Semplicemente noi...

di AliceShelby

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  1. keiko89
     
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    Subject: AU - tutti umani
    Warnings for: Violenza..ma non so quanto sarà descritta.
    Rating: nc17
    Genere: Romance / Angst
    Lunghezza: x
    Summary:

    1
    Una donna si muove velocemente su un corpo maschile. I capelli biondi abboccolati ondeggiano mollemente accarezzandole la schiena. La pelle chiarissima, quasi bianca, risplende sotto la luce fioca del sole che penetra nel corridoio attraverso le finestre aperte delle stanze. Dietro una porta chiusa dall'interno, si sente un pianto alternato a delle grida strazianti. La donna non se ne cura continuando a muoversi freneticamente in cerca del proprio rilascio.
    -Sei proprio un bel...-

    Un ragazzo si sveglia di soprassalto nel pieno della notte. I capelli ossigenati risplendono illuminati dalla luna. Il corpo muscoloso è sudato e scosso da brividi leggeri. Le mani sono chiuse nervosamente sulle lenzuola di seta nere che coprono il suo corpo nudo. Con un gesto stizzito le scosta scivolando fuori dal letto ed andando verso il bagno. Apre l'acqua della doccia senza curarsi di regolarla e vi si getta sotto. Immediatamente sente il corpo rilassarsi riuscendo a rilasciare i muscoli contratti. Nella mente ancora l'immagine di quella donna bionda e bella.
    Dopo la doccia si reca bagnato e gocciolante nella sua stanza fermandosi un istante davanti allo specchio. Osserva il proprio corpo umido. Cicatrici ricoprono la pelle abbronzata. Segnali di un'infanzia sofferta, dolorosa. Con un sospiro distoglie lo sguardo afferrando un asciugamano e cominciando ad asciugarsi. Lancia uno sguardo alla sveglia: le sette e venti. Con calma si veste indossando una camicia blu lasciando i primi bottoni aperti a mostrare i muscoli sodi del petto ed un paio di jeans aderenti neri.
    Apre la porta della camera ascoltando i rumori provenienti dall'ambiente circostante. Il silenzio riempie la casa fatta eccezione per il rintocco dell'orologio a pendolo posto nel salone e che influisce a dare un'immagine tetra alla grande villa.
    Velocemente passa il corridoio scendendo la grande scalinata di legno. Con due passi lesti si trova in cucina dove la puzza di alcool e tabacco gli invade i polmoni nauseandolo. Suo padre, Edward, era il più grande chirurgo del mondo. Il suo nome era presente in molte delle riviste mediche e la sua fama lo precedeva ovunque. Ma tutto questo non gli bastava. Ogni notte, William tornava a casa e trovava bottiglie vuote e capi di intimo femminile gettati da ogni parte. Non era una novità per lui che suo padre portasse a casa molte donne, alcune anche più giovani di lui. Ma ogni volta che i suoi occhi incrociavano quegli indumenti non poteva togliersi dalla mente lo sguardo ferito e deluso di sua madre.
    -Maledizione!- impreca cominciando a raccogliere i rifiuti per gettarli nella busta della spazzatura.
    Dei passi lo distolgono dal suo compito facendogli alzare lo sguardo. Una figura imponente entra nella stanza. I capelli mori cadono a ciocche sulla fronte spaziosa. Un paio di occhi blu come i suoi frugano nella stanza. Le mani tremano mentre cerca di afferrare una bottiglia con ancora qualche goccia di alcool.
    -Non dovresti bere- lo rimprovera apaticamente il ragazzo vedendolo salire sullo sgabello con fatica.
    -Non dirmi cosa devo fare, piccolo bastardo- biascica l'altro con ancora la bocca impastata di alcool e sonno.
    William alza le spalle indifferente lasciando la busta a terra ed uscendo dalla stanza. Era abituato a sentire quelle parole, quegli insulti uscire dalle labbra del padre ed ormai non ci faceva più caso. Ormai non faceva più caso a nulla di quello che lo circondava, riuscendo a vivere in una bolla di vetro che lo isolava dal resto del mondo. O almeno, ci provava anche se certe volte era difficile lasciare il dolore fuori.
    Sale al piano superiore per prendere la tracolla della scuola. Ci infila un book da disegno ed il materiale da disegno. Chiude la porta dietro di se ed esce dalla casa sotto le urla di suo padre che continua a biascicare parole confuse che il ragazzo non riesce e non vuole percepire. Apre il garage e si avvicina alla DeSoto nera parcheggiata con cura. Sale e mette in moto lasciando dietro di se quella villa così piena di ricordi dolorosi, di immagini e parole che vorrebbe cancellare.

    -Programmi per oggi boss?- domanda Oz avvicinandosi al biondo.
    Oz era amico di Spike fin da quando era cominciato il liceo. Uno dei primi giorni di scuola William si era ritrovato davanti ad un compito a sorpresa senza sapere dove mettere penna. Il rosso prontamente l'aveva aiutato e da quel giorno era nata una grande amicizia. Molte volte tra i due nascevano diverbi causati dalla loro diversità. William, così vivace e irrequieto, non riusciva a tenersi lontano dalle risse. Oz, silenzioso e tranquillo, cercava in tutti i modi di evitare che la fedina penale del primo si sporcasse irrimediabilmente, fallendo a volte.
    -Niente- risponde secco Spike sedendosi con un salto sul muretto davanti all'edificio.
    Un gruppo di ragazze passa davanti ad i due lanciando occhiate languide all'ossigenato. Spike alza gli occhi incrociandoli con quelli di loro e sorridendo in risposta. Non era un segreto che fosse riuscito a portarsi a letto metà della popolazione femminile di Sunnydale e dintorni. L'altra metà semplicemente era composta da persone anziane o bambine.
    Oz gli da una botta sul ginocchio distogliendo l'attenzione di quello dal sedere sodo di una delle ragazze.
    -Spike! Dio smettila di comportarti così!- lo rimprovera bonariamente.
    William alza un sopracciglio fissandolo dall'alto del muretto.
    -E tu smettila di atteggiarti da prete, cazzo abbiamo diciotto anni. Ed è questo che fanno i ragazzi di diciotto anni. Scopano- lo istruisce acido.
    -Non litigate su ragazzi- esordisce Nick districandosi dalla folla di studenti diretti all'ingresso del liceo ed avvicinandosi ai due amici.
    Nick era il migliore amico di William. Capelli castani ed occhi marroni profondi come l'inferno. Il fisico da urlo aveva attirato così tante ragazze da non fargli provare invidia per le conquiste dell'amico. Potevano considerarsi quasi fratelli. Erano cresciuti insieme ed era a casa sua che Will correva quando doveva fuggire dalla propria dimora. Jenny, la madre di Nick, teneva sempre delle lenzuola in più per quello che considerava un secondo figlio. Molte volte si era trovata a consolare il povero biondo singhiozzante a causa della brutta situazione familiare in cui si trovava. Ed ora William avrebbe potuto affidare la propria vita tra le mani del ragazzo senza dubitare un istante.
    -Non stiamo litigando. Figurati- ribatte Spike stizzito voltandosi verso il giardino dove passavano le pause a giocare a basket, a disegnare o a parlare delle ultime conquiste.
    -Si si. Vi ho visti. Stavate litigando- conferma il castano.
    Un ringhio esce dal petto di Spike che salta giù dal muretto camminando verso il giardino e lasciando dietro di se gli amici. Nick ed Oz erano abituati ai suoi silenzi, alle sue fughe improvvise. Dopo anni che si conoscevano avevano imparato a capire quando al loro amico prendeva uno di quei momenti in cui l'unica compagnia che voleva era quella di un foglio e di una matita, e lo lasciavano andare.
    -Credi dovremmo seguirlo?- domanda pacatamente Oz afferrando lo zaino da terra.
    Nick sospira seguendo con lo sguardo la camminata del biondo. Lo fissa mentre si butta sotto un albero gettando la tracolla di lato e prendendo il block ed il carboncino. Scuote il capo lentamente.
    -Credo abbia uno dei suoi momentacci. Forse lui ha...- comincia pensieroso.
    -Probabilmente si. Meglio lasciarlo solo- risponde il rosso senza farlo finire e cominciando a salire gli scalini per dirigersi verso gli armadietti e prendere i libri necessari alla giornata.
    William resta sotto l'ombra della grande quercia. La mano scorre lenta sul foglio lasciando tracce leggere di carboncino. Un profilo si delinea leggero. Il viso di una donna. I lineamenti delicati, gli occhi chiari e sorridenti, le labbra carnose. Accuratamente disegna i capelli abboccolati tenuti fermi da alcune forcine.
    L'aveva sognata ancora. Ormai era abituato a svegliarsi sudato e tremante durante la notte ma ogni volta il suo umore ne rimaneva intaccato. Si chiese quando avrebbe smesso di sognarla. Quando i suoi sogni sarebbero ritornati ad essere liberi, confortevoli. Si chiese quando lei se ne sarebbe andata da lui e quando lo avrebbe lasciato vivere normalmente.



    2

    Seduto con le spalle poggiate al tronco, William continua il suo disegno. La mano sfuma col pollice, ormai divenuto nero, i contorni di quel viso delicato, dolce. Il vento soffia tra le chiome degli alberi smuovendole e placando un poco il caldo tipico della California. Intorno a lui gruppi di studenti si divertono giocando, altri ripassano la lezione dell'ora successiva ed alcune coppie si perdono in famelici baci. William sorride sentendo le risate riempire il cortile.
    -Spikey!-
    La voce squillante della ragazza si distingue nella confusione. William sente spezzarsi il momento di tranquillità che si era creato e stringe il pugno contro il carboncino premendolo sul foglio. Dei passi veloci gli si avvicinano finché non distingue davanti a sé il corpo di una ragazza formosa. I capelli biondi ricadono lisci sulle spalle ed il vestito rosa è intonato con il resto degli accessori che indossa. Sul viso uno stupido sorriso.
    -Ciao amore- esclama questa chinandosi sull'erba e sedendoglisi accanto facendo attenzione a non sporcarsi.
    William sorride decidendo di ignorarla sperando che la ragazza decida di tornare a parlare di gossip con le sue amiche.
    -Amore, che facciamo stasera?- domanda quella accarezzandogli un braccio lasciato scoperto dalla manica della camicia arrotolata.
    -Harm, cosa ti avevo detto?- domanda quello alzando il capo a guardarla scocciato.
    Il viso di lei si trasforma in una maschera sofferente. Gli occhi semichiusi sono il segno che si sta concentrando per cercare di ricordare le parole del ragazzo. William rinuncia rispondendosi.
    -Uno, non chiamarmi con quegli stupidi soprannomi. Due, mi devi cercare solo quando è necessario, estremamente necessario. Ricordi?- chiede stampandosi sul viso un sorriso finto.
    Il viso di Harmony si contrae in una smorfia di dolore. Il labbro inferiore trema leggermente e gli occhi si riempiono di lacrime rendendoli lucidi.
    -Ma Blond Bear come puoi lasciarmi dopo tutto quello che abbiamo condiviso?- si lamenta frignando.
    William alza un sopracciglio scettico.
    -Harm, era solo sesso. Ero stato chiaro. Ci vediamo, scopiamo, ci salutiamo- sintetizza numerando l'ordine con le dita.
    -Ma io ti amo!- urla quella stringendosi al suo braccio.
    -Oh signore!-
    -Spikey, io ti amo- ripete convinta stringendo la sua presa. Spike perde il controllo del braccio e la sua mano segna una marcata linea sul foglio. Il viso della donna viene diviso in due da un segno preciso, netto. Piega il viso perdendosi in quel particolare per poi scuotere il capo e riportare la sua attenzione sulla ragazza di fianco a lui.
    -Questi, Harm, sono problemi tuoi, non miei- le dice chiaramente scostandola ed alzandosi da terra.
    Con le mani si pulisce i jeans sporchi d'erba ed afferra la tracolla. Ignora il lamento della bionda e si dirige verso l'ingresso spalancando la porta davanti a se. I corridoi vuoti gli indicano che le lezioni sono già cominciate da un pezzo. Con dei passi veloci arriva davanti al laboratorio di fisica. Silenziosamente apre la porta sperando che il professore non si accorga del suo ritardo. La richiude dietro di se sotto lo sguardo divertito di alcuni compagni e lancia uno sguardo fugace all'insegnante che di schiena scrive qualcosa alla lavagna. Con un sospiro comincia ad andare verso il proprio banco in fondo quando l'uomo anziano si schiarisce la voce continuando comunque a scrivere.
    -Grazie di averci onorato della sua presenza Shelby- lo rimprovera austeramente.
    Spike sospira pesantemente continuando a camminare. Mentre percorre le file di banchi si sofferma ad osservare la propria classe. Ai primi posti ci sono i secchioni che scrivono pagine e pagine di appunti e che sono l'orgoglio dei professori, poi ci sono le cheerleader che trascorrono le ore passandosi bigliettini con le ultime novità e decidendo che vestito mettere per la festa del sabato sera. Qualcuno fissa con lo sguardo vitreo la finestra sperando nel suono della campanella. Negli ultimi posti ci sono i suoi amici. Nick rulla placidamente una canna tenendo i piedi sul banco occupato solamente da un paio di Ray-Ban scuri. Oz dorme indisturbato con la testa tra le braccia piegate stanco per la nottata passata a suonare nel Bronze. Alla sua sinistra c'è Faith. Capelli mori ed occhi da cerbiatta. Era stata la sua ragazza per qualche tempo ma il loro non riuscire a restare fedeli li aveva portati a decidere di rimanere solo amici con il beneficio di qualche scopata occasionale.
    Dalla borsa prende il disegno e lo accartoccia passando il tempo rimante lanciandolo in aria e riprendendolo. Non appena la campanella suona gli studenti si alzano lesti per avvicinarsi alla porta. Il professore richiama la loro attenzione invitandoli a prendere posto nuovamente. Un sorriso artificiale sul viso.
    -Allora ragazzi, come sapete sta per arrivare una nuova studentessa da Los Angeles. Frequenterà il terzo anno e mi serve qualcuno che lo aiuti a recuperare la parte di programma svolto. E mi sono chiesto, chi meglio di un ragazzo del quinto?- chiede retoricamente.
    Con un colpo di tosse continua. -Shelby! Sarebbe così gentile da prestarmi attenzione?- esclama sfinito.
    William alza gli occhi incrociandoli verso i suoi. L'insegnante si scuote leggermente vedendoli freddi, colore del ghiaccio. Ignorandoli continua a parlare.
    -Credo che sia proprio lei il vincitore di questa ragazza- esordisce infine deciso chiudendo il registro.
    -No- risponde quello alzandosi e prendendo la tracolla sotto lo sguardo curioso dei suoi coetanei.
    -Come scusa?- chiede il professore leggermente stupito.
    -Ho detto di no-
    -Non aiuterai questa povera studentessa?-
    -Non ne ho la minima intenzione- risponde Spike strafottente, un sorriso sulle labbra.
    La mascella dell'uomo si contrae sotto lo sguardo del ragazzo. Chiude gli occhi decidendo di lasciar perdere. Ormai quasi tutti avevano imparato a lasciarlo stare.
    -Benissimo- conclude quello sedendosi sulla poltrona.
    Gli studenti si alzano lasciando la stanza. Nei corridoi si riversano i vari ragazzi che si dirigono verso la mensa. William li segue raggiungendo Nick ed Oz. Dietro di loro Faith. Quando arrivano alla mensa prendono posto nel tavolo che tutti sanno essere il loro.
    -Quindi, perché non lo fai?- esordisce Oz lasciandosi cadere mollemente sulla sedia.
    -Non mi va-
    Una ragazza si siede vicino a William posandogli un delicato bacio sulla guancia. Per un istante gli occhi di lui si addolciscono scaldandosi e prendendo una leggera sfumatura di blu. L'ombra di un sorriso sulle labbra.
    -Ciao amore- le dice volgendo lo sguardo verso di lei.
    -Ciao Ashley- dice Nick sedendosi accanto alla nuova arrivata che arrossisce furiosamente.
    -Ciao Nick-
    Il castano alza una mano ad accarezzarle una guancia dolcemente sentendola calda sotto il suo tocco. William sbuffa tirandosi indietro.
    -Nick, lascia stare mia sorella- lo avverte prontamente consapevole della cotta dell'amico per la ragazza e la sua poco buona fama.
    Ashley alza gli occhi in alto. Aveva tre anni meno di lui eppure quello si comportava come se fosse ancora una bambina. Sente una mano del fratello allungarsi ad accarezzarle la schiena per scusarsi. Sorride prontamente rivolgendo gli occhi verso Nick.
    -Avete saputo la novità?- chiede vivacemente Ashley guardando Faith sedersi.
    -Della nuova ragazza? Si, lo sappiamo- le risponde la mora porgendo a tutti il proprio pranzo.
    Ogni giorno uno di loro si occupava di prendere il pranzo per tutti così da evitare ad ognuno la fila almeno per qualche giorno.
    -Sembra verrà nella mia classe. Mi hanno chiesto di aiutarla- dice la più giovane addentando il proprio panino.
    Oz fissa disgustato l'ammasso verde posto nel piatto che dovrebbe essere verdura. Con un sopracciglio alzato la smuove sentendo la molle consistenza.
    -Sai, dovresti mangiarla, non sezionarla- gli dice William fissando il suo piatto.
    Oz alza la testa per guardare il biondo. -Ma hai visto che schifo?! Dio mi chiedo di cosa sia fatto-
    -Comunque dovresti mangiarla- ripete Spike prendendo una forchettata ed avvicinandola alla bocca.
    -Ehi amico, sei davvero sicuro di volerlo fare?- domanda con la forchetta per aria Oz fissandolo serio.
    -Nick, digli qualcosa anche tu-
    Entrambi si voltano a fissare l'amico che, col viso basso, è occupato ad ingurgitare quanto più velocemente possibile il cibo nel piatto prendendo qualcosa anche dal piatto di Ashley. Spike ghigna soddisfatto.
    -Credo stia dando ragione a me- dice ad un Oz scioccato dalla voracità dell'amico.
    -Puoi prenderlo tutto, a me non ispira- dice Ashley allontanando il vassoio da sé ed allungandolo al castano che, soddisfatto, si impegna per finire entrambe le porzioni.
    -Avevano chiesto anche a me di aiutarla- dice infine Spike inghiottendo alla sorella.
    Questa alza gli occhi. Blu e blu si specchiano.
    -E perchè l'hanno chiesto a me alla fine?- chiede accigliata.
    Spike alza le spalle sorridendo. -Ho detto che non l'avrei fatto-
    Ashley scuote il capo contrariata dal comportamento del fratello. Erano anni che lo vedeva comportarsi in quel modo senza riuscire a fargli capire che gli avrebbe portato solo guai.
    -Bè, comunque arriva domani- dice Faith tranquilla alzandosi per posare il vassoio.
    -Avrai ancora tempo per me vero amore?- chiede Nick distogliendo l'attenzione dal cibo e guardando la sorella di Spike dolcemente.
    William ruota gli occhi alzandosi dal tavolo. -Io me ne vado. Tutte queste smancerie mi danno la nausea- esclama urtato.
    Lascia dietro di se gli occhi confusi dei quattro ragazzi e si dirige verso il parcheggio. Qui la sua auto spicca tra le altre. Canticchiando una canzone dei Ramones mette in moto lasciando dietro di sé l'edificio. Percorre il grande viale che conduce alla periferia di Sunnydale. Svolta in una via alberata che termina con un grande cancello in ferro battuto. Tutto intorno la siepe nasconde l'abitazione. Quando oltrepassa il cancello riesce a vedere la propria casa. L'edificio in peperino è una grande villa composta da due piani. Il piazzale davanti è occupato da una fontana che spruzza acqua in strani giochi. La serietà e l'austerità dell'edificio si rispecchiano all'interno attraverso l'arredamento e le grandi scalinate di legno. Le luci delle stanze spente e le finestre chiuse trasmettono un senso di freddezza che riempie il ragazzo facendolo tremare leggermente. La villa era composta da moltissime stanze, molte delle quali chiuse a chiave dal padre. Ed il calore presente quando c'era ancora sua madre era scomparso quando lei era stata portata via.
    -Molto gentile fratellone. Davvero molto gentile- dice Ashley entrando dietro di lui col fiatone.
    William si volta scosso dall'improvvisa interruzione del silenzio.
    -Cosa?- chiede prestandole attenzione.
    -Stai bene?- chiede lei avvicinandosi e stringendolo in un abbraccio.
    Era buffo come lui si sentisse amato e al sicuro tra le braccia della sorella di molto più bassa di lui.
    -Io..l'ho sognata ancora- le spiega quasi sussurrando.
    Il viso di Ashley si riempie di dolore riuscendo a percepire il disagio del fratello. Sospira tirandolo giù per fargli poggiare la testa sulla sua spalla.
    -Mi verrà la gobba così- le dice ridendo lui.
    Una manata lo colpisce sulla schiena facendo ridere entrambi. Poi si staccano col sorriso ancora sulle labbra. William si dirige in cucina seguito dalla sorella che prende posto su uno sgabello.
    -Quindi, cosa vuoi a pranzo?- domanda quello prendendo da uno sportello una pentola.
    -Bè, sarebbe bello se facessi un pò di pasta ed un pò di insalata. Ah e se lasciassi in pace Nick sarebbe davvero perfetto- risponde lei con un sorriso divertito.
    William si volta verso il frigo prendendo una confezione di pasta fresca all'uovo.
    -Non è che mi fidi moltissimo di lui- le rivela prendendo la salsa per il sugo.
    -Lo so. Ma ormai posso scegliere per me. Sono in grado di decidere quello che voglio-
    -No se quello che vuoi è Nick. Questo è il chiaro segno che non sei ancora in grado di decidere per te-
    -Smettila, non sei mio padre-
    -Per fortuna-
    Il silenzio cade tra i due. William continua a mescolare il sugo controllando di tanto in tanto se l'acqua bolle. Ashley si morde la lingua ripensando alle proprie parole. Perchè aveva tirato fuori suo padre? Non sapeva che per Will era un argomento difficile? Sospira scendendo dallo sgabello ed andandogli vicina cingendogli la vita con le braccia.
    -Will, a me piace davvero Nick-
    Il ragazzo sospira.
    -Lo so- borbotta contrariato.
    -Ed io piaccio a lui-
    -Lo so-
    -E lui non si fa avanti solo perchè ha paura di te-
    -Lo so-
    -Dio ma ti sei incantato?! Di qualcosa di diverso-
    -Cosa vuoi che ti dica?- chiede lui voltandosi e prendendola tra le braccia.
    -Che visto che mi vuoi bene non interferirai più tra noi- propone lei speranzosa.
    -Ma lo sai quante ragazze si è fatto?- chiede alzando la voce.
    Lo sguardo della ragazza passa dallo speranzoso al sofferente. Tutti sapevano delle relazioni dei due ragazzi. E che anche Nick avesse le sue numerose tacche sulla cintura non era un mistero per lei. Eppure quel pensiero la faceva ancora un pò soffrire e logorare di gelosia.
    -Uno può cambiare- sussurra debolmente.
    -No, non credo-
    -Spera di si, perchè tu sei peggio di lui- ribatte acida.
    William sospira nuovamente. Odiava ammetterlo ma lei aveva pienamente ragione.
    -Ok. Ad una condizione- le dice infine dopo aver riflettuto qualche secondo.
    -Quale?- chiede lei, un sopracciglio alzato.
    -Se solo fa qualcosa che ti fa soffrire, mi permetterai di prenderlo a calci nel sedere da costa a costa-
    Ashley sorride al fratello baciandolo sulla guancia.
    -Credimi, se mi fa soffrire sarò io a prenderlo a calci fino all'altra costa- lo rassicura sorridendo.
    William si rilassa tornando a guardare il sugo. Sua sorella aveva ragione, ormai era grande per prendere le sue decisioni eppure non riusciva a lasciarla andare.
    -Ehi?- la sua voce lo richiama all'attenzione e si volta per guardarla.
    -Ti voglio bene- gli dice con la mano poggiata sulla maniglia della porta.
    -Ti voglio bene anche io amore-



    3

    La mattina dopo la città è avvolta da un caldo afoso. Il vento è scomparso togliendo ai cittadini anche l'ultimo sollievo. I ventilatori sono azionati nelle case e le piscine sono piene già dalla prima mattina. Gli studenti si avvicendano per la strada accaldati cercando un refrigerio sventolando depliant di pubblicità.
    William esce di casa prendendo le chiavi della moto. Il giardiniere con un lungo tubo verde innaffia le aiuole impedendo che diventino gialle e secche. Le rose, di vari colori come le aveva piantate sua madre, trasmettono la leggera allegria ed il piacevole calore che una casa dovrebbe avere e che la sua, purtroppo, aveva perso molti anni prima. Lascia il casco sul tavolo degli attrezzi in garage e monta a cavallo dell'Harley Davidson nera. Ashley scende dopo pochi minuti e sale dietro di lui stringendogli i fianchi con le gambe e le braccia. I capelli neri lasciati liberi ed il viso coperto solo da un paio di occhiali da sole.
    -Dove credi di andare vestita così?- domanda lui osservandole dallo specchietto le gambe lasciate scoperte da una minigonna nera. Indossava la succinta gonna accompagnata da un top chiaro che lasciava intravedere le curve del seno attraverso la generosa scollatura.
    -Dannazione è tardi. Non abbiamo tempo per questo ora- gli risponde battendo sull'orologio.
    Spike chiude gli occhi reprimendo la rabbia. Sapeva che Nick non avrebbe resistito a quello ed era proprio ciò che temeva.
    -Ok. Andiamo- le dice accendendo e partendo.
    Una volta raggiunta la scuola parcheggia accanto alla moto dell'amico castano ed al furgone del rosso.
    -Buongiorno ragazzi- dice Will sistemandosi la maglia.
    Osserva gli occhi di Nick uscire fuori dalle orbite davanti al fisico di Ashley. Volta lo sguardo verso un'altra parte evitando così di torcergli il collo.
    -Ciao amore- esclama il castano languidamente.
    Ashley si avvicina e gli si siede in braccio sotto lo sguardo felice del ragazzo che porta le mani a stringerle la vita possessivamente. William borbotta qualcosa prima di dirigersi verso la classe di letteratura. Oz sorride ammiccando agli altri e lo segue di corsa portandosi dietro lo zaino pieno di libri. Quando lo raggiunge lo trova davanti alla macchinetta del caffè.
    -Dai Spike, sai che sarebbe finita così- Con un calcio, William colpisce la macchinetta che immediatamente gli butta il resto. Sorridente prende il bicchiere con il denso liquido nero. Sorseggiando si volta verso il rosso.
    Borbotta qualche parola confusa sorseggiando il caffè dal bicchiere deformato dalla forte stretta.
    -Insomma Spike, Ashley è una bella ragazza, dolce e simpatica. Eri consapevole che prima o poi qualcuno avrebbe finito per farle la corte. Non puoi per sempre impedire che si trovi un ragazzo-
    William deglutisce ripensando a sua sorella tra le braccia del suo migliore amico. Come si sarebbe comportato se tra loro non andava? Nick era sempre stato pronto ad aiutarlo, a consolarlo, a fare tutto quello che gli serviva. Ora non poteva essere da meno. Ma cosa poteva fare se dall'altra parte c'era sua sorella? La persona che gli era stata più vicina dentro casa, che aveva cercato di aiutarlo, che conosceva i suoi segreti più profondi, che sapeva tutta la storia, la verità.
    -Eppure quando le dicevo che ero io l'uomo della sua vita lei confermava tutto- si lamenta con tono infantile.
    Oz scoppia a ridere divertito. -Spike, aveva cinque anni!-
    -Dettagli. Era una bimba intelligente- protesta a bassa voce.
    -Will, ammettilo. Ashley è cresciuta. Ora devi solo continuare a fare il fratello solo in modo meno invadente- lo calma dandogli leggere pacche sulla spalla.
    -Lo so. Devo solo abituarmi. Tutto qui- risponde sorridendo, cercando di tranquillizzare il rosso preoccupato.
    Di comune accordo si dirigono verso l'aula passando attraverso la folla degli studenti che si accalcano nei corridoi.
    -E così oggi arriva quella nuova. Ashley e Nick la stanno aspettando fuori. Sai tua sorella dovrà badare a lei-
    -Non è un cagnolino Oz-
    Dietro di loro si sentono le voci divertite dei due ragazzi. Nick ride per una battuta seguito da Ashley. William si volta cercandoli con lo sguardo e li vede parlare fermi davanti all'ingresso. Il ragazzo tiene lei per la vita stringendola a sé possessivamente mentre la ragazza nuova è di schiena. I lunghi capelli biondi sono arricciati in boccoli perfetti e le ricoprono il busto per metà. Nick nota lo sguardo curioso dell'amico e saluta cortesemente le ragazze correndo verso Spike.
    -Allora. Scopabile?- chiede quello sorridendo.
    Nick si passa una mano sulla nuca storcendo la bocca. Il nervosismo è evidente attraverso le sue parole, la tensione palpabile.
    -Spike..senti..- comincia incerto.
    William incrocia le braccia impaziente.
    -Nick, parla. Velocemente però. Che c'è?- chiede frettolosamente curioso di vedere la nuova ragazza.
    Con un profondo respiro quello prende il coraggio per cominciare a parlare. Ma non fa in tempo ad aprire la bocca che la ragazza bionda si volta incrociando gli occhi in quelli blu di Will. Il viso dalle fattezze angeliche, gli occhi verde smeraldo ed il piccolo naso all'insù la rendono perfetta ai suoi occhi. Spike deglutisce sentendo un dolore lancinante colpirgli la testa. Si porta una mano al capo mentre il profilo della nuova ragazza si mischia con quello della donna dei suoi sogni, dei suoi disegni. L'amaro in bocca gli causa un senso di nausea e sente lo stomaco contrarsi. Nick gli si avvicina poggiandogli una mano sulla schiena.
    -Boss, tutto ok?- domanda allarmato.
    William respira profondamente alzando la testa e fissandolo attentamente. Con uno scatto si allontana per avvicinarsi all'uscita e raggiungere l'esterno. L'aria gli sferza contro il viso scaldandolo maggiormente. Si guarda intorno confusamente per poi correre verso la fontana in giardino. Con due mosse veloci si bagna il viso cercando di cancellare dalla mente le immagini sfocate che vi sono impresse. Una donna..un corridoio...delle grida femminili...la nuova ragazza..bionda..i suoi occhi verdi...altri occhi verdi..freddi..folli..
    Nick si avvicina a lui correndo tenendosi il cuore.
    -Cazzo amico. Dovresti fare il maratoneta- gli dice praticamente sbracandosi sul peperino della fontana.
    Spike gli si siede accanto. Il viso bagnato e la maglietta leggermente sudata. In cima alle scale Ashley lo guarda rammaricata vicina alla nuova ragazza. Dietro di loro Faith ed Oz che scuotono il capo apprensivi.
    -Tutto ok?- chiede Nick dopo aver ripreso fiato.
    William stringe gli occhi fino a vedere delle forme psichedeliche. Il cuore batte veloce ed irrequieto. Le mani tremano ed il sangue nelle vene è gelato.
    -Si Nick, solo..cazzo. E' stato come avere un'allucinazione- gli rivela confuso.
    -Spike, non sai quanto mi dispiace-
    -Non è colpa tua Nick. Solo..ma l'hai vista? È identica!- geme dolorosamente.
    Nick si piega in avanti piegando i gomiti sulle ginocchia. Incrocia le mani giocando con un anello.
    -L'ho vista. È quello che cercavo di dirti. Ma Spike, lei verrà a scuola qui. Devi abituarti- lo avverte affettuosamente.
    Quello alza gli occhi fino ad incontrare quelli dell'amico. Vedere la fotocopia della donna dei suoi incubi era stato uno shock per lui ed ora la consapevolezza di doverla incontrare tutti i giorni fino alla fine dell'anno lo terrorizzava.
    -Come farò? Non sono riuscito in nove anni a superare tutto questo, come farò ora?- domanda rabbioso.
    -Ci siamo noi con te. Puoi farcela. Magari questo ti spingerà a superare tutto una buona volta- suggerisce l'altro alzando le spalle.
    -Lo spero Nick. Dio lo spero veramente-


    4

    Durante la seconda ora William stava tentando di ascoltare la lezione di matematica impedendosi di soffermarsi a guardare fuori dalla finestra dove la classe di sua sorella stava facendo educazione fisica. Un gruppo di giovani studentesse correva lungo il campo, altre stavano sedute a terra per fare stretching, altre ancora sistemavano il materiale per gli esercizi dell'ora. Sua sorella stava tra quelle che facevano stretching. Aveva già fatto i suoi giri di campo ed ora attendeva senza fretta che la professoressa cominciasse ad emettere assordanti fischi attraverso il fischietto blu che aveva appeso al collo ordinandole di correre quando lei stessa ne avrebbe avuto di gran lunga più bisogno. La ragazza bionda era vicino a lei, piegata fino a toccare con la fronte la gamba allungata a terra. Erano due ore che pensava a lei. Non riusciva a togliersi dalla mente i suoi occhi, di uno smeraldo mai visto, più profondi ed espressivi di qualsiasi paia d'occhi avesse mai visto. Mentre torna a concentrarsi sui limiti e sul grafico della funzione, si sofferma su un dettaglio.
    Erano due ore che pensava solo a lei.
    Ed ancora non sapeva il suo nome.

    -Mi aiuterai vero?- chiede un supplicante Nick mentre escono dall'aula di matematica.
    Oz era uscito prima di loro perchè aveva rischiato di crollare addormentato a terra ed aveva deciso di gettarsi sotto le coperte di casa senza ulteriori ripensamenti. Ora sicuramente stava con la mente in un altro luogo, ignaro dei problemi degli amici.
    -Nick, a fare cosa dannazione?!- sbotta l'ossigenato voltandosi di colpo verso l'amico.
    Nick alza le sopracciglia leggermente stupito. Fissa lo sguardo allucinato del biondo e sospira. Lo aveva visto durante la lezione fissare la bionda senza riuscire a prestare attenzione nemmeno un secondo.
    -A fare matematica. Sai che la odio- gli risponde decidendo di evitare osservazioni sullo stato dell'altro.
    -Odio anche io matematica. Lo sai. Odio qualsiasi materia che viene insegnata in questa maledetta scuola. Odio questa scuola. Odio questa città. Cazzo, odio anche questo stato!- esclama infine alzando la voce.
    Le persone intorno a lui si voltano fissandole curiose. Nel liceo di Sunnydale era normale che ogni tanto qualche studente perdesse la pazienza e desse di matto urlando o scoppiando a piangere in mezzo a tutti, senza alcun preavviso. Ma che questa persona fosse William Shelby era una cosa che sorprendeva tutti. Il giovane londinese non attirava mai l'attenzione su di se. Imponeva il proprio comando senza bisogno di dire una parola, con uno sguardo riusciva a trasmettere il proprio volere e tutti lo rispettavano temendo di essere altrimenti pestati a sangue. Molti ragazzi che si erano ribellati si erano ritrovati poi con labbri spaccati ed occhi gonfi e nessuno ci teneva a ricevere più pugni da Spike. Si era così formata una gerarchia dove il biondo era in cima insieme ad i suoi amici, e gli altri dovevano solo obbedire.
    -Spike, sei sicuro di stare bene? Perchè non vai a casa a riposarti?- suggerisce Nick prendendogli un braccio e costringendolo a voltarsi.
    William ringhia scostando la sua mano dal proprio braccio bruscamente.
    -Sto bene- risponde deciso.
    -Mi aiuterai?- ritenta il castano.
    -Ma dannazione, ti ho detto che odio anche io quella materia del cazzo!-
    -Ma tu sei comunque capace anche se non ti piace. Io non ci riesco proprio- spiega triste.
    Spike sbuffa rumorosamente riprendendo a camminare.
    -Ok dannazione. Se ti dico di no ci manca poco che ti metti a piangere. Stai diventando un piagnucolone- lo rimprovera bonariamente.
    Nick chiude gli occhi impedendo al proprio braccio di partire per colpirlo sul viso. Lo avrebbe sicuramente mandato a terra ma non voleva far incazzare il suo migliore amico più di quanto già non fosse.
    -Grazie. Ti chiamo allora. Ora scusami ma la mia ragazza ha appena finito gli allenamenti- gli dice prendendo a camminare veloce verso l'uscita per raggiungere Ashley che stava preparando la borsa.
    Spike lo afferra per il collo della camicia nera e lo ritira a sé.
    -Ora ascoltami attentamente. Ho pensato molto a questa relazione tra voi due. Non vi impedirò di vedervi. Non posso, altrimenti lo farei. Tu non sei di sicuro la persona che io vorrei vederle accanto ma mi devo accontentare. E non che ti voglia male amico, ma lo sai. So molto bene quante donne ti sei fatto ed odio l'idea che mia sorella possa diventare un'altra tacca sulla tua maledetta cintura. Quindi, voi divertitevi, uscite, baciatevi, fate sesso e quello che ti pare. A me non importa finché il viso di mia sorella è illuminato da un sorriso. Ma se solo le vedo una lacrima o anche gli occhi lucidi a causa tua, non avrai il piacere di incontrare il tuo migliore amico quando mi vedrai ma solo un fratello incazzato. Chiaro?-
    Nick resta immobile qualche secondo assimilando tutte le parole dette. Il corpo ancora piegato in avanti, il colletto della camicia tirato, le mani e le gambe leggermente ciondolanti. Il respiro è trattenuto. Gli occhi sono fissi in quelli dell'amico che sono ancora blu, segno che non è molto arrabbiato. Deglutisce bagnandosi le labbra.
    -Spike, so a cosa vado incontro. So che quando si tratta di tua sorella tu diventi un'altra persona. Ne sono consapevole. Ma sono anni che Ashley mi piace e mi sono nettamente stufato di non farmi avanti per paura. Sei il mio migliore amico. Se tra noi dovesse finire, allora faremo a scazzottate quanto vuoi. Dopo ci andremo a bere su. Ma credimi quando ti dico che sono serio questa volta. Non è solo una tacca sulla mia cintura- gli promette seriamente.
    William sorride dandogli una pacca sulla spalla. Sistema il colletto della camicia dell'altro e riprende a camminare.
    -Dopo la scazzottata in caso andremo a berci sopra- ripete uscendo in cortile verso il posto che occupano sempre. -Un'altra cosa- esclama richiamandolo indietro, -per quella cosa del sesso, cerca di tenerlo nei pantaloni il più possibile ok?- gli dice ridacchiando e sentendo l'amico ridere a sua volta.
    Nick rilassato si avvicina alla porta dove Ashley lo stava aspettando. Negli occhi della ragazza si legge la preoccupazione.
    -Amore tranquilla. Voleva solo vedere se fossi convinto di questo- le dice prendendole una mano e baciandola.
    -E lo sei?- chiede lei avvicinandosi e circondandogli il collo con le braccia.
    Nick sorride. Le prende la vita con le mani e la avvicina a sé. Posa le sue labbra su quelle morbide della ragazza. Quando il bacio finisce e si staccano ansimano entrambi. Il sorriso è presente in entrambi i visi ora.
    -Completamente- la tranquillizza dolcemente.

    -William, noi dobbiamo parlare. Seguimi-
    L'insegnate di fisica sta poggiato allo stipite della porta della sua aula. Sul viso un'espressione seria. Il completo grigio influisce a consegnare un'immagine austera e professionale dell'uomo che ormai insegnava nel liceo di Sunnydale da anni. Presto sarebbe andato in pensione.
    Spike china la testa consapevole del discorso che sta per ascoltare e della propria situazione scolastica. Una sola parola poteva riassumerla efficacemente: critica. Le sue numerose assenze avevano fatto si che perdesse vaste parti di programma mai recuperate. Il carattere indipendente ed aggressivo lo aveva portato ad essere odiato dalla maggior parte degli insegnanti che non vedeva l'ora di votare per la bocciatura.
    -Siediti William- gli dice l'uomo indicandogli una sedia posta davanti alla cattedra. Su questa numerosi registri aperti, compiti in classe e fogli compilati a mano.
    Con un sospiro si accomoda allungando le gambe lunghe e stringendo tra le mani la tracolla.
    -Ascolta ragazzo. Ho parlato con gli altri insegnanti. A lungo. Non è un segreto per te che la maggior parte di loro vuole farti ripetere l'anno vero?- chiede incrociando le braccia sulla pancia pronunciata.
    -Lo so signore-
    -Non vieni mai e quando vieni combini qualche casino dei tuoi. Hai quattro sospensioni, venti richiami a casa, le note sono infinite. E tutto questo non serve a nulla. Cosa dobbiamo fare con te William?- chiede sfinito passandosi una mano sulla fronte.
    Con un gesto veloce si sfila gli occhiali tondi strofinandoli con una pezza per pulirli.
    -Mi dispiace- risponde poco convinto Spike.
    -Non devi chiedere scusa. Devi solo capire che se continui così questo non sarà l'ultimo anno che passi in questa scuola- l'uomo fa una pausa fissando il diciottenne davanti a sé, poi riprende più amichevolmente, -Ascolta William. Io so della tua brutta situazione. Conosco tuo padre e sono consapevole del suo comportamento. Ti comprendo, ma fino ad un certo punto. Posso capire la voglia di ribellarti, di fuggire, di dimostrare di essere forte. Ma questo ora sta nuocendo a te stesso. Perdere un anno è qualcosa di grave per un ragazzo come te. Sei intelligente, sveglio, estremamente dotato. Potresti raggiungere risultati spaventosi con un minimo di impegno-
    William sbatte i pugni sulla scrivania alzandosi in piedi e sovrastando l'uomo dal suo metro e novanta.
    -Lei non sa un cazzo di me. Lei non ha avuto un padre che lo picchiava giorno e notte per qualsiasi cosa per otto maledetti anni. Lei non ha vissuto in un ambiente come il mio. Non ha una..- si blocca premendosi una mano sulla bocca e gemendo. Gli occhi si illuminano riempiendosi di lacrime mai versate.
    -Si William, parla, parlane con qualcuno- lo sprona avvicinandosi.
    -No. Io non ho bisogno di parlare con nessuno. La smetta di assillarmi. Mi creda, io quest'anno mi diplomerò. Smetta di preoccuparsi. La saluto- conclude uscendo dalla porta che si richiude sbattendo.
    Correndo William attraverso il corridoio diretto verso la macchinetta del caffè. Nel percorso urta varie persone che si voltano protestando per poi zittirsi quando vedono chi li ha colpiti. Continua a correre fino alla grande sala. Qui gruppi di ragazzi oziano impedendosi di pensare che tra pochi minuti sarebbero dovuti ritornare in classe. Adocchiata la macchinetta con due lunghe falcate la raggiunge scostando una ragazza che gli impedisce la visuale. Non appena la strada è libera vede davanti a sé la macchinetta e la ragazza bionda intenta a scegliere cosa prendere. Gli occhi si spalancano leggermente, il fiato si fa corto. La lingua esce con un guizzo a bagnare le labbra secche. Cosa poteva fare? Evitarla fino alla fine dell'anno non se ne parlava. Già ora cominciavano a sorgere i problemi. La vedeva ovunque: fuori dalla finestra durante le ore, alla macchinetta del caffè, alla mensa, sembrava essere ovunque.
    Con altri due passi decisi le si mette dietro tossendo per informarla della propria presenza. Questa si gira e per la prima volta si trovano faccia a faccia con solo pochi centimetri a dividerli. Spike la osserva attentamente evitando di soffermarsi immediatamente sul viso. Gli occhi scendono sulle gambe toniche ed abbronzate, ai piedi un paio di scarpe aperte col tacco che la facevano sembrare meno bassa. Indossava una minigonna al ginocchio verde con una maglietta bianca scollata da cui poteva vedere le forme del seno sodo. Sofferma gli occhi su questo particolare inclinando la testa di lato. Poteva distinguere i capezzoli attraverso la stoffa sottile della maglia. Deglutisce sentendo i pantaloni improvvisamente più stretti. Alza ancora gli occhi ignorando il fastidio della sua erezione e fissa attentamente il collo scoperto, fino a fermarsi con un sospiro sul viso. Gli occhi lo fissavano stupiti a causa del lungo esame. I capelli, legati da una coda severa, lasciava le strisce d'oro cadere in boccoli leggeri sulle spalle, fino alla schiena. William avrebbe voluto passarci la mano attraverso. Chiude i pugni controllandosi. La guarda ancora. Le labbra erano carnose, perfette, leggermente lucide. Come sarebbe stato baciarle? Si morde dolorosamente il labbro inferiore maledicendosi mentalmente. Cosa pensava? Di poterla baciare? Di essere in grado di non pensare a lei mentre la guardava?
    -Tutto ok?- chiede infine quella interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
    Spike le sorride chinando lo sguardo. Perchè sorrideva? Cosa era successo dal momento in cui l'aveva vista? Dove era il mal di testa ed il fiume di ricordi? Sapeva che presto sarebbero tornati.
    -Si- risponde secco.
    La ragazza bionda alza le sopracciglia sentendo l'ostilità nella sua voce. Incrocia le braccia sotto il seno mettendolo ancora più in risalto. Spike geme piano pregando di non essere sentito. Il gonfiore nei pantaloni aumenta. Si morde la lingua. Il sapore del sangue lo investe.
    -Perfetto- dice quella altrettanto aspramente.
    -Quindi, sei quella nuova. Com'è che ti chiami?- chiede ghignando e poggiandosi con una spalla alla macchinetta osservandola prendere un caffè macchiato. Sorride ironicamente.
    -Mi chiamo Buffy, Buffy Summers-
    William scoppia a ridere gettando il capo indietro. Il pomo d'Adamo si muove attirando l'attenzione della ragazza che si incanta a fissarlo rapita. Per la prima volta lo osserva. Capelli ossigenati, occhi blu come l'oceano e profondi da far male, labbra perfette, una cicatrice sul sopracciglio lo rendeva maledettamente sexy, fisico da urlo. Poteva sentire la consistenza dei suoi muscoli senza toccarli. Sembravano scoppiare nell'aderente maglietta nera. Sente la bocca secca ed un leggero calore nella pancia.
    -Buffy? Tua madre era drogata quando ti ha partorita?- chiede quello prendendo fiato.
    Accigliata, Buffy lo fissa truce.
    -Mi chiamo Elisabeth. Buffy è solo un soprannome- specifica prendendo un sorso di caffè tentando di ignorare la voglia di prenderlo a pugni. -E tu come ti chiami?-
    -Spike- risponde ritornando serio.
    Buffy alza un sopracciglio. Spike sorride per questo atteggiamento che hanno in comune.
    -E tu vieni a prendere in giro me? Insomma sei tu che hai un nome da cane- lo deride gettando il bicchiere vuoto nel cestino.
    Intorno a loro le persone si bloccano per ascoltare il pacifico scontro tra i due. Era la prima volta che qualcuno osava dire qualcosa sul soprannome dell'ossigenato ed ora volevano vedere la reazione di Spike. Qualcuno vede i pugni del ragazzo stringersi a pugno e la mascella contrarsi. Si sente una voce dal corridoio che grida di chiamare urgentemente Nick. Un ragazzo si precipita fuori sotto il sole cocente. Con gli occhi fruga il parco alla ricerca del castano, l'unico in grado di fermare Spike. Lo vede seduto sotto un albero intento a chiacchierare con Ashley seduta tra le sue gambe. Ridono divertiti con le dita delle mani incrociate. Quando vedono un ragazzo trafelato correre verso di loro il sorriso scompare.
    -Nick..devi correre...loro..- dice questo affaticato piegandosi contro l'albero.
    Ashley si alza portando con se anche Nick.
    -Parla ragazzino. Che succede?- domanda il castano prendendolo per le spalle e scuotendolo.
    -Spike..e la nuova ragazza..loro...- comincia a spiegare.
    Nick lo lascia contro l'albero e prende a correre verso l'edificio. Non avrebbe dovuto lasciarlo solo ne era consapevole ma non pensava che potesse incontrarla ora che lui non c'era. Cosa si aspettava? Avevano tutti un pò di tempo per riposare e non aveva pensato minimamente a questa possibilità perdendosi solo a divertirsi con la propria ragazza. Ed ora Spike si ritrovava a fare i conti con la fotocopia del suo peggiore incubo, dei suoi ricordi dolorosi. Era stato uno stupido.
    Quando entra nella stanza l'unico rumore è quello della porta che viene spalancata. Alcuni ragazzi si voltano verso di lui che continua a camminare fino ai due biondi che continuano a fronteggiarsi. Con un braccio circonda le spalle di Buffy sorridendole mestamente.
    -Ciao amore. Vedo che hai fatto la conoscenza di Spike- le dice voltandosi verso il biondo.
    -Ciao Nick- risponde questa sorridendo.
    -Che vuoi?- chiede Spike scocciato dall'intrusione.
    -Bè molte cose. Per ora voglio andare in classe. Andiamo in classe Spike?- propone lasciando la ragazza e prendendo l'amico per un braccio trascinandoselo dietro.
    Non appena svoltano l'angolo Nick apre la porta di un ripostiglio tirandocelo dentro.
    -Cosa diamine ti è preso?- sbotta a voce alta alzando le mani al cielo.
    William si siede su una scrivania impolverata passandosi le mani sulla fronte.
    -Che cazzo ne so Nick?!- risponde fissando l'amico camminare avanti ed indietro nell'angusto stanzino.
    -Dimmi che non stavi per alzare le mani verso una ragazza- gli dice pregandolo quasi.
    Spike china lo sguardo imbarazzato. Era stato davvero così vicino a picchiarla? A picchiare una ragazza?
    -Dannazione Spike! Ma che ti prende?-
    -Io non lo so ok? Un minuto ero in preda dell'eccitazione e quello dopo mi sono ritrovato a prepararmi per balzarle contro- gli spiega confuso.
    -Fortuna che mi hanno chiamato allora- borbotta infine sedendoglisi accanto.
    -Nick ho perso il controllo. Quella ragazza non ha fatto nulla per farmi incazzare tranne ridere del mio soprannome, eppure ero pronto a saltarle addosso- gli dice preoccupato.
    Nick sospira. Una mano sulla nuca per schiarire i pensieri e trovare le parole.
    -Spike, devi imparare a distinguere le due persone-
    -Dannazione so che Buffy non è lei. Ma mi fa andare fuori di testa- si lamenta.
    -Io lo so. Lo capisco. È comprensibile per te dopo quello che è accaduto. Ma Will quella ragazza non c'entra nulla con tutto questo. Devi solo imparare a convivere con questa somiglianza-
    -Parli bene te- lo rimprovera.
    Nick chiude gli occhi cercando le parole adatte.
    -Spike io so che non posso capire cosa provi o cosa hai provato. È oltre la mia immaginazione. Ma questo non significa che non sappia che tu stia male. Voglio trovare il modo per aiutarti. Ma non posso aiutarti se tu non ti aiuti per primo-
    -E come dovrei aiutarmi sentiamo?- risponde inacidito il biondo fissandolo arrogantemente.
    -Ad esempio parlando con uno psicologo. Ti farebbe bene- propone tranquillo come se gli avesse proposto di fare un giro al luna park.
    -Nick, ci sono stato già nove anni fa e non è servito a nulla. Cosa sarebbe diverso ora?- chiede alzandosi in piedi e fronteggiandolo.
    -Bè, ad esempio che hai diciotto anni e si presume che tu sia leggermente più maturo di quando ne avevi solo nove. Solo per fare un esempio- ribatte a tono alzandosi alla sua altezza.
    Biondo e castano si fissano stringendo le mascelle. Spike stringe i pugni respirando affannosamente trovandosi in una situazione spiacevole. Odiava quando qualcuno gli diceva cosa fare o cosa era meglio per lui. E soprattutto odiava quando quella persona aveva ragione. Nick ora aveva ragione.
    -Dannazione! Non voglio andare da un maledetto strizzacervelli!- urla contrariato dandogli le spalle e tirando un calcio al mobile dei cancellini.
    -Fa come ti pare. Tieniti i tuoi incubi, tieniti i tuoi ricordi. Tieni tutto dentro e vedrai come finirai per avere una maledetta crisi isterica un giorno- sbotta dandogli una spinta sulle spalle.
    William si volta guardando l'amico infuriato. Gli occhi stretti lanciavano saette d'ira.
    -Scusami. Hai ragione. Mi dispiace- borbotta a bassa voce vergognandosi.
    Nick accenna soddisfatto. Sorride avvicinandosi alla porta.
    -Pensaci. Ci vediamo amico- dice uscendo e lasciandolo solo.
    Spike si lascia cadere seduto al posto del castano. L'amico aveva ragione. Ora, dopo nove anni, forse sarebbe stato in grado di parlare con qualcuno del suo problema, del suo passato. Con un gesto stizzito apre la porta e si incammina verso la classe seguito dallo sguardo di alcuni studenti curiosi che si chiedono, maliziosamente, cosa abbiano fatto quei due così tanto tempo chiusi lì dentro. Passa davanti a Buffy Summers senza degnarla di uno sguardo. Domani avrebbe cercato di parlarle di nuovo senza rischiare di saltarle addosso. Forse erano semplicemente partiti col piede sbagliato. Varcando la porta dell'aula sperò che tutti questi forse diventassero certezze dopo una lunga nottata di sonno.


    5

    Era tornato a casa con tre ore di anticipo. Durante l'ora di letteratura si era semplicemente alzato dal banco senza dire una parola ed aveva lasciato l'aula sotto lo sguardo sbalordito dei compagni ed i richiami dell'insegnante. Ora se ne stava sdraiato sul divano di casa con la compagnia di alcune bottiglie di birra, vuote e piene. Aveva optato inizialmente per dormire ma l'incontro avvenuto poche ore prima gli ritornava in mente innervosendolo di nuovo. Poi era sceso in salotto accendendo la televisione e dedicandosi ai videogames. Ma la macchina si ritrovava a correre sull'asfalto senza controllo perchè la sua mente viaggiava lontano. Così aveva spento anche la televisione e si era recato in cucina a prendere una birra. In seguito la birra era diventata le birre ed ora si potevano contare ben sei bottiglie vuote a terra. E lui non era ancora sbronzo.
    A passi lenti e strascicanti sale la scale rientrando nella sua stanza, una grande camera spaziosa. Le pareti dipinte di rosso si intonavano con i mobili neri e bordeaux. La portafinestra che dava sul balcone era nascosta da pesanti tende nere che impedivano l'entrata della luce solare. Il buio era cacciato solo grazie a varie lampade poste lungo le pareti. Contro la parete più grande stava un'enorme libreria ricolma di libri, fogli, quaderni consunti. Nella parete opposta un letto in ferro battuto coperto da lenzuola di seta, nere anch'esse, rappresentava il palcoscenico delle sue numerose esperienze. Un mobile conteneva un plasma e varie console proprio di fronte al letto sfatto. A terra una chitarra classica. In un altro mobiletto il materiale da disegno, nello sportello a vetro inferiore si vedevano vari raccoglitori con all'interno i suoi disegni. Nessuno li aveva mai visti.
    A tutte le persone che lo conoscevano questa stanza sembrava l'ovvia camera di uno come lui.
    Ad un osservatore inconsapevole un particolare sarebbe balzato all'occhio: non c'era una cosa che fosse bianca lì dentro.
    Gli occhi stanchi vagano per la stanza in cerca del portatile sicuramente nascosto sotto la pila di vestiti sulla scrivania. Sbuffando si avvicina e li getta nella cesta dei panni sporchi posta nel corridoio. Ma sulla scrivania niente portatile. Questa è invece piena di libri, fogli, disegni e spartiti. Contrariato afferra i volumi e li ripone nella libreria. Volumi di Shakespeare, Wilde, Hesse ed altri scrittori ricoprono i ripiani neri, le pagine segnate dalle numerose letture. William amava leggere. Era una delle sue passioni insieme a suonare e disegnare. Sua madre quando era piccolo se lo metteva tra le gambe esili e gli leggeva pagine e pagine delle sue opere preferite. Crescendo Spike aveva appreso la passione per la lettura capendo che era una delle poche cose in grado di astrarlo dalla realtà, di portarlo in mondi dove esistevano draghi, dove due famiglie lottavano stupidamente contrastando l'amore di due giovani o dove un uomo non invecchiava mai grazie ad un quadro dipinto durante un giorno di sole. Piano sistema la stanza cercando di riordinare con essa anche i pensieri. In due giorni la sua tranquillità era stata stravolta ed ora doveva trovare la forza di bilanciare la sua vita di nuovo.
    -Will?- domanda Ashley bussando alla porta ed entrando nella stanza del fratello.
    -Ciao amore. Già finita la scuola?- chiede Spike accendendo lo stereo.
    -Si Spike. È finita la scuola, ho riordinato di sotto e pulito lo schifo che hai lasciato in cucina. Ma non sai che ore sono?- chiede lei sedendosi sul letto.
    William alza il polso per guardare l'orologio.
    -Dannazione. Le sette. Avevo promesso a Nick di...- dice affrettandosi verso l'armadio per prendere un paio di jeans puliti.
    -Mi ha detto di dirti, cito le sue testuali parole, che sei "un testa di cazzo che non ha riguardi per nessuno se non per se stesso e che stasera puoi anche andare a farti fottere", fine citazione- lo informa divertita.
    Spike si lascia cadere sul letto di schiena. La sorella lo segue poggiando la testa su una mano per guardarlo.
    -Tranquillo, non è così arrabbiato- lo rassicura passandogli una mano sulla guancia calda.
    -Lo spero. Mi aspettava per le quattro- borbotta chiudendo gli occhi e voltandosi verso la ragazza.
    Ashley sorride accarezzandogli la testa ossigenata. William si avvicina e poggia la testa sulla pancia di lei chiudendo gli occhi. Mugola sentendosi accarezzare la nuca.
    -Spike stai bene? Parliamo di quello che sta succedendo ti va?- chiede lei timorosa di una reazione violenta.
    William struscia il naso contro il suo ventre piatto facendola ridere.
    -Ashley sta tranquilla. È stato un momentaccio-
    -Io so che per te è difficile. Io non ho passato quello che hai passato te. Ero piccola e papà mi proteggeva sempre. Ma odio vederti stare così male senza poter fare nulla-
    -Amore non c'è nulla che tu non mi dai. Tranquilla. Sei la migliore sorella del mondo-
    -Grazie. Ascolta, Buffy è una brava ragazza, divertente, dolce, simpatica, spigliata. E stiamo diventando amiche. Devo sapere se tu puoi vederla o se è meglio che le impedisco di incrociare il suo cammino con il tuo- gli dice sospirando.
    -Va tutto bene Ash. È stato un momento. Non ricapiterà. Prometto- risponde fingendosi convinto.
    -Ok- risponde quella dubbiosa, -Ma per qualsiasi cosa chiamami ok? Io vado da Nick. Se vuoi raggiungici dopo cena al Bronze. C'è anche Oz con Wills-
    Spike mugugna un lamento contrariato.
    -E per piacere, smettila di essere così restio all'idea di me e Nick- lo supplica dolcemente.
    -Io lo so che sono ossessivo con te, che ti proteggo fino a diventare una persecuzione. E credimi, vorrei davvero essere come un normale fratello maggiore. Ma io ho sofferto troppo e non voglio che tu..-
    -Lo so Will. Lo so- risponde lei sorridendo mestamente.
    Con un cenno del capo si salutano e Spike rimane nuovamente solo nella sua stanza. Si lascia ricadere sul letto ad occhi chiusi. Sua sorella aveva riportato alla mente l'immagine della bionda, delle sue gambe abbronzate, del suo seno sodo, dei suoi capezzoli che si potevano intravedere attraverso la maglia...
    Un movimento nei pantaloni lo fa tendere impercettibilmente. I jeans diventano stretti mentre la sua mente immagina come sarebbe averla tra le braccia, baciarla, accarezzarla, poter sentire il profumo dei suoi capelli, i suoi gemiti ed i suoi sospiri...
    Con uno scatto repentino si alza dirigendosi a passi veloci verso il bagno annesso alla camera. Spalanca la porta che si richiude con un rumore sordo dietro le sue spalle. La mano destra scende incontrollata fino al primo bottone, lo slaccia, poi il secondo, il terzo. In un secondo si ritrova con i pantaloni scesi alle caviglie, solo i boxer a coprirlo. Si toglie anche quelli facendoli scendere per le gambe muscolose. Davanti alla tazza William poggia una mano sul muro, il palmo aperto. La sinistra scende sullo stomaco, fino a raggiungere la propria virilità. Con un sospiro la circonda cominciando a pompare. Lentamente, fingendo che siano le sue mani ad accarezzarlo. Nella mente si susseguono flash di lei. La immagina nuda sotto di sé mentre sono intenti a scopare. Questo pensiero lo eccita ancora di più fino a farlo impazzire. La mano si muove sempre più velocemente, il respiro corto, il petto si alza e si abbassa freneticamente in cerca di aria, gli occhi chiusi.
    Lei, sotto di sé. La vede chiudere gli occhi mordendosi un labbro. Le braccia lo afferrano per le spalle incitando le sue spinte. William sbatte dentro di lei furiosamente andando sempre più a fondo, sempre più forte. I respiri sono l'unica cosa che si sente nella stanza. Rumori di corpi che si scontrano, che si amano. Le unghie di lei gli graffiano la schiena per poi scendere sulle natiche per cercare un contatto più profondo. Un gemito più forte lo informa che la ragazza sta per raggiungere l'orgasmo e porta una mano tra i loro corpi sfiorandole il clitoride. Buffy trema sentendo il piacere investirla rapido e potente. Il cazzo di Spike viene stretto dai suoi muscoli interni ed il ragazzo lascia che il suo sperma la riempia. Le mani gli cedono e si accascia stremato sopra il suo corpo. Buffy lo stringe con le mani e con le gambe accarezzandogli i capelli. Restano sdraiati sul letto prendendo respiro.
    Quando Will riapre gli occhi vede le piastrelle del bagno girare. Una mano poggiata contro il muro, l'altra umida, bagnata del proprio latte caldo. Afferra un asciugamano e pulisce la propria venuta. Poi si alza i boxer ed i pantaloni. Esce dal bagno e si lascia cadere pesantemente sul letto. Gli occhi si chiudono stanchi per l'alcool e per l'orgasmo.
    Si era masturbato pensando a Buffy Summers, immaginando di fare sesso con lei.
    Doveva fare urgentemente qualcosa, si disse lasciando il sonno prevalere ed addormentandosi.


    6

    -Un buco nero è quello che rimane di una stella alla fine del suo ciclo vitale. Qualcuno sa quali sono le caratteristiche che la stella deve avere per trasformarsi in un buco nero?- chiede l'insegnante di astronomia esaminando la classe.
    Willow alza la mano. Era una ragazza particolare. Capelli rossi, occhi verdi. La prima del suo corso ma senza che se ne vantasse troppo. Il suo carattere timido l'aveva portata ad evitare tutte le persone intorno a lei fatta eccezione per insegnanti ed il suo migliore amico, uno scemo di nome Xander Harris. Il ragazzo, moro, non era conosciuto per la sua intelligenza ed era stato fin dai primi anni di liceo la preda preferita di Spike e Nick. Oz si tirava fuori da questo limitandosi a guardare il suo amico severamente quando lo vedeva maltrattare il povero ragazzo. E tutto questo a causa della cotta nascosta che il rosso aveva per la rossa. La passione per le materie scientifiche li aveva uniti, ma la loro timidezza li portava a non guardarsi mai negli occhi.
    -Dica signorina Rosemberg- la incita sorridendo.
    -Bè, la loro massa. È importante che abbiano un'elevata massa- risponde arrossendo e tornando a fissare il libro a testa china.
    -Quindi. Ricapitoliamo. Un buco nero è la fase finale di una gigante rossa con una massa molto più grande di quella del Sole- si ferma fissando ad uno ad uno gli studenti per segnarsi chi segue e chi invece no. Il suo sguardo si ferma su William. Spike se ne sta poggiato allo schienale della sedia, i piedi allungati di lato. Tra le mani un block notes dove scarabocchia attentamente qualcosa. Gli occhi sono semichiusi per la concentrazione e la bocca stretta. -Naturalmente un altro buco nero lo possiamo trovare nella mente di Shelby. Vero?- domanda scocciato tossendo e mettendoglisi davanti.
    Spike alza gli occhi dal disegno che stava facendo. L'insegnante gli si staglia davanti, le mani poggiate sui fianchi. Con noncuranza William sbuffa, lamentandosi per l'interruzione.
    -Shelby, Dio solo sa quanto non veda l'ora di averti fuori dai piedi- gli dice a denti stretti con un velo di minaccia.
    Spike ghigna stirando le braccia sopra la testa.
    -Eppure mi hanno detto che non vedete tutti l'ora di bocciarmi-
    Il signor Miller lo fissa, la rabbia leggibile negli occhi. La bocca è piegata in una smorfia di disgusto per il ragazzo davanti a lui.
    -Nessuno può impedire la sua bocciatura. Se l'è cercata. Per quanto mi costi dirlo, lei vincerà un nuovo anno qui con noi a giugno. Può sempre venire a vedere i suoi amici diplomarsi se vuole- lo deride voltandosi e dirigendosi verso la cattedra.
    Spike si alza di botto facendo cadere la sedia dietro di sé. La classe si zittisce passando gli occhi da uno all'altro. L'insegnante si volta per guardare il biondo. Nick di fianco a Spike cerca in tutti i modi di fermarlo leggendo nei suoi occhi ghiaccio l'ira. Oz resta pacato sulla sedia a giocherellare con una matita consapevole di non poter fare nulla stavolta.
    -Questo non è vero-
    Il professore resta stupito dalla sua affermazione.
    -Non è vero?- chiede ironicamente.
    -Si signore, non è assolutamente vero. Ho buoni voti nei compiti in classe. Mi basta fare ancora qualche buon compito per risanare le insufficienze dell'orale. E poi non potrete fare nulla per tenermi qui-
    -Dimentichi le assenze-
    -Non potete bocciarmi per le assenze. Non ne ho fatte abbastanza per farmi ripetere l'anno. Non vi avrei mai dato questa possibilità. Non mi diplomerò con il massimo professore, ma stia certo che questo sarà l'ultimo anno che mi vedrete in questa maledetta scuola-
    Nick scoppia a ridere fragorosamente. Tutta la classe rimane interdetta per il litigio dei due. Oz soddisfatto sospira. Il professor Miller, paonazzo in viso, tenta di trovare una risposta.
    -Presta attenzione o al prossimo compito ti scordi il buon voto- lo avverte ritornando vicino al suo banco. -Vediamo cosa facevi-
    La mano dell'insegnante si allunga verso il block notes di Spike. Lo afferra sotto gli occhi leggermente spalancati di Will, il suo corpo trema leggermente. Nick smette di ridere fissando attentamente l'amico. I suoi occhi sono ritornati colorati di blu, quasi nero. Il castano si allarma vedendo il professore sfogliare le pagine e sorridere.
    -Bene bene bene. E così la tua attenzione era per questa donna è? E chi è si può sapere? Voi ne sapete qualcosa?- chiede alla classe mostrando il viso della donna a tutti.
    Oz si irrigidisce mentre gli altri osservano la pagina curiosi.
    -Professore, c'è un errore- esclama improvvisamente Nick alzandosi in piedi ed andando vicino all'amico.
    -Dica- lo invita svogliato l'altro.
    -Quello è mio. Spike stava solo sistemando il disegno, sa non sono molto bravo. E visto che devo consegnarlo oggi all'ora di arte, il mio amico mi stava dando una mano- lo informa mentendo.
    William china gli occhi a terra fissandosi le scarpe improvvisamente interessanti. Sente i due continuare a parlare ma non distingue le parole troppo perso nei suoi pensieri. Poi vede il block tornare sulla sua scrivania. Gli occhi della donna sembrano giudicarlo. Con una mano lentamente chiude il quaderno. Nick gli batte una mano sulla spalla facendogli l'occhiolino. In quel momento suona la campanella e gli altri studenti lasciano la stanza in fretta, cercando di abbandonare l'opprimente silenzio che vi era. Nick, Spike ed Oz a passi lenti vanno verso il giardino nel retro. Alcuni sussurri intorno a loro li informano che la notizia della discussione tra il professore e Will è già sulla bocca di tutti.
    -Non so che dire- dice mosciamente Spike sdraiandosi sul muretto.
    Nick batte una mano sul suo petto.
    -Non devi dire niente. Tu avresti fatto questo per me, fratello-
    Spike sorride sentendosi chiamare in quel modo. Chiude gli occhi e lascia che i raggi solari gli penetrino dentro riscaldandolo.
    -Mentre voi vi dite tante paroline dolci io vado a farmi un giro. Ci vediamo- li informa Oz prendendo lo zaino ed incamminandosi verso la fontana dove il resto della sua band stava discutendo sulla prossima serata al Bronze.
    -Davvero grazie Nick. Non so cosa avrei fatto se lui avesse continuato- ribadisce il biondo.
    -Io si. Lo avresti assalito spaccando i suoi denti marci. E visto che è meglio evitare accadano cose come questa, sono intervenuto-
    -Allora è questo che succede nell'ora di astronomia. Ed io che pensavo si parlasse di universo e galassie- sospira Ashley avvicinandosi ai due ragazzi.
    Nick la prende tra le braccia baciandola dolcemente. Spike li osserva con un sopracciglio alzato. Era completamente nuovo per lui vedere il suo amico comportarsi così con una ragazza. Solitamente non si fermava a dare dolci baci o a tenerle tra le braccia. Si limitava semplicemente ad afferrarle per una mano e trascinarle verso lo stanzino dei cancellini. Dopo una scopata selvaggia si salutavano. Ma con sua sorella sembrava una persona completamente diversa. Sorrise decidendo in quel momento di aver fatto la scelta giusta.
    -Bè amore, tu sei ancora piccolina. Certe cose non puoi conoscerle- le dice Nick maliziosamente arricciando la lingua dietro i denti.
    Ashley arrossisce per il vago rifermento al sesso. Spike scuote il capo. Anche se più dolce, Nick non sarebbe cambiato mai.
    -Posso unirmi a voi?- chiede una voce titubante da dietro le spalle di William.
    Il biondo trattiene il respiro assaporando il suono nella sua totalità. Era una voce delicata, dolce. Gli aveva infuso una strana dose di sicurezza e tranquillità quando l'aveva sentita.
    -Ciao Buffy- esclama sorridendo Ash.
    La bionda gira intorno al muretto fino a portarsi di fronte a Spike. Si fissano brevemente finché la ragazza non distoglie lo sguardo imbarazzata.
    -Buffy, conosci Nick. Lui è Spike, mio fratello- dice lei facendo le presentazioni.
    Buffy alza lo sguardo alla parola fratello. Guarda prima lei e poi lui notando le varie somiglianze a cui prima non aveva fatto caso. La pelle, chiara, era la stessa. Tipica delle persone inglesi. Anche i capelli erano gli stessi, solo che il ragazzo li aveva nascosti con una pesante ossigenatura. Gli occhi erano la cosa più bella che avevano. Blu e profondi da far paura. Ashley esprimeva gioia e vivacità da tutti i pori e nei suoi occhi potevi trovare quel guizzo di follia che hanno le persone felici. Ma negli occhi di William c'era tutta la sofferenza del mondo. Sembrava che tutto il dolore fosse stato rinchiuso in un unica persona che lei aveva in questo momento davanti. Era impressionante. Buffy in quel momento pensò che avrebbe potuto stare ore a guardarli, a guardare come accanto alla pupilla ci fossero delle leggere pagliuzze d'argento che brillavano con la luce solare e come allontanandosi dal centro l'iride diventasse sempre più scura, fino al colore del mare di notte. Ma quello che incuteva più paura era il pizzico di follia che aveva anche lui, ma che non era dettato dalla gioia o dalla vivacità. La sua era una follia....pericolosa. Si chiese cosa aveva passato quel ragazzo di così doloroso nella vita. Cosa l'avesse portato a questo.
    -Si, noi ci siamo già incrociati- dice lei torcendosi le mani.
    -Già. Comunque ora vado. Devo prendere dei libri in biblioteca. Ci vediamo agli allenamenti Nick? Ciao Ash, Buffy- esclama tranquillo dando un bacio sulla fronte alla sorella.
    Fischiettando si reca verso la biblioteca. Non aveva avuto flash questa volta eppure non riusciva a stare tranquillo con lei accanto. Era come un promemoria perenne di quello che era successo, come se qualcuno avesse deciso che non ci pensava abbastanza.
    -Buongiorno vecchio!- urla spalancando la porta ed avvicinandosi alla scrivania.
    -Non sono vecchio- si lamenta il signor Giles senza alzare gli occhi dal registro che stava sfogliando già sapendo chi aveva varcato quella porta.
    -Oh signor Giles, non si arrabbi. È un destino che spetta a tutti- gli dice sedendosi su un tavolo.
    -Tranne a te Spike. Se continui così qualcuno ti ucciderà prima facendolo sembrare un tragico incidente- lo avverte puntandogli un dito contro.
    -Nessuno può uccidermi. Mi creda, penso di essere veramente immune agli attacchi-
    Il signor Giles sospira entrando nello sgabuzzino per cercare qualcosa. In quel momento la porta si apre rivelando il corpo esile ed attraente di Buffy. Spike la osserva camminare verso di lui con un sorriso timido in viso. Piega la testa di lato esaminandola. Indossa un vestito leggero, lilla, che lascia scoperte parte delle gambe e la spalle. La scollatura mostra ancora una volta le curve del seno facendolo deglutire.
    -Ciao Spike- dice infine lei fermandoglisi di fronte.
    Il ragazzo fa un cenno col capo.
    -Senti, possiamo cominciare da capo? Non credo siamo partiti con il piede giusto- gli dice dolcemente porgendogli una mano.
    Spike passa gli occhi dal suo viso alla sua mano qualche volta.
    -Il mio piede resta sempre lo stesso dolcezza. Se non ti piace puoi anche andartene- sbotta infine scendendo dal tavolo e muovendosi agile tra gli scaffali in cerca di qualcosa.
    -Ma cosa diavolo ti ho fatto? La prima volta che mi vedi fuggi lontano e la seconda mi vieni quasi contro. E se non fosse stato per il tuo amico saremmo anche finiti a fare a pugni- dice infuriata.
    William si ferma per guardarla sorpreso. Era arrabbiata. Stava davanti a lui con le mani strette a pugno ed il viso rosso. Il petto si muoveva veloce sporgendo verso di lui il seno.
    -Dannazione donna!- geme sentendo l'eccitazione aumentare.
    Riprendendo a camminare mette la distanza tra loro due cercando di controllarsi dal saltarle addosso. Chi era lei per eccitarlo così tanto? Per eccitarlo nonostante la sua somiglianza? Forse era realmente ora di parlare con uno psicanalista.
    -Spike! Andiamo!- urla lei rincorrendolo.
    -Senti ragazzina. Io non piaccio a te e tu non piaci a me. Mia sorella ti trova simpatica e di certo non mi metto a criticare le sue amicizie. Ma il fatto che tu e lei stiate diventando amiche non significa che dobbiamo esserlo anche noi, chiaro?- sbotta sovrastandola.
    Buffy stringe le labbra trattenendosi dallo sputargli in faccia. I pugni nuovamente stretti fino a sentirsi le unghie conficcate nella pelle.
    -Bene- dice tra i denti voltandosi e tornando a sedersi sulla sedia, lontana da lui.
    -Bene!- urla lui di rimando tornando a cercare tra gli scaffali.
    Tra i due scende un silenzio pesante. Buffy scrive freneticamente sul quaderno qualche appunto ricopiato dal libro mentre Spike continua a sfogliare le pagine dell'Ulisse di Joyce senza nemmeno leggerlo. Gli occhi continuano ad alzarsi per scivolare tenuamente sul profilo della ragazza.
    -Signor Giles come sta?- chiede Oz entrando nella stanza e fermandosi sentendo l'aria intorno a sé gelida. Gli occhi del rosso passano dalla figura della bionda a quella del biondo comprendendo. Si avvicina contrariato a Spike che continua a fingere indifferenza.
    -Spike, quando la smetterai di torturare la nuova ragazza?- chiede quello sedendosi e poggiando la testa sul legno per la stanchezza.
    -Oz, e poi come passo le mie giornate?- gli chiede fingendosi divertito mentre dentro si sente morire.
    -Ottimo tentativo amico. Cazzo, mi chiedo ancora perché sono amico tuo- borbotta stropicciandosi gli occhi.
    -Perchè sono un tale figo e nessuno può resistermi?- suggerisce il biondo sghignazzando.
    Oz alza gli occhi fermandoli nei suoi. Il viso serio.
    -No William- comincia sottolineando il suo nome, -Perché so che non sei così-
    La frase di Oz lo raggiunge come una fucilata in mezzo al petto. Questa era la verità. Spike era solo una maschera che William utilizzava per proteggersi dal mondo. La durezza che aveva Spike non gli apparteneva. Si chiese quanto sarebbe riuscito ancora a fingere di essere qualcuno che invece non era minimamente.
    Buffy iniziava a mirare le basi di tutta questa messa in scena. Presto Spike sarebbe crollato. E con lui anche William.


    7

    -Stasera?- domanda Nick continuando a masticare la poltiglia avana che ha nel piatto.
    Come al solito Oz resta digiuno preferendo mangiare il pomeriggio a casa piuttosto che il cibo della mensa. William mastica svogliatamente una carota e Faith continua a bere la sua pepsi cola. Ashley e Buffy addentano il loro panino, portato appositamente da casa.
    -Oz suona. Bronze?- propone Spike decidendo di abbandonare la carota nel piatto.
    -A che ora cominci?- chiede Faith sistemandosi il reggiseno per mostrare ancora di più il petto prosperoso.
    Due ragazzi fischiano soddisfatti ammiccando verso di lei. Questa si alza con uno scatto felino ed afferra le sue cose.
    -Scusate ragazzi. Credo di aver appena guadagnato due bei maschioni- ride dirigendosi verso di loro a passi veloci sculettando.
    -Tornando a cose serie. Bronze?-
    -Ok. Per me va bene. Vi raggiungo dopo cena però. Non mi va di mangiare fuori- decide Spike poggiando le mani sulla pancia piena.
    -Noi andiamo a cena fuori. Nessuno vuole venire?- chiede Nick allungando una mano sulla sedia della propria ragazza e circondandola tirandola a sé.
    -Assolutamente no. Per cosa? Vedere voi due che vi sbaciucchiate? No grazie. Meglio cenare a casa-
    -Meglio così. Avremo una cenetta solo per noi- dice Ashley sognante.
    Nick spalanca gli occhi preoccupato e sorride forzatamente. Spike sogghigna divertito.
    -Ci vediamo tutti lì alle nove. Che ne dite?- suggerisce William sistemandosi sulla sedia.
    -Per me ok. Te Buffy? Vieni?- chiede la ragazza mora alla bionda distogliendo l'attenzione dal proprio fidanzato.
    -Si. Per me va bene. Ora scusatemi ma devo correre agli allenamenti- si scusa alzandosi dalla sedia e raccogliendo le sue cose.
    Spike la fissa procedere lungo i corridoi in cerca dell'uscita. Prende la tracolla e la segue salutando con una mano il resto del gruppo.
    -Passerotto aspetta. Vengo con te- le dice affiancandola.
    Buffy si ferma stordita.
    -Non dovevamo evitarci?- chiede lei gesticolando agitata mentre continua a cercare la porta verso il campo esterno.
    -Vieni. Di qua-
    William afferra Buffy per un polso tirandola verso l'uscita. Una scarica elettrica passa tra i loro corpi e si staccano velocemente guardandosi curiosi.
    -Scusa. Non mi capita spesso. Quindi, tu sei il fratello maggiore di Ashley- comincia lei cercando di aprire un discorso civile.
    -Già. Voi due ragazze state diventando molto amiche-
    -Si. È simpatica-
    Mentre oltrepassano il campo da basket vuoto non parlano. Tra loro passa un momento di muto silenzio senza però risultare pesante. William per la prima volta vi si sente a suo agio. I silenzi lo agitavano, gli mettevano ansia. Eppure stare senza dire nulla con questa ragazza gli infondeva una dose di tranquillità che mai aveva avuto. Si lasciano accarezzare dal vento per qualche minuto finché non raggiungono le panchine. Nel campo un'altra classe sta ancora finendo l'ora dandogli il tempo di sedersi e parlare.
    -Come mai ti sei trasferita?- domanda Spike prendendo dallo zaino un paio di occhiali da sole ed indossandoli.
    -I miei si sono lasciati. Dopo il divorzio mia mamma ha comprato una galleria d'arte qui a Sunnydale e siamo venute qui- sintetizza chiaramente.
    Spike rimane muto soppesando le sue parole.
    -Anche i miei genitori non...non andavano molto d'accordo alla fine- dice a bassa voce schiacciando una cicca con la scarpa.
    -Alla fine?- chiede lei non capendo.
    -E così tua madre ha la galleria d'arte. Mi piacerebbe vederla un giorno- cambia discorso Spike togliendo l'attenzione dalla propria famiglia.
    Buffy lo fissa piegando la testa. I capelli le scendono dalla spalla fino a strusciarle lungo il petto. I piccoli e delicati boccoli molleggiano seguendo il suo respiro. Una mano di Spike si allunga e lascia che un dito si immerga in un ricciolo dorato. Con i polpastrelli ne percepisce la morbidezza. Buffy resta immobile scioccata da questo suo gesto. Sorride.
    -Scusami. Io non... Lascia stare- la prega riportando le mani sulla ginocchia. Il viso leggermente arrossato.
    Il biondo si sfila gli occhiali per passarsi una mano sugli occhi. Buffy segue le sue mani fermando lo sguardo sulla cicatrice sul sopracciglio. Lo tagliava in tre parti, uno strano segno.
    -Come te la sei fatta?- chiede non riuscendo a trattenersi.
    -Cosa?- chiede lui riportando gli occhiali sul viso.
    -La cicatrice sul sopracciglio- gli risponde indicandola.
    Gli occhi di Spike diventano vitrei dietro il vetro dei Ray Ban scuri.
    Un bambino corre lungo le strade di Sunnydale. Gli occhi blu sono pieni di lacrime. I capelli neri sporchi di polvere e sporcizia. Le mani tremano e le gambe continuano a muoversi per forza di volontà. Lo stomaco è scosso e nella gola il sapore acido di chi sta per vomitare. Un conato più forte lo ferma e lo fa piegare in due. Il bambino si appoggia ad un muretto e vomita. Durante tutta la corsa rigetta una, due, tre volte. Una macchina frena di botto evitandolo mentre attraverso la strada da un marciapiede all'altro. Mentre sta correndo prende una storta al piede e cade a terra sbattendo la testa. Le mani non fanno in tempo ad impedirgli lo scontro con l'asfalto. Si rialza a fatica sulle gambe tremanti e riprende a correre sentendo lungo il viso una scia di liquido caldo e denso. Porta una mano sul sopracciglio trovandola sporca di sangue. Senza curarsene continua a precipitarsi lungo le vie di Sunnydale diretto in una precisa direzione. Quando raggiunge la piccola villetta gialla sale gli scalini gettandosi con tutto il corpo contro la porta. I piccoli pugni cominciano a sbattere contro il legno sporcandolo di sangue e lacrime. Una donna lascia il bucato sentendo il battere alla porta e le urla del bambino. Quando apre la porta si trova contro il corpo il piccolo William, piangente. La testa mora è poggiata contro la sua vita e le manine la stringono ai fianchi cercando un appiglio. Nick dietro di lei osserva la scena stringendo i pugni vedendo il proprio amico piangere.
    -Shh tesoro. Ci sono qui io ora- dice Jenny all'orecchio del piccolo.
    William continua a singhiozzare rumorosamente mentre lascia le lacrime uscire ed il corpo scivolare a terra sfinito.
    -Tesoro, William, cosa è accaduto? Devi dirmelo- insiste accarezzando la testa del ragazzo dolcemente portandolo in braccio fino al divano. Con una mano esamina il sopracciglio per osservare la ferita.
    -William? Cosa è successo?- ritenta ancora.
    Quello che era accaduto nessuno lo sentì dalla bocca del ragazzo perchè semplicemente smise di parlare. Le ultime parole che disse furono le urla fuori dalla porta di Jenny, la madre di Nick. Il padre lo portò da vari psicanalisti, anche psichiatri, senza ottenere nessun risultato. I medici alla fine giunsero tutti alla stessa conclusione: il ragazzo non parlava per una sua decisione ed avrebbe ripreso a parlare solo quando lo avrebbe deciso lui.
    Le parole tornarono dopo tre anni.
    Il racconto non l'ha ancora sentito nessuno.
    -William?- chiede Buffy muovendo una mano davanti agli occhi vacui del biondo.
    Spike si desta tornando a fissare la ragazza davanti a sé.
    -Scusa. Comunque giocando. Basket. Può essere violento se sottovalutato- le risponde alzando le spalle.
    -Capisco-
    -Devo andare. Sai, tuta da mettere, scarpe da cambiare. Ci vediamo stasera al Bronze ok?- le dice alzandosi dalla panchina ed avviandosi verso gli spogliarelli.
    Buffy resta ferma a fissarlo andare via. Aveva visto i suoi occhi fermarsi a guardare qualcosa nel vuoto, sottraendosi dalla realtà e spostandosi in un altro luogo, un altro tempo. Era sorprendente l'alone di mistero che Spike si portava dietro. Un'altra volta si chiese il perchè di tanta segretezza.


    8

    Una macchina nera dai vetri oscurati oltrepassa il cancello di casa Shelby fermandosi davanti all'ingresso. La fontana continua a zampillare acqua fresca attraverso la mano aperta di un angelo. William osserva dalla finestra della sua stanza suo padre scendere dall'auto. Il corpo muscoloso e sodo è coperto da un completo grigio. La cravatta rossa è lenta sul collo e la camicia è sformata dalle lunghe ore di lavoro. I capelli sono leggermente brizzolati mostrando i primi segni dell'età avanzata. Gli occhi, grigi come il colore del completo Armani, sono coperti da un paio di occhiali spessi che riflettono i raggi solari impedendo la visuale.
    -Brutto bastardo- sussurra Spike lasciando che una nuvola di fumo esca dalla sua bocca.
    Seduto sul muretto del suo balcone poteva vedere quasi tutta la città di Sunnydale. Con la sigaretta in mano continua a tirare placidamente senza che niente gli metta fretta. Il corpo bagnato dall'acqua della piscina. Un leggero odore di cloro addosso. Un leggero costume a coprirgli i fianchi magri.
    -William!- tuona la voce di suo padre dal piano di sotto rimbombando per i corridoi e le stanze dai soffitti alti.
    Con un salto agile il biondo scende dal muretto e rientra in camera. Prendendo un asciugamano si friziona i capelli lasciando qualche goccia sul parquet scuro. I passi di suo padre risuonano lungo le scale e poi lungo il corridoio, fino alla porta della sua stanza che si apre con un movimento veloce, deciso.
    -Sei qui- dice sprezzante guardando il proprio figlio davanti allo specchio.
    -Che vuoi?- chiede l'altro avvicinandosi all'armadio per prendere un paio di jeans.
    Edward Shelby entra nella stanza. I suoi passi sono lenti come se stesse esaminando una preda. Con le dita lunghe accarezza la superficie dei mobili muovendo poi i polpastrelli tra di loro per vedere se c'è polvere. Accarezza il ferro del letto per poi fermarsi davanti ad una parete attratto dalla foto appesa. L'immagine ferma un momento di molti anni fa. William aveva ancora cinque anni e si erano da poco trasferiti da Londra. Al centro stavano due bambini. I capelli mori di quello a destra facevano risplendere gli occhi zaffiro. Alla sua destra un bambino castano fissava la macchina fotografica stringendo l'amico con un braccio. Indossavano entrambi un completo da basket e tra i loro corpi accucciati sui calcagni si poteva distinguere la sagoma di un pallone arancione. I loro visi erano luminosi. Un grande sorriso li illuminava. Il sopracciglio del moro ancora non era fregiato.
    -Come sta il caro vecchio Nick? Ho saputo che suo padre è morto qualche anno fa- dice malignamente sistemando la cornice per metterla dritta.
    Spike sorride sbiecamente.
    -Non tutti hanno la sua fortuna- gli risponde chiudendo la porta finestra ed accendendo il condizionatore.
    -Ti conviene scherzare poco piccolo bastardello- lo rimbecca voltandosi.
    -Comunque dovresti chiederlo a tua figlia come sta Nick-
    Gli occhi di Edward si riempiono d'ira mentre fissano il figlio sistemare dei fogli sfusi sulla scrivania.
    -Che significa? Mia figlia non ha niente da spartire con quel pezzente-
    -Stanno insieme Edward. E comunque non è un pezzente. È una brava persona-
    -Mia figlia non può stare con uno come lui, con uno come te- gli dice avvicinandosi e puntellandolo con un dito sul petto.
    -Uno come me?- chiede il biondo piegando il viso di lato e sentendo i polmoni privi di ossigeno. Prende fiato.
    -Mi chiedo come può un uomo come me avere un figlio come te- si lamenta sprezzante.
    -Me lo chiedo anche io- lo sfida apertamente alzando il mento con orgoglio.
    Con un grugnito l'uomo più grande lascia la stanza chiudendo la porta dietro di sé. William si lascia scivolare sul letto più rilassato. Quelle piccole discussioni lo riempivano di rabbia e frustrazione. Vedere suo padre ogni giorno era qualcosa che lo logorava dentro. Avrebbe voluto urlare, prenderlo a pugni per tutto quello che aveva fatto. Eppure non ci riusciva. Scuotendo il capo entra sotto la doccia aprendo l'acqua fredda.
    Quando esce dalla doccia si dirige di nuovo in camera senza nemmeno asciugarsi. La sveglia sopra il comodino indicano le cinque del pomeriggio. Chiudendo gli occhi appoggia la testa sul cuscino lasciando i muscoli del corpo adagiarsi sul materasso morbido. Con una mano accende lo stereo dove delicate note di pianoforte gli giungono alle orecchie rilassandolo. Si addormenta poco dopo.

    Due bambini corrono per la lunga scalinata di legno. Il tappeto si incastra sotto i loro piedi che cadono e ridono tenendosi lo stomaco. Il bambino scende i gradini rimanenti raggiungendo il corpo della sorellina inerte a terra che continua a ridere con le lacrime agli occhi. Si lascia scivolare sulle ginocchia e con le dita piccole ed agili comincia a farle il solletico sui fianchi facendola tremare d agitare sotto di sé. Gli occhi blu di entrambi sono raggianti. Sono felici.
    Poi una porta si apre. Un uomo statuario entra. Gli occhi, blu anch'essi, fiammeggiano alla vista che gli si pone davanti. La mascella si stringe seguita dalle mani. A passi lunghi e rapidi si avvicina ai due bambini ora fermi con gli occhi seri rivolti al padre. Non ridono più.
    -Vai a giocare amore- dice Edward prendendo la figlia per un braccio e dividendola dal fratello che assiste alla scena senza dire una parola.
    -Ma papà noi stiamo giocando- risponde non capendo.
    William si morde il labbro inferiore trattenendo le lacrime. Sul corpo ancora i segni dell'ultima punizione infertagli.
    -Vai a giocare con i bambini belli come te- ripete spingendola dolcemente verso la porta dopo averle dato un bacio sulla fronte.
    Ashley si ferma a metà strada guardando di nuovo il padre e poi il fratello.
    -Anche William è un bambino bello. Non capisco perchè non posso giocare con lui- ribatte lei dondolandosi timidamente sui piedi.
    William vede le vene del viso del padre contrarsi e si agita.
    -Ash vai a giocare. Io ti raggiungo dopo- le dice forzando un sorriso.
    La bambina guarda attentamente il fratello. Con il viso triste si volta ed esce dalla porta principale sedendosi sugli scalini di pietra. Il sole cocente le brucia sulla pelle. Un singhiozzo le scuote il petto. Una donna di servizio si avvicina cautamente sedendosi accanto al corpo tremante della bambina.
    -Che succede dolcezza?- chiede accarezzandole i capelli tenuti fermi da una coda da cui sporgono alcuni boccoli perfetti.
    -Papà sta per picchiare Will- le dice piangendo.
    La domestica se la tira a sé. Con il viso contro il petto della signora, Ashley si lascia andare ai singhiozzi stringendo nei piccoli pugni la stoffa nera delle divise. Dentro non si sentiva volare una mosca. Solo lo schiocco severo di una cinta sulla pelle liscia di un bambino.

    William si sveglia lentamente. Nella testa l'immagine vivida del suo corpo poggiato contro la scrivania dello studio di suo padre, i pantaloni abbassati e la cinta di suo padre contro la propria pelle. Si passa una mano sugli occhi tentando di allontanare il ricordo e si alza restando seduto sul bordo del letto. I piedi sul pavimento accarezzano il legno lucidato. Il corpo nudo è accarezzato dal freddo del condizionatore. Dopo essersi sgranchito il collo si alza indossando i pantaloni scelti in precedenza. Cercando tra le camicie ne trova una blu e la indossa lasciando qualche bottone aperto. Ai piedi un paio di scarpe di Converse nere. Afferrando le chiavi della macchina esce da casa dirigendosi verso la DeSoto nero parcheggiata sul retro.
    Quando arriva al Bronze la musica gli riempie la testa. Sul palco il gruppo di Oz suona una musica allegra dando il tempo ai ragazzi in pista. Tra le varie coppie distingue Nick e Ashley che abbracciati ballano ridendo. Le mani del castano sono sulla vita della sorella possessivamente mostrando a tutti i ragazzi della stanza che la ragazza è di sua proprietà. Spike gli sorride alzando il mento in alto per salutarli.
    -Ehi fusto. Finalmente sei arrivato. Pensavamo non venissi più- gli dice Faith alle spalle urlando per farsi sentire sopra la musica alta.
    Spike si gira e rimane abbagliato dalla sensualità della bruna. Il corpo è fasciato da un paio di pantaloni di pelle neri ed un top, anch'esso di pelle, che evidenzia il suo seno. I capelli ribelli e scomposti indicano che ha appena lasciato la pista.
    -Ed invece, eccomi qui. Come va?- chiede indicando l'amico rosso.
    Faith alza le spalle.
    -Come al solito. Vanno bene. Vieni a ballare?- domanda lei già muovendo i fianchi a ritmo.
    -No, ora no. Vado a prendermi qualcosa da bere. In caso dopo mi concedi un ballo ok? Ci becchiamo- le dice cominciando ad andare verso il bar.
    Il barista, un ragazzo di venticinque anni in cerca di soldi per il college, lo riconosce e lo saluta cominciando a preparargli il solito. Quando Spike si siede sullo sgabello davanti a sé trova un bicchiere pieno di Bourbon con ghiaccio pronto ad aspettarlo.
    -Tu si Lennie che mi conosci- dice alzando il bicchiere in aria e cominciando a sorseggiare il liquido ambrato.
    -Sai che se mi beccano a dare alcool a te mi licenziano vero?- gli chiede passando lo strofinaccio sul bancone umido.
    -Se mi vedono digli che è tè alla pesca amico-
    Lennie lo fissa cinicamente.
    -Si. E loro ci crederanno ciecamente- borbotta porgendo un Cosmopolitan ad una ragazza.
    -Grazie Lennie- gli dice alzandosi e lasciando la sedia ad un ragazzo in pena per amore.
    Continuando a sorseggiare si reca presso le scale che portano al piano di sopra. I tavoli, vuoti, sono circondati da ampi divanetti dove lui ed i suoi amici si perdono in grandi bevute o partite di poker. Una ragazza solamente occupa il piccolo spazio sovrastante alla pista di ballo. Il corpo sinuoso coperto da una gonna di jeans corta che lascia vedere le gambe fasciate alla fine da un paio di stivali neri col tacco a spillo. La schiena è lasciata scoperta da un top bianco allacciato dietro il collo. I capelli dorati scendono sulla schiena accarezzandola.
    Spike deglutisce sentendo le sue riserve crollare di fronte alla ragazza poggiata con le braccia lungo la balconata. Si avvicina silenziosamente facilitato dalla musica alta fino ad arrivarle dietro. Allunga le mani lungo il bordo di ferro del balcone stringendola tra le sue braccia e la vede tendersi. I muscoli della schiena si muovono contraendosi mentre la vede trattenere il respiro. Quando si volta William resta senza fiato. Gli occhi, illuminati dalle luci psichedeliche della discoteca, brillano più del solito rendendo il verde un denso liquido. La bocca è aperta per la sorpresa. Senza darle il tempo di parlare alza una mano per accarezzarle un boccolo portandolo dietro l'orecchio. Buffy lo fissa senza dire nulla temendo di rompere il momento. La mano di Spike si sposta dai suoi capelli fino alla spalla. Con due dita accarezza la pelle soffice scendendo lungo il braccio fino al gomito. Occhi blu frugano il corpo della ragazza esaminandolo fino a fermarsi negli occhi di lei, bloccati dalla luce che contengono. Con un sospiro si avvicina. L'odore dei suoi capelli lo raggiunge ed il naso gli si riempie di fragranza alla vaniglia. Deglutendo Spike si passa una lingua sulle labbra secche. Ultimo sguardo. E cede. Le labbra di lui si scontrano su quelle di lei che geme in risposta. Con la lingua preme contro le labbra morbide di Buffy chiedendole un silenzioso per messo. Quando la ragazza apre la bocca accogliendolo dentro di se, Spike lascia che la propria lingua accarezzi quella di lei, giocandoci, massaggiandola dolcemente finché il bacio non diventa famelico, passionale. Le mani di lui scendono fino ai fianchi e la tira a se facendo aderire il proprio bacino al suo. Buffy stringe la presa contro le spalle muscolose del ragazzo sentendo la sua eccitazione. Le gambe le tremano per il piacere.
    Quando si staccando ansimano entrambi in cerca di aria. Buffy si tocca con un dito le labbra gonfie e cerca gli occhi dell'altro. Spike indietreggia. Gli occhi bassi cercano tra i tavolinetti il bicchiere di Bourbon che vi aveva lasciato sopra. Quando lo trova lo afferra e beve un sorso. Il liquido ambrato scende lungo la sua gola rinfrescandolo. Velocemente si avvicina alle scale e le percorre scendendole e ritornando al bar dove abbandona il bicchiere ancora mezzo pieno. Prima di uscire lancia un ultimo sguardo al piano superiore intercettando gli occhi di Buffy. Un lampo di curiosità per il bacio e dolore per essere stata abbandonata lì da sola lo colpiscono stringendogli il cuore. Con il fiato corto esce dalla porta senza salutare nessuno dei suoi amici. Sale in auto e parte verso casa bruciando due stop ed un semaforo rosso. La mente piena di pensieri. Aveva baciato Buffy Summers. Scoppia a ridere fragorosamente stringendo le mani sopra il volante. Non era questo il problema e lui lo sapeva. Il bacio in sé era un particolare irrilevante. Ma Buffy Summers gli era entrata dentro. Con solo poche parole e qualche sguardo era stata in grado di fargli perdere la testa. Ed ora lui non sapeva più cosa fare.


    9

    -E così l'hai baciata?- chiede Nick scoppiando poi in una fragorosa risata.
    Spike lo guarda per un secondo tornando a guardare la bottiglietta dell'acqua fingendosi interessato.
    -Secondo te mi basta per la mattinata?- chiede agitandola per muovere il liquido trasparente.
    -E come è stato?- chiede il castano ritornando ad insistere sull'argomento.
    -Insomma, dobbiamo stare molte ore in classe. Forse dovrò prenderne un'altra a metà mattinata- riflette.
    -Spike! Smettila di parlare di quella cazzo di bottiglia. Parliamo di cose serie. Avete fatto altro?- chiede muovendo il bacino sulla sedia enfaticamente.
    -Si, credo che la comprerò un'altra- decide infine chiudendo la riflessione sulla bottiglia.
    -Ora che hai deciso che berrai molto. Parliamo- si impone incrociando le braccia.
    -Ok. Allora, tu ed Ashley?- chiede sorridendo.
    Nick lo fissa aprendo leggermente la bocca e fissandolo trucemente.
    -Hai intenzione di parlarmene o no?- sbotta infine esausto.
    -No- risponde deciso il biondo.
    -Perfetto. Fa come ti pare-
    Spike osserva l'amico. Nick continua a tenere il viso voltato dall'altra parte battendo il piede a terra.
    -Non offenderti. Non voglio parlarne perchè non saprei cosa dire. Ci siamo baciati. Ok? Solo baciati. Quando saprò dirti che effetto mi fa te lo dirò- dice tutto d'un fiato prendendo tra le mani la bottiglietta dell'acqua e tornando a scuoterla.
    -E' perchè somiglia a..- comincia a dire Nick pensieroso.
    Spike si alza in piedi di scatto. -Non nominarla. Ti prego- dice allungando una mano in avanti come se dovesse pararsi da una brutta caduta.
    Nick sospirando acconsente muovendo il capo. Da lontano Oz li intercetta e si avvicina strusciando a terra lo zaino coi libri di scuola.
    -Buongiorno- bofonchia assonnato.
    -Ciao Oz- risponde Spike tornando a sedersi.
    -Spike ha baciato Buffy- sputa fuori Nick succhiando il succo dalla cannuccia e fingendo indifferenza.
    Spike lo guarda rabbioso.
    -Spike ha baciato Buffy- ripete il rosso cercando di assimilare la notizia nella mente offuscata dalla fase post-sbornia.
    -Nick mi dai sui nervi quando fai così- gli dice infuriato Spike.
    Nick alza le spalle.
    -Avevi detto che non ne volevi parlare. Ed io ne parlo con Oz- gli dice sghignazzando.
    -Di cosa parli con Oz?- domanda Ashley sedendosi sulle sue gambe muscolose.
    -Niente- ringhia Spike.
    -Spike ha baciato Buffy- ripete Oz come una nenia.
    -Lo so. Ho parlato con Buffy dopo. Mi chiedeva perchè sei scomparso così- dice la ragazza afferrando la bottiglietta d'acqua del fratello e bevendo qualche sorso.
    -Vedi? L'avevo detto che dovevo ricomprarla-
    -E tu cosa le hai detto?- chiede Nick più interessato.
    Ashley si agita sulle sue gambe per voltarsi. Nick chiude gli occhi reprimendo un gemito consapevole della vicinanza di Spike ora in modalità fratello. Sorride tendendosi e fermandola con le mani.
    -Che sei fatto così- risponde Ashley.
    Spike muove il capo accennando. Nick getta la testa all'indietro sentendo un fastidio nei pantaloni. Oz scuote il capo contrariato.
    -Non capisco perchè vuoi passare per uno che non sei. Davvero non lo capisco- dice il rosso interrompendo il silenzio che si era creato.
    -Meglio quello che mostrare chi sono davvero. Cosa penserebbe di me la gente?- chiede il diretto interessato.
    -Non sai cosa penserebbe. Ma sai cosa non penserebbe. E cioè che sei un figlio di papà senza scrupoli che pensa solo ad infilare il proprio pene nella vagina di qualche bella ragazza. E che una volta ottenuto questo ti rivesti e lasci la stanza senza dire nemmeno una parola. Ecco cosa non penserebbe. Perchè ora Spike, pensa solo che sei uno stronzo- lo rimprovera Oz diplomaticamente.
    Ashley e Nick alzano gli occhi verso Spike aspettando una suo reazione.
    -Sono lo stereotipo del diciottenne ricco. Ma pensaci un attimo. Solo un attimo. Pensa a cosa penserebbero se sapessero come sono-
    -Non dovresti più fingere- dice Ashley accarezzandogli un braccio.
    Spike le sorride dolcemente per qualche istante.
    -Dovrei fingere di più. Se tutti sapessero cosa mi è accaduto, cosa ho dentro, allora proverebbero pietà per me. Per strada incontrerei un mare di sguardi impietositi di persone che pensano "Oh povero ragazzo". Ed io non voglio la pietà di nessuno- conclude amareggiato.
    -Ma Spike..-
    -No. Davvero ragazzi. Io so che lo fate per me e che mi volete bene, ma basta. Questa cosa è dentro di me e voi siete le uniche persone a saperlo insieme ad Edward-
    -E tua madre- aggiunge Oz fingendo noncuranza pur sapendo del terreno minato in cui andava a mettere i piedi.
    -No. Lei non ricorda- dice a bassa voce abbassando il capo verso terra.
    -Capisco-
    -Non parliamone più ok? Vi prego. Buffy ed io ci siamo baciati. È stato bello, passionale e tutto. Ma ora devo pensarci su. Quindi Nick non parliamone più per ora. Ed Ash tienimela lontana per qualche tempo, inventa una scusa fa quello che vuoi. Ed Oz, anche se so che lo fai per me, non nominare mia madre-
    Spike si alza dalla sedia ed afferra la tracolla semi vuota. Si allontana verso il cestino e getta i resti della colazione.
    -Grazie per starmi così vicini. Ma questo devo risolverlo da me- gli dice rassicurandoli e salutandoli.
    Si volta e comincia ad incamminarsi verso la macchina deciso a saltare la scuola. Dietro di lui gli sguardi tristi dei tre ragazzi lo fissano lasciare il parcheggio del liceo e dirigersi verso casa. Si alzano tutti senza dire una parola ed entrano a scuola silenziosi. Le ultime parole di Spike impresse nella mente.
    William varca il cancello di casa dopo averlo lasciato solo da un'ora. I giardinieri lo guardano attraversare il parcheggio ed entrare a casa serio, deciso. Il volto tipico di chi ha deciso qualcosa. Oltrepassa l'ingresso ed il salone dove l'orologio a pendolo scandisce il ritmo dei suoi passi. Tic..passo..tac..passo. Quando raggiunge lo studio di suo padre si accerta che sia vuoto ed entra chiudendo la porta dietro di se. Accende una lampada da terra e si avvicina alla scrivania in mogano. Il portatile è lasciato sul legno accanto ad un block notes dove segna gli appuntamenti. Uno scarabocchio confuso è sulla prima pagina. Ospedale Saint Louis. Reparto psichiatrico. Parlare col responsabile Michael Carter. Spike sospira chiudendo gli occhi e cercando di controllare le emozioni che sembrano invaderlo. Aprendo il cassetto vede che l'agenda non c'è e capisce che Edward è a lavoro. Leggermente più rilassato cerca il mazzo di chiavi della grande villa e ne prende una. Riposa tutto dietro di sé e lascia lo studio dove tante volte suo padre l'aveva punito.
    Sale le scale accarezzando con i polpastrelli il legno liscio del passamano. Scalino dopo scalino sente i battiti del cuore aumentare. Il corpo si ricopre di una leggera patina di sudore. Ha freddo. Terminata la rampa di scale percorre il corridoio superando la porta della propria stanza. Alla fine si trova davanti ad una porta chiusa a chiave da nove anni. Con la mano fruga nella tasca dove si trova la piccola chiave presa dallo studio. Lentamente, come se questi secondi servano a pensare ancora a quello che sta per fare, gira la chiave nella toppa. La porta si apre con uno scatto. Con la bocca secca e le mani tremanti la spinge. Davanti a lui una nuvola di polvere brilla nell'ombra illuminata dalla tenue luce che filtra tra le tende spesse. Con due passi si trova dentro e richiude la porta. Poteva anche morire lì dentro convinto che nessuno sarebbe venuto a cercarlo lì.
    Evitando uno scatolone raggiunge la finestra ed apre la tenda lasciando che la luce illumini la stanza. William si trova in una grande camera. Le pareti sono di un leggero verde tenue che lo aiuta a placare il nervosismo. Quanti anni erano passati da quando aveva varcato quella porta per l'ultima volta? Nove? O magari di meno?
    Scuotendo il capo si lascia invadere dalle emozioni che rivedere quel posto gli trasmette. Con la testa piegata di lato esamina l'ambiente con occhi curiosi. I mobili non erano stati cambiati e rimanevano quelli scelti da sua madre. Il legno era bianco ricoperto da uno spesso strato di polvere. Il letto portava ancora le lenzuola preferite di sua madre. Poteva giurare che contenessero ancora il suo odore. Profumo di lavanda e talco. Da piccolo stava ore tra le sue braccia mentre lei lo cullava cantando piccoli ritornelli inglesi. Nell'armadio si potevano vedere alcuni vestiti attraverso qualche anta lasciata aperta. Lunghi abiti da cocktail colorati sporgevano fuori. Sul comò scatole di gioielli che erano stati rovinati dal contatto con l'aria. A terra una chitarra classica. Un'altra delle passioni che sua madre gli aveva trasmesso. Edward odiava il loro suonare quello strumento a corde preferendo di gran lunga la dolcezza del pianoforte. Mentre Ashley si era lasciata convincere a dedicarsi al piano, William aveva seguito la passione della madre. La somiglianza di William con sua madre era stata pretesto di molte sfuriate da parte del padre. I segni ancora visibili sul suo corpo.
    Spike stringe le mani ricordando come tratteneva le lacrime per orgoglio. Odiava mostrare al padre anche la più piccola forma di debolezza. Ed ogni volta che lo costringeva ad abbassarsi i pantaloni ed i boxer si comportava in modo fiero anche se ad ogni cinghiata avrebbe preferito morire. Non sapeva se faceva più male l'atto in sé o il fatto che a farlo fosse proprio suo padre.
    Con un movimento leggero si piega sulle ginocchia sedendosi a terra. Incrocia le gambe ed avvicina a sé uno scatolone. Con la chiave della macchina rompe lo scotch che lo chiude. Le mani aprono il cartone rivelando foto e disegni. Prendendo un profondo respiro cerca il coraggio. Apre gli occhi e ritorna a fissare i bordi dello scatolone. Prendendo una decisione allunga una mano dentro afferrando una foto a caso.
    A noi due mamma.....


    10

    The pressure’s on; you feel it
    But you got it all; believe it
    When you fall, get up, oh oh
    And if you fall, get up, eh eh
    Tsamina mina zangalewa
    Cause this is Africa

    Tsamina mina eh eh
    Waka waka eh eh
    Tsamina mina zangalewa
    This time for Africa

    Listen to your god
    this is our motto
    Your time to shine
    Don’t wait in line
    Y vamos por todo

    La musica riempie il silenzio della stanza. Ashley balla tranquilla ondeggiando i fianchi mentre sistema i libri di scuola. Lo stereo alto le impedisce di sentire i suoni intorno a lei.
    -Signorina?- domanda una domestica cautamente aprendo la porta e sentendosi invasa dalla musica.
    Ashley alza gli occhi verso la porta e si avvicina allo stereo abbassando il volume per ascoltare le parole della donna.
    -C'è una ragazza che chiede di lei. La faccio salire?-
    Ashley annuisce con la testa rialzando il volume della musica. Camminando a saltelli verso la scrivania accende il portatile e subito trova una e-mail da Nick. Un sorriso le illumina il viso rendendolo radioso. Mentre sta per aprirla la porta della sua camera si apre di nuovo e Buffy entra con un timido sorriso.
    -Ciao- dice la bionda soffermandosi a guardarsi intorno.
    La stanza era grande e le grandi finestre permettevano alla luce di entrare rendendola ancora più spaziosa. Le mura erano dipinte di un tenue lilla con dei ghirigori argento che brillavano sotto i raggi solari. Il soffitto bianco era occupato da alcuni faretti colorati. Il letto, un baldacchino dalle tende viola e bianche, era pieno di libri e spartiti. La ragazza stava componendo. La scrivani e l'armadio, anch'essi bianchi e viola, erano disordinati. Vestiti stavano sparsi ovunque per la stanza ricoprendo in parte il pavimento della stanza.
    -Scusami per il disordine. Non aspettavo visite- si scusa la ragazza mora afferrando qualche vestito e gettandolo nella cesta in bagno.
    Buffy alza le spalle sedendosi sul letto morbido e lasciando lo sguardo vagare.
    -Che bella- dice avvicinandosi ad una cornice sulla libreria.
    La foto ritraeva due ragazzini dai capelli neri e gli occhi azzurri. Il maschio teneva sulle gambe il corpo della ragazzina con il mento poggiato sulla spalla di lei. Sorridevano entrambi.
    -Tuo fratello ti vuole davvero bene- dice Buffy tornando a sedersi sul letto.
    -Siamo molto legati, è vero- conferma Ashley.
    -Quando guarda te ha un sorriso che non fa a nessuno. È bellissimo il rapporto che avete. Non capita tutti i giorni di vedere due fratelli così uniti-
    Ashley sorride avvicinandosi all'amica. Si siede sul letto e si lascia cadere di schiena.
    -In una situazione come la nostra abbiamo imparato ad aiutarci, ad unire le forze- le spiega sinceramente.
    Buffy guarda Ashley attentamente. La mora gioca con il bordo di un cuscino svogliatamente. Capisce che non vuole parlare di quello.
    -E così come va con Nick?- chiede cambiando discorso.
    Ashley sembra illuminarsi al suono del nome del proprio ragazzo.
    -Oh meravigliosamente. Lui è dolce e gentile. Sembra cambiato da quando ha avuto il permesso da parte di Will-
    -Forse prima si tratteneva- suggerisce la bionda.
    -Forse. Comunque è perfetto. Spero duri- sospira speranzosa.
    -Lo spero per te. Stasera vi vedete?- chiede alzandosi ed andando ad aprire la finestra. Gli occhi le si perdono a fissare una figura sul bordo piscina intenta a dare pugni ad un sacco da boxe. Il petto è lasciato scoperto e Buffy può vedere il profilo dei suoi muscoli. Leggere gocce di sudore brillano alla luce ricamando strani giochi sulla sua pelle. Le gambe sono strette in un paio di pantaloncini stretti corti fino al ginocchio. Muove il pugno agile contro la stoffa del sacco. Sente un leggero calore prenderle il ventre e decide di distogliere lo sguardo, riportando l'attenzione sulla ragazza dietro di sé.
    -Si. Andiamo a cena e poi cinema- risponde la mora.
    -Tuo fratello si comporta con tutte così?- chiede infine non resistendo a trattenere la domanda.
    Ashley si morde un labbro indecisa se mentire o meno. Buffy era una ragazza speciale ed erano diventate subito molto amiche. Odiava l'idea di mentirle anche se capiva le ragioni di suo fratello. Sospirando si siede sul letto.
    -Si e no- risponde enigmatica infine.
    Buffy piega la testa non capendo e chiedendole silenziosamente una spiegazione.
    -Si, abbandona tutte le ragazze senza dire una parola. No, non le abbandona solo dopo un bacio- specifica Ashley.
    -Quindi abbandona le ragazze dopo averci fatto sesso?- chiede curiosa.
    -Si. Praticamente si. Tu sei stata un'eccezione-
    -E perchè?- domanda non riuscendo a spiegarselo.
    -Bè perchè..- incomincia Ashley.
    -Non dire niente. Lo so- dice arrendendosi Buffy.
    -Lo sai?- domanda impaurita la mora spalancando gli occhi.
    -Ma si. Non c'è bisogno che lo dici. So come stanno le cose- annuisce l'altra alzandosi ed avvicinandosi alla porta.
    -Come stanno le cose...- ripete tra se imbambolata.
    -Poteva anche evitare di baciarmi se poi doveva farsi tanti scrupoli solo perchè sono amica tua. Comunque devo andare. Avevo promesso a mia mamma di aiutarla con la galleria-
    Ashley accenna con il capo sorridendole prima di guardarla andare via. Cosa aveva pensato? Che sapesse? Che qualcuno avesse potuto dire tutto? Un rumore sordo dal giardino la distoglie dai suoi pensieri e si avvicina alla finestra ancora turbata. William aveva definitivamente rotto il gancio che teneva appeso il sacco che ora giaceva inerme a terra.
    -Will!- gli urla uscendo sul balcone.
    -Sembri una principessa- le urla lui in risposta vedendola poggiare i gomiti sul muretto tra i vari fogli di gerani.
    -Cretino!-
    William alza un sopracciglio piegando la testa di lato.
    -Magari una principessa un pò sboccata- la rimprovera sorridendo.
    -Sali-
    -Scendi tu- si lamenta il biondo passandosi l'asciugamano sulla faccia per asciugare il sudore.
    -Dai Spike!-
    -Scendi che ci prendiamo qualcosa di fresco e parliamo. Devo dirti due cose-
    Ashley acconsente e ritorna nella stanza. Prima di uscire spegne lo stereo.

    Al piano sotto William apre il frigo cercando tra le bevande qualcosa da bere. Afferra una bottiglia di tè e la appoggia al mobile prendendo due bicchieri dallo sportello in vetro. Versa il liquido scuro nei bicchieri sentendo i passi leggeri e sinuosi della sorella che si accomoda su uno sgabello in attesa.
    -Che facevi?- chiede senza voltarsi.
    -Sistemavo ed ho scritto quel pezzo al piano che volevi come accompagnamento. Poi te lo faccio sentire-
    William allunga una mano porgendole il bicchiere. Si siede accanto a lei cominciando a sorseggiare il tè alla pesca.
    -Cosa volevi dirmi?- domanda la ragazza fingendo indifferenza.
    Spike infila una mano nella tasca dei pantaloncini e tira fuori la chiave della stanza di sua madre. La poggia delicatamente sul tavolo di fronte alla sorella senza dire una parola. Ma non ce nè bisogno. Ashley la riconosce e la fissa allarmata. Si volta a fissare il fratello cercando nel suo viso una qualche reazione.
    -Sei stato lì?- domanda sentendosi mancare il fiato.
    -Si. Sono stato lì-
    -Perché?-
    Un sospiro. Una mano femminile si allunga per stringerne una maschile tentando di infondergli coraggio.
    -Io non posso continuare così. Devo trovare una soluzione- le spiega a bassa voce.
    -Come stai?- chiede timorosa della risposta.
    William si ferma a rifletterci su. Come stava? Non credeva di saperlo veramente. Troppe emozioni tutte insieme.
    -Voglio andare da uno psicanalista- risponde invece.
    Ashley chiude li occhi. Aveva tutte le sue risposte in quella piccola frase.



    11

    -Parlami di te William- dice cortesemente l'uomo di fronte al ragazzo.
    Spike sta in piedi nel mezzo della stanza. Una grande vetrata consente ai suoi occhi blu di vagare per la strada affollata. Alcune macchine, messe ordinatamente in fila, aspettano che scatti il verde. Qualche pedone attraversa sulle strisce ed il vento muove leggermente le chiome degli alberi.
    -Cosa vuole sapere?- chiede apaticamente l'ossigenato dopo qualche minuto di silenzio.
    -Tutto quello che ti passa per la mente. Parla- spiega il dottore prendendo la penna e preparandosi a scrivere sul taccuino rivestito di pelle nera.
    -Cosa vuole che le dica dottore? Che ho dei problemi? Credo che ogni persona che lei vede ne abbia qualcuno. Non sono qui per fare il cantastorie ma solo per sistemare questi problemi- specifica stancamente William.
    Il medico accenna col capo mostrandogli che ha capito.
    -Allora saltiamo il racconto. Dimmi cosa credi ci sia di sbagliato in te-
    William sospira tornando a guardare fuori. Le macchine continuano a sfrecciare lungo la strada lasciando dietro di loro una scia calda.
    -Lei ha la macchina vero dottore? Suppongo di si. Bè io mi sento come una macchina, ma rotta. Sono come una dannata macchina rotta. Il mio corpo è destinato a fare qualcosa ma c'è in me un piccolo pezzo che si è rotto, che non è più al suo posto. Ed ora non riesco più a sfrecciare insieme alle altre auto. Vedo i miei amici passarmi accanto e divenire sempre più lontani mentre io rallento, rallento sempre più fino a fermarmi. Ora sono fermo accanto ad un maledetto marciapiede in attesa che un buon meccanico mi rimetta in strada. Ma credo che non si possa fare nulla per me, dottore. Credo che sia l'anima, o almeno quell'insieme di sentimenti e pensieri che noi chiamiamo così, che si è rotta, spezzata. Credo che sia proprio così. Ho l'anima rotta, danneggiata. Lei pensa che l'anima si possa riaggiustare?-
    Il dottore richiude lentamente la penna. La poggia sul tavolinetto in vetro e poggia le spalle contro la stoffa della poltroncina. Incrocia le mani sul grembo ed alza lo sguardo verso il ragazzo.
    -Siediti William. Partiamo dall'inizio ti va?- suggerisce l'uomo pacatamente.
    William si volta. Gli occhi si fermano sulla figura dell'uomo come se la vedesse ora per la prima volta. Annuisce avvicinandosi al divanetto e sedendovisi. Il medico allunga una mano verso il telefono e digita l'interno per chiamare la segretaria. Una volta annullati tutti gli appuntamenti del pomeriggio dedica la sua totale attenzione al ragazzo.
    -Per me va bene- risponde provando per la prima volta il bisogno di parlare a qualcuno del suo passato.
    -Dimmi quando è stato secondo te il momento in cui è cominciato tutto-
    William si bagna le labbra con la lingua. Un sospiro.
    -Credo sia cominciato tutto quando avevo sei anni. Mia sorella ne aveva solo quattro. Fu in quel periodo che mia madre si ammalò. Agli occhi dei vicini eravamo una famiglia modello. Agli incontri coi colleghi di mio padre tutti ci facevano i complimenti. Nessuno sapeva delle amanti di mio padre ed i miei lividi erano coperti da una buona dose di cipria. E quelli che non si nascondevano erano giustificati dalla mia vivacità. Ma anche se sembravamo perfetti si cominciavano a vedere le prime crepe. La malattia di mia madre iniziava a dare i primi sintomi e mio padre cominciava ad allontanarsi sempre più da noi-
    -Parlami della malattia di tua madre- lo interrompe educatamente.
    William trema leggermente ricordando le urla, le lacrime provenienti dal piano di sopra. Inghiottisce cercando di trovare le parole adatte per raccontare come la malattia rovina l'uomo. Sorride amaramente. Ci sono davvero parole adatte a questo? Scuotendo il capo si risponde che no, non ci sono.
    -Mia madre era una brava donna. Prima della malattia era una madre ed una moglie perfetta. Io e mia sorella avevamo tutto il suo amore anche se non era un segreto che io fossi il suo preferito, come Ashley per mio padre del resto. Comunque quando avevo sei anni cominciò a perdere la ragione. Delirava spesso, aveva varie allucinazioni, si fissava su certe idee da cui era difficile se non impossibile distoglierla. Non aveva pensieri coerenti capisce? Mio padre la portò da un dottore anche se si immaginava cosa avesse. Lavorando in un ospedale sei abituato a determinate cose. Ma la portò da un medico, un suo amico, che gli disse che aveva una forma di psicosi- spiega accuratamente William.
    -Psicosi? Tuo padre come la prese?- domanda lo psicologo.
    -Cominciò a bere e ad uscire di casa frequentemente. Ci lasciava a casa da soli mentre andava in qualche bar o da qualche donna. Si fece il suo giro di amanti e dimenticò mia madre. Io avevo sei anni e vedevo la mia famiglia sgretolarsi sotto ai miei piedi. Mia sorella era troppo piccola per rendersi conto-
    -Ed i domestici?-
    -I domestici furono mandati via. Non rimase nessuno. Veniva solo una signora una volta a settimana per pulire la casa e mio padre si preoccupava di chiudere mia madre in una zona della casa dove non potesse essere sentita. Non ho mai avuto il coraggio di entrare in quelle stanze e vedere cosa le facesse. Credo la legasse ma preferisco non saperlo-
    -Quindi eravate tu, tua madre e tua sorella. E cosa succedeva?-
    -All'inizio mia madre farneticava e basta. Non era mai violenta o cattiva. Io preparavo le sue medicine e pensavo a lei. Lasciavo mia sorella a casa di qualche amica che aveva e la tornavo a prendere la sera. Così potevo stare con mia madre. Amava stare con me in quel periodo-
    -Capisco. E poi cosa cambiò?-
    -Cambiarono molte cose. Mio padre innanzitutto. Mia madre non era stupida. Era anche psicotica ma non era stupida. Capì che lui la tradiva e ne soffriva. Inoltre nei momenti di lucidità poteva vedere come se ne andava lasciandoci soli. Cominciò ad odiarlo. Quando mio padre la prendeva per rinchiuderla, lei cercava in tutti i modi di scansarlo, di mandarlo via. Le urla si sentivano fino all'ingresso di casa e ti facevano venire la pelle d'oca. Mio padre diventò sempre più cattivo con lei. La picchiava per costringerla ed il loro rapporto arrivò al capolinea-
    -Tuo padre cominciò allora a picchiarti?-
    -Si. Lui era geloso di me. Io potevo stare con lei senza che mia madre facesse nulla per mandarmi via. E mio padre non lo sopportava. Cominciò a sfogare la sua ira su di me mentre si attaccava sempre più ad Ashley. Quando tornava a casa sbronzo, trovava sempre un motivo per usare la sua cintura su di me-
    -Non provasti mai a ribellarti?-
    -Dottore, cosa crede? Ero un bambino di sei anni mica un poppante. Certo che mi sono ribellato- risponde al medico come se fosse ovvio.
    -Andò male?-
    -Decisamente. Lui andò da mia madre. La accusò di essere la responsabile di tutto. Io correvo dietro di lui per paura le facesse davvero male stavolta ma quello che vidi mi fece restare senza parole-
    -Cosa hai visto?- incalza l'uomo anziano.
    -E' necessario vero? Parlare di queste cose?- dice a voce bassa Spike sentendo il corpo privo di forze.
    -Si William. Per curare quella che tu hai chiamato anima devi fare i conti con ciò che ti turba. E si comincia così. Devi accettare il tuo passato ed andare avanti-
    -Suppongo lei abbia ragione-
    -Vuoi dirmi cosa hai visto?-
    -No, non realmente. Ma non credo di avere altra scelta quindi... Vidi mia madre. Lei era sdraiata di schiena sul suo letto. Aveva il vestito alzato fino ai fianchi e le gambe pallide si muovevano furiosamente. Il viso era coperto. Mio padre stava sopra di lei, stretto dalle sue gambe che tentavano in tutti i modi di calciarlo via. Le urla di mia madre riempivano la stanza sovrastando tutti gli altri rumori. Anche gli ansiti di mio padre-
    -Lui la stava prendendo con la forza?-
    -Si. Fu la prima volta che lo fece. Non l'ultima. Sfogava la sua ira su di lei e molto spesso in questo modo. Capii che era andato lì da lei a causa mia, perchè non era riuscito a picchiarmi. Decisi che non sarei mai fuggito-
    -Perchè presi questa decisione? Non potevi solo trovare un'altra soluzione?-
    -Sapevo che mia madre presto ci avrebbe lasciati. Ed una volta tolta lei, lui avrebbe sfogato la sua ira su mia sorella. Ed io non volevo che si macchiasse anche lei-
    Il dottore muove la testa.
    -Quindi lo feci per proteggere tua sorella- ripete l'uomo più grande.
    -Si. Non volevo le facesse del male. Mi trovavo in una famiglia in cui mia madre era psicotica e mio padre un alcolizzato che mi picchiava. Lei era l'unica che aveva il sorriso sul viso. Benché cominciò a capire che qualcosa non andava, quando stavo con lei riuscivo ad avere una parvenza di felicità. I miei ricordi migliori di quel periodo sono con lei-
    -Deve esserti molto grata per quello che hai fatto-
    William sorride.
    -Ashley non sa molte delle cose che io le sto raccontando. Ho preferito così-
    -Continua- dice il medico muovendo la mano.
    -Passarono due anni in queste condizioni. I dottori dissero che la situazione stava peggiorando sempre più. Comparirono dei nuovi sintomi. Disturbi dell'affettività e degli istinti. Giunsero alla conclusione che era una forma di schizofrenia. Di tipo paranoide dissero. Divenne violenta, si comportava in modo inappropriato. Confondeva le persone ed i legami affettivi. In quella follia solo una cosa continuò a restare tale, non volle mai mio padre. Credo che fosse divenuto lui l'ombra delle sue paranoie-
    -Tuo padre non pensò mai di chiuderla in una clinica?-
    -Lui non si preoccupò di tutto questo. Come le ho detto, non c'era mai ed in questa fase continuò ad essere così. Io sentivo che stava andando tutto male ma avevo solo otto anni e non potevo mandarla via-
    -Hai continuato tu a prenderti cura di lei?-
    -Si. Le preparavo il pranzo e la cena. Le portavo le medicine. Facevo quello che avrebbe dovuto fare mio padre. Certe volte era facile, quando aveva dei momenti di lucidità mi parlava come una volta. Certe volte uscivo da quella stanza più ammaccato di quando lasciavo lo studio di mio padre-
    -Come facevi con la scuola? Con i compagni?-
    William scoppia a ridere lasciando la testa piegarsi indietro.
    -Dottore lei è uno spasso. Crede davvero che in quelle condizioni io potessi andare a scuola? Mio padre pensò a questo e mi prese un insegnante privato. In giardino, dove non si sentivano le urla di mia madre, facevo lezione con lui. Così ho fatto gli anni delle elementari e parte delle medie-
    -Capisco. Ed amici? Non ne avevi?-
    -Uno. Avevo un solo amico. Il migliore che potessi ottenere. Lo avevo conosciuto un giorno andando a fare la spesa. Mi aveva aiutato a prendere una cosa alta. Da quel momento non mi ha mai lasciato-
    -E non si chiedeva il perchè dei tuoi lividi?-
    -Nick sapeva tutto. Molte volte veniva a casa mia e stavamo insieme. Quando dovevo pensare a mia madre, lui stava con mia sorella-
    -E non disse niente a nessuno?-
    -Certo che lo disse. A sua madre. Jenny. Una cara donna. Tentò di fare qualcosa. Come altre persone prima di lei. Ma la società, dottore, è una società corrotta. I soldi di mio padre comprarono il silenzio ed i paraocchi per tutti-
    -Ed ora dov'è tua madre?-
    -Lei si trova a Londra. Mio padre alla fine la mandò nel migliore ospedale, sperando potessero fare qualcosa. Spera la rifacciano stare bene. Io al posto suo scomparirei dalla faccia della terra se dovesse riprendersi-
    -Perché la mandò via?-
    -Perché era pazza?- risponde ironicamente William.
    Spike si morde un labbro. Era arrivato il momento. Lo sapeva. Quando era entrato da quella porta era consapevole che sarebbe arrivato un punto della conversazione in cui avrebbe dovuto raccontare tutto. Credeva di essere preparato a questo.
    -Dimmi cosa accadde William avanti. Ti sentirai meglio dopo-
    -Mia madre peggiorò quando avevo nove anni. Quel giorno eravamo solo io ed Ashley. Mio padre era andato via per lavoro. Nick sarebbe arrivato nel pomeriggio dopo la scuola come ogni giorno. Mia madre stava nella sua camera. Si era rifiutata di prendere le sue medicine come al solito ed avevo deciso di dargliele con un pò di cibo. Stavo preparando proprio quello quando tutto precipitò. Lei uscì dalla sua stanza. Era folle. Più del solito. Delirava ed urlava. Io sentii le sue grida e lasciai la cucina correndo verso le scale. Mia sorella era sola nella sua stanza, la porta aperta. Corsi più veloce che potevo. Ashley mi vide e mi venne incontro. Le urla di nostra madre riempivano anche la sua testa. Era terrorizzata. Le dissi di entrare dentro e che l'avrei chiusa a chiave. Temevo sarebbe venuta ad aiutarmi e non volevo. Pianse protestando. Aveva paura per me. Non avevamo mai visto mia madre delirare in quel modo. Comunque riuscii a convincerla. La chiusi dentro mentre mia madre mi raggiungeva lungo il corridoio. Io la aspettai finché non mi fu davanti. Avevo le mani sudate. Tremavo dalla paura. La guardai negli occhi e vidi il nulla. La paura diventò terrore. La presi comunque per un braccio e cercai di portarla in camera. Lei diceva frase sconnesse, non le ascoltavo nemmeno. Camminavo verso la sua stanza tirandola con tutte le forze. Facemmo qualche passo finché non la sentii contro il mio corpo. Ero di spalle ed avevo il busto di mia madre contro di me, i suoi seni strusciavano contro la mia schiena e la sua bocca mi baciava il collo. Spalancai gli occhi mentre reprimevo un conato di vomito. Le sue mani raggiunsero la mia maglietta e la alzarono rivelando il petto. Dopo un attimo di sbalordimento tentai di divincolarmi. Era debole e riuscii a sfilarmi. Cominciai a correre. Lei dietro di me. Corsi lungo il corridoio che non mi era mai sembrato così infinito. Dovevo solo raggiungere il giardino ed urlare con tutto il fiato che avevo nel corpo. Qualcuno sarebbe venuto ad aiutarmi. Avevo quasi raggiunto le scale quando il mio piede incappò in un'asse del parquet leggermente alzato. Caddi a terra mentre mia madre mi raggiungeva. Quando la vidi sopra di me intenta a togliermi i vestiti mi sentii morire. Sentivo le forze venire meno mentre cercavo di scansarla da me. Era magra e debole, eppure non riuscii a togliermela di dosso. La paura mi vinse. Urlai mentre sentivo gli ansiti di piacere di mia madre, sopra di me, ed il pianto di Ashley. Quando mia madre finì si alzò e corse via da me. Non so dove andò. Io mi alzai da terra tremando. Cercai i miei vestiti e li indossai. Avevo gli occhi pieni di lacrime mentre scendevo le scale correndo tanto che inciampai ruzzolando giù. Aprii la porta e corsi per strada. Volevo fuggire, andare lontano da quella casa. Fu correndo che mi ruppi il sopracciglio. Sbattei la testa contro un marciapiede. Continuai a correre comunque finché non raggiunsi la casa di Nick. Quando sua madre aprì mi lasciai andare tra le sue braccia. Non dissi niente di quello che era accaduto. In verità non dissi niente di niente. Restai muto per due anni. I medici non riuscirono a farmi parlare di nuovo. Jenny mi trovò la chiave della stanza di Ashley in tasca. Mi lasciò con Nick ed andò a casa mia. Quando tornò aveva con sé mia sorella. Mio padre venne la sera. Non trovandoci a casa venne subito dal mio amico. Capì che qualcosa era accaduto. Riprese me e mia sorella e ci riportò a casa. Chiamò l'ospedale e fece portare via mia madre. Quello che era accaduto lo capì dai vestiti di mia madre e dai miei. Non fece domande. Io comunque non gli avrei dato nessuna risposta-
    -Un brutto periodo per te. Decisamente. Cosa accadde in seguito?- domanda il medico non volendo insistere su nessun evento.
    -Mio padre prese a lavorare follemente. Non era mai a casa. E quando c'era stava solamente con Ashley. Se mi chiamava era perchè avevo fatto qualcosa di sbagliato o mi voleva picchiare. Ma in generale eravamo solo io e mia sorella. Io continuavo a non parlare anche se lei cercava in tutti i modi di estorcermi almeno una parola. Per due anni, come le ho detto, restai muto. Non sentivo il bisogno di parlare con nessuno. Non sapevo cosa dire, in verità. Le uniche cose che avevo in mente erano dolorose ed il dolore era una cosa mia, solo mia, e non volevo che nessuno ne fosse partecipe-
    -Hai detto che parlasti dopo due anni. Cosa ti spinse a farlo?-
    -Io e Nick non ci dicevamo nulla. Lui mi parlava però. Mi raccontava di quello che faceva a scuola, di quello che gli succedeva quando io non c'ero. Io comunque continuavo a studiare con un insegnante privato come comandato da mio padre. Le mie valutazioni erano su compiti scritti mai non ero mai indietro ed ero brillante. Un giorno però Nick mi disse che era entrato nella squadra di basket della scuola. Mi raccontò del piacere di giocare in una squadra. La sera andai nello studio di mio padre. La luce sulla scrivania filtrava attraverso il piccolo spiraglio sotto la porta. Lavorava fino a tardi. Entrai e mi fermai davanti alla sua scrivania con le mani distese lungo il corpo. Ero rilassato. Lo guardai dritto negli occhi come non facevo da molti anni e presi fiato. "Voglio andare a scuola" gli dissi alzando il mento orgoglioso. Lui mi guardò per qualche secondo con in mano ancora la penna ad inchiostro aperta e sulla scrivania il foglio profumava ancora d'inchiostro fresco. Annuì con la testa senza dire una parola e ritornò al suo lavoro. Io uscii dalla stanza soddisfatto e tornai in camera. Una settimana dopo mi trovavo accanto a mia sorella pronto per andare a scuola. Ripresi a parlare-
    -Parlasti mai con lui di quello che era accaduto?-
    -Una volta. Mio padre era ubriaco. Io tornavo a casa da una festa. Saranno state le quattro di notte. Avevo sonno e vederlo lì davanti a me con un bicchiere di scotch in mano mi innervosì. Volevo solo dormire e sapevo che mi avrebbe fatto perdere tempo. Avevo sedici anni. Mi disse che era consapevole di essere un cattivo padre e che gli dispiaceva per tutto quello che era successo. Il giorno dopo quando lo incontrai non mi disse nulla a riguardo. Credo fosse l'effetto dell'alcool-
    -E tua madre? L'hai più vista?-
    -No, non da quel giorno. Mio padre si tiene informato della sua salute ed io leggo le note che lui lascia per me. Sa che non gli chiederei mai come sta allora mi lascia bigliettini in giro facendo in modo sembrino casuali-
    -E come mai sei qui? Dopo tutti questi anni perché proprio ora?-
    William chiude gli occhi. Un piccolo sorriso si pone sul suo viso stanco. Le ore passate a parlare sembrano averlo reso più magro, più sfinito. Delle leggere occhiaie marcano il suo viso scurendolo.
    -Una ragazza. Un diavolo di ragazza dottore-



    12

    Il venerdì mattina era la giornata peggiore di tutte. Svegliarsi con il suono acuto della sveglia e l'idea di dover stare le due ore successive ad ascoltare insulse parole su sistemi ed integrali, rendeva il risveglio ancora più traumatico. Nella sua camera, Spike continuava a fissare il soffitto ascoltando la voce squillante del conduttore radiofonico. Di malavoglia si alza muovendo il corpo pesante, costringendosi ad andare verso il bagno per prepararsi. Un'altra giornata doveva passare.
    -Spike! Svegliati!- urla Ashley dal salone.
    -Sono sveglio!- le urla in risposta l'ossigenato con lo spazzolino in bocca.
    Dopo aver indossato un paio di jeans scuri ed una maglietta aderente, scende le scale entrando in cucina. Ashley, davanti ai fornelli, cerca di preparare la colazione in un'impresa destinata a fallire.
    -Tesoro, non per risultare offensivo, ma chi mangerà quella cosa?- domanda lui indicando la poltiglia giallognola nel piatto.
    -E' per te, devi mangiare- risponde premurosa.
    William alza un sopracciglio.
    -Esatto. Devo mangiare non avvelenarmi. Facciamo che prendo qualcosa dalla macchinetta a scuola, ok?- propone sorridendole.
    Ashley spegne il fuoco stizzita. Con un gesto rapido afferra il piatto e ne getta il contenuto nel secchio.
    -Comunque grazie. Per premio, ti insegnerò a cucinare-
    I due ragazzi ritornano nelle proprie stanze ridendo. William fischietta un motivetto prendendo la tracolla e cercando le chiavi della macchina. Ashley, vestita perfettamente, si ferma dietro di lui, una spalla poggiata contro lo stipite della porta.
    -Come è andata ieri?- chiede osservandolo muoversi nella stanza.
    Spike adocchia il mazzo di chiavi e si allunga per prenderlo dal groviglio di oggetti in cui era incastrato.
    -Bene. È un buon dottore. Mi piace-
    -E ci hai parlato o sei rimasto tutto il tempo muto come con gli altri?- chiede la sorella ben conoscendolo.
    -No, abbiamo parlato. Volevo parlare per la prima volta-
    -Mi fa piacere- le dice accarezzandogli una guancia.
    Entrambi scendono in garage e salgono in auto. Spike ingrana la retromarcia ed esce girando attorno alla fontana. La macchina sfreccia sicura lungo le strade di Sunnydale. La musica alta li accompagna lungo il tragitto. Quando arrivano vedono Nick ed Oz attenderli in compagnia di Buffy e Faith. Spike parcheggia tranquillo tra la macchina del castano ed il furgoncino del rosso.
    -Buongiorno a tutti- biascica Oz con gli occhi gonfi per il sonno.
    -Scusatelo, ma ha avuto una notte di fuoco- lo rimbecca Nick avvicinandosi alla propria ragazza ed ammiccando in approvazione.
    -Uuuhhhh. E con chi Ozzy?- chiede Spike divertito sedendoglisi accanto.
    Oz mugugna qualcosa e si alza lasciando dietro di sé gli amici. Si dirige verso il parcheggio dondolando sulle gambe deboli. I ragazzi lo fissano sbigottiti.
    -Ozzy quello è il parcheggio!- urla Faith.
    Oz si ferma e si volta riprendendo a camminare nella direzione opposta. Passa davanti agli amici che ridono sguaiatamente ed entra nell'istituto inciampando sugli scalini.
    -Poveraccio. Lunga serata- decreta Spike ritornando serio.
    -Già già. E tu? Lungo pomeriggio?- chiede Nick battendogli una mano sulla spalla.
    Spike si tende un pochino alzando gli occhi verso Buffy. La ragazza lo fissa curiosa. Si sofferma a guardarla. Oggi era ancora più bella. I lunghi capelli erano legati in una coda alta da cui scendevano abboccolati. Sembravano filigrane d'oro. Il viso era truccato leggermente da un ombretto fine ed un leggero strato di lucidalabbra. Indossava un paio di jeans ed una camicia che coprivano le sue forme deliziose.
    -Abbastanza lungo. Poi ne parliamo ok?- suggerisce guardando l'amico ed indicando con gli occhi la ragazza bionda.
    -Nono. Ne parliamo ora mentre andiamo in classe. Su amico. Raccontami- dice invece Nick salutando Ashley con un bacio ed aspettando l'amico lungo i gradini.
    Spike si alza controvoglia e lo segue. Lungo i corridoi prendono una porta ed escono in giardino. Gli studenti lo affollano giocando di prima mattina cercando di scacciare il malumore. Nick e Spike si siedono su un muretto leggermente distaccato per consentire al biondo un pò di privacy.
    -Cosa vuoi sapere?-
    -Tutto quello che c'è da sapere-
    -E' un bravo dottore. Sono arrivato, abbiamo parlato, me ne sono andato- sintetizza.
    -Dettagli amico. Dettagli. Avete parlato di tutto?- chiede Nick fissando un ragazzo fare un tiro libero.
    -Si, gli ho raccontato tutti. Per la prima volta sono riuscito a raccontare il mio passato con ordine e completamente-
    -Sono felice di sentirlo. E che ti ha detto lui?-
    -Mi ha chiesto se volevo prendere dei medicinali. Antidepressivi. Gli ho detto che non ne ho intenzione. Non voglio diventare dipendente da quelle pillole- spiega coinciso.
    -Hai ragione. E di Buffy?-
    -Non abbiamo parlato di lei. Ci siamo fermati su mia madre-
    -Capisco-
    La campanella suona distogliendoli dalla chiacchierata. Gli studenti si spintonano per entrare nel liceo mentre alcuni continuano a giocare indisturbati. Ashley e Buffy salgono svogliatamente gli scalini varcando la soglia e scomparendo dalla loro visuale. Con un salto agile, Spike scende dal muretto seguito dall'amico. A passi lenti e struscianti raggiungono la classe, sul viso un'espressione contrariata. Quando entrano prendono posto in fondo attendendo con pazienza che l'insegnante di matematica entri per cominciare la lezione. Osservano Oz che accanto a loro sonnecchia indisturbato. Spike gli da una gomitata facendogli cadere la testa dal braccio sbattendola contro il legno del banco. Oz si sveglia mugolando imprecazioni di protesta.
    -Stavi sbavando. Era squallido- si giustifica William alzando le spalle.
    -Buongiorno ragazzi. Come vedo siete tutti presenti. Prima di cominciare la lezione vorrei che tutti deste il benvenuto ad un nuovo studente- dice ad alta voce sorridendo ad un ragazzo dietro la porta che si accinge ad entrare.
    Un ragazzo alto varca la soglia rimanendo accanto all'insegnante. I capelli neri sono sparati in alto col gel. Gli occhi sono grandi e scuri, di uno scuro da far paura, come se lì ci fosse rinchiuso tutto il buio di una notte. Le braccia muscolose stringono uno zaino all'apparenza leggero.
    -Buongiorno, sono Angel O'Connor- dice sorridendo.
    -Il ragazzo si è trasferito da poco dall'Irlanda. Fatelo sentire il benvenuto- esclama il professore indicandogli il banco davanti a quello di William.
    Angel percorre in breve passi la distanza che lo separa dalla sedia. Una volta seduto prende un quaderno ed una penna e si volta verso l'ossigenato. Spike resta fermo immobile con un sopracciglio alzato. Le gambe sono stirate verso l'esterno, tra le dita una canna.
    -Ciao- dice amichevolmente il nuovo ragazzo allungando una mano per stringerla.
    Spike sposta lo sguardo dal suo viso alla mano un paio di volte. Poi svogliatamente allunga la sua per stringerla. La sinistra. Angel lo fissa non riuscendo a capire il perchè del suo gesto. Nick li guarda attento osservando negli occhi dell'amico un piccolo bagliore. Spike stava lanciando la sua sfida, stava marcando il suo territorio mettendo bene in chiaro che era lui il gallo di quel pollaio. Mai avrebbe cambiato mano per stringerla a quella di Angel. Ora dovevano solo aspettare per vedere se l'altro si sarebbe sottomesso.
    -Mancino- risponde Spike alla sua muta domanda.
    -Non fa niente- risponde l'altro ritirando la mano.
    Nick sorride voltandosi verso la finestra per non farsi vedere. Angel avrebbe dato del filo da torcere a Spike, si vedeva. E le premesse erano decisamente buone.

    ******************

    -E così sei nuovo?- domanda Buffy dolcemente battendo le sopracciglia.
    Angel guarda la ragazza bionda davanti a sé. Si erano incontrati a mensa mentre lui stava cercando di scegliere il cibo meno nocivo alla salute. Buffy si era accostata e gli aveva consigliato la panineria accanto alla scuola. Non facevano i migliori panini della città, ma erano sicuramente meglio del cibo che passavano al liceo.
    -Si. Mio padre ha ricevuto un importante offerta di lavoro e ci siamo dovuti trasferire qui- spiega lui avvicinandosi ad un tavolo e prendendo posto.
    Spike dalla sua sedia osserva i due. Aspetta che Buffy lo saluti e si venga a sedere accanto a lui, come al solito. Ma quando la vede sedersi lì, vicino al nuovo arrivato, sente la bocca spalancarsi e toccare terra. Nick accanto a lui mangia indisturbato con la schiena piegata sul vassoio con fare protettivo. Quando vede la faccia dell'amico si ferma ritornando serio e vigile.
    -Che c'è boss?- domanda guardandosi attorno in cerca di qualcosa fuori dalle loro direttive.
    Spike non risponde continuando a fissare i due ragazzi parlare e scherzare. Quando il viso di Buffy si illumina per una battuta del moro, stringe la mascella spingendo il vassoio lontano da sé. Oz davanti a Spike, si scansa appena un secondo prima che il cibo dell'ossigenato si riversi sui suoi pantaloni. Il vassoio che cade a terra emette un suono sordo attirando l'attenzione di tutta l'aula. Sotto lo sguardo attonito dei presenti, Spike si alza e si volta per andarsene spalancando le due ante della porta dell'uscita.
    -Quel tipo è proprio strano- esclama Angel fissando le porte richiudersi sbattendo.
    -Si è vero. Pensa che..- comincia sciogliendosi negli occhi scuri del moro.
    -Credo non ci siamo presentati noi due-
    Una voce secca blocca la ragazza. Si volta e vede Nick dietro di sé. Le mani sui fianchi e lo sguardo indurito. Sospirando abbassa lo sguardo.
    -Piacere. Angel O'Connor-
    Nick lentamente lo squadra per poi allungare una mano per stringere quella che gli viene offerta. Due mani destre. Nessuno da sovrastare o sottomettere.
    -Nick. Di che parlate?- chiede stampandosi un sorriso finto in viso.
    -Di Spike- risponde Angel prima che Buffy riesca a fermarlo.
    -E cosa dite di Spike?- domanda sulla difensiva, pronto a difendere l'amico.
    -Niente di interessante. Ora devo andare ragazzi. Nick mi accompagni?-
    Buffy prende Nick per un braccio e lo trascina via sotto alcune proteste. Seduto al tavolo, Angel li guarda lasciare la mensa fissandoli curiosamente.
    All'uscita Buffy molla Nick strattonandolo.
    -Ma che ti è preso? Comportarti da bruto in quel modo non è da te!- urla la bionda in mezzo al cortile.
    Due ragazzi si fermano restando ad osservare la scena. Nick li fissa trucemente ed i ragazzi decidono di avviarsi velocemente in classe.
    -Dobbiamo entrare in classe-
    -Nick..-
    -Qui ci penso io Nick- decreta infine la voce decisa di Spike sovrastando le altre due.
    Il castano indietreggia tornando in classe. William sospirando si siede su una panchina. Il cortile è rimasto vuoto, lasciato libero dagli studenti ritiratasi in fretta in classe al suono della campanella.
    -Io stavo parlando con lui- protesta coraggiosamente Buffy.
    -Ed ora io voglio parlare con te- ribatte con arroganza.
    Buffy fa un passo indietro colpita dalla sua autorità.
    -Che cosa vuoi?- chiede acidamente.
    -Ti sta disturbando?-
    Spike si trattiene dall'urlare. Geme lanciando un pugno contro l'aria. Angel dietro le sue spalle lo fissa preoccupato dalla reazione energica del biondo. Buffy alza un sopracciglio incuriosita. Mai aveva visto Spike perdere la pazienza in quel modo, tranne che con lei.
    -Qualcuno ha chiesto il tuo intervento?- sbotta William allargando le braccia.
    -Volevo parlare con Buffy- risponde il moro educatamente ma senza dare segni di sottomissione.
    -Ci stavo parlando io-
    -Oh andiamo, ho visto come hai mandato via Nick-
    -Non sono affari che ti riguardano-
    -Smettetela!- urla Buffy zittendoli entrambi. -Cosa c'è Angel?- chiede rivolgendosi al moro.
    -Perchè prima lui?!- contesta Spike.
    -Zitto Spike-
    -Si, zitto Spike- ripete Angel deridendolo.
    William stringe i pugni fissandolo ad occhi socchiusi. Angel risponde ghignando e facendo segno con la mano di raggiungerlo.
    -Fermi- dice Buffy mettendosi tra di loro.
    -Perdonami- si scusa il moro.
    Buffy si gira con le mani incrociate sotto il seno verso l'ossigenato alle sue spalle aspettando le sue scuse. William alza un sopracciglio scetticamente. Un ghigno sul suo viso.
    -Passerotto, pensi veramente che io ti chieda scusa?- domanda cinicamente.
    -Giusto. Tu sei Spike, comando io ed ho sempre ragione io- borbotta contrariata dirigendosi verso l'altro.
    Spike allunga una mano e la ferma. Con il pollice le accarezza il dorso della mano. La avvicina facendo aderire il proprio corpo contro il suo.
    -Mi dispiace amore- le dice accarezzandola un ricciolo perfetto e sistemandoglielo dietro all'orecchio.
    Buffy freme sotto il suo tocco. La pelle si surriscalda ed il cuore comincia a battere veloce. Le guance le arrossiscono e Spike vi passa il pollice dolcemente, come per saggiare la consistenza della pelle.
    -Non voglio disturbare, ma dovevo parlare con lei- li interrompe Angel.
    Spike la lascia a malincuore. Quando il corpo della ragazza si scosta dal suo sente freddo, come se gli avessero staccato una parte importante. Come se avessero diviso la sua anima in due. Buffy era l'altra parte.
    -Dimmi Angel- risponde cordialmente la bionda.
    -Per quelle ripetizioni..- comincia il moro.
    -Ripetizioni? Quali ripetizioni?- chiede allarmato Spike.
    -Matematica. Sai, ho dei problemi ed Angel è stato così gentile da aiutarmi- spiega sorridendo Buffy.
    Spike spalanca gli occhi inorridito. La mente viaggia veloce. Buffy avrebbe preso lezioni con Angel. No, questo non poteva sopportarlo.
    -Potevi dirmelo amore. Ti aiutavo io- dice all'improvviso mettendole una mano sulle spalle e stringendosela contro.
    -Ma tu odi la matematica- riflette lei.
    -Ma resto il migliore del mio corso. Su piccola. Andiamo a decidere gli orari. Angel non le servi più-
    -Buffy aspetta- urla Angel.
    Buffy si ferma e con uno sguardo di scuse si scioglie dall'abbraccio di Spike per tornare verso il ragazzo moro. Angel la aspetta con un sorriso radioso e le braccia incrociate.
    -Senti, visto che non ci vedremo per le lezioni, che ne dici di incontrarci al Bronze?- propone fiducioso.
    -Tanto adesso gli dice di no. Buffy scoppierà a ridere e gli dirà di no. E tornerà da me. Oh si che lo farà- sussurra Spike senza farsi sentire da nessuno.
    -Mi farebbe molto piacere Angel. Mi passi a prendere alle otto?- propone invece la ragazza felice.
    Spike scoppia a tossire in mezzo al piazzale. I polmoni contratti cercano un pò d'aria. Gli occhi fissano disgustati la scena davanti. Buffy è intenta a lasciare ad Angel il proprio numero di telefono mentre lui le sorride soddisfatto.
    -Allora a stasera- la saluta il ragazzo nuovo tornando in classe.
    -A stasera- fa il verso Will.
    Non c'erano dubbi.
    Sarebbe cominciato un lungo periodo di guerra fredda.


    13

    -Correre! Correre! Correre!- urla il coach osservando i ragazzi in divisa che corrono lungo il campo da basket.
    Will e Nick gli passano davanti disinvoltamente senza mostrare il minimo segno di stanchezza. Dietro di loro Oz comincia a tentennare e rallenta sentendo le forze diminuire. Alcuni ragazzi continuano a seguire i due amici, mentre alcuni prendono Oz come esempio e si vanno a buttare a terra vicino alle panchine.
    -Voi femminucce, appena vi siete ripresi cinquanta flessioni e cinquanta addominali. Voi superstiti, più veloci!- comanda imprimendo meglio il compito con un lungo soffio del fischietto.
    Altri due ragazzi si fermano andando accanto al rosso che, sdraiato a terra, vede il cielo arancione e viola.
    -Credi che smetterà di farci correre o aspetterà che stramazziamo a terra come gli altri?- domanda Nick col fiatone.
    -Aspetterà. Tieni il fiato. È meglio. Non parlare e continua a correre- gli consiglia il biondo.
    Nick afferma col capo senza fermarsi. Il loro passo è costante, regolare. L'unico rumore che si sente è quello delle scarpe sul pavimento e della collana d'oro di Spike che sbatte sul suo petto nudo. All'improvviso il rumore della porta che si spalanca ferma la tranquillità che si era creata. Angel entra in palestra camminando tranquillo con un foglio in mano. Si avvicina al coach e gli dice qualche parola. L'uomo accenna una risposta e gli indica gli spogliatoi. Senza ulteriori indugi, il moro prosegue nella direzione indicatagli.
    -Fermi tutti! Vi voglio tutti qui! Ora, come ben sapete quest'anno sarà il vostro ultimo anno, si spera. Ultimo anno uguale ultima occasione per vincere. Avremo un nuovo giocatore. Ora scaldatevi. Partita di prova e poi decidiamo i ruoli- ordina fischiando.
    I ragazzi si scaldano mentre dallo spogliatoio esce Angel. Il completo azzurro e bianco sembra rimpicciolito indossato da lui. Le gambe lunghe ed il petto forte sembrano ristretti dentro i vestiti. Il coach allunga una palla in mezzo al campo segnando l'inizio della partita. William corre comandando il gioco, aiutato dal feeling creato dopo quattro anni di partite assieme. Angel dopo qualche minuto riesce ad inserirsi, adattandosi allo schema dettato dall'ossigenato. Nel frattempo nel campo accanto, il gruppo delle cheerleader si prepara per la prossima partita. Il loro coro riecheggia per tutta la palestra. Buffy accanto ad Ashley sorride guardando i ragazzi correre lungo il campo rincorrendo una palla.
    -Chi guardi?- chiede la ragazza mora piegandosi sulla gamba per stirare i muscoli.
    -La squadra che tiferò. Non so come tu abbia fatto a convincermi a fare questa pazzia- le risponde Buffy ridendo.
    -Oh, vedrai che ti divertirai. Quindi. Cosa c'è tra te e mio fratello?- domanda dopo averla rassicurata.
    -Niente. Cosa deve esserci? Lui mi odia-
    -Credimi Buffy, tu gli piaci moltissimo- le dice prendendola per un braccio e tirandola verso le altre.
    Il fischio del coach blocca tutti dai loro compiti. I giocatori smettono di giocare asciugandosi il sudore dalla fronte e si avvicinano insieme alle cheerleader. Nick si avvicina a passo felpato ad Ashley per darle un lungo bacio.
    -Portami fortuna dolcezza, rivoglio il mio ruolo dell'anno scorso- le dice stringendola a sé.
    Buffy li guarda sorridendo provando un leggero senso di invidia. Spike le arriva dietro ed avvicina la bocca al suo orecchio.
    -Non sapevo facessi la cheerleader passerotto. Sei molto sexy- le sussurra ghignando e ritornando al suo posto accanto al coach.
    Buffy lo fissa con gli occhi spalancati. Lui sorride in risposta e lei sente le proprie gambe sciogliersi. Il suo sorriso era dolce, affettuoso, non il classico ghigno che le rivolgeva. E credeva di poter morire per quel sorriso felice.
    -Allora, come ben sapete i ruoli che assegnerò oggi non saranno trattabili. Se non vi piace, potete andarvene. La squadra principale sarà composta da Shelby, Brodrich, Osbourne, O'Connor ed Harris. Gli altri saranno riserve. Dunque. I ruoli di ala piccola ed ala grande sono stati facili da scegliere e saranno rispettivamente di Osbourne ed Harris. Il centro sarà O'Connor e la guardia tiratrice Brodrich. Shelby, voglio parlare con te un secondo prima di darti definitivamente il ruolo di playmaker della mia squadra-
    Buffy guarda Spike attentamente. Il sorriso sul suo viso indica che ha ottenuto quello che voleva. Nick dietro di lei alza in alto la propria ragazza gioendo.
    -Nel suo ufficio coach?- domanda William educatamente.
    Il coach annuisce cominciando a camminare. Spike sorride e lo segue.
    -Mi dica-
    -Spike, sei il mio miglior giocatore, sei quello che deve essere un playmaker. Sei il giocatore col miglior trattamento della palla, sai guidare l'attacco e portare avanti il pallone conducendo il gioco in modo adeguato. Ma William, sono ancora un pò restio a lasciarti questo ruolo-
    -Non la deluderò signore- promette serio il ragazzo.
    -Non si tratta di deludermi in campo ragazzo. Si tratta di venire alle partite. L'anno scorso sei stato un buon capitano e siamo stati vicini a vincere. Se non fosse stato per quel brutto infortunio del nostro centro ora avremmo la vittoria alle spalle. Ma nonostante la tua bravura, tu non c'eri mai. Non venivi agli allenamenti ed alle partite arrivavi sempre un minuto più tardi degli altri. Un buon capitano deve anche stare insieme alla squadra e soprattutto allenarsi coi suoi compagni. Puoi farlo quest'anno?-
    -Si signore- risponde timidamente.
    -Bene. Andiamo ad allenarci- gli dice sorridendo dopo avergli dato una gentile pacca sulle spalle.
    -Fatemi vedere se questa squadra funziona!-
    Le cheerleader lasciano il campo ai giocatori che riprendono a giocare. Gli occhi di Buffy sono fissi sul petto di Spike su cui delle leggere goccioline di sudore scivolano luccicando. Osserva i movimenti del ragazzo, come le sue mani afferrano la palla e come i suoi muscoli guizzino ad ogni movimento. Quando Spike sta per fare un tiro libero, i suoi occhi si fermano sulla schiena del ragazzo. Sulla spalla destra un lupo ruggisce feroce. Il tatuaggio prende tutta la spalla ricoprendola. Le fauci dell'animale ringhiano minacciose. Il pelo disegnato sembra avere una consistenza a sé.
    -Buffy?- la chiama Ashley dagli spalti.
    -SI?- risponde la bionda assorta.
    -Stai sbavando- osserva l'altra ridacchiando.
    Buffy si riscuote improvvisamente distogliendo lo sguardo dai giocatori.
    -Ti piace vero?-
    -No, lui..Si vede così tanto?- chiede afflitta Buffy.
    -Si. Direi di si- rivela l'altra.
    -Io non so come faccio. Lui si comporta da stronzo ogni volta che mi vede. Ed io non faccio altro che pensare a quanto è bello- si lamenta la bionda.
    -E' un comportamento di difesa il suo. Quando si sente minacciato reagisce così. Ma mio fratello è una buona persona, devi solo scavare nella buccia-
    -Ma perchè deve proteggersi da me? Cosa gli ho fatto?- chiede esasperata.
    -Non so se dovrei dirtelo- tentenna Ashley dubbiosa.
    -Andiamo! Magari se me lo dici evito di litigarci ogni volta- cerca di convincerla.
    -Non sono molto sicura-
    -Ashley, ti prego?-
    -Che vuoi sapere?- domanda sfinita la mora.
    -Perchè crede di doversi proteggere da me-
    -Tu sei simile ad una persona di nostra conoscenza che lo ha fatto molto soffrire. E credo che vedendoti, lui riveda questa persona e si ricordi di tutto il male che c'è stato- spiega esaurientemente,
    -Chi è questa donna?- chiede volendo approfondire.
    -Puoi chiedere per ore, ma quello che ho detto è l'unica cosa che uscirà dalle mie labbra- l'avverte risoluta.
    -Ok, ok. Parliamo di cose belle. Tu e Nick?-
    -Va tutto bene. Va a meraviglia a dir la verità-
    Un boato le ferma in mezzo alla conversazione. Ashley si volta verso la parte di palestra alle sue spalle. Alcuni ragazzi sugli spalti battono i piedi e le mani tenendo il ritmo ed urlando frasi concitate. Al centro del campo alcuni ragazzi tentano invano di fermare Spike ed Angel dal picchiarsi. Buffy dietro la ragazza mora si porta una mano alla bocca per lo shock. Rapidamente percorrono la scalinata e raggiungono il cerchio attorno ai due.
    -Spike smettila!- urla Ashley facendosi largo tra le braccia muscolose dei ragazzi della squadra. Nick dalla parte opposta la vede e le va incontro per proteggerla.
    -Se l'è cercata- urla lui in risposta chinandosi per evitare un destro.
    -Tu te la sei cercata- ribatte Angel, un ghigno schifato sul viso.
    -Io? Smettila di stare attorno alle mie cose dannazione!-
    -Attorno alle tue cose? E di quali cose parli ossigenato?-
    Spike schiva un destro piegandosi sugli addominali e preparandosi a sganciare un sinistro. Nel tempo di un battito di ciglia, Angel si trova il pugno dell'avversario contro il viso, pronto a colpire la guancia mandandolo a terra. Non appena il corpo muscoloso del moro raggiunge il pavimento, Spike si avvicina e lo afferra per la canotta della divisa avvicinandolo al proprio viso.
    -Sta lontano dai miei amici, dalle mie cose e dalla mia ragazza, chiaro?- gli intima mortalmente serio.
    Il boato di silenzio si ammutolisce alle parole del biondo. Spike si alza trattenendosi dallo sputargli in faccia. Angel se l'era cercata, completamente. Avevo cercato in tutti i modi di fregargli il ruolo di playmaker ed ora svolazzava come un insetto fastidioso attorno a Buffy. Non poteva sopportarlo.
    -Stai bene?- domanda Nick preoccupato.
    Tra le mani aveva un asciugamano per tamponargli il sangue che usciva dalla bocca. Per Nick non era una novità trovarsi coinvolto in una rissa da Spike.
    Spike afferra l'asciugamano premendoselo sulla bocca che si sta gonfiando. Il coach a gesti invita le persone a lasciare la palestra indicando le porte. Le cheerleader prendono le loro borse ed escono rientrando negli spogliatoi per cambiarsi. Ashley si avvicina a Spike e gli accarezza il livido violaceo lungo la mascella. Poi si avvicina a Nick e lo bacia sulle labbra morbide. Buffy, dietro la ragazza mora, non alza lo sguardo da terra continuando a fissare le scritte lungo il parquet. Sentiva nel cuore diverse emozioni contrastanti che la confondevano. Era lei la ragazza di cui parlava Spike? Le sarebbe piaciuto molto, eppure lui non aveva nessun diritto di rimarcare la propria possessività su di lei.
    Lasciando la stanza lasciarono i due ragazzi soli al centro del campo.
    -Ho detto la mia ragazza vero?- domanda Spike dopo aver controllato di essere soli.
    Nick scoppia a ridere.
    -Già amico- conferma ilare.
    -Sono fottuto-
    -Ti ha fottuto- decreta il castano battendogli una mano sulla spalla.
    Nick lascia il campo diretto verso le docce. Spike resta immobile. Aveva definito Buffy Summers la sua ragazza. Era qualcosa da non credere. Cosa avrebbe pensato lei? Sicuramente che era un folle. Un folle pieno di sé. Seguendo Nick verso i bagni pensò se c'era una soluzione, una scusa da dire quando l'avrebbe vista e che avrebbe giustificato le sue parole. Ma mentre apriva l'acqua della doccia, pensò che non gli restava che agire.
     
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  2. keiko89
     
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    14

    Una macchina nera percorre la strada davanti al Bronze parcheggiando a pochi metri dall'ingresso. Un uomo grosso all'esterno impedisce l'ingresso a chi non mostra un documento. La lunga fila segue fino all'angolo e prosegue nell'altra via. Spike e sua sorella scendono dall'auto sotto lo sguardo curioso di tutti. Dopo aver chiuso la macchina, i due si avvicinano all'uomo che gli sorride amichevolmente. Spike gli sussurra qualcosa all'orecchio e l'altro annuisce sicuro. Ashley dietro il ragazzo ossigenato aspetta battendo il piede a terra, le braccia strette sotto al seno. Una volta che i due finiscono di parlare, l'uomo si scosta un poco di lato per permettergli il passaggio sotto lo sguardo contrariato dei ragazzi in fila che comunque non hanno il coraggio di ribattere.
    Non appena entrano la musica li stordisce ed il fumo provoca un bruciore agli occhi della ragazza poco abituata. Facendosi largo tra i vari gruppi di persone, i due si avvicinano ad un tavolo dove Nick ed Oz attendono con pazienza il loro arrivo. Non appena li vedono, il viso del rosso si colora di rimprovero mentre con l'indice batte ripetutamente sull'orologio al polso.
    -Sapete che ore sono?- chiede Oz infastidito dall'attesa.
    Ashley sorride scusandosi ed avvicinandosi al proprio ragazzo per sedersi sulle sue gambe. Nick la riceve volentieri. Le mani del castano si chiudono sulla vita esile della ragazza e poggia il mento sulla spalla di lei annusandole i capelli.
    -Scusate, ma Mister Precisione non era in grado di decidere quale gonna mettere- si giustifica Spike indicando con la testa la colpevole.
    Ashley alza le spalle sorridendo.
    -Era una scelta ardua. Tu sottovaluti questi problemi-
    Spike la fissa seriamente.
    -Spiegami cosa c'è di arduo nello scegliere una gonna- le domanda alzando le braccia in aria enfatizzando la domanda.
    -Tu la fai facile. Indossi i tuoi soliti vestiti e via-
    Spike china gli occhi verso il proprio corpo. Dopo la doccia aveva deciso di indossare un paio di pantaloni neri con sopra una camicia bianca che metteva in risalto i suoi occhi azzurri. I capelli erano lasciati liberi dal gel e cadevano in indomabili riccioli ossigenati. Ai piedi un paio di scarpe sportive.
    -Non capisco cosa c'è di sbagliato in quello che indosso- dice infine dopo un accurato esame.
    Ashley alza gli occhi borbottando qualcosa a prendendo un sorso della birra del castano. Oz segue la discussione senza partecipare.
    -Non litigate ragazzi. È appena cominciata la serata- cerca di calmarli Nick massaggiando la schiena di Ashley. -Comunque vedo che hai scelto la più corta- dice ammiccando maliziosamente alle sue gambe lasciate scoperte dalla gonna blu di stoffa.
    Spike scoppia a ridere lasciandosi cadere su una sedia accanto al rosso.
    -Nick devi rivedere il suo armadio, perchè questa è la più lunga che ha-
    Il sorriso di Nick si spegne all'istante, mozzato dall'affermazione dell'amico. Ashley si alza di scatto dalle gambe del fidanzato saltellando sui tacchi alti.
    -Io prendo da bere- esclama svignandosela.
    Nick segue il suo profilo scomparire nella folla. Oz si alza silenziosamente e lascia i due amici soli per avvicinarsi alla rossa appena entrata nel suo campo visivo. Una volta soli i due ragazzi restano in silenzio. Nick ascolta la musica muovendo a tempo la testa e battendo il piede a terra. William sbuffa. La verità era che non aveva nessuna voglia di andare al Bronze stasera. Ma quando l'amico gli aveva ricordato chi ci sarebbe stato aveva cambiato idea, optando per un giro di perlustrazione veloce. Continuava a ripetersi che era solo perchè non si fidava del tipo nuovo mentre sapeva perfettamente che era solo pura gelosia quella che lo faceva muovere.
    -Li vedi?- domanda alla fine cominciando a frugare tra la folla in cerca dei due ragazzi.
    A metà stanza il suo sguardo viene attirato da due figure che ballano al centro della pista. Il corpo massiccio di Angel sovrastava quello minuto di Buffy. Le sue grandi mani erano poste lungo la sua vita e sembravano stringerla dolorosamente, con vigore. Ballavano facendo attenzione a non sbattere l'uno contro l'altro, senza creare quindi il feeling di una coppia al primo appuntamento. Spike sorride tra sé, soddisfatto. Lui non avrebbe soffocato la ragazza con la sua mole. Sembravano essere perfetti assieme. Altezza giusta, stazza giusta. Le sue mani non l'avrebbero stretta rudemente ma l'avrebbero accarezzata dolcemente. Ed il loro ballo sarebbe stato sensuale e non come il loro.
    Ridacchiando si alza dal tavolinetto avvicinandosi al bar per prendere due birre. Il barista lo saluta e gliele poggia sul tavolo. Al ritorno ne offre una a Nick che osserva la propria ragazza ballare col rosso. Ashley era riuscita dopo vari minuti a convincerlo ed ora si stavano scatenando sulla pista. Lei ballava come se il mondo stesse per finire e quella fosse l'unica cosa importante al momento. Oz sembrava restio a lasciarsi andare, rimanendo un pò impacciato sulle sue gambe.
    -Oz è un ballerino terribile-
    -Decisamente. Guarda quegli altri due- esclama Spike indicando Buffy ed Angel.
    Nick alza un sopracciglio.
    -Dio, lui sembra uscito da una fabbrica di legname. Ma è consapevole di avere delle giunture? Un robot. Sembra proprio un robot. Poveraccia- risponde Nick alludendo a Buffy.
    Ashley nel frattempo aveva deciso di liberare il povero amico e si stavano dirigendo verso il tavolo. Il castano la osserva raggiungerli.
    -Mi sei mancata dolcezza. Balliamo?- propone offrendole una mano ed inchinandosi teatralmente.
    Ashley scoppia a ridere arrossendo sotto lo sguardo dei curiosi. I loro compagni di liceo guardavano Nick come se si fosse appena trasformato in un minotauro. Era nuovo a tutti il comportamento del ragazzo. La dolcezza, il romanticismo e la delicatezza erano aspetti da sempre sconosciuti, come anche per Spike. Con Ashley stava dando il meglio di sé e tutti speravano sarebbe continuata per sempre la loro storia, l'unica in grado di rabbonire il castano ed evitare scazzottate immotivate.
    -Che pensi?- domanda Oz giocherellando con il ghiaccio nel suo bicchiere. Afferra un cubetto e se lo porta in bocca succhiandolo. Il freddo gli fa dolere immediatamente i denti, ma lo ignora continuando a masticare.
    -Niente e tutto- risponde l'altro vago.
    -Molto interessante. Sai invece io a cosa pensavo?-
    William scuote il capo negativamente.
    -A quanto sia cambiato il nostri Nick da quando sta con tua sorella- rivela indicando la coppia.
    -Si è vero. È diventato più..-
    -Umano?- suggerisce sorridendo il rosso.
    Spike lo guarda di traverso.
    -Mansueto- lo corregge.
    Oz alza le spalle annuendo. Dopo qualche canzone, Ashley e Nick tornano al tavolo sedendosi col fiatone.
    -Amo ballare. Tu non balli?- domanda la ragazza al fratello.
    -Aspettavo te per farlo-
    -Perché?- domanda lei lievemente sorpresa.
    -Devi fare una cosa per me-
    -E cosa?- gli chiede preoccupata.
    -Andiamo amore. Non sarà nulla di grave-
    Ashley alza il sopracciglio imitandolo.
    -L'ultima volta anche l'hai detto. E mi hai chiesto di aiutarti ad intrufolarti nella scuola di notte per modificare alcuni documenti su di te. Ricordi come è finita? Chiamarono la polizia!- gli ricorda incrociando le braccia al petto.
    -Andiamo amore, capita a tutti di essere scoperti a volte-
    -Si. Soprattutto se prima ti sei fumato tre canne e bevuto cinque birre, idiota!-
    Oz si volta lentamente a guardare l'amico biondo. Gli occhi severi lo squadrano da cima a fondo e Spike si sente quasi nudo sotto il suo sguardo inquisitore. Si bagna le labbra secche e deglutisce.
    -Mi dispiace ok? Ma stasera devi fare qualcosa di innocente. Un gesto proprio adatto a te, sembrerà naturale-
    -Sentiamo questo gesto naturale-
    Spike sorride avvicinandosi al centro del tavolo ed invitando tutti ad imitarlo.
    -Devi versare qualcosa contro Angel così andrà nel bagno a pulirsi ed io avrò l'opportunità di ballare con lei senza quel pirla- le illustra concitato.
    Ashley si tira indietro punta.
    -Mi stai dicendo che versare il contenuto del mio bicchiere contro qualcuno è qualcosa di completamente naturale?!- urla offesa.
    -Amore, non ti offendere- la prega allungando le mani a pregarla.
    -Mi hai appena detto che sono praticamente una sbadata!-
    -Lo farai?-
    Ashley guarda il fratello. I suoi occhi blu si specchiano in quelli di lui.
    -Ok- conclude non riuscendo a negargli nulla.
    -Grazie sorellina. Ti amo, lo sai?- le dice scendendo dalla sedia ed andandole vicino.
    Spike allunga le mani cingendole la vita e facendo aderire la sua schiena contro il proprio petto. La ragazza si lascia scivolare indietro e poggia la testa sulla sua spalla sentendo il suo mento sui capelli.
    -Lo so fratellone. Lo so. Ti amo anche io- gli risponde affettuosamente.

    -Scusami Angel, non sai quanto mi dispiace- recita la mora davanti al viso sconcertato del ragazzo.
    Mentre Spike e Nick la guardavano seduti al tavolo, Ashley aveva mosso alcuni passi indecisi nel centro della pista con in mano un bicchiere pieno di rum e coca. Cercando di evitare al meglio i colpi delle persone circostanti, aveva raggiunto la coppia e si era fermata dietro ad Angel sospirando. Buffy fortunatamente non l'aveva vista, altrimenti si sarebbe sicuramente accorta della sua bassa manovra. Chiudendo gli occhi aveva piegato la mano, lasciando che il liquido scuro scivolasse fuori dal bicchiere dritto verso il sedere del ragazzo fasciato da un paio di jeans chiari. Spike e Nick si erano piegati in due dalle risate vedendo la macchia allargarsi sulla stoffa. Angel si era girato, colpito improvvisamente dal liquido ghiacciato e si era trovato una Ashley mortificata che lo guardava con dispiacere. Dietro di lui Buffy guardava la scena inebetita.
    -Dannazione!- impreca quello vedendo il bicchiere vuoto e voltandosi verso il proprio posteriore per vedere l'entità del danno. La risata fragorosa di Buffy sostituì i suoi occhi. Con uno scatto si allontana, lasciando le due ragazze a ridere.
    -Mi dispiace. Vado a vedere se posso dargli una mano a mandarla via- dice avviandosi dietro il moro lasciando Buffy sola al centro della pista sotto lo sguardo di qualche ragazzo curioso che aveva assistito a tutta la scena.
    Nick la vede avvicinarsi ai bagno e lascia la sedia per seguirla. A metà strada la blocca prendendola per un braccio e facendola voltare.
    -Dove vai piccola? Quello è il bagno degli uomini- le dice indicando il segno sulla porta.
    -Vado ad aiutarlo. Probabilmente rimarrà una macchia, ma magari si può ancora fare qualcosa- gli spiega liberandosi dalla sua presa.
    -Tu non toccherai il suo culo flaccido!- l'avverte fissandola disgustato.
    Ashley alza un sopracciglio fissandolo con rimprovero. In quel momento Angel esce lanciando maledizioni al cielo. Li sorpassa bruscamente ancora infuriato per la bibita e si dirige verso la porta.
    -Dite a Buffy che vado a casa e che ci vediamo domani- esclama senza voltarsi.
    Spike lascia la sedia non appena vede la figura statuaria del moro lasciare il locale. A passi decisi si avvicina al centro della pista dove la ragazza bionda aveva preso a ballare sola. La musica lenta e carezzevole accompagna i movimenti sensuali dei suoi fianchi, le mani in alto strusciano sui capelli per solleticare l'aria densa di fumo e carica di tensione. Non appena le arriva alle spalle, William allunga le mani e le poggia sui fianchi di lei avvicinandola al proprio corpo. Schiena contro petto e la loro pelle viene a contatto. Il calore sembra sprigionarsi dai loro corpi non appena si sfiorano. Buffy trattiene il fiato chiudendo gli occhi e sentendo il ventre divenire sempre più caldo. La testa di Spike si piega lungo il suo collo dove posa leggeri baci umidi, la lingua lecca la carne sensibile ed i denti la mordono. La bionda geme sentendo le gambe cederle e si lascia scivolare contro di lui completamente, affidandosi alle sue mani forti. Lentamente si volta restano incastrata tra le sue braccia muscolose. Faccia a faccia, lasciano che i loro occhi si incontrino e si specchiano l'uno nell'altro.
    -Sei bellissima dolcezza. Mi fai impazzire- le sussurra succhiandole il lobo dell'orecchio destro.
    Le mani di lei si stringono dietro al suo collo per sostenersi. Il fiato corto ed il respiro accelerato.
    -Spike..- sussurra gemendo.
    -William- le dice perentorio.
    -William..- si corregge lei.
    -Per te sono William, passerotto- le spiega lasciandole la vita e prendendole una mano con la propria.
    -Vieni- le impone.
    Buffy lo segue senza dire niente. La sua non era stata tanto una richiesta, ma più un ordine, un comando. Spike si fa strada nella folla, evitando gomitate e strusciamenti, ma continuando a camminare senza rallentare il proprio passo, tirando Buffy dietro di sé. La ragazza lo segue leggermente intimorita. Non aveva mai visto uno sguardo come il suo. Negli occhi di William aveva visto la passione, l'eccitazione, il desiderio, tutte cose che non aveva ancora provato e di cui non era a conoscenza. Le sue pozze non erano più i due oceani blu che aveva sempre quando la guardava. Erano due abissi neri, senza fine dove aveva paura di potersi facilmente smarrire.
    -Will dove..- comincia a chiedere titubante.
    Spike continua a camminare ignorando le sue parole coperte dalla musica. Sotto lo sguardo malizioso di alcuni ragazzi, raggiunge la porta del bagno dei maschi e la spalanca. Un ragazzo all'interno sobbalza per l'intrusione e si volta a guardarli.
    -Sparisci- gli ordina lui aprendogli la porta ed invitando a lasciare lo spazio libero.
    Non appena la stanza è vuota, Spike prende Buffy tra le braccia e la spinge contro la porta. La sua bocca è immediatamente su quella di lei senza darle nemmeno il tempo di fiatare, di ribellarsi. Le mani le massaggiano i fianchi possessivamente, marcando un territorio che sente proprio. Le mani di Buffy sono sul suo petto, sulla sua schiena lungo i muscoli che guizzano al movimento delle sue braccia. I loro sospiri e gemiti riempiono la stanza, sovrastando anche la musica. Il pene di Spike guizza contro la cerniera dei jeans al suono dei piacevoli suoni della ragazza.
    -Buffy..dio..sei così calda piccola..- le sussurra facendo scendere una mano dal suo fianco all'orlo della sua gonna.
    La ragazza geme aprendo leggermente le gambe in un chiaro ed impulsivo invito. La mano di Spike scivola sotto la morbida stoffa della gonna e si insinua lungo le gambe fino a trovare il bordo delle mutandone di pizzo. Con un dito accarezza delicatamente la sua femminilità, massaggiandola e sentendo la stoffa bagnata, umida.
    -Io...oh dio..-
    Incitato dai suoi lamenti, Spike diventa più audace e, scansando con un dito la stoffa bagnata, incomincia ad accarezzarla sempre più sensualmente. I sospiri di Buffy si bloccano quando la ragazza alza una mano alla propria bocca per impedirsi di urlare. Soddisfatto, Will insinua un dito nel suo stretto canale muovendolo piano e sentendola bagnata. Buffy getta la testa all'indietro lasciandosi sfuggire un urlo che Spike prontamente soffoca con un bacio. Insinua la lingua nella sua bocca ed aggiunge contemporaneamente un altro dito aumentando la velocità dei movimenti.
    -Aspetta..cazzo..- si lamenta di nuovo Buffy cercando di fermarlo ma senza ottenere risultati.
    -Amore..non posso aspettare..mi dispiace..- dice lui gemendo.
    Will si porta una mano ai pantaloni slacciando il bottone e facendo scivolare la zip in bassi, liberando il proprio pene palpitante. Buffy abbassa lo sguardo in basso. La salivazione scompare alla vista del membro del ragazzo lungo e largo. Deglutisce sentendo i battiti del cuore aumentare ed una leggera paura invaderle le ossa. Alza la testa distogliendo gli occhi dal pene del ragazzo per posarli sui suoi occhi neri, famelici. Spike le sorride sensualmente avvicinandosi. Allunga le mani ai suoi fianchi, fin sotto la gonna ed afferra il bordo delle mutandine guidandole lungo le gambe. Una volta tolte se le infila nella tasca posteriore dei jeans ed attacca il suo collo con la bocca, succhiando una piccola porzione di carne. Buffy chiude gli occhi, il corpo in balia del piacere. La ragazza stringe le spalle di William sentendo un liquido vischioso e caldo scivolarle lungo le cosce.
    -Oh piccola, da quanto ti volevo..- le dice eccitato.
    Con un guizzo, Spike le afferra le gambe e se le tira contro i fianchi costringendola a cingergli la vita. Buffy sente la schiena spingersi contro il muro e graffiarla leggermente. Geme mordendosi il labbro inferiore. Il biondo vedendola l'afferra con entrambe le mani e la porta fino al mobile poggiandocela sopra. Le alza la gonna e porta una mano alla tasca dei pantaloni in cerca del portafoglio. Buffy riprende fiato approfittando di quei secondi e lascia un pò di razionalità riprendere vita nel proprio cervello. Cosa stava per accadere? Stava davvero per fare sesso con Spike nello sporco bagno del Bronze?
    -Will, no..- sussurra toccandogli piano una mano.
    Il ragazzo si ferma dalla ricerca ed alza lo sguardo verso di lei. Sorridendo ripone il portafogli nei jeans.
    -Scusa amore, non sapevo prendessi la pillola- le dice avvicinando il bacino al suo.
    Buffy deglutisce allarmata. Sente la punta del pene di Spike sfiorarle la coscia e salire sempre più. Allungando le mani in avanti, sente sotto i propri polpastrelli la stoffa della sua maglietta e sotto di essa la consistenza del suo petto. Sfiorando con le dita il bordo dei suoi muscoli ritorna a chiudere gli occhi. Spike poggia le mani sulle sue natiche avvicinandola al bordo, si avvicina col busto fino a sentire con il proprio pene il suo calore. Lentamente comincia ad infilarsi tra le sue pieghe sentendola più stretta di tutte le ragazze che aveva provato. Prendendo fiato, abbassa le palpebre non accorgendosi così dello sguardo spaventato della ragazza tra le sue braccia che si morde il labbro inferiore aspettando. Mentre continua ad insinuarsi in lei, sente una piccola resistenza opporsi alla sua invasione e spalanca gli occhi. Il fiato gli si mozza in gola ed il colorito della pelle schiarisce un pò.
    -Buffy-
    Il suo nome esce come un ansito, un sussurro disperato. Gli occhi della ragazza sono leggermente spalancati ed il segno dei denti è visibile sul labbro gonfio. Balbettando, Spike si sfila allontanandosi da lei. Buffy resta immobile sul mobiletto del bagno cercando le parole giuste da dire, la frase adatta, senza però trovare niente di tutto ciò.
    -William..- comincia incerta.
    -Cazzo!- urla lui improvvisamente stringendosi la testa tra le mani sudate.
    Gli occhi della ragazza si dilatano maggiormente all'urlo di lui. William deglutisce. Con le mani tremanti cerca di infilare il proprio pene nei pantaloni. Lanciando un calcio al cestino della spazzatura, spalanca la porta del bagno ritornando all'esterno e dirigendosi verso l'uscita. Buffy fissa con occhi vacui la porta che sbatte. A terra cartacce e rifiuti rotolati fuori dal secchio ribaltato. Scendendo dal mobile, si poggia al muro muovendo i primi passi incerti sulle gambe molli. Gli arti però cedono sotto il peso di quello che era appena accaduto e le ginocchia si piegano lasciandola cadere a terra. Rannicchiandosi in posizione fetale singhiozza, lasciando qualche lacrima scivolare lungo le guance ancora accaldate.
    Spike passa davanti a Nick scostandolo con una spallata brusca. Il castano si volta e lo ferma per un braccio. Non appena vede i suoi occhi indietreggia spaventato. Ashley guarda suo fratello. Lo sguardo ghiaccio la impaurisce facendola rabbrividire.
    -Cosa è successo?- chiede allarmata facendo un passo verso di lui.
    William alza la testa in alto. Un faro rosso gli sbatte sul viso facendogli distogliere lo sguardo. Nella mente immagini sfocate si susseguono confuse.
    -Dio, cosa stavo per fare?- chiede rimproverandosi.
    -Cosa è successo?!- ripete l'amico quasi urlando.
    -Io..- risponde l'altro incoerentemente.
    Nick lo afferra per le braccia e lo scuote malamente. Ashley si tende continuando a fissare la scena.
    -Nick, non lasciarlo solo. Ti chiamo dopo ok?- gli dice dandogli un bacio sulle labbra che sanno di birra.
    Lui annuisce mentre lei si fionda alla ricerca dell'amica bionda. Mentre sta correndo nella stanza i suoi occhi si fermano sulla porta del bagno. Scansando un ragazzo ubriaco entra dentro.
    -Buffy!- dice vedendo la ragazza seduta a terra piangere.
    La bionda alza il viso sorpresa dalla voce dell'amica. Ashley vede il viso macchiato dal colore ormai sbafato. Le guance rosse, sono sporche di nero che scivola insieme alle lacrime lungo una scia discontinua. Gli occhi arrossati.
    -Cosa è successo?- chiede poggiando le ginocchia a terra e prendendola tra le braccia.
    -Spike..-
    -Cosa ha fatto?-
    -Noi stavamo per..-
    -Ah- esclama la mora scioccata.
    -Ora se ne è andato così, di punto in bianco. Ma cosa ho fatto di male?-
    Ashley la stringe a sé accarezzandole i capelli morbidi.
    -Dimmi cosa è successo tesoro-
    -Stavamo ballando. Poi lui mi ha condotta qui e senza rendermene conto mi sono trovata su quel dannato mobile e stavamo per fare..sesso- conclude indecisa su come chiamarlo.
    -E non ha portato a termine?- domanda ad occhi spalancati.
    -Lui ha sentito che ero vergine- le spiega chinando il capo vergognandosi un pò.
    Ashley chiude la bocca sospirando.
    -Capisco. Senti tesoro, tu non hai fatto niente. Davvero. È solo che, ti spiegherà tutto lui ok? Un giorno, magari-
    Buffy chiude gli occhi. Spike l'aveva lasciata dopo aver scoperto che era vergine. Che avesse dei problemi con le ragazze inesperte? Magari le considerava non alla sua altezza. Oppure non voleva che la sua prima volta fosse nello squallido bagno di un locale come il Bronze? Ma allora perchè andarsene in quel modo?
    Rimettendosi in piedi, si liscia la gonna cercando di trovare una risposta a tutte le domande che le frullano in testa. All'uscita vede Nick con Spike parlare con entrambi un boccale di birra. Sentendo un pugnale perforarle il petto, distoglie lo sguardo decidendo di fissare la porta dell'uscita avvicinarsi lentamente, a ritmo con il loro passo.
    Spike guarda sua sorella condurre fuori Buffy. La bionda non si volta nemmeno una volta a guardarlo e lui ringrazia il cielo di non dover incrociare il suo sguardo ferito.
    -Dio amico, credo di aver fatto una cazzata- borbotta lasciando scivolare la testa sul tavolo fino a sentire il freddo contro la fronte.
    -No amico. Parcheggiare in divieto di sosta e prendere una multa è una cazzata. Bere fino a vomitare l'anima è una cazzata. Ma questo amico...bè, questo è un disastro-



    15

    -Possiamo parlare?-
    La voce di Spike emerge da un angolo del salone buio. Il suo corpo resta nascosto nell'ombra, le braccia incrociate e gli occhi stanchi. Delle profonde occhiaie spiccano sulla pelle chiara. Aveva aspettato che la sorella tornasse dal Bronze in salotto dove avrebbe sentito il rumore della porta che si apriva. In camera si sarebbe addormentato e si sarebbe svegliato solo il giorno dopo. Eppure doveva sapere come stava, cosa aveva detto, cosa pensava di lui.
    -Di cosa?- chiede Ashley in risposta.
    Lentamente la ragazza poggia la borsetta sul tavolino di legno lucido. Piegandosi si sfila le scarpe dal tacco a spillo e si massaggia la caviglia indolenzita. Spike la osserva chinando la testa di lato. I lunghi capelli neri scendevano sulle spalle mentre con le dita cercava di sistemare la piega della gonna corta. Era bella sua sorella, lo sapeva.
    -Oh andiamo! Sai di cosa!- esclama lui a voce alta uscendo fuori dall'ombra.
    -Sono stata un'ora a parlare con lei. Non ho intenzione di sentire questa storia ancora. Sono problemi vostri, discutetene voi- sbotta infuriata.
    Nick le aveva accompagnate a casa di Buffy dopo che Spike se ne era andato. La mora aveva dolcemente aiutato l'amica a prepararsi ascoltando tutto il racconto cinque o sei volte. Una volta tornata in auto dal suo ragazzo era troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Lui l'aveva riaccompagnata a casa salutandola sulla porta.
    -Ashley, io devo sapere come sta- la prega afferrandole un braccio ed avvicinandola verso di sé.
    -Bè, genio, come credi che stia? Quando siamo andate via non vedeva l'ora di arrivare a casa per ballare il limbo- ribatte cinicamente la mora.
    -Avanti- insiste il ragazzo mordace.
    -Vuoi sapere come sta? Vai da lei. Ed ora lasciami andare a dormire- sbotta infine scostandolo e cominciando a salire le scale.
    William la guarda lasciare la stanza e china il capo sconsolato. Sente il cuore pesante all'idea del suo volto mentre la lasciava in quel piccolo e squallido bagno. Eppure lui era andato via senza curarsi di come avrebbe potuto reagire. Ed ora si interessava?
    -Dio sono proprio un incoerente- si lamenta sbuffando.
    Prendendo le chiavi della macchina, ritorna verso il garage salendo in sella alla moto. In pochi minuti si trova sotto casa di lei ad osservare le luci spente. Buffy abitava in un villino fuori città come lui dalle grandi finestre. Tutte rigorosamente chiuse.
    Spike sospira dirigendosi verso il retro alla ricerca di una porta secondaria. Una volta identificata, si affaccia contro il vetro per vedere se qualcuno è ancora sveglio. Ma il silenzio e l'oscurità gli indicano che già i suoi abitanti dormono nei loro letti. Guardandosi intorno, William nota un vaso situato proprio accanto alla porta. Speranzoso alza il sotto vaso trovando una piccola chiave metallica.
    -Tombola!- esclama esultando.
    Silenziosamente fa scattare la serratura e la porta si apre con un rumore secco protendendosi in avanti. William allunga la mano spingendola verso l'interno. Un piede varca la soglia e prega non ci sia l'allarme. Quando dopo qualche secondo tutto tace, lascia un sospiro di sollievo ed entra completamente chiudendo la porta di servizio dietro di sé. Al buio esce dalla cucina e si trova in un salone illuminato solo dalle grandi finestre che danno sul giardino. Un grande tavolo antico era posto al centro, in un angolo un grande pianoforte e lungo le pareti quadri e librerie. Cercando di non sbattere contro niente abbandona la sala trovandosi in un ingresso spazioso. Una grande scalinata portava al piano superiore composto dalle camere. Salendo scalino dopo scalino, quella casa gli ricorda sempre più la propria e ride ironicamente per l'assurdità dei legami che trova con Buffy.
    Sul pianerottolo, William si trova davanti quattro porte chiuse. Maledicendo il cielo, si allunga verso la prima appoggiando un orecchio contro il legno per ascoltare un qualsiasi rumore. All'interno si sente solo un leggero russare. Sorpassando quella porta velocemente, si ferma contro la seconda attendendo un suono indicatore. Ma la stanza resta silenziosa.
    -Proviamo questa- dice a bassa voce piegando la maniglia ed infilando dentro la stanza la testa.
    All'interno vi è un letto singolo coperto da lenzuola rosa. Una bambina piccola dorme placidamente con le manine poggiate contro il cuscino. Le treccine scivolano fino al materasso delicate, leggere. Un sorriso sulle labbra. William rimane estasiato alla vista di tanta purezza e tranquillità. Ritornando nel corridoio, chiude la porta della cameretta e si allontana verso la terza porta. Deciso la apre e si infila dentro, aiutato dal buio della notte. Con due passi raggiunge il letto dove Buffy dorme. Il viso è contratto in una maschera di agitazione e le palpebre si muovono sotto il peso dell'incubo.
    -Passerotto?- dice piano scuotendola dalla spalla.
    Buffy mugugna qualcosa e si volta dall'altra parte dandogli le spalle.
    William sospira meditando su cosa fare. Piano si allunga sul letto sdraiandosi al suo fianco. Una mano è piegata per tenersi il capo mentre l'altra si allunga lungo il suo profilo per fermarsi sul fianco coperto dal lenzuolo leggero. I capelli ricadono in piccoli boccoli sul cuscino e gli occhi sono leggermente macchiati del nero del mascara.
    Buffy aveva pianto. A causa sua.
    Il cuore del ragazzo si stringe nel petto e lui annaspa un respiro.
    -Dolcezza?- ripete facendo aderire il proprio corpo con quello di lei ed accarezzandole i capelli.
    Buffy comincia a muoversi leggermente pronunciando parole spezzate e confuse. Spike continua le sue carezze baciandole di tanto in tanto il capo e la spalla scoperta.
    -Amore, svegliati- le soffia nell'orecchio stringendola a sé col braccio muscoloso.
    Buffy apre gli occhi sentendo un corpo sodo contro il proprio. Prendendo fiato si prepara per urlare ma la mano di Will si allunga sulla sua bocca per fermarla.
    -Shh, amore. Sono io, sono io- le dice voltandola e facendosi vedere.
    Buffy spalanca gli occhi tirando il lenzuolo al petto per coprirsi il corpo esile.
    -Che diavolo ci fai qui? Come sei entrato?- dice ancora spaventata.
    -Io volevo parlarti- le spiega arrossendo.
    -Parlare alle tre di notte?-
    William allunga lo sguardo fino alla sveglia sul comodino. L'orologio indicava le tre e dodici minuti. Era tardi.
    -Mi dispiace per l'orario. Per...tutto- le dice gesticolando.
    Buffy si lascia cadere pesantemente sul letto. Il materasso cigola sotto i loro corpi spezzando per qualche secondo il silenzio che aveva riempito la stanza. William lentamente sfiora con le dita sottili un lembo di pelle lasciato scoperto dalla maglietta. La pancia piatta della ragazza si tende sotto il suo tocco delicato.
    -Will..- sospira chiudendo gli occhi ed allungando una mano verso il capo di lui per insinuare le dita tra i capelli morbidi.
    Spike le chiude la bocca con un bacio improvviso insinuando la lingua nella sua bocca. Buffy geme rispondendo calorosamente ed allaccia le braccia attorno al collo del ragazzo. Spike continua il suo movimento con la mano che lentamente è risalita fino al reggiseno di pizzo. Un dito sfiora il capezzolo facendola rabbrividire.
    -Buffy..non sai cosa mi fai..- sussurra ansimando Will.
    Buffy lo afferra per i fianchi e lo conduce tra le sue gambe aperte. Continuando a baciarlo, la ragazza alza il bacino facendo incontrare i propri sessi eccitati. L'erezione di Spike strofina il clitoride di Buffy attraverso la sottile stoffa delle mutandine. Le gambe sono scoperte e stringono i fianchi di lui incitandolo.
    -Spike..- geme lei lasciandogli la nuca ed allontanandolo da sé.
    Spike la fissa dubbioso. Indeciso tra l'andarsene o l'aspettare. Buffy gli sorride accarezzandogli una guancia amorevolmente. Negli occhi di lei una strana luce, sicura e passionale, colpisce Will.
    -Buffy cosa..-
    La bionda lo zittisce con un dito mentre con l'altra mano si sfila la maglietta restando in reggiseno. William deglutisce ammirando ogni singola parte di lei e sentendo i pantaloni terribilmente stretti.
    -Will? È tutto ok?- chiede lei vedendolo immobile.
    Spike si bagna le labbra annuendo furiosamente. Buffy sorride portando le mani alla schiena e cercando il laccio del reggiseno per sfilarlo. Non appena l'indumento viene sfilato, la bocca di Spike ritorna ad essere secca.
    -Buffy, io..-
    Buffy si morde il labbro inferiore prendendogli le mani e portandosele al seno. Quando le dita di lui sfiorando la pelle sensibile, lei chiude gli occhi lasciando andare la testa indietro e liberandogli i polsi per concedergli il comando. Spike resta immobile qualche secondo, la mente affollata di pensieri. Le mani cominciano piano a massaggiare i seni sodi ed i pollici a sfiorare i capezzoli turgidi. Posando gli occhi su di lei, ne resta affascinato. Il viso rosso per il piacere, il respiro affannoso, Buffy era più bella che mai.
    -Passerotto, cosa vorrei farti- dice mentre abbassa il capo per baciarle lo stomaco.
    La lingua di Will guizza fuori insinuandosi nell'ombelico e facendola sorridere. Con le mani continua il suo massaggio, mentre con la bocca sale lasciando scie umide. Arrivato al seno, prende un capezzolo in bocca e prende a succhiarlo dolcemente, mordendolo ogni tanto.
    -Cosa vorresti farmi?- chiede lei ansimando.
    Spike sogghigna salendo con il viso per baciarla appassionatamente. Una mano scende dal fianco fino al bordo delle sue mutandine e tira l'elastico facendole capire che vuole che anche l'ultimo indumento sia tolto. Buffy termina il bacio inchiodando gli occhi ai suoi. Piano annuisce e si lascia rilassata sul materasso. William delicatamente le sfila gli slip baciandole l'anca e le gambe. Una volta che sono tolti, se li porta al naso annusando il suo odore.
    -Adoro il tuo profumo passerotto- le dice facendola arrossire.
    Dopo averle gettate a terra, si china per ammirarla completamente nuda. Gli occhi percorrono il corpo di lei dal collo, fermandosi sui seni tondi e sulla pancia piatta, per poi scivolare lungo il piccolo triangolo biondo tra le sue gambe.
    -Sei perfetta- le dice sincero.
    Buffy lo guarda imbarazzata, tenendo le gambe chiuse. Il cuore le batte veloce e sente tra le gambe i propri umori scivolare fino al materasso e bagnarlo. Spike le sorride dolcemente, tentando di rassicurarla.
    -Sei ancora vestito- si lamenta lei cercando di scherzare.
    -Rimediamo subito dolcezza-
    William scende dal letto e si ferma davanti a lei. Buffy afferra il lenzuolo e si copre continuando a guardare il ragazzo al centro della stanza. La maglietta di lui si posa a terra ed il suo petto resta nudo sotto lo sguardo affamato della bionda. I muscoli delle braccia guizzano quando si piega per slacciarsi le scarpe e gettarle indietro. I pantaloni seguono la maglietta e Spike resta in un paio di boxer neri larghi che nascondono a stento la sua eccitazione.
    -Tu sei bellissimo-
    Spike sorride e ritorna sul letto accanto a lei. Prendendole dalle mani il lenzuolo, la scopre riportando ai propri occhi la sua bellezza.
    -Cos'è che volevi farmi?- domanda Buffy con voce roca.
    -Chiudi gli occhi amore-
    Spike attende che la ragazza esegua e poi scivola in basso lungo le sue gambe. Con le mani le afferra le ginocchia e le accarezza teneramente facendo una leggera pressione per aprirle.
    -Spike..- dice allarmata aprendo gli occhi ed afferrandogli con le mani le spalle.
    -Dimmi piccola-
    -Cosa..- chiede timidamente vedendolo con il viso a pochi centimetri dalla propria femminilità.
    -Non vuoi?- domanda lui baciandole il basso ventre.
    -Non andrai via dopo?- domanda mordendosi il labbro inferiore.
    Spike geme dolorosamente ricordando la sua fuga dal bagno.
    -No amore, non vado via- la rassicura abbozzando un timido sorriso.
    Buffy annuisce aprendo poco le gambe. Spike le spinge verso il basso riempiendosi i polmoni del suo odore. Non appena lui china la testa, Buffy chiude gli occhi aspettando di sentire. La bocca di Will si poggia nell'interno coscia baciandolo, scendendo fino ad arrivare al suo centro. Quando la sua lingua sfiora la sua fica, Buffy afferra le lenzuola stringendole fino a farsi divenire le nocche bianche. La bocca si apre e si chiude per il piacere. Spike lecca i suoi umori abbondanti saziandosi. La lingua si muove agile lungo la sua fessura dal basso verso l'alto. Dopo averla divorata, cerca con le labbra il clitoride e comincia a succhiarlo mentre con due dita la penetra leggermente. Buffy boccheggia cercando di respirare. Quando Spike aggiunge un terzo dito, i muscoli interni di lei cominciano a contrarsi preannunciando l'orgasmo. William velocizza i movimenti delle dita succhiando più forte finché non la sente venire. Buffy geme tappandosi la bocca con la mano ed inarcando il busto. Con l'altra mano cerca la testa di Spike tra le proprie gambe e ne afferra i capelli. Il ragazzo si alza e si asciuga la bocca con il dorso della mano. Sdraiandosi accanto a lei, la stringe tra le braccia dandole il tempo di riprendersi dall'orgasmo.
    -Piccola, sei deliziosa- le sussurra baciandole i capelli.
    Buffy si sistema accanto a lui fino a sentire l'erezione del ragazzo contro la propria gamba. I boxer sono tesi contro la sua virilità eccitata.
    -Spike tu..- comincia a dire venendo fermata da un lungo bacio di lui.
    -Non preoccuparti dolcezza-
    Buffy lo guarda mentre richiude gli occhi e la stringe possessivamente. Prendendo una decisione, allunga una mano sul suo petto facendola scivolare lungo gli addominali definiti. Una volta raggiunto l'elastico dei boxer neri, lo tira cominciando a sfilarli. Spike geme fermandole il braccio e riaprendo gli occhi.
    -Buffy, amore, non devi. Io posso..-
    Buffy lo ignora liberandosi il polso e riprendendo a sfilargli l'indumento. Una volta tolto, la ragazza resta a fissare l'erezione di lui leggermente intimorita. Il pene pulsava ed un liquido pre coito scivolava fuori dalla punta.
    -Piccola..- tenta ancora Spike usando l'ultimo briciolo di lucidità.
    -Voglio toccarlo- decreta infine Buffy convinta.
    -Oh signore..- geme lui con la testa piena dell'immagine di lei china sul suo cazzo.
    Buffy allunga una mano sfiorandolo e sentendolo setoso sotto i propri polpastrelli. Piano comincia a muovere la mano su e giù passando il pollice in cima incitata dagli ansiti di piacere di lui.
    -Piccola..-
    -Spike?- lo chiama Buffy alzando gli occhi verso il suo volto.
    Il ragazzo deglutisce cercando dentro di sé una piccola dose di autocontrollo.
    -Dimmi dolcezza- le dice dolcemente.
    -Io..io non so..- tenta di dire lei debolmente riuscendo solo a chinare lo sguardo verso il materasso.
    -Ti aiuto io- le dice tranquillo Spike capendo le sue paure.
    William allunga una mano verso quella di lei ancora poggiata sul proprio cazzo. Dolcemente la stringe e comincia a guidarne i movimenti chiudendo gli occhi per il piacere. Buffy resta con gli occhi al suo viso, rapita dall'espressione estasiata sul suo viso. L'altra mano di Spike raggiunge quella libera di lei e la porta verso le palle, stringendole piano.
    -Oh cazzo..- geme Will respirando forte.
    Buffy prende a muovere la mano più velocemente finché non sente sotto il palmo della mano, il pene di lui sussultare e prendere a pulsare. L'altra mano stringe le palle poco più forte portandolo all'orgasmo. Bianchi fili di sperma le sporcano le mano mentre lui afferra il bordo del materasso trattenendosi dall'urlare.
    Non appena Spike calma il proprio respiro, prende Buffy tra le braccia e la stringe contro di sé facendo aderire i loro corpi accaldati.
    -Sei stata fantastica amore- le dice baciandole la punta del naso.
    -Davvero? Non volevi magari..- tenta lei lasciando la frase a metà.
    -Cosa piccola?- domanda sorridendole affettuosamente.
    -Non so, magari che io ti...pulissi- dice indicando col capo il pene di lui ancora bagnato.
    -Piccola tranquilla. Basta così poco- dice prendendo un fazzoletto dal comodino di lei ed asciugandosi.
    Buffy lo osserva pulirsi affascinata per come le mani forti di Spike si muovano delicate su quella parte del corpo. Un piccolo calore comincia a spandersi dal basso ventre e la femminilità le si bagna copiosamente.
    -Spike?-
    -Mmh?- chiede lui tornando a sdraiarsi.
    -Sei stupendo- gli dice sincera salendo a cavalcioni sulla sua vita sottile.
    Spike le afferra con le mani le anche tenendola stretta.
    -Tu di più-
    Buffy si piega e poggia le labbra su quelle di lui. Le lingue si incontrano, giocano e si massaggiano mentre i bacini cominciano a strofinarsi aumentando il livello di eccitazione dei due. Le mani di Buffy accarezzano il petto muscoloso e definito del ragazzo che stuzzica i capezzoli duri.
    -Spike..-
    -Si passerotto?-
    -Voglio fare l'amore con te-



    16

    -Voglio fare l'amore con te-
    Spike sussulta alle parole della ragazza. Gli occhi corrono lungo tutto il suo corpo soffermandosi poco più sui seni e sulla sua femminilità che poggia sul pene di lui. Buffy continua a guardarlo seria, inconsapevole della propria sensualità.
    -Buffy..-
    Spike sospira. La mente lavora per formare una frase di senso compiuto, ma le parole restano confuse, come mescolate in un grande barile.
    -Spike, so che non vuoi darmi quello che io vorrei. Ne sono consapevole e non te lo sto chiedendo. Voglio solo fare l'amore con te ora- gli spiega supplicandolo leggermente.
    William deglutisce. Le mani sono ferme sui fianchi di lei e massaggiano involontariamente la pelle abbronzata.
    -Posso-
    -Come?-
    -Non è che non voglio, io non posso. Ora non posso stare con te-
    -Perché?- domanda Buffy scivolando via da sopra di lui e sdraiandosi al suo fianco.
    -Perchè non sono ancora pronto- risponde brevemente senza entrare nei dettagli.
    Buffy lo fissa non riuscendo a capire. Osservando gli occhi vaghi di lui, decide di non insistere e torna ad accarezzargli con le dita il petto fermandosi a tratti sui capezzoli. Spike chiude gli occhi rilassando i muscoli del corpo e godendo delle sensazioni piacevoli che lo colpiscono.
    -Will, farai l'amore con me?-
    -Buffy, se io facessi ora l'amore con te, sarebbe solo stanotte. Domani non andremo in giro per mano, non ci baceremo come le coppie. Non saremo una coppia. Quindi perchè vuoi darmi una cosa così importante sapendo che non posso darti nulla?-
    -Perchè io voglio che sia tu-
    -Non posso- decreta infine Spike alzandosi dal letto e cercando i vestiti sul pavimento.
    Buffy si alza e gli si avvicina stringendolo da dietro. Le braccia si chiudono davanti al petto di lui e la testa posa leggeri baci sulla schiena muscolosa. William si ferma con tra le mani i pantaloni scuri.
    -Spike, ti prego- insiste la ragazza debolmente.
    Spike stringe i pugni ed alza la testa al soffitto pregando di riuscire a trovare la forza per respingerla ancora.
    -Buffy ascolta, ascoltami attentamente. Quello che è accaduto qui prima è stato fantastico, meraviglioso. Ma per ora io non posso darti più di questo. Se adesso ti dicessi di si e facessi l'amore con te, non cambierebbe nulla tra noi se non che mi sentirei ancora più schifoso. Non posso perchè ci tengo a te, io provo qualcosa per te, piccola testarda. Ma se facessi quello che mi chiedi ora, sarebbe rubarti qualcosa che non merito, che non mi sento di prendere-
    Buffy si morde un labbro trattenendo le lacrime.
    -Tu non mi vuoi- geme lasciando cadere una lacrima che cade rompendosi in mille parti.
    -Dannazione no! Non è questo- dice sconvolto lui afferrandola per le braccia.
    Buffy si scosta bruscamente indietreggiando di qualche passo.
    -Basta dirlo Spike. Non mi vuoi, basta-
    William la prende per un braccio e la tira a sé. Poggia prepotentemente le labbra contro quelle di lei e con la lingua gliele forza. Gli ansiti della ragazza aumentano e porta le braccia a circondargli il collo per sorreggersi. Le lingue duellano, si accarezzano affamate finché non si dividono a corto di fiato. Spike apre gli occhi e le prende una mano portandosela al pene duro.
    -Credi davvero che io non ti voglia?- domanda fissandola seriamente con gli occhi neri per la passione.
    Buffy deglutisce sentendo il suo pene duro sotto le dita.
    -Io ti voglio così tanto passerotto. Ma non sono pronto per stare con te e non posso prendere la verginità ad una ragazza per poi lasciarla così- le spiega dolcemente accarezzandole una guancia.
    Buffy resta in silenzio. Lascia cadere la testa verso il basso e fissa i loro piedi scalzi sentendo per la prima volta quella sera freddo sulla pelle. Spike la vede tremare un poco ed allunga una mano per afferrare una vestaglia dalla poltrona. Con piccoli passi lenti, le si avvicina e la copre affettuosamente stringendola in un abbraccio. Lei si lascia stringere e poggia la testa sul petto scolpito di lui.
    -Mi dispiace piccola- ripete lui pentito.
    -Io non so che dire Spike. Non..non capisco. Non è quello che tutti i maschi vorrebbero?-
    Spike sorride alzando un sopracciglio.
    -Amore, ti sembro come tutti i maschi?- chiede allusivamente.
    -Spike!- borbotta lei dandogli una pacca scherzosa sulla spalla.
    I due ragazzi si sorridono dolcemente senza dire nulla. Buffy sente su di sé ancora il segno delle mani di lui ed il corpo bruciare. Spike non smette un secondo di fissarla, ammaliato dalla sua perfezione.
    -Cosa accadrà ora?- domanda lei dubbiosa ed impaurita.
    -Io devo fare una cosa- dice repentino William infilandosi i pantaloni.
    -Ah, te ne vai- sussurra delusa Buffy.
    Spike si ferma dall'infilare la maglietta e le si avvicina.
    -Piccola, devo. Ma..ma non credere che sia pentito o deluso o qualsiasi altro pensiero che tu possa avere in testa ora. Devo solo parlare con una persona e magari risolvere questo dannato problema- le dice rassicurante.
    -Quindi non sono stata così cattiva?- domanda Buffy impaurita.
    -No! Buffy sei stata meravigliosa. Davvero. Ma Buffy anche se non dovessi fare questo e decidessi di restare, allora finirebbe con noi due che ci rotoliamo tra le coperte. Perché non sai quanto io sia tentato ora. Ma non posso lasciarlo accadere. Non adesso. Non è il nostro tempo piccola. Non ancora. Riesci a capirlo?-
    La bionda annuisce tristemente.
    -Me lo dai un bacio prima di andartene?- lo supplica afferrandogli un braccio.
    Spike ghigna felice.
    -Non me ne sarei andato senza- ribatte sorridendo.
    Spike si allunga per prenderla e stringerla tra le braccia. Buffy sussulta sorpresa e si lascia scivolare contro il corpo caldo di lui. Le mani si stringono e le bocche si cercano fameliche.
    -Devo andare o non riuscirò a lasciarti più tra due minuti- le rivela ammiccando alla propria erezione.
    Buffy sorride accarezzandogli una guancia spigolosa.
    -Spero tu risolva questo problema-
    -Lo spero anche io-
    -Ci vediamo Will-
    -Ci sentiamo piccola-



    17

    -Cazzo!-
    -William, ti prego, calmati. Camminare avanti e indietro per il mio studio non ti aiuterà a risolvere il problema- dice confortevolmente il medico ruotandosi tra le dita sottili una biro nera.
    -E come lo risolvo il problema? Me lo dica, perchè francamente io una soluzione non ce l'ho- sbotta maleducatamente il ragazzo.
    Il dottore sospira chiudendo l'agenda lasciata aperta sulla scrivania pulita. Riflettendo, incrocia le mani sul legno e rivolge un profondo sguardo all'ossigenato fermo davanti alla finestra in attesa.
    -William, non ci sono soluzioni precise a questo tipo di problema. Devi solo capire cosa c'è che non va- gli spiega sorridendo.
    -Io so cosa c'è che non va-
    -Allora perchè non mi dici cosa e cominciamo da lì?- suggerisce l'uomo.
    Spike lascia l'aria fuoriuscire dai polmoni. Con essa tenta di buttare via anche il nervosismo ma questo rimane insito nella pelle, negli organi, nel sangue.
    -Si ricorda tutta la storia di mia madre no? Bè, ho conosciuto questa ragazza a scuola. È nuova. Si è trasferita da Los Angeles. Mia sorella è stata nominata sua tutor, quindi molto presto le nostre strade..bè si sono incrociate- spiega timidamente.
    -E?- chiede il medico alzandosi e fermandosi davanti alla libreria per dargli le spalle e concedergli il tempo necessario.
    -E quando l'ho vista...mi è crollato il mondo addosso. Io l'ho vista e...sono morto. Mi sono sentito come se..come se la terra sotto ai piedi franasse ed io fossi in caduta libera senza..senza che i miei occhi potessero vedere la fine. Ho avuto paura. Ho tremato-
    -Perchè?-
    Un sospiro tremolante. Mani sudate. Occhi chiusi e vene che spuntano sotto la pelle chiara.
    -Non appena si è girata ho subito visto..Ho visto nel suo profilo il viso di mia madre. In quel momento, quando si è voltata verso di me, io ho visto Anne. Non Buffy. Anne. È stato come se i due visi si fossero sovrapposti e quello più grande avesse vinto-
    -Mi stai dicendo che sono simili?-
    William si morde il labbro inferiore facendolo sanguinare un poco. La lingua esce dalle labbra veloce per asciugare quell'unica goccia di sangue.
    -Molto. Gli stessi capelli biondi abboccolati, gli stessi occhi verdi, il corpo..e..ed il sorriso. È come avere un maledetto promemoria ogni singolo istante della mia giornata-
    -Sembri l'opposto di tua madre te- constata l'uomo fissando gli occhi azzurri.
    William sorride amaramente.
    -Già. Sono identico a mio padre. Stessi occhi azzurri, stessi capelli neri e stesso corpo. Tutto. Solo il carattere è diverso. Sono come mia madre in quello-
    -Torniamo alla ragazza- dice infine il medico tornando serio.
    Will annuisce deciso.
    -Cosa hai fatto con lei?-
    -Bè, la prima volta sono fuggito. La seconda l'ho aggredita. Ed anche la terza. La quarta l'ho baciata. Ieri notte stavamo per fare l'amore- sintetizza brevemente.
    L'uomo si passa la lingua sulle labbra crucciando le sopracciglia.
    -E non l'avete fatto?- chiede.
    William nega scuotendo il capo. Stanco si lascia scivolare sul divanetto sdraiandosi.
    -Perché?-
    -Io ho sentito che era vergine. Stavamo nel bagno del Bronze. E..non ho potuto prenderla. Non potevo lì...non potevo io-
    -Non potevi te? Perchè?-
    -Io non posso stare con lei ora- spiega triste.
    -E perchè?-
    -Quando sono con lei io perdo il controllo di me. Non agisco più moderatamente, non sono più..Spike. Divento William. Ed io non posso permetterlo-
    -Non capisco William. Perchè questa distinzione?-
    -William è quello che ero. Prima di mia madre, prima di mio padre, quando ancora ero..innocente. La parte romantica, dolce, piagnucolona e sentimentale di me. Spike è quello che sono ora-
    -Spike è una maschera, lo sai vero?- chiede inclinando il capo il dottore.
    -Lo so. Ma cosa succederebbe? Se tutti sapessero. Se William venisse fuori e...ed andasse in giro con quel suo maledetto cuore in mano per farlo vedere a tutti. Perchè è fatto così Will. Da a tutti se stesso. Spike invece mi da la forza di..resistere. Mi permette di alzarmi la mattina senza dover pensare a tutto, senza dover soffrire. Spike è quello che tutti vorrebbero essere-
    -Ma che tu non sei. Credimi ragazzo. Puoi fingere anni di essere una persona che non sei, ma non starai mai bene con te stesso finché non ritornerai ad essere quello che sei veramente-
    -Io non voglio la pietà della gente. Non voglio che le persone conoscano William-
    -Ma perchè? Piacerebbe sicuramente più di Spike-
    -Ed è proprio questo!- urla Will alzandosi dalla poltrona e riprendendo a camminare nervosamente per la stanza. -E' proprio per questo che io preferisco Spike. Spike non piace. Le persone lo odiano. E quelle che non lo odiano ne hanno paura. Così..così non devo...-
    -Così non devi avvicinarti alle persone no? Così le eviti e rimani solo tu-
    -Esatto-
    -Non tutte le persone se ne vanno William- gli confida.
    -No? Tutti lo fanno. Lo faranno. Mia madre, mio padre. Anche mia sorella se ne andrà. Nick, Oz, tutti. E Buffy...lei...lei se ne andrà- dice il biondo sussultando.
    -William, tu devi trovare il coraggio di superare tutto questo. Le persone non sono fatte così. Non se ne vanno. I tuoi genitori sono un'eccezione. Tua madre non se ne sarebbe mai andata se non fosse stata malata. E tuo padre non sarà il migliore. Ma non sono tutti come loro. Guarda il tuo amico. Vi conoscete da anni ormai. Era lì quando è accaduto tutto, quando non parlavi ti continuava a stare accanto, non se n'è andato. No?-
    -No-
    -E poi se non gli dai una possibilità come puoi sapere che se ne andranno? Come sai che Buffy se ne andrà?-
    -Lei è uguale a mia madre. Cosa importa se resterebbe o se ne andasse? È...malato-
    -Malato?-
    -Sono uguali. Come posso io provare..piacere..nello stare con una ragazza identica a mia madre?- chiede Spike ansimante.
    -Tu credi di esserne attratto per la somiglianza?-
    -Dannazione no! Io odio quel loro essere simili!-
    -Allora perchè insisti dicendo che è per questo?-
    William boccheggia cercando le parole mentre le mani stringono convulsamente i braccioli del divanetto.
    -Io..è..è l'unica soluzione- tentenna titubante.
    -No, io non credo. Magari ti piace per quello che è e non perchè le somiglia- propone fiducioso.
    -Lei non può saperlo-
    -Una persona come te William, con il tuo passato, non cerca una ragazza che gli ricordi un evento traumatico e doloroso. Per questo sono portato a pensare che ti piaccia per quello che è- gli spiega saggiamente.
    -E se fossi masochista? Se amassi farmi del male?- domanda spaventato l'ossigenato spalancando gli occhi.
    -William, queste sono solo fobie che ti stai inculcando in tenta. Non sei masochista altrimenti avresti fatto sesso con lei ed ora non staresti qui a dirmi che sei malato. Semplicemente lei ti piace. E questo va oltre la somiglianza che c'è. È qualcosa di più profondo, di più valido. Forse è grazie a quella somiglianza che ti sei accorto di lei, ma nient'altro-
    William si gratta la nuca ancora incerto.
    -E cosa dovrei fare io ora?-
    -Io non devo dirti cosa fare. Posso dirti che per me dovresti accantonare Spike-
    -Spike soffre di meno-
    -Ma William ama di più-

    Non appena uscito dallo studio, William si dirige verso casa. Il piazzale vuoto gli indica che Edward è uscito per andare a lavoro e tira un sospiro di sollievo. A passi veloci, entra dalla porta sul retro e sale le scale raggiungendo la porta della camera della sorella ancora addormentata.
    -Piccola? Ti posso parlare?- chiede bussando piano.
    All'interno della stanza di Alice non si sente nessun rumore. Solo il vento che entra nella stanza e muove le leggere tende rende l'ambiente vivo. William dall'esterno bussa ancora aspettandosi di sentire la voce assonnata ma comunque squillante della sorellina. Ma niente.
    -Alice?- chiede aprendo la porta.
    Dal letto si sente un mugolio leggero e la ragazza si sposta dandogli le spalle. William avanza qualche passo incerto fino all'interruttore della luce. Con un clic la stanza si illumina ed il ragazzo si porta una mano davanti gli occhi per coprirli.
    -Ah! Che diavolo...- dice una voce maschile.
    William spalanca la bocca stropicciandosi gli occhi ed avvicinandosi al letto.
    Alice si alza di scatto a sedere coprendosi il corpo nudo con il lenzuolo e fissando il fratello terrorizzata.
    -Nick!- urla Spike sconvolto.
    -Will! Che diavolo ci fai qui?- chiede la ragazza boccheggiando.
    -Cosa diavolo ci fa LUI qui!- le dice in risposta.
    A passi veloci si dirige verso il lato del letto dove si trova il ragazzo castano ora vigile. Lo afferra per un braccio e lo trascina fuori dalle coperte esponendogli il corpo nudo al vento leggero. Alice si porta una mano alla bocca per poi alzarsi trascinandosi dietro il lenzuolo per coprirsi. Inciampando li segue lungo il corridoio tentando di bloccare la furia del fratello.
    -Spike! Dannazione Spike fermati!- urla infine prendendolo per un braccio e facendolo voltare.
    William si ferma lasciando l'amico che si massaggia il braccio indolenzito.
    -E tu vatti a vestire- dice dolcemente al ragazzo ancora nudo.
    Nick si dirige immediatamente verso la camera di Alice prendendo i boxer ed infilandoli saltellando. Una volta indossati i jeans e la camicia ritorna verso il salotto, guidato dalle urla dei due fratelli.
    -Tu non dovresti impicciarti di queste cose!- lo rimprovera Alice pungolandolo con un dito.
    William aspira fortemente un grumo d'aria stringendo i pugni e lanciando imprecazioni al cielo.
    -Come posso non impicciarmi?! Sei mia sorella maledizione!-
    -Tua sorella che ha sedici anni e sa fare le sue scelte da sola!-
    Nick deglutisce decidendo di lasciarli soli. Lentamente si dirige verso la cucina prendendosi un bicchiere d'acqua ghiacciata tentando di rinfrescarsi.
    -Si vede!-
    -Tu critichi me? Come osi?!-
    -Lui non è quello giusto per te!- l'avvisa Spike alzando le braccia in alto.
    Alice sbuffa incrociando le braccia e sistemandosi il lenzuolo attorno al corpo.
    -E tu cosa diavolo ne sai chi è quello giusto per me Spike?! Nick è un bravo ragazzo. È il tuo migliore amico!- gli fa notare.
    -Ed ha impollinato mezza California- borbotta cinicamente.
    Alice chiude la bocca arrabbiata.
    -E tu invece tutta no? Stai fuori dalle mie cose Spike- lo minaccia stringendo gli occhi blu.
    -Non starò fuori dalle tue cose-
    -Spiegami perchè diamine Nick non va bene per me! Spiegamelo! Spiegami perchè come migliore amico è ok ma quando si tratta di me nessuno va mai bene! Non puoi limitarmi così! Ogni ragazzo che ho avuto l'hai mandato via a gambe levate. Tutti quelli a cui piacevo hanno evitato di farsi avanti per colpa tua. Sono stanca Spike- si lamenta dandogli le spalle e cominciando a salire le scale per tornarsene in camera.
    -Ali! Alice!- la chiama indietro lui.
    La ragazza non si volta continuando a salire decisa. William sospira cominciando a seguirla salendo gli scalini a due a due. Nick li segue silenzioso entrando nella stanza dietro di loro. Quando i due Shelby lo vedono si zittiscono fissandosi in cagnesco.
    -Ali, amore, posso parlare con lui da solo?- chiede gentilmente dandogli un bacio sulla fronte.
    Alice annuisce ed esce dalla stanza dopo aver dato un ultimo sguardo truce al fratello. Nick sbuffa sedendosi sul letto ed indicando all'amico il posto accanto a sé.
    -Che vuoi?- ringhia l'ossigenato sedendosi.
    Nick sorride di sbieco scegliendo le parole con accuratezza.
    -La amo-
    La bocca di William si spalanca giungendo a terra. Gli occhi si ingrandiscono e prendono il colore della notte.
    -Cosa?-
    -Hai capito bene. La amo. Davvero. Non ho mai provato un sentimento così forte prima- si giustifica Nick abbassando gli occhi e torcendosi le mani nervosamente.
    William si alza e comincia a camminare avanti indietro.
    -Io..tu lo sai che ti voglio bene, amico. Ma lei...dannazione lei è mia sorella. Alice non capisce quanto io possa essere protettivo nei suoi confronti, quanto io sia impaurito di vederla soffrire. E..sono felice che tu e lei stiate insieme ora. Ma...cazzo Nick. Ti ho trovato nel suo letto. Ed eravate nudi. Cosa..cosa dovevo fare? Cosa ti aspettavi avrei fatto quando vi avessi visti?-
    -Mi dispiace. Io dovevo andarmene ma mi sono addormentato- sussurra mestamente il castano.
    -Non è stata una scelta sagace Nick- ribatte William massaggiandosi la nuca.
    -Mi dispiace. Ma non è come credi-
    William si ferma e lo guarda piegando la testa di lato.
    -Non lo è?- chiede.
    -Non abbiamo fatto nulla- lo rassicura.
    William si siede accanto all'amico battendogli una mano sulla spalla.
    -Notte in bianco?-
    Nick annuisce ghignando.
    -Tu dove sei stato fino a quest'ora?- domanda guardando l'orologio al polso.
    -Da Buffy. Lunga nottata. E dallo psicologo. Lunga mattinata- risponde vago.
    -Avete...- comincia allusivamente.
    -No. Le ho detto che non potevo-
    -Cosa?- chiede sbalordito Nick spalancando gli occhi castani. -Perchè?-
    Spike alza le spalle fingendo noncuranza.
    -Lei è vergine. Ed io..lo sai Nick. Non potevo. La prima volta è...importante..e non..non potevo. No. Non dopo...- risponde balbettando leggermente a causa del nervosismo.
    Nick vede una gocciolina di sudore scivolargli lungo la fronte. Gli occhi di Spike sono azzurri, colore del ghiaccio. Le mani tremano leggermente e la voce vibra incerta.
    -Spike, non pensarci- lo rimprovera amichevolmente Nick.
    Spike sospira chiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni.
    -Noi stavamo per farlo Nick. Io..io come posso volerla dopo tutto?- domanda confuso.
    -Spike, io non lo so perchè la desideri. Forse per il bel corpo. Insomma hai visto che gambe? E che tette? E che...-
    -Nick? Basta così- lo minaccio ringhiando.
    L'amico castano sorride guardandosi i piedi.
    -Per me dovresti farti meno domanda e più la ragazza. Insomma, non è che ti piace per la somiglianza. Quello sarebbe malato. Ma Buffy è....giusta- gli dice seriamente.
    -Giusta?-
    -Si. Giusta. Giusta per te-



    18

    -Ciao Buffy!-
    La voce di Angel risuona nel cortile pieno di studenti. Il suo corpo massiccio si fa strada lungo i vari gruppi riuscendo infine a raggiunge la ragazza che lo attendeva paziente.
    -Ciao Angel- risponde sorridendo apertamente.
    I libri tra le braccia, Buffy era pronta per una nuova giornata scolastica. I capelli legati in un'alta coda di cavallo ed il corpo coperto da un vestito verde che faceva risplendere gli occhi grandi e luminosi.
    William fissa da lontano la scena. Seduto sul muretto con accanto i suoi amici, parlano dell'ultima serata di Oz. Un sorriso si apre sul viso del biondo quando vede comparire nel suo raggio visivo la piccola ragazza che gli ha preso il cuore. Poi compare Angel. E tutta la felicità del biondo scompare.
    -Spike? Sei con noi o ti trovi nelle mutandine della Summers?- chiede ironicamente Oz muovendogli una mano davanti gli occhi.
    William continua a fissare la scena davanti a sé dando una manata al braccio del rosso.
    -Will? Che succede?- domanda Nick aprendo un occhio ed interrompendo il proprio sonno.
    -Angel- ringhia in risposta il biondo infuriato.
    Nick alza un sopracciglio vedendo i pugni tesi dell'amico e le vene del collo in evidenza. Sospira alzandosi dalla posizione supina e gli batte una pacca sulle spalle.
    -Vedi che se ne và- lo rassicura tranquillo.
    -Io vado lì- decreta infine Spike scivolando giù dal muretto e dirigendosi verso la coppia che continua a ridere divertita.
    -Spike!- sobbalza Buffy vedendo il ragazzo avvicinarsi.
    Gli occhi della ragazza si riempiono di felicità non appena incrocia quelli blu di lui. Le labbra si aprono in un sorriso ancora più vasto e le guance si colorano di un leggero rosso.
    -Ciao amore- le dice con voce carezzevole.
    -Spike- sputa fuori Angel.
    William alza lo sguardo per fissare la figura statuaria del moro. Un cenno del capo e poi ritorna completamente assorto dalla ragazza al proprio fianco.
    -Allora passerotto, cosa fai stasera?- chiede sorridendo amorevolmente.
    -Io...- tenta di risponde lei triste.
    Buffy si morde un labbro. Gli occhi si chiudono in un'espressione di puro dolore. Will attende ansioso non riuscendo a capire la ragione di tanta tristezza.
    -Spike, non posso- dice infine chinando la testa a terra.
    Angel sogghigna di nascosto.
    -Non puoi?- domanda stupito Will.
    Buffy nega rammaricata.
    -Ok amore. Ma come mai?- chiede interessato.
    La gelosia gli era montata dentro. Lo aveva invaso come una valanga. Prendendolo di sorpresa ed investendolo. L'acido nella bocca...le mani che tremano...
    -Esce con me- dice infine Angel soddisfatto.
    Spike spalanca gli occhi colpito. Una fitta al cuore gli fa tremare il respiro.
    -Cosa?- chiede senza fiato.
    -Buffy, io vado in classe. Ti passo a prendere alle otto- conclude il moro dandole un bacio sulla fronte.
    Buffy resta immobile, accentando le labbra del ragazzo contro la propria pelle. I due biondi fissano la figura imponente di Angel andarsene.
    -Spike...- comincia Buffy prendendogli un braccio.
    William si scosta come bruciato. Gli occhi color del ghiaccio e la bocca stirata in una linea retta, senza emozioni. Fredda. Nuda.
    -Lasciami- le intima infuriato.
    Voltandosi, comincia a dirigersi verso la classe sentendo i passi di lei dietro di sé.
    -Will, aspetta- urla prendendogli il bordo della camicia e fermandolo.
    -Perché?- chiede incrociando le braccia.
    Buffy deglutisce tesa.
    Perchè? Già, perchè aveva accettato?
    -William..-
    La ragazza si blocca. Le parole scompaiono dalla mente. Le giustificazioni, i perchè, le proteste che aveva pensato di dirgli spariscono lasciando il posto solo alla vista dei suoi occhi delusi, feriti.
    Arrabbiato.
    -Smettila di ripetere il mio nome! Io voglio sapere perché dannazione! Perchè dopo tutto quello che è accaduto l'altra notte tu...-
    Il labbro inferiore di William trema per l'ira. Il cuore batte velocemente facendogli male. Chiudendo gli occhi, respira profondamente nel tentativo di ristabilire il dominio sul proprio corpo.
    -Will, tu..-
    -Io so che mi sono comportato come uno stronzo con te. Ma..non è che faccio determinate cose solo per il piacere di farle. Ci sono dei motivi dietro tutto questo. C'è una spiegazione- le dice gesticolando.
    Alcuni ragazzi si sono fermati nel piazzale della scuola per ascoltare la loro discussione. Le urla di Buffy e Will risuonano nel silenzio generale. Ormai tutti sono taciturni, impegnati ad ascoltarli. Nick ed Oz si sono avvicinati lentamente al biondo, restando dietro di lui. Pronti a dargli un aiuto se necessario. Pronti a fermarlo.
    -C'è una spiegazione?!- urla in risposta Buffy puntandogli un dito smaltato contro il petto muscoloso.
    -Dannazione si che c'è!- ribatte fissandola trucemente.
    Buffy appoggia le mani sui fianchi fissandolo in cagnesco. La bocca piegata in una smorfia e gli occhi lucidi.
    -E sentiamola questa spiegazione!- gli ordina perentoria.
    William si calma improvvisamente. Il corpo si rilassa e gli occhi si tingono di blu. Buffy piega il capo osservando la spettacolarità di quegli occhi. Come dal ghiaccio riuscivano a diventare blu oceano. Come se una persona con una siringa iniettasse nel bulbo di Will un liquido scuro. Spettacolari.
    -Ora?- chiede in un gemito.
    Nick si tende e con un ulteriore passo si avvicina all'amico ora spaventato. Oz resta dietro di lui. Vigile e pronto ad intervenire con la sua diplomazia.
    -Si. Ora Will. Mi sono rotta- urla lei sbattendo un piede a terra.
    William si bagna le labbra con la lingua. Il cuore batte sempre più veloce. Confuso. Preoccupato. Terrorizzato.
    -No...io..io non posso ora- le dice tremando un poco.
    Nella mente gli passano le immagini del proprio passato. Sua madre..suo padre..le botte..le urla..le..lacrime..il sangue..
    Il corpo gli si ricopre di sudore freddo e la camicia gli si appiccica alla schiena ed al petto.
    -Non puoi?! Non puoi! Come sempre Will! Tu ti comporti come uno stronzo ma non puoi darmi una spiegazione? Sai che ti dico Will? Che se non mi dai una valida ragione, un valido motivo per cui ti comporti così io...-
    -Tu cosa? Mi lasci? Non stiamo nemmeno insieme! Non mi parli? Bene! Allora non parliamoci!- grida Will con tutto il fiato che ha in gola.
    Il brusio intorno a loro si blocca e le persone cominciano a dileguarsi preoccupate per la reazione di Spike. Il preside del liceo esce fuori dal proprio ufficio dirigendosi verso la massa di persone ferme in cortile. Al centro, Will e Buffy continuano a fronteggiarsi. Il petto di lui è scosso da grandi e profondi respiri. Quello di lei è immobile.
    -Bene!- dice lei in risposta stringendo i pugni.
    Dopo un ultimo sguardo, i due biondi si voltano dirigendosi verso due parti opposte dell'edificio. A metà tra l'ingresso ed il parcheggio, Will scende dal marciapiede e torna verso la moto.
    -Che diavolo fai?! Non puoi saltare la scuola di nuovo!- gli ricorda Nick mettendoglisi davanti alla ruota anteriore.
    -Togliti- gli dice il biondo piano.
    -Will, ti bocciano dannazione!-
    -Nick!- urla nuovamente accelerando un poco.
    Nick trattiene il fiato e chiude gli occhi restando fermo nel proprio punto. Non sentendo nessun dolore fisico, riapre un solo occhio e fissa il biondo mentre lo fissa infuriato nero. William appoggia anche l'altra gamba a terra e tira indietro velocemente la moto di qualche passo riuscendo a liberarsi del corpo dell'amico. Nick non fa in tempo a fermarlo che Spike già corre lungo la strada bruciando tutti gli stop ed i semafori rossi. Una macchina frena inchiodando per evitare la moto del ragazzo che continua imperturbabile la propria corsa. Nick dalla scuola lo fissa preoccupato con alle spalle il rosso.
    Buffy da lontano osserva la moto nera svoltare l'angolo per immettersi nella strada verso il mare e sospira. Una piccola lacrima le scivola lungo il viso e porta una mano a cancellarla prima che qualcuno la veda. Prendendo lo zaino da terra, comincia a salire le scale per entrare nell'edificio ormai spoglio. I passi riecheggiano lungo il corridoio rendendo l'ambiente lugubre. Un sospiro. Un passo. Alternati. Buffy cammina fermandosi al proprio armadietto e prendendo i libri per la mattinata.
    Afferrando un libro sbagliato si maledice per tutta la situazione che si era creata con Will.
    Per avergli dato un ultimatum.
    Per avergli urlato contro.
    Per essersene irrimediabilmente innamorata.

    19

    Una moto corre veloce lungo le strade di Sunnydale di ritorno dal mare. Il casco ben legato al retro ed i capelli al vento. William continua a mantenere la stessa velocità anche se entrato nel centro abitato. Ma l'ora tarda gli facilitano la guida, rendendo le strade libere da macchine e persone. Non appena prende a strada principale, davanti a sé riesce a vedere le luci di casa propria. Il grande parco illuminato da vari colori e la grande casa in pietra. Accelerando percorre la salita e varca il cancello che si richiude dietro di lui. Superando la porta principale, arriva fino al retro e lascia la moto in garage accanto alla DeSoto nera. Quando si volta per uscire, due fari gli sbattono contro gli occhi ed una macchina gli blocca la strada.
    -Dove diavolo sei stato?! Ti ho dovuto cercare ovunque!- urla Edward Shelby scendendo dal Mercedes costoso.
    William sbuffa pesantemente grattandosi la fronte fresca per il vento preso con la moto.
    -Non rompermi le palle- gli dice raggirando l'auto ed avvicinandosi alle scale.
    -Ti rompo la testa io! Ho dovuto fingere di essere preoccupato. Mi hai fatto perdere una giornata di lavoro!-
    William si ferma sul primo scalino e si volta a fissare quel padre che tanto odia.
    -Ma si può sapere che vuoi?- gli chiede alzando le braccia.
    Il viso di Edward si contrae per la rabbia e lancia un pugno contro il viso del figlio. William spalanca gli occhi non aspettandoselo e cade a terra per il colpo. La mascella gli scrocchia ed il labbro gli sanguina un poco. Con una mano si tocca la bocca e se la sistema trattenendo la rabbia che gli era montata dentro.
    -Sei ubriaco- constata deluso.
    Edward ride divertito e finisce di salire gli ultimi gradini rimasti.
    -Vieni dentro. Ti devo parlare- dice aprendo la porta.
    William si alza in piedi, massaggiandosi la schiena per la bocca contro il bordo del gradino. Segue le luci lasciate accese dal padre e lo trova nello studio dietro il piccolo bar intento a versarsi un bicchiere di scotch. Si siede sulla poltrona accavallando le gambe. In attesa. Edward finisce di prepararsi il drink e versa un bicchiere di bourbon al figlio che lo sorseggia piano. L'alcool al contatto con il taglio al labbro brucia un pò e William freme impercettibilmente.
    -Che cosa devi dirmi?- chiede Will impaziente.
    Edward si siede nella poltrona davanti sistemandosi nella stessa posizione del figlio. William alza gli occhi al cielo vedendo la loro somiglianza nelle piccole cose.
    -Ho saputo che hai saltato la scuola- dice l'uomo più grande bevendo un sorso.
    -Ti interessa?- chiede ironicamente il figlio.
    -Si razza di imbecille! Se ti bocciano e ripeti l'anno è il mio nome che infanghi. Il mio. Quindi vedi di studiare perchè io non ho intenzione di pagare i tuoi insegnanti per farti passare all'anno successivo- lo rimprovera severamente.
    -Ma chi ti chiede niente!-
    I pugni di Edward si stringono convulsamente.
    -Mettiti sotto o ti faccio pentire di non averlo fatto. E lo sai che posso- lo minaccia puntandogli un dito contro.
    -Si si, come vuoi- si arrende Will stanco.
    La testa gli gira per il pugno ricevuto ed il labbro si sta gonfiando. Chiude gli occhi qualche secondo cercando di fermare la stanza ma questa continua a girare incontrollata. Posa il bicchiere sul piccolo tavolinetto di cristallo e si massaggia la tempia con due dita per alleviare il dolore.
    -Ho saputo che ultimamente giri intorno alla figlia di Hank Summers. Ti ricordi di lui?- chiede Edward sorridendo.
    William apre gli occhi con fatica.
    -Si. Il tuo amico. Mi ci portavi quando ero piccolo- ricorda sospirando.
    -E tu mi facevi fare sempre brutte figure. Ma tua sorella era troppo piccola da portare. Ricorderai quindi anche la figlia, giocavate insieme ogni tanto-
    -Giocavo con Buffy?- domanda stupito William.
    -Elisabeth. E si, giocavate insieme-
    -Non me lo ricordo. Forse nemmeno lei. Probabilmente nemmeno lei- riflette.
    -Comunque, il punto è che non voglio che la notizia mi ha sorpreso non poco- gli dice ghignando malvagiamente.
    -Perché?- domanda Spike piegando la testa di lato.
    Edward si alza lanciando il bicchiere contro il muro. Il vetro si disperde per la stanza ed il liquido ambrato scivola lungo la parete macchiandola.
    -Credi che non lo abbia notato! Credi che sia così stupido! Non prendermi per il culo William, non farlo!- gli urla infuriato.
    Will sobbalza alzandosi dalla sedia per il repentino cambiamento di umore del padre.
    -Non capisco- dice piano.
    -Non capisci?! Oh si che capisci! È identica a tua madre! Io non lo voglio un altro pazzo dentro casa, chiaro? Perchè è così che finirà se la frequenti. Diventerai pazzo!- gli urla.
    -Non voglio parlare di questo-
    William si alza e varca la soglia seguito dal padre. Percorrono le scale fino a raggiungere la camera di Will. Il ragazzo entra seguito subito dal padre.
    -Lasciala stare William. Lasciala stare- gli intima ritornando in salotto.
    Spike si lascia scivolare sul letto stanco. L'alcool nelle vene gli annebbia la vista ed i muscoli tesi gli rendono faticoso ogni movimento. Con un sospiro si rannicchia sul letto appoggiando la testa sul cuscino fresco. Ancora vestito si addormenta pensando alle parole del padre.

    -Vuoi un'altro drink Edward?-
    Joyce Summers entra nel bel salotto arredato con classe portando tra le braccia un piatto pieno di biscotti. Lo lascia sul tavolino davanti agli occhi blu affamati di William che, stringendo i pugni, si trattiene dal prenderne uno.
    -Avanti caro, prendine quanti vuoi- lo incoraggia dolcemente la donna avvicinandogli il piatto.
    William si morde un labbro titubante. Edward accanto al figlio alza il capo ridendo forzatamente.
    -Joyce, cara, perdoni mio figlio. Ma lei lo sa, in ogni famiglia che si rispetti ci deve essere la pecora nera. Mi chiedo come faccia mia moglie ad amarlo così tanto- dice mantenendo il tono educato.
    Joyce spalanca gli occhi stupita dal comportamento dell'uomo seduto nel suo salotto. Volta gli occhi al bambino che, seduto immobile, fissa immobile un piede del tavolinetto in ferro battuto. La testa bassa nasconde gli occhi, ma la donna giurerebbe di aver visto una lacrima scivolare dalla sua guancia fino a disperdersi a terra in mille particelle invisibili. Edward le sorride sorseggiando il tè come un buon inglese che si rispetti.
    -Edward, che piacere averti amico. Devi farti vivo più spesso- lo rimprovera bonariamente Hank Summers comparendo in salotto.
    Entrambi gli uomini sono vestiti elegantemente, stretti in completi neri dalle camice stirate perfettamente. Hank marrone, Edward blu. Rispecchiavano i loro occhi. I capelli perfetti tenuti fermi dal gel costoso.
    -Hank, tornato dal Marocco?- domanda sorridendo il medico.
    Hank si lascia scivolare sulla poltrona sorvolando con lo sguardo il corpo esile di William.
    -E' così esile, Edward. Dovresti mandarlo da me per qualche tempo. Ai servizi segreti diventerebbe un'altra persona- dice in confidenza il padre di Buffy.
    -Si. E se morisse in qualche missione sarebbe davvero un sogno che si avvera. Non so che fare con lui. Ma perchè non è come sua sorella?- si lamenta Edward poggiando il bicchiere sul tavolino.
    -La piccola Alice. Come sta?- chiede interessato.
    -Sta bene. Ora si trova in collegio. Sai, preferisco che stia con persone raffinate come lei piuttosto che con questo...con questa delusione- risponde sprezzante.
    Hank annuisce comprensivo. Joyce accanto al marito sorseggia il suo bicchiere di soda, continuando ad ascoltare le parole assurde dei due amici e chiedendosi come quel ragazzo possa sopportare tanto disprezzo nei propri confronti.
    -Edward, come sta tua moglie? È da molto che non vedo Anne- constata Joyce pensierosa.
    Il medico sospira dolorosamente. Si porta una mano alla fronte massaggiandosela cautamente.
    -La malattia sembra avanzare irrimediabilmente. Sembra aver perso la ragione del tutto- la informa il moro.
    Joyce sorride pacatamente.
    -Forse starebbe meglio se non ti fossi portato tutte quelle amanti a casa, Edward- dice Joyce entrando in difesa dell'amica.
    Edward alza lo sguardo verso la donna. Hank stringe la mascella guardando l'amico con aria di scuse.
    -Joyce, nessuno qui ti ha dato il permesso di impicciarti in cose che non capisci. Ora torna a fare quello che stavi facendo, facciamo i conti dopo- la minaccia severamente il marito.
    La donna si alza orgogliosa dalla poltrona e lascia il salotto. I due uomini la fissano andare via senza dire nulla, poi tornano a parlare, incuranti del ragazzino ancora seduto sulla poltrona.
    -Scusa mia moglie. Non sa di cosa parla-
    Edward muove una mano indicandogli che non fa nulla.
    -Lascia stare Hank. Era amica con quella puttana di mia moglie-

    William si sveglia di colpo alzandosi a sedere sul letto umido per il sudore. I vestiti appiccicati ed i capelli fradici che scivolano sulla fronte coprendogli parte degli occhi. Porta le mani agli occhi per massaggiarli e cancellare dalla mente il sogno appena fatto. Ma la malvagità del padre è insita delle sue vene, sangue del suo sangue. E più William cercava di mandarla via, e più il suo corpo faceva in modo di ricordargli di chi era figlio.
    -Will, è tutto ok? Ti ho sentito urlare- dice Alice preoccupata entrando nella stanza e richiudendo la porta dietro di sé.
    -SI, io...-
    La piccola ragazza si avvicina al letto e gli tocca la fronte sentendolo bagnato. Uno sguardo ai vestiti e scuote il capo.
    -Ma guardati, sei fradicio. Vatti a fare una doccia calda, io ti preparo i vestiti e ti cambio le lenzuola del letto- lo comanda premurosamente.
    -Ali, non...-
    -Hai bevuto?- chiede severamente la sorellina con le mani sui fianchi esili.
    William china il capo scuotendolo negativamente.
    -No, ho fatto un incubo- le risponde alzandosi dal letto e sfilandosi la maglietta che cade con un rumore appiccicoso sul pavimento.
    Alice annuisce togliendo le lenzuola e gettandole accanto alla maglia. Ne prende un paio pulite da un cassetto e prepara il letto. L'acqua nella doccia si apre e si richiude dopo pochi minuti. William esce dal bagno indossando solo un piccolo asciugamano a coprirgli i fianchi muscolosi. Alice gli sorride girandosi verso la finestra a fissare il giardiniere che sistemava la aiuole fiorite. William si avvicina al letto bagnando il pavimento e si infila i boxer blu preparati dalla sorella. Poi indossa i jeans e la leggera maglietta bianca.
    -Piccola? Puoi girarti- l'avvisa frizionandosi la testa con l'asciugamano.
    Alice si volta pensierosa.
    -Will, tu lo sai che ti voglio bene vero?- gli domanda.
    Spike annuisce sorridendole dolcemente.
    -Lo so. Alice, io ti amo. Tu sei tutta la mia vita- le dice stringendola tra le braccia.
    La mora sorride alle parole del fratello maggiore. Sapeva che William l'amava più di se stesso. Il loro legame era stato saldato quando lui aveva perso l'innocenza dopo aver messo in salvo lei dietro ad una grande porta di mogano, per averla salvata dalle cinghiate del padre e dalla sua ira.
    -Mi dispiace per averti urlato contro l'altra notte, davvero. Ma questo non cambia che penso quello che ho detto. Io voglio vivere la mia vita e tu non puoi intrometterti sempre-
    -Alice..-
    -No, lasciami finire Will. Ti prego-
    Ad un cenno del ragazzo, Alice continua.
    -Io capisco come per te sia difficile digerire la mia relazione con Nick. Lo capisco. Capisco che per te ogni ragazzo che frequento è un pericolo. Ma non tutti mi deluderanno, Will. Magari Nick non sarà quello giusto, forse ci lasceremo presto, però io voglio vivere questa relazione senza dover fronteggiare un fratello estremamente protettivo-
    -Io e Nick facevamo le scommesse su chi si portava a letto più donne- le ricorda lui serio.
    Alice sorride accarezzandogli una guancia.
    -Ed ora non le fate più. Nick è cambiato, ora si controlla. Con me sta bene e non ha bisogno di fare delle stupide scommesse-
    Spike borbotta qualcosa prima di voltarsi e sistemare i panni sporchi.
    -Spike?-
    -Si?-
    -Da quant'è che non fai quelle scommesse anche tu?-
    -Da qualche mese perchè?- alice sorride soddisfatta.
    -Qualche mese fa è arrivata Buffy. Io mi farei delle domande-



    20

    -Guarda chi si vede. William Shelby che si degna di venire a scuola- dice ironicamente Faith vedendo il biondo avvicinarsi.
    William guarda da lontano i propri amici. Faith, seduta sulla moto di Nick, sorseggia una coca fresca vestita solo di una piccola gonna di pelle nera e di un top nero anch'esso. Oz sta seduto sul muretto con le gambe ciondolanti nel vuoto e tra le mani un libro di storia. Nick è invece poggiato contro il furgoncino del rosso, Alice tra le braccia ed una sigaretta in bocca.
    -Spiritosa, davvero spiritosa. Cosa mi sono perso ieri?- chiede accendendosi una sigaretta e tirando una boccata.
    -Mah, niente di così imperdibile. Hanno parlato delle vostre grida per tutto il tempo- lo informa Oz senza alzare gli occhi dal libro.
    -Capisco. E compiti per oggi?- domanda soffiando il fumo in faccia alla sorella che gli lancia una smorfia.
    -Compito in classe sui capitoli dodici, tredici e quattordici-
    Oz indica il libro che sta leggendo. William chiude gli occhi ed impreca tra i denti.
    -Amico...- comincia Spike supplicante.
    Oz alza il capo contrariato.
    -Per chi credi che stia studiando io? Per me? No, amico. Per noi tre. Senza di me adesso stareste tutti in prima elementare- sbotta ritornando a ripassare la lezione del giorno.
    Nick alza il sopracciglio scoppiando a ridere seguito da William.
    -Si, si. Ridete pure. Ma quando non ci sarò piangerete- li avvisa Oz scendendo dal muretto e chiudendo il libro con un gesto secco.
    -Non fare il melodrammatico- lo apostrofa Nick urlandogli dietro.
    Oz entra nel liceo sbattendo la porta dietro di sé.
    -Gli dobbiamo anni di promozione, lo sai vero?- dice Will serio.
    Nick annuisce stringendo Alice più forte.
    -Piccola, ci lasci soli?- le chiede il castano baciandola dolcemente sotto lo sguardo torvo di Spike.
    Alice annuisce salutandoli.
    -Dimmi- dice ovvio Spike.
    -Ascolta Will, ti ricordi quando mi dicesti che avevi un piano per rubare la macchina a mia madre senza che lei ci scoprisse e mi chiedesti di fidarti di te?-
    -Si, certo. Poi tua madre ci scoprì- risponde ridacchiando.
    -Ok, ma non è questo il punto-
    -Scusa-
    -E ti ricordi quando volevi trasferirti in Canada con solo cento dollari, io te ed Oz? E mi hai chiesto, anche quella volta, di fidarmi di te?-
    -Si Nick, certo che mi ricordo. Ma non capisco, qual è il punto?-
    Nick sospira.
    -Il punto è che io mi sono fidato. Io mi sono sempre fidato di te Will. Eppure tu stavolta non dimostri fiducia in me-
    -Di cosa stai parlando?- domanda Spike confuso.
    -Sto parlando di me e tua sorella. So che è complicato, ma Will...noi siamo amici da una vita. Mi conosci. Sai come sono fatto. Se non mi interessava adesso ero già passato oltre. Io ho fiducia in te. Sempre. Ma tu devi dimostrare di aver fiducia in me. Stavolta te lo chiedo come amico-
    -Io..non so che dire-
    -Dì che avrai fiducia in me. Perchè la prossima volta che litigheremo per questa storia, non litigheremo come amici. Io non voglio essere amico di una persona che non ha fiducia in me- lo rimprovera leggermente deluso.
    -Nick..- comincia Will dolorosamente.
    Il dolore nelle parole si sente immediatamente. La paura di perdere un amico, un fratello...
    -Will, no. Basta parlarne. Io non ne voglio parlare. Non voglio perdere il mio migliore amico, mio fratello, per una ragazza. Mi sembra assurdo. Facciamo come se non fosse accaduto niente ok? Ti prego. Non torniamo più sull'argomento- lo prega fiducioso.
    Will chiude gli occhi pensieroso.
    Poi li riapre sorridendo.
    -Credi che Oz riuscirà a suggerirci le risposte per il test di oggi?- chiede guardando l'amico con gli occhi blu come il cielo più limpido.
    Nick sorride felice e batte una mano sulla spalla di Spike.
    -Si, ne sono convinto, fratello-

    -Sto allenando delle femminucce o dei maschi?!-
    Il coach urla dalle panchine emettendo odiosi suoni dal fischietto metallico. Dieci ragazzi corrono nel campo, il sudore che scivola lungo i corpi muscolosi. Nel campo accanto le cheerleader si scaldano prima degli allenamenti con gli occhi fissi ai giocatori che andranno a tifare.
    Alice, seduta per terra, si allunga sulle gambe stirandosi i muscoli. Accanto a lei Buffy beve un sorso d'acqua fresca.
    -Allora, tu e Will non vi parlerete più?- chiede la mora interessata.
    Buffy sospira sedendosi accanto all'amica.
    -A quanto pare- risponde dispiaciuta.
    Alice si sofferma a guardare l'amica. I grandi occhi verdi esprimevano tutto il dispiacere per quella situazione che si era creata tra i due.
    -Ci è rimasto male quando ha scoperto che uscivi con Angel. Me l'ha detto- le spiega scrocchiando le ossa delle mani.
    -Lo so. Ma cosa dovevo fare? Lui viene in camera mia, stiamo quasi per fare l'amore e mi dice che per ora non può e che deve parlare con una persona. Con chi diavolo doveva parlare poi? Io non lo capisco e lui non fa nulla per farsi capire. Non posso stare dietro ad uno che non vuole che io lo capisca- si lamenta chiudendo gli occhi.
    -Doveva parlare con uno psicologo- sputa fuori Alice.
    Buffy spalanca gli occhi fissando l'amica stupita.
    -Con uno psicologo?- chiede incredula.
    Alice annuisce mordendosi il labbro inferiore.
    -Questo non deve saperlo nessuno, tantomeno lui. Spike non deve sapere che io te l'ho detto altrimenti di me rimarranno solo ossa. Ma Will...Will non ha avuto una bella infanzia e tu lo stai sconvolgendo più di quanto pensi-
    -Io...-
    -Ascolta Buffy. Io conosco mio fratello, lo conosco bene. E so che può essere difficile comprenderlo e stargli accanto senza perdere la testa. Ma lui è una brava persona, una delle migliori che io conosca. Ed io non voglio che si avvicini a te se tu hai..qualche dubbio su di lui. Quindi ti avviso prima. Se il fatto che veda uno psicologo ti crea problemi, se sapere che ha avuto un'infanzia orrenda, se i suoi atteggiamenti sconcertanti ti creano problemi..bè allora lascia stare. Perchè Will se ne può andare nel bel mezzo della notte non si sa dove, può dire frasi e fare cose che non capirai, può scomparire all'improvviso, può avere momenti di massima dolcezza e momenti di estrema riservatezza. Quindi se ti spaventa l'idea di dover stare con una persona come lui, ti prego, ti prego, lascia stare-
    Buffy resta in silenzio qualche secondo tentando di assimilare tutte le parole dell'amica.
    -Wow, un ragazzo con le controindicazioni- dice infine allentando la tensione.
    Ashley sorride cautamente tornando accanto alle altre che osservano la partita procedere. Al centro del campo Nick palleggia prendendo le misure per fare canestro. Lancia e puntualmente la palla entra nella rete muovendola appena. Il coach ghigna soddisfatto battendogli una mano sulla spalla. Will e gli altri componenti della squadra continuano a correre lungo il campo mantenendo un ritmo costante.
    -Giochiamo ragazzi!- urla l'allenatore richiamando l'attenzione dei ragazzi.
    Formate le due squadre, i ragazzi si contendono il canestro correndo avanti ed indietro lungo il campo. Il pallone rimbalza, rimbombando in tutta la palestra. Un giocatore della squadra avversaria si avvicina al canestro evitando abilmente Angel.
    -Cazzo! Vattene a fare la calza se non sei capace!- gli urla William bloccando la palla a pochi centimetri dal canestro.
    Angel stringe i pugni inghiottendo l'insulto e continuando a giocare. Mentre vede William palleggiare per arrivare al canestro gli da una spallata fingendo un incidente. William perde le staffe colpendolo al viso con un sinistro. Angel si sbilancia leggermente facendo due passi indietro per riottenere l'equilibrio. Si massaggia la guancia dolente e gli ghigna soddisfatto. Il coach fischia avvicinandosi ai due. Nick accanto a Spike lo tiene per un braccio impedendogli di partire e massacrare O'Connor.
    -Che diavolo succede qui? Volete farvi sbattere fuori tutti e due?- urla infuriato.
    Angel china il capo mortificato.
    -Ci scusa coach. Ci siamo distratti- spiega.
    William alza un sopracciglio ironicamente ma annuisce complice.
    -Andatevi a cambiare. O'Connor metti un pò di ghiaccio su quello zigomo. Shelby fascia la spalla, l'ho sentita scrocchiare- gli ordina severamente.
    Negli spogliatoi Nick aiuta William a fasciarsi la spalla mentre Angel si tiene il ghiaccio sul viso. Una volta tutti vestiti escono fuori portando ognuno il proprio borsone. All'esterno, Nick si avvicina ad Alice abbracciandola e baciandola dolcemente.
    -Mmm, profumi di buono- dice sognante lei.
    Nick sorride arruffandole i capelli abboccolati e si dirige verso la mensa tenendola sotto braccio. William li segue sorridendo mentre ripassa con Oz i capitoli per il compito di storia. Buffy, seduta sotto un albero, li guarda andare via mentre continua a leggere il libro assegnatole dall'insegnante di lettere. Mentre il gruppo continua ad avanzare, William si ricorda di aver dimenticato il cellulare nello spogliatoio e li saluta per tornare indietro. Appena svoltato l'angolo vede Angel, intendo a fumare una sigaretta appoggiato al muro.
    -Bravo Shelby. Avrò l'occhio tumefatto per giorni- gli dice gettando la cicca per terra.
    -Ed io la spalla dolente. Siamo pari- gli ricorda oltrepassandolo e dirigendosi verso l'ingresso della palestra.
    Angel lo ferma prendendolo per il braccio e piegandoglielo dietro la schiena. La spalla di Will scrocchia nuovamente ed il biondo geme di dolore stringendo i denti.
    -Vediamo chi è pari- gli sussurra malignamente.
    Spike cerca di divincolarsi riuscendo a stirarsi il muscolo ancora di più.
    -Lasciami stronzo- lo avverte.
    -Tu sei solo un piccolo figlio di puttana!-
    -Lascia stare Hank. Era amica con quella puttana di mia moglie-
    William spalanca gli occhi a quelle parole. La rabbia lo prende, montandogli dentro e facendogli perdere la ragione. Con uno scatto si libera muovendo però il braccio destro in una posizione innaturale. Il dolore gli aumenta solo la rabbia e si volta verso Angel furioso. Prendendolo per il colletto della camicia, lo sbatte contro il muro senza che lui abbia il tempo di ribellarsi.
    -Io...non...sono...un...figlio...di...puttana!- urla scandendo ogni parola con un pugno.
    Angel cerca di fermarlo riuscendo solo a fallire. I pugni di Will sono veloci, agili, guidati dalla cieca rabbia. Alla fine Angel è consapevole che non gli resta che urlare. Apre la bocca sanguinante e lascia la voce uscire con tutta la potenza. Buffy dalla sua posizione riesce a sentire le grida e corre fino al retro della palestra vedendo i due ragazzi contro la parete. Il corpo di Angel, ormai malconcio, gettato contro il muro con sopra quello di William che continua a colpirlo ripetendo quella frase come una nenia. Buffy corre verso i due mettendosi in mezzo ed alzando le mani per proteggersi da un eventuale pugno. Gli occhi di William si liberano dalla nebbia che la rabbia gli aveva causato e si trova davanti il corpo esile e debole di Buffy. Il pugno si ferma a mezz'aria e gli occhi si spalancano. Buffy abbassa le mani sospirando di sollievo quando vede Spike indietreggiare come scottato. Nick compare alle sue spalle col fiatone. Non appena vede la scena corre dall'amico scuotendolo per le braccia. Un fremito di Spike gli fa capire che la spalla è peggiorata e vede il danno provocato da Angel.
    -Dannazione!- impreca Nick avvicinandosi ad Angel .
    -Cosa diavolo succede qui?-
    La voce del preside seppur bassa, sembra sovrastare qualsiasi altro rumore. Nick sbianca alzando la testa al cielo e sospirando.
    -Siamo fottuti- sussurra ormai arresosi all'evidenza.
    Buffy muove gli occhi da persona a persona aspettando che qualcuno faccia qualcosa. Il preside si avvicina ad Angel e gli esamina il viso.
    -Shelby, non osi muoversi da quel posto. È sospeso- decreta arrabbiato.
    -Si signore- risponde William con la testa bassa.
    Le mani ancora insanguinate e la spalla con l'osso fuoriuscito. Buffy si avvicina a lui lentamente fino a poggiargli una mano sulla guancia chinata a terra. William deglutisce e lei riesce a sentire l'umido delle sue lacrime che le scivolano lungo le dita. Sospira dolorosamente percependo il dolore del ragazzo.
    -Signore, William ha bisogno di andare in infermeria- dice infine Buffy prendendo la parola.
    Il preside si volta a fissare il ragazza biondo immobile al centro del piccolo piazzale sul retro della palestra.
    -Shelby sta benissimo- dice riprendendo a camminare.
    -Signore, ha una spalla fratturata forse. Ha bisogno di un medico- ripete decisa.
    -Allora Shelby, vieni in infermeria con noi- decide infine stanco.
    Buffy li segue lasciando che una mano si intrecci con quella del biondo.
    -Inoltre preside, non crede che una sospensione sia troppo?- dice Nick consapevole del rischio dell'amico di un'eventuale bocciatura per condotta.
    -Brodrich, si faccia gli affari suoi-
    Alice da lontano fissa passare il gruppo e si alza dal tavolo salutando le amiche e correndo verso il fratello.
    -Buongiorno signor preside- dice sorridente.
    L'uomo la fissa alzando un sopracciglio e riprendendo a camminare verso l'infermeria. Una volta arrivati, i due ragazzi vengono medicati con cura.
    -Alice, tuo fratello è fottuto- la informa Nick serio.
    Alice sbuffa pensando ad una soluzione velocemente. Nick la prende tra le braccia per baciarla e lei accetta volentieri. Mentre si stanno ancora baciando, lei si scosta velocemente avvicinandosi al preside che aspetta paziente che i due atleti escano.
    -Signore, mio padre le manda i suoi più sinceri saluti- dice attirando l'attenzione dell'uomo.
    Il preside alza lo sguardo diretto alla ragazza.
    -Suo padre?- chiede sconcertato.
    Alice sorride compiaciuta.
    -Si, Edward Shelby, non mi dica che non si ricorda di lui. È l'uomo che l'ha aiutata quando ha deciso di farsi avanti per il ruolo di preside. Non ricorda? È lui che...-
    L'uomo alza una mano facendole segno di stare zitta.
    -Ho capito signorina. Ho capito. Non sospenderò vostro fratello, ok?-
    Alice sorride soddisfatta.
    -Benissimo. Sono felice che ci siamo capiti subito-
    Nick la fissa sorpreso e si avvicina per stringerla a sé.
    -Tu dovresti fare l'avvocato-
    -Allora signor preside. Questi due stanno relativamente bene. Il viso di O'Connor dovrebbe tornare normale in massimo una settimana. La spalla di Shelby deve stare a riposo per quindici giorni. Niente allenamenti, niente sforzi, niente movimenti, niente seghe- si raccomanda l'infermiera.
    -Meno male che sono mancino- dice scherzando Will.
    La donna alza gli occhi al cielo ed esce dalla stanza.
    Angel e William si siedono attendendo i rimproveri meritati.
    -Io non vi sospendo e per questo dovete ringraziare la signorina qui presente, ma per minimo quindici giorni io non vi voglio vedere in questa scuola o giuro che vi espello. Chiaro?-
    William alza gli occhi alla sorella che gli sorride confortandolo. Buffy accanto a lui continua a tenergli stretta la mano infondendogli calore.
    -Si signore- dice Angel alzandosi.
    -Ed ora andate a casa e fate finta di essere stati sospesi perchè è questo che per me siete-
    Il preside lascia la stanza chiudendosi la porta dietro. Nick sospira scivolando sulla sedia con sulle gambe Alice. Angel senza dire nulla lascia la stanza ed il gruppo ancora in silenzio.
    -Allora amico, ci dici cosa è successo?- chiede Nick prendendo una sigaretta.
    William si alza esaminandosi la spalla allo specchio.
    -Quel coglione mi ha attaccato. Hai visto che stavo tornando a prendere il cellulare no? Mi ha preso e mi ha fatto uscire l'osso di questa dannata spalla. Poi ha detto che sono un figlio di puttana. Ho perso la testa. L'ho colpito- sintetizza atono.
    -Vai a casa Spike e dormi un pò. Io fregherò gli appunti ad Oz per te- gli promette l'amico sorridendo.
    Spike sorride uscendo dall'edificio. Buffy un pò delusa sospira sorridendo amaramente. Poi William ricompare aprendo la porta ed inserendo la testa nella stanza.
    -Vieni passerotto?- le chiede radioso.
    Buffy annuisce felice e lo segue verso la moto.
    -Allora piccola. Sai guidare una moto?- le chiede radioso.
    -Una volta ne ho guidata una. Posso provare- gli risponde.
    -Bene amore. Portami a casa-
     
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  3. Silvia_1899
     
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    Non c'è speranza di recuperare il finale di questa ff?? Non è mai stata conclusa da nessun altra parte??? :cry: :cant:
    Lancio un appello allora... non c'è nessuno che vorrebbe regalarle un finale?? :shifty:
     
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  4. Irene Cas
     
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    Mi associo anche io alla supplica...
    Dateci il finale vi pregooooooo
     
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  5. Silvia_1899
     
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    Brava Irene!!!
     
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4 replies since 9/7/2012, 17:37   683 views
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