Turned

Buffy viene vampirizzata da Spike, dopo il rito di guarigione di Drusilla.

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  1. kasumi
     
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    Turned
    di Kasumi


    Disclaimer: Tutti i personaggi, luoghi e citazioni riconoscibili del telefilm appartengono ai rispettivi proprietari, che sono Joss Whedon e la Mutant Enemy Productions. Non scrivo per scopo di lucro e non intendo violare nessun copyright.

    Genere: What If, drammatico, dark
    Rating: Rosso
    Ambientazione: Seconda stagione, “What’s my line?”
    Trama: Buffy viene vampirizzata da Spike, dopo il rito di guarigione di Drusilla.


    Grazie ancora una volta a tutti quelli che hanno recensito e che mi hanno incoraggiato a riprendere questa storia!




    Capitolo 1



    Revisionato ad agosto-settembre 2015 fino al cap 4. I capitoli successivi saranno inediti.
    (fatto il restyling e qualche modifica ai capitoli già pubblicati)



    Buffy chiuse gli occhi per un attimo, desiderando con tutte le forze di uscire da quell’incubo.
    Strinse e rilasciò i pugni un paio di volte, cercando di recuperare la sensibilità degli arti.
    Le braccia erano tenute aperte e sospese nell’aria da un paio di manette di acciaio, collegate alla parete della stanza con delle catene robuste.
    Quando riaprì gli occhi, riprese a fissare la creatura malvagia di fronte a sé.

    Spike reggeva il suo sguardo con decisione, intento a studiarla. Indeciso su cosa fare di lei.
    Gli occhi stretti in due fessure glaciali, le labbra serrate e tese, piegate verso l’interno della bocca.
    Il suo colorito pallido sembrava ancora più spettrale, grazie alla luce fioca che proveniva dalle candele.

    Buffy si chiese se anche la propria carnagione apparisse dello stesso colore.
    E un brivido la scosse all'improvviso, inaspettato, interrompendo la sua apatia. Lo sentì correrle su per le gambe e per la schiena, ridestando i suoi sensi.
    Non avrebbe più potuto guardare il proprio riflesso in uno specchio per verificare quella tesi. A meno che... non l'avesse chiesto a qualcuno dei suoi amici.
    Sempre che non l'avessero impalettata all'istante.
    Il pensiero le fece contrarre lo stomaco per l’orrore.
    Ed eccola lì, sola e sfigurata. Incompresa. Diversa. Trasformata.
    Un mostro.
    Uno dei mostri che era stata eletta per uccidere.
    Nella sua missione.
    Che non aveva più senso.
    Perché niente aveva più senso.

    -o-

    Le ore si susseguivano, senza che potesse tenerne il conto. Lunghe ore sature di rabbia, senso di sconfitta, impotenza... e vergogna... e ancora preoccupazione per i suoi cari e molte altre emozioni.
    Paura per sé e per gli abitanti di Sunnydale. Insicurezza sul proprio fututo. Un miscuglio di emozioni confuse e incoerenti tra loro, che le affollavano la mente e le offuscavano gli occhi.

    La testa le faceva male.

    Gli arti non tanto. Forse un effetto più o meno desiderato della mancanza di circolazione sanguigna.
    Erano solo intontiti e probabilmente freddi. Immobili e morti.
    Proprio come lei.
    Scosse la testa testardamente per scacciare quel pensiero, rifiutandosi di focalizzarsi su quello che era diventata. E nel tentativo angosciato di distrarsi, finì per ripercorrere gli avvenimenti che l’avevano portata sino a quel maledetto punto.

    Rivide con chiarezza il momento in cui aveva incontrato quel maledetto vampiro per la prima volta, all’esterno del Bronze. Quando lui le aveva promesso con una certa solennità che l’avrebbe uccisa, prima o poi.

    E poi, il disastro della serata genitori-alunni, che aveva rischiato di trasformarsi in una sanguinosa carneficina nell’attimo in cui lui, seguito da consorte e tirapiedi, aveva fatto irruzione nella scuola.
    Il tintinnio delle proprie catene la riportò violentemente alla realtà. Buffy annaspò e boccheggiò per qualche istante, come se stesse per annegare. Poi si guardò in giro e si calmò, i contorni della stanza della sua prigionia che riprendevano forma. Quanto spaventosi quanto familiari.
    Lui non c'era e questo le bastò per acquietarsi.
    Sollevò le braccia quanto le catene le permettevano e ascoltò il loro tintinnio di morte con una certa rassegnazione.
    Aveva cercato di farle tacere, aveva tentato di coprirsi le orecchie in un gesto istintivo... Ma solo il proprio crudo ritorno alla realtà le aveva fermate. Erano le urla ed i pianti dei ragazzi che cercavano di scappare dalle uscite di sicurezza, mentre sua madre si chiudeva a chiave con i professori in uno stanzino. Urla dolorosamente amplificate dal suo nuovo udito. Urla che non avrebbe mai dimenticato.
    Poi un sorriso orgoglioso si affacciò sul suo viso, al ricordo di come sua madre aveva brandito un'ascia per difenderla! Ma il sorriso scomparve e la fronte le si aggrottò, ripensando a come Angel aveva usato in modo incosciente il suo migliore amico Xander come esca, per cercare di distrarre Spike. Xander le aveva raccontato di come aveva tremato come una foglia in mezzo ai due vampiri.
    Povero ragazzo. Ne aveva passate tante per colpa sua, eppure non si era mai tirato indietro.

    Poi ancora, Spike aveva tentato di distogliere la sua attenzione dal rito di guarigione della sua compagna, sguinzagliandole dietro gli spietati mercenari dell’ordine di Taraka.
    E lì Buffy si era chiesta più volte cosa c'entrasse un gruppo di pericolosi assassini con un venditore di cosmetici porta a porta con qualche problema di vermi e una poliziotta fuori di testa.
    Ma giusto quando l'ironia e l'assurdità della cosa iniziavano ad avere un senso, era arrivata a Sunnydale la Cacciatrice che avrebbe preso il suo posto. Quella stupida di Kendra, che avrebbe dovuto darle man forte e che invece l’aveva aggredita e aveva imprigionato il suo fidanzato, credendoli entrambi dei nemici.
    E tanto per aggiungere carne al fuoco, quel bastardo di Willie si era messo in mezzo con i suoi doppigiochi e aveva spedito il suo fidanzato-vampiro direttamente nelle mani di Spike.

    Poi c'era stata la chiesa sconsacrata.
    Il luogo dove il demone biondo aveva legato assieme quella baldracca pazza di Drusilla ed il suo Sire, dove aveva pugnalato le loro mani ed unito il loro sangue, affinché le forze di Angel si trasferissero in lei.

    Buffy si accorse meravigliata che, mentre ricordava, il proprio respiro era diventato affannoso. Quindi... i vampiri potevano ansimare? Registrata l'informazione, continuò a perdersi in quei ricordi.

    Dove era rimasta...? Sì. Era giunta lì assieme a Kendra, Giles e tutta la squadra e si era lanciata immediatamente su Spike, con una gran voglia di spaccargli il sedere una volta per tutte. E maledetto il giorno in cui non c'era riuscita.
    Sapeva che il rito avrebbe ucciso Angel, se non fosse stato fermato in tempo, e la cosa la mandava via di testa.
    Dopo essersi sbarazzata del biondo, facendolo volare per la chiesa con un calcio, si era precipitata dal vampiro moro. Ma quando era arrivata all’altare, dove Kendra la attendeva con il paletto in mano e le mani sporche della polvere che era restata di Drusilla, aveva capito che erano arrivati troppo tardi.
    Il respiro le si era fermato in gola alla vista di quello che era rimasto di Angel.
    Gli occhi spalancati, incredula, aveva fissato sconvolta il corpo rinsecchito dell'amato, scuro e sgraziato come un vecchio frutto caduto a terra, le corde che l'avevano imprigionato ancora avvolte attorno a lui, dopo che la sua childe ne aveva assorbito invano il potere e la non-vita.
    Quella puttana della compagna di Spike, che sembrava essere uscita da qualche romanzo dark gotico-vittoriano.
    Buffy si era portata la mano alla bocca e non aveva potuto fare nulla per trattenere le lacrime.
    Quindi l’urlo del vampiro biondo aveva squarciato l’aria.

    Poi... era tutto confuso. Il dolore per la perdita di Angel sovrastava ogni cosa.
    Ricordava vagamente della chiesa che andava a fuoco e di Kendra che veniva ferita a morte dalla demone poliziotta, mentre Giles e gli altri si occupavano dei tirapiedi di Spike.
    Si era sentita portare via con la forza e non aveva fatto molta resistenza. Non sapeva da chi... Forse Giles che la portava in salvo. E poi c’era stato il buio.

    -o-

    Chissà se i suoi amici stavano bene e che cosa avevano pensato della sua scomparsa. Chissà come avrebbero reagito, cosa avrebbero provato, una volta che avessero saputo della sua morte. E sua madre! Mio dio...
    Chissà se Giles la credeva ancora in vita. Se avrebbe gettato all’aria tutta Sunnydale assieme agli altri, per scovarla.
    Ma anche se l'avessero trovata... che cosa avrebbero potuto fare? Con ogni probabilità, non l'avrebbero accettata e capita.
    L'avrebbero cacciata. Inseguita. Combattuta. Come una bestia. Un animale selvaggio. Come l'abominio che era.
    Il suo Osservatore avrebbe cercato sicuramente di impalettarla, come imponevano le rigide norme di comportamento del Consiglio.

    E le persone che avrebbe dovuto difendere? Cosa ne sarebbe stato di loro?
    E dei demoni che avrebbero infestato impuniti la Bocca dell'Inferno?
    Demoni come lei.
    Al diavolo! Che gliene importava? Quando, fino a due giorni prima, si lamentava per il destino che le era stato imposto, perché non poteva avere una vita normale, scegliersi una professione, avere una famiglia… E aveva persino litigato con Giles proprio per questo. Perché sentiva pienamente le responsabilità della sua chiamata solo ora? Quando non poteva più farci nulla... quando, ancora una volta, il suo destino veniva deciso da altri.
    Oppure no?
    In fin dei conti, chi le impediva di servire il bene, seppur da vampira?
    La domanda da un milione di dollari era.. e lei, che cosa voleva, adesso?

    Non sapeva nemmeno più quello che provava.
    Per Angel, rabbia. Perché aveva vampirizzato Dru e si era messo nella condizione di essere l'unico a poterla aiutare. Rabbia perché l'aveva abbandonata.
    Rabbia verso se stessa. Per non essere stata all'altezza del suo compito, per non essere arrivata in tempo, per non aver impedito la sua morte e quella di Kendra...
    Le veniva voglia di urlare e piangere.
    E vergogna, tanta vergogna. Per essere stata sconfitta. Per quello che era diventata.

    E poi provava rabbia, una gran rabbia verso Spike.
    Ma non riusciva ad odiarlo. Anzi, provava quasi compassione per lui.
    La morte della sua compagna l'aveva devastato, proprio come la morte di Angel aveva devastato lei.
    E una piccola parte del suo cuore si sentiva vicina a lui. A vederlo seduto al buio, lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi lucidi di pianto.
    Poi tornava in sé e si chiedeva come diavolo poteva provare compassione per colui che aveva ucciso il suo ragazzo e l’aveva trasformata in un mostro.




    Capitolo 2



    Si svegliò di soprassalto, la nausea che le inondava la testa; le fitte che la attraversavano come onde di marea. Onde che si infrangevano e si scontravano dentro una scatola cranica troppo piccola per contenerle.
    Gettò tutto il contenuto del suo stomaco a terra e rimase a guardarlo, con un cipiglio quasi scientifico. Forse era giusto così, non c'era più spazio per il cibo umano nel suo ventre. E almeno questo avrebbe cancellato il gusto dolce e ferroso del sangue di Spike dalla sua bocca.
    Argh!
    Ogni volta che deglutiva, continuava a sentirne il sapore e faceva una smorfia di disgusto. E lo odiava. Non perché fosse cattivo, ma perché era delizioso. Non voleva trovarlo delizioso. E non poteva fare a meno di chiedersi che gusto avrebbe avuto il sangue di un'altra persona. Se avevano tutti lo stesso sapore o se quello era speciale perché era del suo Sire, o semplicemente perché il sangue di Spike era buono o, ancora, perché era il primo che aveva assaggiato.
    Magari ci avrebbe fatto il callo e dopo aver assaggiato due o tre umani, il gusto non sarebbe più stato lo stesso. Poi avrebbe saputo solo di morte.

    Di cosa sapeva la morte? Forse di niente.
    Era quello che pensava. Tutto e niente. Si guardava in giro con perizia scientifica, cercando di perdersi nei particolari insignificanti e trovare delle risposte. Risposte che non arrivavano. Ma poteva ingannare l'attesa, prendendo confidenza con i propri sensi.

    Da quando si era svegliata, ogni sensazione le era arrivata amplificata. Gli odori, i suoni, i colori… Non che in quella stanza spoglia dove era bloccata, chissà dove, ce ne fossero molti, soprattutto di colori; ma quei pochi che c’erano non le erano mai sembrati così vivi. Il prugna delle tende non era mai stato così viola, il grigio non era più un grigio ed il nero non le era mai parso così nero.
    Allo stesso modo il blu degli occhi del vampiro non le era mai sembrato così blu.
    Solo ora si rendeva conto di quanto i suoi occhi fossero intensi, di quanto i suoi lineamenti fossero attraenti ed il suo labbro inferiore fosse pieno e morbido, come un frutto maturo da addentare.
    Il ricordo di quelle labbra premute sul proprio collo era colmo di violenza e dolore, ma anche di una strana eccitazione. O forse era stata solamente la corsa dell'adrenalina. Ad ogni modo, quando ci ripensava, il dolore svaniva pian piano, sostituito dal piacere. Allora Buffy scuoteva energeticamente la testa, piena di vergogna. Vergogna per quei pensieri sul suo nemico -ma era ancora veramente un suo nemico, adesso? - e per quello che era. Il fatto che ora era una vampira e non poteva controllare, né capire, i suoi istinti, non giustificava i suoi pensieri.
    Continuava a rifiutarli, ma sapeva benissimo che non poteva rifiutarli per sempre.
    Prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con quello che era. Avrebbe dovuto accettarsi o porre fine per sempre a quell'innaturale non-vita.

    Il pensiero che il sangue di Spike le era entrato nella bocca e nelle viscere la faceva rabbrividire. Era il sangue di un vampiro, del suo nemico giurato, il sangue che aveva portato con sé il mostro nel quale si era trasformata.
    Giles le aveva insegnato che i pensieri del demone si sarebbero sostituiti ai suoi, ma la realtà era molto più confusa. La realtà era che non sapeva dove finissero i suoi pensieri ed iniziassero quelli del demone. Perché non erano certamente i suoi pensieri ed il suo volere, quelli che la spingevano verso il proprio Sire. Che le facevano bramare il suo sangue, come se fosse un vino pregiato. E che le facevano desiderare di appartenergli o che lui appartenesse a lei.
    Eppure prima o poi avrebbe dovuto bere di nuovo il suo sangue, anche solo per recuperare le forze per scappare, ed era terrorizzata dall'idea... Perché la prima volta, durante il rito di vampirizzazione, non era stata consenziente. Non l'aveva morso e non si era cibata di sua spontanea volontà.
    Adesso invece sarebbe stato diverso, adesso ci sarebbe stata la consapevolezza.
    Meglio lui o... un umano? 'No!', gridava quel che era rimasto della sua coscienza. No! Mai un umano. Tu sei la Cacciatrice, tu non puoi...
    Meglio nutrirsi attraverso di lui, quindi... anche se la prospettiva di posare le proprie labbra su quella pelle candida e di... piantarci i denti e… No! Di nuovo, le catene tintinnarono mentre Buffy si agitava e chiudeva gli occhi, tentando di scacciare la sua immagine.
    Una volta sarebbe morta piuttosto di posare le labbra sul suo collo. Adesso, invece, era tutto quello a cui riusciva a pensare.
    La fame si faceva sentire sempre di più.

    -o-

    A volte, quando si ritrovava a pensare a quello che era... perché sì, cercava di evitarlo con tutte le sue forze, ma non era come se lì dentro ci fossero state molte distrazioni... allora la consapevolezza di quelle nuove sensazioni e di quello che era diventata, le toglieva il respiro. E si chiedeva, spaventata e disorientata, come diavolo sarebbe sopravvissuta e che cosa ne sarebbe stato di lei.

    Si era chiesta più volte perché Spike non l’avesse uccisa e perché l’avesse trasformata.
    Voleva prendersi gioco di lei? Traendo piacere nel vederla simile alle creature che era stata destinata a combattere? Vendicando così la sua amante?
    Colei che aveva polverizzato Drusilla era morta per mano della demone poliziotta e Buffy era il capro espiatorio perfetto per sfogare la sua rabbia.

    Eppure Buffy non si sentiva una vera vampira. Ovvero, non si sentiva malvagia. Ma non si sentiva nemmeno uguale a prima. Non sapeva come spiegarlo.
    Forse, per garantire la stabilità dell’incantesimo che le aveva conferito i poteri di Cacciatrice e che legava il suo spirito a quello di un demone, i 'poteri che sono' avevano legato la sua anima al suo corpo in modo indissolubile, impedendole così di perderla a seguito della vampirizzazione?
    Buffy provò l'impulso immediato di scoprire se c’erano stati altri casi di Cacciatrici vampirizzate. Era anche curiosa di sapere se queste Cacciatrici avevano continuato a svolgere la loro missione, una volta diventate vampire.
    Non era sicura che fosse quello che voleva, ma aveva bisogno di sapere... di trovare delle testimonianze che portassero chiarezza nel mare di incertezze in cui navigava. Se Spike non le avesse dato delle risposte, le avrebbe cercate nei diari degli Osservatori.
    Il suo problema più grande, al momento, era comunque la fuga. E decidere se impalettare o meno il proprio Sire alla prima occasione.

    -o-

    Spike aveva smesso di odiarla quando aveva visto il suo viso rigato dalle lacrime, per la morte di Angel.
    Dopo quel momento, c’era stato posto solo per la rabbia e la disperazione per aver perso Dru. E il desiderio di vendetta.

    Vendetta che credeva di aver realizzato, trasformando la sua nemica in una delle creature che era destinata a combattere.
    Ma ora, ripensandoci, era incerto se in quel modo l’avesse condannata o risparmiata. Non sapeva che cosa fosse scattato in lui... era stata una decisione del momento. Per qualche motivo, l’idea di privare il pianeta per sempre di un tale bocconcino, non l’aveva attirato più di tanto.

    Dopo diverse ore passate a soffrire la perdita della sua principessa in silenzio, aveva iniziato a pensare con lucidità a quegli avvenimenti. E le conseguenze di quelle azioni lo tormentarono come aghi piantati nella testa.

    Aveva vampirizzato la Cacciatrice.
    Non colei che aveva ucciso Drusilla, cui avrebbe spezzato il collo con le proprie mani, ma quella che aveva giurato di uccidere per compiacere la sua compagna.
    Aveva creato una childe con il proprio sangue, come aveva visto fare diverse volte. Ed ora lei era la sua nuova famiglia.
    Dopo che Darla ed il Maestro erano scomparsi, e ora anche Drusilla ed il suo GranSire lo erano, Spike era rimasto l’unico discendente della dinastia degli Aurelius.
    Ma a lui questo non importava. Non era interessato a percorrere le orme dei suoi predecessori. Non voleva distruggere o piegare il mondo ai suoi piedi. Voleva solo divertirsi e fare un po’ di casino e magari viaggiare. Anche se, ora che la sua principessa oscura non c’era più, nulla sembrava avere più lo stesso sapore. Persino il sangue.
    Tranne quello della sua Cacciatrice.

    Cacciatrice la cui fame si stava facendo sempre più insistente, lo sapeva. Doveva andarle a prendere del cibo? Doveva forzarla a bere da lui? Dopotutto era la sua Childe, avrebbe dovuto prendersi cura di lei.
    Le si era avvicinato lentamente, chiedendosi se avesse avuto voglia di mangiare e se avesse voluto bere da lui. Se il suo stato di Cacciatrice le avrebbe mai permesso di cibarsi di un umano.

    «Di che cosa si cibava Angel?» Le chiese quindi, all'improvviso.
    La sua testa scattò verso l'alto, come se si fosse appena resa conto di non essere da sola. La vide aggrottare la fronte e assottigliare gli occhi, senza rispondere, e pensò che non avesse molta voglia di parlargli.
    «Ti ho chiesto, di che cosa si cibava Angel.» Insistette. «Di cosa ti vuoi nutrire, accidenti. Non penso che tu voglia affondare le zanne su un umano, ma nemmeno morire di fame.»

    Un umano. Buffy deglutì, ricordando che non lo era più. Avrebbe chiamato gli amici così, d’ora in poi? Inspirò ed espirò profondamente per mantenere la calma, dimentica che non le era più necessario. E se ne pentì subito, dal momento che questo la fece perdere nell’odore di lui.
    Scosse la testa per liberarsene, sentendo il proprio corpo reagire ad esso, in una qualche sorta di richiamo primitivo.

    Lui notò che ora lo stava fissando in uno strano modo e socchiuse la bocca per dire qualcosa, ma poi ci ripensò. Strinse gli occhi e si voltò, camminando lontano da lei e andando a sedersi su una poltrona, dove si accese una sigaretta.
    Non aveva intenzione di correrle dietro. Se aveva davvero fame, glie l ’avrebbe fatto sapere.

    Buffy fissò tristemente la tenda alla propria sinistra, riflettendo sul legame che si era creato tra lei ed il suo nemico. Un legame forzato, collegato alla sopravvivenza. Un legame di sangue.
    Non avrebbe mai immaginato di poter appartenere a Spike, un giorno.
    Sospirò rumorosamente e scosse la testa. Non era ancora pronta a parlargli e a fare i conti con quello che era.




    Capitolo 3



    Spike non si capacitava ancora che gli avessero ucciso Drusilla sotto al naso.
    Non credeva possibile che quelle ragazzine avessero avuto il coraggio di rendergli pan per focaccia. E, per Dio, che cazzo era passato per la testa a quel coglione di Willie, quando aveva condotto la Cacciatrice fino alla chiesa?
    Era giunto alla Bocca dell’Inferno solo per rimettere in forze la sua compagna dopo gli avvenimenti di Praga, non per vederla diventare polvere davanti ai suoi occhi.
    Era stato uno stupido a sottovalutarle.
    Ed ora, senza la sua salvatrice e senza Angelus, non aveva più punti di riferimento.
    Si limitava a studiare il proprio esperimento, valutando se tenerlo con sé come fosse un animale domestico, se ucciderlo o se lasciarlo andare.
    Aveva guardato la ragazza addormentata per molto tempo, cercando di decidere il da farsi, tanto che ora ne conosceva i lineamenti a memoria.
    E una domanda gli era rimasta sulla punta della lingua per tutto quel tempo. Come poteva una cacciatrice di vampiri innamorarsi di uno di loro. Innamorarsi di una bestia come Angelus, per giunta.

    «Lo amavi veramente, Angel?» Le chiese ad un certo punto, stanco del silenzio che li circondava.
    Buffy si voltò verso di lui con gli occhi spalancati, senza rispondere. Sapeva che si era svegliata da un po' di tempo ma faceva ancora finta di essere addormentata. Forse sperava che in quel modo l'avrebbe indotto ad andarsene.
    «Mi chiedo come potevi farlo, sapendo esattamente quello che era e quello che aveva fatto in passato,» continuò.
    Il viso di lei si contrasse in una smorfia di dolore e Buffy lo abbassò per fissare il pavimento.
    Era un argomento che le faceva decisamente male, ma Spike non si arrendeva facilmente.
    «O forse, non eri perfettamente al corrente di quello che era?» Aggiunse.
    «Quello che lui era, hai detto bene. Perché quando l’ho conosciuto, non lo era più.» La ragazza aveva parlato finalmente, scandendo ogni parola in modo lento e pieno di risentimento verso di lui, esattamente come si aspettava. «Perché mi hai fatto questo? Perché mi tieni qui?»
    Ora era il turno del vampiro di rispondere, che sollevò gli angoli della bocca in un ghigno sinistro. «Chi lo sa. Per divertirmi, forse.»
    La vide tremare al pensiero che lui volesse divertirsi con lei, che potesse usarle violenza, approfittando del fatto che era debole ed incatenata ad un muro. Il fatto che era spaventata da lui gli dava una certa soddisfazione, anche se non aveva nessuna intenzione di farle qualcosa del genere.
    «Ho bisogno di nutrirmi.» Disse invece, voltandosi lentamente e dirigendosi alla porta, ponendo fine a quella breve e surreale conversazione.

    Lei fu assalita dall’orrore, sapendo che sarebbe uscito ad uccidere qualcuno e a cibarsi del suo sangue. Il suo stomaco si contrasse, e Buffy realizzò sconvolta che istintivamente desiderava seguirlo e imitarlo, se solo avesse potuto, in preda com'era della fame più cieca.
    Forse sarebbe stato meglio placare la fame nutrendosi da Spike, subito, recuperando in tal modo le forze per scappare, ora che era indebolito dalla fame. Ma l’orgoglio le impedì di fermarlo e di chiederglielo.
    Quindi si limitò a guardarlo uscire e a chiudere la porta dietro di sé.

    -o-

    Spike non tornò che molte ore dopo, lasciando a Buffy un po’ di tempo per rilassarsi. Lei non seppe quante, né per quante di queste aveva dormito. Seppe solo che Spike era arrivato nel momento in cui l’aveva svegliata, accostando il proprio collo alla sua bocca.

    «Devi nutrirti. Avanti.»

    Sebbene fosse la sua prima Childe, sapeva bene come funzionava la cosa. A quel punto, lei doveva essere preda dei violenti morsi della fame.

    La ragazza fu avvolta ancora una volta dal suo odore - quel piacevolissimo odore - e questo, assieme alla fame, le diede il coraggio di avvicinarsi alle sue spalle.
    Sostò a qualche millimetro dalla sua pelle, inspirando a fondo, poi affondò i denti nella carne, insicura su come doveva fare, ma guidata dal proprio istinto.
    Quando il sangue di lui iniziò a scorrerle nella bocca, seppe che lo stava facendo nel modo giusto, quindi iniziò a succhiare. Dapprima delicatamente, ma quando il sapore di lui le riempì la gola e stordì la sua mente, si ritrovò a desiderare avidamente quel nettare.
    Morse più a fondo e succhiò più forte, sentendo il sangue invadere le sue membra. Spike gemette, ma lei non ci fece caso. La testa talmente rapita da quelle sensazioni che sembrava potesse scoppiarle da un momento all’altro.

    Spike dovette posare le mani sulla parete dietro di lei per reggersi, tanto era forte e veloce la perdita di sangue. Sbatté le palpebre più volte e si trattenne dall'ansimare, ma quando lei iniziò a succhiare il suo sangue ancora più voracemente, roteò gli occhi all'indietro per il piacere. A quel punto il suo corpo aveva inserito il pilota automatico e si era premuto contro quello di lei, ondulando le anche ritmicamente contro il suo ventre.
    Quindi le sue mani erano corse alle catene, desiderando liberarle i polsi e sentire quelle piccole mani su di sé.

    Si sentiva così viva, come se il sangue fosse tornato a palpitarle nelle vene. Era così intenso ma ne voleva di più, sempre di più, come fosse una droga. E l'istinto le diceva che mancava ancora qualcosa. D'improvviso le sue braccia furono rilasciate e si precipitarono ad esplorare il corpo maschile di fronte al suo, di loro spontanea volontà. Una mano andò ad accarezzare i capelli corti della sua nuca, avvicinandolo maggiormente a sé, mentre la bocca allentava il morso e iniziava a risalire il collo con la lingua premuta contro di esso. Raggiunto il punto in cui il collo si univa alla mandibola, aveva separato la propria testa dal suo viso solo per gettarsi sulle sue labbra.

    Quando Spike aveva sentito il gusto del sangue sopra le proprie labbra, le aveva socchiuse all'istante, permettendo alle loro lingue di battagliare. Il sapore del sangue l'aveva eccitato maggiormente, anche se si trattava del proprio, e Cristo, quanto gli mancava la sua Dru. Erano settimane che non facevano l'amore e lei stava rispondendo così bene.
    Una mano si modellò a coppa sopra l'evidenza della sua eccitazione e iniziò a strofinarla energicamente attraverso i jeans.
    «Mmhhh Drusilla... Amore mio... » mormorò con una voce resa roca dall'eccitazione, quasi vulnerabile, ma prima che si rendesse conto di quello che stava succedendo, Buffy aveva spalancato gli occhi e lo aveva lanciato lontano da sé.

    Spike era atterrato sul pavimento con un tonfo sordo, l'espressione stordita e confusa che un secondo dopo averla guardata in faccia diventava dolorosamente costernata. Buffy lo osservava ansimando, stravolta, mentre si asciugava la bocca con la nocca di una mano.
    Da una parte era ferita perché lui aveva chiamato il nome di un'altra donna mentre stavano... beh... poco importava che lei non provasse nulla per lui e che il nome che lui aveva chiamato era quello della donna a cui aveva giurato amore eterno e che aveva appena perso. Dall'altra parte, gli era riconoscente, perché in quel modo si erano fermati.
    «Beh, è stato... » iniziò a dire lui, il tono a metà strada tra il disagio e la solita arroganza, rompendo il silenzio doloroso che si era creato.
    «Non dire una parola!» lo ammonì lei.

    -o-

    Non aveva potuto fare altro che andarsene. Senza guardarsi indietro, senza rimetterle le catene. Quelle con cui l'aveva legata per precauzione, data l’imprevedibilità del suo risveglio da vampira. Tanto ormai, non servivano più.
    Ma cosa diavolo era successo lì dentro?
    Spike dubitava che fosse stato tutto un trucco per farsi liberare. Il modo in cui... le sue mani... sembrava tutto così spontaneo, così... così... al diavolo! Era questo il modo in cui era in lutto per la sua Dru? Passando il tempo a desiderare un'altra e a ripensare alla sensazione delle sue mani avide su di sé?
    Il vampiro scosse la testa e accelerò il passo, desiderando mettere più distanza possibile tra lui e la Cacciatrice. Il volto contratto per il disgusto verso se stesso, realizzava che, invece di vendicare la sua amata, la stava solo tradendo.
    Come aveva osato creare un legame così profondo e intimo con questa ragazza, come quello tra un Sire e una Childe? Lo stesso legame che lo legava alla sua principessa?
    'Non è lo stesso legame', si corresse mentalmente, scuotendo nuovamente la testa. 'Non potrà mai essere lo stesso legame.'




    Capitolo 4



    Buffy fissava il marciapiede davanti a sé con occhi sgranati, confusa anche lei per quello che era appena successo. Per quello che aveva provato mentre l’aveva baciato, che non aveva mai provato con nessun altro, nemmeno con Angel.
    Angel, al quale il suo cuore avrebbe dovuto appartenere per sempre, che ora giaceva in polvere sul pavimento della chiesa sconsacrata, mentre lei assaggiava le labbra di Spike.
    Si morse il labbro inferiore, chiedendosi perché il sapore del sangue e di quei baci non le era sembrato più come quello di una volta, ma ora era infinitamente più piacevole e sconvolgente.
    Era dovuto alla sua nuova natura? O al fatto che erano quelli di Spike? E, nel secondo caso, erano dovuti al forte legame tra Sire e Childe, di cui aveva tanto sentito parlare? E Spike aveva dei poteri su di lei a causa di questo legame?
    La vergogna per quello che era la assalì nuovamente.
    Sbatté le palpebre e guardò in basso alle proprie braccia e alle proprie gambe, ora libere, ripensando alle ultime azioni che aveva svolto il vampiro prima di andarsene.

    «Non dire una parola!» lo ammonì lei.
    Lo sguardo di Spike divenne serio e deciso. Lo vide precipitarsi verso di lei, in preda alla frustrazione.
    «Questa situazione non…» Lo sentì farfugliare concitatamente, mentre le sue mani correvano a liberare le sue gambe dalle catene. «Non ce la faccio a gestirla. Quindi è meglio che ognuno se ne vada per la propria strada.»
    Okay, forse questa decisione impulsiva non si sarebbe rivelata una delle sue decisioni migliori, ma sembrava la cosa migliore da fare in quel momento.
    Scambiò con lei un ultimo sguardo, mentre lei si massaggiava i polsi, e uscì dalla porta.
    «Spike, aspetta!»
    Buffy lo chiamò d’impulso e lo seguì fuori dalla porta. Percorse il corridoio e giunse in strada, trovandosi all’esterno di quella casa abbandonata, nella notte più scura della sua vita.
    Aveva bisogno di una guida in quel mondo nuovo e non era sicura di poter tornare dalla sua famiglia e dai suoi amici, prima di sapere esattamente cosa era diventata.
    Ma il vampiro non si era voltato e aveva continuato per la sua strada, imperterrito.
    Buffy esitò, indecisa se seguirlo.

    Entrambi non sapevano dove andare, ne cosa li avrebbe aspettati.
    Potevano solo vagare nella notte attraverso gli isolati per schiarirsi le idee, per trovare un rifugio sicuro dove ripararsi dal sole che stava per nascere.
    La bionda si immaginò a riposare al fianco di Spike durante il giorno e a corrergli dietro con un paletto in pugno tutte le notti, dissuadendolo dal nutrirsi dagli umani… quindi scosse la testa con decisione.
    La infastidiva che lui l’avesse vampirizzata per mollarla in una strada, senza uno straccio di aiuto o consiglio su quello che l’aspettava, ma non era nemmeno entusiasta di passare tutto il tempo con quello che era stato il suo nemico.
    Perché, dopotutto, il fatto che lui l’avesse trasformata, non li rendeva automaticamente amici per la pelle. E nonostante quello che era successo e quello che avevano condiviso - che non era stato solo il sangue, ne era sicura -, lei era ancora la Cacciatrice.
    Una Cacciatrice, si corresse. Ora che Kendra era morta, un'altra Cacciatrice sarebbe sicuramente stata chiamata. Ma di questo si sarebbe preoccupata più avanti.

    Era sicura che un giorno avrebbe rivisto Spike ma non altrettanto sicura che sarebbe stata in grado di ucciderlo, dopo aver scoperto quello che poteva darle.
    Decise che prima di tutto avrebbe scoperto dove si trovava e che poi si sarebbe preoccupata del resto. Quindi emise un lungo sospiro e s’incamminò da sola nella notte.

    -o-

    Mentre camminava, Buffy fu avvolta da un senso di angoscia.
    Sebbene era abituata a girare da sola e di notte, armata solo del fidato paletto di legno o al massimo di qualche arma in voga nel medioevo, come una balestra o un'ascia, non le era mai capitato di sentirsi così sola e impaurita.

    Svuotata.

    Triste.

    Morta.

    Mentre ogni suono che le arrivava amplificato - ogni scivolare di una foglia nell'aria, ogni fruscio dell'erba, ogni verso di un animale o il rumore del suo passo incerto - le comunicava nel modo più intenso e sfacciato che il mondo era vivo e pulsante attorno a lei.
    E le ricordava che era affamata. Al punto che, se avesse abbassato solo per un attimo il controllo severo che stava imponendo ai propri impulsi, era sicura che sarebbe corsa dietro senza pudore alla prima creatura vivente che avesse intravisto.

    Non riusciva a spiegarsi il motivo di quel bisogno incessante. Si era nutrita da poco con il sangue del suo Sire - pensare a Spike in quel modo le provocava ogni volta un brivido - e aveva creduto (e sperato) che questo avrebbe tenuto a bada la fame per un po'. E invece, si sentiva come se non avesse mangiato da giorni.
    Si chiese se questo fatto fosse normale, per un vampiro - o almeno, per un novellino come lei-, oppure se era una reazione anomala. Perché per lei sentire il sangue caldo farsi strada nelle vene, era come sentirsi di nuovo viva. E aveva un bisogno estremo di sentirlo, di illudersi di sentire battere ancora il suo cuore, di fare finta di dover respirare per vivere.

    Decise di sviare l'attenzione dall'argomento "cibo" e si concentrò sul luogo in cui si trovava, realizzando che la strada che stava percorrendo aveva qualcosa di familiare.
    Doveva trattarsi di una di quelle vie periferiche della città, distante solo qualche isolato dalla Chiesa sconsacrata. Come aveva immaginato, infatti, Spike non era stato in grado di portarla più distante.

    Prese quindi la direzione del centro di Sunnydale.

    -o-

    Man mano che si avvicinava al centro abitato, l'odore degli esseri umani si fece sempre più forte. E quando Buffy si trovò con una coppia di ragazzi ad un centinaio di metri da lei, non riuscì ad impedirsi di scivolare nel volto della caccia. Quindi, terrorizzata di poter ferire qualcuno, corse a rintanarsi in un magazzino, sperando che l'odore di vecchiume coprisse il loro.

    Dopo un primo momento di stupore per riuscire a vedere bene al buio, la ragazza avanzò lentamente tra gli attrezzi e raggiunse la parete, dove si appoggiò con la schiena e si coprì il volto con le mani, come se volesse nascondere al mondo la sua nuova natura.
    Pianse in silenzio per alcuni minuti e, quando portò le mani al viso per asciugarlo, esitò un istante.
    Avvicinò le dita tremanti alla fronte e constatò che era liscia. Allora si sforzò di ripensare all'odore di quegli umani e la sentì gonfiarsi e raggrinzirsi.
    Le dita studiarono la mutazione, bisognose di prendere confidenza con essa.

    -o-

    Buffy si isolò in una casa abbandonata per alcuni giorni, senza cibo, tentando di imparare a controllare i suoi nuovi istinti e sensazioni.
    Mai prima d'ora aveva realizzato quanto avesse dato per scontato molte cose. Non solo la vita, ma anche l'amicizia o la compagnia di un familiare, la sensazione di sazietà dopo un buon pasto, o l'appagamento dopo un bel pomeriggio passato a prendere il sole al parco. Cose che credeva le spettassero per diritto ma che ora le sembravano doni preziosi e irraggiungibili.

    Una sera, vinta dalla nostalgia di casa e delle persone care, raccolse il coraggio e iniziò il tragitto verso Revello Drive. Camminò a lungo, imponendosi di non badare troppo alle figure giovani e vive che camminavano sul marciapiede, le passavano a fianco in auto oppure chiacchieravano all'esterno della loro abitazione.

    Si fermò ad un centinaio di metri dalla propria casa, indecisa su cosa doveva dire o fare, chiedendosi se sua madre fosse al corrente di quello che le era accaduto e se l'avesse accolta in casa. Aveva il desiderio di abbracciarla, di piangere tra le sue braccia e poi mettersi a letto, farsi rimboccare le coperte e ricevere il bacio della buonanotte sulla fronte, e riposarsi per davvero, per svegliarsi il giorno dopo guarita e viva, come se quello che stava vivendo fosse solamente un brutto incubo.
    Ma cosa sarebbe successo se fosse stata rifiutata? E se non fosse riuscita a controllare la fame, che si stava facendo via via sempre più insopportabile? Avrebbe fatto meglio a uccidere qualche gatto o cane randagio prima di… Diavolo! Come poteva anche solo lontanamente pensare ad una cosa del genere?!

    Di cosa si cibava Angel?

    La domanda di Spike le echeggiò nella mente. Ma certo! L'indomani si sarebbe recata dal macellaio e avrebbe acquistato del sangue di maiale, così si sarebbe presentata in casa senza il timore di aggredire la propria madre sulla porta o nel sonno. Ma, porca miseria, con cosa diavolo avrebbe pagato il sangue? Non aveva soldi con sé e non conosceva nessuno dell'ambiente che avrebbe potuto garantire per lei per farsi fare credito. E non era il caso di nominare Spike. Sapeva molto bene che non acquistava quel tipo di sangue e inoltre, da quello che aveva sentito dire, era famoso per i debiti che lasciava in giro.

    E accidenti, sua madre era sempre sua madre! L'avrebbe accolta e insieme avrebbero pensato ad un modo per superare queste difficoltà. Le avrebbe dato dei soldi con cui comprare quel sangue o, ancora meglio, glie l'avrebbe comprato lei, e Buffy si sarebbe solo dovuta abituare a scaldarselo al microonde, al posto del latte. Si stava preoccupando per niente, facendo congetture improbabili.

    Raggiunse il portico con passo sicuro e suonò il campanello, tendendo poi le orecchie. Ascoltò emozionata il rumore dei passi giù per le scale e prese a portarsi i capelli all'indietro febbrilmente, come per sincerarsi di essere presentabile.
    Di nuovo il rumore dei passi familiari, che si faceva sempre più vicino, assieme all'odore rassicurante della madre. Buffy chiuse gli occhi e sorrise timidamente a se stessa, determinata a trovare un equilibrio con l'aiuto delle persone care e, nel momento in cui la porta si aprì e incrociò lo sguardo della madre, allargò quel sorriso.

    Era a casa e si sarebbe sistemato tutto, si ripeteva, mentre sua madre la guardava emozionata. La ragazza scattò in avanti per raggiungerla ma venne bloccata da qualcosa, come se avesse urtato contro una barriera invisibile.
    «L'invito…» Disse con filo di voce, dopo aver realizzato di che cosa si trattava.
    Eppure quell'ostacolo bastò a rompere l'incantesimo e gli occhi di Joyce si riempirono di terrore.
    Buffy fissò le mani della donna serrarsi attorno una croce di legno e la guardò interrogativamente, ferita ma ancora ansiosa di rifugiarsi tra le sue braccia, pensando quanto fosse strano e surreale aver bisogno di un invito per entrare in casa propria.
    «Tu… Tu non sei m-mia figlia.» Balbettò Joyce.
    «Mamma! Certo che sono io!» ribatté la vampira, senza riuscire a mascherare l'ansia dalla sua voce.
    «No, tu sei la creatura immonda che ha preso possesso del corpo di mia figlia, dopo che è morta.»
    Buffy spalancò gli occhi. Che caspita stava blaterando?
    «No!!»
    Stai calma Buffy, lei non sa che sei sempre tu, non sa che hai mantenuto la tua anima. Probabilmente non sapeva nemmeno che eri ancora viv.. uh, in piedi, prima che ti presentassi alla sua porta. Basterà spiegarle tutto e…
    «Stai lontano da me!» urlò Joyce, allungando la mano con la quale stringeva il crocefisso davanti a sé.
    «Mamma, anche io ho sempre creduto che dopo che una persona muore-» cercò di farla ragionare.
    «Buffy!» Joyce si portò la mano alla bocca. «Oh no, non devo chiamarti così. Rupert mi ha messo in guardia, mi ha detto della possibilità che tu… Che lei… Che lui l'avrebbe uccisa e trasformata in una creatura demoniaca, che avrebbe cercato di imbrogliarmi e di entrare in casa per uccidermi.»
    La ragazza era sull'orlo delle lacrime. «Mamma, ti prego… Lasciami spiegare… Lascia che ti racconti cosa è successo…»
    Joyce era combattuta, ma gli avvertimenti dell'Osservatore erano ben impressi nella sua testa.
    «Vattene da casa mia!» Disse, e con questo le sbatté la porta in faccia.

    Buffy restò ansimante di fronte alla porta dell'entrata, fissando i disegni del legno senza vederli.
    «Avanti piccola, cosa ti aspettavi?»
    Si girò verso la voce e scorse Spike a qualche decina di metri da lei, appoggiato contro un albero.
    «Ti stai godendo la tua vendetta, eh?»
    Il vampiro curvò le labbra in un sorriso amaro. «Sono venuto a vedere come te la cavi.»
    Lei sbuffò e incrociò le braccia al petto, poi fece alcuni passi verso di lui. «Vuoi sapere come me la cavo? Come mi sento? A non poter entrare in casa mia e ad essere rifiutata da mia madre, come se fossi un mostro?»
    «Oh, quante storie. Non hai nemmeno dovuto svegliarti in una bara sotto terra, come la maggior parte di noi.»
    «Oh certo, come se svegliarsi incatenata fosse infinitamente più piacevole.» La bionda mise il broncio e si girò per evitare lo sguardo di lui. Poi, con più calma e con un tono di voce più basso, gli chiese. «Che cosa ho fatto per meritarmi questo?»
    Spike si accese una sigaretta, apparentemente impassibile alla sua sofferenza. «Li invidi?»
    «Eh?»
    I loro sguardi si incrociarono per un istante.
    «I tuoi amici. Quei patetici esseri su due piedi. Li invidi perché sono vivi, non è vero? Credi che siano migliori di quello che sei in questo momento, perché tu stessa ti sei sempre creduta superiore a noi vampiri. Non è forse così?»
    Lei esitò.
    «Beh, è ora che ti levi le fette di prosciutto dagli occhi.» Aggiunse lui.
    «Che diavolo significa?»
    Spike aggrottò la fronte. «Che essere vampiri non è male come credi e anzi, forse dovresti ringraziarmi. Dopotutto, ti ho donato la vita eterna.»
    Buffy si morsicò la lingua per impedirsi di controbattere. Certo che aveva davvero una bella faccia tosta.
    «Avanti tesoro, va a piangere dalla mamma, perché il lupo cattivo ti ha morso e ha strapazzato il tuo orsacchiotto.» Il vampiro diede una lunga aspirata alla sigaretta, poi continuò. «Peccato che quella checca di Angel non sia qui per coccolare la sua bambina come si deve!»
    «Smettila!» Urlò lei, portandosi le mani davanti alle orecchie per non doverlo sentire.
    Come poteva dire quelle cose? E nel momento in cui era più debole emotivamente? Come poteva essere così senza cuore?! Eppure aveva dimostrato di averlo, quando l'aveva visto soffrire per la perdita della sua compagna.
    «Cosa vuoi ancora da me?!» Urlò lei di nuovo, agitando le braccia, sull'orlo dell'isteria.
    Spike sorrise soddisfatto per il risultato delle sue provocazioni e si allontanò senza aggiungere altro.

    -o-

    Fu solo molto più tardi che Buffy lo raggiunse di nuovo, un'espressione dolorosa in viso.
    Spike stava fumando sotto un albero del cimitero e non diede segno di averla vista, anche se Buffy sapeva che non era così.
    Non sapeva se si era sentita più patetica ad implorare sua madre di accettarla in casa o adesso, mentre si preparava a seppellire l'ascia di guerra e a chiedere a Spike di prenderla con sé.
    «Ti va di insegnarmi ad essere un vampiro?»
    Gli angoli della bocca del biondo si inarcarono in un sorriso. Diede l'ultima tirata alla sigaretta e poi la gettò, girandosi verso la ragazza.
    «Perché no? Potrebbe essere divertente.»



    Nota dell'autrice: Ai fini della trama, facciamo finta che a questo punto del telefilm Joyce sia già al corrente che Buffy sia la Cacciatrice di vampiri.

    E ora un punto dolente, gli aggiornamenti! La storia sta prendendo forma lentamente, ma sto dando la precedenza alla traduzione di “Forward to Time Past”, quindi i tempi saranno lunghi.
    Proverò a pubblicare una volta che avrò accumulato un pochi di capitoli pronti, così da dare una certa scadenza agli aggiornamenti e a non far passare troppo tempo tra l'uno e l'altro.

    Edited by kasumi - 13/9/2015, 05:35
     
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  2. p.i.a
     
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    CITAZIONE
    Però, per ora non se ne fa nulla!^^

    :paralisi: perchè???!!!!
    Ma scusa, mi ci metti tutti quei deliziosi pensieri ambigui e poi mi lasci così!!! :rage: :rage: :rage: :rage: :rage: :rage: cattivaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa :cant:
    a me piace tanto, voglio vedere come va avanti!!!
     
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  3. kasumi
     
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    PIA!!! XDDDDD
    Perchè questa doveva essere una OS, e ho già due long in corso! O__O

    *Pia la minaccia con un'accetta*
    *Kasumi si sente come Paul Sheldon in "Misery non deve morire"*

    Ci penserò su!^^.. Ma non mi sento di promettere nulla per adesso! ^o^

    Grazie mille per il commento! Sono felice che ti sia piaciuta! *.*

    :wub: :wub:
     
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  4. keiko89
     
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    Ma... ma.... BRAVA!

    Questa shot è molto più appropriata dell'altra per partecipare al contest e mi è piaciuta tantissimo. Hai scelto un ottimo momento per ambientarla e i pensieri e gli atteggiamenti dei personaggi sono giustificati e risultano IC.
    Spero davvero che tu voglia continuarla un giorno, sarebbe davvero un peccato rimanesse cosí...anche perché il finale mi ha lasciato un po' cosí
    Quindi vedi di metterti all'opera :no!:


    *quante faccine nuoveH*


    Btw ho un'adorazione particolare per le ff con Buffy vampira e sono contenta che tu abbia scelto proprio questo argomento per sviluppare la OS.
    Complimenti e in bocca al lupo per il contest! ^_^
     
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    Le Allegre Comari
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    Bella, complimenti!
    E' molto particolare la caratterizzazione che hai deciso di dare a Buffy vampira (In effetti, nessuno di noi può sapere come sarebbe! Abbiamo visto Willow diventare una sadica dominatrice e Xander un vampiro malvagio come gli altri, solo di Buffy non sappiamo quale sarebbe il corrispettivo vampirico)
    E' il terreno che, in effetti, lascia più spazio alla fantasia dello scrittore: immaginare come sarebbe Buffy vampira. Anche io credo che sarebbe una cosa molto angst! Fondamentalmente, perché già la stessa idea mi sembra una cosa angst (Proprio il concetto di una cacciatrice che diventa vampiro)
    IC Spike che la fa sua childe nel momento di massima solitudine: neanche io ce lo vedo a passare l'eternità come l'ultimo della sua stirpe. Spike ha sempre bisogno di dare e ricevere amore.
    Lo amo anche per questo! >*<
     
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  6. kasumi
     
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    Grazie Kiki! *.*

    CITAZIONE
    E' il terreno che, in effetti, lascia più spazio alla fantasia dello scrittore: immaginare come sarebbe Buffy vampira.

    Verissimo :)

    A presto!
     
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  7. Levian91
     
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    bellissimissimisssimaaaaaa!!! ormai sto diventando una tua fan sfegatata XD sisiisii continuala ti prego *ç* e finalmente spike e buffy potrebbero stare insieme x l'eternità *_*

    cmq io la vedrei NC17 .. se la continui.. no?
     
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  8. kasumi
     
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    Ciao Levian! *_* Sono felice che le mie storie ti piacciano! ^///^
    Difficile resistere all'NC17, soprattutto con Buffy vampira..

    (dio, amo questa gif!!)

    A presto!
     
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  9. Levian91
     
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    kasumi... sei fortuna che io sia etero *_* ma ti adoooroooo!!! siiiiiiiiii la continuiiiiii!! ma come mai hai cambiato idea? me curiosa XD
    non vedo l'ora che spike le insegni il mestiere *_*

     
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8 replies since 25/9/2012, 02:10   300 views
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