Forward to Time Past by Unbridled Brunette

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. kasumi
     
    .

    User deleted


    Ciao a tutte! Sì Silvia, Angelus si eccita con la violenza in generale, si eccita con le punizioni. William pensa giustamente che Angelus stesse aspettando solo il momento giusto, la scusa, per usargli violenza.
    Grazie per il commento!
     
    Top
    .
  2. kasumi
     
    .

    User deleted


    Capitolo 33

    (traduce Vale)


    William non lasciò l'albergo per due giorni. Non per sua scelta. Mentalmente era pronto ad andarsene nel momento in cui si era sollevato dal pavimento. Ma la sua capacità fisica era un'altra questione. Poteva guarire molto più in fretta di quanto facesse un essere umano, ma non guarì durante la notte. Per due giorni, fu costretto a restare a letto, sdraiato su un fianco per non fare pressione sulla parte ferita. Non poteva nemmeno cacciare; ogni sera, Drusilla gli portava il pranzo. Ed erano uomini, ogni volta, perché in un modo simile al suo, lei preferiva uccidere quelli del sesso opposto al proprio. William avrebbe preferito che fossero femmine, ma non glielo disse mai. Era grato per il cibo, per il caldo e risanante sangue delle vittime ancora vive che gridavano nelle funi con le quali Drusilla li aveva legati.

    Ad ogni modo, William trovò il secondo di quei due uomini stranamente intrigante. A differenza del primo, che era chiaramente una persona di una certa classe, questo era rozzo e sporco. La sua faccia era nera a causa del carbone che consegnava, e i suoi abiti erano rozzi. Una camicia di cotone fatta in casa e non candeggiata, pantaloni scuri ed un lungo cappotto di velluto marrone scuro. Gli stivali che indossava erano quasi stracciati e quelli William li lasciò stare. Ma per tutto il resto, era così impressionato che spogliò il cadavere.

    Quando, durante la terza notte, William uscì dalla convalescenza, lo fece con quei rozzi indumenti. Lo aveva fatto per Angelus, ovviamente. Angelus odiava la classe operaia e si adirò quando vide cosa indossava il suo protetto. Tuttavia la sua rabbia non era provocata solo dai vestiti, ma anche da ciò che rappresentavano. Improvvisamente si accorse che, malgrado i suoi sforzi, non era ancora riuscito a costringere William a sottomettersi. Ad ogni modo, con sorpresa di William (e, se era onesto con se stesso, con suo disappunto) il vampiro più anziano non disse nulla circa il suo abbigliamento. Non parlò affatto con William, invece lo favorì con una breve e sprezzante occhiata e poi procedette ad ignorarlo completamente.

    Quando Angelus se ne andò, portò Dru con lui, e anche Darla. Questo gesto doveva dimostrare la sua superiorità al vampiro più giovane, ovviamente. Ma William rimase impassibile. Drusilla non aveva altra scelta se non accompagnare il suo sire quando lui glielo ordinava; e ciò non lo disturbò più di tanto. Inoltre, aveva i suoi programmi per la serata ed essi non comprendevano nessuno di loro.

    Non devo più fare quello che mi dite.

    Questo pensiero era ancora vivido nella sua mente, nelle sue viscere, mentre alcuni attimi dopo vagabondava lungo la strada. La sicurezza in sé stesso era solo parzialmente genuina, poiché era ancora in uno stato confusionale. Ma secondo chiunque lo osservava, era pieno di pericolosa padronanza di sé. Nella mano destra stringeva uno sporco sacco di iuta pieno di chiodi ferroviari; nella mano sinistra, stretta tra il pollice e l'indice, c'era una sigaretta. Gli altri passanti, vedendo la sua minaccia, se non la sua intenzione, gli stavano alla larga.

    Malgrado la sua camminata determinata, all'inizio William non aveva idea di dove potesse andare. Era solo il risultato che importava, non la destinazione, e il risultato sarebbe stato provare ad Angelus che lui non sarebbe stato dominato. Quando poco dopo arrivò a Parliament Square, sembrò un buon posto per cominciare. Il quartier generale di Scotland Yard non era lontano dalla Whitenhall e quando lo vide William sapeva esattamente che cosa avrebbe fatto. Sapeva anche che il suo piano era di dubbia riuscita. Ma non gli importava.

    C'era una pietra sulla strada. La raccolse e la lanciò contro la finestra più vicina del grande edificio di mattoni. Se ciò non attirava la loro attenzione, pensò, allora niente lo avrebbe fatto.

    Il vetro si frammentò in un modo meraviglioso, e la reazione che ne seguì fu sorprendentemente rapida. Non solo da parte degli agenti di polizia, ma anche da parte dei civili. Gli uomini si riunirono in strada attorno a lui. Cappotti blu e cappotti neri, velluto fatto in casa e quello più bello, gentiluomini e classe operaia, polizia e passanti, sembrava che tutti lo avessero riconosciuto all'istante.

    E, in maniera alquanto stupefacente, sembrava non avessero paura di lui.

    Ovviamente era perché erano in maggioranza. Non avvertivano alcun pericolo in sua presenza quando erano così tanti. Gridarono alle loro donne di mettersi al riparo, di barricare le porte, ma gli uomini continuarono ad avanzare senza paura. Qualcuno urlò il suo nome, qualcun altro urlò “Spike” e un altro ancora cominciò a gridare qualcosa di quasi incoerente circa sua figlia morta. Lo circondarono, minacciandolo, i poliziotti agitando i manganelli, i civili usando qualunque cosa potesse passare per un'arma.

    Avrebbe dovuto essere terrificante per William.

    Ma non lo fu.

    C'era qualcosa di delizioso in quell'attenzione, qualcosa di intossicante. Spike agitò il sacco di pesanti chiodi di ferro davanti a loro. Urlò con una voce che era per metà da classe operaia e per metà da gentiluomo di campagna. Con la lingua dietro ai denti, sogghignava verso di loro, saltellando sui talloni in modo fanciullesco e deliziato, pure mentre sfracellava le loro teste.

    “Forza, figli di puttana. Volevate William il Sanguinario. Forza...”

    Qualcuno lo colpì alle spalle con qualcosa di molto duro, una pala o un'ascia. La parte superiore della sua schiena esplose in una sensazione palpitante di dolore e si voltò verso il suo aggressore. Ora non era più un ragazzettoo deliziato, ma un animale con la bava alla bocca. Occhi dorati e zanne bene in vista. La gola dell'uomo fu aperta con un veloce squarcio dei suoi denti. Il corpo sanguinante cadde sull'acciottolato ai piedi di William, ignorato da lui, una volta preda delle convulsioni mortali.

    La folla attorno a lui sussultò spaventata davanti alla sua faccia animalesca e si dileguò come un gruppo di polli terrorizzati. Alcuni si allontanarono solamente da lui, altri corsero via del tutto.

    “E' un demonio, ecco cos'è” disse qualcuno pieno di paura. “Un diavolo assassino proveniente direttamente dai meandri dell'inferno.”

    “Molto vicino alla verità” rispose William. Ansimava per dei respiri non necessari, e il suo senso di delizia aumentò dieci volte tanto. L'aria attorno a lui puzzava di sudore e paura.

    Pensava di averli messi in fuga, ma all'improvviso un bagliore blu gli apparve davanti alla visuale ed indietreggiò per il peso di un corpo che l'aveva colpito. Il doloroso colpo di una mazza di legno lo stava colpendo sulla testa e sulle spalle.

    “Può essere ucciso” gridò l'agente al resto della folla. “Può... sanguina...”

    Ed i rimanenti del gruppo (i più coraggiosi) si fecero avanti di nuovo.

    La sacca delle armi di William era caduta per terra, momentaneamente dimenticata. Ed era meglio così. Solo i pugni e le sue zanne potevano proteggerlo; nient'altroche l'astuta mente che aveva sviluppato nelle settimane precedenti. Niente se non la brutalità accuratamente coltivata che contrassegnava il suo nuovo essere. Lo misero con la schiena contro il lato dell'edificio. Erano così tanti, non ebbe altra scelta se non quella di indietreggiare quando lo spinsero. Ma non aveva paura di loro; e non gli importava il loro numero. Non gli importava dei colpi che sentiva o del sangue che gli colava dalle ferite. Non gli importava del dolore. La questione era uccidere, il rischio di farlo. L'adorabile, ubriaca sensazione che gli dava.

    Qualcuno lo tagliò con una lama. Proprio sulla gola. Avrebbe potuto rallentarlo se la ferita fosse stata molto profonda. Tuttavia era poco più di uno sfregio, un sottile mezzo cerchio di sangue ai margini di una lieve ferita. Non sapeva chi teneva il coltello, ma emise un'aspra risata e, ricordando alcune battute dette qualche volta dai servitori, urlò “Mettici un po' più di forza, idiota. Altrimenti gli altri ti prenderanno per un pappamolla.” Si tolse dal muro con una spinta, facendosi strada tra la folla. Lo stavano picchiando. Erano così tanti. Avrebbero potuto schiacciargli il cranio con le mazzate. Una di quelle mazze di legno avrebbe potuto essere spezzata e venire conficcata nel suo cuore.

    Non gli importava.

    “Adesso ti piace?” chiese qualcuno. Voce da pazzo, occhi da pazzo. L'uomo aveva spalle e braccia forti, e un ferro da maniscalco. Lo usava bene, urlando tutto il tempo a William “Ti piace adesso, Spike? Ora sì che puoi lamentarti. La mia figlioletta...”

    “Al diavolo tua figlia...” rispose William. Diede un calcio, allontanando da sé il braccio dell'uomo, ma non riuscì a colpire il ferro nella sua mano e quindi a disarmarlo. Mentre si stava concentrando su quell'unica persona, un altro lo afferrò per il cappotto, trascinandolo di nuovo contro il muro di mattoni. Allora il ferro lo colpì sulle spalle e sulla schiena. Quando si voltò, lo colpì sulla testa, proprio sulla tempia, e la sua vista si offuscò.

    “Sai quali sono state le ultime parole di tua figlia?” chiese al maniscalco. Lo schiaffeggiò con il dorso della mano con una forza tale da farlo barcollare. “Ha detto che potevo fotterla se la lasciavo andare.” Non aveva idea se fosse stato vero, ma se qualcuno doveva aver detto quelle parole ; poteva essere stata benissimo la figlia del maniscalco.

    “Brutto figlio di... hai avuto rapporti con lei?” chiese il padre. William emise una risata roca.

    “Certo che no. Tolgo la biancheria soltanto a quelle carine...”

    Una menzogna. Non aveva mai violentato nessuno. Ma suonava bene, e fornì l'esito sperato. Il maniscalco gli diede un altro colpo con il ferro e il resto degli uomini spinse William a terra, colpendolo con pugni e armi. Il maniscalco prese William a calci sulle costole e sul ventre, tutto mentre lo martellava con il ferro. Qualcuno era inciampato sul suo sacco e i chiodi si era sparpagliati lungo i ciottoli scivolosi per la pioggia. Uno di loro era scivolato vicino al suo braccio e William lo afferrò. Pugnalò alla cieca, dirigendo la punta appuntita in ogni parte del corpo esposta attorno a lui. Nonostante questo, si accorse che stava perdendo la battaglia.

    Non gli importava neppure di quello.

    Oltre il ruggito della folla c'era un vago suono di zoccoli di cavallo che trottavano lungo i ciottoli. Gli uomini si dispersero in fretta appena una carrozza nera trainata da due cavalli color noce apparve in mezzo a loro. Alcuni degli uomini più lenti vennero gettati a terra; uno finì sotto le ruote. La porta della carrozza si aprì rapidamente dall'interno e ne uscì una mano che afferrò William per la camicia e lo tirò dentro.

    Era Angelus, ovviamente.

    Lanciò William sul sedile davanti a lui. La porta sbatté ed il cocchiere frustò i cavalli. La carrozza sobbalzò violentemente mentre gli uomini vi si precipitarono contro con i propri corpi, cercando di raggiungere la maniglia o le briglie dei cavalli. Stavano chiamando William per nome (usando tutti quelli che gli erano stati dati dal giornale). Reclamavano il suo sangue. La frusta del cocchiere sibilò nell'aria mentre colpiva gli uomini che gli bloccavano la strada. In poco tempo, i cavalli stavano trasportando la carrozza lungo la strada al galoppo.

    In qualche modo stordito dalla subitaneità di tutto ciò, William si sollevò per sedersi. Di fronte a lui, seduti in fila, c'erano Angelus, Darla e Dru. I primi due sembravano furiosi, ma Drusilla gli stava sorridendo con un compiacimento che sembrava quasi orgoglio..

    William si strofinò il sangue dalla faccia e se lo leccò dalle mani. “Come mi avete trovato?” chiese. La sua voce suonava forte, ma i suoi arti stavano tremando per l'esaurimento e l'adrenalina. Quella notte non aveva mangiato.

    “Per puro caso!” disse Angelus arrabbiato. “C'era un matrimonio – e per caso stavamo passando da queste parti. Stupida scimmia! Non sei in grado di imparare niente...?”

    “Credo che la tua lezione non abbia funzionato, dopo tutto.”

    Allungò il braccio lungo il sedile. E quando Drusilla si mosse per sedersi al suo fianco, mise i propri stivali fangosi e insanguinati sul cuscino tra Angelus e Darla.

    “Che nessuno parli più. Sono spompato.”

    E con suo stupore, nessuno parlò più.

    Dru si accoccolò accanto a lui e William appoggiò la guancia sulla testa di lei. Quando si appisolò, lo fece con un sorriso stampato in volto. Finalmente sapeva chi era.

    E non era William.
    ~*~ ~*~ ~*~



    Nello Yorkshire si fece chiamare Spike. Non solo perché il nome gli piaceva (e gli piaceva, molto) ma anche perché gli era stato dato. Se lo era meritato per le sue azioni. Era un nome famoso a Londra, un nome che significava qualcosa.

    Voleva che significasse qualcosa anche nello Yorkshire.

    Dall'ultima “lezione”, lui e Angelus avevano parlato molto poco. William pensava che doveva essere grato al suo gran sire per averlo salvato a Londra. Quando alla fine chiese ad Angelus come mai si era disturbato a soccorrerlo, la risposta fu breve e vaga: “Perché è mio compito proteggervi, come lo è per Drusilla.” Forse William avrebbe dovuto sentirsi gratificato nel sapere che all'altro vampiro importava di lui, seppur in un modo contorto, ma non sentiva niente del genere. Anche se la rabbia col tempo sarebbe svanita, non avrebbe mai più guardato Angelus con adorazione o affetto. Ora, con la profanazione ancora fresca su di sé, la cosa più vicina all'emozione che poteva sentire per lui era una forte ripugnanza.

    Oltre alla ripugnanza, c'era anche un senso di ribellione. E la ribellione era qualcosa che Angelus temeva (la ribellione e la perdita del controllo). Quando uscirono dalla carrozza nello Yorkshire, la prima cosa che fece Angelus (la seconda a dir la verità) fu uccidere il cocchiere, malgrado la promessa di non farlo se li avesse portati al sicuro. Ma la seconda cosa che fece Angelus fu afferrare William per i risvolti del cappotto e gettarlo per terra in mezzo allo sporco.

    “Non voglio altre bevute” ordinò duramente. “Farete come vi pare nello Yorkshire, ma lo farete silenziosamente e senza attirare attenzione su di voi. Non è così lontano da Londra affinchéla gente non vi conosca. Se rovinate tutto di nuovo, vi uccido.”

    William sedette sulla strada polverosa e ascoltò il comando, ma non aveva la minima intenzione di obbedire. Infatti, una volta che Angelus se ne fu andato (e dopo che ebbe dato un doveroso calcio nelle costole del suo Grandchilde), William andò a fare proprio quello che Angelus gli aveva ordinato di non fare. In parte era per fargli un dispetto, ma anche perché a William piaceva l'attenzione.

    Questa volta Drusilla l'accompagnò. Andarono in giro, a braccetto, lungo la strada e William era compiaciuto di averla al suo fianco. Gli piaceva di nuovo. Si era presa cura di lui durante la convalescenza per l'abuso di Angelus e si era occupata di lui in maniera così devota che alla fine aveva cominciato a comprenderla. Aveva distrutto il libro perché lo amava e perché era gelosa del fatto che lui non ricambiasse il suo amore nel modo in cui desiderava. Una volta che si fu calmato abbastanza da poter ragionare propriamente su questo, il suo gesto gli apparve quasi comprensibile. Se Elizabeth fosse stata innamorata di un altro uomo... e se avesse conservato un piccolo ricordo di quell'uomo, anche dopo essere entrata in una relazione con lui, anche Willim avrebbe voluto distruggere quelricordo. Di certo non l'avrebbe fatto come Drusilla. Ma lei era matta e ciò non era colpa sua. Anche se non avrebbe mai dimenticato le sue malefatte, alla fine la perdonò e ciò rese le cose più semplici per loro.

    “Dove state andando, mio William? Avete intenzione di essere di nuovo birichino?”

    “Birichino come viene” rispose, le parole accuratamente dette col suo nuovo accento. Un accento che stava ancora cercando di perfezionare e che, fino ad ora, non assomigliava nemmeno un po' a quello di Drusilla, nemmeno alle sue orecchie. Tuttavia, aveva un certo suono, e fece ridacchiare Drusilla.

    “William ora è un cavaliere oscuro” disse contenta. William sorrise a questo, all'inizio. Poi aggrottò la fronte pensierosamente.

    “Spike” disse. “E' Spike, adesso.”

    “Spike” ripeté lei dolcemente. Per le sue orecchie aveva un bel suono, anche se lo aveva pronunciato “Spoik”. Era così compiaciuto che tolse il suo braccio da quello di lei per metterglielo attorno le spalle.

    “Ti piace?”

    “E' bello e affilato” rispose. Il che, date le origini del nome, gli sembrò molto divertente. Rise per tutto il tempo fino alla fine della strada.

    L'ultimo edificio sulla destra era una taverna, un edificio di pietra diroccata piuttosto decrepito. Tuttavia una taverna voleva dire uomini, e tanti. E tanti uomini volevano dire una bella lotta. Si fermarono davanti all'edificio e lo guardarono valutandolo.

    Spike diede una leggera strettaa Drusilla prima di lasciarla andare. “Che ne pensi, piccola?”

    “Liquore di malta e mortalità” rispose lei immediatamente. “Non hanno idea di cosa sta per succedere.”

    “Esattamente quello che penso io. Vuoi venire anche tu?”

    Lei scosse la testa “E' il tuo gioco, ma guardare dovrebbe piacermi.”

    Spike aprì la porta traballante della taverna ed aspettò finché Drusilla non avesse oltrepassato la soglia prima di entrare. Il barista alzò lo sguardo quando suonò l'ammaccata campana di ottone e, quasi subito, gridò verso di loro.

    “Niente donne qui. Questo è un luogo rispettabile.”

    “Levati dalle palle,” rispose Spike.

    Prese uno sgabello perché Dru ci si sedesse e poi si voltò per incontrare la rabbia del proprietario della taverna. La incontrò prendendo un secondo sgabello e colpendo la faccia dell'uomo con esso.
    ~*~ ~*~ ~*~




    Nel giro di un'ora erano tutti morti.

    Beh, forse non proprio tutti. Alcuni erano usciti da una porta posteriore mentre Spike era occupato con il resto. Questi fuggitivi radunarono altri uomini in città e, alla maniera della loro controparte londinese, trovarono il coraggio nel numero.

    Spike non aveva idea che stava per essere aggredito da una folla inferocita. Angelus e Darla li avevano trovati camminare lungo la strada dopo il massacro ed ora i quattro stavano andando in un albergo in cui Angelus si era imbattuto mentre era a caccia.

    “Siete pieno di sangue, William” brontolò Angelus a Spike mentre camminavano. “Che cosa avete fatto?”

    Spike guardò Drusilla ed entrambi risero.

    “Abbiamo solo bevuto un litro nel pub locale.”

    A quelle parole Angelus si fermò rapidamente. L'espressione già cupa sul volto era diventata furiosa. Afferrò Spike per le spalle e lo strattonò così vicino a sé che le loro facce quasi si toccarono.

    “Che cosa diamine vorrebbe dire?”

    Spike aprì la bocca per rispondere, ma in quel momento apparve un gruppo di uomini adirati dello Yorkshire sulla strada dietro di loro. Brandivano tutti i tipi di armi: pale, asce, torce e anche forconi. L'ultima di queste divertì Spike – aveva sempre pensato che il loro uso da parte di una folla inferocita fosse un'invenzione letteraria. Trattenne una risata inappropriata – e in un certo senso isterica – e guardò il suo gran sire, chiedendosi che cosa avrebbero fatto adesso.

    Ad ogni modo, per un momento, Angelus restò a bocca aperta davanti alla folla che si avvicinava. Quando i suoi occhi si posarono nuovamente su Spike, essi erano pieni d'incredulità.

    “Dannazione, William” disse.


    TBC
     
    Top
    .
  3. Silvia_1899
     
    .

    User deleted


    È fantastico come riesca già a fare incazzare Angelus!!
    Io credo che a questo punto sia già diventato Spike al 90%! Barlumi davvero lontani di William...
    Non mi aspettavo questo capitolo così presto, grande Kasumi!
     
    Top
    .
  4. Redan
     
    .

    User deleted


    Ed ecco quì il nostro Spike! un adolescente ribelle che costruisce la propria identità intorno a tutto quello che il "padre" odia XD
    Mi stupisco del fatto che Angelus lo lasci vivere a questo punto, e soprattutto del perchè continui a portarselo dietro... non credo che lui sia stato l'unico vampiro generato da uno di loro tre, eppure nessun altro si è mai unito alla combriccola.
    Penso che non manchi molto a quando Spike sente parlare per la prima volta delle Cacciatrici, mi sbaglio?
     
    Top
    .
  5. kasumi
     
    .

    User deleted


    Ciao ragazze! :scoobies:

    @silvia: come vedi ha già imparato a farlo incazzare alla grande XDDD e sta affinando la parlata alla "spike" (d'ora in poi gli farò usare il "tu", visto il cambio di registro linguistico)

    @redan: sì, non manca molto. Ma da quando ne sente parlare, ad arrivare ai giorni nostri, ne manca ancora... Ricordo che la seconda parte finisce al capitolo 40.

    Fra poco ci sarà un capitolo ambientato a Roma :) A me la cosa ha emozionato molto, anche se non ci sono mai stata^^ per me ha reso la storia ancora più realistica!

    A presto

    (Ps: Se la Vale continua ad aiutarmi, dovrei riuscire a mantenere questo ritmo, alternando la pubblicazione di fttp e pet)
     
    Top
    .
  6. Redan
     
    .

    User deleted


    Ma infondo 7 capitoli non sono poi tantissimi, li leggerò volentieri!
    Mi manca la presenza di Buffy e non vedo l'ora della terza parte, ma anche questa seconda mi sta prendendo parecchio. Penso anche che sia utile per farci capire quanto fosse speciale l'amore di William per Elizabeth, se ha continuato a pensare a lei per più di 100 anni, mentre viveva tutte queste cose. Un'esistenza piena di violenza e abuso e lotte e sangue... eppure ha conservato l'amore per lei :wub:

    Ps: ringrazia tanto la tua aiutante da parte nostra, siete fantastiche!
     
    Top
    .
  7. kasumi
     
    .

    User deleted


    :wub: è una cosa fantastica! L'amore per lei che sopravvive cent'anni e al tempo stesso, il fatto che possono ritrovarsi dopo un secolo SOLO perchè lui è diventato un vampiro. Come a dire che quelle sofferenze sono state necessarie per farlo diventare quello che è, ha fatto il suo percorso e alla fine verrà premiato ritrovando la sua Elisabeth, anche se le cose non saranno rose e fiori.
     
    Top
    .
  8. Silvia_1899
     
    .

    User deleted


    Bellissimo sì... specialmente questo tuo ultimo commento!
    Fantastico anche che tu abbia un'aiutante, che ringraziamo, e che così la pubblicazione dei capitoli possa "volare" come ora!
    Solo una piccola precisazione:
    CITAZIONE
    (Ps: Se la Vale continua ad aiutarmi, dovrei riuscire a mantenere questo ritmo, alternando la pubblicazione di fttp e pet)

    ...hai dimenticato POL, ma tranquilla, fortunatamente ci siamo noi a ricordartelo :wub: :lol: ;) ;)
    Non mi ci mandare dai!! :shifty:
     
    Top
    .
  9. kasumi
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Silvia_1899 @ 19/5/2017, 14:58) 
    ...hai dimenticato POL, ma tranquilla, fortunatamente ci siamo noi a ricordartelo :wub: :lol: ;) ;)
    Non mi ci mandare dai!! :shifty:

    :xd: :xd: :xd:
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Leejongsukdipendente

    Group
    Sorelle Giurassiche
    Posts
    1,764
    Location
    l'isola che non c'è

    Status
    Offline
    Io adoro qui Spike..si si sarà pur malvagio (?) ma adoro quando fa incazzare Angelus....ha un dono
    e come ci riesce lui nessun'altro!!!!!....Divino :shifty: insomma è proprio lui!!!!!
     
    Top
    .
  11. kasumi
     
    .

    User deleted


    LOL, Stefy, aspetta di leggere il capitolo 34.. anzi, la scena migliore è nel 36 XD



    Capitolo 34

    (traduce Vale)


    Per un istante dopo che Angelus aveva parlato, nessuno di loro si mosse. Era come se fossero stati ipnotizzati dai movimenti di quella moltitudine che si muoveva rapidamente, ognuno di loro li fissava, radicati sul posto. Tre paia di occhi erano fissati su quella folla rumorosa ed arrabbiata, ma Angelus era rimasto a bocca aperta davanti a Spike, con l'incredulità ancora evidente sul suo volto.

    Dopo un momento, l'incantesimo si ruppe e all'improvviso Darla afferrò il braccio di Angelus. “Dobbiamo andarcene di qui,” disse in tono urgente. “Non possiamo in alcun modo combatterli tutti. Ce ne sono troppi.”

    Angelus scosse leggermente la testa – non in opposizione al suo suggerimento, ma come se si stesse chiarendo una qualche confusione. Stava ancora guardando Spike.

    Ad ogni modo, Spike non era molto conscio del suo sguardo, come non lo era delle arrabbiate e incredule parole che erano uscite qualche minuto prima. Stava guardando l'orda di uomini furiosi e non c'era paura sul suo viso. Non c'era paura nel suo cuore. I suoi occhi blu si illuminarono – come quelli di un ragazzino la mattina di Natale - e fece un entusiastico passo in avanti, come se si preparasse ad incontrare quella folla ostile a metà strada. Ad ogni modo, prima che potesse muovere un altro passo, Angelus lo afferrò per il braccio e lo lanciò sul lato dell'edificio più vicino.

    “Stupido idiota. Siete impazzito?”

    Spike tolse con forza il braccio dalla presa di Angelus. “Al diavolo,” disse irosamente. “E' la mia decisione, la mia battaglia.”

    “E la vostra morte!”

    “Allora è la mia morte e non sono affaracci tuoi! E mentre stai qui a fare il coniglio, stanno venendo a prenderti.”

    “Angelus, ha ragione,” sibilò Darla. “Se restiamo qui un altro po', siamo belli che morti. Muoviamoci!”

    “E cosa? Lo lasciamo qui a frasi uccidere?”

    “E perché no?” domandò lei. “Si è messo da solo nei guai e ora ci ha portato dentro anche noi. Pensi davvero che possiamo tenerlo ancora con noi senza che tutti noi finiamo trafitti da un paletto?”

    Tuttavia Angelus esitò. Guardò Dru, che stava sorridendo in maniera raggiante alla sua creatura come se fosse entusiasta del suo gesto provocatorio, stupido. Furono le grida della folla – la loro scoraggiante vicinanza – che gli fecero finalmente prendere una decisione. Barcollò all'indietro, i suoi occhi che guizzavano brevemente tra Spike e la folla, prima che si voltasse a fuggire con Darla e Drusilla dietro a lui.

    Spike li guardò andarsene e quando sparirono dalla vista, si girò ad affrontare gli avversari che ora stavano vicino a lui. Sogghignò in maniera arrogante, allargò le gambe e chiuse le mani a pugno al suo fianco. Era una figura piccola, lì in piedi, e non necessariamente una intimidatoria. All'inizio non mostrò i suoi denti.

    E nel momento in cui lo fece, per loro era ormai troppo tardi.

    A dir la verità non si aspettava di vincere la battaglia. Ce n'erano così tanti. Forse non tanti quanto a Londra, ma questi uomini erano più duri e sembravano più abituati a lottare. Avevano più armi ed esse erano anche migliori. Lo colpirono, lo accoltellarono e gli diedero fuoco. Erano brutali come animali – brutali come Spike. Tuttavia, non si tirò indietro. Non gli importava se l'avessero distrutto. Forse, nel più isolato recesso della sua mente, voleva essere distrutto. La morte nella gloria della battaglia, e via dicendo. E non solo la gloria, ma anche la pace. Pace dall'irrequietezza, pace dal tormentoso dolore nel suo cuore. Ma malgrado il desiderio di autodistruzione, non era disposto a concedersi facilmente all'amichevole morte. Combatté perché combattere era un onore e perché non era un codardo.

    Non si aspettava di vincere, ma vinse comunque. Quelli che non vennero uccisi alla fine scapparono da lui. Non avevano altra via di fuga se non quella di riunirsi. Se n'erano andati, ma lui aveva capito che non si erano arresi, e quel pensiero lo compiaceva. Bevve dai morti rimasti e poi, dopo una veloce sosta nel locale che avevano distrutto per prendere qualche bottiglia, camminò lentamente lungo lo stesso sentiero sul quale era fuggito Angelus. Il suo corpo era malridotto, ogni passo era un altra pugnalata di dolore. Tuttavia c'era una strana miscela di delusione e di euforia e di orgoglio che stava aumentando. Li aveva stesi. Sarebbero tornati ancora e ancora, tuttavia poteva batterli ogni volta. Dopo tutto la morte non sarebbe stata la benvenuta. Non avrebbe trovato nessun sollievo da quel dolore vuoto che proveniva da dove una volta aveva risieduto qualcosa di meraviglioso e poi vi era stato tolto. Ma c'era la notorietà e c'era la paura. C'era l'euforia della lotta, del pericolo e alla fine dell'uccisione. Non era tutto, ma era abbastanza per farlo andare avanti.

    I suoi sensi acuti gli permisero di trovare gli altri senza particolare sforzo. Erano a parecchie miglia di distanza, e si stavano nascondendo negli stantii confini di una minieraabbandonata. C'era qualcosa che lo divertiva in tutto ciò. Il grande Angelus aveva paura della sconfitta, paura della morte. Le sue erano battaglie già vinte per metà, il prolungato tormento di esseri più deboli di lui. Le uccisioni di Darla erano più immediate ma non certo più impegnative di quelle del suo amante. E pure Drusilla...

    Procedette con difficoltà ma senza paura nelle stantie profondità della rabbia di Angelus, sapendo ora, che il suo gran sire era sì più forte, ma lui era più furbo. Era consapevole di ciò che sarebbe potuto accadere ed era prontissimo ad affrontarlo.

    Stavolta, la rabbia di Angelus fu più calcolata. All'inizio non attaccò la sua creatura, invece si limitò ad osservare Spike mentre attraversava la limitata ampiezza del tunnel. Le lanterne allineate lungo i muri sporchi erano accese ed emanavano una debole luce, c'era una cassa di legno girata sottosopra. Spike tirò fuori le bottiglie e le allineò ordinatamente lungo i margini della cassa, mentre ignorava il vampiro più anziano come se fosse qualcuno di poca importanza. Fu solo dopo che ebbe finito il lavoro che finalmente si voltò verso gli altri tre con un sorriso malizioso.

    “Vi sono mancato, vero?”

    Come un incantesimo che si rompe, la calma forzata di Angelus lo abbandonò. Attraversò lo spazio tra loro in due passi, afferrò Spike per i risvolti sfilacciati del suo cappotto sporco e lo scagliò contro il muro. Lo strinse per la gola, la pressione della sua grande mano era sufficiente per schiacciare un uomo normale.

    “Forse è la mia età avanzata a rendermi così smemorato, William. Rammentatemi. Perché non vi uccidiamo?”

    Spike soffocò per il doloroso peso schiacciato contro la trachea. Tuttavia, raspò in maniera spavalda – quasi incoerente – contro il viso arrabbiato del suo gran sire.

    “Sp-i-ke.”

    Angelus sollevò un sopracciglio. “Cosa?”

    Lasciò rapidamente la gola di Spike con una violenza che fece male quasi quanto lo strozzamento. Spike ansimò e tossì, cercando di aprire le vie d'aria schiacciate – e completamente non necessarie. Si mise una mano sul pulsante pomo di Adamo e guardò con aria feroce il suo persecutore.

    “E' Spike, adesso. Faresti meglio a ricordartelo, amico.”

    “Non sono vostro amico,” rispose Angelus appena il vampiro più giovane gli passò davanti. “E da quando avete cominciato a parlare così?”

    Spike afferrò una delle bottiglie che aveva portato e la stappò, bevendo un lungo sorso per lenire la gola gonfia. “Credo che l'accento di Dru mi abbia contagiato,” disse alla fine, pulendosi la bocca con il dorso della mano.

    Angelus strinse i denti e chiuse gli occhi, come se contasse fino a dieci. Alla fine, rimase zitto con ammirevole pazienza e ritegno. “Piccolo patetico. Non è nemmeno un accento della parte est di Londra.”

    “Chi dice che non lo è?”

    Il suo gran sire sbuffò derisorio. “Nord di Londra, al massimo.”

    Spike guardò Drusilla, che disse quasi come se si scusasse. “Nord di Londra.”

    “Nord di Londra,” ripeté Darla compiaciuta.

    “Per la misera,” imprecò Spike sottovoce. Certo sapeva che il suo accento non ero lo stesso di Drusilla; ma aveva pensato che almeno ci si avvicinasse. Tuttavia, aveva il suo orgoglio. Disse ad alta voce “Beh, va bene allora. Nord di Londra. È quello che volevo che fosse. Non voglio sembrare esattamente come Dru, giusto?”

    Darla fece un rumore impaziente, chiaramente sempre più irritata per l'arroganza di Spike. “Siamo appena andati via da Londra per colpa vostra,” disse arrabbiata. “Dovunque andiamo, è sempre la stessa storia. E ora -”

    “Hai costretto me e le mie donne a nasconderci nel lusso di una minieraabbandonata,” interruppe Angelus. “Tutto perché a 'William il Sanguinario' piace l'attenzione. Non è una reputazione che ci serve!”

    Spike guardò l'altro vampiro mentre camminava irrequieto lungo il muro. “Oh, mi dispiace,” disse beffardamente. “Ho disonorato il tuo buon nome? Siamo vampiri.”

    “Ragione in più per usare una certa quantità di finezza!”

    Spike si fece beffa di quello che aveva detto.

    “Balle! La finezza è per la gente che porta i polsini e i colletti ricamati. Io preferisco un bella rissa a quello..”

    Angelus interruppe la sua camminata. Si avvicinò a Spike, la sua minacciosità aumentando ad ogni passo che faceva. “Ed ogni volta che lo fate, ci danno la caccia.”

    Dall'altra parte, Darla mormorò cantilenando “Credo che i nostri ragazzi stiano per litigare...” Ma entrambi gli uomini ignorarono il suo commento, come pure la risposta priva di senso di Drusilla. La loro attenzione era solo l'uno per l'altro.

    L'intenzione era chiara negli occhi scuri di Angelus, ma stavolta Spike non si tirò indietro. Anzi, si buttò nella mischia, determinato a non lasciarsi dominare dal suo gran sire. Né fisicamente né mentalmente. “Certo. E ai che cosa preferisco alla caccia? L'essere preso.”

    “Sì, è davvero una strategia brillante. Davvero ingegnosa.”

    Angelus allungò la mano, i suoi polpastrelli seguirono i margini del cappotto aperto di Spike in un gesto che era per metà una carezza e per metà una minaccia. Il panico travolgente che ne seguì fu istintivo ed immediato. Spike si tolse di dosso quelle mani offensive, più con agitazione che con rabbia. “Levati dalle palle!” ringhiò.

    Lo sguardo shockato e quasi incerto sul viso di Angelus fu, in seguito, come una droga per Spike. Dopo tutto, papà non era una persona così imperturbabile. Colpì con un dito il vampiro più anziano e gli rise in faccia.

    “Forza, quand'è stata l'ultima volta che l'hai fatto?” chiese. Provocatorio ora, più che impaurito. “Essere lì fuori a combattere contro una folla – con la schiena contro il muro – nient'altro che pugni e zanne. Non ti stanchi mai di lotte che sai di poter vincere?”

    “No. Un'uccisione, una vera uccisione, richiede pura maestria,” argomentò Angelus. “Senza quella, siamo soltanto animali.”

    Spike sbuffò “Finocchio!”

    A quella parola, Angelus balzò in avanti e lo afferrò gettandolo sul pavimento. C'era una pala appoggiata sulle assi sporche e Angelus la prese, rompendosela sul ginocchio così che il manico diventasse un paletto lungo e con la punta frastagliata. Lo spinse contro il petto di Spike.

    La punta affilata del legno scheggiato premette contro di lui, forandogli la camicia e la pelle, disegnando un piccolo cerchio di sangue sulla tenera carne sopra il suo cuore. Spike lo sentiva a malapena. Stava già barcollando sull'orlo dell'isteria, ed ora ci era caduto dentro completamente. Guardò la faccia livida del suo gran sire e diede libero sfogo ad una rapida risata.

    “Cosa? Pensi di potermelo mettere di nuovo dentro? Farti un'altro giro, darti una bella tremata di ginocchia? Avanti, provaci. L'ultima volta è stata l'unica che hai ottenuto questo da me.”

    “William...” la voce di Angelus aveva una nota di avvertimento, ma Spike era troppo su di giriperché gliene importasse.

    “Avresti dovuto usare il pollice l'ultima volta,” lo prese in giro. “Sarebbe stato più grande, sai. Un po' più largo, un po' più lungo... e sarebbe andato più a fondo. Avrebbe fatto più male...”

    Il paletto premeva sempre di più contro di lui. Angelus strinse i denti, le mani gli tremavano per la furia. Malgrado lo sguardo omicida stampato in volto, Spike non provava paura. Qualcosa in lui gli diceva che il vampiro più anziano non l'avrebbe ucciso.

    E aveva ragione.

    Un attimo dopo, Angelus tirò indietro la mano, facendo cadere l'arma al suo fianco, così che la punta del manico spezzato della pala picchiettò sul pavimento. Ridacchiò amaramente tra sé.

    “Non potete andare avanti così per sempre,” disse alla fine. “Se non posso insegnarvelo io, forse un giorno lo farà una folla inferocita. Quella... o la Cacciatrice.”

    Spike si tirò su con i gomiti, alzando la testa verso Angelus mentre questi sivoltava in maniera sprezzante.

    “Cos'è una Cacciatrice?” chiese.
    ~*~ ~*~ ~*~




    Angelus non avrebbe più avuto niente a che fare con lui dopo quell'esperienza, e Darla non gli avrebbe più parlato se non per insultarlo. Fu Drusilla che alla fine gli spiegò delle Cacciatrici. Spike bevve dalla bottiglia e si sedette a gambe incrociate sul pavimento sporco, appoggiando la schiena contro il muro, mentre Dru si sedette sulla cassa di legno e gli raccontò la storia.

    Era interessante. Una ragazza, scelta in ogni generazione, una ragazza in tutto il mondo. Spike non riusciva ad immaginarlo. Come poteva una ragazza fare la differenza? Dovevano esserci centinaia – migliaia – di vampiri. Forse anche di più, forse anche milioni. Per non parlare degli altri vari tipi di cattivi che se ne andavano in giro. Come poteva una ragazzina sconfiggerli tutti? Come poteva anche solo provarci?

    Disse altrettanto a Drusilla, che sembrò assolutamente inorridita da quel suggerimento. Le Cacciatrici erano...beh...erano Cacciatrici, insistette. Erano spaventosamente forti: erano implacabili. Erano chiamate in quella parte del mondo dove c'era più bisogno di loro. Le loro vite erano brevi e brutali, ma per niente insignificanti. Centinaia di vampiri avevano trovato la morte per mano di una Cacciatrice. Solo i più forti, i più furbi, i più grandi erano riusciti a uccidere una Cacciatrice.

    Il più grande di tutti...

    Affascinato da questa idea, Spike chiese, con ingannevole nonchalance, “Allora, dov'è la casa dell'attuale Cacciatrice?”

    Drusilla scosse la testa. Non lo sapeva. A parte questo, cominciava a stancarsi di questo argomento. Andò a cercare Angelus. Ma Darla stava lì vicino, spazzando via delle macchiette di polvere di carbone dalla gonna. Stava fissando Spike con forte interesse.

    “Italia,” disse piano.

    Lui la guardò, sorpreso. In genere, Darla gli parlava soltanto quando era arrabbiata, o per deriderlo. Per lo più, evitava del tutto di parlargli, preferendo usare Angelus come intermediario. Considerava Spike inferiore a lei.

    “Cosa?” le chiese.

    “L'attuale Cacciatrice. È in Italia. A Roma, se non mi sbaglio.”

    Gli occhi di Spike guardarono altrove, ragionando. Mormorò la parola, un lieve sorriso a piegargli gli angoli della bocca: “Roma.”

    “Bella città, Roma,” disse Darla. Il suo tono era gentilmente persuasivo, i suoi occhi blu calcolatori. “Piena di storia.”

    “Lo so,” rispose Spike in maniera distratta. “Ci sono stato.” Nei suoi giorni da William, ovviamente. Il grande giro d'Europa. Tutti i ragazzi bene ducati lo facevano dopo l'università.

    “Certo, non è nemmeno una cosa da prendere in considerazione,” continuò Darla. “Drusilla, alquanto sorprendentemente, ha avuto un raro momento di lucidità. È fin troppo pericoloso. In pratica, nessuno affronta una Cacciatrice senza che lei lo distrugga...”

    “In pratica,” ripeté Spike.

    “...ma quelli che lo fanno sono famosi.”

    A quella frase, sorrise tra sé.

    Famosi.
    ~*~ ~*~ ~*~





    Cercò di togliersi quel pensiero dalla testa. Una stupidaggine, ecco cos'era. Era poco più di un novellino. Non c'era modo di pensarla diversamente. Poteva essere più furbo della media; poteva avere talento. Ma non era niente di così eccezionale da pensare che poteva battere una Cacciatrice. Non da quello che gli aveva raccontato Drusilla su di loro. Non doveva nemmeno scomodarsi a pensarlo.

    Il problema era che non poteva smettere di pensarci. La pura nozione di questo... il combattimento...la fama. La morte. Quella di lei o quella di lui; per Spike era lo stesso.

    Chiuse gli occhi e cercò di immaginarsela. Una piccola ragazza italiana – secondo Darla non aveva più di sedici o diciassette anni. Lunghi capelli scuri, abiti da popolana, occhi come onice. Agile e sciolta, la pelle del colore del caffè chiaro. Veloce come una vipera e pericolosa il doppio.

    Spike giacque disteso sopra il proprio cappotto, che aveva appoggiato sulla dura terra rocciosa. Nessuno di loro aveva un letto, o un cambio d'abito; avevano lasciato Londra in tutta fretta. Darla si era lamentata fin dal momento in cui erano arrivati nello Yorkshire. Era così disgustata da quelle condizioni primitive, che avrebbe affrontato i pericoli rappresentati degli abitanti del posto pur di trovare un letto e un bagno caldo, se solo fosse stata in grado di farlo. Ma lo splendente sole di mezzogiorno rappresentava un problema ben più grande di un gruppo di uomini arrabbiati che gironzolava per la città. La sentì rigirarsi irritatanel suo improvvisato sacco a pelo e borbottare sottovoce.

    Drusilla era fuori da qualche parte, a scopare con Angelus.

    Senza tener conto dei pezzi appuntiti di selce che affondavano nella parte superiore della sua schiena, Spike sorrideva tra sé. Dietro le sue palpebre c'era l'immagine di lei, la Cacciatrice, che ruotava come una trottola, mentre la sua gamba esile lo prendeva a calci. Lesta, ma non così veloce che lui non potesse schivarla. I suoi occhi scuri si spalancarono con sorpresa per la sua agilità e la sua intraprendenza. Era il suo degno avversario.

    Certo, era tutta fantasia. Non poteva provarci per davvero.

    O sì?

    I suoi occhi si aprirono subito a quel pensiero. La morte non lo spaventava, o il dolore. La questione era la lotta, e lei gli avrebbe dato la migliore della sua vita... della vita di chiunque. Se lo uccideva, che succedeva? Avrebbe avuto la possibilità di ballare con una leggenda. Forse non c'era fama nel farlo. Secondo Dru e Darla, la ragazza probabilmente aveva ucciso centinaia della sua specie. Ma c'era un onore in ciò, la morte per mano di un grande combattente. Non come alcuni idioti che venivano colti ignari in un cimitero a tarda notte, ma come un guerriero che l'aveva cercata.

    Tuttavia, c'era ancora la questione degli altri. Angelus non l'avrebbe mai lasciato andare, non di sua spontanea volontà. Ma che importanza aveva oramai? Angelus non poteva controllarlo; Angelus non poteva costringerlo a restare. Darla sarebbe stata più che felice di vederlo andarsene. E Dru...

    Che dire di Dru?

    Il pensiero gli fece prendere una pausa. Capì che non aveva più bisogno di loro. Aveva superato la fase in cui aveva bisogno della protezione della sua famiglia. Aveva superato la fase del volerla. Ma Drusilla... lei non era come gli altri. Non era solo perché era la sua sire. Infatti, questo non aveva niente a che fare con la questione. I novellini di solito abbandonano i loro sire, dopo qualche tempo, proprio come i sire frequentemente abbandonano i loro discendenti una volta che si sono stancati di giocare con loro. Ma a Spike importava veramente di Drusilla. Le voleva bene. Lei non era il suo amore, ma era sua amica. Più di questo, aveva bisogno di lui. Se la lasciava, sarebbe stata di nuovo sola, soggetta alla negligenza di Angelus o al suo abuso, a secondo dell'umore. Spike le doveva più di questo. Con lui era stata buona, tanto buona quanto poteva, e quelle cose che aveva fatto per fargli del male, lui sapeva che le aveva fatte inconsapevolmente. Non poteva lasciarla. Era meglio se veniva abbattuta da una Cacciatrice piuttosto che dalla crudeltà di Angelus.

    Sarebbe venuta con lui? Non ne era certo. Lei aveva una grande connessione con il suo sire, anche se a volte Spike aveva la sensazione che tra loro c'era più odio che amore. Era Angelus che le aveva portato via tutto, Angelus che non l'aveva resa altro che una piccola bambinavuota e confusa. E l'aveva anche manipolata, costringendola ad avere bisogno di lui. Avrebbe lasciato Angelus, se Spike glielo avesse chiesto? E se lei non l'avesse fatto... cosa avrebbe fatto allora?

    Si tirò su dal pavimento, non disposto ad aspettare altro tempo per scoprirlo. Angelus si stava facendoDrusilla contro il muro di legno di un tunnel ad una certa distanza dal corridoio principale della miniera. Spike si sedette su una roccia a due o trecento piedi di distanza con la schiena rivolta verso di loro. Aspettò finché non ebbero finito e poi prese il gomito di Drusilla appena lei gli passò davanti. Quando gli si fermò davanti, lui si alzò.

    “Vieni a fare un viaggio con me,” bisbigliò.

    Lei sembrava stravolta. Angelus le faceva questo effetto; confondeva ancora di più la sua povera mente. Un giro con lui, e lei non riusciva a ragionare per ore. Tuttavia, sembrava si stesse sforzando di capire.

    “Un tuffo nei mari oscuri...”

    “Beh, non proprio. A Roma.” Vide il suo sguardo assente e aggiunse gentilmente, “L'Italia. Vicino alla Francia, sai. Un po' più a sud.”

    “Ci andiamo tutti?”

    “Solo noi, piccola. Noi due insieme, da soli. Che ne pensi?”

    Lentamente, lei scosse la testa. “Angelus...sarà molto arrabbiato con me se me ne vado.”

    A queste parole Spike sentì una vampata di irritazione. Tuttavia, sapeva che era meglio controllare il suo temperamento. La sua voce diventò umile e persuasiva.

    “Non devi restare con lui, Dru. Non devi stare con lui. Non più. È un maledetto bugiardo e un bastardo. Lui ti usa.” Le strinse il braccio un po' più forte e aggiunse “Chi si occupa di te, micetta? Lui? Gliene importa mai un accidente di uno di noi, ad eccezione di Darla?”

    Una lieve luce apparve nei suoi occhi, e lui sapeva che stava finalmente cominciando a capire. “Tu ti prendi cura di me. Il mio William... il mio Spike. Il mio cavaliere ombroso. Sapevo che ti saresti preso cura di me, ed è così.”

    “Esattamente, è così. Allora, verrai con me?”

    Alzò la mano che lui non le stava tenendo e gli posò leggermente le dita sul lato della testa. Mezzo secondo dopo, i suoi occhi si spalancarono “Che cosa avete in mente, Spike? Cos'è che si annida nei vostri pensieri?”

    Spike esitò. Doveva dirglielo? Ma prima che potesse prendere la decisione, lei indovinò. Indovinò oppure usò la sua percezione stranamente acuta. Tirò rapidamente indietro la mano, come se fosse stata bruciata da qualunque cosa avesse visto annidarsi nella mente di lui.

    “La Cacciatrice!”

    “La Cacciatrice,” bisbigliò lui, sogghignando.
    ~*~ ~*~ ~*~




    Se ne andarono la notte seguente. Angelus pensò che stavano andando a caccia; Spike non gli disse mai il contrario. Se ne andarono, con assoluta disinvoltura. Camminarono e cominciarono il lungo viaggio verso il destino.


    TBC
     
    Top
    .
  12. Redan
     
    .

    User deleted


    Bello, bello!
    La nascita dell'ossessione di Spike per le Cacciatrici è assolutamente credibile e coerente! Mi sembra assurdo ma questa ff mi da l'idea di essere canon certe volte! Soprattutto nella caratterizzazione del personaggio di Spike; sembra quasi che sia esattamente quello che Joss aveva in mente quando l'ha creato!
    Sono curiosa di leggere di questo incontro con la Cacciatrice italiana, visto che è completamente inventato... e anche perchè se non ricordo male è a Roma che dovrebbe essereci la scena dell'anello, giusto?
     
    Top
    .
  13. kasumi
     
    .

    User deleted


    Ciao Redan! La scena dell'anello è nella ff a parte, qui mi pare che non ne parla più (per la seconda parte, almeno).
    Grazie per il commento, sei stata velocissima!!
     
    Top
    .
  14. Redan
     
    .

    User deleted


    Avevo un momento libero!
    Grazie a voi per la traduzione super veloce!
     
    Top
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Leejongsukdipendente

    Group
    Sorelle Giurassiche
    Posts
    1,764
    Location
    l'isola che non c'è

    Status
    Offline
    Eccoci...ci siamo...Iniza con la sua ossessione ......Sembra di vedere ogni singola scena descritta...Adesso attendiamo il viaggio in Italia :shifty:
     
    Top
    .
587 replies since 8/2/2013, 14:59   8234 views
  Share  
.
Top