In viaggio

Spangel. AU. Per tutti. [Completa]

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    Mrs Boreanaz

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    Questa l'ho praticamente scritta uno o due anni fa... ed era rimasta sepolta nel mio pc.
    L'ho ritrovata ed ho pensato di postarla.

    Stranamente mi è venuta in mente mentre ero in treno con le sis, di ritorno a casa dopo uno dei nostri incontri.
    Abbiamo chiesto corteseme ad una ragazza se faceva scambio posto con una di noi (non ricordo esattamente chi) e lei ha accettato, e da quello mi è venuto in mente la ff.

    Ovviamente è spangel -_-
    In questa prima parte non è presente nessuna scena slash -_-

    Buona lettura (e non aspettatevi niente di eccezzionale XD)



    In viaggio.

    By Tania

    Subject: AU (tutti umani)
    Pairing: Spike/Angel
    Warning for: no
    Raiting: Per Tutti
    Genere: Romance
    Lunghezza: Divisa in due parti.
    Summary: Un viaggio in treno. Spike cede il posto ad una ragazza, prendendo il suo. Questo a cosa porterà?
    Disclaimer: Appartiene tutto a Joss Whedon & Co.

    Parte 1: ANDATA.


    Fisso il biglietto che tengo in mano.

    Treno 9430. Carrozza 6 posto 81 corridoio.

    Mi muovo nello stretto corridoio del treno, evitando gli altri passeggeri che si stanno sistemando ai loro posti o che ancora, come me, non lo hanno trovato.
    Sbuffo, evitando una grossa valigia rossa lasciata in mezzo al corridoio.
    Perché quando salgo sul treno mi ritrovo sempre dalla parte opposta rispetto a dove devo sedermi?

    78.. sono vicino, sorrido.
    81!
    Abbasso lo sguardo per incontrare quello di quattro belle ragazze che mi sorridono.
    Fisso l’occupante del posto accanto al mio.
    Capelli biondi, occhi verdi, e un nasino deliziosamente storto.
    Sarà un viaggio molto interessante.. ma la ragazza che occupa il mio posto si schiarisce la gola per attirare la mia attenzione,

    Capelli rosso rame, occhi verdi, viso pieno di lentiggini, carina, anche se non come la bionda.
    La rossa mi mostra timida il suo biglietto arrossendo.
    “Non ti dispiace fare cambio di posto con me? Io sono al 25, ma preferirei rimanere qui con le mie amiche, non è un problema vero?”

    Io le sorrido rassicurante e scuoto la testa. “Nessun problema, dolcezza.”

    Sorrido alle altre due, una mora e l’altra castana. E do un ultimo sguardo alla bionda che mi sorride dolcemente…
    Appena mi volto le sento subito cominciare a parlare.
    “Ma avete visto che adone!”
    “Se ci stringiamo c’entra anche lui qui!”
    “Ma pensate a quanti orgasmi…”
    “Anya” urlano in coro per poi ridere…

    Io scuoto la testa e ormai rassegnato mi preparo a ripercorrere tutto il vagone per trovare il mio nuovo posto.

    Sbuffando metto la borsa nel luogo apposito e mi siedo per trovarmi davanti ad una signora ottantenne che mi sorride e torna a sferruzzare energeticamente.
    Ripenso alla bella biondina e appoggio la testa al finestrino sospirando.
    Intanto sento qualcuno sedersi accanto a me…
    Ma per non avere altre brutte sorprese continuo a fissare l’esterno mentre il treno si muove lentamente.

    *Buongiorno. Il treno Eurostar numero 9430 in partenza da Milano. Si fermerà nelle stazione di Bologna Centrale. Firenze Santa Maria Novella. E arriverà alla stazione di Roma.*

    Un leggero ticchettare mi fa voltare. Scorgo il computer appoggiato sopra i mini tavolini e delle lunghi,grandi ed eleganti mani che corrono veloci sui tasti. Sposto lo sguardo verso il polso e salgo fino ad arrivare ai bicipiti stretti nella maglina bianca .. e alla fine il suo volto.
    Mi ritrovo a deglutire quando scorgo il profilo del mio vicino di posto.

    Capelli sparati in aria, di un bel castano scuro e luminoso… chissà se sono morbidi come sembrano. La fronte spaziosa e corrucciata. Gli occhi scuri che fissano lo schermo… il naso perfetto, le labbra leggermente dischiuse.
    Ad un tratto mi volto di colpo verso il finestrino.
    Stavo fissando un uomo?
    Stavo fissando un uomo!

    Mi sposto un po’ sul posto cercando di trovare una posizione comoda.
    Il ticchettio è smesso e mi volto di nuovo verso di lui per trovarmi a fissare due fantastici occhi scuri.
    Apro e chiudo la bocca un paio di volte, e vedo le sue labbra tendersi in un sorriso, per poi rivoltarsi verso il computer, anche se con la coda dell’occhio vedo che mi sta ancora fissando.
    Io distolgo lo sguardo incontrandone un altro: la signora di prima che sorride sorniona.
    Spalanco gli occhi, li sbatto lentamente. E poi torno a fissare fuori.
    Ma dove diavolo sono finito?

    Cerco di godermi il panorama.
    Anche se sento due sguardi su di me.
    Bene, dopo mezz’ora mi volto di nuovo verso la signora che beccata a guardarmi torna a sferruzzare tranquillamente con un mezzo sorriso sul volto.
    Adesso sono pure ridicolo.
    Prendo fiato e mi volto verso il mio vicino che mi sta fissando.
    Faccio per aprire bocca per dire due parole a questo bell’imbusto, ma la voce registrata del treno, che ci avvisa che siamo in arrivo a Bologna, mi precede.
    Io torno a fissare fuori mentre la signora si sta alzando.
    Con un po’ di fortuna anche lui se ne andrà.. e io farò il viaggio in pace.
    Anzi torno a trovare la biondina.
    La biondina, lei è il mio tipo, non mister universo qui.
    Annuisco tra me e me e sorrido.
    Alzo la testa e la signora scuote la testa e mi indica con la testa il mio vicino di posto facendomi un occhiolino.
    Io rimango solo imbambolato mentre il treno si ferma e questa si avvicina alle porte per scendere.
    Fumare.
    Ho bisogno di una maledetta sigaretta.

    Tiro fuori le sigarette dalla borsa appongiandole sul tavolo e quando alzo gli occhi scorgo la rossa che sta passando per il corridoio e subito dietro la bionda e le altre due che mi sorridono.
    Io ricambio il sorrido, sapendo che avevano una porta molto vicino a cui scendere.. chissà perché non sono passate di là.
    La mora distoglie lo sguardo da me, passandolo anche sul mio vicino di posto e appena ci superano le sento mormorare.
    “Ma hai visto che figo il moro?”
    “No, io preferisco il biondo!”
    “Ma dai con quei capelli, il moro è meglio!”
    “Cordelia, Buffy smettetela vi possono sentire.. e Anya non provare a commentare.”

    Mi ritrovo a ridacchiare e mi volto ma il mio compagno è sempre lì, intento a leggere qualcosa sullo schermo.
    Sembra non si sia accorto delle quattro ragazze. E questo mi fa stranamente piacere.
    E questo non vuole assolutamente dire che in qualche modo sono geloso!
    Adesso una maledetta sigaretta ci vuole.
    Ok, devo solo far collegare il cervello alla bocca e chiedergli se mi fa passare.

    Chiudo un attimo gli occhi, prendo un bel respiro profondo, apro la bocca e gli occhi… mi ritrovo a fissare di nuovo quei magnifici occhi, chiudo la bocca velocemente, quanto devo sembrare idiota.

    “Vuoi passare?” Mi dice, e la sua voce mi fa azzerare la salivazione.
    Bello e con una voce seducente.
    Ho appena descritto un uomo come bello e con voce seducente?

    Archiviando momentaneamente la domanda, accenno col capo. Lui si alza facendosi da parte e io mi alzo subito dietro di lui.
    Lo fisso, mi supera di quasi 10 centimetri e le sue spalle sono ancora più grandi di quanto… stop.

    Lui fissa la mia roba e mi sorride. “Torni, vero?”

    Io accenno solo con la testa.

    Lui sorride per tornare a sedere e posare lo sguardo sullo schermo del portatile, sguardo che ricade su di me quando non mi muovo.

    “Ho lasciato le sigarette sul tavolino.” Dico come un perfetto idiota, lui sposta lo sguardo e dopo averle individuate me le porge, sorridendo.
    Di un sorriso disarmante, non ho mai visto sorridere qualcuno così… è come se si illuminasse.

    Spalanco gli occhi, afferro le sigarette e mi fiondo fuori dal treno, cercando di tenermi lontano dal suo finestrino, mi appoggio ad una colonna della stazione, accendendo con mano tremante la sigarette e prendendone una lunga tirata.
    La ributto fuori lentamente, e cerco di calmarmi, dandomi mentalmente del demente, della checca, del fesso.. del…

    Inspiro un'altra tirata.

    Fisso la sigaretta, cercando di non pensare a niente.
    Sperando che scenda alla prossima fermata, sperando che rimanga fino alla fine del viaggio.
    Dannazione, la prossima volta verrò a piedi!
    Ringhio.
    Dopo un ultimo tiro decido di rientrare sentendomi leggermente più calmo.
    Arrivato noto che il computer è sparito e lui è seduto con le braccia incrociate e guarda corrucciato davanti a sé.
    Seguo il suo sguardo per vedere due bambini seduti di fronte ai nostri posti che si stanno spintonato.
    Posso riavere la signora di prima?

    Riporto lo sguardo su di lui, per incontrare i suoi occhi, si alza per farmi sedere.
    Si accomoda anche lui, e avvicina la testa alla mia e bisbiglia in modo che nessun altro lo senta: “Se li uccido secondo te mi arrestano?”

    Io ridacchio, intanto che uno dei due piccoli sgorbi lancia un urlo. “Ti do una mano.”

    “Bambini! Fate piano!” Urla la madre dal sedile dietro di loro, ma i due non sembrano neppure ascoltarla, perché le urla si sono triplicate.
    E dovrei fare il viaggio con questi qui?
    Alzo gli occhi al cielo.

    *Buongiorno. Il treno euro star numero 9430 in partenza da Bologna Centrale. Si fermerà nelle stazione di Firenze Santa Maria Novella. E arriverà alla stazione di Roma.*

    Un'altra ora così non la reggo.
    Per fortuna appare quella che penso essere la madre che porge ai due dei videogiochi e entrambi tacciano dopo aver indossato le cuffie.
    “Grazie a dio” mormora il mio compagno di viaggio e io mi trovo a concordare con lui.

    “Dove sei diretto?” La sua voce mi fa sobbalzare lievemente, e mi volto verso di lui, che mi fissa curioso.

    “Roma.” Riesco a dire. “Tu?”

    “Lo stesso. Faremo tutto il viaggio insieme.” Sorride. “Spero che i nostri vicini” E con la testa indica i bambini. “Scendano alla prossima.”

    Io accenno con la testa. “Firenze.” Dico senza rendermene conto.

    “Ho sempre voluto visitarla.”

    “Non ci sei mai stato?” Gli chiedo fissandolo. Lui nega con un cenno della testa. “Io l’adoro. Così tanta arte. Ci sono tornato più volte per poterla visitare tutta.”

    “Se ci vado, mi fai tu da guida?” Mi chiede con uno strano luccichio negli occhi.
    Apro la bocca per dire qualcosa, ma non esce niente.
    Come può questo uomo rendermi così.. così.. checca. Dannazione.

    Per fortuna in mio soccorso vengono i due bambini, che dopo neppure un quarto d’ora di videogiochi, hanno ripreso a spintonarsi tra loro.

    Anche lui si volta verso di loro, fissandoli esasperato.

    “Non ti piacciano molto i bambini.” Mi ritrovo a dire.

    Lui si volta verso di me. “Certo che mi piacciano. Quando sono silenziosi.”

    Io mi ritrovo a ridere, ripensando alla figlia di mia sorella. “Silenziosi? I bambini?”

    “Beh, io ero silenzioso.” Dice lui sulla difensiva.

    “Pure io. Ma non i bambini moderni.” Torno a fissare i due nani che adesso cercano di strapparsi di mano un videogioco, mentre l'altro è abbandonato sul tavolo.

    “Se la madre non interviene ci penso io.” Dice minaccioso.

    “Beh, puoi sempre cambiare posto.” Dico senza riflettere, per poi incontrare il suo sguardo indagatore. E senza sapere il perché mi trovo ad aggiungere. “Anche se poi mi lasceresti qui solo a sopportare le piccole pesti.”

    Lui sorride apertamente, e di nuovo è come se si illuminasse. “Non ho certo intenzione di lasciarti solo.” E il sorriso diventa un ghigno.

    “Bambini!” L’urlo della madre-cornacchia, mi fa distogliere lo sguardo e fissare la donna che è riapparsa di nuovo. “Adesso cosa c’è che non va?”

    “Io voglio giocare con quello, mamma”

    “Pure io!!” Interviene l’altro. La povera donna alza solo gli occhi al cielo tornando a sedere e lasciando i figli a discutere.

    Io fisso la scena. “Se avessi dei figli pretenderei almeno un po’ di rispetto.” Mi trovo a mormorare. “La figlia di mia sorella non è certo come questi due.”

    Lui si volta verso di me. “Hai una sorella?”

    “Si, Glory, e una splendida nipote, Dawn. Fa i capricci a volte, ma quando le dici le cose ti da retta. Sto andando a trovarla!”

    Lui sorride. “Vivono a Roma?”

    “Si, si sono trasferiti qualche tempo fa, per il lavoro del marito, Ben.”

    “Che lavoro fa?”

    “Dottore. Da quando si sono conosciuti, sono diventati inseparabili. A volte, sembrano quasi la stessa persona.”

    “E tua sorella che fa?”

    “Stilista di moda. E shopping, molto shopping.” Entrambi ridacchiamo. “E mia nipote invece quest’anno ha iniziato il liceo.” Sospiro. “Vorrei poterli vedere più spesso.”

    “Beh, Milano – Roma non sono molto lontani.”

    “Lo so, ma il lavoro mi prende molto e devo spesso viaggiare.”

    “Che lavoro fai?” Mi chiede

    “Manager nella mia azienda di prodotti medicinali, e tu?”

    “Avvocato.”

    “Avvocato?” Gli chiedo stupito.

    “Non sembro un avvocato?” Replica divertito.

    “Io.. non.. io non intendevo questo. Certo. Solo che sembri giovane.”

    “Sono giovane.” Continua ridacchiando. “Ma quando hai un padre avvocato, devi essere un avvocato, per forza.”

    “Non volevi fare questo lavoro?” Chiedo, anche se non capisco il perché gli faccia così tante domande personali.

    “Mi sarebbe piaciuto fare scuola d’arte.”

    “Disegni?”

    “Si, anche se ora è solo un hobby.” Mi dice con un filo di malinconia.

    “Mi dispiace.”

    “Di cosa?” Chiede lui confuso.

    Io scuoto solo la testa, i suoni intorno a noi spariti, le urla dei bambini dileguate, solo quest’uomo che mi fissa tranquillo, che sorride…

    Il treno si ferma con un piccolo sobbalzo e con mia grande gioia la madre delle pesti riappare e se le porta via. Li vedo uscire dal treno e fisso la stazione di Firenze. Altra gente scende per andare a fumare.

    Mi volto, ma lui mi anticipa e si alza. Lo fisso confuso.
    “Vuoi andare a fumare, no?”

    Io sorrido e alzandomi esco dal treno e mi accendo un'altra sigaretta.
    Chissà chi sarà i prossimi vicini di posto.
    Abbiamo avuto la signora anziana, i bambini. E adesso?
    Magari qualche ragazza giovane. Come la biondina.
    Immagino gli occhi della biondina che si incornano con quelli scuri di lui.
    Verde contro castano.
    Un moto di gelosia mi invade.
    Per gelosia per occhi scuri come la notte.
    Spalanco i miei, fissando davanti a me.

    Firenze – Roma a piedi è così lontano?

    E se mi siedo da un'altra parte… poi ricordo il bagaglio.
    E ricordo due occhi scuri che non voglio lasciare.
    Ancora più agitato di prima, rientro dentro e mi accomodo, visto che lui non c’è.

    Forse è lui che è andato via. Meglio così, no?
    Intanto lo cerco negli altri posti, per il corridoio, sperando di vederlo.

    Il treno riparte.

    *Buongiorno. Il treno euro star numero 9430 in partenza da Firenze Santa Maria Novella. Arriverà alla stazione di Roma.*

    I posti davanti ai nostri sono vuoti, il posto accanto a mio è vuoto.
    Dannazione.
    Ma poi sento un leggero movimento e lui si siede accanto a me facendomi sentire sollevato.

    “Sono andato a prendermi da bere” Dice alzando una bottiglietta d’acqua. “ E non ti ho neppure chiesto se volevi qualcosa! Scusami”

    Io scuoto la testa. “Sto bene così” Dico cercando di non indagare sul perché mi sono sentito così sollevato dal rivederlo.
    Poi fissa i posti davanti a noi. “Wow, finalmente un po’ di pace! Preferisci che mi sieda di là, così avrai più spazio.”

    “No.” Dico rapido per poi schiarirmi la gola. “Cioè, se te preferisci….”

    La sua risata mi interrompe. “No, sto bene qui.”

    “Mi stavi dicendo che sei un avvocato.” Dico per spezzare il silenzio e per risentire la sua voce.

    “WolfRam &Hart.”

    “Lavori lì?”

    “Certo, sono il capo della sede di Milano.”

    “Accidenti.” La W&H è una della agenzie di avvocati più diffuse al mondo.

    “Se non sbaglio c’è una sede anche a Roma?”

    “Siamo collegati con le sedi di tutto il mondo. Mio padre è a Los Angeles e abbiamo rapporti con Roma.”

    “Essendo il capo pensavo che ci mandassero qualcun altro” Chiedo grattandomi il capo pensieroso.

    Lui sorride tranquillo. “Di solito vanno gli avvocati, non il capo in persona, è vero. Ma questa volta mi sono offerto volontario io.”

    “Per vedere Roma?”

    Lui scuote la testa. “L’ho già visitata altre volte, ma penso che non avrò molto tempo. Sto solo…” Rimane in silenzio un attimo aggrottando la fronte pensieroso. “La verità è che sto fuggendo.”

    “Fuggendo?” Chiedo spalancando gli occhi.

    “Storia finita male.” Dice alzando le spalle. “Finita da quasi sei mesi ormai, ma doveva tornare per firmare delle carte, ma quando rientrerò sarà partito in modo definitivo per un'altra sede.”

    “E perché è finita?” Mi mordo il labbro inferiore per le mie domande sempre più personali.

    “Perché le storie finiscono? Fine dell’amore. Della passione. Tradimento.”

    “Tu hai.. o lei?”

    Lui fa un enorme sorriso e si volta completamente verso di me. “Lui.”

    “Lui? Lui chi?” Chiedo non cogliendo subito.

    “Il mio compagno. L’ho beccato chiuso in bagno con la segretaria. Licenziata anche lei, ovvio.”

    “Compagno?” Dico io sbattendo le palpebre. E’… è…

    “Sconvolto?” Indaga, fissandomi intensamente.

    “Tu non sembri.. cioè non che ci sia una categoria.. cioè.. tu sei.. non sei… perché sei.. virile.. e insomma…” continuo a farfugliare.

    “Quindi son virile e non posso essere gay?” Mi chiede confuso.

    “No! Puoi essere quello che vuoi! Ma non… cioè…” ma nei film o nei telefilm perché il gay di turno è sempre, beh… molto gay!

    “Non tutti i gay sono delle ‘femminucce’.”

    “Non volevo offenderti. Ne te.. ne…”

    Lui ride apertamente, “ Non sono offeso. La televisione ci fa una brutta pubblicità, uh?”

    “Già” mi schiarisco la gola. “Quindi sei in viaggio per distrarti?”

    “Si. E tu?”

    “Io?”

    “Non hai una lei.. o un lui, da qualche parte?”

    “Nessuno dei due. E comunque una lei” Mi affretto a precisare.

    “Un po’ limitante.”

    “Cosa?”

    “Beh, anch’io prima frequentavo solo donne. Poi ho conosciuto un uomo. Mi sono sentito subito attratto da lui, in modo strano. Insomma, non avevo mai visto un altro uomo bello, eccitante.”

    “Il tuo compagno.. quello che ti ha tradito”

    Lui scuote la testa. “No, non lui. Un altro. Un altro che ho allontanato perché mi sentivo una stupida checca e dopo qualche tempo grazie ad amici in comune ho scoperto che è morto in un incidente stradale in un paesino del Texas. E io mi sono ritrovato a pensare cosa sarebbe successo se io non fossi scappato.”

    “Non può prenderti la colpa per quello che gli è successo.”

    “Lo so” e fa una breve risata amara. “Sono sempre stato un po’ masochista.” Conclude alzando le spalle.
    “Comunque. Dire che ti piacciono solo le donne, come fai a sapere che non sia un uomo la tua anima gemella?”

    “Qui tu esci sia con.. insomma.”

    “Vediamo, secondo la società sarei bisessuale.” Alza di nuovo le spalle. “Sono solo me stesso.”

    Accenno con il capo pensieroso. Il suo ragionamento non fa una piega.
    Torno per un attimo a fissare il paesaggio, ripensando alle sue parole.
    Spaventato quasi.
    Poi scuoto leggermente la testa e torno a fissarlo.
    "Per quanto tempo starai a Roma?" Gli domando cercando di cambiare argomento.

    Lui mi fa un leggero sorriso come se avesse intuito le mie intenzioni.
    "Spero che una settimana basti per concludere l’affare. Se non ci saranno complicazioni." Lascia uscire un sospiro e si volta verso di me. "E tu?"

    "Una settimana pure io. Tutta dedicata alla mia nipotina!"

    Lui sorride. "Ti aspetta una bella settimana. Hai qualche idea su cosa fare?"

    "Giriamo un po’ per Roma e tanto gelato."

    "Ragazza fortunata."

    "Già. Quindi tu solo lavoro?"

    "Solo lavoro, ti ho già detto di essere masochista no?"

    "Mi pare di si." Entrambi ci fissiamo divertiti.

    Poi un leggero sobbalzo del treno ci riporta alla realtà. Lentamente si ferma e le porte si spalancano, mentre una voce ci informa che siamo arrivati a Roma.

    Si alza prendendo la borsa per metterci il computer e afferrando un trolley dal posto sopra il nostro..
    Mi alzo pure io prendendo la mia borsa ed in silenzio ci dirigiamo verso le porte.

    Una volte scesi ci fissiamo per un attimo. In silenzio.

    Lui si schiarisce la voce. "Beh, passa una bella settimana. Occhio a non mangiare troppi gelati."

    "E tu non lavorare troppo."

    Con un leggero cenno della testa e un sorriso ci voltiamo ognuno verso la propria destinazione.

    Esco dalla stazione affollata e salgo sul primo taxi disponibile.

    "Viale Gramsci. Grazie."

    Il taxista accenna con la testa e comincia a parlare.
    Io fisso fuori dal finestrino scorgendo il cielo terso di Roma e un veloce pensiero si fa strada nella mia mente.

    Non so neppure il suo nome.


    TBC :o:
    Commentiiii :B):

    Edited by strawberry85 - 1/7/2012, 01:29
     
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    Finalmente l'hai postata, Tania!! *emerge da sotto il piumone* *c'è freddo da lei*
    Io voglio il seguito, lo sai! Il seguito sessuoso, dove i suoi protagonisti esplorano la loro sessualità sessuosakanfksaf
    Comunque mai che io faccia questi incontri, in treno, autobus o quello che è. Dammit! >*<
     
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  3. keiko89
     
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    Oddio *-*

    Ma è una cosina deliziosa, simpatica, fresca e loro due sono proprio IC. L'ho letta tutta di filato e ora aspetto il seguito, subito! -_-


    CITAZIONE
    “Dottore. Da quando si sono conosciuti, sono diventati inseparabili. A volte, sembrano quasi la stessa persona.”

    LOL
     
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    Ops, mi ero completamente dimenticata di postare la seconda e ultima parte di questa ff >.<
    (ho bisogno di una dose di fosforo >.<)

    Cmq, grazie a kiki e keiko per i commenti :wub:

    Keiko mi fa piacere che ti sia piaciuta *_*

    E se ti può consolare kiki, neppure io faccio mai di questi incontri -_-''

    Ed ecco la seconda e ultima parte della ff..
    (questa parte è leggermente pg13)

    Buona lettura!!

    ps Ho pure quotato una sis che disse questa frase durante quel famoso viaggio di ritorno dall incontro sis... vediamo chi becca la citazione e l identità della sis XD

    Parte 2: RITORNO.

    "Non capisco ancora perché hai preferito l’aereo al treno!" Mi dice per la centesima volta mia sorella."Dici sempre che odi volare."

    "E' solo perché non ho voglia di fare un altro lungo viaggio in treno." Bugiardo.

    "La cosa mi puzza, mister" Continua lei puntandomi un dito contro.

    Io alzo gli occhi al cielo. "Perché non è venuto Ben ad accompagnarmi?" Chiedo sbuffando.

    "Perché era al lavoro oggi." Disse lei con voce tranquilla. "E Dawn doveva andare a scuola."

    "Già" Sorrido ripensando all’ultima settimana con mia nipote.

    "Sicuro che non preferisci il treno?"

    "Perché così interessata al mezzo che userò per tornare a casa?"

    "Te l’ho detto, la cosa mi puzza. E tu non mi stai dicendo tutto."

    "Te lo ripeto. Voglio solo fare un viaggio più veloce. Nessun altro motivo." L'abbraccio stretta. "Bene sorellina adesso vado. Salutami di nuovo Ben e ringrazialo per tutto. E da un bacio alla mia nipotina preferita."

    "Lo farò. E torna più spesso a trovarci."

    La stringo di nuovo e mi dirigo a fare il check-in che per fortuna è il più veloce del previsto.

    Controllo nel biglietto il numero di posto e in poco tempo sono seduto, vicino al finestrino, fissando fuori.

    Mi sento quasi in colpa per aver mentito a mia sorella. Ma cosa potevo dirle? Ho preso l'aereo invece del treno per non correre il rischio di incontrarlo di nuovo?
    Non sa nemmeno della sua esistenza. E neppure io so niente. Abbiamo parlato per tutto il viaggio, ma non gli ho chiesto il nome.
    Certo, so che lavora alla W&H, quindi mi basterebbe chiamare… scuoto la testa per cancellare il pensiero.

    Sospiro di nuovo, sentendo qualcuno sedersi vicino a me. Mi volto lentamente e quando incontro lo sguardo del mio vicino di posto sento tutti i pensieri uscire dalla mai testa. Apro e chiudo la bocca un paio di volte sorpreso. Non è possibile.
    Lui mi sorride.

    "Hey, non pensavo di vederti di nuovo."

    "Neppure io." L'uomo del treno. "Di solito non prendo mai l’aereo."

    Lui ridacchia. "Io invece viaggio sempre in aereo."

    Lo fisso. "Ma...."

    "Beh, quel giorno ho preso il treno perché c'era lo sciopero."

    "Ah." Mi sento tutto ad un tratto la gola secca. E uno strano senso di felicità riempirmi.
    Lui è qui!

    "Mangiato troppi gelati?"

    "EH?" poi ricollego il cervello. "Ah, sì, molti."

    "Quindi la settimana è andata bene?" Indaga.

    "Benissimo. Molte passeggiate e chiacchierate... perfetta. E a te come è andata?"

    "Molto lavoro."

    Io ridacchio. "Nessun tipo di divertimento?"

    "Nessuno." Lui risponde ridacchiando.

    "Quindi tutto sistemato con il problema che avevate con la sede a Roma?"

    "Risolto. Veramente sono già due giorni che tutto è risolto."

    "E perché sei ripartito solo oggi?"

    "Ho sentito la mia nuova segretaria, mi ha detto che lui era ancora là fino ad ieri. E per non rischiare di incontralo..."

    "Hai ritardato la partenza." Concludo per lui.

    "Preso in pieno."

    “Scusate.” Ci voltiamo entrambi per incontrare lo sguardo di un signore di una certa età che ci fissa un po’ imbarazzato. “Non è che potrebbe far cambio di posto?” Chiede rivolgendosi a lui.

    “Preferirei di no.” Risponde semplicemente il mio vicino.

    “Ma… sono in fondo.. e…”

    “La prossima volta che fa il biglietto chieda di farsi mettere in altro posto.” Replica calmo.

    “Ma…”

    “Senta signore, i posti sono nominali, se per caso l’aereo dovesse precipitare, non voglio che scambiano i nostri cadaveri perché lei è al mio posto e io al suo. Quindi se non le dispiace.” Sorride serafico, per poi voltarsi verso di me.

    Il signore con sguardo preoccupato torna al suo posto.

    Io ridacchio. “Scambio di corpi, eh?”

    Anche lui adesso ridacchia, “Beh presumo che sia possibile, me lo ripeteva sempre la mia amica Mara. E poi, mi piace la compagnia che ho qui.”

    Io sento tutto ad un tratto le guancie bruciare ma non riesco ad aggiungere niente visto che la voce del pilota ci informa che l’aereo sta per decollare e di allacciarsi le cinture di sicurezza. In silenzio fissiamo le hostess che ci indicano le uscite di emergenza e cosa fare in caso di pericolo.

    Quando l’aereo è in quota, torno a fissare le nuvole bianche fuori dal finestrino, finché non sento la sua voce che mi riporta alla realtà.

    “A proposito, non so neppure il tuo nome.”

    Io lo fisso sorridendo, “William Pratt.” Allungo la mano verso di lui, che la prende tra le sue grandi e forti mani.

    “Liam O’Connor.”

    “Irlandese?”

    Lui accenna in modo affermativo con la testa. “Inglese?” Domanda.

    “Inglese” Confermo.

    “Non pensavo che ti avrei rivisto, anche se qualche volta in questa settimana volevo chiedere di trovarmi tutti quelli che lavorano per una compagnia farmaceutica a Milano così almeno ti avrei trovato.”

    Io deglutisco, pensando che anch’io volevo fare la stessa identica cosa.

    “Scusa, non volevo mettermi in difficoltà.” Adesso mi fissa leggermente imbarazzato.

    Io scuoto la testa. “Nessun problema… stavo solo pensando che… beh, anch’io volevo fare la stessa cosa. Abbiamo fatto il viaggio insieme, parlato per tutto il tempo. E non ci siamo neppure detti il nome. E’ strano.”

    “Già. Ma era così piacevole parlare con te, mi sembrava di parlare con una persona che conosco da sempre. Di solito non mi apro così tanto. Come dice la mia segretaria sono una specie di orso, quando si tratta dei sentimenti.”

    Questo mi fa sorridere. “E ci siamo ritrovati qui. Quante possibilità c’erano? Considerando il fatto che odio volare.”

    “Uh?” Mi fissa stupito. “Se odi volare perché sei su un aereo.”

    “Beh perché... perché volevo solo fare un viaggio più veloce.” Accenno con la testa per confermare quello che ho appena detto sperando di sembrare abbastanza credibile.

    Lui però mi fissa dubbioso. “Non posso certo dire di conoscerti, ma sono quasi sicuro che adesso tu stia mentendo, e non capisco il motivo.”

    “E’ solo…. “ Cerco di trovare le parole per spiegargli tutto. Come dirgli che una parte di me non vedeva l’ora di incontrarlo, ma un’altra parte ne era completamente terrorizzata. Come dirgli che mi è mancato per tutta la settimana, che mi è mancata una persone di cui non conoscevo neppure il nome. Come dirgli che mentre passeggiavo con mia nipotina, fissavo i volti di tutti sperando di vedere il suo.

    “Lascia stare, non devi dirmelo per forza.” Dice.

    “Non è che non voglio dirtelo è che… sinceramente, non lo so neppure io.”

    “Beh, qualsiasi sia il motivo ne sono felice.” Poi mi sorride e io sento il cuore perdere un battito. “Allora, raccontami un po’… come è stata questa settimana.”

    Io sorrido in risposta, inizio a parlargli della settimana appena trascorsa, della mia nipote e di tutto quello che abbiamo combinato in giro per la città. Ridiamo insieme e senza neppure accorgersene, sentiamo di nuovo la voce del pilota che ci informa che stiamo per atterrare e di allacciarci le cinture di sicurezza.
    Per un attimo ci fissiamo stupiti di quanto veloce sia passato il tempo, ma un’hostess ci esorta ad allacciarci le cinture e così dobbiamo distogliere entrambi lo sguardo e fare come ci dice.

    In poco tempo l’aereo è sulla pista di atterraggio.

    Scendiamo dall’aereo e un bus ci porta in aeroporto e dopo essere andati a recuperare i bagagli andiamo verso la zona taxi.

    “Bene, siamo arrivati.”

    “Già.” Confermo. “Quindi… adesso vai a casa?”

    “Si, non sto molto lontano, te?”

    “A casa.” Poi sospiro quando un piccolo dettaglio mi viene in mente. “Anche se ho quasi un’ora di strada da fare con il taxi.”

    Lui mi fissa stupito. “Così tanto?”

    “Già, il treno mi avrebbe lasciato a meno di cinque minuti da casa, ma visto che ho preso l’aereo…”

    Lui sorride. “Puoi venire da me, e ripartire domani.” Dice senza fissarmi.

    Apro e chiedo la bocca un paio di volte, si aspetta che vado a casa sua come amico o… beh, mi ha detto di essere gay e quindi potrebbe anche implicare che se accetto… lui intenda che io… e io cosa farei? E perché ci sto anche solo pensando?

    “…. Ccupare…” Sento le sue parole e solo ora mi accorgo che mi stava parlando e io non lo stavo assolutamente ascoltando.

    “Scusami…” Mi schiarisco la voce. “Dicevi?”

    Sorride. “Dicevo. La mia casa è grande, e ho una camera degli ospiti. Puoi usare quella. Non ti sto invitando perché mi aspetto chissà cosa da te. So che non ti interessano gli uomini. Quindi non ti preoccupare.”

    “Sei gentile.” Perché adesso mi sento quasi deluso? Cosa volevo che mi dicesse? Ti voglio? Scuoto la testa per questi strani pensieri che mi stanno lentamente sommergendo. Sono io che lo voglio? Perché? Cosa ha quest’uomo di così speciale? Perché non riesco a togliermelo dalla testa? Non posso io.. io… “Ma preferisco tornare a casa.”

    “Ah.” Adesso è lui a sembrare deluso. Fa cenno ad un taxi che si ferma davanti a noi. “Prendilo, io aspetto il prossimo.”

    “Ma…”

    Alzo una mano per fermarmi. “Devo fare un tragitto molto più breve. E poi prima parti e prima arrivi, no?”
    Allunga la mano verso di me e io gliela stringo senza quasi rendermene conto. “Sono felice di averti incontrato. Chissà, forse ci incontreremo nel prossimo viaggio.”

    E mentre il taxista carica i miei bagagli. Io apro lo sportello del sedile dietro. Mi volto verso di lui. “Allora ciao.”

    “Ciao William.”

    Sorrido e salgo chiudendo lo sportello e fissandolo, anche lui ricambia il mio sguardo. Poi lentamente il taxi parte e si immette nel traffico.
    “Dove la porto?”
    Guardando fuori dal finestrino dico al taxista il mio indirizzo.
    “Perfetto signore.”

    Appoggio la testa al finestrino. Guardando le macchine che ci sfrecciano vicine. Sorrido. Quante possibilità avevo di rincontrarlo?
    Quante possibilità ho di incontrarlo di nuovo?
    E’ successo già per ben due volte. Una terza sarebbe chiedere troppo.

    Mi metto seduto dritto di scatto, attirando l’attenzione del taxista. “Signore?”

    Ma che diavolo sto facendo? Lo faccio? E se fosse già andato via… “Torni indietro per favore ho dimenticato una cosa molto importante.”

    “Un bagaglio?”
    Io non rispondo, allora lui alza le spalle e torna indietro. Fisso davanti, sperando di vederlo in piedi dove l’ho lasciato, sperando che non sia salito su un taxi.
    Adesso che so il suo nome sarebbe più facile rintracciarlo. Ma… non penso che riuscirei a farlo.

    E poi lo vedo. Un taxi si sta fermando proprio in quel momento davanti a lui. “Si avvicini a quel signore. Suoni per favore, non deve salire su quel taxi!”

    Il taxista fa come ho chiesto, e vedo Liam voltarsi verso il taxi. Io mi affaccio dal finestrino, incontrando il suo sguardo sorpreso. “Sali?” Chiedo speranzoso.

    Lui mi fissa in silenzio. E io stringo le mani a pugno per impedirmi di aprire lo sportello e trascinarlo dentro. Accenna con la testa. E dopo aver messo i suoi bagagli nel porta bagagliaio. Sale accanto a me.

    “Dove vi porto?”

    Io mi volto verso di lui incontrando il suo sguardo. Liam dà il suo indirizzo all’autista che rimette in moto. Per tutto il viaggio non parliamo, stiamo solo seduti accanto.
    Prima il treno, poi l’aereo e adesso il taxi.
    Sorrido al pensiero e sento che il taxi si è fermato. Mi volto e vedo degli enormi grattacieli accanto a noi.
    E un enorme targa alla nostra destra riporta la scritta ‘Wolfram&Hart’
    Siamo dove lavora lui?
    Scendiamo, recuperiamo i bagagli per poi pagare il viaggio.

    “Seguimi.”

    Troviamo un ascensore praticamente nascosto alla vista, lo attiva con un pass magnetico e con un codice. Saliamo entrambi e preme il pulsante. Il viaggio è abbastanza breve e le porte di aprono in un enorme attico.

    Mi fa strada, spiegandomi la sistemazione delle stanze, tutte molto lussuose.
    Alle pareti ci sono molti quadri, che però non riesco a collegare a nessun pittore che conosco.
    Mentre mi prepara un caffè, mi trovo a fissarne uno in soggiorno, un grande quadro raffigurante un angelo con le ali nere, è in ginocchio, con le mani appoggiate al terreno, il viso in ombra. Sembra un angelo caduto dal cielo.

    “Piace?”
    Mi volto sorpreso, per ritrovarmelo dietro. Mi porge il caffè sorridendo.

    “Si” Replico. “Chi l’ha dipinto?”

    “Hai davanti a te il pittore.”

    Io lo fisso per un secondo senza capire e poi. “Tu?”

    Lui accenna solo con la testa.

    “E’ meraviglioso.”

    “L’ho fatto tanti anni fa, adesso non ho molto tempo. Anche se ogni tanto mi ritrovo a disegnare qualcosa. Solo su un vecchio album.”

    “E’ un peccato.” Concludo. “Sei veramente bravo.”

    “Grazie.” Sorride. “Ti mostro la tua camera. Sarai stanco.”

    Mi porta in una bella camera pulita. E mi lascia per lasciare rinfrescarmi. Velocemente faccio la doccia e mi cambio. Ripensando al suo sguardo mentre parlavamo del quadro. Si vede che gli manca disegnare.

    Esco dalla doccia e lo trovo in soggiorno che sorseggia da un bicchiere contenente un liquido ambrato.
    Anche lui si è cambiato.

    “Grazie. Ora mi sento molto meglio.” Gli dico, avvicinandomi.

    “Vuoi qualcosa da bere.”

    Io scuoto la testa. “Non vorrei farmi gli affari tuoi, ma penso che dovresti tornare a disegnare, si vede che ti manca.”

    Lui sorride. “Mi farai da modello?”

    Io lo fisso aprendo e chiudendo la bocca un paio di volte. E lui ridacchia.
    Mi schiarisco la voce e cambio argomento.
    “Quindi la tua casa è praticamente sopra la sede dove lavori?”

    “Già. Visto che sono il primo ad arrivare e spesso l’ultimo ad andarmene mi torna molto più comodo così. E ci sono solo due ascensori che arrivano qui. Uno è quello che abbiamo usato prima. E l’altro è vicino al mio ufficio. Ma ci vuole una carta magnetica e una pass per attivarli. Che ho solo io.”

    “Proprio un maniaco del lavoro?” Dico ridacchiando.

    Lui si unisce a me.
    Sbadiglio leggermente.

    “Stanco?” mi chiede.

    “Un po’.” Rispondo.

    “Vuoi qualcosa da mangiare prima di andare a letto?”

    “No grazie, ho mangiato qualcosa prima di mettermi in viaggio.”

    “Ok, se hai bisogno, chiedi pure. E dopo la tua settimana di mega divertimento presumo che vuoi andare a letto.”
    Mentre parliamo ci spostiamo davanti alla mia camera. Appoggio la mano sulla maniglia e ci fissiamo per un instante.

    “Beh, allora buonanotte Liam.” Dico.

    Lui sorride. “Notte Will.”

    Mi supera e si dirige verso la sua camera. Io mi volto a fissare le sue spalle. Si ferma davanti alla porta e appoggia una mano alla maniglia e l’apre. Sta per entrare, ma si blocca e si volta verso di me. Ci troviamo occhi negli occhi.
    Sento la gola seccarsi improvvisamente.
    Cosa devo fare?
    Anche la mia porta è già aperta. Mi basterebbe entrare e chiudermela alle spalle e sarebbe tutto finito, ma questo implicherebbe distogliere gli occhi dai suoi, ed è una cosa che al momento non riesco a fare.

    Dopo un istante infinito è lui che continuando a fissarmi mi sorride.
    “Non penso che possiamo stare tutta la notte così. So che probabilmente sarai confuso. Quindi se vuoi entrare semplicemente in camera per andare a dormire non mi offenderò.”

    Io accenno con la testa, ma non mi muovo.

    “Will?” Si avvicina a me. E prima che me ne accorga mi è davanti che mi fissa preoccupato.
    “Stai bene?”

    Io accenno di nuovo con la testa.

    Lui mi appoggia una mano sulla spalla. “Puoi per favore rispondere utilizzando la voce, e non accennando solo con testa?”

    Io accenno di nuovo con la testa.
    E dopo averlo sentito ridacchiare, mi sveglio dal mio stato di trance.

    “Scusa.” Mi schiarisco la voce. “Sto bene. E’ solo….” Prendo un enorme respiro. “Non so cosa fare. Tu cosa vuoi?”

    “Sai già cosa voglio.”

    “Lo so?”

    Lui ride. “Beh vorrei trascinarti in camera mia e non farti uscire più.” Dice con un leggero sorriso che si tende verso sinistra, che gli d’aria diabolica che in qualche modo trovo affascinante.
    Rimango solo a fissarlo.
    “Tranquillo, non so pericoloso. Facciamo così: io vado a letto in camera mia, tu vai in camera tua e domani ne riparliamo?”

    Lui si volta per andarsene e io prima che riesca ad impedirmelo lo afferro per la mano. Si volta lentamente.

    “E se dormi in camera mia. Solo dormire. Cioè niente…”

    Lascio la frase in sospeso sentendomi impacciato.
    Sorridendo apre la porta della mia camera e tenendomi per mano mi ci porta dentro.
    “Penso che come idea mi piaccia.” Dice.

    Ci muoviamo insieme per chiudere la porta alle nostre spalle, e così ci troviamo vicini. Le nostre labbra si toccano leggermente, facendomi uscire un leggero gemito. Non so neppure io cosa sto facendo. Appoggio lentamente una mano dietro alla sua nuca e lo attiro vicino a me. Approfondendo il bacio.
    Ci stacchiamo quando entrambi sentiamo il bisogno di ossigeno.
    Lo fisso negli occhi.

    “Amo viaggiare.” Dico sorridendo.

    “Io amo di più i compagni di viaggio, Will.”

    Ci baciamo di nuovo e ci dirigiamo verso il letto, dove lui si siede per poi fissarmi.

    Lo fisso. Gli occhi scuri, la bocca morbida e leggermente arrossata per i baci. I capelli che adesso so essere soffici.
    Sorrido, faccio qualche passo indietro e chiudo la porta. Il leggero click della serratura è l’unico rumore che si sente in questa casa.

    Ci togliamo le scarpe e ci distendiamo nel grande letto. Gli volto le spalle, ma dopo un po’ lo sento vicino, e con un braccio mi cinge la vita.

    “Ti dà fastidio?”

    Io mi volto leggermente per fissarlo e rincontrare le sue labbra.

    “No.” Mi stendo di nuovo, con il suo braccio che mi cinge la vita. Appoggio la mano sulla sua e chiudo gli occhi.
    “Notte Liam.”

    “Notte William” Lo sento mormorare in risposta.

    Ripenso a questi giorni. Al nostro incontro in treno e poi in aereo. Al nostro viaggio in taxi.
    Chi dice che viaggiare è stressante non sa proprio cosa si perde.
    Sento il sonno avvolgermi e sorridendo leggermente, mi addormento sereno.

    FINE
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    Le Allegre Comari
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    Awwwwh, ogni volta che penso a questi due insieme mi si scompensano le ovaie. Li adoro e adoro questo romanticismo tenerissimo che conclude la storia. Brava, Taniuzza romantica. *w*
     
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