Perché ho solo paura di amarti

di AntonellaSpuffy

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Le Allegre Comari
    Posts
    5,464

    Status
    Anonymous
    TITOLO:"Perchè ho solo paura di amarti"
    AUTORE: AntonellaSpuffy
    RAITING: NC- 17
    PAIRING: Spike e Buffy
    DISCLAIMER: I personaggi non sono di mia proprietà ma di Whendon & Co.
    E' una storia scritta non a scopo di lucro, ecc.
    GENERE: AU
    RIASSUNTO:Buffy è una giornalista alle prime armi che si ritrova in una città che non conosce. Spike Stratford è la star del momento!

    Prologo:



    Vorrei guardare bene in faccia il tipo che scrive questa robaccia. Insomma, dialoghi sciatti e privi di significato che nonostante tutto, tengono incollati allo schermo milioni di casalinghe frustrate da anni e anni. Praticamente gli attori sono nati, vissuti e.....quasi morti sul set.

    Si, è vero, ancora nessun decesso è avvenuto, ma siamo a giorni, ve lo assicuro!

    Guardate questo vecchio incartapecorito che gioca a fare il sexy....avrà più di ottant’anni.....

    Si, ok, potrei cambiare canale....ma da una parte c’è un documentario sull’accoppiamento delle scimmie, su uno un terribile e angosciante film western, che solo a pensarci mi viene l’artrosi e poi.....il telecomando si è infilato tra i cuscini di questo assurdo divano e non ho proprio voglia di cercarlo. In verità ci sarebbero tantissime cose da fare.

    I miei scatoloni pieni di cose che in realtà non userò mai, sono ancora sparsi per questo sputo di casa, è quasi ora di cena e dovrei mettere insieme i pensieri per l’incontro di domani....ci penso e....torno a concentrarmi sul vecchio bamboccio!

    La stanchezza si è di nuovo appropriata del mio fragile corpo!

    Non so nemmeno se arriverò a domani dato che ho bevuto una birra che era infilata nella cucina del nuovo appartamento da secoli....probabilmente!

    Immagino già la faccia del mio caporedattore. Bello e affascinante, mi offrirà un caffè poco zuccherato parlandomi del suo giornale che è come una bella famiglia. Almeno lo spero. Questo è il mio modo di esorcizzare gli eventi. In realtà sono anni che mi vedo infilata nel mio bel lettone a scrivere articoli di cronaca mentre la cameriera pulisce uno dei miei numerosissimi bagni.

    Ma le cose sono andate leggermente in modo diverso. Niente lettone, niente articoli di cronaca, niente cameriera, niente numerosissimi bagni. L’unico servizio che c’è in quest’appartamento è il bagno ideale di un puffo e io decisamente non sono blu.

    O forse no....la birra di buon annata in effetti potrebbe farmi un brutto effetto. In ogni caso il mio bel sorriso comparso quando un mio zio londinese mi aveva chiamato per parlarmi di questo lavoro è scomparso nel momento che le cose sono diventate lentamente chiare. L’Europa al posto della mia amata America, un delizioso giornale scandalistico al posto di un famoso quotidiano e....rullino i tamburi...questo stupendo appartamento dimensione folletto. Ho già pensato almeno due volte di rimpacchettare tutte le mie cose e fuggire da qui. Il più lontano possibile.

    Potrei magari inventarmi una grave epidemia oppure dire che tutto ad un tratto ho deciso di dedicarmi alla famiglia. Infondo gli anni avanzano. Sono già ventitre. Ci penso affondo, ma so che mio padre è troppo furbo per crederci e le mie “amiche” riderebbero come matte nel vedermi ritornare dopo due giorni, blu e con una birra dell’ottocento tra le mani. Il vecchio continua a sussurrare parole che non farebbero eccitare nemmeno una di quelle scimmie sull’altro canale. Spero solo che la birra faccia effetto in fretta!



    1°Capitolo



    Splendido!Le mie calze si sono appena infilate tra i pezzi di quest’assurdo scaffale. Quando finalmente riesco a liberare la gamba una grossa linea trasparente le percorre. Tiro un calcio alla porta del giornalaio e senza acquistare nulla vado via. Odio questa città, odio i suoi negozi e odio questa vita!Ho ancora la lingua bruciacchiata dal caffè di stamattina e ora che avevo deciso di informarmi un po’ di più dei divi di Londra, il giornale che volevo acquistare è riverso sul pavimento del negozio, sotto gli occhi stralunati del giornalaio. Mi sono svegliata con tutta calma visto che l’appuntamento era solo alle sei di questo pomeriggio e ora mi ritrovo a correre come una matta con questo odioso tailleur!

    Quando finalmente scorgo il grosso palazzo, la luminescente scritta mi fa venire in mente quel ridicolo nome che ha tormentato il mio intero viaggio! Insomma quale mente diabolica può chiamare un giornale scandalistico “ Love Story”? Un nome che ti fa venire in mente l’acre odore degli orribili libri Harmony impolverati di tua nonna o di quei fotoromanzi squallidi dagli attori tristi. Eppure mi hanno assicurato che questo settimanale è molto di moda qui a Londra, nonostante tratti solo e solo di....love story....certo...ci siamo capiti!

    Un fresca aria climatizzata mi raggiunge il viso quando finalmente la porta dell’ascensore si apre e mi accorgo solo allora, guardando il grosso orologio dell’ufficio, che sono le sei in punto. Mi sforzo di sorridere cercando di ritrovare in me quanta più serenità possibile. Fallisco miseramente appena il mio sguardo ricade sulla mia calza smagliata. Vorrei urlare di rabbia ma non lo faccio perchè la segretaria mi sta fissando da un po’e vorrei farle credere , almeno per ora, che sono una persona sana di mente. Mi guarda e senza accennare nemmeno minimamente un sorriso mi chiede -Buffy Summers? -

    Io annuisco imbarazzata e mi siedo dove lei mi ha indicato. - La chiameremo il prima possibile-

    Forse ho sbagliato ufficio. Ma siamo nella redazione di questo patetico giornale o in uno studio medico? Sorrido mentre lei mi serve un caffè senza nemmeno guardarmi. E’ vero, avevo immaginato che a farlo fosse il mio capo, ma per ora va bene così.



    -Maledetta-ringhiò a denti stretti dopo averlo sorseggiato.

    Avevo detto poco zuccherato, non amaro!



    La mia pazienza è lentamente scivolata via andando a infilarsi nelle mie calze smagliate. Sono le sette e trenta passate e io sono ancora qui, con questo bicchierino monodose di caffè che non so dove infilare. La segretaria obesa, me ne sono accorta solo quando ho capito quanto fosse stronza, si è praticamente dileguata dopo aver parlato per ore al cellulare. Possibile che anche lei abbia un ragazzo? Ok! Non avevo alcuna intenzione di parlare di questo e non so come mi ci sono infilata, ma infondo c’è poco da dire. I miei ex sono stati tutti dei bastardi. Dal primo all’ultimo, includendo anche quello dell’asilo che mi rubò perfino la colazione, prima di scappare nell’ora di ricreazione con la mia migliore amica. Li ritrovarono dopo ore............ma non è questo il punto!

    Il fatto è che più io mi convinco che è quello giusto, più loro si dileguano. Si, sono imbranata e vergine e questo è un ottimo biglietto da visita però.....se loro scappano come potrei mai andarci a letto?

    Ok, se vogliamo dirla tutta ci sono state varie occasioni ma si sono sempre concluse con loro che si rivestivano guardandomi di sbieco e io in lacrime. L’ho detto che sono imbranata no? Forse non sono ancora pronta o stupidaggini del genere che leggo sui giornali, ma la cosa comincia decisamente a infastidirmi. Sto ancora pensando a quello che scappò via col mio cestino della merenda quando un uomo stupendo sbuca dalla porta. Sto cercando di ripulirmi la bava quando lui esclama -Scusami, Buffy giusto?Accomodati pure.-

    Maledico ancora una volta il giornalaio mentre il mio sguardo torna sulle calze e mi siedo nell’ufficio del mio forse nuovo capo.

    -Sono Angel Darcy- mi dice stringendomi la mano. -Ma chiamami pure Angel!-

    Ci metto qualche istante per riprendere conoscenza pensando che a parte il caffè amaro, tutto sta andando secondo i miei piani.

    -Sei americana giusto? Tuo zio mi ha parlato molto bene di te e spero che diverrai dei nostri.-

    mi dice sorridendomi mentre io ho la salivazione azzerata. Si, avevo detto bello, ma questo è troppo!

    -Comunque Buffy, prima di offrirti il lavoro, voglio vedere come te la cavi-

    -In che senso?- chiedo parlando per la prima volta da quando sono entrata.

    -Voglio una bella intervista sulla situazione amorosa di Spike Stratford-

    Sorrido come un ebete chiedendomi chi diavolo sia.

    - “Panico” è stato il suo primo film sbarcato da voi, ma qui è famosissimo già da tantissimo e le ragazze impazziscono per lui- aggiunge come se io fosse il suo manager.

    - Stasera è qui fino alle nove, quindi puoi fare un tentativo, poi dovrai muoverti da sola. Hai tempo fino a mercoledì-mi dice mostrandomi il biglietto di un lussuosissimo hotel.

    Sto ancora elaborando le sue parole quando gli dico -Non credevo che dovessi fare interviste-

    Lui sorride come al solito <> e mi da il pass del giornale.

    Annuisco e quando lo vedo alzarsi faccio lo stesso. Mi accompagna sulla porta continuando a fissarmi. Spero almeno di avere i capelli in ordine.

    -A mercoledì allora!- gli dico mentre salgo in ascensore.

    -Ciao Buffy- mi dice questo bel cucciolone alzando una mano per salutarmi dalla porta.

    Vedo il suo sguardo sfiorare tutto il mio corpo per poi soffermarsi sulle gambe. Forse non sarà così brutto lavorare qui, mi dico maliziosa. L’immagine di noi due avvinghiati sulla sua scrivania e la faccia di mia madre quando le dico che sposo il proprietario di una delle maggiori riviste di Londra è già chiara nella mia mente.

    -Ti si sono sfilate le calze-mi dice indicandomi imbarazzato la gamba.

    Quando comprendo il significato delle sue parole la porta dell’ascensore si è già chiusa.

    -Cazzo!-



    Per un attimo sono stata tentata nel cercare un’altra letale birra dell’ottocento tra i mobili impolverati. Dopo un’estenuante corsa per tornare a casa mi sono infilata con un mezzo sorriso sotto la doccia. Quando mi sono accorta che l’acqua continuava ad essere gelida avevo già programmato il suicidio. La situazione non è migliorata e tutto il mio splendido refrigerio si è svolto sotto le cascate del Niagara, facendo congelare anche il mio tragico programma.

    Sono le otto e venti quando corro sulle scale del hotel. Mi era venuto in mente di fermarmi ad acquistare un giornale per capire almeno che faccia avesse questo tizio famoso, di cui ora mi sfugge pure il nome, ma il mio ritardo è cronico e rischio di invecchiare prima di arrivare.

    Mi infilo di corsa nella hall inciampando e rischiando di rompere il tacco delle scarpe. L’avevo detto che non dovevo mettere questo maledetto tubino nero, ma volevo fare una bella figura e ora mi sento un salame!

    Voglio tornare a casa!

    Mostro velocemente il mio pass e con la frase-E’arrivato?-che mi evita di dire il suo nome, mi infilo nella stanza gremita di gente che mi mostra il portiere, dopo avermi rassicurata.

    Mentre mi calmo cercando di darmi un’ aria più professionale ed esperta possibile divoro una dozzina di tartine. Il buffet è eccezionale e ci piazzerei volentieri una sedia vicino per essere più comoda nel divorare tutto, se non fosse che il cameriere ha cominciato a guardarmi storto.

    I primi giornalisti dopo una decina di minuti cominciano ad andare via e li sento borbottare che stanno aspettando dalle cinque. Le cinque? Ma se io a quell’ora ero ancora a scassinare la porta del giornalaio!

    Mi viene quasi l’idea di imitarli ma mi sento troppo in colpa per essere venuta qui giusto per mangiare le tartine e se perdo questo tizio, per mercoledì non so proprio dove cercarlo.

    Dopo che la sala è quasi del tutto svuotata esausta ed esaurita esco su un balconcino nascosto da sguardi indiscreti, per fumare una sigaretta. Mettiamo le cose in chiaro, non so fumare e penso che non riuscirò mai a capire il meccanismo del fumo che passa per le gola e.....avete capito!

    E’ solo che quando sono nervosa mi aiuta a rilassarmi e così sedendomi sul davanzale estraggo una sigaretta da un pacchetto che ho da anni e da cui ne mancano solo tre. Dopo pochi istanti comincio a tossire insanamente e tra le strambe convulsioni scorgo una luce molto simile a quella che ho io tra le mani. Qualcuno a qualche metro da me mi sta imitando, ma fuma senza attacchi convulsivi. Sentendo il mio fracasso si gira di colpo e nonostante il buio riesco a distinguere il suo sguardo terrorizzato. Cos’ è successo? Ho i capelli in disordine? Mi si è sfilata una calza?

    Sono diventata blu?

    Il ragazzo di cui ora sconvolta, riesco a distinguere i capelli di un assurdo color platino, continua a fissarmi come se volesse scappare da un momento all’altro. Ma è matto? Se mai dovrei essere io a guardarlo di sbieco. Ma che razza di colore è?

    -Che c’è da guardare?-gli chiedo stizzita al limite. Lui improvvisamente sembra risvegliarsi e distogliendo lo sguardo risponde -Nulla!-

    La situazione è alquanto imbarazzante e lui nonostante tutto sembra ancora titubante.

    -Sei anche tu un giornalista?-dico giusto per spezzare il ghiaccio e lui improvvisamente sorride.

    -Si certo.- aggiunge continuando a fissarmi. Nonostante il buio mi accorgo dei suoi splendidi occhi di ghiaccio e rimango senza parole a fissarli.

    Qualcosa mi attira in questo tipo, anche se non so cosa, dato che praticamente non l’ho visto neanche bene in faccia.

    -Per quale rivista scrivi?- mi chiede continuando a sorridere. Ci capisco sempre di meno.

    -Love Story- rispondo cercando di convincermi che è una rivista famosa.

    Naturalmente non ci riesco.

    Lui borbotta qualcosa che non riesco a capire e improvvisamente si muove verso di me.

    -Sono andati via tutti?- mi chiede mentre viene illuminato dalla luce proveniente dall’interno della stanza.

    Boccheggio pensando a tutte le lettere dell’alfabeto, ma non riuscendo a trovare un senso alle sue parola. Un uomo magro dalla pelle color d’avorio, braccia muscolose e due splendidi occhi color oceano appare davanti a me.

    Senza motivo sento il mio cuore sussultare e questa volta sono io a voler scappare. Lui mi fissa titubante e spazientito infila furtivamente la testa nella stanza per assicurarsi che ormai ci sono solo pochi camerieri.

    -Ti va di mangiare qualcosa?- mi chiede sorridendomi e questa volta io capisco subito.

    Balbetto qualcosa senza significato e lui finge di aver capito.

    - Su andiamo. Ho una fame tremenda-. Mentre io come un’ automa mi avvio verso la sala lo vedo avvicinarsi alle due guardie del corpo che sono all’ entrata e dirgli qualcosa. Non so dove diavolo sto andando e non mi interessa.

    So solo che ho una voglia matta di inseguirlo, di baciarlo, di farci l’amore.....ok, ok, STOP!Basta! Terra chiama Buffy!

    Ci dirigiamo verso l’uscita di servizio e lui si muove come un rapinatore in una banca.

    Forse è proprio matto!Ma che importa!

    Continua a camminarmi a fianco e a guardarsi furtivamente in torno. Passiamo davanti a numerosi bar pieni di gente, ma lui tira dritto. Improvvisamente, senza dire una parola, si infila in uno squallido ristorantino vuoto. Forse è uno di quei posti che nessuno conosce, ma dove si mangia benissimo!La mia splendida, se pur non convincente idea, svanisce nel momento in cui entriamo. Forse squallido non è proprio il termine adatto. Patetico e desolante va meglio.

    Ci sediamo in un tavolino ben nascosto e io mi convinco sempre di più che è un rapinatore.

    -Io sono William- mi dice improvvisamente. -E tu?- aggiunge.

    Vorrei fissarlo senza parlare, ma mi rendo conto che sto facendo la figura dell’idiota, così in un lampo di genio mi ricordo il mio nome e rispondo -Buffy. Mi chiamo Buffy-.

    -Bene Buffy, di dove sei?-. Il suo sorriso diventa ancora più grande e ammiccante e io mi sto lentamente sciogliendo. Chiamate i pompieri. E’ qui il rapinatore!

    Portatelo via da me prima che lo violenti!

    Comunque trovando un briciolo di ragione rispondo-Sono Americana, vengo da New York, sono qui per lavoro....il mio primo lavoro.-

    Lui annuisce interessato e io continuo . -In realtà dopo la laurea avrei voluto scrivere per un quotidiano, ma visto che non trovavo lavoro mio zio mi ha chiamato per parlarmi di questa rivista per cui lui aveva fatto il fotografo-.

    Ecco lo sapevo!Per l’imbarazzo sono diventata un fiume in piena e ora non riesco più a fermarmi.

    -Allora mi sono trasferita qui a Londra, in uno terribile appartamento per puffi con l’acqua ghiacciata!-.

    Lui scoppia in una sonora risata e mi fa cenno con la mano di continuare.

    No, è la fine! Vi ho detto che quando sono nervosa soffro di una catastrofica dissenteria verbale?

    -Il mio capo mi ha detto che per entrare nel giornale avrei dovuto scrivere un articolo su un certo tizio da un film assurdo, che io in realtà non conosco. Ma tu venendo a intervistarlo sai chi è giusto?-.

    Lui ormai ha le lacrime agli occhi e io mi sento ridicolissima!

    Ma come mi è venuto di parlare? Ma perchè diavolo non mi è venuto un infarto?

    Ho rovinato un avvenente futuro con il rapinatore più sexy che io abbia mai visto, con l’uomo della mia vita!

    -Certo Buffy- mi dice guardandomi in un modo che mi fa morire.

    -Penso che il tizio dal film assurdo sia Spike Stratford giusto?-.

    Io esulto ricordandomi che è proprio questo il nome. -Si, si giusto!Ma come avevo potuto dimenticare un nome del genere. Scommetto che per chiamarsi così reciterà come un cane.- dico facendo l’altezzosa.

    -Si sa poi di questi tempi basta avere un bel faccino per vincere un Oscar-.

    Lui è ancora più divertito e io sono ancora più imbarazzata. Continua a fissarmi e io continua a specchiarmi in quegli occhi che mi fanno morire.

    Il mio splendido sogno d’amore termina quando intravedo la sagoma della cameriera al mio fianco. Maledetta!

    Alzo lo sguardo e la vedo tremante che stringe il blocco delle ordinazioni.

    Che diavolo vuoi strega?Torna a cucinare!

    -Scusi posso avere un autografo- dice fissando imbarazzata William.

    Ma cosa dice questa psicopatica?

    Sto quasi per tirarle un cazzotto per aver distrutto il mio attimo di paradiso, quando un’idea che mi fa quasi sprofondare mi tocca la mente. William o come diavolo si chiama, comincia a sorridermi divertito mentre firma l’autografo e io capisco che voglio morire!

    Che voglio tornare a casa per mettere in atto quel suicidio!

    Mentre il mio colorito passa dal rosso al porpora intenso, le due guardie del corpo che avevo visto all’hotel ci raggiungono.

    -Tutto bene signor Stratford? Dovremmo andare. Stanno arrivando delle persone e creeremmo troppo scompiglio-.

    Lui un po’scocciato si alza per poi sorridermi di nuovo. Di me ormai non c’è più niente.

    Solo la sagoma rossiccia e stralunata di una bimbetta imbarazzata.

    -Grazie per la bella conversazione Buffy. Vieni domani all’hotel. Faremo quell’intervista di cui hai bisogno. Te lo devo, stasera mi sono proprio divertito!-

    In un attimo coperto dai due uomini scompare dal locale e poi dal vetro lo vedo infilarsi in auto scura. Rimango a fissare la cameriera che mi guarda come se fossi una dea.

    Aiuto! Voglio tornare a casa!Si è divertito?

    Sapessi io!




    2°Capitolo



    E’ inutile Grande Puffo che continui a guardarmi così, non uscirò mai più dal nascondiglio segreto. Rimarrò per il resto della mia vita sepolta sotto una montagna di coperte formato sandwich, a parlare con te, mio nuovo e unico amico.

    Ieri sera completamente distrutta e inanime mi sono resa conto che non sarei tornata a casa a piedi senza scoppiare in lacrime ricordando la mia tragedia così, arrivata in taxy sotto il mio nuovo appartamento, mi sono fermata al negozio d’animali qui sotto.

    La mia idea in partenza era quella di acquistare un letale serpente a sonagli e introdurlo nel mio letto nonché nascondiglio. Purtroppo il mio sguardo è stato catturato da Grande Puffo, un povero e noioso pesciolino rosso, che solo e abbandonato in un angolo della vasca, mi fissava triste.

    Non ho potuto far a meno di vederci una piccola Buffy e visto che avevo bisogno di parlare con qualcuno, ho deciso che lui sarebbe stato la mia vittima. E ora eccolo qui il mio Grande Puffo che per ora è sistemato in un bicchiere da birra, dato che ho dimenticato di acquistare la vaschetta.

    Per il nome ci ho riflettuto a lungo.

    In effetti non sapendo se fosse maschio o femmina, all’inizio avevo pensato, rimanendo nel villaggio dei puffi certamente, a Puffetta.

    Ma non mi sembrava il caso!

    Insomma lo sanno tutti che era una poco seria. Completamente sola in quel villaggio di omettini eccitati, cos’altro avrebbe potuto fare?

    E poi si sa che quei marmocchietti erano suoi....il problema era capire chi fosse il padre!

    Dato che ho sempre sospettato di Grande Puffo, che mi sembrava l’unico in grado di metterla incinta, ho deciso che il cornuto sarebbe stato l’ideale.

    Smettila di guardarmi così insomma! Non riuscirai a convincermi!Non tornerò mai in quell’albergo. Non mi avvicinerò mai più a quell’uomo. Scapperò per tutta la vita quando saprò che lui sarà a meno di cento metri da me. Voglio morire!

    Quel maledetto rapinatore travestito da giornalista...cioè attore travestito da giornalista!

    Mi ha sorriso tutta la sera prendendosi gioco di me e mettendomi in ridicolo. Quell’ebete mi guardava ammiccante per divertirsi un po’ e io idiota quale sono gli ho, non solo spiattellato tutta la storia della mia vita, ma gli ho detto che recitava pure come un cane!

    Praticamente sono stata capace di far fuori in una sola sera la mia intera carriera lavorativa e la mia unica possibilità di perdere la verginità!Fantastico, da primato!

    Grande Puffo ha gli occhietti appiccicati al marchio impresso sul bicchiere di vetro e io esco dolcemente dal mio letto-sandwich.

    Dovrei rimpacchettare tutto e ripartire in questo istante. Sono certa che capiranno.

    Inutile è rimanere qui ormai.

    Il belloccio della rivista non mi offrirà mai il lavoro senza quella intervista e Spike Stratford o come diavolo si chiama, ormai ha la sicurezza che sono una psicopatica.

    Magari se mi avvicinassi mi farebbe stritolare da una delle sue guardie del corpo mentre lui fuma divertito una sigarette.

    Cavolo!Non riesco fare a meno di pensarci!Già so che tornata in America setaccerò l’edicole in cerca di giornali con sue foto e continuerò a immaginarmi dolci incontri con....quel maledetto bastardo!

    -Cosa devo fare Grande Puffo?- chiedo al mio piccolo amico ancora seduta sul letto.

    Lui continua a sbattere il suo viscido faccino sul marchio della birra.

    -Vado? Su dì di no!Dimmi di restare per sempre qui con te a parlare di quella sgualdrina di Puffetta!-

    Ancora testate. Sarà psicopatico come me? O forse è un si!

    Insomma se volesse dire no starebbe fermo.

    Mi convinco sempre di più di questa teoria mentre lui continua i suoi gesti inconsulti.

    Per un attimo mi viene il dubbio che voglia suicidarsi dato che è immerso in un bicchiere ricolmo di briciole e giuro: non è un belvedere!

    Si, è decisamente un si!



    Sono le undici passate quando arrivo al di fuori dell’hotel che ieri sera ha assistito silenzioso allo scempio. Sono super nervosa e ho la netta sensazione che il portiere mi cacci fuori a calci.

    Mi avvicino al bancone della hall e chiedo. – E’ possibile parlare col signor Stratford?- rendendomi conto nello stesso istante, del ridicolo della mia domanda.

    Infatti l’uomo sorride come per dirmi “Certo che sei proprio cretina, figurati se faccio parlare una come te con il signor Stratford! Ridicola!” ma mi risponde – Mi spiace signorina, Spike Stratford non alloggia più qui-

    Sto svenendo.

    E’addirittura scappato per fuggire dalla psicopatica! Si deve essere reso conto dell’invito azzardato e si è dato alla fuga partendo per l’Oceania.

    Mentre sto per scoppiare in lacrime e per prendere a pugni questo maledetto portiere che non si leva questo sorrisetto dalla faccia, qualcuno mi bussa sulla spalla.

    Mi volto di scatto trovandomi di fronte un grosso omone e sono costretta ad alzare la testa per guardarlo.

    Ecco lo sapevo: l’avevo detto che mi avrebbe fatto pestare da una delle sue guardie del corpo!L’unica differenza è che non si è nemmeno abbassato ad assistere alla scena fumando, ma aspetterà il resoconto minuto per minuto, nella sua vasca idromassaggio.

    - Venga signorina, il signor Stratford l’attende!-

    Ci metto alcuni istanti per capire il significato delle sue parole dato che sono ancora sulla difensiva, pronta a difendermi da un suo cazzotto. Quando finalmente la mia mente elabora il messaggio, mi compare sulla faccia un sorriso da ebete e prima di sparire nell’ascensore, rivolgo un ultimo sguardo al portiere. Il senso è molto chiaro: “Ridicolo sarai tu, vecchiaccio!”.



    Non immaginavo minimamente quanto potesse essere lussuoso questo posto. Il tratto in ascensore mi ha fatto sentire effettivamente un po’in ansia, ma mi rendo conto che il fatto che sia avvenuto con un gorilla non mi abbia facilitato. Quando attraversiamo il lungo corridoio che emana un dolcissimo profumo di detergente, le mie mani cominciano a sudare.

    Insomma, sto per entrare nella stanza di Spike Stratford e il fatto che fino a ieri non sapessi nemmeno chi fosse non riesce a calmarmi. Il pensiero che tra un po’ vedrò il suo letto mi fa avere uno sporadico flash di noi che lo facciamo! No! Buffy no!

    Mi intimo di non guardarlo, non guardarlo assolutamente!

    L’omone dopo aver aperto la porta con una carta magnetica mi fa segno di entrare e si allontana.

    Mi chiudo nervosamente la porta alle mie spalle e noto subito un grosso cesto di frutta posto sul tavolo centrale. Cerco con lo sguardo qualche particolare curioso e noto che è tutto perfettamente in ordine stranamente.........NO!

    I miei maledetti occhi l’hanno fatto! Mi volto imbarazzata cercando di cancellare dalla mente quel letto baldacchino con le coperte porpora, ma so che da ora praticamente lo sognerò ogni notte!

    L’avevo detto che dovevo restare con Grande Puffo!

    -Tutto bene?- mi dice una voce che con orrore riconosco.

    -Si, si certo.- balbetto sentendomi ancora più imbranata e quando mi volto è la fine!

    Ma chi diavolo me l’ha fatto fare di venire!

    Spike Stratford è davanti a me in jeans chiari e t-schirt nera e mi fissa divertito.

    -Sicura Buffy?- mi chiede un po’ incerto, ma visibilmente compiaciuto del mio imbarazzo.

    Sono talmente eccitata dal fatto che lui si sia ricordato il mio nome che dico( e questo giuro è da record) –Niente, guardavo il tuo letto!-

    Bingo!

    Allora ora dico io, una persona sana di mente come potrebbe uscirsene con una frase del genere, quando in più ha spiaccicato negli occhi la voglia di violentare quest’uomo e ha lo sguardo come per dirgli “ Fammi tua!”?

    Vedo con estrema chiarezza il suo sorriso divertito nel momento che si volta verso l’armadio all’entrata e sono sicura che l’abbia fatto a posta per scompisciarsi, senza che io lo possa vedere!

    Vorrei prendermi a pugni, lo giuro!

    - Sono venuta per l’intervista...- gli dico in un tentativo di fargli dimenticare la mia orrenda frase di prima.

    -Certo, naturalmente- mi risponde lui con un’aria a dir poco MALIZIOSA!

    La mia voglia di stuprarlo è aumentata e questi 23 anni di astinenza si fanno sentire prepotentemente!

    E’ evidente che il mio tentativo di distrarlo dalla mia uscita precedente è andato a vuoto.

    -Dimmi Buffy, di che tipo di intervista si tratta?-

    Mammina, c’ha una voce da panico!Proprio come il suo film!

    -Domande sulla sua situazione sentimentale- gli dico cercando di far sembrare meno intromettente, la richiesta di farmi praticamente gli affari suoi.

    -Dovevo immaginarlo- mi dice e stranamente questa volta non sorride.

    -Nessuno si interessa dei miei film, vogliono solo sapere chi è stata l’ultima modella che ho portato a letto!-

    E ora che ha?Perchè si arrabbia con me!Non è mica colpa mia se fa film che si chiamano “Panico? E poi......MODELLA???

    Buffy renditi conto: questo va a letto con donne bellissime, figurati se guarda una che vive in una casa da puffo, senz’acqua calda e con....Grande Puffo appunto!

    -Mi dispiace per ieri.- mi dice improvvisamente e non so perchè mi da l’idea che abbia voluto cambiare discorso, ma ora ricordandomi dell’accaduto mi innervosisco improvvisamente.

    Avevo dimenticato, presa dal suo letto e dai suoi pettorali che ieri mi ha preso in giro per tutta la sera.

    -Infatti!L’ho trovato un modo molto scortese!- gli dico e vorrei uccidermi per come ho alzato la voce.

    Lui stranamente sembra sorpreso e compiaciuto e io non ne capisco proprio il senso.

    Mi fissa e sento il suo sguardo attraversarmi tutto il corpo.

    E questa volta ho i jeans.....c’è la sicurezza che non abbia una calza smagliata!

    - Perchè l’hai fatto?- gli chiedo cercando di far distogliere i suoi occhi che mi imbarazzano così tanto da sentirmi il viso in fiamme.

    -Ho approfittato del fatto che non mi conoscessi e poi hai suggerito tu che io fossi un giornalista- mi dice mentre prende un giubbino di pelle dall’armadio.

    -Si, ma tu l’hai confermato!- gli urlo ancora una volta volendomi strappare le corde vocali.

    Ma è mai possibile che nemmeno l’imbarazzo mi faccia evitare queste figure di.....avete capito!

    -Andiamo!- mi dice lui sorridendomi come se non mi avesse nemmeno sentito nonostante io avessi giurato che l’avesse fatto molto attentamente.

    -Dove?- gli chiedo spaesata.

    -Non mi va di fare qui l’intervista. Andiamo a fare un giro.- mi dice mentre prende gli occhiali da sole.

    - Ok - gli dico titubante.



    Quando usciamo dalla stanza io mi allontano mentre lui chiude la porta con la card.

    - Perchè vorrei che qualcuno volesse la mia compagnia perchè sono William, non Spike Stratford- mi dice guardandomi, quando estrae la carta.

    Io lo fisso stralunata.

    - Per questo l’ho fatto- aggiunge mentre mi passa accanto.

    Grande Puffo dove sei?






    Allora, rendiamoci conto che la situazione è critica. Sono nell’auto blindata di una delle star Europee più famose del momento che in più è una figo da paura( e questo non penso si possa tralasciare) quando fino a poche ore fa non sapevo nemmeno chi fosse e a cui non so che dannatissime domande fare. La mia smania di rivederlo per calarmi ancora nel limbo delle figure a dir poco catastrofiche, mi ha fatto dimenticare ancora una volta di prendere almeno una minima informazione su di lui. Ma cerco di calmarmi. In fondo ieri non conoscevo nemmeno la sua faccia e questo è un bel passo avanti. In più lui, dopo la splendida figura avrà capito che non so nemmeno se sia etero. Ha no!Questo lo so!Prima ha parlato di modelle....bene!Conosco la sua faccia e so che è eterosessuale!Praticamente potrei fare a meno di intervistarlo.

    Spike Stratford è seduto al mio fianco e io ho le mani appiccicate ai sedili di pelle delle limousine!

    Non sapendo che fare guardo l’orologio fingendo che mi interessi che ore sono, ma non so nemmeno come riesco a collegare mezzogiorno al pranzo, dato che la mia mente è praticamente in catalessi!

    Invidio il mio piccolo Grande Puffo, solo e abbandonato, nel suo tenero boccale di birra mentre inondato dalle briciole e col suo orrido musino attaccato al vetro, fissa la desolante cucina del mio appartamento. Effettivamente non mi sorprenderei di trovarlo riverso sul pavimento e con un biglietto tra le pinne con su scritto: “Ricordami”. Si, forse sta peggio di me. Anche se non ne ho la certezza. In un certo senso anche io ho l’imminente desiderio di razzolar giù da questa macchina, sbattendo la faccia contro l’asfalto cocente,pur di non parlare con quest’uomo.

    -Allora Buffy, visto che è quasi ora di pranzo, andiamoci a fare questa intervista in un bel ristorantino.Ti va?-.

    Come non detto!

    Mi va? Ma se verrei pure in capo al mondo con te!Vorrei solo che non mi guardassi così Spike Stratford però!Sento il cuore che mi sale in gola e ripenso alle tue ultime parole.

    Povero cucciolo di uomo abbandonato, che vuole che qualcuno lo tratti semplicemente come William!

    Ma vieni qui tesoruccio, che ti strapazzo io di coccole e......ti strappo tutti i vestiti di dosso!

    -Come vuoi- dico. I miei pensieri sono sempre leggermente diversi dalle mie parole. Si nota?

    -Buffy dammi del tu insomma. Ieri stavamo cenando in uno squallido ristorante dove mi stavi raccontando tutta la tua vita e ora mi dai del lei?- mi dice divertito.

    Oh mio Dio!Tutta la mia vita?Si è accorto della mia dissenteria verbale!Arrossisco sentendo il mio corpo che si scioglie fondendosi con i sedili. Vorrei nascondermi, coprirmi la faccia con le mani,scivolare via da quest’auto che mi fa mancare il respiro!Ma cosa diavolo mi succede?

    -Non ti stavo raccontando tutta la mia vita!- gli dico alquanto innervosita e imbarazzata dandogli volutamente del tu.

    -Certo- mi risponde lui con molta calma.

    -Sono certo che la tua vita è molto di più di quello che mi hai raccontato- aggiunge .

    Insomma, ma come fa questo tipo a lasciarmi sempre senza parole facendomi sentire una cretina?

    Non è per il fatto che sia famoso ma....è il suo aspetto, mi confonde profondamente.

    -E la tua?- gli dico urlandomi come un’ossessa nella mente di star zitta, prima di fare il secondo strike della giornata. Lui mi guarda e riesco a leggere stranamente nei suoi occhi cerulei, la paura di aver capito ciò che voglio dire.

    Lo sapevo, gli altri concorrenti si volteranno verso di me con la ferocia e la voglia sadica di spezzarmi le gambe .Ma non posso far a meno di urlarlo per la seconda volta nella stanza affollata del mio malato cervello : “Bingo!”



    Quando scendo dall’auto dopo un silenzio imbarazzante, spalanco la bocca come un ebete!Ha....Grande Puffo cosa ti sei perso!Tu che sguazzi nel tuo sudicio boccale e io sono fuori al ristorante più lussuoso che abbia mai visto!Leggo velocemente l’insegna scavando nella mia memoria. “Da Frans”? Possibile che esista un ristornate del genere e io non ne sapessi niente.

    Il bel fustaccio deve essersi reso conto del mio ebetismo e della mia bocca spalancata così mi dice:

    - E’aperto da pochi giorni, appartiene ad uno dei miei migliori amici.-

    Io sorrido fingendo di non essere affatto sorpresa, quando penso si legga con estrema chiarezza la mia totale ignoranza. Nonostante lo splendido profumo, appena entriamo nella stupenda e lussuosa sala ricolma di camerieri, il mio stomaco è totalmente chiuso. Anzi, sento anche uno strano brontolio interno che non promette nulla di buono.

    Spero solo che Spike Stratford non lo senta, mentre io sorrido facendo la sexy!

    Percepisco tutti gli occhi puntati su di noi nonostante le guardie del corpo abbiano provveduto ad avvertire tutti i camerieri e il luogo mi sembra un habituè di tutti i divi. Mi sembra perfino di ascoltare qualcuno che fa commenti sui miei jeans e ho l’imminente voglia di girarmi per trucidarlo, ma non vorrei dare la conferma a Spike di essere una psicopatica.

    Anche se in effetti.......... credo che lui abbia già questa certezza!

    Ci sediamo in una saletta appartata dove c’è solo una coppia di anziani e io mi intimo di calmarmi mentre lo guardo sfilarsi la giacca e mostrare delle braccia che......

    Allora come diavolo è possibile che ho visto questo tipo da nemmeno un giorno e ho già l’imminente voglia di andarci a letto?Ma non nel modo dolce e carino come avevo sempre immaginato, ricolmo di petali di fiori e luci soffuse. Io a questo gli voglio proprio far del male fisico!Sorrido come una svasata a questi mie piccanti pensieri, fissandolo con l’imminente sensazione di avere la bava alla bocca. Sono ancora nervosa per le domande che non ho, ma la sua presenza è talmente imbarazzante che tutto passa in secondo piano.

    Penso che se anche ci fosse una bomba nel locale, io penserei solo a mostrargli il mio profilo migliore, mentre veniamo dilaniati!

    Quando ci sediamo lui è tutto sorridente e il fatto che la mia presenza lo rende felice mi fa fare i salti di gioia!Certo, è la mia mente a farli, ma vi assicuro che sono piuttosto evidenti.

    I miei occhi luccicano come quelli di una bimbetta davanti ad una torta, continuo a giocherellare con i capelli, ho le gambe che si muovono convulsivamente e ultimo, ma solo per un ordine casuale, il mio stomaco borbotta più di prima. Vedo perfino Spike fissarmi più del dovuto e mi convinco sempre di più che il rumorino è arrivato alle sue orecchie.

    -Forse sarebbe ora di farti qualche domanda- gli dico sperando che la mia voce copra il “resto”.

    -Allora Buffy, mettiamo in chiaro una cosa- mi risponde come se fosse arrabbiato e io penso che il mio tentativo sia fallito e che lui mi chieda da un momento all’altro di mettere a tacere il mio dannato stomaco.

    -Quando sono a pranzo io mangio e basta. Il lavoro viene dopo.- aggiunge sorridendo.

    Sono così felice di essermi sbagliata che non mi passa nemmeno per la testa di chiedergli allora perchè diavolo mi ha portata qui!

    Mentre discutiamo un cameriere si avvicina porgendoci un menù e io scorro con l’indice tra le prelibatezze francesi di questo posto. Sono indecisa tra una trentina di piatti....dato che praticamente non so nemmeno cosa siano. Potrei ordinare testicoli di toro e insalata e non saperlo!

    Bene, va sempre meglio!

    Non sapendo nemmeno come si pronunci una di queste maledettissime pietanze francesi, faccio la disinvolta e sporgendomi verso di lui che è dall’altro lato del piccolo tavolo, gli indico un piatto a caso.

    -Io prendo questo- dico entusiasta come se non desiderassi altro da una vita.

    Pessima idea!Non siamo mai stati così vicini e la cosa mi ha praticamente immobilizzata.

    I nostri occhi sono a pochi centimetri e io posso sentire il suo profumo. Sono estremamente sicura di non aver mai sentito qualcosa del genere. Sa di inferno e di proibito, sa immensamente di lui.

    Lui mi fissa e con voce rauca mi dice:

    -Sei sicura?- soffiandomi sulle labbra il suo respiro che mi fa stringere la tovaglia tra le mani nell’imminente voglia di baciarlo. Spike baciami!Fa di me quello che vuoi!

    -Non so come qui cucinino il fegato.- Strappami i vestiti!Fammi tua...........

    COSA? FEGATO?

    Mi allontano come se avessi preso la scossa e giurerei che lui si è reso conto di tutto per come è divertito!Bastardo!

    In più, stavo per dimenticare il fegato!Ma che sfiga è questa!Con un milione di possibilità vado a prendere proprio il fegato?Penserà che sono una di quelle che rutta con una birra davanti ad una partita di football o che lascia sempre la tavoletta alzata!No!!

    -Sei qui e non puoi certamente non mangiare le escargot !-

    Mio salvatore!Porterai la donzella indifesa lontana dal maligno fegato!Lo amo quest’uomo!

    In questo istante mangerei tutto al posto del fegato e così annuisco eccitata ancor più di prima!Mentre lui però chiama il cameriere per riferire il suo ordine la mia mente si mette in moto.

    Escargot? Escargot? Escargot!

    -Le lumache?- gli grido come risvegliatami da un sogno e tappandomi subito la bocca con una mano .Per fortuna il cameriere si è già allontanato, ma lui mi fissa spaesato.

    Signori e signori:record mondiale!Il terzo bingo in meno di ventiquattro ore, la terza performance in un giorno, la terza fantastica uscita con la stessa persona, la terza figura di cacca con Spike Stratford!

    -Dicevamo?- dico con le guance in fiamme fingendo che nulla fosse successo.

    Ne sono sicura:tra poco chiamerà per me il reparto di igiene mentale!

    Fortunatamente lui si limita a fare una divertente smorfia con la faccia e a dare MOLTO a vedere che sa che voglio cambiare discorso.

    - Scivi per Angel Dracy giusto?Bel personaggio quello!- dice divertito, ma facendo una smorfia molto ironica sul nome del mio capo.

    -Io non mi darei molto da fare per una rivista del genere, non farai molta strada in questo modo- mi dice strafottente.

    Cosa?Mette in dubbio”Love Story”? Una delle più vendute riviste scandalistiche di Hollywood?

    Il fatto che io effettivamente pensi che sia una rivista da circo non sembra calmarmi!

    Insomma è la mia rivista, si spera!Sono stata ferita nell’orgoglio!

    -Non è una cattiva rivista.- gli dico alterata tanto che la vecchietta poco distante da noi si volta.

    - E’ un genere un po’ diverso, ma sono certa che riuscirò ad esprimermi. E poi mi lancerà in questo campo- urlò più forte mentre mi sembra di vedere Grande Puffo che sbatte il suo musino contro il boccale per farmi smettere.

    -Un giorno scriverò per una grande testata!- concludo ricomponendomi.

    Ora voglio morire!Terra apriti!

    Quando mi rendo conto di quanto ho urlato vedo la mia faccia attraverso lo specchio alle sue spalle diventare porpora e ciò mi ricorda molto il suo letto!Così dal bordò intenso passo al paonazzo!

    Lui ha un sorriso stupendo!E’come se si divertisse di gusto quando vado di matto e divento isterica!E’talmente compiaciuto che comincio a pensare che sia lui quello da igiene mentale.

    Lo vedo cominciare a dire qualcosa quando il cameriere mette a tavola il mio incubo fattosi reale!

    No!Le lumache no!Grande Puffo!Anche le tue briciole,anche un sorso dal tuo boccale, ma non le lumache!

    Riesco a vedere il suo sguardo divertito quando afferro l’affare che darà vita allo scempio. Sa esattamente che mi fanno schifo e che non so come mangiarle ne con le mani, ne con questo arnese che sembra un cucchiaio per gelato!Si,voglio un gelato!

    Cerco di imitarlo guardando i suoi movimenti e il suo elegante modo di portare alla bocca queste schifezze. Comincio a prendere in mano la situazione e arrivata a metà dell’estrazione della lumaca, dopo più di tre quarti d’ora, sorrido trionfante, pensando che ormai gran parte del lavoro è stato fatto e che dopo averne mangiata una saprò come fare con le altre!

    Magri le ingoierò senza pensarci!Tutto pur di non fare il quarto strike!

    Mentre penso a tutte queste cose molto interessanti si svolge la tragedia.

    Tutto in pochi istanti.

    Chi se lo sarebbe mai aspettato.

    In un attimo il guscio della mia viscida lumaca mi salta dalle mani per la forte pressione, mentre l’affare di metallo mi cade sonoramente nel piatto. Guardo insieme a Spike con occhi allibiti la sua traiettoria!

    Dopo essere volata per più di un metro finisce nel calice di champagne della vecchietta di fianco, che sussulta sconvolta.

    Quarto bingo!Game over! Partita finita!

    Da suicidio!

    Non oso nemmeno guardarlo!

    Sento solo la sua voce divertita che sorprendendomi tanto da farmi mancare il fiato mi dice:

    -Lo sai Buffy? Mi piaci davvero!-



    Igiene mentale!



    Continua....


    4°Capitolo



    Sto letteralmente raschiando il fondo! In meno di 24 ore ho messo a segno più di un paio di colpi che hanno fatto scendere la mia autostima a terra. No, non è esatto. E’caduta molto più in profondità, in un luogo dove nessuna potrà mai portarla in salvo!

    Spike Stratford è seduto al mio fianco nella lussuosissima limousine e sono certa, che stia ancora sghignazzando. Sono il pagliaccio di oggi, ecco tutto.

    Buffy scendi dalle nuvole, questo non ti guarda nemmeno. Nonostante sia infinitamente bello e schifosamente ricco, la mia mente malata se pur di nascosto, con l’imminente paura che io la scoprissi e la facessi fuori, aveva già immaginato un lieto fine.

    L’inarrivabile attore che resta folgorato per un attimo interminabile dall’imbranata ragazzina della porta accanto, rinuncia a tutto per lei e le fa una dichiarazione d’amore eterno, sul palco degli Oscar....e vissero tutti felici e contenti....

    E invece ecco come è andata a finire. Ho scambiato l’attore più famoso d’ Europa per un rapinatore, l’ho praticamente violentato con gli occhi dopo aver incamerato per l’eternità l’immagine del suo letto e averglielo naturalmente detto tra il delirio.

    L’ultimo atto vorrei tralasciarlo.

    Rimuoverlo per sempre dalla mia memoria a breve e a lungo termine e.....sradicarlo anche dall’oblio. Non si sa mai!

    Si commenta da solo, no?

    Perciò passiamo avanti! Odierò quelle viscidissime lumache per il resto dell’eternità!

    Le mie mani ormai hanno lasciato enormi orme sulla tappezzeria in pelle e io continuo a torturarmi i capelli. Non si può dire che la conversazione sia il suo forte!Potrebbe almeno provarci insomma, invece di girarsi a guardarmi e scoppiare a ridere continuamente. Cafone!

    Alla sua ennesima risata fragorosa dopo avermi guardata, col viso ancora in fiamme decido di prendere in mano la situazione. Sono sempre una giornalista insomma!O forse è proprio quello il problema!

    Quando ormai ho già aperto la bocca per parlare e il mio sorriso è ormai spiattellato sul mio bel faccino in segno dell’inizio di una frase, mi rendo conto dell’ennesima bella figura che sto inesorabilmente facendo. E’ sicuramente molto chiaro un concetto ora.

    Non devo essere certamente andata in quell’albergo per avere l’intervista che mi aveva promesso, se ho pensato di indossare un reggiseno nuovo, piuttosto che portare un blocco e una penna! Perfetto! La mia bocca è ancora aperta, la domanda urla nella mia mente, ma io non ho un diavolo di foglio dove annotarla. Fantastico Buffy.Sei un mito!

    Lui mi fissa come se aspettasse un nuovo motivo per rendere divertente la giornata. Ormai sa, nonostante mi conosca da un giorno, che non posso ne parlare, ne compiere azioni, senza scivolare nel patetico. Improvvisamente il mio sorriso torna ad allargarsi come non mai, mentre non posso fare a meno di tirare un sospiro di sollievo. Il registratore! Quella impicciona di mia sorella me l’aveva regalato prima di partire e io sono certa di non averlo mai tirato fuori da questa borsa. Spero con tutta me stessa che sia così mentre frugo tra le gomme da masticare, i volantini raccolti per strada, il trucco e oggetti non identificati. Ricordo improvvisamente di quando mettendolo in funzione per la prima volta, mi ero accorta che Dawn l’aveva usato per spiare le mie conversazioni....ma questa è un’altra storia!

    Il mio viso è pervaso da un’espressione di vittoria. Non mi sentivo così felice da quando avevo vinto quel peluche a quella fiera. Estraggo con fierezza il registratore dalla borsa e fisso il belloccio. “Ho vinto io strafigo!” gli dico con lo sguardo mentre mi sistemo meglio sul sedile.

    -Bene Spike, abbiamo pranzato insieme, ma dell’intervista nemmeno l’ombra. Forse ora dovresti rispondere ad un paio di domande.-

    Mi viene voglia di fargli uno sguardo di superiorità, ma l’agghiacciante ricordo dell’evento”rimosso e cancellato dalla mia mente” non me ne dà certamente la forza e il fatto che abbia mangiato praticamente solo un creme caramel., non mi aiuta!

    Spike Stratford ora mi sorride. Sembra molto felice della mia presa di posizione e questo un po’ mi fa perdere il dolce gusto della vittoria.

    -Certo Buffy, mi sembra giusto- mi dice versandosi del vino preso nel minibar dell’auto e porgendomene un bicchiere.

    -Allora....- dico accendendo il registratore anche se non ho nemmeno la certezza che si usi così. Per fortuna si illumina una spia rossa e io torno a respirare. Alla cassetta non ci penso. In questo momento è decisamente un particolare irrilevante.

    La mia mente si muove alla ricerca di domande vaghe che non facciano capire troppo, che non so nulla di lui.

    A parte il fatto del suo nome e che sia eterosessuale naturalmente!

    -Cominciamo dall’inizio- gli dico sperando di non sparare cazzate!

    -Parlami dei tuoi amori passati- gli dico con la faccia di una che sa tutto di lui. Il fatto che lui sappia che ieri non conoscevo nemmeno la sua faccia, non mi sembra importante certamente!

    Lui mi fissa e con estrema naturalezza mi dice:

    - L’amore non esiste, è molto semplice.-

    Io senza rendermene conto spalanco gli occhi.

    -Non fraintendermi- mi dice sorridendomi e cercando in modo decisamente fittizio, di rassicurarmi .

    -Per qualcuno c’è ma non certamente per me- aggiunge versandosi altro vino.

    -Due si incontrano, fanno un bel po’ di sesso piacevole e decidono che si amano-

    Non riesco a fare a meno di arrossire alla sua ultima affermazione, mentre le mie mani tornano a sudare attorno al registratore.

    -Se si sposino o no questo è irrilevante. Dopo un po’ si fanno male. Si feriscono fino in fondo. Non era amore, quello non c’è, è una bella metafora inventata da qualcuno per trovare una giustificazione a questa vita che non sa di nulla- mi dice e io riesco a leggerci una tremenda se pur profonda vena di risentimento.

    -Scrivono canzoni, libri!E’ quella la fase creativa. La straziante, angosciante sofferenza post-amore!- mi dice sarcastico e non riesco a fare a meno di provare rabbia.

    -E poi si odiano, si odiano per sempre!- ora non sorride, decisamente no .

    -Non ho mai incontrato l’amore e mi auguro di non incontrarlo......Lo auguro a tutti quelli che conosco. Sono già circondato da cose false.-

    Nell’ultima battuta, di questa terribile caduta di stile, di questo fantoccio odioso, il mio dito preme il tasto ”STOP”per mettere fine a questa buffonata e decisamente scivolare nel....ennesimo strike!

    -Non dovresti stoppare la registrazione- mi dice prima che io possa cominciare.

    -Questo non basta!Non gasarti, non farai nessuno scoup. Lo sanno tutti quello che penso.-

    Questo è decisamente troppo. Per chi diavolo mi ha presa?

    Ora che lo guardo comincio a capire. Pensa che lo stia inseguendo imbarazzata da ieri sera per avere uno straccio di articolo, pensa che io sia una di quelle pronte a tutto pur di far carriera. Improvvisamente mi fa pena!

    -Senti non so chi ti credi di essere, ma il fatto che io ieri non conoscessi nemmeno la tua faccia dovrebbe darti una bella risposta!- gli dico mentre lo guardo sbalordirsi completamente sotto le mie parole, che questa volta non hanno alcuna voglia di fermarsi.

    Guardami Grande Puffo!

    -Non so cosa ti sia successo e non mi interessa, ma se i soldi fanno questo effetto preferisco avere sempre il conto in banca esaurito- aggiungo perdendo anche il mio leggero filo d’ironia che mi contraddistingue.

    -Pensi di aver detto la cosa più difficile e coraggiosa del mondo mentre sei solo un idiota!- gli urlo così forte, tanto che la finestra scorrevole che ci tiene separati dall’autista, comincia lentamente ad aprirsi.

    Lui stranamente si accomoda ancora meglio sui sedili come per godersi lo spettacolo.

    Vuole ridere ancora del suo pagliaccio....bene!Lo farò ridere di gusto!

    -Forse le altre donne sono rimaste sbalordite da queste cazzate che odorano di macho sperando di conquistare il bel tenebroso per fargli cambiare idea-

    Ora mi fissa particolarmente incuriosito, ma non posso far a meno di notare quanto sia sconvolto dalle mie parole.

    -Se vuoi morire solo in mezzo ai tuoi soldi fa pure.....- gli dico mentre ormai l’autista ha gli occhi su di noi.

    -Ma grazie.....non augurarlo anche a me.- aggiungo con una freddezza ed un velo di sarcasmo che sbalordisce perfino me stessa.

    -Giri a destra. Casa mia e lì- indico con un tono involontariamente ancora sgarbato all’autista.

    Sono fiera di me stessa nonostante abbia una gran voglia di piangere.

    Non so di che. In quest’istante non mi interessa dell’intervista persa e del fatto che tornerò a casa a mani vuote. Ora è l’ultimo dei miei pensieri.

    So solo che sono in macchia con uno sconosciuto che non mi piace e che voglio scendere.

    So solo che ho odiato il suo cinismo e le sue parole.

    So solo che sono le stesse a cui infondo ho paura di credere.

    So solo che sono i miei incubi peggiori.

    So solo che il fatto che sia qualcun altro a crederci, mi fa terribilmente paura.



    Sento i suoi occhi su di me mentre infilo il registratore nella borsa e ho come l’imminente impressione che voglia parlare ma....per una volta è lui quello che non sa cosa diavolo dire.

    Apro velocemente la portiera quando l’autista si ferma sotto il mio nuovo appartamento e scendo senza nemmeno voltarmi a salutare. Giro intorno alla grossa auto che non sembra finire mai e spero con tutta me stessa che si allontani, perchè non voglio che mi veda cedere.

    Quando sto infilando le chiavi nel piccolo portone sento il suono del finestrino che si abbassa e la sua voce mi raggiunge facendomi stranamente battere più velocemente il cuore.

    -Stasera c’è una festa importante. Vorrei che tu mi accompagnassi Buffy - mi dice serio mentre io, di spalle, sto piangendo senza alcun senso di rabbia.

    Sbarro gli occhi non afferrando pienamente il messaggio.

    -Passo a prenderti alle otto- aggiunge mentre il finestrino si chiude, tanto che le ultime parole si perdono nell’aria.

    Mi volto quando l’auto si è già allontanata.

    No, non diciamo idiozie!Succede solo nei film non fare in tempo a fare e a dire.

    Non mi sono voltata in tempo perchè non volevo farlo.......



    Diciamo che questa situazione sta prendendo una piega che non mi piace. Ho seguito questo tizio da copertina folgorata dai suoi occhi e dai suoi muscoli. Sono scivolata nel patetico sfociando in qualche tratto nel macabro e non so nemmeno come e perchè. Le sue frasi ciniche risuonano stranamente ancora nella mia testa. Voleva farmi del male. Ho sentito la sua voglia di distruggermi, di distruggere il buono che aveva visto in me. Nonostante tutto continuo a non capire. Non capisco perchè sto facendo una doccia e mi sto preparando per uscire, quando non ho nessun motivo per farlo. Non ho alcun motivo per andare ad una festa di cui non conoscerò nemmeno un invitato, compreso il mio accompagnatore.

    Ho come l’impressione di non sapere di Spike Stratford, più di quanto sapessi ieri mattina. Improvvisamente il pensiero di rimanere sola con lui mi provoca una starna sensazione che per una volta, non so proprio come catalogare. Mentre il getto dell’acqua mi raggiunge il viso e poi i lunghi capelli biondi, ho nella testa la sporadica immagine delle sue labbra. Senza alcun senso sento le sue mani scivolarmi sui fianchi e tremo dentro. E poi mi bacia. Sento la sua bocca, la stessa che ha riso di me, mi ha incantata e ha sparato a zero su tutto. Ho paura di diventare una di quelle sbalordite dalle sue parole, ho paura di voler far di tutto per conquistare il bel tenebroso.

    So che non ci sarà nulla. So che ne’ io, ne’ lui prenderemo nemmeno per un istante in considerazione di stare insieme.

    Quella è un’altra storia.

    Quello è solo un sogno che farò una notte dopo averlo rivisto, mentre sono in un bar, in un programma televisivo. Ma ora, in quest’ istante, sento di volerlo.

    Di volere il suo corpo e basta.

    Con un gesto frenetico colpisco la maniglia della doccia che ferma di scatto il getto.

    Rimango per qualche istante a gocciolare nuda. So che mi sto mettendo in una situazione che non mi piace. So che sto pensando anche troppo a qualcuno che a stento sa che esisto e il fatto che mi senta terribilmente ridicola, non mi aiuta.



    Grande Puffo continua a fissarmi. Effettivamente stasera non gli ho rivolto molte attenzioni e mi sento in colpa. Dovrebbe però ritenersi fortunato. Dopo averlo visto galleggiare inanime per qualche istante sullo spesso strato di sudiciume col rischio di affogarlo o addirittura farlo scivolare nelle condutture del lavabo, ho cambiato l’acqua al suo boccale. Per quanto riguarda la vaschetta.....insomma non esageriamo!

    So che non vuole che io vada a quella festa e non gli do torto. Questa volta non ho nemmeno una scusa plausibile dato che l’intervista ce l’ho. Se è vero quello che ha detto Spike non farà molto colpo sul signor Darcey, ma stranamente ora è l’ultimo dei miei pensieri.

    Senza senso ho come l’impressione che per mercoledì avrò altro da aggiungere.

    Cercherò di captare ogni sua parola fin quando non avrò un vero scup, come dice lui.

    Infilo con cura il vestito che avevo conservato per il più grande avvenimento di Londra e non mi passa nemmeno per un istante l’idea di indossarne un altro.

    La seta nera stenta a scivolare sulla mia pelle ancora umida, sistemo nervosamente le spalline sottili e giro ancora a piedi nudi per un po’, indosserò i sandali solo al momento di scendere dato che sono alquanto pericolosa quando ho i tacchi.

    Quando mi accorgo che sono le otto il mio cuore senza senso si mette a battere freneticamente.

    Ho come l’impressione che il campanello suoni da un momento all’altro e contemporaneamente ho lo strano timore che non si presenti. Sento che può farmi del male, ma non come tutti gli altri.

    Sento che i suoi soldi gli permetterebbero di ridere di me, di prendermi in giro senza rimorsi.

    Ma questo non basta a fermarmi.



    Quando sono passati pochi minuti dalle otto e io ho già deciso di affogarmi nel lavabo ancora ricolmo dell’acqua di Grande Puffo, il campanello suona per un paio di volte. Con uno scatto non molto agile mi infilo le scarpe e spegnendo a stento le luci, mi precipito giù. Prendo una brutta storta per le scale, tanto che mi metto a imprecare a denti stretti....ma questo era scontato.

    Quando chiudendo il portone alle mie spalle mi volto scorgendo la grossa auto da cui poche ore fa sono scesa, sento che il mio viso si infiamma e il mio cuore batte all’impazzata.

    Non voglio vedere il suo sguardo nel momento che si poserà su di me. Comincio ad odiare questa situazione di imbarazzo. Scorgo l’autista rimettersi a sedere e chiudere la portiera e quando io sto per aggirare l’auto per salire, il suo profumo mi fa fermare il cuore.

    Spike Stratford in giacca e cravatta è sceso dall’auto tendendomi aperta la portiera, con uno splendido sorriso sul volto.

    Ora, per la prima volta, mi rendo conto di averlo visto un milione di volte sui giornali.

    Come non posso averlo riconosciuto?

    Mi ero ripromessa di restare impassibile, ma non posso fare a meno di sorridergli mentre mi infilo nell’auto.

    -Mi dispiace per prima- mi dice mentre io sto appena assaporando il suo odore che ha inondato la limousine. Sobbalzo senza rendermene conto alle sue parole che mi sorprendono continuamente.

    -Sei bellissima- aggiunge porgendomi una rosa bianca. Le mie mani tremano quando tocco il fiore e mi chiedo come possa essere così.

    Il mio viso è praticamente in fiamme quando gli rispondo:

    -Grazie- balbettando come mio solito.

    Ho già dimenticato tutto.



    Quando dalla limousine comincio a scorgere le mille luci che inondano la villa, non mi sento per niente a mio agio. Mi sento terribilmente fuori luogo.

    -La festa è di un mio caro amico- mi dice lui, mentre io continuo a fissare l’immensa abitazione.

    Per una volta lui non è il centro delle mie attenzioni.

    -Si- balbetto incerta. Improvvisamente ho una gran voglia di correre da Grande Puffo.

    Deve essere la sua punizione per non avergli comprato quella maledetta vaschetta!

    -Forse non è stata una buona idea portarmi con te- sussurro con lo sguardo ancora rivolto alla villa, senza nemmeno accorgermene. Troppo tardi. Il suo viso si è già rivolto verso di me e io imbarazzata continuo a fissare fuori.

    Aspetto titubante le sue parole e già immagino che mi rassicurerà con le solite frasi di circostanza. O forse si renderà conto dell’enorme errore e mi riporterà a casa. Tutto può essere.

    Ma mi sconvolge e comincio ad aver paura del fatto, che sappia sorprendermi in questo modo.

    Senza nemmeno guardarmi appoggia delicatamente la sua mano sulla mia.

    Mi volto di scatto per guardarlo fissare l’immenso giardino. Ha ancora la mia mano nella sua.

    E’ la prima volta che mi tocca.



    Le luci sono talmente forti nel grosso salone che appena entrata ho l’istinto di coprirmi gli occhi. Forse sono ancora stravolta dato che Spike Stratford non mi ha lasciato più la mano da quando eravamo in auto e la mia comincia decisamente ad essere sudata.

    Anzi, credo che tra poco si dissolverà sotto il suo tocco.

    Vedo un uomo distinto guardare verso di noi e illuminarsi di uno stupendo sorriso.

    Assomiglia vagamente al mio vecchio professore di matematica e questo non è un buon segno.

    Si avvicina a noi a grandi passi, vedo i suoi occhi scrutare ogni centimetro di me. A metà della sala mi accorgo che il suo sguardo si è posato sulla mia mano ancora nascosta in quella di Spike, il suo sorriso sembra tramutarsi in strana titubanza, ho anche l’impressione che si sia fermato per qualche istante. Di colpo rivolgo gli occhi a Spike che come me ha notato tutto, i suoi occhi cadono sulle nostre mani e di colpo si allontana da me, come se rendendosi conto solo allora di tutto, avesse preso la scossa.

    Rimango di pietra senza parlare.

    Non volevo nemmeno che mi toccasse e ora mi sembra che sia stata io a costringerlo.Bastardo!

    -Questo è Rupert Giles- mi dice per la prima volta da quando ci conosciamo in tono distaccato.

    -Mio manager nonchè mio grande amico- aggiunge sorridendo all’uomo e stringendogli la mano.

    -Lei è Buffy....- dice rivolto all’amico, mentre i suoi occhi mi guardano per completare la frase.

    Non sa nemmeno il mio cognome e questo mi sconvolge infinitamente.

    Mai come ora, ho voglia di correre a casa.

    Ma cosa diavolo ci faccio qui?

    -Summers. Buffy Summers- rispondo per riparare questa situazione disastrosa.

    L’uomo ci fissa compiaciuto.

    - E’molto da te Spike. Portare con te una ragazza di cui non conosci nemmeno il cognome- dice divertito fissandomi.

    -Spero di conoscerti meglio Buffy - aggiunge con un tono che mi da la nausea.

    Cosa? I miei occhi si infiammano e tutto il mio imbarazzo si dissolve. Per chi mi ha preso?

    Una di quelle che il signor Spike Stratford si porta a letto, porta a un paio di feste e poi passa agli amici?

    Sto già per urlare a questo vecchiaccio che sono una giornalista e per tirargli un bel cazzotto in faccia quando Spike facendogli un cenno veloce mi allontana da lui.

    -Sta scherzando Buffy. Non ti scaldare- mi dice quasi innervosito.

    Bene!Già è infastidito dal mio comportamento. E’tutta colpa sua.

    E’lui che mi ha portato a questo schifo di festa. Io non ci volevo nemmeno venire.

    -Ha ragione- dico dandogli volutamente di nuovo del lei, mentre lui mi guarda sconcertato.

    -Sono così stupida da aver passato la giornata con un perfetto sconosciuto, da aver accettato l’invito ad una festa in cui sono terribilmente fuori posto, di essere venuta con uno che non sa nemmeno il mio nome.- dico in tono molto calmo.

    Ora voglio proprio andar via!Lui mi guarda stupefatto.

    -Sono così stupida da aver visto qualcosa di buono in te e da essermi scaldata per una schifosissima battuta- aggiungo mentre mi volto uscendo.

    Percorro a passi veloci il salone per poi uscire sull’atrio.

    Non so è perchè sia venuta con lui, ma sento tutti gli occhi su di me.

    Non mi passa nemmeno per un attimo l’idea che possa seguirmi e comincio già a pensare a come chiamare un taxy.



    Continua......

    6°Capitolo



    Ho una gran voglia di dimenarmi tra le mie convulsioni post-fumo, ma la mini borsetta non mi ha permesso di portare con me quella che sarebbe stata la sesta sigaretta della mia storia.

    Mi muovo nervosamente sul marciapiede di questo lussuosissimo isolato mentre vorrei prendermi a pugni da sola. Stupida Buffy che fa pensieri sconci su una star che nemmeno sa come si chiama.

    Improvvisamente mi sento una teen-ager dagli ormoni in subbuglio e una spassosissima fantasia. Mi sembra già di sentire la sua risata sexy mentre sorseggia dello champagne in compagnia di quel pervertito con gli occhiali.

    Do un poderoso calcio a un bidone posto lì vicino immaginando di colpire quel suo bel faccino da figo, quando una voce mi raggiunge le spalle.

    -Mi dispiace Buffy- mi dice con quel suo tono sublime, mentre il mio cuore ricomincia a battere dimenticando già tutto. Infame che non è altro. Insomma almeno provaci a far vedere che sei offesa.

    Non mi volto. E’unico modo per mantenere ancora un po’di distanza. So già che se mi girassi a guardarlo, comincerei a sorridere come un ebete. Dopo poco però lo sento sospirare.

    -So che è la seconda volta che te lo dico in meno di un’ora- aggiunge e per la prima volta mi sembra che non sappia cosa dire.

    -Davvero non volevo ferirti. Rupert è fatto così, non è cattivo, ma si può fraintenderlo-

    Bene ha detto proprio la cosa giusta. Il ricordo del vecchiaccio mi ha fatto nuovamente stizzire e questa volta mi volto molto volentieri per mostrargli la mi “cordialità”. Noto subito il suo viso imbarazzato. Evidentemente non si aspettava il mio sguardo killer.

    - Spike non è colpa tua- gli dico con lo stesso tono di come se dicessi “Fai un altro passo e ti faccio fuori”.

    Lui mi sembra indietreggiare intimorito, ma io continuo.

    -Evidentemente ho perso un po’la cognizione della realtà- aggiungo con un sorriso cinico.

    -Io sono una giornalista e tu un attore. Ho l’intervista che mi serviva e ciò vuol dire che il mio lavoro è terminato. – lui ora accusa il colpo.

    -Non sarei mai dovuta venire con te. Questo non è un luogo adatto a me- aggiungo sorridendo e questa volta sono stranamente calma.

    -No Buffy, no- mi dice lui gesticolando, cercando di giustificare le mie parole.

    -No Spike mi hai frainteso. Non mi stavo commiserando- aggiungo mentre finalmente, quel maledetto taxy che avevo chiamato più di mezzora fa, accosta.

    -Sono felice che non lo sia- aggiungo mentre leggo nei suoi occhi lo stupore più totale.

    Ed ecco che Buffy tira e.....gol!

    -Buonanotte Spike- aggiungo mentre mi volto.

    Riesco già a vedermi nel mio grosso lettone. Riesco già a vedere la sua immagine su un qualche giornale e il mio cuore che batte al ricordo di questa serata. Ma non tutto va come pensi.

    Spike Stratford improvvisamente mi blocca un braccio.

    -Permettimi di accompagnarti- mi dice con un tono che mi fa arrossire in un lampo. I suoi occhi sono a pochi centimetri da me. Il suo tocco mi inebria. Posso vedere con estrema chiarezza la sua magnetica bellezza. E ho ancora quella voglia. Quella voglia che mai nella vita è stata tanto pazza e reale. Ho solo voglia di farci l’amore. Di farci l’amore tutta la notte.

    -No, non è il caso, davvero. Il tuo amico si dispiacerà- aggiungo e questa volta sembro davvero io quella scontata e poco convinta.

    - Tornerò alla festa in un attimo. Ti prego, desidero solo accompagnarti a casa. –

    Che colpo basso! Come diavolo faccio a dire di no all’uomo con cui ho sognato fino a pochi istanti fa di passare la notte, o forse con cui sto pensando di farlo anche ora, mentre lui mi implora?

    So già che l’autogol è inevitabile quando accetto con un cenno della testa.

    Questa serata non promette nulla di buono.



    Dopo pochi minuti sono nelle limousine su cui ero esattamente un’ora fa. Bella conclusione Buffy. Davvero. A dir poco magnifica. Spike da indicazioni al suo autista e io penso ad un possibile argomento di discussione. So benissimo che non ce ne sono. So benissimo che se non è questo il momento della verità, non lo sarà nessuno.

    - Perchè fai questo?- gli chiedo accorgendomi del suo sorriso.

    E’evidente che si aspettava questa domanda.

    -Non c’è niente sotto Buffy. E’tutto come lo vedi.- mi risponde con estrema naturalezza ma mi convince ben poco.

    -E come dovrei vederlo?- rispondo titubante.

    -Ci conosciamo per caso e io data la situazione ti faccio un favore facendomi intervistare. Passiamo una giornata piacevole e io così ti chiedo di accompagnarmi ad una festa- mi risponde sicuro.

    Bene!E ora cosa gli dico?In effetti è tutto come lui ha descritto ma....io so bene che c’è altro sotto. Insomma quelle battutine e l’intervista e il pranzo e le lumache e la limousine e......INSOMMA io voglio che ci sia altro sotto.

    -Non era questa l’impressione- aggiungo silenziosamente, mentre mi viene subito voglia di mordermi la lingua.

    -Ha si! E qual’era?- mi chiede lui divertito.

    Complimenti!E ora cosa gli dici!Forse che avevo pensato che l’attore più famoso di Londra volesse avere una storia con me?

    Abbasso lo sguardo non sapendo davvero cosa dire. Lui continua a fissarmi.

    -Su insomma Buffy, dimmi a cosa avevi pensato- aggiunge ancora più divertito e io mi accorgo per la prima volta che mai nessuno era stato così bravo a farmi stare male più volte in così poco tempo. Ho l’imminente sensazione che voglia ridere di me, che voglia divertirsi ascoltando le mie fantasie ridicole. E questo tozza maledettamente con i suoi gesti di poco prima.

    -Hai ragione Spike. E’tutto molto semplice. Non far caso a quello che dico- rispondo cercando di riparare le mie parole precedenti. Mi sento terribilmente stupida. So perfettamente che ha pensato a me. Sono certa e me ne rendo conto solo ora, che lui voglia ben altro ma non riesco a tirarmi fuori. Non ho modo di dirglielo e se lo facessi passerei per un’idiota.

    Penso che la giornata sia già piena così.

    Mi sento senza senso stranamente umiliata.

    Forse questa è davvero l’ultima volta che vedrò da vicino Spike Stratford.

    Mentre i miei pensieri corrono veloci contorcendosi con il mio cuore, l’auto apposta fuori casa mia. Faccio nervosamente il gesto di salutare, ma lui mi fa capire che vuole accompagnarmi alla porta.

    Infilo la chiave con le mani che mi tremano. Insomma, ma cosa diavolo avrà questo tipo?

    Perchè mi stravolge, mi sconvolge, mi stupisce, mi spaventa in questo modo?

    Spero solo che Grande Puffo sia ancora vivo!Ho l’imminente bisogno di urlare con qualcuno!

    -Buonanotte Spike. Grazie per l’intervista- dico mordendomi le labbra.

    Lui mi sorride senza parlare. Non scherzo quando dico che mi tremano le gambe.

    Quando dico che ho paura, ho terribilmente paura di quello che mi brucia dentro.

    Ancora silenzio.

    -Nulla è come lo vedi, nulla è molto semplice Buffy- mi dice avvicinandosi pericolosamente, tanto che il mio nome lo pronuncia soffiandomi sulle labbra e poi....mi sconvolge ancora.

    Mi sconvolge come mai nessuno. Lievemente , come un soffio, Spike Stratford appoggia le sue labbra sulle mie. Un istante. Indelebile.

    Io socchiudo gli occhi e quando li riapro, quando l’istante infinito è passato, lui sta già risalendo nell’auto.



    7° Capitolo



    Non ho chiuso occhio. Ho passato tutta la notte a pensare a lui. E se pure mi sono addormentata per qualche istante, l’ho sognato. Quell’uomo mi perseguita!Sta diventando la mia ossessione. In un lampo ho la sensazione lieve e umida delle sue labbra delicatamente appoggiate alle mie. Un fremito mi stranisce tanto da farmi ritrovare nel buio della mia stanza a sussurrare il suo nome. Scatto in piedi arruffandomi i capelli disordinati mentre intravedo la mia immagine attraverso lo specchio. Un mostro! Ecco cosa sembro. Un viscido ibrido sbucato fuori da un film horror anni ottanta: attori con vestiti indicibili e pellicola di pessima qualità!

    Mi stiracchio mentre apro le tende per far si che la luce entri nella mia tenera e disordinata casa da puffo. Cerco con lo sguardo il mio piccolo amico anche se ho un po’paura di incrociare i suoi viscidi occhi. Ma i pesci dormono?

    Non ne so molto sicura. So solo che quando sono tornata senza avere nemmeno il coraggio di salutarlo era in questa posizione, quando stanotte mi sono alzata per fare la pipì lo stesso e ora non mi sembra sia cambiato molto. Un dubbio mi assale!E se fosse morto? Eppure ricordo che i pesci quando muoiono galleggiano sul bordo dell’acqua, mentre lui è volgarmente disteso sul fondo del boccale, stravolto dalle briciole del mega biscotto che gli avevo propinato ieri sera. Mi avvicino e colpisco con le unghie il bicchiere. Ed eccolo: sguscia via piroettando tra il sudiciume.

    Ora lo riconosco. Grande Puffo è tornato!

    -Quello che è successo ieri non ti piacerà molto- gli dico mentre mi verso del latte.

    -Il figo da paura mi ha prima trattata malissimo- lui sbatte il suo orrido musino.

    -Ma poi mi ha chiesto scusa e....- lo vedo alquanto incuriosito.

    -Mi ha baciata- aggiungo con occhi sognanti. –Ma non preoccuparti, non è stato nè alla “Via col vento”, nè come il primo bacio tra Joey e Pacey-

    Lui ora mi fissa alquanto allarmato e così io cerco di rassicurarlo.

    -No, no, non intendevo che fosse stato più spinto, tipo genere porno, “40 giorni e 40 notti” dopo che Josh Artnett decide di farlo- aggiungo mentre addento uno di quei mega biscotti che lui conosce molto bene.

    -E’stato.....- Com’è stato? Infondo non sono sicura di saperlo neanche io!Non ricordo nessun film dove si dia un bacio così!Sublime mi viene da dire!

    Ecco il lato positivo di avere un amico pesce. Puoi terminare le frasi a metà senza sentirti in colpa!



    Sono ancora in pigiama quando termino di trascrivere la mia “famosa intervista”. Naturalmente ho tralasciato i miei stupefacenti interventi e mi sono riascoltata almeno un centinaio di volte la sua voce che pronuncia il mio nome. Semplicemente sexy!Nonostante lui abbia detto che tutti sanno quello che pensa dell’amore, non mi va molto di rendere noto questo articolo. E’come se lo sentissi solo mio. E’come se Spike Stratford appartenesse ora più a me che agli altri.

    Mentre i miei pensieri vagano per questi pascoli ridicoli il telefono squilla. Mi catapulto tra i cuscini del divano perchè già so che non può essere che lì. Quando però rispondo non riesco a sentire nulla dall’altro lato, tranne lo squillo precedente. Solo dopo pochi istanti mi rendo conto di star impugnando il telecomando così lo spingo in aria e mi immergo nell’oblio del divano.

    A chiamarmi è la segretaria malefica del mio fantastico giornale. La odio!Mi dice che il signor Darcy mi aspetta tra un’ora e ha chiesto vivamente la mia presenza.

    Solo allora mi accorgo che oggi è mercoledì!



    No so quello che mi stia accadendo. Comincio ad aver paura dell’effetto che mi sta facendo quest’uomo dato che questo è il risultato. Per fortuna oggi le mie calze non sono smagliate. Per ora. Scivolo davanti l’obesa segretaria che mi lancia uno sguardo killer al quale rispondo con un occhiataccia altezzosa. “Ieri ho baciato Spike Strtford: muori cicciona! “.

    Il signor Darcy mi apre elegantemente la porta facendomi accomodare. Non penso di aver fatto molto colpo su di lui l’altra volta e non capisco proprio il perchè di questo suo comportamento.

    -Buongiorno, ho qui l’intervista che mi aveva chiesto. Il signor Stratford non si è voluto sbilanciare più di tanto- gli dico rendendomi conto di quanto piacere mi dia pronunciare il suo nome.

    Lui sorride entusiasta. –Sono sicuro che avrai fatto un ottimo lavoro- mi dice mentre afferra l’intervista. Contrariamente però non sembra nemmeno badarci molto. Il suo sguardo vola sulla pagina senza nemmeno posarcisi. Eppure continua a ridere. Comincio ad essere dubbiosa.

    Sarà che si ricordi ancora delle mie calze mentre cercavo di fare la sexy?

    -Da un’occhiata Buffy- mi dice mostrandomi qualcosa che mi fa letteralmente saltare il cuore in gola.

    La foto di me e Spike che scendiamo dalla limousine è spiattellata sulla prima pagina del mio giornale e il titolo è il colpo fatale: ”La nuova donna di Stratford”!!!!!!!!!

    Sto svendendo. Con la salivazione azzerata corro a leggere l’articolo all’interno.

    Ci sono altre due foto che ci ritraggono insieme e mi rendo conto che sono state scattate nel giardino del pervertito, con poche righe:

    “Nonostante il bel divo si sia ripetutamente dichiarato un uomo che non crede nell’amore, lo vediamo in compagnia di una nuova ragazza. L’identità della bella biondina è ancora sconosciuta ma molti già ipotizzano che sia una delle sue solite conquiste. Che invece questa volta sia quella buona?”

    Le mani mi tremano. Non so se essere più sconvolta dal fatto di essere sulla copertina del giornale scandalistico più famoso di Londra come la ragazza di Spike Stratford o che si stiano già facendo ipotesi sulla nostra storia. Nostra storia? Noi non abbiamo alcuna storia.

    -Bene Buffy.Vedo che stai facendo un ottimo lavoro- mi dice Angel.

    -No, le posso spiegare- cerco di giustificarmi io sentendomi il viso in fiamme.

    -Non preoccuparti Buffy, non c’è nulla di male. Come vedi ne abbiamo ricavato anche un bell’articolo. Tu sei libera di fare quello che vuoi.- mi dice sicuro.

    -La ringrazio per non aver rivelato il mio nome- dico balbettando.

    -Bhe Buffy, non farti idee strane. L’ho fatto solo perchè così l’articolo avrebbe intrigato di più, almeno per ora- mi risponde.

    -Comunque data la bella amicizia che è nata tra voi- aggiunge sottolineando in un modo che non mi piace per niente la parola”amicizia”.

    -Penso che potrai fare molto meglio di questo-

    -Ma pensavo...-cerco di difendermi io.

    -Questa può farlo chiunque, mentre tu potrai certamente chiedere di più. Sono certo che Stratford ti farà volentieri qualche confessione-

    Davvero non capisco dove voglia arrivare.

    -Non preoccuparti. Rivediamoci tra una settimana e poi deciderò per questa assunzione- mi dice liquidandomi.

    Comincio a capire le sue parole quando ormai sono fuori dal suo ufficio.

    Non voglio rivedere Spike Stratford. Non avrei voluto mai cercarlo ancora.

    Non dopo quello che è successo. Più o meno.

    In più ciò che mi ha chiesto Angel Darcy non mi sembra così bello come lui vuol farlo sembrare.

    Chiamo a casa per controllare la segreteria e quando sento che c’è un messaggio per me, il mio cuore batte a mille. Sfortunatamente la voce di mia madre cancella ogni bella fantasia!

    Non mi aspettavo che mi chiamasse infondo. O forse si. Perchè dovrebbe farlo?

    Dopo pochi minuti sono già fuori al suo albergo.



    Continua.........




    8°Capitolo



    La situazione comincia decisamente a sfuggirmi di mano!Sono senza uno straccio di lavoro poichè il mio capo continua a farmi solo sguardi ammiccanti e continue provocazioni senza decidere nulla, il mio coinquilino è un pesce psicopatico e ho una pseudostoria immaginaria unilaterale, con l’attore più famoso d’Europa!



    Vorrei tanto evitarmi la già vista scenetta col portiere dell’hotel dove alloggia Spike, ma quando io mi accingo a intrufolarmi nell’ascensore come una ladra, lo sguardo allarmato del vecchio mi fa subito cambiare idea. Che poi mica ho capito perchè questo vive in un albergo....



    Bha, misteri gloriosi!



    -Posso aiutarla signorina?- mi dice l’uomo come se mi vedesse per la prima volta!Ma diavolo ci siamo scannati solo ieri mattina, perchè fingi di non conoscermi idiota?



    -Senta, sa benissimo che conosco il signor Stratford, quindi potrebbe farmi passare senza troppi preamboli?- dico seccata. Il bamboccio vestito da pinguino continua a sorridere senza rispondermi e ora mi accorgo che fissa imbarazzato qualcosa alle mie spalle. Mi volto vedendo uscire una ragazza super protetta dai suoi bodyguards che sguscia via col viso coperto da enormi occhiali da sole. Naturalmente è inutile cercare di capire chi fosse. Ho già dimostrato ardentemente le mie grandi conoscenze in materia!Bene!Ci mancava solo la top-model!



    Adesso il portiere pensa a tutti tranne che a me.



    - Hei - urlo dimenando una mano davanti al suo volto per attirare l’attenzione.



    -Capisco che ha una storia segreta con quella specie di Cindy Crofford ma potrebbe prestarmi un po’d’attenzione- gli dico spazientita.



    -Non scherzi in questo modo signorina, faccio il mio lavoro- risponde irrigidendosi.



    E così il suo lavoro sarebbe sbavare dietro le clienti?Ma questo per fortuna non glielo dico. Vorrei ancora salire su da Spike e non penso che la mia ironia faciliterebbe le cose.



    -Aspetti un attimo- mi dice afferrando il telefono e componendo un breve codice.



    -Signor Stratford c’è la stramba signorina di eri mattina, la faccio passare?- dice lanciandomi uno sguardo di sfida.



    Arrossisco mentre percepisco chiara la bella risata di Spike nel sentire l’aggettivo che mi ha propinato il pinguino. Maledetto! Ecco qualcun altro da inserire nella mia lista nera: la cicciona del giornale e il malefico pinguino imbalsamato.



    -Vada pure- aggiunge seccato e io mi volto stizzita senza rispondere.







    Fisso il numero di bronzo affisso fuori dalla sua stanza!Come avrei potuto dimenticarlo?



    Trecentoquattordici ripeto nella mia mente. Naturalmente non mi importa della guarda del corpo che mi guarda titubante dall’altro lato del corridoio.



    Aspetto un bel po’ dopo aver bussato. Sento i suoi passi e il cuore accelera. Come al solito.



    Poi due occhi color oceano spalancano la porta. I suoi capelli luccicano per il sole che la finestra alle sue spalle fa entrare nella stanza. Sorride. Bello, bello come solo lui sa essere.



    E ho ancora nella mente la sua bocca. Esattamente come ieri notte. Lieve e indimenticabile.



    -Buongiorno Buffy, entra pure- mi dice. Io vorrei dirgli mille parole ma riesco solo ad entrare senza parlare.



    Naturalmente i miei occhi non possono fare che una cosa: fissare indecenti il suo letto!



    Quanto mi era mancato!Pensieri sconci mi attraversano la mente e sento il viso praticamente in fiamme quando mi accorgo che lui continua a guardarmi.



    -Da quale lato dormi?-



    Complimenti Buffy, hai vinto l’oscar per la frase più imbarazzante e deficiente che tu potessi mai dire!Ora puoi scegliere tra un viaggio premio o una batteria di pentole!



    Ma perchè diavolo non imparo a stare zitta!Com’è che ogni pensiero mi deve necessariamente uscire dalla bocca sottoforma di cazzata?



    In effetti le coperte porpora sono arrotolate da ogni lato e visto che sono curiosa.....diamine Buffy....SMETTILA!



    Lui si avvicina sorridendomi. Forse vuole cacciarmi via. In effetti io caccerei via me stessa.



    O forse vuole baciarmi. Magari....cioè...NO!



    -Mi muovo molto di notte- mi sussurra accarezzandomi il viso.



    Bene ora ne ho la conferma. Quest’uomo vuole farmi venire un attacco di cuore.



    Complimenti Spike Stratford: ci sei appena riuscito!



    Oscillo imbarazzata la testa come per cancellare la mia imbarazzante uscita precedente e la sua a dir poco eccitante risposta. Mi confonde, mi stranisce , mi rende praticamente piena di lui.



    -Scusa per l’improvvisata ma è successa una cosa molto grave- dico cercando di darmi un tono.



    -Davvero?Devo preoccuparmi?- mi chiede e ho come l’impressione che sia serio per la prima volta da quando ci consociamo.



    -No, no scusa non volevo allarmarti- mi giustifico imbarazzata, forse ho davvero esagerato.



    -Per me non ha importanza, domani nessuno se ne ricorderà. E’più che altro importante per la tua immagine.- dico seria e preoccupata. Ma lui già sorride.



    -Ti riferisci ai giornali?- mi dice indicandomi una grossa catasta di riviste



    Ai giornali?Perchè ce ne sono altri? Panico! Afferro elettrizzata alcune di quelle maledette riviste scandalistiche mentre lui mi segue con lo sguardo.



    -Ogni mattina mi portano tutte le testate che mi citano- mi spiega mentre io come un ossessa giro le pagina.



    - Buffy non preoccuparti. Sono tre foto uguali per tutti. I fotografi devono averle vendute a tanti.- mi spiega mentre afferra il telecomando.



    -Mi dispiace Spike, non volevo crearti problemi- dico imbarazzata.



    -Forse sarebbe meglio non vederci più- Ora davvero non so più cosa aggiungere.



    Non so cosa dirà e ne ho paura. Ho paura che mi dica che è meglio così. E’meglio sparire. Diventare solo uno stupido ricordo. Il mio ricordo, non il suo certamente.



    Lui mi sorride. Osservo i suoi muscoli celati dall’aderentissima maglietta nera. Le sue gambe si perdono nei suoi jeans scuri e nei suoi anfibi. Sembra tutto tranne che un miliardario. Sembra solo un ragazzo. Uno stupendo uomo che ti giri a guardare. Per cui si può solo perdere la testa. Di cui non ti puoi certamente scordare.



    E penso a chi è stata con lui. A chi si è avvolta con lui nelle sue lenzuola, a chi ha sentito vibrare la sua lingua nella sua bocca. Perchè non è qui?Come ha potuto allontanarsi dai suoi occhi?



    -Se per te non è un problema Buffy, non lo è certamente per me. Domani mi affibbieranno un flirt diverso e dopodomani un altro ancora.- mi dice senza guardarmi.



    -E poi non facciamo nulla di male. Abbiamo solo un bel rapporto professionale.-



    Questa volta si gira a guardarmi. Rapporto professionale?E allora perchè mi sorride malizioso se tutto questo è solo un dannatissimo rapporto di lavoro?



    Si avvicina a me che sono ancora in piedi, sulla porta. Fremo mentre posso percepire il suo meraviglioso profumo, lo stesso che mi ha aperto il cuore ieri sera.



    - E’meglio che vada Spike- dico mordendomi le labbra mentre la distanza tra di noi diminuisce sempre di più.



    -Sto solo complicando la mia situazione professionale- aggiungo volendo pensare a Darcy ma....lui è sempre più vicino e la mia mente, il mio corpo sanno solo lui.



    Sorride e delicatamente mi carezza il viso. Io lo fisso sgranando gli occhi.



    Ogni nostro contatto mi fa vibrare. Sono completamente alla sua mercè.



    -Non andare Buffy. Sta con me anche oggi.- aggiunge avvicinando il suo viso al mio tanto da farli sfiorare. Continua ad accarezzarmi dolcemente. Io sono immobile. Sento che la temperatura è aumentata tanto da sentirmi svenire. Ho solo voglia di sdraiarmi, di far cessare questo implacabile vuoto sotto ai piedi. Sono terrorizzata da lui e dai suoi gesti. Da tutto quello che può farmi.



    -Lasciami andare Spike- ripeto mentre impercettibilmente inarco il viso contro il suo.



    -Mi spaventi- sussurro in un fremito.



    Non baciarmi Spike. Non ancora una volta. Non saprei più tornare indietro.



    -Resta con me Buffy- sussurra lui nel mio stesso modo e per la prima volta ho un presentimento:



    che anche lui si senta esattamente attratto da me, come io lo sono da lui.



    -Almeno fino a stanotte- aggiunge.
     
    Top
    .
  2. Redan
     
    .

    User deleted


    Ma finisce così? :(
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Leejongsukdipendente

    Group
    Sorelle Giurassiche
    Posts
    1,764
    Location
    l'isola che non c'è

    Status
    Offline
    9°Capitolo
    Stanotte. Cosa sarà stanotte?Ho già nell’anima il tuo respiro irregolare che soffia nel mio orecchio.
    La tua bocca che lieve e suadente attraversa ogni centimetro della mia pelle. Ed il tuo corpo, unico e indelebile, che si muove caldo ad ogni battito. Come una lenta e dolce danza. La nostra danza.
    La nostra musica.
    Mi scosto bruscamente da Spike Stratford e in quell’istante il suo volto mi sembra rovente. Boccheggio senza riuscire a trovare una frase di senso compiuto.
    Lui mi fissa. Non come dovrebbe. Sorride. Come al solito.
    Perchè fai questo? E’ un’altra delle tue prese in giro? Quanto vuoi scalfirmi?
    Fin dove vuoi arrivare? Quanto in profondità?
    Perchè poi mi farà male. Lo so. Ho la certezza delle sue risa alle mie labbra, alle mie parole.
    Delle sue battute agli amici, davanti a un bicchiere di champagne, sui miei gesti, sui miei atteggiamenti.

    Dei suoi pensieri che odoreranno di ridicolo sulla mia pelle, mai davvero toccata.

    Voglio solo andare via quando mi volto e non mi importa di quello che penserà.
    Non mi importa che sarebbe giusto dire o fare qualcosa. Io sono solo terrorizzata e questo basta.
    Giro con forza la maniglia e quando sto per uscire dalla camera la sua presa forte mi afferra il braccio costringendomi a girarmi verso di lui. Vorrei chiudere gli occhi per non guardarlo, ma ho ancora un po’ di buon senso. E lui mi fissa. Infinitamente bello.
    Scava fino a dentro e so di conoscerlo.
    Di conoscere da sempre i suoi occhi e le sue mani.
    Di averle sognate ogni notte in quelle fantasie che al mattino ti lasciano l’amaro in bocca e tanta voglia di riaddormentarti.
    Di averlo amato infinitamente come l’angelo irraggiungibile, quello che immagini fin da bambina di incontrare.
    Di averci fatto continuamente l’amore ogni qual volta chiudevo gli occhi da sempre.
    Perchè lui era tutto quello che desideravo da una vita.
    Perchè è l’unico che ho mai desiderato davvero.
    -Non sono come le altre- dico sussurrando. Ho tanta voglia di piangere ma non lo farò. Mai. Potrebbe dirmi qualsiasi cosa. Potrebbe finalmente chiarire che non ha alcuna intenzione di avere una storia con me. Che sono ridicola a dire una cosa del genere. Ma lui è diverso.
    -Lo so- mi risponde accarezzandomi ancora.
    -Voglio solo passare una giornata con te- mi dice mentre io sento che sto lentamente cedendo.
    -Fidati- aggiunge con un colpo davvero basso. Non c’è alcun dubbio che non mi fiderò mai e poi mai di quest’uomo, ma è come se acconsentissi alla sua richiesta.
    -Non sono l’attore più famoso d’Europa e tu la promessa del giornalismo londinese?- mi chiede facendomi sorridere dopo tanto.
    -Mangeremo caviale e faremo una sauna. Che ne dici?-
    Che ne dico? Morirei per te, mi viene senza senso da dire.
    Il mio corpo non risponde più al mio cervello. Sono una falena attratta dalla lampada che le brucerà le ali. Ma lo so. So che sto volando per l’ultima volta e non voglio fermarmi.
    -Dico che va bene ma....- rispondo sovra pensiero.
    -Ma?- mi chiede lui per farmi terminare la frase. I suoi occhi cerulei mi scrutano.
    -Si fa a modo mio- rispondo seria.
    Lui mi sorride raggiante e io so che sto, lentamente volando, verso la lampada rovente.

    Mi sembra di rivivere esattamente la scena di due sere fa, con la differenza della luce del sole, quando ci intrufoliamo per le scale e sgusciamo via per la porta di servizio. Questa volta però io sono stata complice dello pseudo- rapinatore. Dopo che Spike ha cercato di mascherarsi indossando un berretto.....si, lo so che è assurdo e stupido, che lo riconosceranno appena metterà piede fuori, ma lui è stato decisamente irremovibile sul suo look. Per fortuna ha coperto almeno i suoi vistosissimi capelli platinati, così abbiamo forse la esile speranza di rimanere anonimi almeno fino all’angolo.
    Io comunque ho avuto il compito di distrarre le sue guardie del corpo dato che per mia scelta, questa sarà una vera giornata da persone “normali”. Inutile mi è servito fare la civetta mentre lui scivolava fuori dalla camera e posizionava il cartello “Non disturbare”, i due mi scrutavano come se fossi una demente così l’unica cosa da fare, è stato chiedergli come era il loro lavoro perchè avevo seriamente voglia di diventare una guardia del corpo. Non so come sinceramente abbiano potuto credermi e se davvero poi l’hanno fatto, ma hanno cominciato a parlare tutti altezzosi e Spike ha avuto il tempo di uscire. Mi è dispiaciuto anche quando, dopo quindici minuti, ho sentito il bisogno di interromperli per raggiungerlo.
    Abbiamo attraversato il quartiere lussuosissimo dove era situato il suo albergo senza parlare, per poi fermarci di scatto dopo un po’.
    -Allora, che si fa?- mi ha detto lui come un bambino entusiasta.
    -Per prima cosa si mangia- gli ho risposto io ascoltando il brontolio allo stomaco che avevo da un po’.
    -Bene, sto morendo di fame!- ha esultato lui. Decisamente ancora l’espressione da bambino!
    E’ semplicemente adorabile.
    - Escargot?- Ecco che non è più semplicemente adorabile!
    -Spike abbiamo detto a modo mio e io non sono certamente un’ abitudinaria di lumache che si catapultano nei bicchieri di vecchie signore- gli dico col broncio.
    Lui scoppia in una fragorosa risata. Si vede che nonostante si sia scompisciato abbastanza quel giorno, questa ce l’aveva proprio pronta da allora!
    Arrossisco ripensando all’accaduto e ai deliziosi aggettivi che mi ha potuto affibbiare in quel momento! Devo certamente riprendere in mano la situazione.
    -Sono americana Spike quindi....hot dog senape e ketchup- dico seria e risoluta.
    Direi che lui ora non ha una faccia partecipe anzi....la trovo alquanto disgustata.
    - Ok- mi risponde e questa volta è lui ad avere il broncio
    -Non ti piacciono?- gli chiedo sconvolta. Non ho mai incontrato nessuno a cui non piacciano gli hot dog....a parte Grande Puffo certamente!
    -Non ne ho mai mangiati- si giustifica lui ma continua ad avere quelle faccia disgustata.
    -Hei, sembra quasi che io ti abbia chiesto di mangiare lumache!- ironizzo io.
    Come può qualcuno non avere mai assaggiato un hot dog?
    -Vedrai che ti piaceranno- gli dico sorridendo.
    E’stranissimo. Sembra quasi che lui non sia più una star. Sono strafelice quando mi rendo conto che sto lentamente perdendo quell’imbarazzo, quell’arrossire continuamente, a parte per l’affare delle lumache, si intende.
    Siamo finalmente alla pari. Sono certa che ora riuscirò a essere decisamente me stessa, disinibita e pronta a divertirsi.
    -Andiamo- mi dice lui, prendendomi per mano!
    Bene...dicevo?Lui non è più una star, io perdo l’imbarazzo, io non arrossisco, sono disinibita.....certo!
    Lo seguo col viso in fiamme, il cuore a mille e gli occhi fissi sulle nostre mani che si intrecciano.
    Non penso che arriverò viva a stasera!
    Aiutami Grande Puffo!10°Capitolo
    Sto cercando con un abile mossa di non far scivolare il ketchup dal mio mega hot dog.
    Continuo a rigirarlo imbarazzata!Scelta davvero pessima quella del cibo! Immagino come lo ingurgiterei con foga se fossi a casa leccando per bene anche la carta stagnola, ma il piccolo e tenue particolare di essere in compagnia di una star mi fa evitare la performance.
    Spike Stratford gusta col viso deliziato il suo hot dog senza farne cadere una sola briciola mentre si stende al sole di Hyde Park. E’ decisamente sublime. Continuo a fissare il mio panino.
    Gli darei volentieri un bel morso di quelli alla Buffy, con tutta la senape che cola dai lati e le mani appiccicate, ma non è proprio possibile!
    Il mio stomaco comincia decisamente a borbottare mentre fisso Spike gustare il suo cibo.
    Ma non aveva detto che non gli piaceva?
    Con una presa di posizione decido di mordere il mio pranzo. Insomma non starà mica sempre a fissare me? Potrebbe anche girarsi prima o poi. Intanto aspetto.
    Allora, pronti, partenza, via Buffy!
    Addento con quanta più delicatezza possibile il mio hot dog rimanendo semplicemente estasiata dal suo sapore che riempie la mia anima affamata.
    -Davvero buono Buffy!- mi dice lui dandomi il colpo di grazia. Io fingo indifferenza mentre cerco di ripulirmi il viso che già sento appiccicato.
    -Rischiavo di perdermi una vera prelibatezza- aggiunge. Vorrei sorridere ma ho il terrore di mostrare la mia bocca imbrattata di salsa. Panico!
    Ti prego fa che non si accorga del mio allarme rosso.
    - C’è qualcosa che non va?- mi chiede lui. Bene! E come poteva essere altrimenti?
    Come avrebbe potuto lasciarmi mangiare senza fare commenti imbarazzanti?
    -Certo.- sussurro a labbra strette mentre mi ripulisco al meglio le mani.
    Lui mi sorride. Ha la maglietta appiccicata al torace e il giubbotto steso sul prato. Improvvisamente alla mia fame di cibo se ne sostituisce una alquanto perversa e il fatto che io invece, sia tutta rossa e col viso imbrattato, non penso che susciti lo stesso in lui!Su, stai buona Buffy.
    Pensa che hai un hot dog stritolata tra le mani!
    -Sei deliziosa quando mangi- mi dice guardandomi.
    Solo adesso ho l’assoluta certezza che questo tipo mi stia prendendo in giro. Forse sono su una Candid televisiva con uno strambo presentatore col riporto o roba del genere, perchè non è possibile che l’uomo più figo del pianeta trovi attraente il modo imbarazzante in cui mangio.
    Mi sento decisamente avvampare mentre il ketchup continua a scivolare.
    -Mi sdraierò un po’ qui con gli occhi chiusi- mi dice indicandomi il prato e facendomi un imbarazzante occhiolino.
    Mi ritrovo a fissare il mio panino mentre Spike Stratford finge di dormire.
    Decisamente molto evidente il suo tentativo di non mettermi in imbarazzo.
    Come per dire: “Datti pure al tuo orrido e animalesco modo di mangiare, io intanto fingerò di tenere gli occhi chiusi”!
    Perfetto!

    Ho finito velocemente il mio pranzo e fatto una breve seduta psicologica tra me e me. Stai calma Buffy. Cerca di essere te stessa. O forse è quello il problema? Fingo di sdraiarmi al suo fianco con molta disinvoltura e indifferenza. Lui fortunatamente continua a tenere gli occhi chiusi e mi viene quasi il dubbio che stia dormendo per davvero.
    Cerco di sistemarmi al meglio i capelli e la camicetta bianca che certamente ora con l’erba si tingerà di verde. Siamo stesi all’ombra di un piccolo albero, nel luogo penso più nascosto di Hyde Park.
    Non riesco ancora a credere che nessuno abbia ancora riconosciuto Spike anche se effettivamente il berretto e l’aria trasandata che assume quando siamo in strada, lo rende davvero diverso.
    Io stessa penso di averlo ricordato solo nell’istante in cui è sceso da quella limousine. Improvvisamente il ricordo di ieri notte mi riempie la mente facendomi rabbrividire.
    -Cosa vuoi fare da grande?- mi chiede Spike interrompendo i miei pensieri, gli occhi ancora chiusi.
    Penso a quello che mi ha detto e socchiudo anche io gli occhi, non facendo nemmeno caso al modo in cui ha posto la domanda.
    -Voglio scrivere- gli rispondo sicura.
    -Per “Love Story”?- mi chiede sarcastico lui.
    Decisamente scortese.
    -Non tutti possono cominciare dall’alto Spike, c’è chi si accontenta- gli rispondo stizzita.
    -E poi...- aggiungo dopo aver pensato qualche altro istante alle sue parole e mettendomi seduta per sbraitare meglio.
    -Non mi sto nemmeno accontentando. Devo pur cominciare da qualcosa!L’importante è non scivolare mai nel ridicolo o in qualcosa di cui in futuro ti vergognerai.-
    Lui continua a tenere gli occhi chiusi come se non mi avesse ascoltata.
    -Scherzavo- mi dice dopo un po’.
    -Dovresti dare un’occhiata ai miei film- aggiunge alzando un sopracciglio in un gesto che mi fa vibrare.
    -Pellicole commerciali e decisamente stupide. Non mi piace quello che faccio-
    Io spalanco gli occhi con la consapevolezza che lui non possa vedermi.
    Non avevo mai pensato in queste trentasei ore, che Spike Stratford non fosse super felice e gasato della sua vita e del suo lavoro. “William” sussurro tra me e me ripensando alle sue strane parole di ieri mattina.
    - Perchè lo fai?- gli chiedo richiudendo anche io gli occhi e sdraiandomi al suo fianco.
    -Non scherzare Buffy, guarda quello che ho!- mi risponde come se fosse la cosa più naturale del mondo.
    -Non capisco- rispondo io sincera. Cosa c’entra quello che ha con i suoi sogni?
    -Dici sul serio?- mi chiede lui quasi sconvolto e ho come l’impressione che abbia riaperto gli occhi.
    -Davvero Spike, non capisco. Insomma sei famoso, hai un mucchio di soldi, ma questo cosa c’entra con quello che vuoi fare. Vale davvero più dei tuoi sogni?- gli dico lisciandomi i capelli. Spero davvero che anche lui abbia gli occhi chiusi. Sembra tutto più facile.
    -Un giorno le cose cambieranno- mi dice lui quasi per voler convincere più se stesso che me.
    -Preferirei non dover negare poi il mio passato piuttosto che essere sui giornali- gli rispondo con naturalezza. Infondo è quello che penso e non ci vedo poi chissà che!
    Tutto sembra diverso con lui. Decisamente capovolto.
    -Sei speciale Buffy- mi dice lui e ho la sicurezza che abbia gli occhi chiusi quando lo fa, perchè scatto quasi in piedi a quelle parole.
    -Non avevo mai incontrato nessuna che avesse preferito il prato di Hyde Park ad un lussuoso Hotel- aggiunge sorridendo.
    So già di essere diventata rossa come al solito, ma per una volta non mi importa. Non avevo mai pensato di essere speciale!Soprattutto per aver preferito un hot dog a delle lumache.
    -Stai con qualcuno?- mi chiede improvvisamente con la stessa naturalezza di quando un attimo fa mi ha chiesto di passargli dell’acqua!
    Boccheggio senza riuscire a trovare nella mia mente una frase di senso compiuto.
    -No, cioè....- dico mordendomi le labbra per il terribile tono che ho assunto involontariamente.
    Una bimbetta imbarazzata, ecco cosa sembro!
    -Bene!- risponde sussurrando lui e leccandosi le labbra.
    Mi sto letteralmente disciogliendo. Presto il mio corpo si mimetizzerà col prato. E quel gesto che diavolo era? I miei ormoni stanno combattendo all’ultimo sangue tra di loro. Perchè vuole sapere se sto con qualcuno? Che intenzioni ha?
    -E tu?- gli chiedo mentre voglio svenire. Certe volte non so con quale coraggio io riesco a dire certe cose. Vorrei staccarmi la lingua a morsi. Nonostante questo attendo con ansia la risposta.
    Lui sorride, poi apre gli occhi facendomi rabbrividire e mettendosi seduto accanto a me.
    A pochi centimetri.

    -Non ancora- risponde sorridendo.11°Capitolo
    Facciamo il punto della situazione.
    Sono con un super,mega attore strafigo conosciuto ovunque, tranne da me naturalmente.
    Abbiamo passato due giorni assieme.
    Siamo stesi sul prato, io ho appena terminato l’esecuzione di un hot dog e questo tizio ha appena risposto:”Non ancora!”.
    Sono talmente sconvolta che non ricordo nemmeno il perché di queste sue parole.
    Non mangeremo ancora, non andrà via ancora….forse.
    O magari….non mi accarezzerà ancora, non mi bacerà ancora…….
    Ho il viso in fiamme mentre lo osservo a pochi centimetri da me.
    I suoi occhi oceano mi scrutano come se volessero catturare ogni mio particolare, mentre io non faccio altro che fissarlo. Non riesco a dire una sola parola.
    Per fortuna dopo attimi di panico ho ricordato qual’ era stata la mia domanda, ma questo ha decisamente peggiorato la situazione. Le cose si mettono davvero male.
    Insomma non dice mai nulla di chiaro, che potrebbe farmi aprire un vero discorso sull’argomento senza farmi sentire ridicola, ma allo stesso tempo so che c’è decisamente dell’altro sotto.
    Un paio di volte credo di aver boccheggiato incerta sul voler dire qualcosa, ma naturalmente il risultato è stato alquanto scarso. Fisso i suoi zigomi pronunciati e la sua pelle chiara.
    Vorrei solo che parlasse. Che mi dicesse qualcos’altro. Che mi desse la conferma dei mie sospetti.
    Che aggiungesse qualcosa che mi farebbe avvampare ulteriormente.
    -E ora?- mi chiede e quando lo fa tiro involontariamente un sospiro di sollievo.
    Naturalmente non ho capito cosa abbia detto. Certo: impossibile guardarlo e capire!
    Non pretendiamo troppo dalla vita Buffy.
    -Cosa?- balbetto incerta sperando di risultare il più naturale possibile.
    -Non si faceva a modo tuo oggi?- mi chiede lui.
    Bene, voglio precisare che questa volta ero stata davvero attenta. Insomma, il mio piccolo e striminzito cervelletto si era attivato e aveva anche preso appunti ma….niente!
    Spike sta parlando accarezzandomi i capelli con le labbra a pochi centimetri da me e potrebbe dire qualsiasi cosa…..io continuerei a sorridere come un ebete.
    Senza aspettare una mia risposta, fortunatamente dato che non sarebbe stato soddisfatto, si alza trascinandomi con se.
    -Questo tuo modo mi piace, quindi continuiamo- mi dice entusiasta. Io naturalmente lo fisso estasiata quando un suono decisamente fastidioso, almeno quanto la voce della segretaria del mio giornale, rovina il nostro magico e spettacolare momento.
    -Scusami- mi dice allontanandosi per rispondere al suo cellulare.
    Io finalmente riesco ad attivare il mio sistema stimolo-risposta e gli faccio un cenno.
    Respirando per recuperare gli anni di vita che ho perso in questi minuti, mi appoggio ad una panchina lì vicino, godendomi i caldi raggi del sole.
    L’idea sul come continuare la giornata mi viene subito, dato che voglio sia più indimenticabile possibile…almeno per me naturalmente. Nemmeno per un attimo mi è passato per la mente il fatto che lui potesse trovare un prato e un hot dog indimenticabile, per quanto lui si sforzi di farmelo credere. Sono pur sempre realista!
    Dopo pochi minuto la mia pazienza già scarseggia. Odio aspettare e sono proprio curiosa di sapere con chi stia parlando. Cerco di captare qualche sua parola, ma rimango sbalordita quando dopo un po’ , mi accorgo di non dover fare nessuno sforzo. Spike Stratford ha cominciato decisamente ad alzare la voce e la cosa stranamente mi turba. Non l’avevo visto mai arrabbiato in questi due giorni, nemmeno quando ho lanciato le lumache. Sfortunatamente la distanza non mi permette di capire il significato delle sue parole e quando mi sembra di aver agganciato almeno per qualche istante il filo del suo discorso, lui d’un tratto diventa nuovamente silenzioso aggiungendo poche parole, prima di terminare la telefonata.
    Si volta per venirmi incontro quando io sono già a pochi metri da lui, un po’intimorita dal suo scatto, ma appena ci guardiamo torna a sorridere facendomi sentire decisamente bene.

    Sono stra-euforica quando, dopo aver aggiunto dei grossi occhiali al suo look “anonimo” e certamente neutrale come un elefante in una cristalleria, ci inoltriamo per le vie di Londra.
    Lui dopo un po’ mi tira in un grosso negozio di cappelli di un piccolo uomo messicano.
    Il locale ha foto con paesaggi di spiagge stupende e alcuni oggetti di cui per quanto mi sforzi non riesco a trovarne l’utilizzo. Un grosso specchio è posizionato al centro della stanza e così, mentre Spike ride felice parlando con l’uomo, che comincio a sospettare sia ubriaco, dato che non capisce una mazza di inglese e ha le guance infuocate, mi fa provare deliziosi cappellini dopo i quali scoppia a ridere…assieme al messicano e…questo non è certamente un buon segno!
    Dopo un po’ decidiamo di acquistare un gelato o meglio…lui decide. Io ormai a conoscenza della mia abilità a maneggiare il cibo avrei con piacere evitato questa figura, ma lui insiste e non so proprio come dirgli di no . Sono decisamente sollevata però quando al primo assaggio lui si pasticcia prima la faccia e poi la maglietta. Ma allora è un comune mortale!
    Sorrido e senza accorgermene mi ritrovo a pulirgli il viso. Lui mi guarda, non so spiegare come. Come non mi ha mai guardata nessuno, come se fossi davvero speciale.
    -Ho un’idea- gli dico di colpo. Lui mi fissa titubante. Forse è impaurito dai miei pensieri e decisamente lo sarei anche io di me stessa.
    -Foto- gli dico entusiasta. Lui mi guarda spaesato.
    -Ti prego, continuano a fotografarmi da una vita- mi dice lui piuttosto infastidito.
    -Lo so, ma queste saranno diverse-
    Lui mi sorride. E adoro come lo fa. Adoro che trovi in me tutto così limpido, che si fidi ciecamente.
    Adoro che mi faccia sentire così.

    Sto letteralmente morendo dalle risate quando ci intrufoliamo come due ladri in una di quelle piccole cabine per le foto. Spike non ha fatto altro che raccontarmi degli assurdi film che ha girato finora e mi sembra quasi sollevato che io non ne abbia visto nemmeno uno, tanto che quando mi accenna uno dei suoi titoli e io ci metto qualche secondo per pensarci, lui quasi si allarma.
    Ci mettiamo l’uno accanto all’altro e quando parte il flash non ho nemmeno bisogno di spiegargli come si fa:lui è già partito con delle smorfie fortissime e io non posso far altro che seguirlo. Ridiamo come matti mentre ci impegniamo tra linguacce e sbirciatine ai passanti al di là della tenda, che dallo schermo ci guardano sconvolti. Poi improvvisamente lui, senza nemmeno farmene rendere conto, mi fa ritrovare seduta quasi sopra di lui.
    -Ora si cambia genere- mi dice e io….comincio a morire!
    Dolcemente appoggia il suo viso al mio per la prima foto e a me sembra che il tempo si sia fermato. Spero proprio che non venga la mia espressione da psicopatica imbarazzata.
    La sua pelle è calda e io posso sentire i suoi muscoli forti al di sotto delle mie gambe. Ho l’istinto fortissimo e senza senso di aggrapparmi a lui per non cadere.
    Dopo il flash mi poggia delicatamente le labbra su una guancia e io mi sento avvampare.
    Posso percepire con estrema chiarezza la stessa sensazione di ieri sera.
    Le sue labbra calde e umide che mi rubano l’anima.
    Non so quale forza mi trattenga dal girarmi e iniziare un’ infinita lotta nella sua bocca.
    Forse la paura del suo viso che si allontana e dei suoi occhi che mi guardiano come per dirmi che ho frainteso tutto….forse.
    Sto ancora riorganizzando i pensieri quando lui, osservando che sia l’ultima foto, decide di dare il meglio di se!
    Accarezzandomi dolcemente i capelli mi da un leggero bacio sul collo…se vogliamo chiamarlo così!
    Le sua bocca si appoggia chiudendosi a bacio sulla mia pelle, mentre riesco a percepire per un istante la sua lingua. Vibro come se avessi preso la scossa e poi come inanimata socchiudo gli occhi per godermi questo vero delirio dei sensi.
    Non mi accorgo nemmeno che lo schermo si illumina per indicarci di uscire.
    O meglio….non ci accorgiamo. Rimaniamo qualche altro istante nella stessa identica posizione. Ancora la sua bocca sul mio collo, ancora i miei occhi socchiusi e…..
    So che stanotte accadrà.

    12°Capitolo
    Quasi barcollo quando usciamo dalla cabina fotografica. I miei occhi smeraldo vanno in tutte le direzioni, mentre cerco di connettere il cervello, per trovare una frase plausibile.
    Il sole ha ormai abbandonato la città e una leggera brezza notturna mi accarezza la pelle sudata.
    Mi ritrovo a pensare alla mia casa. Al mio letto che presto sarà pieno di me, a Grande Puffo che mi interrogherà con i suoi occhietti e a questa giornata che lentamente volge al termine.
    Ma sono sempre due le possibilità. So con certezza, o forse l’ho appreso solo adesso, che potrei terminare la serata in un modo molto più dolce.
    La mia pelle potrebbe trovare riparo tra le sue braccia, potrebbe bruciare sotto le sue mani.
    Danzerei lentamente tra le lenzuola di seta del suo albergo, vibrerei mentre il suo corpo si muove tra le mie gambe. Sento con chiarezza il suo respiro affannato nelle mie orecchie e la mia voce che si rompe urlando il suo nome.
    Ma domani arriverà……
    Mi sveglierò da sola nel suo letto e lo vedrò vestirsi davanti allo specchio.
    Troverò un enorme vassoio per la colazione e cercherò i suoi occhi invano. Mi ringrazierà senza guardarmi per le belle ore trascorse insieme e accennerà bruscamente, facendomi arrossire, alla mia verginità….forse anche fastidiosa. Mi chiamerà…..si, come no!
    Non rivedrò mai più Spike Stratford se non su un giornale o in una conferenza.
    Piangerò di notte, col viso nascosto tra le coperte, mentre per lui sarò solo una delle tante notti senza senso. Ricorderà di me forse il mio nome, così strambo e inusuale, ma non certo la mia voce, il mio imbarazzo….la mia pelle mai toccata.
    -Passeggiamo Buffy?- mi scosto bruscamente da lui mentre la sua mano mi sfiora un braccio.
    Lui mi guarda titubante. Sorrido per cancellare il mio gesto e i miei pensieri e acconsento alla sua richiesta.
    Non voglio essere questo e non posso essere altro. In qualsiasi modo mi comporti.
    Posso solo sperare di rimanere nei suoi pensieri come la simpatica ragazza americana. Nient’altro.
    E questo implica decisamente il non dormirci assieme. So esattamente di aver sbagliato tutto in queste ore, di pensare in un modo assurdo a qualcuno per cui appena esisto.
    D’un tratto sento la mia assurda suoneria spaccare il silenzio. Mi maledico ogni volta che l’ascolto per non averla cambiata! Allontanandomi da Spike rispondo nervosamente al cellulare.
    -Salve Buffy- mi saluta una voce che comincio decisamente a non sopportare.
    -Buonasera signor Darcy…..mi dica.- rispondo infastidita.
    -Devo dire che ti stai rivelando un ottima alleata. Stai facendo un buon lavoro- mi dice il mio capo lasciandomi senza parole.
    -Voglio questa di Hyde Park domani in prima pagina- sento mormorare da lui rivolto a qualcun altro e tutto diventa lentamente chiaro.
    -Non penso che ci ricaverà sopra una bella storia, siamo solo amici- rispondo alterata.
    -Ma certo Buffy, nessuno lo mette in dubbio- mi risponde viscidamente lui.
    -Non è questo il mio lavoro- sussurro io odiando più me stessa che lui.
    -Lo so Buffy, io infatti aspetto il tuo articolo- mi risponde lui cinicamente.
    Riattacco senza aggiungere altro, riavvicinandomi a Spike.
    Lui già mi ha detto che le foto non gli creeranno alcun problema, ma comincio a non sopportare più questa situazione. Per la prima volta da quando sono arrivata metto in conto di tornare a casa.
    Di scappare senza dir nulla da questa assurda frenesia.
    -Cosa sei Buffy?- mi chiede lui interrompendo improvvisamente i miei pensieri.
    -Cosa sono?- lo interrogo io sorridendo. Lui non mi risponde e capisco che la sua domanda era seria.
    -Sono una donna sconosciuta che passeggia con l’uomo più famoso d’Europa?- gli chiedo senza guardarlo, ma potendo percepire il suo sorriso.
    -Sono un’aspirante giornalista che lavora per un orribile giornale con un orribile segretaria e…- alzo gli occhi per pensare.
    -Sono una donna credo….o forse ancora una bambina- aggiungo con un filo d’amarezza.
    -Sono qualcuno che ha viaggiato per un’infinità di ore, per trovarsi in una vita che non va bene.
    Che la distruggerà- rispondo sperando che lui non colga a cosa mi riferisco.
    -Sono qualcuno che avvererà comunque i suoi sogni- aggiungo come unica risposta positiva.
    -Sono qualcuno che non si fida, che non deve fidarsi……. perché non può bruciarsi.- lo guardo e questa volta incrocio il suo sguardo.
    -Non se lo può permettere- dico distogliendo lo sguardo.
    -E tu?- gli chiedo sorridendo.
    Lui torna bruscamente a guardarmi. Non si aspettava la mia domanda o forse per la prima volta non è preparato.
    -Non lo so quello che sono Buffy- mi risponde senza guardarmi.
    Vibro mentre ascolto senza capire la sua amarezza. So esattamente cosa vorrei dirgli, ma non ne ho il coraggio. So con precisione, nonostante non lo conosca affatto, cosa voglia essere.
    “William” sussurro nella mia mente.
    -Vieni con me- gli dico trascinandolo nella direzione opposta in cui eravamo diretti.

    Sgusciando per un enorme prato sento Spike mormorare qualcosa.
    -Non preoccuparti- gli ripeto spazientita. Comincia davvero a darmi sui nervi. Cosa crede che stiamo facendo in questa enorme villa, in cui ci siamo intrufolati scavalcando il cancello?
    Che pensi che io voglia rubare? In fondo era lui quello con l’aria da rapinatore!
    Dopo aver attraversato gran parte di un enorme giardino, ci ritroviamo sul bordo di una trasparente piscina. La vasca forma una grossa goccia d’acqua che si espande per tutto il perimetro della casa. Grosse luci sono posizionate ai bordi di essa e attraversandola formano stupendi giochi di barlume.
    - Buffy, ma cosa diavolo facciamo qui?- mi chiede sconvolto Spike.
    -Nuotiamo- rispondo io cominciando a togliermi le scarpe.
    -Cosa? Ma conosci chi abita qui?- mi chiede lui osservandomi senza riuscire a muoversi.
    - E’del proprietario del mio appartamento. E’in vacanza con sua moglie.- rispondo passando all’altra scarpa, ma fermandomi a riflettere. Ho chiamato il signor London l’altro giorno per l’affitto e lui stesso mi ha riferito di trovarsi in Italia. Avevo visto la sua casa la settimana scorsa, appena arrivata a Londra.
    -O almeno lo era….- dico ridendo a fior di labbra e tornando alle scarpe.
    -No, tu sei matta. Ci arresteranno- mi urla lui furioso, continuando a guardarsi intorno.
    -Diavolo Spike, ti avevo detto che si faceva a modo mio- dico bloccandomi.
    -Ma avremmo potuto utilizzare la mia piscina personale…..- non gli permetto nemmeno di terminare la frase.
    -E qual’era il divertimento?- urlo prima di tuffarmi con ancora tutti i vestiti addosso nell’acqua gelata.
    Quando finalmente torno in superficie Spike è scomparso. Penso quasi che se ne sia andato, prima di sentire il secondo tonfo nell’acqua. Mi guardo attorno non riuscendo a vederlo.
    Improvvisamente una presa forte mi trascina ancora una volta sott’acqua. Riemergo dopo poco trovandomi il viso di Spike completamente bagnato, i capelli che si scompongono in piccoli riccioli e gli occhi azzurri ancora più chiari, a pochi centimetri da me.
    -Non è bello fare il bagno vestiti- mi dice lui facendomi segno di togliergli la maglietta.
    Improvvisamente mi rendo conto che questa non è stata affatto una buona idea!!
    Con le mani che quasi mi tremano gli afferro il bordo immerso nell’acqua dell’indumento e lo porto verso l’alto. Approfitto dei suoi occhi coperti dalla tschirt per osservare il suo corpo. Vibro visibilmente mentre posso vedere il suo torace nudo, la sua pelle chiara e i suoi muscoli forti che si muovono nel riflesso dell’acqua. Quando incrociamo gli sguardi sono certa di avere il viso in fiamme. Lui sorridendo si sfila via i jeans che lancia sul bordo della piscina e riesco a intravedere i suoi boxer nell’acqua trasparente.
    Ma non voleva andare via?
    Mi si avvicina maggiormente e so che intenzioni ha. Sento l’acqua gocciolarmi sul viso e nella bocca, mentre sbottonandomi uno ad uno i bottoni, mi sfila via la camicetta. Il mio reggiseno nero è inzuppato d’acqua, mentre il mio seno è completamente sotto i suoi occhi. Riesco a vederlo indugiare con lo sguardo su di esso, mentre ho quasi voglia di aggrapparmi a lui. Senza che io prenda l’iniziativa porta la mano ai bottoni dei miei jeans e comincia a togliermeli. Nonostante l’acqua riesco a percepire chiaramente il tocco leggero delle sue mani sulla mia femminilità e ho l’indomabili voglia di essere nuda sotto di lui.
    Quando orami anche io sono coperta solo dalla mia biancheria, lui mi circonda la vita con le braccia tenendomi stretta a lui. Sapendo di non poter resistere per molto sguscio via fluttuando nell’acqua. Lo sento urlare e poi immergersi per seguirmi. Cominciamo una corsa infinita mentre i nostri corpi non fanno altro che sfiorarsi. Le sue mani mi afferrano continuamente mentre io nuoto veloce.
    Mi inchioda col corpo sul fondo della piscina e io tentando di spingerlo via appoggio le mie mani sul suo torace, potendone sentire tutta la forza. Riemergiamo entrambi affannati.
    Lui mi sorride lievemente. Non come ha sempre fatto. In un modo malizioso e ammaliante che mi ruba l’anima. Io sono seria. Ansimo per lo sforzo.
    -Mi stai torturando- mi dice lui sussurrando a pochi centimetri da me e io posso sentire una fitta di piacere all’interno del mio corpo.
    Sto ancora volando. La luce della lampada è diventata più abbagliante e io posso percepirne già il calore bruciante che mi spezzerà la vita.
    Si avvicina cingendomi nuovamente la vita e facendo aderire completamente il mio corpo al suo. Rimango sconvolta nel sentire l’enorme erezione della sua virilità che preme contro di me.
    Lo desidero ardentemente, quasi tanto da soffocare. Boccheggio col viso a poco da lui.
    -Ti voglio- mi sussurra sulle labbra facendomi assaporare il sapore dell’acqua che scivola via dalla sua bocca.
    Con uno scatto mi ritrovo ancora una volta sott’acqua lasciandolo in superficie.
    Vedo il mio corpo smosso energicamente dalle sue spinte. Sento il dolore della mia preziosa barriera che si sgretola. Riesco a vedere il suo futuro sguardo assente. Sento la sua voce che sussurra nel mio orecchio…….. Le sue risa con gli amici….il mio seno voglioso del suo tocco.
    Riemergo senza quasi il respiro appoggiandomi con la schiena al bordo della piscina e in una frazione di secondo lui mi è davanti. Appena fuori dall’acqua, il viso bagnato a pochi centimetri da me…..E mi brucio.
    In un istante le nostre labbra si afferrano spasmodicamente. Lui assaggia con voracità le mie, afferrandomi entrambe le mani e tenendomele contro il bordo. Aspetto poco per sentire la sua lingua che battendo contro la mia bocca, mi incita ad entrare. Pochi istanti dopo la danza è cominciata. Le nostre lingue si intrecciano vorticosamente e le nostre labbra si assaggiano e si succhiano. Spike aderisce completamente a me e posso sentire il suo pene muoversi vicino alla mia femminilità.
    Gemo senza rendermene conto continuando a rimanere bloccata dalla sua presa.13°Capitolo
    Coprirò ansiosa il mio corpo nudo con le lenzuola. Sussurrerò qualcosa che mi farà arrossire ogni qual volta ci ripenserò, ma sarò esattamente dove voglio essere.

    Stanotte farò l’amore con lui.

    Ne ho l’estremo bisogno, è assolutamente necessario, dannatamente vitale!
    Devo essere tra le sue braccia, voglio che sia dentro di me.
    Ho paura, una terrificante, gelida paura delle prossime ore. Di quando si muoverà caldo donandomi piacere, dei nostri corpi che dormiranno l’uno accanto all’altro e delle luce che albeggiando incerta, domani toglierà l’oscurità assurda della notte.
    Ho paura di me, di quello che sento.
    Di quello che percepisco senza senso, ma maledettamente forte per questo sconosciuto dagli occhi d’oceano.
    Spike lasciandomi le mani le fa scivolare con forza sui miei seni e io gemo nella sua bocca. Ansiosamente le fa passare al di sotto del reggiseno chiudendomi i seni a coppa e cominciandoli freneticamente a toccare e io, nonostante non abbia ormai nessuna presa che mi trattiene al bordo, continuo a rimanere inerme nella stessa identica posizione, completamente soggiogata da lui.
    Ho la straziante voglia di infilare le mie mani nei suoi boxer, ma non ne trovo la forza.
    Le nostre lingue continuano e ballare freneticamente senza fermarsi, il suo corpo a cercarmi senza freni.
    “Oh, non sai quanto ti voglio Buffy” mi dice con voce roca lui, mentre passa la sua lingua nel mio orecchio. Gemo incessantemente mentre lui mi divarica le gambe e si posiziona nel mezzo.
    Sento le sue mani scendere .

    So cosa devo dirgli. Ne ho l’imminente bisogno.

    Lo sento armeggiare con i suoi boxer. Di colpo un rumore ci fa sobbalzare.
    Le luci in una delle stanze del piano superiore della casa si accendono.
    Lo fisso incerta e in un istante siamo fuori dall’acqua. Cerco ansimante i miei jeans mentre lui è quasi vestito. Il mio respiro è pesante e terribilmente affannato.
    Dopo un attimo mi porge la mia camicetta e mentre l’afferro lui, cingendomi la vita, torna a baciarmi senza sosta.
    Dimentico che sono sul bordo della piscina di un uomo che è forse dall’altra parte di una di queste finestre e molto probabilmente sta per chiamare la polizia.
    Le nostre lingua si incontrano ancora una volta, maggiormente ansiose di noi.
    Dopo un po’ ci stacchiamo e ci inoltriamo a piedi scalzi nello stesso prato di prima, l’erba bagnata si attacca alla nostra pelle e il tragitto sembra più lungo di quanto era stato in precedenza.
    Ogni tanto lungo la corsa lui si ferma per tornare a baciarmi, sempre più eccitato.
    Appena abbiamo scavalcato il cancello formula un numero sul suo cellulare e dopo pochi minuti l’auto blindata è fuori dalla villa. Le due guardie del corpo ci guardano a dir poco allibiti e sconvolti. Siamo completamente inzuppati e continuiamo a baciarci senza sosta.

    Lui non è più Spike Stratford, è solo l’uomo più bello che abbia mai visto, dagli occhi infiniti e stiamo per fare l’amore.

    Quando ci infiliamo nell’auto i sedili di pelle si bagnano completamente.
    - Signor Stratford, non è questo il comportamento da tenere. Doveva avvisarci. La stiamo cercando da stamattina. - dice uno dei due omoni aprendo il vetro che ci tiene separati.
    Spike lo fissa smettendo subito di sorridere.
    -Sa che è sotto la nostra responsabilità. - aggiunge l’altro visibilmente irritato.
    -Avete ragione ragazzi. Non capiterà più. - risponde lui in un tono serio che stona decisamente con la sua lampo aperta e l’acqua che si porta dietro.
    Percepisco per un istante uno strano bagliore nei suoi occhi, ma mi intimo di non farci caso.
    -Che ragazzo responsabile- gli sussurro sulle labbra mentre lui comincia a ridere.
    -E vedrai stanotte che bravo sarò- mi sussurra facendomi fremere di desiderio quanto di paura.
    Dopo pochi minuti la grossa porta della stanza del suo albergo si chiude alle nostre spalle.
    Fremo a quel rumore.

    Quando la riaprirò qualcosa…..decisamente tutto sarà cambiato.

    Lui ha già ricominciato a baciarmi e mi fa sdraiare sul suo letto. Perfetto.
    I miei sogni stanno letteralmente prendendo forma e io sono letteralmente terrorizzata.
    Non riesco ad avere il tempo di aver paura che ho ricominciato a gemere di piacere.
    Alzandomi la camicetta Spike ha preso a succhiare uno dei miei seni mentre tocca ansiosamente l’altro.
    -Ti farò sognare raggio di sole- mi sussurra lui e questa volta le sue parole non hanno esattamente l’effetto sortito. Ho come l’impressione di una frase fatta.
    Di parole dannatamente dettate dal suo pene. Cerca di non pensare.
    Infondo è praticamente impossibile con lui che i tortura il mio corpo.
    La sua bocca scende fino al mio ombellico e comincia a sfilarmi via i jeans.
    Il cuore batte nella mia testa. Ne sento il tamburellare frenetico che sembra farmi scoppiare la testa. Spike passa la lingua sui miei slip inumidendoli maggiormente e comincia a spostarne la stoffa.
    La sua lingua si infila nelle mia femminilità e io sento la temperatura alzarsi di colpo, la stanza diventare un piccolo buco.
    Sento di esplodere da un momento all’altro. La sua lingua umida passa velocemente tra le mie labbra leccandone tutta la superficie una, due, tre volte. Poi la infila nel mio stretto canale e afferrandomi i glutei comincia a spingere. Sono al limite, sento che raggiungerò il piacere da un momento all’altro. Spike si stacca da me e tolti i jeans si mette tra le mie gambe. Mi accorgo solo ora che ormai indossa solo la maglietta ancora inzuppata d’acqua. E’uno spettacolo infinito. Non riesce nemmeno a togliermi gli slip, freme di piacere, ansima senza sosta e così si limita a spostarmeli da un lato.
    -Fa piano, ti prego- sussurro in un fremito mentre mi faccio piccola piccola.
    Vorrei morire per averlo detto ma so che se ne sarebbe accorto comunque.
    Lui si blocca di colpo e alzandosi da me mi fissa senza capire.
    “Sono…..” non riesco a terminare la frase. E’naturale che lui abbia capito quello che voglio dire.
    Lui continua a scrutarmi immobile. I suoi occhi d’oceano sono diventati di un blu intenso.
    Di colpo si alza dalle mie gambe e comincia a rivestirsi.
    Io lo fisso spaesata. Non so quello che pensi e non voglio nemmeno immaginarlo. Senza volerlo una solitaria lacrima mi solca il viso e io mi odio ancora di più.
    -Mi dispiace Buffy. Non doveva andare affatto così- dice in tono serio.
    Non sono sicura di averne capito il significato. La mia mente correva alla ricerca di altre informazioni. Mi infilo velocemente i jeans senza aggiungere una parola. Lui mi si avvicina accarezzandomi un braccio e io mi scosto brutalmente.
    Sto piangendo come non facevo da quando i miei genitori urlavano in casa facendomi tremare nel sonno. Non posso fermarmi e mi odio come non mai.
    -Non fraintendermi. Non è per te.- ripenso a mia madre e alla mia stanza.
    A come vorrei solo essere a casa.
    - Tu sei speciale- aggiunge e nello stesso istante la mia mano gli colpisce violentemente il volto tanto da fare un rumore quasi assordante. Le lacrime continuano a sgorgare ma io sono immobile. Afferrando la mia borsa scivolo nel lungo corridoio.

    La porta si richiude alla mie spalle.
    Qualcosa è cambiato………decisamente tutto.

    14°Capitolo
    Le mie mano scorrono sul mio corpo nudo. Le finestre sono completamente chiuse e la temperatura raggiunta al di sotto delle lenzuola è insopportabile. La mia pelle è arrossata. Immensa è la testimonianza di quelle ore assurde. I miei vestiti sono sparpagliati in modo scomposto sul pavimento formando l’assenza di quello che sono o forse non sono mai stata. Il mio corpo è stato violentemente denudato dalle mie mani ansiose e velocemente ricoperto da queste lenzuola chiare.
    Sono solo l’incessante smorfia di quello che avrei voluto essere, sono solo l’insignificante voglia di stringermi ad un uomo senza senso. Odio?
    Si, immensamente. In modo devastante per il mio viso imbarazzato, per la mia anima ferita, per il mio corpo mai toccato. Odio per questa notte che non cancellerò, che rimbomberà continuamente su ogni viso di uomo, su ogni mano fremente.
    No, l’assatanato sentimento non è per lui.
    Non è per i suoi occhi d’oceano che hanno invaso il mio corpo di donna di un sentimento mai provato.
    Né per la sua pelle d’avorio che profumava di sogno.
    Non odio il suo volto, né le sue parole.
    Non odio la sua risata.
    “Non doveva andare così”
    Un brivido mi percorre la schiena facendo abbassare di colpo la temperatura. Il viso mi si contrae.
    Chi odio allora?
    Per chi questa rabbia devasta la mia anima, facendomi sentire meno di niente?
    Facendomi sentire una bambina piccola e sola rintanata nel buio della sua stanza. Un cucciolo spaventato nascosto dietro al suo armadio con l’incessante voglia di piangere. Stretta alla mia bambola di pezza, le mani ferme sulle orecchie per non sentire le grida assordanti. E’colpa tua.
    Lo è sempre. Non si piange Buffy. Non puoi piangere.
    “Sei speciale”. Trattengo l’insano gesto di volermi colpire il viso.
    Chi odi Buffy? Chi odi infondo?
    Chi detesti più di ogni altra cosa per questa ferita aperta, forse mai rimarginata?
    Mi detesto. Odio il mio essere caduta in una trappola di cui sono stata l’artefice. Odio aver visto la speranza di una felicità che non mi appartiene, che non può essere mia, di cui non ho diritto.
    Disprezzo il mio aver creduto di poter essere alla sua altezza.
    Il mio essermi illusa di contare più che una notte. Un sola, singola notte.
    Sfioro la mia pelle. E’madida di sudore. “Sei speciale”
    Va al diavolo Spike Stratford. Scivola via dai mie pensieri prima che io possa cancellarti con una violenza che lasci una cicatrice ancora più grande.
    Il suono incessante del telefono mi tortura il cervello.
    Non mi importa chi sia. Che senso ha infondo?
    Ancora una volta ho dimostrato tutto quello che sono. L’incessante nulla. L’irreparabile sognatrice. L’illusione senza sosta.
    Squilla ancora il telefono. Di un suono incessante e fastidioso. . Forse. Che importa?
    Solo la sua voce potrebbe farmi morire. Solo il suo volto riporterebbe a galla quello che è stato.
    L’immagine dei suoi occhi sconvolti e imbarazzati mi fa raggomitolare maggiormente su me stessa.
    Esplode facendomi rabbrividire il suo corpo che si riveste guardandomi furtivamente.
    Vai via Buffy. Chi diavolo sei? Sei patetica.
    Di colpo un suono diverso cattura la mia attenzione. Il nastro della segreteria è partito per la registrazione innervosendomi maggiormente.
    -Ciao Buffy. Forse dormi a quest’ora o magari sei a lavoro……
    In ogni caso mi dispiace di….cioè….insomma……..-
    Ascolto con gli occhi sbarrati mentre il mio cervello urla di coprirmi le orecchie. Di non ascoltare le urla dei miei genitori. E’colpa tua Buffy.
    -Mi dispiace per stanotte ma in un istante ho capito tutto. Per la prima volta nella mia vita tutto è stato chiaro.-
    Ancora una volta la sua voce si interrompe insieme al mio cuore che freme per cancellare gli attimi di silenzio.
    -Per una volta so quello che è giusto. Tenerti lontana da me. Da tutto lo schifo che sono. -
    Sono nella sua voce. Nelle sue mani che mantengono la cornetta del suo lussuoso hotel.
    Nei suoi occhi che fissano nervosi il pavimento.
    -A presto spero….- Aggiunge mentre io aspetto ansiosa il rumore del suo ricevitore che viene messo giù. Invano.
    -Sei troppo bella per essere vera- sussurra in un fremito che mi fa sbarrare gli occhi.
    Il bip della segreteria che si spegne mi fa scattare in piedi. Il mio corpo nudo trema per il freddo così afferro una camicia. Le sue parole corrono nella mia mente, dalla prima all’ultima, senza tralasciare una sola pausa, un solo respiro.
    Afferro di scatto la cornetta con la speranza di sentire ancora la sua presenza dall’altra parte del ricevitore. Un suono monotono mi raggiunge le orecchie distogliendomi dal mio stato.
    Piano apro le finestre che mostrandomi il sole mi fanno capire di colpo che ore sono. L’ora di pranzo è passata da un pezzo e la luce batte sul mio appartamento illuminandolo di colpo.
    Il ricordo del messaggio di ieri mi raggiunge il cervello facendomi sussultare. Angel Darcy mi aspetta oggi nel suo ufficio. Odio la sua voce e le sue parole. So già quello che mi chiederà e lo detesto maggiormente. Vorrei non essere ridotta a scrivere per questa assurda rivista, vorrei poter tornare a casa senza sentirmi un’ idiota, un’ illusa avvertita ripetutamente.
    Afferro il mio blocco e sedendomi al tavolo della cucina mi preparo a scrivere le cento parole che mi aveva richiesto. Sono completamente assente quando afferro la biro.
    Spike Stratfor scrivo nell’intestazione. E senza senso aggiungo prima del suo nome la parola “Amare”………

    “Amare Spike Stratford

    Firma milioni di autografi per poi sparire nelle feste super esclusive di qualche suo amico miliardario. Stratford, la nuova rivelazione del cinema internazionale, riempie in modo devastante qualsiasi copertina e prima pagina degli ultimi tempi. E’ in cima alle lista dei botteghini e in quelle dei registi più affermati. Centinai sono i siti Internet dedicati a lui e due i tipi di profumi nati dal suo marchio. Ma soprattutto miliardi sono i sogni che lui riempie.
    Spike Stratford è il nuovo principe azzurro del secolo.
    Ride quando gli si additano queste qualità e sbandiera in modo imperterrito il suo mancato romanticismo. Una cosa è certa: qualcuno in questo istante starà innamorandosi di lui.”

    Fingo di non vedere il ridicolo delle belle e assurde parole che ho scritto. Un ritratto perfetto è quello che volevo creare ed è quello che ho fatto. Immagino già un paio di foto che affiancheranno all’articolo e un paio di annotazioni che aggiungeranno alla fine per smentire la notizia su un film che avrebbe dovuto fare e additargli un nuovo flirt. Buffe sono queste righe. Assurde queste parole.
    Grottesche queste affermazioni.
    Chi ama Spike Stratford?
    Darcy mi sgriderà per averne scritte centoquattordici.
    Il mio sguardo si posa su Grande Puffo.
    -Come stai piccolino?- sussurro mentre le ultime parole mi muoiono in gola. Fingo di non accorgermi di star piangendo.
    -Sono solo una stupida . Una piccola giornalista da quattro soldi che ha creduto di essere più di questo- aggiungo mentre le lacrime mi scivolano tra le labbra. Grande Puffo mi fissa facendomi sorridere.
    -Non capiterà più. Non voglio più stare male- dico mentre mi appoggio al tavolo alle mie spalle. Le mani coprono il mio volto. Le lacrime scorrono facendomi odiare maggiormente.
    -Non voglio più stare male- sussurro ripetendolo un, due, tre volte.
    -Non voglio più innamorarmi- aggiungo sbarrando gli occhi per la sconvolgente rivelazione che vorrei solo affogare.

    Angel Darcy mi fissa dall’altro lato della sua scrivania.
    -Buffy mettiamola così: ho un ottima opportunità per te- mi dice dopo aver letto le miei centoquattordici parole.
    -Il quotidiano New Life ha bisogno di un nuovo uomo d’azione. Qualcuno che possa occuparsi di tutto compreso sport e cultura- aggiunge fissandomi negli occhi.
    -Poteri farlo. Ne sono certa.- dico mostrando tutta la mia sicurezza. Per un attimo il presagio del mio sogno si avvicina.
    -Ma ho bisogno che tu mi dimostri quanto vali, ho bisogno di testare le tue capacità sul saper fare un scoop- aggiunge sorridendo.
    -Sai già su chi-
    So dove vuole arrivare. Lo so dal primo istante in cui sono entrata.
    Penso a lui. “Troppo bella”.A come non voglio rivederlo. Ai suoi occhi. Alle sue mani vogliose di me.
    “Tenerti lontana da me”. A quanto voglio lavorare davvero. “Da tutto lo schifo che sono”.
    Annuisco mentre urlo dentro di me.
    “Amare Spike Stratford”.15°Capitolo
    La rivista ancora profumata d’inchiostro vibra tra le mie mani.
    In prima pagina regna con un frivolo rosa il grosso articolo: “Amare Spike Stratford”.
    Ecco l’anticipo per il mio lavoro.
    Angel Darcy ha pubblicato oggi il mio articolo e mi ha chiamato da ieri almeno altre 5 volte.
    Aspetta il mio scoop per formulare quel numero di telefono, ha detto.
    So che ci guadagnerà. So che per lui questo articolo frutterà milioni, mentre darmi lavoro sarà un idiozia.
    Eppure non importa. Non posso tornare a casa o forse non voglio.
    Non ho la forza e il coraggio per tornare indietro e guardare il mio vecchio mondo negli occhi.
    Spike Stratford domani non ricorderà nemmeno più chi sono e io dovrò viverci con questo lavoro. Non solo per soldi. Devo farlo per trovare uno stupido motivo per andare avanti.
    Per trovare un senso alla mia vita…quel senso che non ha mai avuto.
    Continuo a fissare il mio nome alla fine della pagina:
    “Un servizio di Buffy Summers”
    Il mio cuore accelera al pensiero che lui lo legga. Che lui almeno per un attimo possa pensare che io lo ami. Perché non è così. Lui è la mia ossessione. Solamente questo.
    L’albergo di Spike è davanti ai miei occhi. Il sole afoso mi fa mancare l’aria e la tachicardia è aumentata maggiormente. Spike Stratford ha indetto eccezionalmente una conferenza stampa per comunicare il titolo del suo nuovo film. Non so come potrò trovare qualcosa di eccezionale su di lui. Qualcosa che scritto sui giornali non farà più male a me che a lui.
    Boccheggio cercando di trovare un po’ di forza. Cercando di cancellare la sua impressione sorpresa e divertita nel vedermi alzare la mano tra i giornalisti. La mia voce tremerà d’incertezza e mi renderò conto di quanto questo mio piano vale poco.
    Mostro il tesserino all’ingresso e di colpo divento di fuoco. A controllare il mio nome c’è una delle guardie del corpo che l’altra sera mi ha visto gocciolare come una sarda avvinghiata a Spike!
    Fingo di non conoscerla e abbasso lo sguardo, mentre vorrei solo scomparire o almeno essere andata dal chirurgo stamattina, invece che dal parrucchiere.
    Lui mi fissa e d’un tratto mi sento addosso il suo allegro sorriso. E’a dir poco ridicolo vedere un omone di due metri sorridermi divertiti come un ebete. Si sarà fatto una bella risata l’altra sera….soprattutto per l’inaspettato finale. Villano!
    Fingo indifferenza anche quando fa un osceno occhiolino al suo amico,anch’ egli naturalmente presente allo scempio dell’altra sera e mi vado a sedere sperando di mimetizzarmi con la folla.
    Non ho la più pallida idea di come riuscire nel mio intento e l’assoluta voglia di non fare alcuna domanda, non mi aiuta per niente. Di colpo i flash dei fotografi cominciano a diventare accecanti. Il rumore continuo delle macchine fotografiche diventa insopportabile mentre Spike Stratford entra nella sala congressi del hotel.
    Il suo corpo è come al solito stretto in semplici jeans e maglietta e il suo sorriso è sempre lo stesso. Mai toccato. Senza alcuna differenza. In fondo quale dovrebbe mai essere poi?
    -Buongiorno a tutti e grazie di essere qui- dice alla folla che gli sorride ansiosa di cominciare il dibattito.
    La sua voce mi fa tremare l’anima. Si, è possibile.
    Vibro mentre le sue parole raggiungono le mie orecchie e tutto il resto scompare.
    Scompaiono le fastidiose voci dei giornalisti, scompaiono i flash e le luci.
    Siamo solo noi due….o forse è solo lui.
    Una biondina dalla voce stridula da il via alle domande a cui Spike comincia a rispondere con molta disinvoltura e in modo molto coinciso. Lo guardo gesticolare e sorridere quando non ha la risposta giusta.
    Lo vedo rigirarsi un discorso pur di avere ragione o fare una battuta quando è in difficoltà.
    E la folla lo osserva…..ammaliata dai suoi modi lo guarda essere il centro del mondo.
    So quello che sentono. Conosco la loro ossessione. So come li tratta.
    Esattamente come ha fatto con me. Con la stessa identica maschera.
    L’immagine delle sue gambe coperte velocemente dai jeans mi fanno tremare. Non dimenticherò il suo sguardo allarmato. Mai. Sto quasi per afferrare la giacca e il mio blocco quando una domanda mi fa sussultare.
    -E la sua vita sentimentale signor Stratford?- chiede un uomo stempiato in prima fila.
    Osservo il viso di Spike tendersi e poi rilassarsi di nuovo. Un’ idea assurda mi balena per la mente, che abbia pensato a me, ma sporadicamente la cancello.
    -Nulla di nuovo Jack – risponde Spike con fare amichevole mostrando di conoscere il giornalista.
    -Conosce il mio piacevole andazzo- aggiunge sorridendo maliziosamente mentre l’intera sala scoppia in una fragorosa risata.
    Io rimango immobile. La mia mente finge di non aver capito il significato delle sue parole.
    “Piacevole andazzo”, ecco l’unica cosa che sarei potuta essere.
    -Qualcuno ha parlato di una ragazza misteriosa: è forse la ragazza fotografata su Love Story e se si, fa parte del mondo del cinema?-
    Il mio cuore si ferma. Di chi parla? Di me? In fondo avranno ritratto Spike con milioni di donne su quel giornale….boccheggio maledicendomi per non essere uscita prima.
    Non vorrei mai ascoltare la sua risposta.
    Questa volta il suo viso non mostra emozioni. La maschera è perfetta.
    -Mi annoia ripetermi: non esiste alcuna ragazza misteriosa- risponde quasi infastidito alla donna che gli aveva posto la domanda. Non ascolto. Sono immobile.
    Pochi istanti dopo l’uomo che gli siede accanto, di sicuro il suo manager, avvicina la bocca al microfono da cui parla Spike.
    Vedo gli occhi di Spike diventare a dir poco allarmati ascoltando la voce dell’uomo.
    -Dovreste parlarne con chi scrive, di chi sono le donne fotografate con Spike, sembrano saperne più di lui- afferma l’uomo alquanto nervoso, evidentemente contrariato dall’atteggiamento di chi parla di Spike.
    Lo vedo sussurrare a denti stretti qualcosa al suo manage, mentre tamburella nervosamente il tavolo con le dita.
    -Deve esserci un rappresentante di Love Story- sento dire da qualcuno seduto in prima fila.
    Il mio cuore si ferma e per la prima volta lo sento.
    So che anche il suo cuore si è fermato.
    Un brusio si alza in sala mentre una donna al mio fianco mi sorride fissando il mio cartellino.
    - C’è solo lei per Love Story?- mi chiede mentre la mia mente spera solo che qualcuno si alzi al mio posto, che eviti di farmi vedere da lui.
    Il brusio aumenta sempre di più mentre Spike incita i giornalisti ad un'altra domanda. Nulla.
    Con le gambe che mi tremano e le mani appiccicate ai fogli ancora bianchi mi alzo in piedi imitando chi prima di me ha fatto una domanda.
    Velocemente un uomo mi passa il microfono che sento incandescente.
    Solo ora gli occhi di Spike si posano su di me. Mi fissano sconvolti e spaesati.
    Io lo guardo. Le labbra mi tremano.
    -Sono di Love Story- esclamo con un filo di voce che invece, a causa del microfono, rimbomba per l’intera sala.
    Sento uno stridulo grido nella mia testa che mi toglie il respiro.
    -Sembrava che conosceste molto di più di quello che avete scritto. Aspettavamo un seguito sul prossimo numero ma c’era solo uno banale articolo senza senso- dice l’uomo che prima aveva parlato con Spike.
    Jack….è questo il suo nome. Banale…..il mio articolo. “Amare Spike Stratford”.
    Vedo un uomo passare la rivista a Spike. Lo vedo fissare la prima pagina e guardare nervoso l’articolo all’interno mostratogli dal suo manager.
    “Amare Spike Stratford”. I suoi occhi corrono nei miei. Solo di lui. Eterna voglia di trovare riparo tra le sue braccia. Di piangere sul suo cuore. Piangere con lui….di lui.
    -La ragazza su Love Story non fa parte del mondo dello spettacolo e non ho alcuna voglia di parlarne- aggiunge rabbioso verso i giornalisti che continuano a fissarmi. Le loro voci mi rimbombano nella testa. L’imminente paura di essere riconosciuta mi sconvolge.
    -Per oggi può bastare- aggiunge mentre le voci diventano ancora più insistenti.
    Lo guardo sussurrare qualcosa alla sua guardia del corpo e sparire tra la folla mentre io scivolo sulla sedia.
    Vorrei scappare da qui ,ma non ne ho la forza.
    L’uomo che mi ha accolta all’ingresso mi da un colpetto sulla spalla e io sussultando mi volto.
    - L’aspetta di sopra- mi dice indicandomi di seguirlo.
    Ci metto qualche altro attimo per trovare la forza di alzarmi.

    16°Capitolo
    Il lungo corridoi dalle pareti avorio è esattamente uguale a pochi giorni fa. La mia ansia ha però superato ogni limite. So perfettamente che non dovrei essere qui. Che dovrei correre il più lontano da lui, se davvero tenessi al mio cuore, ma non posso.
    Ho bisogno delle sue parole, di tutto ciò che potrebbero fruttarmi.
    L’imminente impressione di voler prendere in giro me stessa mi tartassa la mente.
    Perchè davvero sono qui?Cancello velocemente la risposta che urla nel mio corpo.
    “Piacevole andazzo”. Devo trovare qualcosa.
    “Nulla”. Qualcosa che lo inchiodi come lui ha fatto con me.
    “Amare Spike Stratford”. Che lo distrugga.
    “Mi dispiace”. Questo miserabile”Piacevole anadazzo” e”Tutto lo schifo che sono”.
    Per la prima volta da quando le sue mani si sono allontanate furtivamente da me, voglio fargli del male. Odiare lui almeno una parte di quanto odi me. Per trovare la forza di vivere.
    Scivolo nella sua stanza mentre la porta si chiude alle mie spalle facendomi sussultare.
    Lui è in piedi. Lo scorgo dopo pochi attimi nascosto nell’ombra delle tende ancora chiuse.
    -Credevo che avessimo chiuso- mi viene da dire. Non so perché. So che non è esatto.
    Che nulla in fondo per lui era aperto, mentre per me è una ragione vitale.
    -Non che fosse aperto qualcosa- aggiungo sarcastica, questa volta infinitamente misurata.
    Lui si volta verso di me. Non sorride. Non stavolta.
    -Dobbiamo parlare Buffy- mi dice guardandomi dall’altra parte della stanza.
    E’ quello che voglio Spike Stratford. Non di me.
    Dello schifo che sei, di come amerò spiattellarti su tutti i giornali. “Piacevole andazzo”
    - Spike non penso ci sia molto da dire e se è per l’articolo, sai che non ha senso. Faccio il mio lavoro- aggiungo ancora in modo studiato.
    So che non che non ce la farò.
    So che sto fingendo miseramente di voler distruggere tutto ciò per cui ora vivo. Ma non lo amo. Mai.
    -Non volevo farti del male- mi dice avvicinandosi a me. Indietreggio involontariamente.
    Deve starmi lontano. E’l’unico modo per darmi la forza di fingere.
    Lui si ferma di scatto osservando il mio gesto.
    -Permettimi di rimediare- aggiunge tendendo una mano verso di me che poi contrae velocemente.
    Rimedia Spike. Rimedia ora.
    -Non ce ne è bisogno davvero Spike- rispondo sorridendo in un modo che odio.
    -Eravamo entrambi fuori di noi l’altra notte, è tutto dimenticato- dico con un enorme sorriso alla fine. Lui segue alla lettera ogni mia parola. Vedo il suo viso contrarsi per qualche istante.
    Poi torna a sorridere.
    -Bene- mi risponde.
    E io finalmente lo odio.
    Finalmente mi è chiaro quello che posso fargli. Quanto posso fargli.
    Devo solo trovare il modo.
    Il modo di distruggerlo come lui ha fatto con me.
    -So che avevo detto di non vederci più ma sarebbe così assurdo poter essere almeno amici-
    Mi dice titubante. Sa Buffy cosa potrebbe dirgli. Sa esattamente il battito del cuore che ho perso. Che vorrei solo essere tra le sue braccia. Che le lacrime urlano nei miei occhi. Lo sa.
    E allora preme.
    Più profondo. Se mai è possibile.
    Cerco nella mia anima l’assurdo sorriso che non ho e lo sfodero con tutta me stessa osservando il suo viso sbalordito.
    Perché l’hai detto Spike Stratford?Perchè sapevi che avrei pianto?Che mi sarei sciolta e magari ti avrei schiaffeggiato ancora, mostrandoti tutto quello che sono?Perchè sapevi che avrei rifiutato?
    Che avrei odiato le tue parole?
    E’così Spike Stratford. Sei in me a tal punto da odiarti per non morire.
    -Certo- rispondo quando sento che il mio sorriso si sta già smorzando.
    Resisto ancora qualche istante.
    -Bene- balbetta lui incerto. I suoi occhi mi scrutano titubanti.
    -Se non hai nulla da fare potremmo pranzare assieme- dico sicura mentre vedo il suo sguardo sorprendersi incredibilmente.
    So quello che pensi Spike. Perchè non piango?Come posso essere qui?Come posso chiederti di passare delle schifosissime ore con te quando dovrei solo odiarti?
    Pensa che sono come tutte le altre, è quello che voglio. Forse troverai il coraggio di scoparmi. Rabbrividisco. Lo odio.
    -Certo- balbetta nella stessa identica maniera di prima.
    -. Non credevo…-biascica tradendosi.
    -Cosa non credevi?- ribatto io. Ora sono arrabbiata. Spero solo che non l’abbia visto.
    Che non abbia visto il mio assurdo sarcasmo. Sorrido per nasconderlo.
    -Nulla Buffy, nulla. Sono contento di poter stare con te- mi risponde ricomponendosi e mi sorride. Mi sorride come ha sorriso alla sala, alla folla di giornalisti. Falso nello stesso identico modo.
    La solita maschera.
    Afferra il telefono bianco dell’hotel e ordina “il solito” per due. Spero solo che non siano lumache. Non penso che la mia recita reggerebbe. Sorrido tra me e me ripensando a quel ristorante.
    A quel prato dal profumo di hot dog. Alla piscina. Alle sue mani. Al suo corpo che si riveste frettoloso.
    Rabbrividisco tornando al presente.
    -Allora Buffy, che ne pensi di questo nuovo film?- mi chiede sfidandomi. Questa volta sono preparata Spike Stratford. Sorrido. Sono pronta per incastrarti per bene.
    -Il solito- ingrano io fissandolo negli occhi. Non ne ho la forza. So che vorrei correre via ma devo arrivare a fondo. Dove lui è arrivato.
    Lui mi sorride divertito. Io lo fisso senza capire.
    -Il solito Buffy- mi risponde.
    -Non riesco ad uscire dal giro- continua ridendo.
    -Bhe…penso che tu non abbia bisogno di soldi. Potresti aspettare qualcosa di meglio che i soliti film commerciali-
    -Certo Buffy, hai ragione- mi risponde.
    So che mi sta sfidando. So che lo sta facendo nello stesso identico modo in cui io lo faccio con lui. Non sospetta di me. Non potrebbe mai farlo. Ma è abituato a questo.
    Abituato a ragazzine rifiutate da lui e pronte a farsi usare solo per stare con lui.
    -Sono abituato a fare soldi- mi risponde mentre una cameriera entra con la cena.
    La grossa campana di metallo viene alzata rivelando pasta col sugo, certamente italiana e arrosto con patate.
    -Adoro il cibo italiano- mi dice fissandomi. Io lo guardo. Spero solo di ricordare almeno come si mangino degli spaghetti.
    -Oltre alle lumache e agli hot dog- mi dice mentre il mio sguardo corre nel suo.
    Ho paura di non farcela, ma è un attimo.
    -Perché sei abituato a fare soldi?- gli chiedo riprendendo il discorso precedente
    -Perché non ne ho mai avuti.- mi risponde lui spiazzandomi mentre si mette a sedere.
    -E’un buon motivo?- gli chiedo cercando di scavare fin dove posso.
    -Non lo so- dice lui smettendo di sorridere.
    -Mio padre non ha mai portato un soldo a casa, deve essere per questo- è sarcastico mentre io lo fisso.
    -Lui faceva una vita diversa. Come la definiva lui.- aggiunge senza toccare cibo.
    Io fingo indifferenza e comincio a torturare gli spaghetti nel mio piatto.
    -Cosa vuol dire?-
    - Beveva- mi risponde fissandomi negli occhi.
    So di essere arrivata.
    So che manca poco. Sono esterrefatta dal poco tempo che ci sia voluto.
    Non riesco a trovare nulla da dire. Nulla che scavi di più. So solo che non vorrei avere ascoltato. Nulla di ciò che ha detto.
    -Beveva continuamente e sapeva solo prendersela con me e mia madre- aggiunge mentre io fremo alle sue parole. I miei occhi brillano di lacrime.
    Lo sento e spero che lui possa solo non accorgersene.
    -Questo è un suo ricordino.- mi dice sorridendo indicando la cicatrice che ha sul sopracciglio.
    -Mi dispiace- rispondo. Mi maledico. So che non doveva andare così. So che sono inanime contro di lui. Lo sono da sempre. Dal primo attimo che ho creduto di essere capace di distruggerlo.
    -Non importa- mi dice sorridendo.
    -Mangia che si fredda Buffy- dice cominciando nervosamente il suo cibo mentre io sento solo il mio enorme nodo allo stomaco…o forse al cuore.
    Di colpo il grosso omone dell’ingresso bussa alla porta e si infila nella stanza.
    -Signor Stratford mi dispiace enormemente, ma ho ricevuto quella telefonata- dice nervoso guardandomi.
    -Certo Brad, hai ragione, arrivo subito- dice serio mentre si alza.
    L’uomo scompare dopo essersi congedato e io fisso Spike senza capire.
    -Scusami Buffy, ma come vedi il dovere chiama….i soldi- mi dice sorridendo.
    -Finisci pure con calma. Provvederò che un auto dopo ti riaccompagni a casa. Resta comunque tutto il tempo che vuoi- mi dice infilandosi in fretta la giacca e io ho tutta l’impressione che non abbia alcun appuntamento lavorativo. Che sia rivolto in tutt’altro luogo.
    -Ok- dico senza riuscire a trovare altre parole.
    Lui si volta per uscire. La maschera è ricomparsa. La mia, solo una stupida illusione.
    So che non sono nulla.
    -Mi fa piacere che ciò che è accaduto sia stato dimenticato- mi dice senza guardarmi.
    Senza avere il coraggio di guardarmi.
    -Così facilmente- aggiunge sparendo nel corridoio.
    Bene Spike Stratford.
    Sari felice di esserti tolto il peso che avevi sulla coscienza. Il dover pensare alla stupida ragazzina in lacrime per essere stata rifiutata da te. Ti senti meglio Spike Stratford?
    Vedrai come sarà quando ti farò provare quello che tu hai fatto sentire a me.
    Te ne accorgerai.
    Senza finire il mio pranzo prendo la mia borsa e mi alzo per lasciare la stanza. Il mio sguardo viene colpito da una candida camicia che sbuca dall’armadio. Come se fossi governata da un assurda forza mi dirigo verso le ante e la osservo. Piano, come se qualcuno posso vedermi, la porta al viso ispirando il suo odore. Senza senso una lacrima solitaria mi riga il volto.

    -Bene Buffy, davvero brava- mi dice Angel Darcy guardandomi felice.
    -Sto appena tornando dalla sua camera- rispondo sicura.
    -Davvero complimenti, mai nessuna era stata capace di avvicinarsi così tanto- aggiunge fissandomi.
    Le sue parole sono infinitamente viscide. Spero solo che componga presto quel numero e mi faccia lavorare per quel giornale.
    -E hai trovato qualcosa di interessante?- mi chiede. Io guardo fuori dalla finestra.
    Il cielo si è rabbuiato. Forse pioverà. Forse.
    -Si, signor Darcy, ma non voglio che lei lo pubblichi- rispondo fissandolo.
    -Cosa?- mi dice strabuzzando gli occhi mentre il suo sorriso scompare.
    -Non sono ancora sicura- gli rispondo tornando a non guardarlo.
    -Maledizione Buffy , questo è il tuo lavoro. Penso che la cosa sia alquanto importante ma….- aggiunge leccandosi le labbra per l’intuizione.
    -Non devi preoccuparti, gli attori sono preparati a questo- mi risponde tornando a sorridere.
    Io non rispondo.
    -Buffy c’è forse qualcos’altro sotto?- mi chiede famelico. Vuole la mia risposta. E’ansioso di sentirla. Rimango in silenzio.
    Improvvisamente il silenzio viene rotto dal mio cellulare che per la prima volta mi appare come un sollievo.
    -Pronto?- dico scusandomi con lo sguardo con Angel che appare alquanto irritato.
    -Ciao Buffy- mi dice una stupenda voce dall’altro lato. Rimango qualche istante estasiata a pensare.
    -Spike?- mi sfugge e vedo il mio capo illuminarsi.
    -Volevo farmi scusare per oggi. Sono stato davvero maleducato a scomparire così- mi dice alquanto nervoso.
    -Non preoccuparti è tutto ok- gli rispondo guardando Angel che sorride divertito.
    -Ti prego accetta il mio invito per stasera. E’una semplice cena- dice mentre io già avvampo e perdo un battito.
    -No Spike, non credo sia necessario- rispondo mentre vedo le labbra di Angel che formulano in silenzio la parola”accetta”.
    -Buffy insisto- aggiunge stranamente serio. Io rimango in silenzio.
    Angel ripete la stessa parola di prima, questa volta senza sorriso.
    -Ok, a stasera- rispondo rassegnata.
    Ci metto qualche altro istante per capire quello che è successo.
    -Non mi sembra opportuno che lei decida anche della mia vita privata- dico stizzita al signor Darcy.
    Lui è tornato felice.
    -Esci con lui stasera e ti do il tempo di decidere per la tua formidabile scoperta- mi dice alzandosi come per congedarmi.
    -Cosa le frutterà questo?- gli chiedo senza capire.
    -Come vedi tutto il tempo che passi con lui mi frutta molto. Hai o no l’articolo del secolo?- mi chiede senza nemmeno aver bisogno di una risposta. Io scompaio nell’ascensore.
    “Accetta il mio invito per stasera”. “Una semplice cena”. La sua voce calda e vellutata.
    “Hai o no l’articolo del secolo?”
    “Beveva”….e io non se avrò mai il coraggio di dirlo a qualcuno Spike Stratford.

    17°Capitolo
    Rabbrividisco quando l’acqua gelida mi colpisce la schiena. Cerco ad occhi chiusi il bagnoschiuma sulla mensola, mentre il getto diventa più caldo.
    Cosa mi hai fatto Spike Stratford?Perchè sono ossessionata così dannatamente da te?
    I suoi occhi oceano gridano ferendomi nella mia testa e io boccheggio per respirare, mentre l’acqua mi scivola tra le labbra. So che sto giocando a un gioco troppo rischioso. Che non ne sono decisamente all’altezza. Ma non riesco a smettere. E’un’assurda dipendenza. Una droga paradisiaca che mi uccide facendomi godere. Ancora una volta penso a lui. A quanto vorrei solo ……….
    Cosa vorrei?
    Cosa vuoi Buffy? Che lui si prenda la tua verginità?Che ti scopi facendoti urlare?
    E’ questo che vuoi?O è quello che vuoi credere Buffy?
    Che vuoi credere per non scoprire cosa desideri davvero…fin dove la tua pazzia sta arrivando…
    Tampono il mio corpo con l’accappatoio mentre scivolo in cucina. L’ambiente è decisamente troppo caldo. Cerco Grande Puffo nella penombra con un sorriso. Lo vedo immobile con la testolina rossa verso di me. I suoi occhietti sono come al solito indifferenti. Con cura ripulisco il suo boccale mentre lui sguazza nel lavabo. Ora è nervoso. Sa che sono decisamente poco affidabile in queste cose. Per fortuna porto a termine la missione e lui può tornare nel suo recipiente da birra mentre io gli verso qualche briciola. Non penso più alla vaschetta. Lo vedo decisamente affezionato al suo habitat anche se non del tutto felice.
    -Torniamo in America Grande Puffo?E’un bel posto,vedrai che ti piacerà- gli dico sorridendogli rendendomi conto contemporaneamente che sto cominciando a diventare patetica e questo decisamente mi spaventa. Immagino già il mio corpo flaccido e rugoso che dondolerà su una sudicia sedia. Sferruzzerò per ore babbucce di lana, parlando col corpo putrefatto, inanime e senza vita da ormai quarant’anni, di Grande Puffo. Rabbrividisco a quell’idea mentre corro nella stanza da letto a cercare qualcosa da mettere. Mission Impossible direi!
    Dopo minuti interminabili seduta sul letto davanti al mio desolabile armadio opto per aderentissimi pantaloni di raso nero e uno scintillante top rosso. Quando sono vestita comincio a fissarmi nervosamente. Sembro decisamente dire :“Fammi qualsiasi cosa” mentre in realtà vorrei sussurrare languidamente:”Potevi e ora non puoi. Ora sei solo la mia vittima. Quello che farò andare col culo per terra…” mi ricompongo sfilandomi il top e lanciandolo sul letto, mentre afferro un’aderente maglietta nera con stampa argento. Decisamente meglio. Ora sono una via di mezzo: “Vorrei che mi facessi quello che vuoi ma sono troppo occupata a farti andare col culo….”
    Ok, ok! Ora basta!
    Corro in bagno per cercare di riorganizzare le idee e dopo pochi minuti il campanello suona.

    Sono alquanto nervosa mentre l’autista mi apre elegantemente la portiera fissandomi. Non deve avere un ottimo ricordo di me. Tremo mentre mi infilo nell’auto, ma dopo poco mi accorgo con stupore che Spike non c’è. Comincio a pensare che abbia scoperto tutto e questa sia una trappola per portarmi in una landa desolata e pestarmi a sangue!
    -Il signor Stratford l’aspetta in albergo. Era in ritardo e per non farla aspettare ha preferito che venissi a prenderla- mi dice richiudendo poi velocemente il vetro che ci divide.

    Scendo dopo pochi attimi dall’auto e comincio a sistemarmi i pantaloni che proprio non ne vogliono sapere di stare come dico io. Mi volto per incamminarmi verso le scale e lo vedo.
    Lui è li. Fermo davanti all’entrata. I suoi splendidi capelli platinati racchiusi nella gelatina, i suoi atroci occhi che mi fissano sorridendomi, il suo corpo eternamente perfetto racchiuso in un abito nero elegante e camicia bianca, senza cravatta. Fisso il suo sguardo correre dal mio viso fino ai miei sandali e rabbrividisco di piacere.
    -Buonasera Buffy- mi dice avvicinandosi all’auto. Io sono ammaliata. Completamente alla sua mercè. Sua dalla prima volta che il suo sguardo si è posato nel buio su di me.
    Tienimi con te Spike. Sempre.
    -Ciao- sussurro senza riuscire a scollare i miei occhi dai suoi. Lui continua a fissarmi. Quasi assente ora. In un gesto improvviso porta la sua mano al mio viso e io ancora più improvvisamente mi inarco verso di lui. Amami Spike Stratford.
    Un brivido mi percorre la schiena facendomi rinvenire e mi scosto freddamente.
    Lui contrae velocemente la sua mano allontanandosi da me e senza guardarmi si infila nell’auto.
    La città sfreccia attorno a noi. Improvvisamente ogni domanda si è dissolta nella mia mente non lasciandone più nulla. Sono solo Buffy ora.
    - Dov’eri quando ti ho chiamata?- mi chiede guardando fuori. Boccheggio pensando a cosa fare e senza significato ho paura di dire la verità.
    -A casa- dico fissandolo incerta. Lui continua a guardare fuori.
    -Avrei giurato di no- aggiunge e io rabbrividisco.
    Improvvisamente so che questa non sarà una semplice cena.
    Che questa non sarà una semplice notte.

    Il piccolo ristorante dove ci inoltriamo è elegantissimo e con pochissimi tavoli. Ancora una volta mi sento decisamente inadatta guardando gli ospiti. Splendide donne fasciate in lussuosissimi abiti ci fissano bisbigliando qualcosa. Spero solo che il trucco non si sciolga ora che sento che la temperatura è salita in questo modo. Spike continua a non guardarmi. Sembra cambiato improvvisamente. Nascosto in una corazza che io non posso minimamente scalfire. A stento pronuncia qualche sillaba quando ci viene servita la cena e io mi maledico per essere venuta.
    Per aver dato retta a quel verme.
    -A cosa pensi Buffy?- mi chiede fissandomi senza sorridere. Con uno sguardo improvvisamente sinistro.
    -A nulla- biascico nervosa torturando il cibo nel mio piatto. Lui abbozza una smorfia contrariata che mi fa rabbrividire. Non l’ho mia visto così. Mai. Comincio decisamente a sospettare che sia colpa mia. Che abbia saputo tutto quello…che in fondo non ho nemmeno fatto.
    Tremo senza rendermene conto e per la prima volta ho paura di lui.
    Lui continua a guardarmi negli occhi nello stesso identico modo.
    -Sei felice?- mi chiede quasi facendomi sussultare e i miei occhi tornano nei suoi.
    Sei felice Buffy? No, Spike Stratford.
    -Certo- rispondo sorridendo ma lui rimane impassibile.
    -Eri felice l’altra notte?- mi chiede mentre la mia forchetta cade sonoramente nel piatto.
    Comincio a tremare maggiormente. Le mie ali sono quasi completamente bruciate. Balbetto cercando di trovare una possibile risposta. Ho paura di capire fin dove voglia arrivare.
    -A cosa ti riferisci?- biascico con gli occhi bassi.
    -Balliamo- mi risponde mentre io quasi sussulto alle sue parole. Non ho nemmeno il tempo di pensare che lui mi ha già afferrato le mani intimandomi di alzarmi. La sua presa ora è forte e decisa e io ho paura di morire. Di scoprire quello che non è.
    Sussulto contrariata mentre ci avviciniamo alla pista ormai deserta, ma quando lui mi stringe al suo corpo mi abbandono di colpo. Posso sentire ogni suo singolo muscolo aderire completamente al mio. Le sue braccia sono attorno al mio collo e le sue mani carezzano la mia nuca. Inanimata appoggio le mani alla sua schiena morendo dentro. Sussulto quando il suo viso sprofonda nell’incavo del mio collo e io posso sentire il suo splendido respiro sulla mia pelle. Le lacrime mi pungono improvvisamente gli occhi senza motivo e faccio di tutto per trattenerle.
    Per trattenere la mia anima ferita.
    -Allora Buffy eri felice l’altra notte?- mi sussurra ancora col viso vicino al mio collo.
    Io continuo a tremare senza capire dove voglia arrivare mentre i miei nervi tornano in allerta.
    -Quando non ho voluto fare l’amore con te-aggiunge appoggiando le labbra sulla mia pelle.
    Io non rispondo. Non ho il coraggio di spostarmi da lui per guardarlo.
    Sono sconvolta dalle sue parole. Lacrime amare bruciano nei miei occhi.
    -Perché ora tremi Buffy? -mi chiede baciandomi dolcemente la pelle.
    Io sono inanime. Completamente bloccata. Socchiudo gli occhi.
    -Non sei felice Buffy. L’altra notte non ti è indifferente e….- mi dice colpendomi dritto. A fondo.
    -E prima non eri a casa- aggiunge appoggiando la lingua sulla mia pelle e cominciando a baciarmi in un modo diverso.
    La stessa canzone continua a risuonare, ma a me sembrano passate ore.
    Today. Di L’aura mi sembra.
    La mia mente corre alla ricerca di particolari irrilevanti. Ho paura di cadere. Che questo sia il mio ultimo volo. Per la prima volta nella mia vita ho il terrore di rispondere. Continuo visibilmente a tremare inarcando maggiormente il mio collo verso di lui.
    -Perché menti Buffy?- mi chiede in un modo che certamente non implica risposta. La sua tortura continua e i suoi baci sulla mia pelle diventano più avidi. La sua lingua continua a leccarmi alternandosi alle sue labbra.
    -Cosa mi stai facendo?Cosa vuoi da me?- mi chiede mentre le sue mani accarezzano avide il mio corpo. La stanza è ormai completamente vuota.
    Torno a socchiudere gli occhi mentre stringo più forte la sua schiena.
    -Mi stai uccidendo Buffy- mi dice mentre in un lampo la sua bocca è sulla mia in un bacio spasmodico e ansioso che mi fa letteralmente morire di piacere.
    -Non mi posso fidare di te- mi dice sulle labbra tornando poi a baciarmi con più avidità, con più foga. La sua lingua saetta vorace nella mia bocca.
    -E tu non puoi farlo di me- aggiunge ringhiando per poi riprendere a leccare e mordere le mie labbra.
    Rabbrividisco staccandomi da lui ansimante e con le labbra arrossate.
    -Ma cosa sei Spike?- ringhio rabbiosa mentre lui mi guarda sconcertato come risvegliatosi da un sogno. In un attimo sono fuori dal ristorante con le lacrime che urlano per uscire.
    Quando il vento della notte raggiunge la mia pelle riportandomi a respirare, la sua presa forte mi blocca un braccio intimandomi di voltarmi per rivelare il mio viso in lacrime.
    I suoi occhi mi fissano sconvolti e in un attimo mi attira a lui stringendomi forte.
    Vorrei morire piuttosto che mostrare quello che sono in realtà. Quello che sento maledettamente.
    Mi strattono con forza da lui.
    -Diavolo lasciami andare Spike, hai vinto- urlo tra le lacrime disperate. Mi odio profondamente.
    Ho fallito. Fallito ancora. Non odio nemmeno minimamente questi occhi blu che mi stanno togliendo il respiro. Lui mi afferra ancora mentre rabbioso cerca solo di tenermi a se.
    -Perché hai mentito Buffy, perché?- ringhia più forte stringendomi maggiormente. Scalpito colpendolo sul petto con i miei pugni deboli, mentre le lacrime continuano ad inondarmi il volto.
    -Perché ho paura d’amarti Spike- gridò con voce roca e mi copro la bocca con le mani come per voler cancellare le mie ultime dannate parole.
    Quelle parole che non conosceva nemmeno la mia anima.
    Spike Stratford. Amare Spike Stratford.
    Il suo corpo si blocca di colpo restando solo ancorato alle mie mani.
    Boccheggia senza riuscire a dire nulla.
    Le mie lacrime sono finite.
    Sono sconvolta da me stessa.
    Da quello che sono diventata per quest’uomo.
    -Non devi amarmi Buffy, non potrei mai ricambiare- aggiunge lasciandomi le mani.
    Infinitamente bello.
    Infinitamente lui.
    Terribilmente sconvolto.
    Atrocemente distrutto.
    Di me ora, più nulla.18°Capitolo
    Amare. Cosa vuol dire in fondo amare?
    Specchiarsi nei suoi occhi morendo dentro, vivere sulle sue parole, sognare sulla sua pelle….capire di essere nata esattamente per lui. Per guardare ogni suo movimento, per seguire ogni suo gesto. Essere viva solo per toccare il suo corpo, per sentirsi chiamare, per ascoltare il suo respiro ansimante su di te, per sentirsi sussurrare da lui e solo da lui “ancora”.
    Lui. Dannatamente bello e cattivo. Senz’anima. Che gioca con me. Ride del mio cuore. Lo stringe forte facendolo sanguinare e poi lo lascia di colpo. Solo.
    E poi ci sono io. Pazzia senza senso. Mente annebbiata. Voglia di correre da lui. Fino alla fine. Fino a che le sue parole mi feriscano a tal punto che la mia anima sia straziata. Fino a quando io abbia la tremenda conferma di non poter mai essere sua, di non poter mai vivere ogni singolo attimo della mia vita con lui, di non passare tutte le notti tra le sue braccia. Allora forse….quando di me nulla è rimasto mi arrenderò. Forse…..Perchè l’amore è pazzo. L’amore vive di lui, delle sue parole terribili, dei suoi colpi duri e resiste.
    Fino alla fine. Fin quando lontana migliaia di kilometri da lui, piangerò per l’ultima volta nel mio letto odiandolo. Odiandolo….finalmente.
    Dove sono ora? Fino a che punto il mio cuore è matto….folle?
    Fin quanto? Amare Spike Stratford. Possibile?
    O forse la domanda è un'altra…..Come non amare Spike Stratford?
    Come chi si è stretta al suo corpo, si è specchiata nei suoi occhi, ha ascoltato la sua voce può essere andata via? Può vivere ancora? Respirare? Spike Stratford. Ancora.
    Una rabbia accecante urla dentro di me. Graffia profonda facendomi urlare. Odiarmi più che mai. Odiare questa realtà che non profuma della sua assurda cattiveria.
    Lacrime amare bruciano nei miei occhi arrossati dalla notte, da questa assurda follia che mi sta trascinando dove non c’è più via di ritorno. Ho paura. Vibro nel terrore di lui. Delle sue parole che continuano ad urlare straziate nella mia mente, ferendomi l’anima.
    Facendomi boccheggiare senza respiro.
    Perché ho solo paura di amarti Spike Stratford.
    E poi i suoi occhi. “Non devi amarmi Buffy, non potrei mai ricambiare.”
    Come puoi farlo? Come puoi lasciarmi morire così?
    Dove sei finita Buffy? Dov’è il tuo orgoglio, pudore…dove sei?
    Annientata dai suoi occhi blu. Morire sapendo che li cercherai in ogni uomo, che vivrai paragonandoli a lui….che non troverai mai quelli giusti.
    Amare Spike Stratford.
    Ti amo Spike Stratford ?

    L’acqua gelida colpisce il mio viso facendomi riprendere dal torpore della notte. Tampono il viso con un asciugamano mentre fisso i miei occhi arrossati nello specchio.
    Un eterna lacerazione urla nella mia mente. Devo scappare. Correre via da qui.
    Infilo veloce un paio di jeans e una canotta. Le mani mi tremano. Lego i miei capelli in una coda e i miei occhi tornano allo specchio. Amare Spike Stratford.

    “La vera storia di Spike Stratford

    La sua fama è ormai fuori discussione. I giornali non fanno altro che parlare di lui e della sua vita privata di cui si cerca continuamente di saperne qualcosa. Conosciamo solo le sue affermazioni. Quelle parole che hanno suscitato grande scalpore rivelandone l’immagine del bello senz’anima. Con estrema chiarezza ci ha detto di essere cinico e estremamente realista. Di non credere nell’amore e in quello che ne scaturisce. Di stare con le donne solo per sesso.
    L’ha urlato. Sbandierato alle maggiori testate facendo spesso scandalizzare chi leggeva. Ma cosa c’è davvero sotto Spike Stratford?
    Cosa l’ha turbato a tal punto? Cosa cela la sua anima?
    La sua cicatrice sul sopraciglio sinistro ne è un segno indelebile. Il padre di Spike Stratford, da una sua personalissima testimonianza, faceva largo uso di alcolici tanto da diventarne dipendente. Il nostro attore era solo un bambino e ha convissuto con questa amara realtà che gli ha impedito di restare innocente.
    L’ha sradicato dai suoi anni. Suo padre era violento nei suoi attimi di non lucidità…..cioè sempre.
    Usava la sua assurda violenza su di lui e su sua madre.
    La storia ci lascia di sasso, decisamente con l’amaro in bocca. Ci fa guardare il nostro divo con occhi diversi. Ci fa forse capire la sua grande avversità verso la vita.
    Ma è solo questo?
    E’ questo che ha creato la sua corazza? La sua assurda cattiveria che…..ferisce….sempre. “
    Buffy Summers

    L’ascensore si ferma di colpo facendomi sussultare e il grosso numero in alto comincia a lampeggiare tintinnando. Le porte scorrevoli si aprono veloci rivelando una sala gremita di gente. Mi avvicino nervosa alla scrivania dell’odiosa segretaria del mio capo.
    -Il signor Darcy mi aspetta- dico fissando la parete alle sue spalle che lucida riflette un’ immagine distorta di me. Come al solito accenna sua smorfia contrariata e afferra il telefono.
    - C’è qui la signorina Buffy Summers- dice stizzita per poi riattaccare velocemente.
    -Queste persone aspettano da ore e non penso siano contente di vederla entrare prima di loro- mi dice guardandomi di traverso.
    -Perciò mi segua, la farò entrare da qui- mi dice indicandomi una porta alle sue spalle. Fisso gli uomini fermi nella sala mentre entro con lei nella stanza.
    Pezzi grossi sicuramente, ma non quanto me ora…..quanto quello che so di lui…ed Angel Darcy ne è consapevole.
    Lui continua a correre nella mia mente. Non l’ha mai abbandonata. I suoi occhi. Sempre.
    Amare Spike Stratford.
    Distruggerlo per vivere.

    Angel Darcy sorseggia il suo caffè esaminando i suoi documenti. Finge visibilmente di non averci sentite.
    -Buongiorno- dico seria. Sussulta falsamente e mi sorride.
    -Buffy, è un vero piacere- mi dice facendo cenno alla sua segretaria di lasciarci soli.
    -Caffè? – mi chiede distratto. Io non rispondo. Sono molto più avanti di queste ipocrisie da quattro soldi.
    -Ho preso la mia decisione- dico fissandolo. Ho un assurda e senza senso voglia di piangere.
    -Bene, bene- mi dice lui accomodandosi meglio sulla poltrona e cominciando a pregustare il mio racconto.
    -Tutto bene ieri?- mi chiede fingendo di essersene ricordato improvvisamente.
    Ieri? “Perché ho paura di amarti.” “Non devi amarmi Buffy, non potrei mai ricambiare.”
    Rabbrividisco sussultando visibilmente e lui se ne accorge. Ora sorride maggiormente.
    Si lecca le labbra.
    -Non pensavo che mi saresti stata così utile Buffy quando ti ho conosciuta- mi dice sorridendo.
    Io continuo a fissarlo.
    -Specialmente per quanto riguarda Spike Stratford- aggiunge ridendo.
    - E’l’attore più famoso del momento e non si sa mai praticamente nulla di lui-
    Io continuo a rimanere in silenzio. Respiro profondamente. Ho paura.
    Paura di amare Spike Stratford.
    -Io non posso più lavorare per lei- dico di colpo. Lui sgrana gli occhi.
    Continua a sorridere per qualche altro secondo mentre mette a fuoco le mie parole.
    -Cosa?- mi chiede incredulo.
    -Non penso ci sia bisogno di altro dato che tecnicamente lei non mi aveva ancora assunta e…- non riesco a terminare la frase.
    -No…Buffy…cioè, ma cosa dici?- mi chiede bloccandomi.
    -Non posso farlo signor Darcy, non è il lavoro per me…rovinare la vita alla gente intendo.- gli rispondo guardandolo.
    -E le informazioni su Spike Stratford?- mi chiede visibilmente nervoso.
    -Credo che dovrà farne a meno- gli rispondo alzandomi.
    -Ti rendi conto che stai perdendo l’occasione della tua vita, l’unica certamente- mi dice rabbioso.
    Ed è in quel momento che me ne rendo conto. In quell’istante preciso.
    Amare Spike Stratford. La mia mente rabbrividisce formulando quel pensiero che brucia l’anima…..
    -“New Life” ti rendi conto- lo sento urlare, ma non ne capisco nemmeno il senso in questo istante.
    Amare Spike Stratford.
    Ti amo Spike Stratford.
    -Arrivederci- dico sparendo nel corridoio, mentre ho solo una gran voglia di piangere disperatamente.

    -Ha detto che non poteva rovinargli la vita. E’ qualcosa di molto grosso Xander-
    -Me ne rendo conto signor Darcy, ma c’è sempre il mio lavoro. Insomma manca poco per averne la certezza. Ho già le foto. Qualche settimana al massimo.-
    -Lo so Xander, ma pensa se uscissero insieme, ho bisogno di quelle informazioni-
    -Ok, mi dia po’ di tempo però-19°Capitolo
    Il mio tailleur, di cotone celeste con minigonna, mette in risalto la mia pelle abbronzata.
    L’estate quasi del tutto passata lascia quella frescura tipica delle ore del tramonto.
    Una leggera brezza mi fa venire la pelle d’oca mentre sistemo la mia borsetta in tinta e fisso la sala congressi gremita di gente.
    Mostro il mio tesserino ad una donna vestita di nero e mi siedo nelle prime file.
    E’ancora presto. Il lungo tavolo ricco di microfoni è ancora completamente vuoto nonostante i giornalisti siano tutti presenti. Comincio a preparare i miei blocchi mentre aspetto che la conferenza cominci. Una donna davanti a me sfoglia un giornale scandalistico.
    Sorrido leggendo la testata “Love Story”. Si, ne so qualcosa!
    So qualcosa di quel giornale da quattro soldi che vende milioni di copie e del suo capo viscido e opportunista.
    Sorrido tra me e me con ancora l’amaro in bocca.
    Poi qualcosa mi colpisce.
    Qualcosa che da più di un mese la mia mente cerca di affogare.
    Un luogo da cui corro lontana per non morire.
    Fisso i suoi occhi blu, la sua mascella squadrata.
    Ho visto la sua faccia stampata almeno mille volte da quel giorno.
    Invano ho cercato di non leggere gli articoli dedicati a lui e la settimana scorsa ho toccato il fondo.
    Dopo aver guardato quel cartellone pubblicitario per almeno mezz’ora, mi sono infilata nel cinema affollato e ho guardato il suo ultimo film fino alla fine.
    Non so se qualcosa in me sia cambiato.
    Se senta in me esattamente ciò che provavo l’ultima volta che le sue mani mi hanno sfiorato.
    Ma ci ho pensato.
    Ho pensato a lui e ai suoi occhi ogni attimo degli ultimi trenta giorni. Senza darmi pace.
    Correndo di giorni lontano da lui e cercandolo di notte ansimando.
    Spike Stratford. Ancora tremo pronunciando il suo nome.
    Che stupida che sono! La donna davanti a me stringe ancora la sua immagine.
    Non mi sporgo per leggere l’articolo. Questa volta proprio non ce la faccio.
    I flash partono impazziti e Cordelia Sallinbergh viene avvolta dalle sue guardie del corpo.
    Si muove leggera fluttuando nel suo abito rosso strettissimo e molto corto.
    Sorride mentre i fotografi sgomitano per un primo piano. Mi sporgo per guardarla meglio.
    Ha un’aria terribilmente familiare!
    Naturale…l’avrò vista tante volte sui giornali e ho già dimostrato la mia grande memoria in materia.
    I miei colleghi cominciano a riempirla di domande. Parla felice del suo ultimo film. Un vero flop da quanto ho sentito. Sorrido tra me e me mentre la sento elogiare il suo regista e tutti quelli che hanno collaborato. Se fossi in loro non ne sarei felice.
    Arriva il mio turno e un po’ impacciata mi alzo in piedi afferrando il microfono.
    La scena mi ricorda una situazione che vorrei sradicare per sempre dalla mia mente, ma fingo di non farci caso.
    -Man- dico annunciando la mia rivista e mentre tutti prendono appunti faccio la mia veloce e inesperta domanda.
    Si, si, avete sentito bene! Scrivo per una rivista maschile. Sono ancora in prova in realtà, ma dovevo pur muovermi. Questa volta ho evitato le raccomandazioni di mio zio e mi sono data da fare. Il risultato non è stato dei migliori.
    E’risaputo che non sappia praticamente nulla di uomini, ma tanto per cambiare mi è stata proposta la rubrica cinema e io faccio di tutto per accaparrarmi questo lavoro. Spero di non essere costretta a crearmi scrupoli anche per recensire un film, ma a giudicare dall’enorme simpatica che mi ispira quest’oca, non penso che accadrà!
    Ascolto sorridente la sua risposta e veloce mi metto a sedere lasciando il posto a qualcun altro.
    Esco dopo circa mezz’ora quando ormai la sala è quasi vuota. Sto bene! Sto decisamente bene!
    Insomma il mio appartamento da puffo è finalmente in ordine, ho un buon lavoro che mi costringe a leggere riviste con uomini nudi e addominali unti, mangio praticamente sempre da Mc Donald’s e sono single. E’ vero: Grande Puffo è ancora ubicato nel suo sudicio boccale, ma è una sua scelta….figurati se non trovo il tempo per comprargli una vaschetta!
    E’ tutto perfetto!
    Mi guardo intorno mentre raccatto le mie cose. Sola. Come al solito sono sempre l’ultima!
    Cerco invano la mia biro blu infilandomi sotto le sedie di plastica.
    -Salve- mi dice una voce femminile.
    -Vado via subito- dico stizzita alla donna alle mie spalle che sicuramente sta per fare storie perché deve pulire il pavimento. Mi metto in piedi e quella che ho davanti non è decisamente la donna delle pulizie!
    -Salve- dico a una sorridente Cordelia. La fisso sbigottita. Cosa vorrà da me?
    -Buffy Summers giusto?- mi chiede offrendomi la mano.
    Io la stringo annuendo. Non ho capito ancora cosa voglia. Sono nel panico.
    -Ho letto i suoi articoli su Love Story e li ho adorati, le dispiacerebbe farmi un intervista?- mi chiede tutta sorridente.
    La cosa puzza decisamente.
    -Veramente ho scritto un solo articolo per quella rivista e ora non lavoro nemmeno più per loro- dico sarcastica. E’evidente che la ragazza mi stia prendendo in giro.
    -Certo- mi dice terribilmente imbarazzata.
    -Era su Spike Stratford giusto?- mi chiede incalzando.
    -Si- sussurro evitando volontariamente di ripetere quel nome.
    -Bene…io stasera sono ad una festa, magari potremmo incontrarci lì?- mi chiede come se non avesse capito che so perfettamente che non è così gentile solo per una mia intervista!
    Continuo a fissarla. Non so dove voglia arrivare.
    -Ci vediamo qui- mi dice dandomi un invito che apro delicatamente.
    Le lettere sono in dorato su una raffinata carta avorio. La festa è di un certo conte….
    Alzo lo sguardo quasi sorridendo. E’evidente che ci sia un errore, ma Cordelia è già sulle scale.
    -A stasera- mi dice voltandosi mentre due uomini la scortano.
    Quando sono fuori casa mia ci capisco sempre meno. E’evidente che queste cose mi portino tecnicamente sfortuna e altrettanto evidente è che l’intervista mi frutterebbe molto.
    Sto ancora pensando cosa fare quando mi infilo il mio tubino bianco.
    Mi guardo allo specchio spazzolandomi i capelli. E’ la festa di un conte dopotutto.
    Sorrido pensando che mi sto decisamente facendo troppi problemi. Può essere che il mio stile le sia piaciuto….tutto qui.
    Dopo un po’ il campanello mia avvisa che il mio taxi è arrivato e correndo mi chiudo le porta alle spalle. Mi rendo conto solo quando saluto l’autista che Cordelia non mi ha nemmeno chiesto per quale rivista scrivo.

    Faccio volontariamente fermare il taxi prima del viale. Scorgo grosse limousine e quindi eviterei la mia trionfale uscita da questa sgangherata auto guidata da un cinese.
    Stringo in mano il mio invito, ma il maggiordomo all’entrata dopo avermi fissato mi sorride lasciandomi passare. Il tubino ha fatto centro.
    Musica classica si espande in tutta la sala gremita di gente mentre un vasto buffet è ricolmo di prelibatezze. Dopo giorni di cheesburgher mi avvicino al tavolo come un oasi nel deserto e comincio a guardarmi intorno. Tutto tranquillo. Sarà una di quelle feste senza senso dove si beve champagne e si mangia caviale. E’inutile crearmi problemi. Sto quasi per afferrare la più grossa tartina del vassoio quando una voce mi fa sobbalzare.
    -Speravo venisse- mi dice la stessa voce di stamattina.
    Sorrido controvoglia a Cordelia mentre lei mi fa segno di seguirla.
    Percorriamo un lungo corridoio fino ad arrivare ad uno studio ricco di libri.
    -Si sieda, prego- mi dice sorridente indicandomi una poltrona. La guardo sedersi dietro alla scrivania. E’evidente che la casa non sia sua. La vedo più spaesata di me!
    -Non capisco come mai desidera tanto farsi intervistare da me- le dico senza sorriso.
    La vedo decisamente preparata a questa domanda.
    -Le ripeto: è per l’intervista a Spike Stratford- risponde fissandomi sicura.
    -Ok- dico poco convinta. Tutta la mia sicurezza riguardo questa serata comincia a dissolversi.
    -E’evidente che lo conoscesse bene dalle sue parole- mi dice guardandomi.
    Ripenso a quell’articolo “Amare Spike Stratford”. Era evidente che non lo conoscessi affatto mi viene da risponderle.
    Ripenso ai suoi occhi. Perdo un battito. Spike Stratford.
    -Ho visto le foto. Era lei giusto?-mi dice mentre io quasi boccheggio. Come può saperlo?
    -Quali foto?- chiedo fingendomi innocente.
    -Non si preoccupi, so tutto. Spike mi aveva detto che era lei. Una apprendista di Love Story- mi risponde ora più nervosa.
    Spike. Spike mi aveva detto.
    Immagino le sue labbra pronunciare il mio nome. Cosa le ha detto?
    “Da tutto lo schifo che sono. “, “Non puoi amarmi”. Cosa?
    -Vi eravate visti solo per quell’intervista, ma si sa che i giornali montano storie assurde. Ne sa qualcosa lei!- mi dice cercando di fare una stupidissima battuta.
    La mia mente è lontana. Perché ha mentito?
    Forse per celare solo nel suo cuore le nostre emozioni? Ripenso a lui e alle sue mani.
    Cancello tutto. Distruggerlo per vivere.
    Cosa altro doveva dire? In fondo per lui non c’era altro da aggiungere se non qualche risata.
    -Certo- rispondo abbassando gli occhi.
    -O c’era dell’altro?- mi chiede di scatto. Questa volta non sorride. La fisso. Il suo corpo perfetto. Altro? Perché ho solo paura d’amarti.
    Boccheggio senza riuscire a risponderle.
    -Non vedo Spike Startford da tempo- è l’unica cosa che riesco a dire e quasi muoio mentre pronuncio il suo nome. Quanto tempo era che non lo facevo? Quanto tempo era che urlava nella mia mente? Amare Spike Stratford.
    La porta si apre di colpo e un uomo calvo ci guarda scusandosi con lo sguardo.
    -Signorina?- le chiede come aspettandosi un suo segno.
    -Dimmi- dice Cordelia con una voce alquanto falsata. E’evidente che non sia un’ottima attrice.
    -Dobbiamo andare- le dice l’uomo spalancando la porta. Recita meglio di lei. Decisamente.
    -Mi scusi, sarà per un’altra volta- mi dice sparendo senza nemmeno darmi il tempo di risponderle.
    E’evidente che l’intervista fosse l’ultimo dei motivi per cui sono qui.

    Spike Stratford. Credevo di averti affogato. Di averti lasciato vivere solo dentro di me eppure i tuoi occhi mi aleggiano attorno. Non possono lasciarti. Nessuno può farlo.
    Penso a Cordelia. A come lui l’abbia toccata. L’abbia saputa toccare. Lui.
    Lui che non scompare. Che rimane dentro e scava profondo. L’avevo detto: “Qualcuno in questo istante starà innamorandosi di lui”.
    Amare Spike Stratford

    Scivolo per il lungo corridoio osservando i dipinti scuri. Dopo pochi attimi mi ritrovo nello stesso salone. Le persone sono aumentate. Qualcuno balla. Un incantevole musica risuona leggiadra. Corro lontano. Lontano dalla sua essenza. Ma sono passi vani. Lui è dentro di me. Vive in me.
    Il suo ricordo regna padrone.
    -Signorina Summers vero?- mi chiede una voce che mi fa sobbalzare.
    Rupert Giles è davanti a me. Sorseggia dello champagne nel suo completo marrone. Lo fisso e annuisco senza sorridere. Non mi aveva fatto una buona impressione. Penso ancora a lui.
    -Salve- dico storcendo il naso e quasi mi volto per andarmene.
    -Come vedo io non dimentico i nomi- aggiunge trattenendomi.
    -Almeno questo- sussurro fissandolo.
    -Sola?- mi chiede offrendomi un calice che ruba dal vassoio di un cameriere.
    -Si, ero qui per lavoro, ma stavo tornando a casa- rispondo cominciando a guardarmi intorno.
    Ci deve essere una via di fuga!
    -Non dica sciocchezze!Lasciare una festa così bella.- mi dice prendendomi la mano mentre io la ritraggo di scatto.
    -Mi rendo conto, ma ho un altro impegno- gli rispondo cercando di allontanarmi.
    -E Spike?L’ha più visto?- mi chiede di colpo. Io lo guardo. Spike.
    -Devo proprio andare- dico congedandomi e senza voltarmi mi avvio alla porta.
    Voglio correre via. Scappare da questo mondo che solo odora di lui.
    Perché brucia. Brucia quasi da morire.
    Una presa mi blocca facendomi voltare.
    Rupert mi tiene un braccio ma con delicatezza, senza fare pressione.
    -Non stia male Buffy. Gli attori sono così. Spezzano cuori senza rendersene conto- mi dice piano mentre io fisso il suo braccio. Respiro profondamente.
    Non rispondo. Non saprei cosa dire.
    -Mi conceda un ballo. Cerchi di rilassarsi- aggiunge muovendosi con me verso il centro del salone.
    La musica è diventata più intensa. Bella e travolgente. Rupert avvolge un braccio intorno al mio bacino mentre prende una mano tra la sua.
    Ha un aspetto regale nonostante mi sembra voglia quasi scappare da questa impressione che da. Cominciamo a muoverci tra alcune coppie mentre lui mi conduce magistralmente.
    Io sono un po’ frenata dal mio tubino aderente, respiro cercando di allentare la tensione.
    Ho ancora voglia di andare a casa.
    La musica continua. La gente si muove. Passi ora senza significato. Spike è con me.
    E’ come se lui fosse con me da sempre. Davvero. Tra la gente….nella mia mente.
    E lo sento. Di colpo sento il tu sguardo su di me. Che brucia, che mi fa venire voglia di piangere, aggrapparmi a lui. Mi volto di scatto allontanandomi da Rupert.
    I miei occhi roteano veloci per la stanza. Niente. Senza lui nulla.
    Torno a guardare l’uomo davanti a me scusandomi con lo sguardo.
    -Devo andare- dico senza guardarlo. Non so cosa ci faccio qui. Amare Spike Stratford.
    - Se insiti- mi risponde senza sorridere visibilmente scocciato.
    Attraversiamo la sala mentre la musica si allontana da noi.
    -Passiamo per di qui, c’è il giardino e il mio autista ti riaccompagnerà- mi dice senza guardarmi mentre percorriamo un altro corridoio.
    Dopo pochi metri ci ritroviamo in una grossa stanza senza tetto. La luce della luna filtra nel barlume di un enorme piscina.
    Statue greche sono poste sui quattro lati del bordo. Mi guardo attorno senza capire.
    -Cosa facciamo qui?- chiedo innervosendomi. Mi sembrava di essere stata chiara.
    -Volevo solo mostrarti questo posto- mi dice prendendomi le mani. Io continuo a guardarmi attorno, le ritraggo bruscamente.
    -Voglio andare casa- sussurro mentre le mie parole si spezzano nell’aria.
    Rupert mi spinge con forza alla colonna alle nostre spalle, mentre attacca il suo corpo al mio. Rimango scioccata mentre cerco di risvegliarmi da questo incubo. Mi strattono con forza, spingendolo via da me. Lui sembra attutire i miei colpi, la sua lingua comincia a saettare sul mio collo. Comincio ad allarmarmi.
    La situazione si distorce nella mia mente mentre scalcio forte. Provo di colpo ad urlare ma la sua mano mi copre bruscamente la bocca.
    La musica è sparita. Sento solo il mio respiro pesante e i miei gemiti di dolore.
    Sento solo questo mostro. Corpo estraneo che usurpa il mio in un modo atroce.
    -Su, non fare storie- mi intima all’orecchio mentre comincia ad abbassarmi il tubino mostrando il mio reggiseno.
    Continuo a spingere mentre la sua presa diventa d’acciaio.
    Calde lacrime scorrono sul mio viso sconvolto. Urla straziata la mia mente per questo abuso innaturale, per questi movimenti assurdi.
    Grida stridule si espandono nel mio cervello mentre i suoi occhi bussano prepotenti nel mio cuore. Ti amo Spike terribilmente. Non guardare. Non vedere il mio corpo usurpato che tu non hai voluto. Amami, ti prego.
    -Vediamo cosa cela la ragazzina che ha fatto innamorare Spike- dice mentre mi alza la gonna.
    Amami Spike. Le mie unghie si conficcano nella pelle di quest’uomo ormai senza volto mentre il mio corpo trema e il respiro diventa terribilmente innaturale.
    Di colpo sono libera.
    Cado bruscamente sul pavimento ora senza sostegno, risistemandomi alla meglio il vestito.
    Tremo vivendo scene non avvenute. Boccheggio immaginando cosa quel mostro avrebbe compiuto. Fin dove le mie grida sarebbero arrivate.
    Una macchia scura si propaga davanti a me.
    Ascolto strane parole di cui non riesco a percepire il significato.
    Di colpo lui si espande nella mia mente. Non è più il suo ricordo.
    Immagini già vissute che profumano d’immenso.
    E’ qui davanti a me, i suoi occhi sono su di me.
    Il mostro è ancora davanti a lui. Con un movimento brusco il suo pugno saetta nell’aria.
    Riesco solo a vedere quell’uomo scivolare di colpo sul pavimento producendo un rumore sordo, mentre sotto di lui una torbida pozza di sangue si fa largo .
    Io sono immobile. Tremo ancora nel mio angolo freddo.
    E’tardi devo tornare a casa. Chiamare un taxi. Si, devo chiamare un taxi e correre a casa mia.
    E poi piangere.
    Piangere finché non farà giorno.
    E’tardi.
    Continuo a boccheggiare mentre lacrime cocenti fluiscono nella mia bocca.
    Si accascia al mio fianco. Riesco a percepire il suo eterno profumo.
    Ed è li. E’ reale. Mi guarda e trema. Trema anche lui.
    Poi di colpo mi afferra. Veloce mi abbraccia fino a farmi mancare il respiro, mentre io mi stringo singhiozzando e piangendo rumorosamente.
    Mi allaccio più forte a lui, mentre sento il suo viso che sparisce nei miei capelli e mi bagna di lacrime.
    Ho paura Spike. Paura di morire.
    Paura di amarti terribilmente, atrocemente.
    -Perdonami- mi sussurra stringendomi a sé.
    TBC.... :shifty:
     
    Top
    .
  4. elijem
     
    .

    User deleted


    è bellissima questa storia !!!! mi piace Buffy così fragile a tratti ma anche così ferrea nelle sue convinzioni.. e bè Spike è perfetto in tutte le salse :)
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Leejongsukdipendente

    Group
    Sorelle Giurassiche
    Posts
    1,764
    Location
    l'isola che non c'è

    Status
    Offline
    CITAZIONE (elijem @ 18/7/2016, 12:14) 
    è bellissima questa storia !!!! mi piace Buffy così fragile a tratti ma anche così ferrea nelle sue convinzioni.. e bè Spike è perfetto in tutte le salse :)

    Hai perfettamente ragione! Questa era stata una delle mie prime ff fiction lette...e amate. Sono contenta ti piaccia.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Leejongsukdipendente

    Group
    Sorelle Giurassiche
    Posts
    1,764
    Location
    l'isola che non c'è

    Status
    Offline
    20°Capitolo
    C’è il sole fuori. Vedo i raggi fluire dalla trappola delle finestre.
    Scorrono lunghi verso le coperte, lasciando il mio corpo in ombra.
    Una copriletto di raso porpora si stringe a me tenendomi al caldo, mentre le voci della tv si espandono nella mia mente. Mi metto a sedere in quel letto non mio mettendo a fuoco la stanza.
    So dove sono. Dove da sempre avrei voluto essere. Tra le sue lenzuola.
    Il mio corpo stranamente trema e la mente è persa nell’oblio volontario di quei ricordi senza passato. Un mostro senza volto traccia linee di sangue sulla mia pelle che qualcuno lava via con dell’acqua. Non sono io.
    Sono l’ombra di quella che ero o forse non sono mai stata. Stringo le braccia al mio copro sussultando per quell’indumento estraneo. Il suo profumo si propaga nella mia mente mentre fisso la camicia blu di cotone che mi copre.
    Non ricordo nulla delle ore precedenti oltre quella piscina. La mia mente si aggroviglia tra quelle mostruose statue greche e sulla bocca di quel mostro. Corre verso il suo corpo, aggrappandosi forte, singhiozzando disperata …”Perdonami” e poi nulla. Buio totale.
    Perdonarti Spike? E di cosa? Di avermi fatto innamorare disperatamente di te?Non è colpa tua?
    E’ il mio cuore che sciocco ha creduto in una luce senza vita.
    Mi alzo piano mentre la testa mi gira per qualche istante quando i miei piedi toccano il pavimento. La voci senza significato della tv continuano a mescolarsi nel mio cervello.
    Attraverso piano la camera da letto affacciandomi nella stanza illuminata dalla tv.
    Spike è seduto in poltrona, fissa distante lo schermo che trasmette un programma arabo.
    I suoi occhi si perdono sulla parete,immobile tiene tra le dita una sigaretta.
    Poi di colpo sente la mia presenza e si volta.
    Io sono sulla porta, ancora coperta solo dalla sua camicia. Si alza di scatto venendomi in contro.
    -Come stai?- mi chiede preoccupato senza toccarmi.
    -Sto bene- rispondo senza guardarlo. Turbata, imbarazzata terribilmente da quello che ha visto.
    -Non ho ritenuto opportuno chiamare un dottore, ma se vuoi sporgere denuncia….-
    -Non voglio farlo- lo blocco notando che evita di dire chiaramente quello che è accaduto ieri notte. Quello che l’uomo senza volto stava per farmi.
    -Non vuoi riposare ancora un po’?- mi chiede guardandomi per la prima volta.
    Io mi perdo in lui e sento che lo amo. Che vivo di lui. Che è la cosa più importante della mia vita. Ma non lo dico. No potrò mai dirglielo. E questo mi fa mancare il respiro, mi fa mancare la vita.
    -Perché eri li?- mi chiede mettendo via la sigaretta ancora accesa.
    -Lavoro- rispondo balbettando. Mi vergogno, di me e del mio corpo, di tutto quello che sono.
    Lo schifo che sono, parafrasando una sua frase.
    -La pagherà- dice rabbioso stringendo i pugni e io vibro.
    Perché si comporta così?Cosa l’ha ferito tanto? Da dove provenivano quelle lacrime che cocenti mi hanno bagnato la pelle l’altra notte? Amami Spike. “Non potrei mai ricambiare Buffy”.
    -Non importa Spike- dico fissandolo. Ripenso a quelle ore e stringo le mie braccia al corpo come per cancellare quei segni di fuoco.
    -Mi dispiace- mi dice abbassando gli occhi lui. Io lo guardo. Le lacrime mi pungono gli occhi.
    -Non è colpa tua, vado a rivestirmi- dico voltandomi di scatto per non mostrare tutta l’angoscia che mi brucia urlando straziata dentro. Tutto il dolore che lancinante mi sta uccidendo.
    Perché ho solo paura di amarti.
    Perché ti amo terribilmente Spike Stratford e so che non amerò mai nessun altro quanto te, che virò solo e sempre del tuo ricordo, della tua voce, delle tue mani.
    -Ti prego dimmelo Buffy- dice di colpo lui mentre io sono quasi nell’altra camera.
    Vibro senza voltarmi.
    -Cosa vuoi sapere Spike?- chiedo mentre sto piangendo. Mentre mi odio per starlo facendo.
    -Dimmi che mi ami- mi chiede duro o forse terribilmente impaurito. Io mi volto di scatto.
    Mostro le mie lacrime. Non ho più la forza di nasconderle. Lui mi guarda.
    -Perché?- gli chiedo senza muovermi.
    Lui mi fissa, stringe i pugni. La stanza è ancora poco illuminata, la tv continua a parlare.
    -Perché devo saperlo- mi dice senza avvicinarsi. Fisso la sua maglietta nera.
    Vorrei solo stare con lui. Morire con lui. Amare Spike Stratford.
    -Ti amo- gli dico .Non so perché lo faccio. Non so perché piango. Ma voglio dirglielo, voglio dirglielo fino a morire e sperare, sperare che lui mi baci ancora.
    -Ti amo come non ho mai amato nessuno e come non potrò mai amare nessuno- rispondo fissandolo negli occhi, mentre lui si copre di meraviglia.
    E lo urlo a me stessa. Basta combattere Buffy. Il tuo cuore è stato rubato, trascinato in quel turbine senza ritorna. Le ali si sono attaccate provocando un dolore acuto alla lampada incandescente. L’odore di bruciato è atroce.
    Lo guardo. Cerco ansimante una sua riposta. Cerco sconvolta nei suoi occhi la forza di vivere.
    Dammi la risposta Spike. Dammi le parole a cui aggrapparmi per non morire.
    Morirò Spike senza di te. Perché ti ho conosciuto, sei nella mia carne ed essa non può più vivere senza.
    Carne ed anima.
    Lui continua a fissarmi. Si specchia nei miei occhi smerlando con tutto quello splendore del suo oceano.
    Amami Spike. Fa l’amore con me. Anche solo stanotte. Dopo morirò. Non importa.
    Mi volto dopo averlo scrutato un’ ultima volta. Senza parlare chiudo la porta, senza avere il coraggio di aspettare quella risposta che tanto lui non mi darà.
    Cerco con lo sguardo il mio vestito e mi rivesto in fretta.
    Sento ogni rumore. Tutto si propaga.
    La zip del vestito, la coperta che fruscia vicino alle mie gambe, la tv nell’altra stanza ancora accesa. Esco dopo pochi istanti e lui è ancora lì. Vicino alla porta, questa volta con la schiena vicina al muro.
    -Mi dispiace- mi dice mentre io gli passo davanti. Non so di cosa.
    Se di avermi fatto innamorare perdutamente di lui, di avermi costretta a dire che lo amavo o di non potermi amare. Non lo so. Non voglio saperlo.
    -Non importa- rispondo. E’ giusta per tutte le ipotesi. Falsa comunque. Esattamente come prima. Scivolo fuori dalla sua camera e piango. Piango come non ho mai fatto in tutta la mia vita. Singhiozzando mentre mia aggrappo al muro del corridoio. Perché so che non ce la farò.
    Che non resisterò a vivere una vita falsata. Un film senza luoghi e suoni.
    Non posso dimenticare. Non riuscirò. Vivo di lui.
    Piano mi accascio sul pavimento, piangendo forte. Sperando che nessuno senta.
    Che nessuna veda. Che nessuno percepisca la mia disperazione.
    Perché lo amo, lo amo più della mia vita e non so come.
    Come mi sia innamorata di un attore di cui non conoscevo nemmeno il nome, di due occhi che non avevo mai visto un mese fa, di quella voce che mai prima avevo ascoltato. Come è possibile?
    Dove era scritto? Ma so di essere nata solo per amarlo. Solo per viverlo, nella mia mente, nei miei sogni. Lui eterno e indissolubile. Indelebile.
    La porta della stanza si apre di colpo mentre Spike esce quasi correndo. Io alzo la testa dalle mani. Ecco cosa sono. Guardami. Guarda cosa non potrei mai essere.
    Lui veloce si accascia al mio fianco prendendomi la testa tra le mani e cominciando a baciarmi.
    Gli occhi, il viso, le labbra. Dieci, cento, mille baci, ansimante senza fermarsi.
    Io comincio a colpirlo piangendo forte. Colpendo lui che mi ha distrutto la vita, piangendo perché sia qui donandomi la speranza.
    Non sono nulla di quello che ero un mese fa.
    I suoi occhi cerulei hanno sconvolto la mia esistenza. Continuo a colpirgli il petto singhiozzando, senza sosta.
    -Amami Buffy, non potrei vivere senza.- mi intima baciandomi tutto il viso freneticamente e stringendomi forte.
    -Ti amo Spike, ti amo- gli ripeto urlando mentre continuo a colpirlo.
    Colpire lui che mi ha stravolto l’anima. Lui di cui non potrò fare a meno nemmeno un attimo. Piange, piange insieme a me e io ansimo di paura.
    Non so quello che accade. Non so quello che il suo cuore sente, ma percepisco la sua anima. Percepisco il mio essere nata per viverlo. Ogni suo muscolo, ogni suo gesto, ogni suo attimo. Continuando a singhiozzare mi aggrappo a lui stretta, continuando a ripetergli di amarlo. Continuando ad intimarlo alla mia anima.
    Dolcemente mi prende tra le sue braccia riportandomi in camera e io per la prima volta mi riposo.
    I miei muscoli smettono di tendersi, la mia mente trova la pace, lì tra le sue braccia e mi chiedo solo come sia potuta esistere la mia vita fino ad allora. Come e perché io sia cresciuta senza conoscere il suo volto .
    Mi adagia piano sul divano e prima ancora che mi lasci comincia a baciarmi la bocca. Prima lentamente, succhiando dolcemente le mie labbra e poi insinuando voracemente la sua lingua nella mia mentre io mi aggrappo alla sua schiena.
    -Vuoi fare l’amore con me Buffy?- mi chiede continuando a baciarmi il collo. Io muoio tra le sue parole e so che non potrei vivere un altro istante senza che lui entri dentro il mio corpo, fino alla fine.
    L’immagine sporadica del suo corpo che si riveste velocemente e dei suoi occhi imbarazzati mi fanno vibrare l’anima rabbrividendo.
    Lui si stacca da me e mi guarda negli occhi, con il suo oceano azzurro.
    -Sono stato a letto con centinaia di donne Buffy- mi dice lui dolcemente facendo stonare terribilmente il tono della sua voce con le sue parole e io senza capire distolgo lo sguardo.
    Lui dolcemente gira il mio viso verso al suo.
    -Ma voglio che la prima volta che faccia l’amore sia con te- mi dice serio, terribilmente sconvolto dalle sue stesse parole, con quell’oceano su di me che sono i suoi occhi.21°Capitolo
    Mai è stato così vicino.
    Mai un uomo, il suo volto ,le sue braccia, mi hanno toccato così in profondità.
    Qualcuno ha sfiorato da lontano la mia pelle, ma io non c’ero.
    Lontana correvo alla ricerca di qualcosa di più grande, convinta che potesse esistere.
    Convinta che ci fosse qualcuno che mi avrebbe rubato l’anima, che mi a avrebbe saputo toccare davvero.
    Ed ora è davanti a me. E non mi importa dei suoi soldi e del suo nome, ne del mio.
    Mi importa solo dei suoi occhi.
    Quegli occhi che mi hanno stravolto la vita.
    Gli occhi che mi hanno dato la conferma che qualcuno c’è davvero lassù.
    Lui continua a fissarmi. Spaurito, sconvolto da se stesso. Da quello che sta diventando per me.
    Lo sento, percepisco chiara la sua mutazione. O forse è solo la mia mente che se ne convince.
    Il suo corpo preme sul mio ed io sento la sua erezione forte su di me.
    Ricomincio piano a baciarlo, succhiando dolcemente le sue labbra infinite.
    Il cuore urla forte nel mio petto. Scalpita furioso e impaurito per queste ore che si tingeranno di sconosciuto. Non ho alcuna paura dei rimorsi. Non ci saranno.
    Non dirò che non ha mantenuto le sue promesse perché non ne ha fatte.
    Non dirò che non mi ha amata perché nemmeno ora so se sia così.
    Voglio solo darmi a lui. Donare ciò che c’è di più importante in me.
    Ciò che resta delle giovane Buffy, della sua freschezza, della sua ingenuità.
    A lui che mi fa volare il cuore, lui che mi lascia senza fiato, respiro.
    Che mi fa sentire donna per la prima volta e bambina sempre.
    Che mi fa toccare una felicità mai nemmeno immaginata. Che mi fa avere paura di morire.
    La mia bocca piano scende sul suo collo mentre lui comincia ad aprirmi la zip del vestito.
    I ricordo sono nell’oblio. Siamo solo noi.
    La stoffa bianca scivola sulla mia pelle arrivando fino alle mie gambe mentre lui scende ad accarezzarmi con la lingua i seni. Mi inarco gemendo verso di lui quasi piangendo di piacere. Dolcemente mi slaccia il reggiseno con le sue mani esperte.
    Le mani in cui morirei. Le mani in cui vivrei.
    Piano appoggia la sua lingua sui miei capezzoli turgidi e comincia a succhiarne l’estremità mentre io stringo la sua testa dai riccioli assurdi.
    Continuo a gemere intensamente sotto il suo tocco ad occhi socchiusi non sapendo se arriverò alla fine di questa folle corsa dai colori sfocati.
    So solo che lo amo. Che lo amo infinitamente. Che mai è esistita un’emozione tanto intensa,
    un’ emozione che mi spezza il fiato.
    Di colpo lui si stacca dai miei seni e posso percepire il suo respiro affannato, i suoi occhi lucidi.
    Si sfila la maglietta veloce lasciandola ricadere ai piedi del divano e io spalanco gli occhi davanti al suo addome. Piano, con la terribile sensazione che possa scomparire, comincio a toccare la sua schiena e poi i suoi pettorali mentre lui comincia a gemere con me.
    Lo stringo forte a me mentre sento la sua pelle a contatto col mio seno. Un calore senza fine mi invade.
    -Ti prego vieni dentro di me- supplico con voce roca mentre lo stringo.
    Mentre sono stravolta da me stessa.
    Lui si stacca da me spalancando gli occhi. Leggo ancora quella tremenda paura che non capisco. Frettolosamente lo libero dai jeans e lui si posiziona tra le mie gambe cominciando a muoversi.
    Un movimento lento e infinto che mi fa venire voglia di urlare, mentre il suo pene scivola vicino alla mia femminilità coperta solo dagli slip.
    La sua voce ora è diventata roca e sconnessa mentre ringhiando mi libera da quel sottile strato di stoffa e sconvolgendomi scivola col viso tra la mia femminilità. Boccheggio sconvolta mentre un piacere senza fine si impossessa di tutto il mio corpo. La sua lingua lecca tutta l’estremità bagnata della mia zona più intima ripetutamente senza fermarsi, con movimenti ritmici mentre io urlando di piacere spingo verso la sua faccia. Improvvisamente un emozione immensa mi avvolge mentre lui comincia a muovere la sua lingua nel mio stretto canale e io sento che mi sto bagnando ancora di più. Comincio ancora una volta a premere il mio bacino verso il suo viso che continua a spingere dentro di me, mentre mi afferra con forza le cosce.
    Gemo senza fermarmi urlando il suo nome mentre sento il suo respiro diventare sempre più instabile e posso vedere la sua erezione attraverso gli slip arrivare al limite.
    Urlo senza sosta mentre sento che un piacere mai conosciuto comincia a pervadermi e lui si stacca da me lasciandomi senza fiato.
    -Non ora amore- mi dice lasciandomi a boccheggiando di piacere, sperando che lui continui.
    Calde lacrime cominciano a sgorgarmi sul viso mentre tutto diventa muto.
    Mentre solo i nostri corpi esistono, senza sosta.
    Ti amo Spike Stratford, ti amo da quando ti ho visto la prima volta fumare su quel balcone.
    Ti amo quasi da morire. Lui mi tocca il viso baciando le mie lacrime mentre si libera da quell’ultimo indumento.
    Lui il giornalista bugiardo, l’attore dagli occhi infinite, William, Spike Stratford.
    Immenso e indimenticabile. Quello che amerò per sempre. Dovunque sarà.
    -Non aver paura- mi sussurra all’orecchio mentre comincia a spingere piano in me.
    -Non ne ho- gli dico. E sono sincera. Voglio solo averlo in me. Il resto non conta.
    Voglio solo amarlo senza sosta.
    Lui continua a baciarmi il collo, sale piano fino alla mia bocca non lasciandomi mai mentre io mi aggrappo alla sua schiena, mentre un dolore acuto mi trapassa il corpo.
    Mi stringo più forte a lui senza sosta.
    -Sei l’unica amore mio- mi dice lui mentre io piango di gioia senza sosta.
    Il dolore diventa maggiore mentre sento i nostri corpo che si uniscono, mentre so che la mia felicità sta per essere completa.
    I suoi occhi tornano nei miei, sconvolti, spaventati mentre boccheggia di piacere insieme a me. Quando finalmente posso sentirlo tutto dentro di me lui sparisce col viso nell’incavo del mio collo riprendendo a baciarlo e cominciando a muoversi piano in me.
    Geme insieme a me senza sosta mentre il piacere più bello e intenso che abbia mia conosciuto e nemmeno immaginato mi pervade l’anima.
    Immenso senza fine.
    Dolcemente mi culla con le sue spinte indelebili che mi fanno vibrare il cuore.
    Sento le mie pareti stringerlo più forte mentre prego solo che non finisca mai.
    La sua voce rotta dal piacere mi accompagna in questo viaggio di immenso, in questo piacere illimitato.
    Il movimento dopo un po’ comincia a diventare più sconnesso e ansioso mentre il dolore scompare completamente per lasciare il posto ad una droga fantastica, una godimento senza freni.
    Spike comincia a spingere con più forza in me mentre mi guarda boccheggiare di piacere.
    Fissa le mie labbra tremando insieme a me e sembra godere del mio piacere.
    Mi afferra le cosce per spingere più a fondo, più forte, più veloce, lasciandomi dapprima senza fiato e poi mi fa urlare senza freni il suo nome mentre sento che sto per raggiungere un emozione immensa.
    - Vieni per me amore- mi sussurra alle orecchie mentre io non aspetto un altro secondo. Un piacere senza fine si riversa in me lasciandomi senza nemmeno la forza di urlare sostituito da un immenso appagamento che mi stranisce per attimi infiniti.
    -Ti amo Spike- urlo nell’apice del godimento continuando a muovermi in modo sconnesso sul suo pene e cozzando con forza verso di lui.

    Spike comincia ad urlare il mio nome senza sosta mentre gode con me, senza fermarsi e comincia a spingere con movimenti sconnessi prima di riversarsi completamente dentro di me, ansimante e senza fiato.
    E so di essere arrivata. So di essere nata solo per essere in questo momento preciso.
    Penso alla perfezione. Ora so che esiste. E può nascere anche da me.
    Da Buffy Summers. Quella che vive in un appartamento da puffo, con un pesce rosso e scrive per una rivista di addominali unti.
    Può nascere anche dalle mie lacrime calde, dal mio cuore innamorato, dalla mia anima sempre vergine.
    Spike sorridendo mi bacia ancora, con la stessa passione e poi mi fa appoggiare il viso sul suo petto.
    Per la prima volta dormirò tra le braccia di un uomo
    La perfezione è nato ora, adesso…in questa unione, sulla sua pelle, tra la sua carne di cui per sempre vivrò.
    22°Capitolo
    La vita scorre sulla mia pelle. Scivola veloce mentre il mio corpo cerca di afferrarla, viverla ancora senza freni.
    Corro ansimante verso attimi d’immenso,verso giorni senza fine.
    Rivedo il mio corpo piccolo, ancora privo di forme femminili, il capo nascosto dal cuscino per non sentire quegli insulti, quelle urla.
    E’ colpa tua Buffy. E’ per questo che sono sempre arrabbiati.
    Ma tu non sarai così.
    Il tuo bimbo si cullerà sul tuo seno, godendo del tuo profumo, immerso in una dolce ninna nanna.
    La mia mente di colpo si allontana da quel mondo sfocato, mentre comincio ad aggrapparmi al presente.
    Fresche lenzuola ricoprono il mio corpo. Un piano soffice ha accompagnato le mie ore.
    La mia mente si perde ancora nell’oblio mentre mi volto nel torpore del sonno.
    Qualcosa di eccessivamente insolito urta col mio corpo tanto da farmi sussultare, spalancare gli occhi e tornare di colpo alla realtà.
    Quello che mi trovo davanti non è certamente il corpo flaccido di mio padre coperto dal suo pigiama in flanella e questo mi fa perdere un battito.
    Un torace liscio e chiaro è al mio fianco e ci metto qualche istante per alzare il mio sguardo fino al suo viso. La temperatura è salita di colpo mentre mi rendo conto di non essere nel mio appartamento, ma nel letto di un uomo. E questo è solo l’inizio.
    Me ne rendo conto quando i miei occhi riescono a metter a fuco il viso di chi è al mio fianco.
    Salto dal letto come se avessi preso la scossa.
    -Dannazione- impreco a denti stretti mentre in piedi fisso Spike Stratford addormentato nel suo letto. Qualcosa però attira la mia attenzione, uno strano brivido che percorre il mio corpo.
    Dove è finito il mio adorato pigiama con i porcellini?
    Mi arrotolo velocemente il copriletto attorno al corpo mentre vago davanti e indietro per la camera in cerca di un po’di calma.
    Ma cosa diavolo mi è venuto in mente? Insomma, io Man, addominali unti, Grande Puffo….cos’altro voglio dalla vita?
    Ok, Spike Stratford mi piace, ma questo cosa c’entra con il mio corpo nel suo letto?
    Nudo forse.
    Incuriosita e spaventata alzo piano la coperta che lo copre lì e avvampando lo ricopro.
    Ok è nudo e messo bene ….decisamente bene….ma questo non cambia le cose!
    Le ore precedenti continuano ad apparire come flash nella mie mente mentre io cerco solo di calmarmi. Impossibile.
    Ho appena ricordato il suo corpo nudo, dopo averlo visto proprio ora per giunta….Oddio!
    L’immagine della sua lingua che saetta tra le mie gambe mi fa venire il capogiro così mi siedo sul letto col viso di fuoco.
    Qualcosa di colpo attira la mia attenzione. Guardo il letto, dalla parte dove ho dormito e le lenzuola leggermente macchiate di rosa mi fanno fuggire come una matta e chiudermi in bagno, non prima di essere inciampata nel lenzuolo!
    Mi fisso allo specchio. Deve esserci qualcosa. Insomma io mi sento completamente diversa. Diamine, stanotte sono stata con un uomo! Qualcosa deve essere cambiato!
    Poi di colpo sorrido. Un sorriso che se pur per pochi attimi mi distende, mi riappacifica e penso a lui. Alle sue mani, alle sue parole e a quanto infinitamente lo ami.
    Sono persa nella speranza di queste ore, nell’incognito dei suoi sguardi e delle sue parole che non riesco a capire.
    Ma in quest’attimo non importa. Non vorrei essere in nessun altro posto più che qui.
    Tra le sue braccia, dove regna l’infinito.
    Riapro piano la porta arrossendo mentre fisso il divano che ha subito la stessa sorte del letto.
    Non ricordo nemmeno come ci sia arrivata.
    Nel modo più silenzioso possibile mi rinfilo nel letto. Spike si volta e mi cinge col braccio continuando a dormire. Perfetto!
    Ora sono bloccata e terribilmente imbarazzata.
    Forse dovrei dire qualcosa. Si, dovrei farlo.
    Ma cosa?
    E se poi lui è uno di quei tipi che appena svegli, non vogliono vedere nessuno tranne la mamma?
    Potrebbe cacciarmi via o magari farmi pestare dalle sue guardie. Sono sempre convinta che lo voglia fare da quando mi ha conosciuta! Inconsciamente, ma lo vuole fare!
    Basta Buffy con queste assurde storie. Non ci crede più nessuno.
    Ti sei avvinghiata a lui come una ninfomane e ora non dire stronzate.
    Poi penso a Rupert. Così si chiamava e rabbrividisco. Senza parole.
    Il suo pugno saetta ancora nelle mie orecchie, così come il ricordo del suo sesso in me.
    Solo ora mi accorgo che Spike mi sta fissando. Oddio. Panico più totale. Sorrido come un’ebete nella speranza che lui faccia lo stesso. Ma dove è finita tutta la mia disperazione?
    Possibile che una notte con quest’uomo mi abbia reso di nuovo la solita Buffy imbranata?
    -Buongiorno- mi dice baciandomi piano la bocca e io riprendo a respirare.
    Non vuole sua madre e non è ubriaco. E questo è un punto a mio favore.
    Faccio uno stupido segno con la testa che dovrebbe essere un saluto e continuo a fissarlo immobile.
    -Che c’è che non va?- mi chiede lui divertito e io avvampo di colpo.
    -Il tuo letto e in verità anche il tuo divano- dico mentre il mio colore diventa indecifrabile e la temperatura sale di colpo. Complimenti Buffy. Davvero una bella uscita!
    Lui mi guarda e scuote il viso senza capire.
    -Cosa?-mi chiede incuriosito e ora non ride più. Oddio deve aver capito. O forse decisamente no.
    Poi di colpo vedo il suo sguardo vagare alle mie spalle, dove fino a pochi muniti fa dormivo e mi viene voglia di sparire mentre seguo i suoi occhi.
    Nascondo il viso sotto le lenzuola come una cretina. Non voglio assistere a questa figura!
    No, portatemi via!Cancellate quella macchia!
    Di colpo mi ritrovo il suo viso a pochi centimetri da me. Anche lui è finito “sotto coperta”.
    -Buffy ma cosa fai qui sotto?- mi chiede trattenendosi dal ridere.
    -Non voglio uscire, mi vergogno troppo- gli dico coprendomi il viso con le mani e lui scoppia in una fragorosa risata. Improvvisamente mi trovo scoperta.
    Spike ha tirato giù il lenzuolo e ora siamo entrambi nudi sul letto. Mi metto in ginocchio cercando di trovare la coperta per coprirmi imbarazzatissima, ma lui mi blocca le mani e prende a baciarmi insinuando da subito la lingua nella mia bocca.
    Io prima resisto, ma dopo pochi attimi già ansimo insieme a lui. Possibile che mi sia mancato così tanto solo per poche ore?Mi aggrappo a lui mentre mi viene quasi voglia di urlare di gioia!
    Di gridare al mondo quanto lo ami. Quanto è infinitamente bello. Ma questo penso che già lo sappiano!
    Dopo pochi attimi mi ritrovo di nuovo sdraiata sotto di lui che ha preso ad accarezzare il mio seno.
    -Spike- sussurro per spiegargli qualcosa ma tutti i miei piani si vanno a far benedire mentre sorprendendomi e lasciandomi senza parole, lui mi penetra con una sola poderosa spinta. Boccheggio senza riuscire a finire la mia frase, mentre chiudo gli occhi e mi aggrappo alla sua schiena.
    -Dicevi?- mi chiede ironizzando e io non riesco nemmeno a guardarlo di sbieco.
    Mi fisso solo a contemplare il suo stupendo mezzo sorriso, i suoi occhi ancora lucidi dal sonno e i capelli scompigliati, mentre lui spinge dentro di me e mentre i miei pensieri si riempiono di lui cominciando a perdere la ragione. Le sue spinte diventano sempre più poderose mentre il suo pene cozza verso di me e io mi lascio trasportare dal suo tocco esperto. Sento il suo respiro sul mio collo sempre più pesante e i miei gemiti si mischiano ai suoi. Adoro il suoi modo di godere, quel suo respirare e la sua voce rauca. Verrei solo ascoltandolo.
    -Dimmi che mi ami Buffy- mi supplica lui spingendo in modo sconnesso in me, mentre io sto urlando di piacere ed esattamente come poche ore prima, comincio a ripetergli quella frase che tanto mi fa vivere e morire.
    -Ti amo Spike, ti amo- gli dico mentre lui mi penetra più in profondità e di colpo si riversa in me facendomi raggiungere un orgasmo infinitamente intenso.
    Rimaniamo qualche atro minuto a respirare pesantemente mentre lui è ancora su di me. Carezzo piano il suo viso squadrato e il solo poterlo fare mi fa vibrare l’anima. Possibile che esista un amore talmente intenso? Possibile che sia meglio di qualsiasi film?
    -Non vergognarti Buffy- mi dice lui dolcemente mentre alza il viso per guardarmi.
    - E’ il regalo più bello che abbia mai ricevuto- mi dice baciandomi la pancia piano.
    Sorrido ammirando i suoi gesti e tutto mi diventa chiaro. E so finalmente che non scherza.
    Che dopo stanotte non scherzerà mai. Che ciò che c’è stato è talmente importante per entrambi.
    -Cosa succederà?- gli chiedo e stranamente non ho paura della sua risposta.
    -Per prima cosa ucciderò Rupert- mi dice senza sorridere, profondamente rabbioso.
    -Non intendevo questo- rispondo evitando di parlare dell’uomo senza volto.
    Lui mi fissa e io mi specchio nei suoi occhi ricominciando di nuovo a tremare.
    - E’stata la notte migliore della mia vita Buffy- l’immenso del suo oceano si riversa in me e io lo fisso senza parlare.
    -So che tante cose di me sono state assurde e senza senso- mi dice abbassando lo sguardo.
    -Che tanti gesti ti sono sembrati cattivi o freddi ma…- aggiunge cercando le parole.
    -Nulla è come sembra- ironizzo io parafrasando la sua frase di quello stupendo primo bacio e lui torna a sorridere.
    -Esattamente- conclude baciandomi le labbra.
    -Potrai convivere con queste mie profonde ombre?- mi chiede e per la prima volta sento che è lui quello che ha paura delle mie risposte.
    Ma come potrei farti del male Spike Stratford? Come potrei farlo a te che mi fai amare la vita?
    -Ti amo- è ciò che mi sembra più giusto da dire.
    Perché è così.
    Perché l’amore è pazzo e senza regole.
    Perché solo quello può farmi accettare le sue ombre.
    E lui lo sa. Lo sa perfettamente.
    -Sei la prima cosa vera che abbia mai toccato- mi dice toccandomi prima il collo e poi scendendo fino ai miei seni.
    -Resterai con me Buffy?- mi chiede mentre mi fa accoccolare sul suo petto stringendomi forte.
    Ti amo Spike Stratford, ti amo più della mia stessa vita.
    E so che solo tra la tua oscurità potrò essere felice.
    Che sarò più felice nel tuo buio che in mille giorni senza il tuo volto.
    “Per sempre” mi viene da dire.
    Per sempre va bene Spike Stratford?
    TBC....
     
    Top
    .
5 replies since 6/7/2012, 13:53   419 views
  Share  
.
Top