Il demone che c'è in me

(seguito di Sogno ad occhi aperti)

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    Sono arrivata a leggere al capitolo 11...
    L'idea di Spike senza chip non mi dispiace, come mi era già piaciuta in sogno ad occhi aperti(è giusto il titolo?!!? mi pare fosse così), la lettura è scorrevole e mi piace un sacco questo indagare il lato oscuro...
    Poi si sono scene hot davvero belline... :cute: tipo quella nella bara l'ho trovata non male, non sono un amante delle ff erotiche ma le tue descrizioni sono davvero belle :cute:
    Poi appena vado avanti ti dico meglio... :D per ora mi piace..
     
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    Grazie!! :wub: :wub:
    Dimmi pure se ci sono delle scene che non ti sono piaciute o hai trovato poco in linea con i personaggi.

    Se vuoi leggere la Faith per Angel che ho scritto (e che è completa) la trovi sotto 'altre coppie' e si chiama 'lo scopo di un'anima'.
    A presto ^_^
     
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  3. kasumi
     
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    Capitolo 17
    E se...



    I giorni passarono senza che succedesse qualcosa di particolare. Nessuna apocalisse all’orizzonte, nessun demone particolarmente orripilante da eliminare, nessun incantesimo andato male di Willow... Persino sua madre sembrava stabile e più lucida del solito.
    Buffy le strinse dolcemente la mano mentre Dawn si era precipitata ad abbracciarla. Doveva essere una scena di normale intimità familiare, qualcosa che a Buffy era molto mancato ultimamente, ma tutto le sembrava così vuoto. Era lei ad essere diventata fredda, o era quell’atmosfera asettica ospedaliera che trasformava ogni suo gesto in qualcosa di impacciato e innaturale?
    «Come stai?» Le chiese Dawn.
    «Voglio tornare a casa.» Joycele sorrise timidamente.
    Non aveva nemmeno più la forza di scherzare, notò Buffy. A sua madre piaceva sdrammatizzare, si ricordava, era forte e indistruttibile. Era il suo punto di riferimento, la sua roccia.
    «Ci tornerai presto.» Disse, ricambiando il suo sorriso. «Mancano davvero pochi giorni all’operazione.»
    Si chiese se la parrucca che le aveva comprato le sarebbe andata bene. Avrebbe voluto sceglierla con lei, ma il negoziante non le aveva dato la possibilità di portarsene via alcune per mostrargliele.
    E Dio, si era accorta di essere così laconica ultimamente. Avrebbe voluto dirle tante cose, ma non sapeva davvero da dove iniziare. E poi, d’istinto, il pensiero le cadde sul lato pratico della gestione della casa. Ma, porca miseria, trovare Joyce così lucida era una vera rarità! Perché diavolo avrebbe dovuto sprecare quel momento per chiederle come pulire le macchie d’olio dagli stipetti o come rendere le vasche per i piatti più splendenti? Domande che, tra l’altro, l’avrebbero spacciata come un fallimento nella vita domestica e avrebbero fatto preoccupare la madre.
    Come se non le bastasse sentirsi un fallimento come Cacciatrice, perché non era in grado di uccidere Spike, o un fallimento come sorella, perché non riusciva a dialogare con Dawn, o come amica, perché si stava chiudendo in se stessa ed aveva iniziato ad evitare gli amici, e come donna, per come si lasciava circuire da Spike...
    Davvero un bel disastro su tutta la linea, non c’era che dire.
    La sua speranza era che la madre guarisse presto e che, una volta tornata a casa, tornasse tutto come prima.
    «Come stanno i tuoi amici? E il signor Giles?»
    Buffy volse lo sguardo verso il mazzo di fiori sul comodino. Sapeva che Rupert era passato qualche giorno prima a farle visita e a volte si chiedeva come sarebbero andate le cose tra loro, se l’uomo non dedicasse tutto quel tempo ai libri e non avesse deciso di non farsi più coinvolgere sentimentalmente dopo Jenny.
    Il fatto che la madre si ricordava dei suoi amici, comunque, la rallegrava. La maggior parte delle volte non si ricordava di Dawn e aveva ricordi confusi sul resto, ma forse questo aveva a che fare con la faccenda della Chiave? Con un indebolimento dell’incantesimo che le aveva alterato i ricordi? No, era inutile cercare delle scuse. La perdita di memoria era causata dal tumore che le premeva sul cervello. Una volta le aveva persino chiesto perché Hank non era venuto a trovarla assieme a lei.
    «Abbastanza bene.» Tornò a guardarla. «Xander è stato promosso sul lavoro e sembra molto felice con Anya. Willow e Tara hanno qualche litigio, ma credo non sia nulla di serio, e Giles è sempre Giles, tutto libri e niente divertimento.» Le sorrise.
    «Janice si è messa assieme a Peter!» Annunciò entusiasta Dawn, cercando di rubare le attenzioni della madre.
    «Oh, che bella notizia.» Sorrise Joyce. Buffy dubitava che si ricordasse di Eric e Peter, sebbene la sorella l’avesse martellata per mesi con quei nomi. «E tu? Quand’è che mi farai conoscere il tuo fidanzato?»
    Le guance di Dawn si imporporarono leggermente. «Oh, niente fidanzato per ora. E devo ringraziare anche Buffy per questo, che ha reso il mio primo appuntamento con Eric davvero indimenticabile.»
    Ehi... !?
    Joyce la guardò con aria da rimprovero.
    «Sei uscita senza il mio permesso e sei finita in un cimitero di notte!» Si giustificò Buffy.
    «Non mi lascia mai uscire.» Si lamentò la piccola. «Domani sera andrà al Bronze mentre io... Uh, posso avere il tuo permesso per uscire domani sera?» Guardò implorante la madre.
    ‘Guarda un po’ che razza di mente diabolica...’ pensò Buffy, stringendo la mascella, ‘io sono abbastanza forte per difendermi da sola, ma lei?’
    «Penso si possa fare,» disse Joyce, «però ti farai accompagnare da Buffy e tornerai assieme a lei.»
    «Mamma!» Esclamarono le sorelle all’unisono.
    «Tua sorella è più grande e ha più giudizio di te, perciò mi sento più sicura in questo modo. Alla tua età si fa presto a farsi avvicinare da delle brutte compagnie.»
    «Non peggiori di quelle che frequenta mia sorella!» Sbottò Dawn.
    Buffy le diresse un’occhiataccia.
    «Se vado con lei, posso stare fuori fino a tardi?» Aggiunse poi.
    «Se sei con lei, sì.»
    Joyce le sorrise, con quel sorriso malinconico e quasi timido che aveva sempre nell’ultimo periodo. «Oh, e come sta Spike?» Aggiunse all’improvviso.
    «Spike?» Buffy saltò quasi sulla sedia.
    «Sì, certo, quel tuo amico vampiro ossigenato.»
    Amico?! E perché ne parlava come se fosse un amico del liceo o il vicino di casa? Sentì Dawn reprimere a stento una risatina.
    «Mamma!Spike è malvagio, non ti devi preoccupare per lui.» le strinse la mano.
    «Beh, a me non sembrava così malvagio. E poi sembrava avere davvero un debole per te.»
    «Un debole? Pfft! Ne è innamorato cotto, altroché!» Si intromise Dawn, ridacchiando apertamente.
    «Che diavolo-»
    «Oh avanti, Buffy, come se non lo sapessi!»
    Persino Joyce stava ridacchiando ora.
    Buffy non credeva che Spike fosse innamorato di lei. Dawn aveva cercato di dirglielo altre volte, ma lei si era sempre rifiutata di crederci, ma ora persino sua madre pareva pensarlo. E se avessero avuto ragione, invece? Il suo cuore batté più forte a quel pensiero. Essere desiderata da qualcuno che provava qualcosa per lei era senz’altro più piacevole che sentirsi un mero strumento di soddisfazione sessuale, ma se Spike era davvero innamorato di lei, se Spike fosse stato davvero in grado di provare dei sentimenti...

    Come sta Joyce?
    Joyce è una brava persona. Mi dispiacerebbe davvero se le capitasse qualcosa di brutto.
    Non mi sono dato alla caccia selvaggia senza il chip, se è quello che intendi.
    Cos’è successo di tanto grave da far piangere una Cacciatrice?

    Frammenti di dialogo le tornarono alla mente d’improvviso e poi, e poi, lui che sceglieva di trasferirsi a Sunnydale invece che scomparire per sempre e la sua espressione quella volta nella casa abbandonata... “Stai con me,” le aveva detto, ancora ansimante, “voglio che diventi la mia ragazza, Buffy.” e quando lei aveva rifiutato, il suo sguardo era apparso così ferito...

    Lo era davvero?
    Dawn agirò una mano davanti ai suoi occhi, riportandola alla realtà. «Base chiama Buffy, base chiama Buffy.»
    «Ci sono, ci sono! Mi ero assorta solo un attimo.»
    «Che succede, cara?» le chiese Joyce con apprensione.
    «Credo abbia appena avuto una rivelazione.» Sospirò Dawn.
    «Io... Non mi sento molto bene, mamma. Ti dispiace se andiamo via un po’ prima?»

    Il corridoio dell’ospedale scorreva lucido e perfettamente pulito sotto i loro piedi. Dawn pensò che tutto lì dentro lo fosse, che persino l’aria fosse disinfettata. Tutto quel bianco, tutto quel disinfettante... Non le piaceva che la madre stesse lì, gli ospedali la intristivano, ma non avevano davvero alternativa. Joyce sarebbe tornata a casa a breve, ad ogni modo, e Buffy avrebbe smesso di fare il carabiniere. Tutto sarebbe tornato come prima.
    Prima, però, avrebbe fatto una visita a Spike...



    Capitolo 18
    Mi dispiace




    Il sole era tramontato e rispuntato nuovamente quando Dawn raggiunse il Magic Box. Il pomeriggio passò con tranquillità mentre faceva i compiti, sgranocchiava un pacchetto di patatine e sbirciava i clienti del negozio ed i loro acquisti. Buffy le aveva concesso il permesso di studiare lì, vista la tensione che si respirava in casa.
    La ragazza alzò il viso all’ennesimo scampanellio proveniente dall’entrata.
    «Ecco le mie ragazze!» Salutò Xander, varcando la soglia. «Ehi, niente Buffy nemmeno oggi? Quella ragazza non può continuare così.»
    Willow alzò il viso dal libro. «Ciao Xan!»
    «E’ andato tutto bene a lavoro, tesoro?» Anya fece il giro del bancone e corse ad abbracciarlo.
    «Naturalmente. Dirigere una squadra di operai è impegnativo, ma da anche le sue soddisfazioni. Spero solo di non essere troppo a pezzi per stasera. Ehi Dawn, verrai anche te al Bronze?»
    «Certo! Mia madre mi ha dato il permesso!» Informò la ragazzina con gioia.
    «Joyce è una santa! Sarà davvero una bella rimpatriata.» Disse Xander. «Ed è un pezzo che Buffster non si fa vedere. Per quel che ne sappiamo, potrebbe essere persino stata rapita dagli alieni!»
    «O essere finita in qualche dimensione senza gamberi.» Suggerì Anya.
    «Avanti, Dawn, confessa! Tua sorella si vede con qualcuno?» Chiese Xander.
    «Beh, veramente... » Dawn giocherellò nervosamente con la penna. «Buffy ed io non parliamo molto. Non mi racconta mai nulla della sua vita privata...»
    «Ma saprai se si vede con qualche ragazzo, no? Se si fa bella per uscire di casa o cose del genere.»
    Dawn esitò. «In verità... » Poteva dirgli di Spike? Come l’avrebbero presa? E Buffy si sarebbe arrabbiata per la sua lingua lunga?
    «Guarda che posso farti confessare con un incantesimo della verità! Ti conviene dirci tutto quello che sai!» Scherzò Willow.
    «Oh, insomma,» sbottò la ragazzina, «una notte l’ho beccata con un ragazzo nel suo letto, ma non so nient’altro!» Gesticolò nervosa e piantò lo sguardo in basso per l’imbarazzo.
    «Aahhhh!» Esclamò Xander vittorioso, «Lo sapevo!»
    «Di chi si tratta? Lo conosciamo?» Chiese Anya, improvvisamente più attenta alla discussione.
    «Oh...» Si limitò a dire Willow, leggermente delusa. Dawn immaginò che si sentisse offesa perché Buffy non gliene avesse parlato.
    «Non posso... Non posso dirvelo, ragazzi...»
    «Ti prometto un bel frappè al cioccolato e un biglietto del cinema!» Propose Xander.
    «Non...»
    «Ti comprerò tutto quello che vuoi!»
    Dawn allargò gli occhi. «Davvero?»
    «Certo!»
    «Oh, allora si tratta di Spike! E quello che voglio è quel maglioncino adorabile che ho visto-»
    «Che cosa? Non mi prendere in giro! Il patto non vale se spari delle frottole!»
    «Non è una bugia!» Esclamò Dawn offesa. «Li ho visti con i miei occhi!»
    «Forse Spike la stava... uhm, aggredendo?» Suggerì Willow.
    «Se ha osato mettergli le mani addosso, io...» Xander si tirò su le maniche della camicia, come per prepararsi a spaccargli la faccia.
    «NO!» Lo fermò Dawn. «Buffy non... ehm, diciamo che era consenziente.»
    «Stai scherzando?! Buffy non avrebbe mai-»
    «Calmati Xan! Credo che prima di prendere delle decisioni avventate, dovresti parlarne quantomeno con lei.» Disse Willow.
    «Buffy non avrebbe mai...» Urlò Xander, ma il resto delle parole gli morì in gola, troppo doloroso per essere detto a voce alta, come se dire chiaramente quello che era successo lo rendesse ancora più reale.
    «Non avrebbe mai ‘cosa’?» Chiese Buffy dall’entrata.
    «Oh...» Dawn si portò una mano alla bocca.
    «Com’è Spike a letto?» Chiese Anya con la solita innocenza. «Me lo sono sempre chiesta.»
    «Come, scusa? Che significa? Che sta succedendo qui?» Buffy era completamente spaesata.
    «Allora, ci sei andata a letto oppure no?» Chiese Xander.
    «Che cosa?» Il viso di Buffy divenne cremisi. «Che c’entra, adesso? E chi diavolo ve l’ha detto?» Dawn poteva sentire gli ingranaggi del suo cervello lavorare velocemente. «E’ stato lui? E voi gli avete creduto?!»
    «No Buffy, è stata tua sorella. Ci ha detto che vi ha trovati insieme nella tua camera.» Spiegò Xander malvolentieri.
    La sorella in questione sbiancò e tentò di dileguarsi, prevedendo il terremoto biondo che si sarebbe scatenato.
    «DAWNNN!»
    Infatti...
    «Lei non c’entra niente, lasciala fuori.» riprese Xander, «Dimmi come hai potuto farlo, invece, e da quanto va avanti questa storia.» Il suo tono era duro molto.
    «Dio, Xander, che te ne importa? E’ successo, okay? Sono attratta dai vampiri, fattene una ragione.» Sbottò Buffy, cercando di tagliare corto. «Dawn: io e te dobbiamo fare un discorsetto...»
    «Perché non mi ha detto nulla?» Chiese Willow all’improvviso, gli occhi verdi carichi di delusione.
    Buffy si accigliò. «Perché è stata una cosa così... improvvisa. E non ne vado affatto fiera, okay?» Si avvicinò all’amica. «Altrimenti non te l’avrei tenuto nascosto.»
    «Ehi, devi ancora dirmi com’è a letto!» Esclamò Anya dietro di loro.

    ***

    Quella sera, Buffy era molto triste. Dawn era venuta con lei, come da accordi, e si stava scatenando sulla pista del Bronze come una pazza. La guardava mentre sorseggiava il suo drink, invidiandone la spontaneità e la leggerezza che lei aveva perso.
    Ora che i suoi amici sapevano di Spike, l’avrebbero sicuramente allontanata. Presto l’avrebbe saputo anche Giles, e tutti l’avrebbero guardata come la puttana del Diavolo, non più come la paladina del bene e della giustizia che era stata, e lei si sarebbe trovata da sola.
    ‘Non voglio restare sola...’
    Temeva come avrebbe reagito Giles, appena avesse scoperto che la sua Cacciatrice preferita, la sua prediletta, era finita tra le braccia dell’ennesimo vampiro.
    Le mancava solo che lui la ripudiasse... e allora sì che avrebbe fatto tombola.
    Con un sospiro, Buffy poggiò sul tavolino il drink che non aveva finito di bere e avvisò gli amici che non era dell’umore adatto per ballare. Aveva bisogno di sgranchirsi le gambe e di pensare. Gli chiese di riaccompagnare Dawn a casa se non avesse fatto in tempo a tornare prima che se ne fossero andati, e si avviò lentamente verso l’uscita.

    ***

    Spike la incontrò più tardi, quasi per caso, mentre stava combattendo nel cimitero. L’avversario in questione era un singolare vampiro rocker dalla strana capigliatura. Si fermò ad osservare la sua Cacciatrice per qualche minuto, come incantato, prima di farsi avanti tra le lapidi di cemento freddo.
    «Nostalgia degli anni ’80, uh?» Apostrofò il vampiro.
    Buffy emise un mugolio frustrato. «Che cosa vuoi?»
    Spike aggrottò la fronte. «Ehi, stavo solo passando di qui. Si dà il caso che abiti da queste parti, se non te lo ric-»
    «Aaaaah!»
    Cazzo, l’urlo di Buffy gli aveva fatto venire i brividi. Quel maledetto rocker le aveva rubato il paletto dalle mani in qualche modo e gliel’aveva infilato profondamente in un fianco. L’odore del sangue gli riempì immediatamente le narici, stimolando il demone, ma Spike riuscì a trattenerlo.
    «Buffy!» Urlò, correndo al suo fianco, sentendosi un verme alla possibilità di essere stato la causa della sua distrazione. «E’ proprio vero che hai un desiderio di morte, ma, dimmi una cosa, Tesoro, con tutti i demoni che ci sono in giro... dovevi proprio scegliere il sosia di Brian May?! Credevo di essermi guadagnato il diritto di prelazione.»
    Buffy fece un passo all’indietro, fissando sconvolta il proprio sangue sulle mani. Non volendo spaventarla ulteriormente, Spike si tenne indietro e cercò con lo sguardo il vampiro che però se la stava già filando. «Scappa pure amico, scappa lontano, che tanto verrò a cercarti,» gli disse, «nessuno mette le mani sulla mia Cacciatrice senza il mio permesso.»
    Quando si voltò verso di lei, Buffy lo stava guardando sofferente. Il taglio doveva essere più profondo di quello che aveva pensato.
    «Fa vedere, Amore...» le disse più gentilmente possibile, ma lei si irrigidì e si coprì la ferita con la mano. «Non essere sciocca...» La ragazza era un’umana, dopotutto: sarebbe sopravvissuta ad uno squarcio nella pancia?
    «Fa un male cane...» gli disse, «Spike...»
    «Fammi vedere.» Le ripeté e questa volta riuscì a farsi più vicino. Quando le coprì la mano con la sua, Buffy parve rilassarsi e si lasciò scostare la mano. Il vampiro le sollevò delicatamente la maglietta che era già tutta impregnata di sangue e controllò il taglio.
    «Dannato inferno!»
    Lei si irrigidì leggermente e lo guardò con occhi spalancati.
    «Hai bisogno di andare in ospedale!» le disse, «Ti ci porto subito...»
    «No! Farebbero troppe domande!» Lo guardò implorante, «Lascia che mi medichi a casa da sola.»
    Si guardarono negli occhi per un istante.
    «Come diavolo pensi di medicarti da sola? Lascia almeno che ti aiuti.»

    «Spike... Non credo che-»
    «Lasciami fare.»
    Si sentì afferrare per un braccio, che il vampiro si portò dietro la schiena.
    «Appoggiati a me.»
    A quel contatto, Buffy sentì battere forte il cuore. Spike non aveva approfittato della situazione, non aveva voluto bere il suo sangue e non si era nemmeno trasformato, anzi, si era offerto di aiutarla, e il suo sguardo sembrava così preoccupato... Le sembrò di rivedere per un attimo il suo sguardo innamorato... Dio, era così evidente ed era stato davanti ai suoi occhi per tutto quel tempo... e lei non se n’era mai accorta prima... ma lui non poteva, non doveva guardarla così!
    «Spike, devi andare avanti! Perché non ti trovi una vampiretta da quattro soldi con cui sfogarti e mi lasci perdere? Tra noi due non potrà mai funzionare.»
    Lo sentì irrigidirsi e immaginò il suo sguardo ferito.
    «Devi smetterla di cercarmi.» Aggiunse, cercando di suonare convincente, ma dentro di sé si sentiva solamente patetica. Infinitamente patetica, ridotta a supplicare un vampiro di non amarla, invece di non ucciderla, lo stesso vampiro che ora la stava riaccompagnando a casa e forse le stava salvando la vita, impedendo che qualche altro demone approfittasse del suo momento di vulnerabilità.
    «Buffy, io... » Iniziò a dire, e lei si sentì mancare le gambe. Come poteva essere stata così crudele con lui? Voleva proprio farlo arrabbiare e farsi mollare in mezzo alla strada?
    «Mi dispiace.» dissero praticamente all’unisono.
    Buffy sussultò e attese che lui continuasse.
    «Mi dispiace... Mi dispiace per-»
    Non poteva affrontare le sue scuse, non ora. «Non è colpa tua, sono io che non dovevo farmi distrarre.»
    «No, ascoltami, mi dispiace per l’altra volta, per esserti saltato addosso come un animale... per aver... scosso Dawn, per... uff... Mi dispiace per tutto, sono stato veramente uno stronzo.»
    Oh...
    La sua voce era bassa e colpevole e Buffy credette di sentire nella propria testa anche le parole che non le stava dicendo.
    ‘Ho realizzato di quanto tu sia importante per me solo dopo...’
    Le farfalle iniziarono a volarle nello stomaco.
    Che cosa doveva fare? Lei non meritava forse di meglio che l’amore di un vampiro arrogante? Come poteva dimenticare tutto quello che le aveva fatto, tra cui l’abuso mentre era ancora assieme a Riley?
    William the Bloody poteva davvero cambiare per amore? Anche se non aveva un’anima?
    Eppure, si era innamorato di lei senza averla. Buffy si chiese se questo lo rendesse migliore di Angel. Una parte del suo cuore desiderava che lui volesse diventare migliore per lei... ma dall’altra sapeva che ci sarebbe voluto del tempo e che forse si sarebbe stancato, che forse le si sarebbe rivoltato contro come era successo con Angelus... e il pensiero di essere nuovamente delusa da un vampiro faceva veramente male.
    Buffy era già al limite e non poteva permettersi un crollo emotivo. L’unica cosa che poteva fare, ovvero, quella che le sembrava più giusta in quel momento, era provare a fidarsi di lui, appoggiarsi a lui, cercare il suo conforto, ma senza farsi troppo coinvolgere emotivamente.
    Non era troppo giusto nei suoi confronti, lo sapeva, era come approfittare di lui... ma lui non aveva forse sempre approfittato di lei?
    Il tragitto verso casa sua continuò in silenzio, mentre entrambi erano persi nei loro pensieri.

    La stava accompagnando a casa come se fosse il suo ragazzo. Era così diverso da quello che avevano condiviso finora e Spike si sentì riempire il cuore.
    Era inutile rinnegare quel sentimento... Lui voleva Buffy, la voleva accanto, voleva il suo rispetto... Non si trattava più solo di una cosa fisica, lui voleva tutto di lei, e questo lo faceva sentire una maledetta checca. Gli faceva voglia di essere una persona migliore per lei, perché lei meritava qualcosa di meglio che uno stronzo che la usasse solo per scopare: lei meritava un vero uomo, dannazione.
    E anche Dawn meritava che la sorella non soffrisse. La piccola Briciola, che la sera prima era entrata nella cripta in punta di piedi per non disturbare -mica come la sorella abituata a buttare giù la porta a calci-, preoccupata per quello che credeva di aver visto tra loro.

    “Che tu ci creda o no, mi piaci come pers- ehm, creatura, e mi piace l’idea di te e mia sorella insieme.” Gli aveva detto, poi aveva fatto una pausa per studiarne la reazione.
    Lui aveva aggrottato la fronte, chiedendosi dove volesse andare a parare.
    “Perciò, quando mi ha detto che avete litigato e che non vuole più veder-”
    “Ehi, ehi, frena. E’ stata lei a mandarti?” Le aveva chiesto, nervoso.
    “No! Sono venuta qui di mia spontanea volontà.”
    Poi lui aveva sbuffato e si era girato su se stesso.
    “Che cosa vuoi, Dawn? Indossare i panni della Dottoressa Stranamore? Qui non c’è niente da psicanalizzare. Tra me e tua sorella c’è solamente del sesso, stop.”
    L’aveva vista sussultare e aveva avuto l’improvviso bisogno del fedele pacchetto di sigarette.
    Non voleva mentire a Briciola, al costo di sembrare troppo crudo. Non sarebbe mai riuscito a mentirle, lo capì in quell’istante. La ragazzina gli piaceva e sentiva uno strano istinto di protezione nei suoi confronti.
    “E a te basta così?”
    Dio, la sua ingenuità...
    “Beh, non so cosa le hai fatto o cosa le hai detto per farla arrabbiare,” aveva continuato, “ma se ci tieni veramente, credo che dovresti scusarti con lei.”
    Il vampiro aveva frenato la risata che gli era salita in gola e l’aveva ricacciata giù con fatica.
    Scusarsi con lei? Ma stiamo scherzando? Aveva aperto la bocca per dire qualcosa di assolutamente arrogante ma poi era riuscito a trattenersi. Si era fatto serio ed era rimasto zitto per un lungo momento.
    ‘Se ci tieni veramente...’
    Per l’inferno! Come se lui... Oh avanti, per chi l’aveva preso? Non che non gliene fregasse proprio niente, non che vederla lo lasciasse proprio indifferente, ma...
    Oh, doveva smetterla di prendersi in giro... certo che gliene importava! Ma scusarsi con lei, addirittura? Non l’avrebbe mai fatto e, anche se l’avesse voluto, non sapeva nemmeno da dove cominciare. Dopo aver passato centovent’anni a comportarsi come uno stronzo arrogante, come un animale, non poteva di certo trasformarsi in Mr. Maniere Perfette in un battibaleno...
    Però la piccola aveva ragione: era fottutamente innamorato della Cacciatrice ed era stramaledettamente fottuto.
     
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    Capitolo 19
    Into you



    La macchina di Xander si fermò davanti al portone di Revello Drive un’ora e mezza più tardi.
    Salutati e ringraziati gli amici, Dawn andò ad aprire la porta e chiamò la sorella per sapere se era in casa. Poi, udendo dei mugolii assonnati provenire dal soggiorno, accese la luce.
    Buffy si stava strofinando gli occhi come se si fosse appena svegliata, con la testa poggiata sul grembo di Spike. Erano entrambi distesi sul divano, ma Spike sembrava già essere sveglio e le stava tenendo una mano dolcemente su un fianco.
    «Oh...» Disse la ragazzina, sentendosi improvvisamente di troppo.
    Quando Buffy si mise a sedere, lui si alzò dal divano.
    «Credo sia ora che me ne vada» disse, «Buffy, vuoi che ti accompagni di sopra?»
    Lei si girò verso di lui, gli occhi ancora assonnati. «No, ma grazie.»
    Spike annuì e passò a fianco a Dawn per andarsene.
    «Aspetta!» gli bisbigliò questa, «E’ andato tutto bene?»
    Il vampiro parve esitare. «Ehm, più o meno. Tua sorella è stata ferita. Devi assicurarti che stia a riposo.»
    Dawn lo guardò con occhi sgranati, poi si voltò verso la sorella per vederla salire le scale lentamente con una mano premuta sul fianco. Tornò a guardare Spike ed annuì.
    «Lo farò.» disse, prima di chiudere la porta dietro di lui.

    ***

    Buffy si girò nel letto più volte, incapace di dormire. Com’era grande e vuota la casa senza la madre. Mr Gordo le sorrideva placido dalla scrivania, rassicurandola che sarebbe stata presto bene. Doveva, per una volta, lasciare che fossero gli altri ad occuparsi di lei e pensare solo a riposare.
    Ma come poteva non pensare all’operazione dell’indomani? Non pensare al dolore lancinante al fianco? O, ancora, a quello che aveva provato mentre Spike l’aveva medicata?
    Era stato così gentile e non aveva voluto nulla in cambio, come se non avesse avuto un secondo fine - il che era davvero atipico per lui. Era stato così pieno di attenzioni, così rassicurante... che Buffy gli aveva chiesto persino di rimanere un po’ con lei.
    Chi avrebbe detto che sarebbe stato capace di una simile tenerezza? E perché mai si impegnava così tanto a nasconderla? Buffy non lo capiva e non si spiegava ancora come fossero finiti in quel modo, da acerrimi nemici ad amanti appassionati.
    E perché non riusciva a smettere di pensare a lui? A quando si sarebbero rivisti, a quando avrebbero fatto di nuovo l’amore? Buffy gemette al pensiero, immaginando la sua virilità dentro di lei. Ma per Dio, no, doveva smetterla, non doveva farsi comandare dalle proprie sensazioni. Eppure ne aveva così bisogno, dannazione, aveva bisogno di lui.

    ***

    Spike non avrebbe mai voluto innamorarsi di una Cacciatrice: il suo nemico naturale, la condanna della sua specie... ma non riusciva davvero a fermare il tumulto di emozioni che gli veniva dal profondo, da quel piccolo luogo segreto per cui credeva di aver smarrito la strada.
    Chi se ne importava se i suoi amici non avrebbero mai capito, non avrebbero mai approvato. Sarebbe stato il loro segreto, se era tutto quello che doveva fare per tenerla vicino a sé.
    A volte immaginava di gettare in faccia a quegli idioti tutto quello che era successo con lei, di godere delle loro espressioni stupite mentre affermava di essere il suo ragazzo e che dovevano abituarsi alla sua presenza. Sarebbe stato fantastico - ancora meglio se l’avesse fatto davanti ad Angel! -, se solo fosse stato davvero il suo ragazzo. Niente più scuse per tirarsi indietro, niente più reputazione da santarellina da mantenere... Oh, l’idea lo stuzzicava parecchio. E non aveva nemmeno più il chip che lo frenasse, se doveva difendersi contro un impalettamento di massa...
    Ma ogni cosa a suo tempo, vecchio mio. Se l’avesse fatto ora, avrebbe buttato all’aria quel poco che era riuscito a costruire tra loro.

    ---***---

    «Buffy non può cacciarlo da Sunnydale, Signor Giles. Si vuole mettere in testa che ora stanno insieme?» disse Anya, sfogliando i registri del negozio.
    Giles si tolse gli occhiali e prese a massaggiare l’attaccatura del naso.
    Quando la donna gli aveva riferito quello che aveva scoperto il giorno prima, l’uomo non ci aveva creduto. Buffy e Spike? Avanti! Era forse il segno di una nuova apocalisse in arrivo? Solo dopo diverse ore per abituarsi al pensiero e la conferma di Xander e di Willow di quel pomeriggio, Giles si era dovuto rassegnare.
    «Ho capito, ho capito... Anche se mi sfugge ancora il come starebbero insieme.»
    «Credo facciano del sesso.» spiegò asciutta la bionda.
    «Questo è ovvio, dannazione! Ma, voglio dire, cos’hanno a parte quello?» ribattè Giles, scaldandosi «Buffy merita molto di più, merita una famiglia, merita... Accidenti, che diavolo potrebbe condividere con lui a parte il sesso ed i combattimenti?»
    «Beh, forse gliela dà e basta,» Anya fece spallucce, «il che sarebbe davvero un bello spreco, visto come Spike sa essere simpatico e divertente e... beh, se non avessi conosciuto Xander, infatti, -- »
    «Anya!!» sbottò il suo ragazzo dal tavolo, «E’ già difficile per me accettare che Buffy sia attratta da quella sanguisuga platinata, ma se anche tu... Oh Dio mio, no! Non farmici nemmeno pensare!» si coprì il volto con le mani, «Mi è appena apparsa la visione di un vostro menage a trois, il che mi spinge a desiderare un immediato suicidio tramite ingurgitamento sconsiderato di ciambelle alla crema!»
    Willow si affrettò a nascondere il piatto di ciambelle da sopra il tavolino.
    «Aaaahhh...» Xander continuò la sua lamentela teatrale. «Ancora non ci credo... Buffy che sta insieme a Spike! Ma dove siamo arrivati?»
    «Non penso che d-dovreste biasimarla.» disse Tara, «Buffy è rimasta m-molto turbata dalla malattia della madre.» Il negozio si azzittì all’improvviso. «Anch’io mi sono c-comportata in modo strano, quando mia m-madre è venuta a mancare.»
    Al sentir parlare della malattia di Joyce, Giles sentì nascere un nodo in gola. Perché le malattie più terribili dovevano colpire le persone più buone? Forse perché a Dio piaceva riaverle prima al suo fianco? Con la coda dell’occhio, vide Willow stringere la mano della compagna.
    E perché Buffy si ostinava a cacciarsi nei guai? Non le era bastato quello che aveva sofferto con Angel? Se non altro, sperava davvero che non s’innamorasse di Spike. L’ultima volta che si era innamorata di un vampiro, le conseguenze erano state disastrose.
    «Io credo che Buffy sia attratta dal proprio lato oscuro e che Spike le permetta di…» iniziò a dire la strega, «ehm, di approfondirlo, se così si può dire.»
    «Ma si tratta di un mostro!» Xander saltò quasi sulla sedia.
    «Non credo le importi che sia un mostro, fin quando sarà il suo mostro.» disse l’ex Osservatore.
    «E io che credevo lo avesse sempre odiato!» Esclamò il ragazzo.
    «No, lei non l’ha mai odiato.» spiegò Tara, «Lei odia quello che lui rappresenta e che ha sempre combattuto, ma non lui come persona.»
    «Come persona?» Giles strinse gli occhi. «E’ questo il problema, ragazzi, qui non si tratta di una persona.»
    «Dio, al pensiero di loro due insieme... Brrr» rabbrividì Xander.
    «Allora non immaginarli affatto insieme!» Suggerì Anya dal bancone.
    «Vorrei proprio sapere che cosa le ha fatto! Che incantesimo ha usato! Willow, non puoi mica indagare?»
    «Oh, certo, indagare su che magie sa fare a letto?» sbottò Willow. «Oh, avanti, che diritto abbiamo di decidere per il suo bene? Non possiamo semplicemente lasciarla fare le proprie esperienze?»
    «Non se deve farle con creature spaventose!» strillò il moro.
    «Xander, qual’è il tuo problema?! Quello che mi spaventa è solo la tua gelosia fuori luogo!» urlò Anya, chiudendo i registri contabili con un tonfo. «E il fatto che voi non accettiate le decisioni di Buffy perché la sua parte oscura vi spaventa!»
    «Che cavolata è mai questa?!» sbottò Xander, «Qui non si tratta di una parte di lei che non ci piace, si tratta di un mostro che la sta manipolando!»
    «Sì, beh, girala pure come vuoi, Harris. Ma ricorda che la Cacciatrice è grande e vaccinata e ha tutto il diritto di fare le proprie scelte,» Anya chiuse i registri in un cassetto e girò sui tacchi, con l’intenzione di andare a sbollire nel magazzino, «senza che un manipolo di idioti si debba mettere in mezzo!»
    Il negozio rimase in silenzio per un momento, fino a che la ragazza se ne fu andata.
    «Forse dovrei chiamare Angel» disse poi Xander, riaquistata apparentemente la calma «scommetto che lui sa come ricordarle la pericolosità di un vampiro e sa anche come prendersi cura del nostro amico ossigenato.»
    «Xan! Ma allora non capisci proprio nulla?!» sbottò Willow, alzandosi in piedi «Ascolta, non voglio difendere Spike. Anche io nutro dei dubbi sulla sua condotta, ma Anya ha ragione: dovete lasciare che sia Buffy a decidere cosa è meglio per lei.»
    Il ragazzo si lasciò scivolare sulla sedia. «Ha persino rifiutato la nostra compagnia per stasera...»
    «Per forza, porca miseria! Credi che voglia passare la sera prima dell’operazione di sua madre a giustificare le proprie scelte davanti a te?» la strega lo fissò, rossa per la rabbia.
    «Forse hai ragione...» bofonchiò Xander.
    «In questo modo finirai solo per allontanarla...» continuò la rossa, con più calma «E quello di cui lei ha più bisogno ora, è di qualcuno che le stia vicino. Qualcuno che la capisca e che le dia forza, non qualcuno che la giudichi. E forse è proprio per questo che sta cercando Spike.»
    Willow poggiò una mano sulla spalla della compagna e questa alzò la propria per stringergliela.

    ***

    Quando Spike suonò il campanello dopo il tramonto, fu Dawn ad accoglierlo alla porta.
    «Come sta tua sorella maggiore?» chiese, leggermente teso.
    «Buffy non si sente molto bene» spiegò Dawn, «La ferita è quasi guarita ma è giù di morale per l’operazione di domani.»
    «Oh... » rispose lui, «Joyce verrà operata domani?» Che cosa poteva dire? Che cosa si faceva in quei casi?
    «Ha deciso di restare in casa a deprimersi.» continuò la piccola, «Perché non la porti fuori a bere qualcosa?»
    «Io? Non so se...» farfugliò lui, portandosi una mano dietro la nuca.
    «Lascia fare a me.» disse la ragazzina con un sorriso. «Buffy! Spike si offerto di accompagnarmi a fare un giro! Va bene se torno per le due?» Urlò.
    Alcuni rumori al piano di sopra e Buffy apparse in cima alle scale.
    «Dawn!»
    «Oh, non ti fidi di Spike?» chiese la piccola con aria innocente.
    La sorella più grande roteò gli occhi. «Non è quello che ho detto.»
    «Bene, allora ci vediamo più tardi.»
    Dawn aprì la porta e spinse fuori uno Spike confuso, ma non trascorsero nemmeno due minuti prima che Buffy li raggiungesse di corsa. «Non mi fido di quello che le vostre due menti diaboliche potrebbero tramare insieme. E’ meglio che venga anch’io.»
    «Ma... Buffy!» Piagnucolò la minore.
    «Niente ma.»
    Spike le guardò sorpreso e borbottò qualcosa tra sé. Quella marmocchia aveva davvero una mente più diabolica della sua.
    «Hai detto qualcosa?» Buffy si spostò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
    «Io? Assolutamente niente.» il vampiro alzò le mani in segno di resa.


    NdA: Uhm, un’uscita a tre con Buffy e Dawn... Cosa combineranno le terribili sorelle Summers? Il prossimo capitolo sarà il vecchio ‘una serata fuori dagli schemi’ rivisto e corretto con la presenza di Buffy ^_^


    Capitolo 20
    Una serata fuori dagli schemi



    NdA: sto andando avanti molto lentamente e me ne vergogno profondamente ç__ç però ci sto lavorando, sappiatelo! Sto facendo importanti modifiche ai prossimi capitoli e ho deciso di pubblicarli solo dopo essere andata avanti parecchio con la storia. Tuttavia, mi dispiace lasciarvi con la bocca asciutta per così tanto tempo, perciò... eccovi il cap 20 ^_^
    Enjoy!



    Buffy guardò distrattamente l’ennesimo demone ringalluzzito dall’alcool passarle davanti e prese un altro sorso di birra. Aveva rifiutato la compagnia degli amici per starsene tranquilla, solo per trovarsi nel locale più chiassoso di tutta Sunnydale? Beh, era sempre meglio che passare la serata a giustificare agli amici quello che era successo con Spike e sopportare lo sguardo disapprovante del suo Osservatore. A quel punto, infatti, qualsiasi cosa andava bene per distrarla dal pensiero della madre.
    «Un’altra birra, per favore.» chiese al barman.
    Ormai aveva perso il conto delle birre che stava bevendo, ma che importava? Era giù di morale e si stava annoiando. Spike le stava curiosamente lasciando il proprio spazio, trattenuto dagli assalti di Dawn e un’accesa discussione con un demone con la testa di squalo.
    Buffy sospirò, tambureggiando le dita sul bancone in attesa della bevanda. Unirsi a lui valeva almeno un tentativo, prima di sprofondare nell’autocommiserazione.

    ***

    Quando lo raggiunse, Spike si trasformò in una poltiglia implorante.
    «Cacciatrice! Aiutami a tenere a freno la lingua di questa pazzoide!»
    Buffy rivolse alla sorella uno sguardo severo. «Che stai facendo?»
    Non riusciva a spiegarsi quello strano legame tra lei e Spike. All’inizio pensava avesse una cotta per lui, ma poi aveva capito che si trattava di qualcosa di diverso: Spike sembrava capirla, sembrava affascinarla per il suo comportamento ribelle... Era come se l’avesse preso come un modello da imitare. Ci mancava solo che si comprasse uno spolverino in pelle e che iniziasse a parlare come lui...
    «Gli sto solo facendo delle domande!» rispose Dawn offesa e il vampiro rivolse gli occhi al soffitto. «Tipo... quanto spesso devono nutrirsi i vampiri?»
    Spike la stava fissando e aveva inarcato i sopraccigli in quel modo così sensuale - merda, da quando lo trovava così sensuale?
    «Ogni quanto glielo lasciano fare...» Mormorò lascivo.
    «Dawn, smettila di togliergli la vita.» Buffy cercò di reprimere il proprio imbarazzo. Spike era il re delle frecciatine, porca miseria, ma non aveva intenzione di dargli soddisfazione.
    «Uhm, non che ne abbia una da togliere, ma... grazie per il supporto.» Le sorrise.
    «Oh, e avete bisogno di andare al bagno?»
    Che diavolo le era preso? No, davvero, Dawn quella sera aveva davvero voglia di rompere le scatole.
    Lei non si era mai preoccupata di quelle cose ed era sempre sopravvissuta. Certo, Giles aveva cercato più volte di accendere il suo interesse sulla cultura dei demoni e sulla loro fisiologia, ma a Buffy era sempre interessato solo dove scovarli e come ucciderli.
    Conoscerli meglio significava solo coglierne le similitudini con gli essere umani e restarne affascinati, scoprire che avevano una propria storia, delle proprie tradizioni... il che avrebbe portato a pietà e rispetto, che una Cacciatrice non doveva affatto provare.
    Perché una Cacciatrice era una specie di macchina da guerra, no?
    Però, ora che ci pensava, aveva mai visto un vampiro andare al bagno?!
    «Questa è una bella domanda.» disse, voltandosi verso Spike. Questi alzò un sopracciglio e la guardò di sbieco. «Beh, anche se sostanzialmente morti, i vampiri conservano buona parte delle funzioni umane.» ragionò Buffy, «E, dopotutto, non sono così morti in quella parte che... ehm...»
    Spike la guardò divertito. «Che scienziata. Ma, detta in breve, il sangue ci dà tutto quello di cui abbiamo bisogno. Niente di più e niente di meno, perciò non dobbiamo ‘scartare’ nulla. Ma il discorso cambia se ci nutriamo di cibo umano.»
    «Cibo umano?!» balbettò Dawn, «Nel senso di ‘cannibalismo’?»
    Spike la guardò come se fosse un’aliena. «Il cibo che mangiate abitualmente.»
    Dio, questa discussione le stava facendo venire il mal di testa. Buffy si portò una mano alla tempia.
    «Ehi, Cacciatrice? Ti senti bene?»
    No, non si sentiva affatto bene. «Sì, sì, sono solo un po’ stanca.» mentì.
    «Forse ha bevuto un po’ troppo.» suggerì la sorella.
    «Forse è meglio se ti siedi da qualche parte...»
    La sua voce era così rassicurante... come il braccio che la avvolse e la scortò verso la sedia libera più vicina...
    «Ehi, dove pensate di andare?!» esclamò Dawn, «Spike! Devi finire di rispondere alle mie domande! Non mi hai ancora detto se vi crescono i capelli e come fate a fare sesso, se dormite in una bara e... »

    ***

    «Volete qualcosa da bere?» il cameriere si avvicinò al gruppo disomogeneo sistemato al tavolo.
    Dawn si chiese se fosse abituato ad una combinazione di razze così diverse (una ragazzina, un vampiro, un’umana, quattro demoni delle etnie più diverse) o se era solo bravo a farsi i fatti propri.
    Si guardò in giro, osservando le stranezze nei compagni di gioco di Spike e cercandone in quella stanza di media grandezza indicata come ‘privata’ dal cartello alla porta. Le pareti erano rivestite di legno come quelle dell’intero locale e non c’erano finestre, una porta dava sulla sala principale e un’altra sul lato adiacente.
    Chissà se era un’uscita d’emergenza. Aveva sentito ogni genere di storie sulle partite a poker dei club più sordidi. Uomini ubriachi che si sparavano tra di loro, uomini che spaccavano le bottiglie in terra, disperati per le perdite al gioco... O forse era solo il bagno e lei stava lavorando troppo con la fantasia – e aveva davvero visto troppi film western!
    «Briciola, cosa vuoi da bere?» il suo vampiro preferito la risvegliò dai propri pensieri.
    «Oh, ehm.. posso avere una Coca Cola?»
    Spike sbatté le palpebre incredulo. «Stai scherzando? Pensi che qui dentro tengano Coca Cola? Ma anche se la tenessero, voglio dire, non preferisci un cocktail o una birra?»
    «Non voglio finire ubriaca come mia sorella!» Dawn incrociò le braccia e mise su il broncio.
    «Ehi, non sono ubriaca...» strascicò Buffy, stringendo al petto l’ennesima birra appena stappata.
    «Non bevi mai qualcosa di alcolico con gli amici?» indagò Spike.
    «Veramente mia sorella non me lo permette.»
    Un fruscio di pelle la avvisò che Spike si era girato sulla sedia, probabilmente verso la sorella in questione. Non poteva dirlo con certezza, impegnata com’era a guardare il soffitto e a tenere il broncio, ma gli fu grata. E immaginò Buffy fare spallucce.
    «Fanculo!» disse infine e si rivolse al cameriere per ordinare un Havana Cola per lei.
    «‘Fanculo’un corno,» biascicò la Cacciatrice, «appena usciamo di qui... Quando avrò finito di fare i conti con te, il tuo culo sarà così dolorante che non riuscirai a sederti per una settimana.»
    «Amore, non vedo l’ora...» Spike le fece l’occhiolino, «lo sai che mi piace quando fai la dominatrice...»
    Buffy emise un «Pffft!» e diede un altro sorso alla birra.

    ***

    Dawn beveva lentamente il cocktail e cercava di assaporarne a pieno il gusto inconsueto. Ogni tanto lanciava sguardi furtivi ai demoni al tavolo, non abituata ad avere a che fare con loro, e pure i demoni guardavano lei e Buffy curiosamente - sebbene quest’ultima si fosse seduta in un angolo e sembrava non farci caso. Tuttavia, anche se Dawn si sentiva come una straniera lì dentro, considerava quel mondo molto più interessante del proprio, sicuramente più interessante dei suoi noiosi compagni di classe.
    «Chi sono le pollastre?» chiese d’un tratto uno dei demoni.
    Spike si spostò leggermente sulla sedia «Ti basti sapere che sono qui con me.»
    «Le hai portate per barare?»
    «Oh avanti, come se avessi bisogno di una donna per barare.»
    «Per barare meglio, intendevo.»
    Un sottofondo di risate sommesse riempì la stanza.
    «Dawn, mi dispiace. Puoi lasciare il tavolo?»
    Poteva sentire che il rammarico di Spike era sincero, ma la ragazzina non aveva altra scelta che assecondarli. «Non c’è problema.» rispose alzandosi. «Oh, e che cosa c’è lì dentro?» indicò la grande cesta di vimini posta a un lato della stanza.
    «E’ il montepremi.» Le rispose un demone con evidenti problemi di pelle.
    «Clem, distribuisci le carte!»
    Poiché Dawn e la curiosità morbosa andavano a braccetto, due secondi più tardi la ragazza stava già sollevando il coperchio per sbirciare all’interno. «Ohhh... Ma sono dei micetti!! Aww! Posso giocarci?!» squittì al settimo cielo.
    «Spike! Se la tua amica li fa scappare...» ammonì uno dei demoni.
    «Briciola…» iniziò a dire il vampiro, ma lei lo interruppe.
    «Ho capito. Posso giocare con loro ma devo stare attenta a non farli scappare!» ne afferrò uno per la coppa e richiuse il coperchio.
    «Sbrigati a fare la tua puntata, faccia da squalo! Non abbiamo tutta la notte!» urlò Spike all’improvviso.
    «Ehi, vacci piano con le parole. Ti sei mica visto, tu? A casa devi avere gli specchi di legno!»
    «Ma è la tua faccia! Che ci posso fare?!»
    «Anzi, a pensarci bene non puoi nemmeno guardarti allo specchio per vedere quanto sei brutto! Ahah! Che disgrazia essere un vampiro!»
    «Ehi, senti un po’…»
    «Smettetela di beccarvi come bambini e fate questa maledetta puntata!» sospirò Buffy.

    ***

    «Cazzo, aiutami!» bofonchiò Spike da sotto lo stivale del demone Prio Motu.
    «Oh, te la sei cercata da solo!» Buffy si alzò in piedi un po’ barcollante e afferrò la mano della sorella. «Andiamocene da qui, Dawn.» ma il demone con la faccia da squalo le sbarrò la strada per la porta.
    «Dove credete di andare belle signorine?»
    «Non sono affari tuoi!» rispose la Cacciatrice, lasciando la mano di Dawn ed esibendosi in un calcio a mezz’aria che colpì il demone giusto sul petto e gli fece sfondare la porta.
    «Ehi!» urlò questo dal pavimento, «che razza di demone sei?»
    «Non è un demone. E’ la Cacciatrice, idiota!» disse il Prio Motu, afferrando la giacca di Spike. «Che ti salta in mente a portare la Cacciatrice qui dentro, eh?»
    «Ehi, ehi...» disse Spike, alzando le mani «Siamo venuti qui in pace!»
    «Porta via il tuo culo albino e non farti più vedere, vampiro!» minacciò il demone.
    Spike si alzò dal pavimento e dette una scrollata allo spolverino, poi si affrettò a raggiungere Buffy e la sorella all’esterno.
    Clem rivolse uno sguardo imbronciato al Prio Motu.
    «Però a me stavano simpatiche...»

    ***

    «Non mi sono mai divertita così tanto!» Dawn sprizzava gioia da tutti i pori. Buffy roteò gli occhi e mise su uno sguardo assassino all’arrivo di Spike.
    «Che c’è?» le chiese questi, affrettandosi a raggiungerle.
    «C’è che... Oh, lascia perdere.»
    «Non è successo niente.»
    «Ah sì? Solo perché ho trascinato Dawn via da lì!»
    «Avanti, Cacciatrice... Lo sai che non le sarebbe accaduto niente. Conosco quei demoni, non se la prendono con le ragazzine.»
    Buffy si girò in mezzo alla strada e incrociò le braccia davanti al petto.
    «E ora che fai?» chiese Spike divertito, «Vuoi picchiarmi?»
    «Figurati, fa sempre così anche con me...» sospirò Dawn.
    «La verità è che non posso fidarmi di te! Hai portato mia sorella nel locale più squallido di tutta Sunnydale, l’hai fatta bere, l’hai-»
    «Cristo, Buffy! Tua sorella si è divertita veramente per una sera!»
    Buffy si voltò verso la sorella, esitante. La sua faccia aggrottata dava ragione a Spike.
    «Perché voi adulti potete uscire a divertirvi quando e dove vi pare e noi ragazzi invece-» iniziò a dire Dawn.
    «Non sono mai venuto in questo locale con tua sorella, se è quello che vuoi dire.» la interruppe il vampiro.
    Dawn si bloccò immediatamente. Voleva giocare la carta della ‘vittima’ per potersi aggiungere alle loro uscite a piacimento, ma quella risposta l’aveva lasciata basita.
    «Come? E che cosa fate quando uscite insieme?»
    Buffy sospirò. «Io e Spike non usciamo mai insieme.» rispose per lui.
    «E cosa fate per tutto il tempo?»
    Spike strozzò una risata. «Deve proprio specificartelo?»
    Dawn divenne viola per l’imbarazzo. «Oh, a parte il sesso, intendo! Non credo che tra di voi ci sia solo quello, no?»
    C’erano già passati, dopotutto, quel ‘Se ci tieni veramente...’ echeggiava ancora nella testa del vampiro. Ma cosa passava per la testa della sorella?
    Spike divenne serio e guardò fissò davanti a sé mentre Buffy si asteneva dal rispondere.
    La ragazzina aggrottò la fronte, contrariata, ma decise di non aggiungere altro, perciò il resto del tragitto verso casa fu percorso in silenzio.

    ***

    Più tardi Buffy continuava a rigirarsi nel letto, incapace di dormire.
    «Maledetto alcool» biascicò, alzandosi per andare al bagno e darsi una rinfrescata. La testa le girava incessantemente, lo stomaco era un disastro...
    “Non credo che tra di voi ci sia solo quello, no?”
    Le parole della sorella avevano deciso di tormentarla.
    “E cosa diavolo dovrebbe esserci tra di noi, eh? Dawn e i suoi ingenui sentimentalismi.” Pensò.
    Lei e Spike si cercavano, okay, e si volevano tremendamente... ma che futuro poteva darle uno come lui? Lunatico, impulsivo e dal passato così violento, per non dire inaffidabile... Ma quello che a lei importava in quel momento era il presente, non il futuro e le sue implicazioni. Buffy non aveva nessuna intenzione di farsi coinvolgere sentimentalmente - era davvero stanca di soffrire - ma non poteva più negare l’attrazione che provava per lui. Spike le era semplicemente comodo, la aiutava e la faceva sentire desiderata. E che i suoi amici andassero al diavolo, se non riuscivano a capirlo!
    Cazzo, Spike era l’unica persona che riusciva a farla sentire viva in quel periodo! E forse aveva ragione su Dawn... Su come lei sbagliava a tenerla sotto chiave per proteggerla.
    La ragazza sospirò davanti allo specchio del bagno e tornò in camera, rassegnata a passare la notte insonne.


    TBC

    Edited by kasumi - 15/7/2013, 21:03
     
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    Capitolo 21
    Non è reale


    Nota per i lettori che hanno già letto la prima versione: ho fatto diverse modifiche, quindi consiglio di rileggere interamente i capitoli!

    Rinnovo i ringraziamenti per tutti quelli che hanno recensito, dandomi il loro incoraggiamento ed i loro preziosi consigli. Grazie anche a tutti quelli che stanno seguendo senza recensire! <3 <3



    Buffy guardava fisso davanti a sé, annientata dal senso d’impotenza e dall’attesa snervante nella sala d’attesa dell’ospedale. Dawn al contrario non era capace di restare ferma e non faceva altro che camminare avanti e indietro, aumentando il suo nervosismo. Ad un certo punto aveva acquistato una rivista all’edicola e ne aveva sfogliato le pagine svogliatamente, poi era scesa in giardino ed era tornata con uno snack in mano.
    «Quanto mancherà ancora?»
    Buffy sospirò. «Non lo so.» rispose distrattamente, «Ti avevo suggerito di rimanere a scuola.»
    Dawn si accigliò e incrociò le braccia davanti al petto. Il mal di testa dovuto alla sbornia della sera precedente non faceva che peggiorare le cose.
    «Quando ci mettono così tanto tempo non è mai un buon segno, non è così?»
    Buffy non rispose. Temeva che la sorella più giovane le leggesse negli occhi la stessa paura.
    Si mise a pensare all’ultima volta che avevano visto la madre quella mattina e alle parole che si erano dette, quei “ti voglio bene” che le ripetevano contro il petto mentre sembrava non rendersi conto di quello che stava succedendo. Già, perché la malattia era peggiorata a tal punto che non le permetteva più di essere lucida.
    Poi, d’un tratto, l’avvicinarsi dell’infermiera la risvegliò da quella trance.
    «Sembra ci siano state delle complicazioni.» disse, «Il dottore non mi ha detto molto, salvo di portare ancora un po’ di pazienza.» La sua voce gentile si diffuse pacatamente nel corridoio. «Ma vi assicuro che sta facendo il possibile.»
    Dawn si irrigidì. Cercò la sua mano e la strinse con forza.
    «Se lei non ce la dovesse fare… cosa faremo?» disse in un sussurro, non appena l’infermiera si fu allontanata.
    Buffy si voltò verso di lei, sperando di non apparire troppo fatalista. «Se dovesse succedere... Se lei... allora ce la caveremo da sole, come abbiamo fatto in questi giorni.»
    La sorella minore sospirò desolata. «Non è andata troppo bene, non trovi?»
    «Troveremo un accordo. Cercherò di venirti incontro.»
    «Come faremo per i soldi?»
    Dio, sembrava stesse facendo di tutto per mandarla in crisi! Buffy avrebbe voluto avere tutte le risposte, ma in quel momento non riusciva a pensare a niente.
    «Ci penseremo.» Rispose laconica.
    «Dovrò… lasciare la scuola?»
    «Non lo so… Vedremo…»
    Per quanto in quei giorni si fosse preparata al peggio, non era ancora pronta ad affrontarlo.

    Dopo lunghi minuti passati con le mani intrecciate e l’ansia che le divorava da dentro, le sorelle Summers videro finalmente il dottore spuntare nel corridoio. La sua espressione indecifrabile però, non prometteva nulla di buono.
    Il contatto tra le loro mani si interruppe. Le ragazze si alzarono in piedi con il cuore in gola, l’aria di chi sta andando al patibolo. L’uomo le invitò a seguirlo in una stanzetta dove potevano avere un po’ di privacy.
    Lo sguardo di Buffy si posò sulla laurea e gli attestati appesi alle pareti, poi si soffermò sul viso del medico. Questi attese che le ragazze si fossero sistemate comodamente sulle sedie, prima di congiungere le mani sulla scrivania e sospirare, dicendo loro l’ultima cosa che avrebbero voluto sentire quel giorno.

    ***

    Era così confusa, come se tutto quello che stava accadendo fosse solo un sogno. Anzi, un incubo: il dottore che le chiedeva di firmare per la donazione degli organi... lo sguardo dispiaciuto degli inservienti... E sua madre... Joyce che non c’era più.
    Sua madre che era morta.
    Voleva svegliarsi, fare finta che tutto quello non fosse mai accaduto.
    “Voglio morire” pensava, mentre percorreva i corridoi dell’ospedale in lacrime.
    Dawn era dietro di lei, chiamandola, supplicandola, ma Buffy voleva andarsene da lì, voleva svegliarsi da quell’incubo.
    «Buffy!» la chiamò nuovamente, afferrandole un braccio.

    Dawn la vide girarsi improvvisamente con gli occhi sbarrati.
    «Non toccarmi!» urlò, «Neanche te sei reale, come tutto questo! Lasciami! Lasciami andare!»
    La strattonò con violenza, gettandola contro il muro, prima di correre via sconvolta.
    La ragazzina restò ansimante contro la parete per quella che sembrò un’eternità, cercando di riprendersi, cercando di fermare le proprie lacrime.
    «Buffy...» sussurrò tra un singhiozzo e l’altro. «Buffy... Sei l’unica famiglia che mi è rimasta... Non andartene anche tu...»
    Si girò, premendo le mani contro la parete per mantenere l’equilibrio, poi una serie di tonfi sordi riecheggiò nel corridoio. I tonfi provenienti dal muro contro cui si stava accanendo.

    Poco più tardi, si trovò a guardare malinconicamente fuori da una finestra.
    Lì, sotto il sole, i bambini giocavano al parco. Persone indaffarate sguizzavano sul marciapiede con le loro ventiquattrore o la borsa della spesa. Un vigile stava compilando una multa per un divieto di sosta. La vita continuava come se niente fosse cambiato, di fatto, rendendo quegli attimi ancora più irreali.
    Dawn si staccò dal vetro e fece qualche passo in avanti, ma le gambe non la ressero. La ragazzina dovette appoggiarsi al muro per non cadere.
    Gli occhi le bruciarono di nuovo, tentando di far fuoriuscire le lacrime che cercava disperatamente di ricacciare indietro.
    “Neanche te sei reale, come tutto questo!”
    Buffy non voleva farle del male, era solo sconvolta. Dawn cercava di convincersene.
    Guardò in basso al braccio che le aveva strattonato.
    “E’ successo di nuovo... mia sorella sta impazzendo... Spike, ti prego... aiutala... che qualcuno la aiuti...”

    ***

    Buffy respirava a fatica, tenendosi la mano destra contro il petto. Diede un’occhiata al coltello insanguinato giacente sul tavolo, prima di lasciarsi cadere a terra e osservare il sangue che iniziava a raggrumarsi in una pozzanghera sul pavimento.
    Il taglio sul polso le bruciava da morire, ma non importava.
    Sarebbe stato presto libera da tutto...


    Capitolo 22
    Stringimi


    Li avrebbe ammazzati uno ad uno.
    Angel, il bamboccio, quel segaiolo dell’Osservatore... gli avrebbe strappato gli occhi dalle orbite, impiantato paletti nelle orecchie e nello stomaco... giocato un poco con le loro budella... oh, quanto gli mancavano i vecchi tempi! Però la Rossa gli stava simpatica e anche quell’altra strega... e Anya... Loro le avrebbe lasciate stare.
    Li avrebbe uccisi con le proprie mani se si fossero messi in mezzo tra lui e Buffy perché ora la voleva più che mai. Non gli importava che fossero apparentemente così diversi, che la sera precedente avesse evidenziato i loro limiti. Buffy era finita ad ubriacarsi in un angolo per soffocare le proprie sofferenze e lui aveva tentato di vincere qualcosa al gioco per pagare un po’ di debiti, finendo con la solita rissa. Aveva lasciato che quel demone Prio Motu avesse la meglio con lui all’inizio, solo per divertirsi meglio a fargliela pagare dopo. Non c’era niente di meglio che picchiare qualcuno che ti sottovaluta, vedere la sorpresa nei suoi occhi, la delusione per essersi illuso di poterti sconfiggere facilmente... E poi se non riceveva qualche cazzotto non si divertiva. La rissa era come l’amore, dare e ricevere.
    Solo che con Buffy sembrava solo un dare.
    Ma che importava... Aveva passato più di un secolo a dare solamente con Dru! E se mai Buffy avesse ricambiato, se mai l’avesse amato... Cazzo, da quando era diventato così rammollito? Come se avesse passato l’intera esistenza a desiderare di essere amato. Eppure, doveva avere il cervello completamente fuso per ammetterlo così apertamente, essere pronto a pregarla in ginocchio per essere ricambiato.
    Come aveva fatto a ridursi così?
    Il vampiro sospirò e si strofinò le mani sul viso.
    Sperava almeno che l’operazione di Joyce fosse andata a buon fine. Si rifiutava di immaginare come Buffy e Dawn l’avessero presa altrimenti. E, beh, quella sera l’avrebbe scoperto.

    ***

    Buffy si svegliò sul pavimento della cucina. La testa e tutto il corpo le dolevano, come se fosse svenuta o fosse caduta accidentalmente e... poi ricordò. Si guardò velocemente il polso destro e lo trovò intatto.
    Era stato tutto un sogno?
    O Dio...
    Forse lo era stato anche la morte della madre, allora?
    Udì chiudersi la porta di casa e un camminare nel corridoio. Evidentemente era stato l’arrivo di Dawn a svegliarla.
    Fece leva sui polsi e si alzò debolmente, aggrappandosi poi all’isola della cucina per aiutarsi. Dov’era finita tutta la sua forza? Perché continuava a sentirsi annientata?
    Dawn la chiamò un paio di volte con voce tremante per l’agitazione, poi la vide apparire alla soglia con delle carte dell’ospedale in mano. Cristo, allora non era stato tutto un sogno... e lei l’aveva lasciata lì da sola.
    Dio...
    «Buffy...» disse la sorella, poggiando la cartella sul bancone e precipitandosi ad abbracciarla forte.
    Buffy si irrigidì a quel contatto, incapace di rilasciare la tensione.
    Poi il suo corpo iniziò a tremare. Ma i singhiozzi disperati che lo scuotevano non erano i suoi, erano quelli di sua sorella. Lei era come una bambola di pezza, incapace di parlare o di riscuotersi. Era come morta...
    Stava diventando un corpo freddo, come quello di sua madre.
    Ma anche se il proprio tentativo di suicidio era stato un sogno, le sensazioni erano state così reali...
    La voglia di farsi del male, di annientarsi, di soffrire fisicamente per dare sfogo alle sensazioni che non riusciva ad esprimere a parole.
    Dawn sollevò il viso dalla sua spalla e la guardò negli occhi, poi sentì la sua piccola e delicata mano accarezzarle dolcemente una guancia.
    «Non lasciarmi fuori... Ti prego... Lasciati aiutare...»
    Dawn voleva prendersi cura di lei, come avrebbe fatto la madre che avevano appena perso. Forse era più forte di carattere di lei. Chi l’avrebbe detto?
    «Non devi colpevolizzarti... Quello che è accaduto alla mamma non è colpa di nessuno...»
    Ma come poteva non sentirsi colpevole? Per essere un fallimento su tutta la linea, per essere terrorizzata da quello che l’avrebbe aspettata... Per non essere in grado di prendersi cura di se stessa e di sua sorella?
    «Non devi fare tutto da sola. Lasciati aiutare.»
    Forse era quello il punto, forse aveva (e avevano) sempre preteso troppo da lei, aveva tirato la corda così tanto che ora si era spezzata. Forse non si era svuotata delle proprie emozioni, era solamente esausta...
    «Letto...» riuscì finalmente a dire, l’unica parola che sembrò poter venir fuori da lei quel pomeriggio.
    «Sì, ora ti ci accompagno.»
    «No...» Buffy stese il braccio per allontanare la sorella, come a dire che ce l’avrebbe fatta da sola.
    «Okay.» sussurrò Dawn. «Abbiamo qualche ora per riposarci prima che arrivino gli altri.»
    Già, i loro amici. Avrebbe dovuto farsi coraggio davanti a loro per apparire forte come sempre, per non farli preoccupare, per fingere che andava tutto bene. Poi il pensiero volò a Spike, a come avrebbe voluto trovare conforto tra le sue braccia, a come poteva lasciarsi andare con lui senza aver bisogno di fingere. Dio, quanto aveva bisogno di lui in quel momento...

    ***

    «Come ti senti?» le chiese Willow, avvicinandosi.
    La bionda le sorrise tristemente.
    Gli Scoobies erano arrivati nel tardo pomeriggio cercando di far sentire la loro vicinanza, ma Buffy sapeva che qualsiasi cosa avessero detto o fatto non sarebbe servita a nulla, o almeno, non sarebbe servita a cambiare la realtà dei fatti.
    Buffy faticava a trovare la forza, faticava a farsi una ragione di quello che era successo. Nella sua vita aveva affrontato un sacco di demoni e persino diverse apocalissi, ma ora giaceva annientata davanti alla morte di un singolo essere umano.
    Perché?
    Perché proprio sua madre?
    La ragione la spronava a restare lucida, ad essere il punto di riferimento per Dawn - anche se si sentiva così male, anche se non aveva toccato cibo per tutto il giorno e aveva una stretta terribile allo stomaco - ma il senso di fallimento era così devastante che era impossibile darle ascolto.
    «Non so come spiegarlo... Mi sento così persa senza di lei...»
    Dopo aver riposato qualche ora e aver fatto una lunga doccia calda, Buffy si sentiva un po’ meglio e aveva persino mangiato qualcosa. Rivedere la sua migliore amica, inoltre, le stava facendo bene, anche se significava rivivere tutto e dar voce al proprio dolore.
    «Tu e Dawn ne verrete fuori un po’ alla volta. Siete entrambe ragazze molto forti.» La rossa le sorrise incoraggiante.
    Buffy ricambiò debolmente il sorriso. Aveva deciso di mostrarsi forte con tutti loro, ma sapeva che con Willow poteva lasciarsi andare e aveva davvero un gran bisogno di sfogarsi. Quindi, dopo un lungo istante, decise di aprire il suo cuore.
    «E’ stato terribile, Willow. Realizzare all’improvviso che nostra madre non c’era più.» La strega le strinse la mano. «Che era diventata un corpo freddo disteso su un lettino. Che non ci sveglierà più la mattina, per aspettarci poi in cucina con un piatto di frittelle appena fatte. Non ci darà più il bacio sulla fronte prima di uscire di casa, non ci aspetterà più in piedi la notte quando facciamo tardi. Non ascolterà più i nostri sfoghi, non riderà più ai nostri aneddoti divertenti.» Si asciugò una lacrima. «Non potrà mai accompagnare Dawn a scegliere il vestito per il ballo scolastico e nemmeno essere presente al suo diploma. Non ci sarà più con i suoi consigli, i suoi abbracci ed i suoi sorrisi rassicuranti. Non vedrà mai i nostri figli, se mai ne avremo.» Willow la stava abbracciando forte ora. «Dio, provo un tale senso di vuoto all’altezza del cuore, come se qualcuno me ne avesse strappato via un pezzo.»
    «Deve essere orribile.» sussurrò l’amica con voce tremante.
    «Questa mattina mi sentivo così impotente. Stare lì ad aspettare senza poter far nulla. Tutto il mio potere di Cacciatrice non serviva a nulla.»
    «Nemmeno la magia può far nulla davanti alla malattia e alla morte naturale. Certe cose vanno in questo modo e non possiamo farci nulla. Non è colpa di nessuno.» L’amica sciolse l’abbraccio e Buffy seguì il suo sguardo posarsi sulla compagna. «E’ un pezzo che Tara sta parlando con tua sorella.» continuò la Rossa, «Sai, ha perso la madre in tenera età e forse è la persona più adatta a comprendere il vostro stato d’animo.»
    «Dawn è abbastanza grande per capire e per rimboccarsi le maniche, anche se a volte me ne dimentico.» ammise tristemente la Cacciatrice. “Ed abbastanza grande per prendersi cura di me, a quanto pare, invece del contrario” pensò con affetto. Ed era giusto che fosse così, che tra sorelle ci si prendesse cura l’una dell’altra.
    «Se c’è qualcosa che possiamo fare per aiutarvi, se vuoi che restiamo a dormire con voi... devi solo chiedere.» La strega la guardò con apprensione.
    Buffy sussultò. «Non voglio che vi disturbiate troppo per noi.» E se avesse avuto un’altra crisi di panico? «Non occorre, davvero, ma grazie per il pensiero.» le sorrise per tranquillizzarla.

    In casa si era creata un’atmosfera mesta e pesante e Buffy pensò di avere bisogno di un po’ d’aria, perciò raggiunse la finestra della cucina e la aprì del tutto. Dopo essersi riempita i polmoni con aria nuova, si mise a braccia conserte ad osservare il tramonto. Presto sarebbe arrivato Spike – le aveva promesso che sarebbe passato per sapere com’era andata l’operazione di Joyce - e sarebbe stata meglio. Perché a lui non doveva spiegare niente, sapeva che con lui avrebbe potuto solamente abbandonare la testa sulla sua spalla e chiudere gli occhi... E piangere, se lo voleva, oppure baciarlo per non pensare al resto... Dio, perché continuava a dirsi che non poteva fidarsi di lui, che era un mostro, quando non vedeva l’ora di rivederlo?
    Giusto in quel momento suonò il campanello, facendola quasi sobbalzare sul posto. Possibile che fosse già arrivato? Non che per lui fosse una novità, scorrazzare per Sunnydale con una coperta in testa, ma... Buffy si precipitò ansiosa alla porta, spalancandola con un gesto secco.
    «Sp...?»
    Si portò una mano alla bocca.


    TBC

    Edited by kasumi - 30/9/2013, 17:40
     
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  6. kasumi
     
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    Capitolo 23
    Rivali


    Appena Spike fu abbastanza vicino alla casa di Buffy da poterla vedere, la Plymouth di Angel nel vialetto gli fece glaciare il sangue nelle vene.
    «Che diavolo...?»
    Il vampiro si bloccò sul posto, intravedendo Buffy ed Angel abbracciati sotto il portico.
    Allora era così? Aveva passato intere ore a preoccuparsi per lei come un emerito coglione, sperando che un giorno... Fanculo! Aveva sempre saputo che Buffy non sarebbe mai stata sua, ma vedere l’evidenza di ciò con i propri occhi faceva male lo stesso.
    Avrebbe fatto di tutto per averla, di tutto, persino diventare buono, ma bastava che Mister Depressione Capello Perfetto tornasse da Los Angeles per farla cadere tra le sue braccia. Quella vista gli faceva venir voglia di spaccare tutto, di girare i tacchi e andarsene per sempre da Sunnydale... Eppure, non era mai stato il tipo da rinunciare facilmente a qualcosa.
    Si nascose dietro una siepe e si accese la prima di molte sigarette, cercando di resistere alla tentazione di andare a spaccare la faccia del vampiro moro.

    ***

    Angel la stava guardando con un’espressione indecifrabile, a metà strada tra la gioia nel rivederla ed il dispiacere per la notizia che aveva appena appreso e che era il motivo per cui si trovava lì. Appena Buffy l’aveva visto si era subito irrigidita, sorpresa per la sua visita, ma quando lui aveva rotto il ghiaccio e le aveva gettato le braccia al collo, le era venuto naturale lasciarsi andare. Le sue braccia non erano esattamente quelle tra cui aveva pensato di farlo quella sera, ma in quel momento aveva solo una gran voglia di piangere...

    «Mi dispiace per tua madre.» Le disse accarezzandole i capelli.
    Il tono così dolce e gentile del vampiro la commosse. «Mi dispiace di aver inzuppato la tua camicia...»
    E che camicia. Buffy si staccò da lui per asciugarsi le lacrime con mani poco ferme, poi indietreggiò di qualche passo per guardarlo meglio.
    «Come sei cambiato... » osservò, «Tutto impacchettato in questo nuovo completo costoso ed elegante. Faccio quasi fatica a riconoscerti.»
    Gli sorrise. Ora che dirigeva un’agenzia investigativa sembrava molto più sicuro di sé.
    Per un attimo si chiese chi l’avesse informato di quello che era successo… ma poi pensò che era talmente a pezzi e che lui aveva lasciato i suoi impegni apposta per lei, che non le importava davvero saperlo.
    «Mi fa piacere rivederti.» Gli disse con sincerità, alzando lo sguardo e incontrando i suoi profondi occhi scuri. Erano tristi e pieni di rimpianti come ogni volta che si erano rivisti dopo che l’aveva lasciata. Rivederlo era bello e strano allo stesso tempo, a causa delle cose che erano rimaste in sospeso tra loro.
    «Sì, ma certe cose sembrano non cambiare mai...» Le disse con uno strano sorriso triste.
    Buffy pensò si riferisse all’affetto che continuavano a provare l’uno per l’altro, sebbene le loro strade si fossero ormai divise da qualche anno, invece lui la sorprese.
    «Tu… continui a frequentare la mia razza.» le disse, «Non ho potuto fare a meno di sentire l’odore di Spike su di te.»
    Buffy si irrigidì immediatamente. Era così evidente quello che c’era tra lei ed il vampiro biondo? Aveva forse il suo marchio addosso? E comunque, che c’entrava adesso? Cosa gliene importava? Al pensiero che Angel potesse giudicarla per le sue scelte si sentì montare addosso una rabbia improvvisa.
    «Beh, credo tu abbia perso il diritto di farti gli affari miei nel secondo in cui mi hai piantato!»
    Angel la guardò ferito. «Dio, Buffy, come puoi dire questo? E come puoi pensare che... Accidenti, Spike non ha un’anima! Lo capisci?»
    «Con che coraggio vieni a fare il moralista con me, con quello che ti sei lasciato alle spalle? Hai persino cercato di uccidermi! Per non parlare di quello che hai fatto per secoli prima di essere maledetto!»
    «Ma allora non avevo un’anima, non capisci?! Non avevo un’anima proprio come lui!»
    Buffy incrociò le braccia al petto. «Capisco solo che a te è servita un’anima per diventare buono e per amarmi e che a lui invece-»
    «Tsk! Come se Spike fosse capace di-»
    «Oh, avanti! Dillo che per te è uno smacco! Perché è la seconda volta che William ti porta via una donna! Come se fosse solo una stupida gara tra di voi!»
    Buffy non lo pensava veramente, non pensava di essere solo un trofeo per Spike, ma provò una gran soddisfazione a gettarglielo in faccia.
    «Spike ti sta solo usando, porca miseria! Lui non è capace di amare. Sta solo approfittando del tuo momento debole per portarti a letto!»
    La ragazza ringhiò per la frustrazione. Prima che potesse controbattere, però, il portone di casa si aprì, lasciando uscire la testa di Dawn.
    «Buffy, per favore, puoi... » disse, senza nemmeno un saluto verso Angel.
    «Torno subito.» tagliò corto Buffy, raggiungendo la sorella in un lampo. Prima di sparire all’interno, fece in tempo a vedere lo sguardo tirato del vampiro.

    ***

    Era difficile salutare Angel come se niente fosse, con le urla che aveva udito persino dall’interno, perciò Dawn aveva deciso di non badarlo completamente.
    «Janice ha telefonato e, d’accordo con i suoi genitori, si è offerta di ospitarmi a casa sua per la notte.» Disse con gli occhi bassi, prima di alzarli titubante. «Però pensavo di rifiutare.»
    Buffy la guardò sorpresa. «Io... Non voglio impedirti di andare...»
    Perché le stava dando il suo permesso? Si sentiva in colpa per aver agito così stranamente all’ospedale? Ma Dawn non voleva lasciarla da sola, non dopo aver visto come i suoi nervi potevano cedere facilmente. Non voleva facesse qualcosa di sconsiderato.
    «Credo tu abbia bisogno che qualcuno stia con te.» Le disse. Che fosse Willow, Spike, Tara o lei, non le importava. Bastava che non restasse da sola.

    Buffy non voleva restare da sola quella sera, ma temeva di ferire la sorella in un nuovo attacco di panico, o chiunque fosse rimasto con lei. Se ripensava a quello che era accaduto, a come l’aveva strattonata e a come aveva agognato la fine... Le sembrava di rivedere quelle gesta in un film, come se fossero quelle di un’altra persona. Ed era quest’astrazione che le dava la forza di rifiutare un aiuto, la sensazione che non fosse stata lei a comportarsi così, che non fosse stata pienamente se stessa. Ma la verità era che dopo l’incantesimo di Willow, Buffy non era mai più stata se stessa.
    «Non voglio che tu ti senta obbligata a-»
    «No!» la corresse Dawn, «Non lo faccio perché sento un obbligo nei tuoi confronti! Lo faccio perché ti voglio bene, perché sono preoccupata per te.»
    Ma lei doveva essere forte, dannazione, doveva essere forte per sua sorella!
    «Non voglio che tu... rinunci alla tua vita per...» disse, indecisa su come finire la frase, ma Dawn sembrò capire lo stesso.
    «Una serata non farà la differenza. Hai passato la vita ad occuparti degli altri, a salvare le loro vite a discapito della tua. Lascia che questa volta sia io a prendermi cura di te.»
    Dawn le prese le mani tra le sue e Buffy sorrise debolmente.
    «Okay.»
    «E ora va a mandare a quel paese quell’idiota!»
    Buffy soffocò una risata. «Chi dei due?»
    «Oh, avanti! Cos’è venuto a fare qui, Angel? E’ venuto per aiutarti o a peggiorare le cose?» La sorella aveva puntato le braccia sui fianchi, in un modo che ricordava la propria posa da Cacciatrice. «E’ venuto per rivangare il passato e farti del male o per dire la sua nei tuoi affari personali?»
    Buffy scoppiò in una piccola risata isterica.
    «Beh, io voto per Spike.» Concluse Dawn, prima di scomparire nel soggiorno.

    ***

    Nel frattempo, Giles si era allontanato dalla finestra e aveva incontrato lo sguardo severo di Willow.
    «Non avrei mai pensato che Xander-»
    «No, sono stato io a chiamarlo.» la interruppe, quindi vide gli occhi della strega spalancarsi.
    «E’ stato lei a... ? Non ci posso credere! Perché? Perché continua ad intromettersi nelle sue scelte?»
    Porca miseria, Willow! Quand’è che capirai che i demoni sono pericolosi? Quanti morsi sul collo ti dovranno ancora dare, quante delusioni dovrai ancora ricevere? Angel è sempre stato un’influenza negativa per Buffy, ma almeno ha capito qual è il suo bene! Ha capito che doveva andarsene, ed è d’accordo con me sul fatto che Spike deve stare lontano da lei!
    Giles avrebbe voluto urlarle tutto questo, ma il suo autocontrollo inglese gli impedì di farlo.
    «Perché Buffy sembra non capire da sola qual è il suo bene.» disse solamente, la voce più tesa che mai.
    «Ma Buffy non è più una bambina!» ribattè Willow, «Ha tutto il diritto di fare le sue scelte di vita!»
    «E io dovrei lasciare che si condanni da sola, allora? Lasciare che getti la sua vita nell’immondizia? Santo Iddio, voglio solo assicurarmi il suo bene. Voglio che rifletta sul fatto che Angel ha un’anima e Spike non ce l’ha. E se Angel l’ha fatta soffrire così tanto con un’anima, figuriamoci cosa può farle Spike.»
    «Sono sicura che ci abbia già riflettuto abbastanza.»
    «Ma Spike non la merita, dannazione.» ribatté l’uomo.
    «Ascolti,» disse la rossa, «Angel è stato una persona molto importante per Buffy ed era giusto avvisarlo, ma-»
    «Che razza di futuro pensi che avranno?»
    «Anch’io nutro dei dubbi nei confronti di Spike, per la miseria, ma il nostro compito di amici non è quello di giudicare! E’ di sostenerla e darle consigli, non dirle quello che deve fare. E sono stufa di vedervi fare tutto questo; lei, Angel e persino Xander. Dovete imparare a rispettare le sue scelte.»
    La rossa sostenne senza timore lo sguardo dell’uomo.

    ***

    «Non hai ancora finito quel fottuto pacchetto di sigarette?» Angel sbuffò e si mise le mani sui fianchi. «Potrei sentire il tuo odore a un chilometro di distanza!»
    Una sagoma scura emerse dalla siepe ad una cinquantina di metri da lui ed iniziò ad avvicinarsi.
    «E’ da un pezzo che stai fumando come un turco lì dietro, nascosto come un cretino. E poi, non lo sai che origliare non è buona educazione?»
    Il biondo serrò la mascella e si fermò a un passo dal suo GranSire. «Allora l’hai fatto apposta a stringerla davanti ai miei occhi per tutto il tempo! Sapevi che vi stavo guardando.» Lo afferrò per la giacca e lo strattonò minaccioso. «Sei proprio uno stronzo!»
    Spike non vedeva l’ora che Angel tornasse a Sunnydale. Chissà che faccia avrebbe fatto quando avrebbe scoperto che si gingillava con il suo ex grande amore?
    «Sei tu lo stronzo! Stai approfittando del suo momento di debolezza per portartela a letto!»
    Oh, allora l’aveva già saputo, o forse l’aveva solo annusato su di lei. Ma il come non importava a Spike, che lasciò la presa soddisfatto.
    «Già, ma almeno io non l’ho piantata come un coglione il giorno dopo! Almeno io le sto vicino!»
    «Certo, le stai vicino solo per poterle abbassare di nuovo le mutandine!»
    Il vampiro biondo ridacchiò. «Pensa pure quello che ti pare, Angel, ma intanto non sei tu quello a poterlo fare!»
    «E tu dì pure le tue preghiere, se ti ricordi ancora come si fa. E’ talmente traumatizzata per la morte della madre che non farà caso al tuo occhio nero!»
    «Ah sì? Fatti sotto, pezzo di- Uh?» Un lampo attraversò gli occhi del biondo. «Che hai detto?» Lo fissò incredulo.
    «Che non farà caso al tuo-»
    «No, non quella parte, idiota! La parte su Joyce! Joyce è morta?!»
    Questa volta fu Angel a sogghignare. «Oh, non lo sapevi? Non te l’aveva ancora detto? Sembra che dopotutto tu non sia la prima persona che abbia informato...»
    Spike distolse lo sguardo per nascondere le proprie emozioni... Cazzo! Joyce era morta?! E perché non gliel’aveva ancora detto? Perché aveva preferito informare prima Angel?! La rabbia gli montò dentro tutta su una volta, ma il dispiacere per Joyce e la preoccupazione per Buffy erano troppo grandi per permetterle di fuoriuscire.
    «Stai zitto, Angel, tu non sai cosa c’è tra noi...» disse quasi con voce spezzata.
    Il moro lo guardò incredulo per un attimo, poi sembrò riguadagnare il sarcasmo. «Oh avanti, ora stai esagerando! Finiscila con questa recita!»
    Spike allora lo guardò negli occhi, i propri lucidi e pieni d’orgoglio, quelli del moro stretti e pungenti, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, o anche solo immaginare come ribattere a quelle provocazioni senza scoprire troppo i propri sentimenti, il portone di casa Summers si aprì dietro di loro.
     
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  7. GabrydiSpike
     
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    KASUMIIIIIII!!!!!
    Dov'è il resto?!?!?!? Voglio vedere Buffy spedire a quel paese Angel!!!
     
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  8. kasumi
     
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    Con la revisione ho tolto i capitoli che avevo già pubblicato, visto che sto facendo diverse modifiche.
    Cmq la departure di Angel non cambia :D
    A presto!

    :wub: :wub:
     
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  9. GabrydiSpike
     
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    ok, scherzi?!? io corro credendo che ci sia un nuovo post e tu commenti soltanto? Ti avverto, stai giocando col fuoco! Non mi ricordo se avevo letto tutta la tua storia xcio nn mi ricordo cosa accade quindi... SPICCIATI A POSTARE!!! Se hai bisogno di una beta mi offro disponibilissima, visto anche che, a quanto pare, avrò molto più tempo libero! Basta che posti!!!
     
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  10. kasumi
     
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    Ecco^^

    Capitolo 24
    Cercando conforto



    NdA per chi ha già letto la prima versione: come per gli altri capitoli, vi consiglio di rileggere tutto perché ho fatto diverse modifiche.

    Le ginocchia di Buffy rischiarono di cedere all’improvviso quando la visione dei due vampiri più importanti della sua vita si stagliò di fronte a sé. Non poteva negare di essere ancora arrabbiata con Angel, eppure si sentiva anche maledettamente in colpa. Il moro era riuscito a far leva sul suo senso morale e sulle sue responsabilità di Cacciatrice ed era riuscito a risollevare i dubbi sulla propria condotta e su quello che era successo con Spike, sulla sua anima e tutto il resto che lo riguardava... Eppure, appena aveva posato gli occhi su quest’ultimo e aveva incontrato il suo sguardo sconvolto, aveva capito che aveva saputo e che il peso di quella rivelazione lo stava schiacciando come stava accadendo con lei. Quindi, tutta la rabbia era svanita di colpo per essere sostituita da uno strano calore. Un calore che si stava diffondendo in tutto il suo corpo e che avrebbe tanto voluto fargli sentire, gettandosi tra le sue braccia e posandogli una mano sul suo cuore dicendo ‘lo senti anche tu?’, perché lei sentiva, sentiva per la prima volta dopo tanto tempo, dopo tanta tristezza, tanta amarezza e dolore, finalmente poteva guardare una persona negli occhi e sentire, mentre le mura che aveva costruito diligentemente attorno al suo cuore, rifiuto dopo rifiuto, perdita dopo perdita, finivano di crollare sotto l’amore di Spike. Amore che all’inizio l’aveva travolta con la sua irruenza, che l’aveva sconcertata, ma che ora era tutto lì, sincero e implorante, nei suoi occhi lucidi di zaffiro, nell’espressione preoccupata del suo viso, nelle movenze indecise del suo corpo, nelle sue mani tremanti...

    La vista di Buffy fu come uno schiaffo sul viso, come se la notizia della scomparsa di Joyce non fosse già stata abbastanza sconvolgente. Angel dovette sbattere più volta le ciglia per assicurarsi che la scena davanti a sé fosse reale, che quegli sguardi così carichi di affetto e comprensione non fossero uno sgradevole gioco della fantasia. Spike giaceva davanti a lui immobile, gli occhi incatenati a quelli di Buffy, ed era di nuovo William, quel poeta sentimentale che aveva creduto di aver seppellito tanto tempo fa, non lo Spike dei nostri giorni, non il mostro che aveva creato.
    William in tutta la sua vulnerabilità e innato bisogno d’amore, colmo di quei sentimenti che credeva di avergli fatto sputare a sangue mentre lo picchiava ripetutamente o si fotteva quello che era stato l’amore della sua vita davanti ai suoi occhi, cercando di cancellare ogni traccia di quell’innocenza e purezza d’animo che lo contraddistingueva.
    Spike l’amava davvero quindi e lui non poteva farci nulla, a meno di non far rinsavire la ragazza con un ultimo disperato tentativo.

    «Non guardarci così, non lo stavo mica per baciare.»
    Buffy strabuzzò gli occhi, riscuotendosi a malincuore da quell’incanto. Il tentativo di Angel di alleggerire l’atmosfera l’avrebbe fatta sorridere, se solo fossero stati in un’altra situazione. Ma ora sembrava tutto così surreale e poi, l’idea di Angel e Spike che si baciavano, argh, totalmente fuori luogo. Si voltò quindi verso Spike, che sembrava aver perso la lingua. Lo vide stringere gli occhi e serrare la mascella.
    «Hai ragione, ci sono troppi galli in questo pollaio.»
    La voce del biondo era così carica d’odio, gelosia e delusione, che Buffy temette non avrebbe portato nulla di buono. Si chiese fino a che punto si spingesse il suo odio per Angel.
    «Spike…» pronunciò in un sussurro.
    «Non vi preoccupate, rimedio subito» disse lui, lanciando al moro uno sguardo pieno d’astio e voltando le spalle ad entrambi. Non ebbe nemmeno il coraggio di guardarla.
    «Aspetta!» gridò lei, «Dove stai andando?»
    «Non mi piacciono le cose a tre, a meno che non siano ragazza-ragazzo-ragazza, perciò...» mostrò la mano sopra la spalla e ondulò tre dita alzate.
    La ragazza sospirò di sollievo per aver evitato una scenata imbarazzante -o peggio ancora uno scambio ‘amichevole’ di pugni-, poi guardò Angel in piena ‘modalità Cacciatrice’: braccia incrociate davanti al petto e cipiglio assassino.
    Il moro attese che il rivale si fosse allontanato prima di parlare. «Spike non è mai stato bravo nei rapporti umani, non sa comportarsi. I tuoi amici sono le persone più adatte a starti vicino in questo momento.» La guardò dolcemente, prima di finire con uno stizzito «Vorrei proprio capire che cosa ci trovi in lui…»
    ‘E’ per come mi guarda, per come mi fa sentire...’ avrebbe voluto dirgli, ma poi ricordò che non gli doveva nessuna spiegazione.
    «Forse non si tratta di amore, forse Spike non è capace di amare come sostieni», disse infastidita, sapendo vero il contrario ma volendo provare il suo punto «ma questo non toglie che nessuno ha chiesto il tuo parere! E se sei venuto qui solo per... beh, puoi anche andartene!»
    Il vampiro la guardò talmente confuso e sorpreso che Buffy si sentì un po’ in colpa. Non era da lei aggredirlo così, soprattutto dopo averlo abbracciato, ma era talmente stanca della gente che decideva cos’era meglio per lei e che giudicava senza sapere...
    «Angel, quello che c’è stato tra noi è stato molto intenso e nessuno potrà mai cancellarlo, ma è ora passato e siamo entrambi cambiati. In questo momento ho bisogno di Spike e non m’importa se non capisci o se non approvi. Ti chiedo solo di...» esitò per fargli registrare le informazioni. «Beh, non voglio trattenerti oltre, so che hai molto da fare a Los Angeles.»
    L’invito era chiaro. Angel ingoiò il boccone amaro e digrignò i denti, avviandosi furioso verso l’auto.

    Bene, aveva fatto scappare l’ex fidanzato e quello attuale in soli dieci minuti, roba da guinness dei primati. Buffy chiuse la porta di casa dietro di sé ed esalò un lungo respiro.
    «Com’è…»
    «Non chiedere!»
    Willow si bloccò a metà strada nel corridoio e la guardò mentre si precipitava in cucina.
    «Che succede?» chiese Xander, intercettando la scena. La rossa agitò la mano indicandogli di lasciar perdere, poi si avviò titubante nell’altra stanza.
    «Buffy?» le chiese, guardandola ingurgitare avidamente un bicchiere d’acqua.
    L’amica posò il bicchiere sull’isola della cucina e si asciugò le labbra con il dorso della mano. «Sono solo stanca. Vi ringrazio per essere venuti ma ora ho davvero bisogno di restare un po’ da sola. E’ stata una lunga giornata orribile.»
    «Ma certo,» Willow si avvicinò per abbracciarla e Buffy sentì le lacrime pungerle nuovamente gli occhi.
    «Ce la caveremo.» le disse, sforzandosi di sorridere.

    Quando il giro di saluti e sguardi comprensivi fu terminato, la ragazza collassò sul divano.
    «Ehi.» le disse Dawn, sedendosi al suo fianco. «Come ti senti?»
    Buffy non rispose. Le avevano fatto quella domanda tipo cento volte nel pomeriggio ed era davvero stanca di dover cercare una risposta soddisfacente. Voleva solo avere del tempo per se stessa, per metabolizzare quello che era accaduto, senza imbattersi negli sguardi sofferenti degli amici.
    Dio, persino Anya sembrava a pezzi. Giles l’aveva abbracciata stretta e per un attimo aveva finto che fosse il suo vero padre, qualcuno che avrebbe subito preso le redini della famiglia al posto di Joyce, sollevandola dal carico di nuove responsabilità che l’attendeva.
    Avrebbe davvero voluto che Giles facesse parte della famiglia, che avesse legato con sua madre e avesse loro dato l’affetto che il suo vero padre Hank gli aveva negato... l’avrebbe voluto con tutto il cuore, ma Rupert non aveva potuto.
    Prese la mano di Dawn e la strinse con affetto.

    ***

    Il peso di tutto quello che era successo non permetteva a Buffy di dormire. La scomparsa della madre, il desiderio di farsi del male, Angel, Spike che se n’era andato senza confortarla... e gli sguardi gravi degli amici e di Dawn che le impedivano di fingere che fosse accaduto tutto nella propria testa in un orribile incubo.
    Perché si sentiva così a pezzi? Era sempre stata la più forte del gruppo, aveva sempre affrontato le situazioni di petto, ma da quando Willow le aveva fatto quell’incantesimo era stata preda di sbalzi d’umore sempre più frequenti. A volte una rabbia incontrollabile la assaliva, spingendola a sfogarsi con quel che le capitava sotto mano. Più di una volta aveva spaccato qualche lapide a mani nude, per la disperazione del malcapitato che ci riposava sotto, aveva camminato per ore alla ricerca di un po’ di pace. E quella sera la sensazione sembrava raddoppiata.
    Non sapeva darle un nome, non sapeva come descriverla. Nervosismo? Ansia? Rabbia? Sapeva solo che era un desiderio intenso, anzi, un bisogno di violenza, come quando andava a cacciare per sfogarsi. Si era alzata per bere un bicchiere d’acqua al bagno ma la vista del proprio riflesso esausto sullo specchio aveva risvegliato quella rabbia d’improvviso. Ritraendo il proprio pugno dalla lastra frantumata, si ritrovò a fissare la propria nocca per alcuni momenti.
    «Buffy! Cos’è stato?» Dawn era balzata fuori dal letto. «Che cos’è successo?»
    La ragazzina osservò i vetri caduti sul lavandino e la mano ferita, ma quando fece per toccarla lei si tirò indietro.
    «No... Stammi lontano.» sussurrò. «Devo andarmene di qui, prima di farti ancora del male.» o di farne a sé stessa, aggiunse mentalmente. Lì fuori ci sarà sicuramente qualche demone da prendere a calci o qualche vampiro con cui sfogarmi.
    «No! Ho scelto di restare a casa per aiutarti.» la voce di Dawn era ferma, ma la determinazione di Buffy lo era di più.
    «Lasciami andare...» E con quelle parole la Cacciatrice percorse le scale e fuggì via tra le braccia della notte.

    ***

    Buffy non seppe per quanto tempo aveva girato a vuoto per le strade di Sunnydale prima di scovare quel gruppetto di demoni-rettili con cui sfogare la propria frustrazione. Minuti, secondi, ed erano diventati poltiglia sotto i propri pugni, accasciandosi tra la polvere di quella casa abbandonata.
    Pensando amaramente di non avergli dato il tempo di giustificarsi, di verificare se stavano facendo davvero qualcosa di male, si chiese da quando aveva iniziato a farsi questi scrupoli. Da quando aveva iniziato a dubitare della malvagità di un demone. Sembrava proprio che Spike avesse capovolto la sua visione del mondo, confondendola e riempiendola di dubbi. Ma il suo sangue stava urlando di uccidere, di sfogare quel fiume di emozioni che fremeva dentro di sé, di rompere quel muro di autocontrollo che si era imposta quel pomeriggio.
    Ma non bastava, non bastava mai, il suo corpo urlava il desiderio di uccidere, di sbattere i pugni su qualche mascella, lanciare i calci su qualche stomaco, togliere la vita a qualche creatura del male che non la meritava quando sua madre, che era stata una donna così buona e gentile per tutta la vita, aveva perso il diritto di averla.
    Fracassare qualche osso la faceva stare meglio solo per alcuni secondi, prima che ricominciasse quel desiderio di violenza, quel bisogno di morte, come se della morte non si potesse mai stancare, come se in tutti quegli anni fosse diventata sua amica e l’avesse capito solo ora... Amica e amante, nelle serate più buie della sua esistenza, alla ricerca di conforto tra le braccia di una delle creature che avrebbe dovuto uccidere... prima Angel, poi Spike... come se tutta la sua vita girasse attorno ai vampiri, nel bene e nel male. E porca miseria, aveva un disperato bisogno di Spike. Forse lui avrebbe capito, forse avrebbe saputo come aiutarla, avrebbe calmato il tumulto che sentiva dentro di sé in un modo o nell’altro...

    Spike si svegliò con la sensazione di qualcosa di caldo sopra il suo inguine, qualcosa di piacevolmente caldo e accogliente, ora umido e soffice, poi stretto e avvolgente e... dannato inferno! Gli occhi si spalancarono in un lampo di realizzazione mentre la bocca si apriva per dar voce all’estasi, allo sbigottimento, a tutto l’amore e la reverenza che lo avvolsero in quel momento, concentrati in quello che era iniziato come un mugolio soffocato e si era evoluto in un sibilo, con l’aria risucchiata tra i denti, le mani che si sollevavano lentamente ai lati del corpo per accarezzare la chioma bionda fluttuante sopra di sé, infilando le dita tra quelle ciocche baciate dal sole, mentre Buffy, ovvero la bocca di Buffy, stava...


    (e ora Gabry mi odierà per il cliffhanger :DD)
     
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  11. piccola06
     
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    Nooooooooooooooooo, non puoi fermarti cosìììììììììì!!!!!! :rage: :rage: :rage: :cant: :cant: :cant:
     
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  12. kasumi
     
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    Ahahah! Va bene, va bene, ho appena finito di finalizzare il cap 25 quindi ve lo posto XD


    Capitolo 25
    Justine



    «Qual buon vento?» chiese ironico, guardandola attraverso le ciglia socchiuse. «Non che mi stia lamentando qua sotto ma, a quest’ora ti credevo tra le braccia del bel tenebroso.»
    Buffy alzò il viso e lasciò andare la sua asta, continuando a massaggiarla con le mani.
    «Okay, fai come se non ti avessi detto niente,» ritrattò Spike, «pensare ad Angel in questo momento non è una buona idea.»
    «Avevo bisogno di un conforto e lui era là, davanti a me. Serve che ti dica che avrei preferito te al suo posto?»
    «Sì, cazzo!» le disse, «Non mi stancherei mai di sentirtelo dire.»
    «E allora perché non sei rimasto quando te l’ho chiesto?»
    Le sue mani si fermarono solo per puntarsi sul letto mentre si sistemava a cavalcioni sopra di lui. Entrambi trattennero il respiro mentre scivolava sulla sua asta.
    «Perché... Mmhh... Non avevo voglia di sopportare gli sguardi di disprezzo dei coglioni dei tuoi amici.»
    Buffy alzò le sopracciglia. «Forse ti disprezzano perché ti comporti sempre da stronzo?»
    Gli occhi di Spike si allargarono. «Che significa?»
    «Significa che fino a che continuerai a fare lo stronzo e l’asociale non potranno mai accettarti.»
    «Chi se ne frega, non ho bisogno di essere acc-»
    «Ma io sì!»
    Il vampiro la guardò esterrefatto.
    «Non voglio sentirmi giudicata per quello che stiamo facendo.» continuò.
    «E allora fregatene del loro giudizio, come faccio io. E, tanto per sapere, cos’è che stiamo facendo?» Le sorrise languido.
    «Stiamo scopando?»
    «Uh?» Piegò la testa di lato.
    «Sto rivalutando la tua proposta, quella del frequentarsi senza impegno.»
    Spike si rilassò leggermente e sorrise. «Sapevo che prima o poi...»
    «Non gongolarti troppo per questo.»
    Gli mise due dita sulle labbra per indicargli di tacere e lui le prese in bocca senza esitazione. Quando iniziò a succhiarle e a mordicchiarle, Buffy emise un gemito e aumentò il ritmo delle sue oscillazioni, che aveva tenuto lento mentre parlavano.
    Spike dubitava che l’avrebbe mai amato, o che avrebbe provato per lui qualcosa di simile a quello che aveva provato per Angel, ma non gli importava. Non fino a quando poteva averla.
    Quando lei si strinse ritmicamente attorno a lui e poi si lasciò andare sul suo petto, la strinse a sé e le baciò la fronte.
    «Forse non puoi capire cosa provo quando sono con te, ma sai una cosa?» le sussurrò contro l’orecchio. «Quando ho saputo quello che era successo non riuscivo a pensare a nient’altro che a te e a come ti potevi sentire, a quanto volevo stringerti tra le braccia e cercare di rassicurarti, starti accanto come potevo...» La sentì irrigidirsi leggermente. «Buffy... Io...»
    Voleva dirle “credo di amarti”, ma le parole gli morirono in gola.
    Il suo udito percepì i battiti del suo cuore aumentare, sebbene ancora alti per i postumi del piacere, poi lei ricambiò semplicemente la sua stretta e Spike seppe che non serviva dirlo: l’aveva già capito.
    «Mi dispiace per aver approfittato di te all’inizio. Solo ora mi rendo conto di quanto posso averti ferito, di quanto non avevi bisogno di ulterio-»
    Buffy si mosse sopra di lui e lo baciò dolcemente. «Non dire altro,» disse, accarezzandolo in una maniera che rasentava la tenerezza. Spike si sentì riempire di un calore improvviso. Magari non lo amava, ma vedeva e accettava il suo amore e questo gli bastava.

    ***

    «Guardate quanto ci siete costati, razza di deficienti!»
    Nella stessa notte, in un altro posto, un gruppo di uomini si era riunito nel sotterraneo di una villa lussuosa. Un piccolo uomo calvo stava agitando una parcella dello studio legale Wolfram & Hart davanti a cinque persone in completo costoso.
    «Calmati vecchio mio, che ti sale la pressione.» Rispose un uomo seduto al tavolo, accarezzandosi la barba grigia. Portava i capelli leggermente lunghi e sembrava sulla cinquantina «Quando avremo realizzato il nostro piano avrai tanti di quei soldi che non saprai che fartene. Potresti anche usarli per accendere i tuoi merdosi sigari.»
    «O per pulirti il culo.» Aggiunse una donna dai capelli rossi e lisci che le arrivavano all’altezza delle spalle.
    «Signor Holtz, il vostro fantastico piano è quasi saltato per colpa di questi idioti che si sono fatti arrestare!»
    «Non ti preoccupare.» Aggiunse pacato l’uomo con barba. «Il Consiglio avrà anche recuperato il manufatto egizio che ci serviva, ma non ha la minima idea del modo con cui lo stiamo per attaccare.»
    La rossa si avvicinò all’uomo che aveva parlato. «Non vedo l’ora di trovarmi a faccia a faccia con la Cacciatrice.»
    «Tutti noi non vediamo l’ora di metterglielo in quel posto.» Rispose lui.
    La donna alzò le sopracciglia, chiedendosi quanto il senso di quella frase fosse figurato. «Cos’avranno mai di speciale queste Cacciatrici?»
    L’uomo strinse gli occhi e la fissò. «I poteri di un demone. Ma tolti quelli, scommetto che sono semplici donne come le altre.»
    Lei fece un’espressione poco convinta. «Sono senz’altro donne caparbie e sicure di sé. Non penso siano delle donne comuni.»
    Più restava a contatto con quel branco di teste esaltate e più faticava a sopportare la loro misoginia. Ma del resto, non mancava molto per ottenere quello che le avevano promesso. Doveva solo pazientare un altro po’.
    «Justine, mi chiedo perché prendi le difese del tuo nemico.»
    «Sono pur sempre una donna.» rispose, pensando con rammarico che l’uomo lo dimenticasse troppo spesso.
    «Già, e solo una donna può assolvere il compito che ti è stato dato.»
    Justine fece una smorfia. Sapeva benissimo che era l’unico scopo per cui Holtz l’aveva reclutata ed allenata per mesi e che per lo stesso motivo era l’unica donna accettata nel gruppo.
    «Quando procediamo?» Chiese impaziente il piccolo uomo calvo.
    «Molto presto,» disse Holtz. «A quei piccoli idioti piace giocare con la magia e ci hanno risparmiato la fatica di risvegliare il demone, ma in questo modo lo stanno rendendo incontrollabile. Ancora qualche giorno e saremo in grado di procedere con il piano prestabilito.»
    «E l’esercito di demoni che avevamo raccolto?»
    Holz ondeggiò la mano. «E’ andato perduto completamente e non abbiamo il tempo di ricostruirlo. Però se tutto procede come previsto non ne avremo alcun bisogno.»
    Justine sorrise tra sé. Se quello che si diceva era vero, i poteri del demone distruttore valevano molto di più di un fottuto esercito! Finita la riunione, si avviò verso la sua stanza. Presto avrebbe avuto la ricompensa che aveva tanto agognato e che avrebbe cambiato la propria esistenza.

    ***

    «Cosa te ne pare di come ho sistemato il nostro nido d’amore?»
    Buffy si voltò per osservare la testa leggermente inclinata del vampiro e la sua espressione che tradiva un po’ d’ansia.
    «Il divano può andare.» Disse solamente. Non le importava molto dell’arredamento di quel buco, fintanto che il letto era comodo e le lenzuola pulite, anche se i nuovi tappeti con cui aveva ricoperto il pavimento lo rendevano senz’altro più accogliente.
    «I tappeti mi piacciono.» Aggiunse, decidendo di farglielo sapere. Ma quando Spike le sorrise, si voltò subito per non fargli notare il proprio imbarazzo. Da quando il sorriso di Spike la faceva arrossire, comunque? Da quando si era aperto con lei e le aveva confessato i propri sentimenti? E perché tutto d’un tratto il suo sorriso le sembrava così caldo e dolce?
    Decisa a togliersi quell’immagine del vampiro dalla testa, percorse gli ultimi passi che la separavano dal frigo. Dopo una breve perlustrazione del suo contenuto ne estrasse una birra.
    «Mmhh... Fai come se fossi a casa tua.» le disse languido. Perché ogni cosa che fuoriusciva da quella bocca doveva sembrare così sexy? «Anche se preferirei prendessi un’altra mia cosa tra le labbra in questo momento...»
    Diamine! Buffy tossì un paio di volte, allontanando la bottiglia dalla bocca. Spike si alzò dal letto e prese ad avvicinarsi lentamente.
    «Non so se mi sono spiegato,» disse ad un passo da lei, prendendole la mano libera e posandogliela sopra il proprio sesso.
    «Credevo di avere già dato per oggi.» Gli disse, sostenendo il suo sguardo.
    «Oh tesoro, la vista delle tue labbra avvinghiate al mio affare è una cosa di cui non mi potrei mai stancare.»
    «Magari più tardi,» gli concesse, asciugandosi le labbra con il dorso della mano.
    «Vieni qui,» le disse, lasciandole l’altra mano e avvicinandola maggiormente a sé, facendo scivolare una mano lungo la schiena e l’altra sulla nuca, catturandole poi le labbra in un bacio passionale.
    Ecco, decisamente qualcosa di cui lei non si sarebbe mai stancata. Dei suoi baci, del modo in cui le sue mani potevano lavorare il suo corpo, del suo profumo, delle sue labbra sul collo...
    «Lascia che sia io a prendere qualcosa da te, allora.»
    «Aahhh...»
    Il morso era arrivato inaspettato ma era stato anche inaspettatamente piacevole. Buffy era troppo persa nelle sensazioni per fermarlo.

    ***

    Più tardi, in casa, la ragazza osservò i due fori sul collo allo specchio.
    “Non lo farò se non lo desideri” le aveva detto quella volta nella bara, eppure questa volta non si era fatto troppi scrupoli per morderla. Ma era inutile negarlo, anche lei l’aveva desiderato, e porca miseria se non era stata un’esperienza piacevole.
    Mmhh... e dannatamente eccitante.
    Qualcosa era cambiato tra di loro, e ogni volta che vedeva Spike aumentava il desiderio di perdersi in lui, di donarsi completamente, come se non ci fosse un domani. Ed era sicura che dietro quel gesto del vampiro non c’era stata solo la lussuria o la fame, ma anche il desiderio di marchiarla come sua.
    Avrebbe dovuto sentirsi una pazza ad affidare la propria vita ad un ex-vampiro sanguinario, invece provava solo un immenso sentimento di libertà e Dawn approvava la loro relazione con felicità. Quella mattina l’aveva aggredita per averla fatta preoccupare a morte, ma quando le aveva detto che aveva cercato sollievo dal vampiro platinato si era subito tranquillizzata.
    A Buffy sfuggiva ancora come la sorella potesse tranquillizzarsi al pensiero di averla tra le grinfie di un ex assassino sanguinario... ma era inutile cercare di spiegare con la logica l’affetto che Dawn provava per lui, la fiducia che sentiva a pelle. Qualcosa che probabilmente Giles non avrebbe mai condiviso.
    Con un sospiro, avvolse una sciarpa attorno al collo e si preparò ad affrontare le formalità che comportava la scomparsa della madre, ad organizzare il funerale e tutto il resto. Poi, avrebbe raggiunto l’ex Osservatore al Magic Box.



    Note: Riguardo il nuovo sviluppo che prenderà la storia, alcuni di voi avranno riconosciuto i nomi di due personaggi di ATS che ho liberamente adattato ai miei scopi.

    justine%20cooper

    daniel%20holtz

    Ringrazio ancora una volta tutte le persone che recensiscono e che mi incoraggiano a continuare!
    Ringrazio in particolare Nightlady per le dritte che mi ha dato con la prima versione, senza di cui non avrei potuto migliorare la storia.

     
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  13. piccola06
     
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    Ok dai, per questa volta non ti ammazzo hihihihihihi. Cmq devo dirti che la storia l'avevo letta su efp sono piccola 87 se non si era capito :D) e mi era piaciuta anche se non l'avevi finita ma ora con le modifiche è fenomenale. Continua così!!!
     
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  14. kasumi
     
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    Grazie! *.* Sto cercando di caratterizzare meglio i personaggi e di dare più senso a quello che succede. Sto anche cercando di metterci più emozioni, perchè rileggendola mi sono accorta che ero rimasta un po' freddina in certi punti. Insomma, sto cercando di farla più intensa :)
    Grazie per l'appoggio!
    :wub: :wub: :wub:
    Spero di mettermi presto al passo con quello che avevo già pubblicato, così posso andare avanti con la trama :)
     
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  15. GabrydiSpike
     
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    Eheheheh! Il mio diabolico piano per farti postare dopo il capitolo 24, lasciare che altri ti minacciassero di morte, ha funzionato!
    Ma cerchiamo di andare con ordine... il capitolo 24 mi e proprio piaciuto tanto... anche se avrei preferito che Buffy si liberasse di Angel con più pugni e meno parole.... e soprattutto non lasciasse andare via Spike...ma la storia non è mia! ;-P
    Ti porgo i miei più vivi complimenti per come hai sviluppato la parte della riflessioni di Buf... dove mi pare traspaia tutto il lavoro che stai facendo nel rivedere questa storia!
    Ti devo anche dire che mi ha ferito il comportamento finale di Buf con Dawn, che voleva solo restarle al fianco, anche se capisco che non era quello di cui Buffy aveva bisogno in quel momento, che , se ho capito bene, è di sfogare la rabbia per la morte ingiusta della madre...
    Mi ha invece spiazzato il suo comportamento così disinibito con Spike... Era chiaro che sarebbe andata da lui, ma non mi aspettavo che ci fosse andata per fare sesso... Ed anche Spike! Che caspita di vampiro Master è se non si sveglia quando una Cacciatrice entra nella sua tana!!! Conoscendo i modi non certo signorili di lei poi!.... Comunque sono una letterata ( non oso dire scrittrice!) e non potrei mai odiarti per un espediente narrativo... tra l'altro non sapevo che il termine inglese per indicarlo fosse lo stesso del titolo di un film di Stallone! ;-p
    Ora corro a rileggere il capitolo 25 che ho già divorato ieri sera, ma troppo tardi x un commento! A dopo.
     
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58 replies since 11/2/2012, 01:47   2162 views
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