Canto alla Luna

one shot su Willow

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    Disclaimer: i personaggi utilizzati non appartengono a me ma alla mutant enemy ed a Joss Whedon e a chiunque ne possegga i diritti. Li utilizzo a scopo dilettevole, molto dilettevole. :P
    Fanfic per tutti, bollino verde!!
    Allora, tra un libro ed un altro, mentre preparo gli esami, mi è venuta in mente e in cinque minuti l'ho scritta, perciò siate buone!!!

    One shot introspettiva su Willow, è ambientata all'inizio della settima stagione, Willow è in Inghilterra con Giles per il ritiro con la congrega delle streghe, dopo quello che è accaduto alla fine della sesta serie.
    Che altro... ah sì, buona lettura!!! spero vi piaccia ^_^


    Canto alla luna

    La luna geme sui fondali del mare,
    o Dio quanta morta paura
    di queste siepi terrene,
    o quanti sguardi attoniti
    che salgono dal buio
    a ghermirti nell'anima ferita.
    La luna grava su tutto il nostro io
    e anche quando sei prossima alla fine
    senti odore di luna
    sempre sui cespugli martoriati
    dai mantici
    dalle parodie del destino.
    Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo,
    ma forse al chiaro di luna
    mi fermerò il tuo momento,
    quanto basti per darti
    un unico bacio d'amore.

    Alda Merini


    Westbury, England


    Stringo forte tra le mani la tazza di tè bollente, mi piace avvicinare il naso e sentire l’aria calda leggermente profumata che piano abbraccia i miei sensi. Non posso dire la stessa cosa del sapore, l’ho sempre trovato insipido. Mi manca il caffè del nuovo continente. A pensarci bene non dovrei essere così legata al suo aroma forte, certamente esso è la prova del massacro che il mio popolo ha perpetrato nei confronti della popolazione nativa.

    Sarà la mia provenienza da una famiglia ebrea, o il mio vissuto, ma sento il peso dei delitti, dei massacri, dell’eccidio, tutto su di me.

    Mi appoggio più comodamente sul davanzale per reggere quest’enorme fardello, dalla finestra aperta posso sentire l’odore della campagna, la terra, gli alberi, gli animali. Con una mano sfioro delicatamente l’edera, che dalla terra risale l’intero casale fin sotto le finestre del secondo piano, sento l’umidità, ne sento la vita.
    Scruto l’orizzonte in cerca di un motivo, o di una scusa. Domani dovrò partire, dovrò tornare. Pensavo che non avrei mai più rivisto la mia città, i miei amici, sapevo di dover morire il giorno in cui da loro me ne andai. Non avrei mai immaginato di finire in campagna, a sorseggiare tè, mentre mi destreggio tra le lezioni di magia della congrega. Qui tutto sembra un premio, qualcosa che non merito, che non meriterò mai.

    Vorrei poter scappare lontano è lasciarmi tutto alle spalle, dimenticare. La magia che ho dentro vorrei non averla mai scoperta. Vorrei nascondermi in qualche antro della terra, ma a nulla servirebbe, il mondo è tutto collegato, il luogo non ha importanza, è l’essenza ciò che conta, e la mia è intrisa di sangue ed arroganza.

    Tutto è collegato, perciò domani quando calpesterò il suolo che percorrevo da bambina, sarà come questa terra, e questa stessa aria ed acqua, ed oggi so per certo che avrò paura.

    La paura mi accompagna ogni giorno da quando sono al liceo, paura degli altri, del loro giudizio, paura dei vampiri, dei demoni, delle apocalissi, qualcosa che avevo imparato a gestire, anzi direi a sfruttare. Ho imparato a dare il meglio di me, ed a scoprire me, grazie alla paura. È stata la paura a far sì che smettessi di nascondermi, almeno in parte, ed è stata la paura a modellarmi il carattere. Forse non proprio la paura, ma la voglia di batterla.

    Non si cresce tranquilli se vieni da Sunnydale, neanche una tipa studiosa come me, ho ancora il mio diploma tutto bruciacchiato e il ricordo del sindaco allo spiedo, e Oz.

    Oz, lui era... lui è una persona bellissima, ed è stato importantissimo, nella mia vita lui è stato la saggezza e la calma. Lui è stato, senza dubbio, il mio equilibrio. L’amore fatto di cervello e di fiducia, l’amore grande fatto di comprensione e conoscenza, ti scalda il cuore e ti culla, e se chiudo gli occhi, lo vedo ancora. So per certo che dovunque sia, lui è in armonia con il mondo, lui si sente parte del tutto e potrebbe capirmi. Il suo lupo interiore saprebbe ancora fiutarmi, o forse lo sta facendo, nell’aria di questa notte, lui mi sta accanto.

    Guardo il cielo scuro e vedo le stelle che brillano, penso alla vita che ho preso, che ho spento, percepisco i suoi lamenti e le sue urla, l’odore della sua carne che brucia. Quella vendetta io ancora la sento dentro, la rabbia e l’odio di chi ha amato, io tutte queste cose ho provato. Non provo pietà per la sua carne, ma per la sua persona, e per la mia. Chiudo gli occhi e mi riempio i polmoni dell’aria notturna di questa terra antica, le lacrime mi riempiono l’anima e scorrono dentro di me, ma non una lacrima sul mio viso scorrerà. Non ora.

    Ho paura, paura di me stessa, e stavolta non basterà battermi, perché chiunque avrà la meglio io ne sarò sconfitta.

    Riapro gli occhi e la vedo, mi guarda e tace. Lei non giudica, lei non rimprovera, lei ci guarda alla deriva sotto la sua nera luce. Luna, che scaccia via il giorno, lei che non domanda mai, ma comprende sempre.

    Un tumulto mi divora, ti guardo e ti vedo, il tuo volto più bello che mai, non mi hai lasciato mai.

    Tara, oltre il muro del cielo, mi risvegli la vita, calda come il tuo sorriso, e il tuo volto, magnifico riflesso su questa luna che ci da vita, che mi da forza. Vorrei poterti ritrovare ancora, ma fui io a perdermi, e mi sono persa, e ancora, vago nelle notti e mi cerco.

    Tutte le notti cerco me stessa e trovo te.
     
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    Complimenti! Mi è veramente piaciuta. E' molto languida e nostalgica questa caratterizzazione di Willow, che si abbandona ai ricordi e quindi al dolore per Tara. Molto bello il periodo finale e, in generale, suggestiva la scelta delle immagini e della poesia d'apertura.
     
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    Grazie Kiki, mi fa davvero piacere che ti piaccia!!!! :D Mi è uscita di getto, mi sono ricordata della poesia della Merini, rileggendola mi è venuta in mente Willow quando era in Inghilterra con Giles, ho provato a scrivere come potesse sentirsi il giorno prima di ritornare a Sunnydale.
    In realtà stavo pensando di fare una piccola raccolta di tutte one shot dedicate alla luna, ognuna dal punto di vista di un personaggio diverso... non so è solo un progetto in cantiere...
     
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    Sembra interessante, però! *C*
     
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  5. keiko89
     
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    Uh *-*

    A me piacciono le storie introspettive e ho trovato la tua veramente scritta bene, delicata come il battito d'ali di una farfalla, dolce.

    CITAZIONE
    È stata la paura a far sì che smettessi di nascondermi, almeno in parte, ed è stata la paura a modellarmi il carattere. Forse non proprio la paura, ma la voglia di batterla.

    Questa è una delle parti che ho apprezzato di più, ma in generale mi è piaciuta veramente tutta.

    Ottimo lavoro, davvero.
     
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    Grazie :woot: mi fa davvero tanto piacere che ti sia piaciuta :wub:!!!
    L'ho scritto un po' di getto, sotto l'ispirazione della magnifica poesia della Merini, e non ero tanto sicura di essere IC...
    Mi ero sempre chiesta cosa doveva fullare per la testa a Willow in un periodo per lei così difficile...
    Sono felice che apprezzi proprio quella parte, perchè anche per me è importante, è una delle cose che credo mi abbia trasmesso di più la serie quando ero ragazzina... la paura come un fattore positivo, in un certo senso, qualcosa che, dopo che l'affronti, passa e ti lascia più forte...
    Mi ricorda un po' la bella frase che sta in Dune(il libro)...
    Comunque ti ringrazio tantissimo :cute: :cute: :cute: :cute:
    *me tanto felice*
     
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    Ecco qui la seconda one shot della serie che volevo fare.
    Anche questa è dedicata alla luna, ma ha un altro personaggio!!!
    Vi dico che è ambientata alla fine della sesta serie, per la precisione 6x20.
    Ditemi che ne pensate!!

    "Com'è difficile parlar della luna con discrezione!
    È così scema, la luna.
    Dev’'essere proprio il culo quello che ci fa sempre vedere."

    Samuel Beckett, Molloy, 1951







    Le cose cambiano. Cambiano sempre. Certo, se le aiuti a cambiare.
    Le darò quello che si merita.
    Era una relazione non seria. Superficiale. Non ero certo l’ideale per lei.
    Vedrà come sarà diverso, entrerò in quel fottuto buco nella roccia e ne uscirò diverso. Completamente diverso.
    Tornerò quello che ero. Così Buffy vedrà il cambiamento.

    Ho il cervello sconvolto. Maledetto chip. Prima era tutto così chiaro. La cacciatrice e il vampiro. Il vampiro uccide la cacciatrice, le succhia il sangue e le spolpa le ossa con i denti. E’ sempre stato così.

    Questo rumore nella mia mente, un battito, un continuo lavorio. Maledetto chip. Acciaio, circuiti e silicone.
    E’ colpa sua. Maledetta cacciatrice.
    E’ colpa mia. Dannato idiota.
    Oh, cambierà. Tutto cambierà. La costringerò a rispettarmi.
    Non sono che una bestia per lei. Allora vedrà di cose è capace una vera bestia.

    Devo cercare di calmarmi. Tra qualche minuto entrerò in quella caverna e sventrerò qualche puzzolente, viscido demone enorme ed in cambio tornerò ad essere ciò che ero.
    Però adesso devo fermarmi qualche minuto, o la testa mi scoppierà.
    Giusto il tempo di una sigaretta.
    Le mani mi tremano mentre cerco tra le tasche il pacchetto, me ne sono rimaste tre, tre fottute ultime sigarette. Ne prendo una e velocemente me la ficco in bocca, tiro fuori il mio fedele zippo e apro il cappuccio metallico sentendo il familiare click, avvicino il pollice alla rotella e faccio per accendere, quando qualcosa attira la mia attenzione.
    Davanti a me, avvolto nell’oscurità, c’è un albero, un albero enorme. La sua sagoma è nera come la notte, come la morte, eppure sento la sua vita, avverto la sua corteccia respirare, assorbire ossigeno.
    Ironico, questo stramaledetto mondo, ci prende per i fondelli.
    Quell’albero spennacchiato, con solo quattro foglie striminzite, respira. Lui, fatto di legno, buono per accendere i falò, respira, quindi è vivo, di certo lo è più di me.
    Posso anche fingere di essere vivo, respirare, fumare, mangiare, ma sono stronzate. Io non vivo, non respiro, io al massimo esisto.
    Non sono nulla.
    Un tempo almeno ero un mostro, un guerriero dell’oscurità. Ho bevuto la vita a due cacciatrici, e bevuto centinaia di persone, lauti banchetti su due gambe.

    Ora non sono più un mostro.
    Non posso essere un uomo.
    Ma sono ancora un guerriero.

    Il mio sguardo è perso, immobile, fisso su quell’albero. Sarà anche vivo, ma di certo non può difendersi, non può attaccare, lui non può lottare.
    Io sì, sono un guerriero, lo sono sempre stato. Anche questa sera, lo dimostrerò, lotterò e mi conquisterò ciò che ero.
    D’un tratto un bagliore rapisce il mio sguardo, dietro la sagoma scura, la vedo.
    Lei è luminosa, e pallida, sciatta. Mi guarda e ride.
    Lei è tonda, in alto nel cielo, m’illumina il viso.
    Lei può, il suo chiarore non mi uccide, non mi brucia le membra, eppure stasera mi strazia.
    Lei è bella. Se fossi ancora un patetico poeta, potrei scrivere di lei, ma sono solo un guerriero adesso e potrei solo combatterla. Ucciderla.
    La vedo, scorgo le sue macchie, formano un sorriso, un ghigno strafottente.
    Lei ride di me, sa che non sono che un patetico guerriero innamorato, morto da secoli.

    Luna, dannata luna. Donna ecco cosa sei. Sei una stramaledetta donna.
    Anche tu, questa notte cosa vuoi da me?
    Rimango immobile in attesa, concentro tutti i miei pensieri sul mio udito inumano, aspetto una risposta, una spiegazione.
    Ma lei è donna, perciò non mi risponderà.
    Un ghigno mi attraversa il viso, che scuoto lentamente a destra ed a sinistra, guardandomi i piedi, avvolti dalla sabbia, impalpabile. Mi accendo finalmente la mia ultima sigaretta prima di saltare nel vuoto e sfidare la morte, o la vita, fa lo stesso.
    Aspiro profondamente il fumo caldo e denso, lo tengo un po’ dentro, giusto per provare a me stesso che posso, che ho ancora dei polmoni che, se voglio, possono ancora ospitare dell’immondo fumo.
    Lo sputo lentamente, tutto contro di lei. Una nuvola densa, grigia, sembra avvolgere la sua immagine chiara.

    Che cosa troverà la gente in questa palla di luce fioca?
    Non è altro che una stupida. Ci guarda pigra e giudica.
    Dannato inferno.
    La fisso inorridito, arrabbiato, se potessi la spiccherei di lì su a pugni. La morderei berrei del suo sangue color latte.

    E poi ti vedo. Il tuo sguardo duro, freddo, i tuoi capelli color oro, che brillano al giorno e risplendono al buio. Cacciatrice, saresti dovuta essere il calice da cui bere e invece io ti ho amato, ti ho creduto.
    Questa storia doveva finire diversamente.
    Pensi di essere migliore di me.
    Perché non hai lasciato che il carpentiere mi uccidesse?
    Tu sei importante. Dannatamente importante.
    “E’ così per te”.
    Quelle parole mi ronzano nel cervello.
    Premono, colpiscono, rompono, straziano.
    Sono sempre andato oltre. Non hai la minima idea di quante volte ti ho salvata nei miei sogni, ma eri troppo intenta a ringraziare, ad abbracciare, quella banda di sfigati.
    Non sono abbastanza per te. Ho provato a non amarti, mi è impossibile. Se solo sapessi il dolore che mi hai procurato.
    No, aspetta, te lo sai benissimo. Te l’ho detto io stesso, mi hai guardato e fredda hai continuato a girare il coltello piantato là dove un tempo batteva il mio cuore.
    Dannato inferno.
    “Non hai un anima. Non hai cuore, non hai coscienza, non hai pietà. Sei arido dentro. Sei incapace di provare qualunque sentimento. Non sono e non sarò mai la tua ragazza.”
    Quelle parole, più dure di ogni pugno che te mi abbia mai sferrato. Il modo con cui me le hai vomitate in faccia.
    Ma cambierà tutto, quando mi rivedrai, non oserai più, non ti sentirai migliore, non più.
    Cacciatrice tornerò e le cose saranno cambiate.

    I miei occhi sono fissi su di lei, lentamente vedo i suoi capelli dorati lasciare spazio all’argenteo contorno, i suoi occhi verdi svaniscono, così come i contorni del suo viso, lasciandomi scorgere, di nuovo, la regina della notte, la musa delle anime perse.

    Luna, sei ancora lì, beffarda. Immagino te sappia come andrà finire ed è proprio questo che ti fa ridere. Probabilmente stanotte perderò e cesserò di esistere, o vincerò e riavrò la mia anima, in ogni caso devo essere comico ai tuoi occhi.
    Aspiro l’ultimo tiro. Ti lancio la sigaretta contro, con rabbia te la getto contro, luna.
    Ci scommetto, ti sembro come tutti i tuoi amanti, disperati e patetici. Ma adesso sono pronto, ancora un ultimo ghigno e poi stringo i denti pronto ad entrare nella caverna oscura.
    Luna, non sai quanto sia tu ai miei occhi ridicola, te ne stai lì e guardi.
    Ma stanotte non sarò il tuo fottuto spettacolo di cabaret.

    William il sanguinario è tornato.

     
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    Ero riuscita a leggere questa fic più di una settimana fa, ma purtroppo non avevo trovato un minuto libero per commentarla. Non è che il mio commento di ora sia molto migliore, certo. ò_ò
    Comunque mi è piaciuta molto. Interessante e credo molto IC l'introspezione di Spike e l'approfondimento della sua storia con Buffy, di quell'amore che lo fa soffrire e che non può comunque dimenticare o spegnere. Ho trovato la voce di Spike veramente molto *sua*, non so come dire. Hai fatto davvero un ottimo lavoro. Complimenti!
     
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    Kiki ti ringrazio per averla letta e commentata, sono felicissima che ti sia piaciuta ed il fatto che te abbia sentito la "sua" voce..beh wow... Era esattamente quello che volevo!!! Ho cercato di immaginare un momento che la serie non ci ha dato cercando di far parlare lui. Solo Spike, quell'albero che si vede in puntata, la rabbia che si fonde con l'amore e l'ossessione e quella maledetta luna.
    Sappi che in cantiere ne almeno altri due con altri personaggi ed altre scene rubate alla serie, il difficile per me in questo periodo è trovare il tempo ma appena posso posto!!
     
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  10. kasumi
     
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    Ciao :) Ho letto solo quella con Spike e mi è piaciuta molto! *.* Molto bella l'idea della luna che guarda sorniona e si prende gioco di lui.
    CITAZIONE
    Ora non sono più un mostro.
    Non posso essere un uomo.
    Ma sono ancora un guerriero.

    Riassume perfettamente lo 'stato' di Spike!
    CITAZIONE
    Perché non hai lasciato che il carpentiere mi uccidesse?

    Penso che 'carpentiere' sia un appellativo troppo neutro per Xander.

    Attendo il continuo della SpikexFaith :)
     
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    Grazie Kasumi!! Mi fa davvero tanto piacere che ti piaccia!! Sì, l'idea della luna che lo guarda e sfotte mi divertiva un sacco, poi mi sono ricordata di una frase di Beckett e mi sembrava perfetta per iniziare!!! Anche perchè ho deciso che ognuna di queste mie one shot inizierà con una citazione famosa sulla luna.
    Non disperare per Looking, ho solo qualche intoppo. Duemila idee e un casino per metterle nero su bianco!! Ma sappi che la storia e tutta nella mia testa e prima o poi si degnerà di uscire in italiano!!^^
     
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10 replies since 19/6/2013, 18:06   100 views
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