Forward to Time Past by Unbridled Brunette

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  1. kasumi
     
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    Io lo adoro quando è in fase distruttiva XD e l'autrice lo rende in maniera meravigliosa.

    Concordo su Buffy-struzzo.

    Per quanto riguarda Angel... conto di postare il 64 in settimana, quindi lo scoprirai presto :)

    Ps. Sto pensando di aprire un forum per postare alcune traduzioni su Buffy particolari, così da non creare problemi qui. Naturalmente, vista la natura delicata del materiale postato, che non può essere pubblicato liberamente, l'ammissione al forum dovrà essere autorizzata da me. Oppure creerò una sezione ad ammissione selettiva, tipo la "soffitta segreta" qui. Questo per postare storie che desidero tradurre da tempo e poterle commentare insieme.

    La cosa si potrebbe fare dopo aver finito Ahead of her Time. Vi farò sapere :)

    Ciao!

    Edited by kasumi - 21/12/2017, 11:44
     
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  2. elijem
     
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    kasumi sei un genio dalle mille risorse :D
     
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  3. kasumi
     
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    CITAZIONE (elijem @ 18/12/2017, 20:13) 
    kasumi sei un genio dalle mille risorse :D

    :xd:

     
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  4. Redan
     
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    Non riesco ad aprire lo spoiler! ma la cosa mi intriga parecchio! secondo me si potrebbe creare la sezione qui, così da non disperder il fandom.
    Ma di che tipo di storie si tratterebbe?

    Ps: mi piace la prospettiva di tutte queste storie tradotte! però non dimenticare Pet
     
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  5. kasumi
     
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    Ho scritto dopo "Ahead of her Time" infatti ^^

    Appena finito FTTP riprendo Pet e la Vale fa Ahead of her Time.

    Ti mando un mp
     
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  6. kasumi
     
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    Capitolo 64

    (Traduce Kasumi)



    Non riusciva a smettere di pensare a lui.

    Doveva essere a causa del claim, si diceva Buffy. Perché lei non era veramente così… non era così egoista, questa persona cattiva. Un tempo, non avrebbe mai messo il suo compagno al di sopra delle proprie responsabilità verso il suo stesso sangue e la sua stessa carne. E non era quello che stava facendo ora. Dopotutto, lei era qui in ospedale con Dawn; non si era rintanata con Spike in qualche covo umido nel cimitero. Cosa cambiava se i suoi pensieri erano lì con lui, se si chiedeva se stesse bene, se avesse mangiato quel giorno? Cosa cambiava se si sentiva male per la preoccupazione di averlo potuto ferire involontariamente quando l'aveva spinto nella caverna? Non era colpa sua. Se fosse stata in sé, lui sarebbe stata la cosa più lontana a cui pensare. Se non fosse stato per il claim, lei si sarebbe concentrata sulla guarigione di Dawn nel modo in cui avrebbe dovuto. Sarebbe stata in grado di tenere una conversazione con i suoi amici che, dopo tutto, stavano facendo del loro meglio per ricucire i rapporti. Invece, i suoi pensieri tornavano costantemente al vampiro. Quel vampiro stupido e distruttivo che in qualche modo era e non era, contemporaneamente, la stessa persona di cui si era innamorata a Londra.

    Dio, sarebbe stato molto più facile se solo avesse potuto odiarlo.

    Se non fosse per il claim, io lo odierei, pensò amaramente, e questo è il punto. E' il motivo per cui lo ha fatto. Perché sapeva che sarebbe successo qualcosa del genere... sapeva che avrebbe combinato un guaio... e voleva assicurarsi di non perdermi dopo che tutto sarebbe andato storto. Contava sul fatto che io non sarei stata abbastanza forte da resistergli.

    “Avrei dovuto sapere quello che avrebbe fatto.”

    Parlò ad alta voce e sebbene non girò la testa per guardare, poté sentire Giles agitarsi sulla sedia, gli occhi spalancati e leggermente cauti. Non lo incolpò per il fatto di averlo sosrpreso. Dopotutto, non gli parlava da più di quattro ore.

    Ora erano solo loro due. Dopo che Dawn era stata spostata in una stanza semi-privata (che era stata elevata a 'privata' solo grazie al fatto che nessun altro paziente ci era stato assegnato) il resto dei suoi amici era andato a casa. Era stata una lunga veglia all'ospedale, ed erano pronti per farsi una doccia e per andare a dormire, e per mangiare un pasto che non avesse un gusto sterile come l'istituzione in cui era stato cucinato. Buffy non ce l'aveva con loro per questo, anzi, in un modo era sollevata. Per quanto buone fossero le intenzioni della loro presenza, le loro continue richieste di attenzione erano diventate ben presto irritanti. Così, li aveva ringraziati e li aveva guardati con genuino sollievo mentre se ne andavano. Solo Giles era rimasto e, stranamente, la sua presenza non la disturbava. Stava tranquillo e la lasciava starsene tranquilla, e così passarono il tempo insieme, fianco a fianco su poltrone uguali, fissando la figura dormiente di Dawn. Buffy sapeva che Giles pensava che lei lo odiasse per quello che aveva fatto, ma che era rimasto comunque in ospedale perché le voleva bene. Per quanto imperfetto fosse il suo affetto, lei ne aveva bisogno. Aveva bisogno di qualcuno di forte che restasse seduto accanto a lei, per offrirle un supporto. Non aveva nessun'altro che potesse farlo.

    Ora, l'aveva sorpreso con le sue parole, ma non stava veramente parlando con lui. Stava meramente dando sfogo ai propri sentimenti, che erano rimasti bloccati dentro di lei per così tanto tempo, che stava iniziando a sentirsi strangolata da essi.

    Giles esitò un attimo prima di risponderle, soppesando attentamente le parole, cercando quelle che avrebbero offerto conforto e non minacciato la fragile pace che si era stabilita tra loro, o la possibilità di un perdono da parte di lei.

    "Buffy," iniziò lentamente. "È facile dare la colpa di questo a te stessa; e in un certo senso, è davvero naturale. Ma tu non sei responsabile delle azioni di qualcun'altro, e io ho sbagliato a insinuare il contrario. Non sei un indovina. Come avresti potuto prevedere cosa avrebbe fatto Spike?"

    "Ma avrei dovuto", insistette lei, più a se stessa che a lui. "Voglio dire ... l'ho visto allora, Giles, a Londra. Lo conoscevo. Ero ... con lui. E lui era ossessivo. Lo era cent'anni fa come lo è ora; non è cambiato in questo. Mi guardava tutto il tempo. Quando lasciavo una stanza, mi seguiva. Mi seguiva come un cucciolo iper-protettivo, e molto ansioso. Aveva una specie di lavoro che faceva in città; non ho tuttora idea di che cosa fosse esattamente. Ma doveva passare una parte della giornata a farlo, se non tutti i giorni, o comunque almeno tre o quattro mattine ogni settimana. Quando io -quando noi - beh, dopo di quello, lui ha semplicemente smesso di farlo. Ha smesso di fare qualsiasi cosa stesse facendo solo per poter stare a casa con me, così da potersi concentrare esclusivamente su di me. Era ossessionato e non era una cosa sana. E io lo sapevo."

    Ci fu un lungo silenzio, poi Giles chiese piano, "E ti piaceva, che lui fosse così?"

    "Come?" Buffy lo guardò bruscamente, desiderando di poter evocare una giusta indignazione in risposta a quella domanda. Ma non poteva, perché la verità era che le era piaciuto. Per davvero. Era stata toccata dalla sua devozione, lusingata da ciò. Il suo affamato, innamorato vittoriano. Aveva riso del suo comportamento ossessivo; e, mentre lo prendeva in giro, lo aveva anche incoraggiato con ogni carezza. Quando finalmente aveva deciso di aiutarlo - per il momento in cui aveva cominciato a rendersi conto di quanto ciò fosse distruttivo per entrambi - era già troppo tardi. Era scomparsa quasi prima di iniziare ad insegnarglielo; confermando così le sue peggiori paure. La sua perdita l'aveva aiutato a trasformarsi in ciò che era oggi. A prescindere da quello che Giles avrebbe potuto dire per contrariarla, Buffy sapeva che lei stessa era da incolpare per tutto quello che era successo. Avrebbe dovuto prevederlo, vederlo arrivare. E l'aveva visto arrivare. Aveva solo scelto di ignorarlo.

    Una mano gentile si posò sul suo braccio, ma il tocco era così esitante, così incerto, che non le offrì più conforto delle parole che seguirono.

    "Buffy, ascoltami. E' stata colpa mia, non tua. Se non avessi insistito con quell'ultimatum - un errore che ti assicuro ho intenzione di rimediare - "

    "L'ultimatum non avrebbe avuto importanza nel lungo termine," lo interruppe lei stancamente. "Non con Spike. Anche se lei non avesse dato quell'ultimatum, ciò avrebbe solo ritardato l'inevitabile. E' stato un bastardo, Giles, ma aveva ragione su di lui. Lui non ha una coscienza. In quale altro modo avrebbero potuto andare le cose? Sono stata una stupida."

    "Eri confusa," corresse lui gentilmente. Buffy scosse la testa.

    "Sono stata egoista. Ho ingannato me stessa, ho creduto che potevo semplicemente riportarlo indietro, farlo tornare quello che era stato un tempo. Lo volevo."

    Guardò il suo Osservatore, e i suoi occhi si indurirono. "Ecco perché ho fatto quello che ho fatto. E lei? Sapeva quanto erano gravi le cose per me e per Dawn. Come ha potuto farci questo?"

    "Pensavo di farlo per proteggervi. Ho visto tutto ciò che Angelus ti ha fatto passare; Ho sperimentato sulla mia pelle molto del dolore che Angelus ha inflitto con le sue mani. E Spike non è diverso. Potrebbe tenerci a te, ma questo non lo rende affidabile. Lo hai detto tu stessa."

    "E ha pensato che questo giustificasse le sue azioni."

    "Sì," disse lui piano. "L'ho pensato. E' stato arrogante da parte mia - me ne rendo conto adesso - e sto provando a fare del mio meglio per fare ammenda. Il Consiglio è ancora disposto a fornirti uno stipendio per il tuo lavoro; non sanno nulla di Spike o di qualsiasi ultimatum che lo riguardi. Pertanto, per quanto riguarda i soldi ... "

    “Siamo apposto,” finì lei amaramente. Sospirò e si asciugò gli occhi, sforzandosi di non piangere di fronte a lui.

    “Grazie lo stesso, signor Giles, ma devo dirle che… questa cosa non mi fa sentire molto meglio.”
    ~*~ ~*~ ~*~




    Sarebbe stato facile odiare Giles per quello che aveva fatto, anche se i suoi sospetti su Spike si erano dimostrati corretti. Buffy avrebbe voluto poterlo fare. Le cose sarebbero state molto più semplici in quel modo; avrebbe avuto qualcuno da incolpare, qualcuno su cui concentrare la propria rabbia. Ma cercare di odiare Giles era inutile come cercare di odiare Spike. Era troppo stanca per odiare qualcuno, e quando Giles lasciò l'ospedale poche ore dopo, le mancò la sua compagnia.

    Anche Buffy avrebbe voluto andarsene. Sarebbe stato un vero sollievo andare a casa per un bagno caldo e un letto caldo, magari anche per mangiare un vero pasto. Sapeva che a sua sorella non sarebbe dispiaciuto se lo avesse fatto. Il cocktail di antidolorifici immesso nella sua flebo la rendeva assonnata; e probabilmente non avrebbe nemmeno notato l'assenza di Buffy. Ma Buffy non riusciva a farlo. Le sembrava di abbandonarla, in quel modo. Quindi, passò la notte a cercare di dormire nello spazio ristretto fornito da una poltrona di vinile piena di grumi. All'inizio sembrò uno sforzo infruttuoso, ma alla fine doveva essersi addormentata perché la cosa successiva che seppe era che era mezzanotte passata da un pezzo e che qualcuno la stava scuotendo gentilmente.

    "Angel?" Sembrava un sogno, un'allucinazione; qualcosa evocato dalla sua stessa confusione e dallo sfinimento. Poi, Buffy si rese conto del peso della mano di lui sulla propria spalla, e del respiro tiepido e asciutto contro la propria guancia, e seppe che lui era reale. "Cosa stai facendo qui? Willow ti ha ...? "

    Angel scosse la testa e poi guardò a disagio il letto dove giaceva Dawn, apparentemente addormentata e completamente inconsapevole di quello che le accadeva attorno. Parlò in tono sommesso. "È una storia davvero ... davvero ... complicata. Pensi che potremmo andare da qualche parte per parlarne? "

    Intendeva da soli, realizzò Buffy. Lanciò un'occhiata a Dawn, che sembrava così pallida e piccola nel letto d'ospedale, circondata da macchinari, e sentì un brivido superstizioso. Se me ne vado e succede qualcosa...

    "Possiamo uscire semplicemente nel corridoio, se vuoi," suggerì Angel con calma. "Altrimenti potremmo svegliarla, e non penso che questo sia il genere di cose che lei ha bisogno di origliare adesso."

    Incuriosita, Buffy annuì, permettendogli di aiutarla ad alzarsi dalla sedia e alzarsi in piedi. Gli fu grata per la sua assistenza; dato che le sue gambe erano rigide e goffe per essere rimasta seduta così a lungo. Quando raggiunsero il corridoio, lui la lasciò e lei dovette appoggiarsi al muro per mantenere l'equilibrio.

    "Come sta?"

    Buffy ruotò la testa di lato, seguendo lo sguardo di Angel verso la porta socchiusa accanto a loro. "Sta bene, immagino. Meglio. E' stata drogata molte volte per non sentire il dolore, il che è probabilmente una buona cosa considerando che i suoi intestini erano aperti in due."

    "Ma starà bene ...?"

    "Così dicono. A meno che non si verifichi un'infezione e a parte una cicatrice da vera dura, i medici pensano che dovrebbe stare bene. Alla fine."

    Lui annuì.

    "E te come stai?"

    Una breve e del tutto inappropriata risata le sfuggì, e Angel inarcò le sopracciglia.

    "Scusa," disse lei, schiarendosi la voce. "E' solo che non ne hai idea ... gli ultimi mesi sono stati ..." Fece una pausa, incerta su come finire la frase.

    "Sì, ho sentito che le cose non sono andate molto bene qui, che hai avuto dei problemi di soldi …"

    Lei lo interruppe rapidamente.

    "Oh, non ci sono problemi di soldi. Un individuo completamente pazzo e moralmente corrotto si è preso cura di questo per me. O un gruppo di vecchi uomini molto stupidi. Immagino che tutto dipenda da come guardi la cosa."

    "Un gruppo di uomini?" Fece eco e Buffy sospirò.

    "E' una lunga storia. Il risultato è che dopo sei anni, il Consiglio ha improvvisamente deciso che merito un piccolo compenso per il mio lavoro. Figurati. Ha sistemato tutto Giles."

    "Quando è successo?" Chiese Angel, sorpreso.

    "Ancora una volta, dico: tutto dipende da come lo guardi," rispose Buffy. "Ad ogni modo, dovrei ricevere il mio primo stipendio ufficiale tra qualche giorno. Bello, eh?" Le sue parole erano piene di disprezzo.

    "Mi sembra che sarebbe stato più bello se avesse organizzato per quel compenso un po' prima," rispose Angel. La sua espressione risentita rispecchiava perfettamente quella di lei mentre aggiungeva: "Per esempio, avrebbe potuto tenere Spike lontano dai guai e Dawn lontano dall'ospedale."

    Lei lo guardò bruscamente.

    "Sai di Spike?" Una domanda stupida, visto quello che le aveva appena detto di sapere. E Buffy non ne fu sorpresa, esattamente, perché per che altro motivo Angel sarebbe stato qui? Ma era curiosa. Chi avrebbe pensato di telefonare ad Angel nel bel mezzo di tutto il recente caos? E perché mai avevano pensato che sarebbe stato d'aiuto?

    "Per mia disgrazia.... sì." Il tono acuto e leggermente aspro delle parole di Angel la rese sospettosa e lei strinse gli occhi.

    "Ok, ora mi hai confuso. Hai già detto che Willow non ha niente a che fare con il tuo essere qui, ma se non ti ha chiamato lei, come fai a sapere cos'è successo a Dawn? Come hai saputo in che stanza trovarci?"

    Angel sospirò, e i suoi occhi scuri si fecero cupi e ammutinati. Per un momento, fu così silenzioso che lei si chiese se avrebbe mai risposto. Poi, mormorò quasi controvoglia, "In realtà ... me l'ha detto Spike."

    "Te l'ha detto Spike?" Buffy era certa di aver sentito male. Spike odiava Angel; non l'avrebbe mai chiamato per dargli notizie su Dawn. A meno che…

    "Non è stato uno stupido scontro tra voi per decidere chi è il più macho, vero?" Domandò. "Non dirmi che ti ha chiamato, vantandosi di quanto sia stato bravo a prendersi cura delle cose qui, gettandoti in faccia il fatto che lui ed io ... che noi ..." si bloccò, incerta su come finire la frase.

    "Buffy, pensi onestamente che sarei semplicemente rimasto seduto a far niente se avessi saputo cosa stesse facendo Spike per procurarti quei soldi? Se avessi saputo che ti stava procurando dei soldi? Lui potrebbe essere stato abbastanza idiota da credere che le cose avrebbero funzionato, e presumere che il fine avrebbe giustificato i suoi mezzi, ma io non lo sono. Non gli avrei lasciato fare qualcosa che avrebbe rischiato di ferire delle persone, nemmeno se questa cosa avrebbe pagato le bollette."

    "Bene, allora…?"

    "Si è presentato alla mia porta ieri mattina." Ancora una volta, Angel sembrava quasi riluttante a darle quelle informazioni. "Giusto un paio d'ore prima dell'alba. Non sono completamente sicuro di cosa gli sia successo; c'erano alcuni buchi nella sua storia. Ma aveva un aspetto orribile... "

    "So esattamente che aspetto ha," intervenne lei. Un po' sulla difensiva, perché quello era stato chiaramente un indizio di quello che lui stava facendo, e uno che lei aveva volontariamente ignorato nell'interesse di ottenere il denaro. Non aveva bisogno che Angel glielo ricordasse. "Qual è il punto, comunque?"

    Lui sollevò le sopracciglia, chiaramente sorpreso dalla rudezza di lei, ma riuscendo anche chiaramente a vederci attraverso. "Suppongo di non averne uno", rispose lui lentamente. "Era solo un'osservazione."

    "Non voglio le tue osservazioni. Voglio sapere perché diavolo Spike ha deciso di fare un viaggio a Los Angeles il giorno dopo che ha quasi ucciso mia sorella, e voglio sapere perché diavolo hai deciso di fare una gita in macchina a Sunnydale stasera per parlarmene.”

    "Voleva il mio aiuto."

    "Il tuo aiuto?" Chiese Buffy con sarcasmo. Non stava cercando intenzionalmente di ferirlo, ma era arrabbiata e confusa, ed Angel era lì. Era conveniente scaricare quelle emozioni su di lui, non riusciva a pensare a una persona migliore su cui scaricare la propria rabbia. E poi c'era l'assurdità della sua affermazione, la stessa idea che Spike potesse chiedere ad Angel qualcosa. Spike si sarebbe fatto impalettare piuttosto che chiedere un favore al suo Grandsire. Doveva essere stato una specie di tranello, ed Angel era stato abbastanza ingenuo da crederci.

    Solo che l'ingenuità non si adattava perfettamente all'immagine che lei aveva di Angel. E non riusciva a immaginare quale tipo di schema potesse mandare Spike a correre da lui con una richiesta di aiuto.

    "Fidati di me, nessuno è stato più sorpreso dalla sua visita di quanto lo fossi stato io," disse Angel seccamente, interrompendo i suoi pensieri. "Ma è quello che voleva, Buffy. Ammetto che è stata una richiesta genuina. Voleva che io ... lui voleva ... "

    "Voleva cosa?" Insistette lei quando la voce di Angel si spense.

    Lui si schiarì la voce e si strofinò una mano sulla sommità della testa; lei poteva quasi sentirlo raccogliere il coraggio per dirle quello che veniva dopo.

    "Voleva che io lo aiutassi a riavere la sua anima, Buffy."

    Il cuore di Buffy si strinse mentre l'incredulità e una sensazione completamente inaspettata di speranza la travolse. Perché un'anima avrebbe sistemato tutto, giusto? Se Spike avesse riavuto la sua anima, ciò avrebbe lavato via tutti i suoi peccati - o almeno, li avrebbe resi perdonabili. Lo avrebbe reso affidabile e buono, una creatura completamente diversa da quella che era ora. L'aveva visto con Angel, e il suo cervello insisteva testardamente che fosse così. Un'anima gli avrebbe dato una coscienza; lo avrebbe reso un uomo. Avrebbe significato che lei avrebbe potuto perdonarlo-

    "Buffy?" Angel la stava guardando preoccupato, e lei si rese conto che non gli aveva ancora risposto. Scosse la testa.

    "Scusami. Ero solo ... questo era solo ... Voglio dire, è una specie di sorpresa in quanto è davvero una sorpresa. Non mi ero nemmeno accorta che lui se n'era andato. Non l'ho più visto da quando... " Fece una pausa e poi chiese con impazienza, "Che cosa gli hai detto?"

    "Gli ho detto che non potevo aiutarlo. Io sono stato maledetto, Buffy. Non sono andato in giro a cercare la mia anima; non so in quale tipo di etere si nasconda quando non è dentro di me. Credimi, se avessi il potere di restituire le anime agli altri vampiri, lo avrei già fatto. Dio solo sa quanti motivi avrei avuto per volerlo fare negli ultimi anni."

    C'era una storia lì, ma Buffy non era interessata a investigare, e non gli chiese cosa intendesse. Invece, costrinse il proprio sguardo verso il muro di fronte a loro e cercò di nascondere la propria delusione.

    "Bene. Quindi, stai dicendo che Spike ti ha detto tutto quello che è successo qui negli ultimi mesi? Ti ha parlato di Londra? Di Dawn e delle uova e- "

    "Mi ha detto tutto," la interruppe Angel. Nonostante il tono impaziente della sua voce, sembrò improvvisamente depresso, come se desiderasse poter essere ovunque tranne che lì con lei, sebbene Buffy non riusciva a immaginarne il perché. Dopotutto, era stato lui a scegliere di venire a Sunnydale; lui aveva scelto di essere coinvolto in questo casino. Non aveva vissuto nell'inferno totale che era stata la sua vita negli ultimi giorni. Sentì un altro lampo di irritazione.

    "Beh, se non hai potuto aiutarlo, allora perché ti sei preso la briga di venire a parlarmene?" Scattò lei. "A cosa ci serve saperlo?"

    Lui emise un altro sospiro.

    "Senti, Buffy, non posso dare a Spike una coscienza e nemmeno tu puoi farlo. Lui non capirà mai completamente la differenza tra giusto e sbagliato, anche se lo vorrebbe. Per lui, la cosa giusta è fare ciò che pensa che tu voglia che lui faccia. Fare quello che pensa ti aiuterà. Lo crederà sempre, e farà sempre degli errori in questo. Lotterà costantemente..."

    "So già tutto questo" disse Buffy brevemente. "Infatti, se voglio una prova, mi basta guardare uno specchio."

    Sopraffatta dall'improvviso desiderio di sorprenderlo, strattonò il colletto della sua maglietta per esporre la benda bianca avvizzita che era ancora fissata al lato del suo collo. Le narici di Angel si allargarono quando lei la sollevò, ma non sembrò sorpreso dalla ferita, solo eccitato dall'odore di sangue. Il che significava, naturalmente, che lo sapeva già. Spike gli aveva davvero detto tutto.

    "Ti ha morso." Non era una domanda.

    "Mi ha reclamato, Angel. In modo permanente e contro la mia volontà. Era completamente consapevole di quello che stava facendo, e l'ha fatto comunque. Mi ha legato a lui per il resto dell'eternità."

    “Buffy”

    "Mi ha preso il controllo! Non riesco nemmeno a pensare per me stessa-io-io non posso nemmeno-"

    Non riesco nemmeno a costringermi a odiarlo per aver quasi ucciso mia sorella. Non posso smettere di volerlo.

    Buffy non aveva idea se avesse pronunciato le ultime parole a voce alta o solo nella sua mente, ma nell'istante successivo un inserviente vestito di bianco infilò la testa dietro l'angolo, sorpreso.

    "Va tutto bene qui?" Chiese, con un sorriso a disagio sulle labbra, ma non negli occhi. Chiaramente, aveva sentito almeno parte della loro conversazione e pensava che fossero entrambi fuori di testa.

    "Tutto apposto," lo rassicurò Angel in tono neutrale, scavalcando le parole successive dell'inserviente con un deciso, "e staremo attenti a parlare più piano d'ora in poi."

    Aspettò finché l'inserviente innervosito si ritirò, e poi le sussurrò: "So che sei arrabbiata, Buffy. Fidati di me, lo capisco. Mi sentirei allo stesso modo se fossi nei tuoi panni. Ma urlare non ti porterà da nessuna parte..."

    "Allora dimmi che cosa mi porterà da qualche parte," interruppe lei con voce rauca. "Tu sei il vampiro vecchio di secoli con tutta l'esperienza; dammi tu delle risposte. Dimmi come risolvere questo. Dimmi come farlo smettere!"

    "Come far smettere cosa?" Lui sembrava sconcertato.

    "Qualunque cosa mi faccia sentire così. Deve esserci un modo per annullarlo, per togliere il claim." Lei lo guardò in modo accusatorio. "Non dirmi che non sai …"

    "Buffy, non lo so!" Chiaramente arrabbiato, sebbene attento al vicino personale ospedaliero, Angel alzò la voce tanto quanto osò e poi si sporse verso di lei per dare più enfasi. "Non so come invertire un claim più di quanto sappia come ripristinare un'anima. Non so un bel niente dei claim perché questi non esistono!"

    Buffy commentò questo con una risata nasale, ed Angel strinse gli occhi.

    "È un mito, Buffy! Proprio come la favola che i vampiri non possono entrare nelle chiese, o che hanno paura dell'aglio..."

    "Ma se ciò fosse vero, allora anche Spike l'avrebbe saputo," argomentò Buffy. Sentendosi improvvisamente preda alle vertigini, allungò una mano e afferrò lo stipite della porta accanto a lei. Un nodo le si formò in gola, ma lei si sforzò di ingoiarlo e disse: "Se ciò fosse vero, lui non si sarebbe mai disturbato a farlo."

    "È come con le chiese", ripeté Angel stancamente. "E' solo una leggenda, ma è una cosa a cui crede un sacco di vampiri. Dubito che Spike credesse davvero che ciò che stava facendo avrebbe creato una qualche presa mistica su di te; è abbastanza vecchio per sapere che non è così. Ma se avesse sentito le leggende... e si fosse sentito incerto su voi due ... forse ha deciso di fare una prova. Forse si è illuso, pensando che avrebbe funzionato. Non lo so, perché non mi ha detto cosa stava cercando di fare. Tutto quello che mi ha detto è che ti ha morso."

    "Sì, beh. Credimi, era quello che stava cercando di fare. E non capisco perché lo stai difendendo..."

    "Non lo sto difendendo," ribattè Angel, "e non ti aiuterò nemmeno a illuderti con queste favolette. Per una volta nella mia vita, sto cercando di essere onesto con te."

    Abbassò lo sguardo per un momento, concentrando lo sguardo sulle sue mani intrecciate. Sembrava che stesse discutendo con se stesso, se avrebbe dovuto dire di più. Alla fine, continuò con voce tesa, "Spike mi ha detto che vuole indietro la sua anima perché non vuole più farti del male, Buffy. Il fatto è che ... le persone che hanno un'anima feriscono sempre gli altri. Stuprano e si uccidono a vicenda; iniziano le guerre. Alcuni di loro lottano con la moralità nello stesso modo in cui lui lo fa, e lo fanno per tutta la vita. E - se lui vuole essere buono - se sta cercando di essere buono - allora ..." Non riuscì a finire.

    Il respiro le si bloccò, un nodo piccolo e duro le si sollevò improvvisamente al centro del petto. "Allora ... cosa?" Sussurrò lei.

    Lui sospirò e alzò lo sguardo, i suoi occhi scuri che fissavano direttamente quelli di lei per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare.

    "Il fatto è che... se Spike vuole indietro la sua anima ... se sta veramente cercando un modo per recuperarla ... questo significa che non ne ha bisogno in primo luogo."
    ~*~ ~*~ ~*~

    TBC
     
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  7. elijem
     
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    CITAZIONE
    "Il fatto è che... se Spike vuole indietro la sua anima ... se sta veramente cercando un modo per recuperarla ... questo significa che non ne ha bisogno in primo luogo."

    Quest'ultima frase è un piccolo capolavoro
     
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  8. kasumi
     
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    E pensa che a dirla è Angel XD

    Ci vediamo fra poco con il primo capitolo di Ahead of Her Time.
     
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  9. elijem
     
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    Grazie kasumi.. infatti in questo capitolo Angel mi piace un bel po'
     
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  10. Redan
     
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    Concordo con elijem, anche a me è piaciuto Angel in questo capitolo! Un po' lontano dalla visione che ho di lui nel telefilm, ma comunque abbastanza credibile. E sono d'accordo anche con Angel nel dire che il fatto stesso che Spike voglia un'anima significa che non ne ha bisogno. Mi fa ben sperare che riuscirà a convincere anche Buffy!
     
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    Ale nn ci posso credere.. Sono riuscita a rimettermi in pari con questo capolavoro... Te l'avevo detto che durante le pausa natalizia sarei tornata.. Figurati io ero rimasta mi sembra al capitolo 39..... Cmq nn ni ha delusa neanche x un secondo.... E devo dire che la buffy che leggo in questi ultimi capitoli è proprio uguale a quella vera.. stessa stronzaggine, sempre lei che non vuole vedere la realtà e che nn capisce che spike / William rimarrà tale con o senza anima. L'amore che lui prova x lei nn è dettato dall'ossessione, ma dall'amore vero e proprio e totalmente devoto... E lri davvero mi da sui nervi. Di Angel che dire... Lo vedo nel ruolo giusto.. E mi piace davvero tanto qui... Così com Dawn che è realmente l'unica che vuole bene a spike x quello che è e nn per quello che tutti vorrebbero fosse. Giles è odiabile quasi quanto la settima stagione, per non parlare di Willow... Invece Spike è adorabile in qualsiasi situazione si metta.. Lui è lui punto e basta!

    Quanto mi è mancata FTTP!!!!!!!!!!

    L'autrice ribadisco che è fantastica, e voi con la traduzione nn siete da meno 😍
     
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  12. kasumi
     
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    Grazie Stefy!! :wub: Ringrazio anche a nome della Vale, che non è presente in questo forum ma mi ha aiutato tantissimo a portare avanti questa storia.

    Ora sto postando i primi capitoli di Ahead of her Time, dopodiché tornerò a FTTP. Sai, mancano solo tre capitoli e abbiamo finito *__*

    A presto!
     
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  13. kasumi
     
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    Capitolo 65

    (Traduce Vale, betato da Kasumi)


    I loro sguardi si incontrarono per quello che sembrò un tempo atrocemente lungo, gli occhi di Angel tristi e fissi, quelli di Buffy pieni di confusione. Lei fu quella che interruppe lo scambio di sguardi per prima.

    “Quindi, mi stai dicendo questo... perché?” chiese lei con un tono strangolato, gli occhi fissi sul muro bianco vicino a lei. “Stai cercando di convincermi di tornare con lui?”

    “No!” Angel sembrò inorridito. “Pensi davvero che è quello che vorrei? Vederti con Spike? Buon Dio, Buffy. A parte il fatto che lui è... beh... è Spike, ci sono centinaia di ragioni per le quali dovresti stare lontana da lui. Non meno importante quella che mi ha costretto a lasciarti. Lui rovinerebbe qualunque possibilità tu abbia di vivere una vita in qualche modo normale.”

    “Una vita normale.” Disse lei con una risatina. “Sì, perché in questo momento un fidanzato non-morto è tutto ciò che c'è tra me e la normalità.”

    “Allora una normale vita romantica,” si corresse lui. “Un marito e dei figli... tutte quelle cose che vogliono le donne. Non li potresti avere con me e di certo non li puoi avere con lui. C'è ancora la questione di invecchiare; per te sarà così e per lui no. Lui -”

    “Angel, questa storia l'ho già sentita,” interruppe Buffy. “Un sacco di volte e da un sacco di persone diverse. E non sono io quella che sta cercando di convincere te che Spike è apposto senza l'anima. Perché, te lo devo dire, in questo momento a me non sembra esserlo. Non so perché vuoi aiutarlo -”

    Angel fece una piccola risata priva di umorismo. Si strofinò il mento e guardò il pavimento con una smorfia. “Beh, non intendevo farlo,” ammise.

    “Allora perché lo stai facendo?” chiese lei esasperata.

    Un lungo silenzio.

    “Ho sempre cercato di distruggere il suo spirito,” disse lui alle fine. Buffy lo guardò con attenzione, ma gli occhi di lui erano ancora fissi sulle sue scarpe, l'espressione di vaga perplessità, come se anche lui stesse cercando di capire cosa volesse dire. Quando non riuscì ad elaborare, Buffy lo stuzzicò.

    “Mi serve un po' più di questo,” disse.

    “All'epoca. In Europa. Quando entrambi eravamo -” Esitò. “Beh, comunque... ho cercato di abbatterlo. Niente di nuovo, davvero. Dru aveva già creato dei childe in precedenza, anche se devo dire, che non li ha mai scelti con accuratezza. Una volta ogni tanto, tornava a casa trascinando un qualche patetico novellino e io dovevo dimostrare chi era il capo. Sai, distruggevo il loro spirito non solo perché era divertente tormentare qualcosa molto più debole di me, ma era anche un modo facile per tormentare lei. Era come un gioco. Li avrei uccisi una volta finito... o, se erano particolarmente stupidi, in qualche modo si sarebbero fatti uccidere. È accaduto forse una dozzina di volte nel corso degli anni. E poi... ha trovato Spike.”

    “E lui non voleva farsi distruggere?” chiese Buffy.

    Angel fece un aspro sorriso.

    “Non voleva nemmeno piegarsi,” rispose, un tocco di risentita ammirazione nel suo tono. “Anche se, Dio solo sa che ho fatto del mio meglio per costringerlo. Ma non volevo uccidere Spike; mi piaceva. Non era stupido come gli altri e non era debole. Ma non mi ascoltava. Mi faceva arrabbiare perché ero abituato al fatto che mi si obbedisse. Come molti animali predatori, i vampiri danno molta importanza alla prevalenza di uno sull'altro. Quindi, con lui sono diventato perfido...ho fatto delle cose...e le sue dannate ginocchia non volevano piegarsi. Qualunque cosa facessi, era sempre insolente e spavaldo. Era esasperante.”

    “Ma questo cosa ha a che fare con -” cominciò lei. Angel fece un suono impaziente.

    “Quando si è fatto vivo all'hotel, Buffy, non era più quella persona. Era – supplichevole – e io non -”

    “Tu non cosa?” insistette lei quando la voce di lui si bloccò. Angel alzò le spalle.

    “Credo che non mi piacciano più le cose distrutte,” disse a testa bassa.

    A quelle parole Buffy avrebbe voluto piangere. Avrebbe potuto farlo ma lui la stava guardando di nuovo. Era abbastanza brutto che lui dovesse conoscere tutti i dettagli intimi del suo sordido guaio con Spike; lei non voleva che lui sapesse quanto questo le stesse facendo male. Non riusciva a sopportare il pensiero che lui vedesse le sue lacrime.

    “Mi stai incolpando. Stai dicendo che è colpa mia se adesso è così; stai dicendo che l'ho abbattuto.”

    “Sto dicendo che si merita un po' di rispetto. Nient'altro. Non si merita niente da te, né sesso, né amore e nemmeno comprensione. Ma ha cercato di fare qualcosa che credo nessuno abbia mai cercato di fare... e qualcuno dovrebbe saperlo. Lui vuole che questo qualcuno sia tu.”

    “Ti ha chiesto lui di dirmelo?” domandò Buffy, ma lui scosse la testa.

    “No. Per la verità non l'ha fatto. L'unica cosa che mi ha chiesto... non gliel'ho potuta dare.”

    Angel stava ciondolando contro il muro, ma subito si raddrizzò e Buffy seppe, ancora prima che lui parlasse, che aveva detto tutto quello che doveva dire.

    Lo abbracciò quando lo salutò; lo baciò sulla guancia e gli disse che gli voleva bene. Ma anche se ciò era vero, lei si meravigliò di quanto quel sentimento sembrasse vuoto, di quanto fosse diverso da ciò che provava per lui una volta. Per tanto tempo, lui era stato il centro del suo universo, l'oggetto delle sue fantasie romantiche e la fonte del suo dolore di cuore. Aveva anche fantasticato sul fatto di sposarlo, per l'amor di Dio. E quando era finito tutto? Quando Angel aveva smesso di essere un vecchio amore ed era diventato un vecchio amico?

    Certo, la risposta era semplice. Angel aveva smesso di essere importante quando aveva cominciato ad importarle di William.

    Sì. e un giorno Spike smetterà di essere importante quando si farà vivo qualcun altro, si disse fermamente mentre guardava Angel andarsene. È così che funziona. E Angel ha ragione... anche se Spike capisse come comportarsi... anche se io potessi perdonarlo... non potremmo comunque avere una relazione. Non una duratura. Lui sarà giovane e bello per sempre, e io -

    Beh, okay. Era una cacciatrice; sarebbe morta giovane. Era alquanto predetto. Ma questo fatto non aiutava molto la sua decisione. Sarebbe morta e Spike sarebbe impazzito di brutto... avrebbe torturato la gente, avrebbe annientato delle bionde innocenti. Dopo tutto, era ciò che aveva fatto la prima volta che l'aveva persa e, chip o non chip, era sicura che l'avrebbe fatto ancora. Non sarebbe stato in grado di fermarsi. Ed era giusto infliggere questo al mondo?

    Una volta che Angel si era sistemato nell'ascensore alla fine del corridoio – Dio, perché mai era venuto? Aveva solo peggiorato le cose – Buffy tornò nella stanza della sorella. Era troppo persa nei suoi pensieri, non notò nemmeno che Dawn era sveglia fino a che non era a metà strada dalla fidata poltrona.

    “Andrai?” gracchiò Dawn. Le sue parole erano deboli, ma spaventarono comunque Buffy. Si fermò, una mano tesa sul retro della sedia che era ancora a vari passi di distanza.

    “Eh?”

    “A parlargli?” Dawn si accigliò nel vedere lo sguardo confuso di Buffy. “Spike,” disse con un tono più chiaro. “Angel è stato qui – vi ho sentiti -”

    “Ci hai sentiti?” ripeté Buffy sbalordita. “Stavi ascoltando? Avresti dovuto essere addormentata!”

    La spalla destra di Dawn si contrasse un po' in una debole imitazione di un'alzata di spalle. “Sì, beh. Se non vuoi che la gente ti ascolti, non lasciare la porta mezza aperta quando lasci la stanza. E non urlare. Mi hai svegliata, urlando ad Angel sui claims.”

    “Mi dispiace,” cominciò Buffy, ma Dawn la interruppe.

    “Quindi, lo farai?” insistette. “Lo perdonerai?”

    “Perdonarlo?”

    Dawn annuì. “Ho sentito quello che ha detto Angel sulle anime... di quanto non sia importante il fatto che Spike non ce l'abbia. Avrei potuto dirtelo io.”

    “Prima di tutto, Angel non ha detto che non importa che Spike non abbia un'anima. Ha detto -”

    “Ha detto che il fatto che Spike la voglia è una cosa abbastanza buona,” interruppe Dawn, “e non cercare di far finta che non sia così.” Tossì e aggiunse sarcastica, “Potrei essere ferita e alquanto gravemente, ma questo non vuol dire che sia sorda.”

    “L'hai anche sentito dire che Spike non conoscerà mai la differenza tra giusto e sbagliato?” domandò Buffy, la rabbia che alla fine usciva, alimentando un senso di opposizione che non avrebbe potuto provare altrimenti. “Dawn, scoprire che Spike ha chiesto aiuto ad Angel non mette automaticamente apposto le cose... non cambia il fatto che ha il compasso morale di un bambino di cinque anni.”

    “E allora? È ancora dispiaciuto per quello che è successo. È tutto ciò che conta.”

    “Non per me! Dio!” Buffy girò su sé stessa e cominciò a camminare lungo la stanza, parlando per tutto il tempo, anche se le parole erano dirette più a se stessa che alla sorellina. “Ti rendi conto di com'è la vita, a stare assieme a qualcuno così?” domandò. “Dover sempre interpretare il ruolo della sua coscienza? Tanto vale passare il resto della vita a prendersi cura di un bambino.”

    “Ma tu non hai interpretato il ruolo della sua coscienza,” discusse Dawn amaramente. “Se fosse stato così, forse lui avrebbe imparato qualcosa.” Cercò di mettersi seduta ma riuscì solamente a sollevare la testa dal cuscino. Tuttavia, la sua voce era più forte quando aggiunse, “Hai ammesso che per tutto il tempo sapevi da dove provenivano i soldi. E dovevi aver saputo che non li otteneva giocando a poker. Non così tanti soldi. Ma non ti sei mai fermata a chiedertelo.”

    “Ed è stato stupido da parte mia! Avrei dovuto sapere che stava facendo qualcosa di malvagio -”

    “Non era malvagio,” ribatté Dawn.

    “Beh, non era un bene! A parte il fatto che quello che stava facendo ammontava fondamentalmente al commercio di armi internazionali, ti ha quasi fatta uccidere.”

    “Sì, è vero,” rispose Dawn, “e io lo perdono per questo. Perché tu non puoi?”

    “Perché non è così semplice.”

    “È semplice. Lo stava facendo per te, Buffy. Forse è stato stupido e pericoloso...ma lo stava facendo perché ti ama.”

    “Ed è questa la parte di tutto il problema; pensa che questo lo giustifichi. Pensa che può fare cose del genere e poi essere perdonato perché ha agito per amore -”

    “Oh, lui non pensa di sicuro che verrà perdonato.” La voce di Dawn, benché bassa, conteneva abbastanza sdegno da far trasalire la sorella. “Perché pensi che abbia fatto la fame negli ultimi mesi? Perché pensi che sia stato così triste? Tu avevi quest'immagine perfetta di lui in testa, di quello che avrebbe dovuto fare, e lui sapeva che non c'era modo di essere all'altezza di questo tuo ideale.”

    “Beh, di certo non ci ha provato molto.”

    L'ingiustizia di quella frase fece sì che Dawn desse un calcio alle coperte per la frustrazione.

    “Dimentica per un secondo la schema del fare soldi. Ti sei comportata come se fosse un caso federale appena lui faceva una cosa banale come ridere alla scena sbagliata di un film!”

    “Ha trattato L'ultima casa a sinistra come se fosse una commedia,” cominciò Buffy sulla difensiva. Dawn la interruppe con uno sbuffo.

    “E allora? L'ho anche visto avere gli occhi pieni di lacrime quando hanno sparato alla mamma cervo in Bambi. Non è che le sue risate vogliano dire che non abbia sentimenti...o che sarebbe uscito ad uccidere la gente come i personaggi del film. Forse se tu lo avessi ascoltato, lo sapresti. Ma non gli hai nemmeno permesso di parlare del suo passato. Ogni volta che ci provava, gli dicevi di stare zitto -”

    “Sì, quando ne parlava a te. Non doveva raccontarti quel genere di storie -”

    “Voleva parlare con te!” disse Dawn in modo brusco. “I tuoi ricordi non sono cambiati da quando sei tornata indietro nel tempo e lui voleva sapere tutto quello che ti aveva fatto così che tu lo potessi perdonare. Voleva essere perdonato. Ma aveva paura di raccontartene nel caso fosse accaduto qualcosa di diverso. Nel caso fosse stato peggiore di quello che ricordavi. Aveva paura che tu lo avresti odiato.”

    “Così è colpa mia se non me l'ha detto,” rispose Buffy amaramente. “Ed è colpa mia se ha cominciato a lavorare per uno psicopatico per guadagnare dei soldi...è colpa mia se ha mentito e ti ha fatto quasi uccidere. Tutto questo è colpa mia e lui non ne ha, vero?”

    Dawn cadde sul cuscino, sembrava pallida ed esausta dopo quella filippica. Guardò Buffy da sotto le pesanti palpebre, un angolo della bocca piegato in un sorriso sgradevole.

    “No. Infatti, un sacco di ciò che è successo è colpa sua,” disse. “La differenza è che tra voi due, Spike è davvero disposto ad ammettere che ha sbagliato. Sta cercando di trovare un modo per risolvere la questione.”

    Buffy sospirò pesantemente, fermandosi ai piedi del letto di Dawn e guardando la sorella con gli occhi stretti. “Va bene. Vediamola in un altro modo, allora. Diciamo che Angel ha ragione e che l'anima di Spike non lo cambierebbe in maniera significativa. Ciò non vuol dire che, come vampiro, sia sicuro avere una relazione con lui. Significa che non era sicuro avere una relazione con lui nemmeno con l'uomo che era una volta.”

    Dawn rotolò gli occhi.

    “Oh, quindi adesso stai dicendo che non pensi fosse capace di amare anche quando era umano?”

    “Non sto dicendo questo,” insistette Buffy. “Ma quello che voglio dire è che...Dawn, tu non lo conoscevi all'epoca. Era così solo, così desideroso di affetto...probabilmente si sarebbe attaccato a chiunque propenso a dimostrargli un po' di attenzione. Quando ci siamo fidanzati, è diventato così paranoico che non riusciva a sopportare che io stessi in un'altra stanza...diceva alla servitù di non lasciarmi uscire di casa da sola. Quasi non mi perdeva di vista. Era amore...non ne dubito...ma a te sembra un sentimento sano?”

    “Drusilla gli ha dimostrato un sacco di attenzioni in cento anni,” rispose Dawn. “E non ha fatto alcuna differenza. Pensava che tu fossi morta, ma amava ancora te. Non lei.”

    “Dawn -”

    “Perché non la smetti di mentire a te stessa e lo ammetti? Non lo vuoi più. È di questo che si tratta. Le cose si sono messe male e tu non vuoi ammetterlo; stai cercando una qualunque scusa.”

    La mano di Buffy si alzò per schiaffeggiare la guancia della sorella e rapidamente la strinse in pungo. Dovette chiudere gli occhi e contare fino a dieci prima che riuscire a rispondere in un tono che non fosse un urlo.

    “Non sono io quella che ha rovinato tutto, Dawn. Posso aver fatto degli sbagli, ma volevo che le cose funzionassero. Ho cercato di fare in modo che fosse così. Io lo amavo.”

    “E adesso no?” contestò Dawn. “È così? Ha fatto casino una volta e tutto ad un tratto è finita...non ti importa più di lui?”

    Buffy fece un cenno con la testa lento e pieno di dolore e fece emettere a Dawn un suono di disgusto. Non poteva dare le spalle alla sorella - il groviglio di fili e l'endovena limitavano i suoi movimenti – ma girò la testa da un lato e concentrò il suo sguardo arrabbiato sul macchinario vicino al letto.

    “Credo tu sia una bugiarda.” borbottò. Buffy deglutì, mangiucchiando lo strato di smalto sull'unghia del suo pollice.

    “E cosa te lo fa pensare?” chiese alla fine.

    “Perché se davvero pensi che tra te e Spike sia finita...se davvero non ti importa più di lui...non indosseresti ancora il braccialetto che ti ha dato.”
    ~*~ ~*~ ~*~



    “Forse dovremmo rimandarla indietro,” sospirò Willow. Anche se non guardava verso di lui, riusciva a sentire il corpo di Xander tendersi, l'attenzione divisa tra lei e la strada mentre guidava la macchina attraverso il traffico del mattino. Una rapida occhiata nello specchio retrovisore mostrò Tara incurvata sul sedile posteriore, gli occhi stanchi e la pelle giallastra nelle luce grigio ostrica dell'alba imminente che filtrava dal tettuccio. Nessuno di loro aveva dormito bene la notte precedente.

    “Tesoro,” cominciò Tara gentilmente. “Sai che non possiamo farlo, nemmeno se fossimo certe di eseguire correttamente un incantesimo così complicato.”

    “Sì. Pensa solo a cosa potrebbe accadere a noi e a Dawn, se mandi via Buffy. Saremmo senza una cacciatrice e lei -” Xander si fermò, cercando di elaborare qualcosa nella sua testa. “Beh, nessuno mi può accusare di essere un grande fan di Spike,” disse alla fine. “Ma qualcosa mi dice che se Buffy fa evitare la sua trasformazione in vampiro, ciò incasinerebbe le cose per tutti. Ho visto Ritorno al futuro abbastanza volte per sapere una cosa o due sui paradossi e i rischi di un viaggio nel tempo.”

    Willow si morse il labbro. “Ma potrebbe non causare il paradosso,” disse. “Non ne ha causato uno prima e Dio solo sa se non stava cambiando il passato allora.”

    “Non abbastanza da essere un male, ovviamente. Dopo tutto, Spike è comunque diventato un vampiro.” Ci fu un silenzio e poi Tara disse, un po' più fermamente, “Comunque non sarebbe giusto, Willow. Lei non appartiene a quel posto.”

    “Lo so,” rispose impaziente Willow. “Lo so. È solo che è tutta colpa nostra. Se non avessimo fatto quell'incantesimo, non sarebbe mai tornata indietro nel tempo. Non sarebbe tornata triste e innamorata di – lui. Non sarebbe accaduto niente di tutto questo.”

    “Comunque, ti sei sbarazzata di Glory. Probabilmente quella notte hai salvato la vita di Dawn,” puntualizzò Xander. Ma Willow rifiutò di essere consolata dalle sue parole o dalla mano che le mise sulla spalla un attimo dopo.

    “E ho creato la situazione che due giorni fa l'ha fatta quasi uccidere,” mormorò.

    “Non biasimarti per questo; non sei responsabile della stupidità di Spike. Forse il tuo incantesimo è andato un po' fuori controllo e Buffy ne ha sofferto...ma non vuol dire che sia colpa tua tutto quello che è accaduto dopo. Stavi cercando di aiutare; avevi le migliori intenzioni -”

    “Come Spike.”

    La mano di Xander le scivolò via dalla spalla. Willow in parte si aspettava che lui obbiettasse, che contestasse. Invece, sembrò quasi pensieroso.

    “Tu che avresti fatto?” chiese lei all'improvviso. Ma adesso lui stava cercando di parcheggiare e gli ci volle un attimo per rispondere.

    “Cosa avrei fatto io riguardo cosa?” domandò appena spense il motore.

    “Se fosse stata Anya. Se lei avesse fatto qualcosa del genere per fare soldi...ma se l'avesse fatto per aiutarti. Tu cosa avresti fatto?”

    “Per fortuna, non devo preoccuparmi del fatto che lei faccia una cosa del genere,” rispose con falsa leggerezza. “D'Hoffryn le ha tolto tutti i poteri e lei non è una che si sporca le mani.”

    “Ma se lei l'avesse fatto...”

    “Se l'avesse fatto, allora non so cosa farei.” Xander uscì dalla macchina e fece cenno alla ragazze di seguirlo così che potesse chiudere gli sportelli.

    “L'ameresti ancora?”

    “Tu lo faresti?” replicò lui. “Insomma, se si trattasse di Tara -” fece un gesto verso la srtega quasi come per scusarsi “- ed ha quasi fatto uccidere una persona a cui vuoi bene. Vorresti ancora stare con lei?”

    Willow ci pensò mentre attraversavano il parcheggio quasi vuoto dell'ospedale, ma fu solo quando raggiunsero l'ascensore nell'atrio che trovò una risposta.

    “Sì,” disse alla fine. “Lo farei.”

    Xander spinse un pulsante sul pannello di controllo e si inclinò contro il muro appena si chiusero le porte dell'ascensore. “E pensi che lo farebbe anche Buffy,” pensò. “È per questo che vuoi rimandarla indietro. Così che possa ancora avere lui senza doversi sentire responsabile.”

    “So che non posso mandarla indietro. È solo che...mi sento così male per loro...”

    “Per loro?” ripeté lui incredulo. “Vuoi dire che ti dispiace per lui, dopo tutto quello che ha fatto?”

    “Tu no?”

    “No. Perché dovrei. Lui mi odia.”

    “È comunque un essere umano -” Si fermò. “Beh, okay. Forse non lo è. Ma, ehm, ha comunque dei sentimenti. E, Xander, se tu lo avessi visto quando era nel corridoio, che aspettava di sapere se Dawn stava bene, anche tu ti saresti dispiaciuto per lui. Non saresti stato in grado di evitarlo.”

    “Odia anche te,” aggiunse Xander. Ma nel suo tono non c'era del vero veleno.

    “Probabilmente sì,” concordò Willow appena si aprirono le porte dell'ascensore. Seguì Xander nel corridoio.

    “Comunque non dev'essere stato facile per Buffy dover sentire tutti parlare sempre male di lui.” Tara parò a voce così bassa che gli altri due quasi non riuscirono a sentirla. Improvvisamente, Xander sembrò confuso, ma prima che qualcuno potesse dire qualcos'altro, raggiunsero la stanza di Dawn.

    Buffy stava in piedi fuori dalla porta, appoggiata contro il muro. Anche se cercò di sorridere quando li vide, era ovvio che aveva pianto.

    “Questa è una sorpresa,” disse, passandosi furtivamente la manica sugli occhi. “Pensavo che foste tornati a casa per la notte.”

    “Infatti,” rispose Willow. “È mattina adesso.”

    Buffy sembrò sorpresa.

    “Davvero?” chiese. Il tono inebetito della sua voce fece trasalire Willow.

    “Buffy, va tutto bene? È successo qualcosa mentre eravamo via? Dawn -?”

    “Dawn sta bene. Sta riposando.”

    Una rapida occhiata attraverso la porta aperta fece capire a Willow che era vero, ma si sentiva ancora a disagio. “Ehi,” disse, cautamente arrivando al motivo della visita. “Sei stata bloccata in ospedale per giorni. Che ne dici di andare a casa un paio d'ore e dormire? Ti può accompagnare Xander mentre va al lavoro, Tara ed io resteremo con Dawn.”

    Non era affatto la prima volta che le era stata fatta una proposta del genere e Willow non credeva che questa volta Buffy accettasse. Tutte le loro richieste precedenti erano state rifiutate con una veemenza che tendeva all'ostilità. Lasciare sua sorella alla mercé di uno staff medico impersonale? Chiese loro Buffy incredula. Mai!

    Ma adesso la sua bionda testa arruffata stava annuendo.

    “Devo andare,” concordò Buffy. Si stava guardando il polso, giocherellando con il braccialetto che lo avvolgeva, tirando così forte gli anelli d'oro che la chiusura si mise in tensione e minacciò di rompersi. “Devo fare una cosa,” aggiunse in maniera vaga.

    “Devi riposare,” le disse Xander, sembrando un po' allarmato. Lei si riprese dal suo stato distratto in un istante.

    “Riposare,” ripeté lei. “Giusto. Ho bisogno di dormire un paio d'ore.” Guardò Willow e Tara. “Starete con lei? Siete certe che non ve ne andrete?”

    Entrambe annuirono.

    “Oggi saltiamo le lezioni,” la rassicurò Tara. “Saremo qui.”

    Buffy non le ringraziò; non diede loro alcuna istruzione né fece loro altre domande. Invece, fece un piccolo cenno con la testa a Xander per dirgli di seguirla e poi guardò lungo il corridoio. Perplesse, le due streghe la guardarono andarsene.

    “Cosa pensi volesse dire?” chiese Tara, una volta che non videro più Xander e Buffy. Willow scosse lentamente la testa.

    “Non ne sono sicura. Ma puoi scommettere che ha qualcosa a che vedere con Spike.”

    “Di solito sì,” concordò Tara, annuendo saggiamente.
    ~*~ ~*~ ~*~


    TBC
     
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  14. Redan
     
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    E niente, ormai è chiaro che Dawn è la più saggia e matura del gruppo.... ripeto, completamente OOC però va bene così. Anche Angel continua a stupirmi, sembra quasi che ce l'abbia davvero un'anima dopotutto!
     
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  15. kasumi
     
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    Dawn a me non sembra ooc. Angel invece sì XDD Angel non ce lo vedo proprio ad ammettere queste cose a favore di Spike!!
    Anche Buffy mi sembra un po' strana... forse troppo ottusa e troppo indecisa.

    Comunque non cantate ancora vittoria... la decisione finale di Buffy si scoprirà solo nell'ultimo capitolo :)
     
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587 replies since 8/2/2013, 14:59   8234 views
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