Rat in a cage by Brat

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    Mrs Boreanaz

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    Rat in a Cage
    di Brat

    Tradotta: Flo83
    Raiting: NC17
    Genere: Romanzo, Angst
    Warnings for: Linguaggio adulto, Sesso, Spike/Other
    Pairing: Spike / Buffy
    Sommario: Buffy si logga online una notte per cercare aiuto per un saggio che deve scrivere per la sua temuta classe di Inglese e si imbatte per caso nell'impetuoso, con il cuore di un poeta, Spike. Nella 'vita vera' incontra per caso il goffo William. Entrambi gli uomini la intrigano, e potrebbe essere possibile che siano la stessa persona?

    Traduco con il permesso dell'autrice.

    PERMESSO DELL'AUTRICE:

    Hi Flavia! I am all on board for you translating my fics into Italian. I bet they sound even better in Italian lol. Seriously, I think it's a gorgeous language.

    And yes, please, send me the link, I'd love to see them! :)

    Thanks so much,

    Brat (Jen)


    Vi avviso che i capitoli sono 44 più epilogo



    Capitolo Uno

    Elizabeth “Buffy” Summers era seduta al suo computer, che fissava un documento word vuoto, il cui bianco la accecava, le dita posate a colpire, pronte a fare a pezzi “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare e ad analizzarlo. Eccetto che, non sapeva come iniziare o sul serio neanche cosa dire. Andava a scuola per psicologia, e mentre sapeva che era imperativo per lei entrare nelle menti, e qualche volta nel cuore delle persone, loro erano tangibili. Erano lì, erano reali. Personaggi romanzati, personaggi morti tempo fa in un linguaggio morto, in un periodo morto, non avevano nessun significato per lei. Cosa avrebbero potuto forse insegnarle, cosa avrebbero potuto offrire a lei adesso?

    Lasciando uscire l'aria tra i denti, minimizzò lo schermo e si loggò in internet. Qualcosa che la distraesse mentre cercava di far venire fuori qualcosa da scrivere. Se avesse potuto solo iniziarlo con un pensiero, allora forse sarebbe potuta andare avanti. Aveva email, qualche spam che cancellò e poi una dalla sua amica Willow che le chiedeva se poteva uscire quel weekend con lei, Oz, Anya e Xander. “Proprio quello che voglio” mormorò lei. “Uscire con le coppie” Poi Anya, l'altra metà di Xander, e lei non era ancora sicura se Anya fosse la metà migliore, sarebbero andate avanti a lungo su come fosse 'inopportuno' per lei stare senza sesso per oltre un anno. Primo, chi ha detto 'inopportuno' e secondo, aveva bisogno di sentirsi ricordare che stava piuttosto veramente ritornando ad essere vergine? No.

    Ora invece di fissare uno schermo bianco, fissava il suo wallpaper di erba. Una veloce controllata alla sua lista degli amici le mostrò che nessuno dei suoi amici era online. Facendo scivolare il mouse sopra la parte alta dello schermo, si rosicchiò il carnoso labbro rosa e cliccò su “Chat”.

    Normalmente, odiava chattare con dei pervertiti sconosciuti a caso. Il suo nickname, NEgirl, sembrava sempre guadagnare l'attenzione di quel tipo. Odiava l'IM (messaggio immediato) che compariva con un campanellino non con un “Ciao”, ma con “ASL?” (che le ci volle infinito tempo per imparare significasse età, sesso, luogo) seguito da “Hai una foto?” Non le interessavano quelle cazzate – voleva solo un po' di conversazione. Non era alla ricerca di cybersesso o di rimorchiare online, sapeva che non avrebbe trovato il vero amore online – quelle erano cazzate – voleva solo un po' di conversazione. Era troppo da chiedere? E ora come ora stava temporeggiando, quindi sperava che gli Dei Cyber fossero disposti a darle un po' di quello di cui aveva bisogno.

    Scrutando attraverso “Città”, iniziò ad andare in Boston, ma poi si fermò quando arrivò a “Londra”. Forse il modo migliore per entrare nello stato d'animo Shakesperiano era di andare nella madre patria. Non poteva far male parlare con un ragazzo Inglese, giusto? Lei amava quegli accenti! Anche se non avrebbe potuto sentirli.

    Loggandosi in una chat room, apparve lo schermo e lei scrisse “Salve stanza” e aspettò che qualcuno le dicesse ciao. Nessuno lo fece. Qualcuno stava urlando a qualcun altro. Qual era il problema con le chat room? Erano come un bar senza che venissero servite bibite, e la casuale lite da bar che ne usciva fuori. Era semplicemente così stupido. L'intera cosa era stupida. Quindi, perché stava lì?

    Cuteguy: ciao, NEgirl

    Finalmente, un po' di attenzione.

    NEgirl: Ciao, cuteguy. Come stai?
    Cuteguy: asl? (età, sesso, luogo?)

    Buffy brontolò. Non c'era modo di evitarlo. Scrivendo 27/f/ma tra i post, lo spedì.

    Cuteguy: da dove vieni?
    NEgirl: Massachusetts, come a dire degli Stati Uniti
    Cuteguy: cosa ci stai facendo qui?
    NEgirl: Volevo venire qui
    Cuteguy: perché?
    NEgirl: perché no?
    Cuteguy: *scrollatadispalle*
    NEgirl: comunque di cosa stiamo parlando qui?

    In quel momento qualcuno disse ad un altro di 'andare a farsi f***ere'. Oh, che carino. Incapace di resistere, Buffy scrisse: Comportatevi bene bambini.

    Un piccolo commento. Chi sapeva che un piccolo commento avrebbe causato un tale trambusto. Rapidamente le fu detto di andare a farsi fottere e di andare a visitare una delle sue 'chat room americane' e di smettere di cercare di 'infiltrarsi'.

    Cliccando per uscire rapidamente fuori dalla chat room e fuori dalla chat completamente, Buffy si sedette all'indietro e ancora una volta fissò l'erba. Stava proprio per cliccare la x nell'angolo quando arrivò un IM.

    Spikeme8: Ciao.

    Buffy sospirò. Voleva farlo? Voleva anche tentarlo? “Okay, se dopo mi ritrovo con un ASL sono fuori di qui” mormorò.

    NEgirl: Ciao, come stai?

    E che diavolo di nome è “Spikeme8”? Pensò, ma non vi diede voce. Non ancora. Quando l'avesse infastidita, come molto probabilmente avrebbe fatto, l'avrebbe chiesto.

    Spikeme8: Sto bene, grazie. Volevo solo dire che mi dispiace per quello che è successo nella chat room. Non siamo tutti bestie a Londra.
    NEgirl: LOL grazie.
    Spikeme8: Sei mai stata a Londra prima?
    NEgirl: No, non ci sono stata. Ho sempre voluto comunque. Così tanta storia.
    Spikeme8: C'è, sì.
    NEgirl: Sei mai stato qui?
    Spikeme8: Sì, alcune volte.
    NEgirl: Dove hai visitato?
    Spikeme8: Massachusetts, Connecticut, Rhode Island
    NEgirl: Ti è piaciuto?
    Spikeme8: Sì.

    Piegando le dita, Buffy si domandò cos'altro dire. Lanciando uno sguardo al libro di “Sogno di una notte di mezza estate”, decise di rischiare il tutto per tutto.

    NEgirl: Hai mai letto “Sogno di una notte di mezza estate”?
    Spikeme8: Sì, perché?
    NEgirl: Posso prendere il tuo cervello?
    Spikeme8: Sicuro, ma per cosa?
    NEgirl: Devo scriverci un saggio, ma non so cosa scrivere.
    Spikeme8: Beh, cosa ti è piaciuto?
    NEgirl: Vuoi dire quando ho veramente capito cosa veniva detto?
    Spikeme8: LOL
    NEgirl: Mi sono piaciute le fatine. Mi è piaciuto il romanticismo, ma era tutto falso.
    Spikeme8: Come mai?
    NEgirl: Erano tutti sotto un incantesimo. Niente di quell'amore era reale.
    Spikeme8: Quello sarebbe un grande argomento.
    NEgirl: Lo pensi sul serio?
    Spikeme8: Penso di sì. È un argomento di cui molti hanno parlato e discusso per molto tempo. Scrivere un saggio è come unirsi ad una conversazione in corso. È tutta una questione di capire cosa tu vuoi aggiungerci.
    NEgirl: Odio scrivere saggi.
    Spikeme8: Molti lo fanno. A me non dispiace così tanto. Attualmente sono iscritto a scuola. La mia specializzazione è Letteratura Inglese.
    NEgirl: La mia è Psicologia, ma devo fare un corso di Letteratura Inglese come parte dei miei requisiti. Mi sto affannando.
    Spikeme8: Penserei che Inglese sia facile per una specializzanda in psicologia.

    Era serio? Pensò Buffy, arricciando il naso.

    NEgirl: Che vuoi dire?
    Spikeme8: Beh, in psicologia tu analizzi le persone, no?
    NEgirl: Yeah…
    Spikeme8: Questo è quello che è anche letteratura inglese. Analizzare un testo, le persone, i loro motivi, la storia, cosa significa
    NEgirl: Cosa può significare per noi oggi qualcosa scritto così tanto tempo fa ?
    Spikeme8: Molto. Hai detto che i personaggi in SDUNDME erano tutti sotto un incantesimo d'amore. Che i loro sentimenti erano falsi, giusto?
    NEgirl: Giusto...
    Spikeme8: Beh, questo può essere riferito al concetto dell'innamorarsi e dell'adottare “occhiali di colore rosa”, non vedendo ciò che è vero, e ciò che è falso in una persona. Può riferirsi a come fingiamo di essere paragonato a come noi progettiamo il mondo. E può portare ad un completamente nuovo significato del constante domandarsi che facciamo sul fatto che la persona che amiamo ci ami a sua volta. Ad un livello psicologico, che è proprio il tuo vicolo e può darti un po' di potere, può provocare la domanda: l'amore esiste davvero? O è qualcosa in cui cadiamo e di cui ci convinciamo?

    Buffy era completamente sopraffatta. Fissò lo schermo per un lungo minuto prima di copiare ed incollare rudemente nel suo documento word. Quella era roba buona!

    Spikeme8: Ci sei? Ti ho persa?
    NEgirl: Nient'affatto. Sono intrigata.
    Spikeme8: LOL Non scriverò il tuo saggio per te
    NEgirl: Lo so questo, non è per quello. Voglio sapere... tu credi nell'amore?
    Spikeme8: Non lo so più. Tu?
    NEgirl: Non lo sai 'più'? Cosa è successo per farti perdere la fiducia?
    Spikeme8: Questo non è davvero un argomento per una prima conversazione.
    NEgirl: Scusa. Tendo a diventare impicciona. Sono affascinata da quello che le altre persone pensano e quello che hanno passato per quanto riguarda l'amore.
    Spikeme8: Quel fascino ti renderà una grande psicologia. Tu credi nell'amore?
    NEgirl: Dipende dal giorno.
    Spikeme8: LOL Immagino sia lo stesso per me allora
    NEgirl: Ho la tendenza a credere che l'amore è qualcosa che capita alle altre persone e non a me. Non penso di essere mai stata innamorata prima e qualche volta mi domanda se ne sono capace.
    Spikeme8: Il mio consiglio molto pessimista sarebbe di evitarlo a tutti i costi. Porta solo angoscia se non sei con la persona giusta.
    NEgirl: Quindi posso dedurre da questo che non eri innamorato della persona giusta?
    Spikeme8: Puoi
    NEgirl: Troppo male. Sembri davvero una bella persona . Sei un uomo, giusto?
    Spikeme8: LOL Sì, sono un uomo.
    NEgirl: Qual è il tuo nome?
    Spikeme8: Spike
    NEgirl: Smettila, sul serio?
    Spikeme8: E' un soprannome
    NEgirl: Come l'hai avuto?
    Spikeme8: Oh, preferirei non entrare in questo argomento
    NEgirl: Storia imbarazzante?
    Spikeme8: Qualcosa del genere
    NEgirl: Okay, non spingerò
    Spikeme8: Qual è il tuo nome?

    Buffy si morse il labbro inferiore. Dare il suo vero nome o quello che usava quando era online?

    NEgirl: Eliza
    Spikeme8: Piacere di conoscerti, Eliza
    NEgirl: Piacere di conoscerti, Spike. Hey, posso farti una domanda strana?
    Spikeme8: Sicuro
    NEgirl: Quando finalmente finirò questo dannato saggio, vorresti dargli un'occhiata e farmi sapere cosa ne pensi?
    Spikeme8: Ne sarei felice
    NEgirl: Davvero?
    Spikeme8: Davvero
    NEgirl: Grazie, Spike
    Spikeme8: Prego, Eliza. Puoi semplicemente mandarlo a questo indirizzo, è anche la mia email.
    NEgirl: Sembra un piano, Stan. Dovrei finire di studiare ora. E' stato bello parlare con te, grazie per il tuo aiuto.
    Spikeme8: Ho aiutato per niente?
    NEgirl: Yep, l'hai fatto sul serio. Ora ho un piano su cosa aggiungere alla conversazione
    Spikeme8: Non vedo l'ora di avere notizie da te. Buonanotte, Eliza
    NEgirl: Buonanotte, Spike

    Chiudendo, Buffy sentì la voce di David Letterman dire, “Buonanotte Linda!” prima che riaprisse il suo documento word. “L'amore è vero o no? Questa è la domanda” scrisse come titolo mentre si allungava verso il suo libro di psicologia, lo aprì al paragrafo sulle relazioni e iniziò a sottolineare quello che avrebbe usato per il suo saggio.



    Capitolo Due

    “Hai appena mandato parte del tuo saggio ad un qualche tipo che non hai mai incontrato prima ma che ti ha dato qualche consiglio su come scriverlo?” le domandò Willow, la migliore amica di Buffy, le sopracciglia aggrottate insieme per la preoccupazione.

    Buffy annuì, pensando che il tutto sembrava perfettamente ragionevole a lei, anche se dal tono di Willow, era evidente che non lo era per lei. Sistemandosi in una lucida sedia di legno che si intonava al lungo tavolo nella biblioteca del college, Buffy alzò gli occhi verso l'amica. “Yup”

    Willow si sedette di fronte a lei e tirò fuori un libro dal suo zaino. “E' solo che sembra strano”

    “Quale parte?” domandò Buffy, tirandosi i lunghi capelli biondi all'indietro in una coda di cavallo. Non riusciva a sopportare quando le andavano sul viso e lo stavano facendo per tutto il giorno.

    “La parte dove lui ti ha detto che l'avrebbe letto e tu gli hai domandato di spedirlo. Tu non lo conosci, lui non conosce te, come sai che lo leggerà e ti farà veramente sapere cosa ne pensa?”

    “Non lo so, ma gli concedo una possibilità, giusto?” disse Buffy, tirandosi vicino il suo quaderno per gli appunti e aprendolo per controllare quali capitoli aveva bisogno di leggere per la sua prossima classe. “Che male può fare? Se non mi risponde, non mi risponde. Mi ha dato comunque un po' di buon materiale. Sono stata sveglia fino a tardi a fare delle ricerche e a prendere appunti”

    “E dicevi che odiavi Inglese” ghignò Willow, gli occhi verdi scintillanti di malizia.

    “Lo odio, non fare errori” disse Buffy e si sedette all'indietro, osservando la biblioteca e chi c'era dentro. Non che conoscesse molta gente. Le uniche persone che conosceva erano Willow e Oz. L'avevano convinta ad andare finalmente a scuola e a dare la caccia ad una laurea in Psicologia, dato che erano stanchi del sentirla lamentarsi riguardo gli strani lavori che faceva per arrivare a fine mese e al suo essere triste al riguardo. Lei aveva spesso parlato del tornare a scuola, specie mentre la coppia stava ancora inseguendo le loro lauree, Oz in scienze politiche (strana carriera per uno strano uomo secondo l'opinione di Buffy) e Willow in educazione.

    Non era un segreto che Buffy fosse gelosa e che morisse dalla voglia di inseguire una sua propria carriera. I soldi erano pochi comunque, i suoi genitori avevano speso il suo fondo per il college su una nuova casa quando avevano dovuto trasferirsi in Virginia così che il padre di Buffy potesse muoversi nel mondo, dato che gli era stato offerto un lavoro da una compagnia di computer che lui aveva controllato 'solo per vedere' cosa gli avrebbero offerto. A quanto pare gli avevano offerto proprio tutto tranne una nuova casa. Buffy aveva diciannove anni all'epoca in cui i suoi genitori le avevano annunciando che se ne stavano andando. Buffy aveva preso la decisione esecutivo di rimanere indietro. La Virginia non era la sua casa, Boston lo era. Aveva rimandato l'andare a scuola, lavorando duro per mantenere l'appartamento a pochi chilometri dal campus così da non dover chiedere denaro, o, orrore degli orrori, trasferirsi. Aveva rimandato il fare domanda alla scuola per così tanto tempo che era stata semplicemente terrorizzata dal farlo. Poi era arrivata la scusa del non essere in grado di permettersela, alla quale Willow aveva replicato dicendo che avrebbe potuto fare domanda per borse di studio e assistenze finanziarie. Quando Buffy aveva menzionato il suo desiderio di andare al college ai suoi genitori, loro, in un eccesso di colpa, le avevano detto che avrebbero pagato loro. Le avevano mandato un notevole assegno e Buffy aveva fatto domanda alla Northeastern University. Arrivava in ritardo, ma aveva grandi speranze. Finora, amava tutte le sue classi, tranne una: Inglese.


    “In ogni caso cosa ti ha fatto entrare in una chat room?” domandò Willow. “Pensavo le odiassi”

    “E' così. Ero in una per tipo cinque minuti prima che fossi cacciata via per aver detto di fare i bravi. Il tipo, Spike, mi ha mandato un messaggio privato appena sono uscita”

    Spike? Che diavolo di nome è questo?”

    “E' un soprannome e non gli andava di condividere come lo ha avuto”

    “Hai usato il tuo nome o Eliza?”

    “Eliza, naturalmente.”

    “Hai usato un falso nome, ma poi gli hai mandato il tuo saggio?”

    “Non ho mai detto che la mia logica dovesse avere senso!”

    Willow ridacchiò. “Va bene, ho del lavoro da fare” disse lei e aprì il suo libro.

    “E così anch'io” mormorò Buffy e aprì il suo libro mentre ancora studiava le persone riunite nella libreria. Un uomo che teneva la testa bassa, riccioli marrone miele che gli cadevano sopra il viso entrò nella biblioteca e portava con sé una valigetta, libri e fogli premuti contro il torace da un forte braccio coperto da un maglione. Buffy riuscì a distinguere il bordo degli occhiali nascosti sotto la cortina dei suoi riccioli e il suo cuore andò verso di lui. Sembrava così solo. Era il ragazzo locandina “Nerd”e il cuore di Buffy andava verso di lui. Si domandò se avesse amici, se fosse un insegnante, se fosse un aiutante di un insegnante, se gli piacesse la gente o se la odiasse, si domandò se gli importasse che un gruppo raccolto vicino al tavolo vuoto che aveva scelto lo stava indicando e rideva di lui. Sembrava indifferente comunque mentre lasciava cadere i fogli e i libri che aveva tra le braccia e sistemava la valigetta vicino al tavolo. Sfogliò tra i fogli e non si preoccupò di notare quando uno di quelli che lo indicavano si avvicinò e con disinvoltura prese la sua valigetta e la mosse verso i computer dietro di lui.

    Infuriata, Buffy si alzò rapidamente, lasciando cadere il suo libro sulla copertina, facendo un distintivo rumore 'pop' nella stanza. Alcuni guardarono dalla sua parte e persino il “Nerd” alzò di scatto la testa. La guardò direttamente e i loro occhi si incontrarono. Buffy mantenne i suoi occhi fissi su di lui mentre iniziava ad avanzare con decisione attraverso la stanza.

    “Buffy?” sentì Willow dire.

    Perdendo il coraggio di sostenere il suo sguardo per così tanto mentre si avvicinava, Buffy gli passò accanto e recuperò la sua valigetta, lanciando uno sguardo furioso al tavolo degli indicatori che la fissarono in shock. Posando la valigetta vicino a lui, lei guardò esplicitamente il gruppo. “Quanti anni avete? Dodici? Questo non è il liceo, gente, è il college. Agite secondo la vostra età”

    “Stronza” mormorò uno di loro e Buffy camminò a lunghi passi verso il tavolo.

    “Scusami?” disse polemicamente e tutti abbassarono la testa. “E' quello che pensavo”

    Voltandosi, trovò “Nerd” che la fissava con occhi spalancati. Gli sorrise calorosamente e si sedette di fronte a lui. “Ciao”, lo salutò. “Sono Buffy”

    “W-William.”

    “Mi dispiace se ho attirato l'attenzione dalla tua parte, ma mi hanno fatto incazzare prendendo la tua valigetta in quel modo”

    William si schiarì la gola e annuì, “Non l'ho nemmeno notato. Grazie” Era Inglese, aveva un accento. Strane coincidenze. Due ragazzi Inglesi in meno di ventiquattro ore.

    Piegando la testa di lato, lei lo studiò. Era piuttosto carino. Gli occhi erano incredibilmente blu, aveva zigomi pronunciati e sembrava proprio così dannatamente dolce. Come poteva qualcuno essere meschino con quest'uomo? Come potevano essere così crudeli? Una volta per tutte, lanciò di nuovo un'occhiata furiosa al tavolo degli indicatori.

    “Sei, voglio dire tu...” Okay, e ora stava arrossendo. “Vuoi venire e unirti a me e alla mia amica? Stavamo studiando quindi se hai del lavoro da fare non ti daremo fastidio” Sotto il tavolo lei si torse le mani. Perché o perché era così dannatamente nervosa? E' solo un ragazzo ed è un uomo, quindi, non importa quando dolce sembri, potrebbe essere un vero gigantesco idiota. Tu odi gli uomini, ricordi, Buffy?

    Lui arricciò le labbra e scosse la testa. “Sto bene”

    Lei sedette lì, fissandolo, sentendo in qualche modo che l'aveva appena insultato, ma non era sicura di come. Ma dalla seccata espressione sul suo viso, l'aveva fatto. Oh Dio, pensava che lei volesse proteggerlo? Okay, anche sì, quello le era passato per la mente, ma non lo intendeva in maniera negativa!

    “Non intendevo--”

    “Sto bene” disse lui, interrompendola. “Ho solo molto lavoro da fare e come puoi vedere, ho bisogno del mio spazio”

    Annuendo e sentendosi come se fosse stata appena rimproverata, Buffy si alzò in piedi. “Piacere di averti conosciuto, William”

    Lui annuì e guardò in basso ai suoi fogli. Sentendosi rattristare, Buffy strisciò via.

    Willow la stava guardando quando tornò. “Che cos'era tutto quello?”

    “Penso che mi abbiano appena schiaffeggiato la mano” disse Buffy tristemente.

    “Che vuoi dire?”

    “Gli ho chiesto se voleva venire e sedere con noi, ma lui ha detto di no ed è diventato un po' scontroso”

    “Forse è timido?”

    “O forse l'ho insultato. Forse gli ho fatto credere che avesse bisogno della mia protezione”

    “O forse è solo irascibile”

    Afferrando il suo libro Buffy l'aprì ancora una volta e rubò un ultimo sguardo a William prima di iniziare la sua lettura.



    Capitolo Tre

    Spike le inviò un trillo non appena lei si loggò e Buffy ghignò eccitata.

    Spikeme8: Ciao

    NEgirl: Ciao! Come stai?

    Spikeme8: Sto bene. Lunga giornata. Tu?

    NEgirl: E' andata bene. Sto morendo dalla voglia si sapere. Come sono andata fino a questo punto? Sei stato in grado di leggerlo?

    Spikeme8: Non era male. Te lo sto rimandando adesso. Ho fatto alcuni appunti.

    NEgirl: C'è posta per me!

    Spikeme8: LOL


    Cliccando per aprire il file Buffy trattenne il fiato in anticipazione, raffigurandosi con la propria immaginazione alcuni errori grammaticali, ma lui che comunque prodigava il suo mezzo saggio fatto con note tipo “Questo è magnifico!” “Continua così!” “Eccellente lavoro!”

    Invece, aveva usato l'opzione 'cambio traccia' e c'erano linee rosse dappertutto con correzioni e commenti tipo “Elabora” “C'è bisogno di più” “Chiarisci qui”. Il cuore di Buffy sprofondò.


    NEgirl: Come fa a non essere così male? L'hai segnato dappertutto!

    Spikeme8: LOL Non è davvero male, Eliza. Inglese è quello che faccio, volevo solo aiutare.

    NEgirl: *borbotta* Davvero. Semplicemente odio l'intero processo

    Spikeme8: Penso davvero che quel saggio volerà con qualche pizzicata

    NEgirl: Non lo dici tanto per dire?

    Spikeme8: No, non lo dico tanto per dire.

    NEgirl: Oh va bene. Ti dispiace se lo sistemo e poi te lo rimando?

    Spikeme8: Non mi dispiace affatto.

    NEgirl: Grazie. Allora, che hai fatto oggi?

    Spikeme8: Non molto. Ho lavorato su alcuni dei miei saggi, ho letto... ho evitato la gente come la peste. Il solito

    NEgirl: Evitato la gente come la peste? Non ti piace la gente?

    Spikeme8: Non sono davvero bravo nelle situazioni mondane

    NEgirl: Davvero? Qui ti comporti bene

    Spikeme8: Qui posso essere chi voglio essere, la persona dentro di me. Lì fuori, non mi sento di esserlo

    NEgirl: Perché?

    Spikeme8: Non mi sento sicuro di me abbastanza, credo

    NEgirl: Questo posso capirlo. Di sicuro avrai amici con cui puoi essere te stesso?

    Spikeme8: Non molti

    NEgirl: Sai cosa odio?

    Spikeme8: Dimmi

    NEgirl: Odio uscire con le coppie. Odio vedere le coppie. Odio come la mia faccia si distorce per il disgusto quando li vedo. Odio quanto sia gelosa dello stare attorno a coppie felici e quanto voglia mandare in pezzi la loro felicità dicendogli quanto tristi saranno fra qualche mese. Odio quando la gente che ha delle relazioni felici sente il bisogno di diffondere la loro felicità al resto di noi come una malattia.

    Spikeme8: So esattamente come ti senti. E' successo qualcosa in particolare per farti pensare questo?

    NEgirl: Solo una mia amica che vuole che esca con lei e il suo ragazzo e un'altra coppia questo week end. Non voglio andare

    Spikeme8: Allora non farlo.

    NEgirl: Non so. Non voglio farlo e con tutto ciò non voglio neanche rimanere a casa. Mi sento insoddisfatta

    Spikeme8: Insoddisfatta di cosa ?

    NEgirl: Non so. Attraverso questi scatti in cui sono felice, e poi sono insoddisfatta. Di solito quando mi sento così, succede qualcosa di grande

    Spikeme8: Tipo?

    NEgirl: Tipo i miei genitori che si trasferiscono, un nuovo lavoro – oh potrei dirgli che devo lavorare!

    Spikeme8: Cosa fai?

    NEgirl: Lavoro in un ristorante. E' un buco, ma i clienti regolari lasciano grandi mance. Tu lavori?

    Spikeme8: Faccio il tutor

    NEgirl: Oh, ecco perché sei così bravo allora! Ma, tu odi la gente

    Spikeme8: Sì, ma ho scoperto che se faccio schioccare la frusta fanno quello che gli dico e cercano di lavorare più del normale così che possano liberarsi di me e io possa liberarmi di loro

    NEgirl: Sei puro male

    Spikeme8: LOL Non ho mai detto di essere buono, amore

    NEgirl: Awww, mi piace

    Spikeme8: ‘Amore’?

    NEgirl: Yup. Ho sempre voluto essere chiamata così

    Spikeme8: In questo caso, lo dirò tutte le volte che vuoi, amore

    NEgirl: Okay, quindi forse non sei COSI' cattivo

    Spikeme8: Se potessi essere chiunque, chi vorresti essere?

    NEgirl: Madonna, tu?

    Spikeme8: Madonna? Perché Madonna?

    NEgirl: Perché sembra così senza paura. Si comporta come se non avesse bisogno di nessuno. Voglio essere così. Voglio non aver bisogno di nessuno ed essere senza paura come lei.

    Spikeme8: Desidero anch'io essere così

    NEgirl: Chi vorresti essere?

    Spikeme8: Chiunque tranne me

    NEgirl: Spike, questo è così triste

    Spikeme8: Sono un tipo piuttosto triste. Non ho nessuno in particolare in mente, ma dopo aver sentito la tua descrizione di come come vedi Madonna, voglio essere una versione maschile di lei. Senza paura. Coraggioso. Forte.

    NEgirl: Di cosa hai paura?

    Spikeme8: La domanda migliore è di cosa non ho paura?

    NEgirl: Forse se mostrassi al mondo il vero te, non saresti così spaventato

    Spikeme8: Dovrei prima superare la mia paura di mostrare al mondo il vero me

    NEgirl: Se ti fa sentire meglio, a me piaci

    Spikeme8: Mi fa sentire meglio, amore, aiuta. Ascolta, devo uscire di qui e fare del lavoro. Chattiamo più tardi, sì?

    NEgirl: Naturalmente. Io lavorerò al mio saggio

    Spikeme8: Ti manderò qualcosa

    NEgirl: Tipo cosa?

    Spikeme8: Vedrai

    NEgirl: Okay….ciao Spike

    Spikeme8: Ciao Eliza

    Contemplativa, Buffy uscì dalla chat e fissò lo schermo pensosamente. Proprio come si era sentita male per William prima quel giorno, si sentiva male per Spike. Se stava di fatto parlando con il vero lui, allora il vero lui era un ragazzo eccezionale e il mondo avrebbe dovuto accoglierlo a braccia aperte se solo lui si fosse fidato di se stesso. Sicuro, non avevano parlato molto, ma le piaceva sul serio. Non ci aveva provato con lei, non aveva chiesto sul sesso, l'aveva aiutata con il suo saggio e non si era intimidito dall'esprimere se stesso. Okay, non aveva condiviso la sua pessima relazione o come aveva avuto il soprannome Spike, ma si era espresso in altri modi. C'era una vulnerabilità in lui che le piaceva. Tipo come con William. Forte come aveva cercato di apparire oggi, lei vedeva un piccolo bambino spaventato dentro di lui. Parlava alla piccola bambina spaventata dentro di lei.

    Riprendendo il suo saggio, fissò lo schermo per un breve minuto prima di chiuderlo e afferrare il romanzo che la stava aspettando sulla sua scrivania. Dirigendosi verso il suo letto matrimoniale, si distese sulla trapunta bianca e aprì il romanzo. Poteva sentirsi amara riguardo il romanticismo, ma ancora le piaceva leggerlo. In questo modo poteva leggere dei problemi degli altri con l'amore e non doversene occupare personalmente. Le piaceva il modo semplicistico in cui venivano risolti nei libri, come sospendere la realtà per un po' e fingere di essere l'eroina e che qualche celebrità per cui aveva una cotta fosse l'eroe. Forse stanotte avrebbe immaginato Spike, anche se era un po' senza volto per lei a questo punto. Quindi, forse William. Scuotendo la testa, Buffy cercò di scacciare quel pensiero. A William lei non piaceva affatto, e William non sembrava esattamente materiale da eroe, anche se pensava che fosse adorabile. Inoltre, non lo conosceva neanche e lui l'aveva 'congedata' oggi.

    “Okay. Stanotte, sarà... Leonardo DiCaprio. Ma il Leo di 'The Departed', non il Leo di 'Titanic'” Sistemandosi sul letto, la morbida luce della lampada vicino a lei sul comodino color crema, Buffy si perse nel suo libro.



    Capitolo Quattro

    Prima di andare a lavoro la mattina successiva, Buffy si loggò velocemente per vedere se Spike le aveva inviato qualcosa come promesso. Non riuscì a trattenere il sorriso che sbocciò quando vide una email da lui.

    A:NEgirl

    Da: Spikeme8

    Soggetto: Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock


    Eliza, ho pensato a questo poema dopo la nostra discussione l'altra notte. Stavo per scegliere qualcosa di più dolce, ma ho pensato che questo potrebbe piacerti, anche nel tuo odio per l'Inglese. Fammi sapere cosa ne pensi. E' di T.S. Eliot, un laureato di Harvard. Abbi una buona giornata, amore.


    Spike

    Let us go then, you and I,
    When the evening is spread out against the sky
    Like a patient etherized upon a table;
    Let us go, through certain half-deserted streets,
    The muttering retreats
    Of restless nights in one-night cheap hotels
    And sawdust restaurants with oyster-shells:
    Streets that follow like a tedious argument
    Of insidious intent
    To lead you to an overwhelming question ...
    Oh, do not ask, "What is it?"
    Let us go and make our visit.

    In the room the women come and go
    Talking of Michelangelo.

    The yellow fog that rubs its back upon the windowpanes,
    The yellow smoke that rubs its muzzle on the windowpanes
    Licked its tongue into the corners of the evening,
    Lingered upon the pools that stand in drains,
    Let fall upon its back the soot that falls from chimneys,
    Slipped by the terrace, made a sudden leap,
    And seeing that it was a soft October night,
    Curled once about the house, and fell asleep.

    And indeed there will be time
    For the yellow smoke that slides along the street
    Rubbing its back upon the window-panes;
    There will be time, there will be time
    To prepare a face to meet the faces that you meet;
    There will be time to murder and create,
    And time for all the works and days of hands
    That lift and drop a question on your plate;
    Time for you and time for me,
    And time yet for a hundred indecisions,
    And for a hundred visions and revisions,
    Before the taking of a toast and tea.

    In the room the women come and go
    Talking of Michelangelo.

    And indeed there will be time
    To wonder, "Do I dare?" and, "Do I dare?"
    Time to turn back and descend the stair,
    With a bald spot in the middle of my hair--
    (They will say: "How his hair is growing thin!")
    My morning coat, my collar mounting firmly to the chin,
    My necktie rich and modest, but asserted by a simple pin--
    (They will say: "But how his arms and legs are thin!")
    Do I dare
    Disturb the universe?
    In a minute there is time
    For decisions and revisions which a minute will reverse.

    For I have known them all already, known them all--
    Have known the evenings, mornings, afternoons,
    I have measured out my life with coffee spoons;
    I know the voices dying with a dying fall
    Beneath the music from a farther room.
    So how should I presume?

    And I have known the eyes already, known them all--
    The eyes that fix you in a formulated phrase,
    And when I am formulated, sprawling on a pin,
    When I am pinned and wriggling on the wall,
    Then how should I begin
    To spit out all the butt-ends of my days and ways?
    And how should I presume?

    And I have known the arms already, known them all--
    Arms that are braceleted and white and bare
    (But in the lamplight, downed with light brown hair!)
    Is it perfume from a dress
    That makes me so digress?
    Arms that lie along a table, or wrap about a shawl.
    And should I then presume?
    And how should I begin?

    . . . . .

    Shall I say, I have gone at dusk through narrow streets
    And watched the smoke that rises from the pipes
    Of lonely men in shirt-sleeves, leaning out of windows? . . .

    I should have been a pair of ragged claws
    Scuttling across the floors of silent seas.

    . . . . .

    And the afternoon, the evening, sleeps so peacefully!
    Smoothed by long fingers,
    Asleep . . . tired . . . or it malingers,
    Stretched on the floor, here beside you and me.
    Should I, after tea and cakes and ices,
    Have the strength to force the moment to its crisis?
    But though I have wept and fasted, wept and prayed,
    Though I have seen my head (grown slightly bald) brought in
    upon a platter,
    I am no prophet--and here's no great matter;
    I have seen the moment of my greatness flicker,
    And I have seen the eternal Footman hold my coat, and snicker,
    And in short, I was afraid.

    And would it have been worth it, after all,
    After the cups, the marmalade, the tea,
    Among the porcelain, among some talk of you and me,
    Would it have been worth while,
    To have bitten off the matter with a smile,
    To have squeezed the universe into a ball
    To roll it towards some overwhelming question,
    To say: "I am Lazarus, come from the dead,
    Come back to tell you all, I shall tell you all"--
    If one, settling a pillow by her head,
    Should say: "That is not what I meant at all.
    That is not it, at all."

    And would it have been worth it, after all,
    Would it have been worth while,
    After the sunsets and the dooryards and the sprinkled streets,
    After the novels, after the teacups, after the skirts that trail along the floor--
    And this, and so much more?--
    It is impossible to say just what I mean!
    But as if a magic lantern threw the nerves in patterns on a screen:
    Would it have been worth while
    If one, settling a pillow or throwing off a shawl,
    And turning toward the window, should say:
    "That is not it at all,
    That is not what I meant, at all."

    . . . . .

    No!I am not Prince Hamlet, nor was meant to be;
    Am an attendant lord, one that will do
    To swell a progress, start a scene or two,
    Advise the prince; no doubt, an easy tool,
    Deferential, glad to be of use,
    Politic, cautious, and meticulous;
    Full of high sentence, but a bit obtuse;
    At times, indeed, almost ridiculous--
    Almost, at times, the Fool.

    I grow old . . . I grow old . . .
    I shall wear the bottoms of my trousers rolled.

    Shall I part my hair behind? Do I dare to eat a peach?
    I shall wear white flannel trousers, and walk upon the beach.
    I have heard the mermaids singing, each to each.

    I do not think that they will sing to me.

    I have seen them riding seaward on the waves
    Combing the white hair of the waves blown back
    When the wind blows the water white and black.

    We have lingered in the chambers of the sea
    By sea-girls wreathed with seaweed red and brown
    Till human voices wake us, and we drown.


    Traduzione: (ovviamente non fatta da me :P)

    [Allora andiamo, tu ed io,
    Quando la sera si stende contro il cielo
    Come un paziente eterizzato disteso su una tavola;
    Andiamo, per certe strade semideserte,
    Mormoranti ricoveri
    Di notti senza riposo in alberghi di passo a poco prezzo
    E ristoranti pieni di segatura e gusci d'ostriche;
    Strade che si succedono come un tedioso argomento
    Con l'insidioso proposito
    Di condurti a domande che opprimono...
    Oh, non chiedere ? Cosa? ?
    Andiamo a fare la nostra visita.

    Nella stanza le donne vanno e vengono
    Parlando di Michelangelo.

    La nebbia gialla che strofina la schiena contro i vetri,
    Il fumo giallo che strofina il suo muso contro i vetri
    Lambì con la sua lingua gli angoli della sera,
    Indugiò sulle pozze stagnanti negli scoli,
    Lasciò che gli cadesse sulla schiena la fuliggine che cade dai camini,
    Scivolò sul terrazzo, spiccò un balzo improvviso,
    E vedendo che era una soffice sera d'ottobre
    S'arricciolò attorno alla casa, e si assopì.

    E di sicuro ci sarà tempo
    Per il fumo giallo che scivola lungo la strada
    Strofinando la schiena contro i vetri;
    Ci sarà tempo, ci sarà tempo
    Per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri;
    Ci sarà tempo per uccidere e creare,
    E tempo per tutte le opere e i giorni delle mani
    Che sollevano e lasciano cadere una domanda sul tuo piatto;
    Tempo per te e tempo per me,
    E tempo anche per cento indecisioni,
    E per cento visioni e revisioni,
    Prima di prendere un tè col pane abbrustolito

    Nella stanza le donne vanno e vengono
    Parlando di Michelangelo.

    E di sicuro ci sarà tempo
    Di chiedere, ? Posso osare? ? e, ? Posso osare? ?
    Tempo di volgere il capo e scendere la scala,
    Con una zona calva in mezzo ai miei capelli -
    (Diranno: ? Come diventano radi i suoi capelli! ?)
    Con il mio abito per la mattina, con il colletto solido che arriva fino al mento,
    Con la cravatta ricca e modesta, ma asseríta da un semplice spillo -
    (Diranno: ? Come gli son diventate sottili le gambe e le braccia! ?)
    Oserò
    Turbare l'universo?
    In un attimo solo c'è tempo
    Per decisioni e revisioni che un attimo solo invertirà

    Perché già tutte le ho conosciute, conosciute tutte: -
    Ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi,
    Ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè;
    Conosco le voci che muoiono con un morente declino
    Sotto la musica giunta da una stanza più lontana.
    Così, come potrei rischiare?
    E ho conosciuto tutti gli occhi, conosciuti tutti -
    Gli occhi che ti fissano in una frase formulata,
    E quando sono formulato, appuntato a uno spillo,
    Quando sono trafitto da uno spillo e mi dibatto sul muro
    Come potrei allora cominciare
    A sputar fuori tutti i mozziconi dei miei giorni e delle mie abitudini? .
    Come potrei rischiare?
    E ho già conosciuto le braccia, conosciute tutte -
    Le braccia ingioiellate e bianche e nude
    (Ma alla luce di una lampada avvilite da una leggera peluria bruna!)
    E' il profumo che viene da un vestito
    Che mi fa divagare a questo modo?
    Braccia appoggiate a un tavolo, o avvolte in uno scialle.
    Potrei rischiare, allora?-
    Come potrei cominciare?

    . . . . . . . . . . . .

    Direi, ho camminato al crepuscolo per strade strette
    Ed ho osservato il fumo che sale dalle pipe
    D'uomini solitari in maniche di camicia affacciati alle finestre?...

    Avrei potuto essere un paio di ruvidi artigli
    Che corrono sul fondo di mari silenziosi

    . . . . . . . . . . . . .

    E il pomeriggio, la sera, dorme così tranquillamente!
    Lisciata da lunghe dita,
    Addormentata... stanca... o gioca a fare la malata,
    Sdraiata sul pavimento, qui fra te e me.
    Potrei, dopo il tè e le paste e, i gelati,
    Aver la forza di forzare il momento alla sua crisi?
    Ma sebbene abbia pianto e digiunato, pianto e pregato,
    Sebbene abbia visto il mio capo (che comincia un po' a perdere i capelli)
    Portato su un vassoio,
    lo non sono un profeta - e non ha molta importanza;
    Ho visto vacillare il momento della mia grandezza,
    E ho visto l'eterno Lacchè reggere il mio soprabito ghignando,
    E a farla breve, ne ho avuto paura.

    E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
    Dopo le tazze, la marmellata e il tè,
    E fra la porcellana e qualche chiacchiera
    Fra te e me, ne sarebbe valsa la pena
    D'affrontare il problema sorridendo,
    Di comprimere tutto l'universo in una palla
    E di farlo rotolare verso una domanda che opprime,
    Di dire: ? lo sono Lazzaro, vengo dal regno dei morti,
    Torno per dirvi tutto, vi dirò tutto ? -
    Se una, mettendole un cuscino accanto al capo,
    Dicesse: ? Non è per niente questo che volevo dire.
    Non è questo, per niente. ?
    E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
    Ne sarebbe valsa la pena,
    Dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia,
    Dopo i romanzi, dopo le tazze da tè, dopo le gonne strascicate sul pavimento
    E questo, e tante altre cose? -
    E' impossibile dire ciò che intendo!
    Ma come se una lanterna magica proiettasse il disegno dei nervi su uno schermo:
    Ne sarebbe valsa la pena
    Se una, accomodandosi un cuscino o togliendosi uno scialle,
    E volgendosi verso la finestra, dicesse:
    ? Non è per niente questo,
    Non è per niente questo che volevo dire. ?

    . . . . . . . . . . .

    No! lo non sono il Principe Amleto, né ero destinato ad esserlo;
    Io sono un cortigiano, sono uno
    Utile forse a ingrossare un corteo, a dar l'avvio a una scena o due,
    Ad avvisare il principe; uno strumento facile, di certo,
    Deferente, felice di mostrarsi utile,
    Prudente, cauto, meticoloso;
    Pieno di nobili sentenze, ma un po' ottuso;
    Talvolta, in verità, quasi ridicolo -
    E quasi, a volte, il Buffone.

    Divento vecchio... divento vecchio...
    Porterò i pantaloni arrotolati in fondo.

    Dividerò i miei capelli sulla nuca? Avrò il coraggio di mangiare una pesca?
    Porterò pantaloni di flanella bianca, e camminerò sulla spiaggia.
    Ho udito le sirene cantare l'una all'altra.

    Non credo che canteranno per me.

    Le ho viste al largo cavalcare l'onde
    Pettinare la candida chioma dell'onde risospinte:
    Quando il vento rigonfia l'acqua bianca e nera.

    Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare
    Con le figlie del mare incoronate d'alghe rosse e brune
    Finché le voci umane ci svegliano, e anneghiamo. ]


    Quando finì di leggere, aveva le lacrime agli occhi. Mentre era vero che non l'aveva capita del tutto, aveva capito la maggior parte. L'aveva sentita. Sapeva come ci si sentiva a dubitare di se stessi, a sentirsi soli, a non saper cosa dire, cosa fare, a sentirsi fuori posto. E questo era quello che aveva capito dalla prima lettura. Cliccando rapidamente per stampare, Buffy strappò via le pagine dalla stampante e le ficcò nella sua borsa. Durante la pausa, avrebbe letto e studiato il poema e con un po' di fortuna avrebbe avuto qualcosa di ingegnoso da dire a Spike più tardi quella sera.

    ***

    NEgirl: Mi hai fatto piangere!


    Quella fu la prima cosa che Buffy mandò a Spike più tardi quella stessa sera quando arrivò a casa dopo una lunga giornata passata a fare la cameriera per arrivare a casa in un freddo appartamento. Attualmente indossava il suo pigiama di flanella e una coperta di pelliccia attorno alle spalle. Una ciotola di mac & cheese riscaldato era posta accanto a lei con una tazza fumante di cioccolata calda.

    Spikeme8: Quel poema commuove sempre anche me, ma non avevo intenzione di farti piangere

    NEgirl: Meravigliati di quanto l'abbia capito abbastanza da esserne commossa

    Spikeme8: Io penso che in certi punti della nostra vita capiamo le cose in maniera migliore che in altri. Quando l'ho letto la prima volta in classe, qualcuno mi disse che si erano commossi fino alle lacrime. Io non lo fui all'epoca, ma mentre continuavo con la vita e le cose accadevano e cambiavano, l'ho capito. Un giorno l'ho letto, e ho pianto

    NEgirl: Wow

    Spikeme8: Cosa?

    NEgirl: Secondo la mia esperienza nessun uomo arriva alle lacrime per niente. A meno che ovviamente non stia cercando di entrare nei pantaloni di una ragazza dimostrando quanto sia 'sensibile'

    Spikeme8: Cosa ho da perdere? E' liberante essere se stessi. Internet è uno strumento meraviglioso con cui farlo

    NEgirl: Sempre che la persona con cui tu stai parlando sia genuina. Ho incontrato molti qui che sono un gruppo di bugiardi. Si presentano in un modo, quando in realtà sono in un altro

    Spikeme8: Non l'ho già ammesso io questo?

    NEgirl: Sì, ma il fatto è che tu l'ammetti. Sai che c'è una differenza tra te qui e te lì fuori e se un giorno qualcuno sarà fortunato abbastanza da avvicinarsi a te, vedrà quanto eccezionale sei veramente Spike

    Spikeme8: Sono senza parole. Grazie

    NEgirl: Ho detto la verità. Sicuro non parliamo da tanto, ma per me tu sei genuino. Penso che non importa cosa pensa, non importa quanto onesta una persona sia, quanto genuina, c'è sempre qualcosa che viene trattenuta. Proprio come nel poema

    Spikeme8: “E' impossibile dire ciò che intendo!”

    NEgirl: “Oserò turbare l'universo?” Cosa pensi che accadrebbe se tu osassi, Spike?

    Spikeme8: Penso che una bestia verrebbe liberata una che non potrebbe essere domata

    NEgirl: Tu parli poesia

    Spikeme8: E tu, Eliza? Sei più libera qui con me che con gli altri lì fuori?

    NEgirl: Penso di esserlo veramente. Sento come se potessi dirti cose di me che non posso dire agli altri. Nessun altro conosce la rabbia che provo a vedere coppie felici, o quanto sia spaventata dall'essere incapace di innamorarmi. Non posso dire ai miei amici questa roba

    Spikeme8: Perché no?

    NEgirl: Vorrebbero aiutare e non voglio che mi aiutino. Non penso di aver per forza bisogno di aiuto

    Spikeme8: Tu vuoi solo prenderti il tuo tempo e sistemare le cose a modo tuo?

    NEgirl: Esattamente! Ho appena iniziato la scuola e non sto cercando un fidanzato che mi succhi via la vita. Sto cercando di andare avanti con la mia vita. Di impostare degli obiettivi e di raggiungerli.

    Spikeme8: Di nuovo quanti anni hai?

    NEgirl: 27. Tu?

    Spikeme8: 30

    NEgirl: E com'è?

    Spikeme8: LOL Cosa avere 30 anni?

    NEgirl: Yeah. Io non ci sono ancora, ma sto già sudando

    Spikeme8: Perché?

    NEgirl: Perché quando immaginavo la mia vita quando avevo 17 anni, si è rivelata essere molto diversa da come sarà

    Spikeme8: Cosa immaginavi?

    NEgirl: Una carriera, un marito o almeno un fidanzato. Chiacchiere sui figli in un prossimo futuro. Adesso non riesco neanche a pensare a quella roba. Non la vedo accadere

    Spikeme8: Mentre diventiamo vecchi quello che vogliamo cambia

    NEgirl: La vita si mette in mezzo e cambia le cose

    Spikeme8: Sei saggia, Eliza

    NEgirl: Lo sono?

    Spikeme8: Ti mentirei?

    NEgirl: LOL Hai ragione, ho bisogno di dormire. Devo lavorare in mattinata e se progetto di lavorare totalmente al saggio, ho bisogno di essere un po' riposata così da non essere completamente distrutta

    Spikeme8: Ti manderò qualcosa di nuovo

    NEgirl: Un altro poema?

    Spikeme8: Forse. Buona notte, amore

    NEgirl: Buonanotte Spike


    Dopo essersi sloggata, Buffy rimase seduta fissando lo schermo del computer per lungo tempo, il cibo e la bevanda dimenticati. Rimase seduta a pensare a Spike, a quanto solo si sentisse, a quanto sembrasse preferirlo, ma c'era anche una tristezza in lui. Lei lo aiutava? E cosa riguardo William? Era in quel modo lui? Era solo? Conosceva “Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock”? Sarebbe stato in grado di condividere con lei se fosse riuscita a parlargli?

    E perché era ancora nella sua mente?



    Capitolo Cinque

    La mattina seguente, Buffy si loggò ancora una volta per vedere se Spike le aveva mandato qualcosa. Non l'aveva fatto ancora, ma lei aveva ricevuto un messaggio da Willow che le chiedeva se avrebbe per favore, per favore, per favore, assistito ad una lettura di poesia con lei la successiva sera.

    Buffy sogghignò e mandò un messaggio a Spike: Dovrei assistere ad una lettura di poesia?

    Non sapeva perché si era sentita in obbligo di chiedere, forse perché sapeva quale sarebbe stata la sua risposta e voleva solo disperatamente avere un messaggio che l'aspettava quando tornava a casa. Stava iniziando a sentirsi molto ansiosa mentre aspettava le loro chiacchierate. Parlare con lui stava diventando rapidamente una droga, il che era ridicolo dato che stavano parlando soltanto da alcuni giorni ora.

    Un pensiero le arrivò non offerto dalla mente: E se William fosse andato alla lettura di poesia?

    E quello era un altro pensiero ricorrente. Se non stava riflettendo su Spike, stava riflettendo su William. La sua vita era così vuota che doveva entrare in relazione con un uomo che probabilmente non avrebbe mai incontrato e con un uomo che non voleva avere niente a che fare con lei? Era così patetica? Forse stava mentendo a se stessa quando diceva che non voleva una relazione, forse la voleva sul serio. Okay, forse una piccola parte la voleva, ma l'altra parte, beh, l'altra parte voleva più del romanticismo. Voleva connettersi con qualcuno. Voleva quelle chiacchierate profonde come quelle che aveva con Spike. Voleva essere in grado di essere se stessa, di esprimere i suoi pensieri e i suoi sentimenti liberamente e non censurarsi per paura del rifiuto o dell'abbandono. Odiava darsi delle arie, odiava fingere di essere qualcuno che non era, trattenendo sempre una parte di sé.

    Riguardando il poema sulla sua scrivania, lesse ad alta voce:
    “Ci sarà tempo, ci sarà tempo
    Per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri;
    Ci sarà tempo per uccidere e creare,
    E tempo per tutte le opere e i giorni delle mani
    Che sollevano e lasciano cadere una domanda sul tuo piatto;
    Tempo per te e tempo per me,
    E tempo anche per cento indecisioni,
    E per cento visioni e revisioni,
    Prima di prendere un tè col pane abbrustolito”

    Sospirando si sedette all'indietro, con le lacrime agli occhi. “Quando sarà il mio tempo? E non voglio una faccia. Non voglio una faccia per le facce che incontro. Voglio la cosa vera, voglio essere vera. Voglio che anche qualcun altro sia vero. E' possibile questo in questo mondo?” Decise poi che sarebbe andata alla lettura di poesia. Fosse stato pazzo o no, voleva parlare con William e voleva entrare nel suo mondo e sperava che anche lui avrebbe voluto entrare nel suo.

    ***

    “Perché stai tenendo il broncio?” domandò Willow, dando un colpetto col fianco a Buffy mentre si facevano strada verso il vicino Barnes&Noble dove c'era la lettura di poesia.

    “Non lo sto facendo” disse Buffy, col broncio, sapendo benissimo che lo stava facendo. Non era stata in grado di parlare con Spike la notte prima. Lui comunque le aveva mandato un messaggio.

    Elisa, amore, mi dispiace ma non sarò in grado di chattare questa sera. Ho molto lavoro da fare, ma ti raggiungerò domani sera, ne sono sicuro.

    E sì, sì, sì! Vai alla lettura di poesia! Accettala!


    Aveva pensato a lui per tutto il giorno a lavoro, non aveva visto l'ora di parlare con lui, ma poi non era stata in grado di farlo e sapeva che si stava comportando in modo ridicolo al riguardo, ma non poteva farne a meno. Entrando nella libreria prese un profondo respiro e studiò il caffè dove la lettura si sarebbe tenuta. Sì, stare fuori con la gente a tre dimensioni era proprio quello di cui aveva bisogno. Le dava un po' di prospettiva.

    “Oh è William quello?” spiattellò prima di pensare, individuandolo seduto su un davanzale nell'angolo, molto lontano da tutti, la testa bassa con un taccuino sul grembo. Adesso sì che la serata la prendeva sul serio.

    Willow la guardò stranamente. “Chi?”

    “William, della – non importa”

    “Buffy, hai una cotta per qualcuno e io non lo so?” scherzò Willow, ghignando.

    Buffy resistette all'impulso di gemere. “No, non è questo. È solo che lui mi affascina”

    “Ti affascina in che modo?”

    “E' solo che voglio strisciare dentro la sua testa, dare un'occhiata in giro, conoscerlo”

    “Tutto qui?”

    Buffy scrollò le spalle. “Per ora. Non può essere abbastanza?”

    Willow annuì, sembrando disorientata. “Immagino di sì”

    “C'è un posto vicino a lui, prendiamolo prima che qualcun altro lo faccia” Si mise in modo e poi si fermò di scatto voltandosi verso Willow. “Ascolta, non fare niente per mettermi in imbarazzo, okay? Lascia che me ne occupi da sola, okay?”

    “Buffy, non lo farei”

    Buffy le rivolse un'occhiata.

    “Okay potrei. Non lo farò, prometto”

    “Grazie”

    Il cuore andava a tutta velocità più vicino arrivavano al tavolo e desiderava che William alzasse lo sguardo mentre allo stesso tempo non voleva che lo facesse. L'avrebbe guardata con rabbia? Indifferenza? Le avrebbe sorriso? Avrebbe adorato vedere un sorriso sul suo viso...

    Tuttavia lui non fece niente, non alzò mai lo sguardo neanche quando si sedettero e lei lo guardò da oltre la spalla. Sedeva quasi direttamente davanti a lui, lo sentiva quasi dietro di lei. Le mani le sudavano e la gola era secca.

    “Vuoi un caffè?” chiese Willow, alzandosi e afferrando la borsa.

    Buffy annuì, incapace di formare parole. Tutto quello su cui riusciva a concentrarsi era William dietro di lei.

    “Che tipo?”

    Schiarendosi la gola, Buffy disse debolmente. “Um, latte freddo, due sweet-n-low”

    Willow annuì e sorrise compiaciuta, dirigendosi verso il bancone.

    Lanciando i capelli oltre la spalla, Buffy cercò di sedersi all'indietro e rilassarsi, cercando di emanare calma. Willow tornò chiacchierando riguardo al fatto che doveva assistere a questa lettura per una classe e scriverne un breve recensione e continuò su quanto doveva aspettarsi, ma Buffy non stava ascoltando. Stava riflettendo su William dietro di lei e sul poema nella sua borsa.

    “Ho un poema da leggere” spiattellò alla fine.

    “Davvero?”

    “Davvero. Noi, uh, ne abbiamo letto uno in classe e mi è tipo piaciuto. Ho pensato che l'avrei letto”

    Willow la fissò stranamente. “Okay”

    “Perché no, giusto?”

    “Giusto” concordò Willow, ma Buffy poteva dire che la sua amica pensava che stesse impazzendo. Forse lo stava facendo. “C'è una lista da firmare. Vuoi che ci metta il tuo nome?”

    “Per favore”

    Willow si alzò per farlo e Buffy si mordicchiò il labbro inferiore, gli occhi verdi che si sforzavano di vedere con la coda dell'occhio. Per la fine di questa serata, avrebbe parlato con lui anche se questo l'avesse uccisa.

    Ma lui se ne andò alla 'pausa' e Buffy tolse il nome dalla lista. Tutto quello che voleva era andare a casa e parlare con Spike.

    ***

    Sedere sul davanzale lontano dal resto degli abitanti del café permetteva a William di guardare tutto quello che accadeva, ma senza doverne prendere parte. Era così che gli piaceva, guardare, ma senza dover interagire. Non dover essere così... così lui. Era socialmente inadatto, lo sapeva. Riusciva a malapena a mettere insieme una frase senza balbettare. Semplicemente non aveva fiducia in se stesso. Sapeva di essere intelligente, ma era stato soprannominato “nerd” per troppo tempo, un “impopolare” che si sentiva come un completo paria sociale. La gente sentiva che non poteva parlare con lui quindi non ci provava neanche. Sua madre gli aveva detto che erano intimiditi da lui perché era tanto intelligente, ma tutto quello che lui voleva era mostrargli che era proprio come loro, che non ficcava sempre il naso in un libro.

    E quando quella bionda Buffy era andata a sedersi di fronte a lui, era esploso in un sudore freddo. Una volta che la lettura era iniziata e aveva segnato chi si era preoccupato di mostrarsi per il suo professore di poesia, se ne andò. Buffy lo innervosiva. L'aveva fatto dal giorno in cui l'aveva difeso. Da quando l'aveva vista marciare attraverso la biblioteca affollata per difendere lui. Era magnifica, così squisitamente bella. I capelli, tirati indietro in una coda, sferzavano dietro di lei mentre marciava, le guance che erano diventate rosa per la rabbia e gli occhi verdi che mandavano fiamme. Non era stato in grado di toglierle gli occhi di dosso.

    Ma poi era venuta e si era sentita dispiaciuta per lui. Voleva 'proteggerlo'. Nessuna ragazza che doveva proteggere un uomo lo trovava un uomo. E chi stava prendendo in giro? Lui non era un uomo. Era un codardo.

    Se solo avesse potuto parlare con una ragazza così, di persona, se solo avesse potuto stringerle la mano e vederla onorarlo di uno dei suoi accecanti sorrisi, sarebbe morto un uomo felice.

    “Idiota” mormorò a se stesso e camminò a grandi passi velocemente verso casa. Aveva una intera altra vita da condurre dentro il santuario che era il suo appartamento.



    Capitolo Sei

    I believe I can see the future
    Cause I repeat the same routine
    I think I used to have a purpose
    But then again
    That might have been a dream
    I think I used to have a voice
    Now I never make a sound
    I just do what I've been told
    I really don't want them to come around

    Every Day is the Same, Nine Inch Nails


    Spikeme: Ciao, amore. Come è stata la tua giornata?
    NEgirl: E' andata bene. E tu?
    Spikeme8: Eh. Ne ho avute di migliori
    NEgirl: Che è successo?
    Spikeme8: Solo io che sono me. Vivo troppo nella mia testa e poi non ho nessuno con cui parlare riguardo quello che accade nella mia testa
    NEgirl: Hai me
    Spikeme8: E tu non hai idea di quello che questo significa per me. Se non avessi da parlare con te, potrei perdere completamente la testa
    NEgirl: Non farlo. Non vedo l'ora delle nostre chiacchierate. Penso che anche tu mi mantieni sana
    Spikeme: C'è qualcosa che ti passa per la testa?
    NEgirl: E' solo che qualche volta mi sento un'estranea nella mia stessa vita. Mi sento come se stessi cambiando e non sono sicura di come, ma qualsiasi cosa stia accadendo non va esattamente d'accordo con gli altri attorno a me.
    Spikeme8: Se sono tuoi veri amici, ti daranno il tuo spazio e saranno lì per te se e quando avrai bisogno di loro
    NEgirl: Spike?
    Spikeme8: Si?
    NEgirl: Me lo dirai stasera? Mi dirai cosa è successo con la tua ex?

    Lui ci mise così tanto a rispondere che Buffy sentì un momento di panico. L'aveva mandato via? Aveva finito con lei adesso? Non poteva andarsene – aveva bisogno di lui!

    NEgirl: Spike, sei lì?
    Spikeme8: Sono qui. Sto cercando di decidere come dirtelo
    NEgirl: Dimmelo semplicemente
    Spikeme8: E' una storia orribile
    NEgirl: Molta gente ha storie orribili. Dato che non hai nessuno altro con cui parlare... sono la tua ragazza. Dimmelo, per favore
    Spikeme8: Io sono... beh, sono un impopolare

    Immediatamente, Buffy pensò a William.

    NEgirl: Quindi?
    Spikeme8: Voglio dire, appaio anche fisicamente come un impopolare. Il tuo stereotipo di impopolare
    NEgirl: Questo dovrebbe significare qualcosa per me?
    Spikeme8: Immagino di no. Significava qualcosa per lei comunque
    NEgirl: Qual era il suo nome?
    Spikeme8: Catherine
    NEgirl: E cosa ha fatto Catherine?
    Spikeme8: Mi ha usato... si è messa con me perché pensava avessi soldi.
    NEgirl: E li hai?
    Spikeme8: Sì
    NEgirl: Okay, allora poi cosa è successo?
    Spikeme8: E' stata la mia prima. Per tutto.
    NEgirl: Vuoi dire...?
    Spikeme8: Sì, Eliza, sesso
    NEgirl: L'amavi?

    Buffy spinse in avanti, volendo le risposte alle sue domande anche se si sentiva sopraffare dalla gelosa per l'uomo senza volto dall'altra parte. Nella fottuta Londra.

    Spikeme8: Sì, molto. Ero completamente cotto di lei e lei mi ha preso in giro. Solo che allora non lo sapevo fino a che non è morta.

    Buffy boccheggiò ad alta voce e le dita volarono sopra la tastiera.

    NEgirl: Come è morta?
    Spikeme8: Fino ad allora era la mia fidanzata, ed era incinta. E' stata coinvolta in un incidente d'auto che ha ucciso all'istante lei e il suo amante che guidava con lei.

    La mascella di Buffy crollò e il suo solo desiderio a quel punto era di allungarsi attraverso la distesa di miglia ed abbracciarlo.

    NEgirl: Oh, Spike. Sono così dispiaciuta.
    Spikeme8: Ho saputo che era il suo amante solo perché i suoi amici me l'hanno confermato. I suoi amici che fingevano che gli piacessi mentre dietro la schiena mi prendevano in giro e quando Catherine se ne andò, furono liberi di prendermi in giro ancora una volta.
    NEgirl: Il bambino... era tuo?
    Spikeme8: Non lo so. Non volevo saperlo all'epoca, non capivo come avrebbe potuto fare la differenza.
    NEgirl: E ora?
    Spikeme8: Ora desidero averlo saputo. Era incinta di tre mesi quando è successo
    NEgirl: Quindi quel figlio sarebbe potuto essere suo e lei voleva farlo passare per tuo a causa della tua ricchezza
    Spikeme8: Sì
    NEgirl: Mi sento male per te
    Spikeme8: Non è questo un rischio professionale?
    NEgirl: Non sono ancora una psicologa. E tu sei mio amico. Tengo a te.
    Spikeme8: Non sentirti dispiaciuta per me, Eliza, per favore
    NEgirl: Sento empatia per te, c'è una differenza
    Spikeme8: Non molta. Non ho bisogno di pietà
    NEgirl: Non é che sento pietà per te... penso che tu sia pienamente capace di andare oltre questo
    Spikeme8: Come?
    NEgirl: Quel ragazzo che vuoi che il mondo veda – sii lui. Forse è ora che tu sia lui così che quel tipo di cosa non accada di nuovo. Non rinunciare, continuare a combattere.
    Spikeme8: Tu continui a combattere quando eviti i tuoi amici quando escono? E' combattere evitarli perché non vuoi che ti ricordino di quanto sei sola?

    La rabbia di Buffy crebbe, e fece male. Si sentiva ferita da quello e dal fatto che proveniva da lui. Dal suo amico. Il suo confidente. Lacrime apparvero ai suoi occhi, dolore e rabbia che lui aveva rivoltato contro di lei quando tutto quello che lei stava facendo era aiutarlo.

    Lei chiuse la conversazione con un colpo di polso. Calde lacrime cadevano lungo le sue guance. Spegnendo il computer, strisciò nel suo piccolo soggiorno e si raggomitolò sul vecchio e distrutto divano verde che stava sotto le finestre si tirò sopra l'afgano e afferrò il telecomando. Sdraiandosi, si raggomitolò a palla e cercò un film o uno show che le avrebbe allontanato la mente da quanto Spike aveva ragione, e da quanto l'aveva appena allontanata di più sottolineandolo. Tutto considerato, era stata una nottata di merda. Aveva fallito al parlare con William e aveva ricevuto merda da un uomo che molto probabilmente non avrebbe mai incontrato, ma che in qualche modo era riuscito a guadagnare abbastanza potere da farle male.

    “Che si fotta” mormorò. “Non ho bisogno di lui” Ora se solo continuo a ripeterlo, forse ci crederò.

    ***

    Buffy lasciò passare una settimana. Una settimana in cui non si loggò una volta. Fu difficile, ma riuscì a farlo. Le mani le prudevano per farlo, pianse quasi per la frustrazione, ma era determinata nel fatto che un tipo, un tipo dall'altra parte del mondo non l'avrebbe convinta. Non sapeva neanche com'era! Non aveva mai sentito la sua voce, non sapeva neanche quale era il suo colore preferito, o il suo film preferito. Non sapeva virtualmente niente di lui e quindi, non c'era ragione per cui lui dovesse significare così tanto per lei. Non c'era ragione per cui le mancasse. Di domandarsi se sentiva la sua mancanza. Di domandarsi se pensava a lei quanto lei pensava a lui... quando naturalmente lei non dava la caccia a William.

    Quindi, aveva riempito il suo tempo con lo studio, il lavoro, avidamente evitando i suoi amici (che tu sia dannato, Spike) e finendo il suo maledetto saggio. Seguì il suo consiglio e poi fece il resto con un colpo secco. Grande errore.

    Dopo una lezione un pomeriggio, il suo professore di Inglese, il dottor Levine, le chiese di parlarle dopo lezione. Il suo cuore perse un battito e si sentì male.

    Non la guardò neanche quando le porse il suo saggio. Una grande “D” rossa era lì in cima, che la fissava, deridendola.

    “Cosa è successo?” domandò lui, “Hai iniziato forte e poi hai solo lasciato che cadesse a pezzi”

    “Io —“

    “Le suggerisco di cercare un po' di aiuto Miss Summers. Ha bisogno di passare questo corso. I suoi voti nei quiz sono terribili e questo saggio è una schifezza. Cerchi aiuto” Scarabocchiando qualcosa su un post it giallo, glielo porse, fissandola solo brevemente.

    Ha un grande naso e occhi a palla, osservò Buffy irritata. Prese il foglio in mano, guardandolo William Giles, stanza 312.

    “E' un tutor. Le suggerisco di vederlo.”

    “Ma—“

    “E' tutto, Miss Summers.”

    Fissandolo, ma sentendo che non avrebbe potuto dire una parola per paura che sarebbe esplosa, Buffy arrancò fuori dalla classe, dicendo tutto quello che voleva dire all'orribile uomo nella sua mente.

    Abbassò gli occhi sul foglio. Un tutor? Doveva prendere un tutor? Spike era un tutor. Un gran bene le aveva fatto. “Hai iniziato forte e poi hai solo lasciato che cadesse a pezzi” Okay, quindi lui aveva fatto un po' di bene. Fino a quando le aveva fatto fronteggiare i suoi demoni...

    William Giles. I suoi occhi si spalancarono. Santa merda è il mio William? Aspetta. Non il mio William, ma William. Il William. Con la mascella irrigidita, Buffy iniziò a marciare verso il piano superiore. Che ho da perdere a questo punto?


    TBC

    Edited by strawberry85 - 10/7/2012, 14:59
     
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    Capitolo Sette

    Quando trovò la stanza, Buffy prima ci passò accanto, lanciando brevemente uno sguardo nella stanza per avere un'occhiata di lui. Era dentro, che scriveva al computer, la schiena verso di lei. La seconda volta che passò accanto, si fermò alla porta e poi continuò ad andare. Tutta la sua spacconeria l'aveva lasciata durante la marcia su per le scale. Cosa c'è in questo ragazzo che mi rende così maledettamente nervosa? Si domandò. La terza volta, si fermò alla porta e chiuse stretti gli occhi, pregando per il coraggio.

    “Posso aiutarti?”

    I suoi occhi si spalancarono e trovò William voltato nella sua sedia, che le stava di fronte, e aggrottava le sopracciglia.

    “Ho bisogno di un tutor” spiattellò. “Il dottor Levin mi ha mandato qui”

    “Oh? Che classe è?”

    “Composizione Inglese”

    “Su cosa stai avendo problemi specificamente?”

    “Tutto. Dì un nome; ho problemi con quello”

    Il suo cipiglio si accentuò e si schiarì la gola. Lei notò che non aveva mai incontrato i suoi occhi. Mi odia così tanto? Esattamente quando lui aprì la bocca per parlare, Buffy lo batté sul tempo. “Ascolta, William so che abbiamo iniziato col piede sbagliato e so che ho ferito il tuo prezioso ego maschile e sono dispiaciuta, ma non volevo farlo. Hai frainteso il mio intento. So che per quel malinteso, io non ti piaccio o pensi che voglia prenderti in giro o altro, ma non è così. Sono stata mandata qui per avere un po' di aiuto e apprezzerei davvero se potessimo mettere da parte qualsiasi insignificante differenza che abbiamo e cominciare da capo. Non sono davvero una cattiva persona, e ho bisogno di tanto aiuto. Non voglio servire ai tavoli in un cadente ristorante per il resto della mia vita, quindi ho bisogno di passare qui”

    Lui alzò gli occhi su di lei sbigottito. “Lavori in un ristorante?”

    “Sì”

    La fissò per un lungo momento e poi scosse la testa. Facendo un gesto verso una sedia nell'angolo della stanza, le chiese di sedersi prima di voltarsi e finire qualsiasi cosa stesse facendo al computer prima di voltarsi verso di lei.

    “Qual è il tuo orario? Quando sei libera?” domandò, tirando fuori un'agenda nera.

    “Sono libera la maggior parte delle notti a meno che stia lavorando. Questa settimana lavoro stanotte fino alle 10, Mercoledì e Venerdì sera”

    Lui corrugò le sopracciglia e lei desiderò intensamente di allungarsi e mandare all'indietro un ricciolo che gli ciondolava sul viso. Si domandò se i suoi riccioli fossero morbidi come sembravano. Aveva sempre avuto un debole per i riccioli.

    “Cos'è oggi... Lunedì, giusto?” domandò lui distrattamente.

    “Sì, Lunedì”

    “Che ne dici di domani alle sei? Va bene per te?”

    Lei annuì veementemente, “Dove devo incontrati?”

    “Che ne dici di qui? O in biblioteca se preferisci”

    “Penso che qui vada bene” disse lei, grattandosi nervosamente il collo. Ambienti chiusi, nessuna distrazione esterna. Sei obbligato a parlare con me allora William Giles.

    Lui annuì bruscamente e letteralmente la scrisse con la matita. Le rivolse un debole sorriso, e sembrò come se questo gli facesse male. “Ti vedrò allora Buffy”

    Lei sorrise, “Ti sei ricordato il mio nome”

    Lui annuì. “Naturalmente. Io, uh, anche a me piacerebbe cominciare da capo”

    Buffy si era alzata in volo. Spike chi? Aveva William ora! Lo abbagliò con un sorriso. “Grazie, William”

    “Buona giornata, Buffy”

    Lei annuì e si voltò, urtando il ginocchio contro la sua scrivania. “Stai bene?” domandò lui, preoccupato.

    “Sì, sono solo goffa e sbadata” e quasi corse a tutta velocità fuori, mancando nella fretta con difficoltà di camminare contro lo stipite della porta. Una volta fuori nel corridoio, emise un grandissimo sospiro, cercando di calmare il suo corpo tremante. Spero solo di riuscire a parlare con lui.

    ***

    Quella sera, volando ancora alto per il suo incontro con William Buffy si loggò
    e trovò la sua email piena. Cliccando sull'icona della email, trattenne il fiato. Principalmente spam... e due da Spike.

    Sarà un'email spiacevole? Si domandò e trattenne ancora una volta il fiato.

    A:NEgirl
    Da:Spikeme8
    Soggetto: Mi dispiace

    Amore,

    sono tremendamente dispiaciuto per quello che ti ho detto. Non avevo nessun diritto. Come avrai notato, sto ancora soffrendo per quello che Catherine mi ha fatto, per il fatto che è morta – l'intero fallimento. Quando soffro, tendo a sferzare rabbia. Per favore, Eliza, perdonami.

    P.S. Apri il file allegato, per favore.

    Spike


    Cliccando sul file contrassegnato “Bottom” scoppiò a ridere quando, quello che riteneva fosse lui, apparve sullo schermo. Tutto quello che riusciva a vedere erano le sue spalle larghe e quella che sembrava essere una t-shirt, e sulla testa, indossava un'autentica testa d'asino. Sul fondo aveva scritto. “Possa questo ispirarti per scrivere il tuo saggio. Come Bottom ci fa sapere in SDUNDME, c'è un asino in ogni uomo”

    Cliccando sulla email successiva dello stesso soggetto, si addolcì ancora di più.

    Eliza,

    Suppongo dato che non ti ho vista online che tu mi abbia bloccato. Suppongo anche che dato che non hai risposto alla mia email, che tu abbia del tutto chiuso con me. Non riesco a dirti quanto mi dispiaccia. Mi manchi, amore. Mi mancano le nostre chiacchierate, e se vuoi che strisci a terra, lo farò.
    Non sono sicuro di come qualcuno che non ho mai incontrato sia riuscito ad infiltrarsi nella mia vita e nel mio cuore così facilmente, ma tu l'hai fatto. Forse non lo sai, ma mi hai dato speranza, la tua comprensione ha significato tutto per me. In te, ho trovato una vera amica, in te ho trovato uno spirito affine.
    Se questa è la vera e propria fine, ti auguro ogni bene, Eliza. Ti auguro tutto quello che vuoi dalla vita.

    Spike

    P.S. Una poesia, come promesso, è il Sonetto 27 di Shakespeare:

    Weary with toil, I haste me to my bed,
    The dear repose for limbs with travel tired;
    But then begins a journey in my head,
    To work my mind, when body's work's expired:
    For then my thoughts, from far where I abide,
    Intend a zealous pilgrimage to thee,
    And keep my drooping eyelids open wide,
    Looking on darkness which the blind do see
    Save that my soul's imaginary sight
    Presents thy shadow to my sightless view,
    Which, like a jewel hung in ghastly night,
    Makes black night beauteous and her old face new.
    Lo! thus, by day my limbs, by night my mind,
    For thee and for myself no quiet find.


    Traduzione:
    [Consunto da fatica, corro presto a letto
    caro ristoro al corpo distrutto dal cammino;
    ma allor nella mia testa s'apre un'altra via
    a stancar la mente or che il mio corpo ha tregua.
    Svelti i miei pensieri da lontano ove dimoro
    volgono in fervido pellegrinaggio a te
    e tengono spalancate le mie palpebre pesanti
    scrutanti quelle tenebre che il cieco sol conosce:
    ma ecco che la vista immaginaria del mio cuore
    presenta la tua ombra al mio sguardo senza luce,
    che, simile a diamante sospeso nel buio più nero,
    fa la cupa notte bella e il suo vecchio volto nuovo.
    Così di giorno il corpo, di notte la mia mente
    per colpa tua e mia non trovano mai pace]


    Strofinandosi gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime, guardò per vedere se era online e il suo cuore sobbalzò. C'era. Immediatamente lo contattò.

    NEgirl: Mi hai fatto piangere di nuovo, babbeo!
    Spikeme8: Non sono sicuro di come procedere qui... Questo significa che non sei più arrabbiata con me?
    NEgirl: Beh, sono arrabbiata che tu mi abbia fatto piangere con le tue belle parole.
    Spikeme8: Intendevo ognuna di loro
    NEgirl: Lo so... Ero molto arrabbiata con te e ho giurato che non mi sarei loggata affatto per tutta la settimana
    Spikeme8: Perché? Se non volevi parlarmi, avresti potuto semplicemente bloccarmi
    NEgirl: Avrei ceduto
    Spikeme8: E' così?
    NEgirl: Si, quindi va avanti e gonfia il torace e lisciati le penne come un pavone
    Spikeme8: LOL Oh Eliza, mi sei mancata
    NEgirl: Mi sei mancato anche tu, verme. Che cosa hai fatto?
    Spikeme8: Non molto. Sempre lo stesso, tu?
    NEgirl: Adoro quella foto a proposito. Sei tu lì sotto, vero?
    Spikeme8: Si

    Era pronta a chiedergli se avrebbe potuto vedere il vero lui, ma lo voleva davvero? Le piaceva un po' com'era ora, il mistero. Le piaceva immaginarlo come qualcuno con la pelle chiara, capelli scuri forse, con un po' di speranza con riccioli come William... e anche i suoi occhi blu. Aveva meravigliosi occhi blu. Quindi, qualcuno molto rassomigliante a William allora. Ecco come lo immaginava. Beh, non è qualcosa? La sua fantasia di Spike era qualcosa di grande. Qualcosa che non era pronta a lasciare andare per la realtà. La realtà poteva essere una riduzione. E se questo uomo dolce fosse in realtà una donna? E se era un un cinquantenne sposato e grasso che stava solo aspettando il momento buono in cui lei fosse stata cotta per fare la sua mossa? No, meglio avere la sua cotta virtuale come la vedeva con la propria immaginazione. Spike di notte, William di giorno. La sua vita era arricchita dalla fantasia.

    Spikme8: Amore?
    NEgirl: Scusa, mi sono persa per un minuto
    Spikeme8: La mia foto ti ha ispirato?
    NEgirl: Si

    Buffy non voleva sul serio dirgli che l'aveva già finito e che ci aveva preso una D. L'ispirazione la colpì. Avrebbe sempre potuto mandarglielo e chiedergli aiuto per migliorare quelle parti che aveva lasciato andare. Con speranza, il dottor Levine le avrebbe dato un'altra possibilità.

    NEgirl: Ti dispiacerebbe leggerlo di nuovo per me? Penso di averlo perso da qualche parte
    Spikeme8: Ne sarei felice, amore. Mandalo

    Stordita dal fatto che riaveva Spike, e ora aveva due tutor – uno di loro l'uomo che non aveva, ma voleva avere nella sua vita, Buffy sentì che forse le cose stavano andando per il verso giusto.

    Anche se Spike è dall'altra parte del mondo, in un'altra nazione? E cosa accadrà se cambierai idea e deciderai di incontrarlo? E riguardo William? Discusse la sua mente traditrice. Io non ho William. E se l'avessi, potrei ancora parlare con Spike. Siamo amici, tutto qui.

    La sua mente semplicemente rise in risposta.



    Capitolo Otto

    You make this all go away.
    You make this all go away.
    I'm down to just one thing.
    And I'm starting to scare myself.
    You make this all go away.
    You make this all go away.
    I just want something.
    I just want something I can never have

    Something I can never have, Nine Inch Nails

    Mai Buffy si era preparata così completamente come aveva fatto per la sua imminente sessione di tutoraggio con William. Aveva desiderato ardentemente una vasca da bagno in cui stare a mollo, ma tristemente, il suo appartamento non ne aveva una. Aveva sentito, comunque, che gli inquilini sotto di lei l'avevano. Quanto era ingiusto questo? Per non dire strano. Attraverso voci aveva sentito che mentre costruivano il proprietario aveva voluto inserire più appartamenti sul terzo e quarto piano, quindi aveva tagliato fuori alcune cose, tipo una vasca da bagno. Il primo e il secondo piano si diceva che fossero piuttosto spaziosi.

    Buffy si fece la doccia e si rasò quasi ogni superficie del corpo che poteva avere peli, aveva comprato di proposito uno shampoo e un balsamo all'odore di frutta così che avrebbe profumato super bene se lui avesse annusato. Una volta fuori dalla doccia, spalmò con generosità una crema per il corpo alla vaniglia su ogni superficie, fessura e angolo del suo corpo e aveva stabilito che trucco applicare e deciso come indossare.

    Tutto considerato, le ci vollero quasi due ore per essere pronta. Era come se stesse per incontrare Leonardo DiCaprio in persona. Quando cinque completi dopo aveva deciso per il primo che aveva provato – dei jeans svasati a vita bassa che le abbellivano le gambe e le faceva sembrare più lunghe, e un top rosso con lo scollo a v che aveva uno spacco nella manica così che se si muoveva nel modo giusto, il braccio sarebbe rimasto nudo. Lasciò asciugare i capelli in onde, lasciandoli lunghi e gonfi e più importante – odoranti di dolce.

    Dopo aver applicato del gloss rosa alle labbra, si mise in piedi e si valutò. Stava bene. Maledettamente bene. Il trucco era appena abbastanza, sembrava fresca e tuttavia sexy. Non sembrava affatto come qualcuno che stava andando ad una sessione di tutoraggio.

    Ma, stava per incontrare William e voleva assicurarsi che lui prendesse nota. Era decisa e determinata nel fatto che lui l'avrebbe vista e più importante, gli sarebbe piaciuta.

    Afferrando la borsa, il testo e il quaderno degli appunti e la giacca, Buffy si diresse fuori, il cuore che le martellava ad ogni passo che faceva nei suoi stivali neri. Per favore fa che non mi renda un'idiota, per favore.

    ***

    Nel suo 'ufficio' designato in attesa di Buffy, William si sentiva come se stesse per vomitare. Non sapeva cosa dirle al di fuori dell'essere un tutor e a mala pena riusciva a guardarla. Era solo così maledettamente meravigliosa. Risvegliava qualcosa in lui che non pensava avrebbe riavuto indietro: il desiderio per una donna.

    Eliza, la sua amica su internet, aveva risvegliato il suo interesse e gli stava dando sempre più speranza nell'umanità più parlavano. Si sentiva completo parlando con lei. Si sentiva come lui che si supponeva fosse. Con lei, lui era Spike.

    Un personaggio romanzato per il mondo esterno, ma qualcosa di molto reale per William perché Spike viveva dentro di lui. Lui era l'uomo che diceva quello che pensava, condivideva i suoi sentimenti e i suoi pensieri, ed era aperto, libero e disinibito. Beh, ad un punto comunque. William aveva creato Spike tempo fa per scappare dalla sua vita solitaria e squallida. Nella sua mente Spike aveva avventure che William sognava solo, attraverso Spike era più vicino alla persona che voleva essere o che era destinato ad essere: era mezzo poeta e tutto uomo, sensibile tuttavia macho, forte tuttavia vulnerabile.

    Essere Spike gli dava la libertà mentre essere, beh, lui, era un intralcio. Nessuno voleva William neanche per amicizia, figurarsi per l'amore. Catherine aveva provato altrettanto.

    Eliza comunque, lei condivideva i suoi pensieri e i suoi sentimenti, lei gli dava speranza che c'erano anime lì fuori che avevano la capacità di riflettere su se stessi, a cui importava degli altri e non mentivano per avere quello che volevano, ma invece erano onesti e reali. Eliza, sebbene qualcuno che non avesse mai sentito o visto, era reale per lui come lo era Buffy. E gli importava di lei davvero molto. Più di quanto avrebbe dovuto per qualcuno che non avrebbe mai incontrato. Lei gli avrebbe riso in faccia se lo avesse visto e quello da solo lo tratteneva dal mostrarsi a lei. Non poteva sapere com'era, non poteva vedere che reietto lui fosse. Non avrebbe sopportato il rifiuto di Eliza. Aveva bisogno di lei per mantenersi a galla.

    “William?”

    Ah, Buffy. La sua voce paradisiaca vagò verso di lui, destandolo dai suoi pensieri e lui si voltò verso di lei e tentò il suo miglior tentativo di un sorriso. “Ciao, Buffy”

    “Ho interrotto niente--?” Lei era in piedi nel vano della porta, guardandolo esitante. Cristo, è bella.

    “No, stavo solo...” Scosse la testa, schiarendosi dallo stordimento in cui era. “Entra, entra” disse e si mise in piedi come un vero gentiluomo avrebbe fatto.

    Lo rimpianse nell'istante in cui lei entrò. L'ufficio era piccolo, ristretto, e Buffy corpo a corpo con lui, il suo odore che lo circondava, sapere che sarebbe stato seduto vicino a lei, a parlare con lei, stava mandando a super velocità la sua libido e i suoi sensi. Nonostante quello che gli altri pensavano, non era un eunuco, ed essere vicino a Buffy lo stava provando. Lei era così... eterea, così ipnotizzante, così sensuale – e probabilmente neanche lo sapeva. E non la colpiva come qualcuno che avrebbe usato questi attributi a suo beneficio se avesse saputo di loro. Qualcosa riguardo lei gli diceva che era reale. Proprio come Eliza.

    “Non sei un insegnante, vero William?” chiese lei, mettendo il suo testo e blocco per gli appunti sulla sua scrivania e togliendosi il cappotto e la borsa.

    Lui non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, il gonfiore dei suoi seni che spingevano contro la parte superiore della sua maglia con scollo a V, il lampo di braccia nude mentre si voltava per appendere il cappotto sul retro della porta, e i suoi capelli, che si rovesciavano dietro la sua schiena come una cascata e che gli facevano prudere le mani per la voglia di toccarli e sentirli tra le dita. Inghiottì.

    “No, non sono un insegnante. Solo un tutor. In verità sono uno studente”

    I suoi occhi erano spalancati di meraviglia quando si voltò verso di lui. Avrebbe potuto caderci in quelle profondità verdi e non voler mai andare via. “Davvero? Non sei un non laureato comunque, vero?”

    “No, sono uno studente laureato”

    “In Inglese?”

    “Si, letteratura, da non essere confusa con il programma di scrittura professionale”

    “Tutta quella roba tecnica non è per te?” chiese lei sedendosi nella sedia su cui si era seduta il giorno prima. Aveva un leggero ghigno sul viso.

    Lui non poté evitare di sorridere. “No, tutta quella 'roba tecnica' non è per me”

    “Siediti, William; mi rendi nervosa in piedi così”

    Lui la stava rendendo nervosa? Il suo cuore era pronto a saltargli sulla scrivania e i suoi palmi erano sudati che era sicuro che ad ogni minuto avrebbero iniziato a gocciolare. Strofinandosi le mani sui pantaloni, si sedette e si allungò verso il suo testo. “Su cosa esattamente hai bisogno di aiuto Buffy? Saggi? Quiz?”

    “Entrambi. Penso che non sto solo capendo il materiale. Io, uh, ho questo amico e lui – lei condivide poesia con me qualche volta e penso di capirla. Voglio dire, la sento e si suppone tu senta le poesie e le storie, giusto?”

    William annuì, “Sentire qualcosa è un aiuto. È come guardare un film, solamente il film è nella tua testa e tu lo stai leggendo invece di guardarlo veramente. Stai strisciando nel loro mondo, l'autore ti invita dentro, senza richiederlo prima, per condividerlo. Per fare un viaggio con loro”

    Lei lo stava fissando, all'apparenza incantata. Buffy non poteva proprio essere incantata da lui!

    “Capisci?” spinse lui.

    Lei annuì.

    “Che poesie hai letto che ti sono piaciute?”

    “Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock”

    Lui quasi soffocò. Quella era la poesia che aveva mandato ad Eliza! Che coincidenza. “Niente per la classe?”

    “No... questo è il mio problema”

    “No, no, non è un problema”

    “Io penso sia il Dr. Levine. E' monotono. Non mi eccita riguardo la letteratura, non come fa il mio amico-”

    “Beh--”

    “O tu” disse lei così piano, che lui quasi lo perse. La sua bocca si serrò e si sentì piuttosto improvvisamente come se non potesse respirare.

    “Sei accaldata? Io sono accaldato. È così ristretto qui” divagò lui e saltò su, aprendo la finestra alla sua destra. “Okay, allora perché non mi mostri cosa stavi studiando nella sua ultima lezione e ci lavoreremo. Ti sembra buono?”

    Si sedette, incapace di guardarla e lei aprì il testo, girando tra le pagine. Alla fine lo sistemò sulla sua scrivania e disse un piccolo, “Aiutami”, che gliela rese solo più cara.

    ***

    “Allora, stai dicendo che Orsino non sapeva affatto che Viola fosse davvero una donna e stesse solo posando come uomo?” chiese Buffy, confusa mentre lei e William discutevano la successiva opera di Shakespeare che avevano iniziato: “La dodicesima notte”.

    “No, non lo sapeva. Lui pensava lei fosse il paggio – e il confidente – come lei si presentava. I suoi sentimenti per Viola sono confusi, ma reali. Lui è attratto dalla sua personalità, dal modo in cui può parlare ed essere aperto con lei, ma sa anche che è un uomo che sta vedendo, non una donna”

    “E poi c'è il suo 'amore' per Olivia”

    “Giusto. Lui l'aveva voluta per così tanto, ed era stato rifiutato così spesso da lei, che è solo abitudine ora che ancora la cerchi”

    “Questa si suppone sia una delle sue commedie, ma è davvero triste” rifletté Buffy e si sedette all'indietro, un leggero broncio che si formava. William non riusciva a togliere gli occhi da quel broncio.

    “Come?” chiese lui, incoraggiandola ad elaborare.

    “Beh, hai Orsino che è costantemente rifiutato da Olivia, ma ancora cerca e continuamente viene abbattuto e diciamolo – è un tipo appassionato. Poi c'è Viola, che ha perso suo fratello – o così lei pensa – e sta fingendo di essere un uomo per passare in questo strano mondo e si innamora di Orsino. Non può essere chi è con lui e lui non sente di poter seguire il suo cuore perché pensa sia un uomo! Nessuno può stare con chi vuole stare. È come 'Sogno di una notte di mezza estate'”

    Lui la fissò a quel commento. “L'hai letta?”

    Lei annuì, “Prima di questo. Questo è anche qualcosa che volevo chiederti” e afferrò il suo blocco degli appunti, voltando le pagine ed estraendo alcuni fogli. “Ho preso una D su questo. Voglio riscriverlo e vedere se il Dr. Levin prenderà la rielaborazione. Mi aiuterai?”

    Lui annuì scioccamente, la mente che annaspava nelle coincidenze tra Eliza e Buffy. Prendendo il foglio, abbassò lo sguardo su di esso e quasi boccheggiò. Riconobbe quelle parole. Le riconobbe dal documento che Eliza gli aveva mandato la notte prima.

    “Tu hai scritto questo?” mormorò lui.

    “Si, ho avuto un po' di aiuto con l'inizio da un amico. E poi è solo andato in pezzi. Puoi vedere chiaramente dove lui mi ha aiutato”

    “Lui?”

    “Oh, uh, si” balbettò lei timidamente.

    Oh. Mio. Dio.

    Non poteva essere.

    Buffy era...

    Eliza era...

    Eliza e Buffy erano la stessa persona!



    Capitolo Nove

    “C-chi è lui?” chiese William, la mente che annaspava. Fissò il foglio, aveva paura di guardarla. Le coincidenze andarono a posto per lui allora: il suo lavorare in un ristorante, “Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock”, “Sogno di una notte di mezza estate”. Tutte quelle cose che gli avevano ricordato Eliza gliel'avevano ricordata solo perché era lei.

    “Non lo conosci; non è di queste parti”

    “Di dov'è?”

    “Londra”

    “Qual è il suo nome?”

    Lei si stava dimenando; riusciva a vederlo con la coda dell'occhio. “Non mi crederesti se te lo dicessi”

    “Provaci”

    “Perché l'improvviso interesse per il mio amico online?”

    “Futile curiosità. Sono costantemente affascinato da internet e dalle relazioni che le persone vi formano” disse lui con facilità, sorpreso dalla sua abilità di mentire su due piedi. Beh, comunque era una mezza bugia. Era davvero affascinato dall'intera faccenda. Come il fatto che avrebbe potuto avere sentimenti per Eliza – che era, di fatto, Buffy. In qualche strano modo, stava cominciando ad avere molto senso.

    “Il suo nome è Spike”

    “Lo prendo come se questo non sia il suo vero nome?”

    “No, è il suo nickname”

    “Tu gli hai detto il tuo?”

    “No, non mi piace dare in giro il mio nome fino a quando sono sicura che non sono psicopatici”

    Per l'amor di Dio, quanto ancora doveva mettersi a nudo prima che lei fosse convinta? O forse lei lo sentiva ancora più psicotico per essersi messo a nudo.

    “Che nome gli hai dato?”

    “Eliza, il che non è molto lontano dal mio vero nome che è Elizabeth”

    “Quindi Buffy ed Eliza sono due dei tuoi nickname”
    “Si. Tu – tu vai spesso online? Chatti?”

    Lui finalmente si arrese e la guardò; non riusciva a sopportare ulteriormente di non guardare il volto della sua salvezza. La ragazza per cui si precipitava a casa ogni sera per parlare, la persona che era diventata così tanto in così poco tempo. Lui la studiò, cercando un qualche segno che lei potesse sapere che era lui, per un qualsiasi segno che si stesse prendendo gioco di lui dietro le sue spalle, che stesse silenziosamente deridendo lui, e i suoi sentimenti. Non c'era niente sul suo viso tranne curiosità e un po' di nervosismo. Lui la rendeva nervosa?

    Se possibile, lei divenne ancora più bella per lui.

    “Che tipo di persona sei online?” spiattellò lui.

    Lei arrossì e guardò in basso. “Io sono... io. Non vedo il senso di mentire riguardo chi sono. Cosa ho da perdere?”

    Il tuo cuore. La sua risposta gli diede del sollievo. Il suo rossore confermò quello che aveva detto. Buffy era genuina, Eliza era genuina, Buffy ed Eliza erano la stessa e lui la desiderava tanto, buon Dio quanto la desiderava. Ancora di più ora. Ora che sapeva, ora che aveva la conferma. E non poteva dirglielo, lei sarebbe stata così delusa di lui. Sarebbe stata disgustata.

    “Non mi hai mai risposto William, tu chatti online?”

    “Non sul serio, no” disse lui senza difficoltà. Non era una vera e propria bugia. La sola persona con cui lui chattava era lei.

    “Oh” e lei guardò in basso, “Hai un'email comunque, giusto? Potrei mandarti un'email se ho domande...?”

    Lui annuì, sbalordito, e appuntò la sua email del campus. Nessun segno di Spike in quella email. Porgendogliela, si schiarì la gola, il cuore che si gonfiava mentre la sua mano faceva contatto con quella di lei. “Penso sia abbastanza per una notte, non trovi?”

    Lei annuì lentamente, ma non fece mossa di andarsene. Lui la guardò, assorbendola. Lei sarebbe andata a casa e avrebbe chattato con lui stanotte. No, non lui, Spike.

    “Uh, William?”

    “Si?”

    “Mi stavo domandando se, voglio dire, so che sei occupato, ma forse potremmo uscire insieme o fare qualcosa?” Lei non lo guardò mentre chiedeva; guardò oltre lui e si mosse sul suo sedile come se la pizzicasse.

    Quante volte lo aveva sbalordito questa sera? E quante altre volte ancora l'avrebbe fatto senza neanche saperlo? “Tu vuoi... trascorrere del tempo con me?”

    La sua testa scattò verso di lui e lei lo bloccò con lo sguardo. “Non devi sembrare così sorpreso, William. Perché non dovrei volerlo?”

    Lui le rivolse uno sguardo fulminante. “Potrebbe rovinare il tuo stile”

    “Che stile?” lei sbuffò. “Non ho uno 'stile'. Io marcio al suono della mia batteria tu no?”

    “Buffy, tu non vuoi essere vista con me” le disse lui fermamente e iniziò a raccogliere le sue cose. Lei non si mosse dal suo sedile.

    “Perché non dovrei voler essere vista con te? Pensi sia una snob, William? Pensi che ti stia prendendo in giro ora? Ancora?”

    “No, Buffy, guarda, lascia stare”

    Lei saltò su allora, sorprendendolo. “No. Non lascerò stare” Lei lo colpì con l'indice sulla spalla, il che fece sorprendentemente male. “Tu sei un... grande cattivo. Non so cosa ti faccia pensare che non possa dire sul serio quando dico che vorrei conoscerti meglio, ma sta iniziando davvero a farmi arrabbiare. Voglio uscire con te dannazione e tu uscirai con me dovessi trascinarti calciante e urlante per farlo!”

    La sua audacia stupì non solo lui, ma sembrava aver stupito anche lei. Gli occhi di lei si allargarono e sembrò pronta a ritrattare tutto prima di raddrizzare le spalle e fronteggiarlo fermamente.

    Lui ridacchiò. Dio, era adorabile. E l'avrebbe anche fatto. L'avrebbe trascinato calciante ed urlante, e perché di nuovo lo stava combattendo? Eliza era reale. Lei era Buffy ed era in piedi davanti a lui in tutta la sua determinata e testarda gloria desiderosa di passare del tempo con lui. Forse questa sarebbe stata la sua possibilità di avere un vero amico, di avere qualcuno che finalmente salvasse il suo cuore a pezzi e la sua anima spezzata.

    “Okay, Buffy” accordò finalmente lui. “Possiamo 'uscire'”

    ***

    Tanto per non dire a William di Spike. Buffy non era neanche sicura del perché lo aveva fatto, cosa le aveva fatto spifferare tutto a lui, ma non sembrava così strano. Almeno non era andata e gli aveva detto che aveva una leggera cotta per il ragazzo. Quello sarebbe stato strano.

    Lei riscosse una certa facile chiarezza una volta che si erano messi in cammino e tranquillizzati nella loro sessione. Lui era un uomo brillante, e così perdinci tanto adorabile. Così tante volte aveva desiderato passare le dita tra i suoi riccioli, o togliergli gli occhiali e fissare profondamente i suoi occhi per memorizzare la loro esatta sfumatura di blu. Quando si era tolto la giacca di velluto e lei lo aveva guardato alzare il suo libro e girare le pagine, i suoi occhi non erano stati in grado di allontanarsi dal guardare i muscoli del suo braccio muoversi sotto la sua camicia abbottonata. Buffy voleva vedere quelle braccia da vicino e personalmente; aveva sempre avuto il pallino per le braccia.

    Così tante cose di William la attraevano e intrigavano, così era una fonte di confusione per lei che lui pensasse che lei non volesse uscire con lui. Lui era più che uscibile. Certo, poteva essere un po' borioso all'inizio, ma lei lo avrebbe trascinato fuori. Voleva vedere William liberato.

    Praticamente saltellando nel suo appartamento, Buffy decise che avrebbe mandato un'email a William e detto che voleva portarlo fuori a cena. Avrebbe persino cucinato. L'avrebbe portato al suo ristorante e si sarebbero fatti un buco in un angolo, nascosti dal resto del mondo, e lui le avrebbe detto tutto di sé.



    Capitolo Dieci

    I can't shake this feeling from my head
    there's a devil sleeping in my bed
    watching you from across the way
    I cannot make this feeling go away

    I know it's not the right thing
    and I know it's not the good thing
    but kinda I want to

    I'm not sure of what I should do.
    when every thought I'm thinking of is you.
    all of my excuses turn to lies.
    maybe God will cover up his eyes

    I know it's not the right thing
    and I know it's not the good thing
    but kinda I want to

    Kinda I want to, Nine Inch Nails

    Buffy non vedeva l'ora di dire a Spike che si era fatta un nuovo amico. Sebbene, cosa gli avrebbe detto? Gli avrebbe detto che era un uomo, o avrebbe tenuto quel fatto per sé? Se lui avesse saputo che era un uomo, la loro relazione sarebbe cambiata? Avrebbe chiuso con lei? Lei non avrebbe potuto farcela senza di lui; aveva bisogno di lui.

    Mordicchiandosi il labbro inferiore mentre si loggava (maledetto modem), rifletté su cosa gli avrebbe detto esattamente, e se avesse dovuto. Fatti un giro, Buffy, si rimproverò. Vive a Londra al diavolo. Non è che ci incontreremo. Almeno non penso lo faremo.


    NEgirl: Ciao!
    Spikeme8: Ciao, come stai?
    NEgirl: Bene, e tu?
    Spikeme8: Io sto bene. Novità?
    NEgirl: Mi sono fatta un nuovo amico oggi!


    Le sue mani iniziarono a tremare. Avrebbe potuto farlo? Avrebbe dovuto farlo? Lui era suo amico, sarebbe dovuta essere in grado di dirgli tutto, e inoltre, era il 2006, in questo giorno ed anno un uomo e una donna poteva essere solo amici – Spike non doveva sapere che lei aveva una piccola cotta per William. Proprio come William non aveva bisogno di sapere che lei aveva un po' di cotta per Spike.


    Spikeme8: Oh? Chi è questa persona?
    NEgirl: Il suo nome è William.

    Il suo respiro si bloccò. Ecco il momento della verità. Cosa avrebbe detto?

    Spikeme8: Un uomo, eh? Com'è?
    NEgirl: E' Inglese come te, è specializzato in Inglese come te, è un tutor come te... hey... forse è il tuo sosia. Porti gli occhiali? Hai i capelli ricci?
    Spikeme8: Sono leggermente ricci... e biondi. Biondi ossigenati.
    NEgirl: Oh, io amo i ricci! I capelli di William sono piuttosto ricci e io voglio proprio giocare con i suoi ricci
    Spikeme8: Davvero?
    NEgirl: Si. Ma penso che lui avrebbe un colpo se lo facessi
    Spikeme8: Un solo modo per scoprirlo: Provalo.
    NEgirl: Assolutamente no. Lui mi ricorda te in altri modi...
    Spikeme8: Perché questo?
    NEgirl: E' timido; non si fida di se stesso... o di me. Non sono sicura di quale
    Spikeme8: Forse entrambi
    NEgirl: Forse...
    Spikeme8: Come hai conosciuto questo tipo?
    NEgirl: Veramente l'ho conosciuto alcuni giorni fa. L'ho salvato in biblioteca. Stava venendo infastidito e lui non l'aveva neanche capito. L'ho aiutato a liberarsi di un gruppo di idioti che cercavano di rubargli la valigetta e nascondergliela. Lui non è stato impressionato.
    Spikeme8: Non era grato?
    NEgirl: Non sul serio, no. L'ho invitato a sedere con la mia amica e me, ma mi ha snobbato. Penso che credesse che stessi cercando di 'proteggerlo'.
    Spikeme8: Non era così?
    NEgirl: No, volevo solo parlare con lui.
    Spikeme8: Per cosa?
    NEgirl: Lui mi affascina
    Spikeme8: In che modo?
    NEgirl: Sembra un tale tipo solitario. Aveva la testa bassa, non guardava nessuno per tutto il tempo, e stanotte alla nostra sessione di tutoraggio, era come se avesse paura di guardarmi la metà delle volte. Io voglio trascinarlo. È la mia missione trascinarlo fuori
    Spikeme8: Eliza, lui potrebbe non volere quello
    NEgirl: Tu non lo vorresti, vero?
    Spikeme8: Per la persona giusto, forse potrei. Non ci ho davvero pensato. È passato così tanto da quando ho incontrato la persona giusta
    NEgirl: Io voglio solo conoscerlo. C'è qualcosa in lui che mi parla.
    Spikeme8: Come cosa?
    NEgirl: Non riesco a spiegarlo. Penso solo che in qualche modo, lui è proprio come me. Riconosco qualcosa di me in lui.
    Spikeme8: E tu hai pensato questo quando l'hai visto in biblioteca?
    NEgirl: Sembra strano, lo so.
    Spikeme8: Non del tutto. È possibile cogliere il senso di una persona così... quindi lui non è stato recettivo, dici?
    NEgirl: Non sul serio. Ho grandi speranze comunque. Penso davvero che con un po' di tempo e pazienza, William ed io potremmo essere sul serio buoni amici.
    Spikeme8: Qual è il tuo piano?
    NEgirl: Primo, cena. Gli manderò un'email e gli dirò che voglio portarlo fuori a cena al ristorante. C'è una tale atmosfera rilassata; è obbligato a sciogliersi un pò.
    Spikeme8: Beh, amore, ti auguro fortuna. Se è niente come me, potrebbe non essere facile. Potrebbe avere del bagaglio, potrebbe non fidarsi prontamente o facilmente. Potrebbe essere una battaglia in salita
    NEgirl: Sono disposta a provare. Una volta che mi metto in testa qualcosa... che il cielo lo aiuti
    Spikeme8: LOL Oh, passerotto
    NEgirl: E sta anche dando un'occhiata al mio saggio per me. Tu sei stato in grado di leggerlo?
    Spikeme8: Non ancora, scusa amore. Sono stato impantanato
    NEgirl: Va bene, prenditi il tuo tempo. Allora, che c'è di nuovo? Niente?
    Spikeme8: Niente, ma tu sarai la prima a sapere dovesse sorgere inaspettatamente qualcosa
    NEgirl: Ho bisogno di dormire un pò. È stato un giorno impegnativo
    Spikeme8: Buonanotte, amore
    NEgirl: Buonanotte, Spike. In caso non te l'avessi detto ultimamente, sono davvero felice che siamo amici.
    Spikem8: Anch'io, amore, anch'io.

    ***

    William sedette all'indietro sulla sedia del computer nel suo appartamento, fissando lo schermo. Lei voleva essere sua amica. Sua. Lei voleva che lui fosse suo amico. Con dell'attento scavo, William era rimasto contento di scoprire che non c'era malizia da parte di lei, nessun sentimento che lei avesse bisogno di proteggerlo. Infatti, lei aveva detto che riconosceva in lui qualcosa che le era familiare. Molto come lui aveva riconosciuto qualcosa in Eliza che gli era familiare.

    Dire che era terrorizzato sarebbe stato sminuente, ma quello era tutto ciò con cui riusciva a venir fuori. Era assolutamente terrorizzato da questo scricciolo di ragazza che significava già così tanto per lui, che trovava incredibilmente attraente, e che sentiva già di conoscere ad un certo livello.

    E tuttavia, anche armato di quella informazione, era terrorizzato. Se lei avesse saputo quanto a lui importava, lei avrebbe potuto non avere niente a che fare con lui. Lei stava parlando di amicizia, e lui sapeva che stava già andando lungo un sentiero nel quale non avrebbe potuto voltarsi indietro una volta iniziato. Ma dannazione se riusciva a fermarsi. Come avrebbe potuto negarsi il piacere della sua compagnia, del suo sorriso, del suo affetto? Come avrebbe potuto negarsi la possibilità che Buffy potesse portarlo fuori dalla sua oscurità e alla luce? Solo parlare con lei online gli dava il senso che non fosse solo.

    A lei importava. Doveva farlo, giusto? A lei importava di Spike, lui lo sapeva, ma il modo in cui parlava di William – a lei doveva importare anche di lui... giusto? Per favore?

    Quindi, non glielo avrebbe detto. Non ancora. Non fino a quando non sarebbe stato sicuro della sua lealtà verso di lui, della sua sincerità e del suo affetto. Doveva essere sicuro. Non avrebbe dato di nuovo via il suo cuore così prontamente. Era in pericolo, si, ma c'era ancora tempo per salvarsi in qualche piccolo modo. Sperava.



    Capitolo Undici

    A: [email protected]
    Da: [email protected]
    Oggetto: Cena

    William,

    ho un piano, sei fortunato! Ho pensato che forse potremmo cenare insieme stasera. Io potrei portare i miei libri e altro e potremmo cenare, parlare, e studiare se ci sentiamo così disposti (io non mi sento così disposta). Che ne pensi? Potrei persino venire a prenderti! È molto progressista da parte mia, vero?

    Fammi sapere!

    Buffy

    ***

    A: [email protected]
    Da: [email protected]
    Oggetto: RE: Cena

    Buffy,

    La cena suona favolosa. Devo dirlo, mi hai fatto ridere all'ultima parte. Se non ti da fastidio, mi piacerebbe venire a prendere te. Sono ancora un gentiluomo, e sono ancora vecchio stampo. Capisco che non è un appuntamento, ma mi piacerebbe essere cavalleresco se posso. Fammi sapere dove vivi, per favore.

    William

    ***

    A: [email protected]
    Da: [email protected]
    Oggetto: RE: RE: Cena

    Se insisti, devo acconsentire. Come sono andate queste come grandi parole, eh? Io vivo in Maple Street, nel residence chiamato a proposito (e con originalità) Maple Ridge. Conosci la strada fin qui? Abito al terzo piano. 3C.

    Buffy

    ***

    A: [email protected]
    Da: [email protected]
    Oggetto: RE: RE: RE: Cena

    Buffy, non puoi assolutamente vivere lì! Io vivo lì! Sono al secondo piano, proprio sotto di te. 2D.

    William

    P.S. Amo le tue grandi parole. LOL

    ***

    A: [email protected]
    Da: [email protected]
    Oggetto: RE: RE: RE: RE: Cena

    *Cantando* It’s a small world after all; it’s a small world after all…

    Quanto è divertente questo? Vedi William, era destinato ad essere. Puoi pure arrenderti adesso. Siamo amici intimi, tu ed io. Tu sei ilo yin al mio yang, sei l'arachide al mio burro, Bobby alla mia Whitney. Okay, questo è probabilmente un brutto esempio. LOL

    Passa su alle 6 per favore!

    Con amore,

    Buffy

    ***

    A: [email protected]
    Da: [email protected]
    Oggetto: RE: RE: RE: RE: Cena

    Sarò lì alle 6. Mi fai ridere...

    William


    ***

    “Dammi una mezza possibilità e farò più che farti ridere” disse Buffy ad alta voce dopo aver letto l'ultima email di William. Girando nella sua sedia da computer, lanciò un'occhiata all'armadio aperto. “E rieccoci di nuovo”

    ***

    Okay, così questo non era un appuntamento. William l'aveva detto lui stesso nell'email, ma Buffy sentiva molto come se lo fosse. Infatti, realizzò, lei voleva che lo fosse. E l'ultima volta che aveva voluto un appuntamento era stato... così tanto tempo fa, che non riusciva più a ricordarlo. Prima, aveva giurato contro gli uomini, poi si era compiaciuta del suo status di single, e poi, beh, aveva deciso che voleva di più. Non voleva una veloce rotolata nel fieno o una storiella casuale. Voleva un incontro di menti. Voleva che ci fosse di del fisico, e più di ogni altra cosa, voleva essere la migliore amica di quella persona, e voleva che fosse il suo. Buffy si era da tempo messa in testa che doveva essere qualcuno di fantastico, non si sarebbe accontentata di qualcosa di meno. E William pensava, William era fantastico per lei.

    Un po' troppo presto per pensarla in questo modo, Summers? La provocò la sua mente traditrice.

    Non le importava. Tutto quello che voleva era tenersi stretta la sensazione che provava ora. L'impeto che sentiva, le farfalle nello stomaco che impazzivano ogni volta che William era in giro. Era una sensazione a cui valeva le pena stringersi per quanto potesse. E voleva toccarlo, voleva sentire quella pulsazione della sua vita, voleva sentire se la sua pelle avrebbe mormorato, come immaginava avrebbe fatto, quando lo avrebbe toccato.

    Va bene, quindi forse aveva più di una cotta per William. Era piuttosto possibile che lo desiderasse anche.

    Quando il campanello suonò, e lei fu certa che era pronta per andare, negli stessi jeans che aveva indossato nel suo ufficio questa volta accoppiati con una camicia bianca a maniche lunghe con una farfalla verde ed oro che ornava la parte di fronte, lei aprì la porta e sorrise brillantemente. “Ciao, William”

    Lui era lì in piedi nella sua camicia blu chiaro e in pantaloni cachi, la giacca di velluto a coste sempre presente. Sorrise, “Ciao Buffy. Pronta ad andare?”

    “Si. Com'è stata la camminata? L'hai trovata okay?” scherzò lei mentre afferrava la borsa e la giacca vicino la porta e la chiudeva dietro di lei. Lui ridacchiò e il suo interno si riscaldò al suono.

    “Sei una ragazza divertente” le disse lui e lei ghignò, facendo scivolare il braccio attraverso il suo, sperando che non gli desse fastidio. Quando lui non fece una mossa per districarla, Buffy si sentì in cima al mondo.

    “Allora Will, cosa pensi che mangerai? Io sto pensando ad un bell'hamburger succoso...”

    ***

    Fedele alle sue parole, lei prese quell'hamburger succoso e lo convinse a prenderne anche lui uno. Lui fu mortificato quando il suddetto hamburger succoso gli gocciolò lungo il mento, ma Buffy ridacchiò e si allungò attraverso il tavolo per pulirgli il mento proprio prima di gocciolare a sua volta.

    Risero insieme come una coppia di pazzi e William trovò l'allegria di lei e il suo spirito contagiosi. Era una ragazza vivace, e tuttavia aveva la testa sulle spalle. Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, non riusciva a capire perché lei fosse libera, e sperava Dio che questa notte non finisse. Le raccontò con facilità di come era cresciuto a Londra e trasferito negli Stati Uniti per perseguire la sua laurea in Inglese, desideroso di metter radici negli Stati Uniti piuttosto che in Inghilterra. Quando lei gli aveva chiesto perché, lui le aveva detto solo che era stanco di lì, e che era pronto ad andare avanti. Non un'autentica bugia, ne era stato stanco. Stanco di tutti lì che lo tormentavano e gli ricordavano Catherine e il suo tradimento.

    “William, posso farti una domanda personale?” chiese lei dopo quando i loro piatti furono ripuliti e sorseggiava il suo frullato al cioccolato. Aveva scelto un tavolo nell'angolo del ristorante, il vecchio ma famigliare ristorante con il tema di blu e bianco ovunque. Il separé in cui erano aveva un tavolo punteggiato di bianco e blu, i sedili erano blu, e Buffy promise, recentemente tappezzati. Le finestre erano leggermente macchiate dal traffico della giornata e Buffy gli assicurò che le pulivano ogni notte. Gli raccontò che poteva non sembrare molto, ma i proprietari erano efficienti nella loro pulizia. E ora voleva fargli una domanda personale.

    Lui annuì lentamente, “Certo”

    “Sei felice?”

    Lui inspirò un respiro irregolare e lo lasciò lentamente uscire. “Beh, penso che il fatto che debba pensarci per rispondere indichi no”

    “Perché?”

    “Sei una curiosona vero?” chiese lui con leggerezza, volendo liberarsi di questa linea di interrogatorio. “Tu sei felice?”

    “Si e no” lei sorseggiò il suo frullato e poi gli ondeggiò contro un dito. “E non pensare che non abbia capito cosa hai appena fatto qui, amico. Ti sto addosso, e torneremo a te”

    Lui rise, “Scommetto che lo faremo. Quindi, sei felice e tuttavia non lo sei?”

    “Sono felice con la scuola, ma non felice perché sto andando male in Inglese. Sono felice con la mia famiglia, probabilmente perché non li vedo così tanto, sono felice che sono sul percorso giusto, e sono felice con i miei amici ad un punto, ma sento come se qualcosa mancasse. Sono insoddisfatta. Com'è come aggettivo?”

    William ghignò, “Uno molto buono. Sai cos'è che manca?”

    Lei scosse la testa, “No, non lo so. Sento che se lo sapessi, starei bene, che tutto il resto andrebbe a posto, ma non lo so, ed è frustrante”

    “Hai menzionato che eri solamente felice con i tuoi amici ad un punto”

    Lei sospirò e annuì, “Si. Loro hanno tutti relazioni e sono così felici... Io non sono in quel punto e sento come se li ho superati con l'età o loro hanno superato me. Non sono sicura di quale. Mi sento come se volessi di più che andare in giro per club o prendere un drink in un bar durante il week end. Voglio parlare, connettere; voglio sentire che non sono sola con queste sensazioni così incredibilmente fuori luogo nel mondo”

    “Benvenuta nel mio mondo” mormorò lui, leggermente amaro. “Sono stato fuori luogo in questo mondo da quando sono nato penso. Non mi sento spesso parte di questo mondo per niente”

    “Forse è per questo che ci siamo incontrati?” lei fece la domanda con esitazione, la mise lì come una possibilità, e se lui non fosse stato d'accordo, l'avrebbe ritirata. Stava cercando la sua approvazione ed era strabiliante.

    Lui incontrò i suoi occhi, sentendosi cadere in loro. “Potrebbe essere”

    Lei sorrise leggermente. “E tu, William? Cosa ti stai perdendo?”

    “Tutto” Ti va di mostrarmelo?



    Capitolo Dodici

    Spikeme8: Allora, sei già uscita con William?
    NEgirl: Si. Siamo usciti a cena stasera, come avevo pianificato di fare.
    Spikeme8: E come è andata?
    NEgirl: Molto bene.
    Spikeme8: Ti dispiace approfondire?
    NEgirl: Non so se dovrei. Sento come se forse ho detto già troppo su di lui
    Spikeme8: Cosa vuoi dire?
    NEgirl: Non so, una parte di me sente come se lo stessi tradendo se ti dico cose su di lui
    Spikeme8: E l'altra parte?
    NEgirl: L'altra parte vuole qualcuno con cui parlare di lui
    Spikeme8: E gli altri tuoi amici?
    NEgirl: No, non posso farlo. Non solo non capirebbero perché sono tutti concentrati su loro stessi, ma loro hanno la possibilità di vederlo, forse conoscerlo un giorno e non voglio che conoscano niente
    Spikeme8: Perché no? Pensavo che questo fosse ciò che fanno i buoni amici
    NEgirl: William è speciale. Non voglio ancora condividerlo con loro. E' un uomo riservato e non voglio tradire la sua fiducia. Non so neanche se si fida già di me, ma non voglio rischiare.

    Buona risposta, Buffy, pensò William, sorridendo al monitor. Lei non si vergognava di lui, si vergognava dei suoi amici. E non voleva condividerlo. La sensazione frivola che provava era qualcosa che era sicuro di non aver mai sperimentato prima. Mai.

    Spikeme8: Hai detto ai tuoi amici di me?
    NEgirl: No, non capirebbero neanche questo.
    Spikeme8: Sono il tuo sporco piccolo segreto?
    NEgirl: Nient'affatto. Ho detto a William di te.
    Spikeme8: Davvero? Cosa ne pensa?
    NEgirl: Ha detto che era affascinato dalle relazioni online
    Spikeme8: Noi abbiamo una relazione, Eliza?
    NEgirl: Beh, siamo amici, giusto? Questa è una relazione. Devo prendere il dizionario?
    Spikeme8: LOL No
    NEgirl: Basta riguardo me. Come stai?
    Spikeme8: Sto bene, grazie, e mi piace parlare di te
    NEgirl: LOL Beh a me piace parlare di te
    Spikeme8: Trovi William attraente?

    William trattenne il respiro, aspettando la sua risposta. Doveva sapere. Lo stava uccidendo non sapere. Invece della sua solita risposta veloce, comunque, le ci volle del tempo per rispondere e lui entrò nel panico. Stava per squillarle quando lei rispose.

    NEgirl: Si
    Spikeme8: Hai dovuto pensarci?
    NEgirl: Si
    Spikeme8: Perché?
    NEgirl: Perché non ero sicura di come l'avresti presa


    Cosa significava quello? Si domandò William. Perché le importava cosa Spike pensasse dei suoi sentimenti per William? Sinceramente, stava proprio diventando sempre più confuso. Anche per me stesso, e io sono entrambi gli uomini!

    Spikeme8: Cosa vuoi dire?
    NEgirl: Non lo so
    Spikeme8: Io penso tu lo sappia
    NEgirl: Spike, non voglio parlarne. È privato
    Spikeme8: Se ti fa sentire meglio, non mi infastidisce
    NEgirl: Grazie. Immagino
    Spikeme8: Cosa significa questo?
    NEgirl: Stasera sei tutto domande! Penso che tu sia anche più affascinato da William di quanto lo sia io!
    Spikeme8: Mi dispiace, amore
    NEgirl: Possiamo cambiare argomento ora?
    Spikeme8: Di cosa ti piacerebbe parlare?
    NEgirl: Inghilterra. Londra. William mi ha raccontato un po' e ora voglio saper di più
    Spikeme8: Tipo?
    NEgirl: Solo com'è. Non sono mai stata lì, sono curiosa.

    E così William si lanciò in una descrizione della sua casa, assicurandosi di non dirle le cose che le aveva raccontato riguardo il luogo durante la cena. Le raccontò come Spike le avrebbe viste se fosse esistito, come se lui fosse stato simpatico e avesse avuto la città ai suoi piedi. Dirlo a lei gli fece quasi credere che avrebbe potuto avere l'immagine che aveva dipinto della sua vita.

    ***

    Il successivo paio di settimane sembrarono volare. Ogni possibilità che aveva, Buffy la trascorreva con William. Aveva preso a fargli visita nel suo ufficio e a pranzare con lui. Lui sembrava preferire nascondersi, e neanche a lei non importava molto considerando che aveva preso ad evitare ancora di più i suoi amici. Lei si sentiva proprio come una disadattata con loro, con William si sentiva più come se stessa e non una qualche versione zuccherosa di sé.

    Una notte lui l'aveva sorpresa ed era apparso al ristorante mentre lei stava lavorando e aveva cenato con lei nella sua paura, poi era rimasto fino a dopo l'orario per accompagnarla a casa. Avevano parlato di tutto e niente dai programmi televisivi che preferivano alla religione. Lui la sfidava, la faceva pensare, la completava. E le piaceva pensare di fare lo stesso per lui.

    L'unica lamentela che aveva era che lui poteva darle i suoi pensieri, a volte anche i suoi sentimenti, ma lei aveva ancora la distinta impressione che lui si trattenesse, e per quanto riguardava il suo passato e la sua vita privata, lui più che certo si tratteneva. Era frustrante, e Buffy aveva cercato di dirsi che lui si era aperto in altri modi e quando il tempo sarebbe venuto, lui avrebbe condiviso. Senza dubbio provocava la sua curiosità, il suo essere a labbra strette.

    Le ricordava Spike in quel modo. Ah, Spike; l'altro uomo nella sua vita per cui aveva meno tempo ora che trascorreva la maggior parte di esso con William. E così una notte quando William si chiamò fuori dall'uscire perché si sentiva male, Buffy immaginò fosse forse tempo di avere una lunga e bella chiacchierata con il suo amico.

    Spikeme8: Ciao straniera
    NEgirl: Ciao a te. Come stai?
    Spikeme8: Mi mancava la mia migliore amica
    NEgirl: Awww, davvero?
    Spikeme8: Naturale, amore. Come stai? Come sta William? Presumo sia lui colui con cui stai trascorrendo il tuo tempo.
    NEgirl: Come hai fatto ad immaginare? ??
    Spikeme8: Potrebbe essere l'email dell'altra notte che diceva: Fuori fino a tardi con William, chatterò con te più tardi
    NEgirl: *ridacchiando* Si, stiamo uscendo. Lui ne sembra stupito
    Spikeme8: Com'è?
    NEgirl: Sembra solo che lui non creda ancora che voglio uscire con lui, o che lui abbia accettato di farlo lol
    Spikeme8: Ah, amore, sono sicuro che è proprio onorato che qualcuno bello come te voglia trascorrere del tempo con lui
    NEgirl: Come lo sai questo? Non sai come sono, o com'è lui
    Spikeme8: Sto solo immaginando. So che devi essere bella, Eliza. E inoltre, l'hai descritto un po', lui sembra un po' un nerd
    NEgirl: *gasp* Non dirlo! William è brillante e gentile e dolce e penso sia assolutamente adorabile
    Spikeme8: Davvero?
    NEgirl: SI. E'... non riesco neanche a definirlo
    Spikeme8: Provo
    NEgirl: Io... sono temo di...
    Spikeme8: Perché hai così paura di dirmelo?
    NEgirl: Non lo so! Ho paura che se te lo dico andrai via!
    Spikeme8: Non andrò da nessuna parte, Eliza

    Buffy si morsicò il labbro inferiore e strinse le mani insieme prima di scrivere: Ho dei sentimenti per lui

    Spikeme8: Del tipo amico o di più?
    NEgirl: Di più.

    E trattenne il respiro, aspettando di vedere cosa avrebbe detto.

    Spikeme8: Lo ami?
    NEgirl: Penso che potrei innamorarmi di lui
    Spikme8: Perché?

    Lei lasciò uscire l'aria tra i denti e fissò lo schermo pensando, che diavolo?

    NEgirl: Che vuoi dire perché? Per tutte le ragioni che ho appena detto. Perché è così sorprendente per te che possa avere sentimenti per lui?
    Spikeme8: Mi dispiace amore; non lo intendevo in quel modo
    NEgirl: Allora come lo intendevi?
    Spikeme8: Mi ha solo sorpreso. Sei passata dal voler essere sua amica all'avere sentimenti per lui
    NEgirl: Spike, penso di aver sempre sentito qualcosa per lui
    Spikeme8: Davvero
    NEgirl: Già
    Spikeme8: Questo è qualcosa allora, non è vero? Ascolta, devo andare
    NEgirl: Sei arrabbiato con me?
    Spikeme8: No, amore, nient'affatto. Ti parlerò più tardi

    Prima che lei potesse rispondere, lui se ne andò. E' arrabbiato con me. Lo so. E' arrabbiato con me perché ho dei sentimenti per William. Beh, cosa si aspetta? William è qui in carne ed ossa! Sentendosi afflitta per se stessa, e sentendosi come se avesse appena perso una parte vitale di sé, Buffy si trascinò nel soggiorno e cercò di stordirsi con un po' di TV.

    ***

    William sedeva alla sua scrivania, fissando lo schermo in un completo stato di shock. Buffy si stava innamorando di lui? Era difficile per lui dare un senso a quel concetto. Ne era terrorizzato al pensiero.

    Principalmente perché era piuttosto sicuro di essersi già innamorato.

    Trattare i suoi sentimenti era una seconda natura, ma come rispondere a qualcuno che si sentiva in quel modo per lui? Era un'area in cui aveva poca esperienza, e lui non doveva sapere niente di quello.

    Immediatamente, fu invaso dalla colpa. Lei pensava di star parlando ad un amico fidato e lui stava usando le loro chiacchierate per ottenere informazioni da lei. Era una rottura della privacy ed era sbagliato. Per non parlare della sua reazione stupita all'apprendere che lei aveva sentimenti per lui che gli aveva quasi provocato di farsi scoprire domandando di voler sapere Perché? Era difficile resistere dal raccogliere informazioni; attraverso gli occhi di lui, era in grado di vedere una diversa versione di sé. Nei suoi occhi, lui era amabile. Desiderava solo che potesse convincere se stesso di questo altrettanto prontamente come si era convinta lei.


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    Capitolo Tredici

    Sdraiata in giro il giorno successivo e sentendosi dispiaciuta per se stessa, Buffy decise di visitare William. Malato o no, lei avrebbe preso una lattina di zuppa di pollo e l'avrebbe visto. Dopo che Spike se n'era andato rudemente la notte prima e l'aveva fatta sentire come se avesse fatto qualcosa di sbagliato, lei voleva vedere l'uomo in questione: vedere che lui era reale e lì e che era lui che voleva.

    Bussando alla sua porta, lei sentì quella familiare sensazione pizzicante, il nervosismo del vederlo – lo stesso tipo di sensazioni che aveva quando era al liceo con una cotta per il ragazzo più popolare della scuola. Com'era possibile che si sentisse ancora muta attorno a lui? Com'era possibile che diventasse tutta tremante? Quando sarebbe smesso? E voleva davvero smettesse? Erano sensazioni che lei associava con William ora, le davano un'ondata, un calore e un'impetuosità. Era una sensazione difficile con cui vivere senza per lungo tempo.

    La porta si aprì e William era lì in piedi in una camicia bianca increspata che era al momento sbottonata, blue jeans (non l'aveva mai visto in nient'altro che pantaloni con la piega!) ed era a piedi nudi. I suoi capelli erano umidi, i suoi riccioli aderenti al cranio. I suoi occhiali, sempre presenti, erano abbassati, dandole un flash dei suoi brillanti occhi blu. Lui li spinse in alto. “Buffy?”

    Lei allungò la lattina di zuppa. “Vengo portando doni”

    “Zuppa di pollo?” chiese lui scrutando la lattina.

    “Yup. Cura ciò che ti affligge. Una specie. A me non piace sul serio, ma è economica e mia madre insiste che ne abbia un po' a disposizione 'giusto in caso'”

    “In caso tu sia malata?” chiese lui; le labbra si contrassero in un sorriso.

    “Si. Penso si senta in colpa quando sono malata e la chiamo che lei è lì e io sono qui”

    “La fai sentire in colpa?”

    Lei ghignò. “Beh...”

    William ridacchiò, “Questo è quello che pensavo”

    “Quindi... posso entrare?” chiese lei speranzosa. Doveva ancora vedere il suo appartamento, sebbene lui avesse visto la sua scatola di scarpe e avesse commentato che era davvero una scatola di scarpe.

    Lui annuì e poi alzò un dito. “Aspetta. Devo solo sistemare un po'”

    “Will-” iniziò a dire lei, ma fu interrotta dalla chiusura della porta.

    Lei rimase lì in piedi di fronte alla sua porta, sentendosi un'idiota e sperando che nessuno arrivasse per vederla aspettare fuori la sua porta come una mendicante.

    Lei stava per colpire di nuovo la porta quando si aprì e lui si fece da parte, “Entra”

    Era un momento enorme, o almeno Buffy sentiva che sarebbe dovuto essere segnato come tale. Lui sapeva essere così estremamente riservato che lei non aveva mai pensato sarebbe stata accolta nella santità del suo appartamento. Si immaginava che avrebbe dovuto prima implorare. Ma, stava scoprendo che William era pieno di sorprese. Recentemente, mentre lui stava sfogliando la sua collezione di CD, lei aveva imparato che gli piacevano band come i Nine Inch Nails e gli Aerosmith.

    “Davvero?” aveva chiesto, stordita.

    Lui sorrise, “Si, perché? Pensi che ascolti solo musica classica per tutto il tempo o che altro?”

    “No” aveva detto sulla difensiva, ma lui sapeva. Lei avrebbe potuto dirlo dal ghigno sul suo viso. Qualche volta, nonostante i suoi migliori sforzi, lei lo stereotipava nella categoria del 'nerd'.

    Il suo appartamento era lui. Ed era enorme. Il suo soggiorno da solo era della misura del suo appartamento e lui l'aveva riempito con cose che mostravano il suo gusto eclettico nell'arte. Aveva quadri – Monet e Manet, e Renoir. Aveva piccoli animali divertenti fatti di argilla e sistemati sopra una libreria che era piena fino all'orlo di libri. Aveva maschere e strane sculture ed era proprio tutto lui. Lei girovagò verso la libreria per ispezionare e William si schiarì la gola, domandando la sua attenzione.

    Lei lo guardò senza parole e lo trovò ad arrossire. “Uh, la zuppa?”

    Stringendo gli occhi, lei lo studiò. “Sei imbarazzato?”

    “Un po', si”

    “Perché?”

    Lui la guardò come se lei dovesse sapere la risposta. “Buffy, colleziono cianfrusaglie”

    “Monet non è cianfrusaglie” gli disse lei.

    “Beh, non quello, ma l'altra roba-”

    “Deve averti parlato in qualche modo perché tu la comprassi. Non penso siano cianfrusaglie, William. Penso siano te”

    Lui sbatté gli occhi, stordito.

    “Allora, indicami la cucina” disse lei, svegliandolo dalla sua trance. “Ho una zuppa da fare”

    ***

    Quella mattina William aveva pensato che mettere distanza tra loro sarebbe stato imperativo, non importa quanto allettante fosse la sua compagnia. Aveva bisogno di tempo per pensare e processare. Per venir fuori con un piano – un piano per cosa esattamente? Per scappare via? Per farla smettere di innamorarsi di lui? Per farla smettere in qualche modo di essere già innamorata di lui? Non era qualcosa di cui era capace, e quando lei era apparsa sulla sua soglia di casa, sembrando favolosamente meraviglioso nei suoi pantaloni da yoga e felpa, non poté evitarlo.

    Buffy stava diventando velocemente una droga di cui aveva bisogno. Crogiolarsi nella sua vitalità e vita era qualcosa che era arrivato ad aspettare con ansia. Anche se i suoi sentimenti per lui erano basati su bugie che lui aveva composto e segreti che aveva mantenuto – di conseguenza, i suoi sentimenti erano in qualche modo falsi. Lui era incapace di essere Spike con lei, ed era incapace di dirle la verità sulla questione per paura di... beh, cosa c'era da temere a questo punto? Lei aveva ammesso i suoi sentimenti per lui. Forse avrebbe trovato gioia se lui glielo avesse detto.

    Ma aveva lasciato correre troppo a lungo adesso. Dirglielo ora l'avrebbe sconvolta per il fatto che lui non era stato schietto con lei. Lui si sarebbe sentito allo stesso modo. Si sarebbe sentito tradito, si sarebbe sentito come se lei gli stesse facendo uno scherzo, prendendosi gioco di lui – era quello che aveva pensato all'inizio quando aveva capito la verità. E dopo tutto lo scavo che aveva fatto come Spike...

    Quello che era meglio fare era mettere fuori Spike gradualmente. Farlo scomparire dalla sua vita così che lui non si sarebbe più sentito come se le stesse mentendo. Il che era vero. Quindi se lui avesse messo fuori Spike allora lui, William, avrebbe potuto... avrebbe potuto cosa? Dirle una storia simile a quella di Spike riguardo Catherine?

    Dannazione, si era messo in un vero casino vero? Come poteva sperare di avere qualcosa con questa donna con tutte le bugie che aveva composto e i segreti che aveva mantenuto? Se, naturalmente, lui voleva provare ad avere qualcosa con lei. Il pensiero lo terrorizzava. Lui non era capace con le donne. Aveva conosciuto solo Catherine, e quello era proprio ciò che lo aveva rovinato. Buffy era il tipo di ragazza che andava conquistata e corteggiata, che andava trattata come una Principessa ed entusiasmata. Lui non era neanche lontanamente simile a quel tipo.

    Supponeva avrebbe potuto utilizzare la sua ricca immaginazione – la stessa che aveva concepito Spike – e immaginare come l'avrebbe corteggiata se lui... se fosse stato qualcun altro tranne se stesso.

    “Non ho neanche mai chiesto come ti senti” disse Buffy mentre posava la sua ciotola di zuppa davanti a lui prima di scivolare sulla sua sedia di fronte a lui.

    “Mi sento meglio oggi”

    “Allora, avremmo potuto avere un panino o altro al posto di questo?”

    William ridacchiò, “Beh, questo è probabilmente per il meglio. Qualsiasi cosa si stia facendo ancora strada nel mio corpo sarà aiutata da questa zuppa di pollo medicinale”

    “Allora, ho consegnato il mio saggio ieri, volevo dirtelo”

    “Oh? Cosa ha detto il Dr. Levine?”

    “Non molto; mi ha solo accennato con la testa” Lei arricciò il naso, cosa che faceva spesso quando menzionava il professore scontroso. William non pensava che lei neanche lo capisse, ma lui lo trovava assolutamente adorabile.

    “Quello è un buon segno. Vuol dire che apprezza lo sforzo che stai cercando di metterci”

    “Beh, ho avuto un buon tutor”

    “Due se ricordo”

    “No... Spike si è impantanato con altra roba, non mi ha mai ridato il resto”

    Si, l'ha fatto. Non voleva che avessi due serie di annotazioni simili. Non sono così bravo a mantenere questa sciarada.

    “Allora, voglio vedere questa enorme collezione di film che hai. Forse potremmo vederne uno?” chiese Buffy con speranza.

    William sorrise, “Sicuro, amore”

    La schiena di lei si raddrizzò e la sua testa si alzò all'attenti. “Cosa hai detto?”

    Okay, questo è facile da uscirne. “Ti ho chiamato 'amore'. E' un vezzeggiativo noi Inglesi usiamo spesso. L'hai già incontrato prima?”

    Lei annuì, “Spike mi chiama così qualche volta”

    William sorrise, “E' piuttosto comune. Ti da fastidio?”

    “Nient'affatto. Mi piace. Mi fa sentire speciale, anche se è comune”

    “Tu sei speciale” disse lui così piano, che non era sicuro lei lo avesse sentito fino a quando lei gli sorrise luminosamente.

    “Grazie”

    “Allora, cosa ti piace? Una commedia? Un dramma?” continuò lui.

    “Hmmm... immagino che dovrò solo vedere” e sorrise malvagiamente.

    Più tardi, mentre sedevano sul duro divano di William, Buffy mise la testa sulla sua spalla e mormorò. “Va bene?”

    Se lui avesse saputo quanto lei era terrorizzata di chiedere, lui sarebbe potuto essere confortato dalla sua paura. Tuttavia, lui aveva la sua con cui fare a lotta. “Si” le disse con voce roca.

    “Rilassati, William. Non mordo; beh... non mordo forte”

    Lui ridacchiò, sentendo un po' della tensione lasciarlo. Ora cosa fare? Mettere il braccio attorno a lei o solo sedere lì senza muoversi? Istinto, doveva seguire l'istinto su queste questioni, tranne che non aveva nessuna idea di cosa l'istinto gli stesse dicendo di fare perché era troppo preso dalla sua testa!

    Buffy rise allora a qualcosa sullo schermo e William si rilassò. Lei era impegnata nel film e non si preoccupava di cosa lui avrebbe dovuto fare. Lei stava seguendo il momento. Quindi, allora, lui avrebbe preso spunto da lei e avrebbe seguito il momento con lei.



    Capitolo Quattordici

    “Dove sei stata ultimamente, Buffy?” domandò Willow una settimana più tardi quando finalmente si unì con la sua amica nel caffé comunitario.

    Buffy alzò lo sguardo, appoggiando la mela e sorridendo nel modo falsamente allegro alla 'felice di vederti'. Normalmente durante questo periodo lei sarebbe stata con William a pranzare, ma lui aveva uno studente che andava a vederlo così non era disponibile al momento. Buffy non aveva visto Willow affatto da quando lei e William avevano iniziato a trascorrere del tempo insieme, e odiava ammetterlo ma non le era mancata così tanto. Aveva trascurato di rispondere alle sue telefonate e solo una volta ogni tanto aveva risposto alle sue email. Aveva cercato di dirsi che era solo impegnata – e lo era – con William. Sembrava molto meglio dare la colpa alla scuola e simili invece di dire che era perché stava trascorrendo il suo tempo con un altro. Poi sarebbe sembrato come se stesse mandando via Willow il che... si, lo stava facendo.

    Era solo che con Willow si sentiva come se non riuscisse ad essere all'altezza delle sue aspettative. Willow era tutta concentrata sulle lezioni ed Oz e tutto girava attorno a questo. Buffy era desiderosa di più. Voleva esplorare e sperimentare, voleva stare in piedi fino a tardi a parlare con Spike di reincarnazione o stare in piedi fino a tardi a parlare con William di cose sciocche come rituali per dormire. Con entrambi gli uomini, la conversazione si muoveva a spirale e cambiava costantemente e lei lo trovava divertente e affascinante. Si sentiva ispirata. Chi sapeva che Buffy Summers potesse essere un po' intellettuale? Chi sapeva che la sua mente desiderava più di quello che voleva il suo corpo?

    Sebbene... doveva ammetterlo... stando attorno a William così tanto, si era ritrovata con il corpo che lo voleva proprio come faceva la sua mente. Infatti, stava trovando difficile tenere le mani per sé. Da quel giorno in cui lui le aveva permesso di posare la testa sulla sua spalla lei aveva preso a far scivolare il braccio attraverso il suo mentre camminavano, a toccare il suo braccio mentre parlavano, e qualsiasi altro modo in cui potesse toccarlo senza sembrare troppo ovvia. Lui non ci aveva mai attirato su l'attenzione, quindi lei immaginava che andasse bene. E avrebbe continuato a farlo fino a quando lui o l'avesse fermata o lei avrebbe trovato abbastanza coraggio per baciarlo.

    “Sono stata in giro” disse Buffy con naturalezza.

    “In giro dove?” domandò Willow, sedendosi di fronte a lei.

    “Lavoro, lezioni... tutoraggio”

    “Hai un tutor?” lei disse la parola 'tutor' come se fosse una sconcezza. Willow non avrebbe mai concepito l'idea di avere uno di quelli.

    Buffy annuì, mordendosi il labbro per trattenersi dal risponderle.

    “Per quale classe? Inglese?”

    “Sarebbe quella”

    “Okay, ma che altro sta succedendo?”

    “Io uh, beh, sto tipo uscendo con William”

    “Chi è?” chiese Willow, corrugando le sopracciglia per la confusione.

    “Quel tipo nella biblioteca? Quello alla lettura di poesia?”

    Willow la fissò. “Me lo ricordo vagamente. Non era un po'... nerd?”

    “Non è un nerd. È dolce e divertente e si, è incredibilmente intelligente, ma non mi guarda dall'alto in basso”

    “Whoa, whoa, whoa... Buffy, hai una cotta per lui?”

    “No. Siamo solo amici” disse Buffy con indignazione, guardando oltre la testa di Willow. Come un radar, sembrava sempre avvertire quando William era in giro. Lui si stava dirigendo verso di loro, testa bassa come al solito e Buffy lo chiamò. Lui alzò lo sguardo e sorrise e poi corrugò la fronte quando vide Willow voltarsi.

    “Io uh, devo tornare indietro” disse rudemente e si voltò sui tacchi, andando via.

    “Will-” iniziò a chiamarlo Buffy, ma lui era andato.

    Willow si voltò. “Sembra affascinante”

    “E' timido” scattò Buffy.

    Willow alzò una mano. “Sto scherzando”

    “Non prenderti gioco di lui. Tanta gente lo fa già. C'è poco da meravigliarsi se il ragazzo si sente solo e si emargina”

    “Buffy, davvero, sto scherzando. Mi dispiace. È davvero così timido huh?”

    “Si” Probabilmente non aiuta che gli ho detto che ti evito. Probabilmente pensa che tu sia una bestia psicopatica.

    “Beh, mi piacerebbe incontrarlo. Ufficialmente”

    Buffy la occhieggiò curiosa. “Davvero?”

    Willow annuì. “Naturale! È tuo amico. Qualsiasi tuo amico è amico mio. Voi siete solo amici, giusto?”

    “Già...” replicò Buffy pensierosa.

    “Allora... cosa fai domani sera? Vuoi andare ad un'altra lettura di poesia con me?”

    Rianimandosi, Buffy annuì. “Si, voglio. Penso che William potrebbe andare”

    “Grande, beh, scoprilo”

    “Lo farò” Buffy sorrise e si alzò, raccogliendo le sue cose. “Andrò a trovarlo ora”

    “Buffy, non puoi sederti e parlare con me per un po'?”

    “Ti chiamerò” disse Buffy rudemente e corse via alla ricerca di William.

    ***

    “Knock, knock.”

    La testa di William girò per vedere Buffy in piedi nel vano della porta, che gli sorrideva brillantemente. Non c'era giorno che passava senza che pensasse a quanto era bella. E sembrava che lo diventasse sempre più ad ogni giorno che passava.

    “Ciao, amore”

    “Oooh, adoro quando mi chiami così” disse lei felicemente, sedendosi sulla 'sua' sedia. “Perché te ne sei andato così?”

    Lui guardò in basso, accigliandosi. “Non sono così bravo nelle situazioni sociali, Buffy”

    “Era solo Willow, e si, so che ho detto che non voglio parlare molto con lei in questi giorni, ma è ancora una specie di amica e volevo che tu la incontrassi”

    William scosse la testa. “Scusa. Non posso farlo”

    “Perché no?”

    “Non le piacerò”

    “Non la incontrerai perché pensi che potresti non piacerle? E se fosse il contrario?”

    “Buffy-”

    “William, non hai nulla di cui vergognarti. Forse se smettessi di pensare che sei qualcosa di cui vergognarsi o da prendere in giro, scopriresti un intero altro mondo davanti a te”

    William saltò su e si profilò minaccioso su di lei. “Tu non sai niente di me! Come osi venire qui e iniziare a dire a me come vivere la mia vita” le urlò. “Sei tu quella che non riesce più a sopportare quelle persone e pensi che io sarò accettato? Forse sei tu quella che sente il bisogno di essere accettata. Forse ti piace uscire con me così neanche tu devi fronteggiare il mondo. Forse senti che io sono un qualche caso speciale che hai bisogno di salvare. Me la cavavo proprio bene senza di te prima Buffy. Ho scelto di essere in questo modo, quindi lasciami stare”

    Lui stava tremando di rabbia e Buffy lo fissava, mezza spaventata e mezza arrabbiata e ferita. In piedi, mantenendo il contatto visivo con lui, lei strinse i pugni lungo i fianchi. “Non ho mai pensato a te come ad un mio caso speciale, ma scusami se mi interessa di te e voglio vederti felice. Puoi essertela cavata bene senza di me, William, ma non eri in nessun modo felice. Tu non sei-”

    “Non avere la pretesa di sapere come mi sento, Buffy”

    “Non devo pretendere. Lo vedo. Tieni la testa bassa ovunque vai, eviti la gente come la peste e cerchi così tanto di renderti così piccolo cosicché nessuno possa vederti”

    “Vengo solo ridicolizzato quando mi vedono!”

    “Tu glielo rendi facile. Tu non ti lasci uscire. Ti nascondi. Ti fai piccolo. Loro possono vederlo, riescono a sentirlo e ti usano come preda. Sei un ragazzo sorprendente, William, lo sei e io voglio solo che tu lo veda in te stesso. Voglio solo-”

    “Vattene, Buffy”

    Lei gelò. “C-cosa?”

    “Ho detto vattene. Non voglio avere questa discussione con te. Fino a quando non sai cantarmi un motivetto diverso, non voglio sentirlo. O mi accetti così come sono o te ne vai”

    Lei fece un passo lontano da lui e William sentì il suo cuore spezzarsi a metà. Voleva così tanto allungarsi verso di lei e attirarla vicino, voleva stringerla a lui, baciarla, amarla, Dio – voleva tutto. Tuttavia non osava, lui proprio non osava.

    “Io ti accetto” mormorò lei. “Tu non accetti te stesso. Addio, William”

    Lui rimase lì in piedi; immobile, a fissare la porta e ad ascoltare i rumori dei suoi passi andare lungo il corridoio e giù per le scale. Valle dietro, idiota. Lei è la cosa migliore che ti sia mai capitata. Tu la ami, hai bisogno di lei. Senza di lei il sole scompare e tu sei da solo, al buio. Valle dietro!

    Ma non riusciva a far muovere i suoi piedi. Tremando, chiuse la porta e si sedette sulla dura e fredda sedia di legno e si fece un bel pianto.



    Capitolo Quindici

    I’d rather die than give you control
    Head Like a Hole, Nine Inch Nails

    Bow down before the one you serve
    You’re going to get what you deserve

    Head Like a Hole, Nine Inch Nails

    L'istante in cui Buffy fu fuori, si voltò, mise la mano sulla porta, pronta a tornare dentro e a sistemare le cose con William. Strappando via la mano, scosse la testa, “No”. Alzando lo sguardo al suono di risatine di scherno, trovò alcuni studenti che la guardavano. Lanciandogli uno sguardo fuorioso, corse lungo le scale. Voleva andare il più lontano possibile dal dipartimento di Inglese. Voleva andare lontano da William al momento. Mai tenere ad una persona così tanto, amarla, oserebbe dire, le aveva causato così tanto dolore. Non era una cosa buona che lei volesse aiutarlo? A meno che naturalmente lui non si veda come bisognoso di aiuto. In quel caso, potrebbe sentirsi come se non ci fosse niente da aiutare. I suoi occhi si riempirono di lacrime e lei lottò per tenerle a bada, prendendo profondi respiri mentre si faceva strada attraverso il campus. Si sarebbe sistemato da solo. Sì. Fra alcuni giorni, sarebbe andata a trovarlo e si sarebbe scusata. Lei lo accettava, sul serio. Era lui che non accettava se stesso e pensava automaticamente che nessun altro lo facesse.

    “Buffy, aspetta!”

    Merda. Willow. Fermandosi e asciugandosi le lacrime, si voltò a salutare l'amica. “Ciao, Wills”

    “Cosa c'è che non va? Cosa è successo?”

    Dannazione, come lo faceva? Come sapeva?

    “Niente, sto bene” disse Buffy, cercando di sembrare il più calma e naturale possibile.

    Willow scosse la testa, l'espressione severa. “Non ci credo. Stavi piangendo”

    “Willow-”

    “Cos'è successo con William per farti piangere?”

    Buffy guardò in basso. “Niente”

    “Buffy, andiamo. Eravamo solite essere molto vicine io e te. Non pensare che non abbia notato come ti sei tirata indietro da me. Puoi parlarmi, sai. Riguardo tutto”

    Il suo labbro inferiore tremolò, Buffy lasciò le lacrime che le pungevano dietro gli occhi, cadere. “Abbiamo litigato. Mi ha detto di andarmene”

    La bocca di Willow formò una 'O'

    “Non è davvero un cattivo ragazzo, lui non è-” Buffy si precipitò a difenderlo.

    “Ti ha detto di andare via? Si, sembra proprio un principe. Buffy, da quando hai iniziato a frequentarlo, hai evitato me, Oz e Xander”

    “Cosa stai cercando di dire, Willow?”

    “Che lui ti sta tenendo lontana da noi! E tu lo stai difendendo!”

    “Queste sono sciocchezze! William non detta legge su chi posso o non posso vedere”

    “Quindi allora è per tua volontà che non vuoi vederci più?”

    “No, non è questo! Solo io - io sono innamorata di lui!” spiattellò Buffy. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era avere gli amici che aveva da sempre iniziare a giudicare William e distorcerlo in qualcosa di tremendo. Adesso, lei aveva bisogno di aiuto. Aveva bisogno di sapere cosa fare per sistemare le cose.

    Willow la fissò. “Davvero?”

    “Si! Lo sono da un po' adesso”

    “Perché non me l'hai detto?”

    “Non volevo lo giudicassi” Facendo una pausa, Buffy scosse la testa. “Grande. Nel suo pensare che tutti aspettino solo di prenderlo in giro, mi ha fatto pensare la stessa cosa”

    “Buffy, di cosa stai parlando?”

    Buffy guardò l'amica timidamente. “Hai del tempo?”

    Willow annuì, “Tutto il tempo del mondo”

    ***

    La coppia andò al ristorante per caffè e dolce, vale a dire gelato e torta al cioccolato. Buffy svuotò tutto riguardo William, tenendo fuori Spike. Un passo alla volta. Sembrava veramente bello tirare fuori tutto, raccontare a qualcuno che era davanti a lei e vivo, non ad uno schermo di computer e ad una persona dall'altra parte che poteva solo immaginare.

    Quando ebbe finito, Willow divenne silenziosa, mescolando la crema nella sua tazza riempita di nuovo di caffè. “Buffy, forse dovresti prenderti una pausa da lui adesso”

    “Ma e se lui ha chiuso con me?” chiese Buffy, la paura che si alzava in lei e le provocava di sentirsi come se non riuscisse a respirare.

    “Lascialo venire da te per una volta. Mi sembra che tu abbia iniziato tutto. Forse a lui piace il modo in cui era. Forse davvero lui non vede problemi ed è solo frustrato che tu lo faccia”

    “Stai dicendo che lui potrebbe non volermi davvero attorno?”

    “No, non sto dicendo questo, ma, Buffy, lui è un uccellino ferito e tu hai un debole per gli uccellini feriti. L'hai sempre avuto. E tutto quello che loro hanno fatto è fartela addosso. Loro o prendevano quello che avevi da offrire e correvano via o prendevano quello che avevi da offrire e se ne risentivano dopo. William potrebbe ricadere in entrambe le categorie. Lascia solo sistemare le cose per ora. Lascia stare”

    Fissando il tavolo in formica, Buffy annuì, lasciando gocciolare una singola lacrima lungo la guancia. “Okay”

    “Guarda, andremo alla lettura domani e ci divertiremo”

    “William potrebbe essere lì”

    “Quindi? Lui ha bisogno di sapere che la tua vita andrà avanti. Non dargli il potere di farti rannicchiare e nascondere”

    “Giusto, okay” disse Buffy piano.

    “Un po' più di intraprendenza, per favore?”

    “Giusto. Okay” disse Buffy più fermamente adesso. “Andrò domani sera e mi divertirò con te-”

    “E Oz”

    “E Oz”

    “E farai sì che lui venga da te”

    Buffy deglutì. “E farò sì che lui venga da me”

    “Brava ragazza” disse Willow, sorridendo largamente.

    Eccetto che, e se non lo fa? Pensò Buffy preoccupata.

    ***

    Fu con gambe tremanti che Buffy entrò alla lettura di poesia la sera successiva con Willow. Avrebbero incontrato Oz lì. Lei si sentiva fuori forma. Era preoccupata per la sua relazione con William, non era stata in grado di parlare con Spike la notte precedente dato che lui non si era loggato e si sentiva persa. Una volta, sarebbe andata da Willow e si sarebbe fidata immensamente con i suoi problemi, ma ora, ora sentiva che William la conosceva meglio. Era William che lei voleva, ed era William che la stava rifiutando.

    Non appena entrarono nel café, lei fece un giro veloce della stanza e non lo vide. Istantaneamente, si rilassò. Forse non sarebbe venuto allora.

    “C'è Oz” disse Willow eccitata e Buffy permise all'amica di trascinarla.

    Oz non era solo. Aveva qualcuno con lui. Un ragazzo. Buffy guardò Willow che semplicemente scivolò nella sua sedia accanto ad Oz e gli baciò la guancia.

    Il ragazzo si alzò, un tipo di taglia media con corti capelli castano chiaro e caldi occhi azzurri. Non chiari come quelli di William. Il tipo allungò la mano. “Ciao, sono Riley. Piacere di conoscerti”

    Buffy sospettò un imbrogliò, ma non poteva esserne sicura. Di sicuro Willow non avrebbe... no? Guardò l'amica che le sorrise abbagliandola. Forse avrebbe.

    “Ciao” disse Buffy, allungando la mano. “Sono Buffy”

    “Vai a Northeastern?” chiese Riley, risedendosi.

    “Si, tu?” chiese Buffy, sedendosi accanto a lui.

    “Si. Sono uno specializzato in scienza politica come Oz”

    “Oh. Io sono una specializzata in psicologia”

    “Interessante. Sto seguendo psicologia 101 ora. Lo trovo affascinante. Ascolta, vado a prendere un caffè, vuoi niente?”

    “Io, uh, posso venire con te” balbettò Buffy, non volendo che Riley trattasse questo come un appuntamento. Non era un appuntamento.

    “Non devi-”

    “Insisto”

    Riley sorrise con facilità, “Okay”

    Fu mentre erano in fila e Riley le stava dicendo quello che pensava di Freud che il cuore di Buffy le cadde nello stomaco, il che subito dopo le cadde ai piedi. William era arrivato. Era di nuovo seduto in un angolo sul davanzale, guardava in basso al taccuino in mano sul suo grembo. Quando era arrivato? L'aveva vista? Lei non voleva più farlo questo. Non voleva essere lì, non voleva che la vedesse, non voleva vederlo, non voleva comportarsi bene con Riley e fingere di stare bene, e che tutto andasse bene quando non era così.

    “Buffy, stai bene? Sembri un po' pallida”

    Buffy alzò gli occhi su un Riley preoccupato. “Sto bene. Non sono più così assetata ora”

    “Vuoi andare a sederti?”

    Lo voleva, ma quello avrebbe significato camminare da sola fino al tavolo, e nonostante non volesse che William la vedesse con Riley, non voleva neanche tornare indietro da sola. Perché oh perché era così spaventata tutto ad un tratto? Era il confronto che temeva? William non era il tipo polemico... sebbene avesse fatto un fragoroso lavoro nello spremerla il giorno prima. Quello la fece capitolare con rabbia verso di lui. Che si fotta. Willow ha ragione. Non gli darò nessun potere su di me. Nessuno avrà potere su di me in quel modo. Se vuole essere un idiota e far fare a me la parte del cattivo, allora bene. Può essere idiota tutto da solo.

    Dopo che Riley ebbe ordinato il suo caffé, Buffy inserì il suo ordine, sorridendo dolcemente a Riley e dicendogli che aveva cambiato idea, tornò indietro al tavolo con lui, assicurandosi di sorridere molto a Riley.

    Sistemandosi nella sua sedia, Buffy fronteggiò Riley, voltando la schiena a William, e quando la lettura iniziò, lei osò uno sguardo nella sua direzione. Lui la stava guardando. La sua espressione era vuota, ma i suoi occhi, i suoi brillanti occhi chiari, erano micidiali.

    E lei tornò a sentirsi in colpa e a provare dolore. Era una menzogna e non poteva farlo. Lacrime le pizzicarono gli occhi con suo orrore e cercò per quanto poteva, ma non riusciva a calmarsi.

    E' questo l'amore? Non mi sono mai sentita così prima, non questo... dolore.

    Alzandosi su gambe tremolanti, afferrò rudemente la borsa. “Mi dispiace” mormorò lei.

    “Buffy? Che succede?” chiese Willow, preoccupata.

    “Devo andare” disse velocemente Buffy. “E' stato bello incontrarti Riley, mi dispiace” E corse, corse via dalla libreria il più veloce che i suoi piedi e gli stivali neri le consentissero.

    L'adrenalina la colse al suo palazzo e non appena fu dentro l'ingresso, una mano le si agganciò al braccio. Sobbalzando alzò gli occhi per trovare uno William arruffato che la fissava.

    “Will-”

    Ma fu tutto quello che riuscì a tirar fuori prima che le labbra di lui si schiantassero sulle sue. Il pavimento scomparve, il mondo scomparve, e tutto quello che rimase, era William, che la raccoglieva tra le braccia e le baciava via il respiro. Mio Dio, dove ha imparato a farlo? Fu il suo solo pensiero coerente.

    La lingua di lui le schioccò contro le labbra e lei lo invitò dentro di buon grado. Lui giocò a nascondino con la sua lingua – proprio come l'uomo – e Buffy si sentì piagnucolare quando lui si separò dalle sue labbra per lasciare entrambi respirare.

    Alzò gli occhi su di lui, stordita. Un po' della sua rabbia se n'era andata, ma non molta. Lui la liberò e fece un passo indietro velocemente come l'aveva stretta. “Ti sei divertita, Buffy, huh? Ti è piaciuto prenderti gioco di me?”

    Il suo tono era freddo, così freddo che lei tremò come se l'inverno gli fosse uscito dalla bocca e l'avesse avvolta. “Di cosa stai parlando?” mormorò lei.

    “Tu, tutta sopra quel clown troppo cresciuto!” urlò lui.

    Riguadagnando un po' di fuoco e forzandosi di non essere intimidita da lui, Buffy si raddrizzò, “Non sarei stata con lui se tu non fossi stato un tale idiota! Hai reso chiaro che non vuoi avere niente a che fare con me ieri”

    Ringhiando – William ringhiò – balzò su di lei, afferrandole stretto i bicipiti. “Stupida ragazzina. Pensi questo? Pensi che è quello che sta succedendo sul serio? Sei maledettamente dappertutto? Sei dentro di me, tutto attorno a me – non riesco a liberarmi di te!”

    “Vuoi liberarti di me? Allora liberati di me!” lo sfidò lei, cercando di sgusciare via dalla sua stretta d'acciaio.

    Lui la portò a sé ancora una volta, le labbra che le schiacciavano le sue, ferendole. La schiena di lei sbatté contro il muro – e poi il muro si aprì, o no, era l'ascensore.

    Lei strappò via le labbra da quelle di lui solo per un secondo prima che fosse sbattuta in un altro muro dentro l'ascensore. Se William avesse premuto un bottone per uno dei loro piani lei non lo sapeva. Tutto quello che sapeva era la sua bocca sulla propria. Lo strinse, chiudendo a pugno le mani nella sua giacca e portandolo più vicino che poteva.

    Strappando via la bocca da quella di lei, lui la guardò con ardore, “E' questo quello che vuoi, Buffy?”

    “Si” mormorò lei.

    “Perché?” domandò lui, prendendole un seno a coppa in mano.

    “Io-io ti voglio”

    “Nessun'altra ragione?” chiese lui, facendo viaggiare la sua mano lungo il fianco di lei, sopra il suo stomaco e fino al bottone dei suoi jeans. Il respiro di lei si bloccò quando lui lo slacciò.

    Gli occhi di lei si chiusero alla sensazione della mano di lui che si spostava lentamente dentro le sue mutandine.

    “Che altro?” disse lui, a voce più alta questa volta.

    “Io – io ti amo, William”

    Lui ghignò e la baciò proprio quando il suo dito scivolava in lei. Buffy strinse i suoi bicipiti, la testa che cadeva all'indietro sul muro dietro di lei e gli occhi si chiudevano tremolando.

    Il campanello l'avvertì del fatto che erano a qualsiasi piano William avesse scelto, ma a lei non importò fino a quando lui si tirò indietro da lei e la fissò. Era rimasta in attesa. Gli occhi di William brillarono con una combinazione di desiderio e rabbia e lui uscì camminando all'indietro dall'ascensore, piegando il dito verso di lei per seguirlo.

    Questo era un lato di lui che non aveva mai visto prima. Beh, l'aveva visto un po' quando le aveva urlato contro il giorno prima, e in qualche modo lei sapeva che lui aveva della passione dentro, ma questo... lui era diverso. Provocante. Dominante. Arrogante.

    Era incapace di resistergli comunque; incapace di cercare di ottenere quello che voleva, e quello che voleva era lui. Quindi lo seguì, come ipnotizzata. Erano al piano di lui, notò lei distrattamente. Lui sembrava calmo quando aprì la porta del suo appartamento, non tremante di anticipazione o di desiderio come era lei.

    Una volta dentro, lui accese appena la luce prima di afferrarla verso di sé, baciandola fino a renderla priva di sensi. Possessivamente. Appassionatamente.

    “Lo vuoi ancora?” chiese lui con voce roca.

    “Si” mormorò lei.

    Le sue mani si tuffarono sotto la camicia di lei ai lati, alzandola e togliendola, svelando il reggiseno rosa al suo sguardo. Lui la fissò avidamente e con velocità aprì la chiusura da davanti. Quando i suoi seni vennero liberati, lui li prese a coppa nelle sue mani e ne succhiò uno nella bocca.

    Questo era troppo, sarebbe esplosa. “Oh, Dio” mormorò lei, gemendo, e quando lui le pizzicò un capezzolo, lei boccheggiò.

    “Ti piace un po' violento, Buffy?” chiese lui, alzando lo sguardo su di lei e ghignando.

    Lei deglutì e si strinse nelle spalle. “U-un p-pò”

    “Andiamo” disse lui e le prese la mano, conducendola nella sua camera da letto. Il suo intimo santuario. Lei l'aveva vista una volta sola, per poco tempo, ed era buio. Tutto quello che era riuscita a distinguere era stato un grande armadio, una scrivania con un computer e il suo letto matrimoniale.

    Una volta dentro, lui accese la luce sul muro e poi la attenuò. Lei si sentì a disagio, in piedi lì con la maglia e il reggiseno andati.

    “Vai sul letto, Buffy” le ordinò lui e lei immediatamente andò come una moglie perfetta. Il suo letto aveva una trapunta e cuscini blu marino, poteva vedere un lampo di lenzuola – erano bianche. Con la coda dell'occhio, riuscì a vederlo togliersi le scarpe e i calzini.

    Alzando su di lui gli occhi spalancati, il corpo teso per l'anticipazione, lei guardò William togliersi la giacca, tutto mentre la guardava guardarlo. Tuttavia non si tolse la camicia sotto. Lei la fissò, spingendolo a toglierla, ma lui non fece nessun movimento per farlo.

    “Perché non ti togli gli stivali e i calzini?” suggerì lui e lei assentì. Come faceva ad avere questo potere per farla diventare un'automa? Il suo potere su di lei era semplicemente sorprendente.

    Quando i suoi stivali e i calzini furono tolti, lei si fece indietro, pronta a finire di togliersi i pantaloni quando notò che non si era preoccupata di richiuderli una volta che erano usciti dall'ascensore. Quello provava solo quanto allettante fosse William per lei.

    “Non farlo” disse lui, allungando una mano. “Voglio quel lavoro” e le sorrise maliziosamente. “Prendi la pillola?”

    Lei annuì e lui avanzò lentamente verso di lei, sorridendole sfrontatamente. Piegandosi, afferrò i passanti dei suoi jeans e tirò, i jeans scivolarono in basso, le mutandine cercarono di seguirli, solo per rimanere indietro sulle sue cosce. Lo sguardo di lui era uno affamato. Lui era il grande lupo cattivo e stava per mangiarla.

    Non poteva aspettare.

    Dopo aver fatto scivolare giù le sue mutandine, lui chiese, “Hai mai giocato con te stessa, Buffy?”

    “Si”

    “Giochi con te stessa e pensi a me?”

    Le sue guance si infiammarono. “Si”

    “Mostramelo”

    “C-cosa?”

    “Mostrami come giochi con te stessa. Voglio guardare”

    “Will, io-”

    “Vuoi che anche io giochi con me stesso? Ti farebbe sentire meglio?”

    Oh mio Dio, si. Lei annuì comunque, e fece scivolare una mano sopra il suo stomaco e poi in basso fino alla sua fica rasata, allargando un po' le gambe.

    “Più larghe” ordinò lui e lei obbedì, allargandole di più, piegando le ginocchia e alzandole così che se lui avesse scelto di entrare in lei in qualsiasi momento, avrebbe trovato casa. “Fallo”

    Sentendosi sia imbarazzata che eccitata, più certamente incapace di fermarsi, Buffy separò le sue pieghe con un dito e sfregò un'unghia contro la sua clitoride. “Oh” boccheggiò e si morse il labbro.

    “Sei bagnata, amore?”

    “Molto” gemette lei e circondò la clitoride con un dito. Era così bollente che era già pronta ad esplodere come un razzo. “Per favore” implorò, alzando gli occhi su di lui supplichevole.

    Ghignando, lui si sbottonò i pantaloni blu marino e li lasciò cadere. Sotto indossava boxer blu. Era duro e il suo cazzo stava uscendo leggermente dall'apertura dei suoi boxer. Invece di togliersi i boxer tuttavia, lui tirò solo il suo cazzo attraverso l'apertura e lo accarezzò. Era enorme. Lungo e grosso e liscio, o almeno sembrava liscio. Non riusciva a togliere gli occhi dal suo cazzo. C'era qualcosa di così erotico nel guardarlo masturbarsi con i boxer ancora addosso. Forse perché lei era ancora completamente nuda e lui non lo era. Forse perché lei si sentiva controllata e in mostra per lui. La femminista in lei stava urlando, ma alla donna lasciva in lei che voleva questo e voleva William, alla parte che lo amava, non importava.

    “Continua, amore, dimmi quanto sei bagnata”

    Lei era ancora più vicina ora, ascoltandolo parlare. “Will” implorò lei, desiderando così tanto che lui la toccasse e mettesse fine al suo tormento. Voleva sentirlo toccarla, sentire la sua pelle sulla sua, sentire il suo cazzo duro dentro di lei.

    Lui accarezzò il suo cazzo lentamente, “Cosa c'è?”

    “Per favore, Will, ti voglio”

    Avvicinandosi lentamente al letto, lui si inginocchiò e le afferrò le caviglie, facendola scivolare sul bordo del letto, le gambe che ciondolavano ai lati. Lei smise di accarezzarsi.

    “Continua a farlo” domandò lui, e lei sfregò di nuovo un'unghia contro la sua clitoride.

    Poi la sua lingua fece contatto con la sua fica e lei venne istantaneamente. Fu tutto quello che ci volle. Lui non aveva fatto molto, ma Dio, aveva fatto così tanto allo stesso tempo. Lei stava tremando dappertutto, le gambe frementi. E William lappò la sua venuta, allargandole le labbra vaginali e lanciando la sua lingua dentro di lei.

    Lei era pronta a venire di nuovo nell'arco di secondi e proprio prima che lo facesse, lui si fermò. Buffy piagnucolò e si allungò verso di lui.

    “Scivola indietro come prima” le disse lui.

    Lei tornò nella posizione e quasi pianse di sollievo quando lui si sdraiò sopra di lei, ma voleva sentire la sua pelle, aveva bisogno di sentire la sua pelle sulla propria. Si allungò per i bottoni della sua camicia e lui la fermò, afferrandole le mani e allontanandole. Muovendosi contro di lei, Buffy gemette quando i suoi boxer le strofinarono contro la clitoride. Oh Dio.

    “Lo vuoi ancora?” chiese lui con un mormorio rude.

    “Si, William, per favore” implorò lei e gli mise le mani sui boxer, iniziando a spingerli. Lui le allontanò le mani.

    “Perché, perché lo vuoi?” domandò lui.

    “Perché ti amo”

    La sua testa a fungo le divise le labbra e lei trattenne il fiato in attesa. Lui si fermò, ghignando. “Vuoi ancora entrare nella mia testa?”

    “Si, William, si” boccheggiò lei, cercando di non spingersi contro di lui, sapendo in qualche modo che sarebbe stata una pessima mossa e che lui sarebbe stato arrabbiato con lei.

    “Allora entra dentro di me mentre io sono dentro di te” e si spinse in avanti, riempiendola con il suo cazzo.

    Buffy urlò; il suo orgasmo ancora più intenso dell'ultimo.

    Scivolando all'indietro lentamente, lui balzò in avanti e lei poté sentire il materiale dei suoi boxer strofinarle contro la clitoride con ogni balzo in avanti. Era in sovraccarico, era troppo, troppo... faceva male e tuttavia, oh Dio, era così fottutamente bello.

    I suoi occhi si chiusero serrandosi e lei alzò la testa, baciandolo, assaggiando se stessa su di lui. Le sue spinte divennero sempre più forti e poi improvvisamente, lui si fermò. Gli occhi di lei si spalancarono e caddero negli azzurri di lui.

    “Cosa?” chiese lei senza fiato. Poi lo guardò, lo guardò sul serio e fu stordita dall'espressione sul suo viso. Via era andato l'uomo arrogante, provocante e forte che la stava dominando e davanti a lei c'era un uomo con l'amore scritto su tutto il viso. Lui la stava guardando come se lei fosse un angelo caduto dal paradiso proprio per lui.

    “Buffy” respirò lui e appoggiò la fronte alla sua, gli occhi chiusi.

    Buffy sentì come se avesse fatto qualcosa di sbagliato, anche se lui di sicuro non sembrava come se fosse arrabbiato per qualcosa che lei aveva fatto. Voleva chiedere, ma non riusciva a parlare.

    E poi lui iniziò a muoversi di nuovo, le sue spinte ancora una volta forti mentre i suoi occhi bruciavano nei suoi. Più veloce e più forte andava, martellando dentro di lei fortemente. Se avesse tolto i boxer, la stanza si sarebbe riempita dei rumori delle loro pelli che si colpivano a vicenda.

    Le unghie di lei graffiarono la sua schiena vestita e lei nascose il viso nel suo collo, urlando il suo nome mentre veniva ancora una volta, quasi perdendo i sensi per l'intensità. Sollevando la testa all'indietro e facendo sì che la testa di lei fosse buttata all'indietro sul letto, lui ruggì il suo nome e spinse tre volte velocemente prima di zampillare dentro di lei. E poi collassò sopra di lei, la testa sulla sua spalla, e lei avvolse i suoi arti attorno a lui, finalmente facendo correre le mani attraverso i suoi riccioli che erano leggermente umidi sul collo.

    Voleva dirgli ancora che lo amava, voleva mormorarglielo all'orecchio cosicché lui sapesse, senza dubbio, che lei era sua – mente, corpo, cuore e anima. Ma le parole erano bloccate e lei troppo spaventata di rovinare il momento.



    Capitolo Sedici

    If she says come inside, I’ll come in side for her
    If she says give it all, I’ll give everything to her
    I am justified
    I am purified
    I am sanctified
    Inside you

    Sanctified, Nine Inch Nails

    Alzandosi dal corpo morbido e piegato di Buffy, William scivolò fuori da lei con un gemito e un senso di perdita. Guardandola, lei aveva un'espressione di incertezza e paura sul suo adorabile viso. Lui sorrise dolcemente.

    “Bisogno di niente, amore? Una doccia? Acqua? Qualcosa da mangiare?”

    Lei lo guardò con occhi socchiusi e si schiarì la gola, iniziando a muovere gli arti. “Io uh potrei usare il tuo bagno? E dell'acqua?”

    William scese dal letto e allungò la mano per aiutarla. Con un'espressione di gratitudine, lei la prese, gli occhi allontanati sui boxer che lui aveva tenuto per un breve secondo prima che le indicasse la porta del bagno che era proprio vicino alla sua camera da letto. “Hai bisogno di una t-shirt?” le chiese lui.

    “Io – beh, io - perché?”

    “Per dormirci?”

    Lei sbatté gli occhi. “Vuoi che rimanga?”

    “Non vuoi farlo?” chiese lui, incapace di tenere fuori dalla sua voce la rabbia all'idea che lei potesse non voler rimanere.

    “Oh, no, lo voglio, solo io... non pensavo tu volessi che lo facessi”

    Lui si ammorbidì a quello, e sentì un'ondata di colpa. L'aveva trattata come un giocattolo. Non l'aveva trattata affatto come la donna che gli piaceva, che aveva cara, che amava. Le aveva dato ordini e non si era neanche tolto i dannati boxer e la camicia... qual era lo scopo di quello? Degradarla di più? E per cosa? Perché – perché lei lo aveva fatto sentire. L'aveva reso geloso, gli aveva tenuto su lo specchio e non gli era piaciuto. Questo non doveva succedere. La sua vita era semplice, gli piaceva il semplice. Okay, quelle erano cazzate. Odiava la sua maledetta vita. Odiava tutto di lei, ma dannazione se sapeva come cambiare. Non c'era niente per lui da fare tranne che vivere come faceva.

    Buffy la stava rovinando, e per quello, lui l'aveva cercata per metterla al suo posto. Lo rimpiangeva adesso.

    Dandole un bacio sulla punta del naso, sorrise dolcemente. “Voglio che rimani”

    Il viso di lei si illuminò come un albero di Natale e il suo cuore si gonfiò. Ora aveva senso di colpa a palate. Lei lo amava. L'aveva detto, lui l'aveva visto nei suoi occhi, nel suo intero viso, nel modo in cui lo toccava e lo stringeva. Glielo aveva fatto ammettere e non aveva mai lasciato vedere niente dei suoi propri sentimenti. Perché lei non avrebbe dovuto pensare che lui non la volesse lì?

    Prendendole la mano, la condusse al suo comò e tirò fuori una t-shirt verde militare. “Ecco qui, amore”

    “Grazie, William” mormorò lei e si diresse verso il bagno in tutta la sua gloria nuda. Dio, era splendida.

    Lei era la singola cosa più bella su cui avesse mai posato gli occhi e lo amava. Quando l'aveva baciato mentre facevano l'amore – o piuttosto, scopavano dato il modo in cui lui aveva iniziato – l'espressione sul suo viso, l'intensità e il bisogno nudo e la disperazione sul suo viso avevano smorzato tutti i suoi pensieri di punirla. Quel bacio era pieno del disperato bisogno di essere vicino a lui. In quel momento era stato riempito di soggezione, amore e del bisogno di aver caro lei e la loro prima volta insieme. Stare dentro di lei era stato... era un sogno che diventava realtà e una scopata punitiva non era solo una cosa crudele da fare a lei, ma anche a lui stesso. Aveva bisogno di lei, aveva bisogno di sentire il suo amore e il suo calore proprio quanto lei aveva bisogno di sentirlo e darlo a lui.

    Era un tale bastardo.

    Mentre prendeva l'acqua, la sentì uscire dal bagno e camminare scalza fino alla cucina. Sorridendo gentilmente, le porse un bicchiere e lei mormorò il suo grazie prima di prendere un sorso. Lui la fissò, chiaramente non aveva pensato a cosa il vederla con i suoi vestiti avrebbe fatto alla sua libido. I suoi capelli erano arruffati, le labbra carnose, il viso stava brillando. Aveva di certo l'alone de 'ho appena fatto sesso'.

    Senza una parola mise giù il suo bicchiere e poi prese quello di lei e lo mise giù. Lei alzò gli occhi su di lui, sbigottita. Ghignando, lui si piegò e la baciò, portandola più vicino con un braccio avvolto attorno alla vita e affondando una mano nei suoi capelli.

    Lei gemette nel suo bacio famelico e gli avvolse le braccia attorno al collo, alzandosi sulla punta delle dita per avvicinarsi di più. Dopo aver fatto scivolare la mano nei suoi capelli giù fino alla sua vita, lui l'alzò da terra e iniziò a riportarla a letto. Aveva bisogno di averla di nuovo. Ora.

    Caddero sul letto assieme e Buffy lo tirò, volendolo più vicino. “Buffy, aspetta” disse lui, boccheggiando alla ricerca di aria.

    “Cosa? Cosa c'è?” chiese lei senza fiato.

    Tirandosi indietro, lui si alzò e si strappò via i boxer ed eliminò rudemente la camicia. L'espressione di meraviglia e gioia sul viso di lei fu quasi la sua rovina. “William” mormorò. “Sei così... meraviglioso”

    Lui scosse la testa, improvvisamente timido – divertente questo. “No, amore, sei tu quella meravigliosa”

    Gli occhi di lei incontrarono i suoi. “Davvero lo pensi?”

    Come faceva a non saperlo? Scosse la testa, “Buffy, come fai a non saperlo?” chiese lui, incapace di tenere i suoi pensieri per sé.

    Lei scrollò le spalle. “Non lo so, non ci ho mai pensato”

    “Beh, permettimi di assicurarti” e si arrampicò su di lei, “che tu” continuò, alzando e togliendo la t-shirt, e poi sistemandosi tra le sue gambe, “sei la donna più bella che abbia mai visto. Sei maledettamente meravigliosa, Buffy”

    Lei sorrise e lo baciò dolcemente mentre lui faceva scivolare una mano tra di loro e le prendeva a coppa il sesso, facendo scivolare un dito appena dentro per vedere quanto fosse bagnata. Era zuppa. Bene, lui aveva bisogno di essere in lei, specialmente dato che lei stava gemendo il suo nome. Afferrando il suo cazzo, lo fece scivolare su per la sua fenditura, raccogliendo i suoi succhi sul suo cazzo.

    “Will, per favore...” gemette lei, dimenandosi nelle sue braccia, alzando i fianchi e cercando di prenderlo dentro.

    Dio, la amava.

    Spingendo i fianchi in avanti, si immerse in lei e i suoi occhi si chiusero. Dio, era calda e bagnata e cazzo, era stretta. L'avrebbe fatto durare. L'avrebbe reso delicato e giusto. Iniziò un lento movimento dondolante, le prese la mano, intrecciò le loro dita, e le posò sopra la testa di lei. Piegandosi, le lavò i seni con la lingua e lei piagnucolò il suo nome.

    “William...” mormorò lei dolcemente.

    “Si, amore? Parlami, cosa c'è, dolcezza?”

    “Ti amo” boccheggiò lei e lo baciò disperatamente.

    Ti amo anch'io, pensò lui e aumentò il suo ritmo. Lei lo stava risucchiando dentro di sé e gli spingeva contro ad ogni affondo – in breve, non sarebbe durato molto a lungo.

    “Sei così bella” mormorò lui, punteggiandole di baci il viso. “Così perfetta”

    “Oh, Will...” mormorò lei e poi buttò la testa all'indietro, e urlò il suo nome.

    Alcune altre spinte e lui fu lì, incapace di trattenersi di più mentre le pareti di lei si stringevano attorno a lui, massaggiandolo. Boccheggiando il suo nome, venne dentro di lei.

    “Will... sono stanca ora” disse lei con aria assonnata e si avvolse attorno a lui come aveva fatto la prima volta.

    “Andiamo, amore” mormorò lui, tirandosi fuori da lei e sentendosi improvvisamente perso ora che non le era dentro. Alzandosi, l'aiutò a farlo a sua volte e poi la rimise a letto, arrampicandosi dietro di lei e raccogliendola tra le sue braccia.

    Lei gli sorrise assonnata. “Ti amo, William”

    Lui la baciò allora e lei si rannicchiò contro di lui mentre lui le accarezzava i capelli dorati, le parole 'Ti amo anch'io, Buffy' che gli bloccavano la gola. Togliendosi gli occhiali e sistemandoli sul comodino, e con le lacrime negli occhi, finalmente la seguì nel sonno.



    Capitolo Diciassette

    William si svegliò prima di Buffy; le sue braccia attorno a lei, i loro corpi a cucchiaio. Il suo calore gli penetrava dentro e si sentiva in pace.

    La sensazione non durò a lungo.

    Allontanandosi dal suo corpo, lui roteò sulla schiena e fissò il soffitto, che era tutto confuso senza i suoi occhiali. Che diavolo ho fatto? Si domandò. La ragazza mi ama. O così dice comunque, e ora ho iniziato questa cosa da cui non riesco ad uscire. Avrei dovuto andarmene via quando ho saputo che lei si stava innamorando di me. Avrei dovuto andarmene via quando ho saputo che io mi stavo innamorando di lei.

    Beh, non c'era tempo migliore del presente, pensò mentre strisciava fuori dal letto e si vestiva velocemente con i vestiti eliminati. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era un intrigo così. Era già innamorato perso e Buffy... Buffy l'avrebbe piuttosto odiato se e quando avesse scoperto la verità sulla sua identità. Da solo era meglio per lui, non insieme, non con una persona attaccata a lui. Sicuro, diventa solitario essere, beh, soli, ma era meglio che lasciarla a terra, era meglio che scoprire un giorno che lui non era proprio abbastanza uomo per lei e che doveva andare avanti. Lui era socialmente disadattato e non si sarebbe mai mischiato nel suo mondo. Per quanto a Buffy piacesse vantarsi e vendersi come un essere in qualche modo solitario, non lo era, e questo periodo che stava attraversando, non sarebbe durato a lungo. Presto, avrebbe voluto stare con i suoi amici, socializzare e vivere la vita e quelle erano le cose che lui non era proprio bravo a fare. Aveva già visto il disprezzo che la sua amica Willow aveva per lui. Semplicemente non si adattava al suo mondo, e se Willow avesse avuto il suo dire, avrebbe spinto via William e l'avrebbe rimpiazzato con – con qualcuno simile all'enorme idiota che si stava rincretinendo su Buffy la sera prima.

    La gelosia crebbe in lui. Non avrebbe mai dimenticato la sensazione che aveva provato vedendo Buffy parlare con quel tipo. Avrebbe anche potuto sparargli al cuore. Si era forzato a non mostrare che lo infastidisse – aveva davvero imparato alla grande l'arte della 'faccia da poker', ma quando lei era corsa fuori, chiaramente turbata, aveva dovuto andarle dietro. Voleva farle dire cosa sentiva – cosa di cui solo Spike era informato – voleva farle dire che era lui quello che aveva voluto per tutto questo tempo.

    Aveva fatto quello che aveva cercato di fare, va bene. E se Buffy l'avesse davvero amato, allora avrebbe visto la notte precedente come un segno che fossero in una relazione. Non poteva averlo questo, lui era incapace di questo. Aveva fallito nel far sì che Catherine lo amasse sul serio – tutto quello che lei aveva visto era il suo denaro. Da qualche parte nel retro della sua mente, anche lui l'aveva saputo. Aveva solo sperato che dando tempo, lei si sarebbe davvero innamorata di lui. La sua lezione era stata di non fare troppo affidamento sulla speranza e il desiderio.

    Dopo aver fatto del caffè e dei toast, William si sedette al tavolo della sua cucina e aspettò che Buffy si svegliasse. L'avrebbe mandata a casa.

    ***

    Gemendo mentre si svegliava, Buffy rotolò e si allungò alla ricerca di William solo per trovare il posto accanto a lei freddo e vuoto. Corrugando le sopracciglia, si tirò a sedere.

    “William?” chiamò, la voce roca dal sonno.

    “In cucina, Buffy”

    Gettando all'indietro le coperte, Buffy scese dal letto e fece correre le mani tra i capelli prima di infilarsi la sua camicia che era per terra. Si mosse lentamente, in modo esitante. Il cuore, in quel preciso momento, le stava in gola. Qualcosa non andava. Qualcosa era sbagliata. Questo non era come si era immaginata di svegliarsi. Si era immaginata di svegliarsi nelle sue braccia, forse fare l'amore, forse parlare un po', ridere, e fare piani per la giornata.

    Quella era solo una idea totalmente romantica?

    Arrivando da oltre l'angolo in cucina, Buffy entrò con attenzione, le mattonelle fredde sotto i suoi piedi nudi. Strattonò il bordo della sua camicia e lo trovò al tavolo della cucina che leggeva il giornale. Lui alzò gli occhi su di lei. “Dormito bene?”

    Lei annuì, cercando di leggerlo. Non stava arrivando a niente.

    Lui mise giù il giornale e disse, “Ho un incontro con uno studente tra circa un'ora”

    “Durante il fine settimana?”

    “Si, qualche volta devo attenermi ai loro orari, non ai miei”

    “Oh, beh, si--”

    “Quindi, ti dispiacerebbe...?”

    “Hai bisogno che me ne vada?” chiese lei, sentendo il cuore precipitarle dalla gola ai piedi.

    “Beh, si”

    “Li incontrerai qui?”

    “No, all'ufficio, ma non c'era davvero ragione per te di rimanere”

    “Oh, beh, si naturale. Um, vuoi che ci vediamo dopo?”

    “Ho del lavoro da fare, quindi non sono sicuro di potere” Si alzò e le diede un bacetto sulla guancia. “Improvvisiamo, si?”

    Buffy annuì silenziosamente, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. Stava ricevendo il benservito? Di sicuro lo sembrava.

    “Faccio un salto in doccia. Puoi uscire da sola, vero?”

    Lei annuì di nuovo, spaventata che se avesse parlato, avrebbe pianto. Mentre William se ne andava via, Buffy rimase lì in piedi, sentendosi completamente stordita. Dopo due pieni minuti durante i quali aveva fissato la stanza senza davvero vederla, Buffy si mosse in camera da letto e si vestì velocemente con i suoi vestiti. Voleva uscire da lì prima che William avesse finito con la sua doccia. Proprio come la scorsa notte, era sicura che in quel caso, qualsiasi mossa sbagliata l'avrebbe fatto arrabbiare.

    Una volta nell'ascensore, Buffy crollò contro il muro e boccheggiò. Si sentiva come se avesse trattenuto il fiato per tutto il tempo quella mattina. E poi vennero le lacrime. Cosa aveva sbagliato? Perché l'aveva sbattuta fuori? L'aveva fatto arrabbiare? L'aveva ferito?

    Entrando nel suo appartamento, Buffy rimase in piedi nel corridoio che conduceva al suo soggiorno e al resto dell'appartamento e ripeté gli eventi della notte. No, non aveva fatto niente di sbagliato. Gli aveva detto che lo amava, aveva fatto l'amore con lui-

    Era fare l'amore? O solo scopare? La prima volta lui... lui l'aveva sotto controllo. Le aveva fatto fare cose per il suo piacere. Aveva tenuto i suoi fottuti vestiti addosso la prima volta. Quello che l'aveva eccitata all'epoca – e francamente, spaventata – ora la faceva ribollire di rabbia. La femminista in lei aveva urlato per uscire fuori alcune volte, ma il suo amore e il suo desiderio per William avevano annebbiato il suo giudizio e l'aveva lasciato – l'aveva lasciato usarla. Tutto quello che aveva voluto la scorsa notte era stato amarlo. E avere lui che la riamava. Sperava, pregava, desiderava che lui la riamasse, che avessero fatto l'amore e che ora fossero insieme.

    Ma lui l'aveva sbattuta fuori. L'aveva praticamente spinta fuori la porta!

    La sua mente era in subbuglio. Aveva bisogno di parlare con qualcuno, aveva bisogno di sfogarsi, e aveva bisogno di sapere cosa fare adesso. Lanciandosi nella sua camera da letto, si loggò online per parlare con speranza con Spike. Lui non era lì. Con le dita volanti sulla tastiera, gli scrisse un'email.

    Spike,

    Devo parlarti. Disperatamente. Non mi preoccuperò neanche di girarci intorno. Ho dormito con William la scorsa notte, due volte. La prima volta lui si è tenuto i vestiti addosso. Beh, non tutti i vestiti, ma i suoi boxer e la camicia. Mi ha fatto, beh; diciamo che è stato un voyeur. Mi ha controllata! Mi ha ordinato cosa fare fino a quando sono stata così spaventata di fare una mossa senza farlo incazzare, beh, sai cosa? Dopo tutto questo, IO SONO INCAZZATA!!!


    La seconda volta che abbiamo fatto sesso, lui è stato così dolce e tenero e si anche tolto tutti i vestiti, ma poi questa mattina MI HA SBATTUTO FUORI LA PORTA!!! Era come se non riuscisse a sbarazzarsi di me abbastanza velocemente.


    Spike, sono così arrabbiata con lui, ma maledizione, sono innamorata di lui e gliel'ho detto. Grande, ora sto piangendo di nuovo. Non so cosa fare. Ho fatto qualcosa di sbagliato? Posso sistemarlo? Non capisco. Sei un ragazzo, decifra questo per me.


    Andrò a crogiolarmi ora.


    Buffy


    ***

    Il secondo in cui William sentì “C'è posta per te”, ci cliccò su, sorpreso di trovare un'email da Buffy. Beh, naturale. Stava scrivendo a Spike. Doveva dirgli della sua notte con lui. La sua mano si attardò sopra il mouse. Aprire e leggerla, o solo cancellare? Stava invadendo i suoi pensieri, stava invadendo quella che si supponeva essere una conversazione segreta riguardo lui con il suo “amico” Spike.

    L'aprì, ammettendo che sì, era debole. Si sentì ancora più un idiota quando la lesse. L'aveva fatta piangere? E lei aveva capito il suo degradarla...

    Era questo quello che voleva giusto? Questo gli avrebbe reso facile chiudere le cose e tornare alla sua vita com'era prima che Buffy Summers vi si infiltrasse e ne prendesse possesso.

    L'aveva fatta piangere...

    Doveva sistemarlo questo. Sarebbe andato lì più tardi, e l'avrebbe portata fuori a cena. Cena e basta. Poi avrebbe cercato di non fare l'amore con lei e sarebbe andato a casa come un bravo ragazzo. Solo essere in sua presenza lo eccitava come mai nient'altro prima. Solo sapere che lei era lassù era abbastanza per farlo impazzire. La voleva.

    L'amava.

    E l'aveva trattata uno schifo.

    Avrebbe trovato un modo per mettere fine alle cose, e in qualche modo rimanere amici perché l'idea di lei completamente fuori dalla sua vita non si adattava bene non importa quanto lo facesse a pezzi.

    E lei pensava che lui controllasse lei?



    Capitolo Diciotto

    Quando Buffy aveva detto che si sarebbe crogiolata, intendeva sul serio. Si fece la doccia, si vestì e andò in drogheria ad afferrare una busta di Reese’s Peanut Butter Cups, gelato alla crema di biscotti burro di arachidi e cioccolato, e una grande busta di patatine. E poi noleggiò Harry, ti presento Sally e andò a casa, si raggomitolò sul suo divano e mangiò ingordamente.

    Dopo il film, controllò la sua email. Nessun messaggio da Spike. Dopo essere tornata nel soggiorno, si sedette e fissò lo schermo TV. Un qualche show era in onda che lei non conosceva e che non le interessava. Tutto quello che le interessava era William.

    Non dovrei essere arrabbiata con lui? Pensò. Non dovrei odiarlo per quello che ha fatto? Naturale, non ero esattamente restia la scorsa notte, vero? Ma questa mattina, lui proprio... come se fossi la sua puttana. È questo l'amore? È questo che si suppone io senta? Pensavo dovesse rendere una persona felice, non triste. Come è possibile? Non che abbia molto con cui paragonarlo. Tutti gli uomini con cui sono stata erano in realtà ragazzini. Non mi hanno mai interessata nel modo in cui fa William. Qualsiasi dolore mi abbiano causato era un'infatuazione, non vero amore. Questo è... questo è dolore.

    Tirandosi le ginocchia al petto, Buffy appoggiò la testa su un lato e fissò nel vuoto. Aveva spinto troppo? Troppo forte? Lui la stava punendo per quel giorno nel suo ufficio quando aveva voluto che incontrasse Willow?

    Un colpo alla porta la allontanò dai suoi pensieri e lei saltò. Un rapido sguardo all'orologio le disse che erano quasi le sette. Srotolandosi, camminò fino alla porta e l'aprì, lasciando su la catena.

    William.

    Lei lo fissò. “Ho preso la tua camicia o che altro?” spiattellò. Era divertente come in un battito di ciglia le sue difese potessero alzarsi dopo il mancarle e il domandarsi cosa aveva sbagliato.

    Lui scosse la testa, “No, non l'hai fatto. Posso entrare?”

    “Perché?”

    “Voglio vederti”

    “Perché?”

    “Buffy, puoi solo lasciarmi entrare per favore?”

    Lei voleva dire no, voleva mostrargli che lui non poteva semplicemente scartarla così e poi aspettarsi di apparire come se niente fosse successo. “Non farò sesso con te” spifferò.

    “Non ti sto chiedendo questo”

    Lui sembrava serio, dispiaciuto anche.

    Dopo aver chiuso la porta e tolto la catena, lei fece un passo indietro e aprì la porta, lasciandolo entrare.

    Lui entrò come fosse incerto. “Come stai?”

    “Bene. Come è andata la tua sessione di tutoraggio?”

    “Bene”

    “Beh... sono felice che ci siamo aggiornati allora”

    “Cosa stai facendo?” chiese lui, entrando ulteriormente.

    “Solo uh, stavo guardando un film...”

    Lui si voltò verso di lei, “Hai mangiato la cena?”

    “No” disse lei lentamente, pensando chr aveva comunque mangiato una busta di dolcetti al burro di arachide, gelato e patatine.

    “Lascia che ti porti fuori”

    “Perché?”

    “Ho bisogno di una ragione per portarti fuori?”

    “Beh... si” e trattenne il fiato per la risposta.

    Allungandosi, lui le mise dei capelli dietro l'orecchio. “Voglio portarti fuori, tutto qui” le disse dolcemente. “So che sono stato un po' brusco questa mattina”

    Lei lo capì allora, cosa stava facendo. Cosa stava dicendo senza dirlo. Si stava scusando. La domanda era, l'accettava, o gliela respingeva in faccia?

    “Okay” accordò lei piano. “Ho solo bisogno di cambiarmi” e iniziò ad andare nella sua stanza quando William le afferrò il braccio e la portò nelle sue braccia, baciandola dolcemente.

    Le sorrise. “Grazie”

    Sentendosi come un mucchio di poltiglia, Buffy si diresse nella sua camera da letto. Avrebbe potuto ripensare alla condizione “no sesso”.

    ***

    Lui la portò fuori a mangiare pasta, la riempì di cibo, dolce e vino e poi la portò a casa. L'accompagnò alla porta come un gentiluomo e le diede un bacetto sulla guancia, augurandole la buonanotte. Questa volta, fu lei a fermarlo.

    “Will” disse lei, afferrandogli la manica della camicia.

    Lui si voltò, “Si?”

    Lei si morse il labbro inferiore e lo guardò con timidezza. “Vuoi entrare per un po'?”

    “Non penso sia una buona idea, Buffy”

    “Perché no?” chiese lei, mettendo il broncio.

    “Perché hai detto no sesso, e se entro, potrei non essere in grado di tenere le mani per me”

    Piegandosi lei lo baciò dolcemente. “Allora non farlo”

    Lui chiuse gli occhi, “Buffy...” li spalancò.

    “Non mi vuoi?”

    I suoi occhi scattarono e lui la fissò con un'intensità che riuscì a farla andare a fuoco. “Non dubitare mai che io ti voglia. Non hai idea di quanto, ma sto cercando di essere buono e -”

    “Sii cattivo con me. Ti amo William e voglio stare con te”

    Qualsiasi controllo lui stesse esercitando, scattò e camminò verso di lei raccogliendola tra le braccia e baciandola appassionatamente.

    “William?”

    “Si?”

    “Non voglio che te ne vai dopo. E non voglio che scappi domani e dato che è il mio appartamento, non puoi cacciarmi via --”

    Lui la soffocò in un baciò, “Non lo farò, promesso, non lo farò”

    “Promettilo di nuovo” mormorò lei contro le sue labbra.

    “Prometto” disse lui, fermamente, guardandola diretto negli occhi.

    “Vieni dentro, William” E lo tirò dentro con lei.

    ***

    Buffy voleva dominare. Voleva provare il suo turno e dargli una dose della sua stessa medicina. Una volta in camera da letto comunque, quei pensieri presero il volo e tutto quello che volle fu di essere il più umanamente possibile vicina a lui.

    Lo lasciò guidare, di nuovo. Solo perché non sapeva come procedere con lui. Non era come se fosse una novizia nel sesso, ma non era neanche esattamente esperta. Aveva abbastanza conoscenza per muoversi ed essere considerata “brava”, ma con William scopriva che le “mosse” che aveva andavano fuori dalla porta. Forse era perché se l'era passata male con l'interpretarlo fuori dalla camera da letto e quello si era solo riversato nella camera da letto.

    Lui si prese il suo tempo spogliandola, e ogni pezzo di carne che scopriva ci lasciava cadere un bacio riverente. La incoraggiò anche a spogliarlo. Questa volta quando entrò in lei, Buffy voleva piangere. Lo amava così tanto e ancora sentiva che lui non era del tutto con lei. Voleva le parole ed era spaventata che lui non le sentisse proprio.

    Il loro fare l'amore fu gentile, lento e tuttavia non meno appassionato della notte precedente. Buffy non aveva mai sentito questo tipo di passione prima, mai sperimentata. Immaginava dovesse essere perché era lui. L'uomo che amava.

    Quando finirono, si rannicchiarono l'uno nelle braccia dell'altro e Buffy lo guardò implorante. “Prometti di nuovo”

    Lui le baciò il naso. “Prometto”

    Fu solo allora che Buffy si concesse al sonno, tuttavia mantenne una stretta ferma su di lui.

    Che qualcuno lo aiuti se cerca di lasciarmi domani.


    TBC
     
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    Capitolo Diciannove

    Non se n'era andato. Infatti, William stava ancora dormendo quando Buffy si svegliò la mattina successiva. Rotolando per guardarlo, per assicurarsi che fosse davvero lì nel suo letto, lei sorrise. Dopo avergli baciato la bocca, cercò di recuperare per il mattino dopo che non c'era stato. Forse questa volta avrebbe potuto prendere il controllo...

    Lui gemette e si mosse sulla schiena e Buffy fu incoraggiata a provare più forte. Ghignando, gli fece scivolare via le coperte e procedette nel baciarlo lungo il torace.

    “Buffy” disse lui con voce stridula e lei ghignò, fermandosi brevemente sulle costole dove tracciò ogni insenatura con la lingua. La perfezione del suo corpo era nascosta sotto tutti quei vestiti che indossava e se Buffy avesse fatto come voleva – come sperava di riuscire – avrebbe indossato meno attorno a lei.

    “Buffy, cosa mi stai facendo?” chiese lui con un gemito, le mani che affondavano nei suoi capelli.

    “Ti sto facendo sentire bene. Ti senti bene?” chiese lei proprio prima di prenderlo in bocca.

    “Ooohh... si”

    Buffy si prese il suo tempo, muovendo a scatti lentamente la testa su e giù lungo la sua asta e leccando occasionalmente la testa del suo cazzo e facendo correre la lingua sui lati. Quando gli accarezzò le palle nello stesso tempo in cui la sua lingua roteava attorno alla testa, William la tirò gentilmente per i capelli.
    “Vieni qui su” ringhiò lui.

    Lei mise il broncio, “Voglio farti venire”

    “Lo voglio dentro di te, Buffy” lui lo disse quasi disperatamente, e Buffy odiava deluderlo. La verità era, aveva bisogno di lui dentro di lei prima che esplodesse.

    Lui la afferrò, trascinandola su e posizionandola sopra il suo cazzo duro come pietra. I suoi occhi erano infuocati e lei si sentì trafitta da loro. I loro sguardi si bloccarono mentre si abbassava su di lui, e poi chiuse gli occhi nell'assoluta sensazione di completezza e di piacere che le oscillò attraverso.

    “William...” soffiò lei.

    “Guardami” le ordinò lui dolcemente, e lei lo fece. “Dimmi che mi ami”

    “Ti amo” disse lei semplicemente e si sollevò.

    Gli occhi di lui si chiusero e poi aprirono. Il tempo di lei al controllo era finito, lui li voltò così che lei fosse sulla schiena. Dopo essersi avvolto le sue gambe attorno, lui affondò in avanti, seppellendosi più profondamente.

    “William...” mormorò lei, volendo domandare che le dicesse di amarla. Voleva sapere, aveva bisogno di sapere. Lui non l'aveva ancora detto, quindi... significava che non lo faceva? Forse era meglio non saperlo per ora. Lei lo aveva detto troppo presto...? Ma aveva voluto dirglielo, aveva voluto dirglielo perché pensava che forse lui avesse bisogno di sentirlo, e lei voleva che lui sapesse esattamente cosa significava per lei così che non ci fosse nessun dubbio nella sua mente.

    Lui la baciò, cacciando tutti i pensieri dalla sua mente, agitandoli com'erano all'inizio. Dopo quello, fu solo William, dentro di lei, che la circondava. Lei voleva assaporare ogni momento, voleva memorizzare com'era così che più tardi, quando fosse stata sola, avrebbe avuto il ricordo di questo a riscaldarla e a calmarla.

    Il suo ritmo incrementò e con ogni colpo, lui le massaggiava la clitoride proprio. Nel. Modo. Giusto. “Verrai per me, Buffy?” disse lui con un ansito.

    “Si” ansimò lei.

    “Fallo per me, piccola, per favore.. ho bisogno anche io di te”

    I suoi bisogni dovevano essere programmati già nel suo corpo, perché lei venne all'istante, urlando il suo nome. Tre veloci spinte e lui fu lì, rombando il suo nome.

    Lui le cadde sopra e lei lo strinse, accarezzandogli la schiena e deponendo baci sulla sua spalla. “Buffy?” lo sentì chiedere tentennante.

    “Si?”

    “E'.... voglio dire, questo è... questo è come nient'altro che tu abbia mai avuto prima?”

    Lei sorrise gentilmente e portò il suo viso al proprio. “No, non è mai stato così prima per me. Non ho mai amato veramente gli uomini con cui sono stata prima. Ho pensato di farlo, ma dopo aver saputo cos'è essere innamorata di te, quello che sentivo per loro era solo un'infatuazione”

    “Dici sul serio? Non potrei sopportarlo se non lo dicessi sul serio”

    Ed eccolo lì. L'uomo vulnerabile ancora una volta. “Dico sul serio” gli disse lei dolcemente e tuttavia in modo fermo, baciandolo. “Tutto quello che facciamo è incredibile perché siamo noi. L'intero mondo sbiadisce quando sono con te – e non solo a letto, ma in tutto quello che facciamo”

    “Stai trascurando i tuoi amici”

    “Non mi importa. Non sono comunque molto felice con Willow adesso”

    “Perché?”

    Lei alzò gli occhi su di lui incredula. “Ha cercato di fregarmi!”

    Gli occhi di lui si oscurarono e la sua espressione si indurì, “Oh si. Ricordo ora”

    “Hai dimenticato?”

    “L'ho bloccato, più che altro”

    Ridacchiando, Buffy lo baciò dolcemente. “William?”

    “Si?”

    “Possiamo passare la giornata insieme?”

    Lui fece un sorriso compiaciuto, “Cosa vorresti fare?”

    “A parte il violentarti o avere tu che mi violenti? Che ne dici di un film?”

    “Solo per fuggire ancora di più?”

    Lei sorrise, “Esattamente”

    ***

    Prima del film, William e Buffy andarono fuori a pranzo, e dopo il film, passeggiarono senza fretta per tornare all'appartamento. Lui la baciò, a lungo e lentamente alla sua porta e quando lei cercò di tirarlo dentro, si tirò indietro.

    “Non è che non voglia farlo, amore. Ho del lavoro da fare, lavoro che devo fare prima che perda il mio lavoro”

    Mentre Buffy capiva, era tuttavia delusa. “Okay, William. Quando ti vedrò?” Non poté evitare il vitigno di paura che avvolgeva la sua domanda. Nonostante come lui avesse più che recuperato per la mattina precedente, questa era ancora fresca nella sua mente, ed era una paura che lui avrebbe chiuso presto con lei.

    “Ummm... domani sera, forse? Devi lavorare?”

    “No, non devo”

    “Amore, dobbiamo lavorare ai tuoi compiti domani allora”

    Lei mise il broncio e lui rise. “Non iniziare. Sai che sono impotente contro il tuo broncio”

    Saltando nelle sue braccia, lei ghignò. “Lo sei davvero?”

    Lui annuì, “Si” Sono impotente contro di te punto e basta.


    “Baciami di nuovo e puoi andare”

    Lui lo fece, baciandola in modo esauriente, cercando di trasmettere con il suo bacio quello che non riusciva a mettere in parole. Sfortunatamente, riuscì non solo ad eccitare Buffy, ma anche se stesso. E questa volta quando lei lo tirò dentro il suo appartamento, lui andò.

    ***

    Fu più tardi quella notte che Buffy si loggò online per vedere se Spike avesse risposto alla sua email. Corrugò la fronte, non l'aveva fatto. Willow le aveva mandato una email tuttavia. Brontolando, Buffy decise di metterla da parte per un po'.


    Spikeme8: Ciao, amore
    NEgirl: Spike! Hai ricevuto la mia email?
    Spikeme8: Si
    NEgirl: E?
    Spikeme8: Beh, sembra come se il ragazzo abbia un po' di bagaglio, Eliza
    NEgirl: Lo so. Non pensa che sia buono abbastanza
    Spikeme8: Tu che pensi?
    NEgirl: Lo amo, quindi naturale che penso che sia buono abbastanza
    Spikeme8: Quindi sei passata dall'innamorarti all'essere del tutto innamorata di lui?
    NEgirl: Già... la discesa non è stata così lontana. Le cose sembrano essere okay ora comunque
    Spikeme8: Che vuoi dire?
    NEgirl: E' venuto qui la scorsa notte e mi ha portato fuori a cena. Era il suo nome per scusarsi senza dire che era dispiaciuto
    Spikeme8: E tu come ti senti al riguardo?
    NEgirl: Io… non so. L'ho accettato. Gli ho detto che non avrei fatto sesso con lui. Ma poi ho ceduto
    Spikeme8: LOL perché?
    NEgirl: Sembra che voglia saltargli addosso tutto il tempo lol
    Spikeme8: Davvero, huh?
    NEgirl: Già… è un lato di me a cui non sono abituata. Non mi sono mai sentita così prima
    Spikeme8: Quindi, sei felice allora
    NEgirl: Tutto tranne una cosa
    Spikeme8: Cosa?
    NEgirl: Non mi ha detto che mi ama. Sono spaventata di chiedergli se lo fa. E se dice di no? L'ho detto troppo presto? Pensavo solo dovesse saperlo... Volevo che lui sapesse... ho fatto un errore?
    Spikeme8: Beh, forse è rimasto stupito da questo, non se l'aspettava così presto, ma da come sembrano le cose ora, lo sta accettando in qualche modo facilmente. Sembra che abbia bisogno di tempo. Puoi darglielo?
    NEgirl: Si, posso. Ma se lui non mi ama?
    Spikeme8: Come potrebbe qualcuno non amarti?
    NEgirl: Awwwwww
    Spikeme8: Da quello che sembra, Eliza, William ha bisogno di qualcuno, che sei tu, gli provi che è amato e desiderato. Ha bisogno di sapere che sarai lì per lui nel lungo periodo
    NEgirl: Come lo provo questo?
    Spikeme8: Avendo tanta pazienza e dandogli tanta comprensione
    NEgirl: Posso farlo questo. Lo FARO' questo
    Spikeme8: Brava ragazza
    NEgirl: Grazie, Spike. Non so cosa farei se non ci fossi tu qui
    Spikeme8: Probabilmente parleresti con qualche altro ragazzo, senza dubbio
    NEgirl: No, la maggior parte degli altri ragazzi fanno schifo. Tu e William siete gli unici buoni rimasti
    Spikeme8: Mi sento allo stesso modo per la maggior parte delle donne tranne che per te
    NEgirl: Grazie, Spike
    Spikeme8: Quando vuoi, Eliza
    NEgirl: Allora, che novità ci sono dalle tue parti?
    Spikeme8: Prometto di raccontarti un'altra volta. Forse domani. Devo andare ora. Ho un letto che sta chiamando il mio nome.
    NEgirl: Già, lo stesso qui suppongo. Va bene, aspetterò, ma voglio lo scoop domani!
    Spikeme8: Il tuo desiderio è un ordine
    NEgirl: Di nuovo dico, awwwwwww
    Spikeme8: LOL Buonanotte, Eliza
    NEgirl: Buonanotte, Spike

    Sloggandosi, gli occhi di Buffy deviarono al letto vuoto in cui desiderava fosse William. Tempo e pazienza si ripeté mentre scivolava sotto le lenzuola fredde. Chiudendo gli occhi, immaginò William che la stringeva nelle sue braccia forti mentre si appisolava.



    Capitolo Venti

    Kinda like a cloud I was up way up in the sky
    And i was feeling some feelings you wouldn't believe.
    Sometimes I don't believe them myself and I decided I was never coming down.

    Just then a tiny little dot caught my eye
    It was just about too small to see.
    But i watched it way too long.
    That dot was pulling me down.
    I was up above it
    Now I’m down in it.

    Down in it, Nine Inch Nails

    La successiva coppia di settimane fu una beatitudine. C'era davvero solo un modo per descriverle. Ogni giorno ci si imbatteva in un sorriso – qualche volta con Buffy e William che dividevano il letto, altre volte no. Le volte che trascorrevano insieme tuttavia, erano frequenti. Principalmente, qualsiasi tempo libero che avessero, lo trascorrevano con l'altro.

    William, da parte sua, cercava di fare da tutor a Buffy per la sua classe, anche se Buffy trascorreva la maggior parte delle sue sessioni con lui a cercare di sedurlo. Quindi, William aveva adoperato un incentivo: dopo aver letto il suo compito, lui le avrebbe fatto un quiz, e per ogni domanda a cui lei rispondeva giusto, un articolo di vestiario veniva rimosso – su entrambi. Era un incentivo che aveva fatto lavorare duro Buffy per ricordare quello che leggeva e lavorare ancora più duramente per capirlo. Inutile dire, la maggior parte delle sessioni finiva con loro che facevano l'amore. Non che uno di loro si lamentasse.

    Buffy era così coinvolta con William, che non si era mai preoccupata di rispondere all'email di Willow – o anche di leggerla, sebbene fosse riuscita a mantenere il contatto con Spike che stava mostrando di essere un aiuto meraviglioso e una tavola armonica di consigli su William. Le veniva ricordato ancora una volta quanto loro due fossero simili. Lui le aveva detto di non spingere, di essere lì per lui, di essere paziente e di continuare a dirgli che lo amava. Spike aveva detto che William aveva bisogno di quell'affermazione, che se era niente come lui, probabilmente ne soffriva la mancanza. L'aveva avvertita tuttavia, che lui poteva non fidarsi per via delle sue insicurezze, e qui era dove la pazienza, il tempo e la comprensione entravano in gioco.

    Buffy stava cercando di fare del suo meglio. Gli diceva ogni giorno che lo amava, e non sempre durante un incontro a letto. E quando glielo diceva, lui o le sorrideva o la baciava. E spesso, a caso, la guardava con così tanto amore e adorazione sul viso che Buffy sapeva, semplicemente sapeva che anche lui l'amava.

    Quindi, si, beatitudine – tranne per il non “Ti amo”.

    Guardando indietro, Buffy si sarebbe riferita a quel periodo come “La calma prima della tempesta”

    ***

    “Hey, Buffy”

    Alzando lo sguardo dal libro che stava leggendo per una lezione, Buffy sorrise tentennante, “Ciao, Riley”

    Lui alzò la mano. “Guarda, non stranirti o altro. Conosco la storia, beh, penso di sì. Stai vedendo qualcuno”

    Lei lo fissò. “Come lo sai questo?”

    “Ho avuto lo scoop subito dopo che sei corsa fuori dalla libreria e quel ragazzo con gli occhiali ti ha seguita”

    “Oh” disse Buffy, guardando la sua busta mezza mangiata di patatine.

    “Ti dispiace se mi siedo?”

    “Uh, no, immagino di no” e gli indicò di sedersi.

    “Grazie, questo zaino pesa una tonnellata” e lanciò la cosa voluminosa dalla sua spalla sopra il pavimento prima di sistemarsi di fronte a lei. “Non penso di aver mai mangiato qui. È buono il cibo?”

    “Non è male. Il deli fa del prosciutto eccezionale e involtini al formaggio”

    Riley ghignò, “Dovrò ricordarmelo. Quindi, ascolta, volevo scusarmi”

    “Perché dovresti scusarti? Tu ovviamente non sapevi – o si?”

    “No. Sono stato ingannato proprio come te”

    “Oh?”

    “Oz è in una classe con me e aveva detto che Willow aveva questa davvero grande amica single che stava cercando un appuntamento e pensava che io facessi al caso suo. Ho pensato che diavolo. Che ho da perdere? È stato solo dopo che ho scoperto l'intera storia. Non sono stato contento”

    “Perché l'hanno fatto?”

    “Vuoi dire, non lo sai?”

    Buffy corrugò le sopracciglia e guardò altrove timidamente. “No, ho tipo evitato qualsiasi contatto con Willow da quella notte”

    “Beh, l'ha fatto perché pensava che forse ti stessi coinvolgendo con qualcuno che era un po' controllante. Ha detto che non le parlavi più e che lui ti aveva fatto piangere tutto perché volevi che incontrasse i tuoi amici--”

    “Dio, salta alle conclusioni! Non capisce. Lui non è un cattivo ragazzo, non lo è davvero. Solo frainteso. E perché è stato frainteso tutta la sua vita, è stato un paria. Per tutte queste ragioni, tutti lo isolano come un qualche tipo di fenomeno da circo. Lui è-” chiuse di scatto la bocca. “Non dovrei dirti questo”

    “Aiuterebbe se ti dicessi che ho gli occhi su qualcuno?”

    “Beh, si, ma questo non è perché non dovrei dirtelo”

    “Allora... perché?”

    “Abuso di fiducia. Lui non è un tipo che si fida e non voglio mettere a repentaglio quel po' di fiducia che ha in me”

    “Buffy? Posso essere sincero?”

    “Sicuro”

    “Cos'è che tu ricevi da questa relazione con un tipo che non vuole incontrare i tuoi amici e non si fida poi così tanto di te? Voglio dire... lui sembra un po' controllante. O, ha molto bagaglio”

    “Ha bagaglio” disse lei velocemente. “E io ricevo molto. È gentile e dolce, un grande ascoltatore e buon parlatore, è intelligente e divertente e carino e--”

    “Penso di capire. Lo ami huh?”

    “Si”

    “Lui ricambia?”

    “Io... io penso di si”

    “Pensi di si?”

    “Beh, non se n'è uscito e l'ha detto – com'è che ti sto dicendo tutto questo?”

    Riley ghignò, “Sono anche io un buon ascoltatore. E, dato che sai che sono interessato a qualcun altro, sai che non ci proverò con te”

    Buffy rise, “Deve essere questo”

    “Guarda, so che stai con qualcuno, e lo rispetto questo. Come ho detto, ho gli occhi su qualcuno, ma non c'è ragione per cui non possiamo essere amici, giusto? Non conosco tante persone qui per prima cosa...”

    Buffy sorrise, “Si, Riley, possiamo essere amici”

    “Buffy, so che questo non è davvero affare mio, ma non pensi che forse dovresti parlare con Willow? Sono uscito con loro qualche volta e lei sembra un po' giù ultimamente”

    “Non avrebbe dovuto fare quello che ha fatto” disse Buffy fermamente.

    “No, forse no, ma potresti forse vederla come se lei avesse cercato di proteggerti. Sebbene in un modo controllante a sua volta-”

    “Devo amarne l'ironia huh?” rifletté Buffy.

    “Giusto. Da quello che ho capito tu e Willow siete amiche da parecchio tempo. Penso che se parlassi con lei la scopriresti ricettiva. Oz lo è stato quando gli ho detto di non farlo fottutamente mai più”

    Buffy rise ad alta voce, “E come l'ha presa?”

    Riley ghignò, “Conosci Oz, non molto lo scuote”

    “Sono stata così coinvolta con William, e così arrabbiata con Willow, che non mi sono neanche preoccupata di leggere le sue email... questo è stato cattivo da parte mia vero?”

    “Beh, immagino tutto dipenda da quanto la sua amicizia significhi per te”

    Buffy pensò a questo con attenzione e annuì lentamente. “Onestamente, sono stata così avvolta nelle nostre differenze ultimamente che non mi sono molto preoccupata di parlarle di come mi sento. Immagino non sia giusto, no?”

    “Penso che se devi chiederlo, conosci la risposta a questa domanda”

    Buffy sorrise, “Sei davvero un bravo ascoltatore”

    “Ci provo. Ascolta, devo volare in classe, posso darti il mio numero? Forse posso prendere il tuo cervello per conquistare la ragazza su cui ho messo gli occhi”

    “Sicuro” cinguettò Buffy e gli porse una penna. Strappando un pezzo di carta dal suo taccuino, glielo porse. “Qual è il suo nome?” chiese lei mentre lui scribacchiava il suo numero.

    “Samantha. O solo Sam”

    “Carino”

    Riley ghignò e le porse il foglio. “Lo penso anch'io”

    Fu in quel momento, quando a Buffy capitò appena di guardare oltre Riley, che trovò William a fissarli. L'espressione sul suo viso e nei suoi occhi la congelò. Era chiaramente infuriato, e dal ghiaccio nei suoi occhi, sembrava pronto a punirla.

    “Oh, merda” mormorò lei.

    Riley si voltò leggermente e i suoi occhi si spalancarono. “Sono d'accordo con te”



    Capitolo Ventuno

    All your hurt sticks on me
    And I keep it warm

    The Collector, Nine Inch Nails

    Buffy saltò su dalla sua sedia e raccolse le sue cose proprio mentre William si infuriava andandosene. “Devo andare” disse rudemente a Riley che si era alzato per aiutare.

    “Buffy, non stavamo facendo niente di sbagliato. Solo parlare. Spiegagli questo --”

    “Tu non capisci, Riley! Lui non si fida. L'ultima volta che ci ha visto insieme, io stavo saltellando intorno a te e tu eri chiaramente lì per essere sistemato con me. Lui penserà...” scosse la testa. “Devo andare”

    Afferrandole il braccio prima che potesse correre via, Riley la implorò, “Fammi sapere cosa succede, va bene? Parlerò anche con lui se può aiutare”

    Buffy forzò un sorriso, “Grazie, Riley”

    Lo raggiunse a metà strada dal suo ufficio, afferrandogli il braccio quasi senza fiato, Buffy lo implorò di fermarsi. Lui la scosse via con un ringhio.

    “William, si stava scusando per quella sera, lui--”

    “Sembrava che ti stesse dando il suo numero!”

    “William, vuole solo essere amici. È interessato ad un'altra ragazza in uno dei suoi corsi. Il suo nome è Sam e--”

    “Potrebbe star mentendoti stupida ragazzetta!”

    Buffy si tirò indietro da quella dichiarazione, sentendo il colpo potente come se l'avesse colpita. Non l'aveva mai chiamata stupida prima? E che diavolo era una ragazzetta? Okay, è arrabbiato. Non intendeva sul serio, sta solo colpendo per la rabbia.

    “William” cercò lei ancora una volta, più calma stavolta, “Era completamente innocente. Sa che sto con me”

    “Tu non stai con me” ringhiò lui.

    “Si, ci sto. Sei arrabbiato e non capisci cosa sta succedendo. Se solo ascoltassi--”

    Afferrandola così che fosse premuta contro di lui, lui le mormorò crudelmente nell'orecchio, “Stai lontana da me”

    Proprio così la liberò, quasi spingendola via da lui e se ne andò a grandi passi. Buffy lo guardò andare con le lacrime che le pungevano gli occhi. Cosa faccio ora?

    ***

    William fissò con sguardo assente lo schermo del computer, cioè l'email che aveva appena ricevuto.

    Spike,

    non so cosa fare. Aiutami, per favore. Ero al caffè della comunità oggi a fare dei compiti e Riley, quel ragazzo con cui Willow ha cercato di sistemarmi, è arrivato. Voleva scusarsi per quella notte e dirmi che non aveva niente a che fare con quello. Sapeva che stavo con William, ed era completamente tranquillo al riguardo. Solo un po' arrabbiato con Oz e Willow – ma questa è un'altra storia. Comunque, abbiamo avuto una chiacchierata carina e tutto e lui mi ha detto che ha una cotta per questa ragazza Sam e pensava che forse avrei potuto aiutarlo. Mi ha dato il suo numero di telefono e ha anche detto che non c'era male nel nostro essere amici.

    William ha visto Riley darmi il suo numero!!!!

    Era così arrabbiato con me e ho cercato di spiegare...

    Non so cosa fare, Spike. Provo di nuovo? Aspetto? Era proprio così arrabbiato... mi ha anche chiamato stupida ragazzetta. Cos'è una ragazzetta?

    Aiutami, per favore!!!

    Buffy


    William scosse la testa e nascose il viso nelle mani. Cristo, William, rimettiti insieme. Buffy non è Catherine. Non vuole fregarti, non vuole ferirti. Lei è reale. Quando ti entrerà in quella tua testa dura?

    Non sapeva quando sarebbe successo, onestamente. E neanche la povera Buffy non l'avrebbe saputo. Non fino a quando lui l'avesse fatto. Osservò ancora una volta lo schermo, assorbendo le sue parole disperate. L'aveva ferita, di nuovo. Era sconvolta per causa sua. Ancora un altro disastro che aveva fatto che doveva essere sistemato.

    Avrebbe dovuto dirle, dirle cosa gli aveva fatto vedere il suo “rivale” parlarle, porgerle un pezzo di carta con un numero chiaramente scritto sopra. Avrebbe dovuto dirle come il suo cuore era stato spezzato e come vederla sorridere a quel ragazzo gli aveva fatto venir voglia di piangere e implorarla di non lasciarlo. Avrebbe anche dovuto dirle che la sua gelosia era selvaggia e che l'unico modo in cui sapeva affrontare quando era ferito, era colpire. Avrebbe dovuto dirle tutto quello.

    Tranne che quello avrebbe significato mettersi in prima linea, rinunciare a se stesso, rendersi vulnerabile, lasciare che lei sapesse quanto poteva in realtà ferirlo.

    Quindi, si, in teoria avrebbe dovuto dirle e rischiare tutto. Ma sapeva che molto probabilmente non l'avrebbe fatto.

    ***

    Buffy non aveva mai pianto così tanto da quando aveva conosciuto William. Non era qualcosa cui voleva particolarmente bene. Aveva pianto per uomini prima, uomini stupidi che non valevano il suo tempo, ragazzi sul serio. Ma piangere per William le spezzava il cuore.

    “Cos'è che tu ricevi da questa relazione con un tipo che non vuole incontrare i tuoi amici e non si fida poi così tanto di te? Voglio dire... lui sembra un po' controllante. O, ha molto bagaglio”

    Le parole di Riley le stavano risuonando nelle orecchie da quando William le aveva detto di andarsene via e l'aveva per poco spinta. Cosa stava ricevendo lei da questo? Lui non le aveva mai raccontato niente della sua vita, l'aveva sfiorata come se fosse irrilevante e quando lei ci pensava, conosceva a malapena qualcosa di lui. Qualche volta si sentiva come se non sapesse come muoversi attorno a lui. Sapeva essere così chiuso – okay non 'sapeva'. Era. Era così difficile leggerlo alle volte. Le sue azioni o ingannavano le sue parole o era il contrario. Su era giù, giù era su e... Dio. Per non parlare della crescente sensazione che stava provando e che stava iniziando ad affliggerla. La sensazione che non importa quello che facesse, cosa gli dicesse, mostrasse – non importa quante volte si fosse piagata all'indietro per mostrargli quanto lo amasse – non sarebbe ancora mai stato abbastanza. Lei non era abbastanza. Il suo amore non era abbastanza. Si stava uccidendo per mostrarglielo, uccidendosi per mostrargli che lei lo amava e che teneva a lui e che le voleva e... cosa stava ricevendo indietro?

    Era in lacrime adesso, ferita perché lui non sapeva fidarsi di lei neanche un po', dopo tutto quello che lei aveva fatto, lui ancora non pensava che lei dicesse sul serio quando diceva che lo amava. Va bene, e se le cose fossero rovesciate. Apparenze sospette, si. ma... lei si fidava che lui non – non cosa? La ferisse? Stava facendo un grande lavoro adesso!

    La sua collera era assoluta crudeltà.

    Sarebbe sempre stato così? Si sarebbe un giorno fidato di lei? L'avrebbe amata?

    Tanto per la beatitudine. Fissando fuori dalla finestra del soggiorno, Buffy iniziò a domandarsi se c'era qualche valore nelle preoccupazioni di Willow riguardo a William che la controllava.

    ***

    Battendo sulla sua porta, William trattenne il fiato. Era del tutto accettabile che Buffy avesse chiuso in maniera definitiva con lui ora. Era accettabile che dopo il suo eccesso di ira, lei avesse deciso che era abbastanza e che lo avrebbe lasciato andare.

    Cosa ne sarebbe stato di lui allora? Ora che aveva avuto questo assaggio, ora che sapeva cosa c'era dall'altro lato della sua vita desolata, come avrebbe vissuto senza? Ed era determinato a tornarci? Non più. Non era in lui di lasciarla, di stare senza di lei.

    “Va via” sentì attraverso la porta.

    “Buffy, fammi entrare” Cosa è successo al dire almeno per favore idiota? “Per favore”

    “No. Non ti farò entrare. Mi distrarrai solo”

    Lui non poté fermare il ghigno che gli tirò l'angolo della bocca. “Come?”

    “Sesso, William. Lo sai tu e lo so io. Ogni volta che non vuoi parlare di qualcosa, mi distrai col sesso. Non pensare che non ti abbia scoperto!”

    Lui scelse di non sottolineare che non aveva mai discusso con lui in queste occasioni, e che lei era insaziabile proprio come era lui. “Buffy, voglio solo parlare con te. Tutto qui”

    “Parla attraverso la porta”

    “Buffy, per favore”

    “No”

    Lui sospirò e si passò una mano tra i capelli. Okay allora. “Buffy, ho reagito esageratamente” Dio, era difficile. Non era abituato a chiedere scusa. In realtà era quasi grato ora che questo venisse fatto dall'altro lato di una porta. In quel modo, non doveva fronteggiarla e farlo. E lei aveva ragione. Se l'avesse fatto entrare, sarebbe stato troppo tentato da lei tanto da sedurla e scusarsi in quel modo.

    Silenzio.

    “Amore?”

    Il catenaccio fu slegato, e lei aprì leggermente la porta, mantenendo la catena mentre lo scrutava attraverso la fenditura della porta. “Dici sul serio?”

    Lui annuì, assorbendo quel poco che riusciva a vedere di lei. Aveva pianto. Tanto. I suoi occhi erano rossi e gonfi. Idiota.

    “Ho pensato a quello che hai detto dopo... Buffy” emise un sospiro per avere coraggio e chiuse a pugno le mani, “So che non mi tradiresti”

    Lei lo fissò. “Allora mi credi?”

    “Si” disse lui, emettendo l'aria.

    “E sei dispiaciuto?”

    “Lo sono”

    “Io... io non ti farò ancora entrare”

    Lui sbatté gli occhi. “No?”

    “N-No”

    “Perché?”

    “Perché non penso proprio che dovrei”

    “Perché?”

    “William, solo non renderlo più difficile di come è” implorò lei.

    “Buffy...” voleva litigare con lei su questo. Voleva entrare e voleva fare l'amore con lei nella speranza che potesse guarire lei e se stesso. Ogni volta che facevano l'amore, lui si sentiva l'uomo che lei dichiarava di vedere. Il cavaliere che lei sognava. Ogni volta che era dentro di lei, si sentiva in pace, come se tutto fosse allineato e lui fosse proprio dove si supponeva che fosse. Aveva paura di perdere quella sensazione. Attraverso Spike, aveva imparato come lei si sentisse nei suoi riguardi – cosa la preoccupava, cosa la infastidiva, cosa voleva e desiderava... lo aiutava per ridarle almeno un po' di questi desideri e bisogni. Per quanto potesse comunque.

    Spike, stava imparando, era il suo emissario. Attraverso di lui, anche lui aveva potuto dire a Buffy i suoi bisogni e desideri e ogni volta lei li aveva seguiti. Era un gioco pericoloso, lo sapeva, e non importa quanto spesso si fosse detto che doveva smettere di usare Spike, e non importa quanto spesso avesse cercato di giustificarlo, continuava ancora. Presto avrebbe dovuto trovare un modo per eliminare gradualmente Spike e imparare a parlare con lei come se stesso, come William, e non attraverso un nickname online.

    Alzò una mano. Lei aveva bisogno di tempo. Doveva rispettarlo questo, doveva rispettare i suoi bisogni. “Okay” disse, “Ci vedremo più tardi”

    “Okay” disse lei piano.

    Ondeggiando leggermente la mano, si voltò sui tacchi e si diresse lungo il corridoio. Era quasi all'ascensore quando sentì urlare il suo nome.

    Voltandosi trovò Buffy nel corridoio, che lo guardava implorante con gli occhi spalancati.

    Non dovette neanche pensarci. Camminò a lunghi passi verso di lei, tenendo gli occhi fissi e quando la raggiunse si afferrarono l'un l'altro e baciarono come se fossero stati separati mesi invece che alcune ore.

    “Vieni dentro” respirò lei, trascinandolo alla porta.

    “Sei sicura?”

    “Si”

    “Cos'è questo, Buffy? Perché?”

    “Perché non riesco a fermarmi quando riguarda te” mormorò lei, calciando la porta per chiuderla e avvolgendogli le braccia attorno.

    “Mi sento allo stesso modo” mormorò lui, baciandola lungo il collo. Quello era stato il massimo a cui era arrivato per esprimere i suoi sentimenti per lei e sperò che non glielo facesse approfondire. Piccoli passi, aveva bisogni di piccoli passi.

    I vestiti vennero eliminati velocemente durante il breve viaggio fino alla camera e quando caddero insieme sul letto, erano completamente nudi. Sdraiato tra le sue gambe, William la baciò con tutta la paura e il desiderio che aveva provato pensando che avrebbe potuto perderla.

    “Non farmelo di nuovo” bisbigliò lei, mordicchiandogli le labbra.

    “Non lo farò”

    “Già, giusto”

    Lui la pizzicò, “Sfacciata”

    “Mostrami quanto sfacciata sono” scherzò lei.

    “Penso che si presume sia tu a mostrarlo a me...” disse compiaciuto lui.

    Facendo scivolare una mano tra di loro, Buffy afferrò il suo cazzo duro e lo strofinò su e giù lungo la sua fessura. “Senti quanto sono bagnata per te, William?”

    Lui gemette e nascose il viso nel suo collo, mordendola leggermente.

    “Sei tu a farmi questo. Nessun altro. Ricordalo”

    “Si, si, lo farò...” mormorò lui. “Per favore, Buffy...”

    “Lo so... so cosa vuoi perché lo voglio anche io” e alzò i fianchi mentre lo guidava dentro di lei. “Fidati di me, William. Puoi fidarti di me?”

    “I-io sto provando”

    “Prova più forte” disse lei piano, incontrando la sua spinta in lei. “Prova perché io ho bisogno di te... voglio solo te... io ti amo, per favore, ricordalo”

    “Sto provando, Buffy, davvero. Io so...”

    Lei annuì, “E' un inizio. Quando sei pronto...”

    Lui annuì allora, “Lo so, lo so”

    Le chiacchiere finirono e William lasciò il suo corpo dire quello che la sua bocca non poteva. L'amò completamente, protraendo il suo piacere con lunghi colpi sicuri. Se avesse potuto, sarebbe rimasto nascosto in lei per sempre.

    Quando lei venne, tremando nelle sue braccia, lui sentì il suo stesso rilascio arrivare. Fissandola, aprì la bocca per dirlo, per dare finalmente un nome alle sensazioni che provava, ma tutto quello con cui riuscì a venir fuori fu, “Tu...”

    Lei annuì, lei sapeva. In qualche modo lei aveva sempre saputo. Si liberò dentro di lei, un'ondata della sua emozione. Le diede tutto, sperando che sarebbe in qualche vissuto dentro di lei attraverso la caduta del suo seme.

    “Rimani” fu il silenzioso comando di lei una volta che tornarono indietro dai rispettivi picchi e si tennero l'un l'altra in silenzio, accarezzandosi la pelle gentilmente.

    “Si” accordò lui. Come se avesse qualsiasi altro posto in cui preferirebbe essere.



    Capitolo Ventidue

    Dopo quella notte, Buffy decise che era tempo di contattare Willow. Nonostante quanto fosse arrabbiata con lei, non voleva rinunciare alla loro amicizia. Solo perché erano a differenti stadi nella loro vita, non significava che non potessero trovare del terreno comune. Inoltre, ancora una volta, Buffy stava sentendo il bisogno di qualcos'altro oltre William e Spike. Con William, si sentiva come se stesse venendo risucchiata in una risacca. Spike era un sollievo, ma non era reale, e spesse volte finivano a parlare di William.

    Una serata fuori tra ragazze era all'ordine del giorno. Qualcosa di divertente, non pesante. Qualcosa – o qualcuno al di fuori. E dato che Riley poteva essere un po' troppo ancora un argomento delicato... Willow era il successivo candidato migliore.

    Buffy scelse di non dire a William dei suoi piani. Aveva la strana sensazione che non sarebbe stato affatto percettivo al riguardo.

    Quindi, appuntandosi di essere fuori da una delle classi di Willow quando la lezione fosse finita, Buffy aspettò nervosamente per salutare la vecchia amica. Quando Willow la vide, non disse niente, la fissò solo. L'esame accurato peggiorò i nervi di Buffy. “Ciao Wills”

    “I miei occhi mi tradiscono? Sei davvero tu?”

    Resistendo all'impulso di roteare gli occhi, Buffy annuì “Sono io. Ascolta... possiamo parlare?”

    “Volevo farlo da un po' di tempo ora; sei tu quella che non ha voluto”

    “Lo so, lo so... ascolta, ero arrabbiata con te, in qualche modo ancora lo sono, ma dato che siamo amiche da quasi un'eternità, ho pensato che forse potremmo parlare e cercare di sistemare le cose”

    “Buffy, non parlare con me perché senti dovresti farlo per obbligo verso di me perché ci conosciamo da un tot di anni. Parlami perché vuoi farlo”

    “Voglio farlo” disse Buffy fermamente.

    “Okay allora. Pranzo?”

    “Sicuro”

    La coppia camminò in silenzio fino al caffè della comunità, scegliendo un tavolo nel retro per avere della privacy. Dopo aver preso da mangiare, si sedettero e sgranocchiarono in altro silenzio.

    Posando il suo sandwich al prosciutto, Willow guardò Buffy, “Ascolta, sono stata esagerata. Lo so questo. Mi dispiace di averlo fatto, ma ero preoccupata Buffy”

    “Non c'è niente di cui tu debba preoccuparti” le disse Buffy, scuotendo la testa. “Non è un uomo cattivo, non ha intenzione di farmi del male”

    “Buffy, è solo che non ti ho mai visto così. Ti sto attorno da tanto tempo e non ti ho mai visto un tale... disastro per un ragazzo prima. Non ti mai visto così preoccupata o stressata. E' come se non fossi tu. E le cose che mi stavi dicendo, quello che ti ha detto, come ti ha fatto sentire – mi hanno fatto preoccupare. Anche quando Oz e io abbiamo avuto le nostre liti peggiori, io non sono rimasta con la sensazione che le cose potessero essere finite soltanto in questo modo. Solo sembrava che lui spadroneggiasse sulla relazione e che forse tu la volevi più di lui”

    Buffy si fermò nella sua risposta. Quello che aveva detto aveva colpito qualcosa dentro di lei, risonò in lei e le diede alcuni argomenti di meditazione. Sono solo alcuni, tanti. Tra Riley e Willow e le sue stesse paure e pensieri... stava inutilmente difendendo e lottando per qualcosa che non era importante per lui come lo era per lei? Lui stava davvero spadroneggiando nella loro relazione, esile com'era?

    La notte scorsa lui era stato sull'orlo, aveva quasi detto le parole, aveva potuto vederlo sul suo viso, nei suoi occhi – e l'aveva già visto pure prima. Quindi, no, lui doveva sentirsi allo stesso modo, e non doveva dirlo, non fino a quando fosse pronto. Tempo e pazienza e comprensione. Importava solamente che lei potesse sentirlo. E, beh... c'erano... volte.

    “Ti ho perso?” chiese Willow, distogliendola dai suoi pensieri.

    Scuotendo la testa, Buffy si tirò a sedere più dritta e si schiarì la gola. “No, ero solo... scusa. Ascolta, puoi rispettare la mia relazione con William?”

    “Posso, Buffy. Dico sul serio, mi dispiace. Niente più interferenze. Solo aiuto se lo chiedi, e con aiuto intendo ascoltarti quando hai problemi. Come fai tu con me quando ho problemi con Oz”

    Buffy pensò che forse avrebbe dovuto dire di più, difendere William, dirle ancora che era davvero un bravo ragazzo. Ma le parole non arrivarono. Non voleva sembrare un disco rotto, e di recente si stava sentendo come un disco rotto. Se quello aveva un qualche senso.

    “Quindi” iniziò. “Vuoi uscire stasera? Potrei davvero aver bisogno di una serata tra ragazze. Troppo testosterone. Ho bisogno di estrogeni”

    Willow ghignò, “Capita proprio che sono libera stasera. Che ne dici di ballare?”

    Buffy sorrise e si sedette all'indietro, felice. “Sembra proprio quello di cui ho bisogno”

    ***

    Buffy stava sorridendo mentre si preparava per la serata fuori con Willow. Non vedeva l'ora di andare fuori, liberarsi, e non avere intensi problemi di relazione per una notte. Sbollire un po' di fumo era d'obbligo e lei non vedeva davvero l'ora. William, sapeva, aveva una sessione di tutoraggio e aveva pianificato di fare del lavoro prima di andare a dormire presto. Essenzialmente la sua serata era libera da tutti gli intrighi.

    Guardandosi nello specchio a lunghezza intera, ghignò. Indossava dei jeans aderenti che si allargavano leggermente sul fondo, e un top crema che si incrociava davanti e mostrava un po' di scollatura. Si era tirata indietro i capelli con delle mollette e aveva lasciato cadere il resto lungo le spalle. Indossò anche rossetto rosso. Non era che avesse in programma di sedurre, ma non c'era ragione perché non potesse sentirsi bene con se stessa e sentire che fosse sexy.

    Un colpo secco alla porta la fece sorridere largamente. Era l'ora della festa! Aprendo la porta, iniziò a salutare l'amica, ma poi si fermò.

    “Will- cosa ci fai qui?”

    Lui la fissò, guardandola dall'alto in basso. “Cosa stai facendo?”

    “Pensavo avessi una sessione di tutoraggio”

    “Si” disse lui corrugando leggermente la fronte. “E volevo venire a trovarti”

    “Hai detto che volevi andare a dormire presto”

    “Volevo vederti” disse di nuovo lui. “E' un crimine questo?”

    “No, io solo, beh, sto aspettando Willow”

    Il suo cipiglio si approfondì. “Willow?”

    “Si, stiamo uscendo”

    “Uscendo? Dove?”

    “Sai... ci prendiamo qualche drink, balliamo un po'”

    Lui scosse la testa ed entrò, chiudendo la porta dietro di lui. “No, non mi piace questa idea”

    Sentendosi provocatoria, Buffy alzò un sopracciglio. “Beh, mi dispiace che non ti piaccia questa idea, ma non cambia niente”

    “Quindi, avete sistemato le cose allora” disse lui concisamente.

    Allontanandosi da lui, Buffy scosse la testa, “Si, l'abbiamo fatto. Perché, è un problema?”

    “E' un problema quando non voglio che esci con lei”

    Voltandosi verso di lui, Buffy mise le mani sui fianchi. “Mi dispiace, sei il mio padrone?”

    Lui sembrò sorpreso dalla sua sfida, il che servì solo ad incitarla di più. Come osava pensare che lei facesse marcia indietro su questo? Okay, quindi questo era definitivamente lui che cercava di controllarla, e non si stava sistemando bene.

    “Io sono il ragazzo che stai vedendo. Penso che questo significhi qualcosa”

    “Si. Significa che sei il ragazzo che sto vedendo. Non ti rende il mio guardiano”

    “Ha cercato di sistemarti con Riley”

    “Si è scusata”

    “Oh, si è scusata. Mi sento meglio”

    Buffy gli puntò contro un dito, “Non trattarmi con condiscendenza. Non puoi dirmi che non posso uscire con Willow”

    “Penso di averlo appena fatto”

    “Forte”

    “Buffy, guarda, è solo che non mi fido di lei nel non fare qualcosa del genere di nuovo”

    “E tu sai che sto con te. So che non ti fidi affatto di me, ma io sto con te. Non so quante volte e in quanti modi diversi posso dirlo”

    “Allora rimani con me stanotte”

    “No!” esclamò Buffy. “Cosa sono? Il tuo giocattolo? Il tuo giocattolo che puoi tirare fuori quando vuoi?”

    “Da dove diavolo hai tirato fuori questa maledetta idea?”

    “Da te! E' sempre alle tue condizioni. E' sempre quando tu vuoi vedermi, non quando io voglio vederti. Volevo vederti stasera, ma avevi progetti, quindi ne ho fatti di miei e ora che tu vuoi vedermi, non vuoi che vada!” Dio, era bello mettere allo scoperto le sue frustrazioni e pensieri.

    “Non voglio che lei cerchi di sistemarti! Sei vestita come una puttana da due soldi!”

    “Non sono vestita come una puttana da due soldi, ma posso vestirmi come una se vuoi!”

    “Non voglio che la mia ragazza esca così!”

    “Beh, come diavolo si suppone che sappia che sono la tua ragazza?” sfidò Buffy. “Non è che tu mi abbia mai detto che lo sono. Dormi solo con me!”

    “Faccio maledettamente di più e tu lo sai! Ti avevo detto che avevo bisogno di tempo. Ti avevo detto che avevo bisogno che tu avessi pazienza, e di comprensione. Non puoi darmi questo?”

    Buffy aprì la bocca e la chiuse mentre William continuava a gridare. Qualcosa scattò nella sua mente, un ricordo di quelle parole.

    “Ti avevo detto che avevo bagaglio, sai che ce l'ho. Sai che mi sono successe tante cose... Dio, non intendevo rendere le cose così difficili. Non posso evitarlo! Non riesco proprio a credere che qualcuno possa tenere a me – lo sai questo, sai che ho difficoltà ad accettarlo... devi sapere che io... che io... ti amo Catherine” Passandosi una mano tra i capelli, lui scosse la testa, emettendo un leggero ringhio.

    “Catherine?” fu tutto quello che Buffy riuscì a dire. Le rotelle stavano girando, le parole erano così familiari, quel nome, il suo gridare...

    “Spike” mormorò lei.

    “Cosa?” mormorò William con voce roca.

    Gli occhi di lei scattarono ai suoi, lui sembrò colpevole. Le rotelle girarono più velocemente. Lei sentì Wee Herman nella sua mente cantare, “Unisci i puntini, la la la la, unisci i puntini, la la la la...”

    “Buffy--”

    “Catherine. Mi hai chiamato Catherine. Perché mi hai chiamato Catherine? Conosco una Catherine che ha fatto una cosa orribile... tempo, pazienza, comprensione... entrambi Inglesi, come sapevi sempre di cosa avevo bisogno e cosa volevo dopo che mandavo un'email a Spike... dottorati in Inglese, tutors... il nascondersi e... Catherine. Mi hai chiamata Catherine. Questa è solo... coincidenza. E' coincidenza. Io... bagaglio, hai menzionato del bagaglio. Non l'hai mai detto prima... non hai mai detto niente di questo prima. Non mi hai mai dato niente... non in faccia...” Lei si sentiva come se fosse sott'acqua, tutto era confuso nel suo cervello e stava combattendo per della chiarezza.

    “Buffy”

    “Continui a dirlo, ma mi hai chiamato Catherine. Perché mi hai chiamato così? Da dove viene quel nome, William?” la sua voce si stava alzando con le sue richieste, le lacrime riempivano i suoi occhi. “Perché hai detto che hai bagaglio? Perché hai menzionato tempo e pazienza e comprensione? Perché. Hai. Detto. Catherine? Perché? Sei entrato nella mia posta o nelle mie conversazioni con Spike, ma... non potresti averle lette quelle, tu... questo significa...”

    William incontrò i suoi occhi e dichiarò, fermamente e tuttavia tristemente, “Sono Spike, Buffy”



    Capitolo Ventitre

    I gave you my Purity.
    My Purity you stole.
    Did you think I wouldn't recognize this compromise?
    Am I just too stupid to realize?
    Stale incense, old sweat, and lies, lies, lies

    Sin, Nine Inch Nails

    Buffy non riusciva a respirare bene, infatti, potrebbe essere detto che stava iperventilando. La sua testa si sentiva leggera, lo stomaco pesante, e il cuore stordito. Chiuse gli occhi, sperando che tutto sarebbe scomparso così facendo. Quando aprirò gli occhi, William non sarà qui. Questa conversazione non sarà accaduta e Willow sarà qui invece. Usciremo. Usciamo. William e Spike non sono la stessa persona. Willow sarà qui. Willow sarà qui!!!

    “Buffy, ascoltami, per favore--”

    I suoi occhi si spalancarono. Lui era ancora lì. Questo stava ancora succedendo. Willow non era lì.

    “Tu... mi hai mentito” riuscì finalmente a dire lei, la voce profonda e fredda. “Tu – io ti ho raccontato cose. Mi sono confidata con te, sono andata da te per aiuto riguardo- riguardo – te! Spike era... lui era tipo il mio migliore amico e io... e lui...”

    “Buffy, ascolta, non volevo farlo--”

    “Ma l'hai fatto. L'hai fatto. Hai mentito, hai finto... tu non sei... non sei reale. Chi sei tu? Cos'è reale? Cosa c'è di vero in te? Cosa?

    “Tutto quello che lui ti ha raccontato ero io, tutto quello che ha condiviso che io non riuscivo a condividere-”

    “Ma tu potevi, e non l'hai fatto e hai usato lui per avere informazioni su di me. Mi hai imbrogliato, mi hai mentito. Quando ho riversato il mio cuore per lui, eri tu! Eri tu dall'altra parte, ad ascoltarmi, a darmi consigli, a cercare di aiutarmi con te. Sapevi quando mi facevi piangere, quando mi ferivi, come mi sentivo e non hai mai detto una parola. Come hai potuto farlo? Perché l'hai fatto? Per prendermi in giro? Per ridere di me? Per farmi in quattro e renderti felice?”

    “Buffy--”

    “Continui a dire il mio nome. Temi che lo dimenticherai e mi chiami Catherinedi nuovo? E' questo che sono per te? E' questo chi sono per te? Lei ti ha fottuto, e ora tu stai avendo la tua vendetta fottendo me. Io sono William, huh? Sono un patetico disastro. Sono il paria sociale, sono... niente”

    “No, non è questo, Buffy, sono così dispiaciuto, per favore--” lui balzò in avanti e l'afferrò. Lei saltò all'indietro.

    “Non toccarmi” sputò lei tra i denti stretti. “Mai più”

    “Non dirlo, per favore. Buffy, ho bisogno di te, io ti amo--”

    “Oh, ora mi ami huh? E perché? Perché ti ho scoperto? Non giocherò il tuo gioco? Non riesco a guardarti; non riesco a sopportare la tua vista!” Fu sorpresa, e disgustosamente felice di scoprirlo che iniziava a piangere.

    “Buffy, per favore, amore--”

    “Non sono il tuo amore. Io ti odio”


    “No” disse lui con voce roca, le lacrime che gli bloccavano la gola, “Non è vero. Tu mi ami”

    “E' sottile la linea tra amore e odio. Va via”

    “Lasciami spiegare, per favore--”

    “Va via! Va via, va via, va via!” urlò lei.

    “Buffy, che sta succedendo?”

    Willow era lì, Willow finalmente era lì.

    “Mandalo via, Willow; mandalo via prima che tu debba chiamare i poliziotti per me. Mandalo via” Buffy implorò l'amica.

    William scosse la testa, le lacrime gli correvano lungo il viso.

    “Va via!” urlò di nuovo Buffy e corse nella sua camera da letto, sbattendo la porta dietro di lei. Si sentiva come se stesse per sentirsi male. Precipitandosi in bagno, rimase in piedi sopra il gabinetto ed ebbe conati a vuoto, il che cedette il passo a lacrime di frustrazione e poi dolore, puro vile dolore. Abbassandosi a terra, singhiozzò così forte che l'intero corpo tremò. Boccheggiare alla ricerca d'aria la fece sembrare come se stesse soffocando.

    Questo era come ci si sentiva ad avere il mondo che ti crollava attorno; questo era cosa significava quando dicevano 'ti succhiano via la vita'. Si sentiva prosciugata, stremata, tradita e maltrattata. Sentiva tutto, e non c'era sollievo. I suoi pensieri erano frammentati e non chiari, tutto quello che riusciva a fare era singhiozzare.

    Willow entrò e Buffy la vide sfocata attraverso le lacrime. Abbassandosi accanto a lei, Willow l'avvolse tra le sue braccia e le accarezzò i capelli.

    “E' andato, lascia uscire tutto, lascia uscire tutto...”

    Povera Willow, riuscì a pensare Buffy. La povera ragazza non sapeva cosa stava accadendo, sapeva solo che qualsiasi cosa fosse appena accaduta, William l'aveva ferita profondamente.

    Di nuovo. Di nuovo, giusto? Era – cosa, la terza volta? Quarta? Non riusciva neanche più a tenerne il conto. Tutto quello che sapeva era che si sentiva come se avesse un centinaio di frecce che le sporgevano dalla schiena, tutte quante avevano trapassato il suo fragile cuore.

    ***

    William entrò nel suo appartamento con gambe tremanti. Il suo pianto si era fermato quando Willow gli aveva detto con fermezza di andare via o avrebbe chiamato i poliziotti per lui. Capendo che non avrebbe potuto combattere con entrambe le ragazze su questo, se n'era andato.

    In piedi nel mezzo del suo soggiorno, guardando il santuario che aveva creato con i suoi libri e i suoi quadri e le altre collezioni – iniziò a sentirsi circondato. Soffocato. In trappola. Buffy gli aveva dato uno squarcio di luce – lei gli aveva dato vita.

    Ora si sentiva come se stesse morendo. L'espressione sul viso di lei, il tradimento, il dolore, la rabbia, l'odio nei suoi occhi avevano rimpiazzato l'amore che aveva avuto una volta in loro.

    Le sue parole, le sue parole fredde e pungenti che così riccamente aveva meritato erano in replay costante nella sua mente: Io ti odio.

    Le lacrime tornarono di nuovo, accoppiate con la sensazione di rovina. Sarebbe morto qui, solo. Aveva spinto via e mentito all'unica persona al mondo che l'avesse mai veramente amato. Pensieri di darsi alla fuga, di tornare a casa e lasciare Boston gli esplosero in testa. Avrebbe potuto andare a casa e lasciare tutto questo-

    Lasciare Buffy?

    A parte i suoi genitori, lui odiava casa sua. Odiava essere lì con i costanti ricordi della sua patetica vita – di Catherine e di come lei lo aveva usato, di che perdente fosse lì. Era scappato dall'Inghilterra per venire a Boston, e ora voleva correre di nuovo in Inghilterra per nascondersi da questo disastro. Il disastro che aveva creato lui ancora una volta.

    Non molto differente da qui, vero William? Pensò. Ma lo era. Era differente qui. Qui aveva Buffy. Beh, aveva avuto Buffy. E Buffy non l'aveva tradito, lui aveva tradito lei. C'erano così tante cose che avrebbe dovuto fare in maniera diversa, così tante cose che avrebbe dovuto dire – tutte quante sembravano senza senso alla luce della sua bugia. Aveva fatto sì che la ragazza si facesse in quattro per dargli quello di cui lui aveva bisogno – ma che diavolo le aveva mai dato lui? Aveva usato il sesso per dirle che l'amava, non dandole mai le parole che lei stava così disperatamente bramando e di cui aveva bisogno. Non aveva imparato altrettanto attraverso il parlare con lei come Spike? Le azioni, pensò, significano più delle parole – ma lei gli aveva sempre dato entrambi, e lui, fra tutte le persone avrebbe dovuto sapere che spesso le parole erano altrettanto importati e bisognose dell'azione. Cos'era l'azione se non c'erano parole a sostenerla?

    Che diavolo avrebbe fatto ora?

    ***

    “Vuoi dirmi cosa è successo?” chiese dolcemente Willow quando gli occhi di Buffy si placarono in qualche modo.

    La coppia era seduta sul tappeto del bagno blu di Buffy, le schiene contro il lavandino.

    Buffy tirò su col naso e si sedette più diritta. Allungandosi verso l'alto, afferrò i fazzoletti che erano sul lavandino e si soffiò il naso. “Ricordi quel ragazzo con cui stavo parlando online?”

    Willow sbatté gli occhi, “Uh... Spike da Londra, giusto?”

    “Si”

    “Stavi ancora parlando con lui”

    “Si, stavo ancora parlando con lui”

    “Okay, si, mi ricordo allora”

    Buffy emise un sospiro calmante – che non fece molto - “Ho parlato con lui per tutto questo tempo. Attraverso tutta la mia relazione con William, e lui mi ha dato consigli, mi ha detto di cosa William avesse bisogno e cosa volesse, mi ha detto come stare con lui per provargli il mio amore...”

    “Okay, come fa questo personaggio Spike a sapere così tanto sul soggetto William? E cosa ha che fare lui con questo?”

    “Spike e William sono la stessa persona”

    La bocca di Willow crollò a terra.

    Buffy annuì lentamente, “Già, ha confessato. Abbiamo litigato e tutto è venuto fuori”

    “Come - come?”

    Buffy trasmise la storia all'amica, sentendo un po' di libertà all'essere in grado di raccontare a qualcuno, qualcuno al di fuori di questo disastro.

    “Quel bastardo” imprecò Willow quando Buffy ebbe finito.

    “Sai cosa mi uccide più di tutto?” mormorò Buffy, sentendo un attacco violento di lacrime arrivare.

    “Mi domando come tu possa scegliere una cosa sola”

    Buffy sorrise stancamente. “La cosa è... Spike era... era un grande amico per me. Mi ascoltava e non solo riguardo William, e in periodi così, starei parlando a Spike di questo. Non è come se ne avessi perso uno solo, ho perso entrambi”

    “Buffy... avevi davvero William da perdere?”

    Buffy sospirò. “No, hai ragione. Non l'avevo. Ma ora che so la verità, in un modo, l'avevo. Attraverso Spike” Scosse la testa, altre lacrime le cadevano lungo le guance. Tirandosi le gambe al torace, le abbracciò e pianse. “Non avevo mai saputo che questa cosa dell'amore potesse far così tanto male. Lo odio. Lo odio così tanto. Desidero solo di poter dimenticare. Desidero di poter cancellare tutto, cancellare lui! Voglio che il mio cuore smetta di fare male, per favore Willow, per favore fallo smettere”

    “Oh, tesoro, desidererei poterlo fare. Sono stata dove sei tu, lo so, tesoro, capisco”

    “Voglio andare a casa”

    “Sei a casa”

    “No, voglio vedere i miei genitori. Voglio andare”

    “Pensi sia una buona idea? Hai la scuola e un lavoro-”

    “Non mi importa. Devo andare, Willow. Non riesco a sopportare di essere qui adesso”

    “Vuoi venire a casa con me? Puoi rimanere quanto vuoi e prenderti del tempo per pensarci”

    “A Oz non dispiacerà?”

    “Nient'affatto. Sai come è fatto”

    Buffy annuì, “Okay, ma, penso ancora che vorrò andare”

    “Dormici solo sopra stanotte, se puoi. Poi ne parleremo ancora domani, okay?”

    “Okay”

    “Allora, cosa vorresti fare? Ubriacarti del tutto o tanto tanto cibo spazzatura?”

    Buffy sorrise delicatamente. “Entrambi”



    Capitolo Ventiquattro

    “Buffy” iniziò Willow, passando all'amica una barretta al cioccolato. “Hai avuto mai qualche indizio?”

    “Beh... no” mormorò Buffy, tirandosi sopra la coperta di Willow dal divano mentre piegava le gambe sotto di lei e strappava la carta della barretta. “Voglio dire, erano entrambi tutors, entrambi dottorati in Inglese, ma uno è in Inghilterra e uno è qui! Ci sono tanti dottorati in Inglese e tutors, okay quindi, si entrambi gli uomini nella mia vita è successo che siano la stessa cosa, ma ciò nonostante!”

    “E poi c'era la differenza di fuso orario” disse Willow come un dato di fatto, scartando uno Snickers.

    Buffy sbatté gli occhi, “Cosa?”

    “Il fuso orario tra Londra e qui”

    Abbassando gli occhi, Buffy sentì le guance diventare rosse. “Qual è la differenza? Avanti? Dietro?”

    Willow le rivolse un'occhiata. “Non la sai?”

    “No, non pensavo a queste cose! Sono un'egocentrica e ignorante Americana. Vivo in una bolla e penso che tutti siano sullo stesso fuso in cui sono io. Non pensavo a queste cose!”

    “Ci sono cinque ore di differenza” disse Willow con calma.

    “Avanti a noi? Dietro di noi?”

    “Avanti”

    “Parlavo con Spike tra le sette e le dieci di sera. Bell'affare. Quindi lui rimaneva in piedi oltre mezzanotte, quello non mi avrebbe esattamente dato suggerimenti. Non sapevo ci fosse qualcosa per cui avrei avuto bisogno di suggerimenti. Mi avrebbe solo fatto pensare che era un nottambulo come me, non che potesse forse essere William. Quindi si, non è niente paragonato a oh, diciamo al fatto che erano entrambi dottorati in Inglese e tutors, che mi avrebbe fatto venire un qualche sospetto”

    “Perché ti stai così arrabbiando con me?”

    “Non lo sono!” esclamò Buffy, ondeggiando le mani in giro. “Sono arrabbiata con me stessa! Parli con qualcuno, sia proprio di fronte a te o dietro uno schermo di computer e ti aspetti che ti dicano la verità! Ti aspetti che non ti mentiranno senza riserve perché sul serio, qual è lo scopo nel farlo? Sono fottutamente stupida! Sono ingenua nel pensare che ci siano persone nel mondo che sono oneste. E sto seduta qui a parlare e pensare a Spike e William come due persone diverse quando sono la stessa persona. Ho perso il mio amico e il mio ragazzo. La vita è meravigliosa. La vita è divertente. Grande me col capirlo”

    “Buffy--”

    “Voglio dire onestamente, è stato davvero bravo a tenerli separati. Dio sa quanto a lungo avrebbe potuto continuare questa sciarada se non mi avesse chiamato Catherine. E che importa di lui? Cristo, se io mi sento tradita, allora questo cosa dice di lui? Quel ragazzo deve avere mega problemi di fiducia. Non si fida di nessuno! Devono avergli mentito dalla nascita per essere così amaro com'è. Questa è praticamente la prima volta che ho mai avuto qualcuno che mi mentisse in proporzioni massicce dal secondo anno quando come-si-chiama-lui disse che non aveva sbaciucchiato come-si-chiama-lei al ballo di Natale. Quello era un semplice gioco da bambini paragonato a questo e io mi sento una merda. Lui deve sentirsi così da tutta la vita!”

    “Sei dispiaciuta per lui?” chiese curiosa Willow, “Non lo stai giustificando vero?”
    “No. Non penso che il suo mentirmi e praticamente fottermi sia giustificabile solo perché ha avuto una vita difficile. Tutti hanno una vita difficile in qualche modo; non andremmo mai da nessuna parte se continuamente ce la prendessimo con la gente”

    Willow ridacchiò, “Wow, stai diventando parecchio profonda”

    Buffy scrollò le spalle, sorridendo dolcemente. “Immagino sia facile dire queste cose quando non l'hai avuta così male. Non che io sappia quanto male l'ha avuta lui dato che non so un cavolo della sua vita. Mi domando se niente di quello che Spike mi ha mai detto fosse reale” Buttò all'aria le mani. “Vedi? Lo sto facendo di nuovo. Sto parlando di lui come se fosse qualcun altro e non William”

    “Beh... tipo lo è”

    Buffy annuì lentamente, “Si, hai ragione. Spike avrebbe potuto almeno dirmi come si sentiva, era aperto con me. William era così chiuso e non ho mai saputo cosa stava pensando. Penserei che i sentimenti di Spike fossero quelli di William, tranne... tranne che non so la verità. Neanche un po'”

    “Vuoi chiederglielo?”

    “Cosa? Vuoi dire tipo adesso?”

    “No, non ora, ma mai?”

    “Forse quando riuscirò a sopportare la sua vita. Forse quando non avrò l'urgenza di smembrarlo”

    “Già, penso che rimanere qui per alcuni giorni sia una buona idea. Non sento il bisogno di ricevere la chiamata per pagarti la cauzione e farti uscire di prigione”

    “Probabilmente non dovremmo avere questa conversazione. E' incriminante”

    “Hai ragione” sorrise Willow. “Allora, cosa vuoi? Un margarita o un mudslide?”

    “Entrambi. Farò a doppia mano”

    ***

    Quando Buffy si svegliò la mattina successiva, raggomitolata sul divano in realtà molto comodo di Willow, sapeva cosa doveva fare. La notte di sonno – indotto dall'alcol – non aveva fatto niente per farle cambiare idea, specie quando si era svegliata con quel dolore nel cuore che sentiva come se non sarebbe mai andato via.

    Sarebbe andata in Virginia a trovare i suoi genitori, a tempo indeterminato. C'erano rimasti due mesi prima che il semestre fosse finito e ci sarebbe stata la pausa estiva. Il suo contratto d'affitto scadeva a Maggio quindi avrebbe potuto lasciarlo e andare. Non era comunque davvero così allettante per lei rimanere ancora qui. Non importa cosa avesse deciso di fare dopo che l'estate fosse finita, Buffy era piuttosto certa che non avrebbe voluto essere da nessuna parte vicina a dove era William.

    Movimento in cucina fece sbirciare Buffy da oltre la coperta sotto cui era accoccolata. Willow stava riempendo la macchinetta del caffè con acqua.

    “Hey” disse Buffy e Willow saltò.

    “Mi hai spaventata!” sibilò Willow e si voltò verso di lei. “Come stai?”

    Mettendosi a sedere, Buffy scrollò le spalle. “Fisicamente sto bene. Mentalmente ed emotivamente, non così tanto”

    “Desidero davvero potertelo portare via, quel dolore che senti. Non è divertente viverci”

    “No, non lo è davvero” disse Buffy con calma. “Andrò in Virginia, Wills. Finirò questo semestre, e poi semplicemente andrò”

    “Per quanto? Non so”

    “E la scuola?”

    “Non so. Deciderò alla fine dell'estate”

    “E il tuo appartamento?”

    “Lo lascerò a Maggio. Non voglio stare lì. Non vicino a lui. Neanche se è in una posizione perfetta per la scuola. Solo non ce l'ho in me”

    “Beh, anche questo palazzo è in una posizione perfetta, solo un altro isolato. Potresti sempre trasferirti qui. Ci sono sempre appartamenti disponibili qui”

    “Deciderò dopo l'estate”

    Willow sospirò. “Sei sicura di questo?”

    “Non sono mai stata più sicura di niente. Willow, pensi stia scappando?”

    Willow si avvicinò e si sedette accanto a lei sul divano. “Una parte di me dice si, ma l'altra parte di me pensa che tu abbia bisogno di farlo. Lui ti ha messo sotto un qualche tipo di stress mentale ed emotivo durante lo scorso mese. Ora alla luce della sua bugia... penso che un po' di distanza possa aiutare a guadagnare della prospettiva”

    “Sento come se stessi morendo”

    “Come questo, tesoro?”

    Buffy scoppiò in lacrime, “Il mio cuore. Questo dolore. Desidero solo vada via. Come è possibile che possa amarlo e odiarlo allo stesso tempo? Voglio dire, so una linea sottile e tutto il resto, ma Dio... non dovrei dichiaratamente odiarlo?”

    “Non sarebbe carino?” chiese Willow sarcasticamente, sedendosi all'indietro. “Sfortunatamente non funziona in questo modo. Le emozioni così, specie l'amore, non vanno semplicemente via”

    “Forse se desidero davvero forte”

    “Fammi sapere come funziona per te”


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    Capitolo Venticinque

    William non era sicuro di come Buffy ci fosse riuscita, ma era riuscita efficacemente ad evitarlo a tutti i costi. Molto probabilmente perché non visitava i suoi soliti ritrovi, e quando lui aveva cercato di beccarla a casa, il suo vicino della porta accanto era uscito fuori domandando di sapere cosa stesse facendo picchiando contro la sua porta e implorando di essere lasciato entrare. A quanto pare, lei aveva informato il suo vicino che sarebbe stata da un'amica per alcuni giorni e aveva chiesto di tenere d'occhio le cose per lei. Supponeva che quell'amica fosse Willow.

    Lei era riuscita a scomparire, e questo lo stava uccidendo. Non era certo di cosa avrebbe detto o avrebbe potuto dire per farla capire, per scusarsi di quello che aveva fatto, stava sperando che le parole sarebbero venute e che sarebbero state giuste quando ciò sarebbe successo. Naturalmente, questo perché lui era proprio stellare nell'esprimersi.

    Era in perdita, in vera perdita, e non aveva idea di cosa fare al riguardo. Non aveva amici con cui parlarne, non aveva nessuno a dargli consigli su cosa fare e su come avrebbe dovuto procedere. Non aveva niente. Non aveva nessuno. Aveva fatto un gran lavoro a fottere tutto, vero? Aveva Buffy, la cosa migliore che gli fosse mai capitata, e lui l'aveva quasi buttata fuori dalla sua vita. Il suo cuore doleva per quello che lei doveva star provando insieme al dolore dello stare senza di lei, dell'averla persa, probabilmente per sempre.

    Fuori di sé per la colpa e sperando in qualche modo di farcela con una scusa, contattò il padrone di casa per pagarle l'affitto per i prossimi tre mesi, e fu informato che avrebbe potuto pagare per due, ma non tre. Buffy aveva piani per trasferirsi.

    “Dove?” aveva detto con voce roca nel telefono.

    “Uh... ha accennato alla Virginia”

    Quello fu un colpo diretto allo stomaco. Virginia?

    Ricordò allora, i suoi genitori. I suoi genitori avevano dovuto trasferirsi in Virginia e Buffy era rimasta indietro – significava che aveva cambiato idea del tutto sul vivere lì con loro? Stava lasciando Boston per sempre?

    Quella paura spinse William a provare più forte a trovarla. Avrebbe cercato in tutto il dannato campus se avesse dovuto. Trovava tipo divertente che anche se non stavano insieme ora, anche se lei lo odiava – e con buona ragione – l'idea che lei non fosse almeno nella sua stessa città, lo riempiva di un terrore e una tristezza che minacciavano di soffocarlo. Forse perché se almeno fosse stata in giro, c'era una possibilità che avrebbe potuto vederla, forse persino parlare con lei – in qualche modo di trovare una maniera per tornare nelle sue grazie. Se era in un altro stato... tremò al pensiero.

    Quindi, quando sapeva che lei aveva una pausa tra le lezioni, rastrellava il campus meglio che poteva per poterla trovare. E un giorno, tre settimane dopo che aveva simultaneamente confessato ed era stato scoperto, la trovò. Era in biblioteca, al quarto piano, nel retro con il naso in un libro.

    I suoi occhi l'assorbirono. Era passato tanto e il suo cuore dolette ancora di più alla sua vista. Doveva sistemarlo, semplicemente doveva farlo. Ora che aveva avuto il suo assaggio di paradiso, non avrebbe potuto rinunciarci; le avrebbe dato tutto quello che voleva e di più se solo lei lo avesse amato di nuovo.

    “Buffy”

    Lei alzò lo sguardo e ci volle una seconda occhiata prima che i suoi occhi diventassero gelidi ed indifferenti. “Cosa vuoi?”

    “Parlarti”

    “Vuoi dire mentirmi? Hai ancora bugie per me?”

    “No, Buffy, per favore--”

    “Perché non mi chiami Eliza”

    Lui la fissò, “Cosa?”

    “Ho sempre voluto sentire Spike chiamarmi Eliza. Dillo, dì Eliza”

    “Buffy, no” disse lui, scuotendo la testa.

    “Perché no? Ora hai problemi con questo?”

    Allontanando la sedia di fronte a lei, lui si sedette, “Buffy, so che quello che ho fatto era sbagliato. So che avrei dovuto dirtelo”

    “Non è divertente come tu abbia la capacità di scusarti con me adesso. Adesso, quando non voglio avere niente a che fare con te. Immagino che il vecchio detto del giudizio retrospettivo e del non sapere cosa hai fino a che non lo perdi, sia vero”

    “So che avevo una grande cosa con te” mormorò lui, “Lo sapevo a quel tempo”

    “Ma non me l'hai mai mostrato. Mi hai scopato e mi hai camminato sopra. E io te l'ho lasciato fare. Quella è stata tutta colpa mia. Ti volevo così tanto che ho pensato che col tempo avresti visto” scosse la testa. “Lezione imparata”

    “Ti volevo anch'io, Buffy. Così tanto. Quel primo giorno quando sei venuta a parlarmi – Ti volevo--”

    “Perché rivangare questo? Qual è il punto?”

    “Perché io... io ti amo Buffy e voglio trovare una soluzione”

    Lei si piegò in avanti, sorridendo compiaciuta. “Ancora incespichi su quelle parole, huh? Hai ancora difficoltà a dirle? E' perché è una bugia e lo sai?”

    “No, non lo é”

    “Lo è. Smetti di mentirmi, William. Tu non mi ami; volevi solo scoparmi”

    “Smettila!” esplose William, “Non è questo che era, non per me!”

    “Beh come diavolo si supponeva io sapessi che era diverso? Non è che tu abbia mai condiviso quando io ti mettevo a nudo la mia anima. Io ti ho fatto entrare, io ti ho dato quello che volevi, io ti ho dato quello che pensavo avessi bisogno – quello che tu mi hai detto come Spike che avevi bisogno e non era abbastanza. Non era mai abbastanza. Ho fatto tutto per farmi amare da te. Ma, non puoi farti amare da qualcuno se loro non vogliono”

    “Io si, Buffy, io lo voglio. Dio, per favore...” Stava per piangere, riusciva a sentire le lacrime arrivare e non aiutava che gli occhi di lei brillassero anche loro di lacrime.

    “Allora, immagino che tu abbia la tua massima vendetta. Sei riuscito a trattare qualcuno come merda. Sei riuscito a camminargli sopra, controllarlo, usarlo...” Lei scosse la testa. “Ho imparato la mia lezione, e non succederà ancora”

    L'aveva spezzata, fu il suo solo pensiero mentre la guardava raccogliere rudemente le sue cose.

    Lui si alzò, cercando di fermarla e lei gli schiaffeggiò le mani per allontanarlo.

    “Dove stai andando, Buffy?”

    “Cosa? Ho lezione--”

    “No, Virginia. Perché stai andando in Virginia?”

    Lei lo guardò stranamente. “Chi te lo ha detto?”

    “Ho chiamato il padrone di casa, stavo per pagarti tre mesi di affitto-”

    “Oh, quindi stavi cercando di comprarmi. Pensavi che mi avrebbe fatto rinvenire? Non ho bisogno dei tuoi soldi, William. Non ho più bisogno di niente di quello che hai da offrirmi”

    William scattò avanti, “Stai andando in Virginia?”

    “Non che sia affare tuo, ma si”

    “Per quanto?” disse con voce stridula.

    “Non so. L'estate, un anno, per sempre”

    “Buffy, non andare, per favore. Rimani qui con me, lascia che sistemi, non lasciar--”

    “Questo non può essere sistemato, William” Camminando attorno alla scrivania, lei iniziò ad allontanarsi.

    “Buffy, per favore!” urlò lui, le lacrime che tornavano con forza.

    Lei si voltò lentamente verso di lui e disse prima di lasciarlo, “Non puoi far sì che io ti ami”



    Capitolo Ventisei

    Un anno e tre mesi più tardi


    Buffy riusciva a ricordare con chiara minuzia il giorno in cui era partita per la Virginia. Dal giorno in cui aveva lasciato William in biblioteca, era riuscita ad evitarlo – qualche volta proprio per un pelo. Aveva spostato i suoi mobili in magazzino, e detto ai suoi genitori del suo piano di fargli visita per una quantità indefinita di tempo. E mentre erano stati preoccupati per la scuola, erano stati lieti allo stesso tempo. Quando gli aveva raccontato la storia e che in quel preciso momento, era sotto stress e si sentiva come se stesse per avere un crollo nervoso; loro l'avevano incoraggiata a venire e a rimanere per quanto avesse bisogno.

    Tutto era stato sistemato. Aveva vissuto con Willow ed Oz praticamente per il resto del semestre, tornando a casa ogni tanto per concedergli una pausa e per quando arrivò Maggio e gli esami finirono, era pronta a scattare.

    Era l'ultimo giorno degli esami quello in cui doveva partire. Il piano era di andare da Willow dopo il suo ultimo esame, afferrare le sue quattro valigie piene di vestiti e cose varie, e avere Willow che le dava un passaggio all'aeroporto. Fu quasi fermata dopo il suo ultimo esame da William.

    Uscendo dall'aula, lei quasi si scontrò con lui quando apparve da lato, mettendolesi di fronte. Alzando lo sguardo, lei sospirò e roteò gli occhi. “Cosa?”

    “Devo darti onore, Buffy. Hai fatto bene ad evitarmi. Sei stata quasi impossibile da rintracciare”

    “Sono brava così”

    “Possiamo parlare?”

    “No, non possiamo, ma l'abbiamo fatto per l'ultimo minuto quindi...” E iniziò a camminargli attorno. Anticipando la sua mossa, lui le si piantò davanti.

    “William, non ho tempo per questo. Ho un aereo da prendere”

    “Stai partendo oggi?” i suoi occhi si spalancarono e il colore defluì dal suo viso.

    “Si” Guardandolo, guardandolo sul serio, lo trovò un po' scarmigliato. Scarmigliato per William almeno. Non stava indossando pantaloni con la piega e una camicia abbottonata con una giacca sportiva. Stava indossando blue jeans, una t-shirt blu marino e una camicia bianca sopra. Indossava persino delle sneakers, e i capelli erano tutti riccioli disordinati. Sembrava stanco, esausto – e Buffy fu felice di vederlo. Specie dato che lei non era stata in grado di dormire molto, o affatto. E aveva pianto, oh Dio aveva pianto – per tutto il tempo sembrava.

    “Buffy” lui scosse la testa, e chiuse gli occhi. Quando la guardò, i suoi occhi stavano implorando. “Per favore Buffy, per favore rimani. Voglio sistemarlo, recuperare con te. Farò di tutto--”

    “No, non lo farai. Perché non appena mi avrai dove vuoi, tornerai semplicemente a spingermi in giro di nuovo”

    “No, non lo farò. Prometto che non lo farò. Dammi solo una possibilità di sistemarlo, di spiegare – Posso renderlo migliore, Buffy, posso”

    “Già, perché la tua parola significa così tanto per me. Mi hai mentito, William. Mi hai imbrogliata. Hai usato una persona per avere informazioni su un'altra persona così che potessi solo manipolarmi”

    “Quello che ho fatto era sbagliato, lo so”

    “Lieta di vedere che almeno sai ammetterlo”

    “Lo sapevo per tutto il tempo, solo non riuscivo a fermarmi”

    “Ricevere i benefici era proprio troppo divertente vero?”

    “Potevo parlare con te attraverso Spike; non potevo parlarti come me!”

    “Avresti potuto, solo non provavi. In qualsiasi momento avresti potuto dirmelo e non l'hai fatto”

    “Lo so, so che avrei dovuto, lo sapevo questo, lo sapevo allora”

    “Quello che sapevi e quello che hai fatto sono due cose diverse. Addio, William”

    Lei riuscì finalmente a girargli intorno, ma non arrivò molto lontano. Con un urlo che fece sussultare Buffy, William l'afferrò e la tirò nelle sue braccia, schiacciandole le labbra sulle sue.

    La spaventava che lui potesse ancora avere lo stesso effetto su di lei; che potesse ancora trasformarla in gelatina nelle sue braccia con un bacio, un semplice tocco. Lo odiava, odiava pensare che se lui fosse stato onesto con lei, e così aperto con i suoi sentimenti, così tante cose sarebbero potute essere diverse, ma ora...

    Spingendolo via da lei, si strofinò la bocca e lo fissò. “E' finita, William”

    “No” lui scosse la testa, “Non è finita. Non sarà mai finita”

    “Vuoi scommetterci? Addio William” E questa volta corse via da lui fino a quando non fu più in grado di sentirlo urlare il suo nome e l'impulso di piangere passò.

    Così, ora si stava preparando per tornare a Boston, pronta ad iniziare di nuovo la sua istruzione e vivere in un nuovo appartamento, pronta ad iniziare la sua vita da capo per quella che sembrava la terza volta. E dopo tutto il tempo che era trascorso e dopo tutta la guarigione che aveva fatto, William era in prima linea nella sua mente. Alcune cose, sentiva, non cambiavano mai. Lui era l'ultima persona a cui aveva pensato mentre partiva, ed era la prima cosa a cui pensava mentre tornava.

    Fissando fuori dal finestrino dell'aereo mentre volava sempre più vicino a Boston, Buffy cercò con forza di attaccarsi alla pace che aveva trovato in Virginia. Sembrava come se stesse lentamente dileguandosi più lontano arrivava dalla Virginia.

    Il primo mese delle stare lontano era stato il più difficile. Si era sentita come se avesse fatto un grande errore, le mancava William, odiava che non ci fosse neanche una possibilità per cui avesse potuto vederlo anche se aveva trascorso gli ultimi paio di mesi a Boston ad evitarlo. Il suo cuore si stava rompendo per quella che sembrava essere la milionesima volta e il dolore che aveva provato nel suo torace era filtrato in tutto il suo essere. Dopo quello, lo stordimento prese posto e tutto quello che le sembrava di voler fare era dormire e guardare la TV; qualsiasi modo per sfuggire ai suoi pensieri e ricordi. Alla notte sarebbe stata tormentata da quelle notti che lei e William avevano trascorso insieme, qualsiasi odore che le ricordava lui la riportava indietro e i ricordi le giravano in mente con un film.

    Poi, la rabbia prese il posto e trovò consolazione in una fonte improbabile: la scrittura. Scrisse seguendo l'umore in un diario che aveva comprato - il che era spesso. Così spesso, che aveva iniziato a portare il diario con sé nella borsa. Era una fonte di catarsi per lei e aveva scritto anche alcuni poemi. Aveva spinto fermamente via dalla sua testa che questo fosse in qualche modo come William.

    Alcune volte Buffy era andata online e aveva visitato alcune chat rooms. Si era ritrovata inasprita, dopo essere stata bannata dalla sua quinta chat room per aver provocato discussioni e liti, rinunciò. Non riusciva proprio a sopportare il fatto che ci fossero tali bugiardi lì fuori. Era riuscita a parlare con alcuni uomini, solo per farli impazzire con le sue domande incessanti nella sua ricerca di scoprire come le stessero mentendo.

    Alla fine, era arrivata in un posto di pace. Si sentiva più forte, si sentiva più stanca, ma sentiva anche che le cose sarebbero andate bene e che un giorno, avrebbe anche potuto volere un ragazzo. Per il tempo presente tuttavia, era tutta per il risistemarsi a Boston e trovare la sua nicchia. Era stata instabile per un po' di tempo, poi aveva trovato William e lui le aveva sconvolto il mondo mettendolo sottosopra. Ora, lei si sentiva diversa, forse un po' più vecchia e più saggia – era divertente come un cuore spezzato potesse cambiare una persona. Voleva finire la scuola, ottenere la sua laurea in psicologia e poi andare per il suo Master, e poi il Dottorato. Era impegnato ora più che mai in quell'obiettivo. Non pianificava di lavorare più al ristorante, anche se il suo lavoro le era stato promesso non importa quando sarebbe tornata. Invece, stava mettendo gli occhi su qualcosa di più. Willow le aveva mandato alcuni ritagli di lavori di ufficio per un paio di psicologi, alcuni avvocati (in nessun modo!) e alcune altre posizioni amministrative varie. Aveva mandato il suo curriculum a tutti quanti e aveva colloqui allineati per la settimana dopo il suo arrivo. Era anche stata in grado di assicurarsi un appartamento nel palazzo di Willow (internet era così pieno di vantaggi alle volte per quanto riguardava il cercare casa), con l'aiuto dei suoi genitori sull'affitto naturalmente, e Willow aveva promesso che sarebbe stato pronto per lei quando fosse arrivata. Essere iper attiva era il modo di essere. Le dava qualcos'altro a cui pensare oltre alla possibilità di dover vedere William ancora una volta.

    ***

    Scendendo dall'aereo, Buffy trattenne il fiato per l'attesa. Willow doveva incontrarla lì. Uscendo dall'aeroporto, trovò Willow che sventolava freneticamente verso di lei con Riley accanto.

    Correndo verso di loro, Buffy buttò le braccia attorno a Willow e sorrise a Riley. Lei e Riley avevano scambiato email mentre lei non c'era. Lui era stato, stranamente, l'unico ragazzo di cui si fidava. Gli aveva dato consigli su Sam, e loro erano usciti per un po' fino a quando lei aveva trovato qualcun altro che le piaceva e ora Riley era ferito, ma positivo.

    Willow, naturalmente, era stata una costante mentre era via. Si erano scritte email, parlate al telefono e tramite IM, una settimana non passava senza che parlassero.

    “Come ti sembra essere tornata?” chiese Willow, una volta che la ebbe liberata.

    “Oh, non so. Chiedimelo tra una settimana”

    Riley ghignò, “Starai bene, sono sicuro”

    “Oh, lo spero. Devo dire che sono stata un po' viziata lavorando all'ufficio di mio Papà. Nessuno mi creava problemi lì, sapevano che ero la figlia di Hank Summers e che non dovevano trattarmi male. Ora sarò di nuovo un nessuno”

    Willow le diede un colpetto leggero. “Non vero. Non parlare così. Andiamo, prendiamo il bagaglio – sei affamato? Riley ed io ti porteremo a pranzo fuori e poi vedremo se vorrai unirti a noi al Sugarshack per vedere Oz suonare – solo una serata di bentornata se ti va”

    “Mi va, ma posso vedere il mio appartamento prima?”

    ***

    Il suo appartamento era spettacolare. I suoi mobili erano sistemati, le foto messe, ma non sui muri. Willow le spiegò che aveva immaginato avrebbe voluto farlo lei per renderlo più suo.

    “Lo adoro” soffiò Buffy. “E' anche più grande del mio altro appartamento -e ha una vasca! Posso anche fare una festa danzante nel mio bagno, è enorme!”

    Willow rise, “Già, immaginavo ti sarebbe piaciuto. Il padrone di caso me ne ha mostrato un altro per quaranta dollari di meno ma era piccolo e non aveva la vasca, ho immaginato che dato che quella era la cosa che odiava davvero del tuo altro appartamento, questo fosse perfetto”

    “Lo è” sospirò Buffy, “Mi piacciono anche le pareti blu nella mia camera da letto. Sebbene, il verde nel soggiorno deve andarsene”

    Riley ridacchiò. “Beh, aiuterò a pitturare se vuoi”

    Buffy sorrise, “Grazie. Anche meglio dell'altro appartamento, ne ho un po' sulla strada, non secchi della spazzatura. Questa è la parte migliore” Si lasciò cadere pesantemente sul suo divano e si guardò attorno nel grande soggiorno e sorrise felicemente. “Non ho mai pensato che mi sarebbero mancati i mobili, ma è così. Non potevo mettere i piedi sul divano di mia mamma così posso fare qui”

    “Ti senti un po' nostalgica di casa?” chiese Riley, sedendosi accanto a lei.

    “Lo ammetto, lo sono. Mi mancano i miei genitori. C'è qualcosa di così confortante nell'essere a casa. Puoi solo ritirarti dal mondo e sentirti protetto. Anche se la Virginia non è necessariamente la mia casa, è tipo casa mia con i miei genitori ancora lì. Ha senso?”

    Willow annuì, “Del tutto”

    Fu allora che lo stomaco di Buffy brontolò. “Okay, è tempo di darmi da mangiare!”

    ***

    Si sentiva come un uomo morente di fame per il modo in cui la fissò quando lei entrò nel club, chiacchierando e ridendo con Riley e Willow. Era passato così tanto, troppo, e William non aveva mai dimenticato, provato come poteva.

    L'amava ancora. Non era affatto sorprendente per lui che dopo così tanto ancora potesse. A quest'ora, lei era stata costruita nella sua mente come un angelo messo sulla Terra apposta per lui. Il suo terapista gli aveva detto che aveva una natura romantica. Aveva dovuto essere d'accordo. Il suo terapista gli aveva anche detto che si teneva troppo alle cose. Buffy comunque era una cosa che lui proprio non riusciva a lasciare andare, e non avrebbe voluto lasciare andare. Beh, quello non era del tutto vero. Lui si teneva a tante cose, ma lei era l'unica cosa salutare a cui si era tenuto.

    Nel tentativo di farlo uscire nel mondo e socializzare, il suo terapista l'aveva incoraggiato ad unirsi ad un club a scuola. L'aveva fatto, con successo, e si era unito ad un altro. Poi si era spostato alla lettura sul serio di poesia alle letture di poesia. Parlava a tre persone tridimensionali ogni giorno e non solo a quelle dietro un monitor. Andava a caccia di Buffy, non importa che per allora lei avesse cambiato il suo nickname e cancellato il suo indirizzo email. O quello o l'aveva bloccato su tutti gli account. Aveva colpito un muro nel cercare un Hank Summers in Virginia.

    Nella disperazione aveva chiesto a Willow un giorno di aiutarlo a contattarla. Lei lo aveva rifiutato seccamente. Riley aveva avuto pietà di lui e gli aveva detto che stava bene. Bruciava sapere che Buffy stava parlando con Riley, un vero estraneo, ma non con lui. Era quello che meritava, supponeva.

    Aveva cercato di spiegare al suo terapista che Buffy era stata come un lago nel mezzo di un deserto, la luce dopo aver vissuto nel buio, un angelo mentre marciva all'inferno. Il suo terapista aveva cercato di dirgli che stava solo romanticizzando la relazione adesso, che dovevano esserci cose sbagliate che non erano tutte colpa sua. William aveva concordato: Il problema era che gli lei gli aveva ceduto troppo. Era tenace nel suo amore per lui, ma poteva vedere ora che la ragazza che aveva domandato che lui uscisse con lei aveva perso un po' del suo spirito nello sforzo di accontentarlo. Lui l'aveva preso, e l'aveva usato per i suoi scopi. Era un vampiro emozionale.

    E così, forse lui stava romanticizzando Buffy, ma lei lo aveva fatto sentire completo, lo aveva fatto sentire come una persona che avrebbe davvero potuto offrire qualcosa. Gli ci era solo voluto troppo per capirlo, e per quando aveva iniziato a farlo, aveva mandato tutto all'aria e lei se n'era andata.

    Il suo terapista lo sollecitava ad andare ad un appuntamento con qualcun altro. Per quello c'era voluto del lavoro. Unirsi ad un club era una cosa, chiedere di uscire ad una ragazza, era un'altra. Ma l'aveva fatto – dopo aver tagliato un po' dei suoi riccioli e aver messo le lenti a contatto. Il suo acconciatore voleva che lui si colorasse i capelli e che li tagliasse più corti, William aveva rifiutato. Buffy amava i suoi capelli. O, l'aveva fatto una volta. Li aveva tenuti giusto nel caso un giorno lei fosse tornata e lui avesse avuto la sua seconda possibilità – o quinta se voleva essere davvero tecnico.

    Con mesi di pungolamento e lavoro per parlare almeno ad una donna che trovava in qualche modo attraente, chiese di uscire ad una ragazza di nome Andrea. Uscì anche con lei per breve tempo, ma per tutto il tempo si sentì come se stesse tradendo Buffy, e non l'aveva tradita abbastanza?

    Il suo terapista diceva che era perché non aveva avuto chiusura il motivo per cui si attaccava a Buffy e a quello che era successo. Lui non sembrava voler accettare che William amava Buffy, e che era perseguitato dalla consapevolezza che l'avrebbe sempre fatto.

    Quindi ora, eccola lì, di ritorno a Boston e in un momento serendipitoso, nel suo stesso bar. Ma tu guarda, lo sfigato William era davvero in un bar. Senza sorpresa, solo, ma ciò nonostante – era un progresso.

    Così tanto tempo era passato da quando aveva visto Buffy – un anno, tre mesi e due giorni – e lui poteva solo sperare che lei non lo odiasse altrettanto. Il tempo guarisce tutte le ferite, non è quello che dice il detto? Sebbene il tempo non era mai stato gentile con lui in passato. Il suo trattamento di Buffy ne era una testimonianza.

    Forse, comunque, forse gli avrebbe persino parlato senza freddezza ed amarezza. Lui avrebbe potuto procedere senza intoppi verso di lei e parlarle, dire il discorso che gli era girato in testa per oltre un anno.

    Tranne che non lo fece. Era terrorizzato. Terrorizzato dall'essere respinto seccamente. Ora che lei era lì in carne ed ossa e lui aveva la sua possibilità, la sua fantasia di parlarle sembrava ridicola. Beh allora, parlarle, quello era il passo successivo.



    Capitolo Ventisette

    Stare fuori e in giro di sicuro serviva ad evitare la mancanza di casa che Buffy aveva sentito scivolarle dentro. Si sentiva più nostalgica di quanto fosse disposta ad ammettere – anche con se stessa. Tornando ancora una volta a Boston, si sentiva vulnerabile. Probabilmente per come se n'era andata, ma era lo stesso. Era spaventata di diventare ancora una volta una vena aperta, spaventata di essere predata. Non aveva mai avuto un muro alto attorno a sé prima. C'era sempre stato un livello di difesa attorno a lei, principalmente dovuto ai tratti della sua personalità e non così tanto ad una completa amarezza. Dopo William tuttavia... quel muro era cresciuto e cresciuto. Era impenetrabile.

    Massaggiandosi il retro del collo, Buffy guardò oltre la spalla, sentendosi degli occhi addosso. Voltandosi di nuovo al palco su cui la band di Oz stava suonando, Buffy cercò con forza di concentrarsi su di loro e non sul fatto che era a “casa” e che William sarebbe potuto essere ovunque in città. Stava cercando di trattenersi dal pensare a dove potesse essere, e sembrava che più cercasse di scacciarlo dalla sua mente, più lui si insinuasse.

    Mandando giù tutto il suo drink, si alzò e si scusò per prenderne un altro. Mentre si intrecciava nella folla, senza concentrarsi su qualcuno o qualcosa in particolare, trovò un punto vuoto al bar e ci si concentrò. In piedi lì al bar, ad aspettare di essere vista, si sentì a disagio.

    “Cosa ti porto?” chiese finalmente il barista.

    “Uh, un apple martini”

    “Sicuro”

    Muovendo il peso da un piede all'altro, Buffy si voltò e guardò la band continuare il suo spettacolo, e poi lasciò che i suoi occhi scivolassero in giro per la stanza. Voltandosi lentamente indietro, i suoi occhi cadere sulla persona che non voleva vedere, e che era stata terrorizzata di vedere.

    William.

    E lui stava fissandola, i suoi occhi blu la penetravano. Il respiro le si mozzò e la sua mente registrò che non portava occhiali prima che si sentisse esplodere in un sudore freddo. La bocca improvvisamente secca, spostò di scatto la testa altrove proprio in tempo per avere il suo drink piazzato davanti. Facendo scivolare al barista più denaro di quanto probabilmente servisse, Buffy si allontanò rudemente, sentendosi come se la stanza le si stesse chiudendo addosso e tutta l'aria venisse risucchiata via.

    Quando tornò al tavolo, si sedette e bevve velocemente il suo drink.

    “Whoa, ehi killer. Che c'è?” chiese Riley bonariamente.

    “William è qui” spiattellò e poi scosse la testa. “William è qui in un bar. Inoltre non ha occhiali e i suoi capelli sono più corti – Cosa ci sta facendo in un bar? Lui odia la gente e le situazioni sociali – cos'è questo? Migliora quando me ne vado? E' proprio... fottutamente fantastico”

    “Vuoi andartene?” chiese Willow e Riley le mise una mano confortante sul braccio.

    “No. Non me ne andrò. Sto bene. E' solo che non l'ho visto da oltre un anno, mi ha scioccato. Voglio dire, sapevo che c'era una possibilità di imbattermi in lui – andiamo alla stessa scuola, ma... stavo solo sperando che sarei stata in qualche modo più preparata a vederlo. Non mi sento preparata”

    “Non è mai facile vedere un ex” concordò Riley.

    “Specialmente uno che ti ha mentito e ti ha trattato di merda” rifletté Buffy.

    “So che hai detto che lo hai superato, ma... l'hai fatto davvero?” chiese Willow con attenzione, come se fosse spaventata da un qualche contraccolpo.

    Buffy arricciò insieme le labbra. “Si. E' solo che non mi aspettavo di vederlo tutto qui. Immagino sia un bene che l'abbia fatto. Ora non devo stressarmici sopra, domandandomi ogni giorno se sarà il giorno. Non è mai stato così male dopo la prima volta che li hai visti”

    “Potrei essere la tua guardia del corpo se vuoi” offrì Riley, ghignando.

    Buffy sorrise, “Grazie, ma no. Me ne sono andata per un anno per rimettermi insieme, sono tornata ora e che io sia dannata se lascerò che quel piccolo dolore nel sedere mi butti a terra”

    “Brava ragazza” acclamò Willow, dandole una gomitata.

    Buffy sorrise pensando, Suona bene in teoria comunque.

    ***

    “Non riuscivo a respirare quando lei ha posato gli occhi su di me. Tutta l'aria sembrava come se fosse stata risucchiata via. Il mio cuore sembrava come se stesse per saltarmi fuori dal torace”

    “Sembra un attacco di panico” disse in modo distaccato il terapista di William alcuni giorni dopo durante una sessione.

    William rivolse al Dr. Sorli un'occhiata. Il vecchio gentiluomo non era felice che Buffy fosse tornata in città, William riusciva a dirlo quello. Infilando una mano tra i capelli sale e pepe e fissando William con uno sguardo a livello grigio, dichiarò, “William, devi lasciarlo andare. Questa cosa di lei”

    “Non posso” disse William, scuotendo la testa. “So che non capisce, ma--”

    “Io capisco, ma non penso tu lo faccia. Hai un insano attaccamento a lei, lascia andare la relazione, lascia che quello che una volta era liberi il sentiero per il futuro”

    “Lei non capisce, doc” disse William con forza. “Ho fatto del male alla ragazza. Le ho mentito, l'ho trattata in maniera orribile. Mi sentivo come sporcizia, quindi ho cercato di trascinarla giù con me così che potessimo giocare nella sporcizia insieme. Tutte quelle cose che amavo di lei, le ho fatte a pezzi da solo – e non neanche capito la metà delle volte che lo stavo facendo”

    “E picchiarti continuamente per questo non ti sta aiutando a superarlo; ti sta mantenendo lì, in quel posto come quella stessa persona. Lascia andare, William”

    Willow trattenne un respiro irregolare e si sedette all'indietro nella rigida poltrona arancione. Puntò il suo dottore con un bagliore determinato nello sguardo. “Posso lasciarlo andare. Appena lei mi perdona”

    “Come ti proponi di farlo?”

    “Parlandole”

    “E se lei non ti perdonerà mai, William? Cosa allora?”

    “Che ne dice di salvarlo per la prossima sessione questo, eh? Questo è un'intera altra scatola di vermi e mi sono rimasti due minuti”

    ***

    Muovendosi dentro e fuori dai corridoi della libreria del campus, Buffy guardò solo a metà per i testi di cui aveva bisogno per le sue classi che stavano per iniziare proprio tra pochi giorni. La sua mente era, naturalmente, su William.

    Riley le aveva detto che aveva visto sul serio William fuori, e che non era stato così tanto un recluso com'era sempre stato. Aveva anche confermato che i suoi occhiali erano scomparsi, e che aveva fatto un taglio di capelli. Il suo stile di abbigliamento, aveva detto Riley, era cambiato anche. Non sembrava più così “nerd”. Quando Buffy richiese di sapere perché lui non le avesse detto di quei cambiamenti prima, Riley le ricordò che lei aveva cercato di superare William, e sentire di lui probabilmente non sarebbe stato contribuente a quello. Lei aveva concordato, ma controvoglia. Una qualche contorta parte di lei aveva ancora voluto sapere. Per... cosa? Per essere preparata, per tenerlo sotto controllo, per prendersi gioco di lui dietro la schiena e sentirsi meglio? No, Riley aveva avuto ragione a non dirglielo.

    Mentre si muoveva lungo un altro corridoio, alzò lo sguardo e vide William entrare nella libreria. Stava parlando con qualcuno. Una ragazza. Stava parlando con una ragazza e stava ridendo. Il suo cuore iniziò a martellare e tutto quello che riuscì a pensare in maniera coerente fu, nasconditi! Ruotando sui talloni camminò velocemente verso il retro, proprio nella sezione di scienze e si nascose dietro uno scaffale di libri. Facendo capolino, individuò William porgere alla ragazza un libro e parlare animatamente.

    E' felice, pensò. E io non lo sono. Si suppone che lo sia, ma non lo sono. Sono stata via un anno e tuttavia mi sento come se non fossi andata via. Com'è possibile? Come è giusto che lui possa solo riprendersi e andare e io sia ancora arrabbiata e col cuore a pezzi? Perché ha ancora questo potere su di me?

    Voleva uscire fuori da dietro lo scaffale, voleva comportarsi come se lui non la colpisse, come se lui non significasse niente per lei, ma si sentiva paralizzata dal pensiero di essere in qualsiasi luogo vicino a lui. Era tutto così ridicolo. Era lui quello che le aveva calpestato il cuore – perché lei avrebbe dovuto aver paura di fronteggiarlo? Cosa avrebbe potuto farle per rendere le cose peggiori? Premendo la parte finale della mano contro la fronte, Buffy abbassò la testa e cercò di sfuggire al malditesta che stava arrivando.

    “Buffy”

    Gelò, riconoscendo quella voce ovunque. Lentamente fece cadere la mano e aprì gli occhi, forzandosi di sorridere. “Ciao, William”



    Capitolo Ventotto

    William le sorrise dolcemente e lei fu colpita ancora una volta da quanto fosse bello. I suoi riccioli non gli cadevano più sul viso e sembravano anche più morbidi adesso, molto più invitanti al tocco. E i suoi occhi, i suoi penetranti occhi blu erano ancora più luminosi ora che non erano nascosti dietro gli occhiali. Anche il suo abbigliamento, il suo casuale indossare di jeans, una t-shirt e delle sneakers lo facevano sembrare più delicato, più gentile. Si risentì con lui per il risveglio di lussuria che ancora riusciva a produrre in lei, si risentì con se stessa per non averlo ancora superato.

    “Ciao, Buffy. Come stai?”

    “Sto bene, grazie”

    “Com'era la Virginia?”

    Cos'era questo? Stavano chiacchierando come se fossero amici ora? Come se non fosse accaduto niente?

    “Era bella” si sentì dire, annuendo come un'idiota. “Calda” Grande, ora parlavano del tempo.

    “Mi sei mancata” disse lui piano, così piano che fu quasi un sospiro.

    Buffy scosse la testa, non per discordare con la sua affermazione, ma perché non voleva andare lì, non voleva sentirlo, e non voleva farlo, qualsiasi cosa questo fosse.

    “Buffy, è così, io--”

    “Non posso, non posso farlo. Non voglio farlo. E' finita” Iniziò a fare una ritirata strategica, bisognosa di allontanarsi da lui così da poter respirare e pensare, ma lui la fermò, afferrandole il braccio. Un tale semplice gesto accese così tanto in lei che volle piangere. Non era giusto. Non era così che si supponeva dovesse sentirsi vedendolo, non si supponeva le importasse ancora.

    “Buffy, per favore, non ti sto chiedendo niente, ti chiedo solo di ascoltarmi. Lasciami spiegare, lasciami provare, per favore”

    Tirando di colpo il braccio per liberarsi, lei lo fissò mandando bagliori. “Perché, così che tu possa assolvere te stesso? Come l'uomo morente che deve raccontare a sua moglie dei suoi tradimenti sul letto di morte, così che possa sentirsi meglio prima di morire. Ma poi lascia la povera moglie a portare il peso del suo tradimento con lei. Non mi hai fatto abbastanza? Cosa vuoi farmi ora? Farmi sentire dispiaciuta per te? Farmi capire perché mi hai mentito dopo che ti ho dato tutto quello che ero?

    “Allora vuoi rimanere in questa giusta rabbia?” scattò lui, “Come sta funzionando per te? Ti sei trasferita fino in Virginia e ancora mi odi così ovviamente non ha funzionato--”

    Buffy vide rosso e alzò la mano per colpire proprio diritto in faccia. William le catturò il braccio prima che potesse fare contatto e lo abbassò. Beh allora, se non avesse potuto ferirlo fisicamente, avrebbe provato mentalmente ed emotivamente. “E tu, idiota? Per quanto ti sei nascosto dal mondo? Ti sei tagliato fuori perché non riuscivi a fronteggiare niente

    “Sono cambiato, Buffy” disse lui tra i denti stretti. “Non sono lo stesso uomo. Almeno, sto cercando di non esserlo”

    “Beh buon per te. Divertiti, mettiti ok!”

    “William?”

    Entrambe le teste scattarono al suono della voce e Buffy si sentì male. Oh, si, la ragazza. La ragazza con cui lui era entrato e che aveva riso con lui.

    “Uh, Noel, sarò da te tra un minuto” disse William con calma, liberando il braccio di Buffy e facendo un passo all'indietro.

    “No, è okay. Devo andare comunque” disse Buffy in fretta e iniziò ad allontanarsi. Fermandosi, si voltò indietro ed indicò Noel. “Potresti voler essere cauta. William qui ha un problema con l'onestà e il controllo” Appena le parole furono fuori dalla sua bocca, lei volle vomitare. Cosa non andava in lei? “Mi dispiace” mormorò, odiandosi anche per quello, e camminando via con passo veloce, ignorando William che la chiamava.

    ***

    “Forse dovresti ascoltarlo” disse Riley a Buffy più tardi durante il pranzo lungo la strada dal suo appartamento.

    “Cosa?” chiese Buffy incredula, la bocca piena di insalata di pollo. “Sei matto?”

    “Questo è molto attraente” disse Riley, ridacchiando.

    Deglutendo, Buffy scosse la testa. “Perché dovrei ascoltare qualsiasi cosa abbia da dire? Mi ha mentito, Riley! Mi ha mentito e mi ha usato e come potrei credere a qualsiasi cosa gli esca dalla bocca?”

    “Non devi farlo; non devi neanche perdonarlo proprio ora--”

    “Cosa vuoi dire 'proprio ora'? Non ci sarà perdono!”

    “Buffy, calmati”

    “Non riesco ad evitarlo. Non posso credere a quello che sto sentendo!”

    “Lasciami finire. Sto solo dicendo che se lo lasci parlare e gli fai avere il palcoscenico, poi tu puoi avere il palcoscenico. Hai tanta rabbia contro di lui ora, e tutta non se n'è andata via quando sei partita”

    Buffy gemette e si massaggiò la fronte. “Non avrebbe dovuto? Un anno non è lungo abbastanza per superare qualcuno? Cosa c'è che non va in me? Lo vedo ed è come se non fossi mai partita. Sono solo così arrabbiata con me stessa perché mi sento ancora in questo modo!”

    “Lo hai amato, Buffy. Lo hai amato e quello che lui ha fatto ti ha ferito profondamente. Non hai perso solo lui, ma anche Spike”

    Buffy annuì tristemente. “Lo so questo. Solo non voglio saperlo. Continuavo a pensare in Virginia che sentivo come se la mia relazione con William non avesse mai fatto il suo corso. Non siamo mai arrivati in quel posto completamente felice e mi sento fregata. Quello che avevamo, quel poco che avevamo, non ha mai raggiunto la completezza... Poi tutto mi è scoppiato in faccia e sono rimasta ancora al buio”

    “Il che è perché dovresti parlare con lui. Prenditi delle risposte, e anche se non gli credi immediatamente, o affatto, almeno sarai in grado di avere un po' di chiusura. E' quello di cui hai più bisogno, Buffy”

    “E se non riesco a superarlo dopo tutto questo?”

    Riley sospirò, “Beh, allora attraverseremo quel ponte quando ci arriveremo”

    “Ci penserò su”

    ***

    Durante il corso delle successive due settimane, Buffy si ritrovò piena di compiti e concentrata sul trovare un lavoro. I colloqui che aveva allineato sembrarono arrivare tutti insieme ed era una buona cosa, non importa quanto stancante. Le distoglievano la mente dalle cose, le davano altro su cui concentrarsi e le davano tempo per procrastinare il fattore William.

    Comunque, lui entrava ancora nei suoi pensieri quando lei aveva un minuto. Proprio quando pensava che forse era passato, eccolo lì, nella sua mente a farle domandare e a farla dolere. Buffy si stupì che un intero anno potesse essere passato, un anno durante il quale aveva percorso la gamma delle emozioni ed era arrivata finalmente ad un luogo di pace – tutto per essere mandato a pezzi dall'averlo visto solo una volta. Era destinata a struggersi di desiderio per quest'uomo anche quando avrebbe dovuto odiarlo? E quell'odio era lo stesso con il suo desiderio? L'avrebbe mai superato e parlare con lui l'avrebbe aiutata a superarlo? Voleva davvero superarlo? Lasciarlo andare significava lasciarlo alle spalle ed era preparata a farlo? Aveva detto di esserlo, sentiva di volerlo essere, ma lo era davvero?

    Per quando finì la seconda settimana, Buffy aveva un lavoro – faceva un lavoro di ufficio in uno studio di uno psicologo e aveva richiesto Riley e Willow (Oz a seguito) di andare con lei ad una lettura di poesia alla libreria, il vecchio ritrovo dell'anno prima, per leggere un po' della poesia che aveva scritto in Virginia. Nel retro della sua mente sapeva che William sarebbe potuto essere lì.

    “Leggerai davvero qualcosa che hai scritto?” chiese Willow mentre i quattro trovavano un tavolo nel centro del café e si sedevano. Gli occhi di Buffy guizzarono al retro del locale dove trovarono William parlare con quella ragazza con cui era stato quel giorno alla libreria. La gelosia le bollì dentro e tirò fuori il suo taccuino.

    “Si, leggerò davvero qualcosa che ho scritto” disse Buffy, un po' più arrabbiata di quanto intendesse per una domanda così innocente.

    “Sei okay?” chiese Riley con tranquillità nel suo orecchio quando Willow si voltò altrove con le sopracciglia alzate e si concentrò su Oz.

    Buffy annuì, “Sto bene. E' solo che... non importa”

    “E' con una ragazza”

    Buffy annuì muta.

    “Potrebbe proprio essere innocente”

    “Non importa” disse lei e si alzò, “Andrò a scrivere il mio nome”

    ***

    Sembrò un'eternità aspettare che fosse chiamato il suo nome. Un'eternità passata a guardare William e quella ragazza barbona parlare l'uno con l'altro. “Immagino che l'heroin chic sia tornato di moda” aveva mormorato lei a Riley ad un certo punto e la sua sola risposta fu un'alzata di sopracciglia.

    Lui sapeva. Lei sapeva che lui sapeva. Non era come se fosse così difficile capire che non aveva superato William, e forse non l'avrebbe mai fatto.

    “Buffy Summers”

    Finalmente. Tranne che ora che il momento era lì, non voleva farlo. Non voleva perché lui era con un'altra ragazza e non gli sarebbe importato del dolore dietro le sue parole astiose. Lui aveva qualcuno, era andato avanti e mentre lei aveva cercato di fare lo stesso, aveva fallito.

    Alzandosi su gambe tremolante, non guardando di proposito dalla parte di William, si schiarì la gola e si fece strada fino al microfono con il taccuino in mano. Il silenzio era assordante – il pubblico era sempre così silenzioso quando qualcuno leggeva? Era così silenzioso che sarebbe potuto cadere un ago ed essere sentito. Quindi ora, combinato col non volere che William sentisse i suoi poemi c'era il panico da palcoscenico e il desiderio che nessuno ascoltasse i suoi poemi.

    Forzandosi di sorridere, Buffy prese un respiro il più profondo possibile e alzò il suo taccuino così che potesse vederlo ma non essere nascosta dal pubblico. Se avesse potuto fare come voleva si sarebbe nascosta, ma non era la giusta etichetta per una lettura di poesia.

    “Questa è chiamata 'Cupido'” iniziò lei, la voce un po' tremolante. Tirando un altro respiro, iniziò.

    “Your love twisted around my heart like barbed wire,
    piercing the tender flesh and
    making it bleed.
    Bleed for reason.
    Bleed for truth.
    Bleed for the release of my hell
    that’s you.

    Cupid’s arrow had a venomous tip and
    the poison seeps into my veins
    devouring my innocence.
    Cast aside my pride and
    ridicule me with your hollow
    vows of love.
    Shame me with your twisted mind games and
    prick my senses with your gentle touch.

    Your words are a double-edged sword;
    searing me in two while making me beg for more.
    When you say “bend”
    over backwards
    do I break myself
    to please you.

    Why don’t you love me yet?”


    Ci fu un applauso, ma Buffy lo bloccò. Ora che aveva finito quella, non sembrava così male. Rifiutando ancora di guardare verso William, cercò i suoi amici e sorrise gentilmente. “La prossima è chiamata 'Fairy Tale'” Profondo respiro e --

    “I don’t know what I was hoping for
    Don’t know what I wanted
    Or even expected.
    It’s not like you can just grow a heart.
    It’s not like you can just know that
    You don’t treat someone like shit who’s
    Been good to you.
    You don’t know any better.
    How could you?
    You were raised by wolves.

    Tired of it.
    The Games,
    The players
    Whether they were real or not.
    Doesn’t matter who that one
    Was or what this one did.
    All that matters is that you know
    You can’t hurt me anymore.
    Not because you ruined me,
    Not because you are my unrequited,
    But because you’re just an asshole.

    You were put on this earth to suck
    The life out of me and it almost worked.
    You did hurt me, but you didn’t ruin me
    You only made me resolute that my true love
    Is out there. That there is a fairy tale ending at the
    End of this story.

    Always, at the end, you get what you deserve.

    Nothing.”


    Per sbaglio, alzò lo sguardo e trovò William che la fissava con rimorso e compassione e dolore e non riuscì a sopportarlo. Non riusciva a sopportare che lui si sentisse dispiaciuto per lei. Lui era cambiato e in qualche modo lei era rimasta con il bagaglio. Serpeggiando attraverso i tavoli, si fece strada fino al suo e afferrò le sue cose.

    “Buffy, dove stai andando?” chiese Riley.

    “Devo andare. Non voglio rimanere qui”

    “Buffy-” iniziò Willow, ma Buffy era già sulla strada per uscire dalla porta.

    Una volta fuori, Buffy camminò il più velocemente che poté lungo la strada e cercò di concentrarsi sul respiro, il che non era d'aiuto dato che stava camminando troppo veloce.

    “Buffy”

    Una mano si strinse sul suo braccio e lei fu fatta girare di scatto. William. Lo fissò, il torace che si sollevava per lo sforzo e la lotta di non urlare. “La tua ragazza” riuscì a tirare fuori.

    “Noel non è la mia ragazza. Solo un'amica. Ha un ragazzo. Riley?”

    “E' un amico – non è che avessi davvero bisogno di saperlo” si tirò indietro lei, “Non ho bisogno di sapere cosa fai nella tua vita privata--”

    “Buffy” mormorò lui e la portò più vicina a sé, la sua dura lunghezza premuta contro la sua più morbida.

    “William, non farlo, per favore” implorò lei, sapendo cosa stava per succedere. Lui doveva essere forte perché lei stava trovando difficile esserlo.

    “Non riesco a fermarmi quando riguarda te” disse lui e premette le labbra su quelle di lei, forte.

    Con un urlo che le risuonava nel retro della gola, Buffy ricambiò il suo bacio con calore, stringendolo forte, i pugni stretti nella parte davanti della sua giacca. Era passato troppo tempo.



    Capitolo Ventinove

    Tutto quello che servì fu il grido di un clacson per la strada per riportare di scatto Buffy alla realtà. Il secondo in cui le labbra di William avevano toccato le sue, lei aveva dimenticato tutto. Tutto quello che aveva capito e sentito era stato lui. La sua lingua accarezzò la sua sua e lei gemette, cadendo oltre nelle sue braccia e avvolgendogli le sue attorno. Lui le angolò la testa, approfondendo il bacio ulteriormente e facendo ruotare il mondo di Buffy come una trottola.

    E poi il maledetto clacson aveva suonato e lei si era ricordata di se stessa – e di lui.

    Strappando via la bocca, lei alzò lo sguardo su di lui con occhi spalancati e lui la fissò in stato confusionale. “Buffy” riuscì a tirar fuori prima che lei si liberasse completamente della sua stretta.

    “E' stato uno sbaglio” borbottò lei, pulendosi la bocca.

    “No, non lo è stato. E' stata una maledetta rivelazione” disse lui, la voce profonda e tuttavia incerta.

    “Che vuoi dire?”

    “Lo volevi tanto quanto lo volevo io” le disse lui, “L'hai sentito tanto quanto l'ho sentito io”

    “Non è questo il punto”

    “E' veramente questo il punto, Buffy. Abbiamo ancora qualcosa tra di noi e non importa dove vai o cosa facciamo, è ancora lì-”

    “Will-”

    “E sarà sempre lì” finì lui con un sussurro.

    Lei scosse la testa ribellandosi. “No. Non – noi non possiamo accadere!” esclamò lei, buttando in alto le braccia.

    Sospirando, lui abbassò la testa per quella che sembrò un'eternità prima di tornare a guardarla, più calmo. “Buffy, tutto quello che voglio è spiegarmi. Voglio – la tua poesia era piena di così tanta rabbia e dolore e l'ho provocato io. Ti ho provocato dolore e nonostante quello che pensi di me, mi uccide saperlo. Quando ti ho incontrata-”

    “Quale volta?” ribatté lei, incapace di tenere fuori il sarcasmo dalla sua voce.

    Lui tirò un respiro irregolare, “Entrambe le volte, sia come Spike che come me, tu eri forte ed audace. Eri disposta a combattere per quello in cui credevi e un tempo, credevi in me, in te stessa, in noi e ora...” scosse la testa.

    “Vedi qualcuno di amaro e stanco? Sono diventata un po' più fredda, un po' più dura, ma in un modo è una cosa buona. Significa che non sono più così disposta a lasciar andare – ero anche un po' impulsiva. Non più così tanto”

    “Voglio aiutarli a guarire”

    Lei gli lanciò un sorriso ironico, “Solo colui che ha inflitto il dolore può portarlo via?”

    Lui annuì, “Si. Buffy, ci sono un milione di ragioni per cui io ti amo e una di queste è la vita che hai portato nella mia malsana e desolata esistenza”

    Lei lo fissò per un lungo momento prima di scuotere la testa. “Non sono sicura di a che cosa devo reagire – al drammatico 'malsana e desolata esistenza' – o al fatto che hai appena detto 'ti amo' senza neanche trasalire”

    Lui sorrise dolcemente, “Voglio dirti come sono cambiato, e come abbia fatto questo a causa tua. Buffy, per favore ascoltami”

    Distogliendo lo sguardo, lei si prese un minuto per contemplarlo. Questa era la sua opportunità per avere quella chiusura. Voltandosi di nuovo verso di lui, disse, “Okay, ascolterò”

    Lui emise un sospiro, che sembrava aver trattenuto mentre aspettava la sua risposta. “Casa tua o mia?”

    Lei alzò un sopracciglio. “Nessuna delle due”

    “Dove vivi ora comunque?”

    “Dove vuoi andare, William?” chiese lei mordacemente.

    Lui alzò le mani. “Okay, messaggio ricevuto chiaro e forte. Conosco un posto attorno all'angolo, un piccolo bistrò. Possiamo fare uno snack o altro mentre parliamo”

    “Bene. Fai strada”

    ***

    Era difficile non ricordare quando erano soliti camminare per le strade di Boston insieme, parlando senza sosta dei più semplici argomenti, o dei più intensi. Non era difficile neanche ricordare quanto era stata innamorata di lui e quanto si era appesa ad ogni sua parola, pensandolo brillante. Era il ragazzo più intelligente che conosceva e appena un breve (lungo?) anno fa, lei avrebbe voluto assorbire la sua conoscenza come una spugna. L'aveva messo su un piedistallo e ammirato. Quando si erano impegnati, la sua caduta di grazia aveva cominciato ad accadere e lui era diventato meno brillante per lei poi chiuso, freddo, emotivamente inadatto. Era stato solamente a letto che aveva sentito la passione dentro di lui, col tempo aveva sperato di portarla in altre aree della sua personalità. E in un modo, era accaduto. La sua passione per il distanziarsi era stata modellata sulla stessa passione che mostrava a letto.

    La sua caduta di grazia, la sua caduta da quel piedistallo era parte di quello che lei compiangeva – che aveva iniziato a compiangere già allora?

    Il bistrò era piccolo e buio. William aveva affermato che avevano grande cibo e Buffy scelse di avere solo un succo. Non c'era ragione di rendere la cosa confortevole. Non si stavano sistemando per recuperare il tempo perduto e commiserarsi come vecchi amici. Questa non era un'uscita amichevole, in un modo, era lavoro.

    Lui scelse un tavolo nel retro dove erano perfettamente isolati dalle poche persone che stavano avendo quelle divertenti uscite amichevoli. “Sicura che è tutto questo quello che vuoi?” chiese lui mentre si sedevano.

    “Tu non prendi niente” sottolineò lei.

    “No, niente, ma ho mangiato qui prima. La loro insalata di pasta è deliziosa”

    “William, non siamo qui per giudicare il cibo, siamo qui per parlare. Più propriamente, siamo qui così che tu possa parlare”

    Facendo scivolare gli avambracci attraverso il tavolo, lui la sorprese afferrandole le mani. “Lo so, voglio solo che tu sia a tuo agio”

    “Cosa stai facendo?”mormorò lei, fissando le mani che tenevano le sue.

    “E' passato un anno, Buffy” lui le liberò le mani. “Immagino che abbia bisogno di confermare a me stesso che sei davvero qui”

    Il pensiero venne, e con quel pensiero, le parole -- “Perché non saresti potuto essere così prima?”

    “Ero spaventato”

    La sua risposta l'avvertì del fatto che aveva dato voce a quel pensiero e alzò gli occhi su di lui, sbigottita. Deglutendo, disse, “Lo so questo. Ma dopo tutto quello che ho detto e fatto, eri ancora spaventato che ti avrei ferito?”

    “Si” affermò lui con gentilezza, “Lo ero. Buffy, quando segui uno schema di nascondersi e senti come se il mondo sia lì per fregarti, tendi a perdere di vista alcune cose. Io ho perso di vista di rendermi conto che il mondo non era di fatto pronto a fregarmi, e che non tutti quelli con cui venivo in contatto avevano intenzione di ferirmi o di mettermi in ridicolo”

    “Cosa ti è successo? E' stata solo Catherine?”

    William scosse la testa, “Tristemente, no. Non ho avuto un'infanzia convenzionale, Buffy. Ho studiato in casa fino a quando avevo tredici anni con mio padre. Un uomo brillante, sul serio, miope su alcune cose. Trascurò di capire che escludendomi nel modo in cui ha fatto, mi ha provocato di mancare di certe abilità sociali. Come, dico, parlare con la gente”

    Buffy non poté evitare la risata che sfuggì. “Scusa, non volevo-” chiuse di scatto la bocca. Ora si stava scusando con lui?

    “E' okay, e tristemente, è vero. Mia madre, vedendo quanto ero chiuso dal mondo, il naso sempre in un libro o sempre a studiare la lezione che mio padre mi aveva insegnato, iniziò a preoccuparsi. Avevo tredici anni e quando un riparatore veniva a casa e dovevo farlo entrare, non sapevo come parlargli. Mia madre arrivò alla conclusione che dovevo andare a scuola con gli altri ragazzi e imparare come 'adattarmi' e parlare e imparare quelle abilità sociali che non avevo. Sono sempre stato un ragazzino timido, e mio padre assecondò questo invece di spingermi a superarlo”

    “A tredici anni sei andato ad una scuola pubblica?”

    “Si”

    “Oh” Parlando di cose terrorizzanti. Un tredicenne che veniva spinto in una scuola pubblica e che non aveva affatto abilità sociali? Naturale pensò lei, ma non desiderava esprimerlo. Questo non era il momento 'sentiti dispiaciuta per William', questo era il momento 'ascolta cosa ha da dire e poi vattene per la tua strada felice'.

    Lui sorrise ironicamente, “Lo era. Non solo stavo attraversando la pubertà, ma ora ero spinto nel mondo di cui non ero stato parte e ci si aspettava che in qualche modo mi 'adattassi'. Non funzionò. Ero bersaglio di scherno. Ero un nerd; ero un reietto sociale, un paria. Ero il ragazzo che aveva studiato a casa, ero il ragazzo che diventava rosso quando gli si parlava. Ero il ragazzo i cui occhiali era divertente rubare. Ero il ragazzo così intelligente, che avrei potuto in realtà avanzare direttamente al liceo. Ma rimasi lì perché mia madre disse che ne avevo bisogno”

    “Sei arrabbiato con lei per questo?”

    “Lo sono ora? No, so perché l'ha fatto, so che mi amava ed era preoccupata per me, e so che semplicemente non sapeva come comportarsi nel modo giusto”

    “Tuo padre?”

    William scosse la testa, “No, non sono neanche arrabbiato con lui. Suppongo fosse perché erano gli unici che avevo con cui parlare. Erano i miei amici come pure i miei genitori e dopo essere stato tormentato a scuola e incapace di difendermi in maniera appropriata, potevo tornare a casa alla sicurezza dei miei genitori ed essere chi ero. Loro sapevano fino ad un certo punto quello che accadeva a scuola, ma gli ho tenuto anche molto nascosto. Me ne vergognavo. Mi ero convinto che fosse colpa mia. Che tipo di persona ero per essere così socialmente inadatto?”

    “William, non era colpa tua. Stati stato chiuso da una parte in un periodo in cui avresti dovuto socializzare, e poi spinto in un periodo in cui il socializzare è incredibilmente imbarazzante nella migliore delle ipotesi. Non era colpa tua” E le parole di compassione e comprensione stavano solo volando libere ora. Grande, Buffy, perché non gli dai un grande abbraccio e gli prometti di essere sua amica per sempre? Ricordati come ti ha ferito!

    “Prova a dirlo questo ad un ragazzino dalla faccia foruncolosa senza amici”

    Il suo cuore andò comunque verso di lui ugualmente e lei sentì l'impulso di allungarsi attraverso il tavolo e prendergli le mani tra le proprie, ma si fermò e seppellì quel sentimento. Sedendosi all'indietro, mise le mani in grembo. “Poi?”

    “Poi arrivò Catherine mentre ero all'università. Ed eccomi lì questa patetica scusa di uomo che non riusciva neanche a guardare qualcuno, figurarsi una donna, negli occhi. Andavo a lezione e poi mi precipitavo a casa al mio santuario. Odiavo il mondo. Odiavo che fossi incapace di farmi amici e che non potessi fare quello che gli altri facevano così facilmente. Odiavo che fossi solo, odiavo la mia vita. Odiavo me”

    “E Catherine si prese del tempo per parlare con te”

    Lui annuì, “Si, lo fece. Non rise di me nel modo in cui facevano gli altri. Mi ascoltava, mi parlava, civettava con me. Come non avrei potuto amarla per questo?”

    Buffy annuì, sapere la fine di questo racconto, la fece soffrire ancora di più ora. Lo odiava perché la faceva sentire in quel modo per lui.

    “Lei mi lusingava; sembrava voler stare con me. Fu il mio primo tutto. Il mio primo bacio, la mia prima-”

    “Ho capito William” Solo perché la donna ora era morta non significava che non ci fosse ancora gelosia lì, per quanto Buffy odiasse ammetterlo.

    “Quindi le ho chiesto di sposarmi. I suoi amici erano i miei amici – e la stessa gente che mi aveva evitato al liceo. Avevo una vita. Avevo una ragazza che sembrava adorarmi, avevo tutto”

    “E poi lei è morta” disse delicatamente Buffy.

    “E ho perso tutto. Ma è venuto fuori; l'universo mi aveva fatto uno scherzo. Non avevo mai avuto niente tanto per cominciare. Non avevo nient'altro che bugie e tradimento – ero stato usato”

    “Allora come hai potuto fare questo a me?”

    “Non ho disposto le cose per tradirti in quel modo Buffy. Non avevo neanche capito che fossi tu fino alla nostra sessione di tutoraggio e tu mi hai mostrato quel dannato saggio. L'ho riconosciuto come quello che mi avevi spedito quando eri Eliza e io ero Spike”

    “Come sei arrivato a trasferirti qui se i tuoi genitori erano tutto quello che avevi, specie, immagino, dopo la morte di Catherine?”

    “Dovevo andare via da lì. Non riusco a sopportarlo. I sussurri, gli sguardi, le risate dietro la schiena. Ero un maledetto idiota e li odiavo. Li odiavo tutti. Tutta quella rabbia verso me stesso, divenne rabbia che avevo per loro, per l'universo che divenni convinto ce l'aveva con me. Mi sono trasferito qui per sfuggirgli”

    “E tuttavia, ancora ti chiudi fuori”

    “Avevo il cuore a pezzi, ero arrabbiato e un disastro. Avevo meno dolore quando ero solo che quando dopo che Catherine era morta e avevo scoperto per che cosa mi voleva. Le vecchie abitudini sono dure a morire. Ho pensato fosse meglio chiudermi che rischiare che mi fosse fatto un altro scherzo crudele”

    “E Spike?”

    “Spike era questa persona che ho creato quando ero un ragazzino. Era l'opposto di me. Era audace e coraggioso – non aveva paura di nessuno. Mentre crescevo, così faceva lui in certi modi. Lui non aveva paura di parlare agli altri; in realtà era piuttosto bravo a farlo. Era il tipo dentro di me, il tipo che sapeva condividere e parlare e conversare facilmente, connettere. Quel tipo con cui parlavi Buffy, Spike, lui ero io, solo con un nome diverso”

    “Perché non me l'hai detto quanto l'hai capito?”

    “Non volevo deluderti. Non volevo perderti. Ero spaventato che se ti avessi detto che ero Spike, non avresti voluto avere niente a che fare con lui o con me. Non avrei potuto sopportarlo se fossi stata disgustata da me”

    “William, sarei stata felice di sapere che eri tu. Spike era tipo il mio migliore amico, e poi tu eri, e se avessi potuto avere entrambi, il mio mondo sarebbe stato perfetto”

    “Non osavo tentarlo. Tu volevi essere mia amica. Sai quanto è stato difficile per me arrivare a concepire questo fatto? E' stato più difficile anche dopo... anche dopo che mi hai detto che mi amavi non riuscivo a credere che tu – la mia bellissima, splendente ragazza amassi me. Ho pensato di certo un altro crudele scherzo sta arrivando proprio dietro l'angolo”

    “Ho cercato di darti tutto quello che ero, William e tu me lo hai respinto in faccia”

    “Lo so, lo so che l'ho fatto. Avevo vissuto al buio per così tanto, Buffy, non osavo credere che tu volessi me per stare alla luce con te. Ho cercato di portarti giù con me, giù dove conoscevo le regole, dove sapevo come vivere, dove avevo il controllo. Ho cercato di controllarti, ho cercato di tenerti lì con me così che non ti avrei persa. Invece, ho finito per allontanarti, e non l'ho capito fino a quando è stato troppo tardi”

    “E hai usato Spike per scoprire come mi sentivo verso di te”

    “Si” abbassò la testa, “L'ho fatto” Alzando lo sguardo su di lei, aveva un'espressione supplichevole sul viso. “Dovevo sapere, Buffy. Dovevo assicurarmi. Avevo bisogno di costante rassicurazione; avevo bisogno di sapere come ti sentivi così che potessi dirti come esprimermelo”

    “Sai quanto è incredibilmente fottuto questo William?”

    “Lo so, ma non riuscivo a smettere. Tu mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e di più e io lo volevo così tanto, volevo te così tanto che non riuscivo a vedere nient'altro”

    “Perché non hai potuto semplicemente dirmelo?”

    “Buffy, se potessi riportare indietro l'orologio e cambiare le cose, lo farei. Avrei fatto un milione di cose diversamente con te, ma non ero in un posto per farlo allora. Ero in un brutto posto; stavo lottando con quello che volevo e quello che credevo della mia vita”

    “E ora? Come sei cambiato in questa persona davanti a me che a malapena riconosco?”

    “Ti ho perso. Ti ho perso ed ho toccato il fondo. Tu eri – sei – tutto per me. Tu sei l'amore della mia vita, Buffy, non Catherine. E quando ti ho perso, il mio mondo è stato anche più buio di quanto fosse prima. Mi hai dato un assaggio di cosa significasse avere qualcuno che davvero mi amava e di ricambiare davvero qualcuno e non ero più soddisfatto dallo stare solo. Dopo che te ne sei andata per la Virginia, volevo morire. Quindi, invece, mi sono cercato dell'aiuto. Sono in terapia ora e il mio dottore mi ha spinto a fare cose che ho evitato per così tanto. Come parlare alla gente, unirmi a club, uscire più spesso”

    “Sembra che stia andando bene per te” disse Buffy, sentendosi in qualche modo gelosa che lui stesse andando così bene ora.

    “Non è sempre semplice. La mia naturale inclinazione è di ibernare. Devo forzarmi ad uscire. E anche gli antidepressivi aiutano”

    “Non ero io, William quello che ti ha fatto fare queste cose. Le hai fatte tu stesso”

    “Mentre questo è vero, tu mi hai dato lo stimolo di cui avevo bisogno”

    “Will-”

    “L'unica cosa che il mio terapista vuole per me è che ti lasci andare”

    Quello catturò la sua attenzione.

    “Vuole che vada avanti, che accetti che tu possa non amarmi mai più, che noi possiamo non essere mai più niente”

    “William-”

    “Ma io non posso. Non posso lasciarti andare. Buffy, penso di essermi innamorato di te il minuto in cui ti ho parlato come Spike e il minuto in cui ho posato gli occhi su di te in biblioteca. Ho fottuto le cose, ho fatto un gran casino, e anche quando non sembrava mi importasse, mi importava. Ti amavo allora e ti amo ora. Ancora. Ti amerò per sempre”

    Lei rimase lì seduta, rigida. “Cosa ti aspetti che faccia con questo William?”

    “Non devi farci niente. Puoi respingermeli in faccia se vuoi farlo, Dio sa che lo merito. Dovevo dirtelo perché meritavi di sapere che tutto questo tempo quando pensavi che io non ti ricambiassi, io lo facevo. Ero solo troppo fottuto per darti quello di cui avevi bisogno. Me lo sono accaparrato tutto per me e mi dispiace per questo. Voglio che tu sia quella ragazza di nuovo. Voglio che tu sia coraggiosa e audace; non voglio che tu sia amareggiata e cinica per colpa mia”

    Grande, ora le lacrime le stavano pungendo dietro gli occhi, minacciando di arrivare. “Tu l'hai fatto a me. Tu mi hai trasformata in te. Come ci si sente a sapere che avevi così tanto potere su di me? E sai qual è lo sballo? E' fottutamente colpa mia. Avrei dovuto correre via, ma no, volevo stare con te così tanto perché pensavo ci fosse questa stupida connessione tra di noi--”

    “C'era, c'è ancora!”

    “Non sarebbe dovuto essere difficile come è stato. E' troppo tardi ora, William. Non c'è più niente lì, niente da salvare. E' finita”

    L'espressione sul suo viso, l'espressione cinerea, perduta sul suo viso fece voltare dall'altra parte Buffy. Quando si sarebbe fermato? Quando avrebbero fermato questo circolo vizioso di uccidersi l'un l'altro? “Devo andare” mormorò lei, non volendo guardarlo, non volendo vedere quell'espressione ferita sul suo bel viso. Si supponeva lei volesse ferirlo e tuttavia sapere di averlo fatto non le dava gioia.

    Lui non la fermò, e lei si era mezza aspettata lo facesse. Lui la lasciò andare senza una parola e per qualche ragione quello le fece male.



    Capitolo Trenta

    William suppose che le parole di lei lo colpirono nel vivo perché fino a quel punto aveva nutrito l'idea, la speranza, che Buffy gli avrebbe dato quella seconda possibilità. Lei gli aveva fatto sapere senza mezzi termini che non c'era speranza, e non essendo preparato per un tale fermo rifiuto, William l'aveva sentito come un coltello che lo trapassava. Era troppo melodrammatico dire che mentre avrebbe potuto sopravvivere senza di lei, sarebbe stato solo sopravvivere? Sicuro aveva fatto cose per aiutarsi mentre lei non c'era, aveva avuto degli alti e bassi senza di lei, ma tuttavia, lei era rimasta nel suo cuore e tuttavia, lui aveva ancora nel retro della sua mente che un giorno avrebbero avuto un'altra possibilità. Lei non era mai troppo lontana dai suoi pensieri.

    Suppose che ora quella scatola di vermi che non aveva voluto aprire nella sua ultima sessione ora sarebbe stata aperta. Lei non l'aveva perdonato, e non lo rivoleva indietro. Quindi, ora cosa? Ora lui doveva trovare un modo per superarlo. Divertente come continuavano a lasciarsi l'un l'altro con cose da portarsi dietro. Il dolore di lei, il suo rimorso, il suo dolore, il ... beh, dubitava che lei avesse rimorso. Sebbene, lei aveva ricambiato il bacio e quel bacio non era un bacio da 'ciao' o solo un bacio tanto per, lei gli si era stretta contro. L'aveva anche implorato di non farlo come se temesse cosa avrebbe fatto, o dove avrebbe portato – di fatti, lei aveva messo in chiaro che non sarebbero andati in nessuna delle loro case per chiacchierare. Era perché lo odiava così tanto, o perché era spaventata che qualcosa accadesse?

    Spingendo per aprire la porta dell'ufficio del suo dottore, emise un basso ringhio. Non gli avrebbe fatto nessun bene cercare cose che non c'erano. Lei aveva detto che non c'era possibilità; lui doveva agire secondo quello che lei aveva detto, giusto? Sebbene, i fatti non contano più delle parole? D'altra parte se c'era una cosa che aveva imparato era che le parole spesso erano altrettanto importanti.

    “Dannazione!” imprecò con un sibilo.

    “Will?”

    Lui alzò gli occhi e trovò Buffy in piedi di fronte a lui, completamente confusa.

    “Buffy”, espirò lui, il corpo che si rilassava alla sua vista. Divertente come anche alla luce dei recenti eventi, lei avesse ancora un effetto calmante su di lui.

    “Cosa stai-” iniziò lei e poi gli puntò un dito, “E' qui che tu”, abbassò la voce, “Vai?”

    Lui sorrise, “Già, è qui. Cosa stai - stai--?”

    “No, lavoro qui”

    Gli occhi di William scattarono fuori, “Lavori qui?”

    Lei guardò verso il banco della reception, “Si, ho iniziato proprio oggi”

    “E le lezioni?”

    “Ho magicamente sistemato il mio programma così da avere i pomeriggi liberi. Beh, ho lezione di Lunedì, Mercoledì e Venerdì fino a mezzogiorno. Martedì e giovedì ho finito alle undici”

    “Ben fatto” disse lui, sorridendo.

    Lei scrollò le spalle, “Non volevo tornare al ristorante”

    “Perché no?”

    “Avevo bisogno di un cambiamento” rispose lei con calma.

    “Fai soldi migliori qui?”

    “Si, è così. Nessuna mancia, ma-” si fermò, si morse il labbro e corrugò la fronte, guardando verso il banco della reception di nuovo. “Dovrei far sapere al tuo dottore che sei qui”

    William voleva fermarla, voleva dirle che loro due che avevano una semplice conversazione come quella che stavano appena avendo era una migliore terapia di quella che avrebbe ricevuto da una sessione con il Dr. Sorli. In qualche modo comunque, non pensava che sarebbe stata una cosa saggia da fare. Quindi, tenne la bocca chiusa e vagabondò verso la piccola finestra dietro cui lei era apparsa.

    “Dr. Sorli?” gli chiese lei, alzando lo sguardo su di lui, gli occhi che si incontravano.

    Il suo respiro si bloccò. Dio, era proprio così bella. “S-si, Dr. Sorli”

    “Glielo dirò” mormorò lei e si allontanò.

    Lui la fissò, desiderando di riportarla indietro e far sì che gli parlasse. Non c'era rabbia, né ostilità, né qualcosa che parlasse della sua avversione per lui. Lei aveva parlato come se fossero stati solo semplici conoscenti, perfino amici.

    “Will? Ti vedrà ora” annunciò Buffy, riapparendo.

    Lui non voleva andare, non ancora. Non affatto. Voleva rimanere a parlare con lei così facilmente, ma non riuscì a trovare una ragione per continuare a parlare – e poi i suoi occhi si posarono sopra la sua targhetta del nome. “Elizabeth. Usi il nome Elizabeth qui”

    “E' professionale. Buffy non lo è”

    “Ah, ma Buffy ha carattere”

    Lei sorrise dolcemente, “Grazie. Tu, uh, faresti meglio ad andare”

    Lui la fissò per un minuto e poi annuì e si diresse verso la stanza del suo dottore. Sperò che lei fosse ancora lì quando avesse finito; forse ci sarebbe stata un'altra opportunità per un po' di conversazione casuale.

    ***

    Volteggiando nell'ufficio del suo dottore, William annunciò, “Ho parlato con lei la scorsa notte”

    “E?”

    “Beh, non è andato bene come avrei sperato, ma quando avevo perso proprio tutta la speranza di avere lei che mi perdona o che voglia avere qualcosa a che fare con me di nuovo, è apparsa una linea di argento”

    Il dottor Sorli sorrise. “Racconti”

    ***

    Seduta alla sua scrivania, Buffy ne fissò la superficie, non concentrandosi su nessuna delle carte che doveva archiviare. La sua gamba rimbalzò sotto il tavolo e lei si morse il labbro meditabonda.

    Non si era aspettata di vedere William qui fra tutti i posti. Di tutti gli psicologi in tutta Boston e lui è dovuto entrare nel mio. O piuttosto, io son dovuta entrare nel suo a dire la verità.

    “Con chi stavi chiacchierando?” chiese Eloise, una donna anziana e grassottella che lavorava accanto a Buffy, posandole altri files di fronte. “Un tuo amico?”

    “Um, beh, no, tipo, non davvero”

    Eloise la fissò, sopracciglia alzate, “O lo è o non lo è”

    “Non lo è”

    La donna più anziana la stava penetrando con i suoi occhi grigi, si restrinsero e la studiarono. “E' un ex-ragazzo, vero?”

    Gli occhi di Buffy si spalancarono. “Dannazione, sei brava”

    “Sono stata in giro, dolcezza. Quando sei stata in giro per quanto lo sono stata io, afferri al volo le cose. Quindi, qual è la storia tra voi due?”

    “E' tipo una lunga storia...” si affievolì Buffy.

    “Ho tanto tempo”

    “Posso farti una domanda?”

    “Sicuro, tesoro”

    “Come sai quando dovresti perdonare qualcuno? Voglio dire, come sai quando dovresti lasciar andare qualcosa e andare avanti?”

    Eloise sorrise. “Penso che se devi chiedermelo, tu sappia la risposta. Perdonare qualcuno non è mai facile, specie quando ti hanno ferito profondamente. Ma, se riesci a farlo, se riesci a perdonarli per quel torto, allora stai aprendo il tuo cuore. Non stai solo guarendo loro, stai guarendo te stessa. Ti stai rendendo libera – perché vorresti rimanere incatenata?”

    “E se dici che li perdoni, ma non lo fai sul serio? Non conta questo allora?”

    “A me sembra che tu voglia davvero essere in grado di perdonare qualcuno – quel tuo ex presumo?”

    Buffy annuì.

    “Io penso tu sia già a metà strada con queste domande. Il mio consiglio: diglielo e vedi che succede. Scommetto che sentirai come se ti fosse stato sollevato un peso che non sapevi di avere”

    Buffy non era sicura di questo, ma era disposta a provare qualsiasi cosa a quel punto. Era rimasta sveglia mezza notte ripetendo la loro conversazione, il bacio – quel dannato bacio. Aveva ripetuto tutto più e più volte e tutto era arrivato alla stessa conclusione: amava ancora William, ma non voleva amare ancora William. Rimanendo arrabbiata con lui, si spingeva via da lui – o così pensava, ma non stava funzionando. La stava tenendo dentro, cuocendola a fuoco lento e rendendola miserabile.

    “Non devi farlo per la persona” continuò Eloise, “Fallo per te stessa. Dire che perdoni qualcuno li libera dalla tua vita. Gli stai dando potere stringendoti alla tua rabbia e al tuo dolore e chi vuole dare ad un'altra persona il controllo della propria vita?”

    Buffy sorrise, “Hai assolutamente ragione. Ho un'altra domanda”

    “Spara”

    “Sto studiando psicologia al college. Com'è che sono così incasinata?”

    Eloise sorrise, “Tanto per cominciare, sei giovane, secondo, la vita è disordinata, terzo, tutti sono 'incasinati' in qualche modo e quarto, studiare psicologia non significa che hai tutte le risposte su come comportarti. Studiare l'umanità, la natura umana, e la mente può essere ingannevole. Tutto quel penetrare e pungolare e analizzare... inizi a sezionare te stessa e la tua vita e finisci creando più problemi di quanti ce n'erano quando hai iniziato”

    “Tutto quello che voglio è essere una brava persona” disse Buffy ansiosamente, alzando lo sguardo su Eloise come se le avesse il potere di giudicarla tale.

    Eloise sorrise, “Tu sei una brava persona. Preoccuparsi di esserlo mi dice che lo sei. Non puoi aspettarti di fare quello che è giusto tutte le volte, non è proprio realistico”

    Buffy sospirò, “Lo so”

    “Tutti inciampano e cadono, e tu dovresti essere perdonata per gli errori che fai a te o agli altri e gli altri dovrebbero essere in grado di essere perdonati per gli errori che hanno fatto, a te o agli altri”

    “Anche i pedofili, i maltrattatori di bambini, i violentatori e gli assassini?” punzecchiò Buffy.

    Eloise fece un sorriso compiaciuto. “Sai cosa intendo”

    Buffy annuì, “Lo so. So cosa intendi. Qualche volta è difficile comunque, vero? Pensiamo che dovremmo essere perdonati per i nostri sbagli, ma non pensiamo che gli altri dovrebbero essere perdonati altrettanto facilmente per i loro”

    “Pensi che lui dovrebbe essere perdonato?”

    “Penso che ho bisogno almeno di provare a perdonarlo. Non voglio attaccarmici, e tuttavia sono spaventata del lasciarlo andare”

    “Tu lo ami”

    Buffy non disse niente.

    “Non dimenticare che dire che perdoni non è lo stesso di dire che dimenticherai”

    “Se dico che lo perdono, quello non può dargli il potere di ferirmi di nuovo?”

    “Non c'è niente che possa prevenire che questo accada, Elizabeth. Sta a te decidere quanto dolore puoi sopportare prima di andartene per sempre”

    “Non sto tornando insieme a lui” disse Buffy velocemente, “Mi sto solo... domandando”

    “Uh-huh, ma Elizabeth, le relazioni non dovrebbero essere su chi ha il potere. Nessuno dovrebbe avere il potere su un altro, riguarda la partecipazione”

    “Non è mai stata una partecipazione”

    “Che tipo di relazione avrai se gli dici che lo perdoni?”

    Buffy sospirò, “Non penso che ne avremo molta”

    “Segui il tuo cuore”

    “Il mio cuore conduce a cose cattive. Ho bisogno del mio cervello”

    “Troppo cervello e non abbastanza cuore e finirai miserabile, Buffy. Accettalo da qualcuno che sa”

    “Quindi cosa dovrei fare?”

    “Cosa ti dice il tuo cuore?”

    Arricciando le labbra, Buffy guardò altrove, lo sguardo che si allontanava fino alla porta chiusa del dottor Sorli.

    Eloise le diede un colpetto sulla schiena, “Lo capirai, cara. So che lo farai”


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    Capitolo Trentuno

    “Lei sembra in conflitto” disse pensosamente il dottor Sorli mentre guardava William dimenarsi e muoversi ogni due secondi. “E tu sei molto nervoso oggi”

    William sospirò, “Non riesco ad evitarlo. E si, lei è in conflitto, mi bacia e poi mi spinge via – tanto di quello che le ho fatto io. Capisce, doc, lei ha preso i miei tratti”

    “Lei non è te, William. Non puoi ritenerti responsabile per quello che lei fa adesso”

    “L'ho aiutata a diventare cosa è adesso”

    “Tuttavia, non puoi prenderti tutta la colpa. Ti concederò che si, è stata una brutta cosa quella che hai fatto, ma William, non puoi pagarla per il resto della tua vita”

    William lo fissò, “La pagherò per il resto della mia vita se non riesco a riavere Buffy”

    “Lei ha detto no, William”

    “Ma le sue azioni--”

    “Le sue azioni ingannano quello che ha detto, lo capisco questo, ma non puoi vivere la tua vita in bilico su quello che lei farà o non farà. E se dopo tutto questo, lei decide che quello che ha detto è vero: E' finita? Allora cosa? William, hai fatto tutto quello che potevi fare ora. Ti sei spiegato, hai detto che eri dispiaciuto, non c'è nient'altro per te da fare”

    “Mi rifiuto di crederlo” esclamò William e saltò su. “La sto pagando bei soldi per aiutarmi qui, ora mi aiuti”

    “William, io ti sto aiutando. Hai fatto tanti progressi dalla prima volta in cui ci siamo seduti insieme. Il punto della faccenda è che io non sono qui per commiserarti su come riprenderti Buffy se lei non vuole. Io sono qui per indirizzarti verso la direzione delle cose salutari di cui hai bisogno nella tua vita. Onestamente, non vedo come la tua ossessione per Buffy sia salutare. Capisco il tuo voler essere perdonato, ma devi accettare che possa non succedere. Capisco anche che ci tieni molto a lei-”

    “Io la amo--”

    “Ma, se lei non ricambia questi sentimenti, allora William, tu devi lasciarlo andare. Tu ti stai fermando dall'andare avanti attaccandoti a questa routine dell'ossessionarti per lei. Hai detto il tuo pensiero, William, è tutto quello che puoi fare ora. Non puoi far si che lei ti perdoni, non puoi farle volere di tornare con te, e non puoi farle fare niente che non voglia, o per cui non sia pronta. Sei responsabile delle tue azioni e i tuoi sentimenti, non dei suoi”

    William si rianimò, “Ma posso mostrarle i miei sentimenti”

    Il dottor Sorli sospirò, “William, onestamente--”

    “So cosa sta per dire e non voglio sentirlo. Lei non capisce doc. Sua moglie, lei la ama?”

    “Naturale, ma non è questo il punto-”

    “E' il punto! Lei la rende completo? La fa sentire calmo nel mezzo di una tempesta? La fa impazzire con solo uno sguardo nella sua direzione? ? la sua migliore amica? Buffy era tutte queste cose per me” Sedendosi, William guardò implorante, quasi supplichevole il suo dottore. “Se sua moglie è l'amore della sua vita, se la ama così tanto che offrirebbe la sua vita per lei, se la ama così tanto che il solo pensiero di essere senza di lei la fa sentire meno di un uomo, allora dovrebbe sapere come è per me adesso”

    Il dottor Sorli lo fissò per un lungo periodo; le labbra strette insieme, il corpo teso. “William, c'è vita oltre Buffy”

    Alzando le braccia in alto, William saltò su ancora una volta. “Ne ho avuto abbastanza per oggi! Lei non capisce. Lei siede qui con i suoi libri e le sue teorie e pensa di avere tutte le risposte. Pensa che perché ha una laurea, può dirmi cosa è buono per me e di cosa ho bisogno per vivere la mia vita ed essere felice. Sa cosa? Lei non ha una fottuta idea e non mi è stato ad ascoltare affatto questo anno passato. Me ne vado fuori da qui” Spalancando la porta, camminò arrabbiato a grandi passi fuori, malgrado il dottor Sorli gli urlasse dietro.

    ***

    Buffy non era stata in grado di sentire tutto quello che stava succedendo nella stanza, ma aveva sentito quello che sembrava dell'urlare. Eloise l'aveva sentito anche lei perché tutto quello che aveva fatto prima di ascoltare i messaggi telefonici era stato alzare un sopracciglio.

    E poi William si era precipitato fuori e il dottor Sorli gli stava urlando di tornare indietro. Che diavolo?

    Lui si fermò di fronte alla scrivania e guardò verso di lei, non dicendo una parola. Scuotendo la testa, si allontanò, mormorando a se stesso.

    Lei fece per andargli dietro e poi si risedette.

    “Vai” le sibilò Eloise.

    “No, non sono affari miei. Non è più il mio lavoro corrergli dietro”

    “Ma vuoi farlo”

    “Non so cosa voglio!”

    “Si lo sai, almeno il tuo cuore lo sa. Vagli dietro”

    Buffy rimase seduta lì, la gamba rimbalzante, il respiro che usciva un po' più forte mentre il battito cardiaco aumentava. Andare o non andare...

    “Lo rimpiangerai se non lo fai e mi sembra che hai già tanto sul piatto”

    Per farla stare zitta, e per placare almeno la metà di lei che le stava urlando di farlo, Buffy saltò su e andò alla porta. Se lui era nel corridoio, gli avrebbe parlato, se non lo era, sarebbe tornata dentro.

    Fiato trattenuto lei uscì nel corridoio. Scrutando lungo il corridoio, trovò l'ascensore che si stava chiudendo, inghiottendolo. Lui stava guardando in alto e non la notò.

    Aprendo la porta per tornare dentro con mani tremanti, lei disse semplicemente ad una Eloise in attesa, “E' andato”

    Eloise sospirò e scosse la testa, tornando al suo compito sottomano. Buffy si fece strada agilmente verso il bagno, chiuse la porta, e scoppiò in lacrime.

    ***

    Più tardi quella notte, sentendosi emotivamente prosciugata dalla battaglia interiore del perdono, del volersi assicurare che William stesse bene e non voler scivolare di nuovo nei vecchi schemi, Buffy sedette di fronte al suo computer e fissò l'email che aveva appena scritto.

    L'email di William era nella sezione “A”.

    Quindi ora la domanda era, spedirla o non spedirla.

    A: [email protected]
    Da: [email protected]
    Oggetto: Oggi

    William,

    volevo solo mandare una email veloce e vedere se va tutto bene. Sembravi stressato quando te ne sei andato oggi.

    Buffy


    Il mouse rimase sospeso su “Invia” e Buffy lo mosse a zigzag sopra l'icona. Alla fine, chiudendo stretti gli occhi, cliccò il mouse così forte che penso potesse romperlo, e quando aprì gli occhi l'email era sparita.

    Emettendo un sospiro, cercò di calmare le sue braccia tremolanti. Rabbrividendo afferrò la sua trapunta dal letto e se l'avvolse intorno mentre si sistemava per entrare nel suo account della banca. Non importava che l'avesse già fatto oggi pomeriggio e sapesse quanto denaro avesse lì dentro.

    Riposava nel retro della sua mente che William aveva accesso alla sua email scolastica da casa, e avrebbe potuto star leggendola in qualsiasi momento. Quello comunque non era perché stava rimanendo online, doveva solo controllare ancora una volta per assicurarsi di avere abbastanza denaro questo fine settimana per uscire con gli amici.



    Capitolo Trentadue

    William sapeva che era sbagliato, beh, forse non sbagliato, ma ignobile. Era ignobile usare quel po' di potere che aveva per andare al Segretariato del campus e avere una copia dell'orario di Buffy. Tuttavia, non voleva rispondere alla sua email, qualcosa su cui si era torturato per un po' di tempo quando aveva ricevuto la sua email quella mattina. Se le avesse risposto, lei avrebbe avuto la sua risposta e avrebbe finito lì. Se l'avesse vista faccia a faccia, lui avrebbe potuto avere sul serio una conversazione con lei, molto come quella che aveva avuto il giorno prima all'ufficio del dottore. Naturalmente, avrebbe sempre potuto mandarle una email con una domanda, e sperare che lei gli rispondesse, ma era incerto. Lo studente laureato in Inglese era incerto sulle parole da usare per mantenere la conversazione tra lui e Buffy. Quindi, alla fine, scelse piuttosto di vederla. Inoltre, avrebbe usato qualsiasi scusa per guardare il suo bellissimo viso.

    Aveva pensato che non sarebbe sembrato tanto sospetto se fosse successo che si trovasse casualmente a camminare vicino quando la sua lezione finiva. E guardando il suo orario, lei aveva un'ora libera prima della sua ultima lezione del giorno. Quindi, col cuore martellante, William si fece strada fino al palazzo in cui era la sua lezione e lentamente camminò lungo il corridoio dov'era la sua stanza. Quando gli studenti iniziarono a riversarsi fuori, esitò. Forse era una cattiva idea. A quanto pare non ci aveva pensato così bene. Cosa avrebbe detto? 'Hey Buffy, strano incontrarti qui?' Sono un tale stupido, pensò amaramente. E poi la vide, camminare verso di lui, la testa bassa.

    “Buffy” spiattellò.

    Lei alzò lo sguardo e diede una seconda occhiata quando lo vide. “William. Hey – hai una lezione in questo palazzo o che altro? Non ti ho mai visto qui prima”

    “Io, beh, dovevo vedere un professore riguardo uno studente” Bugiardo!

    Lei sorrise, “Uh oh, con speranza uno studente non incapace come ero io”

    Lui ricambiò il sorriso, “Non eri uno studente incapace, Buffy. Eccellevi abbastanza bene quando studiavamo insieme” Non poté evitare il rossore che si insinuò sulle sue guance. Ricordava piuttosto bene il modo in cui la maggior parte delle sessioni di tutoraggio finivano per loro. Il suo polso aumentò e sentì il suo pene scattare al pensiero. Anche Buffy, notò lui, stava arrossendo.

    Lei si schiarì la gola e si raddrizzò, “Allora, uh, come stai?”

    Si, vedi questo è quello che lui voleva. Conversazione. Non avrebbe potuto avere questo scambio tramite email. Non avrebbe potuto vedere il rossore che si era insinuato sulle sue guance mentre ricordava le loro incredibilmente bollenti sessioni di tutoraggio. Era passato veramente troppo tempo...

    “Ho ricevuto la tua email stamattina” disse lui, sperando di sembrare tranquillo. “Non ho avuto una possibilità di risponderti”

    “Oh, va bene, so che sei un tipo occupato”

    “Sto bene. Ho solo avuto un momento con il dottor Sorli. Cosa pensi di lui?”

    “Sembra a posto. Un po' intenso, ma a posto. E'... buono per te?”

    Tu sei buona per me, solo lui non la vede in questo modo. “Non è male. Ha fatto molto per aiutarmi, ma non siamo pienamente d'accordo su alcune cose”

    “Beh, so che uno psicologo si presume ti guidi verso cosa è salutare per te, ti suggerisca più che ti dica cosa dovresti fare. Lui te lo sta dicendo?”

    “Lui... sta suggerendo con forza, mettiamola così”

    “Hmm... pensi di aver bisogno di trovare qualcun altro?”

    “Non ho pensato così lontano ancora” ammise lui. Non oltre questo momento.

    “Beh, forse--”

    “Sei occupata adesso?” chiese lui in maniera brusca. Non voleva più parlare del dottor Sorli, voleva con speranza spostare le cose in un'altra direzione.

    Lei sembrò spaventata dal cambio di argomento così improvviso. “Stavo per fare uno snack prima della mia prossima lezione--”

    “Posso unirmi a te? Ho una pausa anche io adesso”

    L'espressione sul viso di lei fece affondare il suo cuore. A lei andava bene avere una conversazione camminando, ma per una vera conversazione da seduti no.

    “Incontro Riley al café della comunità--”

    Gelosia ribollì in lui e gli provocò di spiattellare, “Va bene. Mi piacerebbe incontrarlo, beh, ufficialmente comunque”

    Gli occhi di lei si spalancarono, e le sue sopracciglia quasi le volarono via dalla testa. “Davvero?”

    “Davvero” Mi assicuro che quel tipo non ci stia provando con la mia ragazza.

    “Da quando?”

    Lui sorrise, “Te l'ho detto che sto facendo qualche cambiamento”

    Lei deglutì, “Will, sul serio, non c'è ragione per cui – voglio dire, è solo che--”

    “Assecondami, Buffy, per favore?”

    Increspando le labbra, lei annuì. Non sembrava convinta, e il suo “Certo” non era convincente, ma era qualcosa almeno. Un passo. Un piccolo passo. O forse più di un piccolo passo, un grande passo, un passo a misura di adulto. Anche se aveva dovuto spingere per averlo.

    Il silenzio incontrò la loro camminata fino al café della comunità, e William si spremette il cervello su cosa dire per riempire il silenzio.

    Buffy, da parte sua, si sentiva come se tutto questo fosse solo surreale. Cosa stava accadendo esattamente? E come era successo, qualsiasi cosa fosse? Stavano davvero incontrando Riley per uno snack tra amici? Una volta arrivati al café, lei individuò immediatamente Riley e non guardò William quando mormorò, “Eccolo lì”

    Riley, il buono, gentile Riley, sembrò sorpreso all'inizio, ma poi sorrise con facilità e si alzò per stringere la mano di William quando arrivarono al tavolo che aveva riservato.

    “Ciao William, come stai?” chiese Riley.

    “Bene, grazie, tu?”

    “Bene, bene. Allora” iniziò Riley sedendosi accanto a Buffy. “Stavo aspettando per vedere cosa avresti preso prima di fare la mia decisione”

    Buffy sorrise e rise un poco, “Perché sai che finirai col volere quello che ho io e poi ne mangerai la metà”

    Riley ghignò e scrollò le spalle. “Allora, cosa sarà oggi, Summers?”

    A William già non piaceva il loro scherzo facile, o il modo in cui Riley la guardava. Lui era proprio un po' più che amichevole e stavano solo parlando di cibo. Potrebbe essere naturalmente la mia immaginazione iperattiva, concesse William, forzandosi di rilassarsi.

    “Penso che voglio un Danese al formaggio questa mattina. Ne sto morendo dalla voglia ultimamente”, disse Buffy, pensosamente. “Cosa prenderai, Will?”

    “Non sono sicuro ancora, immagino che vedrò quando arriverò lì”, si alzò. “Andiamo?”

    Annuendo, Buffy saltò su e Riley seguì.

    Come promesso, Buffy afferrò un Danese al formaggio e una cioccolata calda mentre Riley studiava i succhi. William stava studiando i muffin al cioccolato con gocce di cioccolato quando Buffy spuntò accanto a lui. “Ooooh, sembrano buoni Will”

    “Pensi di sì? Non voglio andare in shock da zucchero per tutto quel cioccolato”

    “Ti darò il mio Danese me mi darai metà del tuo muffin”

    William ghignò, La vittoria è mia! “Cima o fondo?”

    Buffy ghignò, “Cosa pensi?”

    “La cima” gemette lui.

    Lei ridacchiò, “Posso avere il fondo, William. Sto solo scherzando”

    “No, no, se la mia ragazza--” lui si fermò bruscamente, incredibilmente conscio di cosa avesse appena detto. Dall'espressione sul suo viso, lei l'aveva colto. Sentendo il suo viso diventare rosso, lui si schiarì la gola, trovandosi senza parole. Questa era una di quelle volte in cui desiderava essere un po' più affabile e un po' meno lui. “Buffy--”

    Lei scosse la testa, “Dimenticalo, Will. Un lapsus. E insisto che tu abbia la cima. Ne ho abbastanza con questo Danese, altre dolcezze e andrò in shock da zucchero io stessa”

    Lui annuì, tenendo la bocca chiusa. Meglio andare avanti e non entrare in qualche tipo di spiegazione e diatriba al riguardo. Se lei non avrebbe fatto un grande affare della cosa, allora non l'avrebbe fatto neanche lui. Quello che importava era che stavano amichevolmente andando d'accordo e mentre era un po' impacciato, non era terribilmente imbarazzante. Respira, amico, solo respira.

    ***

    Riley era un ragazzo piacevole, accomodante, un grande ascoltatore, intelligente, ma se avesse posato la mano ancora una volta sul braccio di Buffy, William gli avrebbe staccato le mani. Non ho nessun diritto, pensò tristemente, ma non fermò la gelosia che gli scorreva attraverso, facendo sì che appallottolasse le mani a pugno lungo i fianchi.

    Avevano già scherzi privati, notò William, pensando quanto questo facesse male. Lui voleva scherzi privati con Buffy... diavolo, lui voleva solo privato con Buffy punto. Riley, essendo il bravo ragazzo che era – e amico, era già stanco di pensare a quanto bravo e d'un pezzo fosse – ingaggiò una conversazione con William. Non ci furono osservazioni maliziose, nessuno sguardo territoriale, quindi William dovette supporre che o Riley non aveva sentimenti per Buffy di natura romantica o stava pensando che William non avesse nessunissima possibilità con lei.

    E poi c'era Buffy. Lei si impegnò nella conversazione come se loro tre sedessero insieme ogni volta. William sapeva quanto perfettamente sprovveduta potesse essere. Al diavolo, aveva pensato che lui la odiasse una volta, quando in verità lui le stava sbavando dietro in maniera feroce. Anche lei tuttavia toccava Riley. Non frequentemente come faceva lui, ma frequente abbastanza per il gusto di William. E per quanto riguarda lui, lei non lo toccò mai, neanche una volta, e lo stava uccidendo.

    Stava iniziando a sentire il dottor Sorli nel retro della sua mente, quel dubbio persistente che aveva messo lì riguardo Buffy che non ricambiava mai più i suoi sentimenti, sul suo non dargli mai quel perdono che cercava. Lei avrebbe potuto intendere quelle parole che gli aveva vomitato contro. Avrebbe potuto intendere che non c'era di fatto più niente tra loro, ma se quello fosse stato del tutto il caso lei non avrebbe mai accettato che lui si unisse la loro piccolo 'appuntamento per uno snack'. Gli avrebbe detto no, proprio come lo avrebbe potuto trattare freddamente il giorno prima all'ufficio del dottore. E, avrebbe potuto non ricambiare il suo bacio o implorarlo di non baciarla. L'aveva implorato di non farlo perché anche lei lo sentiva. Dannazione, lo sentiva anche lei.

    Stava leggendo nelle cose? Si stava attaccando a qualcosa che non poteva mai essere? Stava di fatto sprecando al sua vita ad aspettare e a sperare per qualcosa che non sarebbe mai arrivato a frutto? Aveva ragione il dottor Sorli? Questo sarebbe potuto essere un colpo fortunato, sarebbe potuto essere solo lui che otteneva un po' di tempo e poi fra breve, gli sarebbe tutto esploso in faccia e lei gli avrebbe detto ancora una volta che era finita per sempre.

    La sua testa stava girando, e si sentì come se le mura gli si stessero chiudendo addosso. Era abituato a questa sensazione, era familiare come un vecchio amico perduto – capitava spesso che si sentisse così in situazioni in cui era a disagio come questa. Non sapeva mai le cose giuste da fare e dire e spesso si rendeva ridicolo. Si alzò, bruscamente. Riley e Buffy alzarono lo sguardo su di lui, sbigottiti.

    “Devo andare” mormorò e si tolse di torno velocemente. Il vecchio William era tornato. Il vecchio William non se n'era mai andato sul serio, suppose, ma era stato messo da parte per un po' di tempo. Forse c'era davvero un po' di merito in quello che il dottor Sorli gli aveva detto. E solo per aggiungere un'altra ruga: aveva detto a Buffy che voleva che lei guarisse. Voleva che lei fosse di nuovo quella ragazza intrepida – la stava trattenendo attaccandosi a lei?



    Capitolo Trentatré

    Buffy rimase seduta al tavolo, sul bordo della sedia, letteralmente, e con le mani in grembo. Stava fissando attentamente il tavolo.

    “Cos'era quello?” chiese Riley, indicando dove William se n'era appena andato.

    Buffy alzò gli occhi. “Tu pensi io lo sappia?”

    “Penso tu possa avere un indizio migliore di me”

    “Non so. Nel caso in cui non l'avessi notato, non è così tanto facile cercare di capire i funzionamenti interni della mente di William”

    “Ti uccide, vero?” meditò Riley.

    “Cosa vuoi dire esattamente?”

    “Vuoi entrare nella sua testa. Ancora”

    Buffy non disse nulla, solo tornò a guardare il tavolo.

    “Sai cosa? Prima eri un libro aperto per lui. Principalmente per il suo uso di 'Spike', e ora tu sei proprio come un libro chiuso per lui come lo è lui per te”

    “E?”

    “Ti fa sentire meglio sapere che siete allo stesso livello ora?”

    “Non so cosa mi farà sentire meglio adesso”

    “Hai parlato con lui da quella notte in cui ti ha spiegato il suo lato delle cose?”

    Buffy scosse la testa, “No, non sul serio. Non riguardo... quello. Solo roba stupida... beh...”

    “Beh?”

    “Il terapista che sta vedendo? Beh, capita che io lavori per lui. L'ho incontrato per caso a lavoro ieri e lui ha litigato con il dottore e si è precipitato fuori”

    Riley si piegò in avanti. “Sai riguardo cosa?”

    “No, non sono riuscita a sentire niente, solo voci alte”

    “Ti ha detto niente?”

    “No. Se n'è andato”

    “Gli sei andata dietro?”

    Buffy gli rivolse un'occhiata. “Perché pensi che avrei fatto una cosa del genere?”

    “A giudicare dal modo in cui stai sedendo sul bordo della sedia, posso dire che stai meditando di corrergli dietro”

    Di proposito, Buffy si sedette all'indietro e gli rivolse un'occhiata di sfida.

    “Vuoi andargli dietro” disse Riley, additandola.

    “Gli ho scritto un'email la scorsa notte chiedendogli se stava bene” borbottò lei come risposta.

    “E?”

    “Lui era lì dopo la mia lezione e abbiamo chiacchierato un po' riguardo ieri e poi siamo venuti qui”

    “Lui mi vede come una minaccia”

    La testa di Buffy scattò in alto. “Cosa?”

    “Lui mi vede come una minaccia”

    “Come lo sai?”

    “Sono un ragazzo, riesco a vederle queste cose negli altri ragazzi. Sono già stato dov'è lui, sai, con Sam?”

    “E tu sei riuscito a capire che è geloso? E se lui stesse ancora cercando di superare la sua fobia delle situazioni sociali? Questo è stato un grande passo per lui”

    “Lo ami ancora” mormorò Riley.

    Buffy non disse niente, ma guardò di nuovo in basso il tavolo.

    “E' okay, Buffy. Ho tipo capito che lo facevi ancora e che non avrei avuto una minima possibilità”

    La sua testa scattò in alto, “Cosa?”

    Lui scrollò le spalle, “Non uscire dai gangheri con me o altro, non sono innamorato di te o altro”

    “Gee, grazie” disse lei ironicamente.

    “Non volevo dire in quel modo. Volo solo intendere che ultimamente... beh ci ho pensato. Tu sei stata ferita, io sono stato ferito...”

    “Hai pensato che una relazione potesse scintillare dal nostro comune dolore?”

    “Era un'idea, inoltre, mi piaci. Voglio dire sei intelligente, bella... ma davvero molto innamorata di William e non mi metterò in competizione con questo”

    “Non sono sicura se devo essere lusingata o insultata”

    “Sii lusingata. Andava oltre il fatto che eravamo entrambi feriti. Era la cosa dell'intelligenza e della bellezza combinata con il nostro avere interessi simili. Ho pensato che forse dato un po' di tempo avrebbe portato a qualcosa. Non avevo un piano sicuro di darti la caccia. Principalmente perché avevo una sensazione che tu fossi ancora innamorata di William”

    “Sono marchiata, huh? Dovrei solo mettere una 'W' sui miei vestiti così che tutti sappiano che sono ancora persa per lui” mormorò Buffy, mettendo il broncio.

    “Sai, Buffy, non penso che sia un così cattivo ragazzo. Ti ama, e non penso sia nel modo controllante in cui appariva prima. Era geloso oggi. Riuscivo a vederglielo in faccia, il che è probabilmente perché ho considerato importante toccarti più spesso del solito”

    “Riley! Perché hai fatto questo?” domandò lei, sedendosi diritta.

    Lui sorrise, “Immagino solo per vedere. L'ultima volta che siamo stati seduti insieme, lui è scorso via e ti ha trattato di merda dopo. Questa volta è rimasto seduto qui per un po'”

    “E poi è corso via senza dubbio autocommiserandosi perché tu hai dovuto essere un grande babbeo!”

    “Buffy, cosa stai facendo?”

    Lei aggrottò le sopracciglia. “Cosa vuoi dire?”

    “Lo ami, e tuttavia gli dici che non può mai esserci niente tra voi e in pratica che non potrai mai perdonarlo. Gli mandi un'email per vedere se sta bene, pranzi con lui oggi, e non appena lui prende il volo, sei pronta ad andargli dietro. Ora sei arrabbiata con me per aver forzato le cose e riesco a vedere che sei preoccupata per lui. Ancora lo difendi, anche. Cos'è che vuoi Buffy? Lo vuoi o no? Vuoi provare e avere un altro giro, o lo vuoi fuori dalla tua vita? Le tue azioni e le tue parole non stanno andando a tempo”

    “Lo so” disse Buffy piano. “Quello che voglio più di tutto è che le cose abbiano un senso. Ma non ce l'hanno. Sono in questa costante braccio di ferro con i miei sentimenti per lui. Pensavo di stare bene, sai? E poi lo vedo ed è come se non me ne fossi mai andata, ma mi sento così tradita da lui e non voglio esserlo, voglio che lui lo ritratti, ma non può e... e mi domando. Mi sto attaccando alla mia rabbia perché in qualche modo mi tiene legata a lui? Non è malato questo?”

    “Penso sia in realtà piuttosto normale per qualcuno nella tua posizione. L'hai detto tu stessa; la tua relazione con lui non ha mai fatto il suo corso. E' solo tipo bruscamente finita con questa fine tragica ed è come se la tua relazione sia un pollo con la testa tagliata. Ancora corre e corre perché non capisce che è morta”

    “Io so che la nostra relazione è morta tuttavia”

    “Lo è? O sta ancora correndo perché sei innamorata di lui e lui è chiaramente innamorato di te? La tua relazione è pronta per correre di nuovo?”

    “A parte il fatto che mi ha mentito, ricordiamo anche come ha cercato di controllarmi”

    “Ha spiegato-”

    “Questo non lo fa scomparire, Riley! Quindi ogni volta che si sente come se potessi lasciarlo, cercherà di controllarmi?”

    “Lui si è anche rivolto ad un dottore per cercare di aiutarsi, Buffy. Il ragazzo che fece tutte quelle cose non sarebbe mai venuto qui oggi e avrebbe pranzato con noi. Non avrebbe mai ammesso di avere un problema, ma l'ha fatto! Forse vuoi solo tenerlo come lo stesso vecchio William così che non debba avere a che fare con chi è lui ora e con cosa ha fatto per rendersi un uomo migliore. Ha cercato aiuto non solo per se stesso, ma per te, Buffy. Forse ad una parte di te piaceva il fatto che lui dipendesse da te anche nel suo modo controllante perché ti faceva sentire desiderata e tu avevi bisogno di quello”

    “Riley” disse Buffy piano, stordita, sentendosi come se lui l'avesse appena schiaffeggiata con le sue parole.

    “Non gli sto facendo concessioni, Buffy, non sto dicendo che il ragazzo aveva ragione per quello che ha fatto, ma di tutte le cose che avrebbe potuto aver fatto, tipo diciamo tradirti, non l'ha fatte”

    “Oh, e questo dovrebbe farmi sentire meglio? Diresti ad una donna che è stata tradita, 'beh, almeno non ti ha picchiata'?

    “Una delle prime cose che mi hai detto quando ti ho parlato di William e di cosa stavi ricavando dalla relazione era che lui era un ragazzo frainteso che aveva tanti problemi. Che aveva paura di essere preso in giro e rifiutato. Sapevi che c'erano tutte quelle cose Buffy e tuttavia hai colto un'opportunità con lui”

    “Lo amavo!”

    “Lo fai ancora!”

    “Non è questo il punto”

    “E' davvero molto il punto. Stai giocando il suo gioco ora, Buffy. Stai giocando a nascondino con quello che dici e quello che fai. Se non lo vuoi attorno Buffy, allora liberalo per il suo bene e per il tuo, ma se lo vuoi, e vuoi davvero lavorare sull'avere qualcosa – anche se è solo amicizia adesso, allora fallo. Lui ti sta praticamente implorando di fare un qualche tipo di mossa – specie dopo quel bacio che mi hai detto hai condiviso con lui”

    “Perché stai facendo questo?” mormorò Buffy. “Pensavo capissi, pensavo fossi dalla mia parte”

    “Sono dalla tua parte, non sono dalla sua. Sono dalla tua. Voglio quello che è meglio per te e mentre non penso che lui sia un cattivo ragazzo, penso anche che la tua relazione con lui sia un po' fottuta. Tuttavia, lui è ciò che ti rende felice e dopo tutto quello che hai detto lui ti ha raccontato la scorsa sera, anche lui vuole la possibilità di renderti felice. Si è messo in una posizione piuttosto difficile dicendoti quelle cose”

    “Tu lo stai difendendo”

    “No, non lo sto facendo, beh, non completamente comunque. E' stato uno stupido per quello che ha fatto, ma non è sapere questo mezza battaglia? Sta provando. Forse non cancella tutto, ma deve significare qualcosa, Buffy. Non ti doveva niente; non doveva spiegare il suo lato della storia. Non doveva dirti tutte quelle cose che gli sono accadute da bambino. Per quanto non siamo il nostro passato, non possiamo evitare di esserne formati. Lui certamente lo è stato. Ha costruito muri intorno a lui che sta cercando davvero tanto di far sbriciolare, e tu sei quella con i muri ora che non lo vuoi far entrare per niente. Lo hai ascoltato, ma lo hai davvero sentito?” Riley prese un profondo respiro e si passò una mano tra i capelli. “Okay, allora forse un po' lo sto difendendo”

    Avendo sentito abbastanza, Buffy raccolse le sue cose. “Ho perso metà della mia lezione e visto che ci sono posso anche andare a lavoro ora”

    “Sei arrabbiata”

    “Si. No. Sono - non so cosa sono! E tutti si aspettano che io lo sappia quando non lo so!” esclamò lei, alzandosi. “Non sono mai stata innamorata prima Riley, ma non avevo mai immaginato facesse così tanto schifo!”

    “Fidati di me, so come ti senti. Buffy, non voglio che tu sia arrabbiata con me”

    Lei si addolcì ed emise un grande sospiro. “Mi hai solo dato tanto su cui pensare”

    “Bene o male?”

    “Bene, immagino. In qualche modo metterò fine a tutto questo. Divertente come non sono quella che ha iniziato il disastro, non del tutto comunque. Mi sono solo innamorata di un uomo e volevo stare con lui. Non ero io quella che mentiva o cercava di controllarlo, ma in qualche modo è rimasto tutto ai miei piedi. In qualche modo è diventato il mio disastro da sistemare”

    “Ah, il meraviglioso mondo dell'amore”

    “Già” mormorò Buffy, “E' una vera cazzata”

    “Chiamami più tardi se vuoi”

    “Lo farò. Ciao, Riley”

    “Ciao”

    Camminando fuori dal café e fuori, Buffy respirò l'aria fresca della giornata e iniziò a camminare, ritrovandosi in direzione dell'ufficio di William.



    Capitolo Trentaquattro

    William non era nel suo ufficio. La sua porta era chiusa, e quando lei provò la maniglia, si aprì. Prendendo un pezzo di carta dal suo taccuino gli scarabocchiò una nota.

    William -

    Sono passata a vedere come stavi


    Battendo la penna, meditò di aggiungere 'e perché te ne sei andato'. Era inutile agire da stupidi e svelarlo per fargli conservare una parvenza di dignità, o era meglio metterlo allo scoperto e non dargli la possibilità di tirarsi indietro?

    E perché te ne sei andato.

    Dignità, definitivamente. Lui ne aveva bisogno. Poteva davvero essere che a quest'ora lui fosse stato privato di un po' di questa dignità e avesse bisogno di un incoraggiamento.

    Devo dirti qualcosa, quindi se ce la fai ad essere dal tuo dottore alle 6, posso incontrarti fuori così non devi entrare. Se non ce la fai, beh allora, dovrò solo darti la caccia.

    Buffy


    Lei sorrise per l'ultima parte, sperando che avrebbe fatto ridere anche lui. Forse avrebbe portato via la sensazione che fosse una persona orribile a cui stare attorno, o anche da conoscere. Senso di colpa a valanga, ecco quello che aveva al momento.

    Alzandosi dalla sedia, lasciò la nota nel bel mezzo della scrivania dove lui sarebbe stato in grado di vederla immediatamente. Con un sospiro, prese ancora una volta le sue cose e pregò che lui sarebbe passato a vedere la nota prima delle sei di quel giorno.

    ***

    William era stato tutto pronto e disposto a lasciar libera Buffy, a star lontana da le come lei sembrava volere – e poi aveva ricevuto la sua nota, e la speranza era sbocciata ancora una volta. Come una falena attirata da una fiamma, lui era incapace di resistere alla sua chiamata.

    Doveva correre però, aveva poco tempo per farcela prima che lei se ne andasse e pensasse che lui o non aveva ricevuto la sua nota, o aveva deciso di non incontrarla. Dato che William non sarebbe riuscito a sopportare che lei pensasse lui non la volesse incontrare, si incamminò alla svelta, domandandosi cosa il suo angelo volesse dirgli, e sperando che non fosse per dirgli che aveva esaurito il suo benvenuto e che doveva andarsene. Tuttavia, aveva visto un po' della vecchia Buffy con il suo commento sulla caccia, e Buffy non era così crudele da stuzzicarlo in quel modo.

    Arrivò nel momento decisivo, proprio mentre lei metteva piede sul marciapiede; lui era lì a salutarla.

    “Buffy” la chiamò, avanzando velocemente.

    Voltandosi, lei lo individuò e sorrise dolcemente. “Hai ricevuto la mia nota”

    Lui ghignò, “Si” Lei stava sorridendo, era un buon segno.

    “Hai mangiato? Sono affamata. Vuoi mangiare un boccone con me?” chiese lei, cautamente, come se lui potesse dire di no.

    Lui annuì, “Sicuro, sicuro”

    Si incamminarono insieme e William la spiò con la coda dell'occhio. Sembrava calma e tuttavia contemplativa. Lei alzò lo sguardo verso di lui e sorrise gentilmente. Dio, sperava davvero non lo stesse cullando in un falso senso di sicurezza prima di mandarlo al patibolo.

    “Quel posto dove mi hai portata, non è molto lontano da qui vero?” chiese lei.

    “No, è proprio girato l'angolo”

    “Presumo possa provare il cibo adesso. Ti dispiace?”

    “Naturalmente no. Sai che ne sono fan”

    Lei sorrise di nuovo e lui resistette all'impulso di allungarsi e prenderle la mano o avvolgerle un braccio attorno alle spalle e attirarla nel suo fianco. Invece, si ficcò le mani in tasca.

    ***

    Una volta sistemati, Buffy con un sandwich di tonno e un'insalata di pasta e William con un panino di segale prosciutto e formaggio con sottaceti, William prese un sorso del suo the mentre lei si buttava con gusto sulla sua cena. Dovette sorridere; aveva sempre avuto un certo appetito. E, se ricordava bene, ed era così, quell'appetito andava oltre il cibo.

    “Com'è?” chiese.

    “Buono” disse lei attraverso una bocca piena e la mano che la copriva.

    Lui rise, fermandosi dal dirle quanto incredibilmente adorabile fosse.

    “Will” disse lei dopo un po', sedendosi all'indietro sulla sedia. “Perché te ne sei andato così bruscamente oggi?”

    Lui sospirò, “Buffy, preferirei non approfondire”

    “Non c'è niente tra me e Riley” disse lei piano, guardandolo da sotto le ciglia.

    Lui la fissò, senza muoversi.

    “Ascolta, Will, so che c'è un sacco di schifo tra di noi. E so che non sono stata esattamente generosa per quanto riguarda il farti sapere come mi sento riguardo noi, o piuttosto, te l'ho detto, ma non sono stata esattamente onesta”
    Lui trattenne il fiato.

    “Non ti odio, William. Ovviamente, ancora tengo a te se mi sono preoccupata perché te ne sei andato così arrabbiato ieri, e perché sei volato via così bruscamente oggi” Lei emise un sospiro, “Sono stata molto... confusa. Arrabbiata, sconvolta, l'intero pacchetto, ma lo sai questo”

    “Buffy--”

    “Voglio superarlo, William. Non voglio fare giochetti, e non voglio più questo imbarazzo tra di noi. Non voglio attaccarmici più”

    “Buffy, per favore--”

    “Quindi stavo sperando che forse potremmo lavorare sull'essere di nuovo amici. Lo eravamo una volta prima” lei agitò una mano “...prima... e io – questo può sembrare presuntuoso, ma penso che sia quello di cui tu possa aver bisogno – ho bisogno che mi aiuti a guarire. Non voglio” un altro profondo respiro, “che tu non sia qui, William, nella mia vita voglio dire, in qualche posizione” Lei scosse la testa quando lui rimase immobile. “Pensi sia pazza. O una stronza. Entrambe, forse. Dimenticalo, mi dispiace, io non-”

    “Buffy, stop” disse William, piegandosi in avanti. “Io – io ho bisogno che tu guarisca. Io ho desiderato il tuo perdono e il tuo amore-”

    “Will--”

    “E mentre capisco che potrei non avere mai più il tuo amore, prenderò la tua amicizia”

    “Non voglio prenderti in giro, non voglio farlo” lei strinse la bocca e poi la aprì. “So che ti ho ferito, e non voglio farlo più. Voglio migliorarlo. Non posso promettere che porterà da qualche parte. Ma forse se ci aiutami entrambi, possiamo entrambi andare avanti insieme?”

    Non è maledettamente possibile che andrò avanti. Ti amo, e questo è per sempre, Buffy. “Voglio aiutarti e aiutandoti, aiuterò me” disse William seriamente, gli occhi intensi in quelli di lei.

    Lei gli rivolse un sorriso ironico, “E' un po' co-dipendente vero?”

    “E' un po' più da uguali questa volta non pensi? Abbiamo bisogno l'uno dell'altra. Se abbiamo ammesso di aver bisogno l'uno dell'altro, allora non è solo uno di noi che ha bisogno dell'altro. ? da uguali”

    “Sei sicuro?” chiese lei dolcemente, e lui capì quello che lei stava chiedendo. Come potevano essere uguali se lui era ancora innamorato di lei? Uno era l'amane, l'altro, l'amato.

    “Lo sono” disse lui, in modo definitivo.

    Buffy sembrò accettarlo e annuì, buttandosi ancora una volta nella sua cena.

    ***

    “Dato che ora stiamo lavorando sull'essere amici e tutto il resto, pensi che potrei sapere dove vivi?” chiese William più tardi mentre uscivano dal café.

    Buffy sorrise. “Sicuro. Potresti accompagnarmi a casa se vuoi e posso mostrartela”

    “Mi piacerebbe tanto, passerotto”

    “Questo è nuovo” ridacchiò lei.

    “Esce fuori che ho un arsenale di nomignoli e nessuno su cui usarli. Puoi essere la mia cavia”

    Lei ridacchiò di nuovo e fu musica per le orecchie di William. Era sicuro che Spike l'avesse chiamata così, ma non ci avrebbe attirato l'attenzione. Questo riguardava il guardare al futuro, non al passato.

    “Hai un bagno ora” ghignò William, quando Buffy lo invitò dentro per mostrargli il suo nuovo buco.

    Lei sorrise brillantemente. “Si, e lascia che te lo dica, è fantastico”

    Lui sogghignò, “Ci scommetto. Allora, Buffy, cosa fai domani sera?”

    Lei arrossì leggermente, e si dimenò un po'. “Niente, perché?”

    “Ti andrebbe di andare al cinema con me?”

    “Sicuro, William, andrò al cinema con te”

    “Controllerò gli orari e passerò di qui per le sei e mezza?”

    Lei annuì. “Sembra un piano”

    “Okay allora. Beh, immagino faccia meglio ad andare, ti lascio a diventare un tutt'uno col tuo bagno” Allungò la mano. “Buonanotte, Buffy”

    Lei guardò in basso la sua meno e poi alzò lo sguardo su di lui. Con un'espressione particolare sul viso, un'espressione gentile, dolce, Buffy invece volò nelle sue braccia e lo abbracciò.

    “Grazie” mormorò lei.

    “No, passerotto, grazie a te

    “Sarai paziente con me?”

    “Naturale, puoi essere paziente con me?”

    “Hai fatto molto meglio di me questo scorso anno”

    “A causa tua” le disse lui, proprio nell'orecchio. Lei tremò e si tirò indietro, e non troppo presto per William che stava considerando pensieri di rannicchiarsi contro quel suo esile collo.

    Accompagnandolo alla porta, lei lo abbracciò più velocemente. “Ci vediamo domani, William”

    “Buonanotte, amore” mormorò lui e salutò con la mano. Lasciando il suo appartamento, William provò speranza, vera speranza, per la prima volta. C'era un leggero balzo nei suoi passi e un piccolo sorriso gli tirava gli angoli della bocca mentre si faceva strada verso casa per finire di pianificare la sua serata fuori con Buffy la sera successiva.



    Capitolo Trentacinque

    Buffy scoprì che sarebbe stato più difficile di quanto pensava non solo sistemare i suoi problemi con William, ma anche combattere il desiderio di saltargli addosso appena lo vedeva. Quanto incredibilmente eccitante poteva diventare un uomo? Era deplorevole. Come mai non aveva donne che lo rincorrevano?

    Quando arrivò al suo appartamento il giorno successivo per il loro appuntamento al cinema – ma non un appuntamento, non un appuntamento così, era solo due amici che uscivano. O piuttosto, due persone che cercavano di essere amici che uscivano. Ecco cos'era. Quindi, quando lui arrivò, Buffy deglutì internamente. I jeans gli stavano bene. Troppo bene. Era un dio greco che aveva tutto quello che doveva avere. Il suo sedere era perfettamente scolpito in quei jeans e Buffy si ficcò le mani in tasca, resistendo all'impulso di avvolgergli le braccia attorno e sentire quel sedere sotto le mani. Ricordava le tante volte in cui avevano fatto l'amore in cui lei l'aveva afferrato, spingendolo in lei.

    Questo non era quello per cui si era iscritta, e tuttavia il suo corpo non sembrava dimenticare, la mente incapace di non proiettare immagini del suo corpo nudo e di come apparisse.

    “Stai bene?” chiese lui mentre camminavano verso il cinema. “Sembri tesa”

    Lei non gli avrebbe detto cosa stava pensando e invece scosse la testa. “Sto bene. Solo stanca, immagino”

    “Non vuoi uscire?”

    “Oh, no, voglio. Lo voglio. Solo la giornata sai? Ho bisogno di rilassarmi è tutto” Anche se ora sono tesa.

    Sedere nel cinema con lui non fu molto d'aiuto. Lui aveva iniziato ad indossare acqua di colonia, e la stava facendo impazzire, insieme alla sua mano e al suo braccio che la sfioravano mentre condividevano un cestino di popcorn. Con la propria immaginazione, si voltò verso di lui, lo afferrò per il retro della testa, sentendo i suoi riccioli ancora una volta, e lo baciò. Ricordando come erano le sue labbra contro le proprie, quanto morbide e decise e succolenti, Buffy iniziò a sudare. Lui non doveva neanche fare nient'altro che sedere lì e Buffy sentiva la sua presenza acutamente. I suoi occhi non poterono evitare di scivolare di lato per guardarlo.

    Cosa c'era che non andava in lei? Tutto era sembrato in pausa prima di questo, le sue reazioni a lui erano state legate ai suoi sentimenti di rabbia e dolore e perciò qualsiasi desiderio era stato sentito a distanza, inaccessibile. Ora era accessibile proprio come lui.

    Tranne che quello non era ciò che si supponeva facessero – o quello che lei si supponeva facesse.

    “La nostra relazione era principalmente fisica, vero?” spiattellò Buffy più tardi mentre camminavano lungo i marciapiedi di Boston, diretti al suo appartamento.

    William si schiarì la gola e annuì, “Lo era”

    “Non parlavamo molto”

    “Beh, lo facevamo, ma non delle cose di cui avremmo dovuto parlare. Sebbene, quella era colpa mia. Non ho mai voluto avere la chiacchierata dei 'sentimenti'”

    “O la chiacchierata in cui si condivideva qualcosa”

    “Giusto”

    “Ma io ho ceduto troppo facilmente e troppo velocemente” disse lei piano, guardando in basso mentre camminava.

    “Siamo creature fisiche, Buffy. Per non parlare del fatto che siamo entrambi incredibilmente attraenti”

    Buffy rise e William si unì a lei. Era sulla punta della sua lingua dirgli che lei lo voleva ancora, ma quello, sentiva, avrebbe condotto a brutte cose.

    “Ha fatto male?” chiese lui piano, “Stare con me, voglio dire. Tu... sapevi?”

    “Che mi amavi?”

    “Si”

    Lei sospirò, “Qualche volta. Qualche volta lo sentivo, lo vedevo. Era come il sole che si alzava tra le nuvole in un giorno nuvoloso; spunta fuori e poi è coperto ancora una volta. Mi ero convinta che fosse abbastanza per sostenermi”

    “Non lo era comunque”

    “No, non lo era. Morivo per le parole; ti amavo così tanto che qualche volta pensavo avessi solo frainteso i miei sentimenti per i tuoi. Riley mi ha chiesto una volta cosa ricavavo dalla nostra relazione e lui non ti conosceva neanche o conosceva noi o... altro. Tutto quello che sapeva era quello che aveva visto e quello che Willow gli aveva detto”

    “E cosa gli aveva detto Willow?”

    “Che mi controllavi, mi ferivi, e volevi tenermi isolata dai miei amici”

    William si fermò e si voltò verso di lei, sbigottito e terrorizzato. “Ha detto questo?”

    Buffy annuì, fronteggiandolo. “Le ho detto naturalmente che non era il caso. Le ho detto che eri solo insicuro di te stesso e temevi che tutti ti stessero segretamente prendendo in giro. Le ho detto che eri solo spaventato”

    Lui la fissò pensosamente, piegando la testa di lato. “Credevi a tutto questo?”

    “Si, ci credevo. Ma non mentirò, quello aveva iniziato a stancarmi. ? per questo che sono scattata quella sera--” lei si interruppe, guardando altrove. “Mi sentivo come se non potessi fare niente per paura di quello che avresti pensato o detto o per cui ti saresti preoccupato”

    “Se avessi saputo...” lui scosse la testa.

    “Non è come se avessi potuto parlartene, William. Dimmi onestamente, se ti avessi detto quello che pensavo e sentivo, cosa avresti fatto?”

    Sogghignando leggermente, con l'universale espressione 'Wow, faccio schifo', William si grattò il retro della testa. “Non avrei fatto nulla. Mi sarei solo arrabbiato con te e avrei usato quello come una scusa per spingerti ancora un po' più lontano”

    “Da qui il perché ho tenuto la bocca chiusa. Sai, Will, ho camminato in punta di piedi con te per tanto tempo, e ce l'ho anche avuta con te per tanto tempo”

    Lui incontrò il suo sguardo, “Non ti biasimo. Ti ho messo in quella posizione”

    “Perché? Voglio dire, era tutto a causa della tua paura?”

    Lui sospirò, “No, non era tutto a causa di quello”

    “Allora?”

    “Tu me l'hai lasciato fare”

    I suoi occhi si spalancarono e lei lo additò. “Stai dicendo”, lei guardò altrove e poi tornò indietro, avendo difficoltà a capire la cosa, “che perché io ti ho lasciato strattonarmi, tu a maggior ragione l'hai fatto?”

    “Buffy, non l'avevo capito all'epoca, ma... mi hai dato potere. Nel mio bisogno di avere potere e non perdermi completamente, mi sono stretto a quello che tu mi davi. Non è stato che dopo che ho capito”

    “Non so come mi sento sapendo questo” borbottò Buffy, un'espressione di disgusto le attraversava i lineamenti.

    Lui sorrise ironicamente, “Posso dirlo dall'espressione sul tuo viso come ti seni. Disgusto. E non ti biasimo. Non ero troppo entusiasmato da me stesso quando l'ho capito”

    “E' stato con l'aiuto del dottor Sorli?”

    “Un po', si” annuì William. “Lui mi ha aiutato abbastanza. Mi ha spinto a lavorare duro per capire le cose e almeno a provare a superare alcuni dei miei problemi”

    “Su cos'era il tuo litigio con lui allora?”

    “Oohhh... penso che lo lascerò per un altro giorno se non ti dispiace”

    Lei alzò lo sguardo su di lui per un minuto e poi annuì il suo consenso. “Niente più viaggi di potere, William. Non penso di essere nello stesso posto per sopportare quella merda”

    William ridacchiò, “Bene. Questo è quello che mi piace sentire. Quella ragazza che ho incontrato non l'avrebbe sopportato per tanto”

    “Il tuo fascino era troppo immagino” disse lei piano, guardandolo con un dolce sorriso.

    I suoi occhi sostenerono quelli di lei. “Buffy, ti ho mai detto che ti ho voluta dal momento in cui ho posato gli occhi su di te?”

    Lei guardò in basso, spostando i piedi. “Penso una volta”

    “E' vero, sai. Ti ho voluta così tanto e non ti conoscevo neanche. E quando parlavamo... come Spike ed Eliza – lei mi piaceva. Volevo mettere te e lei insieme per me”

    “Quindi, non sei stato deluso affatto quando l'hai scoperto?” chiese lei a titolo di prova.

    Lui la guardò incredulo. “Penso che dovresti saperlo a quest'ora che non era mai stato il caso. Ero solo terrorizzato da quello che avresti pensato se avessi saputo che io ero Spike. Lui era tutto quello che non ero, tutto quello che non avrei mai pensato di poter essere e volevo così tanto che ti piacesse me, ti piacessimo noi così tanto... Mi dispiace per questo”

    “Lo so” mormorò lei, “So che lo sei”

    “E' qualcosa allora, vero?”

    “Penso sia tanto, William” disse lei come un dato di fatto. “Voglio dire guardaci adesso. Se mi avessi detto un anno fa che sarei uscita con te e parlato così francamente della nostra passata relazione, non ti avrei mai creduto. Meravigliati della crescita” e rise nervosamente.

    “E' cresciuta per entrambi. Ma tu eri sempre la più forte”

    Buffy scosse la testa, “No, non lo sono stata. Tu tuttavia lo sei stato. Hai cercato aiuto; stai lavorando sodo per cambiare la tua vita. Io... beh, io sono un disastro”

    Allungandosi, lui le prese il braccio e fece scivolare la mano fino alla sua, afferrandola. “No, Buffy, non dirlo”

    “E' vero, William. Sono scappata da te, sono scappata dai problemi, ma non gli sono sfuggita. Sono stati solo rimandati. E' facile vivere nella negazione quando sei a stati di distanza da cosa ti fa male”

    Lui sembrò addolorato, “Sono dispiaciuto, sono così tanto dispiaciuto”

    “Smetti, per favore” implorò lei. “Non sto cercando di farti sentire colpevole qui, sto solo affermando un fatto. Ti sto dicendo che è stato sbagliato da parte mia farlo”

    “Hai fatto quello che dovevi fare. Stavi cercando di prenderti cura di te; è tutto quello che chiunque può fare”

    “E' quello che stavi facendo allora? Ti prendevi cura di te?”

    “Si” concordò lui, “E' così. In un modo non sano”

    “E così ho fatto io”

    “Non sono d'accordo”

    Buffy rise, scuotendo la testa.

    “Buffy, quando te ne sei andata, volevi la rete di sicurezza dei tuoi genitori e la sicurezza di sapere che non sarei stato proprio dietro l'angolo ogni volta che ti giravi attorno. Sei andata per guarire. Quello che ho fatto io, nascondermi così, spingere via la gente da me, era distruttivo. Ho rovinato una cosa meravigliosa. Non mi sono solo nascosto, ho rinunciato”

    Mordicchiandosi pensosamente il labbro inferiore, lei annuì. “Capisco il punto, ma, tuttavia”

    “Concordi nel non essere d'accordo?”

    “Quello funziona” concordò lei, sorridendo. “Will... com'eri con Catherine?”

    William esalò lentamente attraverso i denti. “Che ne dici se lo salviamo per un'altra notte, okay?”

    Lei sembrò delusa, ma disse, “Okay”

    “Grazie” mormorò lui, e portò su la sua mano, baciandola dolcemente.

    Un brivido gorgogliò attraverso Buffy e lei sorrise, sentendosi traballante nelle ginocchia, prima di estrarre la mano dalla sua stretta forte e calda. “Prego”



    Capitolo Trentasei

    “Aveva torto” gongolò William verso il dottor Sorli la loro sessione successiva. Era rimasto deluso che Buffy non fosse lì a causa di una visita dato che non l'aveva vista molto dalla loro uscita al cinema la settimana prima. Le mancava già.

    Il dottor Sorli alzò lo sguardo su di lui con cautela e indicò a William di sedersi. “William, prima che iniziamo oggi, mi piacerebbe parlare di quello che è accaduto la scorsa settimana”

    Quello tolse il vento dalle vele di William e lui si sedette sconfitto. “Cos'è?”

    Il dottor Sorli fece un sorriso compiaciuto, “Non devi sembrare come stessi per punirti”

    “Beh, cos'è allora?”

    “William, quella che abbiamo avuto è stata una disconnessione in cosa sentiamo sia giusto per te. Non intendevo attraversare i limiti con te; non intendevo dirti come vivere la tua vita. Come ti ho detto allora, il mio lavoro come tuo dottore è condurti per quello che è salutare e necessario per farti vivere una vita produttiva. La nostra visione per cosa sia questo è diversa. Non desiderio dirti come un genitore lo direbbe ai suoi figli cosa dovresti fare riguardo Buffy”

    “Una grande parte del mio scoppio la scorsa settimana era la frustrazione” ammise William. “Stavo cercando di far sì che lei mi dicesse che c'era speranza, e quando non l'ha fatto, sono scoppiato”

    “E io mi sono nutrito di questo, il che è stato sbagliato da parte mia”

    “E' umano, non è una macchina”

    “Credo che tu mi abbia chiesto se amassi mia moglie” continuò il dottor Sorli. “Ed è così, William, la amo molto. Se stessi per perderla, mi sentirei come te, lo so questo. Tuttavia, avrei anche dovuto accettare i suoi sentimenti se lei avesse deciso di lasciarmi, e avrei trovato un modo per andare avanti. Ho sbagliato esigendo che tu semplicemente lasciassi andare Buffy. Invece, avrei dovuto guidarti su come lasciarla andare-”

    “Non deve farlo questo”

    Il dottor Sorli lo guardò, confuso. “Cosa vuoi dire?”

    William sorrise, “E' venuta da me e abbiamo parlato. Vuole guarire, non mi vuole completamente fuori dalla sua vita e vuole che proviamo ad essere amici”

    “Davvero?” Il vecchio uomo sembrò impressionato.

    William annuì, “Siamo usciti la scorsa settimana per un film e abbiamo avuto una discussione molto sincera, molto onesta sulla nostra relazione; quello che è accaduto, cosa è andato male, il nostro ruolo nell'intera cosa. E' stato buono, più che buono, è stato fantastico. Le ho detto cose che non avevo mai pensato sarei stato in grado di dirle. Stiamo provando”

    “Lei ha indicato che possa voler di più come vuoi tu?”

    William scosse la testa, “No, non l'ha fatto. Ha detto che non sa se potrebbe mai accadere e non vuole ingannarmi”

    “Ti senti ingannato?”

    “No, non mi sento. Mi sento... speranzoso”

    “Ora, William, è dove ti dico di controllarti. Non farti trasportare e progettare cose per il futuro che potrebbe non avvenire. Non puoi controllare lei, solo te stesso. Puoi prendere ciò che lei sta offrendo, ma non puoi spingere le cose”

    “Lo so” William sospirò, “Lo so. Sto cercando di non andare lontano come sono solito fare”

    “Sembra che tu mi abbia insegnato una cosa o due qui” disse il dottor Sorli, ghignando.

    “Davvero?” chiese William, sorridendo con curiosità.

    “Davvero. Mi hai insegnato cosa significa seguire il tuo intuito e seguire il tuo cuore. Noi psicologi parliamo bene di come fare queste cose, di come seguire quello che è giusto per te, ma la maggior parte di noi nel tempo cade nella consuetudine di usare la ragione sopra l'intuito. Vedi abbastanza persone con gli stessi problemi; inizi a vedere uno schema, uno schema a mo' di formula e facilmente risolvibile applicando solo un po' di ragione. Tu usi la ragione, William, ma sei tutto cuore. Il tuo cuore e il tuo istinto ti hanno detto che Buffy non era una causa persa. Hai dimostrato che sbagliavo”

    William sorrrise. “E' passato tanto tempo da quando ho dimostrato che qualcuno sbagliava. Penso mi piaccia”

    Il dottor Sorli gli rivolse una finta occhiata furiosa, “Non abituartici”

    ***

    Buffy fissò con sguardo assente lo schermo del computer, le dita in equilibrio sopra i tasti. Si supponeva iniziasse un saggio, e tuttavia, il suo cervello non cooperava. Era esausta tanto per cominciare, e secondo, non riusciva a concentrarsi.

    Era stata una giornata infernale. Ad iniziare da quando era strisciata fuori dal letto dopo essersi rivoltata tutta la notte ed aveva camminato su una molletta per capelli – che aveva fatto molto male – la sua giornata era peggiorata da quel punto. Willow e Riley l'avevano presa in giro dicendole che aveva “dita di burro” quando aveva fatto cadere il suo vassoio a pranzo dopo essere inciampata sui suoi stessi piedi, poi più tardi aveva quasi perso tutti i suoi fogli quando aveva fatto cadere il suo taccuino e una raffica di vento aveva scelto quel momento per soffiare... la tua vita quel giorno uguagliava una commedia degli orrori. Nessuna meraviglia che fosse cotta. Aveva trascorso l'interna giornata a cercare di tenersi insieme e a scuotersi da qualsiasi paura avesse, e in qualche modo quello aveva reso tutto peggiore.

    L'universo, ne era convinta, ce l'aveva con lei.

    Un colpo alla porta la scosse e la fece saltare, facendo volare la tazza che le era accanto, così che l'acqua che c'era dentro le si gettasse addosso. Lacrime di frustrazione le pizzicarono gli occhi e lei si alzò dal suo sedile e camminò sbattendo i piedi fino alla porta.

    “Cosa?” scattò lei, spalancando la porta.

    “Brutto momento?” William era lì in piedi, all'apparenza morbido ed invitante, le sopracciglia alzate e l'angolo della bocca tirato in un ghigno.

    Lei si guardò addosso, i pantaloni bagnati. “Sono bagnata”

    Lui guardò in basso. “Vedo. Cosa è successo?”

    “La domanda che dovresti fare dopo oggi è cosa non è successo. Penso che se stessi per uscire dall'appartamento, qualcosa di pesante mi cadrebbe addosso. O forse le rane inizierebbero a cadere dal cielo”

    “Stai pensando che stia arrivando l'apocalisse?” scherzò William in finta serietà.

    Buffy rise, “Si!”

    “Hai bisogno di un abbraccio?”

    Lei lo guardò, gli occhi tristi, e il labbro inferiore sporto in un broncio. “Si”

    Lui aprì le braccia. “Vieni qui allora”

    Buffy non ebbe bisogno di farselo dire due volte. Entrando nelle sue braccia, lui l'avvolse, e sebbene il suo cuore sussultasse, lei si forzò di rimanere calma. Quello era un abbraccio amichevole, niente di più. Ciò nonostante, lei si abbassò contro di lui, sentendo un po' di tensione lasciarla. “Grazie” mormorò nel suo torace.

    Lui fece correre una mano lungo i suoi capelli e poi dolcemente le accarezzò la schiena. “Non ti abbracciavo abbastanza prima” disse piano, “Penso che qualche volta un abbraccio sia meglio di qualsiasi altra cosa tu possa avere. Cosa ne pensi?”

    “Concordo, specialmente ora. Penso di aver avuto bisogno di uno di questi tutto il giorno”

    “Sono lieto di poter essere d'aiuto” mormorò lui e le fece alzare la testa, sorridendo gentilmente quando incontrò i suoi occhi.

    Il cuore di Buffy stava martellando così forte e così veloce, che lei si preoccupò lui potesse sentirlo.

    “Sai cosa arriva al secondo posto?” domandò lui.

    “Cosa?” mormorò lei, sentendosi stordita, alzando gli occhi nei suoi.

    “Avere qualcuno che ti offre la cena. Sei libera?”

    “Lo ero, beh, stavo cercando di fare i compiti e non stavo arrivando da nessuna parte”

    “Eccellente” lui fece un passo indietro, ma non rinunciò al contatto. Invece, le afferrò la mano e la tirò fuori dall'appartamento. “Andiamo, è ora di mangiare”

    Lei rise, pronta e disposta, fino a quando ricordò che 1)era ancora bagnata e 2) non aveva giacca o chiavi per rientrare. William aveva ancora il potere di farle dimenticare se stessa.

    “Aspetta!” esclamò lei. “Lasciami cambiare e possiamo andare”

    “Sbrigati, il mio stomaco sta brontolando”

    Ridendo per tutta la strada fino alla camera da letto, Buffy cambiò i pantaloni, afferrò la sua fiacca e la borsa e quando si unì a lui ancora una volta nel soggiorno, lui le prese la mano di nuovo e quasi corse con lei fuori dall'edificio, il suono delle loro risate che li seguiva.


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    Capitolo Trentasette

    “Dita di burro” disse William non appena Buffy ebbe finito di raccontargli quello che l'aveva così esaurita.

    “Grazie, Will. Come se non l'avessi sentito abbastanza oggi” disse lei con una roteata di occhi e un ghigno sul viso.

    William rise e le passò un involtino primavera. “Beh, almeno non hai perso quei fogli”

    Buffy sospirò e versò della salsa d'anatra sul suo riso al maiale fritto. “Suppongo di si, ma sai quando hai proprio uno di quei giorni?”

    William sorrise, “Lo so”

    “Com'è stata la tua giornata?”

    “Buona. Ho visto il dottor Sorli oggi”

    Buffy alzò un sopracciglio mentre mordeva il suo involtino. “Oh? Come è andata?”

    “E' andata bene. Si è scusato, mi sono scusato, stiamo bene.”

    “Ti piace ancora lui allora?”

    “Si. Solo non la vediamo uguale su alcune cose. Lui voleva una cosa per me e io ne volevo un'altra e ci siamo frustrati l'un l'altro”

    “Capisco. Beh, sono lieta che le cose siano migliori ora. Sai Will, se non ti dispiace che lo dica; stai andando piuttosto bene con lui”

    “Vedi i miglioramenti, vero?” chiese lui, ghignando, mettendosi a sedere più diritto e gonfiando un po' il torace.

    “Si. Quando ti ho visto la mia prima sera di ritorno al bar, ho trovato proprio sorprendente che fossi in un bar” lei si fermò, il viso fiammeggiante di rosso, “Scusa, sembrava terribile detto così”

    Allungandosi attraverso il tavolo, lui le prese la mano tra le sue. “No, no, non lo sembra. E' vero. Hai ragione. Un anno fa non mi avresti mai beccato a farlo”

    Liberando la mano dalla sua stretta, lei prese la forchetta. “Sei arrivato lontano”

    Lui scrollò le spalle, sedendosi all'indietro. “Ho ancora lavoro da fare su alcune cose”

    “Ma non buttare via quello che hai fatto fino ad ora. Ci vuole tempo”

    “Questo aiuta, sai. Proprio questo qui” lui indicò loro due. “Mi sento meglio di quanto abbia fatto per tanto tempo, stando qui seduto a parlare con te in questo modo”

    Buffy sorrise, abbassando la testa, “Grazie. Aiuta anche me”

    “Sul serio?”

    Lei alzò lo sguardo, “Si. Sento come se possa dirti le cose ora. Cose che non avrei potuto dirti per paura che saresti esploso o che mi avresti lasciato”

    “Mi dispiace per questo” disse lui piano, guardando in basso.

    “Sai, su alcune cose, penso di essere più arrabbiata con me stessa ora”

    “Come questo?” chiese lui, guardandola curiosamente.

    “Mi sono semplicemente persa in te. Ti ho lasciato prendere il comando e imporre quali sarebbero state le mie azioni. Non solo come William, ma anche come Spike. Non mi sono imposta per me stessa e mi sono ritrovata a fare queste cose che ho giurato non avrei mai fatto”

    “Forse in qualche modo contorto dovevi farle per capire com'è l'altro lato”

    “Per far diventare le mie convinzioni più forti?”

    Lui annuì.

    “Ha funzionato. Non voglio più essere così. Così...” lei arricciò il naso, “docile”

    William rise, “Non è decisamente da te”

    “E tuttavia lo era” disse lei piano, quasi dolorosamente.

    “Non più” disse lui in tono fermo.

    “No, definitivamente no. Hey” disse lei, indicando il suo piatto, “Lo mangi quel pezzo di pollo?”

    ***

    “Grazie per la cena, William”

    William le sorrise mentre camminavano verso il suo appartamento. “Piacere mio. Ti senti meglio?”

    “Molto” Silenzio poi, “Will? Posso farti una domanda?”

    “Naturale”

    “Hai provato ad avere appuntamenti?”

    Lui espirò un po' d'aria lentamente attraverso i denti e scosse la testa. “Non tecnicamente”

    “Non tecnicamente? Cosa significa?” domandò lei, e William non poté evitare di provare gioia al suono della gelosia nella sua voce.

    “Il dottor Sorli ha pensato che sarebbe stato bene per me uscire con qualcuno, quindi ho provato”

    “E?”

    “Non ha funzionato. L'ho chiesto ad una ragazza e tutto il resto, ma non c'ero dentro”

    “Oh” disse lei semplicemente. “Chi era?”

    “Janet qualcosa o altro”

    “Oh. Laureata come te?”

    “Si”

    “Carina?”

    William rise e smise di camminare; voltandosi verso di lei le prese a coppa il lato del viso con la mano. “Neanche lontanamente bella come te, Buffy”

    Lei arrossì con delicatezza e guardò altrove, “Non lo intendevo in questo modo--”

    Lui rise di nuovo, “Si invece”

    “Will” iniziò lei e lui la fermò, mettendole un dito sulle labbra.

    “Va bene. Buffy, sai che io ti amo, te l'ho anche detto. Sai anche che questo qui, quello che abbiamo ora, è buono. Per entrambi. Ti ho detto che non ti avrei spinto per altro e non lo sto facendo”

    “Io non--”

    “Non mi stai prendendo in giro” disse lui, interrompendola con un sorriso tenero.

    “Come hai--”

    “Ti conosco, così sapevo quello che stavi per dire”

    Lei gli rivolse un'occhiata frustrata, “Non so se mi piace questo”

    Ridendo, lui la portò nelle sue braccia e la strinse, solo la strinse. “Buffy... tu hai avuto appuntamenti?”

    “No, non ero interessata a coinvolgermi con qualcuno” mormorò lei contro il suo torace.

    Il sollievo lo sommerse e le sue braccia si strinsero attorno a lei prima di lasciarla andare. “Portiamoti a casa” mormorò.

    Mordendosi il labbro inferiore, lei annuì, sembrando seria.

    Quando lui l'accompagnò al suo appartamento, le baciò la fronte prima di augurale la buona notte.

    Chiudendo la porta, Buffy ci si appoggiò contro e posò la mano sopra il suo cuore. “Lo perderò di nuovo” Diavolo, l'ho già fatto. Ma forse se non lo dico...

    ***

    “Come va con William?” chiese Riley alcuni giorni dopo durante il loro settimanale pranzo al café della comunità.

    Mettendo giù il suo involtino di prosciutto e formaggio, Buffy sospirò. “Sta andando bene”

    Riley ghignò e sogghignò, “E non sembri per niente felice di questo”

    “Mi sento meglio riguardo alle cose. Mi piace che possa parlare con lui di quello che è accaduto. Mi sento come se se fossimo stati in grado di farlo prima...”

    “Non avresti dovuto attraversare tutto quello che hai attraversato” finì Riley.

    “Già, ma l'abbiamo fatto. E fa male e...”

    “Sei spaventata”

    “Sono così trasparente che tutti riescono ad indovinare quello che sto pensando prima che lo dica?”

    Riley ghignò, “No, significa solo che prestiamo attenzione. Non ti tirerai indietro vero?”

    “Il pensiero mi ha attraversato la mente, ma...”

    Riley indicò di continuare e lei rise, “Ma non posso”

    “E perché non puoi?”

    “Mi ucciderebbe, di nuovo” mormorò lei. “Non voglio amarlo, Riley” ammise lei con sincerità. “Sono spaventata, sono davvero spaventata”

    “E' sempre spaventoso esporti in quel modo. Ma Buffy, è diverso questa volta. Lui è diverso e tu sei diversa. Lui sa che quello che ha fatto era sbagliato”

    “So tutto questo. Gatto scottato dall'acqua calda, ha paura dell'acqua fredda immagino. Non penso di averlo in me di mettere il mio cuore nelle sue mani di nuovo e fidarmi di lui con questo”

    “Allora è una buona cosa che tu non sia coinvolta con lui, giusto? Solo amici che risolvono alcuni problemi, ricordi?”

    Buffy annuì, sedendosi più diritta. “Si, hai ragione. Amici che sistemano problemi. Non devo fare niente che non voglia fare. E dovrei probabilmente trattenermi dal fare alcune delle cose che voglio fare”

    Riley rise, “Già, penso che questa sia probabilmente una buona idea”



    Capitolo Trentotto

    A: [email protected]
    Da: [email protected]
    Oggetto: Il test della verità

    Buffy, stavo pensando (spaventoso vero?) che il test della verità su quanto sta andando bene tra di noi è di chattare. Ti va di sbloccarmi?

    William

    A:[email protected]
    Da: [email protected]
    Oggetto: RE: Il test della verità

    Sbloccato, signore


    Più tardi quella notte quando Buffy si loggò, il fiato le si bloccò quando vide che anche William era online.

    Spikeme8: Ciao, amore

    Com'era che quel semplice saluto le faceva venir voglia di piangere? Le riportava ricordi del suo amico e confidente di una volta, della sola persona che davvero la conosceva all'epoca, forse da sempre.

    Spikeme8: Buffy? Sei lì?
    NEgirl: Scusa, solo non mi aspettavo di avere quest'improvvisa urgenza di gridare
    Spikeme8: Aww, passerotto, perché?
    NEgirl: Spike era il mio migliore amico.
    Spikeme8: Sono ancora qui, Buffy. Sarò il tuo migliore amico se me lo permetti
    NEgirl: Penso che possa essere troppo presto. Mi dispiace; immagino di non essere pronta per questa parte ancora.

    Con quello, si sloggò. Tirando le gambe su al torace, Buffy si permise un bel pianto. Si era immaginata che dato che stavano andando così bene con le chiacchiere faccia a faccia, questa parte sarebbe stata una passeggiata. Non così. Tutto quello su cui avevano lavorato era stata la loro relazione, non il fiasco di Spike. Faceva ancora male. Spike aveva significato tanto per lei, se l'era costruito nella sua mente come questa persona incredibile che la capiva completamente, ed era, in realtà, il migliore amico che aveva desiderato e voluto. Si era confidata con lui e si era fidata di lui, aveva condiviso i suoi segreti e i suoi sentimenti con lui... parlare con “Spike” di nuovo le aveva ricordato di quello che aveva perso insieme a William.

    Bruciava.

    Parlare con Willow e Riley era tanto meglio, e Riley era davvero piuttosto bravo a capirla, ma tuttavia c'era qualcosa che Spike aveva toccato che Riley non era stato in grado di fare. Non ancora, comunque. Forse era la connessione istantanea che avevano avuto, piuttosto, che lei aveva sentito avessero avuto. Perdere un innamorato faceva male, ma in qualche modo, perdere il tuo migliore amico faceva peggio. Lasciava un diverso tipo di vuoto, un vuoto che doleva e lasciava la sensazione come se ci fosse una persona in meno nella sua vita che la capiva completamente. Le persone avevano bisogno delle persone, non importa quanto alcuni cerchino di convincersi che non ne abbiano bisogno, che possono farcela da soli. E spiriti affini, quelli che sembrava come se avessero trascorso eternità insieme erano difficili da trovare, e quando ciò accadeva, valeva la pena tenerli stretti. Perdere quello, beh, aveva fatto sentire Buffy come se una parte della sua anima fosse scomparsa.

    Un colpo arrivò dalla sua porta e asciugandosi gli occhi, Buffy cercò di rimettersi insieme meglio che poteva e camminò verso la porta. Aprendola, trovò, stranamente, che non era poi così sorpresa di ritrovare William lì in piedi.

    Senza una parola lui entrò, chiuse la porta con il piede e l'avvolse tra le sue braccia. Lei singhiozzò nel suo torace, bagnandoglielo, il cuore che si rompeva di nuovo daccapo. Sorprendentemente, sentì lacrime caderle sulla testa e alzò lo sguardo per trovare che anche William stava piangendo.

    Piegando la testa, lui la baciò, a metà strada tra il duro e il morbido. Lei lo spinse e scosse la testa, “Non è questo ciò di cui ho bisogno” gli disse. “Non aiuterà”

    “Mi dispiace” mormorò lui, “Mi dispiace così tanto”

    “Ho perso entrambi, William. Spike era il mio migliore amico e ho perso anche lui. Non ho mai avuto te quando stavamo insieme, ma avevo lui. Ho pianto per entrambi e quando siamo finiti, l'unica persona nel mondo con cui volevo parlare, l'unica persona con cui avrei parlato di te era lui. E l'ho perso. Ho perso te, e poi ho perso lui” Portandosi le mani agli occhi, lei si asciugò le lacrime con la parte finale della mano e tirò su col naso.

    “Lo so” disse lui piano. “Lo so. Ho perso anche io la mia migliore amica, Buffy. Mi ha ucciso. Mi ha ucciso più sapere che era a colpa della mia stupidità che l'ho persa... Eliza”

    “Provo dolore per qualcuno che neanche esiste” mormorò lei, scuotendo la testa.

    “No, lui esiste, Buffy, esiste” disse William con serietà, ondeggiando in avanti e afferrandole le mani nelle sue. “Lui è me. Lui è ancora qui, lui... io... io sono qui. Ho bisogno di un po' di pazienza, un altro po' di lavoro, ma Spike è qui, Buffy”

    Un nuova ondata di lacrime iniziò e Buffy cercò di combatterle, ma fu una battaglia persa. Stavano arrivando; avevano bisogno di arrivare. “Mi sei mancato” mormorò. “Mi sei mancato, Spike, così tanto”

    William l'afferrò tra le sue braccia, stringendola stretta nel suo abbraccio. “Mi sei mancata anche tu, e mi dispiace, mi dispiace tanto”

    “Dì il suo nome, dì Eliza” implorò Buffy, afferrandogli il davanti della camicia e appallottolandolo nei pugni.

    Lui scosse la testa, “Lei è te--”

    “Per favore! Dillo”

    “Buffy--”

    “Eliza!” richiese lei, ora colpendogli il torace.

    Lui trattenne il fiato per un secondo e poi con impeto, lo disse, disse, “Eliza. Mi sei mancata, Eliza. E lei è te, proprio come lui è me. Mi sei mancata tu, Buffy”

    Lei cercò di spingersi via da lui, ma lui la teneva fissa e forte e ben presto, smise di combatterlo e la lasciò stringerla. La cosa successiva che seppe, erano sul divano, e lui la stava tenendo sul suo grembo mentre lei piangeva e lui le accarezzava la schiena, mormorandole quanto fosse dispiaciuto, e quanto le era mancata.

    Quando le sue lacrime finalmente si placarono, lei rimase sul suo grembo e nelle sue braccia, appoggiando il mento sulla sua spalla e fissando di cuscini del divano.

    “Tutto bene?” chiese William piano, ancora accarezzandole la schiena.

    “Sono stanca, questo mi ha proprio tolto tanto”

    “Ti senti meglio?”

    “Non lo so. Sono troppo stanca per saperlo ancora”

    “Andiamo, amore, mettiamoti a letto allora, okay? Posso uscire da solo”

    “Will... puoi... puoi solo rimanere per un po'?”

    “Vuoi che ti stringa?”

    “Si, ma qui. Non a letto. Qui”

    “Posso farlo, Buffy” disse lui con voce roca, sentendo le sue stesse lacrime iniziare di nuovo.

    Non fu tanto prima che lei si addormentasse nelle sue braccia. William riuscì a dirlo quando le sue braccia si allentarono e il suo respiro divenne regolare. La sua testa ciondolò di lato e lui la fissò meglio che poté. I suoi occhi erano fondi e lui sapeva che lei lo avrebbe maledetto per questo in mattinata. Dio, quante volte l'aveva fatta piangere?

    Alzandola gentilmente, le premette un bacio sulla fronte quando lei si rannicchiò in lui e la portò nella sua camera da letto. Posandola, le tirò sopra le coperte e si sedette accanto a lei sul letto. Lei si girò immediatamente, piegando in alto le gambe in posizione fetale. Sorridendo dolcemente, lui le mise dei capelli dietro l'orecchio e la guardò dormire per molto tempo prima di decidere che fosse ora di andare a casa.



    Capitolo Trentanove

    Durante gli ultimi giorni, William diede a Buffy lo spazio di cui pensava lei avesse bisogno. Non voleva forzarla a parlare, o forzarla a doverlo fronteggiare. Voleva darle tempo.

    Fu piacevolmente sorpreso quando lei lo attese al varco nel suo ufficio. Un minuto era solo, fissava attentamente un compito, e il minuto successivo, il profumo di vaniglia si diffuse e lui alzò lo sguardo ed eccola lì, in piedi lì con una lunga gonna di jeans, una maglia con lo scollo a V blu e un cardigan bianco. Non era felice o triste, solo calma.

    “Non sei venuto a trovarmi” disse lei semplicemente.

    Lui si alzò, “Lo so, io--”

    “Volevi darmi tempo?”

    Lui ridacchiò nervosamente. “Hai finito il mio pensiero prima che potessi dirlo”

    “Ti conosco”

    Lui sorrise, guardandola speranzoso. “Si, è così”

    “Perché non sei venuto a trovarmi?”

    “Non pensavo mi volessi vedere”

    “Ho trascorso molto tempo ad inseguirti, William anche quando tu non volevi vedermi”

    “Volevi vedermi?”

    “Si”

    “Sei... arrabbiata con me?”

    “No, non penso. Non so. Mi sento un po' stordita”

    Lui corrugò la fronte, “Questo non è buono”

    “Meglio che essere arrabbiata comunque, vero?”

    “Suppongo di si”

    Lei entrò nell'ufficio e chiuse la porta dietro di sé. “Credo che sentirmi stordita significa che sto guarendo, per quanto strano sembri. Ho lasciato uscire tanto, l'ho sentito. Ho sentito un cambiamento dentro di me”

    “Un buon cambiamento?”

    “Si, uno buono. Mi sono trattenuta tanto, l'ho messo in attesa e spinto da parte. Pensavo che non avere esplosioni emotive come quello significasse che l'avevo superato. Si scopre che stava solo crescendo dentro di me, aspettando il momento giusto per colpire. Ma ho sentito una liberazione, e non l'avevo sentita prima”

    Inginocchiandosi di fronte a lei, William le prese a coppa il viso tra le mani e la guardò con ardore. “Buffy, sono davvero tanto dispiaciuto. Dimmi cosa posso fare, per favore, per sistemare, per aiutarti--”

    “William” mormorò lei e gli posò un dito sulla bocca, mettendolo a tacere. Togliendogli le mani dal suo viso, lei le tenne strette nelle sue e mantenne il suo sguardo. “Lo stai facendo. Solo parlandomi, questo è tutto quello che voglio. Voglio solo che tu parli con me come stai facendo. Ne ho bisogno”

    “Allora lo farò”

    “E la prossima volta, vieni a trovarmi”

    Lui sorrise, portò in alto le sue mani, e le baciò. “Lo farò” promise con un sospiro.

    “Allora, sei affamato? Sto per incontrare Riley a pranzo, ti va di unirti a noi?”

    Lui annuì, “Mi piacerebbe”

    “Senza correre via questa volta?” chiese lei, restringendo sospettosamente gli occhi.

    Lui scosse la testa, “Senza correre via questa volta”

    “Buono” lei sorrise e si alzò. Afferrandogli la mano, lo tirò su e poi lo abbracciò. “Voglio entrambi. Voglio Spike e William. Voglio un migliore amico”

    “Hai entrambi” mormorò lui. “Ci hai”

    Liberandolo, lei fece un pallido sorriso. Piegandosi, lui premette le labbra su quelle di lei per un secondo brevissimo, un bacio di rassicurazione, non un bacio di desiderio. “Andiamo, passerotto” e le prese la mano, conducendola fuori dal suo ufficio.

    ***

    Una settimana passò e i loro programmi aumentarono, così il tempo insieme fu meno, ma non meno importante. Non era un tempo per tutte le cose pesanti; era un tempo di scherzi, burla e risate. Quando guarisci, le risa sono all'ordine del giorno.

    William non riusciva a ricordare quando lui e Buffy avevano solo riso insieme. Quando si erano riuniti e avevano parlato e condiviso e scherzato. Il condividere era di sicuro nuovo, ma tristemente, lo era anche il parlare e lo scherzare. Sicuro, avevano parlato prima, ma lui non sapeva che lei era solita indossare mutandine da Wonder Woman o che aveva uno strano fascino per le leggende sui vampiri. E lui non le aveva mai raccontato come da bambino fingeva di essere un re e indossava una corona gialla fatta di carta o che era solito leggere nel suo armadio.

    “Erano amici tuoi, vero, i tuoi libri” rifletté Buffy ad alta voce un giorno durante un caffè e un Danese ad alcuni isolati dai loro rispettivi appartamenti. La giornata era fresca, ma piacevole, e avevano trovato un posto fuori Starbucks dove poter fare uno snack e bere caffè prima di impegnarsi negli studi.

    William annuì, sorseggiando il suo caffè nero liscio. “Lo erano. Fuggivo in loro. Scrivevo storie basate sui personaggi e storie che mi piacevano molto”

    “Ah, l'inizio della fan fiction ad un'età così precoce”

    “Non proprio così, ma suppongo di si” disse William lentamente.

    Buffy rise, “Sei un tale snob letterario”

    “Hey!”

    “Lo vuoi negare?”

    Lui scosse la testa e ghignò. “No, non voglio. E hey, cosa dici di te, signorina?”

    “Cosa riguardo me?” chiese lei, mordicchiando il suo Danese.

    “Hai scritto mentre eri via”

    Buffy sorrise dolcemente e abbassò la testa. “L'ho fatto”

    “Cosa ha spinto?” chiese lui curioso, sorridendole compiaciuto.

    “Vuoi solo che dice che è stata la tua influenza, vero?”

    Lui scrollò le spalle.

    “Beh, in parto lo è stata. Sebbene se me lo avessi chiesto allora, avrei negato. Dovevo trovare un modo per tirarmi fuori le cose e quello è stato il mio sfogo. La poesia è stata una... piacevole sorpresa”

    “Era ben fatta” le disse lui piano. “Certamente arrivava al punto”

    Buffy sorrise compiaciuta e scrollò una spalla. “Sai me e le metafore; mi danno alla testa. Preferisco puntare alla giugulare”

    William rise, “E l'hai fatto questo”

    Cadde il silenzio, ma non un silenzio imbarazzato e William sorseggiò pigramente il suo caffè, non sentendo una particolare fretta di ritornare ai suoi studi. Preferiva guardare Buffy mordicchiare il suo Danese e cercare di non farsi appiccicare le dita pulendole sul tovagliolo ogni due secondi.

    Gli venne in mente una domanda che lei gli aveva fatto tempo fa e le parole furono fuori dalla sua bocca prima che avesse tempo per pensarci. “Suppongo di essere stato un amante ardente con Catherine”

    Buffy si fermò, a metà boccone, e alzò lo sguardo. “Cosa?”

    “Mi hai chiesto una volta com'ero con Catherine”

    “Ardente, huh? Non ho mai sul serio sentito qualcuno usare quella parole in una frase prima. In letteratura si, nel parlato, no”

    “Mi stai dicendo che sono un secchione?” domandò lui.

    Lei gelò, “William, no--”

    “Buffy” disse lui con calma, scuotendo la testa e ridacchiando. “Va bene. So che sono un secchione. Sto abbracciando il mio essere secchione. Ho scoperto che è un eccitante per alcune signore”

    Lei lo guardò con occhi stretti, “Oh?”

    Lui ghignò largamente e lei gli lanciò contro un tovagliolo. “Continua” disse lei.

    “Dov'ero?” chiese lui con un grosso sospiro, “Oh si. Ardente. A Catherine piaceva insegnarmi cose. Come ho detto prima, è stata la mia prima. Lei poteva aver ridicolizzato dietro le mie spalle, ridicolizzato anche in faccia, ma non l'ha mai fatto in camera da letto”

    “Sarebbe stata stupida a farlo!” spiattellò Buffy e poi arrossì abbondantemente, abbassando la testa.

    “Davvero, ora?” scherzò William.

    “Beh, sei piuttosto... bravo”

    “Bravo? Non mi becco uno stupefacente?”

    Lei lo guardò con un sopracciglio alzato, “Forse quando mi sentirò un po' più benevola”

    “Buffy, sai, non ho mai sentito la gente usare sul serio quella parola. L'ho letta, si, ma mai sentita in un discorso, no” la stuzzicò lui, sorridendo per tutto il tempo.

    “Sono sorpresa. Immaginavo tu la dicessi sempre” replicò lei seccamente, un sorriso di trionfo sul viso.

    Buttando la testa all'indietro, William rise, e Buffy si unì a lui, ridacchiando.

    Quando si calmarono, Buffy gli porse un pezzo del suo Danese e gli fece cenno con la mano di continuare. “Quindi, eri arrivato all'ardente e alla camera da letto”

    “Beh, non l'avevo mai fatto prima quindi naturalmente volevo imparare tutto quello che potevo. Ero un secchio anche in camera da letto.”

    Buffy sbuffò, “Ha dato i suoi frutti” Chiudendo gli occhi, scosse la testa. “Questa è una di quelle volte in cui penso che non sarei dovuta essere stata incoraggiata a parlare da bambina”

    William ghignò. “Non so, a me piace abbastanza”

    “Naturale che ti piace. Quindi, secchione in camera da letto?”

    “Si, secchione in camera da letto. Sono un uomo dopo tutto, potevo aver avuto il naso in un libro per la metà del tempo ma non significava che non avessi impulsi”

    “Hai mai letto letteratura erotica?”

    “Naturalmente. Nella privacy del mio armadio”

    Buffy ridacchiò, “Naturale che l'hai fatto. Allora, lei era ricettiva nel boudoir”

    “Adesso ti stai solo pavoneggiando con i paroloni”

    Lei tirò fuori la lingua e ridacchiò.

    “Lei era ricettiva nel 'boudoir'. E io ero uno che impara in fretta, e avventuroso”

    “Ci credo!”

    Lui alzò un sopracciglio, sorridendo compiaciuto e lei scrollò le spalle. “Non cercherò neanche più di censurarmi” spiegò lei e lui rise.

    “Tutte le altre volte, lei era distante. Recitava la sua parte quando doveva, naturalmente essendo ingenuo, non capivo esattamente queste cose. Quando era distante, cercavo solo più forte”

    “Sembra familiare”

    Lui la guardò triste. “Lo so”

    “William, l'hai superata?”

    “Catherine?”

    “Si”

    William sospirò, “Ora si. Come sai, mi sono aggrappato a molto di quello che mi ha fatto, e quando ho iniziato la terapia, per molte sessioni ho parlato di lei. Dovevo tirarmelo fuori”

    “E ha aiutato?”

    “Si, l'ha fatto. Ho capito che non potevo biasimarla per tutto. Ti ho raccontato della mia infanzia, sai che non riguardava tutto lei”

    “Giusto. Tu... cosa senti per lei ora?”

    “E' strano, quello che sento per lei. Sono triste che sia morta, sono triste che non saprò mai se quel bambino che aspettava era mio, ma l'altra parte di me non sente niente per lei. E la mia tristezza è più per il fatto che era un essere umano che è morto in un incidente incauto che per il fatto che era la mia fidanzata. In un certo modo penso sia possibile non perdonare del tutto qualcuno, essere tuttavia in grado di andare avanti. So che dicono che dovresti perdonare i morti per una qualunque ragione – perché semplicemente sono morti – ma, faccio ancora fatica a provare perdono per lei, ma non penso che devo farlo per forza”

    Buffy scosse la testa, “Non penso questo. Specie dato quello con cui ti ha lasciato”

    Il pensiero si attardò nell'aria, e nelle loro menti: Il perdono era qualcosa che poteva essere dato completamente in questo caso? Si bloccò tra loro, facendo sì che l'aria diventasse pesante ed oppressiva.

    Sospirando, Buffy disse, “Tutti meritano una seconda possibilità, giusto? Catherine non è qui per la sua”

    Quella fu la risposta.

    William annuì, assimilando quell'affermazione e sentendo un'ondata di sollievo.

    “Pensi che potresti perdonare il fatto che fosse vuota e senza cuore e che abbia dovuto vivere la sua esistenza in quel modo? Che sia dovuta morire in quel modo?” chiese Buffy facendo attenzione.

    “Penso tu stia chiedendo più se mi dispiace per lei”

    “Il perdono è una cosa complicata vero? Quando dici che ti dispiace per qualcuno, in un certo modo stai perdonando le sue colpe per pietà”

    “Si, suppongo di si, mi dispiace per lei in un certo modo. A parte il fatto che è morta. Buffy, a te dispiace per me?” La domanda doveva essere fatta dato lei aveva tirato fuori l'argomento.

    “Se stai domando se ti perdono perché mi dispiace per te, allora no. Penso che hai avuto un periodo turbolento, e non hai imparato tutti i modi per tenergli testa e posso solo immaginare cosa hai affrontato, ma non provo pietà per te”

    “Stai dicendo che mi perdoni?”

    “Penso di si”

    Un sorriso maturo sbocciò sul viso di William. “Davvero?”

    “Si, penso di si. Mi si è tipo insinuato dentro” Lei sospirò pesantemente e roteò gli occhi di lato. Stava pensando a come dire qualcosa in modo corretto, lui conosceva i segnali. “William, io--” scosse la testa; “Non so come dirlo in modo che abbia senso”

    “Dillo solo, Buffy e metteremo insieme i pezzi dopo”

    “Sento empatia per quello che hai passato, penso sia una cosa orribile per chiunque da dover affrontare – la pubertà e l'imbarazzo sociale e poi quello che ha fatto Catherine, ma non provo pietà. Non ti penso come una persona inferiore per quello che ti è successo, penso che se fossi rimasto nel tuo appartamento e avessi continuato a chiuderti dal mondo, allora sì, avrei provato pietà per te perché saresti stato bloccato. Ma tu non sei bloccato. Hai imparato che hai gli strumenti necessari per tirarti fuori da quel solco e ti sei preso la responsabilità delle tue azioni. Sei stato formato dalle cose che sono accadute, ma loro non ti hanno creato. Tu ti sei creato adesso. Ha senso questo?”

    Lui la fissò meravigliato e ammirato. “Perfetto. E' stato maledettamente brillante e incredibilmente vero.”

    Lei sorrise orgogliosa e sedette all'indietro, “Bene”

    “Sarai un'eccellente psicologa, passerotto”

    “Grazie” sorrise lei, “Mi hai insegnato tanto, William. Sulla vita, sul perdono, sull'amore... forse tu non lo sai questo, ma mi hai insegnato davvero tanto”

    L'emozione gli bloccò la gola e lui annuì. “Si, Buffy, come hai fatto tu” le disse con voce roca. “Anche tu mi hai insegnato davvero tanto”

    Lei non sembrava come se gli credesse, ma appariva pure selvaggiamente lusingata e curiosa. “Davvero?”

    Lui annuì. “Mi hai insegnato come amare. Questo è un dono che non dimentichi”

    “E' un dono che pensi sarai in grado di dare un giorno?” chiese lei.

    William non era certo di cosa intendesse lei esattamente con quello. Voleva dire che lui avrebbe dato il suo amore a qualcun altro, o a lei? Non lo sapeva che aveva già il suo amore, non glielo aveva detto? Si, ma non sei stato in grado di mostrarglielo, William. Non stai con lei. Il suo cervello aveva un giusto argomento. E implorava la domanda, e formava la paura di – se era in grado di amarla, completamente, come voleva fare, l'avrebbe mandato all'aria di nuovo?

    Schiarendosi la gola, rispose vagamente com'era la domanda, e incontrò gli occhi di lei mentre concedeva, “Spero di farlo”

    Buffy annuì una volta, sorrise, e poi disse, “Allora, ho questo compito...”



    Capitolo Quaranta

    Era tempo di alzare la scommessa. Beh, prima doveva esserci qualcosa su cui alzare la scommessa e fin qui, non c'era stata nessuna scommessa. Beh, a meno che naturalmente William contasse i pochi abbracci, gli sguardi qualche volta prolungati e i sorrisi civettuoli che la coppia aveva condiviso. Oltre quello, erano strettamente platonici e William voleva di più. Voleva anche sapere se di più sarebbe stato il benvenuto e non c'era tempo migliore del presente per accingersi a scoprirlo. Giusto?

    Nella sua fretta di provare che avrebbe potuto adattarsi nel mondo di lei e con i suoi amici, William si era invitato ad uscire con loro un Mercoledì sera, la sera prima del Giorno del Ringraziamento. Aveva incontrato Willow un pugno di volte e sapeva che la rossa non era molto sicura di lui, aveva incontrato Oz e beh, l'uomo non diceva molto tanto per cominciare, ma William aveva scoperto che Riley gli piaceva abbastanza. Infatti, durante gli ultimi paio di mesi; loro tre avevano condiviso parecchi pranzi insieme. Una volta superato il fatto che Riley non fosse una minaccia per lui, ma in realtà un aiuto (come Riley aveva suggerito le poche volte che Buffy li aveva lasciati soli), aveva scoperto che Riley sarebbe potuto essere un amico tutto suo.

    Buffy era depressa questo particolare Mercoledì sera dato che non sarebbe stata in grado di riuscire a vedere i suoi genitori il giorno successivo. Loro avevano deciso di andare verso est, per una specie di vacanza improvvisata e Buffy aveva deciso che era un grande spreco di tempo viaggiare verso così lontano per solo pochi giorni. Buon per loro rimanere una settimana, brutto per lei dato che la scuola ricominciava di nuovo Lunedì e aveva una tonnellata di compiti da fare.

    Dato che William non era molto uno da Giorno del Ringraziamento, essendo Inglese e tutto il resto, aveva invitato Buffy ad andare al suo appartamento e trascorrere il giorno con lui. Avrebbe anche preparato la cena. Lei si era illuminata come un albero di Natale quando lui l'aveva proposto e lui non era riuscito ad evitare di essere attratto dal calore e dalla gioia di quel sorriso. Era stato allora che lei aveva ciarlato dei piani per la cena e in qualche modo era finita con lui che andava a casa di lei invece che alla sua. Lei 'aveva bisogno di spazio per muoversi' e voleva sentirsi a suo agio 'a fare un gigantesco disordine' nel comfort della sua cucina. William aveva concordato, ma aveva lo stesso allargato la sua offerta di aiutare e lei lo aveva prontamente messo in carica di panini dolci e broccoli. Uno strano mix, ma lei era una strana ragazza, quindi lui aveva convenuto.

    Quindi quando Riley menzionò quel Mercoledì di uscire per un paio di drink in quella che disse doveva essere davvero la più grande serata di festa dell'anno a parte il Cinco de Mayo, William disse prontamente che sarebbe andato. Buffy gli rivolse un'occhiata meravigliata e lui gliene rivolse una strana in risposta.

    “Cosa? Non mi è permesso andare?” chiese lui, toccandola con il piede.

    “No, ti è permesso, solo... non pensavo che volessi uscire con tutti così”

    Lui ghignò, “Mi piace tenerti sulle spine”

    Lei sorrise e scrollò le spalle, “Suppongo di si”

    “Grande, prenderò io il primo giro” offrì Riley. “Cosa sarà, Buff? Tequila? Vodka?”

    “Ummm... Jaegermiester.”

    Entrambi gli uomini arricciarono il naso in disgusto. “Hey” disse lei indignata. “Non ho detto che uno dei due deve berlo. Progetto di fare i giri. Beh, tipo. Ho bisogno di stare bene abbastanza per preparare le cena. Il che mi ricorda, William hai i panini dolci?”

    William sogghignò “Si”

    “E i broccoli?”

    “Congelati... va bene?”

    Lei annuì, “Andrà bene. Puoi farli da me stasera prima che usciamo?”

    Lei glielo stava rendendo facile ora. Lui annuì. “Che ne dici se incontriamo tutti al bar?”

    “Sicuro” disse lei semplicemente e scrollò le spalle. “Ci incontreremo all' O’ Hanlon’s?”

    “Dove bere meglio che in un Irish bar?” disse Riley, ghignando.

    ***

    Più tardi quella sera, William arrivò con un pacco di panini dolci e broccoli congelati in mano. Si era preoccupato quella sera di vestire in un modo che sapeva che a Buffy piaceva. Jeans che lei aveva commentato tempo fa per come 'abbracciavano il suo sedere' e una t-shirt blu che 'esaltava i suoi occhi' e una giacca di pelle che 'lo faceva sembrare pericoloso'. Non aveva dubbi che lei avrebbe capito qualcosa quando l'avesse visto, ma William non era certo neanche che di volerla interamente all'oscuro. Poteva aiutare a muovere le cose se avesse saputo in fretta lei a che punto era.

    Nella sua mente c'era il consiglio del dottor Sorli quando aveva espresso il suo desiderio di 'corteggiare' Buffy. “Tieni il tuo spirito per te, William. Non spingere troppo forte e sii pronto ad accettare qualsiasi risposta che ti darà. Non fare pressioni sulla ragazza”

    “Voglio mostrarle quello che significa per me. Non l'ho mai fatto prima, non sul serio. Voglio mostrarle quanto la amo e la desidero. Voglio farla sentire speciale”

    Il dottor Sorli aveva sorrise, “Allora sei sulla strada buona, William. I tuoi motivi non sono egoistici – lo stai facendo per lei”

    “Come sarebbe dovuto essere dall'inizio”

    “Solo assicurati che nella tua fretta di mostrarle quello che significa per te, tu non perda di vista tutto. Se vuoi una vera relazione con lei William, allora deve essere una collaborazione, non uno sopra l'altro”

    William aveva ben capito cosa il dottor Sorli stava suggerendo. Se lui, per il senso di colpa, avesse trasferito tutto il potere a Buffy per farle fare con lui come voleva, allora non sarebbe stata una relazione di uguale livello e tutto il lavoro che avevano fatto per tornare in un buon posto sarebbe stato fatto per niente. Avrebbe potuto mostrarle cosa significava per lui senza perdere di vista se stesso come aveva fatto lei tempo fa. Lei aveva bisogno di un uguale, non un servitore o un dittatore. Buffy aveva bisogno di qualcuno con cui dividere le cose, aveva bisogno di uguaglianza e comprensione. E per Dio, lui gliel'avrebbe data.

    La porta si spalancò e Buffy rimase lì in piedi, all'apparenza leggermente esaurita. “Non ho avuto tempo per prepararmi. Mi sono distratta preparando per domani. Oooh,” disse lei, indicando la busta di plastica che lui portava, “sono i panini dolci e i broccoli?”

    Lui sorrise, “Si”

    Afferrandogli il braccio, lei lo trascinò dentro e chiuse la porta. “Puoi metterli in frigo? Andrò a cambiarmi velocemente”

    “Certamente, amore”

    Lui la seguì fino alla cucina prima che lei entrasse in camera da letto. Fermandosi nel vano della porta, lei si voltò verso di lui e lo guardò dall'alto in basso. “Stai molto bene, William” disse, un piccolo sorriso le giocava sulle labbra, un sorriso quasi astuto. I suoi occhi brillarono e William ebbe la sensazione che non sarebbe stato così difficile.

    “Grazie, amore”

    Lei annuì e sorrise leggermente compiaciuta, gli occhi birichini. Che cosa ha in mente ora? Si domandò.



    Capitolo Quarantuno

    Una settimana prima

    “Penso di amare William” spiattellò Buffy a Riley un giorno mentre camminavano per il campus insieme, per prendere dell'aria fresca.

    “Davvero?”

    “Beh, si, voglio dire sono piuttosto sicura di farlo--”

    “Buffy, lo sapevo da tantissimo tempo. Infatti, sono io quello che ti ha detto che ancora lo facevi. Ricordi come diventata tutta permalosa con me per questo?”

    Lei esitò un po', “Oh, si”

    “Quel 'davvero' era più come un sarcastico 'Ma veramente, davvero?'”

    “Oh”

    “Scusa, ti ho tolto il divertimento. Vuoi riprovare di nuovo?”

    “Posso?”

    “Sicuro, va avanti”

    Inspirando un profondo respiro, Buffy disse in modo definitivo, “Penso di amare William”

    “Ma davvero?”

    “Vedi, sembrava falso. Sembrava come se ci stessi provando”

    “Sono sono davvero bravo a questo gioco”

    “Va bene, beh il punto è, io lo amo”

    “E...” incitò Riley.

    “Vuoi di più?”

    “Yup, continua”

    “E... l'ho sempre fatto?”

    “E...”

    “E siamo andati avanti così bene e abbiamo davvero lavorato su tante cose. Sento come se fossimo in un posto migliore”

    “Finalmente!”

    “Hey!”

    Riley ghignò, “Sto scherzando. Ma seriamente, ho notato il cambiamento. Prima eri così tesa per quanto riguardava lui... sai quelle due volte in cui ti ho vista attorno a lui. E lui era teso, Signore pensavo avesse un bastone su per il sedere, ma ora lui è... mi piace. E' un bravo ragazzo, Buffy”

    “Ha fatto tanta strada”

    “E se persino io riesco a vederlo, e neanche lo conoscevo prima, allora si, l'ha fatta. La domanda è, cosa farai tu al riguardo?”

    “Molto probabilmente niente”

    “Perché?”

    “Gatto scottato dall'acqua calda, ha paura dell'acqua fredda?”

    “Buffy, mi hai appena detto che avete fatto tanta strada--”

    “Già, e io gli ho dato la caccia l'ultima volta e mi si è rivoltato contro. Forse voglio essere inseguita. Se lui vuole inseguirmi cioè”

    “Sei seria ora? Non vedi come ti guarda? Come si attacca ad ogni tua singola parola... e non ti ha detto di essere ancora innamorato di te?”

    “Beh, si, ma... le cose potrebbero essere cambiate. Non l'ha detto da tanto tempo...”

    “Già, perché non vuole farti pressione!”

    Buffy sospirò, “Lo so, lo so, solo... sono un po' insicura...”

    “La vera domanda è: pensi che questa volta, in tutta onestà, una relazione funzionerebbe?”

    “Si, lo penso. Lo penso sul serio. Penso che sarebbe fantastica. Lo amo di più ora, se questo ha senso”

    “Lo conosci di più ora”

    “Si, e lui conosce me. Sono più me stessa. Mi sento così tanto meglio con lui questa volta. Lui è... è mio amico”

    “Allora Miss Summers, quello che hai bisogno di fare è far sapere al ragazzo che lo vuoi”

    “Come?”

    “Rispolvera quelle astuzie femminili e falle fruttare. Pensala in questo modo: se non fai una mossa, glielo dirò io”

    Buffy lo fissò furiosa, “Non oseresti”

    “Per far smettere quei nauseanti occhi dolci che vi fate l'un l'altra? Lo farei. Pensi sia una coincidenza che non mangi tanto a pranzo in questi giorni?”

    Buffy rise, “Penso che dobbiamo trovarti una ragazza”

    “Lascia che me ne occupi io di quello, per favore?”

    “Qualcuno in mente?”

    “Forse. Ma non stiamo parlando di me, stiamo parlando di te. Allora cosa farai?”

    “Assolutamente nulla”

    ***

    Presente

    Tranne che adesso, Buffy stava pensando che poteva fare qualcosa. Naturalmente era solo perché aveva ricevuto una specie di segnale di via libera. Lui si era mostrato con addosso l'esatto completo che lei gli aveva una volta strappato via perché era stato così maledettamente delizioso. Quindi... doveva essere un segno. Giusto? Per favore?

    Mordicchiandosi il labbro inferiore, Buffy aprì la porta del suo armadio e cominciò a trovare il top che William una volta aveva strappato via a lei, e i jeans che andavano bassi abbastanza da mostrare il suo stomaco teso. Poi avrebbe portato i capelli sciolti nel modo in cui sapeva che a lui piacevano...

    La trasformazione completa, Buffy uscì fuori per presentarsi a lui e trovò il risultato piuttosto soddisfacente. Stava sbavando! Nella sua mente quello pareggiava un po' i conti dato che lei stava internamente sbavando per lui.

    Sorridendo in modo luminoso e con speranza innocente, lei chiese se fosse pronto e si deliziò del suo udibile ingoiare.

    Una volta che furono al sicuro in un taxi, Buffy si voltò verso di lui e sorrise timidamente. “Ciao”

    Lui sorrise largamente. “Ciao”

    Lei rise allora, sentendo il nervosismo ribollirle dentro. L'urgenza di toccarlo le faceva prudere i palmi, e lanciargli sguardi furtivi con la coda dell'occhio, mentre cercava di apparire la calma fatta persona, la stava facendo impazzire.

    “Hai in programma di bene molto?” chiese lui piano e Buffy scosse la testa per negare.

    La conversazione morì e Buffy corrugò la fronte. Questo non andava. Ora che le 'mosse' erano state fatte, la loro normale conversazione e il divertimento dovevano concludersi. Determinata a mettergli fine lei si voltò sul sedile così da fronteggiarlo. Sorridendo allungò le mani, palmo in su.

    Lui sbatté gli occhi. “Vuoi giocare a quello ora?”

    Lei annuì, ghignando. “Per favore?”

    Sospirando, lui si voltò sul sedile così da fronteggiarla e mise le mani palmo in già su quelle di lei. L'instante in cui i loro occhi si incontrarono lui sorrise; lei mosse le mani velocemente e gli schiaffeggiò le mani.

    “Maledetta ragazzetta” ringhiò lui in modo scherzoso e rimise le mani in posizione. “Giochi in modo scorretto”

    “Come questo?”

    “Sai che mi distrai...”

    Buffy ghignò. Non lo sapeva quello, ma ora che lo sapeva, lo avrebbe usato a suo vantaggio...

    ***

    Quando arrivarono e incontrarono Riley, Willow ed Oz ad un tavolo, Riley fischiò. “Summers, stai bene stasera”

    Così impegnata era Buffy nel roteare gli occhi verso di lui che perse lo sguardo d'avvertimento che William gli rivolse. Riley tuttavia lo vide, e ghignò. Galantemente, allungò la mano verso Buffy. “Signora? Le va di accompagnarmi al bar?”

    Buffy esitò e Riley la fissò tenace, cercando di trasmettere il messaggio di farlo. Lei sembrò capirlo e annuì, facendo scivolare la mano nella sua.

    Una volta rinchiusi nella folla, Riley guardò velocemente oltre la sua spalla. “Mi odierà per questo”

    “Sta guardando?”

    “Sarei sei metri sotto terra adesso se potesse avere ciò che vuole”

    Buffy sorrise. “Bene”

    “Hey!”

    “Sai cosa intendo”

    “Com'è stato il viaggio?”

    “Buono, abbiamo giocato al gioco dello schiaffo...”

    “Quello con le mani?”

    “Quello”

    Riley scosse la testa. “Avete il corteggiamento più strano che abbia mai incontrato”

    “Hey, noi siamo... non convenzionali, ma va bene”

    “Yup, di sicuro per voi funziona. Non funzionerebbe per altri, ma per voi due... è perfetto. Allora, cosa farai quando finalmente gli dirai che lo ami? Giocherete a placcarvi come nel football?”

    “Ordina il drink e andiamo spiritoso. Ho un ragazzo da torturare”

    Riley buttò la testa all'indietro e rise, “Questa è la mia ragazza pazza”



    Capitolo Quarantadue

    Quando Riley e Buffy ritornarono al tavolo, Willow immediatamente la tirò da parte. “Sei sicura che sia davvero cambiato?”

    Buffy corrugò la fronte, “Cosa vuoi dire?”

    “Lo sguardo che stava rivolgendo a te e Riley. Sembrava un po'... possessivo”

    Buffy sorrise largamente, “Davvero?”

    Willow la fissò, “Già, perché ne sei felice?”

    “Sto cercando di farlo impazzire”

    “Perché?”

    “Così posso averlo”

    “Averlo?”

    “Già, sai, averlo”

    “Sei sicura che è quello che vuoi?”

    “Apriti Willow. Dagli una possibilità. Se Riley riesce a vedere che è cambiato, allora puoi farlo tu. Puoi almeno provare. Meravigliati del grande passo che è per lui uscire con noi stasera. Si è praticamente auto invitato. Non giudicarlo per il passato; ha fatto tanta strada”

    Willow sospirò e alzò le mani. “Va bene, va bene. Hai ragione. Posso provare. Mi dispiace; è solo che quando ricordo voi due insieme ricordo che è finito una volta con il tuo cuore in pezzi. Sono diffidente che qualcosa del genere accada di nuovo”

    “Fidati di me, lo sono anch'io. Ma... non penso che accadrà questa volta. Se c'è una 'questa volta' comunque. Le cose sono diverse adesso. Lui è diverso, io sono diversa e come vogliamo che siano le cose è diverso. E' un interamente nuovo William e Buffy”

    “Ho notato che sei stata più felice da quando stai uscendo con lui ultimamente”

    Buffy annuì, “Questo perché lo sono. Aiuta che quando ci sono momenti in cui sei arrabbiata con l'altra persona tu possa colpirli”

    “E tu lo fai questo?” chiese Willow, sorpresa.

    Buffy annuì, “Si. Non così tanto come all'inizio, ma l'ho fatto. Lui mi lascia tirare fuori quello che ho bisogno di tirare fuori. Abbiamo costruito fiducia e comprensione, Wills”

    Willow sospirò e annuì, “Va bene. Mi 'aprirò', come dici tu. Allora, qual è il tuo piano esattamente per farlo impazzire?”

    Buffy esplose in un largo sorriso. “Beh prima, penso che dovremmo ballare”

    “Ummm, che dici se aspettiamo una buona canzone prima?”

    “Okay, posso farlo questo”

    Tornando al tavolo, Buffy trovò Riley, William e Oz in una specie di discussione. Fisicamente William sembrava calmo, seduto all'indietro sulla sedia, il braccio abbandonato sopra la sedia accanto a lui, tuttavia i suoi occhi, almeno per Buffy, erano tempestosi. Era diventata davvero brava a leggerlo.

    Sorridendo in maniera brillante, prese il posto su cui lui aveva il braccio abbandonato sopra e fu deliziata quando lui non lo mosse. Invece, lui si piegò più vicino e mormorò con voce roca nel suo orecchio, “Va tutto bene?”

    Brividi le si allargarono sulla pelle come un incendio alla sensazione del suo respiro soffiato sul collo e lei deglutì, annuendo. Forzandosi di voltare la testa appena leggermente, i visi a millimetri di distanza, lei disse, “Si, va tutto bene”

    I loro occhi si incontrarono e lui sorrise. Piegandosi più vicino a lei, Buffy chiuse gli occhi, pensando che stava per baciarla. Ma lui non lo fece. Invece le mormorò nell'orecchio, “Andrò a prendere una birra dato che ti si sei dimenticata del tutto di me mentre eri al bar”

    “Oh, Will, mi dispiace--”

    “Sto scherzando. Torno subito”

    Il cuore martellante per quello che pensava fosse un quasi bacio, Buffy lo guardò alzarsi e andare verso il bar. Dio come lo voleva. Seriamente. Disperatamente. Incredibilmente.

    “Stai fissando” la informò Riley, prendendo il posto vuoto di William.

    Buffy si fece indietro, “Cosa stai facendo?”

    Riley batté gli occhi, “Mi sto sedendo?”

    “Al suo posto!”

    Riley ridacchiò, “Beh, si. Fidati di me. Farà impazzire il ragazzo”

    Buffy restrinse leggermente gli occhi verso di lui, non sicura se far impazzire del tutto William di gelosia fosse il modo giusto di fare, ma avrebbe seguito la corrente per ora.

    Tornando a guardare l'oggetto del suo desiderio, il sangue iniziò a bollire. “Chi diavolo è quella piccola sgualdrina che gli sta parlando?”

    Voltandosi, Riley fischiò basso alla vista della sgualdrina bionda vicino Willow, che ridacchiava e spingeva il torace nella sua direzione. “Bene, bene, bene...”

    Fissando Riley, Buffy lo colpì nelle costole. “Si suppone tu sia dalla mia parte!”

    “Ooof, Cristo Buffy, ha fatto male!”

    “Questo è quello che ricavi, traditore!”

    “Hey, mi sento responsabile per la ragazza. Qualcuno deve essere lì a raccogliere i pezzi quando William le darà il due di picche”

    “Come sai che lui--” lei si fermò bruscamente su quel treno di pensiero quando la suddetta bionda corrugò la faccia in un broncio e si precipitò via. “Beh, allora”

    “Vedi? Ora, è mio compito assicurarmi che stia bene” disse Riley e iniziò ad alzarsi.

    Afferrandogli la camicia, Buffy sibilò, “Non osare”

    “Calmati, Summers”

    “Rimetti giù il tuo sedere, Finn”

    Riley sedette obbediente, alzando le mani in resa.

    Ritornando al tavolo, William posò il suo drink e proprio quando Buffy pensava lui stesse per prendere la sedia in più e tirarla vicino a lei, lui invece vi ci sedete, proprio accanto a Riley. Internamente, Buffy mise il broncio. Non era così che si supponeva lui facesse.

    “Hey, Buffy, vuoi ballare adesso?” chiese Willow oltre la musica.

    Forzando l'orecchio per concentrarsi su cosa stava suonando, Buffy concordò. “Sexy Back” di Justin Timberlake stava suonando. Aveva un bel ritmo ed era una canzone sexy (figurati), quindi Buffy si alzò e sorrise compiaciuta a Riley. Dopo aver guardato verso William, che la stava guardando con attenzione con uno sguardo infiammato, Buffy seguì Willow sulla pista da ballo con gambe tremanti. Come diavolo quell'uomo aveva il potere di farla tremare – e in modo positivo – in quel modo?

    “Allora, qual è il tuo piano dopo questo?” chiese Willow mentre si muovevano agevolmente seguendo il ritmo, ognuna trovando il suo stile e andamento con la canzone.

    “Non so” Buffy sospirò, dimenando i fianchi. “Idee?”

    “Ballare con Riley?”

    “Non so riguardo questo...”

    “Ballare con William?”

    “Quello può funzionare! O dovrei aspettare che lui me lo chieda?”

    Willow scosse la testa, un'espressione divertita sul viso. “Tu pensi troppo”

    “Questa è bella detta da te!”

    Willow rise, “Ben detto”

    Presto, “Sexy Back” cedette il passo ad un ritmo più lento, più intenso. Buffy non riconobbe la canzone, ma notò che le coppie stavano prendendo la pista e si strusciavano. “Sto andando” annunciò a Willow e mise gli occhi su William che stava parlando con Oz.

    Le mani iniziarono a sudare, il cuore iniziò a correre, ma era determinata. Arrivando a William lui alzò gli occhi su di lei interrogativo e proprio quando lei stava per aprire la bocca e chiedergli di ballare, la canzone bruscamente si fermò. “Scusate gente!” annunciò il DJ e un motivo più veloce iniziò.

    “Buffy?” chiese lui, “Cosa succede, amore?”

    “Io--” lei scosse la testa, “Niente” mormorò lei e iniziò a dirigersi verso il bagno.

    “Buffy!”

    Voltandosi, trovò William che le veniva incontro, preoccupato. “Stai bene, passerotto?”

    Volevo solo tanto ballare con te e ora la canzone è troppo veloce per avvicinarmi sul serio a te...
    “Sto solo andando... al bagno”

    “Okay, passerotto. Oz e Riley stavano parlando di giocare a biliardo di sopra. Rimarrai qui sotto con Willow?”

    Ora il cuore che le era già affondato nello stomaco, affondò ai piedi. “Si...” disse demoralizzata. “Rimarrò qui giù con Willow”

    “Beh, se cambi idea, vieni su”

    Lei annuì, forzando un sorriso. Quando William iniziò a tornare al tavolo, lei intravide Riley con un'espressione da “Beh?” sul viso.

    Infastidita dal fatto che lui avesse avuto un ruolo nell'idea dello giocare a biliardo, lei fece il gesto di tagliare la gola con il dito e lo indicò.


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    Capitolo Quarantatré

    “Tempo di riorganizzarci?” chiese Willow quando i ragazzi salirono al secondo piano per giocare a biliardo.

    “Si, grazie al tuo ragazzo” disse seccamente Buffy.

    “Non c'è ragione per cui non possiamo ancora divertirci”

    “Willow, sto cercando di inchiodare un ragazzo qui” disse Buffy, piagnucolando leggermente. “Puoi aiutarmi per favore?”

    “Vuoi andare lì su e stare con loro?”

    “Forse dovremmo...”

    “Sarà molto divertente. Tutto quello che saremo è dolci per gli occhi a meno che tu sappia come giocare a biliardo”

    Mordendosi il labbro inferiore, Buffy contemplò la cosa. “So un po' giocare”

    ***

    “Santa merda!” esclamò Oz. “Non sapevo che sapessi giocare!”

    Buffy ghignò guardando le palle che aveva espertamente rotto, mandandone due in due differenti buche.

    La mascella di Willow si spalancò e rimise a posto la stecca, “Al cavolo, non gioco ora!”

    “Dannazione, Summers, pensavo che avrei dovuto sistemare il disastro che avresti fatto quando ho accettato di lasciarti rompere” si unì Riley.

    Buffy sorrise trionfante e guardò William che stava sorridendole largamente. “Ecco la mia ragazza”

    Decidendo che quello era promettente, Buffy gli fece l'occhiolino. “Chi è il prossimo?”

    “Sono improvvisamente spaventato” mormorò Oz.

    “Facciamo le squadre” saltò su William.

    “Io voglio Buffy” dissero immediatamente i tre uomini.

    “Io la conosco da più tempo” saltò su Oz velocemente. “Me la prendo su questa base”

    “Dio, sento come se stessi rivivendo i miei giorni in palestra al liceo” borbottò Willow e si sedette al tavolo vicino al loro gioco.

    Il cuore di Buffy affondò. Come avrebbe potuto dire ad Oz che lei voleva essere la partner di William senza essere rude? La prossima partita, pensò.

    E tuttavia la partita successiva non avvenne con William. Avvenne con Riley che la reclamò sulla base che lei glielo doveva per averlo fatto sembrare meno di un uomo.

    Quando Oz e William andarono a prendere altre birre, Buffy si voltò verso di lui e lo trafisse nel piede con la punta della sua stecca.

    “Che diavolo?” gridò lui, saltando lontano da lei. “Ha fatto male!”

    “Bene! Ascolta, Ridarello, l'unica ragione per cui sono venuta qui su era che così avrei avuto del tempo con William”

    “E facendolo aspettare per ultimo, glielo farai volere di più. Vero, giusto?”

    “Questa si sta rivelando essere la notte più lunga della mia vita” mormorò Buffy. “La prossima volta ricordami di seguire l'approccio diretto”

    “Te l'ho detto” canticchiò Riley.

    “Già, grazie” disse Buffy seccamente.

    “Grazie per cosa?” chiese William arrivandole accanto e porgendole un margarita. “Pensavo potessi volerne un altro”

    Lei sorrise, “Grazie, Will”

    Piegandosi, lui le mormorò nell'orecchio, “Prossima partita, sei tutta mia”

    Un brivido l'attraversò e ci volle tutta la forza di volontà di Buffy per non saltargli addosso proprio lì all'istante.

    Per quando fu il turno di giocare con William, Buffy era una palla di tensione sessuale che aveva disperatamente bisogno di sciogliersi. Guardare al tavolo da biliardo le faceva pensare al letto, guardare William piegato sopra il tavolo le faceva pensare di farlo "alla pecorina" con lui. Le mani le prudevano per strappargli via la camicia e denudare la sua morbida pelle al suo tocco e lento esame. A questo ritmo, se lui l'avesse presa, non ci sarebbe stato preliminare – avrebbe potuto semplicemente guidarsi a casa ancora una volta.

    Leccandosi sensualmente il labbro inferiore, lei gli rivolse uno sguardo acceso attraverso il tavolo da biliardo e lo trovò che la guardava altrettanto intensamente.

    “E' il tuo colpo, amore” disse lui, ghignando.

    Facendosi strana attorno al tavolo da biliardo, Buffy si piegò, dimenando il sedere per essere sicura proprio di fronte a lui. “Questo è un colpo facile... punta... colpisci... e scivolerà direttamente dentro” mormorò lei in tono roco.

    Senza sforzi lei fece il colpo, e poi mandò in buca la palla otto altrettanto facilmente. Era tempo di chiudere questo gioco prima che lei esplodesse per il desiderio di William.

    “Un altro gioco?” suggerì Oz. “Solo gli uomini questa volta?”

    Buffy era pronta per urlare. Guardò William implorandolo con gli occhi di non dire di sì, ma lui non la stava guardando e proprio mentre lei apriva la bocca per dire “No, per favore!” William disse “Sicuro”.

    Willow le posò una mano sulla spalla e mormorò, “Stai bene?”

    “Questo è quello che faremo: Tu starai in piedi contro il muro laggiù con la stecca che guarda in fuori e poi io ci correrò contro”

    Willow scoppiò a ridere. “Così male?”

    “Non hai idea”

    “Vuoi che balliamo via un po' di questa energia?”

    “Immagino di si... non ho molta scelta adesso, vero?”

    “A meno che tu voglia andare su e dirgli che vuoi fottergli il cervello”

    L'idea era tentatrice. Molto tentatrice. Guardando Riley preparare un altro giro, Buffy meditò sull'approccio diretto. Non era come se William non fosse a conoscenza di quel lato di lei, ed essere sicura di sé in quel modo era qualcosa che lui aveva ammesso lo eccitava.

    “Potrebbero stare qui per molto tempo” le disse Willow, sollecitandola.

    Il cuore martellante e dopo aver deciso di farlo e non pensarci, Buffy andò verso William con passi decisi. La sua schiena era verso di lei e lei gli toccò la spalla.

    “Hey, passerotto” sorrise lui.

    Lei lo fissò, iniziando a tirarsi indietro.

    “Passerotto? Cosa c'è?”

    Deglutendo forte, Buffy spiattellò, “Voglio andare a casa”

    Il suo sorriso crollò. “Ora? Perché? Stai bene?”

    “No--”

    “Sei malata?”

    “Will--”

    “Hai bevuto troppo?”

    “Will, sta zitto e lascia che lo dica”

    Prendendole la mano, William la portò in un angolo tranquillo. “Cos'è? Mi stai spaventando”

    “Voglio andare a casa con te. Ora. Se non entri in me fra breve esploderò”

    I suoi occhi si spalancarono e lui sembrò un pesce per mezzo secondo prima di alzare l'indice. “Aspetta qui. Non muoverti”

    Lei lo guardò con crescente frustrazione mentre tornava al tavolo, diceva qualcosa, e afferrava le loro cose, lasciando Riley ed Oz in piedi lì con le sopracciglia alzate. Riley la guardò mentre William tornava da lei e le alzò i pollici. Lei sorrise in risposta.

    “Pronta?” chiese William, prendendole il braccio.

    “Tu neanche sai quanto pronta” respirò lei e gli afferrò la sua giacca dalle mani.
    “Proprio lì con te, passerotto” mormorò lui.

    Praticamente corsero fuori dal club e una volta all'esterno, William la fece volteggiare nelle sue braccia e schiacciò le labbra a quelle di lei. “Mi stavi facendo impazzire da tutta la maledetta sera”

    “Io?” squittì lei, pizzicandolo. “Tu e lo giocare a biliardo! Ero pronta a strangolarti quando hai accettato quell'ultimo giro!”

    “Lo stavo facendo per te, passerotto”

    “Me?”

    “I tuoi amici sono importanti per te e io voglio piacergli”

    Buffy si sciolse sul posto. “Oh, Will, non mi importa cosa pensano di te. Solo ti voglio”

    “Ti voglio anch'io” mormorò lui, baciandola profondamente. “E ti amo” disse lui dolcemente quando si staccarono.

    Il sollievo la inondò e lei lo abbracciò stretto, mormorandogli nell'orecchio, “Ti amo anch'io”

    Lui si tirò leggermente indietro, incorniciandole il viso nelle mani, implorandola. “T-tu davvero?”

    Lei sorrise teneramente. “Non ho mai smesso”

    Lui sembrò quasi in lacrime e quello la stupì. “Will?”

    “Solo non avevo mai pensato che potessi di nuovo e... Grazie, Buffy”

    “Non ringraziarmi per qualcosa che è stato tutto tuo. ? tutta colpa tua, sai”

    Lui sorrise, “Proprio come è tua. Civetta”

    “Porta la tua civetta a casa prima che bruci spontaneamente”

    Ghignando, lui le prese la mano e iniziò a correre con lei a rimorchio verso un taxi, “Il tuo desiderio è un ordine”



    Capitolo Quarantaquattro

    “Dove?” chiese William senza fiato mentre faceva segno ad un taxi di fermarsi con una mano e le teneva la sua con l'altra.

    “Non sono stata a casa tua da un po'” gli ronfò nell'orecchio lei, mordicchiandoglielo.

    “Che ne dici della tua?” disse lui, voltandosi verso di lei, facendo ancora segno freneticamente ad un taxi.

    “Vuoi andare a casa mia?”

    Lui annuì, sorridendo timidamente, “Si. Nuovi inizi e tutto il resto, sai? Sento come se manifestasse il nostro nuovo inizio”

    “Will, tante cose fin qui hanno significato un nuovo inizio”

    “Lo so, ma... non so... ti dispiace?”

    Lei sorrise e scosse la testa, “Niente affatto. Penso sia dolce”

    Finalmente, un taxi si fermò bruscamente di fronte a loro e William accompagnò dentro Buffy dando nel frattempo al taxista l'indirizzo dell'appartamento di Buffy. Quando alla fine si sedette all'indietro e la guardò, lei gli sorrise largamente.

    Sorridendole in risposta, lui si piegò e la baciò con dolcezza. “Non mi fido di me stesso a questo punto” mormorò lui, “Ti amo così maledettamente tanto e ti voglio così fottutamente tanto. E' la realizzazione di un sogno... sentirti dire che mi ami di nuovo”

    “Non ho mai smesso, William. L'ho solo combattuto fortemente”

    “Niente più segreti, niente più bugie, Buffy, lo prometto” giurò lui con sincerità. “Non c'è niente tra di noi questa volta, neanche io”

    Buffy lo soffocò con un bacio, cercando del suo meglio per abbracciarlo nella posizione in cui erano e appoggiando la testa sulla sua spalla. “Grazie, grazie per non aver rinunciato a noi” mormorò lei grata.

    “Come avrei potuto? Il tuo amore è stata la cosa migliore che abbia mai avuto nella mia vita. Non avrei potuto lasciarti andare”

    “Sei arrivato così lontano, William. Sono orgogliosa di te, sai”

    “Davvero?”

    “Naturale. Vedo ancora un po' del vecchio William di quando in quando, ma vedo come provi, come combatti contro quello che era istinto per così tanto, e sono così orgogliosa di te per questo”

    “E' stato tutto a causa tua”

    “No, Will, non prendere il tuo duro lavoro, e renderlo mio. Io solo... ti ho dato il calcio ai pantaloni di cui avevi bisogno, ma il resto sei stato tu, tutto tu. Hai visto che c'era bisogno di un cambiamento e hai fatto tutto per conto tuo. Se non avessi capito che le cose dovevano cambiare, allora non saresti stato in grado di farlo”

    Lui le sorrise largamente, “Ho sempre saputo che saresti una grande psicologa”

    Lei sbuffò, “Se riuscissi a seguire i miei stessi consigli”

    “Hey ora” disse lui piano, prendendole a coppa un lato del viso, “Anche tu sei cambiata”

    “Non per il meglio. Sono diventata amara”

    William scosse la testa, “Non più. Eri ferita e proprio come me, hai visto che non potevi rimanere in quel modo. Sei tu quella che mi ha cercato per fare di nuovo un tentativo di amicizia, Buffy. Ti sei aperta a me, hai condiviso tutte quelle cose che sentivi e che non potevi prima – diavolo, sei venuta da me di nuovo stasera! Buffy, quella ragazza audace di cui mi sono innamorato è lì, ma è maturata. E' sexy come mai, devo dirtelo”

    Buffy ghignò timidamente, abbassando la testa, “Davvero?”

    “Non mi dici quello che voglio sentire; mi dici com'è, anche quando non voglio sentirlo”

    “Ti amo” gli disse lei semplicemente.

    La sua intera espressione cambiò in una di ammirazione mentre la fissava. Tirandola più vicino, la tenne stretta contro di lui, “Non lasciami mai. Promettimelo; prometti che non mi lascerai mai”

    “Non ti lascerò mai”

    “Sei la mia ragazza”

    “E tu sei il mio ragazzo”

    “Sempre”

    Dopo averlo siglato con un bacio, proprio mentre il taxi strideva per fermarsi, Buffy e William quasi si schiantarono contro il sedile anteriore.

    William ringhiò e il taxista si scusò profusamente mentre Buffy gli lanciò del denaro e spinse William fuori.

    “Buffy, stavo per farlo io” protestò William.

    “Per quando avessi finito di spremerlo, sarebbe stato domani. Ricorda come ho detto che ho bisogno di te dentro di me adesso!”

    Ridendo, William le afferrò la mano e corse con lei alle porte del palazzo e poi nell'ascensore. Balzandogli addosso, Buffy gli cosparse il viso di baci e William si crogiolò nell'amore, ridacchiando mentre le massaggiava circoli sui fianchi.

    Quando le porte suonarono all'arrivo del piano, fu Buffy che corse avanti, quasi trascinandolo alla sua porta. Maneggiando in modo maldestro le chiavi, lei rudemente l'aprì e lo trascinò dentro.

    “Spogliati!” ordinò lei alla leggera e si tolse il top.

    “Dio, sei meravigliosa” ansimò William, assorbendo avidamente il suo corpo quasi nudo.

    Andando verso di lui, Buffy gli spinse via la giacca e poi gli fece scivolare via la t-shirt. Baciandogli il centro del torace, alzò gli occhi su di lui, “Anche tu lo sei” Afferrandolo per la cintura, lo tirò con lei, scherzando, e sorridendogli da oltre la spalla.

    William si permise di essere guidato, questo lato di Buffy che prendeva l'iniziativa era irresistibilmente sexy e non vedeva l'ora di scoprire che altro aveva pianificato per lui.

    Una volta in camera da letto, lei accese le luci e poi le abbassò. Voltandosi verso di lui, si mise a lavorare sulla sua cinta e lui ricambiò il favore lavorando sulla sua. Tutto il tempo si sorrisero l'un l'altra.

    “Ti amo, passerotto” mormorò lui, baciandola dolcemente.

    “Ti amo anch'io” mormorò lei in risposta.

    Aprendo la lampo dei suoi jeans, William si inginocchiò davanti a lei ed iniziò a tirarli giù.

    “Cosa stai facendo?” chiese lei, sbigottita.

    “Ti aiuto a toglierti questi. Credo che qualcuno mi abbia detto che dovevo essergli dentro e presto?”

    Lei sorrise, “Posso toglierli io Will, non devi--”

    “Voglio farlo. Permetti?”

    Buffy annuì e lo aiutò a manovrare i jeans lungo le sue gambe e poi via. Lui le sfilò i calzini e poi la attirò a lui per i fianchi e le baciò il centro rivestito dalle mutandine.

    Buffy chiuse gli occhi, emettendo un morbido sospiro e William usò l'opportunità di spingere di lato le sue mutandine e leccare la sua fessura.

    “Oh!” boccheggiò lei, e poi ridacchiò nervosamente. “Quello – si, devi farlo di nuovo”

    Ridacchiando, William fece scivolare un dito lungo le sue pieghe e Buffy si allontanò bruscamente. Di fronte all'espressione di sorpresa di lui, lei spiegò, “Non posso stare in piedi e avere te che fai questo. Le mie ginocchia verranno a mancare!”

    Strisciando sul letto, lei si voltò sulla schiena e fece scivolare via le mutandine e lo invitò con un dito, ghignando in maniera diabolica.

    William non ebbe bisogno di farselo dire due volte. Rispecchiando il suo ghigno, aprì la sua lampo, lasciando cadere i jeans solo un po' lungo i fianchi e leccandosi le labbra quando Buffy si leccò le sue, fissando il rigonfiamento che sapeva di avere. Afferrandole le gambe, le tirò fino a che caddero oltre il bordo del letto. Inginocchiandosi di fronte a lei, William si accampò tra le sue cosce paradisiache.

    Era determinato che questa volta, questa seconda 'prima volta' per così dire, sarebbe stata diversa. Questa volta, avrebbero fatto l'amore, non scopato, questa volta le avrebbe mostrato quanto l'amava e quanto teneva a lei. L'avrebbe adorata per la Dea che era così che per quando avessero finito, non ci sarebbe stato dubbio nella mente di lui sul fatto che era adorata.

    Mordicchiandole la pelle tenera, William fece scivolare un dito in lei, meravigliandosi di quanto fosse stretta – e quanto bagnata.

    “Will, non durerò a lungo” ansimò lei. “E' così tanto e – oh dio, si, proprio... cazzo!”

    Ridacchiando, William fece roteare la lingua attorno alla sua clitoride e notò con sorpresa le sue pareti contrarsi attorno a lui, la sua umidità fuoriuscire.

    “Ti avevo avvertito” mormorò lei e si tirò a sedere, tirandolo, “Per favore, Will, ho bisogno di te...”

    Anche lui aveva bisogno di lei, disperatamente. Sgusciando fuori dai suoi jeans, William quasi le si lanciò addosso, facendo scivolare il corpo contro quello di lei, il suo cazzo duro come roccia trovava casa tra le sue gambe mentre lei gliele avvolgeva attorno alla vita.

    “Portami a casa, Buffy” implorò lui con un sospiro e lei si allungò tra di loro, guidandolo dentro di lei.

    E fu come tornare a casa, nelle sue braccia, dentro di lei, circondato da Buffy, circondato dal suo amore. Mai si era sentito così vicino alle lacrime. Nascondendo il viso nel suo collo, lui si immobilizzò dentro di lei, scaldandosi in lei e dandole un momento per adattarsi. Aveva detto che era un po'...

    “Will? Stai bene?”

    Come faceva a saperlo sempre? “Si, sto bene, solo... solo ti amo così tanto...”

    “Guardami, per favore?”

    Alzando la testa, sapendo che i suoi occhi erano lucidi di lacrime, lui incontrò quelli di lei. Lei gli sorrise, asciugandogli alcune lacrime disperse. “Lacrime di gioia?” chiese.

    “Si” mormorò lui.

    Lei annuì e gli fece abbassare la testa, baciandolo languidamente. “Fai l'amore con me, William”

    I loro corpi si mossero insieme senza sforzi, la loro sincronia non persa, ma anche migliore di prima. Mormorandosi l'un l'altra cose che solo loro capivano, William e Buffy costruirono la tensione nei loro corpi lentamente, allungando e massimizzando il loro piacere.

    “Buffy...” mormorò lui, sentendo arrivare il suo rilascio, e a breve.

    “Si, si... ora...” mormorò lei in risposta e lui buttò la testa all'indietro, urlando il suo rilascio. Secondi più tardi, Buffy seguì, urlando il suo nome al cielo e stringendogli le braccia attorno.

    “Oh... Will...” disse lei, ansimando.

    Rotolandoli di fianco, William l'avvolse nelle sue braccia, accarezzandole la pelle sudata. “Tutto va bene nel mondo”

    Lei ridacchiò, premendogli un bacio sulle labbra. “Penso tu l'abbia appena fatto tremare. Quando pensi che sarai pronto a farlo tremare di nuovo?”

    Lui ghignò guardandola in modo lascivo, “Prima di quanto pensi...”



    Epilogo

    Un anno dopo

    “Ho così tanto lavoro da fare” gemette Buffy non appena gli occhi le si aprirono un Sabato mattina.

    Avvolgendole le braccia attorno, William si accoccolò contro il suo collo. “Smettila di stressarti, amore, lo farai”

    “No, non lo farò. Ho saggi da fare per l'eternità”

    William ridacchiò, “Beh, forse hai un altro anno o meno per farli, ma non gli stessi”

    “Sembra così!” esclamò Buffy drammaticamente e si voltò di fianco per essere completamente racchiusa dal suo affezionato ragazzo.

    “Ti dico io cosa. Io pulirò l'appartamento e porterò giù il bucato così tu potrai lavorare. Preparerò anche il pranzo”

    Buffy sorrise dolcemente e lo baciò. “Sei così buono con me”

    “Lo so”

    Ridendo, Buffy si rannicchiò più vicina a lui.

    “Per quanto ami stare nel nostro letto con te così, so anche quando stai prendendo tempo”

    “Lo so” sospirò lei.

    “Andiamo, alzati. Abbiamo dormito piuttosto fino a tardi”

    “William, le otto è tardi per te”

    “E so che le undici è presto per te” rise lui.

    “Schiavista” borbottò lei e uscì dal letto con movimenti esagerati e lamenti.

    Sogghignando, William tolse le lenzuola al letto appena fu libero e pulito e le scaricò nel cesto della biancheria che era posto in attesa di lui vicino alla porta della loro camera da letto. Sentì la doccia andare dal bagno e si mise al lavoro per preparare sandwich di uova e bacon su muffin inglesi e versare succo d'arancia e fare il caffè. Buffy, aveva imparato, aveva la tendenza a rimandare il lavoro fino all'ultimo e dato che il semestre stava per finire tra due brevi settimane prima della paura estiva, l'ultimo era arrivato. Sebbene in alcuni casi la sua ragazza riusciva ad aspettare anche fino alla settimana prima, qualche volta la notte prima per finire un compito. Erano, aveva detto più di una volta, la rovina della sua vita.

    E oggi, quando lei avesse fatto il lavoro che doveva fare, lui aveva piani per loro. Piani che avrebbero assorbito del tempo, almeno sperava. Non era esattamente sicuro di come lo avrebbe fatto ancora, sapeva solo che non poteva più aspettare. Aveva voluto aspettare fino alla fine del semestre, ma non avrebbe potuto aspettare più a lungo. Era pronto a strisciare fuori dalla sua pelle e aveva avuto l'anello in suo possesso da una settimana. Una lunga settimana di voler solo esplodere con la domanda “Vuoi sposarmi?” così che potesse far scivolare la semplice ametista (scelta di lei) sul suo dito e dichiarare al mondo che Buffy Summers era sua e lui era suo. Questa volta era determinato a diventare un marito e un marito per la donna che significava il mondo interno per lui – e sapeva di significare il mondo anche lui per lei. Glielo diceva almeno una volta al giorno.

    “Oooh, odore di buono!” esclamò Buffy arrivando in cucina, vestita di pantaloni di cotone del pigiama e una t-shirt. Arrivando dietro di lui, gli avvolse le braccia attorno e premette un bacio sulla sua schiena prima di appoggiare la testa tra le sue scapole.

    “I tuoi capelli sono bagnati” commentò lui, posando un uovo sopra il suo muffin inglese.

    “Sai, se vuoi un po' di aiuto con la pulizia-”

    “Buffy Anne Summers. Hai del lavoro che deve essere fatto. L'hai rimandato anche troppo a lungo”

    “Ma mi sentirò in colpa se so che farai tutto questo lavoro!” protestò lei.

    William rise e si voltò, premendole un bacio sulla fronte. “Bugiarda. Nei sei mesi in cui abbiamo vissuto insieme, non ti sei lamentata guardandomi pulire. Solo quando non vuoi fare qualcosa hai il desiderio bruciante di aiutare”

    Buffy mise il broncio.

    “Quello non funzionerà” le disse lui, anche se era più che altro indifeso contro i suoi bronci.

    Staccandosi, afferrò il suo piatto e il succo d'arancio e gli fece la linguaccia. “Di nuovo, dico, schiavista!”

    “Beh se sei brava, sarò uno schiavista in tutti i modi che ti piacciono più tardi”

    Ghignando, Buffy saltellò nella loro camera da letto, “Okay!”

    ***

    Quattro ore più tardi e un progresso fu fatto. Sicuro, erano state fatte frequenti pause dalla scrittura dei saggi, ma un saggio era quasi finito e un altro era stato iniziato.

    Le faccende domestiche erano state fatte, insieme al bucato e mentre William aspettava che Buffy gettasse la spugna per il giorno, accese il suo computer nel soggiorno, mentre Buffy era nella loro camera da letto a martellare sui tasti del proprio. Per il momento stavano vivendo nell'appartamento che lei aveva preso quando si era ritrasferita a Boston perché era più grande, ma William stava pianificando che quando (se) si fossero sposati, avrebbe preso un posto più grande, nonostante le proteste di lei. L'aveva già offerto quando avevano preso la decisione di vivere insieme, ma Buffy si sentiva strana al riguardo. Era uno spirito indipendente e sembrava ignorare piacevolmente il fatto che William aveva soldi. Non era qualcosa cui lui era abituato. Di solito quando la gente scopriva che aveva soldi, si sentivano più che a loro agio a spenderli per lui, e Buffy era proprio l'opposto. Gliela faceva amare a maggior ragione.

    Loggandosi online, sorrise quando il nome di Buffy apparve nella sua lista amici di Yahoo! e meditò di scocciarla. Scrollando le spalle, la contattò.

    BigBad: Come sta andando il saggio, amore?

    Lui ghignò quando la sentì ridacchiare nella stanza accanto.

    RdSoxgal: Bene! Devo solo fare la bibliografia per quello sulla psicologia anormale e ho da fare tre pagine del saggio sui metodi di ricerca.
    BigBad: Che ci fai online?
    RdSoxgal: Stavo solo cercando qualcosa. Cosa stai facendo?
    BigBad: Ti do fastidio.
    RdSoxgal: Tu non mi dai mai fastidio. Ti amo!

    Non mancava mai di fargli accelerare il cuore quando diceva così. Anche solo batterlo e si sentiva quasi scoppiare per l'amore che provava per lei.

    BigBad: Ti amo anch'io, dolcezza
    RdSoxgal: Posso aver finito ora, William?
    BigBad: LOL Sei cattiva
    RdSoxgal: Non ti stavi lamentando la scorsa notte quando ero cattiva

    Lui gemette al ricordo. Buffy era tutto se non avventurosa per quanto riguardava la loro vita sessuale. C'era da meravigliarsi sul perché doveva sposare questa donna? E poi lo colpì: Come chiederlo. Sicuro era in parte una scusa farlo online, ma ciononostante, così era come tutto era cominciato – e quant'era romantico?

    BigBad: Hai ragione, non mi lamentavo. Infatti, non mi lamenterò affatto, mai, per quanto riguarda quello che facciamo in camera da letto.
    RdSoxgal: Allora, questo significa che se volessi che, diciamo, Kyle Schmid di Blood Ties si unisse a noi, andrebbe bene?
    BigBad: *ringhio* Non ti condividerò, lo sai questo.
    RdSoxgal: Sto scherzando
    BigBad: Lo so, amore
    RdSoxgal: Lui non sa neanche chi sono
    BigBad: La pagherai
    RdSoxgal: LOL (riesci a sentirmi ridere?)
    BigBad: Ci riesco

    Prendendo un profondo respiro, contemplò come farlo. Guidarcela o solo dirlo?

    BigBad: Passerotto, ho qualcosa da chiederti...
    RdSoxgal: Uh-oh. Cos'è?
    BigBad: Perché ‘uh-oh’?
    RdSoxgal: Di solito quando qualcuno inizia così invece di chiedere solo la domanda, è male.
    BigBad: Questo è bene. Potrebbe essere bene. Con speranza è bene.
    RdSoxgal: Beh, cos'è?
    BigBad: Puoi farmi un favore?
    RdSoxgal: Ed eccoci
    BigBad: Hey!
    RdSoxgal: Solo arrivaci
    BigBad: Puoi andare nella tasca della mia giacca nell'armadio?
    RdSoxgal: Perché?
    BigBad: Solo fallo e poi torna al computer. Non venire qui.
    RdSoxgal: Mi stai mettendo in agitazione adesso
    BigBad: Solo fallo
    RdSoxgal: Ok, okay

    La sentì camminare per la stanza, aprire la porta dell'armadio e la sentì frugare all'interno. Poi sentì un rantolo. Oh Dio, lascia che sia un rantolo del tipo buono, pensò.

    Saltò in aria quando la sentì trillarlo.

    RdSoxgal: Will, è quello che penso che sia? Se non lo è allora mi sentirò una vera idiota
    BigBad: Cosa pensi che sia?
    RdSoxgal: Lo sai! Non voglio dirlo nel caso non lo sia
    BigBad: Buffy, ti amo così tanto. Vuoi sposarmi?

    Il suo strillo fu in pratica la sua risposta e un secondo più tardi la sentì arrivare correndo. Apparendo improvvisamente da dietro l'angolo, lei aveva un enorme sorriso stampato sul viso. “Si!” esclamò felicemente e corse da lui.

    Saltando su, sentendosi come se stesse volando su una nuvola, la catturò nelle sue braccia mentre lei continuava a baciargli il viso dappertutto.

    “Ti amo, ti amo, ti amo” disse lei ripetutamente.

    “Oh, gattina, ti amo anch'io”

    “Chiederai a Riley di essere il tuo testimone? Dovresti proprio. E Oz può essere un accompagnatore. Oh, chiederò a Willow di essere la mia damigella d'onore. Forse chiederò anche alla ragazza di Riley di essere una damigella. Hai una qualche idea di quanto tempo abbia trascorso a pianificare il nostro matrimonio?”

    William sbatté gli occhi, “Stavi pianificando il nostro matrimonio?”

    Buffy annuì, “Yup. Per negli ultimi tre mesi” lei ridacchiò. “ho comprato tutti i giornali da sposa su cui riuscivo a mettere le mani e li mettevo da parte nel caso ti avessero fatto impazzire”

    William si sentì quasi in lacrime. “Dolcezza, non hai neanche idea di quanto felice mi renda sapere che vuoi sposarmi abbastanza da pianificarlo di già”

    “Naturale che voglio! Ti amo” Lei lo soffocò in un bacio. “Eri nervoso di chiederlo, vero?”

    “Si, terrorizzato”

    Lei sorrise, “Sciocco” Poi, timidamente, “Posso aver finito ora?”

    “Si, amore, puoi aver finito ora”

    “Posso anche essere cattiva ora?”

    William gemette e l'alzò nelle sue braccio. “Puoi essere cattiva quanto vuoi piccola”


    Fine

    commenti :B):
     
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  9. Levian91
     
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    stupenda questa ff!! anche se ho trovato i personaggi ooc, beh tutti tranne william umano! non mi è piaciuto molto il ruolo di willow, poverina in realtà è l'unica che solitamente non ha nulla contro spike.. e ho stranamente apprezzato Riley XD però in sostanza è davvero bella! sisisi!
     
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  10. elijem
     
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    una delle più belle fiction che abbia mai letto.. mi piace il carattere di buffy all'inizio così innamorata che farebbe qualunque cosa per lui.. ma poi riesce a riprendersi e torna la "Buffy che conosciamo", piena di forza d'animo e di coraggio; mi piace William/Spike che ha avuto delle esperienze spiacevoli nel passato e ora non sa più lasciarsi andare. Ma soprattutto mi piace il fatto che dopo tutti i problemi e le incomprensioni, alla fine riescono a chiarire.. Sì, in fondo, sono una romantica anche io e sogno il lieto fine :P :P :birthday:
     
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9 replies since 9/7/2012, 15:38   1210 views
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