Schiavi

Spangel. Per tutti. [Completa]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Mrs Boreanaz

    Group
    Le Allegre Comari
    Posts
    6,703

    Status
    Offline
    Devo smetterla di girovagare per il mio pc... trovo cose che dovrebbero rimanere sepolte per sempre nei suoi meandri -_-

    Cmq, ho trovato un'altra ff scritta un pò di tempo fa e lasciata lì.
    questa penso che non sia mai stata neppure betata/letta da qualcuno. :unsure:

    Quindi se ci sono errori.. vi chiedo perdono :disperazione:

    Neppure il titolo mi convince molto.. se trovate di meglio, fatemelo sapere!!!

    La ff come sempre è spangel.
    Anche se non c'è niente di sconvolgente e può essere letta da tutti. (se però il raiting vi sembra troppo basso fatemi sapere che lo cambio.)




    Schiavi.

    by strawberry85

    Subject: Angelverse
    Pairing: Angel/Spike
    Warning for: Qualche bacio
    Raiting: Per tutti
    Genere: Romance.
    Storyline: Può essere collocata in un momento imprecisato della quinta stagione.
    Lunghezza: Ficlet
    Summary: Angel & Co hanno un caso complicato che non riescono a risolvere. Spike ha un’idea. Funzionerà?
    Disclaimer: Appartiene tutto a Joss Whedon & Co.

    **********************

    “Sei ancora qui?”

    La sua voce mi arriva da dietro le spalle inaspettata. Non mi volto, continuando a guardare fuori dalla grande vetrata che mostra uno spicchio di Los Angeles illuminata dalla luna. Sulla scrivania ancora quel fascicolo aperto.
    “Non riesco a…” Non finisco la frase passandomi una mano sugli occhi stremato.

    “Devi riposarti”

    “Da quando ti preoccupi per la mia salute?” Sbotto senza volerlo. Mi schiarisco la voce, aspettandomi la sua risposta, ma rimane in silenzio. Mi volto. “Scusa.” Bisbiglio.
    Lui scuote solo la testa. La stanza è al buio ma la luce che viene da fuori è sufficiente.
    I suoi capelli risplendono anche nell’oscurità.

    “Charlie-Boy mi ha detto la sua idea, e anche che tu hai rifiutato.”

    Sospiro. “Si era offerto di venire con me. Ma è un umano. Troppi rischi.”

    “Spiegami.”

    “Uh?”

    “Tutta la questione, il caso. Quello che bisogna fare.”

    “Lo sai già.”

    “Beh, spiegalo di nuovo, forse ci viene in mente qualcos’altro.” Dice insistente.

    Mi sposto dietro la scrivania mettendomi seduto, chiudo gli occhi, cercando di ordinare le idee. Lo sento muoversi per la stanza, quando riapro gli occhi è sulla sedia dall’altro lato della scrivania che mi fissa.

    “Bene. Ashley Tomphson. 16 anni. Sparita da quasi un mese, precisamente 27..” poi fisso l’orologio accorgendomi che è mezzanotte passata. “… 28 giorni. Stava tornando da scuola, ma non è mai arrivata a casa. I genitori si sono rivolti alla polizia, ma niente. Poi al ventiquattresimo giorno ci hanno contattato.
    Sappiamo che è finita in un mercato per schiavi umani. Gestito da demoni in Texas. Sappiamo dove è, ma non sappiamo come riprendercela.”

    “Charlie che aveva suggerito?”

    Lo fisso, so già che è a conoscenza di cosa ha suggerito, poi alzo le spalle. “Di intrufolarci come compratori di schiavi e farcela vendere.”

    “E perché non farlo?”

    “Sei impazzito?” Dico con voce stridula. “Sai cosa diavolo significa entrare in posto del genere? Con degli umani? Lì non hanno rispetto per gli umani.”

    “Certo che lo so.” Replica semplicemente, il mio sguardo confuso lo fa continuare. “Ci sono stato con Dru, molto tempo fa. Sai come era..” Lascia la frase in sospeso, mentre io accenno con il capo.

    “Forse potrebbe entrare un padrone e uno schiavo. Alla ricerca di altri schiavi.” Dico dando voce ai miei pensieri fissando la superficie liscia della scrivania.

    “Ottima idea, Peaches!”

    Io alzo la testa di scatto. “Cosa?”

    “Facciamo come hai detto”

    “Spike! Sei impazzito? Chi?”

    “Beh, come sappiamo entrambi e come hai detto poco fa gli umani sono visti solo come oggetti. Quindi entriamo noi due.” Alza le spalle tranquillo.

    Io lo fisso aprendo e chiudendo la voce un paio di volte. “Sei impazzito?” Lui scuote la testa. “La candeggina che usi per decolorarti i capelli ti ha ucciso gli ultimi neuroni superstiti.” Lui mi lancia solo uno sguardo torvo.
    Io sbuffo. “Non possiamo entrare come due padroni. E anche se lo facessimo, ci occorre almeno uno schiavo da portare lì!”

    “Non ho detto che saremo due padroni.”

    Questo sua aria seria e tranquilla mi sta innervosendo. “Tu sei più giovane di me. E io sono il tuo Gran Sire non puoi essere tu il padrone!” Dico sbattendo la mano sulla scrivania.

    “Non ho detto neppure questo.”

    Io mi blocco per assorbire le sue parole e il loro significato. “Aspetta.” Dico scegliendo con cura le parole. “Stai dicendo che io farei il padrone e tu lo schiavo?”

    Lui accenna con la testa.

    “Cioè tu accetteresti di seguire i miei ordini senza dibattere?”

    Altro accenno con la testa.

    “Quindi tu…”

    Lui alza la mano. “Si. Quello! Maledizione per quanto vuoi continuare Peaches?”

    “Spike.” Inizio solo per essere interrotto di nuovo.

    “Può funzionare e lo sai. Siamo due vampiri, entrambi abbastanza anziani. Siamo pure della stessa famiglia.”

    “Spike.” Lui mi fissa. “Dovresti accettare i miei ordini senza controbattere. Non puoi fare niente senza che io te lo dica. Se qualche altro padrone ti dice qualcosa, devi solo stare in silenzio… pensi di farcela?”

    Lui mi fissa offeso. “Sarà come un gioco di ruolo”

    “Un gioco di…”

    “Si , quello dove fingi di fare un determinato…”

    Alzo la mano per interromperlo. “So cosa è un gioco di ruolo. Solo non voglio che lo prendi come uno scherzo! Se ci scoprissero sarebbe un gran casino. E se non mi dai retta potresti essere punito, senza che io possa intervenire! E rischieremo di perdere la ragazza!”

    “Non sono così idiota come pensi. C’è la posso fare.”

    Io scuoto la testa. “Non ti considero un idiota.” Poi mi alzo in silenzio e faccio il giro della scrivania portandomi dietro di lui e appoggiandogli le mani sulle spalle. Lo sento irrigidirsi, e poi rilassarsi lentamente.
    Abbasso la voce con un tono di comando che non usavo da molto tempo. “Se ti dico di seguirmi, dovrai farlo. Se ti dico di bere dovrai farlo. Se qualche altro padrone dovesse sfiorarti non devi reagire, ci penserò io. Non voglio sentirti parlare, non una sola parola, a meno che non te lo dica io.” Mi porto davanti a lui, sovrastandolo con la mia altezza. “Io sono il padrone. Tu lo schiavo.”

    Lui rimane in silenzio.

    Io sorrido lentamente e accenno con il capo. “Parla.”

    “Farò come vuoi.”

    Lo fisso e vedo che fa sul serio.

    “Perfetto.” Dico tornando al mio solito tono di voce. Mi appoggio sulla scrivania fissandolo. “Possiamo provare. Ma ad una condizione.”
    Lui mi fissa inclinando la testa.
    “Non sarai solo un semplice schiavo. Sei il mio Gran Childe. Questo fa di te il mio vice. Diremo che abbiamo altri schiavi. Entrambi ci occupiamo di loro.
    Ma ricordati che lì sarò comunque io quello con più potere.”

    “Posso accettarlo.” Accenna con il capo. “Ad una condizione.”

    Stordito lo fisso.

    “Adesso te ne vai a letto e ti riposi, domani metteremo appunto il piano e ci prepareremo.”

    Io sorrido scuotendo la testa. “Ci sto.” Ci alziamo in piedi e ci dirigiamo fuori dall’ufficio. Io premo il bottone dell’ascensore che mi porterà nel mio loft lui si dirige verso gli ascensori che portano ai parcheggi. Ci fissiamo e ci salutiamo con un cenno del capo.

    *********

    Vengo risvegliato dal leggere click dell’ascensore.
    Devo decidermi a mettere una porta.
    Mi passo una mano sugli occhi accorgendomi che è pomeriggio inoltrato.

    Ieri sera dopo aver salutato Spike e aver fatto una lunga doccia mi sono letteralmente lanciato sul letto. Ne avevo proprio bisogno.
    Mi alzo e già so chi è.
    Sulla porta della mia stanza rischiamo quasi di scontrarsi.
    “Buon giorno raggio di sole! Dormito bene?” Dice tutto allegro.

    Io lo fisso sospettoso. E poi abbasso lo sguardo sulle sue mani dove tiene due grosse buste bianche.

    “Ho fatto shopping” Continua notando il mio sguardo.

    Torno a fissarlo negli occhi. “Perché questa cosa mi spaventa?”

    “Perché sei una checca.” Alza le spalle e appoggia le buste sul letto, estraendo qualcosa dalla prima. Sospiro e mi avvicino per sbirciare. Spalando gli occhi quando vedo un paio di pantaloni di pelle e una camicia rosso scuro.
    Si volta e me li porge. Io senza quasi rendermene conto allungo le mani e li prendo.

    “Ma…”

    “Spero di aver indovinato la taglia, mi sembra che hai preso qualche chilo.”

    E se gli sguardi potessero incenerire, Spike sarebbe polvere adesso.

    “Ma sei sempre bello, Peaches. Dimenticavo.” Si volta e fruga nell’altra borsa per consegnarmi una cintura di pelle dove sulla fibbia c’è scritto ‘cocky’ e sotto il disegno di un gallo, tutto su sfondo rosso.
    Lo fisso stordito, ma è impazzito? Dovrei mettermi questa cosa?

    Finché non scoppia a ridere, “Se ti potessi vedere! Tieni, questa forse è più indicata.” Mi porge un'altra cintura sempre di pelle, ma con la fibbia tutta in argento con un aquila con le ali spiegate.
    Molto meglio.

    “Come mi preferisci?”
    Il mio sguardo deve avere un qualcosa di comico oggi, visto che ride di nuovo. “Come mi devo vestire? Da bravo schiavetto tutto in bianco. Solo indosso un bel colare di pelle. Cosa?”

    Un immagine di lui nudo, con un solo collare al collo invade il mio cervello, scuoto la testa per cancellare senza chiedermi il perché quell’immagine mi piacesse.
    Lo fisso un po’. Immaginando che tipo di schiavo possa essere, fisso i vestiti che ho ancora in mano.

    “Jeans neri. Una camicia nera. Niente cintura.”

    “Tutto qui?”

    “Ti puoi mettere il collare se proprio vuoi.” Dico alzando le spalle e ottenendo in risposta uno sbuffo.
    Mi dirigo in bagno, dove mi chiudo la porta alle spalle.
    Mi faccio una doccia per svegliarmi completamente e poi indosso i vestiti che mi ha portato Spike.
    Sbuffo, per la mancanza di un riflesso, vorrei proprio vedermi come sto. Mi sistemo i capelli e esco dal bagno.
    Sento Spike parlare con qualcuno. E individuo Gunn, Wes, Fred e Lorne.
    Perfetto. Così non ci sarà solo l’ossigenato a prendermi in giro. Esco dalla camera per entrare in soggiorno dove i miei amici si voltano verso di me, rimanendo in silenzio.

    Lorne è il primo a parlare. “Pan di spagna, dobbiamo preoccuparci?”

    Io lo fisso non capendo.

    “Hai avuto un momento di pure estasi?” Chiede Gunn.

    “Felicità” Lo corregge Fred.

    Io alzo gli occhi al cielo. “Sono sempre io, Angel.”

    “Visto, il travestimento funziona, erano già tutti preoccupati.” Dice Spike alzando il pollice verso di me.

    “Certo, pensavano che avessi perso l’anima.” Dico io guardandolo di traverso. “Perché comunque mi devo vestire come Angelus?”

    “Aveva più stile di te.” Alza le spalle. Mentre io gli lancio uno sguardo di fuoco.

    “Quindi avete deciso di entrare nel mercato?” Chiede Gunn un po’ risentito.

    “Si.” Sospiro. “Siamo due vampiri, sarà più facile. Comunque avremo bisogno di un autista.”

    “Perfetto.”

    “Affitteremo una limousine.” Dice Fred. Tutti la fissiamo. “Beh, il capo della W&H deve avere i mezzi migliori.”

    Accenno con la testa e mi volto verso Wes che capisce anche senza che parli. “Già preparato tutto. Ho già messo in giro la voce che cerchi una ragazza e la descrizione combacia con Ashley.”

    “Perfetto.”

    **********

    Seduto sul sedile del passeggero della limousine mi torturo il bordo della camicia continuando a chiedermi se ho fatto bene ad accettare di ficcarmi in questa situazione.

    “Peaches, dovresti sembrare il padrone, non un gattino spaventato.”

    Io lo fisso di traverso. “Tu comincia a portare un po’ di rispetto.” Invece di riceve la solita risposta sarcastica, Spike abbassa gli occhi. Io sorrido, sapendo che sta entrando nella parte.

    Arrivati Gunn parcheggia e abbassa il divisorio. “In bocca al lupo, ragazzi.” E richiude. Lui ci aspetterà in macchina.
    Io e Spike ci fissiamo e poi usciamo dal veicolo, io per primo e lui subito dopo di me.
    Alla fine si è messo un paio di jeans che gli fasciano le gambe e una maglietta nera aderente che mette in mostra i suoi addominali.
    Le guardie poste all’entrate del capannone ci guardano, ma ci lasciano entrare senza dirci niente. Probabilmente conoscono le persone che entreranno dall’aspetto.

    Dentro è pieno di demoni di tutte le specie che stanno intorno a delle gabbie piene di esseri umani spaventati.
    L’odore della paura è veramente forte, e fa scalciare il mio demone e allo stesso tempo l’anima mi obbliga ad aiutarle. Io sospiro e vedo dallo sguardo di Spike che sente il mio stesso turbamento.

    “Ma che onore, il grande Angelus è venuto nel mio umile mercato.” Dice un demone di colore blu scuro, con occhi gialli, e delle grosse corna sopra la testa, con indosso una lunga tunica rossa, che ci viene incontro seguito da un piccolo demone di un celeste più chiaro che lui trascina per un collare.
    Io mi sforzo di sorride, stringendogli la mano. “Magnus”

    “Il piacere è mio.” Replico. “Anche se preferirei essere chiamato Angel.”

    “Perfetto” Dice lui sempre sorridendomi. Poi sposta lo sguardo verso Spike. “Mmmm. Interessante.” Si ferma di fronte a lui. “Bellissimo schiavo.” Allunga una mano per accarezzargli il viso, ma io istintivamente lo blocco.
    L’altro alza le spalle, “Sarei molto geloso anche io se fossi al tuo posto. Andiamo in un posto più tranquillo.”

    Io lo seguo, con Spike al mio fianco che mi guarda con la coda dell’occhio confuso.

    Entriamo in un grande salone deserto e ci sediamo intorno ad un tavolo, ma mentre Spike prende posto accanto a me, lo schiavo del nostro ospite si siede ai suoi piedi.

    “Ho saputo che stai cercando una ragazza.”

    “E io ho saputo che tu hai quello che cerco.”

    “Si, ma ti avverto, qui da noi è arrivata poco tempo fa, e con tutti gli schiavi che ho, ancora non ho avuto il tempo di spezzarla.”

    “Perfetto.” Dico io sorridendo diabolico. “Amo spezzare da solo i miei schiavi.”

    Lui incrocia le mani e ci appoggia sopra il mento. “Fruste, catene?”

    “Si, ma la cosa migliore e spezzare prima i loro sentimenti. Togliergli la speranza.” Lui mi fissa. “Beh,” Dico io fingendo di pensarci su. “Mi potrei presentarmi come il suo salvatore e quando lei si fiderà di me e penserà che la riporterò della sua famiglia…”

    “Scoprirà l’amara verità.” Dice ridendo. “Mi piaci giovanotto.”
    Io accenno con il capo.
    “Ma questo non basterà…”

    “Lasciarla con poco cibo e acqua, a me no che non preghi per averla. Usare dei giochini… sai fargli capire che mi vuole disperatamente.” Dico continuando a sorridere. Con i ricordi di un epoca lontana che mi passano veloci nella mente.

    Adesso ride forte. “Farai strada!” Poi si alza. “Vieni con me. Il tuo schiavo lo puoi lasciare qui.”

    “Ma…” Inizio per replicare ma lui mi interrompe.

    “Nessuno lo toccherà. Ti faccio vedere la merce.”

    Io mi volto verso Spike che mi accenna impercettibilmente con la testa.

    Seguo il mio ospite. Attraversiamo una porta e scendiamo delle scale che ci portano in una cantina piena di porte chiuse da dove vengono pianti sommessi, urla…
    Ne spalanca una, dove seduta sul letto con i polsi legati c’è la stessa ragazza di cui ho guardato la foto negli ultimi giorni.
    Terrorizzata, ma senza ferite.

    Mi avvino a lei studiandola. Lei si alza e si appiattisce contro il muro, sento l’odore della sua paura e le lacrime iniziano a scorrerle per il viso.
    Mi metto davanti a lei a pochi centimetri. Le accarezzo il viso lentamente, mentre sento sempre lo sguardo di Magnus su di me.
    I suoi occhi si piantono sui miei. Io le sorrido rassicurante.
    “Sono qui per riportati a casa.” Le dico, sento l'altro ridacchiare dietro di me.
    La ragazza continua a fissarmi spaventata, incerta se credermi o no.
    La fisso e le prendo le mani, sciogliendogli i nodi. Lei guarda le corde cadere a terra, e si porta le mani sul petto.

    “Non mi farai del male?” Domanda
    Io scuoto la testa.
    Poi sposta lo sguardo oltre la mia spalle, e dopo un po’ torna a fissarmi. “Portami via.” Replica.

    Mi sposto per farla passare ma il demone le blocca l’uscita.
    “Lasciala qui.”

    Io lo fisso sorpreso, sentendo la rabbia salire, e il corpo della ragazza si tende.

    “Tranquillo,” continua. “Gli porteremo dei vestiti. E poi te la portiamo su.”

    Io accenno con il capo e mi volto verso di lei. “Ti aspetto su. E poi ti porterò via da questo posto. Hai la mia parola.”

    Lei mi fissa negli occhi per poi accennare con la testa.

    Seguo il mio ospite, mentre vedo una persona con dei vestiti in mano entrare nella stanza di Ashley.
    Io cerco di calmarmi sapendo che tra poco la porterò fuori da tutto questo.
    Risaliamo le scale, varchiamo la porta e ci troviamo nel salone deserto.
    Sento un nodo serrarmi lo stomaco.
    Fisso il mio accompagnatore che sorride tranquillo.

    “Dove è Spike?” Il mio tono deve essere uscito particolarmente duro perché lo vedo arretrare e alzare le mani.

    “Pensavo che ti avrebbe fatto piacere.”

    Dove è Spike?” Ripeto usando sempre lo stesso tono.

    “Seguimi.” Dice balbettando e conducendomi verso una grande porta di legno, entrati mi trovo in una stanza piena di giochi sessuali.

    La stanza è piena di altalene, corde, fruste di ogni tipo, vibratori di tutte le grandezze e forme, vestiti, manette… sembra quasi un grande sexy shop.
    E se hanno osato toccare Spike…
    Chiudo un attimo gli occhi, cercando di non farmi prendere dal panico.
    Non possono averlo fatto.
    Non prendono mai uno schiavo di un padrone. Soprattutto, se il padrone è il capo della W&H.
    E se lo hanno…
    Scuoto la testa per cancellare tutte le immagini di possibili torture a cui potrebbe essere sottoposto.
    E’ il mio maledetto schiavo.

    Mio.
    Da quando è mio?
    Da quando lo considero mio?
    Perché sono così dannatamente preoccupato?
    Perché sono geloso alla sola idea che qualcuno l’abbia sfiorato?

    I miei pensieri si interrompono davanti ad un’altra porta di legno.
    Magnus l’apre lentamente con un leggero sorriso.

    E lo vedo.

    Spike in mezzo alla stanza con indosso solo un paio di boxer neri.
    Ha le mani ammanettate sopra la testa, e gli occhi coperti da un pezzo di stoffa nero.
    E’ disteso sopra un letto enorme di legno, con lenzuola nere.
    Il pallore della sua pelle è ancora più evidenziato, e i suoi muscoli sono tesi, ma non sento odore di sangue, e sembra stare bene.
    Come incantato dal suo corpo entro nella stanza, mi siedo sul letto al suo fianco, vedo i suoi muscoli tendersi ancora di più, stringere le mani a pugno.
    Io allungo una mano e gliela appoggio sopra allo stomaco per poi risalire lentamente ed accarezzargli il viso.
    La tensione nei suoi muscoli se ne va, e un leggero sospiro fuoriesce dalle sue labbra.

    “Sapevo che ti sarebbe piaciuto”
    La voce di Magnus mi coglie impreparato e mi volto verso i lui. Mi ero completamente dimenticato della sua esistenza.
    Lui fa un ampio gesto verso i muri.

    Io fisso le pareti rimanendo sorpreso.
    Attaccato alle pareti c’è tutto per le torture, per giocare, tutto.
    E io non le avevo neppure notati.

    “Non dovevi toccarlo senza il mio permesso” Dico fissandolo.

    Lui ingoia e cerca di darsi un contegno, anche se il suo cuore ha accelerato i battiti. “Era una sorpresa. Qui potrai giocare con lui…”

    “Giochiamo a casa.” Mi volto verso Spike e lentamente gli tolgo la benda.
    Mi trovo ad annegare in un mare blu quando finalmente incontro i suoi occhi.
    Lo fisso e con un cenno della testa mi fa capire che sta bene.
    Provo a spezzare le manette, ma questa non si incrinano nemmeno.
    Mi volto di nuovo verso il demone blu.

    Lui fa un cenno, e dal nulla appare il suo schiavo con delle chiavi. Gliele strappo di mano e gli libero i polsi, come per magia accanto a me sono apparsi anche i vestiti di Spike. Mi alzo dal letto, e lo fisso mentre lui fa altrettanto, cercando di vedere se sta veramente bene.
    Si veste lentamente sotto il mio sguardo e quando è pronto si volta senza fiatare.

    “Parla.” Gli ordino, ricordandomi la nostra falsa.

    “Ci compriamo quelle manette?” Mi chiede con uno sguardo scherzoso.

    Sento un sorriso tendermi le labbra e la strana voglia di stringerlo a me.
    Sta bene.
    Non gli hanno fatto del male.

    Sospiro e mi volto di nuovo verso Magnus. “Ci compriamo quelle maledette manette. E adesso, vorremmo andare via da qui. Se la nuova schiava è pronta.”

    Lui accenna con il capo conducendoci verso la stanza principale.
    Dopo poco arriva il suo schiavo con un pacchetto che mi porge. Io fisso quel pacchetto spaesato quando sento la voce del demone.
    “Le manette, e abbiamo messo anche la benda e qualche giochino. Sono regali. Sperando che il nostro rapporto d’affari continui nel tempo.”

    “Bene.” Dico, non vedendo l’ora di andare via da lì. Spike è sempre al mio fianco, sento il suo braccio sfiorare il mio.

    Poi sento dei passi, mi volto e due guardie stanno conducendo verso di noi la ragazza con addosso un paio di pantaloni neri di semplice lino, e una maglietta bianca.

    “Ed ecco che ci raggiunge la nostra amica.” Dice Magnus con voce viscida.

    Mi trattengo da dare qualsiasi commento e me la ritrovo davanti.
    Lei mi fissa spaesata.
    Io le sorrido rassicurante. “Adesso c’è ne andiamo.”

    Poi fisso il nostro ospite che ci fa un cenno della testa, il pagamento è già fatto attraverso la W&H, possiamo andare.
    Ci dirigiamo verso la porta. Lei mi cammina accanto, quasi tremando. Sento Spike dietro di noi.
    Finalmente fuori ci sediamo in macchina, lei tra me e Spike.

    Il divisorio che divide noi e il nostro autista si apre per rivelare Gunn, “Vedo che c’è l’avete fatta!” Dice contento, dando un leggero sorriso a Ashley, che ricambia incerta.

    “Andiamo via da qui.” Dico esausto.

    Lui richiude il divisorio e ripartiamo.

    Non passa molto tempo prima che cominci ad avvertire il respiro della ragazza farsi regolare e scivolare lentamente nel sonno, e poi sento la sua testa appoggiarsi lentamente sulla mia spalla.
    La fisso, vedendola così serena.
    Sarebbe così facile spezzarla come ho detto a Magnus, farla fidare di me e poi… tradirla. Giocare.

    Sento la mano di Spike sulla mia, alzo la testa e vedo che si sta sporgendo verso di me, attento a non svegliare la ragazza.
    I nostri occhi si incontrano.
    Ed è come se lo vedessi per la prima volta.
    Avrei voglia di allungare la mano e accarezzare il viso come ho fatto poco fa, quando i suoi occhi erano nascosti dietro ad un pezzo di stoffa nero.
    Lui ricambia il mio sguardo.

    Nessuno dei due dice niente, nessuno dei due si muove, come se il tempo si fosse congelato in questo istante.
    Poi la ragazza si muove leggermente e Spike si riallontana, appoggiandosi contro il finestrino e guardando fuori.

    Vedo il suo profilo, desiderando poter dire qualcosa, desiderando trovare le parole giuste da dire, ma è come se il mio cervello si fosse spento.
    Distolgo lo sguardo e torno a fissare la ragazza che continua a dormire, allora mi volto verso il finestrino, fissando il paesaggio e continuando a pensare a un paio di occhi blu mare.

    ***

    La macchina si ferma e sento la porta dell’autista aprirsi, fisso il palazzo della W&H, e scuoto leggermente la ragazza che apre gli occhi e si fissa intorno confusa.

    “Vieni” Le dico gentile. Esco dalla macchina, imitato da lei e Spike.

    Fisso Gunn e faccio per parlare, ma lui mi interrompe. “Già avvertiti, sono tutti nel tuo ufficio.”

    Sorrido, ma il mio sorriso muore quando vedo Spike, che ci fa un cenno. “Bene, il mio compito l’ho fatto, vado a casa.” Sposta lo sguardo verso la ragazza e le sorride gentile. “Adesso tornerai dalla tua famiglia.” Le dice.

    Lei sorride in risposta, e io fisso la sua schiena mentre si allontana.

    “Andiamo” Dice Gunn.

    “Dove?” Replica lei tra il felice e il confuso.

    Io scuoto la testa, domandandomi cosa mi stia succedendo. “I tuoi genitori sono nel mio ufficio. Ti riportiamo da loro.”

    “Veramente?” Mi chiede lei con le lacrime di gioia che le fanno brillare gli occhi.

    Io accenno con la testa. “Io ti saluto qui. Ho una cosa da fare… e… beh, si felice Ashley.” Le dico sorridendo imbarazzato.
    Odio queste cose.
    Lei mi butta le braccia al collo, lasciandomi sorpreso. “Grazie…” Poi si allontana per fissarmi. “Non so neppure il tuo nome.”

    “Angel” Le dico io.

    “Molto appropriato.” Dice lei e il mio sguardo confuso la fa ridacchiare e continuare. “Beh, sei come il mio angelo custode.”

    Io faccio per replicare, ma poi scuoto semplicemente la testa, “Non c’è l’avrei mai fatta senza i miei amici, sono anche loro degli angeli custodi. Buona fortuna per tutto Ashley.”

    “Anche a te.” Mi sorride un ultima volta per poi seguire Gunn all’interno della W&H.

    Io rimango per un attimo immobile pensando a cosa fare. A se farlo. Devo farlo. Fisso il pacchetto che si intravede dal parabrezza dentro la macchina, lo prendo e corro verso casa sua.

    In poco tempo ci sono, mi fermo davanti alla sua porta prendendo un grosso respiro per poi bussare.
    Dopo poco Spike mi apre sorpreso.
    “Qualcosa è andata storta?”

    “E’ andato tutto bene. Adesso lei è con la sua famiglia.” E lo fisso.

    “E tu sei qui per…” Mi dice fissandomi di rimando.

    “Beh..” Muovo agito le mani e mi ritrovo a fissare il pacchetto che ho in una mano. Me ne ero dimenticato.
    Perché quando sono con lui dimentico tutto? O sono il primo vampiro con il morbo di Alzheimer?

    Lui si fa da una parte e mi fa entrare per poi chiudere la porta.
    “Cosa è quel pacchetto?”

    “Beh..”

    “Il maledetto pacchetto che ci hanno dato in quel posto?”

    “Beh si.” Dico quasi in imbarazzo. Perché diavolo l’ho portato con me? E perché diavolo sono venuto qui?

    Lui alza le spalle e me lo prende dalle mani, aprendolo e appoggiando le cose sul tavolo, io mi avvino a lui.

    Appoggia le manette sul tavolo, le chiavi, poi una benda nera che prendo in mano sentendo che è di seta, un frustino di pelle, un lubrificante alla ciliegia e un vibratore di almeno 30 cm.
    Prendo il vibratore.

    “Se lo vuoi è tuo.” Mi dice lui con un sorrisino.

    Io alzo gli occhi al cielo. “No, grazie.” Dico sarcastico. Allora lui me lo prende di mano fissandolo, e attivando la vibrazione.

    Un immagine di lui che usa il vibratore su se stesso mi manda un ondata di gelosia e di eccitazione.
    Geloso di un vibratore!

    Improvvisamente glielo prendo di mano, gettandolo a terra, e fissandolo mentre continua a vibrare, poi riporto i miei occhi verso di lui, incontrando i suoi confusi.

    Afferro le manette e me le rigiro tra le mani, provo a forzarle, ma non si aprono. Prendo una delle chiavi e le faccio scattare, poi alzo i miei occhi verso di lui.
    Adesso il suo sguardo è confuso, ma anche sorpreso.

    “Voglio giocare un po’.” Mi trovo a bisbigliare senza rendermi conto, mentre sento qualcosa nei miei pantaloni muoversi quando un immagine di Spike legato al letto con le manette attraversa la mia mente.

    Spike mi fissa e si sfila la maglietta rimanendo nudo dalla vita in su, io deglutisco e lui allunga le mani verso di me, pronto per essere ammanettato.
    Io sorriso e senza una parola faccio scattare un anello della manetta in uno dei suoi polsi, e uso l’altra per tirarlo verso di me.
    Sento il suo corpo contro il mio, alzo la mano libera e gli accarezzo il braccio e poi la schiena, i suoi occhi non lasciano i miei, e rimane immobile tra le mie braccia.

    “Tu vuoi giocare con me?” Bisbiglio piegandomi in avanti e fermandomi a pochi centimetri dalle sue labbra.

    Lui accenna con la testa, senza far uscire un suono.

    “Dimmelo.”

    Lui sbatte le palpebre, apre e chiude la bocca un paio di volte senza che una singola parola esca.

    Io sorrido lentamente e appoggio le labbra sulle sue. Succhio delicatamente il suo labbro inferiore sentendolo cedere, rilassarsi.
    Mi allontano un poco fissandolo di nuovo.

    “Voglio giocare con te.” Dice con voce roca. Sento un brivido percorrermi il corpo.

    Ci muoviamo insieme e le nostre labbra si toccano, e le nostre lingue si trovano.
    Quando ci stacchiamo ansimiamo leggermente.

    “Vieni.” Si muove per dirigersi verso la camera, ma tenendo sempre una parte della manetta in mano lo blocco, lui si volta. Incontro i suoi occhi e gli sorrido avvicinamento di nuovo a lui e facendo aderire di nuovo il mio corpo contro il suo spingendolo contro il muro e baciandogli lentamente la curva del collo ottenendo da lui dei leggeri gemiti.

    Non so cosa mi succede. So solo che lo voglio, ma non voglio solo il suo corpo.

    Mi allontano, ma con il mio corpo gli impedisco di muoversi, lui mi fissa sorpreso. “Pensavo che volessi….”

    “E lo voglio.” Dico interrompendolo. “Ma non voglio solo quello.”

    “E che altro vorresti?”

    “Te.”

    “Beh.. e con chi pensi che avresti scopato?”

    Io lo fisso. “Non voglio solo scopare, Will.”

    Lui sbatte le palpebre lentamente. “E che altro vorresti.?” Mi domanda.

    “Te l’ho già detto. Voglio te. Non solo il tuo corpo… ma…” Cerco le parole quando sento la sua mano accarezzarmi il viso.

    “Dovevo fare il tuo maledetto schiavo per convincerti a dire queste cose?” Replica lui sarcastico.

    Io lascio uscire un mezzo ringhio, lo sento ridacchiare. “Tu cosa vuoi?” Gli chiedo.

    “Che il Manchester United vinca il campionato. Un pacchetto di sigarette. Un maledetto bicchiere di buon whisky. E che la checca del mio Gran Sire si decida a portarmi di là e sbattermi sul letto.”

    Io lo fisso, per poi ridere.

    “E che tu rida più spesso.”

    Con il sorriso che tende ancora le mie labbra alzo gli occhi verso i suoi. E in un attimo attacco le labbra contro le sue, quasi come se lo volessi divorare. Lui lascia uscire un gemito sorpreso, ma poi risponde con la mia stessa intensità,e lentamente ci spostiamo verso la camera, lo spingo sul letto, per poi distendermi sopra di lui. Le nostre labbra si incontrano ancora affamate. Poi mi stacco leggermente da lui per poterlo fissare negli occhi.
    Prima che possa dire una sola parola, gli faccio alzare la mano ammanettata sopra la testa e poi l’altra, bloccandole entrambe sulla testata di ferro del letto.
    Con calma finisco di spogliarlo, baciando lentamente la pelle che viene esposta. Lo sento sospirare.
    Quando è completamente nudo mi alzo dal letto, fisso per un po’ il suo perfetto corpo completamente esposto, e faccio per uscire dalla camera.

    “Hey, torna qui!” Sbotta, fissandomi sconvolto.

    Lascio le labbra tendersi verso sinistra, in un leggero ghigno. “Sai, quella benda di seta nera mi piace molto… e poi non c’era anche del lubrificante nella scatola, alla ciliegia, giusto?” E con queste parole esco dalla camera.
    E nel frattempo sento la sua risata cristallina riempire la casa e anche il mio sorriso si fa più ampio.


    FINE

    Commenti :B):
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Le Allegre Comari
    Posts
    5,464

    Status
    Anonymous
    Spike, non ti preoccupare: Angel ci mette un sacco a capire le cose, ma alla fine ci arriva. ù_ù In questo caso la cosa dello schiavo (Che kinkyskdngksdgsdgksd) l'ha aiutato. Ma è pur sempre un orsetto amorevole.
    Che lubrificante compraskjfsfkjsdpgks
    ga+èk
    ew+ètk
    eta
    +ewèt


     
    Top
    .
1 replies since 1/7/2012, 00:39   85 views
  Share  
.
Top