.
    "Metti questo. È il pezzo più importante". Mi porse un mantello color sangue a dir poco stupendo.
    "Non so cosa dire...È-è bellissimo, grazie".
    "Figurati. Non potevo non prendertelo. È una parte fondamentale".
    Proprio quando stavo per aprire la porta d'ingresso, mi ricordai di essere praticamente mezza nuda.
    "Spike, aspetta".
    "Che c'è?".
    "Non posso girare messa così. È troppo..".
    "Il mantello serve anche a coprirti. È a prova di idiota, ma se non dovesse bastare, ci sono qui io".
    "So difendermi da sola, grazie. Il problema era un altro, ma considerato che abbiamo già trovato una soluzione, ora sono a posto". Mi allacciai il cordoncino, facendolo scivolare dolcemente sul vestito e mi lasciai decisa alle spalle, quella boutique mai esistita prima. "Farà parte dell'incantesimo", pensai, mentre riflettevo sul fatto che quella fosse la prima e ultima volta che la vedevo.
    "Ehi, sei ancora tra noi?", mi domandò Spike, sventolandomi una mano davanti al viso.
    "Credo di sì", gli risposi, ancora immersa nelle mie considerazioni.
    Dovevo godermi quegli attimi, perché ero consapevole del fatto che non li avrei mai più vissuti. E dovevo farlo al cento per cento.
    Riservai un ultimo sguardo al vampiro con cui stavo condividendo quell'avventura. Lui, accorgendosi che lo stavo fissando, mi concesse un sorriso. Capii all'istante come avrei voluto trascorrere il resto del tempo che ci rimaneva a disposizione.


    --------------------------------------------


    "Non pensarci nemmeno!".
    "Buffy, non ricominciare...".
    "No, dico sul serio! Non ti azzardare!".
    "Eppure l'idea è stata tua...".
    "Sì, ma..non era esattamente questo che intendevo".
    "Ma qual è il problema? Come se non lo avessi mai fatto".
    "No, è già capitato, infatti. Varie volte, anche. Ma questa non mi pare proprio il caso".
    "Come vuoi...io mi sentivo in vena. Posto giusto al momento giusto".
    "No, ma dico, l'hai guardata bene?".
    "Ad essere sincero sì ed è pure da un bel po' che la sto fissando. Non è di certo la prima volta che ne vedo una".
    "Ecco. Capisci allora?".
    "In verità no. Ne ho viste parecchie in vita mia e devo dire che è perfetta".
    "Mi sa che ti stai avvicinando alla cecità precoce, Spike. Ma come fai a non vederne i difetti?".
    "Non ha difetti. Sei tu che ti stai facendo un po' troppi viaggi mentali".
    "Io così non la voglio. Ha una forma orrenda...".
    "E lo sguardo assassino. Lo hai già detto un milione di volte negli ultimi 3 minuti".
    "Che ne pensi di un intervento? Forse sarebbe d'aiuto. Potrebbe migliorare".
    "Ahahah tu sei completamente fuori, lasciatelo dire. Sei quasi più svitata di Drusilla".
    "Oh sì, beh, perdonami se non si può guardare!".
    "Ma non dire scemenze!", sbuffò. "È soltanto una zucca, per la miseria! E tu vorresti ricorrere al cutter?".
    "Certo! È odiosa. È fatta apposta per essere detestata. Che genio deve essere il suo intagliatore! Vorrei tanto stringergli la mano e congratularmi, dicendogli: "Non vedevo l'ora di conoscerla solo per dirle che dovrebbe cambiare mestiere".
    Spike prese a tossire ripetutamente.
    "Ehi, ma cosa..". La mia bocca cessò di emettere suono, non appena ebbi visto un uomo anziano dietro il banco dove ci eravamo fermati, che mi scrutava furioso.
    Ecco spiegato il colpo di tosse. Accidenti a me che non sto mai zitta.
    "Ehm, salve", dissi, sforzandomi di sorridere falsamente per nascondere la vergogna.
    "Vedete di sparire in fretta se non volete guai". Nonostante la rabbia percepibile, il suo tono era abbastanza calmo.
    "Che fegato che hai a minacciare, amico. Uno come te non dovrebbe trovarsi a casa, sotto le coperte, ad attendere che il destino crudele lo faccia crepare?". Il vecchio tirò fuori una forca da sotto il bancone e la puntò dritta al petto di Spike, nel punto esatto dove un tempo era esistito il cuore.
    "Non amo gli spiritosi, perciò apri bene le orecchie se non vuoi farti un giretto all'inferno. Tu e la tua amica alzerete i tacchi e vi toglierete di mezzo, senza fiatare".
    Mi guardai intorno: fortunatamente nessuno si era accorto di quello che stava succedendo.
    Con una breve mossa, feci cadere a terra l'attrezzo: "Non c'è bisogno di ricorrere a simili espedienti. È vero, noi l'abbiamo provocata, infatti, per questa ragione, ora ce ne andiamo". Spike mi guardò torvo.
    "Non può passarla liscia! Gli mostrerò cosa succede quando qualcuno mi fa arrabbiare sul serio". Capii le sue intenzioni: voleva che vedesse la sua vera natura. Glielo impedii.
    "Ho detto che ce ne andiamo". Lo strattonai per un braccio, allontanandolo da lì.
    "Ma che diavolo stai facendo?! Quel tipo meritava una bella lezione!".
    "Vuoi davvero perdere tempo dietro a qualcuno che non rivedrai mai più e che non puoi nemmeno ferire a causa del chip? Anche se dovessi reincontrarlo, non potresti comunque fargli del male e lui non si ricorderebbe di te, perché questo giorno non esisterà mai".
    "Ma io mi ricorderò di lui, è questo il punto!".
    "No, non è questo il punto, Spike! Il punto è che sei un maledetto testardo orgoglioso ottuso vampiro!". Mi fulminò con lo sguardo.
    "Oh, senti senti! Miss autoritaria oggi è in vena di prediche! Chissà perché non mi stupisco". Questa volta fui io a fulminarlo.
    "Vai al diavolo!". Mi voltai e iniziai a camminare, lasciandolo indietro. Lui, per tutta risposta, rimase immobile, con una smorfia impressa sul volto e i pugni chiusi. Dopo pochi secondi mi fu di nuovo accanto.
    "Non mi va di discutere con te anche in questo giorno", disse. Io mi soffermai in diverse bancarelle del mercatino che avevamo scelto di vedere in precedenza, ma preferii restare in silenzio.
    "Non vorrai farmi credere che ti sei offesa". Non volevo rispondergli, ma per impedire che proseguisse l'inutile monologo, lo feci.
    "No. Non mi andava di allargare la conversazione, tutto qui". I miei occhi erano intenti ad ammirare le decorazioni in vendita: ero catturata da tutto quell'arancione, sebbene non mancassero colori come il viola e il rosso.
    Era frustrante sapere che non sarebbe mai più ricapitata l'opportunità di vivere una situazione "normale" come quella.
    "Proviamo a fare uno sforzo", disse. "Cerchiamo per una volta di non litigare".
    "Mmh..Facile a dirsi, difficile a farsi".
    "Non ho detto che sarà semplice. Ho detto che sarebbe bene evitare di scannarsi a vicenda, almeno in questa occasione".
    Riflettei e mio malgrado capii che aveva ragione: in quel modo, avremmo solo complicato le cose, finendo con il rovinarle del tutto.
    "E va bene. Da questo momento, prima di parlare, vediamo di contare fino a dieci", dissi.
    "E se superiamo la soglia della conta?".
    "Allora facciamo 20".
    "La mia domanda non è cambiata".
    Uno, due, tre...forza, trattieniti, Buffy. Sopporta.
    "Lasciamo stare i numeri, allora. Impegniamoci e basta".
    "D'accordo".
    Proseguimmo il nostro tour senza dirci una parola. Non riuscivo ad inquadrarlo: non era da lui assumere un atteggiamento così distaccato. Lo Spike che conoscevo io a quell'ora avrebbe già tentato di condurmi in un luogo appartato e spinto contro un qualche muro, desideroso di avermi.
    "È questo che vuoi?".
    "C-come?".
    Ma che diavolo! Stava frugando tra i miei pensieri?
    "Pronto? Terra chiama Buffy. Mi ricevi? Ti piace questo gioiello, sì o no?".
    Vagando con la mente non mi ero accorta che stavo tenendo tra le dita una collana con gufo che reggeva un bellissimo rubino.
    "Ho appena domandato il prezzo alla signora che lo ha messo in vendita. Se ti piace, la prendiamo".
    Le diedi un'occhiata più da vicino: nonostante si trattasse di bigiotteria, era davvero molto bella.
    "Sì, mi piace".
    "Bene. Allora è andata".
    Spike pagò quanto doveva alla donna, poi mi donò il nuovo acquisto. Mi vide in difficoltà mentre cercavo di indossarlo.
    "Ce la faccio".
    "Si vede come ce la stai facendo. Da' qua". Mi strappò la collana di mano e la girò.
    Grandioso! La stavo allacciando storta.
    "Ecco fatto", disse, non appena ebbe finito. Io allungai una mano per verificare che non si staccasse, ma mentre lo feci, incrociai la sua. Un brivido mi corse lungo la schiena. Lui esitò un attimo.
    "Sta iniziando a far buio. È meglio se ci avviamo", disse, con tono neutrale.
    "Sì, forse è meglio", pensai.
    Per l'ennesima volta, nessuno di noi si azzardò ad aprir bocca. Ero stanca di quella situazione: non si poteva continuare oltre.
    "Mi vuoi spiegare perché mi stai ignorando, ora?", chiesi io.
    "Potrei farti la stessa domanda, lo sai?".
    "N-non mi sento a mio agio. Ho paura che se cominciassi a parlare, poi non la finiremmo più di discutere".
    Ci fu una breve pausa di silenzio.
    "Lo stesso vale per me. Buffy, credo che venire con te non sia stata una buona idea. Siamo troppo diversi".
    "Io non mi sono pentita della mia scelta". Le mie parole lo sorpresero.
    "Non ti credo. Stai mentendo".
    "Sarebbe bello se fosse come dici tu. Di certo sarebbe tutto molto più semplice".
    "Lo so che mi odi. È inutile fingere che non sia così".
    "Se ti odiassi davvero come sostieni, a quest'ora ti avrei già ucciso".
    Ci fu un'altra pausa.
    "Forse stai solo aspettando il momento più opportuno per farlo".
    "Tu proprio non capisci...".
    "Oh, davvero? Allora, ti prego, illuminami! È così poco evidente che tu preferisca qualcun altro".
    Udire quel netto riferimento ad Angel mi fece saltare i nervi.
    "È ridicolo quello che stai dicendo! Lui non c'è più per me. Non nel senso che credi tu, almeno".
    "Ma certo! Perché è stato lui ad abbandonare te, proprio come il caro soldatino da strapazzo".
    Ora stava tirando in ballo pure Riley. Era troppo.
    "Adesso smettila!".
    "Oh, che c'è? La verità fa male? E che dire del dolce, tenero, smidollato Parkerino? Ne vogliamo parlare? Ti ha manovrata proprio per bene, il pivello".
    "Finiscila!". Ero in collera e avevo le lacrime agli occhi.
    "Ti ha usata per il suo scopo e dopo averlo ottenuto, ti ha mollata come se fossi l'ultimo scarto rimasto sulla faccia della terra. E vuoi sapere la parte più divertente di tutta questa storia? Forse non siamo noi quelli sbagliati, ma tu".
    "No, non è vero!". Con un balzo piombai su di lui, facendolo cadere di schiena e in un attimo estrassi da uno stivale un paletto.
    "Buffy, ma cos..".
    "Salutami tanto Lucifero". Conficcai l'arma nel suo petto a fondo, senza indulgere, fino a che di lui non fu rimasto altro che polvere.
    "Oddio...che ho fatto?". D'istinto mi venne naturale tentare di unire le ceneri, come per voler riassemblare i pezzi.
    "No, no, no...non l'ho fatto. Non l'ho fatto per davvero.....". La disperazione stava avendo il sopravvento sulla mia lucidità.
    "No, no....Non è successo veramente. No, no, no....No!". Mi misi ad urlare con quanta voce avevo in gola, fin quando non mi sentii scuotere.
    "Buffy! Buffy!". Aprii gli occhi e lo vidi di fronte a me. Il volto straziato dalla preoccupazione.
    "Spike!". Mi gettai tra le sue braccia istintivamente. "Oh mio Dio! Sei vivo!". Lo abbracciai più forte.
    "Certo che sono vivo! O forse lo sarò ancora per poco se continui a stritolarmi in questo modo".
    "Oh, scusami..". Allentai un po' la presa.
    "Ma...c-com'è possibile che tu sia ancora qui? Io ti ho ucciso".
    Lo vidi confuso.
    "Ma di cosa stai parlando? Non ricordi cos'è successo?". Lo guardai perplessa: ero ancora frastornata e stordita.
    "Poco fa, dopo averti messo la collana, abbiamo fatto giusto pochi passi prima che tu perdessi i sensi per strada. Ti ho presa appena in tempo o avresti sbattuto la testa".
    "Non capisco.....Stavamo litigando. Forse una delle peggiori litigate mai fatte e poi, ad un tratto, ero talmente furiosa che...". Non riuscivo a dirlo.
    "Che mi hai tolto la vita?".
    "Sì....". Ero disgustata da me stessa.
    "È stato solo un sogno, Buffy. Non era reale".
    Fissai il vuoto, cercando di formulare ipotesi plausibili nella mia testa.
    "Sì...deve essersi trattato di un incubo..Devo..devo avere avuto un calo di pressione o qualcosa del genere", dissi, ancora sconvolta.
    "Hai bisogno di mangiare qualcosa. Vedrai che dopo ti sentirai meglio". Quel suo lato premuroso mi colpì.
    "Sì...lo credo anch'io".


    --------------------------------------------


    Probabilmente erano le 19:00 quando Spike partì per comprarmi qualcosa di dolce, lasciandomi sola, su una panchina del centro abitato. Aveva insistito affinché non facessi altri sforzi prima di essermi rifocillata a dovere. Non ero debole, ma nemmeno al pieno delle mie forze.
    Osservavo il via vai di gente così impegnata a pensare agli affari propri, da non accorgersi che si prendeva contro a vicenda. Tutti erano invisibili a tutti, nessuna eccezione. O quasi.
    La mia attenzione venne catturata da una coppia di innamorati che si erano appostati sulla panchina dall'altra parte della piazza, proprio di fronte a me.
    I due piccioncini non facevano altro che sbaciucchiarsi e la folla, nel passargli accanto, sembrava provare diverse sensazioni: chi invidia, chi disprezzo, chi imbarazzo..e chi rabbia. Io appartenevo alla prima categoria, mista in parte alla terza e alla quarta.
    Alla vista di tutti quei baci, vecchi ricordi riaffiorarono e improvvisamente mi sembrò che per un istante il mondo si fosse fermato. Era dura andare avanti, ma non era impossibile. O almeno così mi piaceva pensare.
    La vita non finisce solo perché il tuo grande amore ti ha lasciata: la vita finisce quando non hai più armi per combatterla.
    Guardai un'ultima volta i due giovani: erano così spensierati, così belli, così...terribilmente felici.
    La mia immaginazione proiettò davanti a me una realtà illusoria (forse un desiderio del mio subconscio): eravamo io. E Spike. Ci stavamo baciando, come se fossimo stati loro. Lui stava premendo la sua bocca contro la mia, con foga; io mi stavo facendo guidare dai suoi movimenti.
    Quella sottospecie di visione ad occhi aperti mi lasciò senza parole. Sentivo che volevo che tutto quello fosse reale.
    "Che cosa stai guardando?". Spike era appena ricomparso.
    "Oh, niente..Solo lo specchio della relazione perfetta che non avrò mai". Fissai un punto fisso a terra, dopo aver indicato con un cenno della testa i due ragazzi di fronte a noi. Lui si voltò per vedere di chi stessi parlando, poi si rigirò.
    "Eeh la cara vecchia gioventù andata. Bei tempi quelli".
    "Perché, ora sarei vecchia?". Il mio tono era scherzoso, ma accompagnato da una nota di rammarico, che fortunatamente non si avvertì, mascherata com'era, dall'ironia.
    "Non sei vecchia. Sei semplicemente...cresciuta".
    "Grazie, Spike. Tu sì che sai come tirar su il morale a qualcuno". Allungai una mano per prendere il sacchetto di caramelle, come premio di consolazione.
    "Ehi, stavo scherzando. Nonostante il passare del tempo, dimostri sempre qualche anno in meno".
    "Bello detto da qualcuno che non invecchia mai".
    Entrambi ci lasciammo sfuggire una risata soffocata.
    "In effetti potrei fare di meglio come adulatore".
    "Cioè? Che intendi?", gli domandai, trangugiando una caramella dura come un sasso. "Fa' attenzione, Summers! O finirai per romperti un dente", mi rimproverai, tra me e me.
    "Beh, ad esempio avrei potuto scegliere un complimento più adeguato, oppure..".
    "Oppure?".
    "Avrei potuto fare questo". Si avvicinò a me e mi baciò prima ancora che mi potessi rendere conto di quello che stava succedendo.
    "Ma cosa cavolo..".
    "Ma sta' un po' zitta".
    Mi cadde il pacchetto dalle mani e finì a terra nell'attimo in cui decise di spingere le sue labbra contro le mie per farmi tacere: era l'inferno contro il paradiso. Una lotta senza fine, a colpi di passione.
    Non trovai la forza di oppormi; lo desideravo troppo e ormai non potevo più nasconderlo.
    La sua lingua prese a farsi strada nella mia bocca, prima a ritmo lento, poi sempre più veloce.
    "Ti mangerei, cacciatrice", mi sussurrò all'orecchio, ansimando.
    Non sapevo per quanto ancora sarei stata capace di mantenere il mio autocontrollo.
    "Andiamo via da qui...", gli proposi, con affanno.
    "Era ora che me lo dicessi". Mi prese per mano e mi trascinò via di lì non appena ebbi raccolto il sacchetto.
    "Ma dove stiamo andando?". La mia curiosità era alle stelle.
    "Lo scoprirai molto presto".


    --------------------------------------------


    Camminavamo da più di mezz'ora e i miei poveri piedi stavano chiedendo pietà.
    "Spike, ti scongiuro, dimmi dove siamo diretti. Non ce la faccio più".
    Chissà quante vesciche stavo collezionando.
    "Non posso. È un'altra sorpresa".
    "Dimmi almeno quanto manca".
    "Poco".
    "È quello che hai detto anche il primo ed il secondo quarto d'ora fa. Per favore, possiamo fermarci un attimo?".
    "Il tempo è prezioso, me lo hai fatto capire tu stessa. E poi avrai tutti gli attimi che vorrai per riposare quando saremo arrivati".
    "Ti supplico, non farmi fare un altro passo...Mi rifiuto categoricamente".
    "Oh beh, se la metti in questo modo..".
    Finalmente! Era ora, cavolo!
    "..dovrò prenderti in braccio".
    "Che cosa?!".
    "Eh sì, non mi lasci altra scelta". Mi sollevò da terra in meno di un secondo, tenendomi tra le sue braccia come fossimo appena sposati.
    "Spike, ma che stai..".
    "Tranquilla. Non sbircerò sotto quel mantello durante il tragitto". Strinsi gli occhi per il disappunto. Lui sorrise.
    "Oh, abbiamo un gentiluomo qui", dissi, con tono spiritoso.
    "Nessun altro al mio posto farebbe lo stesso, perciò ritieniti fortunata".
    "Quale onore, Sir William Pratt Il Galantuomo".
    "Il piacere è tutto mio, signorina Summers. Le consiglio caldamente di reggersi forte".
    "Sarà fatto". Gli misi le braccia intorno al collo e appoggiai la testa contro il suo torace; chiusi gli occhi, immaginando di ascoltare il battito del suo cuore.
    Mi strinsi maggiormente a lui e poco dopo caddi in un sonno profondo.


    --------------------------------------------


    Mi risvegliai in un letto a baldacchino, in una stanza a luce soffusa e arredata all'antica. Ebbi un sussulto quando vidi un gatto sul lenzuolo.
    "Ma dove diamine mi trovo?".
    "Vedo con piacere che ti sei svegliata. Spero che Maister non ti abbia spaventata troppo".
    Spike era di fronte a me.
    "D-dove siamo?".
    "Proprio dentro alla tua seconda sorpresa. Siamo in un castello".
    "U-un castello? Ma...come? Cioè..un castello vero?".
    Scoppiò a ridere.
    "Sì, siamo in un castello vero, tesoro. Anzi, per la precisione siamo a casa di Elyara. La dimora di Dracula a confronto è un cesso".
    "Elyara? Lei è qui?".
    "Certo che no, passerotto. Lei non può essere qui e poi questo posto non esiste. O meglio, non più..".
    "Ma allora perché hai appena detto che è casa sua?".
    "Perché prima della schiavizzazione degli esseri sovrannaturali, lei possedeva questa fortezza. Un giorno però, qualcuno appiccò un incendio e solo lei riuscì a salvarsi..".
    "Credevo che non sapessi quasi nulla di lei...". Il mio volto si rabbuiò.
    "Infatti è così".
    Non aprii bocca: volevo che fosse lui a continuare.
    "Buffy, ascoltami. Mi ha parlato dell'eventualità di ospitarci qui, nel qual caso tu avessi accettato di intraprendere questo viaggio".
    "E come poteva sapere che lo avrei fatto?".
    "Non lo sapeva. Semplicemente lo aveva supposto".
    "Che cosa? Che avrei detto di sì e che avrei scelto te? Tutto questo è assurdo".
    "No, però aveva il presentimento che avresti accettato. Ti avrebbe parlato lei stessa di questo luogo e ti avrebbe invitata, insieme ad un'altra ipotetica persona".
    "Quindi non me lo ha detto solamente perché a te lo aveva già accennato?".
    "Sì".
    Un miagolio di sottofondo interruppe la piccola pausa di silenzio. Ebbi un altro sussulto.
    "Non agitarti. Maister è un gatto tranquillo".
    "Maister sarebbe..".
    "Il gatto nero di poco fa. Apparteneva ad Elyara prima che morisse nell'incendio...".
    "Oh..".
    In un certo senso, dunque, era quasi come vedere un fantasma.
    "È quasi ora di cena. Mettiti questo". Mi mostrò un bellissimo abito lungo color bianco perla.
    "Vado a cambiarmi anch'io. Quando sarai pronta, apri la porta. Ilfred, la cameriera, ti accompagnerà nella sala".
    Avevamo anche la servitù a disposizione? Mi sembrava surreale.
    "Vai pure". Spike si congedò dandomi un bacio sulla fronte.
    Mi alzai dal letto, guardando affascinata tra le mani il vestito che avrei indossato quella sera: era una meraviglia.
    Il gatto di prima riapparve dal nulla all'improvviso: i suoi occhi giallo ambra mi scrutarono da lontano. Io lo fissai, un po' intimorita. Emise un altro miagolio, questa volta più acuto. Io trasalii.
    "Tu non mi piaci. Non mi piaci per niente".


    --------------------------------------------


    Venni condotta nella sala grande, dove ad attendermi, seduto ad una lunga tavola, trovai Spike.
    Portava una camicia nera con le maniche tirate un po' su dai gomiti: stava benissimo.
    Fui l'unica a mangiare, forse perché lui lo aveva già fatto e non voleva nausearmi alla vista del sangue in un calice o di un animale morto nel piatto.
    Per tutta la durata della cena, non riuscì a staccarmi gli occhi di dosso. Per un attimo mi parve che sottovoce avesse pronunciato le parole "Ti voglio".
    Quando ebbi terminato, mi invitò a ballare; io rimasi esterrefatta. Non sembrava nemmeno lui.
    La servitù ci lasciò soli e finalmente Spike mi prese per mano e mi accompagnò al centro della stanza.
    "Sei stupenda", mi disse, mentre i suoi occhi percorrevano ogni singola curva del mio corpo.
    "Grazie", gli risposi, arrossendo imbarazzata.
    "Lo sei sempre stata, in realtà". Gli sorrisi timidamente, poi appoggiai la testa sulla sua spalla: era bello sentirlo così vicino.
    "Non pensavo che lo avrei mai detto, ma sono davvero contenta di essere qui con te".
    "Lo stesso vale per me. È così da un po' ormai..".
    "Sì, lo so..".
    Continuammo a dondolarci, con i corpi abbracciati l'uno all'altro; nonostante tutti i precedenti, sentivo che non avrei voluto essere da nessun'altra parte, ma soprattutto, con nessun altro che non fosse lui.
    "Sei veramente uno schianto stasera", disse. Io tirai indietro la testa per poterlo guardare negli occhi.
    "William Spike Pratt..". Esitai un attimo. "..Baciami".
    Il mio tono era basso e supplichevole: stavo provando un'emozione decisamente non alla mia portata.
    "Buffy Anne Summers...non c'è nient'altro al mondo che desidererei di più".
    Le sue labbra si posarono sulle mie con passione, non appena i nostri occhi ebbero finito di fare l'amore; le sue mani, dalla schiena, giunsero lentamente sui miei glutei.
    "Ti voglio ora", gli dissi. Lui, senza pensarci due volte, mi prese e mi portò nella camera da letto in cui mi ero risvegliata; mi posò delicatamente sul materasso, poi cominciò a baciarmi con impeto. Le sue mani si insinuarono sotto al vestito, incollandosi ai miei fianchi per poi salire su, dai seni. Li strinse voglioso, dopodiché passò a baciarmi l'interno coscia.
    "Ti prego...non fermarti", lo implorai. Lui obbedì, passando la lingua intorno al mio centro.
    "Dio...è un sogno", esclamai.
    "Sì, lo è...Infatti devi svegliarti".
    "C-cosa?".
    "Svegliati".
    "No...Non può essere...Non è un altro sogno! No......No!".
    "Buffy, calmati! Ci sono io!". Aprii gli occhi: ero sdraiata a terra, sull'erba, con il volto di Spike a poco più di 3 cm dal mio.
    "No....non può essere stato un altro sogno...no...".
    "Buffy, va tutto bene".
    "Per favore...dimmi cosa è successo..", lo pregai. Lui mi raccontò di come mi ero addormentata tra le sue braccia e di come non mi ero più riuscita a svegliare, fino a quel momento. Mi disse che si era preoccupato da morire perché non sentiva più il mio battito. Sembravo come morta. Di nuovo.
    "Mi dispiace...", gli dissi.
    "Non è stata colpa tua. C'è qualcosa che ti fa avere incubi. Forse si tratta di una conseguenza negativa della magia di Elyara".
    "Forse...anche se questa volta non era proprio un incubo". Ero delusa e lui me lo lesse in faccia.
    "Che cos'era allora, esattamente?". Un po' titubante, alla fine scelsi di dirgli tutto. Certo non nei minimi dettagli e senza approfondire una determinata...faccenda.
    La sua reazione? Scoppiò a ridere.
    "Per questa ragione sei così scossa? Oh, andiamo, tesoro! Non avremo il letto a baldacchino né il gatto dagli occhi inquietanti, ma siamo in un bosco, in mezzo alla natura. E abbiamo noi".
    Lo guardai intensamente.
    "Hai ragione". Lui ricambiò lo sguardo, poi, quasi leggendomi nel pensiero, si sporse per baciarmi. Finimmo con il fare l'amore e questa volta non si trattò di un sogno.


    --------------------------------------------


    Ci risvegliammo che era l'alba, abbracciati l'uno all'altra.
    "Buongiorno", mi disse, baciandomi i capelli.
    "Buongiorno". Ricambiai io, voltandomi a baciarlo come si deve. Ci eravamo rivestiti durante la notte, perché la temperatura era calata di parecchio.
    "Ti andrebbe di..fare il bis?", mi chiese, stringendosi a me e facendomi intendere che aveva ancora voglia.
    "Il lupo non ha ancora perso il suo vizio perverso?", domandai, baciandolo nuovamente, con più passione.
    "In effetti no. Avrebbe bisogno di una piccola ripassatina". Scappò un altro bacio, che durò un po' più dei precedenti. "Sai come si dice, no? Il lupo perde il pelo, ma non il vizio".
    Ci guardammo a lungo.
    "Rendiamola reale la favola di Cappuccetto Rosso, allora", dissi io. In un attimo le sue mani furono sulle mie gambe, per alzare quanto bastava il costume già di per sé cortissimo. Il contatto così ravvicinato con la mia intimità, incrementò notevolmente la voglia di sentirlo dentro di me.
    "Il lupo cattivo è affamato", mi sussurrò all'orecchio, eccitato, mentre si posizionava sopra di me.
    "Allora divorami". Alle mie parole, lui iniziò a percorrere con la lingua il mio corpo, dal collo fino al ventre, per poi tornare a ripetere l'operazione tutta da capo. Non avrei potuto resistere ancora a lungo.
    Quando iniziò a baciare il mio punto più caldo, impazzii letteralmente.
    "Prendimi..non ce la faccio più", lo supplicai. Lui si tolse la cintura e si abbassò i pantaloni; quando finalmente fu dentro di me, gemetti di piacere e con le dita gli graffiai la schiena.
    Persi il conto di quanti orgasmi riuscii ad avere. Fino allo scadere del tempo, restammo in quella foresta, senza essere in grado di staccarci l'uno dall'altra. Era stato l'Halloween migliore della mia vita.


    --------------------------------------------


    Elyara ci riportò alla vita reale, tornando effettivamente al momento stesso in cui io e Spike ci eravamo presi per mano. Lui semplicemente ruppe il sigillo con le parole "sei libera" e la strega scomparve sotto ai nostri occhi.
    Spike mi accompagnò fino a casa, allungandosi ad un certo punto per darmi la buonanotte con un bacio.
    "Sei sicura di volerlo? I tuoi amici potrebbero vederci".
    "Non mi importa. Ora staranno tutti dormendo, ma anche se dovessero vedermi, mi faciliterebbero solo le cose".
    "Che cosa vuoi dire?".
    "Voglio dire che prima o poi lo scopriranno comunque".
    "Sì, forse è vero, ma non per questo motivo devi farglielo sapere ora. Tu vorresti dirglielo?".
    "Io...non lo so". Lui mi guardò con rassegnazione. Forse sperava in una risposta diversa.
    "Lo capisco. Non sei ancora pronta per affrontare l'argomento con loro, non è così?". Mi sentii uno schifo, ma gli risposi con sincerità.
    "Sì, è così". Il suo volto s'incupì ancora di più.
    "Devo andare", mi disse.
    "Spike, aspetta!". Lui non si voltò indietro e né tanto meno si fermò; avevo deluso le sue aspettative e aveva ragione di sentirsi offeso. Ero capace solo di rovinare i rapporti. Con chiunque.
    Entrai in casa silenziosamente, cercando di non fare rumore; quando ebbi raggiunto la mia stanza, sprofondai la faccia nel cuscino, sforzandomi di non pensare più, almeno per quella notte.


    Il vampiro si era allontanato dalla cacciatrice; la sua vana speranza di poter fare finalmente parte della sua vita, era stata distrutta.
    Sarebbe rimasto il suo segreto nascosto, il passatempo di un'inguaribile egoista umana, incapace di accettare le proprie scelte. Sì, era questo il pensiero di quell'essere senz'anima schiavo d'amore.
    Al suo cospetto, non tardò a comparire la strega dai lunghi capelli color gelsomino.
    "Che cosa ci fai tu qui?", le domandò.
    "Ho assistito alla tua patetica scenetta. Povero illuso..sei come una marionetta nelle sue mani".
    "Sta' zitta!", gridò.
    "Non lo vedi? Lei ti ha ridotto così, ad una nullità. Non sei più un vampiro, non sei più un essere umano. Non sei più niente, ormai. Hai faticato tanto affinché lei potesse finalmente approvare la vostra relazione alla luce del sole e cosa hai ottenuto? Nulla".
    "Non una parola di più, strega!".
    "E che dire degli incubi che hai voluti che le facessi avere, in modo che sentisse la necessità di avvicinarsi a te? Davvero di classe. Cosa credi che accadrebbe se dovesse scoprire la verità?".
    "Lei non lo saprà mai!". Le parole ferme dell'immortale risuonarono come un ordine alle orecchie dell'astuta provocatrice, la quale placò la sua lingua velenosa.
    "Voglio che tu le faccia dimenticare ogni cosa! Non ricorderà mai questo giorno. E nemmeno io".
    "Mi hai liberata, rammenti? Non sono più tenuta ad obbedirti!". Lui le sorrise malignamente.
    "Bene. Vorrà dire che farò tutto da solo".
    "Che cosa significa?!".
    "Significa che provvederò io stesso a cancellare ogni traccia dei tuoi incubi e di ciò che è stato oggi". L'essere le mostrò la collana con gufo. Lei rabbrividì.
    "Tu non lo farai!".
    "Oh sì, invece. Farò in modo che tutto ciò non sia mai accaduto".
    "E come credi di riuscirci?".
    "Facile. Facendo questo". Il mostro lasciò cadere a terra la collana, distruggendone l'essenza calpestandola.
    "Io..io non posso credere che tu l'abbia fatto..".
    "Addio, Elyara".
    L'ira perversa della strega e la sua sete di vendetta dovettero dileguarsi nelle interiorità più profonde, abbandonando ogni possibilità di riemergere: il vampiro aveva preso la sua decisione.
    Egli si incamminò verso il lugubre cimitero e quando vi giunse, esitò un momento all'entrata della cripta. Tentò di ripensare al suo piano quasi perfetto, ma nell'arco di qualche secondo, non riuscì più a ricordare.
    L'essere incantato entrò dunque nella sua tana, con la sensazione di aver perduto per sempre una parte di sé, poi anche quella, svanì come fumo.

    Edited by Piccola Ashley - 7/3/2014, 22:32
     
    Top
    .
  2. Spike-Spuffy
     
    .

    User deleted


    Moooolto bella :) complimenti alla fantastica scrittrice ;)
     
    Top
    .
  3. Piccola Ashley
     
    .

    User deleted


    Grazie mille!!!!!! :cute: Ho cercato di creare una storia che fosse attendibile nel contesto di Buffy, appunto, della sesta stagione, ma che allo stesso tempo mettesse in luce i sentimenti di lei nei confronti di Spike; nella serie (io parlo per me poi) non era facile capire cosa provasse il suo personaggio.
    Ho volutamente sperimentato la scenetta "provocatoria", nella quale lei fa intuire (o almeno, mi auguro che sia arrivato ciò :D) che voglia passare del tempo con il bel vampiro in un modo che noi conosciamo moooolto bene ;D Nella continuazione, infatti, ho cercato di mostrare un dialogo "maliziosetto" per ingannare i lettori, facendo credere che Buffy, in un secondo tempo, avesse cambiato idea riguardo al concedersi a Spike :lol: Spero che sia riuscito! :D
     
    Top
    .
2 replies since 9/1/2014, 13:51   249 views
  Share  
.
Top