Profumo di Reginetta

di AntonellaSpuffy

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  1. katespuffy
     
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    Ecco qui another story di questa nostra autrice che spero tornerà *C*
    Inizio a postarvela!

    CITAZIONE
    Un AU frivola,romantica,hot e spero divertente!
    Titolo: Profumo di Reginetta
    Rating:Nc 17
    Riassunto: Buffy è la ragazza più popolare della scuola...Spike decisamente no...per ora!

    Profumo di reginetta



    Eccola:Buffy Anne Summers.
    Buffy dagli occhi smeraldo. Buffy dai capelli d’oro. Buffy dal corpo perfetto. Buffy capo cheerleader. Buffy, la prossima reginetta del ballo.
    L’Hummer si era appena fermata nell’ampio parcheggio della Sunnydale High School.
    Le sue gambe nude si erano appena poggiate sul cemento cocente mostrando i suoi piccoli piedini coperti da sandali viola.
    La sua gonna corta in tinta e a pieghe ondeggiò mentre chiudeva la portiera, appoggiando le braccia abbronzate all’auto. Il top bianco con piccole roselline viola,come tutto il resto dell’abbigliamento d’altronde, mostrava senza pudore un reggiseno di pizzo bianco che spiccava sulla sua pelle dorata. I suoi passi si mossero veloci nel parcheggio mentre la gonna ondeggiando mostrava parte dei suoi slip colorati.
    Inforcò con sicurezza i suoi occhialini scuri estratti da una borsa bianca di Prada, mentre continuava a parlare al cellulare.
    Ed eccoli tutti. Appena tornati dalle vacanza. Primo giorno di scuola.
    Il club dei matleti con quelle enormi e terribili felpe verde marcio che si raccontavano aneddoti insignificanti.
    Alla sua destra come al solito i secchioni, tutti vestiti in modo assolutamente indecente e fuori moda, che chiacchieravano sull’ultimo camping estivo dove avevano passato le vacanze tra nuotate, canzoni urlate a squarciagola e masturbazione a volontà.
    Un altro piccolo gruppo di sfigati si scambiava regalini dalla carta gialla,un colore decisamente antico!
    Buffy attraversò tutto il cortile della scuola sentendo come al solito gli occhi viscidi di tutti sul suo corpo perfetto e cercando con lo sguardo le sue amiche.
    -Sei sempre più bella Buffy- le disse con gli occhi stralunati un tipo obeso che non aveva mai visto prima.
    Diavolo,si sentiva offesa quando quei ragazzini ciccioni le facevano dei complimenti.
    Cosa credevano di ottenere?Un suo sguardo di pietà.
    Improvvisamente si ricordò del ballo. Doveva stare buona. Sorridere. Sorridere a tutti i moccioso e gli sgorbi di quella scuola ,se voleva diventare reginetta.
    Quell’anno doveva farcela.
    -Grazie, sei un tesoro- disse senza sorridere al ragazzo grassoccio mentre lo guardava urlare verso i suoi amici alieni: -Mi ha parlato!-
    -Buffy- le gridò Cordelia abbracciandola forte e saltellando.
    -Ciao Cordy- si limitò a rispondere guardandola male per quell’eccesso di entusiasmo.
    -Ti devono essere andate proprio male le vacanze per esserti fatta quello schifo sulla tetta- disse Buffy disgustata indicando una rosa tatuata sul seno dell’amica.
    -Non ti piace?- chiese Cordelia tesa, come se quel giudizio fosse la cosa che stava aspettando da quando si era fatta tatuare su quella spiaggia dei Carabi.
    -Preferisco non rispondere- rispose la bionda senza guardarla.
    -Harm tu non mi saluti?- aggiunse guardando l’amica. Harmony era coperta da enormi occhiali scuri ed era rimasta in disparte.
    -Cosa ti è successo tesoro?- chiese Buffy avvicinandosi e canzonandola.
    -Tua madre ha un nuovo fidanzato?-
    Harmony senza rispondere alzò leggermente i suoi occhiali per mostrare un enorme tumefazione viola che le ricopriva l’occhio.
    -Oddio!- esclamò Buffy sconvolta
    -E’orribile, ci vorranno giorni per farlo sparire.-
    -Lo so- rispose singhiozzando la bionda stretta in un vestitino bianco di Gucci.
    -Il mio Bobby ha di nuovo perso la testa- aggiunse giustificandolo.
    -Capisco che farti il tuo giardiniere non deve averlo rallegrato, ma il tuo Bobby è davvero un dannato figlio di puttana- rispose Buffy spingendola dentro.
    -Oddio ragazze, io quest’anno devo diventare reginetta!- disse prendendole entrambe sottobraccetto.
    -Voi dovete aiutarmi,rendere perfetta la mia immagine- i boccoli dorati ondeggiavano mentre riempiva le sue parole di enfasi.
    -Non deturparvi in questo modo- aggiunse mentre Harmony annuiva e Cordelia si intristiva maggiormente.
    -Cordy- disse Buffy richiamando severamente la sua attenzione.
    -Cosa diavolo indossi?- aggiunse disgustata mentre chiudeva con forza il suo armadietto.
    -Jeans- balbettò incerta la bruna morsicandosi un labbro
    -Sono firmati- aggiunse titubante mentre si lisciava la camicetta argentata.
    -Diavolo- urlò Buffy esasperata come se avesse visto quella scena un milione di volte.
    -Lunedì è gonna!L’avremo fatta un milione di volte quella maledettissima scheda!I jeans sono per il venerdì- sbottò fissando Cordelia.
    -E’ che gli ultimi giorni in spiaggia- cercò di giustificarsi Cordy frugando senza senso nel suo armadietto.
    -Mi si sono bruciate un pò le gambe col sole e perciò-
    -Non mi interessa se ti sei bruciata le gambe o se il buco dell’ozono ti sta friggendo il cervello- rispose Buffy calma.
    -Se vuoi essere nostra amica le regole sono molto chiare- aggiunse prima di immergersi nel corridoio carico di gente.
    -Ragazze, sempre a litigare!- disse ridendo Angel.
    Angel Darcy. Angel alto. Angel dagli occhi scuri e profondi. Angel dai capelli perfetti.
    Angel il quaterback della squadra. Angel il re del ballo. Il suo re del ballo.
    -Ciao Angel- disse Buffy sorridendo come una gattina in calore.
    -Salve raggio di sole. Andate bene le vacanze?- Chiese il ragazzo mentre la stringeva a se.
    Buffy e Angel erano perfetti assieme. Tutti lo sapevano. Ma Angel non era il tipo da rimanere attaccato ad una ragazza per un intera estate. Questo era chiaro. Così si erano lasciati un pò. Giusto per darsi lo spazio necessario.
    Lo spazio necessario per Buffy, stesa al sole cocente e Angel avvinghiato alla sua istruttrice di windsurf, alla bagnina, a cavalcioni sull’amica di famiglia e dietro la nuova vicina di casa.
    Tutta roba normale. Assolutamente innocente. Irrilevante.
    L’importatnte era tornare la coppia perfetta ora. Per il ballo.
    La campanella suonò mentre Buffy spariva ,staccandosi a malincuore dai pettorali di Angel, nella classe di letteratura.
    Attraversò sicura l’aula mentre cercava un posto perfetto.
    Ne troppo davanti, amava farsi la manicure durante le lezioni, ne troppo indietro, prendere buoni voti era necessario per diventare reginetta.
    Il suo sguardo si posò su uno dei banchi dove era seduta una ragazzina piccola dai capelli rossi,decisamente insignificante.
    -Questo è il mio posto- disse senza guardarla mentre la ragazza sgattaiolava in uno dei posti davanti, gli unici rimasti.
    Il professor Gecob entrò in classe posando la sua valigetta polverosa sulla cattedra.
    Gli occhiali erano come al solito sudici e il sole aveva bruciato la sua intera calotta cranica priva di capelli.
    Uno spettacolo abominevole.
    -Prima di cominciare voglio presentarvi un nuovo allievo di questa scuola- disse facendo segno ad un ragazzo seduto vicino alla finestra. Un ottimo posto!Avrebbe dovuto notarlo prima.
    Buffy alzò leggermente il viso per guardare il ragazzo che si alzava.
    Magari sarebbe stato un figo da paura. Uno nuovo con cui girare.
    Che veniva da un'altra città. Orange Country sarebbe stato perfetto.
    Un principe perfetto.
    La delusione si fece spazio non appena da dietro potè vedere dei jeans senza marca e una camicia azzurra, simile a quelle che indossava suo nonno.
    William si chiamava. Aveva capelli tinti di un biondo assurdo che stonavano maledettamente con il suo abbigliamento.
    Sembrava un punk che aveva vestito sua nonna!
    Angel era ancora in capo alla lista.

    -Questa è l’ultima volta che ti permetto di sederti vicino a noi quando non segui la scheda- ammonì severamente Buffy mentre la bruna annuiva docilmente. Attraversarono la mensa con vassoi praticamente vuoti.
    Loro non mangiavano mica quelle schifezze.
    Portavano in borsa panini integrali e formaggio light o magari si andavano a rimpinzare dopo la scuola al centro commerciale.
    Ma stare in sala mensa era un momento sacro, era mostrare a tutti chi contava.
    Chi stava seduto con chi.
    Buffy fece ondeggiare maggiormente i capelli e la gonna mentre passava davanti al tavolo della squadra di football e mandava un occhiatina ad Angel, ma qualcosa disturbò la sua attenzione.
    Qualcosa che per poco non le fece cadere il vassoio dalle mani tremanti.
    Qualcuno o meglio il punk dell’ospizio, aveva osato sedersi al loro tavolo e incurante trangugiava un hamburger sporcando tutto di ketchup.
    -E tu chi saresti?- chiese al ragazzo mentre sbatteva con forza il suo vassoio sul tavolo.
    Il ragazzo alzò piano il suo sguardo e pulendosi la mano e il volto con un tovagliolo, l’allungò verso Buffy
    -Sono William Stratford piacere, tu?- chiese sorridendole.
    Buffy era inorridita. Quel tipo veniva da un'altra galassia!
    Per un attimo rimase a fissare i suoi enormi occhi blu prima di ricomporsi.
    Ok, aveva un attenuante. Era nuovo. Se non fosse stato così gli avrebbe fatto già spaccare la faccia da tutta la squadra di football.
    -No, non ci siamo capiti William- rispose la biondina sottolineando maggiormente il suo nome mentre il ragazzo ritraeva la mano.
    -Questo è il nostro tavolo, tu… vediamo sei un atleta?- chiesa sorridendo in modo falso
    -No- rispose senza capire William
    -Sei un musicista?- chiese ancora con voce isterica continuando a sorridere mentre gli occhi di tutti erano su di loro
    -No- rispose ancora William con l’hambuger ancora tra le mani
    -Hai una diavolo di attitudine?- chiese Buffy spazientita battendo le mani sul tavolo.
    -Sono bravo in tutte le materie- balbettò William fissando quella ragazza che gli stava urlando contro senza motivo.
    Fissò le sue labbra piccole e rosee, il seno che si intravedeva dal top chiaro e poi scese con lo sguardo fino alle gambe abbronzate.
    -Finalmente- sospirò Buffy come se avesse raggiunto il suo obiettivo
    -Il tavolo dei secchioni è quello- indicò a William mentre i ragazzi seduti lì rimanevano in silenzio
    Williamo continuò a guardarla chiedendosi se quella ragazza stesse dicendo sul serio, prima di esplodere in una fragorosa risata.
    Buffy era sconvolta e isterica.
    Sapeva che presto avrebbe assestato un bel pugno a quell’idiota
    -E tu credi che io prenda ordini da te?- chiese William con le lacrime agli occhi prima di dare un bel morso al suo panino che aveva aspettato anche troppo.
    -Io dico di si- rispose Buffy mentre le due amiche rimanevano dietro di lei senza parlare.
    Cercò con lo sguardo Angel, ma la squadra sembrava aver abbandonato da un pezzo la mensa.
    - Senti biondina- disse William fissandola negli occhi.
    Buffy indietreggiò come spaventata.
    -Io rimarrò seduto, se voi volete mangiare qui- si bloccò di colpo come per pensarci.
    -Anzi- riprese
    -Se ci tenete a sedervi qui, quando avrò finito potrete farlo. Non vorrei che il tuo profumo così atrocemente dolce mi dia la nausea- concluse prima di riprender a ma mangiare come se loro fossero andate via.
    Buffy rimase impietrita. Fissò quei capelli terribilmente biondi prima di sbattere con violenza il vassoio ancora una volta sul tavolo e andare via.
    William Stratford. O come diavolo si chiamava. William dai vestisti orribili. William dai capelli ossigenati. William il secchione che non si siede al tavolo dei secchioni.
    William a cui da la nausea il suo profumo. William dagli occhi color oceano.
    William che deve essere distrutto.

    Continua….

     
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  2. CANDY CANDY
     
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    SONO NUOVA, NUOVA E NON SO COME FUNZIONA IL TUTTO.
    PER LEGGERE IL SEGUITO DI QUESTA STORIA CARINISSIMA, COSA DEVO FARE?
     
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    La puoi leggere liberamente e puoi commentare quando e come vuoi! Magari prima presentati, nella sezione apposita, così ci conosciamo! ^_^
     
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  4. p.i.a
     
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    CITAZIONE (CANDY CANDY @ 26/10/2011, 14:07) 
    SONO NUOVA, NUOVA E NON SO COME FUNZIONA IL TUTTO.
    PER LEGGERE IL SEGUITO DI QUESTA STORIA CARINISSIMA, COSA DEVO FARE?

    Hai presente la canzoncina di Lumier ne "La bella e la bestia"?
    Stia con noi, qui con noi, si rilassi d´ora in poi..... ;)
    devi fare solo quello ..e se ti presenti, come ha detto Kikkettina noi saremo piú che felici :lol:
     
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  5. CANDY CANDY
     
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    BENE. IL PRIMO PASSO, AVER TROVATO PERSONE GENTILI, E' FATTO. ORA IL PROBLEMA RESTA: COME FACCIO A PRESENTARMI? DOVE DEVO ANDARE PER FARLO?
     
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  6. p.i.a
     
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    Niente paura oh dolce Candy ;)
    Vai su "presentiamoci" schiacci e ti esce la pagina delle presentazioni, "nuova discussione" schiacci e ti si apre una pagina sulla quale puoi scrivere quello che vuoi di te: nome, etá ,interessi :) é facile, e se ti sbagli noi siamo qua...figuracce non ne farai, te lo prometto ;)
     
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  7. katespuffy
     
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    Eccomi,scusate il ritardo!
    Meno male che ci stanno le ziozze a seguirvi *C*
    Ecco un altro capitolo!^^

    1°Capitolo

    La luce entrò nella stanza decisamente troppo presto. Un buon odore di caffè raggiunse rapidamente la piccola camera dai mobili di legno mentre William poteva sentire chiaramente la voce di sua nonna Rosemary che canticchiava uno dei grandi successi delle Spice Girls.
    Scese dal letto strofinandosi gli occhi e fissando quella figura oscena riflessa nello specchio.
    Un uomo di 19 anni con addosso un pigiama composto da pantaloncini a righe azzurre e bianche e un t shirt a mezze maniche, con un enorme panda stampato sopra.
    Scese le scale cercando di cancellare l’orribile visione di se stesso, dopo aver infilato dei jeans scuri e una maglietta della stessa tonalità e aver fatto una tremenda doccia fredda.
    Sua nonna continuava a canticchiare muovendo il suo enorme sedere a tempo,spingendo qua e la dolcetti nel forno e versando sciroppo su delle frittelle.
    -Buongiorno nonna, abbiamo ospiti per colazione?- chiese William mentre si sistemava sulla sedia e afferrava della pancetta, dall’enorme tavola imbandita.
    -Spike sei tanto divertente già dalle prime luci dell’alba- rispose la nonna infilandosi un enorme frittella piena di sciroppo in bocca.
    -Peccato che tu sia tanto magro. Voglio proprio fissare un appuntamento con il mio dottore- aggiunse mentre lo guardava con occhi carichi di tristezza, come si guarda un bambino a cui deve essere trapiantato un rene.
    -Nonna non sono affatto magro, guarda che muscoli- aggiunse William con un sorriso, piegando il braccio a dimostrazione dei suoi bicipiti.
    -Non aver paura del dottor Murphi- riprese Rosemary alzandosi e cominciando a premere un kilo di arance per farne una spremuta.
    -Ricordi quella colite spastica che mi prendeva sempre prima che tu arrivassi qui- continuò riempiendo la caraffa di zucchero.
    -Mi ha dato delle ottime supposte, insomma sono un pò grandi ma…- William bloccò la donna con una mano dopo averla raggiunta velocemente.
    -Nonna ti prego, non far si che la mia retina sia marchiata da un’immagine eterna- la supplicò con il viso terrorizzato.
    -Scherza pure Spike, ma di questo passo non avrai mai un rapporto sessuale completo. Chi vuole stare su uno che sembra uscito da un campo di concentramento?- chiese mentre riprendeva a riempire il piatto del ragazzo con altre frittelle.
    -Oddio sei la prima donna di settanta anni che usa quella parola- esclamò William portandosi le mani al viso in segno di rassegnazione.
    -Vogliamo parlare poi di come ti vesti- aggiunse Rosemary indicando i jeans che il nipote aveva indossato quella mattina.
    -Ho riempito il tuo armadio di vestiti alla moda, altro che questi stracci che hai portato da Los Angeles- continuò la donna mentre si avvicinava al nipote per togliergli la t shirt.
    -Jenny mi ha assicurato che qui vanno molto quegli abiti- confermò mentre William rassegnato era ormai col torace nudo.
    -Nonna, Jenny ha ottanta anni e un occhio di vetro, non penso che guardi video musicali e esca molto- rispose William mentre la nonna gli infilava una camicia bianca di cotone.
    -Non fare il superiore Spikey- lo ammonì Rosemary mentre gli passava dei pantaloni azzurri.
    William sbuffò sconfitto.
    In fondo non gli importava dei vestiti, non aveva mai fatto caso a questi particolari e farlo per degli sconosciuti era del tutto inutile.
    In più rendere felice Rosemary lo rasserenava enormemente.
    -Quando ti sei presentato ieri hai detto che ti chiami Spike?- chiese la donna mentre William in boxer cominciava a infilarsi i pantaloni.
    -Nonna, io mi chiamo William- rispose il ragazzo maggiormente rassegnato.
    -Diavolo, io ti chiamo Spike da quando sei nato…altro che William- continuò la nonna con una faccia disgustata.
    -Tutti ti hanno sempre chiamato Spike anche quando eri a Los Angeles- gli fece notare mentre infilava nel suo zaino un enorme sacchetto per la colazione.
    -Qui non mi conosce nessuno e poi nonna, ti ho detto già che a scuola c’è la mensa?- la canzonò William mentre si avviava verso la porta con un abbigliamento del tutto diverso da quello indossato in camera sua.
    -Willow si ricorda di te, sono sicura che se vi incrociate ti riconoscerà e poi Spike..- si bloccò mentre William usciva sulla veranda.
    -E’ bene che tu mangi più volte, nel caso debba darti da fare con qualche ragazza-
    -Buona giornata nonna-

    -Sei una favola tesoro- sussurrò Angel appoggiando il viso nell’incavo del suo collo.
    Buffy squittì sottraendosi ai suoi baci e avvicinandosi al suo armadietto
    . Il vestitino corto e con la gonna a palloncino bianco le scopriva tutte le gambe e i capelli erano raccolti in un delizioso chignon.
    Fece tintinnare il suo braccialetto mentre si avvicinava di nuovo ad Angel.
    -Ti sono mancata?- gli chiese fingendo un piccolo broncio.
    Angel adorava quella smorfia e lei lo sapeva.
    -Da morire- le sussurrò tra i capelli tirandola a sé. Buffy rise ancora e si divincolò.
    -Hai saputo di ieri?- gli chiese incalzando.
    -Si, cucciolo chiamami pure la prossima volta che quell’idiota ti infastidisce- le rispose Angel facendo la voce grossa.
    La biondina annuì e sparì in classe.
    Eccolo. William Stratford. Lui che il giorno prima l’aveva umiliata e ora faceva finta di nulla. William con i suoi abiti anonimi, una faccia anonima, un corpo anonimo, una persona anonima che lei doveva schiacciare con discrezione.
    Farlo pestare da Angel sarebbe stato facile e gratificante, ma decisamente una pessima pubblicità per la sua candidatura a reginetta. Doveva trovare un altro modo.
    Ancora una volta aveva preso il posto vicino alla finestra così Buffy si sedette affianco a lui per riflettere sulla sua prossima mossa.
    Il suo aspetto non rivelava nulla. Indossava un semplice pantalone di cotone e una camicia bianca. Tutto decisamente fuori moda. Le sue scarpe al contrario non lo erano.
    Il suo zaino era pieno di libri e sopra il banco ne aveva uno che non faceva parte della lista della scuola. Di Shakespeare .
    Era decisamente un secchione.
    Gli occhi di Buffy guizzarono per un istante mentre il professore Gecob distribuiva i fogli per il test di ingresso di letteratura.
    William continuava a leggere i suoi appunti. La prima impressione per i professori era decisiva e lui era convinto nel voler prendere ottimi voti. Diplomarsi. Andare ad Harvard.
    La ragazzina bionda e antipatica del giorno prima continuava a scrutarlo.
    Buffy prese a stirarsi prima le braccia e ad allungare leggermente le gambe.
    -Sono distrutta – disse di colpo a William sorridendogli.
    -Ieri ho studiato tutta la notte- sussurrò mentre si sistemava lentamente la scollatura.
    William trasalì arrossendo. Forse l’impressione che si era fatto di lei il giorno prima era sbagliata. In fondo era terribilmente carina.
    -Che stai leggendo?- gli chiese sporgendosi verso il suo banco e appoggiando volontariamente i suoi seni sul braccio di William.
    -Poesie- rispose balbettando Spike mentre poteva vedere chiaramente la fenditura che i seni sodi della ragazza creavano.
    Sentì per un attimo la sua erezione crescere mentre Buffy appoggiava una mano sulla sua.
    -Hai proprio delle belle mani sai- aggiunse fissandolo prima di tornare al suo posto.
    La biondina riempì il questionario che come tutti quelli del professor Gecob era decisamente facile. Lentamente cominciò a fissare William che serenamente si apprestava a terminare.
    -Hei- gli sussurrò toccandogli la gamba con il suo piedino.
    William trasalì girandosi verso di lei.
    -Leggi- sussurrò ancora più lentamente, mentre faceva segno ad un piccolo bigliettino rosa che aveva sul proprio foglio.
    Che volesse invitarlo ad uscire? Cercava aiuto per il test?
    Si spinse verso il suo foglio per leggere incuriosito quale piccante invito gli avesse proposto, ma rimase dapprima meravigliato, poi stupito e infine decisamente….fregato!
    -Professore, il ragazzo strano sta copiando- disse di colpo Buffy mentre tutta la classe si girava a fissare Spike chino sul foglio della ragazza.
    -Cominciamo male signor Stratford- lo ammonì il professore ritirando il foglio del ragazzo e tracciandoci sopra una croce enorme. Annullato!
    William balbettò inutilmente mentre il professore lo invitava ad uscire se non avesse voluto vedere la sua situazione peggiorare maggiormente.
    William sconvolto prese la sua borsa e fissò carico di rabbia la biondina sorridente al suo fianco dal corpo perfetto e il bigliettino rosa che aveva voluto tanto leggere con su scritto …fregato.

    Spike continuò a fare avanti e indietro fuori dalla classe silenziosa fino al suono della campanella.
    Quell’ochetta ignorante l’aveva giocato senza ritegno. Tutto questo solo per quella stupida discussione nella sala mensa. Avrebbe dovuto lasciar perdere?Concentrarsi solo sullo studio,dimenticare i tavoli della mensa e farsi gli affari suoi?Improvvisamente il ricordo di quella biondina gli fece ancora una volta saltare i nervi.
    -Mi dispiace tanto- gli disse lei ridendo appena se lo trovò davanti.
    -Vieni- disse William trascinandola nel giardino deserto. Buffy continuava a ridere per niente preoccupata dalla reazione di quell’idiota timido.
    Di colpo Spike la spinse furioso contro il muro.
    -Ma ti sei bevuta il cervello?- gli chiese urlando.
    Buffy sorrideva divertita fissandolo.
    -Sai questo quanto mi costerà?- gli chiese ancora cercando di farla ragionare.
    -Certamente meno della figuraccia che mi hai fatto fare ieri- rispose lei alterata.
    -Tu devi essere pazza- gli urlò a denti stretti Spike vicino alla faccia.
    Quella ragazzina gli stava facendo saltare i nervi.
    -Un poco- gli sussurrò lei sulle labbra sconcertandolo.
    Per un attimo la rabbia svanì.
    Ma cosa diavolo faceva ora? Cercava di sedurlo?
    -Si, forse sono un po’ pazza- aggiunse Buffy appoggiando quasi le labbra sulle sue.
    Il corpo della ragazza era impercettibilmente appoggiato al suo e Spike trasalì.
    -Ma non di te- sussurrò ancora una volta.
    William ci mise alcuni secondi per recepire il messaggio.
    Buffy scoppiò in una fragorosa risata prima di spostarsi e andare via.
    Buffy Summers. Buffy dal corpo da dea. Buffy dal seno perfetto. Buffy terribilmente bionda.
    Buffy audace. Buffy sexy. Buffy popolare. Buffy cattiva. Buffy insensibile.
    Buffy che deve essere distrutta.

    Continua...
     
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  8. keiko89
     
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    2°Capitolo

    L’acqua scorse sul suo corpo più velocemente mentre selezionava nella doccia l’opzione idromassaggio. Il bagnoschiuma agli agrumi attraversò ogni parte della sua pelle, mentre si strofinava con un enorme spugna a forma di fragola rossa.
    Buffy in accappatoio rosa si diresse verso la sua cabina armadio alla ricerca di vestiti.
    Non guardò nemmeno la scheda affissa ad una delle ante che aveva da anni imparato a memoria. Mercoledì erano pantaloncini. Per anni il mercoledì era stato salopette, ma ora quello straccio era diventato terribilmente fuori moda, così dopo un attenta riunione erano passate ad un decisivo cambiamento. Scelse con cura uno short fucsia con ancora il costoso cartellino attaccato e una semplice camicetta a mezza manica bianca che le faceva intravedere la pancia e optò per ballerine bianche a punta. Ripose tutto sul letto e infilò il costume da bagno.
    L’enorme cucina era piena di croissant e giornali del giorno che sua madre continuava a sfogliare. Buffy afferrò la caraffa ricolma di succo di pompelmo e bevve con gusto la sua dietetica colazione.
    -Non dovresti mangiare così poco, la colazione è il pasto più importante della giornata- le fece notare sua madre senza staccare gli occhi dal Times.
    Buffy senza rispondere uscì nell’enorme giardino dietro casa sua.
    Il sole delle sette era tiepido e piacevole, il migliore. Il giardiniere aveva appena attivato tutte le fontane e cominciato a lanciare fertilizzante qua e là.
    La smisurata piscina a forma di otto si estendeva per buona parte del giardino e Buffy si sdraiò sul suo solito lettino,quello che non vedeva da quando era tornata dalla Polinesia, accendendo il suo mp3, mentre si sistemava il bikini giallo. Era decisamente un' ottima giornata.

    Spike sussultò nel letto con la fronte madida. Un incubo. Era da un pò che strane immagini accompagnavano il suo sonno inquieto . Si mise a sedere sul letto osservando la sua vecchia camera piena di libri. La camera di sua madre. La camera che fino a quando aveva cinque anni era stata sua.
    Si avvicinò alla libreria profumata di fiori freschi appoggiati qua e là e osservò le fotografia accuratamente incorniciate. Sua madre rideva e lui aveva gli occhi chiusi. Come al solito.
    Non riusciva mai a tenerli aperti quando il flash partiva.
    Spalancò piano la finestra ferito dai raggi del sole che gli bruciavano gli occhi facendoli lacrimare. L’enorme villa su cui affacciava la sua finestra aveva ripreso vita da qualche giorno, i padroni di casa erano finalmente tornati dopo una lunga vacanza, da quanto gli aveva raccontato sua nonna.
    I suoi occhi scorsero sulla villa enorme e il giardino minuziosamente curato.
    Sulla piscina luminosa una ragazza dal corpo perfetto prendeva il sole.
    Era bionda, esattamente come lei.
    Si strofinò gli occhi mentre una assurda, ma imponente certezza si faceva largo dentro la sua mente ancora appannata dal sonno. Quella ragazza era bionda e bella.
    Quella ragazza assomigliava in modo impressionante a Buffy Summers. Sforzò gli occhi mentre si abbassava con uno scatto sotto la finestra quando gli sembrò di essere stato scoperto.
    Quella ragazza era Buffy Summers.
    Corse in fretta nel ripostiglio afferrando il vecchio binocolo da caccia di suo nonno, mentre pensava a come poter sfruttare quella situazione a suo favore. Quando finalmente la lente gli fece esplodere sulla retina l’immagine di lei trattenne il fiato.
    Sapeva che fosse bella ma non aveva immaginato quanto. Ogni parte di lei era perfettamente abbronzate,le gambe snelle e ben fatte, il ventre piatto. Deglutì senza accorgersene mentre poteva osservare con chiarezza i seni piccoli e sodi coperti solo da un piccolo triangolino colorato.
    La sua mente corse senza senso alla ricerca di un assurda razionalità.
    Più che eccitarsi quello che doveva fare era trovare un modo per ripagare Buffy Summers con la stessa moneta. Ma come? Se solo quella stupida fosse stata in topless avrebbe dovuto semplicemente fotografarla e invece faceva la casta quando a scuola girava mezza nuda.
    Uno scintillio gli si accese negli occhi mentre la sua mente si metteva in moto, ora completamente sveglia. Aveva avuto un idea brillante. Era decisamente un’ottima giornata.

    Buffy impeccabilmente vestita e truccata, le labbra esattamente dello stesso colore degli short, raggiunse le sue amiche nel corridoio della Sunnydale High School. I preparativi per il ballo sarebbero cominciati il giorno dopo. C’era ancora da decidere il tema e il posto.
    Praticamente tutto da fare.
    Doveva anche cominciare a pensare al vestito da indossare. Avrebbe fatto un attenta analisi di mercato per assicurarsi che nessuna stronzetta insulsa indossasse il suo stesso vestito.
    E poi c’erano le elezioni.
    Aveva già pensato di distribuire dolcetti e caffè decaffeinato mentre enormi poster con la sua immagine stampata avrebbero riempito l’intero liceo. Anzi, l’intera città.
    La vittoria era decisamente in pugno. Chi altro poteva essere reginetta se non lei?
    Aveva aspettato l’ultimo anno tracciando con linee decise il tragitto per l’incoronazione e niente avrebbe potuto cancellare il suo disegno dai tratti perfetti.
    Tutti come al solito non facevano che guardarla mentre attraversava con passo deciso il corridoio. Era perfettamente immersa nella più assoluta popolarità.
    Qualcuno dietro di lei sghignazzò in un modo che non le piacque per niente.
    Qualcosa impercettibilmente stava guastando la perfezione di quella mattina?Che stessero già parlando di lei per quanto riguardava la candidatura?
    Quando fu davanti ad Angel lui gli sorrise felice.
    -Ciao gattina- disse decisamente troppo eccitato. Buffy sorrise titubante.
    Angel e Bobby stringevano un volantino sbirciandolo continuamente, continuando a fare facce lascive.
    -Ma che succede?- chiese mentre il suo cervello cominciava decisamente ad allarmarsi.
    Che avessero scoperto della sua fase cleptomane?Insomma era passato quasi un anno!
    In fondo aveva portato via da quel negozio solo un paio di rossetti!
    -Tesoro sei una bomba- esplose Angel come se non riuscisse più a trattenere il suo commento. Buffy gli strappò con forza il volantino dalle mani e i suoi occhi furono marchiati a fuco dall’immagine che avrebbe per sempre distrutto se stessa.
    Boccheggiò mentre cercava di trovare nel suo corpo un po’ di ossigeno.
    La sua mente corse sui visi di tutti, sul ballo, su lei, decisamente senza corona.
    -Non gioverà alla tua immagine Buffy- disse Cordelia con viso rammaricato mentre poteva leggerci chiaramente l’immenso godimento che vi albeggiava.
    -Anche se non ricordavo fossi così prosperosa- notò Harmony guardando con attenzione il volantino.
    -Non capisco perché tu me le abbia nascoste per così tanto tempo- sussurrò Angel al suo orecchio facendo segno alla foto di lei in topless che prendeva il sole.
    Un seno decisamente troppo grande sostituiva il bikini che quella mattina aveva indossato.
    Buffy fece saettare gli occhi in ogni direzione mentre poteva sentire chiaramente gli occhi di tutti su di lei, l’umiliazione, il suo sogno che svaniva lentamente.
    Battè i piedi per terra con violenza, quasi urlando di rabbia mentre tutti si voltavano a guardarla.
    -Cazzo- esplose senza ritegno mentre gli occhi gli diventavano umidi e di fuoco.
    -Non vedete che queste non sono mie?- urlò disperata sbattendo il volantino contro il viso di Angel che sussultò .
    -Sei stata dal chirurgo quest’ estate?- sussurrò discretamente Harmony.
    Buffy fece scattare un violento pugno contro il suo armadietto che provocò un rumore forte e sordo.
    - Dannazione, è un fotomontaggio- urlò con tutta la rabbia che aveva in corpo.
    Il petto le si abbassava e alzava con violenza, mentre per la prima volta nella sua vita stava sudando freddo per il nervosismo.
    -Certo cara, mi sembra la mossa giusta per coprire questa storia- le consigliò Cordelia mentre cercava di tenere il gioco.
    Buffy cominciò a battere con più forza i piedi per terra arrabbiata come una bambina che fa i capricci.
    -Siete degli idioti diavolo- imprecò mentre avrebbe voluto che quei quattro si incenerissero all’istante.
    Se non fosse stata sotto gli occhi di tutti avrebbe certamente tirato un bel pugno in faccia a Cordelia e ad Harmony facendogli viola anche l’altro occhio!
    -Chiunque sia stato non vedrà il solo di domani- urlò con tutta la voce che aveva in gola sovrastando la campanella.
    Degli occhi blu osservavano decisamente estasiati la scena nel buio del corridoio.

    Buffy lanciò con una foga sovraumana la piccola borsa firmata sul grosso divano di casa mentre correva verso il giardino. Gli occhi erano carichi di rabbia ormai da ore.
    Aveva passato a mente tutti i suoi vicini e i suoi possibili nemici, ma per quanto si sforzasse non gli veniva in mente nessuno capace di fare questo.
    Insomma…..un tipo stupido a cui aveva creato problemi il giorno prima c’era..William.
    Ma come diavolo avrebbe fatto?Lui non abitava vicino a lei e poi…era William..
    Il secchione dai vestiti assurdi che era caduto come una trota nella sua trappola!
    Cominciò a guardarsi intorno mentre stringeva con forza i pugni, la casa in lontananza era abitata da una coppia senza figli e non trovava alcun nesso.
    La piccola villetta che invece si affacciava sulla piscina, quella con la visuale migliore, apparteneva ad una vecchia signora cicciona e antipatica. Insomma nulla quadrava.
    Come e chi aveva scattato quella foto deformandola poi con un fotomontaggio?
    L’immagine si stampò con impeto sulla sua retina marchiandola ancora.
    Poteva sentire chiaramente gli sguardi e le risa di tutti. Non si era mai sentita così umiliata.
    Aveva perso,perso tutto quello per cui aveva sempre combattuto.
    Non avrebbero mai eletto una ragazza che prende il sole in topless con tette enormi, si fa fotografare, ne fa volantini…. Oddio.
    Sembrava un terribile incubo!
    Pestò con forza i piedi a terra prima di tirar fuori un urlo disumano.
    -Vieni fuori bastardo!- urlò con tutta l’ ira che aveva in corpo convinta che chi gli avesse tirato quel brutto colpo la stesse ascoltando.
    Ancora un grido carico di astio uscì dalla sua gola mentre tutti i domestici si affollavano nel giardino.
    -Cazzo- esplose ancora mentre poteva sentire chiaramente la sua vecchia tata pregarla di entrare in casa.
    Improvvisamente fu colpita da qualcosa.
    Qualcosa che le mozzò letteralmente il fiato.
    La staccionata che divideva la sua casa da quella dell’anziana donna di nome Rosemary per quanto stretta, lasciava intravedere un ombra.
    Un ombra che lei conosceva molto bene.
    Avanzò a passi veloci e decisi verso le travi di legno, mentre poteva distinguere nitidamente la chioma platinata, imprecando a denti stretti.
    Colpì con tutta la forza che aveva in corpo la staccionata che ondeggiò come se volesse cedere, mentre la figura dall’altro lato rimaneva ferma e con un assurdo sorriso sulla faccia.
    -Stronzo- gridò stringendo i denti mentre batteva ancora le mani contro la staccionata.
    Spike sorrideva senza parlare mentre immobile osservava il suo sfogo.
    Sembrava una dea, una dea stupenda e terribilmente carica di collera.
    -Ti giuro che ti ammazzo brutto bastardo- gridò ancora mentre i suoi occhi diventavano umidi.
    -Sei un pervertito!- tuonò colpendo ancora la staccionata mentre i capelli ondeggiando le coprivano il viso.
    Spike di colpo scoppiò a ridere. Una risata carica di gusto. Una risata che lei odiava.
    -Sei una malata di mente- biascicò tra le risate mentre si portava una mano alla bocca e si piegava in due .
    Buffy lo fissò senza parlare. L’aveva sottovalutato così maledettamente.
    Credeva di averlo in pugno e invece quel figlio di puttana l’aveva distrutta con una sola mossa. Continuava a ridere. Una risata che le faceva ribollire le viscere.
    Di colpo si arrampicò sull’albero che divideva le ville sotto gli occhi allarmati di lui.
    Poteva giurare di averci visto un tentativo di fuga mentre si catapultava nel piccolo giardino della villetta.
    Ora non rideva più, decisamente no.
    Si avvicinò con passo deciso a lui appiccicandosi letteralmente al suo corpo.
    -Non ti pesto a sangue solo perché mi farebbe schifo- gli sussurrò a denti stretti mentre William si era completamente incollato alla staccionata.
    Era…a dir poco terrorizzato. Ma cosa diavolo aveva quella ragazza!Sembrava posseduta.
    Tutto per uno stupido scherzo!
    -Tu non sei nulla William- gli disse lentamente mentre fissava i suoi occhi blu.
    -Non puoi farmi niente, perderai sempre- aggiunse mentre si incollava maggiormente a lui non dandogli nemmeno lo spazio per respirare. Cosa era quello?Il metodo che usava per terrorizzare la gente.
    Cazzo, ci riusciva davvero. Ma non era solo terrore. Gli lasciava dentro anche qualcos altro. Eccitazione?Tremenda eccitazione.
    -Mi stai dichiarando guerra?- gli chiese lui sforzandosi di sorridere e di non fissare quella maledetta bocca perfetta.
    -No- sussurrò lei sulle labbra di lui. Un alito caldo e profumato.
    -Tu hai già perso- aggiunse mentre fissava quel ragazzo tanto strano.
    Lo stronzo che glia aveva rovinato tutto, che in un modo o nell’altro avrebbe distrutto, a qualunque costo.
    Il suo corpo era duro e forte, qualcosa che l’aveva lasciata piacevolmente stupita.
    I suoi occhi blu continuavano a scrutarla, aveva serrato la mascella in quel gesto che le dava i nervi mostrando adorabili zigomi pronunciati.
    La bocca quasi sussurrava qualcosa a cui lei di colpo non potè più resistere.
    Buffy di colpo attaccò la sua bocca a quella di lui affondando con le mani nei capelli platinati.
    William sembrò boccheggiare per la sorpresa per alcuni secondi prima di afferrare la sua vita e affondare con foga la lingua nella sua bocca.
    Le loro labbra si succhiarono per istanti interminabili mentre le loro lingue saettavano assetate.
    Il corpo di lui era decisamente perfetto.
    Sentì il suo cuore di colpo battere forte. Un battito assurdo e senza senso che odorava di afrodisiaco.
    Lei era decisamente fantastica. Perché lo stava baciando?
    Lo voleva, lo voleva almeno una minima di parte di quanto la desiderasse lui.
    Buffy di colpo si staccò da lui con il viso in fiamme coprendosi la bocca.
    Ma cosa diavolo le era venuto in mente?Baciare quel perdente. L’idiota che l’aveva distrutta.
    Era rabbia, solo rabbia che lei aveva cercato di mettere a tacere in un modo o nell altro.
    Boccheggiò sconvolta mentre vedeva lui riprendere fiato, completamente sorpreso da quel gesto. Velocemente si arrampicò sull’albero e quasi cadde nel suo giardino.
    Senza voltarsi corse in casa.
    Era la cosa più assurda che avesse mai fatto in tutta la sua vita.
    La sua bocca sapeva ancora di lui.
    Di William il perdente. William il bastardo. William dal viso stupendo.
    William di cui presto non sarebbe rimasto più nulla.



    3°Capitolo

    Buffy era seduta nel suo banco. La classe vuota. Il tramonto ormai opprimente. Caldo.
    Un caldo maledetto. Sembrò vedere sua madre al di là della finestra. Era venuta a prenderla. Forse. Aveva dimenticato di indossare le scarpe. Tutti avevano riso di lei.
    William comparve di colpo sul fondo della stanza.
    Bello. Come al solito.
    Si avvicinò velocemente, fissandola dritto negli occhi, oceano e smeraldo si mescolavano.
    Di colpo fu sulla sua bocca.
    Caldo e eccitante come lui sapeva essere.
    -No- urlò Buffy nella sua stanza rosa, mentre il suo petto sudato si alzava e abbassava al ritmo del suo cuore. Poteva sentirlo pompare nel torace e battere nelle sue orecchie in modo assordante.
    Si portò una mano tremante alle labbra. Possibile che avesse ancora il suo stupidissimo sapore in bocca? E quello cosa diavolo era?Un incubo? Decisamente il peggiore che avesse mai fatto a parte quello doveva girava nuda per la città, naturalmente.
    Inspirò ed espirò cercando di trovare forza nel suo corpo sconvolto, mentre scivolava via dal letto e si catapultava alla finestra. Poteva chiaramente vedere la casa dove il bastardo dormiva tranquillo. Sferrò con rabbia un pugno contro la finestra che vibrò prepotentemente. Odiava William Stratford fino alle viscere.
    Le sue prese in giro, quella sporca foto che aveva fatto girare, ma l’astio più profondo e senza fine che scendeva fino ai suoi meandri più nascosti, era per quello schifosissimo bacio.
    Quel bacio che per un istante aveva desiderato tanto da sentire la cute bruciare maledettamente. Rabbia…non era altro naturalmente. Non aveva mai baciato un tipo del genere.
    Nulla d sexy in lui, popolarità zero e cervello carico di neuroni. Decisamente non il suo tipo.
    Nulla di lui sembrava avere una logica, nulla che potesse attrarla davvero.
    Si era scagliata sulle sue labbra perché non sapeva cos altro fare.
    Voleva pestarlo e non poteva farlo così aveva cercato un contatto comunque. Decisamente non razionale da parte sua. La mattina era però finalmente arrivata. L’aveva bramata tutta la notte.
    Era ancora indecisa sulla mossa decisiva. Quella che non avrebbe lasciato nemmeno i suoi capelli bruciacchiati dalle tinte. Aveva riflettuto per molto tempo fino ad arrivare ad una conclusione generale, avrebbe preso una decisione sul posto, nel momento dell’ispirazione.
    Immaginò William piangere disperato e un brivido le percorse la schiena per il godimento.

    Spike mescolò il suo caffè mentre nonna Rosemary lo fissava dall’altro lato del tavolo.
    -C’è decisamente qualcosa che non va- sentenziò sicura fissando suo nipote prima di portarsi l’ennesima brioche alla bocca.
    -Nonna è la centesima volta che lo dici e la centesima volta che ti rispondo di no- rispose esasperato William, sempre intento a girare il piccolo cucchiaino nella tazza.
    -Diavolo Spike- tuonò di colpo sua nonna come colta da un’illuminazione.
    -Avrai mica fatto cilecca?- chiese alzandosi di colpo in piedi e portandosi le mani nei capelli. William avvampò e Rosemary dovette leggere questo segno come una risposta affermativa.
    -Lo sapevo che eri troppo magro, è tutta colpa della tua alimentazione!- sbottò fissandolo mentre William sembrava ormai esasperato, così cercò di tranquillizzarlo.
    -Su tesoro, non abbatterti, succede a tutti almeno una volta- lo scrutò.
    -Perché è la prima volta giusto?- aggiunse leggermente allarmata ma cercando di mantenere un tono deciso.
    -Nonna basta. Ma cosa diavolo inventi?- esclamò di colpo Spike alzandosi e andando a prendere il suo zaino stracolmo di libri.
    -Scusa, scusa- bofonchiò Rosemary accompagnandolo alla porta.
    -Non preoccuparti- sussurrò al nipote per rassicurarlo mentre gli stampava un appiccicoso bacio al profumo di zucchero sulla guancia.
    -Chiamerò il dottore Murphi- sussurrò con fare rassicurante, mentre William le lanciava uno sguardo truce e spariva.

    Il corridoi era stracolmo quando la preside Wood gli si avvicinò con un sorriso.
    -William, seguimi nel mio ufficio- disse mentre lo scortava verso la porta.
    Spike attraversò la segreteria gremita di ragazzi e poi la porta dell’ufficio della preside e si sedette su una delle due sedie poste dall’altro lato della scrivania.
    -Ti trovi bene qui?- cominciò la preside scrutandolo.
    -Bhe, si insomma- balbettò William senza guardare la donna.
    -So che per te è stato difficile dopo la morte di tua madre- cominciò guardandolo dolcemente mentre Spike sprofondava maggiormente nella sedia e portava il suo sguardo al di fuori della finestra.
    Tirava una leggera brezza. Poteva accorgersene dal muoversi delle foglie sull’albero davanti alla scuola.
    -So che ti sei trasferito da tua nonna, nella casa dove abitavi da piccolo- gli disse mentre cominciava a prendere alcune pratiche dal suo cassetto.
    -Si- ripose William portando ora il suo sguardo sulla donna davanti a lui.
    -Vogliamo aiutarti a farti avere quella borsa di studi che tanto brami- lo rassicurò mentre William diventava più deciso.
    -Mi impegnerò al massimo, posso farcela- sentenziò fissando la preside.
    -Certo e i tuoi voti me lo confermano. I professori che ti hanno visto in questi giorni mi hanno già segnalato la tua attiva partecipazione- gli fece sapere la signora Wood mentre estraeva dalle sue carte qualcosa che a William non piacque per niente.
    -Ma prima di far partire la mia richiesta c’è qualcosa che mi ha lasciato spaesata- aggiunse mettendo davanti agli occhi del ragazzo il compito di letteratura che due giorni prima gli era stato annullato.
    -Il professore Gecob è rimasto alquanto spaesato- disse severa.
    William si innervosì maggiormente mentre il suo pensiero volava in direzione di una certa biondina.
    -Non è come pensa- cercò di giustificarsi Spike ma fu interrotto.
    -Ne sono certa e per questo farai un compito speciale oggi, dove mi darai conferma delle tue competenze, altrimenti dovremo rivedere la tua posizione- sentenziò la donna alzandosi mentre William titubante la seguiva.

    La classe di matematica era a pochi passi da lui e sapeva bene chi vi avrebbe incontrata.
    Era un'altra lezione che aveva in comune con Buffy Summers. L’immagine di lei che si avventava con foga sulla sua bocca gli esplose ancora una volta nel cervello come era accaduto per la sua intera notte disturbata e un nodo allo stomaco lo attanagliò.
    Era evidente che i loro dissapori erano stati messi da parte dopo quel bacio.
    Lei era attratta da lui, possibile?Lei, la ragazza più bella e popolare della scuola e certamente anche la più stronza di tutte. Cosa avrebbe fatto?Doveva chiederle di uscire?Era così che funzionava?
    Lei era dannatamente perfetta e eccitante. Il solo pensare al suo corpo gli fece venire una specie di fitta all’inguine. Insomma, l’aveva odiata per quelle sue maniere assurde ma ne era terribilmente attratto e a quanto pare lo era anche lei. Quello forse era il suo modo di comportarsi.
    Come quelle bambine all’asilo che lo picchiavano ma che erano cotte di lui.
    Gliel’aveva spiegato sua nonna Rosemary. Allora l’aveva accettato come un atto di fede ma oggi, dopo tutte le assurdità che pensava e diceva sua nonna, forse quel concetto era da rivedere. Attraversò la classe cercandola con lo sguardo. Lei era in fondo all’aula, un vestitino rosa le fasciava il corpo magnifico e sandali bassi e argentati le coprivano appena i piedi.
    Portava una collanina sottile con un cuore tempestato di pietre rosa e i capelli erano sciolti. La fissò per alcuni istanti mentre lei leggeva una rivista di moda e perse letteralmente un battito.
    Titubante prese il posto accanto a lei e cominciò a scrutarla.
    Lei non l’aveva notato evidentemente.
    -Ciao- sussurrò sporgendosi leggermente verso di lei. Buffy si voltò lentamente e dopo avergli lanciato un’ occhiata indifferente tornò alla sua rivista. Cosa diavolo era quello?
    Ancora il suo modo di fargli capire che era cotta di lui?Le cose non quadravano decisamente.
    Insomma lui non era certo un tipo pratico in quel genere di cose. Aveva passato la sua vita sui libri, a leggere fumetti e scrivere canzoni.
    Era stato immerso nell’amore di sua madre e sua nonna. Aveva avuto naturalmente qualche ragazza, ma era stato tutto più semplice!Si erano baciati ad una festa e avevano preso a uscire e….Certo c’era qualcosa che gli suggeriva chiaramente di non uscire con Buffy Summers.
    Lui era ancora vergine, diavolo e quella ragazza era la lussuria fatta persona.
    Si sarebbe fatta grandi risate a quella notizia. Diamine, la colpa non era sua.
    Gli era capitato con un paio di ragazze di avvicinarsi a qualcosa di più consistente.
    Una gli aveva fatto un certo lavoretto con la bocca che l’aveva lasciato piacevolmente sorpreso e un’altra adorava che lui le mettesse le mani da per tutto, ma la cosa si interrompeva sempre prima che si concludesse. Diciamo che il fatto di essere un imbranato cronico aveva contribuito.
    E Buffy? Buffy doveva conoscere ogni modo per far perdere la testa ad un uomo e sapeva certamente metterli in atto con molta facilità.
    Il suo corpo trapelava sesso e le sue labbra non facevano che sussurrarlo.
    Continuava a fissarla mentre l’immagine di quel bacio si trasformava man mano in qualcosa di decisamente più spinto tanto che i jeans strinsero di colpo. Buffy si voltò di scatto sbuffando.
    -Che diavolo hai da guardare?- gli chiese facendogli mozzare il fiato.
    Guardare? Loro ieri si erano baciati, lei l’aveva sbattuto contro la staccionata per l’eccitazione e ora lei se ne usciva con delle maledette domande del cavolo?
    Spike gli lanciò uno sguardo tra il truce e lo spaesato e tornò ai suoi libri.
    Quella ragazza aveva la capacità di farlo uscire di testa!
    -Hem- bofonchiò il professore Gecob per attirare la sua attenzione, era evidente che fosse davanti a lui da un po’.
    -Signor Stratford la preside mi ha parlato della sua richiesta e il mio test sarà decisivo- gli disse il professore toccandosi la testa che combinata in quel modo doveva dolergli ancora.
    -Mi segua, ho già chiesto il permesso al professore di matematica- aggiunse lanciando un cenno all’altro insegnante e avviandosi verso l’uscita.
    William velocemente prese il necessario e lo seguì mentre Buffy sorridente fissava la scena.
    -Bingo- sussurrò felice.

    La testa gli doleva per l’ansia. Il test era stato decisamente facile, ma la preoccupazione per la borsa di studio era attanagliante…o forse no. Insomma, da quanto una maledetta ragazza aveva più importanza di Harvard? Si massaggiò le tempie mentre fissava il suo sandwich nel giardino della scuola. Buffy era a pochi passi da lui.
    Chiacchierava e scherzava con il quarterback della squadra di football come se lui non esistesse. Strinse talmente forte la sua bottiglina d’acqua minerale che il tappo volò in aria.
    -Ucciderai qualcuno così- gli disse una minuta ragazza dai capelli fulgidi.
    -Willow?- chiese Spike sorpreso.
    -Meno male che te ne sei ricordato Spike, altrimenti non sapevo come sarei uscita da questa situazione- rispose la ragazza tirando un sospiro di sollievo.
    -Avevo pensato alla scusa di essere nel comitato di benvenuto ma…- aggiunse sparando a raffica Willow.
    -Sei cresciuta da quando giravi nuda nel mio giardino, ma mi ricordo di te- rispose William con un sorriso sornione mentre Willow diventava di fuoco.
    -Bhe, anche tu avevi il coso all’aria- esplose Willow mentre si portava una mano ala bocca per l’oscenità che aveva appena detto.
    -Oddio, non volevo chiamarlo così- sussurrò mentre l’imbarazzo più totale si impadroniva di lei.
    -Andrà benissimo e poi hai ragione, ero nudo anche io- sorrise Spike invitandola con un cenno a sedersi.
    -Allora come ti trovi in questo inferno- gli chiese Willow cercando di dimenticare le parole di un attimo prima.
    -Bene, a parte piccoli screzi con Buffy Summers- esclamò Spike con rabbia mentre fissava la biondina attraente davanti a lui.
    -La conosci?- chiese William cominciando a mangiucchiare il suo sandwich carico di roba.
    -E chi non la conosce?- esclamò Willow guardando sconvolta Spike, come se si fosse cacciato in un mare di guai.
    -Ti avrà fatto a pezzi- gli chiese con un viso preoccupato.
    Veramente mi ha sbattuto contro una staccionata.
    -Più o meno- sussurrò esasperato William.
    Maledizione possibile che quella ragazza fosse il diavolo fatto persona.
    Tutti sembravano avere una tremenda paura di lei.
    -Signor Stratford mi segua- gli disse di colpo la preside Wood dalle spalle.
    Willow sussultò preoccupata. Spike si era messo già nei guai.
    -Ho fatto un test- cercò di rassicurarla William mentre l’ansia saliva. Perché quel tono?
    Era sicuro che la prova fosse andata più che bene.
    Mentre si allontanava dal giardino Buffy prese a fissarlo.
    Oceano e smeraldo si mescolavano.
    Questo non prometteva nulla d buono.

    -Le sue lacune in letteratura sono assurde e questo spiega il comportamento della altro giorno- esclamò la preside appena ebbe chiuso la porta del suo ufficio. William sussultò.
    Cosa aveva sbagliato?Possibile che Buffy gli avesse ridotti il cervello in poltiglia?
    Il test che qualche ora prima aveva terminato era sulla scrivania, davanti a lui, così lo prese cominciando ad esaminare i suoi errori.
    -Dannazione- imprecò a denti stretti rabbioso.
    -Non è questo il modo- urlò esasperata la signora Wood mentre osservava lo studente davanti a lei.
    -Le mie risposte, le crocette- balbettò William mentre il suo cervello si metteva in moto per capire come diavolo avesse fatto.
    -Sono state tutte cambiate, intendo le risposte- spiegò mentre osservava il test davanti a lui incredulo.
    -L’immaturità è un altro punto che non gioca a suo favore William, dovrà incominciare a prendersi le sue responsabilità- sentenziò fredda la preside, mentre con la mano gli faceva segno di uscire.
    William si avviò sconfitto verso la porta.
    -E’inutile dirle che per ora la sua domanda non verrà accettata – aggiunse tornando alle sue pratiche mentre Spike usciva.
    Sapeva chi aveva fatto tutto quello. Sapeva la sola capace.
    La cagna che era pronta a tutto pur di mantenere quella ridicola reputazione che si trovava.
    Si era attaccata alla sua bocca prendendolo in giro.
    Giocandolo per fargli abbassare la guardia e scagliare il colpo mortale. Era lui l’idiota.
    Lui l’idiota che si era fidato di quella ragazzina capricciosa.
    Se Harvard non poteva più essere il suo obiettivo allora lo sarebbe stato un altro.
    Ben più rischioso.

    Buffy sorrideva ai suoi amici continuando a voltarsi. Sapeva che lui sarebbe arrivato.
    Voleva gustarsi fino all’ultimo il suo dolore e la sua tristezza e William non voleva farle perdere nemmeno un secondo.
    Incontrò i suoi occhi appena fu in giardino e in un attimo fu su di lei.
    -Devo parlarti- sussurrò senza guardarla. Angel storse il naso.
    -La mia ragazza non parla con gli sfigati- esclamò spingendo Spike lontano.
    La sua mano si appoggiò sulla camicia chiara del biondo e in un attimo fu la fine.
    Spike gli afferrò il braccio tanto che Angel cominciò a urlare per il dolore, prima di stenderlo con un pugno dritto sullo zigomo. Harmony e Cordelia boccheggiarono sconvolte mentre Buffy si portava una mano alla bocca. Che avesse in serbo anche per lei quel trattamento?
    Mentre Angel cercava di alzarsi completamente stordito William afferrò Buffy per un braccio e la trascinò in un angolo appartato.
    Si guardò intorno e fu certo che la scena della lite non fosse stata vista da nessun altro.
    Altri guai con la Wood non erano quello che cercava.
    La sua mano strinse forte la pelle di seta della bionda mentre la cute quasi gli bruciava.
    Lasciò Buffy solo quando fu certo che non potesse avere via di fuga.
    -Ma cosa diavolo ti ho fatto stronza?- tuonò così forte da farla sussultare.
    Quella non era la reazione che la bionda si aspettava. Decisamente no.
    Lacrime, tristezza e angoscia. Ma non rabbia.
    -Tu hai quasi distrutto la possibilità che io diventi reginetta- spiegò Buffy cercando di sembrare decisa. Insomma il suo motivo era più che valido, altro che uno stupido test.
    -Reginetta?- rise isterico William.
    -E per questo hai deciso di farmi perdere la borsa di studio?- gli chiese sbattendo una mano contro il muro alle spalle di Buffy, ma lei rimase impassibile.
    -Sei un secchione sfigato, potrai studiare tutto l’anno- rispose sicura.
    Quella stronza era decisamente pazza. Dannatamente pazza.
    - Ok, Buffy Anne Summers- gli sussurrò William con il fiatone.
    -I nostri scherzetti sono finiti, ora si comincia a fare sul serio- aggiunse attaccandosi a lei.
    Buffy trasalì sentendo il suo corpo. Poteva percepire la sua erezione premere contro le sue cosce.
    Le labbra di William erano a pochi millimetri da lei.
    Presto l’inebriante assalto di lui sarebbe cominciato e le non bramava altro.
    Socchiuse gli occhi in attesa di assaporare le sue labbra.
    Spike incredulo la osservò. Ancora quel giochetto.
    Sferrò un pugno energico contro il muro e Buffy sobbalzò sbarrando gli occhi e guardandolo allontanarsi.

    Spike salì di corsa le scale di camera sua. Il suo astio era arrivato allo stremo.
    Lo stava straziando fino a dentro lasciandolo inanime.
    Avrebbe sferrato l’ultimo colpo, quello decisivo.
    Sarebbe stato qualcosa di lungo e accuratamente studiato.
    Niente di avventato. Doveva solo capire come.
    -Willow- sobbalzò trovando la rossa appoggiata sul suo letto.
    -Tua nonna mi ha fatto entrare, pensa che abbiamo una tresca- rispose Willow arrossendo per le parole usate. William si addolcì e si sedette al suo fianco.
    -Ero preoccupata, dopo averti visto con la Wood sei sparito- aggiunse guardandolo con comprensione. Willow non aveva mai saputo fingere.
    Era evidente che sua nonna Rosemary l’avesse chiamata.
    Ma non importava. Le porse un sorriso sincero e cominciò il suo racconto .
    Aveva una gran voglia di sfogarsi.

    -E’ davvero pazza- sentenziò la rossa fissando uno Spike distrutto.
    Bene, almeno non era solo lui a pensarlo.
    -Il modo in cui ci tratta- aggiunse portando la mente a ricordi legati alla biondina.
    -Per lei la cosa più importante è diventare reginetta- sospirò Willow fissando il vuoto.
    William di colpo si illuminò.
    Lei aveva distrutto il suo sogno e lui poteva distruggere il suo.
    -Willow sei un genio- esclamò di colpo alzandosi in piedi.
    -Questo lo so, ma cosa vuoi dire?- scherzò Willow raggiungendolo alla finestra.
    -Per Buffy conta solo diventare reginetta e noi glielo impediremo!- aggiunse Spike con gli occhi accesi.
    -Certo e come?- rispose sarcastica la rossa.
    -Basterà trovare qualcun altro- cercò di giustificarsi Spike mentre il fervore cominciava a lasciar spazio ai dubbi.
    -E chi?Io?- scherzò Willow tornando al suo posto.
    -Potresti provarci- la esortò Spike non troppo convinto.
    -Si e dopo diventerò Miss Stati Uniti- sghignazzò la ragazza.
    Di colpo però un idea cominciò a balenare nel suo attento cervello.
    -Noi non possiamo impedirle di diventare reginetta, ma possiamo far in modo che questo titolo perda di valore- disse fissando Spike che decisamente non la seguiva.
    -Per lei essere re e reginetta significa essere belli e popolari- aggiunse Willow mentre Spike continuava a non capirci nulla.
    -Se al posto di Angel o Bobby o qualsiasi altro giocatore di footboll diventasse re qualcuno con tutti altri requisiti, significherebbe che tutti possono aspirare a quel titolo e che quindi non vale un bel niente- sentenziò la rossa con lo sguardo di chi ha appena risolto un difficilissimo problema di matematica.
    -Il tuo ragionamento non fa una piega- esclamò William ora conscio di tutto.
    -Quindi ti prepari a diventare miss Stati Uniti- aggiunse raggiante.
    -No, tu ti prepari a diventare re- concluse Willow mentre il sorriso di Spike si smorzava.

    Dall’altra parte del giardino, nella villa enorme,la villa di Buffy Anne Summers, una biondina dagli occhi smeraldo, attaccata al vetro della finestra fissava confusa una stanza illuminata.
    La stanza di William Stratford.



    4°Capitolo

    Quando William aprì gli occhi rimase spaesato per istanti interminabili. Il grosso sedere di sua nonna, proprio davanti alla sua faccia, continuava a muoversi da una parte all’altra mentre una ragazzina che ora proprio non riusciva a mettere a fuoco tirava fuori dal suo armadio tutti i vestiti che lui possedesse.
    -Non ci siamo davvero- sentenziò la voce giovane e Spike potè riconoscere Willow.
    -Non capisco cosa c’è che non va- rispose spazientita Rosemary mentre la ragazza rossa continuava a scartare tutti gli abiti che lei aveva regalato a suo nipote.
    William chiuse gli occhi fingendo di dormire ancora. Cosa diavolo facevano?
    Possibile che quelle due si fossero unite in un terribile duo demoniaco?
    -Spike caro smettila di tenere gli occhi chiusi- lo richiamò sua nonna tirandogli via la coperta e mostrando il suo pigiamino col panda.
    Willow sghignazzò mentre Rosemary le spiegava che quell’adorabile completo era uno suo regalo.
    -Insomma, sono pronta ad aiutarvi, ma non ci ho ancora capito molto- prese a dire la donna mentre William si tirava a sedere sull’letto.
    -Rosemary il nostro Spike si prepara a diventare il re del ballo- le annunciò Willow con un enorme sorriso.
    La bocca di William si spalancò mentre la sua mente si rimetteva in moto.
    Diavolo, i discorsi di ieri erano basati sulla rabbia e lo sconforto ma…ora sembrava proprio che stessero diventando concreti.
    -Se questo vuol dire portare alla vita l’apparato sessuale di mio nipote ci sto- sentenziò eccitata sua nonna mentre aiutava Willow nello scarto.
    -Questi vestiti comunque sono alla moda, me l’ha confermato Jenny- aggiunse mentre fissava una camicetta arancione a mezze maniche con un dragone sulla schiena.
    -Jenny è la vecchietta con l’occhio di vetro?- chiese stupefatta Willow mentre Rosemary le lanciava uno sguardo truce.
    -Voglio dire la signorina con quel lieve difetto all’occhio destro- si corresse Willow mentre tornava ad esaminare le camice.
    Rosemary annuì mentre vedeva la ragazza estrarre da quel mucchio una delle magliette di Los Angeles.
    -Questa è ok- esclamò Willow osservando una semplice t shirt nera.
    -E i pantaloni di mio fratello ci staranno benissimo- aggiunse mentre tirava a Spike un paio di jeans scuri.
    William ormai rassegnato si diresse in bagno con gli indumenti, mentre mentalmente si malediceva per aver coinvolto quelle due pazze. Se l’era proprio cercata.

    -Perfetto- esclamò Willow dalla cucina con la bocca piena mentre guardava Spike scendere le scale.
    -Differente, ma sempre uguale. Questo è essenziale- precisò in una frase che comprese solo lei.
    -Ma come farò a starci dentro? Il mio sedere è compresso- si lamentò William sedendosi.
    -Decisamente un bel sedere- gli fece notare sua nonna facendogli l’occhiolino.
    Improvvisamente a Spike passò la fame.

    -E’inutile puntare a quelli come Buffy, il nostro obiettivo sarà un altro- gli spiegò Willow mentre varcavano il cancello della Sunnydale High School.
    -Portare i voti di tutti quelli messi nell’ombra- aggiunse mentre Spike poteva vedere nei suoi occhi un sinistro luccichio.
    -Sei già decisamente un bel bocconcino quindi l’aspetto fisico è a posto- aggiunse ormai priva di ogni imbarazzo.
    Questo non era un buon segno pensò Spike stravolto, mentre si toccava i capelli che sua nonna e Willow avevano tinto.
    Il colore che avevano usato era ancora più chiaro di quello che lui solitamente usava e gli aveva reso i capelli soffici tanto che Rosemary aveva continuato a toccarglieli fino all’esaurimento.
    -Ora i rapporti sociali sono decisivi- aggiunse mentre continuava a scrutare i ragazzi attorno a loro. William trattenne il fiato quando si trovò davanti a Buffy Summers. Sempre lei.
    Buffy Anne Summers. Buffy che lui odiava in fondo, che aveva distrutto senza un minimo di ripensamenti il suo futuro,che aveva raschiato il fondo delle sue speranze procurando quel rumore stridulo che lo annientava. Buffy che era sempre nei suoi pensieri.
    La biondina puntò subito i suoi smeraldi su di lui per poi spostarli come scottata.
    William Stratford era pronto per la vendetta. Lo poteva vedere chiaramente ma non aveva idea di che mossa avrebbe fatto. Insomma…diavolo..era sempre il solito William, William il perdente. William che aveva posato i suoi occhi sul ridicolo bigliettino, a cui aveva cambiato tutte le risposte consapevole che non ne avesse sbagliata una. William dal viso da angelo.
    I suoi occhi lo seguirono e si appiccicarono al suo sedere stretto dai jeans. L’impressione che il suo corpo nascosto fosse da urlo era decisamente azzeccata. Mentre la sua lingua leccava lentamente il labbro superiore l’ombra di Angel si scagliò con forza sull’oggetto dei suoi desideri.
    -Dove credi di andare?- urlò in faccia al biondo dopo averlo afferrato per la maglietta.
    Spike sussultò. Ma come diavolo aveva fatto a dimenticarsi di quell’armadio a sei ante con i tacchi e quei capelli indicibili?
    Sbuffò spazientito mentre cercava di divincolarsi dalla sua presa.
    -Non voglio fare a pugni o meglio non voglio dartene un altro- disse ad Angel sorridendo.
    Il pugno del bruno saettò nell’aria conficcandosi nella mano aperta di Spike.
    William gli torse il braccio che doveva colpirlo e si spostò dalla sua portata.
    -Usi troppi integratori- gli fece notare mentre si allontanava.
    Angel ringhiò a denti stretti per l’umiliazione. Avrebbe trovato il modo di far sputar sangue a quell’idiota.

    -La giornata decisamente non comincia bene- sussurrò Spike a Willow ancora agitata per la scena, quando il fiato gli si mozzò in gola. Una, due e poi tre volte.
    Vicino alla porta di ingresso un enorme poster col viso di Buffy Summers chiedeva voti per il ballo. I suoi capelli biondo miele ricadevano sulle sue spalle in riccioli morbidi e un trucco rosa chiaro le mascherava il viso. Bella. Come solo lei sapeva essere.
    Al centro un poster dallo stile simile ritraeva Angel, ma i suoi occhi furono catturati sulla destra dallo scempio più totale.
    Dovette appoggiarsi al muro mentre osservava un cartellone con il suo viso sopra.
    La foto era evidentemente stata estrapolata da un’altra che lo ritraeva con qualcun altro.
    Forse con sua madre. Non lo ricordava.
    -Me l’ha data tua nonna- sghignazzò Willow mentre gli colpiva con un colpetto il braccio.
    Lo slogan sotto era abominevole: un voto a Spike Stratford, un voto contro l’ipocrita popolarità.
    William boccheggiò mentre sudava freddo.
    -Ma che diavolo?Insomma come hai fatto?Dove?Questo maledetto slogan poi?Come?- balbettò mentre non riusciva a staccare gli occhi dalla sua immagine.
    -Diavolo è un poster. L’ho stampato ieri e appiccicato stamattina. Lo slogan è perfetto. Come?Penso di aver già risposto a questo- gli fece notare Willow con un sorriso.
    -Se Rosenberg ti appoggia hai il nostro voto- gli urlò un ragazzo con una felpa verde.
    -Bene, il club dei matleti è già con te- gli fece notare Willow euforica.
    Spike boccheggiò ancora.
    -La festa di stasera annuncerà al mondo la tua candidatura- aggiunse raggiante.
    Festa? Si era cacciato davvero in un mare di guai.

    -Ti ha semplicemente colto di sorpresa- miagolò Buffy ad un Angel rabbioso mentre salivano le scale.
    -Certo. La sorpresa è stata che tu non le abbia prese di nuovo- sghignazzò Bobby mentre il bruno gli lanciava uno sguardo d’astio.
    -Questa è bella- aggiunse con un filo di voce Angel mentre fissava la porta di entrata.
    Buffy rimase a bocca aperta mentre la verità gli si presentava nuda e cruda.
    Il suo cervello partì allarmato alla ricerca di razionalità. I suoi occhi si appiccicarono come ustionati all’immagine che il poster gli restituiva.
    Il viso di William Stratford, quel viso dai tratti atrocemente perfetti, era incorniciato da suoi riccioli biondi. Era mattina. Poteva vedere la luce riflessa alle sue spalle.
    Si vedeva il pezzo di una maglietta di qualcun altro. Chi? Improvvisamente questo particolare divenne importante. Improvvisamente stare li ferma a fissare gli occhi di William , anzi Spike Stratford, aveva un senso.
    Lui era un voto contro la popolarità ipocrita. Lui, il suo incubo dagli zigomi pronunciati.
    Quanta perfezione c’era in lui?
    Di colpo sembrò urlare tutta maledettamente.
    Tutta quella della sua bocca e dei suoi occhi.
    -E’ carino però- esclamò una delle sue amiche. Di colpo non riuscì a distinguerne la voce.
    -Si- sussurrò Buffy senza rendersene conto.
    -Cosa?- urlò quasi Angel facendola sussultare. I suoi occhi si puntarono ancora sul poster.
    Cosa diavolo era quello? Che strana mossa?
    -Deve essere impazzito- biascicò senza riuscire a staccare le sue stramaledettissime iridi dalla locandina.
    -Non pensarci, la mossa di invitare tutti gli sfigati alla tua festa è stata perfetta- gli fece notare Bobby mettendogli una mano sulla spalla.
    Ancora gli occhi su di lui. Ancora gli occhi su William Stratford. William il perdente.
    -Peccato che anche lui dia una festa- miagolò Harmony e le sue parole schiaffeggiandola la risvegliarono di colpo.

    C’era quasi riuscito. L’aveva evitata quasi per tutta la giornata mentre centinai di ragazzi gli chiedevano il suo indirizzo per la festa che tra poche ore sarebbe cominciata. In effetti un paio di volte l’aveva cercata come un forsennato tra la folla per poi distaccarsi subito dal suo sguardo. Diavolo, possibile che fosse terrorizzato da lei? Cos’ altro poteva fargli? Possibile che il pensare alle sue labbra lo facesse andare in escandescenza? I suoi occhi ricaddero in basso, sulla sua nudità,mentre l’acqua della doccia continuava a scendere.
    -Sta buono- intimò alla sua virilità con scarsi risultati. Sbuffò esasperato.
    Diamine, si sentiva in colpa. Si sentiva maledettamente in colpa per quello che stava facendo a Buffy Summers. Quello era il suo sogno. Esattamente come Harvard. Si, Harvard, l’università che per colpa di quella stronza non avrebbe mai potuto frequentare.
    Con un colpo deciso bloccò il getto della doccia. Che maledetto senso aveva diventare reginetta?
    Era solo un suo fottutissimo capriccio e lui la stava con forza rimettendo con i piedi per terra.
    Quella stronza si sarebbe resa conto di chi era William il predente. Anzi, Spike il perdente.
    Quando uscì dal bagno Willow lanciò un urlo disumano e lui con un balzo afferrò l’accappatoio che aveva dimenticato di indossare.
    -Spike vorrei che il primo uomo che vedo nudo sia il mio fidanzato- gli gridò la rossa con gli occhi coperti dalle mani.
    William sorrise divertito e le si avvicinò.
    -A questo possiamo rimediare- le sussurrò prima di ridere ancora come un matto mentre Willow ricominciava ad urlare.
    -Vestiti idiota- gli disse sbirciando tra le dita mentre Spike osservava una camicia nera e jeans scuri che la rossa gli aveva sistemato sul letto.
    -Ho preparato tutto e la nonna è a giocare a bingo- lo avvertì sparendo per le scale.
    Era risaputo che le serate di Rosemary al bingo erano interminabili. Si svolgevano tra oscene battutine a sfondo sessuale tra ottantenni e vino rossa camuffato da succo di ciliegia.
    Rabbrividì a quel pensiero mentre la porta suonava forse per la centesima volta.
    Era pronto per questo? Pronto per l’eventualità se pur remota di diventare re?
    I suoi oceano si voltarono verso le finestre della villa enorme a pochi metri a da lui.

    -Bella festa tesoro- esclamò Cordelia dal divano di pelle bianca di casa Summers.
    -Si, sono sicura che presto arriveranno tutti- aggiunse Harmony mentre trangugiava l’ennesima tartina al caviale.
    -Pochi siamo meglio è- urlò Angel come un forsennato mentre stringeva il joystick della play station. Si stava facendo dare un mare di legnate dal samurai di Bobby come al solito.
    Buffy gli lanciò uno sguardo di stizza.
    -Cerchiamo di diventare re e reginetta. Cinque voti non penso che bastino- gli fece notare mentre esasperata si lisciava il tubino nero.
    -Forse sono alla festa dello sfigato- aggiunse Bobby infliggendo il colpo mortale all’uomo con tutina fucsia che muoveva Angel.
    I suoi smeraldi si voltarono verso le finestre della piccola casa a pochi metri da lei.

    -Bella festa biondino- sussurrò una ragazzina forse quindicenne strofinandosi addosso.
    Bene, presto sarebbe anche stato accusato di pedofilia. Forse chiamare la polizia era la cosa migliore, tutti se ne sarebbero andati mettendo fine a quella commedia.
    Non conosceva un solo viso di quegli sconosciuti che in un attimo gli avevano inondato la casa.
    -Sapevo che sarebbe venuti tutti. Ci sono due fattori essenziali.- gli urlò tra la folla la rossa mentre un ragazzino basso la seguiva come una dea.
    -E’ quali sarebbero?- gli chiese Spike mentre cercava di divincolarsi dalla stretta di una ragazza sbronza.
    -Il tuo faccino e l’odio radicato per quella stronza di Buffy Summers- gli fece notare Willow mentre lanciava uno sguardo truce all’ombra che la seguiva.
    -Sei l’alternativa- aggiunse sparendo di nuovo.
    La musica a palla per un attimo sembrò ferirgli il cervello.
    Ma non poteva avere una nonna normale, che lavorava a maglia vicino alla finestra tutta la giornata invece che una ninfomane fissata col bingo?
    Erano le due passate e di lei nemmeno l’ombra.
    Avvicinandosi alle finestre si accorse che la casa di fronte era estremamente silenziosa.

    -Visto che alla fine sono venuti tutti- gli sussurrò Angel sornione mentre le metteva un braccio attorno alle spalle.
    -E per tutti intendi la tua squadra di football e le mie cheerleader?- rispose isterica Buffy divincolandosi dalla sua stretta.
    -Dai, il biondino non ha speranza- aggiunse Angel con sguardo trionfante mentre cominciava a cercare la sua giacca.
    -Per fortuna, pensa Buffy Summers che diventa reginette con quello sfigato!- esclamò Cordelia mentre spariva dalla porta insieme ad Harmony.
    La casa cadde di colpo nel silenzio mentre tutti andavano via.
    Un silenzio che in fondo aveva aleggiato per tutta la serata.
    Buffy di colpo si rese conto che avrebbe perso comunque e un senso di nausea la sopraffece.

    I suoi passi si muovevano sicuri per le stanze ancora cariche di ragazzi sbronzi.
    La musica era terribilmente assordante. Di lui nemmeno l’ombra.
    Fece tuonare i suoi tacchi da cento mentre saliva le scale di legno con gli occhi di fuoco.
    La prima porta che spalancò le mostrò una biondina che vomitava nel water e la seconda due ragazze impegnate in qualcosa che un paio di volte aveva visto in un film porno.
    La terza finalmente si aprì su quello che cercava.
    Spike sussultò mentre l’oscurità non riusciva a celare una Buffy Summers in microabito nero terribilmente arrabbiata.
    La porta sbattendo alle sue spalle procurò un rumore che lo fece sobbalzare dal letto su cui era seduto.
    Ecco la sua dea. Bella e in collera. Come al solito. William sorrise nel buio.
    Quale mossa avrebbe sfoderato ora? L’avrebbe schiaffeggiato o lanciato dalla finestra?
    -Davvero una bella idea idiota- gli sussurrò a denti stretti col viso terribilmente arrossato.
    Era ancora più bella. Possibile?
    -Ma non hai fatto i conti col fatto che non sei nessuno brutto stronzo- urlò di colpo squarciando il silenzio e mettendosi in piedi a pochi centimetri da lui
    -Spike Stratford- miagolò ridicolizzandolo mentre si alzava il vestito stretto e saliva a cavalcioni su di lui.
    -Non sarai mai nessuno- aggiunse ancora con voce sfibrata, la sua femminilità si appoggiava chiaramente sul membro del biondo.
    -Non dovresti preoccuparti allora- sussurrò William afferrandole i fianchi mentre il fiato gli si mozzava in gola.
    -Non mi preoccupo- rispose miagolando lei mentre sorprendendolo cominciava muoversi su di lui a occhi chiusi.
    Spike di colpo fu sulla sua bocca in un bacio spasmodico mentre le loro lingue danzavano affamate.
    Le labbra di William scesero sul collo bianco della bionda facendola gemere mentre le mani stringevano i suoi fianchi sottili. Era dannatamente stupenda e eccitante.
    Il suo profumo gli perforava l'anima. Il profumo dolce che solo lei aveva.
    Il solo toccarla sembrava farlo arrivare al piacere.
    -Nessuno può giocare con me- gli disse lei mentre riprendeva a baciarlo dondolandosi su di lui.
    William si staccò da lei e la fissò dritta negli occhi.
    -Non voglio giocare- rispose terribilmente serio mentre capovolgendo le posizioni si ritrovò sopra di lei e affondò con la bocca nel suo collo.
    La sua lingua tracciava linee continue sulla sua pelle mentre Buffy con occhi sconvolti continuava a gemere di piacere.
    Quando le sue mani gli afferrarono a coppa un seno il piacere fu talmente spasmodico che come arsa la fece scattare in piedi.
    Esattamente lo stesso sguardo. Esattamente le stesse iridi sconvolte del giorno del bacio.
    Spike la fissava serio dal letto. Nei suoi oceani ancora la lussuria più totale.
    -Non osare toccarmi mai più- biascicò Buffy mentre stringeva i pugni.
    Poi di colpo la stanza fu vuota.


    5°Capitolo

    William si strofinò gli occhi seppellendo la testa sotto le lenzuola sudate.
    Una luce accecante l’aveva sradicato dal suo sonno tormentato. Sbirciò la sua stanza illuminata e improvvisamente scattò in piedi.
    Willow si era creata una specie di cuccetta vicino alla sua libreria con i cuscini del divano ed era avvolta nel suo accappatoio. Sorrise osservando la ragazza più dolce che conoscesse mentre man mano le immagini si mettevano a fuoco.
    I suoi sensi si allarmarono vistosamente mentre il lerciume più fitto che avesse mai visto sembrava avesse inondato la casa..
    Lattine di birra e bicchieri si trovavano in ogni angolo della sua stanza.
    Macchie non identificate, che lui sperò con tutto il cuore non fossero quello che immaginava, ricoprivano la sua scrivania e il corridoio era carico di un odore nauseabondo.
    Attraversò velocemente l’intero spazio del piano superiore per stimare i danni che quell’assurda festa aveva prodotto e si chiuse in bagno per scrollarsi quell’odore di dosso.
    Sobbalzò all’istante e sgusciò fuori quando si accorse, dopo aver d’altronde già tirato fuori il piccolo Spikey, che una ragazza era riversa con la faccia nel suo water.
    -Willow- chiamò preoccupato mentre la sua mente cominciava già a pensare ai vari sgrassatori e detergenti da usare.
    La rossa ci mise alcuni istanti per realizzare dove fosse e dopo aver osservato l’accappatoio azzurro di Spike che la ricopriva, si mise in piedi.
    -Non so come mia nonna non si sia accorta di tutto questo al suo ritorno, ma dobbiamo rimediare- sentenziò passando un bicchiere di caffè caldo a Willow.
    -Sotto c’è l’inferno- si lagnò maledicendosi per aver fatto collaborare quelle due streghe.
    -E’ evidente che mia nonna fosse troppo ciucca per il succo di ciliegie- costatò mentre cominciava a riempire di schifezze non identificate un' enorme busta nera.
    -Ok, mettiamoci al lavoro, ma prima fammi lavare il viso- si giustificò Willow stretta nell’accappatoio.
    -Fa in fretta e non far caso al water- aggiunse Spike continuando il suo lavoro.
    Willow annuì non troppo convinta e si inabissò nel corridoio.


    Spike sprofondò nella sedia con il viso stravolto.
    Enormi occhiaie gli circondavano le iridi e le mani odoravano ancora di punch scadente e patatine al formaggio. Una mistura che non sarebbe mai andata più via.
    Willow respirava faticosamente con il viso appiccicato al tavolo della cucina e gli occhi sbarrati dalla fatica.
    -Non fare quella faccia Will, a me è toccato il vomito- le fece notare Spike con faccia disgustata.
    -Perché tu credi che avessero vomitato solo nel bagno?- gli chiese ironica Willow, il viso ancora contratto per lo sforzo.
    Erano le undici passate di quel sabato mattine e di Rosemary nemmeno l’ombra.
    Reduce dalla sbornia sonnecchiava ancora tranquilla nel suo letto.
    Era stato un miracolo che la notte prima non si fosse accorta di nulla. L’avrebbe certamente scaraventato dalle scale e rispedito a Los Angeles.
    Quando Willow si era decisa a preparare un po’ di uova e pancetta la nonna comparve sulla porta. Gli occhi erano ancora lucidi per il sonno e i pantaloncini a fiori rossi e blu con canotta coordinata, le “fasciavano”il corpo molliccio.
    -Ma che bravi- esclamò guardandosi intorno mentre passava le dita sui mobili lindi.
    -Ieri abbiamo tenuto la situazione sotto controllo- disse con voce flebile William mentre non riusciva nemmeno a stare dritto sulla sedia.
    -Pensare che quando stanotte ho visto quel sudiciume e tre che ci davano dentro nel mio letto, ho pensato che oggi avrei chiamato qualcuno per ripulire- rispose Rosemary cominciando a sbattere l’intera confezione da venti di uova.
    La bocca di William si spalancò mentre Willow gli lanciava uno sguardo truce.
    -Ma visto che avete già pulito tutto…- aggiunse la nonna friggendo l’enorme frittata.
    -Io torno a casa, devo assolutamente riposare- annunciò Willow con viso distrutto mentre finiva una brioche ancora carica di sgomento. Era evidente che il vino su Rosemary non facesse effetto.
    -Se ti va puoi tenere l’accappatoio- le fece notare Spike, intanto che sua nonna gli riempiva il piatto.
    -Ci penserò- gli rispose Willow sfilandosi l’indumento e avviandosi verso la porta.
    -Potremo fare cambio. Ne ho uno con le margherite che sarebbe perfetto con il tuo pigiamino con gli orsetti- aggiunse chiudendosi la porta alle spalle, mentre William accusava il colpo.
    -Sono panda- precisò stizzita Rosemary.

    Ci aveva messo una vita a riempire l’intero carrello con quella lista enorme che gli aveva preparato sua nonna.
    Ma chi diavolo aveva inventato la crema all’aglio? E chi sapeva che esistesse il melone-ananas? Diavolo non poteva prendere un melone e un ananas e dare un morso ad entrambi!?
    Ameno quindici persone l’avevano salutato. Quindici persone che lui era certo di non avere mai visto prima. Gli avevano fatto i complimenti per la strepitosa festa e assicurato il loro voto. Qualcuno era entusiasta per lunedì, giorno in cui gli avevano spiegato, Spike cioè lui, se questo era ancora giusto, avrebbe portato a scuola i dolci di Rosemary, cioè sua nonna.
    La testa cominciava a fargli davvero male,nonostante avesse dormito un bel po’ per smaltire la non sbornia.
    Invece che ubriacarsi e vomitare, lui si era chiuso nella sua stanza, con una casa piena di sconosciuti ed era stato”aggredito”da Buffy Summers.
    I cosiddetti attacchi della biondina consistevano in urla disumane, insulti,lingue che saettavano e organi sessuali che si strusciavano.
    Dei gran begli assalti, non c’era che dire.
    Che avesse fatto un corso per quello?
    “Come terrorizzare e far eccitare contemporaneamente William Stratford in non più di venti secondi. “
    Non riusciva a stare più di un minuto senza pensarla.
    Diavolo, non la conosceva nemmeno. Era diventata come un’ossessione.
    Un’ ossessione di cui era pienamente consapevole. Un’ossessione di cui sbarazzarsi.
    Come il fumo, la droga e l’alcool. Chissà se esistevano dei cerotti contro Buffy Summers.
    Non si sarebbe affatto meravigliato se ne avesse visti su uno scaffale del supermercato.
    Afferrò le enormi buste e si avviò verso l’uscita.
    Il parcheggio era pieno e enormi auto lussuose lo riempivano.
    Non si sarebbe mai abituato a quella città.
    Di colpo qualcuno lo afferrò per la maglietta facendolo girare su stesso.
    Le borse della spesa caddero sonoramente per terra e l’aria si riempì di vetri rotti.
    Quella doveva essere la crema all’aglio costatò, mentre un omone grosso che non aveva mai visto prima gli si parò davanti.
    Fu trascinato in un vicolo scuro adiacente al supermercato e Spike fissò rammaricato le buste riverse sul cemento.
    Cercò di divincolarsi inutilmente quando tutto divenne chiaro.
    Angel seduto su un cassonetto dell’immondizia fissava la scena deliziato.
    -Vediamo se sei così bravo idiota- gli disse e prima che Spike potesse rispondere un dolore lancinante gli colpì lo stomaco mozzandogli il fiato.
    Cadde rumorosamente a terra mentre un calcio violento colpiva esattamente lo stesso punto e le sue orecchie si riempirono della risata di Angel Darcy.
    Il ventre gli doleva maledettamente.
    Fece per alzarsi e reagire, ma un pugno deciso, colpendogli dritto il naso, lo fece piombare di nuovo a terra.
    Il sangue colava denso sul cemento cocente. Poi di colpo si fece buio.

    -Povero Spikey- disse per la centesima volta, da quando era arrivata Willow.
    Il viso di William era coperto da enormi bistecche e sul torace aveva una busta di piselli surgelati.
    -Non è niente- cercò di rassicurarla Spike, mentre sua nonna fissava con sguardo bieco il pavimento.
    -Dovrebbero dare la pena di morte a quei teppisti- costatò tornando a fissare il volto deturpato di suo nipote.
    Spike rise, ma il dolore al naso lo fece tornare subito serio.
    -Domani starò già meglio e i lividi spariranno in fretta- spiegò a Willow.
    -So che non è il momento, ma Angel con questa mossa, ha appena perso il voto del club per la non violenza e dell’associazione cattolica- aggiunse silenziosamente con un sorriso.
    Spike ricambiò debolmente.
    -Va a casa piccola, io riposerò un po’- le disse dolcemente William, mentre la rossa spariva con sua nonna, lanciandogli un ultimo sorriso dalla porta.


    -Spike- chiamò Rosemary riportandolo alla realtà.
    Il buio dalla finestra accertò che stesse dormendo da un po’.
    -L’antipatica signorina con la cellulite è venuta a farti visita- disse con sguardo truce.
    -Chi?- chiese William mentre si metteva a sedere sul letto.
    Non era certo di aver capito.
    -La biondina mezza nuda, piena di smagliature- spiegò sua nonna a bassa voce mentre continuava a controllare le scale.
    Spike era ancora più perplesso. Possibile che sua nonna fosse ancora brilla da ieri!?
    -La nostra vicina di casa- sottolineò alzando la voce Rosemary, mentre faceva una strana smorfia con la faccia.
    Bene, aveva appena scoperto che sua nonna, come il resto del mondo d’altronde, odiava Buffy Summers.
    -Scendo subito- rispose William alzandosi dal letto.
    -Ottima idea la veranda- costatò sua nonna suggerendogli chiaramente dove accomodarsi con la sua ospite.
    -Non vorrei che quella ninfomane ti violentasse- aggiunse sottovoce mentre Spike spariva dalle scale.

    Buffy sussultò quando Spike fu illuminato dalla luce.
    La risata di Angel gli risuonava ancora nelle orecchie, sapeva quanto quell’idiota di Gimmy potesse essere violento, ma non aveva immaginato tanto.
    Il viso di Spike era ricoperto da enormi ematomi e il naso pieno di cotone.
    Si manteneva con fatica l’addome, anch’ esso sicuramente vittima di quello strazio.
    -Mi dispiace- e non seppe perché lo disse. I
    mprovvisamente quella fu l’unica cosa da dire.
    William rise debolmente.
    -Di cosa?Di avermi fatto conciare in questo modo?- chiese ironico mentre il dolore si intensificava.
    Non è stata colpa mia.
    Buffy strinse i pugni.
    -Angel ha fatto tutto da solo, un ottimo lavoro- costatò fissandolo negli occhi. Lo sfidava di nuovo.
    -Bene- aggiunse William specchiandosi nei suoi smeraldi.
    -Bene- rispose ancora lei.
    -Vorrei solo sapere perché- William si appoggiò alle travi della veranda di legno.
    Lo sguardo di Buffy era interrogativo.
    -Perché me?- aggiunse.
    Perché te cosa? Perché ti odio?Perché ho cercato di distruggerti? Perché hai il naso rotto?
    O perché ti ho baciato…perché ti trovo così atrocemente perfetto?
    -Sai quello che hai fatto- costatò la biondina tornando nei suoi occhi.
    Oceani immensi dove ci si può perdere. Dove non bastano razzi e fari.
    Dove non servono barriere e maschere.
    William il perdente.
    William dal viso stupendo.
    -E tu sai quello che hai fatto a me?- tuonò il biondo. Mare in tempeste era diventato di colpo. Improvvisamente, come solo lui sapeva essere.
    -Harvard è il mio sogno e ora ne rimane solo cenere- costatò con un sorriso isterico sul viso.
    Quel viso.
    -Ma tu non puoi capire, tu agiti la tua gonnellina alla moda nei corridoi mostrando il tuo culetto.
    Tu spendi i soldi dei tuoi per cose che io nemmeno mi sogno e giri in macchine che io non avrò mai- esplose di colpo.
    Ancora tempesta. Non solo in lui ora.
    In entrambi il mare.
    -Usi la gente e passi da una bocca all’altra. In fondo nessuno vale niente, conta solo il tuo schifosissimo sogno- aggiunse sorridendo ancora.
    Scavava profondo. In lei. Mentre la ferita aumentava e le cicatrici si aprivano.
    Mentre Buffy Summers gli dava ragione.
    -Nessuno vale come te e il tuo profumo da duecento dollari- aggiunse ancora. Le iridi infuocate.
    Il corpo bello. Bello infinitamente.
    -Il tuo atroce profumo da reginetta-
    Buffy era lì. Immobile. Gli arti paralizzati.
    Immersa, persa in William Stratford e le sue ragioni.
    In quella che era e ora non era più.
    In quella che non era mai stata.
    Bella nel suo vestito semplice e le infradito basse. Infilate velocemente.
    Il viso senza trucco, la pelle rosata. Era venuta da lui.
    Aveva pensato a lui.
    Questo di colpo bastò.
    Bastò a riempire una vita.
    Piano scese le scale avviandosi nel piccolo giardino.
    Andava via e lasciava qualcosa. Lasciava briciole della sua maschera appena scalfita.
    Esili pezzetti minuscoli del suo trucco doppio e solido.
    -So che è difficile da credere- la sua voce era un sussurro.
    Sperò con tutto se stesso di non perdere una sola sillaba di lei.
    -Ma qualcuno deve pur accontentarsi di schifosissimi sogni- aggiunse.
    Poi sparì.
    E Spike fu ancora solo.
    E Spike non fu sicuro di avere ascoltato bene.
    Non fu sicuro di aver sentito.
    Non fu sicuro di aver parlato con lei.
    Di essere stato lì, fermo con lei.
    Con Buffy Summers e il suo splendido profumo di reginetta.
    Quello che senza sapere, aveva su di lei da una vita.
    Quello che senza sapere, aveva dentro di lui da una vita.


    Continua...
     
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  9. V a m p i r e
     
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    Ho ADORATO questa FF su EFP! Bellissima!
     
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  10. keiko89
     
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    Ecco qui un altro pezzetto ^_^


    6°Capitolo

    Lentamente si rotolò nelle lenzuola ancora fresche. Enormi tulipani gialli e arancio, stampati sulla stoffa, ricoprivano il suo corpo, mentre la luce dell’alba si propagava attraverso la finestra aperta. Faceva male. Male ancora. Parole si espandevano nella sua mente ferendola improvvisamente.
    Non solo quelle. Anche una voce. Una voce che accompagnava da giorni interminabili i suoi sogni.
    I suoi schifosissimi sogni. Il suo profumo da duecento dollari. I soldi dei suoi genitori.
    Buffy Anne Summers si infilò sotto una doccia cocente.
    L’acqua rovente le era sempre piaciuta. Cambiava. Trasformava.
    Perlomeno ne dava l’illusione.

    Un enorme vassoio era carico di brioche. La pasta sfoglia si sgretolava sulla tovaglia mischiandosi a calda e densa cioccolata o crema al limone. La casa era immersa in quel profumo.
    Odore di brioche e qualcos’altro. Qualcosa che non doveva esserci.
    William giocherellò con la sua colazione, fissando la tv che di domenica mattina trasmetteva sempre i soliti programmi.
    Un uomo stempiato si dilettava di oroscopo e sua nonna tratteneva il fiato aspettando il suo segno zodiacale.
    O meglio, il toro. Il segno di Billy, nuovo vicino di casa, nonché sua nuova fiamma.
    Per quanto possa essere definito nuovo un uomo di settantasette anni, col parrucchino e un terribile e certamente fasullo, accento francese.
    Quando finalmente lo strazio fu terminato nonna Rosemary si riavvicinò al tavolo per trangugiare un altro toast.
    -Sei strano Spike- sentenziò fissandolo. William sussultò.
    -Strano?- chiese come se la donna avesse detto la cosa più assurda del mondo.
    -Da quando ieri sera quella signorina è venuta a trovarti- aggiunse mostrando le sue doti investigative.
    William sorrise.
    -Non è per quello- le rispose cordialmente mentre prendeva i suoi libri di scienze.
    Lo studio matto e disperato lo attendeva.
    -Io penso proprio di si Spikey, conosco le ragazzine come quelle, che giocano a fare le donne- Rosemary si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla.
    -Ti distruggono e non se ne accorgono nemmeno- aggiunse mentre fissava dalla finestra l’enorme villa in lontananza.
    -Questo non succederà a me- concluse William. Forse pensò. O è già successo?
    -Insomma non ti consiglio nemmeno di perderci la verginità- disse di colpo sua nonna, mettendosi in piedi. Eccola che ricominciava.
    -Quelle troppo esperte ti fanno faticare- gli consigliò. Ormai era partita.
    Si piazzò le mani nei fianchi per cominciare a dare un po’ di lezioni al suo nipotino, decisamente troppo inesperto.
    -Con una così dovrai mettere in pratica le tre S- aggiunse mentre Spike rimaneva letteralmente allibito.
    -Nonna perché mi stai dicendo questo, se mi hai appena consigliato di non andarci a letto?- le chiese spazientito, ma terribilmente divertito William, mentre sua nonna si faceva rossa in viso.
    -Diavolo, perché conosco voi giovani e so che fate sempre il contrario di ciò che vi viene detto- dichiarò irritata.
    Ok, questa volta aveva davvero ragione.
    -Allora, una come Buffy Summers da te vorrà sesso, sesso anale, sesso orale- concluse incurante, mentre Spike si copriva la bocca spalancata.
    -Nonna ti prego- miagolò mentre le brioche di poco prima gli salivano interamente in gola.
    -Sei uno Stratford, il sesso ce l’hai nel sangue- lo informò strizzandogli l’occhio mentre Spike scattava in piedi e cominciava a coprirsi le orecchie.
    -Il sesso anale è decisamente più complicato, non so quanta possibilità c’è che tu ci riesca- aggiunse mentre Spike era letteralmente sgomento.
    -Nonna per l’amor del cielo, mi stai terrorizzando- la pregò con le mani tra i capelli platinati.
    -Per il sesso orale dovrei darti decisamente delle dritte- urlò più forte Rosemary per sovrastare la voce del nipote.
    Spike corse su per le scale, chiudendo la porta con doppia mandata.
    Azionò lo stereo a palla e sperò di dimenticare, per il resto della sua esistenza, l’immagine di sua nonna settantenne che parla di lingue e genitali.

    Buffy infilò un vestitino a fiori leggero e sandali chiari.
    Prese in mano la luccicante boccetta di profumo francese ma poi la ripose sul suo comodino.
    Niente profumo oggi.
    Niente profumo di reginetta.
    La cucina aveva tutte le portefinestre aperte e i ventilatori azionati.
    Cominciò a versare, nel suo bicchiere preferito, un po’ di succo di pompelmo mentre sua madre guardava in salotto la tv.
    -Ciao - la salutò la donna senza voltarsi, mentre la tata della biondina le preparava un po’di pane burro e marmellata.
    Buffy non rispose. Come al solito.
    Sua madre si era mai accorta che non le aveva più parlato? Da quando?
    Ricordava esattamente il giorno. Il giorno strettamente collegato a quel bigliettino sulla mensola all’entrata. Un bigliettino che era rimasto lì per ore, senza che nessuno lo notasse.
    Buffo. Suo padre aveva deciso di andare via, le aveva scritto quelle parole e lei non se ne era nemmeno accorta.
    Ricordava di averlo letto nel pomeriggio. Tutta la mattina aveva preso il sole.
    Se non l’avesse trovato parlerebbe ancora con sua madre?
    Se l’avesse trovato più tardi, dopo qualche giorno, la sua felicità sarebbe durata qualche istante di più.
    Istanti che sembrano anni.
    Eppure la lettera era scarna. Poche parole che lei non immaginava nemmeno.
    Vado via. Sono stanco.
    Stanco delle urla furiosa, dei cocci per terra, degli schiaffi che lasciano il segno.
    Sulla pelle e sull’anima. Nient’altro.
    Un bacio.
    Perché papà?Perchè non me l’hai dato di persona. Cos’è un bacio sulla carta?
    Dovrò far si che la memoria ricordi l’ultimo che mi hai dato?E’così che funziona?
    Ricorderò le tue labbra sulla mia guancia e quello sarà il tuo bacio d’addio.
    -Signora, lo sa che Buffy ha preso un’altra A nel compito di letteratura- la voce calda della sua tata
    la fece distogliere dai suoi macabri pensieri.
    Sua madre annuì distratta.
    -Bene, l’importante però è che tu quest’anno porti a casa quella corona signorina- disse girandosi di colpo verso di lei. Buffy abbassò lo sguardo.
    -Io, tua zia Anya, tutte le donne della nostra famiglia sono state reginette della Sunnydale High Scholl- la informò per l’ennesima volta sua madre.
    -Del collage per tua fortuna non hai bisogno, sarai il nuovo volto dell’azienda di famiglia- sorrise raggiante.
    -Quest’anno è la volta buona, ti ha fatto proprio bene perdere qualche altro chilo,l’anno scorso eri enorme- sentenziò tornando a guardare la tv.
    Buffy aveva gli occhi fissi nel vuoto. Il ticchettio dell’orologio la infastidiva.
    La tata , dietro di lei, le lisciava dolcemente i lunghi capelli dorati.
    Non sono stata a dieta mamma. Non ho mai rinunciato ad un hamburger per perdere peso.
    Ne ho mangiati tanti quest’estate. Tantissimi.
    Ma ho vomitato troppo.

    Continuava a fissare quelle maledette finestre. Dalla più piccola alla più grande.
    In fondo non ci avrebbe messo molto ad individuare la sua stanza.
    Doveva pur avvicinarsi ad esse prima o poi.
    Un asteroide continuava a contemplarlo dal suo pesante libro di scienze, aperto sulla scrivania.
    Lei era ancora davanti ai suoi occhi. Il viso senza trucco, le scarpe basse.
    Lei e il suo schifosissimo sogno. Possibile che si potesse scalfire?
    Possibile entrare in contatto con la dea della collera, dal corpo perfetto?
    Possibile conoscere i suoi pensieri?Immaginò cosa potesse dire entrare nella sua mente.
    Lo stupore più totale. Lei credeva di essere vuota, ma lui l’aveva percepito.
    Aveva sentito tutte le sue emozioni urlare nel petto.
    Aveva visto la sua intera vita scalpitare in quegli smeraldi.
    Ed era stata sua. Per un attimo era stata più sua che degli altri.
    Trattenne il fiato quando una figura si piazzò davanti ad una delle grandi finestre al piano superiore. Eccola. Buffy. Chiara.
    Non aveva immaginato che quella distanza potesse mostrargli una visione tanto nitida.
    Poteva vedere i suoi capelli sciolti e il suo abito scollato. Poteva vedere i suoi occhi.
    Lei sapeva. Sapeva che la stava osservando e non si scostava.
    Erano in contatto. Occhi negli occhi. Smeraldi nell’oceano.
    Poi di colpo sparì. Scomparve come solo lei sapeva fare.
    Lasciando l’amaro del suo ricordo.

    Buffy si nascose dietro l’enormi tende della sua stanza dalle tinte rosa.
    Ancora una volta era annegata in quegli occhi. Gli occhi dello sconosciuto della casa accanto.
    Gli occhi di William.
    Era bello pensarlo. Bello pensare alle iridi di qualcuno. Era suo.
    William le apparteneva.
    Poteva percepire nel suo odio e nel suo disgusto verso di lei, l’erotismo più sfrenato.
    La desiderava. Almeno una parte di quanto lo voleva lei?
    Immaginò il suo membro che di fuco entrava nel suo stretto canale fino alla fine e si bagnò di lussuria.
    Poteva sentire la sua voce che calda implorava il suo nome.
    Perché sapeva William Stratford come avrebbe fatto l’amore.
    Sapeva che sarebbe entrato in lei dolcemente, che avrebbe baciato ogni parte del suo corpo, che avrebbe urlato il suo nome, le avrebbe implorato di continuare.
    Che avrebbe avuto gli occhi carichi di meraviglia e un amplesso immerso nello stupore.
    Perché era William Stratford e il resto non contava.
    Quando lo era diventato?
    Quando quel nome si era strettamente legato ad un’ emozione eretica?
    Si portò le mani al volto sudato.
    Lui aveva ancora gli occhi sulla sua finestra. Li sentiva. Tutti. Sapeva.
    Sapeva cosa stava accadendo. Doveva trovare il modo.
    Trovare il modo di lasciare in lui solo il disgusto per Buffy Summers. Non sarebbe stato difficile.
    E poi sarebbe stata reginetta. Questo era ciò che contava.

    Il campanello suonò per l’ennesima volta e pigramente si affacciò nelle scale buie per vedere chi fosse. Angel Darcy spuntò dalla porta con un enorme sorriso.
    -Tesoro, tutto bene?- chiese avviandosi verso il piano superiore.
    Buffy rimase in silenzio e rientrò nella sua stanza, mentre Angel la seguiva.
    -Non è stato bello quello che hai fatto, ho visto il suo volto- lo informò portando gli occhi verso la sua finestra. Era ancora lì. Ho visto il suo volto. Ed è terribilmente in me.
    -Smettila Buffy, ci stavamo solo divertendo con quell’idiota.-
    La sentì. Sentì la maschera cedere di colpo. Sentì i frammenti scivolarle sul corpo.
    Non poteva permetterlo.
    In un attimo si attaccò alla bocca di Angel spostandosi verso la finestra illuminata.
    Guardami.
    Premette il suo corpo su quello del bruno e incominciò a sbottonargli la camicia chiara.
    -Finalmente lo facciamo- esclamò Angel appena le loro bocche si staccarono.
    Buffy annuì. In fretta. Così in fretta da non lasciare tracce sperò.
    Velocemente liberò il corpo del bruno dai jeans e si sfilò velocemente il vestito a fiori.
    L’oceano in tempesta la fissava. Il fiato era mozzato. Il respiro sparito.
    Solo il cuore batteva.
    Forte nelle sue orecchie. Mentre la sua dea stava per fare sesso con quel ragazzo.
    Un ragazzo di cui di colpo non ricordò nemmeno il nome.
    Buffy si liberò dal reggiseno e si sedette velocemente sul davanzale della finestra.
    La visuale migliore. Veloce e indolore.
    Con un colpo secco e veloce Angel la penetrò. Svelto e brutale.
    Mentre William batteva i pugni contro la finestra di vetro.
    Il suo corpo tremava sul davanzale mentre lui solo con gli occhi gli ustionava la schiena.
    La schiena della sua bionda. Di Buffy Summers. La sua schiena.
    Quella che era più di lui che degli altri.
    Il corpo della ragazza venne smosso con veloci e inesperte spinte, mentre lei si aggrappava alla soglia.
    Angel spinse ancora in lei. Una, due, tre, volte. In modo interminabile.
    William fece saettare ancora una volta un pugno contro il vetro, che questa volta si ruppe in mille pezzetti di cristallo, restituendogli una mano completamente avvolta nel liquido vermiglio.
    E lei lo sentì.
    Sentì la lastra rompersi, mentre la sua maschera tornava solida.
    Il corpo fu attraversato da brividi e fremette.
    Fremette più per quel colpo che per il membro dello sconosciuto che si muoveva in lei.
    William la fissava ancora. Il corpo perfetto smosso da spinte che non erano sue.
    Poteva sentire nella sua mente i suoi gemiti e il suo godimento, poteva sentire il suo profumo entrargli nell’anima.
    Angel si tirò fuori da lei e venne in un fazzoletto di carta. Scarno. Crudo.
    Lo vide rivestirsi e parlare. Poi la baciò ancora.
    Ma lei non sentì nemmeno le sue parole.
    Solo quel contatto la infastidì. Basta.
    Si voltò verso di lui appena la stanza fu vuota.
    Era ancora lì. Il vetro rotto. Gli occhi offuscati.
    E’ giusto così William. Odiami.
    Poi si allontanò dalla finestra. Dagli occhi di William Stratford.
    E vomitò anche l’anima.



    7°Capitolo
    -La dinamica dell’accaduto non mi è ancora totalmente chiara- disse sicura sua nonna, mentre versava in un grosso bicchiere di vetro giallo della spremuta.
    William tornò a fissarsi la mano fasciata esasperato.
    -Vorrei che tu mi raccontassi di nuovo tutto,senza tralasciare nulla.- aggiunse Rosemary fissando maliziosa Spike.
    William sbuffò.
    -Sono inciampato e la mano è andata a finire dritta nel vetro della finestra,non c’è molto da spiegare ispettore- rispose per l’ennesima volta, mentre sua nonna continuava a guardarlo con occhi interrogativi.
    -Calcolando il perimetro della tua stanza, io penso che fosse più probabile che cadendo la tua testa si andasse a conficcare nella finestra- concluse mentre Spike la guardava stupito.
    -Ma vedo che il tuo testone è perfettamente integro quindi…- aggiunse stizzita mentre tornava alla cucina.
    A sua nonna le bugie non erano mai piaciute.
    Aveva la maledettissima capacità di capire quando William mentiva.
    A quattro anni, quando era stato tre giorni sul gabinetto con un’atroce dissenteria, era riuscita a scoprire tutto.
    Niente virus o influenza,il piccolo Spike aveva semplicemente fatto fuori un cartone di succhi di frutta formato famiglia, che lei custodiva nel ripostiglio.
    Così senza aver cura che lui fosse preso da spasmi terribili, l’aveva costretto a confessare davanti a sua madre…sul water.
    -Buongiorno- esclamò Willow entrando in casa e salvandolo da quella terribile situazione.
    -Oddio,Angel ti ha fatto pestare di nuovo?- chiese sbigottita, appena si suoi occhi si posarono sulla mano di Spike.
    -No cara, è semplicemente caduto e non fare domande su quanto la cosa sia improbabile,il nostro William ha sempre ragione- concluse sua nonna, mentre usciva dalla cucina, usando appositamente il suo nome di battesimo per beffeggiarlo.
    -Insomma, potremmo giocarci la carta di uomo di strada- cercò miseramente di rassicurarlo Willow mentre si sedeva al suo fianco.
    Spike sospirò.
    Improvvisamente tutta quella scena non faceva più al caso suo.
    Forse avrebbe dovuto dire chiaramente alla rossa che non intendeva portare avanti quella situazione ridicola.
    Non aveva alcuna possibilità di vincere.
    Sarebbe uscito da quella situazione sole maggiormente ferito. Nel corpo e nell’anima.
    -Eccomi qua-esclamò gaia sua nonna mentre rientrava in cucina con due enormi cesti di vimini coperti da fazzoletti colorati.
    Willow saltò in piedi battendo le mani euforica, mentre Rosemary rivelava la smisurata quantità di dolci che aveva preparato.
    -Hanno un profumo stupendo- dichiarò Willow annusando con gusto l’odore di vaniglia e cioccolato.
    -Ne ho preparati di diversi,così c’è più scelta- la informò la donna, mentre sistemava i cesti nelle mani della ragazza.
    Spike aveva sbarrato gli occhi. Ma cosa diavolo…..
    -Non ditemi che queste cose sono da portare a scuola?- chiese terrorizzato, mentre le parole dei ragazzi incontrati al supermercato, gli riaffioravano nella mente.
    Le botte di quell’energumeno gli avevano davvero fatto dimenticare tutto!
    -Certo Spike,non dirmi che l’avevi dimenticato?- piagnucolò Willow fissandolo.
    Ok,era nei guai.
    Si era ficcato in quell’assurdo pasticcio da solo. Aveva fatto collaborare quelle due malate di mente e ora non poteva più scappare da quell’assurdo destino.
    -Hai ragione- si scusò mentre le rivolgeva un sorriso.
    Aveva il viso ammaccato, le costole inclinate e la mano ancora piena di vetri della sua camera da letto.
    Insomma peggio di così non poteva andare.
    -Bene,nel salotto ci sono gli altri otto cesti tesoro- lo informò sua nonna dolcemente.
    Come non detto.

    Buffy continuava a versare caffè decaffeinato in bicchieri di plastica rosa, con il sorriso sul volto. Aveva allestito, con l’aiuto di Cordelia e Harmony, un piccolo stand a forma di labbra fucsia, su cui aveva adagiato il caffè e delle caramelle senza zucchero.
    La propaganda finalmente cominciava.
    Prima avrebbero cominciato,prima si sarebbe messa in testa quella maledetta corona.
    Rabbrividì di colpo pensando agli occhi di sua madre.
    Forse per una volta l’avrebbe vista sorridere, un sorriso vero per quell’assurdità che lei riteneva vitale e che ora si stava riempiendo di ridicolo.
    Portò le mani alla testa cercando di scacciare quei pensieri senza senso e tornò a sorridere ad un membro della squadra di palla a nuoto che chiedeva l’ennesimo caffè.
    Harmony e Cordelia continuavano a guardarsi con occhi interrogativi e sembravano decisamente nascondere qualcosa.
    -Mi dite cosa c’è?- sbottò Buffy facendole sussultare.
    Sistemò nelle mani tremanti di un ciccione con gli occhiali un’altra tazza d caffè e tornò con gli occhi su di loro.
    -Ci sono poche persone non trovi- le fece notare timidamente Harmony.
    Buffy si guardò intorno portandosi le mani nei fianchi.
    -E allora?- chiese stizzita mentre Cordelia abbassava lo sguardo intimorita.
    -Forse è per colpa dei dolci che ha portato quel William- la informò la bionda mentre le iridi di Buffy si infuocavano.
    -Conosci anche il suo nome ora- le fece notare mentre si avviava verso il corridoio.
    William.
    Per la prima volta qualcuno aveva pronunciato il suo nome. Era uscito dalle labbra di qualcuno.
    E aveva fatto male.
    Avvampò a quel pensiero, mentre si muoveva alla ricerca del platinato.
    Finalmente avvistò la sua squallida bancarella all’esterno del laboratorio di scienze.
    Un’insulsa ragazza rossa porgeva con un sorriso enorme dolci ripieni di crema, chiedendo con dolcezza di votare per Spike Startford. Ancora lui.
    Ancora il suo nome sulla bocca di qualcun altro.
    Poi lo vide.
    Seduto su una sedia dietro la rossa,il viso ancora gonfio, la mano fasciata.
    E si ruppe. Il vetro della finestra di William si ruppe ancora alle sue spalle, mentre lei si trovava a gambe aperte sul davanzale.
    Sentì ancora i frammenti di cristallo urlare nella sua mente e il volto di uno sconosciuto sul suo collo.
    Il suo fiato e il suo respiro. E poi ancora quel colpo. Ancora e ancora.
    Tremò portandosi una mano tremante alla bocca e avanzò verso di lui.
    William continuava a fissare le facce degli sconosciuti a cui brillavano gli occhi.
    La vista dei dolci di Rosemary faceva sempre lo stesso effetto, pensò divertito.
    Poi la vide.
    Buffy in piedi a pochi passi da lui, le gambe scoperte da un microabito e gli occhi di un verde brillante.
    E la sentì ancora. Sentì i suoi gemiti e il suo godimento.
    Vide le sue gambe e l’uomo che la penetrava.
    La mano che non bruciava. Il sangue che sgorgava. Il vetro che l’aveva trafitto.
    Immaginò ancora gli atroci latrati di quel bruno. E poi ancora lei. Ancora e ancora.
    Si raddrizzò sulla sedia quando lei si avvicinò.
    -Posso parlarti- gli chiese sorridendo, mentre qualcuno cominciava a fissarli incuriosito.
    Spike si alzò senza guardarla e la seguì all’interno di una classe deserta.
    E ora erano di nuovo soli dopo quella notte.
    Ancora occhi negli occhi.
    Dopo che Spike l’aveva vista darsi a qualcuno che non era lui.
    Dopo che lei si era data a qualcuno che non era Spike.
    William abbassò gli occhi appoggiandosi al muro. Veloce sperò.
    Sperò che si allontanasse velocemente da lui.
    Ancora un altro istante però. Ancora un po’.
    -Pensavo che la questione fosse chiusa,non ti procurerò più problemi- Buffy ruppe il silenzio senza guardarlo.
    Non guardarlo per non morire.
    -Lasciami questa cosa- disse con voce decisa. William alzò gli occhi.
    Incontrò di colpo i suoi.
    I suoi schifosissimi sogni. Lei ancora. Su quel davanzale. Ancora gemiti. Ancora godimento.
    Lei smossa dalle spinte. Una nausea opprimente.
    Ok, Buffy. Forse è giusto così. Dopo ieri.
    Forse è giusto non avere più niente a che fare con te. Perché so quello che sei.
    L’ho capito dal primo attimo che ti ho visto. Ed è inutile ora. Tutto inutile dopo ieri.
    -Non hai speranza Spike- lo informò lei fissandolo.
    Non ci riesci vero?Non riesci a parlare senza sfidarmi?Senza cercare in ogni modo di farti odiare?Di provocarmi il disgusto.
    No ottieni alcun risultato Buffy. Per quanto me lo intimi, tutto rimane uguale.
    -Allora non temermi Buffy- la sfidò il biondo, mentre lei assumeva un espressione dura.
    Lasciami uno spiraglio. Lascia che questo sia l’ultimo modo di aggrapparmi a te.
    -Fa come vuoi- rispose lei.
    Mi stai battendo William. Vuoi rimanere nel territorio pericoloso. Quello in cui io non riesco a stare lontana da te.
    Non vuoi andare via. Non vuoi scappare da me. E io spero con tutta l’anima che tu non lo faccia.
    -Voglio fare l’amore con te-
    E lo disse. Senza pensarci. Di colpo la sua anima ebbe voce e parlò.
    Di colpo seppe di non poter stare ancora un attimo senza dirglielo.
    Buffy indietreggiò come trafitta. I suoi occhi spalancati, le iridi smeraldo.
    -Co..Cosa?- balbettò la bionda incerta, mentre fissava il suo volto. Sicuro e bello.
    -Ti prego Buffy- la supplicò.
    Indegno, spaventato, assurdo, incerto.
    Di colpo non esisteva più razionalità. Solo lei. Bella come una dea. La sua dea.
    Quella che apriva le gambe per gli altri. Quella che voleva per lui.
    Velocemente fu sulla sua bocca e la divorò affamato. Fame, fame di lei.
    Assaporò la cosa più dolce e buona che avesse mai assaggiato.
    Si inebriò del suo atroce profumo. Ancora e ancora.
    Buffy si aggrappò al suo collo, sentendo la sua erezione premere vicino alla sua femminilità e emise un gemito strozzato.
    Possibile? Possibile respirare di colpo del suo respiro?
    Respiro e anima.
    Carne e anima.
    Non gli importava?Non gli importava nemmeno di quello che aveva visto ieri?
    Non mi odi William. E io ho vissuto per tutti questi anni di odio. Mi sono nutrita di esso.
    E tu cosa vuoi darmi? Amore. Vuoi fare l’amore con me. Basterà?
    Il tuo amore saprà saziarmi come faceva l’odio del mondo?
    -Fammi entrare in te Buffy- la supplicò cominciando a alzarle in modo frenetico la gonna.
    Buffy gemette ancora mentre la sua pelle si accendeva sotto il suo tocco.
    Mentre le sua mani diventavano improvvisamente vitali.
    -Fammi entrare in te come è entrato lui-la supplicò ancora.
    La bionda sussultò.
    Si scostò velocemente da lui.
    Rapidamente.
    Lo fissò mentre ansimava. Aveva gli occhi lucidi.
    E poi capì.
    Ecco cos’era. Ecco cos’era e sarebbe sempre stata.
    La bambina capricciosa capace di far intorpidire anche la purezza di quell’angelo biondo.
    Ecco di cosa era stata capace.
    Farsi odiare, disgustarlo, dargli la nausea. Ossessionarlo.
    Perché questo era Buffy Summers.
    La cagna che tutti volevano scopare.
    Anche William Stratford. Anche il suo angelo biondo.
    Nient’altro. Profumo da duecento dollari e basta.
    Spike ansimava ancora davanti a lei, gli occhi sconvolti in mute scuse. Lei sorrise.
    -Mi dispiace William- disse in un sussurro.
    Mi dispiace di averti ridotto in questo stato. Come tutti gli altri.
    Mi dispiace che domani non ti ricorderai nemmeno il mio nome. Ma non i miei gesti.
    Sarò ancora su quel davanzale e tu romperai ancora finestre.
    Vorrai ancora scoparmi. Nient’altro. Come è giusto che sia.
    Odio e basta.
    Ma non per me William. Per me ci sarà molto di più.Per me sarà una vita intera.
    Spike piegò la testa da un lato in un gesto interrogativo.
    Di cosa ti dispiace Buffy?Di aver buttato all’aria il mio futuro?Di avermi messo in questa ridicola situazione?Di avermi tentato con il tuo corpo perfetto per poi sparire?
    Di aver fatto sesso davanti ai miei occhi sconvolti?
    Di avermi fatto ridurre la mia scrivania in una pozza di sangue?

    Di avermi fatto innamorare di te Buffy Summers?

    Di questo?Non scusarti. Non è colpa tua.
    Ti avrei amata comunque.
    Perché ti cercavo da una vita.
    Buffy si sistemò velocemente la gonna, sorrise ancora.
    Sono abituata a questo Spike, non preoccuparti.
    Abituata ad aggiustarmi i vestiti in una classe o in qualsiasi altro maledettissimo posto.
    Questa è la mia vita.
    Poi uscì.



    8°Capitolo

    -In questi giorni dovrete fare tutti le fotografie- lo informò Willow nel vialetto alberato.
    Era ancora presto, le strade deserte e il sole per una volta sembrava non scottare.
    -Intendo tu, Buffy, Angel e gli altri candidati- aggiunse continuando a scrutarlo.
    William camminava al suo fianco fissando la strada. Distratto come al solito.
    -E poi dovrai girare per la scuola con un perizoma rosso- aggiunse ancora con lo stesso tono, aspettando una sua reazione.
    Spike continuò a camminare e addirittura per un attimo sembrò annuire.
    -Spike- lo richiamò Willow di colpo facendolo sussultare.
    -Scusami- la pregò lui massaggiandosi gli occhi.
    -Ero soprappensiero- si scusò ancora sorridendole debolmente.
    -Spike queste sono mosse decisive- lo informò lei carezzandogli dolcemente un braccio.
    -E’ solo che il mio sogno era andare ad Harvard e ora sto sprecando le mie energie per diventare un maledetto buffone di feste- le spiegò lui rabbioso, tornando a fissare la strada.
    -Non hai messo da parte quel sogno, studi come un forsennato- le fece notare lei alzando la voce.
    Studiare?Da quando non prendeva più in considerazione quella parola?
    Forse Willow si riferiva alle notti passate in bianco, gli occhi gonfi e lo sguardo assente?
    Quello non era studiare. Quello era ossessionarsi. Ossessionarsi maledettamente.
    Per qualcosa che certamente non erano i libri di letteratura.
    Si accomodarono dopo poco nella classe ancora deserta in posti vicini e Spike tirò svogliatamente fuori i libri dal suo zaino.
    Dopo qualche minuto i corridoi antistanti cominciarono a riempirsi di un fracasso assordante e la classe di matematica si riempì velocemente.
    Willow sembrò chiedergli qualcosa, ma le sue parole si persero nell’aria.
    Insieme a tutto il resto. Silenzio di colpo.
    Buffy Summers era appena entrata in classe.
    Dei corti short bianchi le coprivano appena la parte superiore della coscia e un camicetta a mezze maniche rosa le rivelava chiaramente il seno pieno.
    Al collo aveva una deliziosa catenina d’oro bianco carica di piccoli ciondoli scintillanti che continuavano a tintinnare e i piedi erano fasciati da ballerine basse di un rosa cipria.
    Attraversò lentamente la classe mentre tutti gli occhi come al solito si puntavano su di lei.
    E poi annegarono.
    Lui si perse nel suo verde. Quel verde che brillava d’infinito senza esserne conscio.
    Quello smeraldo che chiaramente rivelava i baci proibiti, le notti veloci, le mani ansiose.
    E lei annegò nel suo blu.
    Quel blu che ad ogni tratto ardeva d’immensità essendo consapevole di tanta bellezza.
    Quell’oceano che istericamente celava i suoi gesti, i suoi sussurri, le sue carezze.
    E fu panico . E fu terrore.
    Paura di perdersi ancora. Paura di mostrare ancora quello che si è.
    Paura di aver trovato qualcuno, qualcuno che spezza l’anima e sana il cuore.
    Paura di non dover cercare più. Di dover mettere via le armi e fermarsi.
    Fermarsi a guardare.
    Buffy di scatto si portò fuori dal suo sguardo e fissò la rossa seduta affianco a lui. Sapeva chi fosse.
    -Questo è il mio posto- le intimò guardandola.
    Willow trasalì e velocemente cominciò a raccogliere le sue cose.
    -Non mi sembra il modo- le fece notare Spike mettendosi in piedi davanti a lei.
    Buffy tremò. Come sempre. Come sempre davanti a lui.
    Strinse i pugni respirando impercettibilmente il suo fiato. L’estasi.
    -Non stavo parlando con te- gli rispose a pochi centimetri. Odiami Spike.
    Guarda come sono e torna ad odiarmi. Così io potrò tornare a vivere.
    Willow di colpo frappose una mano tra i due allontanandoli e Buffy involontariamente quasi gemette di disapprovazione.
    -Non importa Spike- gli disse facendo segno di tornare al suo posto, mentre Buffy si sedeva.
    William prese di nuovo il suo banco continuando a scrutarla.
    Eccola, in tutta la sua atroce bellezze e cattiveria.
    La strega che con un incantesimo, un sortilegio d’amore si era impossessato del suo cuore che non faceva altro che sanguinare. Sarebbe morto se non fosse entrato dentro di lei.
    Se non avesse messo a tacere quella voce che lo straziava. Una volta, una sola volta.
    Perché sapeva che con Buffy Summers non sarebbe potuto essere più di una sola volta.
    Con Buffy Summers non sarebbe potuto essere un attimo ancora.
    Un giorno in più. Una vita intera.

    Quando la lezione terminò la testa di William doleva in modo insopportabile e opprimente.
    Era stato tutto il tempo a intimarsi di non fissarla,mentre i suoi occhi non facevano altro che cercarla e la sua mente gli ordinava di prestare attenzione alla lavagna.
    Sospirò di frustrazione, mentre si metteva in piedi per lasciare quella sala di torture.
    -Ragazzi volevo annunciarvi la festa di stasera- esplose di colpo la voce che perseguitava i suoi sogni da giorni interminabili.
    Willow sussultò a quella notizia guardando allarmata Spike.
    -L’ultima è stata in qualche modo sabotata- sottolineò prendendo a fissarlo di colpo.
    Perché lo faceva?Perchè godeva in quel modo vedendolo soffrire come un animale?
    -Ma sono certa che questa volta la mia festa sarà l’unica di questa sera- aggiunse mentre stringeva i pugni.
    Sembri soffrire Buffy. Di colpo sembri soffrire più di me.
    Sembra che agonizzante cerchi di liberarti della mia ombra. Proprio come faccio io.
    Willow continuava a fare gesti inconsulti. La sua richiesta era chiara. Contrattacco.
    -Si, sarà l’unica- rispose semplicemente William, mentre abbassava gli occhi ascoltato i gridolini eccitati di tutti.

    -Non capisco, Rosemary avrebbe acconsentito, stasera è anche serata di bingo- urlò per l’ennesima volta Willow nella stradina affollata.
    -Non ero dello spirito giusto- rispose debolmente William.
    -Spirito giusto?Ti trascini come un cadavere ecco come stanno le cose- precisò la rossa catturando la sua attenzione.
    -Sei un ragazzo forte Spike, hai superato tutto con tanto coraggio e ora mi sembri…- Willow sembrò cercare la parola giusta.
    -Disorientato- concluse fissandolo negli occhi.
    -E’che questa è una realtà nuova, non sono mai stato al centro dell’attenzione e non so se voglio starci- si giustificò William rispondendo al suo sguardo.
    -Non è questo Spike- gli rispose Willow. Il biondo sembrò accigliarsi.
    -La città e le persone sono tutte diverse e la scuola anche….- continuò sostenendo la sua tesi.
    -Tu brancoli nel buio a causa di Buffy Summers William- concluse Willow fissandolo.
    Spike deglutì guardando la strada.
    -Lo immaginavo-

    -Tesoro il pollo con patate è nel forno, te ne ho preparato una bella teglia- lo informò sua nonna sulla porta di camera sua.
    -L’insalata russa è nel frigo- aggiunse mentre Spike cominciava a fare la lista di quanta roba quella sera avrebbe dovuto ingurgitare.
    -I pomodori ripieni sono solo da scaldare- continuò Rosemary cercando di sforzare la mente.
    -E naturalmente la torta di mele è già pronta- concluse con un grosso sorriso.
    -Nonna tutto quello che hai cucinato stasera è molto di più di quello che ho mai mangiato in tutta la mia vita- le rispose William con un sorriso, mentre la fissava guardarsi nello specchio.
    -Scherza pure Spikey eppure è solo da quando ti sto nutrendo che qualche ragazza bussa alla tua porta- gli fece notare sua nonna sistemandosi l’enorme completo floreale che aveva indossato per la serata.
    -Se perdessi la verginità sarebbe solo merito mio- aggiunse tornando a fissare suo nipote.
    -Ma ne dubito fortemente- continuò contemplando il ventre ancora piatto di suo nipote.
    -Io comunque esco, vado a fare quello che si spera dovresti fare tu- concluse scendendo le scale.


    La festa era già partita da un po’ quando William esasperato si attaccò alla finestra.
    Aveva fatto tutti i compiti assegnatigli, mangiato in abbondanza i manicaretti di sua nonna.
    Aveva sparecchiato e messo i piatti in lavastoviglie. Aveva tolto i piatti dalla lavastoviglie e aveva deciso di lavarli a mano. Aveva ripulito tutta la cucina dalla schiuma che era fuoriuscita dal lavello e cominciato a guardare la tv.
    Aveva scandagliato in modo minuzioso tutti i programmi non trovando nulla di interessante e cercato invano di ascoltare qualche cd di sua nonna.
    Ma alla fine aveva ceduto.
    E ora eccolo, con l’ennesima fetta di torta di mele tra le mani, con le orbite attaccate al vetro. Quello ancora sano. L’altro era ormai ricoperto da nastro adesivo che ne impediva la visuale.
    Casa Summers era affollatissima, si erano riversati in essa tutti i ragazzi della Sunnydale High School non escludendo alcuno, dato che per una della prime volte la reggia era aperta a tutti.
    L’aveva vista.
    Se pur di sfuggita era riuscito a intravedere il suo morbido abito bianco nelle folla e aveva trattenuto il fiato.
    Doveva solo entrare in lei. Entrare in lei e sarebbe stato appagato per sempre.
    Non glielo avrebbe detto. Non le avrebbe mai detto che l’amava. Ti amo Buffy. Inutile.
    In fondo cosa le avrebbe cambiato? Quanti uomini glielo avevano sussurrato tra gli amplessi e quante volte lei non l’aveva mai dichiarato?
    Perché Buffy Summers non amava. Non poteva amare.
    Mentre i suoi pensieri correvano selvaggiamente le ore passarono sulle sue emozioni elettriche. Sentì i primi invitati andare via, la musica appiattirsi per un po’ e poi ricominciare più sfrenata che mai. E lui non si mosse. Non si staccò dalla finestra. Sperando sempre di scorgerla, scorgere lei e i suoi occhi. Di incontrare il suo sguardo per poi morire.

    Sussultò dal suo sonno agitato quando sentì dei passi nella sua camera.
    Mentre metteva a fuoco l’immagine davanti a se notò che la musica era di colpo diventata muta. Poi la vide. La luce venne portata ai suoi occhi da lei. I capelli erano sciolti in boccoli morbidi e un vestito di raso bianco le fasciava il corpo.
    Spike sussultando si mise a sedere meglio sulla sedia che aveva accompagnato il suo sonno turbato.
    -Perché mi spii?- chiese lei entrando del tutto nella stanza buia.
    William sospirò.
    -Non ti stavo spiando, studiavo- disse mostrando il libro di scienze che per fortuna la sera prima aveva lasciato sulla scrivania.
    Buffy cominciò a scrutare la stanza. Il piccolo letto dalle lenzuola linde, la scrivania e la finestra.
    La finestra che lui aveva distrutto per lei. Lei che lo stava rendendo pazzo e cieco.
    Passò il suo sguardo sulla moltitudine di libri che aveva nella sua scaffalatura e sulle sue foto.
    Tutte le ritraevano con una donna. Riuscì a riconoscere quella usata per il manifesto.
    -E’ mia madre- la informò lui, mentre lei prendeva in mano una delle cornici.
    William sorrideva mentre una donna dai capelli color del grano e gli occhi blu stringeva il suo braccio.
    -E’molto bella- sussurrò lei appena. Ripose piano la cornice mentre tornava a fissarlo.
    -Se mi trova qui penserà che ti perseguito- aggiunse sorridendo guardandosi furtivamente attorno
    Spike sorrise.
    -Non verrà, mia madre è morta- la informò con una naturalezza che la sconvolse.
    Una naturalezza che solo lui poteva mostrare. Perché William era razionale e ingenuo.
    Perché William capiva e comprendeva. Perché William accettava e andava avanti.
    William era forte. William sarebbe cresciuto e sarebbe diventato un uomo.
    Avrebbe studiato e sarebbe stato felice.
    Avrebbe avuto una casa deliziosa e una mogli dolcissima.
    Si sarebbe svegliato ogni mattina col sorriso e avrebbe fatto ogni notte l’amore.
    L’amore. Come solo lui sapeva farlo.
    Perché non si poteva far del male ad un essere tanto perfetto?
    E capì. Capì che il cuore di William non poteva essere ossessionato.
    Che lui non sarebbe mai stato pazzo di lei.
    Che quello dell’altro giorno era stato solo un attimo.
    Una microscopica macchia sulle sue ali linde.
    O forse solo un battito d’ali in più.
    Perché William non poteva essere turbato. Non poteva essere intorpidito.
    -Perché ieri hai cercato di stare con me?- gli chiese. Improvvisamente aveva bisogno di sapere.
    Di conoscere perché le sue certezze erano state sconvolte.
    -Perché volevo che la mia prima volta fosse con te- disse di getto William.
    Da quando era entrata parole soffocate gli si erano affollate in gola.
    Da quando era entrata amarla aveva avuto un senso. Fare l’amore con lei anche.
    Trattenne il fiato aspettando la sua risata.
    Ma Buffy sorrise lievemente.
    Dolce e vera.
    Buffy Summers e il suo profumo di reginetta.
    Gli si avvicinò velocemente, si abbassò su di lui e assaporò le sue labbra carezzandogli il viso.
    Le labbra di William. Del suo angelo biondo.
    Quello nato per lei, ma che suo non poteva essere.



    9°Capitolo

    -Ragazzi potete per piacere sorridere- implorò ancora il ragazzo addetto alle fotografie.
    Era esile e alquanto basso, i capelli erano fulgidi e enormi occhiali gli coprivano il volto pulito.
    Si accigliò maggiormente quando l’ennesima aspirante reginetta continuava a mantenere il broncio e poi urlò esasperato.
    William si muoveva in modo nervoso aspettando il suo turno, mentre Willow continuava a scrutarlo.
    -Spike devi solo sorridere- lo rincuorò sorridendogli debolmente.
    William continuò a fremere senza guardarla, mentre proseguiva a tenere d’occhio l’entrata della palestra.
    -Tocca a te- lo chiamò di colpo il piccoletto invitandolo a portarsi davanti all’obbiettivo.
    Spike si schiarì la voce come se dovesse cantare e si sistemò l’attillata maglietta nera che gli aveva consigliato la rossa.
    Doveva stare calmo. D’altronde Buffy e gli altri non si erano ancora visti e magari avrebbe scattato la foto nella più assoluta privacy, senza il terrore che qualcuno lo pestasse o urlasse al mondo la sua verginità.
    Si posizionò nervoso sulla poltrona davanti alla rudimentale macchina fotografica, ma appena piantò gli occhi sul ragazzo davanti a lui prese a sudare.
    Angel era appena entrato con le due ragazze che si portava sempre dietro e a pochi passi da lui camminava Buffy Summers.
    La sua Buffy Summers.
    Fece un bel respiro mentre cominciava a sentire gli occhi di tutti su di lui.
    -Potresti sorridere?- chiese spazientito l’inesperto fotografo, mentre esili risate si alzavano dalla folla.
    Spike imitò un sorriso smorzato e il flash partì.
    -Avevi gli occhi chiusi- gli fece notare il ragazzo.
    William continuava ad avere gli occhi allucinati dalla luce, puntati sull’obiettivo.
    Se non li guardo, loro non esistono.
    -Facciamola a modo tuo- aggiunse spazientito, mentre Spike tornava serio.
    Quella era la sua espressione migliore. Ne era certo.
    L’unica dove c’era la minima possibilità che gli occhi rimanessero aperti.
    Qualcosa però di colpo catturò la sua attenzione.
    Il fondo della palestra si era riempito di qualcosa che la sua retina non poteva tralasciare.
    Buffy Summers. I capelli morbidi ondeggiavano assieme al suo gesticolare.
    Aveva gli occhi su di lui.
    Angel li fissava entrambi.
    Sospettava qualcosa?E se fosse?
    L’avrebbe pestato a morte pur di tenerla con lui. Pur di avere la certezza che nessuna mano di uomo si sarebbe più posata sulla sua pelle perfetta.
    Rabbrividì per quei pensieri che gli ossessionavano la mente e di colpo fu risvegliato da una voce.
    -Perfetto- esclamò appagato l’omino, facendo segno agli altri di sedersi.
    Buffy velocemente gli passò accanto. Profumo e anima. Profumo nella sua anima.
    Si sistemò velocemente sullo sgabello e sorrise.
    Lei sorrise e la stanza si illuminò. Sembrò che qualcuno avesse di colpo acceso tutti gli interruttori. Sorrideva Buffy. Per lui.
    Sperando solo che se ne accorgesse.

    -Dovremmo cominciare a pensare al vestito- gli fece notare Willow seduta sul divano.
    -Di già?- chiese sorpreso Spike, mentre sua nonna versava per loro della cioccolata calda accompagnata da cialde croccanti.
    -E’ essenziale, quindi dobbiamo essere scrupolosi – aggiunse.
    Spike prese in rassegna tutto quello che possedesse.
    La cosa più elegante che aveva era sicuramente il vestito di carnevale da piccolo principe che sua nonna gli aveva spedito a dodici anni.
    -Forse hai ragione- le rispose soprapensiero.
    -Io sto già provvedendo, ho anche qualche campione- li informò Rosemary mentre si sistemava di fianco a loro.
    -Davvero?- sussultò euforica Willow, mentre Spike cominciava a sudare freddo.
    -Nonna non mi sembra….- cercò di tenerla a bada.
    -Ho gusto per queste cose- gli rispose stizzita Rosemary, interpretando la sua insinuazione.
    -Seguimi- gli ordinò tirandolo via dal salotto.

    Quando Spike rientrò nella stanza Willow sputò sul pavimento l’intera quantità di cioccolata che aveva appena bevuto e fece saltare dal vassoio le restanti tazzine.
    Le gambe di Spike erano fasciate in un aderente paio di pantaloni viola di raso.
    Le sue braccia erano coperte da una camicia carica di merletti verde brillante e da una giacca dello stesso colore dei pantaloni.
    Immersa nei merletti della camicia spuntava una cravatta con enormi orsetti colorati e un cappello a cilindro copriva i vistosi capelli ossigenati.
    William aveva una faccia sconvolta. Il viso era porpora e le labbra viola.
    Perfettamente intonate all’abito.
    - Non era quello che avevo in mente-esclamò Willow, mentre Spike si sistemava i pantaloni che gli si infilavano continuamente nel sedere.
    -L’ho preso in una televendita, ma possiamo fare dei cambiamenti- precisò sua nonna, mentre togliendo la giacca a Spike, mostrava le maniche della camicia alla Robespierre.
    -Grazie a Dio- esclamò Spike seguendo i movimenti che sua nonna gli imponeva.
    -L’avevano anche in una bella gradazione di arancio e al cappello era coordinato anche il bastone- aggiunse Rosemary facendo fare un altro giro su se stesso a William.
    -Io pensavo a qualcosa di più sobrio- sghignazzò ancora Willow che aveva gli occhi inondati dalle lacrime.
    Rosemary storse il naso.
    -Questo è decisamente un completo elegante, ma voi giovani cosa ci volete capire- sentenziò tirando via la camicia a suo nipote e lasciandolo col torace nudo.
    -Il mio accompagnatore l’altra sera ne portava uno molto simile, ma di un bel giallo canarino- aggiunse con viso deliziato.
    -Peccato che per Spike non l’abbia trovato di quel colore- le rispose Willow mentre si piegava in due sul divano damascato.
    -Preferirei andarci nudo a quella maledetta festa- ringhiò William fissandosi inorridito nello specchio davanti a se.
    -Scherzate pure, ma quando una donna vede quel vestito addosso ad un uomo è presa solo dall’istinto di strapparglielo- li informò mentre passava con sdegno a suo nipote, i vestiti che precedentemente indossava.
    -Per poter lanciarlo nell’oceano?- chiese ancora sconvolto Spike.
    -No, per poter succhiare tutte le parti che quell’abito nasconde- rispose maliziosa sua nonna strizzandogli l’occhio.
    Willow rise ancora più forte in puro delirio.
    -Per me e Billy è stato così- aggiunse sparendo in cucina.
    -Non so se vomitare o….vomitare- concluse Spike cominciandosi a infilare la maglietta scura.
    -Bhe…almeno gli orsetti della cravatta si sposano a meraviglia con i panda del tuo pigiamino- aggiunse Willow.
    -E con questo si conclude la nostra conversazione- sentenziò Spike sparendo per le scale accompagnato dalla risata isterica della rossa.

    La luce della luna filtrando attraverso la finestra dai vetri scheggiati sembrava illuminare la stanza di una bagliore artificiale.
    La foto di sua madre continuava a scrutarlo dalla sua scrivania. Non era arrabbiato.
    Non lo era mai stato.
    Solo triste. Triste per aver perso l’odore del caffè nella piccola casa di Los Angeles, il profumo dello shampoo che usava.
    Quel profumo che respirava fino a dentro l’anima quando lei raggomitolata sul divano lo abbracciava e la sua precisione.
    Quel suo modo di mettersi il rossetto, sempre così attentamente.
    Ma aveva capito.
    Aveva capito che si poteva avere solo un assaggio di paradiso, che il dono di averla ricevuta non poteva essere eterno e aveva accettato tutto quello che comportava.
    Perderla e andare avanti. Con il sorriso. Per lei.
    L’odore della colazione scarna e veloce era stato sostituito dai dolci carichi di dolcezze e risate di Rosemary e il suo profumo…il suo shampoo da pochi dollari era stato rimpiazzato da una fragranza francese che odorava di proibito.
    Un odore che non sapeva solo di delicatezza e sentimento.
    Un profumo che l’aveva portato brancolando, su quella spiaggia di cui aveva sentito parlare.
    In quel mare in tempesta che qualcuno chiamava amore.
    Lei era il suo oceano.
    L’oceano verde, in tempesta, l’oceano che odorava di sesso proibito.
    La dea che sapeva chiaramente di baci e di calore.
    Buffy Summers e le sue parole pungenti, Buffy Summers e i suoi baci delicati.
    Buffy in cui sarebbe voluto entrare fino a venire.
    Buffy che avrebbe chiamato il suo nome. Ancora e ancora.
    E poi sarebbe andata via.
    Perchè il dono di averla ricevuta non poteva essere eterno. Perché si poteva avere solo un assaggio dell’ inferno.

    Angel sorrise mentre si infilava nella sua camera da letto.
    Buffy sbuffò spazientita sistemandosi sul letto baldacchino.
    Aveva cercato di inventare ogni scusa possibile per impedirgli di mettere piede in casa sua,ma tutto era stato inutile.
    In fondo doveva tenersi buono Angel Darcy.
    Se diventare reginetta sarebbe stato fantastico, esserlo insieme ad Angel avrebbe rasentato la perfezione.
    Respirò a fondo mentre lo guardava liberarsi della camicia.
    -Cosa fai?- gli chiese divertita. Vederlo sbracciarsi in quel modo per spogliarsi era patetico.
    -Faccio in fretta per cominciare, non c’è nessuno vero?- chiese guardandosi furtivamente attorno.
    -No Angel, la nostra prima volta è stata intensa..- rispose sforzandosi di non ridere mentre lo vedeva bloccarsi sulla lampo in attesa.
    -Ma non penso che per ora si ripeterà- concluse mentre Angel rimaneva letteralmente allibito.
    -Non capisco, pensavo che..- cercò di aggiungere il bruno fissandola truce.
    -C’è di mezzo lo sfigato?- chiese mentre prendeva a fissarla. Buffy sussultò. E lui lo vide.
    -Sei ubriaco?- chiese fingendosi sconvolta.
    -Cosa diavolo dici?- aggiunse mettendosi in piedi davanti a lui.
    Come aveva fatto a vederlo?Possibile che per quanto si sforzasse lo sgretolamento della sua maschera fosse tanto evidente?
    Buffy si avvicinò alla finestra dalle tende colorate. Lui c’era. Come al solito.
    Poteva percepirne la presenza nonostante la stanza fosse immersa nell’oscurità.
    “Voglio fare l’amore con te. “
    William dal viso stupendo.
    Lo sentiva. Sentiva i suoi occhi blu celati dal vetro buio. L’attesa. Il fiato mozzato. La paura.
    Non un’altra volta. Ti prego.
    Spike trattenne il respiro mentre osservava la sua dea. Ancora quel film. La pellicola scadente che non avrebbe mai pagato per vedere, ma che lo feriva allo stomaco distruggendolo.
    Lei era lì, bionda, con qualcuno che non era lui.
    Quando Buffy si voltò Angel era a pochi millimetri da lei.
    -Accontentami - la implorò sbottonandosi i jeans chiari. La bionda si tirò indietro spazientita.
    William strinse i pugni. Forse gli avrebbe evitato quello strazio. Forse un po’ di pena per lui le avrebbe dato la forza di mettere fine a quella scena.
    Angel velocemente gettò via i pantaloni e si liberò anche dei boxer. Era nudo. Davanti a lei.
    Buffy deglutì fissando la sua erezione.
    Di colpo sembrava tutto totalmente nauseabondo. Tutto sporco. Lei si sentiva sporca.
    Spike scattò in piedi osservando allibito la scena. Impotente e sconvolto. Con quell’amore che lo straziava ferendogli l’anima,traforandogli il cuore.
    L’amore per la sua reginetta.
    -Rivestiti- gli intimò senza guardarlo. Angel l’attirò ancora una volta a se.
    -Su, fammi divertire un po’- le chiese ancora affondando la testa nel suo collo.
    Buffy cercò di divincolarsi. Improvvisamente la sua presenza la infastidiva.
    Improvvisamente niente aveva senso.
    -Dammene un po’, come la dai a tutti- la implorò strusciando la sua erezione umida vicino alla sua gonna chiara. Buffy lo spinse con violenza indietro.
    -Farò finta di non aver sentito, rimettiti i pantaloni ed esci- concluse incrociando le braccia davanti al petto.
    Spike tornò a respirare. Il suo cuore non avrebbe sanguinato un’altra volta.
    Angel sarebbe uscito dalla sua stanza e lui avrebbe potuto riposare.
    Dormire e sognare di lei. Di lei e della sua pelle che non poteva essere toccata.
    Ne da lui ne da qualcun altro.
    Poi il fiato gli si mozzo. Angel non uscì.
    Angel l’afferrava e continuava qualcosa che non era previsto.
    Qualcosa che nemmeno nelle sue più perverse idee avrebbe immaginato.
    Di colpo fu sulle scale, scendendole a due a due.
    Improvvisamente il respiro era diventato insufficiente. Troppo poco per irrorare tutto il suo corpo.
    Il suo sangue aveva smesso di fluire al cervello.
    L’aria fresca dell’esterno lo schiaffeggiò mentre uscendo dalla veranda, saltava la staccionata enorme che divideva le ville.
    Il suo cuore pompava nelle orecchie in modo insopportabile.
    Un attimo ancora. Aspettami ancora un attimo. Perché non lo permetterò.
    Perché ucciderò chiunque ti tocchi.
    La porta sul retro si spalancò sotto le sue mani e in un attimo fu nella casa buia. Non si fermò.
    Non respirò. Non cercò di sentire alcun rumore. Perché sapeva dove lei fosse.
    Sapeva dove ansimasse prima ancora di vedere quelle scale.
    Perchè lei era radicata in lui.
    Pochi istanti dopo la sua camera si riempì di lui. E si fermò. Si fermò finalmente dopo attimi interminabili.
    Buffy tremava bloccata vicino ad una parete della sua stanza.
    Il suo corpo era ancora coperto dalla biancheria mentre Angel freneticamente cercava di liberarla dal reggiseno.
    La bionda lo spinse via schiaffeggiandolo con ferocia. E Spike capì.
    Capì che lei non aveva bisogno di lui. Che la sua dea era più forte di ogni cosa.
    Che se lui non avesse visto, non sarebbe cambiato niente. Perché Buffy era tutto.
    Ed amarla faceva più male che vivere.
    Con un urlo disumano si scagliò su corpo ancora nudo di Angel che sussultò di terrore.
    Il bruno ruzzolò sul pavimento e Spike gli sferrò un calcio di una violenza inaudita sull’erezione. Angel si rotolò sul pavimento latrando, mentre William si preparava a colpirlo ancora.
    -Può bastare- disse Buffy bloccandolo con un braccio.
    Ancora in biancheria intima raccolse gli abiti del bruno e li gettò dalla finestra.
    Angel con gli occhi pieni di lacrime sgusciò fuori dalla stanza e la casa cadde nel silenzio.
    Spike ansimava.
    -Non saresti dovuto venire, non mi avrebbe fatto nulla- gli fece notare mentre si infilava una vestaglia nera.
    Sono abituata a questo William.
    -Lo so- le fece sapere lui.
    Buffy sorrise mettendosi davanti a lui. Lui che di colpo le aveva riempito l’esistenza.

    -Ma è che penso di essere innamorato di te- disse lui di colpo.

    Tremava. Tremava William per aver parlato e tremava Buffy per aver ascoltato.
    Tremava per aver udito per la prima volta quelle parole assurde.
    Tremava perché erano uscite dalla bocca di William.
    Dove tutto era puro e vero.
    -E per quanto mi intimi di starti lontano, di non tenere i miei maledettissimi occhi su di te ogni attimo di questa vita, non ci riesco.- continuò avvicinandosi ancora a lei.
    A pochi millimetri.
    - Perché mi sembra di respirare solo del tuo profumo e di sentire solo la tua voce. – continuò inebriandola. Portandola in paradiso e poi all’inferno.
    E Buffy si chiese di cosa avesse saputo la sua vita fino ad allora.
    Cosa avesse fatto tutti quei giorni senza il viso di William Stratford.
    -Perché non mi importa quanto tu mi ferisca e mi distrugga, quanto tu faccia per tenermi lontano da te. –aggiunse fissandola negli occhi.
    Tremava ancora.
    E Buffy si chiese dove fossero tutte.
    Dove fossero tutte le donne a cui lui aveva detto ti amo, dove fossero tutte quelle che avevano visto i suoi occhi e sentito la sua voce.
    Perché l’avessero lasciato andare. Lui che era la perfezione.
    -Continuo ad amarti ancora e ancora e non penso di poter smetter Buffy Summers- aggiunse senza muoversi.
    Lui che era sempre stato troppo lontano.
    Lui che aveva cercato da anni.
    Lui che aveva bramato per tutta una vita.
    Lui che tutto poteva essere. Che le sanava l’anima e le liberava il cuore.
    Lui che poi sarebbe andato via.
    Perchè il dono di averlo ricevuto non poteva essere eterno.
    Perché si poteva avere solo un assaggio del paradiso.
    Perché si poteva avere solo un assaggio dell’inferno.
    Perché si poteva avere solo un assaggio della perfezione.



    10°Capitolo

    Aveva delle mani così piccole.
    Si teneva stretta la vestaglia per coprire il corpo che di giorno mostrava senza pensare.
    Su cui tutti posavano lo sguardo,che tutti bramavano.
    Lei lo sapeva e l’adorava. Adorava avere il potere. E aveva funzionato. Lui era il suo schiavo.
    Lo schiavo dei suoi magnifici occhi smeraldo, delle sue labbra piccole, a forma di bacio, dei suoi boccoli d’oro, della sua pelle perfetta e delle sue mani.
    Delle sue piccole mani.
    E doveva dirglielo. Di colpo quell’amore diventò troppo per essere contenuto nel suo cuore straziato.
    Non aveva mai provato nulla di simile. Ma lei non lo sapeva.
    Lei credeva che lui avesse amato ancora e ancora. Lei credeva di essere una delle tante.
    Non era così. Buffy era il sole. Buffy era la vita che riaffiorava, era l’ossigeno che di colpo irrorava i suoi polmoni.
    E lo seppe. Seppe che per quanto potesse essere giovane quella sarebbe stata l’ultima volta. L’ultima volta che avrebbe amato in quel modo così totale. Voleva piangere.
    Improvvisamente ebbe solo voglia di piangere e singhiozzare come faceva da bambino.
    Senza motivo. Come non faceva da quella notte.
    Quella notte in cui aveva trovato il corpo senza vita di sua madre sul pavimento della cucina. Fredda.
    Ma non lo fece. Perché non poteva sputare fuori anche quello. Perché non voleva mostrare ancora una volta tutta la sua inettitudine, il suo essere inappropriato.
    Il suo non poter mai essere alla sua altezza.
    Buffy invece era tutto. Non c’era altra parola per descriverla.
    Nessuno l’aveva mai trovata.
    Buffy Summers era bella, bellissima, raggiante, sicura di se. Ed era in lui.
    Nata insieme alla sua anima rimanendo ben celata. Risorta solo per dargli pace.
    Lei era la dea del suo cuore. Buffy era tutto. E non c’era altra parola per descriverla.
    Ancora e sempre. Per sempre.
    -Non mi aspetto che tu mi dica niente- sussurrò cercando di trovare un velo di lucidità.
    La sua dea tremava ancora. Perché? Perché mi doni l’estasi di sperare che le mie parole ti abbiano toccata? Perché?
    -So che non ho nulla di quello che tu vuoi e che queste parole non sono nulla per te- continuò mentre il viso di Buffy per un attimo sembrò distendersi. Come immaginavo.
    -So che mi detesti, che mi usi, che ti diverti con me ma…- smosse la testa confuso mentre cercava le parole giuste.
    -Continuo ad amarti Buffy- sentenziò fissandola.
    Ora gli occhi erano diventati lucidi. Maledetti.
    Lei era ferma. Immobile davanti a lui. Rideva di lui. Poteva sentire la sua ironia.
    Ma che importava?Avrebbe cambiato qualcosa?
    Avrebbe scalfito quel suo pazzo e assurdo sentimento?
    -Non mi aspetto niente- la informò avvicinandosi maggiormente a lei.
    -So che non mi amerai mai- disse in un soffio.
    E fece male. Dirlo fece male almeno quanto sentirlo.
    Perché era così e bruciava da morire.
    Perché sapere che non sarebbe stata sua dilaniava l’anima e spezzava il cuore.
    Buffy indietreggiò impercettibilmente.
    Lui aveva parlato. Lui aveva parlato e quel giorno era diventato importante.
    Non l’avrebbe più scordato.
    Non avrebbe più dimenticato i suoi capelli assurdi, il suo corpo e i suoi occhi. Non avrebbe mai dimenticato quello oceano.
    E lo seppe. Seppe che William Stratford era entrato in lei penetrandogli l’anima e il corpo.
    Che non ci sarebbe stato giorno senza ricordarlo. E fece male. Fece male da morire.
    Seppe che era accaduto. Che anche l’ultima speranza di farlo perdere nell’oblio era scomparsa.
    Che quello era l’ultimo gesto. E ora c’era. E non sarebbe più andato via.
    William con mano tremante le carezzò il viso. Amami. Non potrò mai farlo.
    -Ci vediamo Buffy- le disse silenziosamente. Con quella voce. Con la sua voce.
    La voce che Buffy amava disperatamente. La voce che sola definiva un sentimento mai nato per nessun essere completo.
    La voce che da sola riempiva il mondo. La voce che era troppa.
    Buffy annuì piano. Vattene. Va via da qui. Perché sto per cedere.
    Spike piano si voltò dandole le spalle.
    Andava via, andava via portandosi via una parte di essa. Una parte enorme. Una parte spropositata.
    - William- lo chiamò lei di colpo facendolo sussultare. Spike si voltò di scatto.
    Ancora oceano e smeraldo. Ancora mare in tempesta.
    -Non ti detesto- disse in un soffio. William sorrise.
    -E’ già qualcosa- le fece sapere con un cenno della testa.
    Poi uscì. Ma la stanza fu ancora piena d lui.

    Spike si infilò di corsa la maglietta blu. Aveva il torace ancora zuppo per la doccia e la stoffa aderì maledettamente. Era in ritardo. Tra pochi minuti sarebbe cominciata la prima lezione e lui era ancora alla ricerca disperata dei suoi pantaloni.
    Non aveva chiuso occhio. Aveva continuato a sudare freddo. Un brutto segno.
    Poi di colpo era come caduto in coma. Un’ coma che era terminato troppo tardi a quanto pareva. Velocemente si spalmò una piccola quantità di gel nei capelli, mentre cercava con lo sguardo il suo zaino.
    E sua nonna?Possibile che quella donna non avesse il minimo senso di responsabilità?
    Oltre a quello alimentare naturalmente. Rimpinzarlo quasi a farlo esplodere era il suo forte.
    Aprì di scatto la porta della camera di Rosemary per darle la sveglia, ma l’immagine che vi si presentò gli fece di colpo dimenticare tutte le lettere dell’alfabeto.
    -O mio Dio!- urlò facendo sobbalzare dal sonno la sua nonnina ninfomane e l’uomo col parrucchino disteso sotto le coperte con lei.
    Rosemary si coprì velocemente il corpo nudo con le lenzuola e al suo playboy settantenne, prima venne una faccia imbarazzata, che si trasformò velocemente in un sorriso compiaciuto.
    -Spike esci subito- gli urlò sua nonna, mentre lui rimaneva ancora con gli occhi impalati sullo spettacolo più abominevole che avesse mai visto.
    -Pensavo che un uomo di quell età non potesse nemmeno riuscirci- sussurrò imbambolato, mentre continuava fissare quella coppia assurda.
    -Spike, per l’amor del cielo- gli intimò sua nonna infilandosi velocemente una vestaglia sexy che non lasciava nulla all’immaginazione.
    Un immaginazione da film horror.
    -Sai che non è mai stato in Francia vero?- gli chiese William mentre continuava a fissare il vecchietto nel letto di sua nonna.
    -Si che quelli non sono i suoi capelli vero?- aggiunse spaesato, mentre sua nonna lo spingeva fuori.
    -E’stato un piacere conoscerti- gli urlò dietro il vecchio che quella notte aveva fatto delle cose tremendamente disgustose con sua nonna.

    -Hanno scelto il tema del ballo d’inverno Buffy- esultò Harmony afferrandola per un braccio.
    Buffy sorrise debolmente.
    -Cos’è quella faccia?Non muori dalla curiosità?- le chiese scrutandola.
    -Certo. Quale è?- rispose Buffy senza sorriderle.
    -Il cielo- urlò Cordelia mentre le raggiungeva.
    -Dobbiamo cominciare assolutamente la ricerca del vestito- aggiunse fissando il volto inespressivo di Buffy.
    -Tesoro è successo qualcosa?- le chiese fingendosi interessata.
    -Hai un aspetto orribile- aggiunse Harm, mentre Cordelia le lanciava uno sguardo terrorizzato.
    Ora Buffy l’avrebbe presa a schiaffi.
    La biondina rimase in silenzio mentre attraversa il corridoio. Il ballo. Ecco cosa contava.
    E il suo vestito. Certo. Blu pensò.
    Come i suoi occhi.
    Si portò le mani alla testa intimandosi di scacciare quei pensieri assurdi.
    -Ma Buffy cosa ti sei messa?- le chiese Cordelia facendo segno alla sua gonnellina bianca.
    -Cosa?- balbettò lei cercando di capire delle parole che ora non afferrava per niente.
    -Ci eravamo accordate per il vestitino non troppo corto per oggi, era una variante- la bacchettò Cordelia estasiata da tanta sbadataggine. Buffy stava cominciando a cedere.
    Era ora che quella stronza non fosse tanto perfetta.
    Mentre Buffy cominciava a scandagliare tutte le possibili scuse per non sembrare patetica e ammettere che odiava quella maledettissima lista, il suo sguardo fu catturato da qualcosa che le mozzò il fiato. Cordelia e Harmony si bloccarono di colpo.
    La vernice era fresca, colava ancora sull’armadietto numero 314.
    Il suo armadietto.
    “La reginetta del marciapiede” c’era scritto con lettere enormi.
    Lettere che di colpo sembrarono riempire il suo stomaco.
    La vernice scorreva fin sul pavimento. Rossa.
    E ci fu un unico pensieri. Un pensiero che la terrorizzò.
    Paura che lui potesse vedere.
    -Che brutto scherzo- la canzonò una voce che aveva ormai preso ad odiare.
    Angel le si avvicinò mettendole in mano un rotolo di carta imbevuta.
    -Pulisci tutto prima che il resto della scuola la legga, altrimenti altro che corona- le disse con viso dispiaciuto.
    Poteva vederlo. Poteva vedere il godimento sfrenato sul volto delle due ragazza che da una vita si portava dietro.
    -Sei un bastardo- sussurrò lei, mentre cominciava a sentire gli sguardi di tutti su di lei.
    -Sai, stamattina forse ho raccontato dell’altra sera a un po’ di gente- la informò lui con voce bassa.
    -Hai detto a tutti del calcio nelle palle?- gli sussurrò lei sulla faccia.
    -No, ma ho spiegato quanto urli quando ti scopo e come mi succhi il cazzo da schifo- aggiunse lentamente. E fece male. Fece male da morire. Perché non importava quello che lei mostrasse.
    Non importava quanto la sua maschera fosse spessa. Lei c’era. C’era e sentiva.
    Poi piano Angel si allontanò.
    Buffy tremava. Mentre tutti la fissavano. Il suo corpo e basta.
    Perché solo quello potevano vedere.
    -Da a me-
    E fu pace. Finalmente fu casa. La sua voce. Il suo corpo. Il suo viso. Protezione. Vita.
    Spike lentamente prese dalle mani la carta, mentre si specchiava nei suoi occhi.
    Le sorrise debolmente.
    -Non è successo nulla- la rassicurò e cominciò a ripulire il suo armadietto.
    Le sue mani si mossero sull’alluminio imbrattato, mentre la vernice lentamente veniva via.

    Buffy attraversò a rilento il cancello della Sunnydale High School.
    I suoi occhi erano ancora in lei. Insieme ai suoi gesti. Possibile tanta perfezione?
    Possibile che fosse racchiusa in un solo uomo?
    Si sentiva svuotata. Ancora lo sguardo inquisitore di tutti su d lei.
    Il loro disgusto e la loro derisione.
    La sentiva tutta. Da quando aveva cominciato a fare così maledettamente male?
    -Posso accompagnarti?- William camminava al suo fianco. Buffy sussultò. Eccolo. Ancora lui.
    Che le aveva stravolto l’esistenza senza nemmeno rendersene conto. “Continuo ad amarti”.
    “Non è successo nulla”. Buffy annuì appena.
    -Ti ringrazio per…- cominciò senza guardarlo.
    -Non voglio parlare di stamattina.- la informò lui piegando leggermente la testa.
    Da quando i suoi gesti erano così radicati in lei?
    -Ok- concluse lei continuando a fissare la strada. Si stava facendo tardi.
    E lui era lì con il suo amore e i suoi sogni. Harvard e una vita perfetta. Mentre lei non era nulla.
    -So che non capisci- lo informò guardandolo.
    -Che questa storia del ballo per te è solo una sfida- aggiunse continuando a fissarlo.
    -Spiegamelo allora- le chiese lui camminando al suo fianco.
    William Stratford e il suo amore. Quello che di colpo le aveva riempito la vita.
    -Per la mia famiglia, per mia madre è importante- le fece sapere lei. Ed era così.
    Non c’era altro per spiegare quella follia. Forse.
    -Non riesco ancora a capire, è una cosa senza senso. Io stesso potrei diventare re- le disse spaesato.
    -Tu non diventerai re, quelli come te non possono- aggiunse con tono piatto Buffy.
    -Staremo a vedere- rispose di scatto William.
    -Non era un offesa- sorrise Buffy. Lui non capiva. Non capiva ancora cosa lui fosse.
    Chi glielo avrebbe fatto scoprire?Chi gli avrebbe rivelato chi fosse in realtà?
    I suoi passi si muovevano assieme ai suoi. Da quando quella via era tanto silenziosa?
    Da quando aveva desiderato che non avesse fine?
    -E’ per mio padre- gli disse di scatto. Nemmeno lei l’aveva mai saputo.
    William prese a fissarla.
    -Se vincerò forse finalmente avrà un motivo per tornare- aggiunse senza guardarlo.
    -Io avrò fatto qualcosa nella mia vita e lui avrà un motivo per tornare a casa- continuò mentre piangeva.
    Mentre Buffy Summers piangeva.
    William tremò.
    -Sarà fiero di me e verrà a casa- aggiunse continuando a camminare.
    -E questa volta quando andrà via mi bacerà-
    E William seppe con più esattezza perché l’amava.
    William seppe con più precisione perché si era innamorato di Buffy. Vide ancora cosa fosse. Quanto possedesse. E l’amò ancora. L’amò ancora. E ancora.
    -Perché non ricordo la sensazione del suo ultimo bacio e vorrei solo che me ne desse un altro-aggiunse senza che la sua voce tremasse.
    Mentre calde lacrime le bagnavano il volto.
    -Vorrei solo che mi baciasse un’ultima volta e – non riuscì a terminare la frase.
    Le sue braccia l’avevano stretta forte.
    Le sue braccia, dove avrebbe voluto morire. Le sue braccia, dove solo William Stratford contava. Le sue braccia dove il paradiso prendeva forma.
    E Buffy si aggrappò a lui stringendo la sua schiena, mentre piangeva in silenzio.
    Mentre le sue lacrime gli bagnavano le spalle.
    Mentre la reginetta piangeva stringendo William Stratford.
    Mentre il suo profumo di reginetta gli riempiva l’anima e lei scivolava col volto nell’incavo del suo collo.
    Mentre amarla aveva senso. Mentre amarla riempiva una vita intera.
    -Ti va di fare l’amore con me William Stratford?- gli chiese di colpo senza staccare il suo volto dalla sua spalle .
    La sua voce.
    E tutto si sfocò.
    William sussultò sbarrando gli occhi nel vuoto.
    E tutto non fu altro che Buffy Summers.
    Fare l’amore con te? E come me l’hai chiesto Buffy? Con quale naturalezza?
    Come se fosse qualcosa? Come se fosse un particolare? Come se fosse un attimo?
    Come se non desse un senso alla mia vita?
    Come se non fosse amarti?
    Come se non fosse felicità?
    -Si- sussurrò dolcemente William stringendola maggiormente.
    Buffy continuava a piangere.
    Si? E come me l’hai detto William? Con quanto amore?
    Come se fosse tutto? Come se fosse per sempre?
    Lo è William.
    Stanotte staremo assieme e tu entrerai per l’infinto in me.
    Non uscirai più.


    Continua...
     
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  11. Elenoire94
     
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    Adoro le tue ff *-*
     
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