Anything but Ordinary by Sweetie

tradotta da Lalla87 [Completa]

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  1. katespuffy
     
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    A MIO MODESTO AVVISO, UNA DELLE PIU' BELLE FANFIC MAI SCRITTE.

    ANYTHING BUT ORDINARY by Sweetie

    Subject: AU
    Warnings for: -----
    Rating: NC-17
    Genere: Romance, Angst
    Lunghezza: 46 capitoli
    Summary: Detto con le parole di Buffy Summers: "Siamo stati amici fino a quattordici anni. E poi è arrivato il liceo, lui è diventato bellissimo, e io una gran perdente."
    Potranno i due nemici, Buffy e Spike, ricostruire la loro vecchia amicizia? E se questa sfociasse in qualcosa di più?
    Link dove trovare la ff originale: www.nocturnal-light.net/fanfiction/story/239

    --

    CAPITOLO 1: La mia vita ( se così vogliamo chiamarla )

    Buffy Summers camminava lungo il corridoio affollato, con i libri stretti al petto. Il suo dolcevita bianco, di due taglie troppo grande per la piccola biondina, ricadeva pesante sulla sua esile figura, e una lunga gonna di un jeans pesante toccava leggermente a terra. I suoi capelli dorati erano raccolti e tenuti fermi con delle mollettine, e un piccolo paio di occhiali erano messi malamente sul suo viso senza trucco.

    Quando la campanella suonò per la 4° ora, Buffy bofonchiò qualcosa sotto voce ed esordì in una corsa. Non appena voltò l’angolo, si scontrò esattamente con la persona che odiava più di tutte al mondo. Arrossendo furiosamente, si chinò per raccogliere i libri che le erano caduti, mentre il biondo platinato stava semplicemente in piedi, di fronte a lei con un sorrisino che attraversava le sue labbra perfette.

    “Dovresti stare attenta a dove vai, amore,” mormorò lui, provando un inspiegabile piacere per la sfortuna della giovane ragazza.

    Buffy stava lì, in piedi con un mucchio di fogli incasinati tra le mani, e si portò dietro le orecchie un ciuffo indisciplinato dei suoi capelli, baciati dal sole. “M-mi dispiace,” farfugliò imbarazzata.

    Lui ridacchiò, ruotò gli occhi, e riprese a camminare per andare in classe, lasciandosi dietro una imbarazzatissima Buffy che sopirò tristemente e lo seguì nell’andare in classe.

    Il Signor Giles la salutò all’entrata della sua aula di storia, un po’ sorpreso che la sua studentessa preferita fosse in ritardo. Dopo aver deciso di non farle passare alcun guaio, poiché era più che sicuro che ci fosse una ragione plausibile per questo, le sorrise semplicemente e le indicò il suo banco.

    Buffy, con un sospiro, si lasciò cadere al suo posto, vicino a quello della sua migliore amica. Willow fece cenno con la testa verso la bionda e le chiese: “Che ti è successo?”

    Con una drammatica occhiata dei suoi occhi verde smeraldo, scrisse su un foglietto due parole e lo passò alla testolina rossa. Willow lo aprì e ne lesse il contenuto.

    Spike McAlister

    ----

    “E quindi non ti ha nemmeno aiutato a raccogliere i tuoi libri?” la interrogò Willow, mentre camminava con la sua amica per raggiungere la mensa.

    “No, se n’è stato semplicemente in piedi davanti a me,” confessò Buffy, mentre il rossore riaffiorava sulle sue guance al solo ricordo dello ‘scontro’.

    “Dio, che stronzo.”

    “Non dirmi niente. E pensare che eravamo amici. Tutto questo è un pochino triste,” sospirò lei.

    “Be, è stato molto tempo fa. Non eri responsabile per le tua azioni di bambina di cinque anni.”

    “Quattordici.”

    “Che cosa?”

    “Siamo stati amici fino a quattordici anni. Ma poi è arrivata la scuola superiore, lui è diventato bellissimo, e io sono diventata una gran perdente.”

    “Aww, Buffy tu non sei una perdente,” la rassicurò l’amica.

    Buffy guardò semplicemente la sua amica.

    “Almeno non per me.”

    Sospirano entrambi all’unisono, ed entrarono nella caffetteria, cercando con gli occhi i loro due amici. Quando localizzarono Xander e Tara, che erano seduti insieme ad un tavolo libero, si incamminarono verso di loro.

    “Hey, ragazzi,” salutò Buffy.

    Tara sorrise timidamente e Xander l’abbraccio quasi drammaticamente, tenendo gli occhi incollati al tavolo vicino. Li sedeva la ‘Banda degli Intoccabili’ e i suoi ‘seguaci’.

    “Dio, quella Cordelia è così sexy,” disse Xander, fissando con la bocca aperta la brunetta molto “prosperosa”. Stava seduta lì, aggiustandosi i capelli e ridendo sorniona, mentre il suo ragazzo, Angel, continuava a riempirla di baci sul collo.

    “Si, ed è anche la puttana di tutte le puttane. Tanto per cambiare argomento, come puoi fantasticare sulla stessa ragazza che ti ha reso l’esistenza impossibile sin dal primo anno?” gli chiese Buffy, le sue sopracciglia leggermente increspate.

    Xander ebbe la decenza di arrossire goffamente a quell’affermazione e distolse il suo sguardo e la sua attenzione da Cordelia Chase.

    Buffy diede un’occhiata al tavolino, che presentava i soliti quattro, Angel O’Connel, Cordelia Chase, Harmony Kendall e Spike McAlister, con altri intrusi che cercavano di entrare a far parte del mitico gruppo. Era il loro ultimo anno e la popolarità era ancora in cima alle loro priorità. Al pensiero Buffy si sentì disgustata. Quando Spike pizzicò Buffy a fissarli, arrossì per la milionesima volta quel giorno e si focalizzò intensamente sullo scarno sandwich che Tara le aveva comprato.


    “Quella perdente ti sta fissando Spikey. Falla smettere,” piagnucolò Harmony, la sua voce la copia perfetta di un miagolio felino.

    Spike alzò lo sguardo per incontrare gli occhi della piccola Buffy Summers, erano fissi su di lui. Tuttavia appena l’aveva scoperta, lei aveva abbassato la testa per concentrarsi sul cibo, come se fosse stato il dono di Dio per i Nerd. Angel e Cordy si girarono sulle loro sedie per squadrare quella biondina alquanto peculiare.

    “Odio quella ragazza,” confessò Cordy, che non aveva nemmeno toccato il suo pranzo.

    “Anche io,” rispose Harmony, solo per darle ragione.

    Spike roteò gli occhi e si alzò. “Vado in bagno a farmi una fumata,” annunciò e sparì dalla caffetteria. Angel colse l’opportunità di prendersi qualcuna delle sue patatine.
    “Hey Angel, vai lì e falle qualcosa,” gli disse Cordy, massaggiando il suo ginocchio e abbagliandolo con un sorriso bianchissimo.

    “Tesoro, ho cose migliori da fare.”

    “Per esempio? Guardarti nervosamente attorno dopo aver rubato una delle patatine di Spike, solo per essere sicuro che lui non ti abbia visto?”

    Angel brontolò semplicemente e allontanò il cestino delle patatine.

    “Per favore?” lo pregò, sbattendo le sue ciglia.

    “Cristo Santo, Cordelia, che vuoi che faccia?” chiese lui.

    Cordy e Harm condivisero un sorriso e spifferarono il loro piano al bell’atleta.

    Nel frattempo, Buffy e la sua compagnia erano seduti in silenzio al loro tavolo, quando Willow le diede un buffetto alla costola.

    “Ow,” si lamentò lei. “E questo per cos..”

    La sua voce si spense, non appena capì quello che voleva dire Willow. Angel O’Connel si stava facendo strada verso di lei. Il suo cuore cominciò a martellare furiosamente nel suo petto e immediatamente, nel giro di pochi secondi, una miriade di farfalle si fecero spazio nel suo stomaco.

    “Che cosa credi che voglia?” bisbigliò Buffy.

    “F-Forse non sta venendo proprio qui…” provò Willow, ma la sua teoria fu subito scartata quando Angel sorrise intensamente a Buffy e si mise a sedere proprio accanto a lei.

    Buffy guardava con aria scioccata il giocatore di football seduto a pochi centimetri da lei.

    “Non mi saluti?” chiese Angel, come se stessero normalmente parlando.

    “Oh! Um, c-ciao,” balbettò lei, maledicendosi dentro di sé per essersi comportata così pateticamente.

    “Sai, mi stavo proprio chiedendo di che colore fossero i tuoi occhi.”

    “Che cosa?” chiese lei, confusa.

    “Bè, Spike laggiù ha detto che sono blu,” spiegò lui, indicando Spike che era appena rientrato e stava assistendo alla scenetta da lontano. “Io invece ho detto che sono verdi.”

    Angel poi allungò la mano e le tolse i suoi piccolissimi occhiali dal naso. Buffy sedeva completamente immobile, chiedendosi se tutto questo fosse solo un sogno.

    “Bene, bene, bene. Credo proprio che avevo ragione.” disse lui.

    Ma prima di ridarglieli indietro, li fece cadere “accidentalmente” e si frantumarono in mille pazzi per terra.

    “Ooops,” le disse lui, innocentemente. Poi raccolse gli occhiali rotti e li rimise sulla faccia di Buffy. Nemmeno il tempo di un occhiolino e se n’era già andato.

    Le lacrime le salirono agli occhi, mentre lo guardava andarsene. Tutto il suo tavolo era scoppiato in una fragorosa risata per la sua sfortunata esperienza.

    “O mio Dio, Buffy. Mi dispiace così tanto,” cercò di confortarla Willow.

    Ma Buffy alzò la sua mano, cercando quasi di trattenere le lacrime che premevano per uscire, e si alzò dalla panchina.

    “Scusatemi,” mormorò lei, mestamente, e corse velocemente fuori dalla caffetteria, noncurante del fatto che tutti gli occhi fossero su di lei.


    Dopo aver passato l’intera sesta ora piangendo nel bagno, Buffy uscì alla fine con il viso rigato dalle lacrime e si incamminò verso quella che sarebbe stata la sua ultima ora. Ignorò tutti i commenti e le risatine diretti a lei lungo il corridoio, e si sedette al suo computer, aspettando l’arrivo della Signorina Calendar.

    Sfortunatamente, un certo Spike McAlister era capitato a sedere proprio accanto a lei nella classe di computer, ed era qualcosa che non stava aspettando con tutta questa impazienza. Corse dentro la classe appena un minuto prima che la campanella suonasse, sorridendo per scusarsi all’insegnante, gettando il suo zaino accanto a Buffy.

    Buffy solitamente lo ignorava per tutta l’ora, ma quel giorno lo fissò dritto negli occhi come se lo stesse trafiggendo con mille pugnali. Spike, tutto fuorché intimidito, in risposta sollevò il sopracciglio.

    “Allora, passerotto, dove sono i tuoi occhiali? Non ti vedevo senza, dalle scuole medie.”

    Buffy guardò altrove, il suo labbro inferiore tremava e si suoi occhi ‘sputavano’ fuoco. L’avrebbe potuto uccidere, veramente, avrebbe potuto.

    “Lo sai, è da maleducati non rispondere quando si è interrogati. So per certo che tua madre ti ha educato molto meglio.”

    “Almeno io ce l’ho una madre,” borbottò sottovoce, pentendosi immediatamente nel momento in cui se lo lasciò scappare.

    Gli occhi di Spike divennero scuri e la sua bocca si chiuse di colpo. Ignorò il dolore sordo che squarciava il suo cuore e non desiderò altro che strozzare quella biondina. Invece annuì semplicemente e si voltò verso lo schermo del suo computer.

    Buffy chiuse gli occhi, morendo di vergogna per il suo commento privo di tatto. Tornò a guardare verso di lui, cercando di fare il suo meglio per sembrare dispiaciuta. Notò che aveva contratto la mascella e i suoi occhi erano patinati.

    “Spike, io..”

    “Risparmiatelo,” la interruppe lui, voltandosi verso di lei. “Solo perché eravamo compagni di giochi in passato, non significata che tu mi conosci. Tu non sei NIENTE. Quindi ritornatene alla terra dei reietti da cui vieni e vedi di tenere lontano il tuo nasino dagli affari degli altri, hai capito?”

    La faccia di Buffy restò senza espressione, cercando il meglio che poteva di non mostrare quanto le sue parole l’avessero ferita.

    “E tanto per la cronaca, Harmony ti ha appena messo un ragno dei licosidi sui tuoi capelli.”

    Buffy strabuzzò gli occhi, portò la mano sulla sua testa e urlò quando venne a contatto con il grande ragno peloso che veniva dal laboratorio di scienze.

    ***

    CAPITOLO 2: Niente più Miss Gentilezza

    Dopo aver passato il peggior giorno della sua vita, tutto quello che Buffy desiderava era sotterrarsi sotto le coperte ed ascoltare Kenny Chesney. Xander diceva sempre che il country era la musica del dolore, e lei era d’accordo con lui.

    Buffy entrò in casa, sperando che sua madre non fosse da nessuna parte. Lei aveva una capacità materna di capire quando per Buffy era stata una giornataccia. Buffy era piuttosto sicura di aver appena passato una giornataccia a giudicare dalle sue intense vibrazioni.

    Aprendo silenziosamente la porta d’ingresso, entrò senza far rumore…ma fu molto più che contrariata quando vide sua madre e il Signor McAlister che stavano chiacchierando prendendosi un caffè. Buffy ruotò gli occhi e smise di fare tutto in silenzio, sbattendo la porta dietro di lei.

    “Buffy! Sei a casa, tesoro. Il signor McAlister si è fermato per discutere della galleria.”

    “È grandioso, mamma,” rispose lei, anche se il suo tono suggeriva qualcos’altro.

    “C’è qualche problema?”

    “No, no….è tutto apposto. Incantevole. Non potrebbe andare meglio. Voglio dire, non è una cosa da tutti i giorni beccarsi un ragno nei capelli. Veramente poche persone possono averne avuto la fortuna.”

    “Oh, tesoro. Ti stanno di nuovo prendendo in giro?”

    “Di nuovo? Come se avessero mai smesso!”

    Joyce diede al Signor McAlister uno sguardo dispiaciuto e si alzò dalla sedia a cui era seduta al tavolo della cucina. Buffy scosse lievemente la testa, per far capire alla madre che era in grado di cavarsela da sola. Joyce annuì e tornò a sedersi.

    Con un sospiro abbattuto, Buffy si diresse per le scale verso la sua cameretta e verso il suo letto, ma si fermò quando udì il nome di Spike. Le sue curiose orecchie diciassettenni dovevano origliare…

    “Sono sicura che Spike non ha niente a che fare con tutto questo,” rassicurò l'uomo, Joyce.

    “Non saprei Joyce. Mio figlio può essere un vero asino.”

    Condivisero una risata e Buffy ruotò gli occhi.

    “Beh, forse si sta solo ribellando? Deve essere dura per lui sapere di non essere in grado di diplomarsi quest’anno.”

    A questa affermazione Buffy gelò. Spike non si diplomava?

    “Bè, è tutta colpa sua,” insistette Scott. “Se quel ragazzo smettesse di andare a delle feste tutte le notti e cominciasse veramente a studiare, questo non sarebbe un problema. Se solo assomigliasse un poco a Buffy. E’ una così una brava ragazza.”

    “Si, lo è,” concordò Joyce. “Forse potrebbe seguirlo nello studio? Erano migliori amici un tempo.”

    “È vero. Credo di poterne parlare con Spike.”

    Oh mio Dio! Dare ripetizioni a Spike! Tutto questo deve essere fermato. Buffy si precipitò giù per le scale ad altissima velocità, le sue mani sui fianchi.

    “Non ci penso nemmeno a dare ripetizioni a Spike!” esclamo lei, con un velo di preghiera nella sua voce.

    “Tesoro, potrebbe non diplomarsi e…”

    “E quindi? Perché me ne dovrebbe importare qualcosa? Tutto quello che lui ha sempre fatto è rendere miserabile la mia vita di adolescente. Non gli devo niente!”

    “Calmati, cara. È il tuo ultimo anno. Magari voi due potreste fare pace?”

    “Non credo proprio,” disse lei, incrociando le braccia al petto.

    Poi improvvisamente, sentì un tosa erba accendersi e guardò fuori dalla finestra. La sua mascella cadde alla vista di uno Spike mezzo nudo che maneggiava con il tosaerba.

    “Che diavolo significa tutto questo?” domandò lei, indicando la scenetta che aveva luogo proprio lì fuori.

    Joyce si schiarì la voce.

    “Be, aveva bisogno di un lavoro. Quindi gli ho detto che era il benvenuto se voleva tosare la nostra erba e che in cambio l’avrei pagato.”

    Buffy passava semplicemente il suo sguardo dalla madre a Spike, con occhi sgomenti. Poi volò su per le scale borbottando qualcosa circa madri impossibili e uno Spike nudo.

    ----

    “Non ci posso credere Will. Vogliono che io segua Spike nello studio. IO! Spike! Ci puoi credere? O sono solo io l’unico membro del club-del-non-crederci ,” divagò Buffy, tenendo il telefono tra la spalla e il suo orecchio mentre si cambiava con qualcosa di più comodo.

    “Sono un membro,” si offrì Willow. “Sono decisamente un membro. Hai intenzione di farlo?”
    “”Cosa? No! Come puoi solo chiedermelo?”

    “Bè, non sò. Tu di solito, sei…così…gentile.”

    Buffy sbuffo sonoramente al commento dell’amica.

    “Non più. Niente più Miss Gentilezza. Non ho la minima intenzione di dargli ripetizioni. Può ripetere l’ultimo anno fino alla fine dei giorni per quello che mi interessa.”

    “Wow. Sono impressionata Buffy. Ma è la stessa ragazza che fece l’intero progetto di biologia, per permettere a Cordelia di restare al Bronze tutta la notte?”

    Buffy morì di vergogna a quell’affermazione, nel frattempo si infilava i pantaloni.

    “Forse,” ammise lei.

    Proprio in quel momento il taglia erba si fermò e Buffy si affrettò alla finestra. Spike l’aveva lasciato in mezzo al cortile, e non era da nessuna parte. Ma il rumore della porta che si apriva e poi chiudeva le diede un’idea di dove potesse essere.

    “Buffy? Che succede?” chiese Willow, dopo la scena muta dell’amica.

    Lei sospirò.

    “Spike è qui. Proprio qui. Nella mia casa, qui!”

    “Si. Allora ti lascio.”

    “Okay,Will. Ti chiamo più tardi?”

    “Sarò qui.”

    “Ciao.”

    “Ci sentiamo.”

    Buffy mise giù la cornetta del telefono e si finì di cambiare prima di andare a “salutare” il suo ospite. Si tolse le mollettine dai capelli e poi procedette nel togliersi il dolcevita. Nel momento in cui lo gettò nel letto, la porta della sua camera si spalancò e lei stava lì, con solo il suo reggiseno, guardando come un cervo guarda i fanali di una macchina.
    Spike la fissava, con la bocca aperta. Quando lo shock iniziale svanì, Buffy afferrò un cuscino dal letto per coprirsi.

    “Spike! Vai fuori!” strillò lei, con la faccia che le bruciava per la vergogna.

    “Oh,Uh, giusto. S-scusa,” balbettò lui, e poi uscì velocemente dalla stanza. “Dannatamente imbarazzante,” mormorò tra se e se.

    Buffy, con il cuore che le pulsava a mille, trovò una maglietta in girò e se la infilò in un tempo record. Si mise giù i suoi capelli-sempre-a-posto e prese un bel respiro, prima di lasciare la stanza. Spike stava in piedi fuori dalla sua stanza, cercando di sembrare casuale, ma lei poteva dire per certo che fosse un po’ agitato.

    “Scusa, per quello,” si scusò lui.

    “Si, bè, si chiama bussare,” rispose lei, sorpresa da quanto fosse calma la sua stessa voce. “Ora, che volevi?”

    Spike tornò di nuovo nei panni del suo vero-io.

    “Volevo solo farti sapere che non ho bisogno della tua carità. Posso diplomarmi senza la tua stramaledetta pietà.”

    “E chi ti fa pensare che io avessi avuto la minima idea di aiutarti?”

    “Pensavo che avresti colto al balzo l’occasione di aiutare uno studente popolare.”

    Buffy rise forte, ma cercò di mascherarlo tossendo. Spike inarcò un sopracciglio, sorpreso dalle maniere aggressive di lei. Di solito era timida e sottomessa.

    “Qualcosa di divertente, passerotto?” la interrogò lui.

    “Si, a dire il vero. Come diavolo pensi di diplomarti solo con le tue forze? Non hai abbastanza tempo tra l’ubriacarti e lo scoparti la nuova ragazzina arrivata in città.”

    Buffy gelò. Da quando lei parlava così.

    Spike gelò. Da quando lei parlava così?

    La voce di Joyce ruppe l’imbarazzo.

    “Tesoro, potresti scendere un attimo?”

    Buffy si schiarì la voce, posando lo sguardo ovunque tranne che su Spike.

    “Um, si. Solo un minuto.”

    Le guance le andavano in fiamme, sospirò e scese per le scale. Spike la seguì.

    “Si, mamma?” chiese lei, mestamente.

    “Buffy, il Signor McAlister e io abbiamo deciso che sarebbe meglio che tu segua Spike nello studio.”

    “Che cosa?” chiesero Buffy e Spike all’unisono.

    “Sono seria. È molto triste vedere due ragazzi che una volta erano praticamente sempre fianco a fianco, non parlarsi quasi per niente. È il vostro ultimo anno insieme, e dovreste fare del vostro meglio.”

    “Posso fare del mio meglio senza spendere del tempo non-poi-così-di-qualità con la bellezza ossigenata, qui.”

    Spike ruotò gli occhi.

    “Per quanto mi sia difficile ammetterlo, la mocciosa qui, ha ragione. Siamo sopravvissuti quattro anni senza la compagnia dilettevole ne dell’uno ne dell’altro. Le persone vanno avanti.”

    “Capisco, figliolo,” rispose Scott. “Ma la nostra decisione è definitiva. Buffy ti darà ripetizioni tutti i Martedì e i Giovedì della settimana. E fino a quando non vedrò i tuoi voti migliorare, e di molto, non uscirai nei weekend, a meno che non sia qui e per studiare con Buffy.”

    Per quanto Buffy odiasse la piega che la situazione stava prendendo, la faccia di Spike era impagabile.

    “Papà! Andiamo al Bronze questo fine settimana!”

    Joyce e Scott si scambiarono uno sguardo d’intesa.

    “Bene, puoi andare,” gli disse Scott. “A patto che tu porti Buffy con te.”

    Joyce Summers avrebbe dato qualsiasi cosa per avere una macchina fotografica in quel momento, perché gli sguardi di puro terrore che passarono sui loro visi sarebbero stati perfetti per l’album di foto di famiglia.

    ----

    La cugina di Buffy, Anya Jenkins, era nella stanza da letto della giovane agitata, la sera dopo, arricciando le sue sensuali ciocche. Si chiedeva come mai Buffy tenesse sempre i capelli legati, perché se fossero stati i suoi, li avrebbe di sicuro lasciati sciolti.

    “Grazie per tutto questo, Anya. Non saprei riconoscere un arriccia-capelli da un tostapane.”

    Anya sorrise.

    “Bè, questo potrebbe essere un problema. E non ti preoccupare. La tua estetista del vicinato è sempre qui per aiutarti.”

    Buffy si lasciò sfuggire un respiro profondo. Odiava il solo pensiero di uscire con la “Compagnia degli Intoccabili” quella sera, ma visto che la madre l’aveva spudoratamente minacciata, non aveva avuto altra scelta. Spike era meno che emozionato, ed era sicuro che si sarebbe sbarazzata di lei non appena entrato al Bronze. Buffy non c’era mai stata prima, ma Tara le aveva detto che non era niente di eccezionale. Era un semplice punto di ritrovo per tutti i ragazzi fighi della città. E Buffy non era certo una di loro. Sapeva che sarebbe finita col rendersi ridicola.

    “Sei a posto,” le disse Anya, interrompendo la sua corrente di pensieri.

    “Oh, Dio..” bisbigliò Buffy, nervosamente. Poi si alzò dalla sedia e si avvicinò esitante allo specchio. Dovette sbattere le palpebre ben due volte per essere sicura che il riflesso che vedeva fosse il suo.

    E lo era.
    “Che ne pensi?” sua cugina chiese, piena di aspettative.

    Le parole divennero subito un problema per Buffy. Tutto quello a cui riusciva a pensare era a quanto tutto questo fosse irreale. La sua lunga cascata di capelli biondi le ricadeva sulle piccole spalle in onde e boccoli sinuosi. Il trucco che indossava le faceva brillare il viso, e l’ombretto smeraldo accentuava i suo occhi verdi e scintillanti. I vestiti erano attillati, abbracciavano e sottolineavano ogni singola curva del suo corpo abbronzato. La camicetta senza spalle era di un verde pastello e le lunghe e morbide maniche ricadevano esattamente fino alle sue unghie ben curate. Indossava poi una minigonna nera e un paio di infradito color menta per completare la sua ‘mise’ da far girare la testa.

    “Penso che tu sia la mia nuova migliore amica.” Disse Buffy, ancora sotto shock per la sua trasformazione.

    Anya batté le mani eccitata.

    “Be, sei assolutamente stupenda. Vai e stendili.”

    Buffy si limitò ad annuire.

    “Buffy! Spike è qui!” la chiamò la voce di sua madre.

    “Um, Sono subito giù!” rispose lei. Abbracciò gioiosamente Anya e andò verso le scale. Il nervosismo l’assillava e tutto d'un tratto non si sentì sicura di potercela fare. Willow le aveva detto di non pensarci. Di fingere semplicemente di essere una di loro e tutto sarebbe andato bene. Ma Buffy non era una di loro. Ne lo sarebbe stata mai.

    Sospirò in apprensione quando raggiunse il piano di sotto e si diresse in cucina. Spike sedeva al tavolo nella sua solita tenuta all-black, i suoi capelli scompigliati, e una sigaretta tra le dita. Quando non si accorse della presenza di lei alle sue spalle, tossì leggermente e finalmente lui si voltò.

    “Alla buon’ora,” cominciò lui. “ E ora andiamocene a questo maledetto Br..”

    Fu stordito dalla ragazza che gli si presentò davanti. Non poteva essere la Buffy Summers che si ricordava. Questa ragazza era stupenda. L’altra Buffy era così….Buffy. Non riusciva a smettere di fissarla.

    Buffy arrossì sotto lo sguardo scrutatore di lui. Spike non l’aveva mai guardata così prima d’ora. Era fastidioso, ma in un certo senso molto eccitante.

    “Bè, divertitevi voi due. Buffy devi essere a casa per le 11.”

    Ruppe il contatto visivo con Spike e si girò versò la madre.

    “Ricevuto. Alle 11 sarò qui.”

    Quindi Spike si alzò, si schiarì la gola e si diresse verso la porta principale, apparentemente cercando di sfuggire all’allettante visione. Buffy lo seguì fuori dalla porta, nella frizzante aria notturna.

    “Stai bene,” le disse lui, sottovoce.
    Buffy guardò verso di lui, in parte contenta del complimento, in parte offesa dalla nonchalance con cui lui l’aveva detto.

    “Grazie. Anya mi ha preparata. Non penso che sarei in grado di mettermi del mascara senza cavarmi un occhio,” rispose lei.

    “Anya? È tua cugina, vero?”

    “Si, è un’estetista ora, se non l’avevi già immaginato. Ti ricordi quella volta quando stavi dormendo e lei aveva deciso di farti diventare una principessa?”

    Spike sbuffò, mentre accendeva il motore, non particolarmente fiero di questo ricordo.

    “Avevo sei maledetti anni allora,” le ricordò.

    “Si, ma è stato veramente divertente. Penso di avere ancora le fotografie.” Gli disse lei con un ghigno minaccioso.

    “Non oseresti,” disse lui, quasi in tono di supplica, mentre si allontanavano da Rovello Drive.

    Buffy si rilassò sul sedile, il suo ghigno che non minacciava di andarsene.

    “Oh, oserei eccome.”

    ***

    CAPITOLO 3: L'ora della storia

    Il resto del viaggio in macchina verso il Bronze fu silenzioso, mentre Buffy giocava, non rendendosene conto, con l’orlo della sua minigonna. Quando uscirono dalla macchina e si fecero strada verso il locale rumoroso, la bionda traumatizzata fissò nervosamente Spike, praticamente pregandolo di non farle fare brutta figura. Ma lui si rifiutò di mantenere gli occhi in quelli di lei, che finirono con il cercare in una tasca del suo spolverino un accendino. Buffy sospirò per la frustrazione, pregando di riuscire a sopravvivere a quella notte tutta d’un pezzo. Era veramente troppo da chiedere? Forse. Sarebbe stato tutto più facile se Willow fosse stata lì, anziché al barmitsfa del suo cuginetto.

    Quando alla fine entrarono nel famoso Bronze, Angel, Cordelia e Harmony erano insieme ad un piccolo tavolo vicino il palco. Franando l’impulso di precipitarsi verso l’uscita, o di nascondersi dietro Spike, Buffy indossò la sua migliore maschera da ragazza coraggiosa e camminò, sicura, verso il tavolo. Tre teste si girarono nella sua direzione quando si avvicinò, e Buffy sorrise timidamente.

    “Chi è la pollastrella?” si informò Angel, non riconoscendo ovviamente, visto il suo sguardo lussurioso, la nerd della scuola. Spike si schiarì la gola, apparentemente imbarazzato dal presentare Buffy ai suoi amici.

    “Questa è….uh, Buffy,” ammise alla fine Spike.

    Buffy roteò gli occhi.

    “Buffy Summers,” aggiunse lei. “la perdente che ha dimora alla Sunnydale High. Occhi verdi, come dovresti sapere visto la tua fortuna di ieri a pranzo.”
    La bocca aperta di Angel si chiuse e le due snob bisbigliarono tra di loro. Spike stava semplicemente lì, imbarazzato, con le mani nascoste nelle tasche della sua giacca.

    “Amico, perché l’hai portata?” chiese Angel, subito dimentico del fattore “Sexy” della magra biondina. Una volta perdente, sei sempre un perdente.

    Il cuore di Buffy affondò a quella reazione a chi fosse veramente. Avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa e lasciarli credere di essere un’altra persona. Guardò in alto a Spike, sperando che avrebbe detto di averla portata fuori per bontà, ma naturalmente questo, andava aldilà di ciò che Spike poteva fare.

    “Mio padre me l’ha fatta portare. Lo sapete come è fatto.”

    Il gruppo annuì consapevole, e Harmony portò i suoi occhioni truccati su di lui.

    “Ti abbiamo tenuto un posto, Spikey. Proprio qui, accanto a me,” civettò lei, la sua voce acuta che dava fastidio a Buffy.

    Spike fece un sorriso forzato e si sedette tra le due ragazze. Per il dispiacere di Buffy, non c’era un posto extra per lei.

    “Oh, ci siamo dimenticate di Buffy,” disse Cordelia, con voce falsamente innocente.

    “I – Io posso stare in piedi,” si offrì lei.

    “Buon per te!” ridacchio la brunetta. “Siamo tutti molti orgogliosi.”

    Buffy sospirò e si guardò intorno, senza meta. Incrociò lo sguardo di un ragazzo dai capelli scuri, in un angolo del club, che la fissava intensamente. Sorrise brillantemente e fece finta di essere veramente amica dei ragazzi al tavolo con cui era costretta a stare. Poi non appena guardò altrove, l’affascinante bruno le si avvicinò, chiedendole di ballare.

    “Hey, tu sei Buffy Summers, vero?”

    Lei annuì, leggermente scioccata.

    “Forte. Io sono Riley. Sei davvero grandiosa stasera.”

    “Grazie,” rispose lei.

    “Vuoi ballare?”

    Cordelia e Harmony assistevano alla disgustosa scenetta, e Angel era verde dalla gelosia. Se Riley, il capitano della squadra di calcio, pensava che Buffy fosse giusta abbastanza per ballarci, allora doveva essere vero.

    “Um…I-Io non sono molto brava,” ammise Buffy, quasi non credendo che questo stesse succedendo veramente. Tuttavia, la verità era che non aveva mai ballato in tutta la sua vita.

    “E’ ok, non ti preoccupare. Posso mostrarti.” Le sorrise lui e la portò via, sulla pista da ballo.

    “Quella puttana!” mormorò Cordelia sottovoce. “Chi si crede di essere? Presentarsi qui con un po’ di trucco e vestiti alla moda, e accalappiare ragazzi come Riley Finn. Piccola puttanella.”

    “Sei solo gelosa perché Riley non ti ha mai chiesto di ballare,” scherzò Spike, prendendo una boccata dalla sua sigaretta.

    “Non è affatto vero. Riley non è poi così carino.”

    “Awww, andiamo, Cordelia. Hai una cotta per lui sin dal primo anno. E poi, quella Buffy Summers è una piccola cosuccia molto carina,” le disse Angel.

    Cordy strabuzzò gli occhi. Anche il suo ragazzo credeva che quella perdente fosse attraente. Questa era guerra.

    Buffy camminò timidamente verso la pista da ballo con quel bellissimo ragazzo, per niente sicura di quello che dovesse fare. Dove andavano le sue mani? E se gli pistava i piedi? Sigh. Fortunatamente, Riley era li ad aiutarla, conducendola in tutte le giuste direzioni. Buffy poteva sentire la sua faccia che diventava fucsia. Non era mai stata così vicina ad un uomo prima d’ora.

    Fatte eccezione per quella volta che lei e Spike erano rimasti bloccati in quel piccolissimo armadio all’età di nove anni. Ma quello non contava.

    “Scusa non ti ho mai parlato prima. Sembravi così timida,” le disse Riley, cercando di fare un po’ di conversazione per allentare la tensione.

    “Oh, va bene. Non sono poi Miss Rapporti sociali. È divertente quanto un pò di trucco e dei bei vestiti possano fare,” sospirò lei.

    “Non è questo,” confessò lui. “Solo che, il modo in cui sei entrata stasera sembrava urlare “Parlami!”. Difficile resistere.”

    Buffy sorrise evasivamente e guardò giù, ai suoi piedi che si muovevano. La canzone finì dopo un altro minuto o giù di lì e si allontanarono, entrambi nostalgici dell’abbraccio dell’altro.

    “Bè, grazie del ballo, Buffy. Spero di rivederci presto.”

    “E’ stato un piacere, Riley Finn.” Rispose lei. Poi, con un ultimo sorriso, si diresse nuovamente verso il non-poi-così-amichevole-tavolo, e così facendo aveva incontrato le occhiate gelide di Cordelia Chase e Harmony Kendall.

    “Quindi Buffy. Essere una perdente non ha funzionato, e la puttana era la tua seconda opzione?”

    Buffy aggrottò le sopracciglia, insicura su come la cheerleader fosse giunta a questa conclusione.

    “Non sono una puttana,” disse lei, fermamente.

    “Oh, per favore,” piagnucolò Harmony. “Eri tutta appiccicata a Riley.”

    “Non lo ero.”

    “Lo eri eccome.”

    “Non –“

    “Per l’inferno maledetto. Ne ho avuto abbastanza,” le interruppe Spike, mettendo a tacere il bisticcio.

    Tutte e tre le ragazze ruotarono gli occhi e guardarono altrove, in direzioni opposte.

    “Bè, vado a prendermi del punch,” annunciò Cordy, alzandosi dalla suo posto.

    “Anche io,” la seguì Harmony.

    Non appena partirono, Buffy prese al volo l’opportunità di fregare uno dei loro posti a sedere. Un silenzio tutt’altro che confortevole, calò nel tavolo che vedeva seduti uno stupido, un bastardo e una nerd. Angel lo ruppe.

    “So, uh, Betty. Cosa fai per divertirti?”

    “Il mio nome è Buffy,” rispose scocciata. “E faccio….cose. Come uscire con gli amici e…..cose.”

    Angel aggrottò la fronte.

    “Sei vergine? No, perché se lo sei, potrei veramente esserti utile in questo genere di cose.”

    Buffy diventò scarlatta e Spike roteò gli occhi.

    “Certo che è vergine,” affermò Cordelia, ritornando al tavolo, con il punch tra le mani. “ Chi si abbasserebbe tanto a farsela?”

    “Cordy –“ l’avvertì Spike, notando la reazione umiliata di Buffy, ma fu interrotto dalla sua voce squillante.

    “Oh, andiamo, Spike. Tu, persino tu, l’ha rifiutata.”

    Gli occhi di Buffy divennero improvvisamente più grandi per l’orrore e Spike diede a Cordelia un’occhiataccia che avrebbe ucciso un qualsiasi essere umano.

    “E’ l’ora della storia, qualcuno la vuole sentire?” lei sorrise quando Angel, Harmony e lei stessa alzarono la mano. “ Mi dispiace, tre contro due. È l’ora della storia.”

    “Per favore, non lo fare Cordelia –“ provò Buffy, ma il suo tentativo fu vano.

    “Bene, tutto ebbe inizio l’ottavo anno di scuola quando la qui presente Buffy Summers fu eletta come La-meno-probabile-da-portarsi-a-letto da quelli dell’ultimo anno.” Questo fece ridacchiare Harmony. “Comunque, Buffy chiamò Spike quella notte, pregandolo in lacrime di venire da lei e consolarla. Lui, dal buon amico che era, fece quello che lei gli aveva chiesto e arrivò a casa sua pochi momenti dopo. Quando salì in camera sua, Buffy era lì, stesa nuda sul suo letto! Gli aveva detto che voleva che lui fosse il “primo” così poteva dimostrare che era abbastanza brava per fare del sesso,” spiegò Cordy, trionfante.

    Buffy sedeva lì, troppo scioccata per muoversi. Pesanti lacrime le velavano gli occhi e si sentì la bile salirle fino alla gola.

    “Spike, naturalmente, fu completamente disgustato,” continuò la narratrice. “Voglio dire, non è una cosa da tutti i giorni che un ragazzo ti smonti in quel modo. Quindi, lui cercò di essere gentile e di respingerla semplicemente, ma Buffy non ne voleva parlare. Lo ha praticamente attaccato! Poi il povero Spikey ha dovuto scollarsi di dosso la perdente-assetata-di-sesso e precipitarsi a casa. Fortunatamente, ne uscì fisicamente illeso, ma mentalmente…. bè, diciamo che si deve ancora riprendere del tutto.” Ghignò lei.

    Angel e Harmony si stavano praticamente rotolando dalle risate, mentre Spike rimaneva inespressivo. Non si aspettava che prima o poi questa storia tornasse indietro a Buffy. E in tutta onestà, si sentiva terribilmente. Lei stava semplicemente seduta lì, come se fosse catatonica.

    “Ne ho molte altre se qualcuno è interessato. Hey Spike, che ne dici di quella del tampone? Come pensava che si mettesse dall’altra parte e aveva iniziato a piangere quando era rimasto incastrato?”

    Questa li fece definitivamente cadere a terra dalle risate, con Buffy che finalmente si alzò dal suo posto con uno scatto. La sedia cadde all’indietro, e la bionda, umiliata, diede a Spike uno sguardo minaccioso. Lui ebbe la decenza di guardare altrove, colpevole.

    Poi si girò sui talloni e fece la sua veloce uscita di scena. Quando uscì dalle porte, un singhiozzo soffocato si fece strada dalla sua gola e maldestramente si strofinò via il mascara dalla faccia. Improvvisamente, le porte si spalancarono di nuovo e Spike si scontrò con lei, nell’ovvio tentativo di correrle dietro. Buffy cadde in avanti immediatamente, graffiandosi le mani con il pavimento. Spike riuscì a fermarsi dal cadere anche lui e di schiacciarla a morte.

    “Mi dispiace, ok?” provò lui, guardandola mentre si rialzava, la sua gonna che si alzava e lasciava poco all’immaginazione.

    “Ti dispiace?” chiese lei, incredula, girandosi per affrontarlo. La sua voce era pericolosamente calma, mentre si avvicinava lentamente a lui. “Ti dispiace?” ripeté.

    “Bè, si. Non volevo raccontarglielo. Ma mi è, come dire, scappato.” Le disse Spike.

    Con questa affermazione, un piccolo pugno sbucò fuori dal nulla, e lo colpì pulito alla mascella, con una forza sorprendente.

    “Cazzo!” urlarono entrambi simultaneamente, Buffy sfregandosi la sua mano pulsante, e Spike prendendosi cura della sua mascella dolorante.

    Buffy gli diede poi un ultimo sguardo torvo e minaccioso, prima di ritornarsene a casa, i suoi fianchi che dondolavano fieramente dietro di lei.

    Spike stava lì, facendo una smorfia all’incredibile dose di dolore che quella piccola donna gli aveva inflitto. Capì che se lo era meritato, ma non c’era modo che lei l’avrebbe passata liscia.

    “Buffy!” la chiamò lui, andandole dietro dopo che non ebbe alcuna risposta. La afferrò per il braccio, facendola girare in modo tale che fossero faccia a faccia.

    “Non ti azzardare fottutamente a toccarmi!” urlò lei, infastidita dal fatto che Spike fosse l’unica persona capace di farla imprecare.

    “Io mi sono scusato e tu mi hai dato un maledetto pugno. Ma che diavolo c’è di sbagliato in te?”

    “Sarei molto felice di darti un’altra spiegazione se la prima non ha funzionato,” gli disse lei dolcemente, alzando il suo destro per prendere le misure.

    Spike ringhiò.

    “Ora lasciami andare.”

    “Almeno fatti accompagnare a casa. Non si può mai sapere che razza di cose mostruose possano strisciare nell’oscurità stanotte. Non è sicuro camminare.”

    “Oh, come se tu fossi Mister Protettore? Non credo proprio,” sbottò lei, liberandosi dalla sua presa.

    Proprio in quel momento Riley, si avvicinò a loro, uno sguardo preoccupato nei suoi tratti affascinanti.

    “Questo ragazzo ti sta dando fastidio?” chiese alla bionda scossa.

    Spike ruotò gli occhi.

    “Si, veramente,” gli disse lei. “Ti sei presentato giusto in tempo.”

    “Sono conosciuto per la mia puntualità,” ammise Riley, portando via Buffy dalla così-chiamata-minaccia. Mise le sue braccia intorno a lei e camminarono fino a casa.

    Spike grugnì in disgusto alla scenetta e si girò, portando la sua mano alla sua morbida mascella.

    “Stronza,” mormorò, prima di ritornare dentro al Bronze, cercando di trovare un modo con cui spiegare il grande livido viola ai suoi amici.

    ***

    CAPITOLO 4: Insegnante


    “Ghiaccio!” gridò Buffy, entrando in casa come una tempesta e sbattendo la porta dietro di sé.

    Joyce alzò lo sguardo dal suo giornale, sorpresa di vedere sua figlia a casa un’ora prima.

    “Qualcosa non va, cara?” la interrogò lei.

    Buffy la ignorò semplicemente e corse veloce verso il congelatore.

    “Mano. Dolore. Ghiaccio.”

    Sospirò dal sollievo, non appena premette un panetto di ghiaccio contro la sua mano bruciante. Un sorriso le attraversò le labbra al ricordo di lei che colpiva quel bastardo dritto in faccia.

    “Buffy?” Joyce emerse dal soggiorno, preoccupata dall’aspetto scompigliato della figlia. Il suo trucco stava colando, i capelli erano tutti arruffati, e la sua mano aveva definitivamente visto giorni migliori.

    “Spike.” Disse semplicemente.

    “Ti ha fatto lui questo?”

    “Ma certo mamma. La sua stupida faccia è capitata per caso sul mio pugno. Non è colpa mia.”

    Joyce sospirò.

    “Gli hai dato un pugno?”

    “Più o meno,” venne la timida risposta. “ Ma se lo è così meritato. Ha raccontato a tutto il gruppo cose imbarazzanti su di me.”

    “La violenza non è mai un’opzione, Buffy. Lo sai questo,” affermò la madre. “Lui sta bene?”

    “Dio, ma cose c’è di sbagliato in te?” sputò fuori la giovane Summers improvvisamente.

    Joyce gelò al tono pericoloso della figlia.

    “Scusa? Fai attenzione al tuo tono, piccola lady.”

    Buffy ruotò gli occhi.

    “Per favore mamma. Non sarei nemmeno in questo casino se non fosse stato per te. Tu mi hai fatto andare in quello stupido posto, e quando le cose si mettono male, chiedi se Spike sta bene. Bè, lo sai una cosa. Non me ne importa. Potrei averlo lasciato morto sul marciapiede e indovina un pò… Non. Me. Ne. Importa.”

    “Eravate amici, Buffy”

    “Lo ERAVAMO! Perché non lo puoi capire?”

    La donna più anziana sospirò, pensando che forse aveva spinto un po’ troppo questa cosa di Buffy/Spike. Ma lei odiava quando le amicizie andavano perse per via di stupide ambizioni e popolarità.

    “Mi dispiace,” si scusò Joyce, “Me ne starò fuori dai tuo affari d’ora in poi. Non devi più vedere Spike se non vuoi.”

    Buffy sorrise, grata. Molto grata.

    “Bene, penso che me ne andrò a letto. È stata un notte lunga e tutto,” disse a sua madre, salendo le scale.

    “Oh, e Buffy?”

    Lei si girò.

    “Fai in modo di essere pronta per le tre in punto di Martedì. Spike verrà qui per le ripetizioni.”

    ----

    Tre giorni, molte promesse di Willow e gelati al cioccolato dopo, Buffy sedeva sul letto, fissando con aria rassegnata l’orologio. La scuola non era stata poi così male come aveva pensato sarebbe stata, considerando che la ‘Banda degli Intoccabili’ non sembrava aver messo in giro le orripilanti storie sul suo passato. Era riuscita a incontrare Spike, solo una volta, ma nessuna parola era stata detta. Solo uno sguardo di ghiaccio che aveva gelato il sangue nelle loro vene. Willow era stata molto vicina a Buffy e si era scusata qualcosa tipo un milione di volte per non essere stata li con lei, a coprirle le spalle. Buffy naturalmente aveva già capito, ma fece finta di perdonarla solo quando le comprò del gelato al triplo cioccolato dal locale Dairy Queen.

    Ora sedeva qui, con il terrore di ogni momento che passava. Ogni momento che passava, infatti, la portava sempre più vicino all’Inferno. E sarebbe veramente stato un Inferno. Onestamente, Buffy, non riusciva a pensare ad un modo peggiore di passare il Martedì sera.

    Quando il campanello della porta suonò, Buffy non sobbalzò nemmeno, ma invece chiuse gli occhi, sperando di riaprirli e scoprire che are stato tutto un brutto sogno. Niente ripetizioni. Niente Spike. Soprattutto l’ultima parte. Poi sospirò drammaticamente, corse giù per le scale, e annoiatamente aprì la porta principale. Spike stava lì in piedi, ovviamente restio a trovarsi nel raggio di centro metri vicino lei.

    “Ce l’hai fatta. Che fortuna.” Disse lei, con tono secco.

    “Veramente non vorrei essere qui nemmeno io, lo sai. Ma è l’unico modo per poter uscire tutti i fine settimana.”

    “Strano come la tua fortuna diventi la mia sofferenza.”

    Spike ruotò gli occhi e oltrepassò la bionda infuriata, che indossava un top bianco senza spalle e degli shorts grigi.

    “Facciamola semplicemente finita ok? È abbastanza chiaro che entrambi ci odiamo e non vogliamo essere qui quindi, che ne dici di scrivere tutti i miei fogli e io me ne vado a casa?”

    Buffy rise.

    “Giusto, mi chiedo come io non possa averci pensato.”

    “Non sei intelligente tanto quanto me, ecco perché”.

    “Si. Starò un attimo in silenzio cosi’ avrai del tempo per pensare chi sta dando ripetizioni a chi, qui.”

    Buffy dovette reprimere un’altra risata quando Spike sembrò pensarci veramente sù.

    “Per l’inferno maledetto,” brontolò lui. “Andiamo.”

    Buffy lo seguì su per le scale, entrambi con uno sguardo depresso sul volto. Non appena Spike entrò nella camera di lei, si buttò sul letto e tirò fuori una sigaretta. Buffy lo fissava con orrore.

    “Che diavolo stai pensando di fare?” chiese lei, incredula.

    “Mi faccio un bagno,” sbottò lui, con un ruotare degli occhi. “Che diavolo ti sembra io stia facendo? Fumo una sigaretta.”

    “Non nella mia stanza. Le stanze delle ragazze profumano di buono! E non di posacenere.”

    Lui sospirò rassegnato e mise via la sigaretta.

    “Bene allora. Dammi ripetizioni,” brontolò lui.

    “Bene,” rispose lei, prendendo il suo zaino e una sedia. Non appena aprì il suo libro di Storia, ansia e nervosismo si impadronirono di lei. Non aveva mai dato ripetizioni in tutta la sua vita. Che cosa doveva dire?

    “Umm..” cominciò lei.

    “Umm è l’equivalente di ¾ ed è direttamente collegato alla causa per cui gli Stati Uniti sono entrati nella Prima Guerra Mondiale. Dannatamente fantastico. Bronze, eccomi che arrivo,” disse Spike, alzandosi dal suo posto sul letto.

    “oh, no. Tu non vai da nessuna parte,” lo sgridò Buffy, prendendolo per il braccio e facendolo mettere di nuovo seduto. “ E FYI, .75 è l’equivalente di ¾ e la nota di Zimmerman e i continui attacchi dei Tedeschi alle nostre navi sono la causa per cui gli Stati Uniti sono entrati nella Prima Guerra Mondiale.”

    Spike scrollò le spalle e resistette all’impulso di tirare fuori un’altra sigaretta. Buffy, sospirò semplicemente, spostò la sua coda di cavallo dietro le spalle, e sfogliò le pagine di molti dei suoi libri di testo. Non sapeva nemmeno da dove iniziare.

    “Stai leggendo Gatsby?” chiese alla fine.

    “Che cosa?”

    “Il grande Gatsby. Un libro. Lo stai leggendo?”

    “No, perché dovrei?”

    “E’ richiesto a Inglese III”

    “E allora?”

    Buffy contò fino a cento.

    “E allora, lo dovresti leggere.”

    “Bè, non lo sto facendo. Oh benissimo. Andiamo avanti.”

    Con un alzata del sopracciglio, afferrò lo zaino di lui e frugò il suo contenuto. Lì, sotto un putiferio, c’era un libro. Lo tirò fuori e glielo lanciò.

    “Oh, giusto.” Ammise lui. “ E’ un po’ difficile sapere il titolo senza la copertina.”

    “Leggi fino al capitolo 3 per Giovedì,” gli disse lei. “Ti farò un quiz.”

    “Tre capitoli? Sei fuori di testa?”

    “Non poi così tanto. E abituatici se ti vuoi diplomare.”

    Spike aggrottò le sopracciglia in disgusto, e buttò indietro il libro.

    “Nient’altro, maestra?” chiese lui.

    “Bè, ci sarebbero trigonometria, chimica, storia….fai la tua scelta.”

    “Io scelgo D. Nessuna delle sopraccitate.”

    “Mi dispiace, ma non è un’opzione. Che ne dice di una E. Per tutte le sopraccitate.”

    “Per l’inferno maledetto”

    ----Due ore Dopo----

    Tutto questo era un incubo. Anzi peggio. Molto più come l'incubo in un incubo.

    “Smetti mai di parlare?” chiese Spike, disteso sul letto, un’espressione annoiata sul suo viso cesellato.

    “Stai zitto. Sto cercando di leggere. Hai ascoltato almeno una parola di tutto quello che ho detto?”

    “No, non veramente. Qualcosa sulla Walt Disney.”

    “Walt Whitman,” si crucciò lei.

    “Quello che vuoi tu. Tanto è uguale.”

    Buffy chiuse con rabbia il libro.

    “Dio, sei uno stupido. Hai letteralmente svergognato una pietra miliare.”

    Spike si mise a sedere a quello.


    “Non sono uno stupido, tu piccola saputella.”

    “Oh, davvero? Quindi sono stata forzata a darti ripetizioni per cosa? Per la mia salute?”

    La guardò torvo e si alzò dal letto. Ma prima che se ne andasse in preda ad un attacco di rabbia, un fotografia sullo specchio di Buffy catturò la sua attenzione.

    Un sorriso curvò le labbra di Buffy, non appena quel ricordo della loro infanzia le tornò in mente. Anche Spike doveva ricordarlo perché invece che precipitarsi fuori dalla stanza, la fissava, un leggero sorriso che aveva rimpiazzato il suo sguardo torvo. Si avvicinò al suo armadio e prese la piccola immagine dallo specchio. Dopo averla studiata per un momento, si girò di nuovo verso Buffy, un sorriso radioso che gli illuminava la faccia. Buffy fu risvegliata dal suo torpore.

    “Non pensavo che te ne saresti ricordato,” gli disse lei, quasi tristemente. “Lo sai, uno di quei ricordi che hai dimenticato di proposito.”

    Spike scrollò le spalle e rimise la foto al suo posto.

    “Bè, non credevo che l’avresti tenuta nel tuo specchio,” rispose lui. “ Sai, una di quelle foto che hai buttato via di proposito.”

    Buffy sorrise timidamente, e si mise in piedi accanto a lui.

    “Si, lo so. Credo che non potevo far altro se non sperare..” la sua voce si incrinò e il silenziò calò tra di loro. Spike inghiottì, come se un’onda di amarezza lo avesse travolto.

    “Che cosa? Che saremmo stati di nuovo migliori amici? Non credo proprio.”

    Lo sguardo nostalgico negli occhi di Buffy svanì al suo cambiamento improvviso di personalità.

    “Abbiamo fatto un patto, Spike.”

    “Avevamo dieci anni.”

    Buffy annuì, cercando di cacciare indietro il dispiacere.

    “Hai ragione. È stupido.” Ammise lei.

    “Ho dannatamente ragione, si!”

    Qualcosa nella sua voce le aveva fatto credere altro, ma lo ignorò e cominciò a radunare i suoi libri sparpagliati.

    “Dovresti andare,” gli disse lei, spingendo via assentemente una pila di fogli sul suo letto. “Ci vediamo Giov--”

    Ma lui se n’era già andato. Buffy sospirò tristemente e andò alla finestra quando la porta venne sbattuta violentemente.

    Spike si incamminò velocemente verso la sua Mustang convertibile, fermandosi una sola volta. La speranza aveva brillato negli occhi di lei quando lui aveva esitato, ma era passato subito e ora era nella sua macchina, mentre si allontanava da Rovello Drive.

    Lei si voltò indietro e si guardò allo specchio, studiando la ragazza che aveva così velocemente abbandonato. Nuove lacrime brillavano nei suoi occhi verde smeraldo, ma le ricacciò indietro, decidendo che era lui a perdere qualcosa e non lei. Tuttavia, odiava l’uomo che era diventato e pensava che fosse stato per il bene di entrambi che fossero andati su due vie separate.

    Il suo sguardo cadde sulla foto che aveva iniziato la conversazione. La prese e la studiò attentamente, un piccolo sorriso le spuntava sulle labbra. Si ricordava quel giorno come se fosse appena passato. Spike era stravaccato sul pavimento del soggiorno di lei, vestito di nero, un paio di orrendi denti di plastica in bocca. Buffy gli stava sopra, con l’estremità di una cucchiaio di legno puntato sul suo cuore. Giocavano ai supereroi quel giorno. Spike era il crudele vampiro e Buffy era l’imbattibile Cacciatrice. Joyce aveva pensato che erano così carini e aveva deciso di fare loro una foto quando non stavano nemmeno guardando. Erano così giovani allora. Niente avrebbe mai potuto dividerli. Ma qualcosa era accaduto e non importava quanto Buffy provasse a dimenticarlo, le faceva ancora male.

    Girò la foto e lesse quello che c’era scritto ad alta voce.

    “Migliori amici per sempre” disse lei, portandosi la foto vicino al suo cuore. Poi, con un triste sospiro, la buttò via in un cestino dell’immondizia e uscì dalla sua stanza, lasciandosi ufficialmente il passato alle spalle.

    ***

    CAPITOLO 5: E' tempo d'eroismo


    Il giorno seguente Buffy sedeva sulla cassapanca con il telefono all’orecchio, dondolando le gambe di lato.

    “Mi dispiace, Will, ma non lo posso proprio fare. Potresti farlo tu?” la pregò, sporgendo il labbro inferiore per l’enfasi.

    “Buffy, non può essere così male,” rispose la testa rossa.

    “Ma...è così stupido! Dico seriamente. Le sue funzioni celebrali sono su di un piano completamente diverso dal mio. Una cosa così spaventosa che spero vivamente di non dovermi trovare di nuovo ad esserne testimone.”

    “Fino a domani.”

    La bionda gemette e fece correre una piccola manina attraverso la sua lunga criniera dorata.

    “Lo devi fare per me. È lo stronzo più stronzo che esista.”

    “No. Devi cavartela da sola. Voi due non siete più dei ragazzini. Parlatene o fate qualcos’altro.”

    “Vuoi dire una conversazione? Penso che tu abbia sottovalutato tutto il fattore 'stupido', Wills”.

    Proprio in quel momento il rumore di un motore riecheggiò nelle orecchie di Buffy, e così si sporse dalla finestra. Spike puntava verso casa sua, era dall’altra parte della strada, e stava andando molto velocemente. Lei sospirò.

    “E' qui. Non sono proprio dell’umore giusto per vederlo.”

    “Andrà tutto bene, Buffy. Credimi.” Le disse Willow sinceramente.

    “Lo spero,” rispose lei, e mise giù il telefono. Poi ruotò gli occhi alla vista del bastardo vestito di nero che usciva dalla sua macchina sportiva. Con un ultimo sguardo disgustato, si precipitò giù per le scale e lo raggiunse nel cortile principale.

    “Che cosa vuoi?” chiese lei, tagliente.

    “Semplice, passerotto,” le disse lui, portando le mani davanti al viso. “Non sono qui per combattere.”

    “Oh davvero? Ma è possibile?”

    “Bè, si. Non dipende da me, sei tu che tiri fuori il peggio di me.”

    “Quindi è colpa mia se sei uno stronzo insensibile?”

    La mascella di Spike si contrasse. Quella ragazza era davvero impossibile.

    “Ok, allora dimenticatelo.” Disse lui, allontanandosi da lei.

    Buffy arricciò il naso, curiosa di sapere perché lui fosse venuto a casa sua.

    “Aspetta,” disse lei. “Perché sei qui?”

    “Ho detto dimenticatelo, Summers,” le urlò in risposta lui, ora in piedi in mezzo alla strada.

    Buffy si lasciò sfuggire un grugnito frustato. Ma prima che si girasse e tornasse tempestosa in casa, vide qualcosa con la coda dell’occhio, e si mise a correre verso la strada ad una velocità incredibile.

    “Spike,” lo avvertì lei.

    Alla fine lui si girò per guardarla.

    “Va bene. Vuoi veramente sapere perché sono venuto qui? Sono venuto per scusarmi. Ma naturalmente sei troppo orgogliosa per starmi a sentire, quindi, come ho detto prima, scordatelo!”

    “Spike!”

    “Dio, Buffy. Sei sorda. Perché –“

    Non era riuscito a finire la frase perché nel giro di un istante, era stato gettato a terra, la piccola bionda sopra di lui. Una macchina rossa sfrecciò via, praticamente allo scuro di quello che aveva quasi fatto.

    Buffy e Spike si fissavano l’un l’altro, gli occhi spalancati e il respiro pesante. Restarono così per quello che sembrarono ore, prima che Buffy si alzasse in piedi, sulle sue gambe tremanti e Spike si sedesse sulle ginocchia.

    “Stai bene?” chiese alla fine lei, la sua voce appena percepibile.

    Portò la testa di lato come a volerla studiare più a fondo. Buffy non aveva mai visto quello sguardo negli occhi di lui. Non poteva nemmeno capirlo, ma si sentiva quasi nuda di fronte a tale intensità.

    “Tu….mi hai salvato la vita.” Mormorò lui, mentre la fissava ancora.

    “Penso di sì,” rispose lei, cercando di sembrare casuale. In realtà, era spaventata a morte. Spike era quasi stato ucciso davanti ai suoi occhi. E lei era saltata di fronte ad un veicolo fuori controllo per salvarlo.

    Alla fine Spike si alzò, il suo sguardo non era sparito.

    “Ma dopo che ti ho trattato…”

    “Lo so Spike. Ma veramente pensavi che ti avrei guardato morire così?”

    Lui si torturava, da una parte voleva abbracciarla stretta stretta, ma dall’altra voleva scomparire dalla faccia della terra. Improvvisamente si vergognò di essersi comportato come si era comportato nei suoi confronti, ma allo stesso tempo le doveva la vita. Non importava cosa le avesse fatto, era pronta a rischiare la sua vita come lo avrebbe fatto cinque anni prima.

    “Buffy, io—“

    “Ti perdono,” gli disse lei, sorridendo leggermente.

    “Come fai a sapere che mi stavo per scusare?”

    “Bè, sapevo che sarebbe stato o un “Ti ringrazio” o un “Mi dispiace”. Una supposizione fortunata ecco tutto.”

    “Ah davvero? Perché in realtà stavo per ringraziarti.” Le disse lui con un sorriso smagliante.

    “Oh,” rispose lei, guardandosi i piedi. “Di niente, allora.”

    “Ma mi dispiace.”

    Lei annuì.

    “Lo so.”

    Un silenzio confortevole calò tra i due, mentre stavano faccia a faccia in mezzo alla strada.

    ----

    “Mi chiedevo se volevi uscire uno di questi giorni. Magari sabato sera?”

    Buffy stava lì, scioccata, in quel corridoio infestato di teenager, il pomeriggio dopo, quasi del tutto sicura che si trattasse tutto di un sogno. Riley Finn le stava chiedendo di uscire. Ricco, carino, popolare, l’atletico Riley Finn. O si, questo era un sogno. Un sogno diventato realtà.

    “Vuoi uscire con me?” venne poi la domanda di lei, quasi timidamente. No, Buffy sta parlando all’armadietto di fianco a te.

    “Certo. Perché non dovrei? Sei intelligente, carina. Che cosa c’è da non amare?”

    “Amare?” deglutì lei.

    Lui le sorrise, aspettando pazientemente una risposta. Sarebbe stato parecchio imbarazzante se la più grande perdente della scuola gli avesse dato buca.

    “Quindi? Sabato sera?”

    “Uh-huh,” gli disse lei, annuendo entusiasta.

    “Grandioso. Ti passo a prendere alle otto,” disse lui, prima di farle un adorabile occhiolino e dirigersi verso la sua classe.

    Willow corse incontro a Buffy, strillacchiando, e abbracciò la sua amica.

    “Riley Finn ti ha invitata ad uscire!” esclamò lei.

    “Lo so, Will. Sai ero lì.”

    “Non sei eccitata?”

    “Penso che l’eccitazione arriverà dopo lo shock,” le disse Buffy. Poi aspettò qualche secondo e continuò. “Ok, lo shock se n’è andato. È arrivata l’eccitazione. Oh mio Dio, uscirò con Riley Finn!”

    Le due ragazze si abbracciarono di nuovo, praticamente strillando dalla gioia. Allora la campanella suonò, facendole dividere,e Buffy si diresse verso la sua classe, di nuovo in ritardo. Non appena voltò l’angolo, andò a sbattere contro qualcuno… per la seconda imbarazzante volta. Come un qualche tipo di replay, i libri caddero a terra, e Spike era lì in piedi davanti a lei. Pronta a raccoglierli da sola, si chinò, portandosi i capelli dietro le orecchie.

    “Lascia fare a me,” si offrì Spike.

    Buffy fu così scioccata, che si rimise in piedi in un batter d’occhio, colpendo con la testa Spike alla mascella.

    “Ow!” urlarono entrambi all’unisono.

    Buffy si strofinò la sua testa dolorante mentre Spike si chinò di nuovo per recuperare gli oggetti che le erano caduti. Poi si schiarì la voce e glieli porse.

    “Scusa,” disse lui.

    “Colpa mia. E grazie.”

    Sorridendo debolmente l’un l’altro, provarono a procedere in direzioni diverse. Buffy si mosse da una parte, e Spike decise la stessa quindi scontrandosi. Provarono di nuovo, ma successe la stessa cosa. Le guance di Buffy arrossirono per la goffaggine della situazione.

    “Vai avanti,” le disse Spike, spostandosi da una parte per darle spazio.

    Buffy inghiottì a fatica e molto attentamente gli girò intorno, con un sorriso di gratitudine mentre passava.

    Spike la guardò dirigersi alla prossima classe, chiedendosi assente perché si sentisse così diverso quando l’aveva intorno. Era per via di ieri? Avevano raggiunto una qualche specie di mutua… amicizia? Sospirò, non pronto a darsi una risposta. Buffy era solo Buffy. Non erano stati amici per molto tempo e riavvicinarsi era un’esperienza nuova e strana.

    Ma a una parte di lui, lei era sempre mancata. Aveva sempre odiato la sua faccia tosta, ma essere stati migliori amici per quasi dieci anni non è qualcosa che puoi scordare. Non così facilmente almeno. E lui ci aveva provato, davvero. Ma c’era qualcosa di Buffy Summers che lo aveva stregato. Con il suo sorriso così spiritoso, furbo e adorabile…

    Maledizione.

    Cancellando tutti i pensieri Buffy-centrici dalla mente, corse velocemente verso la sua lezione, preparandosi ad una lavata di testa dell’insegnate.

    ----

    Il giorno passò, la settima ora alla fine arrivò e Buffy ora stava girando sulla sua sedia, davanti al computer. Cordelia e Harmony stavano civettando su di lei, erano in fondo alla stanza, additandola e facendo commenti molto crudi come erano solite fare. Buffy aveva provato ad ignorarle, ma poichè loro continuavano imperterrite, la rabbia cominciò a impossessarsi di lei e a prendere il posto del menefreghismo.

    “Allora, Buffy,” la schernì Cordy. “Hai qualche bella storia da raccontarci?”

    Entrambe scoppiarono a ridere e quando la campanella suonò Spike entrò di fretta nella classe giusto in tempo.

    “In realtà si,” rispose Buffy, sorridendo sicura di se verso le due snob. “Riley Finn mi ha appena chiesto di uscire con lui. Mi passa a prendere alle otto sabato sera.”

    Non aveva nemmeno aspettato di vedere le loro facce e si era rigirata con la sedia, mentre Spike si sedeva proprio accanto a lei.

    “Esci con quel carciofo?” le chiese lui, cercando di non sembrare troppo interessato.

    “Si, perché?”

    “Chiedevo solo.”

    “E’ davvero grandioso. Non sembra importargli se sono o no una cheerleader o una reginetta,” gli disse lei, ancora sotto shock per il suo invito.

    Spike decise che questa situazione non gli piaceva affatto. Sapeva di dover essere del parere che Buffy non meritasse Riley, ma in realtà, era Riley a non meritare lei.

    “Sei sicura?” chiese lui. “Finn è noto per…uh… sai, corteggiare le ragazze solo per portarsele a letto.”

    Buffy si voltò nella sua direzione, e si mise subito sulla difensiva.

    “Non credi che io meriti di uscire con lui, non è vero?” lo interrogò.

    “Non l’ho mai detto. Mi stavo solo assicurando che tu sapessi in che guaio ti stai cacciando.”

    “E da quando ti preoccupi per me?”

    Lui si girò a guardarla.

    “Da quando mi hai salvato la vita,” le rispose, serio in volto.

    Buffy sospirò e tornò a guardare lo schermo del suo computer.

    “Be, non devi preoccuparti per me. Davvero,” lo rassicurò lei. “Posso badare a me stessa”.

    “Se lo dici tu.”

    Onestamente Spike non sapeva nemmeno perché si preoccupasse tanto. Buffy poteva uscire con chiunque dannatamente le passasse per la testa. E se questo chiunque era quell’idiota di Riley Finn, bè buon per lei. Non aveva alcun diritto di immischiarsi. Non era mica come se lui la volesse.

    Sistemato questo discorso, anche Spike si voltò verso il suo computer, cercando di non prestare attenzione alla sua gonna che si alzava ai lati delle sue gambe quando si spostava sulla sedia.

    ***

    CAPITOLO 6: Terreno Neutrale

    A causa di orari divergenti, Spike aveva dovuto rinunciare alle ripetizioni fino al Sabato. Buffy non ne era entusiasta visto che aveva previsto almeno cinque lunghe ore per prepararsi per l’appuntamento. Ma visto che non aveva scelta, ora se ne stava sdraiata sul letto, aspettando l’arrivo di Spike. Quando arrivò, sospirò e mise il suo school-mode ON.

    Ora se ne stavano entrambi sdraiati sul letto a fissare il soffitto, parlando di tutto tranne che della scuola.

    “E’ una bugia bella e buona!” esclamò Buffy, cercando di trattenere le risate. “Non sono affatto caduta in quella gigantesca pozzanghera di fango. Tu mi hai spinto!”

    “Come vuoi Summers. Tu lo sai che sei caduta.” La schernì Spike.

    “Oh mio Dio. Non ti credo. Mi hai proprio spinto. E che mi dici di quella volta che avevi provato ad andare sul tuo nuovo skateboard? Ti sei andato a schiantare contro un muro.”

    “Ci credo avevi tirato dei sassi sul mio percorso!”

    Buffy scoppiò a ridere, ricordandosi Spike che man mano si avvicinava al muro.

    “Si, colpevole come dice l’accusa. Ma hey, per fortuna la tua amata non ha assistito al tuo piccolo incidente. Owen mi ha visto “cadere” nel fango e mi ha chiamato Buffy la puzzona per settimane. Sono stata terrorizzata a vita.”

    “Bè, si da il caso che Drusilla, l’oggetto delle mie tante, troppe attenzioni, passava per caso quella volta che tu avevi tirato le mie scarpe dei Power Rangers proprio in cima al paletto della bandiera di casa tua.”

    “Oh mio Dio! Me ne ero quasi dimenticata!” sbuffò praticamente Buffy, ricordandosi lo sguardo di Dru.

    “Ridi, ridi passerotto,” brontolò Spike, dal momento che Buffy continuava istericamente.

    “Oh!” pianse lei, colpendolo al petto con la sua piccola manina. “Ti ricordi San Valentino quando le hai comprato le rose? Alla fine si era scoperto che era allergica e aveva avuto un attacco d’asma proprio nel bel mezzo della lezione d’Inglese!”

    “Quello è stato dannatamente umiliante. Grazie per avermelo ricordato.”

    “E poi è arrivata l’ambulanza e l’ha portata via!”

    Spike continuava a fissare il soffitto, mentre Buffy si contorceva per le risate proprio di fianco a lui.

    “Bei tempi,” sospirò lei, strofinandosi gli occhi bagnati per le troppe risate. Tornò a guardare l’uomo che era steso accanto a lei e sentì un improvviso crampo di nostalgia. “E ricordi –“ iniziò lei.

    “Per favore, lasciami un barlume della mia dignità, che dici?” la pregò lui.

    “—quella volta che eravamo sdraiati sul mio letto proprio come adesso esprimendo desideri mentre guardavamo le stelle scure sul mio soffitto?”

    Questo attirò l’attenzione di Spike che si voltò verso di lei.

    “Avevo desiderato che io e te un giorno ci fossimo sposati e che avessimo avuto sette bambini e mezzo. Sette e mezzo era il mio numero preferito all’epoca,” gli disse lei. “E tu avevi desiderato…”

    “che mia madre tornasse indietro,” finì lui per lei. Lui non la stava più guardando, ma stava guardando un punto indefinito oltre la spalla di lei. Lo sguardo perso di lui le suggeriva che era giunta l’ora di cambiare argomento.

    “Gatsby!” esordì lei. “Adorerai Gatsby!”

    La concentrazione di Spike si dileguò e si mise a sedere sul letto.

    “Ok allora,” mormorò lui, e scese le scale.

    Buffy sospirò ed esitante lo seguì.

    “Lo sai, Spike,” cominciò lei, mentre se ne stavano in piedi in cucina. “Io, um… mi dispiace veramente per quello che ti ho detto l’altro giorno. Sai quella cosa su..”

    “Dimentichiamo,” disse lui, guardandosi insistentemente i piedi. “Riconosco di essermelo meritato.”

    “No,” rispose lei, categoricamente. “ E’ stato un colpo basso e io non avevo intenzione.”

    Lui si girò verso di lei e Buffy avrebbe scommesso di aver visto una lacrima nei suoi occhi. Il suo cuore si fermò un attimo e gli diede un sorriso comprensivo.

    “Bene allora. Visto che siamo in vena di memorie d’infanzia, non è che per caso hai un qualche impasto pronto per fare una torta?”

    Il sorriso di Buffy si illuminò e gli fu riconoscente per aver cambiato discorso.

    “Impasto pronto, huh? Di cioccolato vero?”

    “Lo sai.”

    Buffy si lasciò sfuggire dalle labbra una risatina mentre si dirigeva verso la credenza della cucina. Sembrava che dall’ultima volta che Spike e Buffy avevano cucinato insieme fossero passati anni. Se avesse dovuto indicare con esattezza il momento più divertente della sua vita, quello si sarebbe classificato primo. Il casino che avevano fatto andava ben oltre la catastrofe, sua madre l’avrebbe di sicuro messa in punizione per almeno un millennio, e la loro così chiamata “torta” sembrava più uscita dal di dietro di una mucca piuttosto che da una scatola, ma non si era mai divertita tanto in vita sua. Solo il pensiero di qualche festività culinaria da passare con Spike la faceva saltellare per la cucina.

    “Non possiamo incasinare tutto o mia madre mi ucciderà.”

    “E questa è una brutta cosa?” la interrogò Spike con il sopracciglio alzato.

    “Hah. E un altro Hah per il senso dell’umorismo,” rispose lei, ruotando gli occhi. “Almeno ti ricordi come si fanno queste torte?”

    “Perché lo abbiamo mai saputo? E anche se fosse, non dovresti saperlo tu? Sono le ragazze a cucinare e fare cose del genere.”

    “Non questa ragazza. Io sono quella tutto studio e… bè, e basta.”

    “Esiste una cosa chiamata vita, amore. Provala qualche volta.”

    “Oh, l’ho fatto. Credimi. Ne ho letto anche in un libro una volta e mi è sembrata abbastanza fantasiosa.”

    Spike sorrise.

    “Come siamo arrivati a questo punto?” si domandò ad alta voce.

    “Umm, in cucina? Bè, le mie scale in un certo senso ci hanno --”

    “Metaforicamente parlando,” la interruppe lui, trattenendo una risata.

    “Oh. Giusto. Hmm. Penso che l’aver salvato il tuo culo pentito c’entri qualcosa.”

    Spike alzò le spalle, non volendo ricominciare quel discorso. Invece aprì la scatola del preparato per la torta al cioccolato e cominciò ad impastare. Quando notò che Buffy lo stava fissando, si girò. Lei aveva uno sguardo affascinato sul viso e i suoi occhi sembravano brillare.

    Oh, Dio. Un ragazzo sapeva di essere nei guai quando si accorgeva di come gli occhi di una donna brillassero. Gambe? Sicuro. Tette? Certo. Ma gli occhi che brillano?

    Sospirò, decisamente non dell’umore per questo pensiero. Sin dal giorno in cui lei aveva altruisticamente rischiato la vita per salvarlo, l’aveva vista sotto una luce tutta diversa. E man mano che i giorni passavano, questa luce diveniva sempre più brillante. Si sorprendeva a pensarla sempre più spesso e diventava sempre più irrequieto. Solo una settimana prima, non l’avrebbe nemmeno degnata di un pensiero, a meno che non ci sbattesse proprio contro o qualcosa del genere. E poi avrebbe riso. Ma ora… ora pensava a lei, forse era per come sorrideva. O per come lei si muoveva. O per come il sole le risplendeva tra i suoi lunghi capelli dorati.

    Cavolo. Lo scintillio degli occhi e il luccichio dei capelli. I guai erano nell’aria.

    “Che cosa stai guardando?” le chiese alla fine lui.

    “Te,” ammise lei. “Non avrei mai pensato di rivederti nella mia cucina a preparare una torta.”

    “Bè, si. È un segreto che ti porterai nella tomba, lo sai.”

    “Lo so,” sorrise lei.

    Smettila di ridere! Strillò lui dentro di sé.

    “Sai, non è poi così male averti intorno quando non mi prendi in giro, Spike,” Buffy gli disse improvvisamente. “Ma mi chiedo, è una cosa permanente? Oppure hai intenzione di riprendere la vecchia ‘Buffy è una stupida perdente’ usanza da lunedì? ”

    Spike si schiarì la gola e cominciò a mescolare gli ingredienti. Infatti se lo chiedeva anche lui. Cosa avrebbero pensato i suoi amici se l’avessero visti insieme? Sarebbero più stati suoi amici? Ma se avesse ignorato Buffy, dove sarebbe andato a finire? Dove l’avrebbe portato ciò? Da capo, ecco dove. Quindi la domanda era, quali amici era pronto a rischiare? Quelli che lo portavano alle feste oppure lei, quella ragazza a cui poteva confidare tutta la sua vita? O meglio ancora, la ragazza che conosceva tutta la sua vita? La risposta era piuttosto chiara, persino per lui.

    “No, non lo farò,” le disse lui alla fine. “Te lo prometto.”

    Lei sorrise radiosa, ovviamente felice.

    “Bene. Ora dov’è la farina?”

    ----

    “Merda, Spike! Guardami! Riley arriva tra dieci minuti e io sembro Frosty il pupazzo di neve!” si lamentò Buffy, la sua voce un’ottava più alta del necessario.

    Spike le rivolse un mezzo ghigno, soddisfatto della sua opera. Ma il fatto che anche lui era abbastanza frostyniano lo lasciava indifferente.

    “Non posso crederci. Davvero. Come ho fatto a lasciare che questo accadesse?”

    “Oh, per favore, Buffy. È soltanto un po’ di farina. Ti fai una doccia e tutto è risolto.”

    “Giusto. Solo… solo un po’ vero? Ma sei stupido? Il mondo potrebbe sopravvivere con tutta la farina che ho addosso proprio ora!”

    Il ghigno di Spike non accennò ad andarsene, mettendo a rischio la sua vita.

    “E’ tutta colpa tua, lo sai. Io me ne stavo in piedi lì, facendomi i miei culinari-interessi, quando mi hai buttato la farina tra i capelli.”

    “Cosa? Non ho potuto farne a meno. I tuoi capelli avevano bisogno di un po’ di… effetto opaco”.

    “E’ a questo che servono gli spray. Ma la farina? No, non sono un pasticcino.”

    Mmm. Buffy un pasticcino.

    Fortunatamente, il suo circolo di pensieri fu rotto dal suono del campanello. Portò il suo sguardo su Buffy, mentre gli occhi di lei diventavano grandi come piatti e la sua mascella cadeva a terra.

    “Oh, mio Dio. È Riley. Riley è qui. Un ragazzo carino a casa mia e io sono ricoperta di leccornie. Oh, mio Dio.”

    “Sei grandiosa,” le disse lui, e cominciò a spingerla verso la porta principale.

    “Che stai facendo? Che diavolo stai facendo? Non posso aprire la porta così!”

    “Certo che puoi,” rispose lui, continuando a spingerla. I suoi piedi facevano resistenza e facevano uno squittio contro il pavimento della cucina. Ma quando arrivarono al tappeto, cominciarono a bruciare e decise di arrendersi.

    “Spike, lasciami andare! Smettila!” squittì lei, quando si avvicinarono alla porta.

    Il piccolo corpo di lei si dimenava contro il suo e lui dovette reprimere un gemito. Maledetta.

    Alla fine raggiunsero la porta e Spike la aprì entusiasticamente. Riley stava lì, vestito di tutto punto dalla testa ai piedi, di sicuro spiazzato nel vederlo. Ma quando vide una super umiliata Buffy, strabuzzò gli occhi.

    “Riley. Ciao! Um… scusami,” disse lei, riuscendo a liberarsi dalla presa di Spike. Corse su per le scale alla velocità della luce, tutto questo cercando di ricordare come si mettesse il mascara.

    “Spike,” lo salutò casualmente Riley, mentre entrava in casa Summers. “Che ci fai qui?”

    “Do ripetizioni a Buffy”.

    Riley alzò un sopracciglio, riferendosi alla nuvola bianca di cui Spike e Buffy erano ricoperti. “Le dai ripetizioni…in cosa?”

    “Uh, una classe di cucina. Torte per l’esattezza.”

    Lo stupido annuì, apparentemente soddisfatto della sua risposta. Dopo circa venti minuti trascorsi in uno scomodo silenzio, Buffy scese finalmente dalle scale, inciampando sui suoi tacchi alti proprio in fondo alla rampa. Fortunatamente, Riley era lì per prenderla. Spike ruotò gli occhi.

    “Grazie,” gli disse lei timidamente.

    “Stai molto bene,” rispose lui.

    Lui poi posò la mano sulla schiena di lei, guidandola verso la porta. Proprio quando l’aprì, Joyce entrò come una furia, piuttosto sconcertata.

    “Oh! Buffy? Dove stai andando vestita così?”

    Buffy deglutì e incrociò le braccia al petto. Indossava una minigonna nera e un top vintage, senza spalline, che le aveva consigliato Anya.

    “Um, un appuntamento.”

    “No, invece mi sembra proprio di No. Torna dentro e vai a cambiarti,” l’ammonì.

    “Ma, mamma—“

    “Ora, Buffy! E tu chi sei?” chiese lei, guardando il ragazzo che stava toccando la spalla della sua unica figlia, di Buffy.

    “Riley Finn. E mi farebbe piacere metterla al corrente che ho le migliori intenzioni con Buffy”.

    Spike sbuffò sonoramente da dietro e Joyce lo notò.

    “Spike?” chiese lei. Era felice di vederlo, e quindi non si disturbò a fargli notare che stava indossando gli ingredienti della torta per il compleanno della sua 80enne mamma. Lo avrebbe interrogato più tardi.

    “Uh, hey Signora Summers,” rispose lui, nascondendo le mani nelle tasche dei suoi jeans.

    Buffy ruotò gli occhi per via della situazione imbarazzante. Molto probabilmente Riley ora stava pensando che lei fosse una ragazza tutta casa e ancora casa o qualcosa del genere.

    “Mamma, per favore posso andare? Riley ha già aspettato per più di mezz’ora.”

    Joyce sembrò pensarci per un po’. Buffy non era mai stata ad un appuntamento e temeva che potesse essere facilmente influenzabile. Nessuna delle due conosceva abbastanza questo ragazzo da conoscere le sue intenzioni. E Buffy probabilmente era troppo fiduciosa circa le sue avance.

    “Non lo so, Buffy…preferirei che tu non andassi.”

    “Mamma!”

    “A meno che non ci sia uno chaperone di qualche sorta.”

    “Oh, mi Dio..”

    “Ti dispiacerebbe se venissi anche io? Mi terrò in disparte..”

    “Stai scherzando?”

    “A meno che a Spike non dia fastidio venire. Così potreste andare come un gruppo d’amici.”

    “ Mamma per favore!”

    “A me invece piace l’idea. Spike?”

    Lui sorrise.

    “Mi piacerebbe molto, Signora Summers.”

    CAPITOLO 7: Il Primo Appuntamento


    Povera Buffy. Qualche potere più alto l’aveva presa di mira e aveva detto, “Lì! Un ragazza che non è mai stata ad un appuntamento. Lasciamo rovinare questa notte speciale per lei dal suo ex-migliore-amico-quasi-di-nuovo-amico, così che lei possa crogiolarsi nella commiserazione per il resto della sua miserabile eternità.

    “Sei da capogiro stasera, Finn,” commentò Spike, mentre sedeva sul sedile posteriore della convertibile di Riley tenendosi aggrappato ai due sedili davanti a lui. “ Quella camicia da il tocco finale al tuo look da Don Giovanni”.

    Buffy sospirò.

    “Allora, Buffy,” disse Riley, ignorando i commenti adulatori di Spike. “Avevo pensato, un cenetta e poi il Bronze. Per te va bene?”

    Buffy si voltò verso il suo bellissimo appuntamento e sorrise radiosa.

    “Sembrerebbe grandioso,” rispose lei, ugualmente decisa ad ignorare l’irritante biondo. Non gli avrebbe permesso di rovinare una sera perfetta con il ragazzo perfetto.

    Entrarono nel parcheggio di Portofino, uno squisito ristorante italiano. Buffy non poteva credere a quello che Riley aveva organizzato. Lei si aspettava un’economica pizza e forse un film se il tempo lo avrebbe permesso. Non sono questi gli appuntamenti della maggior parte dei teenagers?

    Spike scese dalla macchina e camminò avanti, aprendo la porta per loro. “Prima le ragazze”.

    Riley lo guardò storto.

    “Wow, questo posto è bellissimo Riley,” disse Buffy, guardandosi intorno nel locale semi-illuminato.

    “Un posto bellissimo per una ragazza bellissima,” rispose lui, con un ghigno.

    Spike ruotò gli occhi e trattenne una battuta. “Aspettatemi un minuto,” disse loro, e si diresse verso il bagno.

    Buffy e Riley andarono prontamente a richiedere un tavolo.

    “Per due?” chiese la caposala.

    Annuirono.

    “Da questa parte, prego”.

    Li condusse ad un tavolo appartato con sedie di lusso e un caloroso candelabro. Si sedettero uno di fronte all’altra.

    “Forse non ci troverà nemmeno quaggiù. Non è poi così intelligente,” sorrise Riley.

    Buffy ridacchiò. “So cosa vuoi dire. C’è stata quella volta che gli stavo dando ripetizioni, gli ho detto di leggere Gatsby. Ma naturalmente l’avrà buttato via e sarà andato a qualche festa. Bè, c’è questa parte del libro in cui Daisy—“ improvvisamente serrò la bocca quando notò che Riley la stava fissando. “in cui Daisy, um… fa sesso con molti ragazzi e si ubriaca di brutto.”

    “Forte!”

    Proprio allora Spike li raggiunse, le mani in tasca. Fu accolto da due simultanei commenti di disappunto.

    Spike gironzolò intorno ai ragazzi, le mani nelle tasche. Fu salutato da due pai di occhi che ruotarono simunltaneamente.

    "Ti sono mancato, amore?" chiese lui, scivolando a sedersi accanto a Buffy.

    "Ma che? Che cosa stai facendo? Vai a sederti da qualche altra parte!" pretese lei, cercando di spingerlo lontano dalla sedia.

    "Bè, non è colpa mia se voi due avete cercato di fregarmi. Joyce mi ha specificatamente incaricato di tenerti sott’occhio Buffy."

    "Non ho bisogno di uno chaperone, Spike," insistette lei. "Mamma si preoccupa, è normale. Ma tu non dovresti essere davvero qui. Non hai qualcosa di meglio da fare? Sei un bel ragazzo... fa a trovarti qualche ragazza e --"

    "Pensi che io sia bello?" sorrise compiaciuto lui.

    "Ugh. Ti prego alzati, ti prego?"

    Spike infine sospirò e avvicinò un’altra sedia al tavolo, accomodandosi verso la fine.

    "Contenta adesso?" chiese lui.

    "Ci sto arrivando. Ma una volta che sarai completamente scomparsò, sarò nella mia modalità della completamente felice Buffy," rispose lei.

    Buffy e Riley si scambiarono un ghigno e Spike fece il broncio, seduto sulla sua sedia. Non stava certo andando come lui aveva pianificato. Durante la cena, Riley non aveva fatto altro che parlare di se stesso e tutto quello che Buffy aveva fatto era stato sorridere e annuire, ed ogni tanto aveva gettato un’occhiataccia gelida nella direzione di Spike. Aveva il disperato bisogno di parlare con Buffy da solo, perchè era più che sicuro di quali fossero le intenzioni di Riley. Le aveva intuite soprattutto da come continuava a tenere gli occhi fissi sul petto di Buffy mentre le parlava. Così quando la cameriera tornò con il bicchiera di Coca-Cola che Riley si era fatto nuovamente rimepire, Spike colse l’opportunità di sporgersi verso l’altro lato del tavolo e prendere un tovagliolo facendo rovesciare “accidentalmente” il contenuto del bicchiere, addosso a Riley.

    "Cazzo!" strillò Riley. "Tu, idiota!"

    "Mi dispiace, Finn. E’ stato un incidente."

    "Un incidente un cavolo! Scusami, Buffy." E così dicendo si alzò, tutti gli occhi su di lui, e si diresse velocemente al bagno. Buffy fissava la scena ad occhi aperti, rossa per la rabbia.

    "Dio, Spike, potresti essere più fastidioso ?"

    "Che cosa ho fatto?! Ho detto che mi dispiace."

    "Come ti pare. So che lo hai fatto apposta," disse veloce lei.

    "Ascolta, Buffy. Questo ragazzo non va bene per te. Tutto quello che vuole è --"

    "No!" disse lei. "Io gli piaccio. Lo so. E questo ti fa imbestialire."

    "Non direi proprio, Summers. Non ti dare troppe arie."

    "Credimi, se volessi darmi delle arie, saresti l’ultima persona a cui mi rivolgerei."

    Spike si sentì ferito, ma se la fece passare. Non voleva che Buffy se ne approfittasse. Ma prima che potesse dire altro, Riley li stava di nuovo raggiungendo al tavolo. Buffy si chinò verso Spike, bisbigliandogli nell’orecchio una minaccia finale.

    "Ascoltami, cretino ossigenato che non sei altro, dì o fa qualsiasi altra cosa anche solo remotamente imbarazzante, e giuro su Dio che io..."

    "Cosa? Mi tiri un dizionario?" la prese in giro lui, interrompendo la frase di lei a metà.

    Buffy serrò la mascella e si allontanò. Solo a guardarlo le veniva voglia di colpire qualcosa. Preferibilmente la sua faccia arrogante.

    "Mi dispiace, Buffy," si scusò Riley, sedendosi al suo posto. "Non avrei dovuto arrabbiarmi."

    "E’ tutto apposto. E poi ti capisco," rispose lei, sorridendogli debolmente. "E’ Spike che dovrebbe scusarsi."

    Buffy gli diede un calcio da sotto il tavolo.

    "Uh, giusto. Mi vergogno profondamente."

    La coppia ruotò gli occhi. La cena porseguì, scarna di eventi a confronto dei primi cinque minuti. Spike disse a malapena qualche parola, mentre Riley ricoprì Buffy di racconti sulle meraviglie del football e della birra. Lei si limitava a rispondere con qualche sorriso ed annuendo, a volte sghignazzava quando lui faceva qualche battuta pessima. Spike si chiedeva se a Buffy piacesse qualcosa della personalità del carciofo. Probabilmente le piaceva essere al centro delle attenzioni di qualcuno per una volta.

    Quando la cena finì, Buffy prese il suo cappotto e la borsa e Riley la aiutò ad alzarsi. Spike si alzò, e scontroso si avviò alla macchina.

    "Vuoi andare al Bronze?" chiese Riley, prendendo per mano Buffy. Spike aggrottò le sopracciglia.

    "Certo! Bronze è divertimento. E io sono il divertimento."

    "Grande," sorrise lui.

    Si ammucchiarono in macchina, e si fecero strada in silenzio verso il luogo di ritrovo dei ragazzi di Sunnydale. Non appena si avvicinarono al chiassoso edificio, uno degli amici di Riley li fermò.

    "Amico, chi è la pollastrella?" chiese al ragazzone castano.

    "Hey, Percy. Lei è Buffy," la presentò Riley, con un ghigno.

    "Buffy? Buffy Summers? E’ quella perdente di scuola, vero?"

    Buffy abbassò il capo. Riley si schiarì la voce e si avvicinò all’amico.

    "E’ sexy ora, amico. Guardala," provò lui.

    Percy masticò la sua gomma e le diede un’occhiata dalla testa ai piedi.

    "A quanto pare. Dammi il suo numero quando hai fatto con lei," gli fece l’occhiolino, e così si allontanò per tornare al proprio gruppo.

    Non appena il giocatore di football si allontanò, Riley decise di corrergli dietro. Non voleva che iniziassero i pettegolezzi su di lui che usciva con la perdente della scuola.

    "Uh, ascolta, Buffy. Torno subito," le disse lui e si incamminò per la strada.

    Buffy alzò il capo, le lacrime che le scintillavano negli occhi. Non importava quello che faceva, sarebbe sempre stata etichettata come una perdente. Improvvisamente si ricordò della presenza di Spike, e ricacciò indietro le lacrime.

    "Stai bene?" chiese lui, sinceramente preoccupato.

    "Sto bene. Solo... andiamo dentro."

    Spike annuì e la seguì mentre entrava nel locale. C’era una moltitudine di gente che ballava senza freni al suono di una banda locale. Improvvisamente, Buffy si fermò e si girò per fronteggiare Spike.

    "Secondo te ho scritto ‘perdente’ sulla fronte?" chiese lei.

    Spike aggrottò le sopracciglia, per la sorpresa. "Certo che no, amore."

    "Bè, una volta lo pensavi. Ma se poi metto un pò di trucco, mi tolgo gli occhiali..puff...non sono più la regina dei super perdenti? La nostra generazione è così frivola ? E-e che mi dici di quello che ha detto Percy? Secondo lui non importa come sia fisicamente, sono ancora una completa idiota."

    "Percy è uno stupido. E tu sei bellissima."

    Le parole gli scapparono di bocca prima che potesse fermarle. Notò lo sguardo sorpreso sul volto di Buffy e poi i lineamenti rilassarsi. Poteva giurare che stesse per sorridere, ma Riley arrancò verso di loro.

    "Mi dispiace per quello che è successo, Buffy. Ma dovevo chiarire alcune cose con i ragazzi."

    "Oh. E’ tutto ok. Va bene." Lanciò un ultimo sguardo verso Spike, prima che Riley la prendesse per un braccio e la conducesse verso la pista da ballo.

    Spike riluttante li seguì, semi-disgustato da se stesso. Perchè glielo aveva detto? Non che non fosse la verità o roba del genere, ma da quando erano diventati i tipi da scambiarsi complimenti? Scosse la testa e si mise a sedere a un tavolo vicino, guardando Riley che portava al petto Buffy. Ballarono per un pò, sorridendo e chiacchierando, senza nemmeno accorgersi delle canzoni che passavano. Spike ruotò gli occhi, esaminando il locale per una biondina carina. Una che non fosse Buffy Summers. Ma prima che i suoi occhi vagassero in giro, notò che le mani di Riley stavano cominciando a farsi strada per il corpo di Buffy. Si mossero piano dalla schiena, alla vita, fino al suo...

    Spike si alzò immeditamente in piedi, mettendosi in mezzo alla coppia che ballava.

    "Hey, uh, Finn. Ho sentito che stanno dando birra gratuita al bar. Senza controllare l’età."

    Gli occhi Riley si spalancarono per l’eccitazione e si allontanò, lanciando a Buffy un occhiolino prima. Spike colse l’opportunità per circondare con le proprie braccia la biondina confusa.

    "Che diavolo stai facendo? Non danno mai birra ai minori. E mi stava proprio raccontando delle sue mete nelle partite!" si finse interessata lei.

    "Sono sicuro che fosse una chiacchierata deliziosa. Ma il carciofo ha cercato di palparti il sedere," la informò lui, facendola dondolare dolcemente al ritmo della musica.

    Buffy arrossì. "Oh. Bè. F-forse io volevo che lui mi palpasse il sedere! Ci hai mai pensato? Certo che no, visto che hai sentito il bisogno di strisciare come un parassita tra di noi--oh!"

    Spike fece scendere le mani e prese un pezzettino della pelle di lei nelle mani dandole una strizzata decisa. E ghignò.

    "Tu! Tu... mi hai palpato il sedere! Sei un pervertito!" strillò lei, dandogli dei deboli pugni al torace scolpito.

    Lui fece scorrere la sua lingua sul labbro superiore e inarcò un sopracciglio suggestivamente. "Pensavo che fosse quello che volevi, passerotto," le disse.

    La faccia di Buffy divenne ancora più rossa. "Non tu! Riley. Riley, il mio appuntamento! Dio, Spike, sei un vero stronzo!"

    "Aw, andiamo, passerotto, lo sai che ti è piaciuto."

    "Non credo proprio," protestò lei. "Ora lasciami andare. Ho un appuntamento. Con qualcuno che non sei tu."

    Spike aggrottò le sopracciglia, e la spinse ancora più vicina, facendo scontrare il corpo di lei contro il suo. Ma prima ancora che Buffy potesse spingerlo via, Riley strattonò via Spike e lo colpì in pieno viso. Il biondo cadde all’indietro, scontrandosi contro i tavoli vicini.

    "Ora basta, Capitan America. Dì pure ciao a quel faccino da poster che ti ritrovi," lo guardò male lui, rimettendosi in piedi per poi scontrarsi con il moretto.

    I due stramazzarono al suolo, tirando pugni a destra e a manca. Imeddiatamente intorno a loro si formò una folla, mentre Buffy provava freneticamente a dividerli.

    "Smettetela!" pregò lei. "Riley, lascialo stare!"

    La folla li incitava e fischiava, mentre i due si rotolavano a terra. Alla fine Buffy ne ebbe abbastanza e si mise in mezzo. Mentra cercava di tirare via l’atleta da Spike, il suo braccio volò all’indietro, facendola cadere bruscamente a terra, svenuta.

    Spike notò il brutale, anche se accidentale, attacco a Buffy del ragazzo e gli diede un calcio in mezzo alle gambe con una forza allarmante. Riley gemette per il dolore, spostandosi così da Spike. Quest’ultimo si alzò immediatamente e corse verso Buffy, pulendosi il sangue che aveva sulle labbra.

    "E’ svenuta," sentì dire da qualcuno.

    "Amico, penso che sia morta," commentò qualcun’altro.

    Spike spinse via i curiosi e si inginocchiò a fianco della bionda ferita. Non appena le si avvicinò, lei mormorò qualcosa di poco intelligente e i suoi occhi si aprirono.

    "Buffy? Stai bene, amore?" chiese Spike, preoccupato.

    A Buffy ci volle un momento per capire quello che stava succedendo, ma la sua mente si riavviò velocemente. Rimase sdraita per lo shock per alcuni minuti ancora, prima di alzarsi attentamente in piedi. Spike cercò di aiutarla, ma lei lo spinse via.

    "Stai lontano da me," ordinò lei, riservandogli un’occhiata mortale.

    Spike aggrottò le sopracciglia, ma fece comunque un passo indietro. Lei allontanò lo sguardo da lui e si diresse verso l’uscita. Senza guardarsi indietro, si incamminò nell’oscurità e si diresse a casa.

    TBC :wub: :wub: *stupendissima*

    Edited by strawberry85 - 23/4/2012, 22:48
     
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  2. Spike-Spuffy
     
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  3. katespuffy
     
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    CAPITOLO 8: Ore piccole

    Buffy continuava a girarsi nel letto ininterrottamente quella notte, non riuscendo a raggiungere quel riposo di cui aveva così tanto bisogno. Senza menzionare poi il pulsare della sua mascella, che non accennava ad andarsene. Temeva il livido viola che si sarebbe presentato inevitabilmente sul suo viso il giorno dopo. Non era arrabbiata con Riley per averle dato quel doloroso souvenir, visto che era stato solo un incidente. Era arrabbiata con Spike. Aveva totalmente rovinato la sua nottata. Con i suoi commenti fuori luogo, i sorrisetti arroganti, e tutto il resto che era incluso nello stupidissimo Spike-pacchetto. Se non le avesse palpato il sedere nel bel mezzo della pista da ballo, Riley non avrebbe dovuto fare il ragazzo protettivo e quindi non l’avrebbe colpito. E nessuno l’avrebbe colpita. La conclusione era semplicissima: odiava Spike, e l’indomani avrebbe pregato affinchè Riley l’avrebbe richiamata.

    Proprio quando stava per scivolare nel sonno, sentì un rumore metallico provenire da fuori la casa. Qualcosa che sbatteva contro il SUO lato della casa. Inghiottì a fatica , e velocemente diede uno sguardo alla sua finestra aperta. Una leggera brezza soffiava dentro la stanza, facendo danzare spaventosamente le tende davanti ai suoi occhi. Non passò molto che sentì di nuovo lo stesso rumore, e tremò nel letto, il cuore che le batteva all’impazzata. Afferrò la lampada a lava ( n.d.t. quelle lampade con le bolle che salgono e scendono ) che stava sul suo comodino, e si mise in piedi sulle sue gambe tremolanti. Lentamente si avvicinò alla finestra, l’arma improvvisata tra le mani, alzò la lampada pronta a lanciarla con tutte le sue forze, proprio quando sbucò fuori una testa ossigenata.

    "Per l’inferno maledetto!" sentì imprecare, non appena il ramo che tratteneva il peso di Spike si spezzò con un rumore sordo. Lui si aggrappò al davanzale della finestra giusto in tempo, mentre il ramo rotto cadeva bruscamente a terra sotto i suoi piedi ciondolanti.

    "Spike?!" Buffy lo riconobbe, mettendo al suo posto la lampada.

    Il ragazzo usò le braccia per issarsi sulla finestra.

    " Servirebbe un piccolo... aiutino..." riuscì a dire lui, la testa che pulsava e i suoi massicci stivali che lo appesantivano.

    Buffy sospirò e si avvicinò di nuovo alla finestra, riuscendo a far entrare Spike. Lui cadde a terra con un tonfo rumoroso. Dopo che ebbe ritrovato l’equilibrio, e quello che era rimasto della sua dignità, si rimise in piedi, schiarendosi la voce. Buffy era in piedi davanti a lui con addosso una camicia da notte trasparente, che lasciava poco all’immaginazione. Gli occhi di lei si spalancarono per la curiosità e la sorpresa, e il petto cominciò ad alzarsi ritmicamente. Spike dovette fare un’enorme fatica per allontanare i suoi occhi dalle curve di lei a mala pena coperte.

    "Allora? Hai intenzioni di stare lì e fissarmi per tutta la notte? Perchè onestamente--"

    Improvvisamente lei notò dove gli occhi del ragazzo fossero focalizzati e con un minuscolo squittio, si precipitò verso le sue coperte. Arrosendo furiosamente, si sotterrò sotto di esse, finalmente libera dagli occhi affamati di lui.

    Spike inghiottì a fatica, mettendo da parte il suo sbalordimento momentaneo, e si avvicinò al letto di Buffy.

    "Whoa! Fermo lì!" lo sgridò lei, tirando su le coperte a coprirla fino al mento.

    "Sono venuto qui solo per scusarmi," confessò lui, fermandosi a metà strada.

    "Cosa? Ora?! E’ quasi l’una di notte!"

    Spike scrollò le spalle.

    "Si? E allora?"

    "Sei impazzito? Non puoi stare qui! Mamma si arrabbierà!"

    "La tua mammina non lo saprà,” la rassicurò lui, facendo un’altro passo attento verso il letto di lei.

    "Hey! Non un passo di più, giovanotto. A meno che tu non voglia fare conoscenza con la mia lampada," lo minacciò lei.

    "Per l’inferno maledetto, non posso credere che mi hai quasi ucciso con un piccola lampada da notte."

    "Avevo sentito un rumore! Non puoi biasimarmi per essermi armata. Come facevo a sapere che ti saresti arrampicato alla mia finestra nel bel mezzo della notte?" spiegò lei, esasperata.

    "Non volevo spaventarti, passerotto. Volevo solo parlare ecco tutto."

    "Mai sentito parlare di quella eccezionale invenzione chiamata “ il telefono”? Le persone lo usano in situazioni come queste. Anche se in teoria lo utilizzano in orari più appropriati, è comunque molto utile."

    Lui sospirò.

    "Ero annoiato. Non riuscivo a dormire. E poi, non ti è mai dispiaciuto che io mi arrampicassi alla tua finestra."

    "Avevo cinque anni allora."

    Improvvisamente, sentirono dei passi fuori dalla porta di Buffy.

    "Buffy? Tutto bene lì dentro?" arrivò la voce preoccupata di Joyce Summers.

    "Oh, mio dio! E’ la mamma! Nasconditi!" gli sussurrò severamente lei.

    Spike si guardò intorno e si precipitò verso l’armadio. Scivolò all’interno, senza essere notato dalla madre di Buffy che stava entrando nella stanza.

    "Buffy?" chiese lei.

    "Uh, si? Ciao, mamma!" rispose la figlia, goffamente.

    "Tutto ok? Pensavo di aver sentito qualcosa."

    "Bene! Voglio dire, sto bene, mamma. Stavo solo, umm... fecendo un po’ di esercizio fisico!"

    "Tesoro, è l’una passata."

    "Lo so. Non riuscivo a dormire."

    Joyce sorrise pensierosa, e si mise a sedere sul letto, accanto a Buffy.

    "C’entra qualcosa la serata trascorsa? Il tuo appuntamento con Riley?" chiese lei.

    "Huh? Riley? No, no... non ha niente a che fare con Riley. E’ solo che non ho speso molto tempo con i miei muscoli ultimamente. Si sono sentiti trascurati, e bè, non possiamo permettercelo! Quindi, sai, ho deciso di fare un pò di esercizio... all’una di notte... per via dei miei, um... muscoli trascurati?"

    Joyce rise sotto i baffi, rivolgendo a Buffy uno sguardo comprensivo.

    "So come possono essere gli uomini. Anche io e tue padre abbiamo avuto la tua stessa età una volta. Anche se devo ammettere che non eravamo bene educati come lo siete tu e i tuoi amici," confessò lei, rivolgendo alla figlia un occhiolino suggestivo.

    "Ugh..." si lamentò Buffy.

    "Sto solo dicendo che stai crescendo. I ragazzi stanno diventando parte della tua vita e dovrai prendere alcune decisioni importanti che tutte le giovani ragazze devono prendere. Non credo di avertelo mai detto, ma avevo solo sedici anni quando ho perso la mia verginità con tuo padre.”

    "Mamma! Ti prego!"

    "E questo mi fa tornare alla mente, che noi non abbiamo ancora avuto “ la famosa chiacchierata” , non è vero?"

    "Riguardo gli uccellini e le api? Si, davvero... davvero. Questi argomenti di discussione promiscui si sono fatti strada nelle nostre conversazioni troppo spesso, ultimamente."

    Joyce sospirò.

    "E’ solo che mi preoccupo, Buffy."

    All’improvviso, si sentì un rumoroso tonfo provenire dall’armadio di Buffy. Prima che i seguenti “per l’inferno maledetto” si facessero strada nelle orecchie preoccupate della madre, Buffy tossì. Più forte che poteva.

    "Bene! Sono così felice di aver avuto questa chiacchierata, Mamma. *cough* Ci, uh, *cough* vediamo domani mattina allora!"

    "Dolcezza, che cosa è stato? Stai nascondendo qualcosa?"

    Buffy con prontezza saltò fuori dal letto, dirigendo la madre alla porta.

    "No! E poi chi dovrei nascondere?"

    "Chi?" chiese Joyce, gli occhi spalancati.

    "Cosa! Intendevo cosa! Notte, mamma!"

    E così dicendo le chiuse la porta in faccia, lasciando una Joyce perplessa che si incamminò verso il suo letto. Buffy sospirò per il sollievo e la seccatura, non appena diede la schiena alla porta. Ruotò i suoi occhi smeraldo, e si diresse all’armadio per poi aprirne l’anta. Spike stava lì, ricoperto dalla testa ai piedi dai peluche, con uno sguardo non poi così compiaciuto. Buffy non riuscì a trattenere le risate a quella vista.

    "Non dire una dannata parola," la minacciò lui, togliendosi di dosso Titti e tutti i suoi amici e poggiandoli a terra. "Avevo un prurito e quando mi sono mosso, mi è caduta una scatola sulla testa."

    Buffy cotinuava a ridere, mentre Spike usciva dall’armadio.

    "Si, Si. Molto divertente, vero?"

    "Decisamente si," sospirò lei, asciugandosi gli occhi che le brillavano.

    Spike ingorò la ragazza mezza nuda che si trovava davanti, e si lasciò cadere sul letto morbido. Lei civettò in protesta, ricordandosi di nuovo il motivo per cui lo odiava. E prima di tutto che diavolo ci faceva lì?!

    "Spike, vai a casa," gli disse lei, tutti i segni della risata precedente, scomparsi.

    "Voglio chiederti scusa," disse semplicemente lui.

    "Buon per te. E ora vai. Sono stanca!" frignò lei.

    "Ti chiedo solo di ascoltarmi un attimo!"

    Con un sospiro poco entusiasta, si mise a sedere di fianco a lui sul letto, dimenticandosi di quando fosse svestita. Ma quando lò becco che cercava di sbirciare sotto la camicia da notte, arrossì e immediatamente si nascose di nuovo sotto le coperte calde e sicure.

    Spike ruotò gli occhi.

    "Non avevo intenzione di rovinare il tuo appuntamento, amore," ammise alla fine lui.

    Buffy stava seduta e teneva le coperta a coprirle il petto.

    "Si, bè, lo hai fatto. Ora Riley probabilmente penserà che io sia una una qualche sorta di perdente, che ha bisogno di essere accompagnata al suo primo appuntamento dalla persona che odia di più al mondo."

    "Primo appuntamento? Non sapevo che fosse il tuo primo..." le disse lui, sentendosi improvvisamente ancora peggio di quanto si sentisse prima.

    "Come vuoi. Quello che è fatto è fatto. Riley non mi rivolgerà mai più la parola," aggrottò le sopracciglia lei, buttandosi drammaticamente all’indietro sul letto.

    "E perchè non dovrebbe? Sono io quello che ha incasinato le cose. Non tu."

    "Non ha importanza. Tu eri con me. Quando penserà a me, lui penserà anche a te, e quindi penserà a brutte bruttissime cose. E questo equivale a niente più uscite con Buffy," mise il broncio lei, facendo sporgere il suo labbro inferiore.

    Spike fissò il bocconcino rosato, incapace di non pensare quanto adorabile fosse quando metteva il broncio. Ma ciò non raddrizzava il casino che aveva fatto. Così decise che avrebbe sistemato le cose Lunedì mattina.

    "Bè, per quello che conta, mi dispiace," le disse lui, serio.

    Buffy sbuffò e si rimise di nuovo a sedere.

    "No, non conta un accidenti. Mi dispiace ma non cambia il fatto che io sono una perdente e lo sarò per sempre! Morirò da perdente. Per diamine, sulla mia lapide ci sarà scritto "Qui giace... UNA PERDENTE! Hahahaha!"

    "Buffy, credo che tu stia esagerando."

    Lei si limitò a fissarlo.

    "Esagerando? Non credo proprio! Come osi solo dirlo? Non hai la più pallida idea di cosa voglia dire essere me. E se vuoi saperlo, fa schifo."

    Il cuore di Spike perse un colpo. Sapeva quale inferno aveva dovuto affrontare i quattro anni passati. Visto che lui ne era la causa principale.

    Non appena le lacrime cominciarono a scendere dai suoi grandi occhi verdi, Spike posò gentilmente una mano sul suo braccio. Lei indietreggiò, ma non lo spinse via. Il suo tocco era confortevole in un certo senso. Lei abbassò la testa, mentre le lacrime attraversavano le sue ciglia.

    "Vorrei solo..." tirò su con il naso lei, incapace di guardarlo.

    "Cosa?" le chiese lui, dolcemente, alzandole il mento con le dita.

    "Vorrei solo che... le cose fossero come lo erano in passato..." ammise infine lei, ingoiando un boccone amaro.

    Spike sospirò tristemente, chianandosi in avanti e posandole un bacio leggero sulla tempia. Gli occhi di Buffy si spalancarono al gesto compassionevole di lui, chiedendosi come potesse passare nel giro di un giorno dal volerle rendere la vita miserabile, al desiderare il completo opposto.

    "Riley ti rivorrà con sè," le disse lui, sicuro.

    Il cuore di Buffy perse un colpo a quelle parole.

    "Che cosa te lo fa pensare?"

    "Fidati," la rassicurò lui. "Vedrai, Lunedì Riley Finn ti pregherà praticamente in ginocchio per uscire di nuovo con te."

    Lei sorrise all’immagine.

    "Promesso?" chiese, lasciandosi finalmente andare ad un sorriso.

    Lui le sorrise di rimando.

    "Promesso."

    CAPITOLO 9: Meglio di un gelato

    Arrivò alla fine il lunedì e Spike era in missione. Andava qua e là per i corridoi principali, così come un gatto insegue la sua preda. Tutti gli occhi erano su di lui, la sua determinazione era impressa nel lineamenti del suo volto. Quando finalmente girò l’angolo, lì in piedi c’era Riley Finn e il resto delle checche con cui giocava a football. Nello stesso istante in cui Riley riconobbe il biondo vestito di nero che praticamente lo stava castrando sabato sera, iniziò ad indietreggiare lentamente. I suoi amici notarono Spike venire nella loro direzione, e dopo aver sentito del disastro dell’ultimo weekend, lasciarono Riley a difendersi da solo.

    “Ascolta, ragazzo, se lei è la tua ragazza o qualcosa del genere, puoi averla”, disse Riley, posizionando le sue mani in segno di difesa, “La mia virilità non ne
    vale la pena”.

    “Lei vale molto di più” sentenziò Spike, spingendo il ragazzo muscoloso contro gli armadietti .”e lei non è la mia ragazza”.

    “Toglimi le mani di dosso, tu pezzo di me..oooowww!”

    “Ascolta amico. Tu porterai di nuovo fuori Buffy venerdì sera. Lei dovrà avere un maledetto meraviglioso appuntamento, capito? Ma se tu la tocchi, la ferisci, la guardi in qualunque modo io non apprezzi, te ne pentirai. Io non sarò lì fisicamente questa volta, ma ho i miei mezzi. E se lei non avrà il più grande dei sorrisi sulla sua faccia quando sarà finito, la tua virilità sarà l’ultima cosa di cui ti dovrai preoccupare” fece un momento di pausa per dare più effetto “sono stato abbastanza chiaro?”

    Riley fece un cenno col capo, e Spike sciolse la presa sul ragazzo.

    “Bene allora. Passala a prendere alle 7 e non essere uno schifoso secondo in ritardo.”
    E con questo, lo lasciò andare e si affrettò verso la sua prossima classe prima che suonasse la campanella.

    -----

    “Non riesco ancora a credere che hai dormito con Spike!” Esclamò Willow, abbassando la voce quando tutti gli occhi si girarono nella loro direzione.

    “Willow!” l’ammonì Buffy. “ Non ho dormito con Spike. Siamo rimasti in piedi a parlare e come dire, i nostri occhi si sono appena chiusi. Ma non c’è stato nessun dormire”

    “ Certamente. Solo qualche occhio chiuso.”

    “Esattamente”, Buffy concordò, fermandosi al suo armadietto per prendere il suo libro di storia.

    “ Ma ancora! Come hai potuto farlo entrare in casa tua dopo che ti aveva rovinato l’appuntamento con Riley? Io..io voglio dire, lui è stato così fastidioso! La coca versata e..e l’afferrata di sedere!!”

    “Dagli un po’ di tregua, Will. Lui era appena…okay, fastidioso. Ma noi ci abbiamo lavorato sopra”.

    “ Io dico ancora che dovremmo dargli un calcio nel sedere. Oh!Lo vuoi?Voglio dire, tu puoi calciare visto che le mie gambe sono abbastanza deboli.. ma io sarei seriamente accigliata!”

    Buffy sorrise alla sua amica e chiuse il suo armadietto.
    “Nah. Siamo una specie di amici, attualmente. Parliamo per ore di qualunque genere di cosa senza senso, fino a quando cadiamo addormentati”.

    Gli occhi di Willow si ingrandirono..

    “Oh!Voglio dire…fino a quando i nostri occhi fanno quella cosa dove loro non si aprono più”.

    “Certo. Perché non esiste nessun dormire con Spike”.

    “Assolutamente nessun dormire”.

    Improvvisamente Buffy trasalì come due mani di ragazzo si chiusero su suoi occhi.

    “Indovina chi sono” giunse una voce famigliare.

    Buffy sorrise.

    “Umm..Riley?”

    “Pfft”.

    “No?Hummm, Angel?”

    “Difficilmente”

    “Non sei Angel, huh?Uh..oh! Quello eccentrico di biologia?Spero proprio di no perché l’ho visto mentre si metteva le dita nel naso oggi in classe, e sarebbe decisamente indecente”.

    Spike sospirò esasperato e tolse le mani dai suoi occhi.

    “Molto divertente, amore”.

    “Non lo era?”sogghignò lei, voltandosi per fronteggiarlo.

    Spike portò lo sguardo su Willow per salutarla, quando vide che lo stava guardando stranamente.

    “Uh, è tutto apposto passerotto? La tua faccia..sembri un po’..”

    “Costipata?” Suggerì Buffy.

    Le spalle di Willow si curvarono sconfitte.

    “Ragazzi! Stavo guardando con aria minacciosa!Almeno..credevo potesse essere minacciosa!” fece il broncio Willow

    Spike rise soffocato e Buffy alzò gli occhi. Improvvisamente, una presenza indistinta stava incombendo su Buffy, e lei si girò rapidamente. Riley era in piedi di fronte a lei un sorriso imbarazzato sulla faccia.

    “Uh, Ciao, Buffy.Posso parlati per un minuto?” Chiese.

    Il suo sguardo si illuminò e acconsentì col capo intontita. Poi Riley la allontanò dal piccolo gruppetto.

    “Oh mio dio. Pensi voglia chiederle di uscire di nuovo?” si chiese Willow , fissando ad occhi aperti la sua amica e il popolare atleta .

    “Se sa quello che è bene per lui….”

    Ricevettero la loro risposta appena Riley si allontanò, e uno dei più grandi sorrisi stava danzando sulla faccia radiosa di Buffy. Così come il giocatore fu fuori dalla visuale, Buffy corse velocemente fra le braccia di Spike, il sorriso non si spense.

    “Ahhhhh!Mi ha chiesto di uscire di nuovo!!” strillò, festosamente, stringendo le sue piccole braccia attorno alla sua vita.

    Spike esitante accarezzò la sua schiena, forzando un sorriso sulla sua faccia.

    “Questo è…questo è magnifico, amore. Te l’avevo detto che voleva” disse Spike, cercando di coprire una strana sensazione di.. gelosia?

    “Lo so. Oh mi dio. Questo è così…ahh!!”

    Poi lasciò Spike e corse da Willow, dando anche a lei un grande abbraccio doloroso.

    “Oh!” squittì la rossa “L’ossigeno..non importante..”

    “Scusa! Sorrise Buffy, finalmente lasciandola. “ Solo non riesco a crederci. Pensavo che sicuramente Riley mi avesse cancellato dalla sua lista!”

    “Lista? Um, è una buona cosa?”pensò Willow.

    “Mi ha detto che mi passa a prendere venerdì! Alle 6:55” continuò lei, ignorando il male sulle sue guance per sorridere troppo a lungo. “ Oh mio dio, Will, dobbiamo fare shopping! Non ho nulla da mettere…”

    “Si, Summers. Non è che ti devi agitare così tanto per un ragazzo. E tu non hai Storia ora?”

    Solo dopo Buffy realizzò che i corridoi erano vuoti.

    “ Oh no! Sono in ritardo!”

    Senza pensare ad altro, corse via lungo il corridoio, Willow al suo fianco. Spike le guardò andarsene, chiedendosi come mai improvvisamente gli importava così tanto della piccola Buffy Summers.

    -----

    Spike rimase seduto per tutto il pomeriggio seguente sul pavimento della sua stanza, intossicandosi di Sex Pistols e leggendo Gatsby. Con sua sorpresa, il libro era veramente interessante. Dopo aver diminuito il volume dello stereo, così da potersi concentrare meglio, finalmente notò la ragazza bionda che batteva incessantemente sulla finestra della sua stanza. Lui aggrottò le sopracciglia e si alzò, realizzando che si stava tenendo a una scala per la sua vita. Con un piccolo sorriso, si avvicinò alla finestra e l’aprì.

    “Cavolo, Spike!Starò bussando da almeno 10 minuti!” ansimò lei, ovviamente spaventata per essere stata così in alto per tanto tempo” E penso che questa scala sia leggermente traballante.”

    “ Scusa passerotto. Fare i miei compiti è diventato totalmente importante!”

    Buffy si arrampicò attraverso al finestra e guardò il libro aperto posato sul suo letto.

    “ Stai leggendo Gatsby!” esclamò orgogliosa.

    “Maledettamente sì. Non è un libro così spregevole come in realtà pensavo..”

    “Te l’avevo detto. E’ il mio libro preferito.”

    Poi lei fece un cenno con la testa e si lasciò cadere pesantemente sul letto sicuro di lui. Spike alzò un sopracciglio.

    “Genio potresti esattamente dirmi che cosa fai qui?” Chiese Spike, guardandola mentre si sistemava i capelli in una coda di cavallo.

    “Non sapevo di dover avere un motivo. E poi chi è quello che mi ha svegliato all’una del mattino lo scorso sabato mattina?”

    “Sono venuto per scusarmi” le ricordò lui.

    “Bene, e io sono annoiata” replicò Buffy.

    Poi si alzò e iniziò a frugare in giro per la stanza, notando com’era differente dall’ultima volta che l’aveva vista. I poster delle tartarughe ninja erano stati sostituiti con grandi poster di ragazze scoperte in bikini e gruppi che lei non aveva mai sentito. I suoi vestiti coprivano i trofei di quando era una stella della squadra di basket durante tutti gli anni delle medie, e sul suo letto ad acqua c’erano sparpagliati diversi Maxim.

    “Visto nulla di interessante?” chiese lui, notando il modo in cui stava indagando nel suo spazio privato.

    “Macchine e ragazze nude. Potresti essere più simile al tipico teenager?”sospirò.

    Spike fece spallucce e si sdraiò sul suo letto, prendendo una delle sue riviste.

    Buffy continuò la sua ricerca senza permesso, curiosando nel suo armadio e guardando fra le mutande.

    “Risparmia a un uomo un po’ di privacy, che ne dici Summers?”.

    Buffy stava per ribattere con una brillante risposta , quando prese fuori una delle tante piccole bustine blu dalla cima della pila di slip. Realizzando che cos’era, squittì e immediatamente la posò come se fosse fuoco.

    “Niente!”disse velocemente.

    “Come scusa?”

    “Oh. Io..Io pensavo che tu mi avessi chiesto che cosa stessi facendo.”

    Spike sospirò.

    “Sono solo preservativi, amore. Non c’è bisogno di essere intrattabili.”

    “Spike!”lo ammonì, diventando di una tenera tonalità rosa.

    “Si?”

    “Non è ..non è indicato parlare di queste genere di cose di fronte a…delle ragazze”. Gli disse.

    “Da quando viviamo nel 1700?E poi, non è che tu non ne abbia mai visto uno prima!” Ragionò lui.

    Buffy guardò in basso lo smalto perfetto delle unghie dei suoi piedi. Gli occhi di Spike si ingrandirono.

    “Oh. Lo interpreto come che tu non hai…”

    “L’ho fatto” ci provò lei “ Sono ..sono molto ben istruita con …con …queste cose”

    Spike sollevò un sopracciglio.

    “Dio, ma chi voglio prendere in giro?” infine si addolcì, lasciandosi cadere giù accanto a lui sul suo letto ad acqua. “ sono patetica. Mamma cerca di parlarmi di queste cose, ma è antiquata, lo sai? Mia madre parla di ..quello. Diamine, sono ancora convinta di essere nata grazie all’immacolata concezione!!”.

    Spike rise in modo soffocato.

    “ Sei solo ancora un po’ protetta, passerotto. Niente che non si possa rimediare.”

    “Oh, ma lo è!Voglio dire, ho un appuntamento ora e che cosa faccio se Riley vuole…lo sai?”

    Gli occhi di Spike fiammeggiarono per l’ ira.

    “E’ meglio per lui che non sia maledettamente così! Finn non merita nulla di quello che tu puoi offrire.” L’avvertì lui.

    “ Come lo sai?” chiese Buffy, un po’alterata.”Mi sembra abbastanza carino”

    “ Per caso sei caduta, aquila? Il ragazzo ha scritto impostore dappertutto!”

    “Non è vero!Tu sei solo geloso”

    “Di cosa?!”

    “Di Riley!Perché..perché ..perché lui è più alto di te!”

    Spike la guardò solo.

    “Okay, questo non sta in piedi,”ammise lei.

    Entrambi sospirarono e Spike tornò a leggere la sua rivista. Buffy si sdraiò accanto a lui. Dopo che un buon momento di silenzio fu passato fra loro, Buffy iniziò, alla fine, a parlare.

    “Allora, com’è?”chiese, la sua voce un po’ imbarazzata.

    “Com’è cosa?”

    Buffy deglutì.

    “Il sesso.”

    “Oh” replicò lui, movendosi sul letto sentendosi a disagio. “E’ ..è buono”

    “Buono? Come un gelato?”

    “Migliore di un gelato, passerotto. Ma solo con la persona giusta.”

    “Come..come lo sai?Voglio..voglio dire, come sai se è la persona giusta o no”

    “”Qualche volta lo sai e basta, io credo”

    “ Ma se non lo è? Che cosa dopo?”

    Spike , alla fine, appoggiò la sua rivista e si girò a guardarla.

    “Buffy, tu non penserai seriamente di darti via a quella mezza sega, o sì?”

    Buffy arrossì un po’.

    “No.Voglio dire..non veramente”

    “No farlo” gli disse semplicemente.

    “Ma…”

    “Non c’è nulla di più bello in una ragazza che la sua virtù. E per tua fortuna, tu sei incollata alla tua.”

    “Hey!” fece il broncio Buffy.

    “Prendilo come un complimento, amore. Non ci sono molte ragazza là fuori che possono dire lo stesso.”

    “Così cosa? Quando finalmente dormirò con un ragazzo, diventerò brutta?” chiese, incredula.

    “Certo che no!”sospirò “Non c’è nulla di brutto in te”

    “Ma se io non faccio sesso sono una degenerata, e se lo faccio sono una sgualdrina!”

    “Suppongo che dipenda da con chi fai sesso. Voglio dire, se decidi di saltare addosso al mio corpo sexy proprio ora, non saresti una sgualdrina, solo intelligente”sogghignò Spike.

    Buffy lo colpì al petto , con un piccolo sorriso.

    “Troppo ego?”

    “Non negarlo”

    Lei fece spallucce prima di tornare al tono serio

    ”Quello che voglio dire, Buffy, non fare delle scelte basandoti sugli standard della società. Fai solo quello che ti rende felice”

    Alla fine Buffy fece cenno col capo di aver capito.

    “Presumo tu abbia ragione. Sai puoi essere veramente profondo quando vuoi”ammise lei “Peccato che la maggior parte del tuo tempo lo passi ad essere così rompiscatole”

    “Come hai detto, prego?”

    “Mi hai sentito..deficiente”

    Spike sorrise.

    “Puritana”

    “Fannullone”

    “Scema”

    “Testone”

    “Mi hai appena chiamato testone?”

    “Oh, zitto!!”

    CAPITOLO 10: Sentimenti

    "Spike, siamo molto arrabbiati con te” lo sgridò Cordelia a pranzo il pomeriggio seguente.

    "Si,Spikey. Tu, traditore!" aggiunse Harmony.

    "Voi due siete arrabbiate con me? Oddio, ho paura che la mia unica possibilità sia il suicidio…"

    "Non prenderci in giro, amico. Ti abbiamo visto… con lei.” Continuò Cordy.

    "Summers? E allora?" Spike alzò le spalle, inzuppando le sue patatine nel ketchup.

    "Ma sei impazzito? Come puoi farti vedere con una perdente?”

    "Lei non è una perdente," la corresse immediatamente lui. "Non sapete niente di lei."

    "E tu si? Oh, aspetta! Dimenticavo. Voi due eravate amici del cuore!"
    Harmony lo derise.

    "Si, e poi per cosa? Non è nemmeno carina!"

    "Io penso che sia carina," aggiunse Angel, fissando la bionda nella caffetteria. Cordelia gli diede un calcio. "Ow!"

    Spike ruotò gli occhi, chiedendosi per quale motivo si ostinasse ancora a sedersi con queste persone.

    "Quindi, Angel," cominciò Harmony. "Hai ancora intenzione di dare una festa per i tuoi 18 anni venerdì sera? Perchè se è così, ho bisogno di andarmi a fare una lampada il più presto possibile."

    "Sicuro. E fareste tutti bene ad esserci."

    "Chi viene?" chiese Spike, pensando che una notte di ubriaco divertimento sarebbe stato un ottimo cambio di discorso.

    "Qualcosa come tutti. La squadra di atletica leggera, quella di football, le cheerleader..."

    "Football? Finn ci sarà?"

    "Si. E ha detto che porterà con se questa nuova pollastrella con cui sta uscendo," rispose Angel.

    "Buffy."

    "Buffy?!" Cordy piagnucolò. "Come diavolo ha fatto ad invitarsi? Angel, non la far venire!"

    "Mi dispiace, piccola. Riley può portare chiunque voglia."

    "E tu Spike, verrai?" chiese Harmony, facendogli gli occhi da cerbiatta.

    Cercò Buffy con gli occhi attraverso la stanza. Lei intercettò il suo sguardo e gli diede un dolce sorriso di rimando.

    "Ci sarò."

    ~~~

    "Quindi, che succede, Buff? Tu e la meraviglia ossigenata state cercando di riappacificarvi?" chiese Xander, ingoiando il suo terzo latte. Quando poi notò che la data di scadenza risaliva a due settimane prima emise dei suoni disgustati e gettò il contenitore vuoto nel cestino della spazzatura.

    "Credo di si," rispose lei, guardando verso la meraviglia ossigenata in questione.

    "Penso che sia grandioso," le disse Tara, che le rivolse un sorriso a metà ma affettuoso.

    "Si, lui non è poi così male. V-Voglio dire a parte tutto il discorso del prendermi di mira e canzonarmi e rovinarmi la vita per i quattro anni passati."

    "A parte quello," cinguettò Willow. "Si, ma se ricomincia con la cosa di rovinarti la vita, solo dimmelo. Ti assicuro che gli riserverò la mia faccia cattiva! Diciamo che è il mio sguardo arcigno, ma il mio naso poi si mette a scricchiolare."

    "Va bene. Lo terrò presente," sorrise Buffy. "Ma voi ragazzi credete che gliel’abbia fatta passare troppo liscia? Voglio dire, quattro anni tormentati da tiri di code di cavallo vogliono dire qualcosa per una ragazza."

    "Dipende," spiegò la testa rossa. "Anche essere migliori amici per dieci anni vuol dire qualcosa. Credo che dovresti mettere a confronto il bene con il male e decidere cosa ritieni importante. E poi è il tuo ultimo anno... potresti non rivederlo mai più dopo il liceo."

    Buffy prese tutto ciò in considerazione. Era davvero capace di superare tutte le torture che le aveva inflitto e perdonarlo? Lui sembrava molto pentito. E poi stavano cosi bene insieme ultimamente...
    D’altra parte però cavolo, c’erano volute ben quattro ore per riuscire a togliersi quella gomma da masticare dai capelli.

    "Hey, Buffy," una voce improvvisa alla sua destra la salutò.

    "Riley! Hey!" rispose lei entusiasticamente.

    "Senti, so che avevamo deciso per una cena e un film per Venerdì sera, ma Angel sta organizzando questa grande festa. Quindi mi chiedevo, perché non ci facciamo un salto?"

    Gli occhi di Buffy si allargarono di un poco. Una festa? Quelle cose che incoraggiano i minorenni a bere e che non prevedono la supervisione di adulti?

    "Certo!" esclamò lei. "I – Io non sono mai stata ad una festa."

    “Oh vedrai, l’adorerai. Angel sta facendo scorta di barilotti."

    "Barilotti? Non sono quelle unità di misura per i chiodi o comunque qualcosa del genere?"

    Riley aggrottò le sopracciglia.

    "Um, Buffy credo che intendesse dei barilotti di birra..." la informò velocemente Willow.

    Lei diventò tutta rossa.

    "Si, è vero. Lo sapevo."

    "Comunque," continuò lui. "Rimaniamo ancora che ti passo a prendere alle 7?"

    "Sarò pronta," sorrise lei.

    "Grande."

    E con un occhiolino, se n’era andato.

    "Una Buffster ubriaca... pagherei per vederti," la punzecchiò Xander, mentre immagini eccitanti riempivano il suo cervello adolescente.

    Buffy ruotò gli occhi.

    "No," insistette lei. "Non ho alcuna intenzione di bere bibite per adulti. Una Buffy ubriaca può portare soltanto a cattive... cattive conseguenze."

    "Non mi ambiento molto bene alle feste," aggiunse Willow, solennemente. "Da quando ho scambiato la coda di cavallo di Cordelia per un bersaglio per le freccette il secondo anno di liceo, ho cercato il più possibile di evitare queste situazioni. Penso che lei abbia ancora la cicatrice..."

    "Ma - ma potrebbe essere divertente... no? V-voglio dire, una festa. Woooo. Ma ve lo immaginate?" cercò di fingere Buffy.

    "Non proprio," rispose Tara. "Sono stata ad alcune feste e fondamentalmente finivano tutte o con ragazzini svenuti o con il fare sesso."

    "Ugh, proprio lo scenario più adatto a me."

    "Aw, andiamo, Buff," provò Xander . "Un pò di alcool qui, un pò di nudità lì... e il gioco è fatto!"

    "Grazie, Xander. Ma io non sono così."

    Dopo altre discussioni sui pro e i contro delle feste, la campanella infine suonò.

    "Be, devo andare. Ci vediamo più tardi?"

    I tre amici annuirono e si diressero in direzioni diverse. Buffy sospirò e raccolse i suoi libri. Non appena svoltò l’angolo diretta alla prossima lezione, Spike la fermò, un grande ghigno dipinto in faccia.

    "Ho una sorpresa per te, amore," le disse, cercando nella sua tasca la sorpresa in questione.

    "E’ della cioccolata? Per favore fa che sia cioccolata. L’ho desiderata per tutto il giorno."

    Ma non era della cioccolata. Subito due biglietti apparirono nelle mani di Spike che li fece fluttuare davanti agli occhi di Buffy. Lei glieli prese, gli occhi spalancati, e si fece scappare un leggero gridolino quando lesse cosa c’era scritto.

    "I Dingoes Ate My Baby!" strillò lei, praticamente saltellando sul posto. "Oh, mio dio! Io amo i Dingoes!"

    "Lo so. Cordelia ha avuto qualche problema con il cantante del gruppo, così li ha dati via," spiegò lui, contento di come lei avesse reagito.

    "Cordelia usciva con Devon?!"

    "Così ha detto."

    Buffy continuava a fissare i due tesori, quasi incredula. Adorava quella band dalle medie. Nemmeno nei suoi sogni più arditi aveva mai immaginato di poterli vedere dal vivo.

    "E’ domani," continuò lui. "Cercherò di convincere tua madre a lasciarti venire. Pensavo che io te saremmo potuti andare insieme, ma, uh, se vuoi puoi portare Willow o anche quel carciofo."

    "Ma certo che verrò con te! E’ stupendo!" Gettò le braccia al collo di lui, abbracciandolo stretto. "Grazie davvero tanto."

    Spike deglutì a fatica, tenendola leggermente contro di se. Quando si allontanò da lui, la sua faccia stava praticamente scintillando.

    "Bene, uh, è meglio che io vada in classe," le disse. "Non vorrei fare tardi."

    "Giusto. Ci vediamo all’aula computer più tardi?"

    "Certo, ci vediamo dopo Summers."
    Si girò e si allontanò, lasciandosi alle spalle una Buffy stordita.

    ~~~

    "Ahhh! Wills! Non ci posso credere!" cinguettò Buffy al telefono quella sera.

    "E’ davvero grandioso! Avrei sempre voluto conoscere quel ragazzo, Oz..."

    "Io davvero non ci posso credere!" ripeté lei. "Un concerto dei Dingoes!"

    "Ma davvero tua mamma te lo permetterà?"

    "Oh, le conviene. Spike sta arrivando per le ripetizioni e parlerà con lei. E mamma adora Spike quindi credo che alla fine cederà."

    "Wow, Buffy. Oggi è davvero il tuo giorno fortunato! Riley ti ha invitato a una delle feste più cool dell’anno, hai praticamente fatto piazza pulita al tuo esame di chimica, e ora i Dingoes. Ti arrabbieresti se ti dicessi che sono un pochino gelosa?"

    "Aww, non essere gelosa, Willow! Prometto di fare delle foto. E ti comprerò una t-shirt!"

    "Yay!"

    Proprio in quel momento il campanello suonò e Buffy si alzò dal letto.
    "E’ arrivato! Ti richiamo!" esclamò la bionda.

    "Buona fortuna!"

    "Grazie! Ciao!"

    Attaccò il ricevitore e corse giù per le scale. Quando aprì la porta d’ingresso, Spike era lì, fradicio dalla testa ai piedi. Non si era nemmeno accorta che avesse cominciato a piovere.

    "Cavoli. Povero zuppo Spike..."

    Il giovane fasciato dalla pelle bagnata si affrettò dentro, togliendosi gli stivali e poggiando il suo zaino a terra. Poi scosse la testa, mandando goccie d’acqua dappertutto.

    "Hey! Stai attento!" piagnucolò Buffy, facendo un passo indietro dall’annaffiatoio umano.

    "Tesoro? E’ Spike?" sentì chiedere sua madre dalla cucina.

    "Si, Mamma. E’ lui."

    "Meraviglioso! La cena è quasi pronta."

    Buffy sospirò e appese lo spolverino di Spike al vicino attaccapanni.

    "Sono invitato a cena?" chiese lui.

    "Credo proprio di si. Mamma sta facendo le sue lasagne-sorpresa. Sono immangiabili, quindi se ti chiede come sono, tu limitati a sorridere ed annuire."

    Lui sorrise e seguì la giovane ragazza su per le scale e quindi nella sua stanza per studiare. Dopo mezz’ora, Joyce li chiamò per la cena.

    "Ooh, biscotti," sorrise Buffy, allungandosi per prenderne uno al cioccolato.
    Joyce schiaffeggiò la sua mano.

    "Sono per dolce. E ora andatevi a lavare la mani."

    Non passò molto che tutti e tre erano seduti a tavola, e Spike guardava il suo piatto con un’espressione dubbiosa. Non si ricordava che le lasagne avessero quell’aspetto. Nonostante ciò, esitante, diede lo stesso un morso. Pentendosene subito.

    "Allora, ti piacciono?" chiese la Summers più anziana.

    "Oh, sono..." Guardò verso Buffy che gli sorrideva molto entusiasticamente.

    "Molto buone," riuscì infine a rispondere.

    Joyce si illuminò.

    "Allora, Buffy mi ha detto che volevi parlarmi di qualcosa," continuò lei, bevendo un sorso del suo te.

    "Uh, giusto."

    Mise giù la sua forchetta, riconoscente per aver trovato una scusa per non mangiare.

    "Be, vede... c’è questo concerto," spiegò lui. "Buffy è sempre stata interessata a questo gruppo e pensavo che le avrebbe fatto bene uscire un pò."

    "E di che gruppo si tratta?"

    "I Dingoes Ate My Baby," si intromise Buffy, con un sorriso speranzoso.

    "Oh, Buffy, non saprei. Suona così... cannibalista."

    "Ma non è così!" insistette lei.

    "Be, e quando sarebbe? E chi viene?"

    "L’accompagnerò io, Ms. Summers, se per lei non è un problema," le disse Spike.

    "E il concerto è domani sera."

    "Una notte in mezzo alla settimana!"

    "Mamma!"

    "Buffy, sai che non voglio che tu stia alzata fino a tardi quando il giorno dopo hai scuola," la riprese Joyce.

    "Ma non faremo così tardi! Massimo mezzanotte o giù di lì..."

    "Buffy!"

    "Mamma, ti prego!"

    Joyce sospirò. Buffy la guardava, gli occhi grandi per la paura, e Spike stava forzatamente infilzando un pezzo della pietanza italiana. Ci fu silenzio per un pò, fino a che Joyce rispose.

    "Va bene, Buffy. Se starai con Spike tutto il tempo e tornerai per le 11:30, puoi andare."

    Buffy si alzò dalla sedia così velocemente che questa cadde all’indietro.

    "Grazie, grazie, grazie!" strillò per la gioia, dando un bacio sulla guancia alla madre. "Ti giuro che saremo a casa per le 11:30. Sei la migliore!"

    "Ci provo..."

    Buffy rivolse a Spike un sorriso contagioso, per poi sedersi di nuovo a tavola davanti a lui.

    Spike le sorrise di rimando, rilassato dal verdetto di Joyce. Aveva capito che ormai aveva maturato dei sentimenti per la biondina, ma non sapeva ancora quali essi fossero. Amicizia? Rispetto?
    Osò leccarsi le labbra con la lingua quando lei si chinò per bere un sorso di latte, e le curve del suo seno fecero capolino dal suo top.

    Lussuria?

    Sospirò e cercò di respingere i pensieri che gli occupavano la mente. Solo perché la voleva, non volevo mica dire chissà cosa. Lei era attraente. E lui era un ragazzo. Tutto qui. E il fatto che il suo sorriso aveva la capacità di farlo sciogliere non aveva niente a che fare con tutto ciò.
    E poi, lei non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti. Era troppo presa dall’essere la ragazza della settimana di Riley Finn. E inoltre aveva trascorso un lungo periodo della sua vita a rendere quella di lei impossibile. Per l’Inferno, lui non meritava niente di niente da lei.
    E quindi era deciso. Non gli piaceva, e a lei non piaceva lui. Non ci sarebbe stata niente di più che una bella amicizia tra di loro.

    Guardò verso di lei e lei le sorrise.

    "Maledizione," si maledì sotto voce, e si alzò per mettere i suoi piatti nel lavello.

    CAPITOLO 11: Tutto è lecito a “Verità o Penitenza”

    Sembrava che i giorni passassero come millenni e le ore come secoli, ma finalmente, Venerdì sera arrivò. Buffy Summers era davvero felice, mentre scendeva le scale, fasciata da una mini mini gonna di pelle che lasciava poco all’immaginazione. Aprì la porta principale, scintillante dalla testa ai piedi, e sorrise vivacemente al biondo che si trovò davanti.

    Spike si dimenticò cosa volesse dire parlare quando la vide. Stava cercando di ucciderlo?!

    "Per l’Inferno maledetto, Summers! Che ne dici di metterti qualche vero vestito addosso?" le disse, incapace di allontanare gli occhi dalle forme di lei.

    Lei mise il broncio, sporgendo il suo labbro inferiore nel modo che lo faceva letteralmente impazzire. La sua mise consisteva appena in una mini gonna di pelle nera e un top a tubino blu scintillante. Indossava poi delle scarpe con tacco quadrato e i suoi capelli dorati le ricadevano sulle spalle in piccole onde.

    "Spike! Mi ci sono volute ore per prepararmi. E ora tu vieni a dirmi che mi devo cambiare !" mise il broncio lei.

    "E tua madre ti ha permesso di uscire dalla tua stanza vestita così?"

    "Non è a casa," sorrise lei.

    Spike sospirò e la prese per un braccio.

    "Va bene. Faremo tardi. Ma se vieni attaccata da un plotone di uomini arrapati, non correrò a salvarti."

    In verità, avrebbe conficcato un chiodo gigantesco nella carne di chiunque avrebbe anche soltanto osato guardarla, ma non era necessario che lei lo sapesse.

    Buffy si mise a sedere nel sedile del passeggero della Mustang nera, la piccola gonna che si faceva strada sulle sue gambe abbronzate. Spike trattenne un gemito, non appena prese posto accanto a lei. Saliti entrambi a bordo, lui cominciò a condurre la macchina per le strade tranquille della città.

    Non passò molto che gli orribili suoni di Justin Timberlake giunsero alle sue orecchie.

    "So cry me a river! Cry me a riiiiiiver!" e così arrivò anche l’orribile versione karaoke di Buffy.

    "Maledizione," borbottò Spike, che subito cambiò canale alla radio. Sorrise orgogliosamente quando"Living Dead Girl" di Rob Zombie, si fece strada nella macchina attraverso gli altoparlanti.

    "Hey!Io stavo ascoltando!" piagnucolò lei, ritornando immediatamente al canale della pop star dai capelli crespi.

    "Non esiste proprio che io mi debba intossicare con quel genere di schifezze!"

    "Cry me a river!!" continuò lei.

    Lui sospirò per la sconfitta quando realizzò quanto lei fosse carina mentre cercava di cantare. E fece il sacrificio...

    Mentre la piccola gita fuori porta proseguiva, anche Buffy si annoiò di quella musica mielosa da teen ager e spense la radio. Si rilassò sul suo sedile, guardando le macchine che passavano.

    "Oh! Perchè non giochiamo a qualcosa," suggerì lei, girandosi verso Spike, gli occhi di lei spalancati come quelli di un bimbo piccolo eccitato.

    "Giocare? A cosa?"

    "Ummm... “Io vedo”?"

    Spike borbottò.

    "Verità o Penitenza?"

    A quello lui inarcò il sopracciglio, lasciandosi sfuggire un ghigno.

    "Va bene allora," rispose lui. "Comincio io."

    "Hey non è giusto! E’ stata una mia idea," protestò lei. "Comincio io. Verità o Penitenza?"

    Spike sospirò.

    "Penitenza."

    "Ooh, la mia scelta preferita. Vediamo... oh! La tua penitenza è dire l’alfabeto al contrario."

    Lui la fissò semplicemente, chiedendosi se fosse davvero seria. Ma poi si ricordò che seduto accanto a lui c’era la piccola Buffy Summers.

    "Amore, senza offesa, ma Verità o Penitenza in genere è un po’ più... bè, eccitante."

    "Hey! Non sono molte le persone che hanno la coordinazione mentale per dire l’alfabeto al contrario. Pensavo fosse una scelta intelligente."

    "Intelligente, forse, ma divertente ed eccitante? Nemmeno un pò."

    "Ok, ok. Penserò a qualcos’altro... hummm, ok! Ti sfido a passare con il rosso al prossimo semaforo che incrociamo."

    "E mettere a repentaglio la vita della mia piccola? Non credo proprio!"

    "S-sono la tua piccola?" arrossì lei.

    "Intendevo la mia macchina."

    "Oh. Oh, bene... ok, va bene. Sei solo spaventato. Lo capisco."

    "Spaventato? Non credo proprio, Summers. Solo, non sono uno stupido."

    "Sei tu che hai detto che questo gioco doveva essere divertente ed eccitante!" si lamentò lei.

    "Che infatti non vuol dire pericoloso e minaccioso."

    "Va bene! Come vuoi. Pollo."

    Spike assunse un’espressione minacciosa.

    "Ho detto che non ho paura."

    "Si che ce l’hai."

    "No, non ce l’ho."

    "Ce l’hai."

    "Maledizione!"

    Improvvisamente, Buffy si sentì catapultata in avanti dal suo sedile, mentre Spike accelerava vertiginosamente.

    "Whoa, dio! I-io stavo solo scherzando, lo sapevi!" urlò lei, guardando il tacchimetro che saliva alle stelle.

    Spike ghignò, e continuò ad accelerare. Non passò molto che avvistarono un semaforo, che naturalmente stava diventando rosso.

    "Oh... oh, dio," riuscì a far uscire lei, aggrappandosi saldamente al sedile come se stesse tenendo stretta la sua cara vita. Riuscì a gettare un’occhiata a Spike, che sembrava profondamente concentrato. Sperava che si stesse concentrando per togliere il piede dall’acceleratore prima che lei lo prendesse a calci nel sedere!

    "Reggiti, passerotto," l’avverti lui, avvicinandosi al semaforo rosso.

    "Spike! Fermati!"

    Lei chiuse gli occhi, e tutta la sua vita la investì con un flash.

    "C’è una cosa che dovresti sapere su di me," rispose lui, che evitò di pochissimo un fuoristrada che stava per arrivare e che li avrebbe polverizzati. "Non mi faccio mai indietro quando qualcuno mi sfida."

    "Ahhhhhhh!" strillò lei, quando passarono la luce rossa, mancando di poco il fuoristrada.

    La testa di Buffy nascosta tra le gambe, si era rannicchiata in posizione fetale.

    Quando sentì Spike cominciare a ridere, piano lei alzò la testa, gli occhi spalancati per la paura che l’aveva paralizzata. Quando realizzò che era ancora viva, riprese a respirare.

    "Spike! Sei uno STRONZO!!" strillò lei, colpendolo sul braccio con piccoli pugni.

    "Saremmo potuti morire!"

    Lui le rivolse un ghigno.

    "Non è colpa mia, amore. Sei tu che mi hai sfidato."

    "Si, ma... arrrrgh!" ringhiò lei, tornando al suo posto, incrociando le braccia sul suo petto che si alzava e abbassava velocemente.

    "Allora, Verità o Penitenza?"

    Lei lo guardò a bocca aperta.

    "Non ci penso proprio! Mi sono “divertita ed eccitata” abbastanza per oggi, grazie mille."

    "Andiamo, Buffy. Questo si chiama barare."

    "E se anche fosse! La morte non è sulla mia lista delle cose divertenti da fare. E poi, è un gioco stupido..."

    "Hey, sei tu quella che ci ha fatto quasi uccidere. Almeno potresti partecipare al gioco, solo questo round. E poi basta."

    Buffy sospirò, ruotando gli occhi per l’esasperazione.

    "E va bene! Penitenza. Ma niente di pazzo!"

    "Va bene. Certo. Niente di pazzo." Lui si fermò a pensare. "Fai l’esibizionista con la prossima macchina che passa. E sai cosa intendo"

    "Cosa?!" chiese lei, incredula.

    "Mi hai sentito."

    "Sei fuori di testa? Non farò niente del genere!"

    "Spaventata eh?" sorrise lui, birichino.

    "Ugh! Non pensarlo nemmeno! Solo... che io non sono quel genere di ragazza."

    "Esibire il tuo corpo giocando a Verità o Penitenza non definisce la tua persona, amore. Si tratta solo di divertirsi."

    "Questo non è il mio genere di divertimento."

    Lui sospirò.

    "E va bene. Fai un pò come vuoi."

    Buffy si appoggiò al sedile, vagliando le sue possibilità. Poteva rimanere in quella posizione per tutto il viaggio e dare così inizio ad un silenzio non poi così confortevole tra loro, oppure poteva abbandonare tutte le sue inibizioni per un minuto ed accettare la sfida.

    "E va bene. Lo faccio," sputò fuori lei, senza nemmeno lasciarsi il tempo di riflettere. "Solo... non ti azzardare a sbirciare!"

    "Promesso," sorrise sornione lui, non avendo alcuna intenzione di mantenere quella promessa.

    "Oh dio, oh dio, oh dio..." borbottò lei, muovendosi sul sedile così da guardare fuori dal finestrino.

    Guardò nervosa una macchina che si stava avvicinando. Era piena di teen ager, che probabilmente erano diretti al suo stesso concerto. La sua solita fortuna. Prima che cambiasse idea, pensiero che si stava facendo prepotentemente strada nella sua mente, chiuse gli occhi per l’umiliazione e si tirò giù il top blu scoprendo il suo seno senza reggiseno .

    Spike si mosse nel suo sedile, cercando di vedere qualcosa. Sorrise compiaciuto, quando vide la scena riflessa nel finestrino.

    I ragazzi della macchina accanto tirarono giù immediatamente i loro finestrini, fischiando e urlando. Dimenarono le loro lingue in apprezzamento, e Buffy si ricompone subito, la sua faccia praticamente viola per la vergogna.

    "Sono rovinata," piagnucolò lei, mentre Spike sorpassava la macchina, cercando di allontanarsi da quel branco di ragazzini eccitati.

    "Oh andiamo, non essere così drammatica. A volte fa bene lasciarsi andare," rispose lui, il ghigno sul suo viso che non voleva andarsene.

    Buffy capì il perché del suo ghigno, e i suoi occhi si spalancarono.

    "Tu hai guardato!" l’accusò lei, scioccata.

    Il suo ghigno divenne ancora più grande.

    "Oh, mio dio. Nono sono mai stata umiliata così tanto in tutta la mia vita! Basta “Verità e Penitenza”. Questo gioco fa schifo!"

    ~~~

    "Quindi, quante?"

    "Maledizione. Pensavo non volessi più giocare, amore," sospirò Spike, controllando la cartina per la milionesima volta.

    "Bè, non abbiamo nient’altro da fare. Come minimo abbiamo ancora un’ora di viaggio, è notte sì, ma non sono affatto stanca, e in fondo non rischiamo niente se scegliamo la “ Verità”," cercò di razionalizzare Buffy, sgranocchiando un po’ di Doritos che si era portata da casa.

    "Al contrario, possiamo rischiare molto," la corresse lui.

    "Che cosa rischi? Che io possa scoprire i tuoi profondi, oscuri, segreti d’infanzia? Andiamo. Come se non li conoscessi tutti..."

    "Va bene. Se ti rispondo, darai un taglio al tuo incessante chiacchiericcio? Sto cercando di leggere i cartelli per capire dove dobbiamo andare."

    "Fino alla fine del viaggio," sorrise lei.

    Spike sospirò.

    "E va bene. Quattro. Contenta adesso?"

    "Quattro ragazze diverse o quattro volte?" chiese lei.

    "Ragazze."

    "Oh."

    "Comunque, come mai sei così interessata?" le chiese, lanciandole un’occhiata.

    "Non lo sono! V-voglio dire, non davvero. Solo... Non lo so. Ci sei tu che hai avuto tutte le esperienze sessuali possibili, e poi ci sono io... che, da patetica che sono, non ho mai baciato un ragazzo in vita mia."

    "E questo ti renderebbe patetica?"

    "Be, sicuro! E poi c’è tutto il discorso del mio orgoglio scolastico che di certo non aiuta. Sono una perdente stratosferica!"

    "La vuoi smettere? Non sei affatto una perdente."

    "Senti chi parla, Mr. Vediamo Quante Palline di Carte Possiamo Tirare Sulla Testa di Buffy Prima Che Lei Se Ne Accorga."

    "Questo era anni fa!" protesto lui.

    "Io direi settimane."

    "Hai ragione... ma sono riformato ora! Ho visto la luce o come si dice."

    Buffy sorrise.

    "Capisco. E cosa ti ha spinto a prendere una decisione così radicale?"

    Um.

    Ma prima che potesse rispondere, senti la ruota posteriore cedere improvvisamente.

    "Oh andatevene tutti all’inferno," borbottò lui, accostando sul lato della strada, accendendo le luci di emergenza.

    "Che c’è? Cosa è successo?" chiese Buffy, che preoccupata aveva increspato le sopracciglia.

    "Gomma a terra."

    "Oh. Non va per niente... bene. Ne hai una di scorta, vero?"

    "In teoria. A meno che non l’abbia presa mio padre l’altro giorno per il suo viaggio a New York."

    "Oh dio..."

    Spike infine uscì dalla macchina, e andò al bagagliaglio. Buffy capì subito dallo sguardo di Spike quando lo aprì, che suo padre infatti aveva preso la ruota di scorta. Il suo cuore cominciò a batterle fuoriosamente nel petto. La macchina tremò, quando Spike chiuse con forza lo sportello del bagagliaglio e Buffy saltò sul suo sedile. Così tornò dentro l’abitacolo chiudendo il suo sportello con la stessa forza.

    "Cazzo!" urlò lui, dando dei pugli al volante. Il clacson suonò, facendo saltare Buffy di nuovo.

    "Um, C-credo che non ci sia vero?"

    "Credi?" rispose velocemente lui. "Maledetto, pallone gonfiato, pappamolle..."

    "Oh! Però tu hai un cellulare, no? Potremmo chiamare qualcuno. Un carro attrezzi.. ad esempio! E loro potrebbero, sai, rimorchiarci!"

    Lui la guardò.

    "La fortuna non è dalla nostra parte, passerotto. Ho lasciato il mio cellulare a casa."

    "Quindi, cosa? Vuoi dirmi che siamo bloccati qui? Nel bel mezzo del nulla fico a che un malato di mente con un uncino al posto della mano guidi in questa direzione e ci dia un passaggio?"

    "Direi di si," rispose a mezza bocca lui.

    Buffy singhiozzò.

    "Yay."

    TBC

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    CAPITOLO 12: Bloccati

    "Dio! Siamo bloccati nel bel mezzo del nulla, lontani ventisei miglia dal paese più vicino, niente telefono, nessuna macchina che arrivi a salvarci, farò tardi per il coprifuoco... e questa maledetta gonna non la sopporto più!" si lamentò Buffy, cercando di tirare giù lo straccio di gonna che continuava a salire

    Nemmeno io , pensò Spike, guardando come la gonna scopriva generosamente le gambe di lei. Se non avrebbe trovato una soluzione alla svelta, era sicuro che sarebbe finito con il fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.

    "Bè, uh, possiamo sempre camminare per tornare in città."

    "Sicuro! Ma come mai non ci ho pensato prima? Forse perché, sai, camminare per ventisei miglia nel bel mezzo della notte, mentre indosso scarpe non proprio adatte a camminare, è sempre la prima cosa che mi passa per la mente in situazioni compromettenti come questa."

    "Davvero divertente, amore. Tuttavia, non mi sembra che tu abbia un’idea migliore," borbottò lui, tirando fuori una sigaretta.

    "Oh! Grandioso! Ti sei dimenticato di portare con te uno degli strumenti comunicativi più usati al mondo, ma dio! Mai scordarsi quel dannato strumento portatore di cancro!"

    Spike ruotò gli occhi e si accese la sigaretta, tirando giù il suo finestrino nel mentre.

    "Sai potresti mettere da parte il sarcasmo ogni tanto, tesoro."

    "Nah, credo che per ora non seguirò il tuo consiglio. Anche perché, nient’altro, a parte il mio sarcasmo impedisce che questo viaggio fallito all’insegna della noia diventi... sai, noioso."

    "Non hai tutti i torti amore."

    Sedettero in silenzio per un paio di minuti, prima che Spike uscisse dalla macchina e si appoggiasse sul lato dello sportello. Inizialmente Buffy pensò di lasciarlo fumare in pace e solo, ma poi decise di uscire comunque, imitando la postura del ragazzo.

    "Si sta bene qui fuori," commentò lei, guardando le stelle e godendosi la sensazione della leggera e calda brezza estiva sul suo viso. "Sai tutto questo mi ricorda quando abbiamo organizzato quel campeggio nel mio giardino io e te."

    Spike sorrise al ricordo.

    "E’ vero. Un gatto si è avvicinato e tu ti sei spaventata così tanto che ti sei lanciata sul mio sacco a pelo."

    Leri arrossì.

    "Bè, in realtà io mi riferivo a tutto tranne che a quel piccolo incidente, ma credo di non poter tenere sotto chiave quei ricordi non così piacevoli per sempre," disse lei con un sorriso imbarazzato.

    Spike si girò per guardarla, in ammirazione per quanto apparisse perfetta alla luce delle stelle.

    "Hai la minima idea di quanto tu sia bella?" parlò velocemente lui, i suoi occhi che si spalancarono dopo aver realizzato quello che aveva appena detto.

    La testa di Buffy si girò immediatamente nella sua direzione. Lo fissò scioccata, insicura su cosa dire. Era incerta tra "no, ma grazie!" e "quali droghe usi?" Infine non scelse nessuna delle due, e semplicemente continuò a fissarlo. Inoltre, il modo in cui lui la guardava faceva muovere il suo stomaco in una strana sorta di danza. Che genere di sguardo era? Credeva di conoscere tutti i suoi sguardi per nome e tipo, ma questo era del tutto nuovo... e snervante, ma stranamente snervante in un modo poi niente male.

    "Be, uhh..." balbettò Spike, intenzionato a rompere il silenzio imbarazzante che stava sfociando nell’intimo. "Ci aspetta un bel po’ di strada da fare, che ne dici? Lunga e... uh, tortuosa. Voglio dire, di certo non batte il concerto dei Dingoes, ma--"

    "Pensi che io sia bella?" rispose infine lei, incapace di allontanare lo sguardo dal suo.

    Spike inghiottì a fatica. Davvero, davvero voleva non averle detto niente di tutto ciò... non perché fosse una bugia o altro--ma, davvero, davvero non aveva intenzione di lasciarselo sfuggire...

    "Bè, si, credo di si. Da un punto vista del tutto platonico e fraterno, sai..."mentì lui. Voleva spingerla contro la macchina e ..e --questo era il punto di vista fraterno? Cercò di scacciare via dalla mente le immagini che lo tormentavano.

    "Oh," disse lei, incapace impedire che il dispiacere trapelasse da quell’unica parola. Aspetta, dispiacere? Scosse la testa e si alzò dritta in piedi. "Bè, è davvero una buona cosa."

    "Lo è?" chiese lui, curioso.

    "Si. V-voglio dire, sai c’è questa cosa che volevo chiederti. Diciamo che in realtà è più un favore, ecco. E ora che so che la tua pervertita, e tipicamente-maschile mente non traviserà ciò che sto per dirti, bè..." si fermò lei, immediatamente consapevole del favore che stava per chiedergli.

    "Sputa il rospo, Summers. L’attesa mi uccide."

    "Giusto. Io... Io, um, bè..."

    Lui aspettava.

    "Hobisognochetumibaci," giunse infine la risposta quasi incomprensibile.
    Gli occhi di Spike per poco non uscirono dalle orbite. Non era certo il genere di favore che si aspettava.

    "Potresti ripetere?"

    Le labbra a forma di cuore di Buffy si aprirono e chiusero un paio di volte, prima di arrendersi e dirigersi di nuovo verso la macchina.

    "Cattiva idea," decise lei. "Cattiva, cattiva idea..."

    Spike la seguì immediatamente.

    "Aspetta un secondo! Mi hai appena chiesto di baciarti! Non mi merito una spiegazione?" prese il braccio di lei facendola girare per poterla fronteggiare.

    "Io - Io..." farfugliò lei. "Non ho detto ‘baci’. Ho detto ‘lasci’ ( * ). Ho bisogno che tu mi lasci! Perchè sto andando alla macchina. Capito? Ciao!"

    Lui la fermò di nuovo, lanciandole uno sguardo minaccioso. Buffy sospirò.

    "E va bene ho detto ‘baci’ ... perché non sono mai stata baciata da un ragazzo e non voglio che Riley pensi che sono una cattiva baciatrice," ammise lei.

    Il cuore di Spike perse un colpo, ma non lo diede a vedere. Al contrario le rivolse uno dei suoi famosi ghigni e le si avvicinò.

    "Hey! Lo spazio personale sta diventando un problema qui!"

    "Amore, so che per te tutto quello che riguarda gli appuntamenti è nuovo, ma baciarsi è un atto personale."

    "Bè... bè, ho pensato che visto che ti senti come un fratello nei miei confronti, non ti sarebbe dispiaciuto, lo sai no? Voglio dire, non ci sono sentimenti... quindi non ci sarà alcuna “cosa”. E-e non sarà un problema perché sappiamo entrambi che non significherà niente. E-e --"

    Ma fu interrotta non appena la bocca di Spike si abbassò sulla sua all’improvviso, e si ritrovò schiacciata tra la macchina e il duro corpo di lui. Si lasciò sfuggire un gridolino dalla sorpresa, e si aggrappò alle sue spalle come se da quello dipendesse la sua vita.

    Spike alzò le mani per andare ad accarezzare i capelli morbidi di lei, mentre continuava a ricoprire di attenzioni le sue sontuose labbra. Non passò molto che un involontario gemito uscì dalle labbra di lei, dando a Spike l’opportunità di far scivolare la lingua nella sua bocca, che lo accolse calda come l’inferno. Scoprì che tutto ciò aveva scatenato in lei delle reazioni, non appena lo strinse più forte e istintivamente schiacciò il suo piccolo corpicino contro il suo.

    Buffy non riusciva a capire quello che stava accadendo. Non si era mai sentita così prima d’ora; il modo in cui la lingua di lui accarezzava giocosa la sua, sentire quel corpo caldo premuto così intimamente contro il suo. Era come se il resto del mondo fosse scomparso, lasciandoli soli, e questo fece nascere in lei un delizioso sentimento.

    Ma tutto finì prima ancora di cominciare, e Spike allontanò improvvisamente le sue labbra da quelle di lei. Gli occhi di Buffy si spalancarono, chiedendosi perché mai si fosse fermato. In risposta, lui si chinò e posò un bacio gentile sulla sua fronte. Si sentì morire, la confusione e la consapevolezza presero il posto del calore e di tutte quelle deliziose sensazioni che aveva appena provato.

    "Tu. Tu mi hai baciato," sussurrò lei con le labbra gonfie.

    "Sono felice che tu lo abbia notato. E per la cronaca, sei tu ad avermelo chiesto," le ricordò lui, la sua voce profonda e rotta.

    "Io... ma tu... voglio dire... perché ti sei fermato?"

    Spike ghignò, facendo un passo indietro per lasciarle un pò di spazio.

    "Perché non ho intenzione di approfittarmi di te, passerotto. Tu mi hai chiesto di insegnarti, e io ho obbedito. Tutto qui."

    "Oh. Giuto. T-Tutto qui... certo."

    "Diciamo che tu, mi insegni tutto ciò che concerne libri e cose varie, mentre io ti istruisco negli aspetti migliori della vita," ragionò lui, tirando fuori un’altra sigaretta e posizionandosi accanto a lei come in precedenza.

    "Aspetti migliori eh?”

    "Sai, appuntamenti, sesso, cose di questo genere insomma."

    "Sesso? Tu – tu hai pensato anche a una dimostrazione?”

    Lui ridacchiò, soffiando nel cielo notturno una nuvola di fumo.

    "No, a meno che tu non lo voglia, amore."

    "No! V-Voglio dire, no... grazie."

    Ci fu silenzio per un pò, mentre i due biondi assorbivano quello che era appena successo. Fu in quel momento che Spike decise: non importava quanto fosse attratto da Buffy o quanto le importasse di lei, non avrebbe lasciato che il loro rapporto crescesse in qualcosa di più di un’amicizia. Lei si meritava molto di più di quello che lui aveva da offrirle. Era intelligente, bellissima, talentuosa; al diavolo, era praticamente perfetta. E desiderò di essersene accorto prima...

    Rivolse il suo sguardo alla ragazza in questione, e si accorse che stava sorridendo.

    "Un penny per i tuoi pensieri, passerotto?" chiese lui, lanciando la sigaretta a terra per poi spegnerla con il suo stivale.

    "E’ stato davvero magnifico!" confessò lei, il grande sorriso ancora sul suo viso scintillante. "Per diamine, se tutti i ragazzi che bacerò saranno così bravi, potrei deciderne di farne una carriera!"

    Spike non riuscì a trattenere un sorriso orgoglioso.

    "Si, ed esiste anche un nome per quello. Prostituzione. Se me lo chiedi, io non credo proprio che sia il tuo campo..."

    Lei sorrise.

    "No, probabilmente no. Ma, uhh..."

    "Cosa?"

    "Bè... e io, sai, sono stata brava?" arrossì, mentre la sua insicurezza cominciava a salire.

    Per l’inferno maledetto eccome!

    "Oh, uh, credo di si. Dovresti impratichirti un pochino con la lingua..."

    Buffy fu presa alla sprovvista, ma poi notò il luccichio maligno negli scintillanti occhi blu di lui, e lo colpì al petto.

    "Molto divertente," mentì lei. "Ma sul serio, Spike. Ho fatto così schifo?"

    "Non proprio."

    "Spike!"

    "E va bene, va bene! Sei stata dannatamente fantastica, amore."

    Un sorriso puramente femminile investì i suoi adorabili lineamenti.

    "Dici davvero? Non lo dici solo perché altrimenti mi dovresti baciare di nuovo?"

    "Oh, così se ti insulto ti dovrò baciare ancora? Perché, sai, Io stavo scherzando riguardo alla parte del fantastico..."

    Lei ruotò gli occhi.

    "Gesù, e poi dici che io sono sarcastica?"

    "E’ vero, lo sei!"

    Buffy sospirò, e stava per rientrare in macchina quando vide dei fari in lontananza.

    "Spike! Guarda!"

    Immediatamente si girò nella direzione che lei stava indicando. Ne era certo, due luci abbastanza forti si stavano dirigendo nella loro direzione.

    "Era maledettamente ora," borbottò lui, mentre cominciava a sentirsi sollevato.

    "Vuoi che li fermi?" chiese lei, avvicinandosi al ciglio della strada.

    Lui la prese per il braccio, e le si parò davanti.

    "Con quella gonna? Non credo proprio."

    Lei sbuffò e si appoggiò contro la macchina. Guardò intensamente mentre la macchina rallentava e il conducente tirava giù il finestrino. Notando lo sguardo contrariato di Spike, si sentì morire e si avvicinò al veicolo. E cominciò ad arrossire furiosamente quando anche lei riconobbe i passeggeri.

    "Hummm, ciao ragazzi," disse lei, muovendo leggermente la mano, la faccia che le bruciava.

    "Hey, piccola. Che ne dici di tirare giù di nuovo il tuo top per noi? " le chiese il conducente.

    "Ugh..."

    La sua solita fortuna. Gli stupidi ragazzi che avevano assistito al suo piccolo spettacolo da esibizionista dovevano essere proprio quelli che l’avrebbero salvata.

    "Basta così," lo avvertì Spike. "Ascolta, abbiamo una gomma a terra e ci stavamo chiedendo se potevate darci una mano."

    "Ti do una mano se lei..." ghignò lui, fissando spudoratamente Buffy.

    "Ho detto stai attento, amico! Allora ci aiuti o no?" sputò fuori lui.

    Il conducente sospirò, e si girò sul sedile per discuterne con i suoi compari. Dopo un momento durante il quale la conversazione era finita e Buffy aveva fatto di tutto per coprirsi il meglio che poteva, il ragazzo rese nota la sua decisione.

    "Ok. Fanno 100 dollari e una lap dance dalla ragazza lì, e siamo d’accordo."

    Gli occhi di Buffy si spalancarono.

    "Che ne dici di 200 dollari, senza la lap dance?"cercò di farli ragionare Spike, intenzionato a spendere tutti i suoi soldi purché la virtù di Buffy non fosse sbeffeggiata più di quanto lo fosse già stata.

    Il conducente si prese un momento per valutare la nuova offerta. Alla fine annuì.

    "Affare fatto."

    I due biondi sospirarono per il sollievo e si lasciarono cadere sulla macchina, mentre alcuni ragazzi scesero dal vicino veicolo per andare a prendere la ruota di scorta dal loro bagagliaglio.

    "Grazie, Spike," disse Buffy, mentre il suo battito cardiaco finalmente cominciava a calmarsi.

    Lui semplicemente scrollò le spalle.

    "Nessun problema. Ma la prossima volta che decidi di metterti quella gonna non contare su di me."


    (*)N.D.T. Qui c'era un gioco di parole tra kiss e miss che ho cercato di rendere al meglio visto che kiss e miss in italiano sono completamente diversi.. anche se purtroppo non è proprio lo stesso.


    TBC

    CAPITOLO 13: Prima della tempesta

    "Allora?! Come è stato??" le chiese un’eccitata Willow quella sera.

    Buffy era sdraiata sul letto, il telefono in mano, mentre fissava triste il soffitto.

    "Non siamo più andati," arrivò solenne la risposta di lei.

    "Cosa? Perchè? Non vedevi l’ora!"

    "Lo so, lo so. Una gomma a terra o qualcosa del genere. Prima che qualcuno ci “salvasse” sono passate ore, e sono riuscita a malapena a ritornare a casa per il coprifuoco."

    "Mi dispiace così tanto! E’ orribile!"

    "Non dirmi niente," sospirò lei. "E se non fossi riuscita a tornare a casa in tempo, mamma non mi avrebbe più lasciato andare alla festa di domani sera. Mi stava aspettando in piedi quando sono tornata."

    "Aww, dio. Mi dispiace davvero tanto, Buffy. Ma ora concentrati solo su bei pensieri! Come le possibili smancerie che scambierai con Riley!" provò a tirarla su Willow.

    Lo stomaco di Buffy si riempì di farfalle, al ricordo delle ‘smancierie’ che aveva scambiato poco prima. E tra tutte le persone al mondo, con Spike! Naturalmente era solo per fare pratica, ma le era sembrato così reale...

    "Ehi ci sei?"

    "Cosa? Oh! Si, scusa, Will. Mi ero distratta."

    "Ti capisco. Pensavi a cosa potrebbero fare le labbra di Riley ad una ragazza."

    "No. E’..." Buffy fece una pausa, chiedendosi se informare o meno Willow su quello che era successo.

    "Cosa? Mi stai nascondendo qualcosa?"

    "No!"

    "Oh, mio dio! Si invece! Cosa è successo, Buffy?? Dimmelo! Dimmelo!"

    "Sta calma, Wills, non è niente. V – Voglio dire non c’è niente, perché non è successo niente!"

    "Bugiarda! Ho capito che mi stai nascondendo qualcosa. Tutti quei balbettii e il negare!"

    "Ugh. Mi conosci troppo bene."

    "Direi proprio di si! E ora sputa il rospo!"

    "E va bene," si arrese infine la bionda, mettendosi a pancia in giù. "Ho baciato Spike. No, cioè! Spike mi ha baciata... no, nemmeno questo. Diciamo che entrambi... bè, abbiamo fatto la cosa delle labbra. Dove ci si abbraccia e tutto il resto..."

    "Oh, mio dio!! Hai baciato Spike!"

    "No! Ci siamo baciati! C’è una grande differenza!"

    "Oh, mio dio!"

    "Smetti di ripeterlo!"

    "M- Mi dispiace, è solo che... oh, mio dio!"

    Buffy ringhiò e sotterrò la sua faccia nel morbido cuscino.

    "Non farti strane idee, Will. Mi ha solo mostrato come si fa. Non devi pensare che sia diventato il mio ragazzo o cosa."

    "Non devo? Spike è così caldo!"

    "Abbiamo fatto il bagno insieme!"

    Silenzio.

    "Ho visto il suo corpo che non voleva trasformarsi!"

    "Capisco dove vuoi arrivare..."

    "Bene. Perchè, ew?"

    "Oh, bè... da quello che si dice in giro si è sviluppato eccome..." mormorò Willow.

    "Scusa come?!" chiese Buffy, incredula.

    "V – Voglio dire, sai, Cecily parla. E anche molto, a dire il vero. Ho origliato una sua conversazione a trigonometria, e stava... bè, sai..."

    "Parlando del gingillo..." disse abbassando la voce. "di Spike?!"

    "Sono usciti per più di un anno, Buffy. Credo che quindi stesse parlando per esperienza... nessuna esagerazione."

    "Che schifo?!"

    "Non da quello che dice lei..."

    "Willow! Basta!"

    La rossa rise.

    "E va bene! Basta. Promesso. Nemmeno una parola del gingillo... di Spike."

    "Bene, perchè proprio ora le immagini nella mia testa non sono delle migliori."

    "Scusa se ti ho spaventata..."

    "Scusata. Pensò che crollerò. E’ stata una giornata lunghissima."

    "Bene. E quindi per il discorso del bacio con Spike..."

    "Willow!"

    "Notte!"

    "Buona notte," disse sorridendo Buffy, per poi attaccare il telefono.

    Sospirò tra se e se e tirò le coperte per coprirsi, pronta per una nuova notte insonne.

    ~~~

    "Il pranzo... la mia materia preferita," disse contento Xander, sedendosi al tavolo il giorno dopo.

    "E che mi dici di storia?" lo informò Buffy. "E’ piena di fatti divertenti sul passato della nostra nazione e sui nostri antenati."

    Willow annuì.

    "Sai, forse hai ragione," ammise lui. "Voglio dire, a parte il fatto che è terribilmente noiosa, che il mio insegnante ultra settantenne ha un cotta per me,e che è terribilmente noiosa, credo che sia davvero piena zeppa di vero e puro divertimento."

    Le ragazze sorrisero e si limitarono a ruotare gli occhi.

    "Ciao, Buffy," sentì una voce del tipo ‘ sono-mille-volte-migliore-di-te’.

    La bionda si girò per vedere Cordelia in piedi dietro di lei. Il suo sorriso scomparve.

    "Um, ciao, Cordelia... vuoi-vuoi qualcosa?" chiese lei.

    "Si, vorrei spiaccicare la tua faccia scialba nel piatto mezzo pieno di spaghetti di Xander, ma credo che forse esagererei," civettò lei.

    "Conosce il mio nome!" si intromise Xander, zittito dalle occhiataccie di Willow e Tara.

    Buffy sedeva al suo posto, rimproverandosi per non riuscire a trovare una risposta per tenerle testa.

    "Ok..." rispose mestamente.

    "Comunque," continuò la brunetta. "Sono quì a sopportare la tua patetica presenza per avvisarti di stare alla larga da Spike.”

    "Che cosa?"

    "Mi hai sentito. Stai alla larga da lui. Sai dov’è adesso?" chiese lei, le braccia incrociate sul suo seno prosperoso.

    "No?"

    "In biblioteca! A studiare!"

    Non riuscì a evitare che un sorriso orgoglioso le illuminasse il viso.

    "Credi che sia divertente? Bè, notizia dell’ultima ora, tesoro. Non lo è per niente. Quindi stai alla larga da lui o io --"

    Buffy sentì un’ondata di forza pervaderla e si alzò in piedi per fronteggiare la sua nemica liceale.

    "O tu cosa?" le chiese, poggiando fermamente le braccia sui fianchi.

    Cordelia fu presa alla sprovvista dall’improvviso campio di personalità della biondina.

    "Farò..farò qualcosa di cui tu poi ti pentirai!"

    Buffy in risposta inarcò un sopracciglio, prima di girarsi verso il tavolo e prendere il cartone del latte di Tara. Prima di capire cosa stesse succedendo, i capelli appena stirati della brunetta furono ricoperti di un liquido viscido.

    "Oh, mio dio! I miei capelli! Tu, stupida perdente!" strillò Cordy, la bocca spalancata per l’orrore.

    Il latte inzuppò immediatamente le sue ciocche perfette, e gocciolando si fece strada sul suo viso perfettamente truccato per poi finire nella sua camicetta scollata. Buffy mise giù il cartone del latte rivolgendole un sorriso disarmante.

    "Oh, non preoccuparti, Cordelia. E’ scremato."

    E con quello, si rimise a sedere al suo posto, rendendosi conto soltanto in quel momento che l’intera caffetteria era scoppiata a ridere.

    ~~~

    "Avresti dovuto vedere la sua faccia!" continuava a ripetergli Buffy orgogliosa, mentre cercava qualcosa nell’armadio quel pomeriggio. "E’ stato come: "Permanente... 50 dollari. Cartone del latte... .25 dollari. Rendersi conto che Buffy Summers ha appena versato quel latte sui tuoi stupidi capelli fritti... non ha prezzo!"

    Spike rise all’immagine che gli si presentò, sperando di esserci stato. Si sentiva come se non non si sarebbe mai stancato di sentire quella storia.... non importava se Buffy l’avesse ripetuta un centinaio di volte.

    "Sono sicuro che sia stato esilarante, amore," rispose, anche lui alla ricerca di un vestito che Buffy potesse indossare quella sera.

    "Oh, lo è stato davvero. All’inizio era tutta "ahh!" e poi era tutta "tu perdente!" e poi tutti anno cominciato ad indicare e ridere! E’ stato bellissimo. Peccato che mi tocca sorbire la punizione Lunedì... ma ne è valsa sicuramente la pena!"

    "Immagino."

    Lei sorrise, felice.

    "Hai avuto fortuna?" chiese lei, decidendo di cambiare l’argomento dopo alcuni attimi.

    "Che ne dici di questo? Sexy, ma non troppo," ragionò Spike, mostrandole la sua scelta.

    "Spike, quello è un costume da bagno."

    "E allora? E’ rosa..."

    Buffy borbottò e strappò il costume dalle mani di Spike. Lo rimise al suo posto nell’armadio e tirò fuori un leggero vestito di seta, rosa pallido. Era un regalo di sua zia per i suoi sedici anni, ma non aveva mai avuto l’occasione d’indossarlo.

    "Che ne dici di questo?" chiese lei, posandosi addosso il vestito.
    Spike lo guardò, arrabbiato.

    "Non va bene per niente, Summers. Ma questo invece..."

    "Spike! No! Vuoi smettere di tirare fuori i miei vestiti invernali? Non credo proprio che Riley apprezzerebbe se mi presentassi come un eskimo, ma grazie mille lo stesso."

    "E perchè? Alla fine, quello che conta è dentro."

    "E non sarà mai capace di trovarmi lì dentro!" esclamò lei, mettendo al suo posto l’ingombrante cappotto.

    "Va bene. Indossa pure il vestito "seducimi" se vuoi," borbottò lui.

    "Non è un vestito “seducimi”. E’ solo un vestito. Un vestito molto carino e adatto alle feste."

    "Quel vestito strilla, "seducimi"."

    "Dio! Sei impossibile, lo sai vero?"

    "Bè, si, considerando il fatto che me lo ricordi ad ogni occasione che ti si presenta."

    "Ok. E ora... potresti girarti?" gli disse lei, sbottonandosi il cardigan che aveva indossato per andare a scuola la mattina.

    "Uh, si..."

    Buffy sospirò, e cominciò a liberarsi dei vestiti che indossava, non appena Spike si girò dall’altra parte. Si infilò il vestito rosa, e tirò su la zip sul fianco.
    Quando ebbe finito, si guardò allo specchio e sorrise soddisfatta dal suo riflesso.

    "Visto? Non è poi così male," decise lei, accarezzando il morbido tessuto.
    Spike si girò.

    "Si, è proprio questo il problema," rispose lui, notando come il vestito le accarezzava suggestivamente le curve.

    "Oh bè. Nessuna ti ha chiesto se ti piacesse."

    Spike scrollò le spalle e si mise a sedere sul letto mezzo sfatto, guardandola attentamente mentre si arricciava i capelli.

    "Quindi, come sono in genere le feste di Angel?" chiese Buffy, guardandolo attraverso lo specchio.

    "Pazze. Sono come il paradiso dell’alcool," spiegò lui.

    "Oh. T-tu berrai?" chiese lei.

    "Dipende da quello che farai tu."

    "Cosa intendi?"

    "Voglio dire, Finn sicuro come l’inferno berrà. E se anche tu berrai, ti dovrò riaccompagnare io a casa."

    "Be, comunque non lo farò. Un sorso di vino ogni Natale mi basta e avanza..."

    Spike sorrise, toccato dalla sua innocenza.

    "Che piani hai per stasera?"

    "Be, non è che ci sia ben altro da fare?"

    "Non credo."

    Lei sospirò.

    "Forse non dovrei andare. Probabilmente mi annoierò e basta, no? E tutti mi fisseranno in modo strano. E io allora diventerò imbarazzata e sicuramente rovinerò il mio appuntamento... e anche Riley così mi fisserà in modo strano. Che ne dici di un film o qualcosa del genere?"

    Spike la guardava mentre giocherellava nervosamente con il bordo del vestito.

    "Davvero non hai voglia di andare?" chiese lui.

    "No... bè, si, vorrei andare. Ma hey! Quello che io voglio non è mai la cosa migliore..."

    E aveva ragione.

    "Non lo saprai mai se almeno non ci provi," le disse lui.

    Buffy era sul punto di ribattere, e insistere per andare a vedere un film insieme, ma fu interrotta dal suono del telefono.

    "Pronto?" rispose lei. "Ciao, Riley!"

    Spike ruotò gli occhi.

    "Si, certo che vengo ancora," continuò lei. "Uh-huh. Ok. Nessun problema. Ok, mi farò trovare pronta. E si, è stato grandioso! Grazie! Hai visto la sua faccia? Impagabile! Sicuro, va bene. Ok. Ciao!"

    Lei riattaccò.

    "Allora? Che voleva la mezza sega?"

    "Non è una mezza sega, qualsiasi cosa voglia poi dire. E mi ha chiamato per assicurarsi che non avessi cambiato idea per stasera," gli disse lei. "E per congratularsi con me per il bel lavoro fatto oggi a pranzo."

    "Non posso dire che non te lo meriti. Allora hai cambiato idea per stasera?"

    "A quanto pare no. Ma, puoi sempre riaccompagnarmi a casa se volessi tornare prima, giusto?"

    "Credo..." scrollò le spalle lui.

    "Bene! Quindi girerò un pò, parlerò con qualcuno, ballerò con Riley e poi tu mi riporterai a casa. Ottimo piano," annuì lei. Poi gli occhi di lei si illuminarono.
    "Ooh! Cordy ci sarà, non è vero? Oh, mio dio! Non vedo l’ora di vedere la sua faccia!"

    Spike sorrise in risposta, ripensando al discorso del mai stancarsi di questa storia. Aveva paura che quella che si presentava sarebbe stata una lunga nottata.

    CAPITOLO 14: Una pazza notte

    "Pronta a divertirti?" chiese Riley, prendendo la mano di Buffy nella sua conducendola per il vialetto che portava alla moderna villetta di Angel.

    "Eccome," sorrise lei, il suo cuore un fascio di nervi.
    Solo a guardare la casa enorme la faceva sentire una nullità. Tutte le luci che c’erano e la musica alta si fecero strada attraverso le sue orecchie delicate. Si sentì un pochino male, chiedendosi cosa le avrebbe riservato la serata.
    Fortunatamente, la macchina di Spike era già parcheggiata nel lato opposto della strada, e così un po’ di nervosismo scivolò via.

    Bè, in realtà era una bugia. Non pensava di poter essere più nervosa di quello che già era. E se qualcuno versava qualcosa di strano non tanto accidentalmente nel suo drink analcolico? E se fosse stata violentata e uccisa da qualche ragazzo drogato e psicopatico? E se...

    Oh, dio. La porta si stava aprendo. C’erano persone dentro. Molte, molte persone. La stavano fissando tutti. Oh, dio.

    "E’ ora di festeggiare!" urlò Riley, non appena entrò nella casa affollata.

    Buffy inghiottì a fatica, mettendosi sul viso un sorriso forzato. Si guardò intorno nella stanza, cercando qualche volto amico. Riconobbe alcuni ragazzi della scuola—la maggior parte dei quali basavano le loro giornate sul prenderla in giro—ma non c’era nessuno da cui andare e con cui parlare. Spike era il suo unico paradiso di salvezza, visto che Riley si stava bevendo anche l’anima. Sospirò.

    "Allora, Buffy, vuoi che ti prenda qualcosa da bere ?" chiese lui, conducendola attraverso la casa.

    "Sicuro!" cinguettò lei, felice di avere qualcosa da fare. Ma non appena cominciò a seguirlo attraverso la cucina, lui la fermò.

    "Non ti preoccupare, ci penso io," sorrise lui e scomparì tra l’ammasso di persone.

    Buffy si dondolava impaziente sui piedi, cercando Spike nella stanza. Doveva pur essere da qualche parte...

    "Ecco a te," apparì Riley alcuni momenti dopo.

    Prese il bicchiere alto dalle sue mani, e immediatamente ne bevve un grande sorso. Ma non appena il liquido caldo si fece strada giù per il suo esofago, lei cominciò a tossire, la gola che le andava in fiamme.

    "E questo cos’è?!" domandò lei, asciugandosi le lacrime dagli occhi.

    "Solo un pò Bicardi e lime. Buono, huh?"

    "No direi proprio di no!"

    "Non ti piace?" fu preso alla sprovvista lui, contrariato dal fatto che probabilmente non sarebbe riuscito a farla ubriacare tanto quanto sperava.

    "Ancora no!" rispose lei, che senza pensare si massaggiava il collo, sperando che la sensazione che la sua gola stesse andando a fuoco, sparisse. E così fece, ma poi si fece strada nel petto per finire nella bocca dello stomaco. "Oh, mio dio! Questa roba è terribile!"

    "Ti ci abituerai."

    "Non in questa vita. E nemmeno nelle prossime ad essere esatti."

    Riley ruotò gli occhi, facendo annegare Buffy. Stava cercando di farla ubriacare così da potersi approfittare di lei?

    "Comunque, Buffy, vado un attimo dai ragazzi laggiù... ti dispiace se ti lascio da sola per un pò?" le chiese, guardando oltre la spalla di lei.

    "Uh, si. Starò bene," rispose lei, singhiozzando tristemente.

    "Grandioso! Ci vediamo più tardi," sorrise lui.

    Buffy brontolò e guardò mentre Riley dava il cinque a quei bellimbusti. Ora era tutta sola, senza il suo appuntamento e per niente sicura di dove fosse Spike. Avrebbe dovuto insistere di più per il film. Mentre si muoveva nella casa, finalmente notò i poco comuni riccioli biondi di un certo Spike McAlister.
    Sorridendo per il sollievo, si incamminò verso di lui, mettendo giù il grottesco bicchiere mentre si avvicinava.

    "Spike!" lo chiamo lei, salutandolo.

    Lui si girò nella sua direzione e le sorrise in risposta, alzando la sua bottiglia di birra come saluto.

    "Pensavo che non avresti bevuto stanotte," gli ricordò lei, rivolgendo poi uno sguardo alla brunetta riccia con cui stava parlando.

    "E’ solo una birra. La smaltirò sicuramente prima di andare via," rispose lui. "Lei è Cecily, comunque.”

    Buffy arrossì, ricordandosi della conversazione che lei e Willow avevano avuto la sera precedente.

    "Um, ciao," la salutò lei, sorridendo leggermente.

    La ragazza si limitò a guardarla, alzando un sopracciglio per scrutarla. Buffy avrebbe voluto scomparire.

    "Uh, giusto. Hey, Cecily, ti dispiace se parlo con Buffy un minuto?" chiese Spike, prendendo Buffy per il braccio e conducendola alcuni passi più in là.

    "Come vuoi," fu la risposta finta disinteressata.

    Quando si erano allontanati abbastanza, Buffy fece alcuni versi drammatici di scherno.

    "Gesù, un pò stronza eh? Non posso credere che sei uscito con lei," arrivò la frecciatina di lei.

    "Attenta a come parli, Summers. Se tutta va secondo i miei piani stanotte, potrebbe tornare a casa con me."

    Buffy divenne pallida e i suoi occhi si spalancarono.

    "Che c’è?! Davvero hai intenzione di tornartene a casa con quella?"

    La rabbia si fece spazio sul volto di lui, rendendo insicura Buffy. Decise che la sua preziosa Cecily era un tasto dolente.

    "Non è una qualsiasi," la difese lui. "Quindi dovresti prestare attenzione a quello che dici su di lei."

    "Oh, mi dispiace così tanto, Spike. Mi ero dimenticata che va bene se gli altri mi trattano come un mucchietto di merda di cane, ma quando sono io a parlare male di qualcuno, vengo spedita in camera mia senza cena."

    "Non ti scaldare, amore. Puoi parlare male di chiunque vuoi... tranne che di Cecily."

    "Perchè? Cos’ha di così speciale?" chiese lei, chiedendosi come mai se la prendesse in questo modo.

    "Non sono affari tuoi."

    Buffy singhiozzò.

    "Va bene allora. Vai a farti la regina delle sgualdrine, come vuoi. Troverò da sola la strada di casa."

    Spike la guardò mentre si girava sui tacchi e si dirigeva di nuovo verso la cucina. Quando aveva sentito che Cecily Price provava ancora dei sentimenti per lui, aveva deciso di cogliere l’occasione di tornare a fare coppia fissa con lei. Naturalmente provava ancora qualcosa per la ragazza, ,ma la sua priorità era quella di togliersi Buffy dalla testa. Non aveva intenzione di farla arrabbiare, ma aveva capito che forse era l’unico modo. Aveva amato Cecily un tempo, non era un’idea poi così assurda la sua. Forse più tempo avrebbe passato con lei, e più i sentimenti che provava per Buffy sarebbero diventati soltanto platonici. Comunque questo era il piano.

    Lui sospirò, e si diresse di nuovo verso il suo appuntamento della serata.

    ~~~

    Buffy era livida per la rabbia. Non ne sapeva esattamente il perché, ma lo era. Che ci vedeva poi Spike in quella snob anoressica e altezzosa? Arrrgh...

    "Hey, Riley," disse lei, picchiettandogli sul braccio.

    "Si?"

    "Quella roba che mi hai dato prima... posso averne ancora?"

    "Il Bacardi?"

    "Si, penso di aver cambiato idea riguardo al fattore schifezza. Non è poi così male," mentì lei.

    Riley ghignò, e si alzo in piedi sulle gambe muscolose.

    "Sicuro, piccola. Vieni con me," le disse lui.

    Buffy lo seguì attraverso il soggiorno, il suo cuore che cominciava a battere forte. In che guaio si stava cacciando? Si stava per ubriacare, ecco cosa. In una situazione potenzialmente molto pericolosa, visto che la casa era piena di ragazzi ubriachi. Non era sicura di cosa avrebbe potuto fare in uno stato di non lucidità mentale.

    "Sei sicura di reggerlo?" chiese lui, porgendole il liquido trasparente.

    Buffy inghiottì a fatica, e prese il bicchiere con le mani che le tremavano. "Certo. Ci sono più che abituata... Bè, abituata a non bere a dire il vero. Ma come si dice, c’è una prima volta per tutto!" cinguettò lei, portandosi il bicchiere alle labbra.

    "Ecco che si comincia," sorrise lui suggestivamente.

    Prima di pensare a qualsiasi cosa, lei alzò il bicchiere e lasciò che il liquido le scivolasse giù per la sua gola sensibile. Sentiva come se stesse bruciando dall’interno, ma si limitò a chiudere gli occhi e continuò a mandare giù il liquido. I suoi sensi erano in fiamme. Lacrime scivolano sulle sue guance. La sua testa era leggera. Ma continuò a bere, la determinazione ancorata nella sua testa. Non aveva ancora capito dove voleva arrivare, ma ovunque fosse, ora era questa l’unica cosa che contava.

    Riley la guardava semplicemente in ammirazione, mentre beveva il liquore. Non aveva mai visto una ragazza comportarsi in quel modo... specialmente una come Buffy Summers. Subito una folla si riunì intorno alla biondina incoraggiandola a bere. Tutto ciò non fece che rafforzare la determinazione di Buffy che continuò a forzare il liquore giù per la gola. Cercò di concentrarsi su tutto tranne che su quel veleno che le stava invadendo il corpo.
    Le boy band. Mr. Gordo. Le lezioni di Storia. I biscotti con le goccie di cioccolato. Willow. Dormire.
    Passò poco che teneva in mano un bicchiere vuoto, e il suono di applausi e urla le riecheggiarono nelle orecchie. Si sentiva come se stesse per morire, ma si aggrappò velocemente alla prima cosa che aveva vicino, che in questo caso era il braccio di Riley. Lui la tenne in piedi, con un sorriso enorme sul viso.

    "Quello si che è stato un vero show," si complimentò lui. "Che ne dici di un’altro?"

    "Huh? Andare dove?"

    "Amico, è già partita!" strillò qualcuno dalla folla.

    Buffy sentiva come se le parole la colpissero velocemente e lo stomaco stesse per uscire dal suo corpo. Fu sopraffatta da un senso di vertigine e nausea e lottò per mantenere la vista lucida. Non aveva la minima idea che il liquore avrebbe fatto effetto così in fretta. Si appoggiò al corpo di Riley e cercò con tutta se stessa di mantenere l’equilibrio e tutte le sue funzioni motorie. Non era per niente facile.

    "Sembra che tu abbia bisogno di stenderti, Buffy," commentò Riley. "Ci sono, uh, un paio di camere libere di sopra. Ti posso portare su se vuoi..."

    "No... no," si rifiutò lei. "S – Sto benissimo."

    Con un respiro profondo, lasciò il braccio di lui e cercò di rimanere in piedi da sola. Nonostante gli effetti vertiginosi del liquore si facessero ancora sentire, si sentì un pò più aggressiva; come se non avesse più inibizioni. Nonostante le sensazioni fossero un pochino confuse e accecanti, era meraviglioso. Era come se fosse finalmente uscita dal suo nascondiglio dove era rimasta per anni.

    "Sei sicura?" riprovò lui. "Sembri un pò --"

    "Ubriaca!" finì lei per lui, barcollando nel dirlo. "Sono una Buffy super ubriaca!"

    Sorrise felice e si appoggiò a Riley per mantenere l’equilibrio.

    "Lo vedo," annuì lui, guardandole il suo vestitino. "Vuoi ballare?"

    "Certo! Ballare è divertente e un’esperienza esilarata!" lo informò, un ghigno felice sul volto. Poi lei aggrottò le sopracciglia. "Esi-la-ran-ran-te..."

    "Esilarante?" suggerì lui.

    "Si! Ecco qual’era quella parola!"

    "Bene allora. Andiamo."

    Ma prima che lui le prendesse la mano, lei lo abbracciò sulla vita avvicinandolo e dirigendolo al centro della pista. Arrivati a destinazione, Buffy schiacciò il suo corpicino contro quello di lui. Un gruppo di ragazzi rozzi si avvicinò, e prima che Buffy se ne accorgesse fu tirata da una parte all’altra. Pima stava ballando con Riley, poi si era ritrovata a ballare con un ragazzo dai capelli color sabbia, poi Angel era apparso dal nulla, poi un ragazzo dai capelli rossi, poi...

    Spike?

    "Per l’infermo maledetto," borbottò lui, portando via Buffy dal gruppo di persone che la circondava. "Avevi detto che non avresti bevuto!"

    "Tua! Tua... è colpa tua, signorino!" lo minacciò lei, i suoi occhi spalancati.

    Si liberò dalla stretta protettiva di lui, finendo per perdere l’equilibrio e cadendo sul sedere.

    "Ow! Guarda che cosa hai combinato, tu stupido ... stupido ragazzo!"

    Spike ruotò gli occhi, e si abbassò per aiutarla a rialzarsi.

    "No! Non osare toccarmi in alcun modo!"

    "Amore, sto solo cercando di aiutarti," sospirò lui.

    "Posso fare da sola."

    Ci provò. E fallì. Lui si abbassò di nuovo, ma lei sgattaiolò via.

    "Vuoi smettere di fare la difficile, per favore!" domandò lui.

    "Non credo!"

    "Come vuoi allora."

    E detto questo si allontanò, lasciando un’incasinata Buffy seduta a terra.

    "Spike!" lo chiamò lei.

    Lui la ignorò e continuò a camminare. Buffy sbuffò e si aggrappò ad un tavolo per riuscire ad alzarsi. Ce l’aveva quasi fatta, ma le sue ginocchia cedettero all’ultimo secondo e si ritrovò di nuovo stesa sul tappeto del soggiorno di Angel.

    "Maledizione," imprecò lei, sentendosi indifesa come non mai. Perché non aveva lasciato che Spike l’aiutasse?

    "Ecco dove eri finita. Pensavo fossi scappata via," la voce di Riley si fece strada nelle sue orecchie.

    Girò la testa pigramente nella sua direzione.

    "Sono caduta," piagnucolò lei.

    "Aww, che brutta cosa, vero?"

    Lei annuì con la testa.

    "Va tutto bene. Ci sono io qui," la confortò lui, aiutandola a rialzarsi.

    Buffy ondeggiò un poco, ma alla fine riuscì a mettersi in piedi. Be, più o meno. Stava per dirigersi verso il divano del soggiorno vicino ma fu improvvisamente spinta nella direzione opposta.

    “Dove stiamo andando?” chiese lei, le parole che faticavano ad uscire.

    Riley non rispose. Al contrario, le rivolse un ghigno e la tenne contro di se, mentre la portava su per le scale. Entrarono in una stanza vuota, e quando Buffy sentì la porta chiudersi dietro di lei, capì e i suoi occhi si spalancarono.

    Uh-oh, pensò lei, quando il suo corpo riconobbe la sensazione del morbido materasso sotto di lei.

    TBC
     
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    CAPITOLO 15: Conseguenze


    Oh no. Non va bene.

    Strillò la mente di Buffy a se stessa imponendosi di alzarsi e di correre via da Riley Finn, ma non riusciva a muovere le gambe. Erano come paralizzate, come del resto lo era il resto del suo povero corpo intossicato. La testa le girava e il cuore cominciò a martellarle nel petto, non appena il ragazzo massiccio scese su di lei, la lussuria gli scintillava negli occhi scuri. Posò subito le sua mani sul vestito di lei, accarezzando lascivamente il tessuto morbido e fino.

    "Feramti! No! Allontanati da me!" strillò lei, cercando con tutte le forze che aveva, di liberarsi.

    "Shh," cercò di persuaderla lui.

    "Riley! ALLONTANATI DA ME!"

    Le lacrime ora scendevano copiose sul viso spaventato di lei, mentre lui faceva scivolare le sue mani vogliose lungo il suo corpo scosso dai singhiozzi.

    "Non fare così, Buffy. Sto solo cercando di divertirmi un pò," ghignò lui.

    "Ti prego! Ti prego, fermati!" lo supplicò lei, la disperazione che inondava le sue parole. "Basta!!"

    "No," disse semplicemente lui.

    "Oww! No! Non farlo!"

    In un momento di panico, Buffy riuscì a liberare un mano, e lo graffiò con violenza all’occhio. Riley urlò dal dolore, dando a Buffy l’opportunità di alzarsi dal letto. Si alzò a stento e raggiunse la porta stringendo il pomello tra le mani, spaventata.

    "Tu piccola puttana!" strillò lui, prendendola per i capelli e dandole uno schiaffo.
    Lei tremò e cercò di liberarsi dalla sua presa ferma, mentre la spingeva nuovamente sul letto.

    "Ora, puttana, se stai ferma ti prometto che sarò gentile," le disse lui, cominciando ad alzarle il vestito fino alla vita.

    "NO!! Riley, ti prego!"

    Quando vide che lui cominciava a sbottonarsi la cinta, il terrore si impossessò di lei che emise un grido terrorizzato. Gli occhi di Riley si spalancarono e andò subito a coprirle la bocca con la mano insanguinata con cui si era coperto l’occhio ferito.

    "Chiudi quella boccaccia, cazzo!" ordinò lui.

    Buffy non riusciva a respirare. La sua mano forte non lasciava che l’ossigeno entrasse nel suo organismo. La paura si vece strada nelle vene al pensiero che questa potesse essere la fine. Ma prima che lui rimuovesse la mano, Buffy la morse più forte che poteva, fino a che non sentì il sapore salato del sangue sulla lingua. Un altro urlo di dolore scappò dalla bocca dell’uomo sopra di lei che prese la mano ferita nell’altra per l’agonia, imprecando e strillando.

    Buffy usò tutte le forze che le erano rimaste e fece un’altro salto nella direzione della porta della camera. Non appena la mano di lei raggiunse il pomello della porta, sentì Riley prenderla per la vita. Pensando veloce, prese una lampada che era lì vicino e la scaraventò più violentemente che poteva sulla testa di lui. Cadde al suolo, svenuto.

    Con un respiro profondo, la bionda traumatizzata spalancò la porta e si catapultò fuori nel corridoio, finalmente libera dal suo assalitore. Le coppie che stavano lì a baciarsi le riservarono delle occhiatacce per poi dirigersi in altri posti per restare indisturbati. Buffy fece di tutto per rimanere concentrata, nonostante il suo cervello in over-dose di alcool avesse tutt’altri piani. Poteva a malapena vedere davanti a lei mentre attentamente si faceva strada giù per la grande scala di legno. Per pura fortuna, riuscì ad arrivare in fondo alle scale e vide un piccolo divano nell’angolo. Facendo appello a tutte le forze che le erano rimaste in corpo, lo raggiunse per poi mettersi seduta e accoccolata contro un piccolo cuscino. Prima di accorgersene, i suoi occhi si chiusero e il sonno prese il sopravvento.

    ~~~

    Buffy riaprì le sue palpebre pesanti dopo un pò, per scoprire che la maggior parte degli invitati erano crollati sulle varie sedie o sui divani. Diede un’occhiata all’orologio digitale che le era di fianco e i suoi occhi si spalancarono per l’orrore, quando lesse che erano le 4:32.

    "Merda! Mamma MI UCCIDERA’" mormorò a se stessa.

    Ma non appena alzò una mano per spostare una ciocca di capelli dal viso, i ricordi la investirono come un macigno. Il suo stomaco si contorceva al ricordo di quello che le era successo quella notte. Avevano cercato di violentarla. Un giocatore di football stupido e mezzo ubriaco aveva cercato di violentarla. Un ragazzo di cui lei si era fidata.
    Il suo stomaco si contorse di nuovo, e questa volta perché l’alcol che aveva trangugiato aveva decido di uscire a giocare. Buffy barcollò immediatamente in avanti, vomitando tutti i contenuti del suo stomaco sul tappeto persiano di Angel. Brontolò immediatamente per il disgusto, ma decise di scaraventarsi fuori di lì prima che qualcuno la vedesse.

    In piedi sulle sue gambe deboli, Buffy si diresse lentamente verso la porta principale. La spalancò ed uscì, passando inosservata.

    Probabilmente non era molto saggio da parte sua camminare fino a casa da sola, considerando che avevano già provato a violentarla quella notte, ma davvero non aveva scelta. Spike se n’era andato da un bel pezzo, il suo appuntamento psicopatico probabilmente era ancora svenuto. O magari anche morto, per quello che le importava. Scrollò le spalle, e cominciò a camminare a passo veloce lungo il sinistro marciapiede.

    Erano passati venti minuti, e lei era già arrivata davanti alla casa di Spike. Notò che la luce della sua camera era ancora accesa, e decise di salire da lui piuttosto che tornare a casa. Se sua madre avesse saputo che era tornata a casa alle cinque della mattina, ci sarebbero stati molti problemi. Ma se invece fosse stata fuori tutta la notte, avrebbe potuto raccontarle che si era semplicemente addormentata a casa di Willow o qualcosa del genere.

    Con un sospiro, Buffy si arrampicò sulla scala a pioli che portava alla camera di Spike, ignorando il martellante mal di testa che le teneva compagnia come conseguenza delle sue follie ubriache della notte passata. Quando raggiunse la finestra, afferrò il chiavistello e lo alzò, aprendò così il pannello di vetro. Goffamente entrò nella stanza illuminata e sospirò per il sollievo appena piantò i suoi piedi al pavimento

    "Ow..." mormorò lei, massaggiando la sua testa dolorante.

    Sopirò di nuovo e si diresse verso il letto, sedendosi sulla superficie morbida. Abbracciandosi leggermente, diede un’occhiata alla stanza, aspettando che Spike tornasse. Non appena fece scivolare il suo sguardo sui vari poster e le varie cianfrusaglie che riempivano la sua stanza disordinata, focalizzò la sua attenzione sul piccolo cestino dell’immondizia accanto all’armadio. Lentamente si alzò, avvicinandosi per guardare meglio. Quando capì quello che conteneva, la nausea la investì di nuovo e si diresse velocemente verso la finestra aperta.

    Un preservativo! Un preservativo USATO! Nel cestino dell’immondizia di Spike! Oh dio...

    Ma prima che uscisse, una voce femminile la interruppe.

    "Um, posso aiutarti?"

    La testa di Buffy si girò ed eccola lì: Cecily, che indossava solo una delle vecchie magliette di Spike. Facendo fatica a respirare rimise all’interno della stanza la sua gamba destra.

    "Oh, Io volevo, uh... vedere Spike," rispose sinceramente, guardando dapperttutto tranne che alla ragazza svestita e magra che le stava di fronte.

    "Capisco. E così alla cinque di mattina hai decisono di arrampicarti nella sua stanza?" chiese lei, alzando uno dei suoi sopraccigli perfetti.

    "Hum, si?"

    "Interessante. Te lo vado a chiamare."

    "No! V – voglio dire, no... non ce n’è bisogno . Io vado. Non dirgli nemmeno che sono stata qui," disse lei, girandosi sui tacchi di nuovo.

    Ma fu di nuovo fermata, quando uno Spike senza camicia entrò nella stanza. Quasi cadde quando la vide. Non solo era sorpreso di vederla nella sua camera a quell’ora della mattina, ma il suo vestito era strappato, i suoi capelli un casino, e aveva un livido viola che non prometteva niente di buono sotto il suo occhio sinistro.

    "Buffy?" chiese lui, a bocca aperta.

    "Hey," disse semplicemente lei. "Sono venuta qui. Io, um, non avevo nessun passaggio..."

    Spike guardò in basso, sentendosi colpevole.

    "Stavo andando a casa, ma mamma mi avrebbe scoperto. Pensavo che forse avrei potuto... bè, sai, stare qui per un paio di ore. Ma mi sembri impegnato, quindi me ne vado."

    Si girò per andarsene per quella che era la terza volta, ma Spike si scaraventò in avanti e le prese un braccio.

    "Buffy, cosa ti è successo?"

    Il suo viso strillava quanto fosse preoccupato, e Buffy inghiottì a fatica.

    "Come-come fai a sapere che è successo qualcosa?”

    "Bè, il livido grande e ambiguo che hai sul viso parla da solo..."

    "Giusto. La mia sbadataggine. Hai ragione. N-niente di grave comunque."

    "Mi sembra un po’ troppo doloroso per non essere niente, passerotto."

    E così inconsciamente lui alzò una mano, accarezzando gentilmente il viso dolorante di lei, guardando come chiudeva gli occhi in risposta.

    "Um, vi dispiace?" obbiettò Cecily, picchiando il suo piede impazientemente sul pavimento di legno di Spike, rovinando così il momento.

    Spike ruotò gli occhi e si girò per affrontarla. Le braccia di lei erano sui fianchi e non sembrava poi così contenta.

    "Io avrei molte altre cose da fare proprio ora, grazie mille. E non ho alcuna intenzione di stare qui a guardarvi mentre voi due vi fate gli occhi dolci.”

    Buffy arrossì e si allontanò dall’uomo di fronte a lei. L’uomo che era stato ovviamente molto più che intimo con l’orribile Cecily Price.

    "Se non ti dispiace, Cec, noi abbiamo finito, hai fatto quello che eri venuta a fare, quindi è meglio se te ne vai," la informò lui. "Ne parliamo domani."

    A Cecily ovviamente non piacque come si erano sviluppate le cose, ma non disse niente, si infilò le i suoi sandali neri, prese con violenza la sua borsa e la sua giacca, e si catapultò fuori dalla camera di Spike. Ci fu silenzio per un po’ fino a che la porta d’ingresso non fu sbattuta e si sentì il suono di un motore in lontananza.

    "Dimmi cosa ti è successo," disse Spike, conducendo Buffy al suo letto.

    Lei si allontanò.

    "Preferisco stare in piedi."

    "Va bene."

    Ci fu di nuovo silenzio, fino a che Buffy decise di cambiare argomento.

    "Hai fatto sesso con lei," lo accusò, incrociando le braccia al petto.

    "Si l’ho fatto."

    "Perchè?"

    "E da quando sono affari tuoi?"

    Buffy borbottò e si appoggiò alla parete. Spike aveva ragione. Non erano affari suoi. E quindi perché le importava così tanto?

    "Non. E’ solo che..."

    "Si?"

    "Niente. Non è niente. Posso andarmene?"

    "No fino a che non mi dici per quale motivo il tuo viso è dipinto di tutti quei bei colori," insistette lui, rilassandosi su letto e appoggiandosi sulle braccia.

    "Spike, sto bene. Ho solo bevuto troppo e sono finita con il cadere dalle scale. Ecco tutto."

    "Davvero?"

    "Si, davvero. Ora se non ti dispiace, dovrei tornare a casa," gli disse lei, girandosi per andarsene.

    "E tua madre?"

    "Mi inventerò qualcosa."

    Prima che lui potesse trattenerla, Buffy stava uscendo dalla finestra di nuovo. Non lo degnò nemmeno di uno sguardo, mentre scendeva la scala a pioli e si incamminava nella notte.

    Spike stava seduto semplicemente, confuso dalle sue emozioni contrastanti. Aveva fatto un errore andando a letto con Cecily, e in qualche modo sapeva già come sarebbe andata prima ancora di farlo.
    Cecily era parte del suo passato; una parte che non avrebbe più potuto essere vissuta. Inoltre le ragioni per cui era stato con lei quella notte erano totalmente egoiste e sbagliate. L’aveva usata per togliersi dalla testa Buffy Summers. Ma passare una notte priva di emozioni con qualcuno non era sicuramente il modo migliore per farlo.
    I suoi pensieri andarono poi alla reazione che Buffy aveva avuto verso lui e Cecily. Poteva giurare di aver visto la gelosia negli occhi di lei. Ma per quale motivo avrebbe dovuto essere gelosa? Lei aveva Riley Finn. Il grande soldatino muscoloso e zoticone, indegno di essere considerato un fidanzato per qualsiasi ragazza. Ma lui non aveva voce in capitolo. Se Buffy aveva dei sentimenti per Riley, era affar suo. Lui non poteva dissuaderla dai suoi sentimenti. Così come non poteva cambiare i suoi.

    Si ma cosa provava lui? Gli importava di Buffy. Era attratto da Buffy. E soprattutto, provava dei sentimenti per Buffy Summers che andavano ben aldilà del platonico. E sarebbe stato costretto a convivere con questi sentimenti fino a che non sarebbero a poco a poco scomparsi.
    Non l’avrebbe forzata, lei meritava molto di meglio. Diamine, nessuno uomo sarebbe mai stato alla sua altezza. Ma non era quello il punto. Il punto era che lui aveva tormentato la vita di lei per tutti quegli anni facendola sentire meno di niente. Non è qualcosa che si perdona e dimentica facilmente. Forse lei ci era riuscita, ma lui no. Non ce la faceva. Il modo in cui l’aveva trattata era imperdonabile, ed era qualcosa con cui avrebbe dovuto convivere. Nonostante tutto, non riuscì a trattenere una risata all’ironia della situazione.

    Era finito per capitolare per l’unica ragazza che non avrebbe mia potuto avere.

    CAPITOLO 16: Il mattino dopo

    "Elizabeth Anne Summers!" arrivò la voce autoritaria della signora Summers.

    Buffy si fece piccola per la paura, fermandosi a metà strada sulle scale. Aveva pensato che sgattaiolare dentro in silenzio e precipitarsi in camera sua sarebbe stato un buon piano, ma ovviamente Joyce la pensava diversamente.

    "Ciao, Mamma," provò lei.

    "In nome di Dio, cosa credi di fare signorina?"

    "Andare a letto?"

    "Buffy, sono le 5:30 del mattino! Dove sei stata tutta la notte?!"

    Lei sospirò e tornò indietro scendendo le scale, per fronteggiare la madre che la aspettava sotto.

    "Mi dispiace. Mi sono addormentata."

    "Sono stata male da quanto ero preoccupata!"

    "Lo so, lo so. Mi dispiace davvero tanto."

    "Questa non sei tu!"

    Buffy abbassò lo sguardo sui suoi piedi, le lacrime che si facevano strada nei suoi tristi occhi verdi. Aveva fatto davvero un gran casino.

    "Buffy, cos’hai sulla faccia?" chiese lei, precipitandosi ad accendere la luce.

    Gli occhi della ragazza si spalancarono per la paura, e cercò di coprire i segni evidenti sul suo viso.

    "Non è niente mamma. Sono solo tanto stanca. Buona notte!" provò a evadere lei, tornando a salire le scale.

    "Tesoro, qualcuno ti ha fatto del male?"

    Lei gelò, ingoiò un boccone amaro, e si girò.

    "No, Mamma. Nessuno mi ha fatto del male. S – Sono solo caduta," mentì lei.

    "Bè, fammi vedere."

    "Mamma, ti prego. Possiamo parlarne più tardi? Sono così stanca," la supplicò Buffy.

    Joyce sospirò.

    "E va bene. Vai a riposarti. Ma non finisce qui. Prevedo che qualcuno qui sarà in punizione minimo per due settimane."

    Buffy annuì e si diresse verso la sua stanza. Quando finalmente fu al sicuro nella sua piccola dimora personale, chiuse la porta e si appoggiò contro di essa. Le lacrime ora scendevano libere sulle sue guance sporche, fino al livido freddo. Strizzò chiusi gli occhi, e si lasciò scivolare sulla porta, nascondendo il viso tra le sue ginocchia. Rimase in quella posizione per quasi un’ora, piangendo con tutto il suo cuore. Quando le sue lacrime infine cominciarono a diminuire, un leggero bussare alla finestra catturò la sua attenzione. Subito sollevò la testa, e sospirò quando vide Spike dall’altra parte del vetro. Ora come ora non se la sentiva proprio di affrontarlo.

    Riluttante portò il suo corpo stanco in posizione eretta, e lentamente si avvicinò alla finestra. La aprì e Spike entrò nella stanza.

    "Che cosa ci fai tu qui?" chiese lei, la voce rauca per aver pianto così a lungo.

    "Volevo controllare che stessi bene. Non mi sembra proprio..." ammise lui, chiudendo la finestra dietro di se.

    Buffy ruotò gli occhi e ritornò dietro la porta. Spike la seguì subito sedendosi al suo fianco. Notò gli occhi gonfi di lei e si chiese cosa fosse successo realmente quella notte.

    "Non dovresti essere qui, Spike. Voglio stare da sola."

    "Ti ho lasciato sola prima e guarda il risultato," le ricordò lui.

    "Molto meglio. Tu va nella tua camera io resterò nella mia."

    "Non poi così meglio, visto il tuo sguardo..."

    Buffy chiuse gli occhi, spingendo indietro la rabbia.

    "Tu non sai niente di quello che è successo stanotte," lo informò. "Eri troppo occupato con la tua puttana immagino."

    "Hai ragione. E’ così."

    Lei lo guardò.

    "Bè, è già qualcosa..." bofonchiò lei.

    "Buffy, mi dispiace averti lasciato sola. Ho fatto un terribile errore. Avrei potuto causarti un sacco di guai e --"

    "Bè, lo hai fatto."

    Spike si accigliò, e guardò Buffy che si alzava e si avvicinava al suo letto. In un attimo fu in piedi e la fece girare per poterla fronteggiare.

    "Cosa è successo?" chiese lui, quasi spaventato di ricevere la risposta che si aspettava. "Riley ti ha fatto del male?"

    Lei liberò il suo braccio, ma lui se ne impossessò di nuovo. La collera era evidente nei suoi occhi, facendo rannicchiare Buffy leggermente per la paura.

    "No," mentì lei. "E ora lasciami."

    "Maledizione, Buffy! Dimmi cosa è successo."

    "No!" pianse lei, sentendo la sua determinatezza scivolare via.

    "Amore --"

    "Non sono il tuo "amore"! E ora ti prego, lasciami sola! Voglio stare da sola!"

    Spike lasciò andare il braccio di lei. Lo poteva vedere. Lo poteva vedere nei suoi occhi. Riley le aveva fatto del male.

    "Io lo uccido!" urlò lui, precipitandosi verso la finestra.

    Buffy fu subito dietro di lui per fermarlo, il panico che cresceva.

    "No, no! Spike, non puoi! Lui – lui non voleva farlo... lui..."

    E quello fu tutto. Buffy alla fine si spezzò.

    "Lui... ha provato a violentarmi..."bisbigliò infine, le lacrime che le inondavano il viso.

    All’improvviso le sue gambe non furono più in grado di sostenerla, e cadde per terra, portando Spike con se. Nascose il suo viso nello spolverino di lui, non volendo dargli a vedere quanto si vergognasse.

    Spike sentì come se qualcuno lo avesse colpito alla gola. Aveva quasi permesso che Buffy venisse violentata. A causa del suo egoismo, testardaggine e stupidità, l’aveva ferita. Non direttamente, e non intenzionalmente certo, ma l’aveva fatto. E ora lei era lì, che piangeva sul suo grembo come se lui potesse in qualche modo riportare indietro il tempo ed aggiustare le cose. Ma lui non poteva. Poteva soltanto tenerla stretta, far scorrere le mani su capelli intrecciati di lei, e, dispiaciuto, riempire di baci il suo viso rigato dalle lacrime.

    Buffy lo tenne ancora più stretto, non volendolo lasciare mai più. Era al caldo e al sicuro, e capì che poteva perdersi in quel suo abbraccio così protettivo. Lei non dava la colpa a lui per quello che era successo. Era lei quella che aveva deciso di bere, ed era stata lei a non volere il suo aiuto quando invece ne aveva bisogno. Se solo lo avesse lasciato fare, niente di tutto questo sarebbe successo. Quel pensiero non fece altro che portare con se una nuova ondata di dolore, e così lei continuò a piangere e tremare nella braccia di lui.

    "Oh dio, Buffy, mi dispiace così tanto..." si scusò lui, il respiro caldo di lui sulle sue orecchie che la faceva tremare leggermente.

    Buffy alzò lo sguardo su di lui, e notò il suo sguardo intenso. Poteva vedere dai suoi occhi quanto si sentisse responsabile di tutto ciò.

    "Non è colpa tua," bisbigliò lei. "Sono io ad aver fatto uno stupido errore. Mi sono ficcata in una situazione compromettente e --"

    Ma prima che potesse finire la frase, le labbra di Spike avevano sfiorato le sue dolcemente. Soltanto il leggero tocco della bocca di lui sulla sua, le fece incendiare il corpo. Chiuse gli occhi, aspettando, sperando in qualcosa di più... ma non ci fu niente. Spike si stava allontanando da lei, ma Buffy si avvicinò di nuovo fino a che le loro labbra non si toccarono ancora.

    Spike gemette a quel contatto. Le sue intenzioni erano quelle di darle un bacio dolce, niente di più, per confortarla, ma Buffy ovviamente lo aveva scambiato per qualcos’altro. Rimasero in quella posizione per quello che sembrarono ore, le loro labbra che indugiavano le une contro le altre. Ma nessuno dei due fece qualcosa per approfondire il bacio. Rimasero semplicemente seduti, gli occhi chiusi godendosi quel momento di pura beatitudine.

    Fu Spike il primo ad allontanarsi. Alzò una mano e gentilmente le accarezzò la guancia, guardandola mentre riapriva gli occhi.

    "Io mi preoccupo per te, Buffy," le disse lui, la voce a mala pena udibile.

    Non sapeva nemmeno lui cosa volesse dire con quella frase, o perché l’avesse pronunciata, sapeva solo che era la pura verità.

    "Lo so," disse lei, sempre dolcemente. "Siamo di nuovo amici... giusto?"

    "Certo. Amici per sempre," sorrise lui, ricordandosi del loro patto d’infanzia.
    Nonostante tutto quello che era successo quella notte, non riuscì a trattenere un piccolo sorriso nostalgico.

    "Amici per sempre," ripeté lei.

    Per un pò ci fu silenzio, mentre Buffy si sdraiava sul suo letto e Spike si sedeva al suo fianco. Nessuno dei due accennò al bacio, perché entrambi sapevano quale fosse il suo significato. Era stato un conforto. Ma molto più importante, una connessione tra loro. Un legame rinnovato tra i due, che avrebbe richiesto molto più che una sfida di popolarità giovanile per essere infranto. La loro precedente amicizia era stata ufficialmente ristabilita ed entrambi l’avevano capito.

    Spike sospirò nel bel mezzo del silenzio confortevole, e improvvisamente realizzò qualcosa.

    "Uh, passerotto?"

    "Hmm?"

    "Cosa è successo a Finn?"

    Per sue sorpresa, la faccia di Buffy si illuminò.

    "L’ho preso a calci in culo," esclamò lei.

    Lui la guardava a bocca aperta.

    "Ma, amore, sei alta solo un paio di..."

    "Cosa? Non continuare! Sono altra 1.59!"

    "Va bene! Ma... eri ubriaca!"

    "Hey, non ho mai detto che sia stato facile!" gli ricordò lei.

    Spike ghignò.

    "Bene, è questa la mia ragazza. Ho sempre saputo che nascondevi un po’ di violenza dentro te stessa."

    Lei ruotò gli occhi.

    "Certo che lo sapevi. Perdevi sempre quando giocavamo ai Supereroi."

    "Ti lasciavo vincere!" cercò di scusarsi lui.

    "Uh-huh. Certo. E quindi il"No! Ti prego non impalettarmi! Farò qualsiasi cosa!" era tutto un bluff?"

    "Eccome se lo era!"

    Lei rise.

    "E va bene. Basta a rubarti i punti nel macho-contest," si addolcì lei. "Ma solo se terrai bene a mente che posso schiacciarti quando voglio."

    "Pfft!"

    "Pfft un cavolo! E lo sai!"

    "Non credo, Summers. Mi sembra che tu ti stia dimenticando il fatto che io sia stato la star della squadra di basket per due anni di fila."

    "E a me sembra che tu ti stia dimenticando il fatto che ho recentemente steso quello che è stato il migliore giocatore di football per quattro anni di fila, e che tra l’altro ero ubriaca!"

    "E va bene allora," decise lui, preparandosi a farle una proposta. "Andiamo, proprio qui, ora. Vediamo cosa sai fare."

    "Cosa? Ora?!"

    "Mi hai sentito."

    "Ma... mia madre è di sotto. Ci sentirà di sicuro. E tra l’altro non siamo nemmeno pronti."

    "Pronti?"

    "Sicuro. Non hai addosso i denti."

    "Per l’inferno maledetto! Non ho la minima intenzione di mettermi alcune zanne finte da checca."

    "E va bene. Io allora non indosserò i pantaloni di pelle."

    Gli occhi di lui scintillarono.

    "Pantaloni di pelle hai detto?"

    "Eh si. Tutte le Cacciatrici devono indossare pantaloni di pelle," spiegò lei.

    "E tu come lo sai?"

    Lei scrollò le spalle.

    "L’ho letto in qualche chatroom una volta."

    "Allora, va bene. Indosserò i denti."

    "E il mantello!"

    "Per l’Inferno no!"

    "Aww, andiamo, Spike! Devi!"

    "Non hai speranze, Summers!"

    Buffy piagnucolò.

    "Per favore?" provò lei, facendo sporgere il labbro inferiore in un delizioso broncio.

    "Al diavolo..."

    "Yay! Sei il migliore!" squittì lei.

    "Si, si. Allora, qual’è la scommessa?"

    "Scommessa?"

    "Bè, se vinco io, che ci guadagno?"

    "Gesù Spike, sicuro di te stesso eh? Non saprei, che vorresti tu?"

    "Humm, il discorso di prima sarà chiuso per sempre..."

    “Mi sembra giusto. Ma se vinco io, dovrai portare Willow al ballo di fine anno."

    Spike spalancò gli occhi.

    "Per l’Inferno maledetto! Sei diventata pazza?!"

    "No, affatto," insistette lei. "So per certo che ha una cotta segreta per te sin dal primo anno di liceo, anche se non lo ammetterebbe mai. E poi, nessuno l’ha ancora invitata."

    "Buffy..."

    "Cosa? Willow è carina! E dolce! Ed è la mia migliore amica. Quindi dovrai invitarla."

    "E tu con chi andrai?"

    "Io non vengo."

    "E perchè no? E’ il ballo dell’ultimo anno."

    "Si, lo so. Solo non fa per me... io non ballo," scrollò le spalle lei.

    "E’ così eh?" ghignò lui.

    Buffy rabbrividì al famigerato sorrisetto del biondo. Non portava mai a nulla di buono.

    "Oh dio, che c’è?" si fece piccola lei.

    "Se vinco io, dovrai partecipare alla competizione per diventare reginetta del ballo."

    Lei impallidì.

    "Oh, mio dio! Spike! Tu sei pazzo!"

    "Tanto quanto te, passerotto."

    "Non direi! E comunque no, non lo farò mai!"

    "E va bene allora. Va tutto all’aria."

    "Arrrgh!"

    Spike sorrise.

    "Sei carina quando ringhi."

    "Sta zitto," disse lei scherzosa, ruotando gli occhi. "E va bene. Ci sto. Ma non ha importanza, perché vincerò comunque io!"

    "Si si, come vuoi Summers. Se lo dici tu..."

    TBC :wub:
     
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    CAPITOLO 17: Vecchie Abitudini

    Era ora.

    Joyce stava facendo la sua spesa settimanale e Buffy stava aspettando impaziente sul divano, facendo girare nelle sue mani un cucchiaio di legno. I suoi pantaloni di pelle erano alquanto scomodi, guardò l’orologio, aspettando che la sua nemesi arrivasse. Non vedeva l’ora di accertarsi se lui avesse indossato veramente i denti e il mantello, ed aveva l’ardente desiderio di fargli una foto e stamparne molte copie.

    Non passò molto che una Mustang nera scintillante si fece strada nel suo vialetto e Spike bussò alla porta

    Maledizione! Non indossava il suo costume.

    Buffy gli aprì la porta con uno sguardo torvo sul viso. Spike come risposta le sorrise semplicemente ed entrò in casa.

    "Spike! Dov’è la tua roba?"

    "Quale roba?"

    "Lo sai, gli accessori da vampiro cattivo?"

    "Non so di cosa tu stia parlando..." finse lui innocente.

    Buffy sospirò.

    "E va bene. Farò finta di niente. Ma facciamola finita in fretta, perchè io in teoria dovrei essere in punizione."

    "In punizione? Tua madre ha scoperto che sono venuto da te l’altra notte?"

    "Oh, no. Non è per quello. E’ per via del fatto che sono stata fuori fino alle prime luci del mattino. Sai, questo genere di cose non sono bene accette dai genitori."

    "Hai ragione," annuì lui, che si incamminò verso la cucina, le mani nascoste nelle tasche dei jeans.

    Buffy aggrottò le sopracciglia e lo seguì.

    "Non facciamo quella cosa in cui io ficco un paletto di legno appuntito nel tuo petto?" chiese lei, guardandolo mentre cercava qualcosa nel frigorifero. "O più semplicemente potremmo fare dei sandwich..."

    "Scusa , amore. Ho un certo languorino, tutto qui," rispose lui, prendendo un po’ di formaggio e carne dal ripiano del frigo. "Ti unisci a me?"

    "In verità ho già mangiato," ammise lei.

    "Come vuoi."

    Buffy si mise a sedere al suo tavolo della cucina, seguita subito da Spike che aveva finito a prepararsi il suo spuntino. Prese posto di fronte a lei e bevette un pò di latte dal bicchiere che si era preparato.

    "Lo fai normalmente? Intendo saccheggiare i frigoriferi degli altri?"chiese lei, un sorriso sul suo viso.

    "No solo con te, passerotto," disse lui, dando un morso al sandwich.

    Realizzando quello che Spike aveva messo nel suo sandwich, Buffy guardò con orrore mentre lui divorava il suo pasto.

    "Spike! Quello è il mio formaggio!" si lamentò lei, prendendogli velocemente dalle mani il suo pranzo mangiucchiato.

    "Per l’inferno maledetto! E’ solo formaggio."

    "Bè, si da il caso che io adori il formaggio. E che questo fosse il mo preferito!" si lamentò lei, portandosi il sandwich alla bocca e dandogli un grande morso.

    "Ti avevo chiesto se lo volevi anche tu, lo sai. Non è colpa mia se hai rifiutato."

    "Mmquevllov era brptima chemm capimmssi chmme c’eramm il miovlle
    formagggggiommmbed," rispose lei, con la bocca piena fino all’orlo.

    "Scusa come?"

    Lei inghiottì il boccone, prese un rapido sorso del latte di Spike, e ripeté quello che aveva detto.

    "Ho detto, quello era prima che capissi che c’era il mio formaggio."

    Spike ruotò gli occhi e si riprese il suo sandwich, prima che lei gli desse un altro morso.

    "Hey! Non è giusto!" frignò lei, fallendo nel tentativo di riappropriarsi del panino.
    "Spike!"

    "E ora che fai, Summers?" ghignò lui, inarcando il sopracciglio.

    Buffy spalancò un poco gli occhi e poi sorrise. Simultaneamente, si alzarono entrambi dalle loro sedie. Il sandwich andò subito dimenticato non appena Buffy rincorse Spike lungo il corridoio. Ricordandosi del suo “paletto”, si girò, lo prese dal tavolo del soggiorno, e ritornò al suo compito. Spike doveva essere strisciato in qualche stanza, perchè non lo vedeva più.

    "Non è carino da parte tua, Spikey. lI big bad è spaventato dalla piccola cacciatrice?" si prese gioco di lui, mordicchiandosi il suo labbro inferiore.

    Attentamente entrò nella stanza di sua madre, i suoi occhi studiarono il contenuto. Sentì una presenza dietro di lei, ma prima che si potesse voltare, si ritrovò a terra con Spike sopra di lei.

    "Oh!" squittì lei, sentendo il tappeto duro sotto di lei.

    Sapendo cosa sarebbe venuto dopo la parte della caduta, si girò velocemente usando tutte le sue forze per spingere via Spike con un piede. Lui cadde all’indietro, e Buffy colse l’opportunità di mettersi a cavalcioni su di lui.

    Per l’inferno maledetto! Gemette lui tra sé e sé, perdendosi nelle sensazione che le procurava Buffy sopra di lui. Lei alzò il suo cucchiaio, ma Spike l’afferrò per il polso prima che riuscisse ad arrivare al suo petto. Buffy si dimenò sopra di lui, cercando di forzare l’arma fatta in casa, e gli occhi di Spike si fecero piccoli sentendo i movimenti di lei.

    Improvvisamente, gli occhi di Buffy si spalancarono e lei si fermò. C’era un qualcosa di duro e poco familiare che puntava sulla sua coscia, e dallo sguardo di Spike, poteva significare solo una cosa.

    "Che c’è? Tu ti stavi dimenando," rispose lui alla sua domanda silenziosa, cercando di sembrare il più disinteressato che poteva.

    Il calore si impossessò del viso di Buffy... e stranamente, anche di altre parti. Oh dio, ed inghiottì. Ma prima che lei potesse rispondere, Spike la fece ruotare di colpo, sovrastandola.

    "Spike! Che cosa stai --"

    E quando la bocca di lui scese sul suo collo, capì. Oh, giusto. Il gioco. Il gioco in cui stava per perdere rovinosamente a causa dei suoi pensieri sconci che non volevano smettere di invadergli la testa. E questo aveva fatto si che il suo corpo bè, diventasse debole.

    Spike abbassò la sua bocca, e invece che fingere di morderla come faceva una volta, la sua lingua guizzò fuori, e andò a coprire leggermente una gocciolina salata di sudore che si era fermata sul collo di lei. Sentì Buffy tremare sotto di lui, e si accorse che lei non stava più cercando di liberarsi. Con un ringhio, prese un pò della carne di lei nella sua bocca e la mordicchiò dolcemente, facendo scappare alla ragazza sotto di lui un miagolio. Dio, aveva un così buon sapore...

    "Oh, mio dio!"

    I due si alzano rapidamente per trovarsi di fronte una Signora Summers in preda all’orrore. Le due buste della spesa erano cadute a terra, condimenti vari che si riversavano intorno ai suoi piedi.

    "Ci stavamo esercitando!" spifferò Buffy, usando la sua solita scusa.

    Joyce fissava la coppia, a bocca aperta e bianca in volto.

    "Buffy, che cosa ho interrotto?" disse lei senza fiato, cercando di riappropriarsi della sua lucidità mentale.

    La bocca di Buffy si aprì e chiuse un paio di volte, ma non ne uscì niente. Non era mai stata così tanto in imbarazzo in tutta la sua vita. Guardando vergognosa Spike, notò che lui era stato improvvisamente attratto da un pezzo di garza sotto il letto. Maledetto! Voleva davvero lasciarla rispondere da sola a tutte quelle domande imbarazzanti e umilianti? Perché qualcosa nella sua testolina le diceva che la vecchia scusa dell’esercitarsi questa volta non avrebbe fatto al caso loro e non sarebbe bastata...

    "Mamma... N-non è come pensi... N-noi siamo solo... hummm," balbettò lei.

    "Oh, pensa a qualcosa prima che io vada in arresto cardiaco," la pregò la madre, sventolandosi con la mano.

    "Ti prometto che non era niente! Spike e io siamo solo amici. Non siamo... impegnati in quel senso."

    Joyce si calmò un poco e tirò un sospirò di sollievo.

    "Bene, è bello sentirtelo dire. Ma questo ancora non spiega perché voi due eravate... in quella posizione."

    Buffy arrossì di nuovo.

    "Stavamo giocando ai Supereroi, Mamma. Te lo ricordi, quel gioco a cui giocavamo quando eravamo piccoli?" cercò di ricordarle lei.

    "Quindi mi stai dicendo,che mia figlia e il suo attraente amico maschio stavano semplicemente passando il loro tempo giocando a un gioco infantile sul pavimento della mia camera?"

    "S-si!" disse lei, innocentemente.

    Sua madre sospirò.

    "Vi dispiace seguirmi in cucina? Vorrei sedermi e chiacchierare con entrambi."

    "Ma-amma," si lamentò Buffy, sapendo esattamente a quale genere di ‘chiacchierata’ alludesse.

    "Ora," ordinò lei, e dopo aver raccolto la spesa, si diresse giù per le scale.

    Buffy e Spike erano lì seduti in un silenzio imbarazzante. Che cosa era successo? Niente di grave, certo, ma quello che era cominciato come un gioco scherzoso, era finito con il trasformarsi in qualcosa molto più simile a... un approccio sessuale.

    "Bene," esclamò Buffy, alzandosi in piedi e strofinandosi i palmi della mani sudate sui suoi jeans. "Credo che dovremmo scendere. Lo so, lo so: sono così eccitata all’idea che non riesco nemmeno a parlare."

    "Buffy, non voglio che tu pensi che io --"

    "Certo che no! Nessun pensiero!" lo interruppe lei, non volendo sentire la versione audio della loro precedente dimostrazione.

    "Non volevo che finisse così. Stavo facendo soltanto lo stupido."

    Buffy inghiottì, sentendosi un pochino a disagio.

    "Giusto. L – lo so. E la parte del leccare? Semplicemente spettacolo."

    "Perché, ti è piaciuto?" chiese lui curioso.

    Oops.

    "No! No... non credo proprio! E’ stata completamente disgustoso e osceno!" provò a suonare convincente lei.

    "Buffy!" gridò la madre di sotto.

    Entrambi si lasciarono sfuggire un sospiro riluttante, e a fatica fecero le scale per raggiungerla.

    ~~~

    "Tesoro, sei sessualmente attiva?"

    "Oh, mio dio! Mamma!"

    Joyce sospirò, e prese un sorso di tè dalla sua tazza. "Buffy, ho bisogno che tu mi dica queste cose."

    Spike si mosse scomodo sulla sedia.

    "No. Non lo sono, ok? E ora per favore posso andare?" la implorò lei, desiderosa di fare qualsiasi altra cosa che le avrebbe risparmiato l’interrogatorio della madre. "E poi perchè Spike deve stare qui?"

    "Perchè anche lui è un ragazzo cresciuto, facilmente influenzabile dal mondo che lo circonda. E poi, da quando Anna..."

    Lui trasalì al suono del nome di sua madre.

    "... se n’è andata," continuò Joyce. "Non ha più avuto dei consigli femminili a sostenerlo."

    "Signora Summers, sto bene, davvero..." provò Spike, incapace di sopportare oltre quella situazione imbarazzante.

    "Su, Spike. Lo sai. Sei sempre stato come un figlio per me. E quando ti ho visto in una situazione così vivace con la mia unica figlia --"

    "Stavamo giocando ai Supereroi!" squittì lui, facendosi piccolo per il commento effeminato.

    Joyce sorrise.

    "Vi credo. E’ solo che a volte mi preoccupo. Voi due ragazzi ne avete viste così tante..."

    "Si, Mamma, Ti capisco. Ma siamo soltanto amici, ok? Decisamente al di fuori della cosa del toccare e sentire. Quindi ora possiamo andare?"

    Sua madre si lasciò sfuggire un sospiro esitante, e finalmente mosse la mano per congedarli.

    "E va bene. Andate a godervi il vostro Sabato pomeriggio," si addolcì lei.

    I due erano fuori dalla cucina prima che Joyce potesse aggiungere altro.

    "Uh, forse è meglio che vada," disse Spike a Buffy, mentre entravano nel soggiorno. "Papà mi aveva chiesto se potevo dargli una mano con i lavori di casa e roba del genere."

    "Certo. E io devo fare i miei compiti," annuì lei.

    "Giusto. E per prima --"

    "Spike, non mi devi alcuna spiegazione," insistette lei. "Le cose accadano. Ma non cambia niente."

    "Lo so. Solo che non voglio che tua madre pensi che noi --"

    "Oh! No, non lo pensa. V – Voglio dire, come sei noi potessimo mai... um, lo sai."

    "Giusto..."

    "Quindi non c’è niente di cui preoccuparsi," sorrise lei, mentre le sue guance si coloravano.

    "Bene allora."

    "Si. Sono contenta che abbiamo chiarito."

    Ancora un silenzio imbarazzante.

    "Bene!" esclamò Buffy, battendo le mani. "Dovresti andare. Sai i tuoi lavoretti e tutto il resto..."

    "Giusto. Certo. Ci vediamo Lunedì allora?"

    "Ci sarò."

    "Bene."

    Buffy guardò mentre lui lasciava casa sua. Ma quando stava per chiudere la porta, lui si girò.

    "Oh, e Summers?" si ricordò lui, riservandole un ghigno.

    "Si?"

    "E’ meglio che incominci a cercarti un vestito."

    E detto quello, salì in macchina e si allontanò, lasciandosi una Buffy fumante dalla rabbia alle spalle.

    CAPITOLO 18: Potrebbe andare peggio

    "Buffy! Buffy! Ahhhhhhhhh!!" arrivò la voce isterica di una certa Willow Rosenburg.

    "Gesù, Will, Che c’è? E calmati, ti stanno guardando tutti male!" l’accusò Buffy, quando Willow la raggiunse al suo armadietto il Lunedì mattina.

    "Solo che... bè, Ho due notizie. Una bella e una brutta! Quale vuoi sapere prima?"

    "Hmm, vai con la cattiva. Sono una ragazza che vede sempre il bicchiere mezzo vuoto," sospirò lei.

    "Ok! Spike è stato sospeso!"

    Buffy gelò.

    "Lui cosa?"

    "E’ stato sospeso! Per tre giorni! Per poco non l’hanno espulso!"

    "Oh, mio dio, cosa è successo?" chiese spaventanta, non sicura di volere sentire la risposta.

    "Non so cosa gli sia preso! Un minuto prima stava... bè, facendo qualcosa. E quello dopo, bam! Ha preso a calci nel sedere Riley!"

    "Ha fatto del male a Riley?"

    "Male? Non direi. Piuttosto lo ha polverizzato!" spiegò la rossa.

    Buffy fissava shockata la sua amica. Spike aveva pestato Riley? Spike aveva polverizzato Riley?

    "Willow, c’è stata una ragione per cui ha iniziato a polverizzarlo?" chiese lei, nervosa.

    "Affatto! Mi ha spiazzata se proprio me lo chiedi."

    Buffy sospirò per il sollievo.

    "Ascolta, Will, io devo andare. Prendi gli appunti anche per me a Storia e ti prometto che ti chiamo più tardi," disse la bionda, girandosi.

    "Aspetta, che succede? Dove stai andando? Non puoi marinare la scuola, Buffy!" le disse l’amica, la preoccupazione che traspariva dal suo sopracciglio inarcato.

    "Lo so, ma devo andare. Mi coprirai?"

    Willow sospirò.

    "Credo," borbottò lei. "Ma non vuoi sentire la buona notizia?"

    "Spara."

    "Spike mi ha invitata al ballo di fine anno!"

    E di nuovo lo shock. Era convinta che il suo cuore non avrebbe sopportato nient’altro.

    "Oh. L – L’ha fatto?"

    La rossa annuì energicamente.

    "Non è fantastico? Ho avuto un cotta gigantesca per lui sin dal primo anno di liceo! Bè, a parte quelle volte che mi faceva inciampare nel corridoio. E-E mi metteva la gomma da masticare nei capelli. Oh! E quella volta che ha preso le interiora della rana del laboratorio di dissezione e mi ha detto che erano la specialità della caffetteria. Non mi sono mia veramente ripresa da quella volta..."

    Buffy annuiva assente. Spike aveva invitato Willow al ballo? Per quale motivo al mondo l’aveva fatto? L’aveva battuta Sabato. Voleva dire che lei non doveva più competere come regina del ballo? E perché tutto d’un tratto si sentiva gelosa?

    "Stai bene, Buffy?" chiese Willow, con uno sguardo comprensivo.

    "Huh? Oh. Si, sto bene, Wills. Parliamo più tardi, ok?"

    Willow aggrottò le sopracciglia ma le rivolse un sorriso affettuoso. Buffy sorrise in risposta e si allontanò lungo il corridoio.

    ~~~

    Buffy faceva su e giù nella stanza di lui, mentre impaziente aspettava il suo ritorno. Come aveva osato! Non solo si era immischiato nei suoi affari con Riley, ma aveva anche rischiato di venire ucciso! Riley era molto più grosso di lui.

    Ma ovviamente non più forte, pensò lei.

    "Spike!" strillò lei, non appena la porta si aprì.

    Lui entrò bagnato e gocciolante, indossava soltanto un asciugamano da bagno celeste annodato in vita.

    I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa di trovarla in piedi lì, con le mani sui fianchi. Non doveva essere a scuola?

    Buffy arrossì vistosamente, alzando immediatamente una mano per coprire la visione dell’uomo mezzo nudo che le stava davanti.

    "Uh, er... hummm... ciao," si sforzò lei, gli occhi ancora coperti.

    "Ciao, passerotto," la salutò lui, lasciando cadere a terra l’asciugamano.

    Buffy squittì per la sorpresa quando sentì il pezzo di stoffa cadere a terra. Si fece forza per non sbirciare, anche se il pensiero di farlo era stranamente invitante.
    Quando finalmente sentì il rumore di una zip, aprì un occhio, e poi l’altro. Ora lui era lì, in piedi, con indosso soltanto i suoi jeans, i pollici ancorati sui passanti della cinta. Inoltre aveva anche alcune ferite visibili sul petto e sul viso.

    "Che ci fai qui, amore? Perché non sei a scuola?"

    Troppe domande. Spike nudo. Ahhh!

    "Huh? Oh! Scuola. Io, umm... ehm, io non ci sono andata," affermò ovviamente.

    "L’avevo intuito," aggrottò le sopracciglia lui. "Come mai?"

    Era venuta fin lì con l’intenzione di sgridarlo per aver picchiato Riley, ma le seguenti parole le sfuggirono di bocca prima di fermarle:

    "Hai invitato Willow al ballo di fine anno!"

    Spike si limitò a fissarla per un pò, inclinando la testa di lato, come a volerla scrutare nel profondo.

    "Quindi, mi stai dicendo che, tu hai marinato la scuola e ti sei arrampicata fino alla finestra della mia camera... solo per ricordarmi che ho invitato la rossa al ballo?" chiese lui, poco convinto.

    "Oh, e perchè hai picchiato Riley."

    Spike ruotò gli occhi.

    "Se sei venuta per questo, è meglio che te ne vai, perchè --"

    "Heh. Andarmene."

    Lui sospirò. Buffy non mollava.

    "Comunque," continuò lui. "Finn deve ritenersi fortunato che io non l’abbia ucciso. Ma prometto che se osa anche solo toccarti con un dito, non sarò così gentile."

    "Aspetta, quindi ucciderai quel ragazzo? E comunque, ripeto, perchè hai invitato Willow al ballo?"

    Spike rise leggermente sotto i baffi e si mise a sedere sul letto.

    "Perchè ti da così fastidio? E’ quello che volevi, no?"

    "Certo! V-Voglio dire, certo che lo è, ma... non avevo perso io?"

    "Si."

    "E quindi perchè l’hai invitata comunque?"

    "Mi sono sentito di farlo, tutto qui."

    Lei sospirò.

    "Bè, è stato carino da parte tua. Credo."

    Spike incarcò il sopracciglio e la guardò.

    "Quindi! L’affere Riley. Non posso credere che tu sia stato sospeso," disse risentita lei, mettendosi a sedere sul letto accanto al ragazzo.

    "Si, bè, ne è maledettamente valsa la pena. Avresti dovuto vedere lo sguardo che aveva," ghignò lui.

    Buffy sorrise, nonostante i suoi propositi iniziali.

    "Avrei voluto esserci."

    "Vuoi sporgere denuncia?" chiese lui.

    "Huh? Oh, no... Non credo. Voglio dire, non mi ha fatto nulla."

    "Giusto. Perchè essere colpita in faccia provoca molto piacere."

    Lei ruotò gli occhi.

    "Intendevo che non è riuscito in quello che voleva. Non vale la pena rovinarmi l’ultimo anno di liceo per quell’idiota."

    "Ti capisco," si calmò lui.

    Buffy lasciò andare un sospiro sollevato, e improvvisamente si chinò e poggiò la sua testa sulla spalla nuda di Spike. Lui gelò al contatto.

    "Sono stanca..” bisbigliò lei, solleticando la pelle di lui con i suoi morbidi capelli.

    Spike trattenne il respirò e inghiottì a stento.

    "Vuoi, uh... fare un pisolino?" le chiese dolcemente, indicando il letto su cui erano seduti.

    Lei sollevò il capo e guardò verso il materasso ad acqua che dondolava sotto di loro.

    "Mi stai tentando," ammise lei. "Io direi di fare qualcosa di divertente però."

    Gli occhi di lui si spalancarono un poco, chissà quale tipo di divertimento aveva in mente.

    "Divertente?" si tratenne lui.

    "Si. Potremmo vedere un film o qualcosa del genere? Oppure andare al centro commerciale. Oppure..aspetta ci sono! Andiamo in bibliotaca a leggere gli articoli di giornale del 1800!"

    "E la cosa tragica, è che sei seria..." disse lui fingendosi spaventato.

    "Nah, stavo solo scherzando riguardo al film e al centro commerciale."

    Spike sorrise e si mise in piedi, allungando il suo braccio dolorante. Buffy lo guardò incantanta, mentre sentiva dei sentimenti confusi nella bocca dello stomaco. Quando lui notò lo sguardo di lei sul suo corpo mezzo nudo, Buffy guardò immediatamente altrove, vergognosa.

    "Quindi, um, centro commerciale allora?" chiese lei, alzandosi e dirigendosi verso la finestra.

    "Sicuro. Ed esiste una porta, amore," le ricordò lui.

    "Giusto," rispose lei, nascondendo le mani nelle tasche dei jeans.
    Spike prese una maglietta bianca e se la infilò, per poi seguire Buffy fuori dalla porta.

    ~~~

    "Oooh!" Buffy squittì per l’eccitazione. "101 Quesiti Per Il Vostro Cervello: I Calcoli!"

    Spike prese velocemente per il braccio la teenager troppo eccitata, e la condusse fuori dal negozio di giochi educativi.

    "Hey! Mi stavo divertendo!" mise il broncio lei, mentre lui la conduceva attaverso il grande centro commerciale.

    "Se quella è la tua idea di divertimento, allora saresti dovuta andare a scuola," sospirò lui, lasciandola libera solo dopo essersi assicurato di essere abbastanza distanti dal negozio.

    Buffy soffiò scocciata e incrociò le bracia al petto. Erano stati fuori tutto il giorno ed era quasi arrivata l’ora di chiusura. Dopo aver visto un film, cenato al self service, e girato per i vari negozi, Buffy era davvero sfinita.

    "Dovremmo avviarci," suggerì lei, prendendolo a braccietto.

    Spike sorrise alla sua accompagniatrice.

    "Sì, si sta facendo tardi," annuì lui.

    Non appena raggiunsero l’uscita, Buffy improvvisamente si diede uno schiaffo per la sua dimenticanza.

    "Oh, mio dio! Ho completamente dimenticato di prendere un regalo per il compleanno della nonna!" si lamentò lei, mentre uscivano dal centro commerciale.

    "Cosa?"

    "Ho promesso alla mamma che avrei preso un regalo per la nonna dopo scuola. Il suo compleanno è domani e non le ho preso niente!"

    Spike pensò alle varie opzioni.

    "Be, visto che il centro commerciale sta chiudendo, potremmo fare un capatina al Wal-Mart se vuoi..." ragionò lui.

    Buffy divenne raggiante.

    "Lo faresti davvero?"

    "Non c’è problema."

    "Yay! Grazie, Spike!" esclamò lei, strizzando leggermente il braccio di lui.

    Non appena arrivarono al Wal Mart, Spike parcheggiò la macchina, e si diressero immediatamente dentro.

    "Il negozio chiude fra dieci minuti," sentirono una voce agli altoparlanti.

    "Merda," borbottò Buffy, e cominciò immediatamente a studiare i vari scaffali.

    Spike la seguiva, le mani nelle tasche del suo spolverino.

    "Allora, com’è la nonna?" chiese lui, prendendo alcuni oggetti dagli scaffali per poi rimetterli giù.

    "Hmm, ottima domanda. Tutto quello che so è che il suo gatto mi odia e che lei ha un odore buffo."

    "Tutto qui?"

    "Bè, sono le uniche cose che so," asserì lei.

    Mentre cercavano un qualche regalo, Buffy notò la parte del negozio nel retro.
    Uno sguardo nostalgico passò per il suo volto.

    "Vuoi, uh, regalarle uno spry per gli insetti e una tenda?" chiese lui, notando l’esitazione della ragazza.

    Buffy si avvicinò e guardò i vari sacchi a pelo e tutte le cianfrusaglie per i campeggi.

    "Mio padre mi aveva promesso che mi avrebbe portato in campeggio quando ero piccola," spiegò lei, con voce bassa. "Ma poi i miei genitori hanno divorziato e le cose sono diventate un pò pazze. Bè, qualche mese dopo mi chiamò per dirmi che sarebbe passato a prendermi quel weekend per andare in campeggio sulle montagne. Non credo di essere mai stata così eccitata," sorrise lei. "Mamma mi ha portato a tutti i grandi negozi per il campeggio della zona e abbiamo comprato ogni genere di cose. Tutto, a partire dal mio sacco a pelo di Cenerentola fino ad una torcia e batterie in più visto che ero terrorizzata dal buio.
    Comunque, Sabato mattina arrivò, ed ero già in piedi all’alba. Mi ricordo che ci sono volute ora la sera prima per preparare tutto il necessario. Tutto doveva essere perfetto per quella gita speciale. E arrivò anche l’ora di pranzo, e io ero seduta sul divano, guardando fuori dalla finestra. Avevo il mio zaino sulle spalle, i miei scarponcini da montagna erano allacciati, ed avevo un sorriso grandissimo sul volto. Non vedevo l’ora di scorgere la sua macchina verde che entrava nel vialetto."

    Spike le si avvicinò, notando i suoi occhi lucidi.

    "Bè, l’ora di pranzo passò, e lui non si era ancora fatto vivo. Prima che me ne accorgessi, era già arrivata l’ora di cena. Mamma era preoccupata per me visto che non avevo lasciato il divano per tutto il giorno. Tuttavia, non disse una parola. Vorrei che lo avesse fatto però, almeno mi avrebbe fatto ragionare un pò forse. Erano quasi le 8:30 di sera quando realizzai che non sarebbe venuto. Non avevo mangiato, ne ero andata al bagno per tutto il tempo. Ero stata semplicemente seduta sul divano, a guardare fuori dalla finestra per vedere la sua macchina verde. Ma non arrivò mai. E non gli ho più parlato da allora."

    Prese un respiro profondo, finita di raccontare la storia. Spike sapeva che lei stava trattenendo le lacrime, e così si avvicinò per cercare di consolarla in qualche modo. Ma lei lo fermò con una mano tremolante.

    "Sto bene," mentì. "Solo un pò triste credo."

    "Buffy..."

    Ma prima che potesse dire un’altra parola, le luci si spensero improvvisamente. E realizzarono solo allora che erano le uniche persone rimaste nel grande magazzino, e che avevano perso l’annuncio dei cinque minuti alla chiusura.

    "Uh, per niente buono," razionalizzò lui, cercando di vedere nell’oscurità.

    "Spike? Non ti posso vedere. Che diavolo sta succedendo? Non controllano se ci sono ancora persone all’interno prima di chiuderle dentro?!"

    "Dammi la mano," le disse lui.

    "Non riesco a vedere la tua mano!"

    Spike sospirò e cerco di afferrarle la mano, muovendosi a tentoni sul petto di lei accidentalmente.

    "Uh, non è la mia mano..."

    "Maledizione," si lamentò lui, prima di prenderla per il piccolo polso.
    Buffy gli si buttò addosso immediatamente, aggrappandosi al braccio di lui come se ne andasse della sua vita.

    "Forse è rimasto qualche manager o qualcun’altro," provò a convincersi lei, gli occhi che provavano ad adattarsi al buio.

    "Non credo."

    "Oh dio," piagniucolò lei, inghoiando a fatica. "Questo vuol dire che siamo intrappolati qui dentro per tutta la notte!"

    "Calmati, amore. Guarda il lato positivo."

    "Lato positivo? Quale lato positivo?!Tutto quello che vedo è un grande buio!"

    “Siamo nel settore dedicato al campeggio, sai..." le ricordò lui.

    Lei aggrottò le sopracciglia.

    "Quindi stai suggerendo di prendere dei sacchi a pelo ed arrangiarci per la notte?"

    "Esattamente."

    Buffy guardò il magazzino vuoto, chiedendosi come faceva ogni volta a mettersi in situazioni come queste. Con un grande sospiro, alla fine si arrese.

    "Pensi che ne abbiamo uno di Cenerentola?"

    TBC :wub:
     
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    CAPITOLO 19: Peggio

    "Ow!" gridò per il dolore Spike, non appena Buffy andò a sbattergli contro da dietro.

    "Mi dispiace! Mi dispiace," si scusò lei, facendo immediatamente un passo indietro. "Solo che non riesco a vedere niente."

    "Ecco perchè siamo alla ricerca di una torcia, amore."

    Spike fece schioccare il suo accendino una volta ancora, attento ad utilizzare il fluido contenuto con parsimonia. Era tutto quello che avevano fino a che non avrebbero trovato una fonte di luce migliore.

    "Odio tutto questo. Odio tutto questo. Perchè questo genere di cose accadono sempre a me?" mise il broncio Buffy, facendosi strada con le mani avanti così da non andare a sbattere contro qualcosa

    “Non è poi così male," cercò di farla ragionare lui. "Potrebbe andare peggio, sai."

    "Giusto. Ragni giganti che mi cammiano sul viso, quello sarebbe decisamente peggio."

    Svoltarono un altro angolo, e Spike illuminò il contenuto degli scaffali con l’accendino.

    ”Ci siamo."

    "Le hai trovate?" chiese lei, speranzosa.

    "Puoi scommeterci. E sono anche in saldo."

    "Alla fine," sospirò. "Posso fare buon uso delle mie pile."

    Buffy tirò fuori una calcolatrice dalla sua borsa da cui estrasse due pile. Le diede a Spike, che aprì la scatola e le mise dentro alle torce. Nel giro di pochi secondi, la luce li circondava.

    Buffy, sollevata, si lasciò andare ad un profondo respiro, mentre Spike direzionava la luce verso il suo volto.

    "Hai ancora paura del buio, passerotto?" chiese lui, mentre ombre paurose danzavano sul muro del grande magazzino.

    Lei tremò, abbracciandosi leggermente con le sue stesse braccia.

    "Si, se proprio vuoi saperlo. Quindi smetti di fare lo stupido."

    Spike ridacchiò e si diresse di nuovo al settore del campeggio, con Buffy che gli stava alle calcagna.

    "Stai camminando troppo veloce!" si lamentò lei, attaccandosi velocemente al braccio di lui.

    "Smetti di piagnucolare. Saremo fuori domani mattina."

    "Oh, dio! E cosa dirò a mia madre??" chiese lei, terrorizzata.

    Spike scrollò le spalle, incapace di trovare una scusa credibile.

    "La verità, credo."

    "Sai che questa è l’ultima volta che mi vedrai, vero? Ti rendi conto che entro domani pomeriggio sarò morta?"

    "Vorresti lasciare da parte il dramma, Buffy? Nemmeno io smanio dalla voglia di stare qui come te, ma non mi sembra che abbiamo scelta."

    "Ok. Scusa," borbottò lei.

    Arrivarono nel retro del magazzino, e Spike prese dei sacchi a pelo dagli scaffali. Buffy sbatteva il suo piede a terra impazziente, guardandosi intorno esitante per via dell’oscurità.

    "Ecco qui," disse lui, strappando via la plastica che ricopriva i loro letti di fortuna. "Tu prendi quello verde, io quello blu."

    "A me sembrano tutti e due neri," aggrottò le sopracciglia lei.

    Spike direzionò la torcia nella sua direzione.

    "Oh."

    Con un sospiro, Buffy si inginocchiò, e cautamente srotolò il suo sacco a pelo, mentre Spike faceva la stessa cosa. Velocemente si infilò dentro e chiuse la zip fino all’altezza del mento.

    "Com’è comodo!" si lamentò lei. "Ma in genere non hanno dei cuscini incorporati?"

    Spike non credeva sarebbe riuscito a sopportare ancora il suo ciarlare.

    "Questo non è un dannato Bed & Breackfast, Summers. E’ un Wal-Mart. E questi sono dei sacchi a pelo. Quindi chiudi quella boccaccia," provò a zittirla lui, entrando nel suo sacco a pelo. Ci fu silenzio per un po’, entrambi erano stesi a terra.

    "Sono abbastanza scomodi, non è vero?" ammise lui.

    "Yuh-huh."

    Entrambi sospirarono, e Buffy si spostò lentamente trascinando il suo giaciglio, per avvicinarsi al ragazzo di fianco a lei. Lui la guardò.

    "Qualcosa non va?" le chiese lui, quando alla fine lei lo raggiunse.

    "Mi sentivo sola, credo."

    "Sola? Siamo stati sdraiati qui per terra per nemmeno trenta secondi. E poi, eri lontanta da me non più di mezzo metro," le rispose lui.

    Lei si accoccolò su di lui, poggiando la sua piccola testa sul suo petto. Spike si zittì.

    "Tu e Cecily state insieme?" chiese lei all’improvviso, mentre sentiva come il petto di lui si alzava e abbassava ad ogni respiro.

    Lui divenne teso.

    "Uh, no. Io e Cecily... bè, è complicato, amore."

    "Ho un gpa pari a 4.0 ( n.d.t. è un punteggio scolastico )," gli ricordò lei. "Niente è complicato per me”.

    Lui sospirò e annuì sconfitto.

    "Il nostro è un tira e molla," cominciò lui. "Ci siamo frequentati e lasciati in continuazione per circa quattro anni . Poi ho scoperto che mi tradiva con uno studente italiano di un progetto di scambio studentesco. E’ stato un gran colpo per il mio ego. Così ci siamo lasciati, e siamo andati per le nostre strade. Poi la scorsa settimana ho sentito delle chiacchiere che dicevano che lei provava ancora dei sentimenti per me. Credo di aver colto l’opportunità di far funzionare le cose tra noi di nuovo."

    "E ci sei riuscito? A far funzionare le cose, intendo," chiese lei, un pò esitante.

    "No. Siamo due persone diverse ora. E poi, non l’amo più."

    "Tu – tu la amavi?"

    "Una volta," riflettè lui, alzando lo sguardo verso il soffitto scuro.

    Buffy annuì. Poi un nuovo pensierò si fece strada nella sua mente. Un pensiero che l’aveva torturata per tutto il giorno.

    "Perchè hai invitato Willow al ballo?" lo interrogò lei. "E dimmi la verità."

    "Perchè tu lo volevi," fece spallucce lui.

    "Ma tu hai vinto, ricordi?"

    "Come potrei dimenticare?" ghignò lui.

    Lei ruotò gli occhi.

    "Sono seria."

    "Ascolta. Ho pensato di fare un favore al topolino di biblioteca. Sembra abbastanza carina, ed è una tua amica. Non deve essere poi così male, eh?"

    "No, Voglio dire... non è quello che intendevo. Willow è grandiosa. Solo che pensavo... non so, che avresti portato qualcuno come Cordelia al ballo."

    "Chase? Non direi. Quella viziata è una dannata rompiscatole."

    "E allora perchè sei suo amico?"

    "Non siamo veri e propri amici. Piuttosto direi dei conoscenti. E comunque, come mai questo interrogatorio??"

    Buffy si mosse su di lui.

    "Sono solo curiosa. Ma non è niente. Dimenticalo."

    "Come vuoi," scrollò le spalle lui.

    Buffy chiuse gli occhi, chiedendosi per quale motivo fosse così curiosa. Decise che avrebbe cercato una risposta la mattina dopo.

    "Buona Notte, Spike," mormorò lei, lasciando che il suono ritmico del battito del suo cuore la cullasse fino ad addormentarsi.

    "'Notte, Summers."

    ~~~

    A Buffy ci volle qualche momento per realizzare dove fosse non appena aprì gli occhi. Guardò il corpo sotto di lei, mentre alzava la testa dal petto del ragazzo.

    Spike. Era sdraiata di fianco a Spike in un sacco a pelo, su un pavimento di cemento poco confortevole. Ed era davvero, davvero buio. Alla fine si ricordò di essere intrappolata nel Wall-Mart e che uno strano rumore l’aveva svegliata. Prestò attenzione, sentendo di nuovo quel rumore.

    Non era solo un suono. Era... una voce. Anzi erano voci. Molte voci.

    Impaurita e sollevata, cominciò a scrollare Spike per svegliarlo. Il ragazzo si mosse un poco, aggiustandosi il sacco a pelo.

    "Quel maledetto carciofo..." bofonchiò lui, girandosi dall’altra parte.

    Buffy ruotò gli occhi, scuotendolo più forte.

    "Spike!" bisbiglio lei, severamente. "Svegliati!"

    Gli occhi di lui cominciaro finalmete ad aprirsi mentre si metteva di nuovo sulla schiena. Fu sorpreso nel vedere la faccia di Buffy sopra di lui, che lo guardava.

    "Amore? Che c’è che non va?" chiese lui, la sua voce ancora ebbra dal sonno.

    "C’è qualcuno,"gli disse lei. "Ho sentito delle voci."

    "Probabilmente è solo--"

    Ma poi anche lui sentì le voci. Erano degli uomini. Probabilmente ce n’erano più di tre.

    "Forse è la Sicurezza o qualcosa del genere. Forse possiamo andare a casa!" disse lei, speranzosa, aprendo la bocca per chiamarli.

    Spike immediatamente alzò una mano andandole a coprire la bocca.

    "Non è la Sicurezza."

    Gli occhi di lei si spalancarono a quelle parole. Che cosa intendeva? Chi altro sarebbe stato lì a quell’ora della notte?

    Spike, esitante, abbassò la mano dalla bocca di lei, portando le sue labbra vicino all’orecchio della ragazza.

    "Dobbiamo nasconderci," le sussurò.

    Il cuore di lei stava per espoderle nel petto.

    "Che stai dicendo? Chi sono queste persone?" domandò lei, tenendo la voce più bassa possibile.

    "Non lo so. Ma non lo voglio nemmeno scoprire."

    "Sono dei... ladri?" domandò, mentre incosciamente si attaccava al braccio di Spike.

    Le voci divennerò più forti, come se si stessero dirigendo nella loro direzione.

    "Io e Jimmy andremo da questa parte," ordinò una voce rauca. "E non fate un cazzo di rumore. E se vedete qualcuno, distruggetelo."

    Gli occhi di Buffy si spalancarono per il terrore.

    "Oh dio. Oh, mio dio..." la sua voce tremava, stringendosi a Spike per la vita. "Ch-che cosa facciamo?"

    "Come ho detto prima, dobbiamo nasconderci. Seguimi," le disse lui, la paura che traspariva dalle sue parole.

    "Spike, non voglio morire," piagnucolò lei, mettendosi in piedi, le gambe che le tremavano.

    "Non morirai, amore. Tieni la tua voce bassa e stammi vicina."

    Annuì assente, le lacrime che cominciavano a formarsi nei suoi occhi. Scompariro nell’oscurità, scivolando tra le scaffalature senza fine.

    "Li vedi? Io-Io non li vedo," balbettava lei. "Riesci a vederli?"

    "Shhh," la ammonì lui. "Non riesco a vedere niente, maledizione."

    "Oh dio..."

    "Dobbiamo trovare un ripostiglio o qualcosa del genere," le disse lui. "Ti viene in mente niente?"

    "Um, Io-Io... non lo so. C’è un camerino un pò più avanti, credo."

    Spike annuì. Per poi girarsi e darle un dolce bacio sulla fronte.

    "Ce la caveremo, capito?"

    Non riusciva a vedere molto, ma era riuscito a vedere gli occhi di lei. Ed aveva visto che erano pieni di terrore. Tuttavia, lei annuì leggermente con il capo.

    "Bene allora," disse lui, girandosi. "Tutto quello che dobbiamo fare è--"

    Clunk!

    Entrambi gelarono. Buffy era inciampata su qualcosa.

    "L’hai sentito?" disse una voce che veniva da dietro di loro. "Tony, va a controllare."

    Spike afferrò il polso di Buffy e la spinse in avanti, precipitandosi verso i camerini che distavano solo qualche metro.

    "Entra," le disse lui, pressantemente, aprendo una delle porte grigie.

    "Spike, io--"

    Lui la spinse dentro e fece lo stesso, chiudendo silenziosamente la porta dietro di loro.

    "E se ci trovano? Che facciamo?"

    Spike la ingorò.

    "Sali lì sopra. Non far vedere i tuoi piedi," le ordinò lui, indicando una piccola e stretta panchina.

    Lei costrinse il suo corpo a muoversi e salì sulla panchina traballante.

    "Non reggerà entrambi," decise Spike, aiutandola a salire.

    Buffy impallidì.

    "Cosa? Si, invece! Sali!"

    "Sarò qui di fianco, ok? Starai bene."

    "No! Spike, ti prego. Non lasciarmi!" lo implorò lei, le parole che lasciavano trasparire la sua disperazione.

    Prima di poter controbattere, sentirono dei passi. Il respiro Buffy si fermò in gola. Spike velocemente scivolò, passando da sotto, nell’altro camerino e salì sulla panca, prima che Buffy potesse dire altro.

    I passi divennero più forti, più vicini. Buffy non era mai stata così spaventata in tutta la sua vita. Le sue gambe non volevano smettere di tremare mentre stava in piedi su quell’esile pezzetto di legno.

    "Non vedo nessuno!" urlò l’uomo chiamato Tony, frustrato. "E’ stato un fottuto spreco del mio tempo."

    I passi cominciarono ad allontanarsi. Buffy ricominciò a respirare. Quando le sembrò che il campo fosse libero, attentamente scese dalla panca e cominciò a scivolare sotto il divisorio. Guardò verso Spike, che era in piedi sopra di lei.

    "Summers, alzati! Ti vedranno!" ringhiò lui.

    "C-Credo che se ne sia andato."

    Proprio allora, la porta fu spalancata: un uomo robusto e calvo si parò davanti. Buffy strillò.

    "Forse non è stata una completa perdita di tempo," li fissò con occhi cupidi, e afferrò rudemente Buffy per il braccio, trascinandola fuori dalla stanza.

    CAPITOLO 20: Il principe

    Spike balzò immediatamente versò l’assalitore di Buffy, ma fu accolto con un pugno in pieno volto. Cadde all’indietro e colpì la testa sulla panca, cadendo svenuto sul colpo.

    "No!" pianse Buffy, combattendo per liberarsi. "Lasciami andare, figlio di puttana!"

    "Mmm, combattiva. Una delle mie preferite," ghignò lui. "Vedrai, piacerai al Capo."

    Teneva il corpo di lei che si contorceva intorno alla vita, spingendola verso un’altra parte del grande magazzino.

    "Spike!" strillò lei a pieni polmoni, ma fu zittita da una mano sporca e grande che si agganciò alla sua bocca. Morse più forte che poteva.

    "Cristo! Tu, piccola puttana," ringhiò lui, gettandola a terra.

    Intontita, Buffy cercò di rialzarsi, ma i suoi sforzi erano inutili. L’uomo la tirò su di nuovo, caricandola sulle sue spalle voluminose. Lei guardava davanti a se, sperando di vedere Spike emergere dall’oscurità, intenzionato a salvarla. Ma lui non arrivò. Un pianto strozzato si fece strada nella sua gola, ma lo ricacciò indetro, provando con tutta se stessa ad essere forte.

    "Hey, Capo. Guarda un pò cosa ho trovato," grugnì Tony, gettando di nuovo Buffy a terra.

    Lei inghiottì a fatica, non appena tre volti affamati la fissarono.

    "Vi prego, non fatemi del male," li pregò lei, ma la sua richiesta non fece che causare una risata generale. Chiuse gli occhi.

    "Sai, dolcezza, noi siamo venuti qui solo per rubare delle cose. Quindi è tutta colpa tua se ti trovi in questa situazione."

    I suoi occhi si riaprirono.

    "P-prometto di non dirlo a nessuno. Solo lasciateci andare e-e---"

    "Lasciateci?" chiese l’uomo più alto, guardando minaccioso Tony.

    "Si, signore. Era qui con un ragazzo. L’ho steso."

    "Non l’hai ucciso?"

    Lo stomaco di Buffy si contorse.

    "Uh, no—è ancora vivo."

    "Lui ti ha visto e tu l’hai lasciato vivo?" sbraitò l’uomo, avanzando verso Tony.

    "Mi sbarazzerò di lui. Non è un problema," si offrì lui, allungando le mani.

    "No, vi prego!" implorò Buffy. "Vi prego non fategli del male."

    "Va bene," tubò lui, piazzandosi davanti al volto di lei. "Ti faremo assistere."

    Tony e Jimmy riserò entrambi all’espressione di puro orrore sul volto della giovane ragazza. Poi si voltarono e si diressero ai camerini. Buffy provò di nuovo a rialzarsi, ma fu spinta giù da una mano forte.

    "Non lo farei se fossi in te, zucchero. Non c’è niente che tu possa fare per il tuo amore ora," sorrise lui.

    I due uomini entrarono nella stanza.

    "E’ qui," disse Tony, spalancando la porta del camerino. "Ma che diavolo?"

    "Che c’è?" chiese Jimmy, mastincando rumorosamente una cingomma.

    "Il bastardo se n’è andato."

    "Merda," imprecò Jimmy. "E’ colpa tua!"

    "Non è colpa mia! Pensavo di averlo lasciato svenuto."

    Prima che potesse dire un’altra parola, Tony cadde a terra, colpendo il pavimento con un ruomore assordante. Jimmy sollevò bruscamente la testa, gli occhi spalancati. Stava per gridare, ma una mazza da baseball lo colpì ferocemente alla testa. Cadde anche lui, di faccia, sopra il suo compare.

    Buffy si rannicchiò più che poteva mentre gli occhi dell’uomo fissavano la sua piccola figura. Non le piaceva il modo in cui la stava guardando. Ma improvvisamente, con la coda dell’occhio, lei vide qualcosa. Un movimento. Una presenza familiare. La speranza le riempì il cuore.

    "Sai," le suggerì l’uomo, agitando la lingua. "Se sarai davvero generosa, non ti ucciderò lentamente e dolorosamente."

    "Questo non succederà," sentì una voce dietro di lui, che lo fece voltare.

    Gli occhi di Buffy si accesero quando vide Spike davanti a loro con una mazza da baseball.

    "Bene, se questo non è un eroe tragico di qualche show, ditemi voi cos’è. Sei venuto a guardare?"

    "Sono venuto per prenderti a calci in culo. Osa solo toccare la ragazza con un dito e sei bello che morto, amico," lo minacciò lui, facendo attentamente un passo in avanti.

    "Oh, davvero?" ghignò lui, prendendo Buffy per i capelli. Lei si dimenò con forza.

    Spike cominciò ad avvicinarsi, ma l’uomo, velocemente, tirò fuori un coltello dalla tasca, posandolo sulla gola di Buffy. Spike si fermò, la paura che gli scorreva nelle vene per la seconda volta quella notte.

    "E’ la tua ragazza?" chiese l’uomo con cattiveria, premendo la fredda lama contro la pelle sensibile di lei.

    Spike stava fermò lì, facendo fatica a respirare.

    "Ho detto, è la tua ragazza," domandò lui, spingendo di più.

    "No, lei è--"

    "No? Quindi non ti dispiace se faccio questo..."

    L’uomo alzò la camicia di lei con una strattonata, e cominciò ad accarezzarle il seno con la mano piccola e tozza. Spike chiuse gli occhi, i suoi pugni che si stringevano.

    "Oh si, le piace," cantilenò, mentre Buffy cercava di combatterlo e lo graffiava per liberarsi da quella stretta depravata. "Scommetto che vorresti esserci tu al mio posto, eh?"

    "Ora basta," sputò fuori lui, il fuoco nei suoi occhi.

    Guardò il ragazzo e gli sorrise. "Geloso?"

    Era troppo. Spike si lanciò in avanti con una velocità allarmante, gettando a terra l’uomo nerboruto. Il coltello cadde a terra con Buffy, che velocemente si allontanò dall’uomo, cacciando indietro le lacrime. Guardò mentre i due uomini si affrontavano, pugni che volavano a destra e sinistra. Spike ora era sopra di lui, le mani strette in una morsa intorno al collo dell’uomo. Ma quella posizione non durò a lungo, quando due gambe andarono a calciare via Spike. Si scontrò contro uno scaffale, e scatole di detergenti per il bucato lo colpirono in testa.

    L’uomo allora prese il coltello da terra e si avvicino al ragazzo. Prima che lei potesse muoversi, due forti braccia l’afferrarono da dietro. Tirò calci in aria, cercando di liberarsi ma fu tutto inutile.

    "E ora guarda," sussurrò Tony nel suo orecchio, un sorriso compiaciuto sul suo volto. E poi aggiunse per incitare l’uomo: "Uccidilo, Ernie!"

    Spike si alzò, colpendo il suo assalitore al volto più forte che poteva, facendolo cadere all’indietro. Ernie cadde a terra, momentaneamente stordito, dando a Spike la possibilità di liberare Buffy. Corse verso di lei, il sangue che gli colava dal naso.

    "Lasciala andare," ordinò lui, guardando Tony con uno sguardo folle.

    "Si, giusto."

    "Oh, si, giusto!" controbattè Buffy, contorcendosi nella sua presa e dandogli una ginocchiata all’inguine. Poi alzò il pugnò e lo colpì proprio alla mascella, il che lo fece urlare per il dolore. Tony si piegò su se stesso, mentre Spike fu immediatamente al fianco della ragazza.

    "Ow, ow, ow!" pianse lei, agitando in aria la mano che le faceva un male cane.

    "Ho sempre saputo che i tuoi pugni prima o poi sarebbero tornati utili," ghignò lui, dando un calcio a Tony nello stomaco.

    Lei sorrise, nonostante tutto, stringendo al petto la sua mano dolorante. Ma quando alzò lo sguardo, strillò terrorizzata.

    "Spike!"

    Lui girò su se stesso, per sentire poi la lama appuntita e fredda sulla sua pelle.

    "NO!!" strillò Buffy, il mondo intero che le crollava addosso.

    Spike, incredulo, portò una mano allo stomaco, quando il coltello fu sfilato da dentro le sue viscere. Sangue fresco cominciò a fuoriuscire, che andò a macchiare le sue mani. Poi si girò verso Buffy, pronunciando un’ultima parola prima di cadere:

    "Buffy."

    Lei guardò, praticamente catatonica, mentre l’uomo davanti a lei cadeva a terra. E in quel momento, l’unico pensiero che le passò per la testa fu: vendetta. Con un lamento dovuto al suo cuore dilaniato balzò sull’assalitore di Spike, la furia evidente nei suoi occhi. Gli saltò addosso da dietro, tirandogli i capelli, graffiandogli il viso—e tutto quello che riusciva a fare. La pelle si lacerava sotto le sue unghie, causando un ringhio all’uomo che desiderava uccidere con ogni fibra del suo essere. Ma il suo attacco non durò a lungo, ed improvvisamente volò all’indietro. Colpì forte il pavimento, trattennendo il respiro. Le vertigini si impossessarono di lei, insieme all’urgenza di chiudere gli occhi e non svegliarsi mai più.

    Ma tenne duro. Studiò l’ambiente per trovare qualcosa da usare come arma, quando i suoi occhi scorsero una luce rossa sulla parete vicina. Perfetto. Usando tutte le sue energie per rialzarsi, si precipitò all’allarme anti-incendio, e lo schiacciò più forte che poteva. Il grande magazzino si illuminò immediatamente con le sirene, il rumore era quasi assordante.

    Gli occhi di Ernie si spalancarono, e Tony si alzò sulle sue gambe doloranti. Jimmy si unì velocemente alla coppia, e i tre uomini scomparirono fuori dalla porta in un secondo.

    Buffy non li degnò nemmeno di uno sguardo. Si scaraventò verso Spike che era a terra stremato, e gli si ingonicchiò di fianco.

    "Spike? Spike? Oh dio," singhiozzava lei, le lacrime che si facevano strada liberamente sulle sue guance rosate. Mise le mani sulla ferita, facendo pressione, mentre pensava a cosa fare. I soccorsi sarebbero arrivati a momenti, e forse—forse—c’era una possibilità. "Spike?" mormorò lei, la voce incrinata. Fece ancora più pressione sul suo stomaco, cercando disperatamente di fermare l’emorragia. "Spike, ti prego! Alzati!" Poi alzò una mano coperta di sangue, e posò due dita sul collo di lui, cercando di sentire il battito. Il sollievo la pervase quando lo sentì, anche se era molto debole.

    Doveva essere portato all’ospedale. Velocemente.

    Non appena quel pensiero le attraversò la mente, il suono di due porte che si spalancavano riecheggiò nelle sue orecchie. Lei strillò, immediatamente terrorizzata per la sua vita, ma si rilassò quando realizzò chi fosse.

    Un poliziotto si avvicinò, inginocchiandosi vicino a lei e Spike.

    "Mio dio, cosa è successo?" chiese, notando il sangue che continuava ad uscire dalla ferita della vittima priva di sensi.

    "Lo-lo hanno pugnalato," balbettò lei. "Perfavore, non lasciarlo morire."

    L’uomo disse qualcosa nel suo walky-talky per poi riagganciarlo alla cintura. "Sono l’ufficiale Gabriel. I soccorsi stanno arrivando" la rassicurò.

    Lei annuì assente, le sue mani che coprivano ancora la ferita di Spike. L’ufficiale Gabriel la studiava, chiedendosi cosa quei due stessero facendo dentro il Wal-Mart alle 3:30 di mattina.

    "Come è successo?" chiese lui, non appena due veicoli dei pompieri si fermarono davanti all’ingresso del grande magazzino.

    Buffy inghiottì a fatica, cercando di allontanare i ricordi della notte passata dalla mente.

    "Uomini," gli disse lei. "Erano dei ladri. Noi-noi eravamo rimasti intrappolati qui dentro e c’erano dei ladri." Non sapeva se quello che stava dicendo avesse senso, ma non le importava. Tutto quello che le importava era lui.

    "E loro hanno accoltellato il tuo amico?"

    "Volevano ucciderci. Avevano detto che ci avrebbero ucciso."

    Lui le rivolse uno sguardo preoccupato, mentre altri uomini entravano nell’edificio. Tutti si affrettarono verso la scena del crimine, portando numerose borse di equipaggiamento medico.

    Buffy li guardava mentre si scambiavano parole e terminologie che non capiva. Strapparono la maglietta di Spike, e Buffy si pentì di non averci pensato.

    "I battiti diventano ogni secondo più deboli," un uomo informò gli altri. "Dobbiamo sbrigarci."

    E Spike venne alzato con una barella, una maschera dell’ossigeno sulla bocca. Buffy camminava con loro. Aveva bisogno di sapere.

    "Aspettate," chiese a bassa voce, era sorpresa che qualcuno potesse sentirla.

    L’ufficiale Gabriel si fermò e si girò verso di lei, mentre Spike veniva portato all’ambulanza.

    Le lacrime sgorgavano dai suo occhi e mormorò, "Morirà?"

    Lui la studiò per un momento, un toccante sguardo nei suoi occhi. E poi si allontanò.

    TBC

    CAPITOLO 21: Le mie riflessioni

    Buffy guardava fuori dal finestrino gli alberi che si susseguivano, tenendo il conto dei secondi che stavano impegando per raggiungere l’ospedale. Fuori era ancora scuro, così come era il suo stato d’animo. Si sentiva completamente assente. Si provava questo quando si perdeva qualcuno?

    No, Buffy. Ferma. Non hai perso nessuno e tanto meno lo perderai.

    Fu risvegliata dai suoi pensieri da una voce gentile. Tremò leggermente all’intrusione.

    "Da quanto tempo vi conoscete?"chiese l’Ufficiale Gabriel, guardando la bionda silenziosa.

    Lei singhiozzò, il respiro irregolare, non appena si girò per affrontarlo.

    "Praticamente da una vita," confessò lei, tornando di nuovo col suo sguardo al finestrino.

    Lui annuì, mentre seguiva l’ambulanza di fronte. Poteva sentire chiaramente il dolore che si irradiava dalla giovane ragazza, che gli sedeva di fianco, le mani tese poggiate sulle gambe.

    "Ma non siamo stati sempre così vicini," continuò lei, gli occhi ancora incollati al finestrino.

    "No?"

    "Diciamo che siamo diventati nemici quando è iniziato il liceo. Tutta a causa della popolarità. Lui era popolare, io no."

    Lui annuì di nuovo. "Capisco."

    "Ma ora è diverso."

    "Voi due vi state... frequentando?" chiese lui, sperando di non farla sentire in imbarazzo.

    "No, no. Non è così. Siamo solo..." E pensò. "Buoni amici."

    "Capisco."

    Lei scrollò le spalle. "Si."

    Un silenzio imbarazzante regnò nella macchina per qualche momento, prima che Buffy parlasse di nuovo.

    "Posso chiederle una cosa, Ufficiale?"

    "Qualsiasi cosa," disse lui, abbandonando un secondo gli occhi dalla strada per guardarla.

    "Come ci si sente ad avere a che fare con tutto questo ogni volta? V-Voglio dire, la morte e... la sofferenza," gli disse lei a bassa voce, sperando che quello che stava dicendo avesse un senso. "Non è deprimente?"

    Lui le rivolse un sorriso. "Sempre."

    "Ma come fa? Tutte queste persone diverse, tutto questo dolore?"

    "Si diventa come una conchiglia, senza emozioni" le disse lui onestamente. "Metti da parte il dolore e fai il tuo lavoro. Perché non è altro che questo. Un lavoro. Quando comincia a diventare qualcosa di personale, ti perdi. Con il tempo ti renderebbe pazzo."

    Buffy annuì, cercando di capire.

    "E’ solo che, non ha mai avuto un’esperienza del genere prima. Non ho una grande famiglia, quindi non ho vissuto esperienze di questo genere molto spesso, capisce? Ma non potrei nemmeno immaginare di viverle ogni giorno."

    "Si, bè, ci si abitua. Continua ad avere fede in Dio e tutto andrà bene," sorrise lui.

    Buffy studiò l’uomo dai capelli scuri e si lasciò sfuggire un sorriso. Lei non aveva mai creduto veramente in Dio prima d’allora, né tantomeno aveva avuto molta fede. Ma se quest’uomo poteva ancora sorridere dopo aver visto quello che aveva fisto e fatto quello che aveva fatto… forse poteva farlo anche lei.

    Questa rivelazione, diede a Buffy una sensazione di speranza, mentre entravano nel parcheggio dell’ospedale.

    Spike ce l’avrebbe fatta.

    ~~~

    Il suo cuore cominciò a battere forte non appena si portò il telefono all’orecchio.

    "Pronto?"venne la voce preoccupata dall’altra parte della linea.

    "Mamma? Sono io."

    "Oh, mio dio, Buffy! Dove diavolo sei? Sono stata preoccupata così tanto da star male!"

    "I-Io sto bene. Più o meno. Il signor McAlister è tornato da New York?" chiese lei nervosamente, insicura su come dare la notizia.

    "Perchè, si. E’ arrivato poche ore fa. Vi abbiamo cercato dapperttutto! Hai molto da spiegarmi, ragazzina."

    "Mamma, ascoltami. Sono all’ospedale."

    Il suo cuore perse un battito.

    "Tesoro, va tutto bene?"

    La voce di Buffy si incrinò un poco. "Um, no, Mamma. Spike è stato ferito. Lui... lui è in sala operatoria proprio ora."

    Silenzio.

    “Mamma?”

    "Arrivo subito."

    E il telefono divenne muto.

    ~~~

    Buffy era seduta su una di quelle grandi poltrone rosse, girandosi nervosamente i pollici, quando sua madre e Scott McAlister entrarono dalla grande porta, la preoccupazione facilmente leggibile sui loro volti. Buffy si alzò e velocemente li raggiunse, le lacrime che comincivano a formarsi negli occhi.

    "Oh, Buffy..." Joyce singhiozzò, prendendo sua figlia tra le braccia e abbracciandola per confortarla.

    Buffy chiuse gli occhi per un momento, perdendosi tra le braccia amorevoli della madre. Ma poi si allontanò all’improvviso, e si diresse dal padre di Spike. Lui si limitava a guardarla in uno stato di shock.

    "Mio figlio... lui..."

    "Non lo sappiamo ancora," ammise lei, sperando di avere notizie migliori. Ma il dottore non si era ancora presentato per dare alcuna informazione. "E’ ancora in sala operatoria."

    Lui prese un profondo respiro, passandosi le mani sul volto.

    "Dio... come è successo?" chiese lui, mettendosi a sedere in una delle sedie della sala d’aspetto.

    "Noi, um, siamo rimasti bloccati dentro al Wal-Mart. Io avevo dimenticato di comprare alla nonna un regalo di compleanno, così Spike mi ha dato un passaggio," spiegò lei. E in quel momento realizzò che tutto ciò era accaduto per colpa sua. Se solo avesse preso il regalo dopo scuola come avrebbe dovuto fare...

    I suoi pensieri colpevoli la investirono per qualche momento prima di continuare con la storia. "Comunque, non abbiamo sentito l’avviso dei cinque minuti alla chiusura e siamo rimasti chiusi dentro."

    Joyce era esterrefatta.

    "Ma come hanno potuto rinchiudere due ragazzi dentro a un grande magazzino?" chiese lei, incredula. "Non hanno la decenza di controllare se ci sono ancora dei clienti?"

    "Lo so," annuì Buffy. "Ma non lo hanno fatto e noi non abbiamo avuto altra scelta se non quella di restare. Così abbiamo preso dei sacchi a pelo e ci siamo sistemati nel reparto campeggio. Bè, io mi sono svegliata qualche ora dopo perchè avevo sentito dei rumori. I rumori hanno finito con l’essere delle persone. Ladri."

    "Oh dio..." interruppe il discorso Joyce, la sua mano sulla bocca.

    "Bè, non erano nemmeno il classico prototipo di ladri. Erano dei killer pscicopatici. Spike e io ci siamo nascosti nei camerini, ma uno di loro ci ha trovato..." Di nuovo, anche questa era colpa sua. "... e hanno cercato di ucciderci."

    Mr. McAlister fu completamente scosso dal racconto della ragazza. Lei le rivolse un sorriso comprensivo.

    "Spike è stato molto coraggioso," disse lei, guardando nella direzione del padre. "Mi ha salvato la vita."

    "Ma non senza pagarne il prezzo," sputò lui, desideroso di vedere chiunque avesse provato ad uccidere suo figlio, ucciso e sotto terra.

    "Giusto. Non senza pagarne il prezzo," ripetè lei. "Uno di loro... ha-ha accoltellato Spike. Nello stomaco."

    Dio, era più difficile di quanto aveva immaginato. Gli sguardi sui volti dei due adulti erano abbastanza da farle desiderare di essere schiacciata da un gigantesco macigno. Stava proprio per aggiungere qualcos’altro – qualcosa di positivo come "probabilmente andrà tutto bene" – quando un dottore si avvicinò. Tutti si alzarono immediatamente.

    "Il signore e la signora McAlister, presumo?" li salutò lui, porgendo loro la mano. "Sono il Dottor Leonard. Che ne dite di sederci?"

    A sua madre non importò affatto correggerlo, al contrario si mise a sedere con gli altri. Il dottore si prese un momento per studiare i tre volti prima di procedere.

    "Sono spiacente ma ho cattive notizie."

    E questo fu quanto. Tutta la fede e la speranza e le preghiere a cui lei si stava aggrappando , scomparirono in un momento. Il suo cuore affondò nella più profonda, e oscura parte di se stessa che non credeva nemmeno fosse mai esistita. Spike era morto.

    "Non è così," li corresse il Dottor Leonard immediatamente, vedendo le loro reazioni. "Vostro figlio. E’ vivo."

    Vivo? Spike era vivo? E che ne era delle cattive notizie? L’eccitazione la investì di colpo e senza pensare chiese, "Possiamo vederlo?"

    "Buffy," la sgridò Joyce, come se fosse una piccola bimba che chiedeva un lecca lecca. Lei si zittì e il dottore continuò.

    "Ma sono spiacente di dirvi che è in coma. Fortunatamente, nessun organo importante è stato danneggiato e la ferita non era mortale. Ma ha perso molto sangue... ed è questo che ha portato al coma."

    "Quali sono le probabilità che si svegli?" chiese il Signor McAlister, la sua voce pericolosamente calma. Doveva essere terribile per lui. Prima sua moglie... ora Spike.

    "Bè, è difficile a dirsi. Più un paziente rimane in stato comatoso, meno diventa probabile il suo risveglio. Il meglio che possiamo fare ora è aspettare e sperare per il meglio."

    Che cosa? Tutto qui?

    "Aspetti," lo interruppe Buffy. "Sta dicendo di lasciarlo lì, sdraiato, e vedere che succede?"

    "Temo proprio--"

    "Teme? Quello lì dentro è il mio amico! Mi sta dicendo che non c’è niente che lei possa fare? Che potrebbe rimanere in quel-quello stato… per sempre?"

    "Signorina, Ho provato a spiegare--"

    "Bè, si spieghi meglio," sputò lei, le parole ebbre dalla rabbia.

    Il dottore sospirò. “ Vorrebbe vederlo?"

    Buffy rivolse il suo sguardo a Scott. Lui annuì.

    "Vai pure," le disse lui. "Io lo vedrò dopo."

    Lei inghiottì a fatica e seguì il dottore lungo il corridoio. Passò molte stanze, tutte contenevano storie diverse. Le persone passavano, alcune in sedie a rotelle, alcune sulle barelle. Si abbracciò stretta, non appena un brivido si fece strada lungo la sua schiena.

    Prima di accorgersene, era davanti alla porta di Spike. Il dottor Leonard gliela aprì, spingendola delicatamente dentro. Buffy non riusciva a respirare, la paura improvvisamente la bloccava. Mettendola da parte, cercò di essere risoluta, ed entrò dentro la stanza dalle pareti bianche. Spike era sdraiato di fronte a lei, gli aghi attaccati in più posti, e un incessante bip che le faceva sapere che era ancora vivo. Sentì la porta chiudersi dietro di lei ed esitante si avvicinò al bordo del letto. Sembrava così pacifico.

    Con un respiro profondo, prese una piccola sedia e si mise a sedere di fianco a lui. Lo guardò per un pò, imprimendo nella mente ogni singolo dettaglio del suo bellissimo viso. Si chiese cosa lui stesse pensando ora, sempre che lo stesse facendo.

    A sua madre, decise lei. Ecco a cosa stava pensando.

    Con una mano tremante andò ad accarezzargli il volto. Fece correre un dito sui suoi zigomi pronunciati e poi lungo la sua mascella. Lui non si mosse. Finito il suo viaggio, la mano ritornò di nuovo a quella di lui, tenendola con una presa confortante.

    "Ciao, Spike," disse alla fine lei, massaggiandogli la mano con il pollice. "Come stai?"

    Poteva essere più stupida? Con un sorriso amaro, si mosse sulla sedia, non sapendo cosa fare. Cosa si dice ad un uomo che non ti può sentire?

    Tutto, pensò lei.

    Con un profondo respiro, si mise di nuovo a sedere dritta, cercando di dare un senso ai suoi pensieri. Quando riuscì, aprì la bocca per parlare.

    "Sono io," gli disse lei, la voce sul punto di rompersi. "Sono Buffy."

    Lui rimaneva lì, sdraiato, senza muoversi.

    "Probabilmente sono l’ultima persona che tu vorresti ti parlasse in questo momento, considerando il fatto che sono io che ti ho messo in questo casino. Ma voglio che tu sappia, che non dimenticherò mai quello che hai fatto per me. Mi hai salvato la vita e te ne sarò per sempre grata. Anche se... anche se non ti sveglierai mai, io sarò sempre qui. Ti prometto che ti verrò a trovare tutti i giorni e ti racconterò tutto quello che succede a scuola o-o come va la vita in generale. Non ci posso credere che ci diplomeremo questo mese, huh? Il ballo di fine anno è fra sole due settimane..." Lei singhiozzò. "Probabilmente sarà una completa schifezza. Non credo che ti perderai niente. E la cerimonia dei diplomi? Così noiosa."

    Lei strinse la mano di lui più forte.

    "Ti ricordi di quella volta che stavamo parlando del diploma? Penso che fosse al nostro settimo anno di scuola. Ti avevo sfidato a presentarti nudo," ridacchiò lei, le lacrime che ora cadevano dai suoi occhi stanchi. "Tu avevi risposto che l’avresti fatto in tutta la tua mascolinità. Sarebbe stato divertente."

    Lei guardò l’orologio. Erano quasi le sei del mattino. Le sembrava così difficile da credere che solo qualche ora prima stava dormendo tra le braccia di Spike. La vita aveva davvero un modo strano di incasinarsi.

    Buffy, sconfitta, si lasciò sfuggire un’altro singhiozzo e lasciò andare la mano di Spike. Le sue stupide storie non l’avrebbero aiutato questa volta. Si alzò in piedi solennemente, la sedia strisciò contro il pavimento. Rivolse un ultimo sguardo al biondo addormentato, desiderando disperatamente che lui aprisse gli occhi e le dicesse che era stato tutto uno scherzo. Ma non lo fece ed era stata egoista anche solo a pensarlo.

    Spike era in coma. Lei sapeva che non si sarebbe svegliato. Né per lei, nè per nessun’altro.

    Ed era tutta colpa sua.



    CAPITOLO 22: Soffrendo

    Willow sedeva accanto a Buffy sul suo letto, guardandola in silenzio mentre si pettinava i suoi lunghi capelli biondi.

    "Vuoi parlarne?" provò la rossa, uno sguardo serio sul volto.

    "Parlare di cosa?"

    Buffy continuava a spazzolarsi i capelli, senza nemmeno guardare Willow.

    "Lo sai di cosa."

    Lei si alzò e mise a posto la spazzola sul comò. Poi cominciò a cercare nell' armadio una camicia da notte. Willow sospirò.

    "Buffy, non puoi più tenerti tutto dentro. E’ passata una settimana e hai a malapena detto qualche parola," cercò di farla ragionare lei, con il cuore che le faceva male per la sua migliore amica.

    "Sto bene, Will. Grazie."

    "Ma... ma se non ti sfoghi, arriverai a un punto di rottura. E una Buffy a pezzi è una Buffy difficile da rimettere in piedi."

    "Non mi spezzerò."

    "Si, invece! Ti spezzerai. Sei umana, come tutti noi. Nessuno può affrontare un’esperienza come la tua e dire che sta bene. Sono la tua migliore amica, Buffy. Puoi dirmi tutto."

    Buffy infine si girò per affrontare la ragazza seduta sul letto.

    "Ascolta, Willow. Lo so che vuoi solo il mio bene, ma parlarne non cambierà la situazione." Si voltò di nuovo e tirò fuori il suo pigiama di Sponge Bob. Poi aggiunse, "Niente lo cambierà."

    "No, non si tratta di cambiarlo. Ma di aiutarti. Credimi, Buffy. Ho passato la stessa cosa l’anno scorso quando ho perso mio nonno. Mi hai visto. Ero un relitto. Un grandissimo relitto. Un grandissimo relitto dopo uno schianto pazzesco."

    "Mi ricordo," Buffy sospirò. "Non so ancora come sei riuscita a riprenderti. Tuo nonno Georgey era il tuo mondo."

    Willow infine si alzò e si inginocchiò di fronte a Buffy.

    "Avevo te," sorrise lei, abbracciando l’amica.

    Buffy guardò Willow negli occhi. Ma chi prendeva in giro? Stava soffrendo. Terribilmente. E tenere tutte quelle emozioni chiuse dentro se stessa avrebbe soltanto peggiorato la situazione.

    "Lo so, Wills. Mi dispiace di averti tagliato fuori," si scusà lei, con le lacrime agli occhi. "E’ solo che... se ne parlo, allora devo pensarci. E quando ci penso, io..." La voce di lei si spense e abbassò la testa. "E’ stata così dura per me in questi ultimi giorni. Vederlo lì, sdraiato, sapendo che potrebbe non risvegliarsi più... è così difficile. Voglio dire, quando lo guardo, vedo solo uno Spike addormentato. Come se chiamando il suo nome, lui potesse aprire gli occhi e tutto tornerebbe come era prima." Singhiozzò lei. "Penso di essere nella fase della negazione o qualcosa del genere. Non ho mai fatto niente di questo genere prima d’ora."

    "Lo so, tesoro. E non dovresti. Nessuno dovrebbe. Ma invece dobbiamo affrontarlo, e dobbiamo superarlo nel modo migliore."

    Buffy scosse la testa. "E’ proprio questo il—Non so se riuscirò a superarlo. Voglio dire, conosco Spike da quando aveva le ghettine. Giocavamo alla lotta e mangiavamo i sandwich della merenda insieme. Naturalmente, siamo diventati nemici mortali per un certo lasso di tempo, ma non ha cambiato le cose. Avere una persona nella tua vita per così tanto tempo e poi... non più—è così irreale. E non so se posso farcela." Le labbra di Buffy cominciarono a tremare mentre le lacrime inondavano i suoi tristi occhi verdi.

    "Oh, Buffy..." sospriò Willow, abbracciando la sua sua amica. "Lo sai che ti voglio bene, vero?"

    Buffy annuì contro le spalle di lei, inzuppandole delle sue lacrime.

    "Ti voglio bene anche io, Willow. Non so cosa farei senza di te."

    La testa rossa sorrise e la strinse ancora di più. Poi un pensiero le attraversò la mente.

    "Buffy?"

    "Hmm?" piagnucolò lei.

    "Tu..." Non era per niente sicura di come chiederglielo, quindi lo fece e basta. "Tu ami Spike?"

    Buffy indietreggiò, un’espressione confusa sul volto.

    "No, Io-Io..." Ma cosa provava veramente per Spike? "Mi preoccupo per lui. Molto. Ma, non in quel senso. Non stiamo… insieme."

    "Oh, questo lo so. Ma a volte quando si tiene a qualcuno, i sentimenti possono diventare più forti. Sai del tipo, io ti amo, tu ami me. Pensavo che magari tu ti sentissi così verso Spike."

    Bè, da questo punto di vista...

    "Forse," decise lei. "Forse tengo a lui così tanto. Non ci ho mai pensato a dire la verità. E’ sempre stato... Spike. Capelli ossigenati, spolverino di pelle, molto carino, Spike."

    Gli occhi di Willow si illuminarono.

    "E’ davvero mooolto carino, huh?" ghignò lei.

    Buffy si lasciò sfuggire un sorriso.

    "Si. Giusto un pochino."

    "Lo sai, credo che lui tenesse a te anche quando entrambi eravate nella fase delle cattive vibrazioni reciproche. A volte lo vedevo passare nel corridoio. Tu guardavi dalla parte opposta sistematicamente, certo... ma, c’era sempre qualcosa nei suoi occhi. Ho sempre saputo che se solo vi foste dati una chance sareste ritornati ad essere amici."

    "Davvero?" singhiozzò Buffy, felice di essersi confidata con Willow.

    "Si. E’ come se fosse il destino, capisci? Un potere più alto che lavora con stregoneria e alta tecnologia combinate, sulle anime ignare. A dire il vero è un pò spaventoso."

    Gli occhi di Buffy annegarono di nuovo nella tristezza.

    "Oh, no. Ho detto qualcosa, vero? Una di quelle cose che i migliori amici dovrebbe tenere per se?" chiese lei preoccupata.

    "E’ solo che... se quello che dici tu è vero, il destino deve proprio odiarmi. Se non fosse per il mio stupido vizio di rimandare le cose, Spike ora non sarebbe in coma."

    "Hai ragione," disse Willow calma.

    Buffy sollevò la testa, spaesata.

    "Hey, tu non dovresti darmi ragione!"

    "Volevo solo dire che... hai ragione. Spike non sarebbe in coma. Sarebbe morto."

    Lei aggrottò le sopracciglia. "Huh?"

    "Gli ha salvato la vita, ricordi? La macchina veloce, e lo scenario del salvataggio di Spike? Ne hai parlato per giorni!"

    Ok. Un punto per Willow.

    "Credo che tu abbia ragione. Forse non faccio completamente schifo."

    "Decisamente no! Solo un pò," sorrise lei, scherzosa.

    Buffy brontolò e tirò un cuscino all’amica.

    "Stronza," bofonchiò lei.

    "Ooh, esce Buffy—entra la dominatrice."

    Disse Willow per poi tirare indietro il cuscino a Buffy.

    "Aia!"

    "Tu bambinona! Tutta more e altro."

    "Mi faccio male facilmente!" cinguettò lei, tirando il cuscino a Willow di nuovo.

    Willow rise, continuando la lotta con il cuscino. Passarono delle ore prima che le due ragazze si addormentassero nel letto di Buffy, con un sorriso sulle labbra.

    ~~~

    Buffy entrò a scuola per la prima volta dall’ "incidente". Sua madre le aveva permesso di restare a casa i primi giorni, e Buffy si era semplicemente rifiutata di alzarsi dal letto i giorni seguenti. Fortunatamente, sua madre non si era lamentata, visto che era una studentessa da “10” e per altre ovvie ragioni. Ci erano volute le suppliche Willow e anche la promessa che le avrebbe preso il suo gelato al cioccolato preferito. Alla fine aveva capitolato.

    Era strano camminare nel familiare – e allo stesso tempo estraneo – corridoio della scuola. Non sapeva come, ma le sembrava più piccolo e meno confortevole. In passato Buffy amava andare a scuola. Non aveva perso un giorno sin dal suo incontro con la mononucleosi al settimo anno. Ma ora le mura e i teenagers chiacchieroni che la circondavano non erano poi così amichevoli. Si sentiva orribilmente e fuori posto.

    Con un sospiro determinato, camminò furtiva fino al suo armadietto, attenta a non guardare nessuno negli occhi. Era sicura che oramai tutti sapevano e non era proprio in vena di rispondere alle domande oppure di essere il centro dell’attenzione.

    Non appena quel pensiero le passò per la testa, Xander arrivò correndo verso di lei, con Tara al suo fianco.

    "Buff!" la chiamò lui.

    Buffy si acquattò dietro lo sportello dell’armadietto, ma poi lo chiuse velocemente e si mise, sul suo volto stanco, un falso sorriso di plastica.

    "Xander," lo salutò lei, normalmente.

    "Gesù, Buff. Non posso credere a quello che è successo. E tu come te la cavi?"

    Lei aggrottò le sopracciglia.

    "A parte i frequenti attacchi di panico e i tentativi di suicidio... alla grande," scherzò lei, cercando di alleggerire la situazione.

    "Ti capisco," annuì lui. "E’ come mi sento ogni volta che vedo Cordelia."

    Buffy lo guardò divertita.

    "C-Comunque," lo interruppe Tara. "N-Noi volevamo solo farti sapere, che siamo qui. Se hai bisogno di qualcosa."

    "Grazie," sorrise lei. "Lo apprezzo."

    Improvvisamente, una voce troppo gaia dietro di lei la fece voltare. Ed ecco Cordelia Chase e il suo branco di minorate mentali.

    "Bene, Buff... è stato bello parlare con te, spero tu non riesca nel tentativo di suicidio, e ci vediamo più tardi... ciao!"

    E si allontanò, lasciando Buffy ad affrontare la Regina della Stronzaggine.

    "Suicidio, huh?" chiese Cordelia.

    "Era solo una battuta," rispose in fretta Buffy, cercando di tenerla calma. Questo confronto era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento.

    "Favoloso. Questa è probabilmente la prima cosa divertente detta da te."

    Il gruppo ridacchiò. Buffy le guardava senza riuscire a proferire parola.

    "Comunque, ho sentito cosa è successo la settimana scorsa. Sai, tu che hai fatto accoltellare Spike e tutto il resto," spiegò lei, lasciando di stucco la triste bionda. "L’avevamo avvisato tutti, sai. Che stare con te avrebbe solo portato guai. E guarda che fine ha fatto..."

    "Io non--"

    "Hai qualche rimorso Buffy per quello che hai fatto? In fondo ora lui non ti può rifiutare se è in coma," sorrise dolcemente lei.

    La mano di Buffy arrivò dal nulla, schiaffeggiando sul volto la brunetta. La bocca di Cordelia si spalancò sbalordita, mentre fissava la ragazza infuriata di fronte a lei.

    "Hai qualcosa che almeno assomigli a un cuore che batte?" chiese lei, incredula. "Come puoi dire cose del genere? Spike è in coma! In coma. Riesci a capirlo? Potrebbe non svegliarsi mai più e tu ti comporti come se tutto questo fosse solo una grande burla. Be, non lo è, Cordelia. Questa è la vita. Questo è reale." Si fermò per un momento per calmarsi. "Senti, io non so da dove vieni, ma qui, prendiamo molto sul serio questo genere di cose. Io tengo a Spike più di quanto tu potrai mai immaginare e il dolore che provo molto probabilmente è assai più grande di tutti voi messi insieme. Quindi se vuoi trasformare tutto questo in una qualche barzelletta che ti procuri un po’ di precaria soddisfazione, bene. Ma fallo per conto tuo. Perchè d’ora in poi, non mi disturberò più ad ascoltare le tue stronzate. Creati il tuo piccolo mondo dove tu sei la sola che conta, ma lasciamene fuori. Perché io devo vivere in questo mondo."

    Detto questo, Buffy andò via come una furia, senza guardarsi indietro. Avrebbe dovuto sentirsi orgogliosa per aver finalmente detto a Cordelia quello che si meritava. Invece no. Non sentiva niente. Tutto quello che sapeva era che doveva uscire da quell’edificio. Velocemente.

    Mentre si affrettava verso la porta, pianificando la sua fuga veloce, il suo professore di storia sbucò da dietro l’angolo. Buffy dovette fermarsi, per evitare di scontrarsi.

    "Signor Giles," disse Buffy colta alla sprovvista, scocciata dal fatto che probabilmente sarebbe dovuta restare infine.

    "Signorina Summers," la salutò lui, togliendosi gli occhiali e pulendoli con un lembo della sua giacca di tweed. "Posso chiederle dove sta andando con tutta questa fretta?"

    "Oh. Um, al bagno. Sa, le ragazze e le loro pause per il vasino," rise lei, cercando di coprire il suo tentativo di fuga.

    "Quindi non l’ha vista, presumo?"

    "Vista? Chi avrei dovuto vedere?"

    "Oh, be, sua madre la sta aspettando nell’ufficio. In realtà la stavo proprio cercando."

    "Mia madre?" chiese lei, il suo cuore che prendeva a battere all’impazzata. "E’-E’ successo qualcosa?"

    "Non ne sono sicuro, a dire il vero. Anche se sembrava piuttosta angosciata..."

    Oh dio... pensò Buffy. Non degnò il suo professre nemmeno di un altro sguardo prima di correre lungo il corridoio ad una velocità record. In un attimo arrivò all’ufficio, e vide sua madre seduta su una di quelle poltroncine arancione-ruggine. Lo sguardo sul suo volto parlava da solo. Questa era una visita che portava cattive notizie. Notizie molto cattive.

    "Mamma?" inghiottì lei, preoccupata anche solo di sentire quello che le avrebbe detto.

    "Tesoro, forse dovresti sederti," confessò Joyce, indicando una delle poltrone.

    Nonostante Buffy si sentisse come se le sue gambe fossero due piccole particelle di polvere, pronte a lasciar da solo il suo peso, declinò l’invito.

    "No," disse lei. "Dimmelo e basta."

    "Buffy..."

    "E’ Spike?"

    Joyce cauta, fece un passo in avanti, poggiando amorevolmente una mano sulla spalla di Buffy. Improvvisamente, lo sguardo affranto e disperato lasciò il suo volto per essere rimpiazzato da uno dei più grandi sorrisi che Buffy avesse mai visto invadere i lineamenti della madre. Diede alla spalle di lei una gentile scrollata prima di pronunciare le seguenti parole, inaspettate:

    "Spike è sveglio."



    CAPITOLO 23: Tutto al proprio posto

    "Mamma, vai!" domandò Buffy, seduta proprio in punta sul suo sedile.

    "Tesoro, c’è un treno."

    "E quindi?"

    Joyce ruotò gli occhi in risposta e Buffy ringhiò per la frustrazione. Un treno! Su tutte le ore del giorno...

    "Arriveremo in un attimo. E sono più che sicura che Spike non andrà da nessuna parte," sorrise sua madre.

    Oh dio. Spike. Si era svegliato! Non riusciva a crederci. Quando sua madre glielo aveva detto, non si era varamente resa conta dell’entità della notizia. L’aveva fissata, incredula, per un minuto buono, cercando di comprendere il significato di quelle tre semplici parole. Ma quando finalmente la nebbia nel suo cervello si era diradata, era corsa fuori dalla scuola verso la macchina, più veloce di quello che pensava potesse essere possibile.

    "Credi che si ricorderà di me?" chiese Buffy, il pensiero che le era appena passato per la mente. E se aveva perso la memoria o qualcosa del genere?

    "Se lo credo? Buffy, sei la prima di cui ha chiesto."

    Buffy era così felice, quasi stava per piangere. L’unica cosa che voleva fare era abbracciarlo e non lasciarlo più andare.

    Era così presa dai suoi pensieri, che Buffy nemmeno si accorse di essere arrivata nel parcheggio dell’ospedale. Il suono della cintura di sicurezza di sua madre che veniva tolta, la riportò alla realtà.

    "Ora ricorda, tesoro—Spike è ancora molto debole. Immagino che tu voglia dargli un pò di spazio e..."

    Le sue parole si interruppero visto che Buffy stava già correndo verso l’entrata dell’ospedale. Con un sorriso seguì sua figlia.

    "Sono qui per vedere Spike McAlister," cinguettò la bionda eccitata alla donna all’accettazione, giocando nervosamente con le maniche della sua maglietta.

    La signora di colore le sorrise pensierosa, alzandosi dalla sedia.

    "Quindi, devo intendere che tu sei la famosa Buffy," le disse, guardando la ragazza dalla testa ai piedi. "Il tuo amico ha chiesto di te. In realtà sta chiedendo in continuazione solo di te."

    Il suo viso si illuminò.

    "P-Posso vederlo?" chiese lei, speranzosa.

    "Certo che puoi. Da questa parte."

    Buffy seguì la donna lungo il corridoio così familiare, si voltò per vedere la madre che si metteva a sedere su una delle poltroncine. Mordicchiò il suo labbro inferiore, chiedendosi improvvisamente cosa gli avrebbe detto. Non aveva avuto molto tempo per pensarci, e poi la porta si aprì, e la donna la invitò dentro.

    Lei inghiottì a fatica, facendo un passo esitante in avanti verso la porta. Spike era sdraiato nel suo letto, un giornale gli copriva il volto. Non la vide entrare. Insicura sul da farsi, Buffy si schiarì la voce, catturando immediatamente la sua attenzione. Lui mise giù il giornale e sollevò lo sguardo.

    "Ciao," lo salutò Buffy goffamente con la mano.

    Un sorriso illuminò il volto di lui, mentre si ubriacava della vista di lei. Era proprio bella come se la ricordava.

    "Buffy," disse lui, la sua voce bassa e roca. "Vieni qui, amore."

    Lei si avvicinò, trattenendo le lacrime. Era quasi irreale vedere Spike in quello stato. Onestamente non aveva mai nemmeno sognato che si sarebbe potuto svegliare...

    Con le labbra che le tremavano, attraversò di corsa lo spazio che li separava, lanciandosi tra le sue braccia.

    "Per l’inferno maledetto," borbottò lui, il peso della biondina che lo aveva quasi schiacciato.

    Lei saltò indietro immediatamente, imbarazzata per avergli fatto male.

    "M-mi dispiace," si scusò lei, incapace di contenere oltre le lacrime. "E’ solo... non riesco a credere che tu ti sia davvero svegliato."

    Lui le sorrise e la riportò vicino, questa volta godendosi il calore che irradiava il corpo di lei contro il suo. Fece correre una mano tra i suoi boccoli biondi, chiudendo gli occhi per la felicità.

    Buffy sospirò, strofinando il suo volto contro il collo di lui. Soltanto toccarlo, sentire il suo odore, ascoltare la sua voce — era meravglioso. E non c’era nessun altro posto al mondo in cui avrebbe preferito essere.

    "Mi sei mancato così tanto," confessò lei, lasciando cadere una lacrima sul suo camice. "Non avrei mai potuto convivere con me stessa, se non ti fossi mai svegliato."

    Questa volta fu Spike a tirarsi indietro, tenedole le braccia.

    "Non dirmi che ti senti responsabile?" chiese lui, sperando che non fosse così. Non aveva nessuna colpa lei.

    Tuttavia, lei fece si con la testa.

    "Certo che mi sento responsabile," ammise lei. " Innanzi tutto ti ci ho portato io là. E’ stato per colpa mia se siamo rimasti bloccati. S-sono s-stata.. io a farti pugnalare. Io--"

    "Non osare mai più incolpare te stessa, mi hai sentito?" la interruppe lui, scuotendola leggermente per l’enfasi. "Non è stata colpa tua."

    "Spike, non ci provare. Lo sai che è così."

    "No." Il suo tono era serio oltre ogni dire. "Buffy, tu non hai colpe per quello che è successo. A volta capitano delle brutte cose, e non si può fare niente per impedirle. E se ti convici che magari potevi fare qualcosa, ti rovinerà l’esistenza. Mi hai capito?"

    Lei guardò in basso alle sue mani che tremavono e annuì.

    "'E poi, non importa. Sono ancora qui, o no."

    "Grazie a Dio," bisbigliò lei, facendo correre le sua mani lungo lo stomaco di lui. Si fermò all’altezza di dove doveva essere la ferita e lo guardò, una domanda negli occhi.

    "Vai avanti," annuì lui, e la guardò, affascinato, mentre gli sbottonava la sua camicia bianca e larga.

    Buffy spostò la stoffa , ed accarezzò leggermente e con dolcezza la cicatrice sul suo addome. I punti erano stati messi perfettamente, un rosa chiaro intorno ai bordi. Ne seguì i contorni attentamente con i polpastrelli delle sue dita.

    Spike, alla mossa di lei, trovò improvvisamente difficile respirare. Non perchè gli stesse facendo male, ma perchè la sua piccola manina gli stava procurando delle sensazioni che, decisamente, non avrebbe dovuto provare. Buffy era un amica—niente di più. Ma i piccoli cerchi che gli stava disegnando sulla sua pelle tesa lo stavano convincendo del contrario. Sentire anche solo le dita di lei, calde ,che danzavano sulla sua pelle, gli mandava un brivido giù per la spina dorsale.

    Proprio in quel momento realizzò che se non la fermava, l’avrebbe spinta sotto di lui in un attimo, al diavolo la ferita.

    "Buffy," disse lui velocemente, prendendo la mano di lei nella sua.

    Lei alzò lo sguarso su di lui, confusa, ovviamente persa nei suoi pensieri.

    "Ti ho fatto male?" chiese lei, la preoccupazione che le si leggeva negli occhi.

    "'Certo che no, passerotto. Era piacevole."

    Be, lo era davvero...

    "Oh," arrossì lei, inghiottendo a fatica. Così, decise di cambiare argomento. "Sai, uh, sai già quando potrai tornare a casa?"

    "Fra qualche giorno, credo," rispose lui, lascindo andare la mano di lei per massaggiarsi i muscoli stanchi.

    "E’ una buona cosa. Giusto in tempo per il ballo di fine anno," sorrise lei. "Certo, se hai ancora intenzione di andare. Voglio dire, sai, dopo il “stavo-quasi-per-morire” potresti aver perso interesse..."

    "Scherzi?," lei scrollò le spalle. "Ci sarò. Parzialmente disabile, certo, ma ci sarò. Devo vederti conquistare la corona."

    Buffy serrò la gola.

    "Giusto. Ecco che arriva “Buffy versione Reginetta del Ballo”."

    "Perchè partecipi, vero?" chiese lui, inarcando il sopracciglio.

    "Si. Diciamo che Willow è riuscita a convincermi. Può essere molto minacciosa quando vuole."

    "Davvero? Allora credo di aver fatto una buona cosa, invitandola."

    "Si."

    Spike la guardò.

    "Tu hai un accompagnatore?"

    "U-un accompagnatore?” balbettò lei.

    "Be, sai. In genere queste cose funzionano così."

    "Oh. Giusto. Si, ho un accompagnatore."

    Lui la guardò, poco convinto.

    "Bè, potrebbe sembrare un pò... invisibile la prima volta che lo vedi. Ma è davvero carino!" cercò di inventarsi lei.

    "Sembra affascinante."

    "Mmm hmm."

    In quel momento, la testa di Joyce fece capolino dalla porta.

    "Vi dispiace se entro?" sorrise lei, indicando la stanza.

    "Certo, mamma."

    "Salve, Signora Summers."

    Lei andò verso Spike per poi chinarsi e posare un bacio gentile sulla suo fronte.

    "Ho parlato con il Dottor Leonard e ha detto che puoi tornare a casa domani," spiegò, sedendosi accanto a Buffy sul letto di Spike. "Sempre che tu te la senta."

    "Eccome se me la sento. Non riuscirei a sopportare un’altra giornata qui."

    "Immagino," annuì Joyce. "Non puoi fare niente di faticoso per almeno due settimane, ma il Dottore ha detto che ti stai riprendendo molto bene."

    "E’ grandioso," sorrise radiosa,Buffy, eccittata dal fatto che Spike sarebbe stato bene. Poi guardò sua madre. "Puo venire a scuola?"

    "Quando se la sentirà," rispose lei. "Ma facciamo un passo alla volta ora."

    Lei annuì, e Joyce si alzò.

    "Bene, vi lascio di nuovo da soli. Volevo solo aggiornarvi sulle ultime notizia," disse loro, dirigendosi verso la porta. "Riguardati Spike. E’ bellissimo riaverti tra noi."

    Spike sorrise alla donna, mentre usciva dalla stanza.

    "E così," cominciò Buffy, alzandosi dal letto. "Hai già visto tuo padre?"

    "Si, è subito venuto qui stamattina. Era un pochino strano sai, tutti quegli abbracci e il piangere," rispose lui.

    Buffy sorrise, immaginando la scena molto mascolina che vedeva due uomoni baciarsi e piangere. Poi Spike prese contatto con gli occhi di lei e lo stesso fece Buffy.

    "Sono riusciti a, uh, prendere qui criminali?" chiese lui, sistemandosi sul letto.

    "Oh... no," gli disse lei, seria. "Io sono riuscita ad azionare l’allarme anti-incendio e così se la sono svignata. Ma riusciranno a prendereli..."

    "Gli conviene. Altrimenti, sarei molto felice di dargli la caccia io stesso. Quello che ti hanno fatto..." La mascella di lui si serrò al solo ricordo.

    Buffy si avvolse il corpo con le sue stesse braccia, cercando di cacciare i ricordi dalla mente.

    "Si," disse lei, guardando altrove.

    "Scusa non volevo farti ricordare," cercò di scusarsi lui, notando la sua reazione. "Ero solo curioso, tutto qui."

    "No, va tutto bene. Credo di essere ancora molto sensibile per quanto riguarda tutta la faccenda. Sono decisamente dei ricordi da dimenticare."

    "Ti capisco," sospirò lui, poggiando di nuovo la testa sul suo cuscino. "Ma farei comunque le stesse cose se si potesse tornare indietro."

    Buffy alzò la testa. "Non sei serio."

    "No? Quindi ti lascierei morire, mentre io sono nelle vicinanze e guardo tutto come un cretino? Non credo proprio."

    "Spike, stavi per morire."

    "Meglio io che tu."

    Lei lo fissò, stupita. Come poteva dire una cosa del genere? Davvero lei significava così tanto per lui? Stava per rispondergli, quando realizzò che lei, nei suoi panni, avvrebbe fatto la stessa identica cosa. Quindi si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.

    "Grazie," gli disse lei, dolcemente.

    "Quando vuoi."

    Ci fu silenzio per un pò, ma un silenzio confortevole. Buffy guardò l’amico chiudere gli occhi, e sospirò felice. Passaro cinque minuti, prima che lei parlasse.

    "Meglio che vada," disse lei, dando una gentile stretta alla mano di Spike. "Willow probabilmente si starà chiedendo perchè non l’ho chiamata dopo scuola."

    "Bè, hai una buona scusa," sorrise lui.

    Lei ghignò. "La migliore."

    "La saluterai da parte mia?"

    "Assolutamente. Anche se credo che la vedrai uno di questi giorni."

    "Giusto. Il ballo e tutto il resto."

    "Si."

    E il suo cuore perse un battito.

    "Bè, ci vediamo domani, passerotto. Probabilmente sarò costretto su una sedia a rotelle."

    "Capisco. Passerò io."

    "Ti aspetterò."

    Lei si chinò e lo abbracciò dolcemente ancora una volta. "E’ davvero bello riaverti con noi," sussurrò lei, la voce rotta dall’emozione.

    "Siamo d’accordo allore, amore," rispose lui, sorridendole. "Allora vai. Non vorrai far aspettare così tanto la Rossa."

    "Ok. Parleremo domani."

    Lui annuì e la guardò mentre usciva dalla stanza. Sospirò e poggiò di nuovo la testa sul cuscino, facendo il conto alla rovescia per il giorno a venire.



    CAPITOLO 24: Finalmente

    "Ahhh!" strillò Willow al telefono, costringendo Buffy a portare la cornetta lontano dall’orecchio. Quando decise che la sua amica aveva finito la sua voce da emicranea, riportò il telefono all’orecchio e sorrise.

    "Felice, Will?"

    "Felice? Buffy, è straordinario! Non ci posso credere!" cinguettò lei.

    "Ti capisco. Nemmeno io," sospirò Buffy, arrotolando il filo del telefono intorno alle dita. "Davvero, non credevo si sarebbe svegliato."

    "Ma l’ha fatto! Yay!"

    La bionda sorrise di nuovo.

    "Domani torna a casa. Pensavo di fermarmi da lui con del gelato e qualche film da vedere insieme. Vuoi venire anche tu?" la invitò lei, mettendosi a sedere sul letto.

    "Nah, avete bisgno di un po’ di tempo da soli. Forse un’altra volta," rispose Willow.

    "Sei sicura? Abbiamo passato molto tempo da soli stamattina all’ospedale."

    "Ne sono certa! Ma, devo davvero finire il mio progetto di Fisica. E’ per Lunedì."

    "Merda! Me n’ero completamente dimenticata," realizzò Buffy, portando la mano alla fronte. "Oh va bene. Ci lavorerò questo fine settimana."

    "Buon piano. Comunque, hai trovato un accompagnatore?" chiese all’improvviso la testa rossa, facendo brontolare Buffy.

    "No," sospirò lei, prendendosi un momento per crogiolarsi nella commiserazione. "Probabilmente verrò da sola."

    "Non ci pensare! Ti troverò io un ragazzo."

    "Al ballo manca solo una settimana, Wills. Sono sicura che ormai sono tutti impegnati. Io sono l’unica perdente a non esserlo."

    "Buffy, smettila. Conosco proprio il ragazzo giusto per te."

    "Davvero?" le chiese lei, inarcando un sopracciglio.

    "Si!"

    Buffy aspettò che Willow continuasse. Ma non lo fece.

    "Bè, e chi sarebbe?"

    "Vedrai domani. E’ una sorpresa," ghignò lei, facendo preoccupare Buffy.

    "Oh dio, è quel ragazzo, Andrew? Perchè, whoa, allarme super perdente. Voglio dire, lo so che faccio anche io parte della grande squadra dei perdenti ma quel ragazzo... bè, hai mai visto il suo armadietto? Ci ha dipinto la Morte Nera!"

    "La Morte Nera?" chiese Willow.

    "Si, sai, Star Wars?"

    Silenzio..

    "Qualcuno mi spari," sospirò Buffy, lasciandosi cadere sul letto.

    Willow rise.

    "Non preoccuparti, Buffy. Non è Andrew. Questo ragazzo è molo più cool," la rassicurò l’amica.

    "Promesso?"

    "Promesso."

    ~~~

    "C-Ciao, io sono Jonathan."

    Buffy lanciò a Willow uno sguardo assassino, prima di tendere la mano alla piccola persona.

    "Buffy Summers," lo salutò lei, cercando di non sembrare delusa. Questo ragazzo sembrava alto, si e no, un metro!

    "Si, lo so. Una volta abbiamo avuto un’interessantissima conversazione sulla struttura anatomica delle formiche."

    Buffy sospirò.

    "Bene, è bello ri-incontrarti, Jonathan. Sono sicura che ci divertiremo un sacco al ballo."

    "Ok."

    E il cuore perse un’altro colpo.

    "Bè, uh... è meglio che vada in classe!" gli disse lei, con un sorriso. "Ci vediamo in giro."

    "Ciao," disse lui, e si allontanò.

    Willow prese a braccetto Buffy mentre si dirigevano verso gli armadietti.

    "Che c’è?" chiese lei, notando come Buffy la guardava. "Jonathan è davvero carino! Un giorno è rimasto al posto mio a pulire i cancellini, perché non mi sentivo molto bene, per permettermi di andare a casa."

    "Che ragazzo..."

    "Oh, non fare così. Vi divertirete di sicuro!"

    "Giusto. Parlando delle formiche. Favoloso."

    Willow sospirò. "Bè, se vuoi che ti trovi qualcun’altro..."

    "No, Will. Va bene," le disse Buffy. "Sono sicura che Jonathan è un ragazzo grandioso. Hey, potremmo prendere una limusine o qualcosa del genere?"

    "Si, sembra una buona idea! Posso dare un’occhiata io, se vuoi."

    "Grandioso," sorrise lei. "Bene, io sono arrivata. Ci vediamo a Storia, ok?"

    "A dopo!" cinguettò Willow che si diresse verso la sua prossima lezione.

    Buffy rimase lì, ferma per un attimo, prima di fare lo stesso.

    ~~~

    La giornata scolastica alla fine terminò, dopo molte ore tortuose, e ora Buffy era nella stanza di Spike.

    "Sono andata nel panico," ammise lei, buttando sul letto le provviste di gelato.

    "Così sembrerebbe," sorrise lui. "Ma come sei riuscita ad arrivare fin qui con quel braccio pieno di roba?"

    "Anni di pratica," le sorrise in risposta lei, affondando nel letto accanto a lui. "Allora abbiamo, gelato al mou, i biscotti gelato, quello al doppio cioccolato fondente, l’affogato alla ciliegia, il gelato alla menta con pezzetti di cioccolato, e molti altri ancora..."

    "Hmm, gelato al mou."

    "Per me il doppio cioccolato fondente!"

    Lei prese il suo contenitore, impugnò un cucchiaio, e cominciò a mangiare. Spike fece lo stesso, e non passò molto che entrambi erano sdraiati sul letto, sporcandosi i visi con tutte quelle delizie cioccolatose.

    "Allora, finalmente sei a casa," commentò Buffy, dopo qualche attimo. "Come ci si sente?"

    "Confortevole," decise lui, affondando ancora di più nel suo cuscino e nel piumone.

    Buffy annuì concorde, portandosi un’altra cucchiaiata di gelato alla bocca.

    "Ho un accompagnatore, sai," gli disse lei, portando su le coperte fino al mento. "Per il Ballo di Fine Anno."

    "Oh, davvero?"

    "Si. Prenderemo una limousine. Per te va bene?"

    "Sembra carino. Chi è il fortunato?" chiese lui, pregando che non fosse qualche pallone gonfiato della squadra di football.

    Solo un ragazzo nano. Non lo conosceresti.

    "Un ragazzo che conosco," decise infine di rispondere lei.

    "Capisco." Il suo cuore perse un battito. "Come si chiama?"

    "Oh, um..." Merda. Come si chiamava? Oh, si: "Jonathan."

    "Oh, quel ragazzino basso?"

    Sigh.

    "Lo conosci?" chiese lei, triste.

    "Non proprio, no. Ha provato ad entrare nella squadra di basket l’anno scorso. Ma sai, i limiti d’altezza..."

    Lei ghignò. "Ho paura di inciapare su di lui o qualcosa del genere! Voglio dire, io pensavo di essere bassa. Ma quel ragazzo non arriverà nemmeno al metro e venti."

    Spike tirò un sospiro di sollievo. Nessuno di cui preoccuparsi...

    "Ti ha invitato lui?"

    "Non direi. Willow ha organizzato tutto," mise il broncio lei. "Avrei preferito andare da sola."

    "E perchè mai?"

    Lei scrollò le spalle. "E’ il ballo dell’ultimo anno. Non ha senso andarci con qualcuno a cui non tieni veramente. Bisognere andarci con il proprio tesoro, farsi le coccole...è una tradizione onorata nel tempo."

    "Cavolate," rispose lui contrariato. "Il ballo è solo un modo squallido per far passare del tempo a dei teen ager, con il pretesto di farli staccare dallo studio, suonando musica scadente e consegnado delle corone di cartone."

    "Gesù. Mi fai svenire, ti dispiace?"

    "Sto solo dicendo..."

    "Penso che tu abbia ragione," annuì lei. "Non sono mai stata per le scenate sdolcinate. Le grandi folle portano Buffy ad inciampare sui suoi stessi piedi."

    Lui ridacchiò. "Come la Festa delle Matricole il primo anno. Ti sei andata a schiantare contro il tavolo dei dolci."

    "Angel mi ha spinto!" arrossì lei. "Non è stata colpa mia."

    "Non cambia il fatto che sia stato molto divertente."

    "Grazie. Sono felice che tu tragga così tanto piacere dal mio più completo imbarazzo," disse lei, in modo beffardo.

    "Bei tempi," scrollò le spalle lui.

    Buffy sospirò, all’improvviso non più arrabbiata. Mise giù il suo gelato e si alzò dal letto.

    "Vuoi guardare un film?" suggerì lei, incamminandosi verso la televisione.

    "Niente da ragazzine però. Penso di avere ancora da qualche parte i tuoi film delle gemelle Olsen," puntualizzò lui, indicando il suo mobiletto dei film.

    "Gesù! Li hai tenuti?" ridacchiò lei, aprendo le due piccole ante, e intrufolando la sua testolina all’interno.

    "E’ triste lo so. Ma pensavo che un giorno li avresti rivoluti indietro."

    Lei sorrise e scorse con il dito la vasta collezione.

    "Vediamo... Scemo e più Scemo, American History X, Training Day..." Si fermò, con un ghigno. "Insonnia d’amore?"

    Spike si mosse sul letto, improvvisamente scomodo.

    "Uh, davvero. Mi chiedo come sia finito lì..."

    "Ooh! Che ne dici di Bring it On?"

    "Nemmeno quello è mio," cercò di difendersi lui.

    "No, sono seria. Io amo questo film!"

    Lei nemmeno aspettò che le rispondesse, al contrario tirò fuori la cassetta dalla custodia per insierirla nel videoregistratore. Sorrise quando lo schermo si illuminò, e saltò di nuovo nel letto accanto a Spike.

    "Attenta," le ricordò lui, quando il materazzo ad aqua ondeggiò sotto di loro. "Sono ancora delicato."

    "Povero, piccolo, delicato Spike," sospirò lei, accarezzando la mano di lui con la sua. "Oh, hey, dov’è la tua sedia a rotelle?"

    "Pfft. Quel dannato arnese era solo una scocciatura. Gli ho detto che potevano scordarsela."

    "Ti fa male quando cammini?"

    "Non così tanto. Sono più che altro le scale a darmi problemi," le disse lui.

    Lei annuì. "Bè, quando hai bisogno d’aiuto, basta che me lo dici."

    "Lo farò."

    Poi ci fu silenzio, e il film cominciò. Buffy era completamente presa dal film, invece Spike prestava davvero attenzione solo quando quella brunetta agitava in aria i Pom-Pom. Era davvero sexy.

    Quando il film finì, Spike si stirò e guardò verso Buffy.

    "Bè, è stato--"

    Ma per sua sorpresa, si era addormentata. Sorrise, notando lo sguardo pacifico che aveva sul volto. La testa era girata verso di lui, i suoi capelli biondi erano sparpagliati sul cuscino. Le labbra erano incurvate in un leggero sorriso, e dei piccoli suoni si fecero strada nelle orecchie di lui. Era bellissima.

    Si chinò su di lei, attento a non gravare sulla ferita, e le spostò un ciuffo ribelle di quei capelli baciati dal sole dagli occhi.

    "Sogni d’oro, amore," mormorò lui, e scese per posarle un bacio dolce sulla fronte.

    Buffy, al contatto, si mosse e spalancò gli occhi. Spike era sopra di lei, le mani nei suoi capelli e una domanda negli occhi.

    "Spike?" chiese lei, la voce ancora leggera e un pò rauca dal sonno.

    "Si?"

    "Che stai--"

    Ma prima che potesse finire la domanda, la bocca di Spike fu sulla sua, baciandola e lasciandola senza fiato. Gli occhi di lei si spalancarono per la sorpresa e un’improvvisa ondata di eccitazione le percorse veloce il corpo.

    Spike non aveva permesso a se stesso di pensare. Tutto quello che importava era che aveva voglia di baciare quella ragazza, al diavolo le conseguenze. Baciare lei, che era sdraiata sotto di lui, le labbra dischiuse e gli occhi lucidi per il sonno—era magnifica. E ora, la sensazione delle sue curve morbide contro di lui, e come le sue mani si aggrappavono alle sue spalle—era il paradiso. E solo in quel momento si accorse che lei stava ricambiando il bacio. Questo fece si che un’altra ondata di piacere gli pervadesse il corpo e lo spinse ad assaggiare con la lingua le labbra di lei , implorandola di lasciarlo entrare.

    Buffy dischiuse la bocca per lui, un gemitò che le sfuggì quando le loro lingue si scontrarono. Spike l’aveva già baciata prima, ma questa volta era diverso—non era una lezione o un favore o un gioco. Questa era la realtà e non ne aveva mai abbastanza. Poi si accorse che la bocca di Spike aveva lasciato la sua e stava viaggiando sul suo collo, mordicchiando dolcemente la sua pelle sensibile. Si lasciò sfuggire un ansito quando Spike si mosse e sentì l’erezione di lui che strofinava sulle sue coscie. Ma quando la mano di lui si fece strada sotto la sua maglietta e cominciò a sganciarle il reggiseno, un’ondata di paura la investì.

    "Spike," mormorò lei, la voce che le tremava. "I-Io non posso."

    Lui la guardò, il respiro pesante, e la fronte corrugata. Lo colpì immediatamente il pensiero di quello che potrebbe essere successo se Buffy non l’avesse fermato. Nonostante la faccia di lei fosse rossa per il desiderio, una piccola ombra di paura si nascondeva nei suoi grandi occhi verdi, e fu proprio quell’ombra a far sollevare Spike velocemente da lei.

    Buffy respirò a fatica e si alzò immediatamente, quando Spike raggiunse il suo lato del letto.

    "I-Io, è meglio che vada," balbettò lei, infilandosi le scarpe e cercando di allacciarle. "Si è fatto tardi. E mamma si starà preoccupando..."

    Spike la guardò mentre, goffamente, si metteva le scarpe per poi dirigersi verso la finestra.

    "Buffy, aspetta," la fermò lui, mettendosi a sedere sul letto.

    Lei si fermò un momento, ma si rifiutò di guardarlo neglio occhi.

    "Non volevo--"

    "Va tutto bene," lo interruppe lei, alzando la mano. "Noi ci, um, vediamo domani."

    E detto questo se ne andò, scendendo la scala e scomparendo nella notte.



    CAPITOLO 25: Incontri ravvicinati

    "Oh, merda," imprecò Buffy sotto voce, arrampicandosi sul letto e portandosi le coperte fino al volto.

    "Tesoro? Farai tardi a scuola," le ricordò Joyce, facendo capolino con la testa nella stanza di Buffy. "Buffy? C’è qualcosa che non va?"

    "No, Mamma!" squittì lei da sotto le coperte. "V-Voglio dire, si. Sono malata. *cough, cough* Non credo di poter andare a scuola oggi."

    Joyce sorrise. "Lo sai che con me non funziona, piccola mia."

    Buffy tirò giù le coperte giusto di un pochino, fino ad arrivare al mento.

    "Perchè non mi credi mai quando ti dico che sto male?" piagnucolò lei.

    "Perchè ti conosco troppo bene. Ora sbrigati e vestiti o farò tardi al lavoro."

    Richiuse la porta dietro di se e Buffy calciò via le sue coperte. Si avvicinò allo specchio e sbiancò, portandosi i capelli dietro le spalle. Aveva un succhiotto. Un succhiotto! Fatto da Spike!

    "Non potrò mai più mostrare la mia faccia," mormorò lei, coprendolo di nuovo con i suoi lunghi capelli.

    "Buffy!" urlò sua madre dal piano di sotto.

    "Arrivo!"

    Con sospiro esasperato, si infilò un paio di jeans e un voluminoso maglione a collo alto. Dopo una veloce sistemata ai capelli e una spazzolata di denti, fu pronta, e si diresse giù per le scale.

    Sua madre si accorse della sua presenza e la guardò con un’espressione preoccupata.

    "Sei sicura di stare bene, cara? Di solito sei così felice di andare a scuola."

    "No. Sono malata, ricordi?" le disse lei, mettendosi lo zaiono sulle spalle.

    Joyce sospirò e aprì la porta per sua figlia.

    "Se davvero senti il bisogno di stare a casa, allora--"

    "No, no. Sto bene, credo. E poi ormai, sono vestita e pronta, no?"

    "Se lo dici tu."

    Buffy uscì fuori e lasciò che il sole la inondasse con il suo calore. Per un attimo pensò Spike oggi sarebbe venuto a scuola, ma velocemente allontanò il pensiero. Niente Spike nel cervello di Buffy.

    "Sono pronta, mamma," disse lei, e si diresse verso la macchina.

    ~~~

    Buffy entrò a scuola, scioccata di vedere le pareti ricoperte con fotografie di lei, che sorrideva innocentemente.

    "Bè, se questa non è la Reginetta Buffster," ghignò Xander, avvicinandosi.

    "Hey, Xand. Come mai questa nuova carta da parati a scuola?" chiese lei preoccupata.

    "Oh, è stata Willow. E’ tutta la mattina che attacca poster e tue foto in giro per la tua campagna. Ti piacciono?"

    "Carino. Ma non credo di essere imparziale..."

    "Buffy! Eccoti qui!" squittì Willow, un rotolo di carta e un paio di forbici tra le mani. "Sono completamente impegnata nella campagna presidenziale-Buffy!"

    La bionda non riuscì a trattenere una risata. Doveva aspettarselo che Willow avrebbe fatto tutto questo.

    "Vedo. Ma non credi di star esagerando? Specialmente per qualcuno che non ha nessunissima chance contro Cordelia e Cecily."

    "Non essere ridicola! Hai una chance eccome. Sei molto più carina di tutte e due messe insieme!"

    "Forse per te. Ma, Will, qui si tratta di maggioranza e popolarità. E io non sono proprio Miss Popolarità," disse lei sconcertata. "Quando la gente sente il nome Buffy Summers pensano subito ad una perdente pallosa."

    "Andiamo, Buff. Non essere così dura con te stessa," le disse Xander, dandole una forta pacca sulle spalle. "Hai il mio voto."

    "E il mio!" si intromise Willow. "E quello di Tara, di Spike, di Jonathan..."

    "Cosa ti fa pensare che Jonathan voterà per me?" le chiese lei.

    "Oh, niente. Nessuna bustarella, comunque."

    Buffy inarcò un sopracciglio.

    "Bè, forse una. Ma è ok! Più voti ci sono e meglio è. E inoltre mi ha promesso che anche tutti i suoi amici della galassia di Star Wars voteranno per te!"

    Lei sospirò. "Grandioso."

    "Allora, tu e Spike vi siete divertiti ieri?" chiese Willow, un sorriso che le illuminava il volto.

    Buffy sollevò immediatamente la testa. "Co-Cosa?"

    "Mi chiedevo se tu e Spike vi siete divertiti. Non dovevate stare insieme e tutto il resto?"

    "Oh! Giusto. Um, si. E’ a-andata bene."

    Buffy si portò istintivamente una mano al collo e lo grattò. Willow e Xander si guardarono a vicenda.

    "Be, grande. Viene a scuola oggi?" continuò lei.

    "Cosa? Oh, no. Non credo. Bè, forse," balbettò la bionda, mentre si dirigeva verso il suo armadietto.

    "Buffy, c’è qualcosa che non va?" la seguì Willow, mentre Xander si era gettato sulla fontanella dell’acqua. "E’ successo qualcosa tra te e Spike?"

    "Cosa intendi?"

    "Oh, bè, non so. E’ solo che mi sembri un pò frustrata.E’ tutto apposto?"

    "Sto bene. Benissimo. Davvero alla grande." Per la sua salvezza, decise di cambiare argomento. "Allora! Nessuna news sul fronte limousine?"

    "Si, ne ho presa una a sei posti. Per te e Jonathan, Xander e Tara, e io e Spike," disse lei all’amica.

    Buffy trattenne il respito. Willow e Spike. Non lei e Spike.

    "Sembra grandioso. Ma, uh, ora dovrei andare in classe," disse Buffy, girandosi nella direzione opposta.

    "Vengo con te. Storia, ricordi?" chiese Willow, preoccupata.

    "Giusto."

    La testa rossa sospirò e prese Buffy per un braccio.

    "Ok, vuoi dirmi che succede? Lo so che c’è qualcosa sotto," indagò lei, in parte ferita dall’improvviso cambiamento d’atteggiamento della sua amica.

    "Willow, ho detto che va tutto bene. Non voglio arrivare in ritardo, tutto qui. Ok?"

    E così Buffy si voltò e si allontanò velocemente, lasciando Willow sola, in piedi in mezzo al corridoio.

    ~~~

    Buffy stava andando a mangiare, quando si scontrò contro un corpo voluminoso.
    "Oh! M-mi dispiace. Non volevo--"

    Ma si zittì, quando realizzò che era Riley Finn quello di fronte a lei.

    "Buffy," la salutò lui, la sua voce priva di qualsiasi emozione.

    "Riley," rispose lei, ugualmente fredda. Notò una piccola cicatrice sul volto di lui che prima non c’era. Dovuta a Spike, probabilmente?

    "Sai, avevo intenzione di parlarti. Te ne sei andata così di fretta quella notte."

    Gli occhi di Buffy si spalancarono per la rabbia.

    "Chiedo scusa? Mi dispiace se non sono rimasta a fare due chiacchiere dopo che avevi tentato di violentarmi," sputò lei, la voce che si stava alzando.

    Riley si guardò intorno per accertarsi che nessuno avesse sentito, nessuno sembrava averlo fatto.

    "Uh, si. Mi dispiace per quello," si scusò lui, non sembrando poi così sincero. "Ero ubriaco, e bè...le cose mi sono sfuggite di mano."

    "Direi proprio di si," disse lei, incrociando le braccia al petto.

    "Giusto. Ma, um... si. Volevo solo scusarmi. So che molto probabilmente tu ora starai pensando che io sia uno stronzo di dimensioni cosmiche ma non è così. Come ho detto, avevo solo bevuto troppo. Questo è tutto. Quindi, Mi dispiace."

    Buffy era in parte sollevata che lui avesse avuto il coraggio di confrontarsi con lei e scusarsi circa l’accaduto, ma non cambiò opinione su di lui.

    "Va bene," disse lei, con un tono che non ammetteva repliche. "Ci vediamo, Riley."

    Lui annuì e la sorpassò, dirigendosi verso la sua prossima lezione. Lei stava per fare lo stesso, quando la fermò di nuovo.

    "Oh, Buffy?"

    "Si?" rispose lei, girandosi per fronteggiarlo.

    "Tu e Spike state insieme?"

    Lei si cruciò, abbassando leggermente le sue difese.

    "No. Siamo soltanto amici. Perchè?"

    "Oh. Volevo dirti che... l’ho visto prima baciarsi con Cecily, fuori dalla scuola, e credevo che voi due vi frequentasse. Solo, non volevo che tu soffrissi più di quello che hai fatto già."

    Poi le rivolse un piccolo sorriso e si allontanò. Buffy rimase lì, la bocca mezza spalancata. Spike e Cecily? Ma...

    Le lacrime bussarono per uscire, insicura di come mai fosse così triste. E perché mai Spike era a scuola? Non l’aveva visto tutto il giorno.

    Forse Riley stava mentendo?
    No. A che pro?

    Oh, dio. Non andava affato bene. I suoi occhi si stavano bagnando completamente a causa di Spike e Cecily che si stavano, quanto pare, facendo gli occhi dolci. E lei e Spike non stavano nemmeno insieme!

    Esatto, Buffy. Tu e Spike non state insieme, rammentò a se stessa. Lui è libero di darsi da fare con chiunque voglia. Anche se, guarda caso, quel qualcuno sei tu.

    E allora perchè si sentiva come se qualcuno le avesse appena strappato il cuore dal petto?

    ~~~

    "Buffy! Al telefono!"

    Non appena Buffy era rientrata in casa, era corsa di sopra e si era rifugiata sotto le coperte. Era rimasta lì per quasi due ore, assai poco desiderosa di parlare con chiunque.

    Con un sospiro riluttante, si girò sul letto e prese il telefono, non esattamente dell’umore adatto per parlare con Willow.

    "Posso richiamarti più tardi, Wills?"

    Ci fu una breve pausa e poi: "Sono io, Summers."

    Oh.

    "Che cosa vuoi?" chiese lei con tono freddo, confusa sul perchè lui la stesse chiamando. Non avevano parlato quasi mai al telefono.

    "Solo sapere come va, credo. Ti dispiace se faccio un salto da te?"

    "Cosa? No."

    "Non ti dispiace allora?"

    "Certo che mi dispiace."

    "Ma se hai appena detto di no."

    "No, ho detto che non potevi passare."

    Lui sospirò.

    "Ascolta, non mi tratterrò a lungo. Voglio solo parlare," le disse lui.

    "Allora parla."

    "Intendo, di persona."

    "Non è un buon momento. Devo fare i compiti," mentì lei.

    "E va bene allora. E domani?"

    Buffy stette zitta per un attimo prima di chiedergli: "Sei andato a scuola oggi?"

    "Uh... no, perchè?"

    Bugiardo.

    "Ero solo curiosa. Ora è meglio che vada. Credo che parleremo domani allora."

    "Aspetta."

    Il suo cuore battè un pochino più forte, anticipando le prossime parole di lui. Ma non disse niente.

    "Ciao, Spike."

    Mise giù il telefono. Ma prima di riuscire a immergersi nella più totale auto-commiserazione, il campanello della porta suonò.

    Lei scese le scale e aprì la porta, gli occhi di lei si spalancarono quando videro chi vi si nascondesse dietro.

    "Scusa, ma ero già per strada," le disse lui, entrando.

    Buffy roteò gli occhi e chiuse la porta dietro di lui.

    "Ti ho detto che stasera non posso parlarti."

    "Non puoi o non vuoi?"

    "Spike, non fare questi giochini," sospirò lei. "Vattene a casa."

    "Tesoro, è Spike?" chiese Joyce dall’altra stanza, mentre prendeva la sua borsa.

    "Si, se ne stava giusto andando," rispose lei, guardando nella direzione di Spike.

    "Oh, non essere ridicola. Può stare quanto vuole," sorrise sua madre. "Sfortunatamente, devo andare ad un incontro. Ma c’è delle pizza avanzata in frigo se vi dovesse venire fame."

    Detto questo, rivolse a Spike un’altro sorriso, prima di uscire dalla porta e lasciare i due ragazzi alla loro discussione.

    Ci fu silenzio per un pò ma poi Spike continuò.

    "Ascolta, lo so che probabilmente sei così strana per via di quello che è successo tra noi, ma non ero l’unico partecipante dotato di libero arbitrio, sai."

    Le guance di Buffy si colorirono di rosso, al ricordo di come le labbra di Spike le accendevano la pelle...

    Lei scosse la testa. "Dobbiamo proprio parlarne?"

    "Bè, si. Non possiamo far finta che non sia accaduto niente."

    "Perchè no?"

    Spike fu sopreso dalla risposta di lei. "E’ questo quello che vuoi?"

    "Forse."

    "Maledizione, donna." Imprecò lui. "Perchè ti comporti in questo modo?"

    "Non mi comporto in nessun modo! Quello che è statto fatto è stato fatto. Non riesco a capire perché dobbiamo farne un dramma e trasformalo in qualcosa di importante."

    "Ci siamo baciati, Summers. Per me, è qualcosa di importante, se vogliamo metterla con parole tue."

    Buffy lo guardò incredula.

    "No, non lo è. Ero lì e basta."

    Questa volta fu Spike a rimanere incredulo.

    "Come, scusa?"

    "Mi hai sentito. E la sai anche tu la verità. Non sono niente per te, Spike. Sono solo una delle tante che vuoi portarti a letto."

    A quello lui le si avvicinò, fuoco negli occhi.

    "Tu stupida," l’accusò lui, i pugni chiusi e stretti dolorosamente.

    "No," scosse la testa lei. "Lo sai che ho ragine."

    "Si, come no! Buffy, sei la persona a cui tengo di più al mondo. Sono quasi morto per te!"

    Lei ebbe la decenza di abbassare la testa. "Lo so."

    "Quindi come fai a credere che io possa approfittarmi di te in quel modo?"

    Buffy prese un profondo respiro, prima di rispondere.

    "So che sei stato a scuola oggi."

    Lui aggrottò le sopracciglia. "Cosa ti fa--"

    "Eri con Cecily."

    Il respiro di Spike si serrò in gola. "Non è come credi."

    "Quindi è vero?" chiese lei leggermente, le lacrime che si accumolavano negli occhi. "State di nuovo insieme?"

    "Certo che no! Io stavo solo..." sospirò. "Sono rimasto a scuola per un’ora, ma poi ho deciso che camminare era ancora troppo per me. Mentre andavo alla macchina, ho visto Cecily che fumava una sigaretta. E abbiamo parlato."

    "Avete parlato? Non è quello che ho sentito."

    "Chi ti ha detto altrimentri?"

    Lei sollevò lo sguardo. "Riley."

    "Finn?" sorrise lui. "Stai scherzando"

    "Bè, è vero no?"

    "Abbiamo parlato, si."

    "Mi ha detto che l’hai baciata."

    "Io non --" si fermò, facendo spalancare gli occhi di Buffy. "E’ stato solo un bacio. Non ha significato niente."

    Buffy si sentì come se l’avessero colpita allo stomaco con così tanta ferocia, che ora tutta l’aria nei suoi polmoni la stava abbandonando. Riley le aveva detto quello che era successo, ma una parte di lei credeva ancora che non fosse vero.
    Incapace di trattenere le lacrime, si voltò verso il muro.

    "Credo che te ne dovresti andare" gli disse lei, la sua voce pericolosamente bassa.

    "Buffy..."

    Lei non rispose. Spike stette lì per qualche momento, sentendosi colpevole come mai in vita sua, prima di voltarsi e riluttante, uscì dalla casa..

    Non appena lei sentì la porta chiudersi, esplose, cadendo a terra e nascondendo il volto rigato dalle lacrime tra le mani.



    CAPITOLO 26: Tempi come questi

    "Per l’inferno maledetto!" imprecò Spike, picchiando il volante della sua macchina per la quindicesima volta.
    Il motore ruggì, per poi spegnersi di nuovo, lasciando Spike fermo nel vialetto di Buffy. Aveva provato ogni cosa per far partire la macchina, ma la fortuna non era dalla sua parte.

    "Cavolo!" urlò di nuovo lui, scendendo dalla macchina e sbattendo lo sportello. Si passò le mani attraverso i capelli biondi, desideroso di togliersi quei ciuffi da davanti agli occhi.
    Con un grugnito frustrato, portò tutto il peso su una gamba e con l’altra colpì la Mustang nera con tutte le forze che aveva in corpo. Sfortunatamente, la sua azione fece saltare alcuni dei suoi punti e Spike si piegò per il dolore.

    "Dannatamente fantastico," riuscì a dire, mentre il dolore gli invadeva l’intero corpo. Si appoggiò alla macchina per tenersi in piedi, tenendo una mano sulla sua ferita riaperta. "Credo che questo possa essere qualificato come qualcosa di faticoso."

    Del sangue fresco andò a macchiargli la camicia celeste, facende ridere Spike per la sua misera fortuna. Suppose che probabilmente si meritava tuttoo questo per aver gettato alle ortiche l’unica chance che avrebbe mai potuto avere con la ragazzina che ora stava piangendo.

    Con un sospiro, si mise in piedi da solo, e zoppicò verso il portico principale di Buffy. Non aveva intenzione di chiederle aiuto—tutto quello che gli serviva era un telefono. Suo padre stasera non lavorava quindi avrebbe potuto passarlo a prendere. Bussò alla porta con le forze che gli erano rimaste e che poteva raccimolare, sperando che lei almeno gli avesse risposto.

    "Buffy, apri," la chiamò lui, sentendo che il liquido scuro stava cominciando a bagnargli le mani. "Ho bisogno di usare il tuo telefono."

    Nessuna risposta.

    "Sono serio, Summers! Sto male!"

    Buffy era seduta sul pavimento, fissando assente la porta. Si rimproverò per la millionesima volta quella sera, di preoccuparsi per quell’idiota ossigenato, ma non ci poteva fare niente. Si sentì usata e violata e tutto questo era ancora peggio perché era colpa di qualcuno di cui si fidava. Qualcuno di cui le importava. Spike.

    Proprio allora sentì bussare alla porta.

    "Buffy, apri. Ho bisogno di usare il telefono."

    Hai un cellulare. Usa quello.

    "Sono serio, Summers! Sto male!"

    Stai male? Asino.

    Buffy si alzò in piedi, intenzionata ad andarsene in camera sua a dormire. Forse un po’ di sonno avrebbe cancellato la sensazione di essere stata tradita. Probabilmente no, ma non aveva niente di meglio in mente al momento.
    Guardò la porta per poi dirigersi alle scale, asciugandosi le lacrime che le avevano bagnato il viso.

    "Buffy!"

    "Vattene!" gli rispose lei infine.

    Proprio quando era arrivata in cima alle scale, qualcosa la fece voltare. Non era proprio sicura di quello che fosse, ma preoccupata scese le scale, nonostante le buone intenzioni.

    Con un grugnito frustrato, schiavò la porta e la spalancò, per ritrovarsi il ragazzo praticamente tra le braccia.

    "Spike! Cosa stai fa--" cominciò lei, prendendolo mentre si accasciava su di lei. Proprio allora notò il sangue ai suoi piedi. "Oh, mio dio."

    "N-non è niente," mentì lui, cercando di rimettersi in piedi. "Penso siano saltati un punto o due."

    "Vieni," disse lei velocemente, aiutandolo a raggiungere il divano. "Chiamo un ambulanza."

    Lui le prese il braccio prima che lei si allontanasse. "Non ci ritorno là," disse lui con tono fermo.

    "Spike, stai per svenire. Hai bisogno di un dottore."

    "No," ringhiò lui, gli occhi che cominciavano a chiudersi. "Solo..." scrollò le spalle, cercando di rimanere cosciente "... aiutami."

    Buffy lo guardò, cercando di non far prendere il sopravvento alle emozioni visto quello che doveva fare. Alla fine, annuì.

    "Ti aiuterò."

    ~~~

    Il sole filtrava dalla finestra vicina, facendo svegliare Spike. Aprì gli occhi lentamente, assimilando ciò che lo circondava. Era sdraiato su un letto... da qualche parte, e non aveva la camicia. Si era ubriacato e poi era svenuto?

    Provò a mettersi seduto ma questo gli comportò una smorfia di dolore, che lo costrinse a rimettersi sdraiato.

    Oh, giusto. Guardò verso il suo stomaco e aggrottò le sopracciglia quando notò che la ferita era stata chiusa. Era stata Buffy? Solo allora si accorse di essere nella stanza di lei, e che stava dormendo nel suo letto. Era già mattina, e non vedeva Buffy da nessuna parte.

    Sforzando il suo corpo dolorante, si protese su un lato del letto, cercando di alzarsi. Riuscì a risollevare i piedi giusto in tempo, evitando di inciampare nella ragazzina bionda che era distesa di fianco al letto.

    Buffy riposava sul pavimento, con un cuscino e una coperta che sua madre aveva fatto. Aprì gli occhi, non sicura di cosa l’avesse svegliata, e si girò.

    Vide Spike seduto sul letto sopra di lei ed immediatamente si alzò in piedi.

    "Sei sveglio," disse lei semplicemente, mettendosi in piedi e portando la coperta con lei.

    Lui non disse niente e la guardò, insicuro sul da farsi.

    "Sei stato incosciente per un pò," continuò lei, abbassando lo sguardo verso i suoi piedi perfettamente curati. "T-Ti senti bene?"

    "Un pochino indolenzito," parlò alla fine lui. "Sei stata tu?"

    Lei sollevò lo sguardo. "Um, si. Avevi detto che non volevi nessun dottore, così..." si fermò. "Ma non era niente di grave. Non avevi fatto molti danni, fortunatamente."

    "Che cosa hai fatto esattamente?" chiese lui, spingendosi piano verso il bordo del letto fino a che i suoi piedi non toccarono terra.

    "Io, uh... ti ho ricucito."

    "Sai come si cuce?" chiese lui, inarcando un sopracciglio. "Più importante, come si cuciono le persone?"

    "Come credi che trascorra i sabati pomeriggio una ragazza come me?" sorrise lei leggermente. "E poi la gente pensa che cucire sia insignificante."

    "Giusto. Perché cucire pezzi di stoffa e la pella umana è la stessa cosa."

    "Non è quello che intendevo," scrollò le spalle lei. "Sto solo dicendo, che non è così difficile come sembra. Solo un po’ di filo, un ago e un po’ di destrezza in quello che si sta facendo e... Bè, ecco tutto. V-voglio dire, forse dovresti farti vedere da un dottore per controllare che sia tutto ok, sai per assicurarsi che sei..ok."

    Spike la guardava con uno sguardo pieno di incredulità.

    "Bè, uh, grazie," disse lui, ancora una volta in debito con lei per avergli salvato la vita.

    Lei annuì. "Ma dovresti andare. Mamma sarà a casa tra pochi minuti e il sangue è veramente difficile da mandar via da un tappeto."

    "Non è ancora ritornata? Non siamo nel... giorno dopo?"

    "Di solito i suoi incontri del venerdì si protraggono per tutta la notte. Ci sono abituata," spiegò Buffy.

    "Capisco," rispose lui, per poi cominciare a guardarsi intorno. "Per caso hai visto, uh, la mia camicia?"

    Buffy arrossì leggermente e andò al lato opposto del letto. Raccolse la sua camicia macchiata di sangue e gliela porse.

    "Se vuoi, ho alcune magliette larghe che in genere uso per andare a dormire. Quella camicia non mi sembra molto confortevole," gli disse lei, aprendo l’armadio.

    Lui annuì semplicemente, e si mise in piedi.

    "Buffy, possiamo parlare?" chiese lui a lei, che era girata di schiena.

    "No, non credo. Ho molto da fare oggi. Faccende di casa e tutto il resto."

    "Sono sicuro che possono essere rimandate di qualche minuto."

    Lei scosse la testa. "Dovrei farle."

    Improvvisamente lui le fu dietro, facendola girare per fronteggiarla.

    "Quello che è successo con Cecily... non ha significato niente," le confessò lui, guardandola negli occhi.

    "Spike, non ho voglia di sentire tutto questo," rispose lei, liberando il braccio dalla presa di lui.

    Lui l’afferrò di nuovo. "Ascoltami, Summers. Non voglio che tu pensi che io ti abbia... usata o qualcosa del genere. Non è quello che è successo."

    "Io direi che mi hai preso in giro."

    "Non è così," insistette lui. "Nemmeno io so esattamente quello che è successo tra noi due, ma non era mia intenzione ferirti. Te ne sei andata così di fretta quella notte, che credevo non volessi più vedermi."

    "Così sei andato avanti catapultandoti sulla prima cosa disponibile che avesse le tette e respirasse?" sputò lei, l’emozione che prendeva il sopravvento.

    "No, certo che no. Cecily mi... bè, mi stava appiccicata e..."

    "Davvero, non voglio sentirlo" lo interruppe lei.

    "Ascolta, mi dispiace davvero. Cecily non è niente in confronto a te."

    A quello Buffy sollevò lo sguardo verso di lui.

    "E questo cosa significa esattamente?"

    Buona domanda. Cosa significava? Lui sapeva di essere attratto da lei, così come sapeva che teneva a lei molto più che alla sua stessa vita, ma...

    "No, come non detto," mormorò lei, notando l’esitazione sul volto di lui. Provò di nuovo a liberarsi dalla presa di lui, ma ancora una volta lui la fermò.

    "Cosa vuoi che significhi tu?"

    Lei si sciolse tra le sue mani, non appena posò gli occhi su quelli dolci e blu di lui. Non sapeva quello che diavolo voleva. Anche se la reazione del suo corpo al tocco di lui, contraddiceva nettamente quella teoria...

    "I-Io--" balbettò lei, gli occhi ancorati alle labbra dischiuse di lui.
    Incosciamente si leccò le labbra, ingoiando a fatica.

    Dio, voleva che lui la baciasse. Era così sbagliato, ma lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Tutto quello a cui riusciva a pensare da quella notte era la sensazione del corpo di lui premuto contro il suo e come la sua lingua aveva svegliato in lei nuove sensazioni. Non si era mai sentita così prima d’ora. Nemmeno con Riley, in quel breve periodo di tempo. Non aveva mai desiderato che lui l’abbracciasse e la baciasse fino a toglierle il respiro. Ma ora si. Spike le faceva provare delle sensazioni che non credeva nemmeno fossero possibili. E il modo in cui la stava guardando...

    Buffy non permise a se stessa di pensare. In un instante, le sue mani furono intorno al collo di lui, portandolo alle sue labbra. Chiuse gli occhi, ed emise un leggero gemito quando le labbra di lui si scontratono con le sue.

    Spike fu completamente colto di sorpresa dalla presa d’iniziativa di lei. Solitamente era così timida e riservata. Ma ora era lì, il piccolo corpo schiacciato contro il suo, e la lingua che chiedeva di entrare nella sua bocca. Lui mugugnò, prendendola e schiacciandola contro il muro. Lei avvolse all’istante le sue gambe intorno alla vita di Spike che con le mani si agganciò ai capelli di lei così da poter assaggiarla meglio. Buffy si allontanò da lui solo per sfilarsi la maglietta, così che i suoi seni si ritrovarono schiacciati contro il torso nudo di lui. Gli occhi di Spike ruotarono all’indietro a quel contatto e si chiese in che cosa si stava cacciando.

    A Buffy invece non importava niente in che cosa si stava cacciando. Il suo corpo bruciava per lui in un modo che non aveva mai creduto possibile e non voleva che quella sensazione finisse. Mentre le loro lingue combattevano per il dominio, le sue mani andarono alla cintura di lui, cominciando a sbottonarla.

    Spike si accorse delle manovre di lei, e gelò all’istante. Si staccò dalla sua bocca, guardandola mentre di colpo spalancava gli occhi.

    "Buffy," disse lui con voce gentile, prendendole il viso confuso tra le mani.

    "Ho... ho fatto qualcosa di sbagliato?" la sua voce era piena di insicurezza e Spike si rimproverò da solo per quello che stava per fare.

    "No, amore. Certo che no," le disse lui, chinandosi e posando un bacio casto sulle labbra di lei. "Penso solo che stiamo andando un pochino troppo veloci."

    Lei aggrottò le sopracciglia. "Tu non mi vuoi?"

    Cosa? Che pazzia era quella?

    "Se ti voglio? Summers, non ho mai voluto niente così tanto in vita mia come voglio te."

    "E allora perchè ti sei fermato?" gli chiese lei, sentendosi un pochino più fiduciosa in se stessa.

    Lui sospirò e la mise giù, guardandola mentre il suo volto era attraversato da diverse emozioni.

    "Perchè non sei ancora pronta."

    Questo scosse Buffy, che velocemente si chinò per raccogliere la sua maglietta ed infilarsela a tempo record.

    "Come osi," fremette di rabbia lei, guardandolo, i pugni stretti in una morsa. "Come osi dire quello che sono o non sono."

    "Non volevo--"

    "Stai zitto," sputò lei, che non si era mai sentita così rifiutata in tutta la sua vita. "E’ questo che fai a tutte le ragazze? Lei fai andare su di giri e poi le rifiuti?"

    "Certo che no--"

    "O forse solo con me. L’hai già fatto una volta."

    "Avevamo solo quattordici anni!" le ricordò lui.

    "Bè, ora non più!"

    Lui vide la furia negli occhi di lei, e non riuscendo a reggere lo sguardo, fu costretto a guardare altrove. Ci fu silenzio per un po’ prima che lei continuasse.

    "Devi andartene," disse lei, alzando lo sguardo.

    Spike la guardò. Non poteva credere al fatto che lei la stesse prendendo così sul personale.

    "Buffy, l’ho fatto solo perchè a te ci tengo. Non voglio che tu faccia sbagli, e non voglio vederti soffrire di nuovo. Io--"

    "Ho detto vattene!" lo interruppe lei, trattenendo le lacrime. Non avrebbe permesso che lui la vedesse piangere.

    Spike alla fine rinunciò e annuì, facendo un passo indietro.

    "Come vuoi tu," mormorò lui, raccogliendo la sua camicia per poi uscire dalla porta.



    CAPITOLO 27: Indiscrezioni passate

    "E ora ha inizio il maledetto scontro," borbottò Spike, incamminandosi più veloce che poteva fuori dal vialetto di casa di Buffy. Più si allontanava da lei, meglio sarebbe stato.

    Non poteva credere a quanto potesse essere stronza! Prima si arrabbiava perchè non si era fermato, e ora che l’aveva fatto, l’aveva buttato fuori! Mocciosa piagnucolosa.

    Sarebbe stato meglio senza di lei, decise. Non faceva che confonderlo, e complicava la sua esistenza già incasinata. Certo, poteva essere bella e intelligente e la miglior baciatrice del mondo, ma era anche testarda e impossibile da sopportare.

    Spike sospirò per l’esasperazione, chiedendosi cosa, esattamente, gli avesse fatto questa ragazza. Proprio dopo aver deciso di cacciare Buffy dai suoi pensieri per il resto del giorno, arrivò nel vialetto di casa sua, per poi precipitarsi in casa, e chiudersi a chiave in camera sua.

    ~~~

    Buffy picchiettava il piede contro il pavimento di camera sua, le mani sui fianchi e il fuoco negli occhi. Non poteva credere a quanto potesse essere stronzo! Come osava svegliare in lei sensazioni così nuove ed eccitanti e poi dirle che "non era pronta". Lui non sapeva niente di lei! Asino.

    Sarebbe stata meglio senza di lui. Non faceva che farla sentire frustrata e farla arrabbiare, e non ne aveva davvero bisogno al momento. Il liceo stava finendo e doveva pensare a quello. Non ad un certo bastardo egoista che non meritava nemmeno il tempo che gli dedicava. Certo, poteva essere sexy e divertente e il miglior baciatore del mondo, ma era anche testardo e impossibile da sopportare.

    Il telefono suonò, e Buffy borbottò.

    "Che c’è," disse in malo modo al telefono.

    "Buffy?" chiese Willow che all’improvviso si era sentita piccola piccola.

    Lei sospirò, cercando di prendere il controllo delle sue emozioni.

    "Scusa, Will. Brutta mattinata. Dimmi!"

    "Oh, bè, mi stavo chiedendo se volevi venire con me questo pomeriggio al centro commerciale. Devo comprare il vestito e tutto il resto."

    "A dire il vero, una giornata al centro commerciale sembra una bella idea," commentò Buffy, grata alla distrazione che le si presentava. Lo shopping avrebbe tenuto lontani tutti quei pensieri.

    "Fantastico! Ti passo a prendere dopo pranzo, ok?"

    "Per me va bene. Ciao, Willow."

    "Ci vediamo dopo!" rispose lei, e così miserò giù il telefono.

    Buffy si mosse verso il suo letto e si mise a sedere su di esso, facendo correre le mani sui suoi capelli scompigliati. Aveva voglia di piangere e gridare allo stesso tempo. Che cosa provava per Spike? E cosa provava lui nei suoi confronti? Qualunque cosa fosse, il sentimento era ovviamento non ricambiato. Lui l’aveva rifiutata, cosa umiliante—per non parlare poi delle ferite all’ego che le aveva inferto. Non aveva mai fatto niente del genere con un uomo. E quando finalmente aveva trovato il coraggio di fare la prima mossa, era stata rifiutata. E da Spike!

    "Arrrgh!" ringhiò lei, quasi strappandosi i capelli.

    Comunque. Non le importava. Spike poteva forse conquistare il cuore di molte con i suoi stupidi giochini, ma con lei non sarebbe successo. Certo, le importava ancora di lui. E sarebbe stato così per sempre.

    Ma questo non voleva dire che doveva piacerle.

    ~~~

    "Stavo pensaso a un verde menta chiaro," commentò Willow, passando attraverso i vari ripiani del negozio. "Che ne dici, Buffy?"

    Lei focalizzò la sua attenzione sull’amica. "Cosa?"

    "Mi chiedevo che ne pensavi. Vestito verde. Oppure rosso?"

    "Oh, giusto. Um, verde," decise lei, con la mente da un’altra parte.

    Willow notò l’interesse restio della sua amica e sospirò. Ultimamente Buffy era stata abbastanza distante nei suoi confronti e non ne capiva il motivo. Forse, sarebbe riuscita a scoprirlo quel pomeriggio.

    "Andiamo al self service. Sono affamata," suggerì la testolina rossa, prendendo Buffy per la vita per poi dirigersi verso i fast food.

    "Non ho fame," disse Buffy, mettendosi seduta ad un tavolino.

    Willow scrollò le spalle e si allontanò, tornando poco dopo con delle scatole di Cinese.

    "Dovresti mangiare qualcosa. Ecco," le offrì lei, porgendole un involtino primavera. "Prendi questo."

    Buffy sorrise e prese lo snack, anche se non aveva alcuna intenzione di mangiarlo. Willow si schiarì la voce, pronta ad entrare nella modalità della chiacchierata tra amiche.

    "Allora, a quanto pare sei arrabbiata con me. Ma non sono sicura del perchè," cominciò lei. "Che ne dici di aggiornarmi? Sai quanto posso essere lenta a volte nel capire le situazioni."

    La bionda aggrottò le sopracciglia. "Non sono arrabbiata con te, Will. Perché lo pensi?"

    "Ultimamente ti sei comportata in modo molto strano con me. Anche Xander mi ha chiesto se avevamo litigato e lui è pure più lento di me."

    "Non sei tu. Solo, delle cose... stanno succedendo nella mia vita. Mi dispiace che tu abbia pensato che fossi arrabbiata con te."

    "Bè, qualsiasi cosa sia, lo sai che puoi parlarmene. Non ti giudicherò. Non sono il tipo che giudica io."

    Buffy abbassò lo sguardo sul tavolo, insicura se mettere o meno al corrente Willow delle sue ultime esperienze con Spike. Quando guardò l’amica, si chiese perchè si stesse anche solo ponendo il problema.

    "Ok," rispose lei, mettendosi a sedere dritta sulla sedia. "Si tratta di Spike."

    Willow prese un boccone del suo pollo all’arancia prima di mettere giù la forchetta, e rivolgere la sua completa attenzione all’amica.

    "E’-è complicato. Sei sicura di voler sentire lo scoop?"

    "Vai con lo scoop," sorrise lei.

    Buffy prese un respiro profondo e proseguì. "E va bene. Bè, come sai ci siamo avvicinati molto in questi ultimi mesi. Sai l’uscire insieme, i sentimenti, e il quasi morire. Cose del genere," spiegò lei, le guance che le diventavano già rosse. "Bè diciamo che ultimamente l’avvicinarsi è diventato... bè, un avvicinarsi molto, capisci?"

    "Del tipo che vi siete abbracciati o cose del genere?"

    "Non proprio. Bè, sì, ci siamo abbracciati un paio di volte. Ma anche di più," le disse lei. "Altre cose... dell’avvicinarsi. Come quelle con le labbra?"

    Willow spalancò la bocca per la sorpresa. Il fatto che Buffy e Spike potessero vedere l’un l’altra sotto QUELLA luce non le era mai passato per la mente. L’aveva completamente presa alla sprovvista.

    "Oh mia dea," respirò lei, insicura sul cosa dire. "N-Non ne avevo idea, Buffy. Quindi voi due state cominciando la fase dello stare insieme?"

    "No!" negò lei velocemente, gli occhi che si spalancavano. "No, non c’è nemmeno una possibilità. Posso affermare con certezza di no."

    "E quindi?" chiese lei, di nuovo confusa.

    "E’ questo il punto, Willow. Non ne ho idea."

    Buffy sospirò, sentendosi una completa perdente. Per non parlare del fatto che si sentiva, in parte, una poco di buono.

    "E non ne avete parlato? Le vostre labbra si sono incontrate all’improvviso per poi andarvene ognuno via per i fatti suoi?"

    Ok, forse qualcosa di più di una poco di buono...

    "Più o meno," rispose lei, realizzando quale fosse esattamente la situazione. "Ma, n-non è così brutto come sembra."

    "Oh." E fece una pausa lei. "Non lo è?"

    Buffy ringhiò e posò la testa sul tavolo.

    "Sono una totale squallidona," mise il broncio lei, alzondo la testa quando sentì Willow ridere.

    "Non sei squallida, Buffy. Ti sto solo prendendo un pò in giro. Gli ormoni e tutto il resto sono una cosa normalissima alla nostra età."

    "Davvero?" piagnucolò lei.

    "Al cento per cento. Una volta io e Xander abbiano fatto del sesso osceno sul tavolino della piscina," le disse lei.

    Buffy diventò pallida. "Co-Cosa?"

    "Ti prendo in giro!"

    Entrambe ridacchiarono.

    "Comunque sono seria, Wills," continuò Buffy. "E’ come se... un minuto stiamo passando del tempo insieme—quello dopo ci stiamo baciando. E poi litighiano o ignoriamo l’accaduto, e poi uno di noi se ne va facendo una grande uscita di scena. E’ tutto così confuso."

    Willow le rivolse un sorriso. "Sono sicura che anche lui è confuso come lo sei tu. Credo che nessuno dei due sospettasse che avreste cominciato a farvi gli occhi dolci."

    "Mille volte no," ammise lei. Se qualcuno le avesse detto che sarebbe successo tutto questo con il suo miglior amico/peggior nemico lei gli avrebbe riso in faccia dandogli del pazzo.

    "Visto? E non sarei sorpresa se Spike la pensasse allo stesso modo. Voi due dovreste parlare o qualcosa del genere—portate allo scoperto i vostri sentimenti."

    "Giusto," annuì Buffy, felice di essersi confidata con Willow. "Hai ragione. Non dovremmo evitarci. Dovremmo confrontarci e sistemare le cose."

    "Assolutamente!"

    Le due amiche si sorrisero a vicenda.

    "Bene allora," disse Buffy, dando un bel morso all’involtino e alzandosi in piedi. "E ora che ci siamo chiarite, andiamo a cercare qualche vestito che li stenda tutti."

    Willow ghignò in risposta, e trotterellarono al negozio vicino.

    ~~~

    "Aspetta!" le urlò dietro Buffy, facendo fermare di colpo Willow che si girò all’improvviso alla sua destra. "Devo passare al supermercato."

    La sua amica inarcò un sopracciglio.

    "Quel periodo del mese," le confessò con un sospiro.

    Entrarono nel parcheggio e si dirissero subito dentro. Willow andò verso il retro a dare un’occhiata ai giornali,mentre Buffy si fece strada verso quegli scaffali meno divertenti. Per qualche strana ragione, era sempre così imbarazzata quando comprava gli assorbenti. Come se gli occhi di tutti fossero puntati su di lei mentre prendeva quel così comune accessorio.

    Presa velocemente la piccola scatola sullo scaffale, si voltò, per scontrarsi contro un corpo duro.

    "Oh!" squittì lei per la sorpresa, facendo cadere a terra gli oggetti che aveva in mano. Guardò in alto per vedere Spike davanti a lei.

    "Uh, scusa," mormorò lui, chinandosi per prenderle la scatola. Gliela porse e Buffy diventò di un imbarazzante color fucsia.

    "G-Grazie," rispose lei, l’imbarazzo che non accennava a diminuire. Non sapendo che altro dire, cerco di sorpassarlo. "Um, ciao."

    Spike ringhiò, la rabbia nei confronti di lei che riemergeva rapidamente.

    "Quindi è tutto qui?" chiese lui, e Buffy si voltò per fronteggiarlo.

    "Che vuoi dire?"

    "Non giocare a fare l’ingenua, Summers. Sai cosa voglio dire."

    Lei sospirò. "Spike, non ho intenzione di avere questa discussione qui."

    "Perchè no? Un posto vale l’altro."

    "Mi dispiace, ma stare in piedi qui nel reparto femmile del supermercato locale non fa davvero per me," e ruotò gli occhi.

    "Giusto. E quindi parleremo quando ti sarà più comodo, se non ho capito male?"

    "Ti crea qualche problema?"

    "Puoi maledettamente giurarci che mi crei qualche problema. E’ un pò egoistico, non trovi?" disse lui, guadagnandosi uno sguardo storto da parte della biondina.

    "Come prego? Sono io l’egoista?"

    "Bè, si," rispose lui.

    Lei lo fissò incredula. "Mi dispiace così tanto che la mia inesperienza con questo genere di cose è un inconveniente così grande per te. Forse dovrei cominciare ad uscire con un po’ di ragazzi così poi saprei come comportarmi."

    Spike le si avvicinò, serrando la mascella. "Faresti meglio a non farlo."

    "Geloso?" rispose lei, tastando il campo di battaglia.

    "Non ho nessuna ragione per esserlo."

    Buffy era ancora ferma in piedi, e ora sembrava come se si fosse scottata. "E questo cosa vorrebbe dire?"

    Lui sospirò. "Niente. Dimentica."

    "No," lei scosse la testa. "Non credi che potrei trovarmi un ragazzo, vero?"

    "Non intendevo questo."

    "Si invece. E’ questo. Per te tutto questo è nient’altro che un gioco. Povera, sciocca Buffy con le sue stupide e sciocche cose, giusto?"

    Spike non rispose.

    "Tu asino," rise amaramente lei, le lacrime che minacciavano di scendere.

    "Pensa quello che vuoi, Summers. Tu lo sai che non intendevo questo," disse lui, stufo dei suoi giochi mentali. Se voleva leggerci qualcosa in quello che aveva detto, allora che lo facesse.

    "Si? Bè, io invece credo il contrario. E penso anche che dovresti stare lontano da me."

    "Cosa?" chiese lui incredulo.

    "Mi hai sentito, Spike."

    "Per l’inferno maledetto, donna! Sei impossibile, lo sai questo?"

    "Prima ero egoista, ora sono impossibile. Gesù, non mi stare appiccicato." borbottò lei.

    "Oh, non ti dare troppe arie, passerotto."

    Lei ingoiò a fatica, cercando di controllare le emozioni.

    "Sei davvero pazzesco” gli disse lei. "Ti comporti come se tu fossi quello tutto perfetto e io il cattivo della situazione. Tutto questo non sarebbe successo se tu avessi tenuto per te le tue dannate labbra."

    "Non mi sembra che ti sia dispiaciuto," ricordò lui. "Infatti, mi sembra di ricordare un pò di azione di labbra anche da parte tua."

    "Almeno le mie labbra non hanno fatto il giro dell’intera popolazione della California," rispose velenosa lei.

    "Oh, si? Bè, anche a volerlo non ce ne sarebbero di volontari per le tue labbra."

    La mano di Buffy arrivò da nulla, schiaffeggiandolo rudemente al volto. Le lacrime ora sgorgavano libere dai suoi furiosi occhi verdi.

    "Stai lontanto da me, Spike," gli disse lei con tono freddo. "Dico davvero."

    Prima ancora che lui potesse rispondere, lei si precipitò fuori, disinteressata del fatto che gli occhi di tutti la stessero fissando incuriositi.



    Capitolo 28: Solo parole

    "Lo odio!" fremette di rabbia Buffy, chiudendo violentemente il suo armadietto il lunedì dopo.

    "Non avete più parlato dalla litigata?" chiese Willow, stringendo i libri al petto.

    "Stai scherzando? Solo il semplice pensiero di lui mi fa venire voglia di lanciare oggetti. Oggetti pesanti."

    "Povera, Buffy. Penso che tutta la mia idea di appianare le vostre divergenze sia stata balorda, huh?" decise lei.

    "Non è colpa tua, Will. Spike e io siamo soltanto troppo diversi. Voglio dire, l’amicizia è durata per un pò, ma--" si fermò quando vide Spike entrare nella scuola, zoppicando un pò. Dovette trattenersi, una parte di lei voleva andarlo ad aiutare, ma scosse la testa. "Ma umm... che stavo dicendo?"

    "Proprio quanto odiavi Spike."

    "Oh, giusto. Si, lo odio completamente."

    Entrambe le ragazze sospirarono, e Buffy si nascose prima che Spike potesse vederla.

    "Hey, ascolta," disse Willow, seguendola.

    "Si?"

    "Bè, stavo pensando di organizzare una serata per stare insieme. Sai, visto che domani è un giorno di vacanza? E mi chiedevo se volessi venire. Saremo solo io, te, Xander, e Tara..."

    "Non so, Will. Non sono molto nel mio spirito mondano sai," ammise lei.

    "Oh, bè, non sarà un party. Potremmo solo stare insieme, mangiare pop-corn, guardarci qualche film, che ne dici?"

    "Se è così allora. Quindi siamo solo i Fantastici Quattro?"

    "Puoi starne certa."

    "Va bene," annuì lei, decidendo che qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di andare a letto e piangere fino ad addormentarsi. "Ci sarò".

    "Grande! Ci vediamo per le sei," sorrise Willow, e poi trotterellò via, diretta alla sua prossima classe.

    ~~~

    La tanto temuta lezione di informatica l’aveva tormentata per ore. Buffy sedeva nervosamente nella sua sedia girevole, agitando il mouse. La campanella era appena suonata e Spike non era ancora arrivato—anche se probabilmente stava facendo ritardo per via della sua ferita.

    Infatti, Spike bussò alla porta e la signorina Calendar andò ad aprire la porta. Lui stava in piedi fuori, Cecily al suo fianco, che portava i libri per lui. Buffy allargò gli occhi non appena vide la ricciolina-tappetino, girandosi velocemente allo schermo del computer.

    Spike arrivò al suo posto vicino a Buffy, una mano andava a comprirgli lo stomaco. Cercò di ignorare la sensazione che le aveva preso alla bocca dello stomaco quando lui le passò accanto, il profumo inebriante della sua colonia che le incendiava i sensi. Serrò le labbra e si plasmò sul volto un’espressione indifferente.

    "Bene," disse la Signorina Calender, per poi continuare la lezione. "Oggi lavoreremo con javascript, come vi avevo accenntao Venerdì scorso. Quindi scegliete un compagno e fatemi sapere se avete domande da farmi."

    Ugh. Un compagno. Buffy si rifiutò di guardare nella direzione di Spike, sperando che scegliesse una delle cheerleader dietro. Ma lui non fece una mossa e cominciò a lavorare al compito da solo. Buffy scrollò le spalle, decidendo di fare la stessa cosa. Sfortunatamente, la teoria che aveva studiato funzionava solo...bè, in teoria, e ringhiò per la frustrazione. Stupide finestre pop-up! Perchè non volevano funzionare? Buffy era sempre stata lentina per quanto riguardava i computer. Lo studio sui libri era più il suo genere.

    Arrendendosi dopo un pò, seccata si lasciò andare indietro sulla sedia con uno sbuffo. La Signorina Calender notò la sua irritazione e si avvicinò subito alla studentesa confusa.

    "C’è qualcosa che non va, Buffy?" chiese lei, chinandosi verso la ragazzina bionda.

    "Non riesco a far diventare queste finestre piccole e tutto il resto," mise il broncio lei, indicando lo schermo. "Continuano a rimanere grandi."

    "Spike?" lo chiamò la Signorina Calender. Lui si girò sulla sedia per fronteggiare l’insegnante. Aveva notato i grugniti e i gemiti di frustrazione di Buffy ma aveva deciso di ignorarli.

    "Si?" rispose lui.

    "Hai capito come usare javascript?"

    Per niente. Nemmeno una virgola.

    "Uh, Si. Un pò," disse lui riluttante, sapendo benissimo quello che gli stava per essere chiesto.

    "Ti dispiacerebbe dare una mano a Buffy? Sembra che abbia dei problemi."

    Certo che mi dispiace! E scusa, ma non sarebbe il tuo lavoro questo?

    "Non credo," rispose lui, ruotando la sua sedia verso Buffy.

    La Signorina Calender sorrise e uscì dall’aula per parlare con il Signor Giles, mentre Buffy rimaneva lì seduta, le braccia incrociate al petto.

    "Non c’è bisogno che mi aiuti, sai," disse lei, rifiutandosi di guardarlo. "Sono sicura che in qualche modo ne verrò a capo."

    "Non credo di avere molta scelta, tu che dici?" borbottò lui, chinandosi verso di lei per muovere il mouse.

    Buffy trattenne il respiro alla vicinanza di lui, i suoi sentimenti che tornavano prepotentemente a sovrastarla. Era facile dimenticare come lui la facesse sentire quando lo ignorava. Ma averlo così vicino non l’aiutava.

    Con uno scatto repentino si spostò con la sedia dall’altro lato del tavolo per dargli pieno accesso alla sua postazione.

    "Non c’è bisogno di agitarsi," la rassicurò lui, notando la distanza che lei stava mettendo tra di loro.

    "Nono sono per niente agitata. Solo cauta."

    "Non ti fidi di te stessa quando ti sono intorno?" la interrogò lui, alzandosi a guardarla.

    Buffy arrossì leggermente. "Ti piacerebbe. Sei tu quello di cui non mi posso fidare."

    Lui inarcò il sopracciglio. "Davvero? Se non ricordo male, sei tu quella che non è riuscita a tenere le mani apposto..."

    I ricordi umilianti la investirono all’improvviso e Buffy dovette ricacciare indietro la rabbia.

    "Non darti troppe arie, Spike."

    Spike scosse semplicemente la testa, non volendo dare spettacolo, e si concentrò sul compito assegnatogli.

    Buffy lo guardò quando la sua risposta non arrivò, ma poi scanzò velocemente gli occhi. Non l’avrebbe mai potuto perdonare per quello che le aveva detto all’alimentari. Il legame che avevano ricreato e tutto quello attreverso cui erano dovuti passare erano stati soltanto una perdita di tempo, perché ora erano da capo a dieci. Sospirò, ignorando la morsa di tristezza che le attanagliava il cuore, e abbassò la testa.

    "Ecco qui," borbottò lui alla fine. "Tutto sistemato."

    Buffy provò a cliccare sul link, e naturalmente, funzionava.

    "Grazie," disse lei, non molto sinceramente, e lo guardò mentre ritornava al suo computer. Lo fissò a lungo, mentre lavorava al compito, prima di girarsi sulla sedia. "Non che avessi bisogno del tuo aiuto o altro,” disse lei per avere l’ultima parola.

    Ciò catturò l’attenzione di lui che grugnì per la frustrazione. "Per l’inferno maledetto, Summers. Vuoi scendere di lì?"

    Lei mosse la testa di scatto nella sua direzione. "Scendere da cosa? Non sono su niente!"

    "Da quel tuo piedistallo di cristallo!" le disse lui, la voce che si alzava leggermente.

    "Il mio piedistallo non è di cristallo. E poi non sono nemmeno su un piedistallo!" lo neutralizzò lei. "E comunque che c’entrano i piedistalli con tutto questo?"

    Spike ruotò gli occhi. "E’ un modo di dire. E sai cosa intendevo."

    "No. Non lo so. Spiegami."

    "Sei dannatamente testarda, ecco cosa sei!" le disse lui, guardando verso la porta per vedere se la loro insegnante era ancora fuori. Non c’era. Probabilmente era andata da qualche parte con il Sign. Giles...

    "Egoista, impossibile e testarda. Altri aggettivi divertenti da aggiungere nella mischia per descrivere Buffy?"

    La classe ora era completamente presa dal battibecco che si stava svolgendo tra i due biondi, ignari.

    "Visto che me lo chiedi così gentilmente, mi viene in mente stronza," aggiunse lui.

    "Bè non so se possa essere classificato come un vero e proprio aggettivo, ma d’altronde non mi aspetto che tu lo sappia."

    "Certo, perchè nessuno può essere così colto e felicemente erudito come Buffy Summers, non è vero? La vita non sarebbe completa senza tutti quei fine settimana dedicati allo studio."

    "Almeno io studio!" sputò in riposta lei. "Almeno io mi diplomerò. Ma guardati! Pensi di essere figo con i tuoi capelli e la tua giacca e la tua stupida Cecily Price. Ma guarda dove ti ha portato tutto questo. A rimanere bloccato al liceo per il resto della tua patetica vita!"

    "Come se la tua vita fosse migliore della mia?" la sfidò lui. "Stare alzata tutta la notte a piagnucolare con i tuoi amichetti su come morirai vergine? Sembra allettante!"

    Ciò provocò delle risate tra l’audience di teenager e Buffy rise tra se e se con tono canzonatorio. Andava sempre a finire lì...

    "Lo sai, forse è per questo che tua madre si è uccisa. Così da non doverti sopportare più."

    Oh, Buffy. L’hai veramete detto? domando a se stessa.

    L’aveva fatto. E lo sguardo sul volto di Spike sarebbe per sempre rimasto marchiato a fuoco nella sua memoria. L’intera classe si zittì in attesa della reazione.

    Buffy si portò la mano alla bocca, come per ricacciare indietro quelle parole crudeli. Non poteva credere di averlo fatto di nuovo. Non aveva usato il ricordo di sua madre morta per ferirlo una volta sola, ma due. Era una fredda, patetica scusa di donna senza cuore e in quel momento si odiò con ogni fibra del suo essere.

    "No.. Spike..." provò incerta lei, avvicinandosi per toccarlo. Lui indietreggiò come se lei fosse fuoco, gli occhi grandi come non li aveva mai visti.

    "Non ti avvicinare a me," disse a denti stretti.

    "Mi dispiace COSI’ TANTO," provò di nuovo lei, le lacrime che le correvano sulle guancie.

    Spike si alzò dalla sedia, inghiottendo a fatica mentre si guardava intorno nella stanza. Tutti lo fissavano, ma non gli importava. Doveva uscire di lì. Senza guardarsi indietro, si diresse alla porta, con l’intenzione di allontanarsi da Buffy Summers quanto umanamente fosse possibile.

    Buffy saltò in piedi e gli corse dietro.

    "Spike!" lo chiamò lei, guardando mentre si precipitava fuori dalla grande porta di ingresso, alla luce del sole. "Spike, ti prego aspetta!"

    Spike si fermò per riprendere fiato, non curante del fatto che il suo stomaco si contorceva per il dolore. Tutto quello che sapeva era che doveva andarsene. Doveva andarsene lontanto dal lei...

    "Spike!" disse lei ancora, quasi senza fiato. Lui era appoggiato all’edificio, guardava il cielo con le mani allo stomaco.

    "Vattene, Summers. Non riesco a guardati."

    "Spike, ti prego. Quello che ho detto... Io--"

    "Vattene via, cazzo!" urlò lui, stringendo gli occhi chiusi.

    Buffy sobbalzò e abbassò la testa, chiedendosi se Spike sarebbe più riuscito a guardarla. Diamine, non sapeva nemmeno lei se sarebbe più riuscita a guardarsi allo specchio. Non dopo quello che aveva detto...

    "Mi dispiace," disse lei mestamente. "Lo so che non mi perdonerai mai, ma devi sapere che io non pensavo veramente quello che ho detto. Tua madre ti amava più di qualsiasi altra cosa al mondo."

    "Se sai quello che è meglio per te, faresti bene a chiudere quella boccaccia immediatamente," la minacciò lui, la sua voce pericolosamente bassa.

    Buffy gli si avvicino. "Che vuoi fare? Picchiarmi?"

    Spike finalmente la guardò, sbalordito da quello che lei aveva suggerito. "Sei diventata pazza? Non ti picchierei mai!"

    "Perchè no? Me lo merito."

    "No, non è vero," borbottò lui, allontanandosi dal muro e dirigendosi verso la sua macchina. Lei lo seguì.

    "Si, invece."

    "Ritorna in classe," la scaricò lui, continuando a camminare attraverso il parcheggio.

    "Spike, ti prego fermati!"

    Tutta l’energia si prosciugò dal corpo di lei, mentre lo chiamava. Non poteva perderlo—non così.

    Spike si girò con un sospiro esasperato, un metro lontano da lei.

    "Erano solo parole," mormorò lei, chiedendosi se lui l’avesse sentita. Ma che lo avesse fatto o meno, lui si girò di nuovo e si allontanò.

    Fuorono solo alcuni momenti dopo che lui se ne era andato dal parcheggio a una velocità incredibile che Buffy cadde in ginocchio...



    CAPITOLO 29: Pronto intervento

    Willow si alzò dal divano sorpresa quando sentì il campanello di casa suonare.

    "Buffy?" chiese lei, quando aprì la porta per rivelare una rabgazza bionda scompigliata. Buffy la fissava, il mascara che le colava sul viso. "Oh, no. Cosa è successo?"

    "Sto bene, Will. Sono solo qui per la nostra serata," disse lei, la voce bassa e rauca. Solo allora sorpassò Willow ed entrò in casa.

    Merda! Willow pregò che tutto ciò non avesse niente a che fare con Spike. Sarebbe arrivato di lì a cinque minuti e se la situazione tra di loro era peggiorata, non sapeva come sarebbe andata a finire...

    "Um, sicura che non ci sia niente che non va?" provò lei. "P-perché hai un volto..."

    "Sono solo stanca. Dove sono Xander e Tara?"

    "Stanno arrivando. Sei in anticipo."

    "Scusa," rispose Buffy, togliendosi le scarpe per poi buttardi sul divano.

    "Vuoi parlarne?" chiese Willow esitante.

    "Forse più tardi. Ho solo bisogno di un pò di R&R ( n.d.t. Relax e Risate ) per schiarirmi le idee."

    "Capisco. Ci divertiremo tantissimo stasera, vedrai," sorrise lei, le farfalle che le danzavano nello stomaco. Sperava con tutta se stessa che Buffy non l’avrebbe uccisa...

    Improvvisamente bussarono alla porta. Willow si affrettò per andare ad aprire e sospirò per il sollievo quando vide che erano solo Xander e Tara.

    "Heilà, Wills. Tara ha portato i film sdolcinati, io quelli sexy... è una festa!" ghignò lui, entrandò in casa. "Buffster! Sono felice che sei venuta."

    Buffy gli rivolse un piccolo sorriso per poi guardare altrove. Xander scrollò le spalle e posò due buste di carta sul tavolo da caffè.

    "Allora, Spike ha dato forfèt o cosa?" chiese lui, buttandosi immediatamente sul cibo.

    Gli occhi di Willow si spalancarono. "Xander!"

    Buffy alzò la testa. "Hai invitato Spike?" chiese lei, con tono accusatorio.

    "Oh, bè... diciamo di, si. Pensavo che voi due avreste potuto affrontare lo stare insieme con altre persone. E forse--"

    "Collimare le nostre divergenze?" chiese lei con tono freddo. "Mi dispiace, ma ci abbiamo già provato, rircordi? E comunque, lui non verrà."

    "Come fai a saperlo?" chiese Tara.

    Buffy interruppe il contatto visivo e fissò il muro. "Lo so e basta."

    Il campanello suonò e tutti si voltarono verso la porta. Willow rivolse a Buffy un sorriso di scuse prima di aprirla.

    "Non rimarrò a lungo," disse Spike frettolosamente, togliendosi lo spolverino e appendendolo all’ingresso. "Solo solo passato per--" Si interruppe quando la vide. "Oh, voi state scherzando."

    Buffy si alzò, incapace di affrontarlo, e frettolosamente andò in cucina. Willow rimeva in piedi a disagio, temendo di aver commesso un errore.

    "Hey, Spike," deglutì a fatica lei. "I-Io avevo pensato--"

    "Hai pensato male," la interruppe lui. "Me ne vado."

    "No!"

    Lui si fermò.

    "V-voglio dire... no, non andartene. Per favore rimani. Siamo tutti dei quasi- adulti maturi. Possiamo stare tutti insieme sotto lo stesso tetto e passare una bella serata, giusto?"

    Spike scosse la testa. "Ascolta, Rossa. Sono sicuro che le tue intenzioni erano delle migliori riguardo a questo teatrino simil-pronto intervento, ma non serve a niente. Ci vediamo domani."

    Afferrò la giacca, pronto ad andarsene, quando Buffy entrò nella stanza.

    "No," disse lei. "Me ne vado io."

    "Voi due!" si lamentò Willow, le mani sui fianchi. "Smettetela. Voi due siete amici!"

    "No, non lo siamo," la correse veloce Spike.

    "Si, che lo siete!" rispose lei. "Lo siete sempre stati e sempre lo sarete. Delle stupide litigate non cambieranno tutto questo."

    "Willow," provò Buffy. "Tu non sai cosa è successo oggi. Questa non è per niente una buona idea..."

    "Io invece credo che lo sia," disse lei, la sua faccia risoluta non accennava ad andarsene. "E ora voi vi metterete seduti, mangierete i popcorn, e vi divertirete, e che cavolo!"

    Tutti la guardavano a bocca aperta. Spike rimase impressionato dalla sua repentina ondata di autorità e rimise la giacca sull’appendiabiti. Willow sorrise, compiaciuta.

    "Aspetta, rimani?" gli chiese Buffy, incredula.

    "Sembrerebbe di si."

    "Bene, allora me ne vado io. Non posso stare qui," rispose lei frustrata, e si diresse verso la porta.

    Willow afferrò la ragazza per le spalle e la spinse verso il divano.

    "Willow! Che stai facendo?"

    "Che ti sembra stia facendo, idiota? Ti tengo qui."

    "Mi stai tenendo in ostaggio?" chiese Buffy, con tono incredulo.

    Lei sorrise. "Credo proprio di si."

    Buffy inarcò il sopracciglio in risposta e si diresse velocemente in cucina. Willow sospirò e la seguì.

    "Buffy, per favore non fare così. Sto solo cercando di aiutarti..."

    Lei si era chinata sull’isola della cucina, le lacrime che nascevano negli occhi. "Lo so," ammise lei.

    "E allora perchè ti comporti così? Voi due non potete coesistere solo per una sera? Soprattutto prima del ballo. Sarà tutto molto strano se farete ancora finta di odiarvi l’un l’altro."

    A quello, Buffy si voltò. "Fare finta? Willow, tu non hai idea di quello che è successo oggi."

    "Allora... magari potresti dirmelo?"

    Lei scosse la testa. "E’ stato fin troppo orribile. Io sono stata orribile."

    "Non può essere peggio di quello che Spike ti ha detto all’alimentari," cercò di farla ragionare lei, molto curiosa.

    Buffy tirò su col naso e la guardò, gli occhi grandi e lucidi. "Quello che mi ha detto lui in confronto sembra un complimento," confessò lei. "Ho detto... Ho detto che è lui la causa per cui sua madre si è uccisa."

    Willow sentì un’improvvisa urgenza di schiaffeggiare la sua amica.

    "L’hai...L’hai davvero detto?" chiese lei, spaventata. "O forse stai solo scherzando?"

    "Magari."

    "Oh. Bè... oh."

    "Lo so," disse lei, vergognandosi di se stessa. "Non ci posso credere che quelle parole mi siano uscite davvero di bocca."

    "Si, nemmeno io," rispose lei.

    "Ora starai pensando che sono una vera stronza, vero?"

    Willow dovette pensarci per un minuto. "No, Buffy. Non ho il diritto di giudicarti. E sono sicura che Spike riuscirà a trovare nel suo cuore la forza di perdonarti e dimenticare..."

    La sua testa si sollevò improvvisamente. "Farebbe meglio a non farlo," disse lei in tono serio.

    "Che vuoi dire?"

    "Voglio dire, che farebbe bene a non perdonarmi. Non merito di essere perdonata."

    "Oh, Buffy. Non credi di essere troppo drammatica?"

    "Certo che no! Penso di avere ragione. Quello che ho detto? E’-è imperdonabile."

    "Forse non per Spike," le rispose lei.

    "Specialmente per Spike!"

    Willow sospirò. "Se lo dici tu. Ma cerchiamo di rendere questa serata, una serata priva di liti, ok? Voglio divertirmi e roba del genere."

    Buffy annuì riluttante. "Si, va bene."

    "Grandioso! Metto su i popcorn."

    ~~~

    La stanza era scura, l’unica luce proveniva dalle immagini che danzavano sullo schermo della televisione. Willow e Xander erano seduti per terra, Tara era raggomitolata sulla poltrona, e Buffy e Spike erano seduti ai lati opposti del divano.

    "Sette giorni..." bisbigliò una ragazza con voce raccapricciante al telefono, facendo venire i brividi a Buffy. Odiava questo film. La terrorizzava.

    "Non lo adorate anche voi questo film?" chiese Xander, con un sorriso da orecchio a orecchio. "E la biondina è molto sexy."

    Tutti ruotarono gli occhi, e Buffy affondò ancora di più nei cuscini. Nel frattempo il film continuava e immagini sempre più spaventose le si imprimevano nella mente, così lei premette Pausa nel telecomando e accese la luce.

    "Pausa pipì per Buffy," annunciò lei e si precipitò verso il bagno più vicino.

    Quando chiuse la porta, ci si appoggiò contro, passandosi le piccole mani sul viso. Era una tortura stare così vicino a Spike e non poterlo toccare, o parlargli... o cavoli, anche solo guardarlo. Il senso di colpa la schiacciava. Con un sospiro triste, aprì il rubinetto e si sciacquò il volto con dell’acqua fresca. Non le aveva rivolto la parola per tutta la serata, e questo la stava facendo impazzire. Certo non si aspettava così tanto da lui, ma faceva comunque male. Ma faceva ancora più male la consapevolezza che le cose tra loro non sarebbero mai tornate come prima. Il senso di affetto e sicurezza che avevano trovato l’uno nell’altra era sparito per sempre.

    Trattenendo le lacrime, chiuse il rubinetto dell’acqua e si asciugò la faccia con l’asciugamano. Rifiutando di guardarsi allo specchio, si voltò e aprì la porta del bagno.

    "Noi dobbiamo parlare."

    Buffy saltò per la sorpresa, mentre Spike entrava in bagno con lei.

    "Spike?" chiese lei, con una voce piccola.

    Lui chiuse la porta dietro di loro e respirò pesantemente prima di guardarla.

    "Spike, forse--"

    "Sta zitta, Summers," disse lui, e Buffy chiuse la bocca. "Con 'noi' intendo io. Io devo parlarti."

    Lei annuì assente, mentre Spike prendeva un altro respiro profondo, passandosi le mani tra i capelli.

    "Mi fai diventare pazzo!" sbottò lui alla fine, tenendo stretti i suoi piccoli ricci. Buffy scrollò le spalle, ma non disse niente. "Lo sai questo, vero? Ti guardo e non so se baciarti o ucciderti! Non che lo farei... ucciderti intendo, è chiaro—ma non è questo il maledetto punto! Il punto è che tu mi fai impazzire."

    "Si, credo di aver recepito il messaggio."

    Lui si voltò per fronteggiarla. "Vedi? E’ proprio questo quello di cui parlo, quella bocca non la tieni mai chiusa!"

    Lei strinse le labbra e guardò in basso, alle mattonelle. "Scusa."

    "Va bene," disse lui, ma poi si corresse. "Anzi no, non va bene!"

    Buffy inarcò il sopracciglio.

    "Sei insopportabile. E maledettamente testarda. E onostamente non so come ho fatto a sopportarti per tutti questi anni."

    "Forse per la mia personalità affascinante e il mio spirito adorabile?" offrì lei.

    "Pfft. Difficile! Sei affascinante quanto una lampada da tavolo!"

    Il suo labbro inferiore si sporse.

    "Una deliziosa lampada da tavolo, se permetti. Ma sai cosa intendevo! E non farmi quel maledetto broncio," la sgridò lui, sentendo il suo spirito risoluto svanire. "Comunque, il punto è che tu mi rendi pazzo! Un minuto sei calda e quello dopo sei fredda. Un minuto ci stiamo baciando e quello dopo stiamo infrangendo l’uno il cuore dell’altra."

    "Spike, Io--"

    "No," la interruppe lui. "So quello che stai per dire e non lo voglio sentire. Quello che hai detto oggi è stato maledettamente orribile e lo sappiamo entrambi. Ma quello che ti ho detto io ieri all’alimentari non era da meno."

    "Come puoi--"

    "Vuoi farmi finire?"

    Lei sospirò e annuì.

    "Prima mi hai detto qualcosa che mi ha fatto pensare. Sono solo parole," spiegò lui. "Le persone si arrabbiano e si dicono cose terribili. Ma questo non cambia niente."

    "Cambia tutto invece," lo interruppe lei.

    "No, non è vero. Perchè quello che io provo per te ora, è lo stesso che ho provato quando quel coltello mi è stato conficcato nella pancia."

    Buffy trattenne le lacrime al ricordo. Come poteva ancora tenere a lei dopo quello che gli aveva detto? Come poteva anche solo guardarla allo stesso modo?

    "Non capisco," gli disse lei, inciampando tra le parole. "Non capisco come puoi semplicemente perdonarmi.Dopo tutto quello..." Le sue parole si interruppero per un momento. "Dopo tutto quello che è successo."

    "Non mi importa," confessò lui, facendo un passo verso di lei. “Quello che provo per te non cambia."

    A quello lei alzò lo sguardo, l’incertezza negli occhi. "C-cosa provi esattamente?"

    Lui scosse la testa, non ancora pronto a rispondere alla domanda. "Non lo so. Tutto quello che so è che non voglio litigare con te. Non voglio camminare su vetri rotti ogni volta che sto con te. Io..."

    "Si?"

    Lui la guardò, i suoi grandi, occhi verdi colmi di lacrime non versate e le mani che le tremavano. E decise che non voleva altro se non sentirtla fra le braccia.

    "Io voglio solo stringerti," disse lui alla fine, avvicinandosi per accorciare la distanza tra di loro. Fortunatamente, non dovette avvicinarsi troppo, perchè Buffy gli fu subito addosso, le braccia che gli si ancoravano al collo e il volto schiacciato contro il suo petto. Poteva sentire le lacrime calde di lei bagnargli la camicia, ma le ignorò. Piuttosto lasciò andare un sospiro felice, e posò il mento sui suoi bellissimi, capelli biondi.

    "Mi dispiace così tanto," mormorò lei contro il suo petto, aggrappandosi a lui con tutte le forze che le rimanevano. Non avrebbe mai voluto lasciar andare la presa.

    "Shh," le sorrise lui nel suo orecchio. "E’ tutto apposto, passerotto."

    Lei scosse la testa, ma non disse niente. Le parole non facevano che rovinare tutto. Invece sentirlo fra le sue braccia, così caldo e così vicino, le faceva venire in mente solo una parola...

    Lei lo... ?

    "Ragazzi, tutto bene lì dentro?"

    Si separarono, entrambi sorpresi da quella intrusione.

    "Si, Will. Tutto bene," mormorò Buffy, cercando di asciugarsi il viso.

    "Volevo assicurarmene!" rispose la rossa, che si diresse di nuovo in soggiorno.

    "Vogliamo tornare di là, amore?" chiese Spike, gesticolando verso la porta. "Non vorrei far preoccupare troppo i tuoi amici."

    Lei sorrise semplicemente e annuì. Avrebbe dovuto lasciare i suoi pensieri per un altro giorno...



    CAPITOLO 30: Almeno non stanno litigando


    "Dobbiamo proprio giocare a questo gioco?" mise il broncio Buffy. "Io e le scommesse non siamo esattamente buoni amici."

    Spike la guardò con un ghigno sfacciato e Buffy arrossì.

    "Certo che dobbiamo giocare! Dobbiamo divertirci. E ci divertiremo," ragionò Willow. "E poi, potresti solo scegliere la verità."

    "Bene," borbottò lei, scivolando giù dal divano per andarsi a sedere nel cerchio con gli amici. "Chi comincia?"

    Xander alzò la mano. "Buffy, ti sfido a fare uno strip."

    "Xander!" lo ammonì Willow. "Non stai giocando secondo le regole. Prime devi chiederle Verità o Penitenza."

    Lui sospirò. "Va bene. Buffy, verità o penitenza?"

    "Verità," scrollò le spalle lei, poggiando poi il mento sulle mani.

    "E’ vero che vuoi fare uno strip per noi proprio ora?"

    "Xander!"

    "Cosa?! Sono dentro le regole. E poi, Spike è dalla mia parte! Vero, Spike?" sorrise lui, incarcando i sopraccigli.

    Spike in risposta ruotò gli occhi.

    "Non farò alcuno strip, Xander," disse Buffy, in tono serio. "Chiedimi qualcos’altro."

    "Va bene, va bene." Ci pensò per un momento prima di lasciarsi andare un sospiro, sconfitto. "Sai, sto davvero cercando di pensare..."

    Tutti grugnirono e si alzarono.

    "Forse non è stata una così grande idea," decise Tara. "A-Altri suggerimenti per i giochi?"

    "Ooh! Potremmo giocare a Monopoli," rispose Buffy entusiasta. Dopo tutte le occhiataccie degli altri si affrettò ad aggiungere, "O forse no."

    "Ho un’idea," parlò improvvisamente Spike, in piedi con gli altri. Tutte e quattro le teste si voltarono a guardarlo. "I tuoi sono fuori città, vero Rossa?"

    Willow annuì, un sopracciglio inarcato per la curiosità. Spike in risposta ghignò e si diresse in cucina.

    ~~~

    "Mi farai uccidere,"si lamentò Willow, le mani che le tremavano per il nervoso mentre lui le versava un liquido ambrato nel bicchierino. "Davvero uccidere."

    "Smettila di preoccuparti. E per una buona causa, o come cavolo si dice."

    "Ubriacarsi? Non credo possa essere classificato esattamente come una buona causa."

    "Si, Spike. Non sono molto sicura che sia una grande idea," annuì Buffy, arricciando il naso.

    "Qualcuno dei tuoi poppanti ha mai assaggiato alcool prima?" sospirò lui, rilassandosi contro lo schienale del divano, al fianco di Buffy. "E poi, non c’è nient’altro da fare. A parte cominciare a litigare."

    "E che avrebbe a che fare il bere con l’arrabbiarsi?" chiese Buffy.

    "Per l’inferno maledetto. Qualcuno mi passi la tequila."

    Willow sobbalzò in apprensione e gli passò la bottiglia. Spike sfilò il tappo con i denti e ne prese un lungo sorso. Tutti lo guardavano meravigliati.

    "Eww," morì di vergogna Buffy, mentre lo guardava mandar giù il liquido amaro. "Hey, non è la tequila quella che ha un verme in fondo alla bottiglia?"

    Spike allontanò la bottiglia dalle labbra e la passò alla biondina disgustata. "Su, bevi amore."

    "Non credo proprio. Mi chiamo fuori," disse lei, ritraendo le mani. Ma rimase più che sorpresa quando Willow allungò la mano e prese la bottiglia. In risposta ai disorientati sguardi degli altri, portandosi la bottiglia alla bocca.

    "Guarda come ci da dentro," notò Xander, in adorazione. "Che ragazzaccia."

    Willow passò la bottiglia a Xander quando ebbe finito, con un ghigno stampato sul volto. "Visto cosa ho fatto?" ridacchiò lei. Poi prese il bicchiere di whiskey che gli era stato versato prima e lo mandò giù in un colpo solo.

    "Will, forse dovresti andarci piano," suggerì Buffy, leggermente gelosa che la sua amica fosse più temeraria di lei.

    "Andiamo, Buffy. Non è così male!" le disse lei, che cominciava già a sentire la testa leggera. L’unica volta che aveva bevuto dell’alcool era stato alla festa di compleanno di suo cugino. E poi era solo un sorso di vino. E poi aveva cinque anni...

    Buffy guardò come Xander e Tara prendevano delle grandi sorsate dalla bottiglia mezza vuota. Dovette trattenere una risata quando vide la faccia di Xander.

    "Dio misericordioso!" urlò lui, i suoi lineamenti contorti in una maschera di disgusto. "Quella roba è orribile!"

    Spike ridacchiò, mentre prendeva la bottiglia che Tara la aveva tirato. "Sei sicura Summers? Non vuoi anche tu il tuo giro?"

    Lei inghiottì, decidendo sul da farsi. Non è che non aveva mai avuto esperienze con l’alcool prima d’ora. E anche se queste in genere portavano a cose brutte del tipo tentato-stupro, ora era con persone di cui si fidava. Con i suoi amici...

    "Che diavolo," alzò le spalle lei, e velocemente prese una lunga sorsata. Il bacardi che aveva assaggiato alla festa di Angel non era niente a confronto. Xander non aveva mentito quando aveva detto che era orribile... "Ack!" disse lei tra singulti. "Ick! Uck!"

    "Non ne vai proprio matta vero, passerotto?"

    "Aghhhrrggh!"

    Willow ridacchiò di nuovo. "Hee, hee!"

    "Me ne chiamo fuori, decisamente fuori," ripetè lei. "Come puoi bere quella schifezza? E’ rivoltante!"

    Spike sospirò. "Qui. Prova questo," le propose lui, porgendole una bottiglia di whiskey.

    "Si sono sicura che questo è terrificamente meglio," ruotò gli occhi lei, mandando comunque giù il liquore. Decise che non era male come la tequila—era più forte, ma non le faceva contorcere lo stomaco per lo meno.

    "Ti piace?" chiese lui.

    "La mia risposta è no," disse lei, portandosi di nuovo la bottiglia alla bocca. Poi con il dorso della mano andò ad asciugarsi alcune goccioline che le erano colate sul mento. "Decisamente no."


    Un’ora dopo

    "Non ci posso credere che Xander è crollato!" rise Willow, indicando il ragazzo moro sdraiato a terra. "Ne ha –ha a malapena bevuti due sorsi!"

    Buffy si unì alle sue risate. "E-e Tara ha vomitato sul tuo tappeto!" ghignò lei.

    "Nunè divertente ! E’.. E’... brutto! Molto brutto!" Cercò di esssere seria la rossa, ma le risa incontrollate presero il sopravvento e si buttò da una parte, continuando a singhiozzare.

    "Nunè!" esordì Buffy con un’altra risata. "Hai detto nunè!" Anche lei cadde all’indietro ed atterrò con la testa sulle gambe di Spike. Questo la fece soltanto ridere di più. "Oops!"

    "Per l’inferno maledetto," grungì Spike, aprendo gli occhi. Li aveva chiusi solo per un secondo...

    "N-non riesco ad alzarmi," mise il broncio Buffy, cercando di alzarsi dalle parti basse del corpo di Spike, con le sue foze. "Sono incastrata!"

    Lui guardò in basso, solo per vedere due Buffy sul suo grembo. Aspetta, due? Dannata tequila...

    "Ecco, amore, lascia che ti aiuti..." disse, prendendo tra le braccia il corpo di lei per portalo completamente sopra di lui. Buffy si mosse per mettersi seduta meglio sulle sue gambe, andando poi a poggiare la schiena sul petto di Spike.

    "Grazie, Spikey," ridacchiò lei. "Will, non sono più incastrata!"

    Niente.

    "Wiii-lllooowww," canticchiò lei, per essere accolta poi con alcuni grugniti. Buffy sussultò. "Willow è crollata! L-lei... è crollata e tutto il resto!" Detto questo cominciò a ridere di nuovo.

    Spike posò la testa indietro, sul divano, cercando di ignorare il corpo caldo che si agitava sulle sue gambe. Senza rendersene conto andò a circondare con le braccia la vita di lei, che vibrava con ogni risata.

    "Non posso credere che Willow è crollata! Che mammmoletta!" sbuffò lei, e sospirò quando le sue risate cominciarono ad allentarsi. "Ahi. Mal di testa."

    "Stai bene?" chiese lui, alzando la testa. I capelli leggermente sudati di lei che gli solleticavano il naso.

    Fu solo allora che Buffy notò quanto fossero vicini. Delle forti braccia la stringevano leggermente a lui, e tremò quando sentì il suo respirso caldo sull’orecchio.

    "Mmm," fu tutto quello che riuscì a dire, spingendosi contro di lui ancora di più. Cominciò a mordicchiare il suo labbro inferiore quando le mani di lui cominciarono a correre lungo le sue braccia esposte, provocando deliziosi brividi che la scuotevano. Instintivamente cominciò a sfregare il suo corpo contro quello di lui, cercando una qualche specie di frizione.

    A quelle manovre di lei, a Spike mancò il respiro, mentre diventava sempre più duro. La sua mente corrotta dall’alcool a malapena registrò che era Buffy Summers che si contorceva sulle sue gambe, con quel corpo caldo; ma al momento non gli importò molto.

    "Buffy," grungì lui, facendo correre le mani lungo le sue braccia, i suoi seni, il suo stomaco, la sua...

    "Oh!" squittì Buffy, quando sentì le mani di lui entrare a contatto con il suo centro fasciato dai jeans. Si sollevò dal pavimento, premendosi ancora di più contro l’erezione di lui.

    Spike ingoiò a fatica e cominciò a muovere le dita contro la stoffa ormai umida. Il respiro di Buffy divenne irregolare mentre stringeva le gambe di lui in supporto. Sensa pensare, lui le sbottonò i jeans, e la sua mano esperta scivolò immediatamente al loro interno.

    "Oh dio!" strillò praticamente lei, sentendo all’improvvisto la pelle di lui contro la sua. "N-Non ti fermare..."

    Gesù Cristo, quella ragazza l’avrebbe ucciso. Forse letteralmente se si sarebbe ricordata dell’accaduto la mattina dopo...

    Cercando di controllare i proprio ormoni impazziti, la portò più vicina, seppellendo le dita dentro il suo piccolo inferno. La esplorò, cercando il punto del piacere, senza mai smettere di mordicchiarle l’orecchio. I miagolii di piacere di Buffy gli riecheggiavano nelle orecchie mentre la accarezzava, il suo pollice che le massaggiva il clitoride.

    "Omiodio, omiodio, omiodio..." ansimò lei, e improvvisamente sgroppò contro di lui, le mani ancorate alle sue gambe. I suoi umori fluirono liberi sulle dita di lui e lei gli si accoccolò contro, respirando pesantemente.

    "Tutto bene?" bisbigliò lui nell’orecchio di lei, allacciando i suoi pantaloni. Lei annuì assente, ancora capace di vedere le stelle nascoste nei suoi occhi. Poi un attimo lei era su di lui, la sua bocca che cercava la sua. Lo baciò ansiosa, tirando su la camicia di lui con le mani.

    "Ti voglio," mormorò lei sulle sue labbra, le dita che esploravano il suo stomaco piatto.

    Spike tirò giù la camicia, e prese le mani di lei nelle sue. "Sei ubriaca," le disse semplicemente.

    "Non mi importa."

    "A me importa. Se mi spingo più in là con te, sarò morto entro domani mattina."

    Lei mise il broncio, facendo spuntare il suo famigerato labbro inferiore. Spike non potè evitarlo. Con un grugnito, si sporse in avanti e lo prese tra i denti, succhiandolo nella bocca. Buffy cominciò a gemere, le mani che correvano attraverso i riccioli biondi di lui, mentre approfondiva il bacio. Le loro lingue ingaggiarono una danza combattiva e Spike non sapeva quanto ancora avrebbe potuto resistere. Sentire il corpo voglioso di lei agitarsi convulsamente contro il suo... la sua lingua nella bocca... lei che lo accarezzava, che lo assaggiava...

    All’improvviso, Tara comparve in soggiorno, scioccata dal vedere Buffy sulle gambe di Spike, mentre giocavano a una partita combattiva di hockey delle tonsille. Arrossì moltissimo, facendo retro-front sperando che non l’avessero notata. Era tornata dal bagno dopo aver passato del tempo memorabile e di qualità con il wc di Willow. Lei e i liquori non erano esattamente migliori amici...

    "Ow!" si lamentò lei, andando a sbattere il piede contro il tavolinetto di legno. Buffy e Spike interruppero immadiatamente il bacio, voltandosi nella sua direzione. Tara stava lì in piedi, come un cervo abbagliato dai fari di una macchina. "U-Umm... I-Io stavo solo... ummm..." Che situazione imbarazzante. "Mi dispiace. Voi, um, tornate pure a baciarvi... Io stavo solo... ummm... si. Mi dispiace."

    Loro scrollarono le spalle e fecere esattamente quello che lei aveva detto.

    Tara sospirò e prese un afgano blu e rosso dalla sedia vicina. Poi si ritirò silenziosamente e andò a sdraiarsi tra Xander e Willow. I gemiti e i sospiri di Buffy e Spike le rieccheggiavano nelle orecchie mentre cercava di mettersi a suo agio, ma non riusci a trattenersi dal sorridere.

    Almeno non stanno litigando, pensò tra sè e sè divertita, prima di coprirsi con la coperta e chiudere gli occhi.



    CAPITOLO TRADOTTO DA Rami90

    Capitolo 31: Il Mattino Dopo

    Yawn.

    Buffy si svegliò, aspettandosi di rotolarsi e trovare sotto il suo corpo addormentato il duro materasso. Solo che, quando cercò di girarsi, non riuscì. Perché non ci riusciva?

    Oh Dio, Sono irrotolabile!

    Provò ancora una volta, finché decise di aprire finalmente gli occhi. Cercò di adattarli alla luce del sole che si riversava attraverso una finestra non molto distante (che non era la sua) e si guardò in torno per capire dove si trovasse esattamente.

    Per sua sorpresa, e semi-orrore, era avviluppata in un caldo, muscoloso corpo. Allora abbassò lo sguardo per vedere il volto del suddetto caldo,muscoloso corpo: Spike. Era sdraiata sul pavimento, appoggiata al suo petto, mentre le sue braccia erano strette mollemente attorno a lei.

    Gettò uno sguardo attorno alla stanza e notò che tutti i suoi amici stavano dormendo in varie parti del soggiorno... tutti stranamente sul pavimento. Il panico crebbe in lei, mentre si chiedeva se ci fosse stato una sorta di avvelenamento da monossido di carbonio che in un certo modo non aveva avuto conseguenze su di lei perché... beh, per qualche motivo. Ma poi realizzò quanto stupido suonasse e scosse la testa. Dovevano essersi tutti addormentati durante quel gioco così pieno di divertimento come Verità o Penitenza.

    Buffy fece spallucce e tolse le braccia di Spike dalla sua vita, attenta a non svegliarlo. Sforzò il suo corpo esausto ad alzarsi , mentre si aggrappava al divano come supporto. Velocemente fu libera dalla presa di Spike, in piedi nel mezzo del soggiorno di Willow con un mal di testa assassino.

    "Ugh. Stare in piedi è male," registrò la sua mente intontita, ma prontamente si domandò la ragione stessa del mal di testa.

    Non ci volle molto per capirlo, quando incespicò su una bottiglia di liquore vuota, atterrando di faccia. Tutti sembrarono risvegliarsi proprio in quel esatto momento. Doveva essere stato l’ambiguo "thump"...

    "Non sono stato io!Lo zio Rory ha mangiato gli ultimi sottaceti alla giardiniera, non io!" Tuonò Xander con un sussulto.

    Buffy si tirò su e massaggiò il suo naso schiacciato. "Ora si che tutto quadra," commentò, con uno sbadiglio.

    Xander guardò intorno affannosamente, cercando di analizzare ciò che gli stava intorno. Si rilassò quando realizzò che stava solo sognando.

    "Respira, Xander. I sottaceti stanno bene."

    "Grazie a Dio," sospirò, lasciandosi cadere sul ruvido tappeto sotto di lui.

    Willow si sfregò gli occhi, ovviamente ancora un po’ persa. “Mi sono persa qualcosa?"chiese, assonnata.

    "Ci siamo ubriacati. Siamo svenuti. Mi sono svegliata e sono caduta come la goffa idiota che sono, e Xander ha incominciato a dare di matto a proposito di condimenti."

    Annuì,aggrottando le sopracciglia. "Oh."

    Tara si tirò a sedere,facendo scorrere le mani nei suoi lunghi capelli annodati. "Stai bene?" chiese, riuscendo a cogliere la parte sulla caduta .

    "A parte il mio naso da clown, super,".

    "Bloody hell, qualcuno deve avermi sparato,"gemette Spike,stirando gli arti indolenziti. "e fate smettere quel martellare."

    "Martellare?"domandò Willow.

    "Yeah,non lo senti?"

    Xander alzò un braccio e si coprì gli occhi. "Io lo sento, amico. E’ la desiderata conseguenza alla mia prima sbronza."

    "Hai ragione," concordò l’altro, passandosi le mani sul viso"A eccezione della “prima”. Io e le sbronze siamo diventato buoni amici."

    "Povero Spike," Buffy sorrise con comprensione.

    Lui guardò verso di lei, come se solo allora si fosse accorto che lei era nella stanza. "Buffy," la salutò, immediatamente non sentendosi più così di merda.

    "’Giorno. Aggiungerei anche il “Buon”, ma mi sembra un po’ fuori luogo, considerando il fatto che tutti ci sentiamo come se fossimo stati investiti da dei camion."

    Spike continuò a fissarla. Lei ricordava?

    "Io non mi sento tanto “investita”,"Aggiunse Willow. “Più che altro colpita in testa da una serie di mattoni di varie forme."

    "O da un martello da fabbro," aggiunse Xander.

    "Non so," Continuò Buffy. "Mi sento veramente uno schifo, ma una parte di me è stranamente soddisfatta. Mi chiedo perché."

    Spike incominciò a tossire rumorosamente, guadagnandosi una serie di occhiate preoccupate. "Scusate. Uh, ho il raschino."

    Tara dovette sopprimere una risata. Ricordava fin troppo bene il suo piccolo incontro con i due biondi la notte precedente...

    "Allora, Qualcuno vuole i pancakes? Ho le gocce di cioccolato!" la rossa sorrise, sforzandosi di rimanere in piedi. Vacillò per un momento, ma alla fine riacquistò l’equilibrio.

    "I miei falli extra-cioccolatosi," Buffy ghignò ,il suo stomaco gorgogliò al solo parlare di cibo.

    "Io ci sto."

    Gli amici si avviarono in direzioni diverse, Xander aiutava Willow in cucina mentre Spike si diresse in bagno. Tara rivolse un sorriso a Buffy, che rimase al suo posto sul pavimento.

    "Io, um—Mi dispiace per la scorsa notte," disse, mentre le sue guance si coloravano. "Non volevo interrompere o altro."

    Buffy aggrottò la fronte per la confusione. "Huh?"

    "Oh,Mi sto scusando per aver interrotto voi due questa notte. C’era il tavolo... e il mio piede..."

    "Apetta, interrotto noi? Noi chi?"

    "Tu... Tu e Spike. Voi due stavate...beh..."

    Il viso della bionda sbiancò e allora Tara capì che forse non si ricordava. Oops.

    "Lascia stare," cercò velocemente di dissimulare,non volendo scatenare qualche altra litigata. "Forse l’ho sognato."

    Buffy rimase ferma per il turbamento per qualche momento, provando ad analizzare ciò che Tara le stava dicendo. Sfocati flash le passarono per la mente, tutti avevano a che fare Spike e la sua talentuosa lingua. Gli occhi si spalancarono, mentre i ricordi tornavano al proprio posto.

    "Oh no," fiatò, lo stomaco tutto annodato. "Penso di stare ricordando..."

    Tara deglutì. Buffy deglutì. Era come una maratona di deglutizione.

    "Mi-mi dispiace," disse subito Tara. "Non intendevo--"

    "No, non è colpa tua. Io solo... Torno subito."

    Si alzò il più in fretta possibile e corse su per le scale di Willow. Sentiva Spike dietro la porta del bagno, che si lavava le mani. Con il cuore che le batteva a mille, aspettò nervosamente che uscisse. Appena lo fece, lei incominciò immediatamente a parlare.

    "Mi rendo conto che suonerà un po’ strano detto da me,"esordì Buffy, subito dopo che lui aveva messo piede nel corridoio. "Ma dobbiamo parlare."

    "Si? A che proposito?"

    "La scorsa notte."

    Spike inspirò profondamente, sorprendentemente ricordandosi con precisione la notte trascorsa. Annuì e aspettò che lei continuasse.

    "Noi, um... Noi abbiamo fatto, hummm... beh, sai... abbiamo fatto--"

    "Sesso?" suggerì lui, sollevando un sopracciglio.

    "Uh-huh."

    Scrollò la testa. "No," le disse, e poi aggiunse con un ghigno: "Per tua grande costernazione."

    Il sollievo si infranse su di lei,subito seguito dall’imbarazzo. Solo Dio sapeva come si era comportata...

    "Ma noi, uh... abbiamo fatto altro?"chiese, esitando.

    "Un pochino, si."

    "Come... ?"

    "Beh, abbiamo pomiciato. Abbiamo pomiciato un bel po’ per essere esatti. E, uh..." Spike balbettò per trovare le parole giuste, improvvisamente sentendosi leggermente imbarazzato anche lui. L’idea di non raccontarle delle “altre cose” gli attraversò la mente, ma decise che sarebbe dovuto essere sincero.”Beh, lo sai.”

    Abbastanza sincero, minimizzò.

    Buffy si limitò a guardarlo, non capendo niente. "Forse potresti aggiornarmi."

    "Bene, beh... uh,entrambi eravamo un po’ alticci. E questo genere di cose tende ad accadere... e uhh..." Dannazione, tutto ciò era imbarazzante. Decise di optare per il "Sei sicura di non ricordare?"

    Lei scosse la testa, cercando di visualizzare la notte precedente. Ricordò il bere e la parte in cui era caduta in braccio a Spike. E... cosa era successo dopo? All’improvviso, immagini di lei che gli si stringeva attorno alle gambe esplosero nella sua testa, mentre le sue mani…le sue mani…

    "Oh!" sospirò, spalancando gli occhi. Allora alzò lo sguardo verso di lui, con aria accusatoria. "Ho lasciato che tu mi toccassi in cattivi posti!"

    Spike non poté far altro che sorridere alla sua scelta linguistica. "Qualcosa del genere, si."

    Buffy provò ad arrabbiarsi, ma tutti i ricordi rifluirono in lei. Del calore la sommerse, mentre ricordava la potente onda di piacere che l’aveva attraversata quando lui l’aveva toccata. Non aveva mai provato nulla di simile in precedenza.

    "E’ stato meraviglioso..." bofonchiò, realizzando troppo tardi di averlo detto ad alta voce.

    Il ghigno di Spike si allargò . Lei deglutì.

    "V-Voglio dire... alla maniera “non sono una puttanella, ero solo ubriaca” ," corresse, la faccia infuocata.

    Allora lui le si avvicinò, invadendo lentamente, ma inesorabilmente il suo spazio personale. Alzò la sua mano e mise una ciocca di capelli dietro il suo orecchio. "Ti è piaciuto?"

    Buffy in pratica si sciolse come neve al sole. Certo che mi è piaciuto! "Assolutamente no!" mentì velocemente, cercando di non sembrare una pozzanghera. "E’-E’ stato terribile! Volgare persino! E-e vergognoso e offensivo e osceno e scurrile e sto cercando altri sinonimi, ma non posso perché sto mentendo e in verità mi è piaciuto davvero, davvero tanto e, oh Dio, questa è la frase più lunga mai detta, e—“

    "Sta zitta, Summers," sorrise lui con affetto, e si piegò per interrompere la frase baciando le sue dolci labbra. Ma prima di poterlo fare, Willow si materializzò alla base delle scale, con una spatola in mano.

    "Oh!" ansimò, mortificata. "N-non volevo... scusate! Ovviamente voi due stavate per sbaciucchiarvi e io sono un’idiota e ho rovinato tutto."

    Buffy le sorrise. "Va tutto bene, Will. E’ pronta la colazione?"

    "Yep!" accennò col capo. " Da qui l’apparire al momento meno opportuno e rovinare tutto."

    "Non agitarti, Rossa," Spike schiarì la gola, allontanandosi con riluttanza dalla bionda che voleva baciare. “Stavamo solo parlando."

    "Si," confermò Buffy. "Ma possiamo parlare più tardi. Proprio ora, sto morendo di fame."

    ~~~

    Buffy contemplò i suoi pancakes con uno sguardo preoccupato . "Sei sicura che siano gocce di cioccolato?" chiese, puntando con la forchetta alla poltiglia fritta.

    "Certo!" Willow annuì, dando un grande morso. Subito ebbe qualche conato di vomito prima di sputare tutto sul suo piatto. "O almeno lo pensavo."

    Xander la superò e prese il sacchetto di plastica dal cestino. "Will,questi non sono gocce di cioccolato. E’ uvetta passa. E io ne sono allergico!"

    "Mio errore," Willow sorrise imbarazzata. "Credo che il mio cervello intontito abbia fatto confusione. Un errore senza cattiveria."

    "Dillo al mio sfogo!" disse lui, grattandosi istintivamente le braccia.

    "C-Credo che siano buoni," Tara alzò le spalle, versandosi un po’ di sciroppo.

    "Si, almeno non li ho confusi con gli escrementi dei topi. Perché ho sentito che... assomigliano alle gocce di cioccolato..."

    Buffy fece una smorfia e allontanò il piatto. "Ora ho ancora meno fame," mugugnò. Poi gettò lo sguardo dall’altra parte del tavolo verso Spike che era restato in silenzio per tutto il tempo. Lui se ne stava lì, fissando il piatto con una faccia seriosa. “Stai bene, Spike?” domandò.

    Nel sentirla la sua testa si alzò di scatto. "Oh, si. Scusa. Uh, hai fatto un buon lavoro, Rossa."

    Willow sospirò tristemente e cominciò a pulire il tavolo. Buffy continuò a studiare Spike, chiedendosi perché sembrasse così depresso tutto ad un tratto.

    "Beh, uh, è meglio che me ne vada. Non pensavo di restare tutta la notte, per cui mi sa che mio padre sarà incazzato nero,"spiegò Spike, alzandosi dal tavolo.

    "Oh, okay," rispose Willow, mentre lavava il suo piatto nel lavello. “Grazie per essere venuto. Nonostante tu ci abbia fatto ubriacare e avere tutti il mal di testa."

    Lui diede un sorrise di scuse prima di andare verso la porta. Anche Buffy si alzò e lo seguì.

    "C’è qualcosa che non va?" gli chiese, mentre lui si infilava i suoi stivali neri.

    "Cosa? No. Certo che no. Devo solo tornare," le rispose.

    "Oh. Perché sembrava che fossi un po’ sconvolto a tavola."

    Spike le si avvicinò, lasciando che i tratti del viso si ammorbidissero. "Sto bene. Stavo solo pensando."

    "A che cosa?" provò lei.

    "A te."

    Abbassò la testa. "Scusa se ti ho fatto diventare triste."

    "Non era una faccia triste, Buffy. Più una faccia incerta."

    "Incerta su che cosa?"

    "Di nuovo, su te."

    Stava per sbottargli addosso, ma comprese che anche lei era insicura quanto lui. "Cosa sta accadendo tra di noi?" chiese alla fine.

    Lui scosse la testa. "Non so."

    "E’ solo strano," continuò. "Voglio dire,prima siamo tutti coccole e abbracci. Poi ci baciamo. Poi ci diciamo cose orribili...e finiamo di nuovo col baciarci. E’ alquanto confuso."

    "Condivido, amore."

    "Allora, che ne pensi?"

    Spike sospirò, e si avvicinò a lei." Penso che entrambi abbiamo bisogno di riposare e liberarci da questi dannati mal di testa. Domani poi potremo parlarne."

    "O-Okay,"concordò lei.

    "Bene. Ci vediamo a scuola allora?"

    Buffy annuì.

    "Va bene. Fino ad allora, passerotto."

    Lui le rivolse un altro sorriso prima di andare alla porta. Lei rimase ferma per un momento, guardando la Mustang nera entrare nella carreggiata e sparire lungo la strada silenziosa.

    "Fino ad allora," sospirò lei, chiudendo la porta e dirigendosi in cucina.

     
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    La traduzione adesso è di Rami90

    Capitolo 32: Sono carina in rosa?


    Spike era seduto nella caffetteria con il suo vassoio di ali di pollo e patatine. Angel era di fronte a lui, aspettando che le cheerleader arrivassero. Lanciò un ghigno verso Spike, mentre beveva la sua Coca.

    "Allora, hai già scopato con la Summers?"

    Spike a momenti si strozzò con il pollo. "Dannato inferno, Angel. Non stiamo nemmeno uscendo."

    "No?"le sue orecchie si tesero. "Posso avere il suo numero?"

    "Perché questo interesse improvviso in Buffy, comunque? Prima che iniziassi a parlarle, eri tutto preso a renderle la vita impossibile."

    Fece spallucce. "Immagino tu l’abbia fatta sembrare un po’ più figa. In più, lei è calda ."

    Spike ruotò gli occhi. "Si, beh, non sei proprio il suo tipo."

    "E tu si?"

    Una visione di Buffy che si strofinava tra le sue gambe apparve nei suoi pensieri.

    "Forse."

    Angel lo guardò con disapprovazione e ruminò una patatina. "Non so, amico. Mi sembra un po’ la tipica ingenua. Lo sai, parole dolci e musica romantica, e ti si concederà in men che non si dica.”

    Spike scattò dalla sedia. "Stai attento a quel che dici, amico," lo minacciò.

    Angel sorrise e si alzò dalla sedia allo stesso modo."Che cosa farai se no?"

    "Hai visto la faccia di Finn?"

    Si ritrasse, ma continuò. "Riley è una femminuccia. Potrei tenerti testa."

    Un professore apparve all’improvviso all’entrata, guardandoli con sospetto. Non volendo un’altra sospensione, Spike si sedette riluttante. Angel lo seguì, optando entrambi per sfidarsi con gli sguardi.

    "Mi dispiace interrompere il festival della virilità. Sembra abbastanza estremo," Cordelia prese posto, dando ad Angel un bacio sulla guancia.

    Cecily sorrise e si sedette accanto a Spike. Lui si tese, chiedendosi cosa ci stesse facendo durante quella pausa pranzo.

    "Avevamo un supplente a francese,"lei rispose alla muta domanda. "Così ho deciso di tagliare la corda."

    Si schiarì la voce. "Uh, Lo vedo."

    Nel mentre, Buffy stava pasticciando con una forchetta i suoi maccheroni e formaggio nel piatto. Willow le riservò un’occhiata preoccupata.

    "Stai bene, Buffy? Stai facendo di tutto con i tuoi spaghetti tranne che mangiarli."

    "Non ci sta facendo sesso," buttò lì Xander, e poi sorrise. "Sfortunatamente."

    Buffy fece una faccia disgustata. "Xander, tu sei l’unica persona che conosco che prova piacere nel pensare a me che me la spasso con della pasta."

    Scrollò le spalle. "Sono un ragazzo. Ho pensieri da ragazzo."

    Lei sospirò, e rivolse di nuovo l’attenzione a Willow. “Non è niente, Will. Solo che io e Spike avremmo dovuto parlare oggi, ma quando l’ho visto all’entrata prima, mi ha in un certo modo ignorato.”

    "Forse non ti ha vista?"propose lei.

    "Quello, oppure lui mi sta solo evitando. L’opzione più schifosa."

    Ma prima che Willow potesse risponderle, Buffy gettò uno sguardo attraverso la caffetteria per vedere Cecily appiccicata al biondo ossigenato. Sentì il suo stomaco chiudersi, mentre osservava la snob che faceva scorrere le mani lungo le braccia di lui—un’azione che non sembrava dispiacergli. Senza pensare, Buffy prese i suoi libri e marciò fuori dalla mensa.

    "La vuoi finire?"sbottò Spike, avendone finalmente abbastanza del costante flirtare di Cecily. "Non stiamo più insieme, per cui smettila di comportarti come se lo fossimo."

    Lei aggrottò le sopracciglia. "Pensavo che avremmo potuto riprovarci. Sarà come ai vecchi tempi!"

    "Siamo finiti, Cecily. Ho provato a dirtelo settimana scorsa dopo la scuola."

    "Si, e poi mi hai baciato."

    "Tu mi hai baciato!"

    "Grande differenza!"

    Spike ringhiò, gettando la forchetta sul tavolo. Proprio mentre stava per risponderle, notò Buffy lanciarsi fuori dalla caffetteria, a testa alta, scrollando i capelli. Lei gettò uno sguardo velenoso nella sua direzione, prima di sparire.

    "Dannato inferno," mormorò lui, alzandosi velocemente e seguendola nel corridoio.

    Cecily gemette per l’irritazione e guardò Spike che la lasciava per seguire la sfigata.

    "Buffy!"gridò, vedendola dirigersi verso il bagno,i fianchi che ondeggiavano con decisione. "Summers, aspetta."

    All’improvviso si sentì voltare da un braccio forte, faccia a faccia con l’oggetto delle sue frustrazioni.

    "Lasciami andare, Spike," gli ordinò, liberandosi dalla sua stretta.

    "Non è come pensi."

    "Certo, conoscendo la mia fortuna, sarà peggio. Ora lasciami da sola."

    "Manco per sogno,"ribatté. "Tu non hai idea di cosa tu abbia pensato di vedere là dentro."

    "Certo. Solo uno scherzo della luce, giusto?Ho sempre saputo che quelle lampade fluorescenti facevano male."

    "Hai finito?Cecily e io non stiamo più insieme," Spike ripeté.

    "Le nostre definizioni di “non stare più insieme” sono ovviamente differenti, per cui se non ti spiace--"

    "Buffy!" gridò lui. Lei chiuse la bocca. "Se non te la fossi data a gambe levate così in fretta, sapresti che non sto mentendo."

    " Così stai dicendo che io mi sono persa questa grande, impressionante esibizione di Spike quando me ne sono andata per, approssimativamente, 5 secondi?"

    "Beh, si."

    Scosse la testa. "Non ti credo."

    Proprio allora, Cordelia e Harmony passarono accanto, non notando i due biondi.

    "Non posso credere che Spike l’abbia mollata così!" Cordy esclamò. "Per quella piccola pezzente di Buffy, tra tutti."

    "Neanche io,"concordò Harmony.

    "Si, voglio dire, l’hai vista quel giorno? Mi ha dato uno schiaffo da stronza totale di fronte a tutti! Ma io sono rimasta calma e le ho risposto con arguzia."

    "Che cosa hai detto?"

    La brunetta alzò le spalle. "Colpiscimi. E’ archiviato insieme alle altre risposte argute."

    Condivisero una risata e svanirono dietro l’angolo.

    Buffy deglutì, guardandosi i piedi.

    "Adesso mi credi?" le chiese, non essendo mai stato così grato verso Cordelia in tutta la sua vita.

    Lei alzò gli occhi verso di lui e lentamente annuì. Spike levò una mano, poggiando un dito esitante sotto il suo mento.

    "Lo sai che non ti farei del male, Buffy, Non più,"confessò.

    Lei gli sorrise. "Suona bene. Perché, sai, soffrire fa schifo."

    "Proprio così, amore."

    Amore. Buffy era rapita dalla gioia, nonostante non volesse. Tra tutti nomignoli con cui Spike la chiamava, quello era il suo preferito.

    "Così, um, ora vuoi parlare?" chiese, da una parte era spaventata, ma dall’altra non vedeva l’ora. Di solito, tutte le loro cosiddette chiacchierate finivano malissimo—sperava, che sarebbero potuti essere più maturi questa volta.

    "Parlare?" ripeté lui, piegandosi lentamente vero di lei.

    Oh, Dio. Cosa stava facendo? Non farlo!

    "Si. I-Io stavo pensando che tu hai detto che noi oggi avremmo parlato…a proposito…" La sua voce si affievolì.

    "Si?"

    Buffy deglutì rumorosamente. “ A proposito, ummm... di noi," si sforzò a dire infine.

    I loro visi erano a pochi centimetri ora.

    "Potremmo," propose lui. "Oppure potremmo fare... altre cose."

    "A-Altre cose?"

    Lui annuì.

    "Oh. Beh, um, uhhh..." Scrollò la sua testa. "Siamo a scuola!"

    "L’ho notato, si."

    "E tu vuoi comunque... ?"

    Lui sorrise.

    Gulp.

    "Beh,in questo caso..."

    Spike fu su di lei così velocemente, che lei non avrebbe potuto dire un’altra parola nemmeno se ci avesse provato. La spinse contro il muro, accanto al bagno degli uomini, la sua bocca divorando quella di lei.

    Le sue mani furono immediatamente tra i suoi capelli, attorno al suo collo, graffiando la sua schiena, sulla sua faccia. C’era così tanta passione racchiusa in quel bacio, che Buffy sapeva che se lui non si fosse trattenuto, lei sarebbe crollata sul pavimento.

    All’improvviso, sentì che lui la stava spostando—spinta attraverso una porta, e trattenuta contro un altro muro. Ansimò in cerca di aria quando i due visi si separarono, ma Spike fu velocemente su di lei ancora una volta, risucchiandola.

    "Ooh," mugolò lei, lasciando passare la lingua di Spike tra le sue labbra, mentre stringeva fermamente le gambe attorno alla sua vita.

    Spike trasalì leggermente, e Buffy si ricordò della sua ferita. Velocemente allentò la presa.

    "Scusa," mormorò lei nella sua bocca.

    "Perdonata."

    Sorrise e lo baciò ancora, mentre le sue piccole mani si facevano strada sotto la sua maglietta. Lui sibilò al contatto, mordicchiando leggermente la lingua che stava invadendo la sua bocca. La sentì tremare contro di lui, e colse l’opportunità di far scorrere la mano sotto la sua piccola blusa blu.


    "Oh Dio," sospirò, godendo delle sensazioni che lui suscitava in lei.

    "Ti piace?"insistette , premendo la sua durezza contro il suo centro. Lei emise un gridolino in sorpresa, mentre lui continuava ad occuparsi del suo petto. Il capezzolo rosa divenne un sassolino tra le sue dita, e lui deglutì, piegandosi per baciarla ancora.

    Buffy tenne ferma la sua testa tra le mani, mentre le loro labbra si incontravano. Lui la baciò appassionatamente, disperatamente, intrecciando la lingua con quella di lei. Quando lui si abbassò per morderle il collo, lei finalmente guardò intorno per vedere dove si trovasse. I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa quando vide la fila di gabinetti di fronte a lei.

    "Spike?"sussurrò.

    Leccata.

    "Hmm?"

    "U-Ummm..."

    Morso.

    "Cosa c’è, amore?"

    Succhiotto.

    "Oh! E’ solo che... E’ solo che, uhh..."

    Lui finalmente alzò la testa per guardarla negli occhi.

    "Dimmi," la sollecitò.

    Lo guardò senza fiato. "Non voglio che la mia prima volta sia vicino all’orinatoio."

    Spike si accigliò, i suoi occhi passando in rassegna l’ambiente intorno. Sicuro abbastanza, aveva spinto Buffy contro il muro del bagno degli uomini. Dannato inferno. E aspetta, prima volta? Aveva pensato che avrebbero fatto sesso?

    "Buffy..."incominciò, solo per essere interrotto dalla campanella. Vide i suoi occhi allargarsi—probabilmente per la paura di venire scoperta. Si divisero subito, mentre Buffy si rimetteva a posto la gonna e il reggiseno, e Spike faceva scorrere una mano tra i suoi capelli arruffati.

    "Faremmo bene ad andare in classe," disse lei, cercando di combattere il calore sulle sue guance.

    "Uh, si. Possiamo parlare più tardi?"

    Annuì. "Non ci sarò all’ora di informatica...Ho un appuntamento con il dentista. Ma fermati dopo la scuola. Dovrei essere a casa per quell’ora."

    "D’accordo."

    Lei sorrise docilmente, sentendosi all’improvviso alquanto in imbarazzo. "Bene. C-Ci vediamo dopo."

    Le sorrise di risposta, anche lui non sentendosi a suo agio. Entrambi si diressero verso la porta del bagno, aprendola con circospezione, e sgattaiolando nel corridoio infestato da teenager.

    ~~~

    "Così, Ho deciso per il rosa," disse Buffy, tenendo in man il vestito per il ballo di fronte a lei. "Sono carina in rosa?"

    Spike stava seduto sul bordo del letto, appoggiando il peso sulle mani dietro la schiena. "Stai bene con tutto, passerotto."

    Lei arrossì. "Grazie."

    "Sono solo onesto."

    Buffy si girò verso l’armadio, e riappese il vestito. L’inevitabile chiacchierata aleggiava nell’aria, mentre entrambi si sforzavano di girare intorno alla cosa. Spike si era presentato circa mezz’ora prima, e tutto ciò di cui avevano discusso erano i piani per il ballo. L’unica cosa che avevano deciso, era che avrebbero preso una limousine. Ma tutto il resto rimaneva incerto.

    "Non posso crederci che è sabato!"esclamò, chiudendo l’armadio, e sistemandosi i capelli allo specchio. "Solo tre giorni rimasti. Sembra quasi irreale."

    Spike scrollò le spalle.

    "Perché fai sempre così?Smettila di farlo!" Buffy mise il broncio.

    "Fare cosa?"si accigliò.

    "Comportarti come se non te ne fregasse nulla del ballo."

    "Non è vero."

    "Si, invece!"

    "Se lo dici tu."

    Lei ruotò gli occhi. "Come vuoi. Ne parleremo mai?"

    "Tesoro!"la voce di Joyce risuonò .

    Buffy sospirò, sapendo che lei e Spike non sarebbero mai riusciti a esprimere apertamente i loro sentimenti. Era il fato o qualcosa del genere.

    "Sono occupata, Mamma!"gridò di ritorno.

    “ Ho bisogno di parlarti!"

    Spike se ne stette lì seduto, in parte sollevato che il loro discorso venisse ancora una volta posposto. Non sapeva cosa dirle. Diavolo, non sapeva nemmeno cosa lui stesso provava.

    "Facciamo un’altra volta?"le spalle di Buffy si incurvarono, accettando il suo destino.

    "Così dice Mamma."

    "Ritorno subito," mormorò. "Lo spero."

    "Ti aspetto."

    Buffy allora fece una rapida uscita, lasciando Spike a raccogliere i pensieri.



    Chapter 33: Preparativi


    Sabato pomeriggio arrivò più in fretta di quanto Buffy si sarebbe aspettata. Mercoledì sembrava essere un milione di anni lontano—e ora, poof. Il ballo. Beh, magari non tanto poof, perché c’erano state tante distrazioni. E non tutte buone. La noia, le cose legate alla scuola. Inoltre, rimaneva un ulteriore distrazioni di cui si doveva occupare…

    "Sei pronta?"

    Buffy guardò verso la sua amica piena di aspettative, scordandosi a momenti che Willow era nella stanza. Piazzando sulla faccia un sorriso stravagante, annuì immediatamente. Avrebbe potuto godersi il pre-ballo senza che un certa meraviglia ossigenata l’avesse buttata giù.

    "Certo," rispose Buffy, prendendo la borsa e mettendosela sulla spalla. "Andiamo a prendere Tara per prima?"

    "Si, sarei passata velocemente da casa sua," spiegò Willow. "I suoi genitori l’hanno trascinata in questa grande uscita di famiglia stamattina, così è un po’ indietro con i preparativi."

    "Non è un grosso problema. Al nostro appuntamento manca ancora un’ora."

    Le due ragazze si sorrisero, e in fretta si avviarono verso il maggiolino rosso Volkswagen di Willow.

    ~~~

    Buffy dovette alzare la voce di un ottava per sovrastare i numerosi phon e le persone che parlavano.

    "Allora, la limousine ci viene a prendere a casa mia?"

    Willow annuì. "Va bene? Penso che i ragazzi si incontreranno a casa di Spike, e poi si avvieranno verso la tua."

    "Si, così dovrebbe andare. Sai a che ora?"

    "C-Credo attorno alle 6:30," propose Tara, squittendo mentre il parrucchiere le strattonava i capelli.

    "Abbiamo ancora un po’ di tempo," Buffy guardò il polso. "5 ore,"osservò.

    "Un sacco di tempo per farci belle!" strillò Willow, felice. "E non posso credere che Spike McAlister sia il mio accompagnatore!" All’espressione demoralizzata di Buffy, lei si corresse. "Nonostante avrebbe preferito uscire con te, di certo."

    "Non ne sono più tanto sicura” sospirò. "Non abbiamo ancora affrontato la Chiacchierata."

    "Avete avuto l’occasione? Con la fine della scuola e tutto il resto?"

    "C’è stato un momento. Stavamo per parlare, ma la Mamma mi ha chiamato per svuotare la lavastoviglie. Quando sono tornata in camera, lui se n’era andato."

    Willow aveva la faccia scioccata. "Che coglione!"esclamò."Come ha potuto farti questo? Andarsene in quel modo?"

    Buffy alzò le spalle. "Non so. Ma non gli ho parlato da quel momento."

    "Io penso sia solo confuso," disse Tara. "V-Voglio dire, non intendo giustificarlo per essersene andato via così. Ma voi due condividete un passato complicato. F-Forse sta cercando solo di dare un senso al tutto."

    "Suppongo."

    "Tu che cosa provi?"chiese Willow improvvisamente.

    "Per Spike?"

    Entrambe annuirono con curiosità.

    "Oh. Umm, I-Io ci tengo a lui," balbettò Buffy. "E a volte vorrei strappargli la gabbia toracica e usarla come cappello."

    Tutti si fermarono da quello che stavano facendo e si girarono a guardarla. Lei affondò un po’ di più nella sedia.

    "Okay, brutta immaginazione. E nemmeno molto alla moda."

    "E anche ripugnante,"commentò Willow.

    "Mi dispiace. Ma, sai cosa intendo. Abbiamo tutta questa faccenda dell’amore/odio."

    "Amore?" chiese Tara.

    "Oh! Beh, no. Non in quel senso. Di nuovo, sai che cosa voglio dire," disse, turbata.

    Le due ragazze annuirono, comprendendola.

    "Bene, sono sicura che stasera sarà una bomba, nonostante quello che passa per la testa a Spike," le assicurò Willow.

    "Lo spero proprio," Buffy sorrise. Lo spero di sicuro.

    ~~~

    Spike era disteso sul letto, osservando le stelle fosforescenti attaccate al soffitto. Immaginò di esprimere un desiderio, ma poi scacciò quei pensieri ridicoli dalla sua mente. Non era più un bambino. Era un adulto. Beh, legalmente, ad ogni modo. Comunque non significava che lui si sentisse un adulto...

    Diavolo, non sapeva nemmeno come si sentisse. Nemmeno come si era sentito. Non per Buffy Summers, almeno. E non stava cercando di evitarla o altro...

    Beh, questa era una bugia. La stava definitivamente evitando.

    Ma non era sua intenzione ferirla. O ingannarla in alcuna maniera —era solo confuso. E va bene, abbandonarla prima della grande chiacchierata non era stato molto maturo da parte sua, ma era totalmente terrorizzato. Questa ragazza gli stava facendo provare cose che non avrebbe nemmeno potuto iniziare spiegare. L’intensità con cui teneva a lei, il desiderio che aveva di lei...

    No. Non avrebbe potuto. Era sbagliato. Questa era Buffy. Buffy Summers, la ragazza che aveva sopportato 4 anni di imperdonabili torture. Era bella, intelligente, e aveva il senso dello spirito più affascinante che lui avesse mai incontrato. Si meritava di più. Si meritava di meglio. Ecco perché non avrebbe mai potuto funzionare.

    Ma in qualche modo quando lui la guardava, tutta la logica sembrava svanire. I suoi occhi, avevano…avevano un effetto particolare su di lui. E alle volte, all’interno di quelle profonde pozze verdi, lui vedeva riflesse le identiche emozioni.

    Per cui questo era il suo conflitto interno. Il cuore battagliava con la mente, e non aveva idea a chi dare ragione. Sapeva di dover prendere una decisione—e in fretta. Non c’era modo che egli passasse la notte senza averle prima parlato.

    Improvvisamente, un’immagine di Buffy sbattuta contro il muro del bagno, le sue gambe avvinte intorno ai suoi fianchi e le guance rosse di passione, apparve davanti ai suoi occhi.

    Allora si domandò brevemente se sarebbe stato anche solo capace di superare la notte.
    ~~~

    Borsetta.

    Apposto.

    Macchina fotografica.

    Apposto.

    Biglietto.

    Apposto.

    Virginità.

    Apposto al quadrato.

    Hey, era a conoscenza delle attività post-Ballo. Era ben consapevole che quella di scopare la notte del Ballo era una tradizione tenuta viva dai ragazzi. Non era del tutto ingenua. E sapendo sulla sua pelle che conseguenze avevano l’alcol unito all’eccitazione sessuale su di un ragazzo rispettabile ... beh, basta dire che lei sarebbe stata super-cauta.

    "Come stanno i capelli?" chiese Willow, affannosamente, strofinando i palmi sudati sul davanti del vestito. All’ultimo momento aveva optato per un vestito verde smeraldo con una profonda scollatura, al posto di quello color menta. Un commesso le aveva detto che le faceva risaltare gli occhi, e quello bastò affinché Willow tirasse fuori i soldi. Sebbene Buffy si sforzava ad ammetterlo, lui non aveva torto. La sua amica era veramente una sventola.

    "I capelli sono a posto, Will," Buffy sorrise, avendo sentito la stessa domanda per le passate 4 ore. Ma poi aggiunse, solo per essere sicura: "E i miei?"

    "Perfetti!" l’amica le sorrise di ritorno.

    Tara entrò nel soggiorno, il corto vestito blu che le fluttuava dietro. "Sono quasi le 6:30," annunciò. "Dovrebbero arrivare a minuti."

    "Oh, Dio!" esclamò Willow, il cuore che le batteva nel petto. "Sei sicura che i capelli stiano bene?"

    Loro rotearono gli occhi.

    "Scusate! Non vorrei sembrare ripetitiva," si scusò, dopo i loro sguardi. "S-Sono solo così nervosa. Cosa succede se Spike mi odiasse?"

    "Non è possibile. Sei fantastica.” le assicurò Buffy.

    Questo sembrò calmare in qualche modo i nervi della rossa, e lei sorrise sottilmente.

    "Credo che siano qui!" le informò Tara, sbirciando attraverso le veneziane mezze abbassate.

    "Tu credi?" le chiese Buffy. "Una cosa grande , bianca e dalla forma di limousine deve essere uno scherzo."

    "Sono certamente loro," annuì.

    "Oh, Dio!" strillò di nuovo Willow.

    Buffy non poté far altro che lasciare che un’ondata di nervosismo la investisse. Non aveva parlato con Spike da quando lui l’aveva abbandonata Mercoledì. E l’unico ricordo del loro piccolo incontro comprendeva mani che esploravano e gemiti di piacere. Beh, anche orinatoi.

    Arrossì, cancellando velocemente questi pensieri dalla mente. Se Spike non voleva nient’altro da lei che una gratificazione di tipo sessuale, allora bene. L’avrebbe accettato. Sarebbe stata forte e avrebbe resistito allo charm Spikiano.

    Prendendo un profondo respiro, si unì a Tara e Willow alla finestra. Solo che quel profondo respiro le si bloccò in gola quando notò i tre ragazzi uscire dalla limousine. Per essere più specifici, un ragazzo. Un ragazzo incredibilmente attraente in smoking.

    Sarebbe stata molto più dura di quanto avesse immaginato. Molto, molto più dura.

    "Vado io ad aprire!" dichiarò Willow, quasi inciampando nei tacchi alti. I tre teenager si incamminarono lungo il vialetto che conduceva alla porta principale. Willow l’aprì velocemente, sorridendo a 32 denti.

    "Hey, ragazzi!" li salutò, tenendo la porta aperta per loro.

    Jonathan le rivolse un sorriso nervoso, Xander la avvolse in un abbraccio da orso, e Spike le prese la mano e la bacio con grazia. Lei quasi svenne. Buffy dovette allontanare lo sguardo.

    "Oh, Buffy!" Joyce apparve all’improvviso, tre macchine fotografiche usa e getta in un sacchetto. "Siete tutti bellissimi!"

    I 6 alzarono lo sguardo, sorridendo grati alla Summers più grande.

    "Questo è Jonathan," Buffy lo presentò a sua madre. "E’il mio accompagnatore."

    "E’ un piacere incontrarti! Mi prometti di prenderti cura di mia figlia, vero?" lei fece l’occhiolino, facendo si che Buffy arrossisse per l’imbarazzo.

    "Um, si. Lo prometto."

    "Fantastico! Ora, avvicinatevi tutti per le foto."

    Buffy guardò Spike, il quale aveva appoggiato gentilmente una mano sulla spalla di Willow. Indossava un completo bianco e nero classico, con i primi due bottoni slacciati in modo sfacciato. La cravatta pendeva mollemente intorno al collo, e la camicia era infilata accuratamente nei pantaloni. I capelli erano un insieme disordinato di ricci biondi indomabili, e Buffy poteva annusare la familiare colonia al muschio anche dall’altra parte della stanza. Per farla breve, era fantastico.

    Deglutendo rumorosamente, prese il braccio che Jonathan tremante le aveva offerto e si unì agli altri in cerchio per la foto.

    Spike provò a non guardarla. Non avrebbe potuto. Non aveva mai visto una creatura più angelica in tutta la sua vita, e sapeva che se le avesse riservato anche una sola occhiata, sarebbe stata la sua fine. Si era già preso un momento per studiarla quando lei stava presentando il tappo a sua madre. E fu un momento che gli sarebbe rimasto impresso per tutta la vita. Il modo in cui lei appariva quella sera gli aveva fatto girare la testa. I suoi capelli d’oro erano acconciati in una cascata di boccoli, con molti riccioli che cadevano e accarezzavano il collo sottile. Il vestito rosa abbracciava le curve nei punti giusti, mentre la pelle abbronzata della sua schiena nuda risplendeva, e pregava semplicemente di essere toccata.

    Lui dovette sopprimere un gemito, mentre la guardava entrare nel cerchio, inconsapevole della sua occhiata indagatrice. Prontamente fece lo stesso, non volendo essere beccato a contemplare la bellezza bionda di fronte a lui.

    "Okay, dite cheese!" Joyce fece un largo sorriso, scattando un’ allucinante numero di foto. Quando aveva finito, la faccia di ognuno di loro doleva per il troppo sorridere.

    Mentre il gruppo si divideva, Joyce si avvicinò a Buffy e Spike, toccandoli leggermente sulle spalle.

    "Se non vi dispiace," iniziò, lacrime le si accumularono negli occhi. "Vorrei fare una foto con voi due soli."

    "Mamma, non..."

    "Assolutamente, Signora Summers," la interruppe Spike, rivolgendo a Buffy un affettuoso sorriso. Le porse la mano e con esitazione Buffy l’accettò. Mosse un passo verso di lui, percependo il calore del suo corpo irradiarsi attraverso il proprio. Ci volle tutta la sua volontà per non afferrargli il viso e toglierli il respiro con un bacio.

    "Pronti?" sollecitò Joyce.

    Buffy sentì il braccio di lui circondarle il fianco, tirandola ancora più vicino. Inghiottì profondamente, facendo lo stesso. Poi fece sì con la testa verso sua madre e il flash partì.

    "Benissimo! Ora ragazzi divertitevi. Buffy, voglio che mi chiami e mi dici cosa stai facendo intorno a mezzanotte, okay?"

    "Puoi contarci,"deglutì lei, fin troppo consapevole della mano calda che rimaneva ancora appoggiata sulla sua schiena.

    Ma lui la tolse prontamente, ritornando con disinvoltura al suo appuntamento di quella notte. Buffy sospirò, facendo lo stesso.

    Sarebbe stata una lunga serata.



    Capitolo 34: Balla con me

    Mentre i 6 amici si facevano strada attraverso l’edificio affollato, Buffy sentì una presenza familiare avvicinarsi a lei. Essa fu seguita prontamente da una voce vellutata, che le bisbigliò nell’orecchio.

    "Mi togli il fiato, Summers."

    Buffy impietrì, brividi correvano lungo la sua schiena. La sua bocca si aprì e si chiuse alcune volte prima che si girasse, ma lui l’aveva già superata, allacciando il braccio a quello di Willow.

    Dannazione! Lo maledì mentalmente. Si stava facendo affascinare da lui. Perché doveva essere così sexy? Perché non poteva resistergli? Perché era così bello in smoking? Perché?!

    "Buffy, ogni cosa è così curata! Guarda tutti!"

    Willow la strappò dai suoi pensieri, mentre attraversavano le doppie porte.

    "Wow," riuscì a dire lei, abbagliata da questo nuovo cambio di scenario. Centinai di coppie giravano mano nella mano nella sala. Tavoli adornavo la moquette, circondando la grande pista da ballo al centro dell’edificio.

    "E’ magico," esclamò Willow, strizzando il braccio di Spike.

    Buffy lo notò e la cosiddetta magia abbandonò la stanza. Guardò alla sua destra e vide Jonathan in piedi vicino a lei, le mani infilate nelle tasche. Senza pensare, gli prese il braccio e lo spinse in pista.

    "Balliamo," disse bruscamente, senza dargli il tempo di protestare.

    Gli altri quattro guardarono mentre il povero ragazzo veniva praticamente trascinato.

    "Pare che vadano abbastanza d’accordo," commentò Xander. "E notate! La differenza di altezza non è così evidente. Questo è un bonus."

    "Si," mormorò Spike, occhieggiando attentamente la coppia che ballava. Non aveva avuto intenzione di sconvolgerla con le sue parole . In fondo, era la verità. E lui non voleva di certo evitarla per tutta la sera. Prima aveva deciso che le avrebbe parlato quella notte. Questa volta veramente. Non era sicuro sul quando, ma prima che tutto fosse finito, Buffy avrebbe saputo quali erano i suoi veri sentimenti.

    "Allora,vuoi ballare?" gli chiese Willow, invadendo i suoi pensieri.

    "Uh, si. Sicuro," rispose, e la condusse in pista. Mise le braccia attorno alla vita della rossa, sempre controllando sopra le spalle la coppia di fronte a loro. Lui aveva una visuale della schiena di Buffy, inconsapevole che lui la stava consumando a furia di guardarla.

    "Dovresti parlarle."

    Spike sbatté le palpebre alcune volte prima di guardare la sua accompagnatrice. "Puoi ripetere?"
    "Ho detto, che dovresti parlarle. A Buffy, intendo," ripeté. "In questi ultimo giorni è stata un po’ suscettibile. E’ tutta ‘Spike qua, Spike là’. Non dovresti evitarla."

    Lui sospirò, lanciando un’occhiata verso Buffy ancora una volta. Ora lei era di fronte a lui, cercando di guardare dappertutto tranne che nella sua direzione.

    "Non so cosa dire," rispose infine.

    "Dille cosa provi. Qualsiasi cosa. Qualcosa almeno.”

    Spike annuì, perlopiù a se stesso. Allora Buffy alzò gli occhi, allacciandoli ai suoi. Arrossì, ma non li allontanò. Mantennero quello sguardo il più a lungo possibile, fino a quando si diedero le spalle ancora una volta. Lui rivolse l’attenzione a Willow.

    "Non so come mi sento," le disse, tentando di mandare giù il groppo che gli si era format in gola.

    Lei gli sorrise leggermente. "Si, invece."

    ~~~

    Buffy tagliava il suo pollo con mani tremanti.

    "Hai bisogno di aiuto con quello, amore?"

    "Ce la faccio. Grazie," gli rispose seccamente.

    Spike sedeva alla sinistra di Buffy al tavolo, mentre i sei adolescenti si godevano il cibo. La sua vicinanza la stava definitivamente facendo effetto, a dir poco. Ogni qual volta la sua gamba le si strusciava contro, le mandava tremiti bellicosi per tutto il corpo.

    Scosse la testa nel tentativo di scacciarlo dai pensieri, concentrandosi al massimo nel tagliare la cena.

    La gamba la sfiorò.

    Il coltello scivolò e un pezzo di pollo volò attraverso il tavolo, colpendo Tara in faccia.

    "Ow!" strillò per la sorpresa.

    "Oh Dio, mi dispiace!" Buffy si scusò prontamente, le sue guance scottavano. Poteva essere più idiota?

    "V-Va tutto bene," sorrise, raccogliendo il pollo dal piatto e buttandolo nel cestino più vicino.

    "Bella mira, Summers," Spike ridacchiò.

    Il resto del tavolo scoppiò a ridere. Dagli occhi di Buffy volavano pugnali contro di lui.

    Quando l’imbarazzo del momento si calmò, tutti tornarono al loro pranzo, ordinato preventivamente.

    Non ci volle molto prima che la musica ricominciasse, e varie coppie si fecero strada verso la pista da ballo. Persino i membri del suo stesso tavolo incominciarono a disperdesi, e Buffy fu scioccata di trovare Willow impegnata in una fitta discussione con Jonathan. Stavano parlando di equazioni lineari e sembravano pure divertirsi un bel po’. Buffy sospirò, un pochino gelosa per il fatto che lei invece non se la stava godendo per niente.

    "Balli con me?"

    La voce sembrò provenire dal nulla e Buffy si voltò. Spike stava in piedi davanti a lei, offrendole la mano. Lei istintivamente guardò i loro rispettivi partner, ma i due erano troppo impegnati perfino per notare l’invito. Rivolse di nuovo l’attenzione a Spike, deglutendo rumorosamente.

    "Cr-credo di si," balbettò, alzandosi dalla sedia.

    Lui le rivolse un sorriso irresistibile che le fece diventare le ginocchia deboli.

    Cattiva idea, si rimproverò lei, mentre lui le prendeva la mano e un delizioso calore le attraversava il corpo. Davvero una cattiva idea.

    "Che problema hanno con la musica?" notò lei, cercando di rendere più leggera quella situazione imbarazzante. Avevano fatto suonare canzoni degli anni 80 per i passati 10 minuti.

    Oh I, I just died in your arms tonight

    It must have been something you said I just died in your arms tonight

    Spike non disse nulla. Quando raggiunsero la loro destinazione, non sprecò tempo e avvolse fermamente le sue braccia attorno alla vita snella di lei. Buffy fu sorpresa dal suo atteggiamento audace, ma non ci volle molto prima che si sciogliesse completamente nel suo abbraccio.

    I keep looking for something I can't get

    Broken hearts lie all around me And I don't see an easy way to get out of this

    Her diary it sits on the bedside table The curtains are closed, the cats in the cradle

    Who would've thought that a boy like me could come to this

    Spike la strinse a sé, godendo del contatto di quel morbido corpo modellato contro il suo. Era così bella, così giusta… così perfetta. Perché non lo aveva notato prima? Chiudendo gli occhi, lasciò che un’ondata di soddisfazione lo investisse.

    Buffy sospirò, appoggiando leggermente la testa contro la sua spalla, e lasciando che la musica guidasse i suoi passi. Spike aumentò l’abbraccio in maniera protettiva, quasi fosse sparita se lui l’avesse lasciata andare. Lei non protestò. Strofinò la guancia contro di lui, facendo scorrere le dita tra i capelli della nuca. Lui tremò al suo tocco e inspirò profondamente il suo profumo.

    Era così giusto. Quando gli era vicina in quel modo, tutti i dubbi e le paure semplicemente svanivano subito, e c’era solo lui. Nient’altro esisteva. E se invece qualcosa c’era, non aveva nessuna importanza. Il modo in cui la stringeva la faceva sentire bellissima. Come se fosse stata speciale.

    Come se fosse stata sua.

    Oh I, I just died in your arms tonight It must've been something you said I just died in your arms tonight

    Oh I, I just died in your arms tonight It must've been some kind of kiss I should've walked away

    Dio. Cosa gli stava facendo? Lo stava facendo impazzire, ecco cosa.

    Is there any just cause for feeling like this? On the surface I'm a name on a list I try to be discreet, but then blow it again I've lost and found, it's my final mistake She's loving by proxy, no give and all take 'Cause I've been thrilled to fantasy one too many times

    Lei alzò la testa dalla sua spalla e lo fissò negli occhi. Sapeva che era un errore—sapeva che se l’avesse guardato negli occhi, sarebbe stata la sua fine. Ma colse quell’occasione e contemplò le sue profonde pozze blu. Erano più scure del solito. Ma comunque di un blu intenso

    Dannato inferno. Lei lo stava osservando. Perché? Perché doveva guardarlo? Specialmente in quel modo.

    "Buffy..." sospirò, imbarazzato da quanto vulnerabile era sembrato. Alzò una mano e sistemò una ciocca ribelle dietro il suo orecchio. Gli occhi di Buffy si chiusero al contatto, e lei si morse il labbro inferiore. Dimenticandosi del fatto che erano circondati da centinaia di adolescenti che ballavano, Spike istintivamente si chinò e premette gentilmente le labbra contro quelle di lei.

    Le braccia di Buffy strinsero il suo collo, in parte perché aveva paura che sarebbe caduta se non l’avesse fatto. Come poteva farle quell’effetto? Il semplice tocco delle labbra sulle sue e lei era gelatina. Gelatina alla fragola, non all’uva. Quella faceva schifo.

    Spike le prese il viso a coppa con una mano, mentre faceva scorre l’altra lungo la sua schiena nuda. Sentiva la sua pelle danzare sotto il palmo quando la toccava, e Buffy sollevò la testa per approfondire il bacio. Lui dovette reprimere un gemito perché la bocca di lei si aprì, e facendo scorrere la lingua sulle sue labbra invitanti.

    Oh I, I just died in your arms tonight It must've been something you said I just died in your arms tonight

    Oh I, I just died in your arms tonight It must've been some kind of kiss I should've walked away

    All’improvviso, la musica si fermò e il suono del microfono rovinò il momento. Tutta la magia svanì, e i loro visi si allontanarono.

    "Um, p-posso avere la vostra attenzione?" li raggiunse la voce di Andrew Wells.

    Buffy si leccò le labbra, per metà infastidita dall’interruzione, per metà grata. Era stato preoccupante il fatto che lei non aveva nemmeno realizzato che stavano pomiciando nel bel mezzo di una stanza affollatissima. Probabilmente tutti li avevano notati! Fortunatamente, gli studenti sembravano ascoltare con attenzione Andrew, mentre faceva l’annuncio.

    Spike tolse le mani dalla vita di Buffy, senza toglierle gli occhi di dosso. Stava cercando di leggere i suoi pensieri, ma sembrava essere confusa e sconvolta come lui. Dandosi per vinto infine, rivolse l’attenzione al ragazzo biondo che balbettava sul palco.

    "Vorremmo ringraziare tutti coloro che sono presenti questa sera," continuò lui, che sembrava stesse svenendo. "Um, ho i nomi dei vincitori del Re e della Reginetta del ballo di quest’anno proprio in questa busta, per cui ora andrò ad aprirla e dirvi chi sono."

    Buffy si gelò, improvvisamente nervosa. Si era totalmente scordata di quello! Oh Dio, oh Dio, oh Dio...

    Guardò Willow, che aveva alzato il pollice verso di lei. Sorrise debolmente e si rigirò per guardare il palco.

    "Okay, ragazzi. Tutto ciò è così eccitante e anche pieno di aspettativa."

    "E muoviti!" gridò qualcuno nel mucchio. Si potevano sentire numerose risatine per tutta la palestra mentre Andrew apriva la busta...

    Tutto ad un tratto, la mano di Spike raggiunse quella di Buffy. Lei alzò lo sguardo, colpita da quel gesto così intimo. Gli occhi di lui erano fissi sul palco, ma le strinse leggermente la mano. Lei non poté far altro che sorridere.

    "Okay, ci siamo. La reginetta di quest’anno è..."

    Oh Dio, oh Dio, oh Dio...

    "Cecily Price!"

    La folla scoppiò, mentre la bellezza dai capelli corvini cercava di raggiungere il palco.

    Buffy sbuffò. Chi l’avrebbe mai immaginato.

    "Oh beh," scrollò le spalle.

    "Mi dispiace, amore," le disse Spike, rivolgendole un sorriso comprensivo. "Se ti può aiutare, sicuro come l’oro hai avuto il mio voto."

    Stava per rispondergli, quando un altro nome fece eco nell’aria.

    "...Spike McAlister!"

    Whoa. Di grazia, torna indietro.

    Lei guardò Spike, gli occhi spalancati. Lui pareva confuso, il che significava che anche lui era ovviamente smarrito come lei.

    "Sali! Hai vinto, stallone!" lo incitò una ragazza tra la folla.

    Oh.

    Bene, dannazione.



    Capitolo 35: Confessioni

    Buffy alzò gli occhi verso di lui, mentre lo stomaco le si chiudeva. Sicuramente, era felice per Spike. Ma perché Cecily? Qualcuno lassù la odiava così tanto?

    Spike mandò giù, la folla lo stava applaudendo. Dando alla mano di Buffy un’ultima, gentile stretta, iniziò a farsi strada tra quella massa di gente. Cecily se ne stava sul palco con un sorriso che le andava da orecchio a orecchio, soffiando baci alla folla. Roteò gli occhi.

    "Congratulazioni," disse Andrew, porgendo loro le due corone. "Ora il Re e la Regina condivideranno un ballo."

    Buffy vide insieme agli altri Cecily prendere la mano di lui con un vigoroso strattone, trascinandolo sulla pista da ballo. Immediatamente gli allacciò le braccia dietro al collo e premette il proprio corpo contro il suo.

    Spike, seppur riluttante, pose le mani sui fianchi della brunetta, mentre lei approfondiva l’abbraccio. Alcuni compagni di scuola gli gridarono dietro, battendo le mani e fischiando, quando una stupida canzonetta venne fatta suonare a tutto volume per la palestra. Lui lanciò uno sguardo in giro per individuare dove fosse Buffy, ma non avrebbe potuto vederla tra tutti quei corpi che ballavano. Sospirando tra sé e sé, chiuse gli occhi e fece finta che quella accoccolata contro di lui fosse la piccolo bionda. Immaginò i suoi capelli setosi fargli il solletico sotto il mento, il suo petto schiacciato in modo intimo contro il suo. Senza accorgersi, avvolse le braccia attorno alla vita di Cecily, desiderando più di ogni cosa che la presenza di Buffy lo circondasse.

    Non posso vedere tutto questo, Buffy pensò. Spike sembrava godersela fin troppo. I suoi occhi erano chiusi con soddisfazione, mentre le braccia intensificavano l’abbraccio con la perfetta Reginetta del Ballo.

    Quando gli occhi le si riempirono di lacrime, sconsideratamente si precipitò nel corridoio per prendere un po’ d’aria. Una volta da sola, seppellì il viso tra le mani, e lasciò che calde lacrime le inondassero le guance.

    "Mi sto innamorando di lui. Mi sto perdutamente innamorando di lui," disse in maniera strozzata, lasciandosi andare contro il muro. "Mi sembra di non poter respirare." Si asciugò con le dita gli occhi, prendendo un po’ d’aria, scossa da alcuni singhiozzi. Il mascara le aveva sporcato le mani, ma non sembrò importarle. Era di fatto la prima volta che ammetteva a se stessa di avere dei sentimenti per Spike. Di certo, sapeva che Spike le piaceva. Se n’era accorta già da un po’ ora. Ma era sempre stato un pensiero latente che aveva indugiato nel subconscio della mente. Il fatto di essersene uscita ad un tratto ed averlo detto, faceva diventare i suoi sentimenti fin troppo concreti. Inoltre il punto era che le avrebbe spezzato il cuore, un pochino di più ad ogni momento, visto che lui non li avrebbe mai corrisposti.

    "Eccoti. Mi chiedevo dove fossi scappata."

    La sua testa si alzò di scatto, ed era evidente che stesse piangendo. Il trucco era colato, gli occhi rossi e gonfi. Abbassò di nuovo la testa, imbarazzata dal fatto che lui la vedesse in quello stato.

    "Hai pianto, amore?" chiese, conoscendo la risposta in anticipo.

    "Sto bene, Spike” tirò su con il naso, asciugandosi gli occhi."Solo..." La sua mente lotto per trovare una bugia credibile. "Ho realizzato che la scuola è quasi finita. Un’altra settimana e forse non rivedrò mai più nessuna di queste persone." Ooh, questa era buona, Buffy.

    Un triste sorriso gli adornò le labbra."So cosa vuoi dire, passerotto. E’ qualcosa che ti segna, no?"

    Si strinse le braccia intorno al corpo. "Si."

    "Beh, allora faremmo bene a trarne il meglio," le disse, porgendole una mano. Buffy la guardò, ma rientrò nella stanza da sola. Spike rimase lì in piedi per un momento, per poi sospirare e seguirla.

    ~~~

    “Ho passato i migliori momenti della mia vita!" Willow sorrise raggiante, sedendosi tra Buffy e Tara nella limousine.

    "Si," concordò Xander. "Ho fatto festa per tutta la sera!"

    Buffy sedeva in un angolo, guardando assente fuori dal finestrino. Era solo mezzanotte, e sua madre non l’aspettava prima dell’indomani mattina. Lei, però, non desiderava nient’altro che trascinarsi sul letto e restarci fino al diploma.

    "Allora, quali sono i programmi post-Ballo? Ho sentito che un sacco di ragazzi vanno a giocare a bowling!” buttò lì Willow. "Cosa ne pensi, Buffy?"

    "Cosa? Oh. Um, penso solo di voler tornare a casa. Sono un po’ stanca," disse a bassa voce.

    Spike si accigliò. Buffy era stata distante sin dall’ episodio nel corridoio. A mala pena si erano parlati per il resto della serata. Ma lui aveva intenzione di passare un po’ di tempo con lei in un contesto extrascolastico.

    "Oh. S-Sei sicura?" si assicurò la rossa, un po’ preoccupata.

    Buffy annuì e continuò a guardare fuori dal finestrino. "Ma voi ragazzi divertitevi."

    "Sai cosa? Pure io sono stanco," aggiunse Spike. "Mi sa che andrò anche io a dormire." Si girò sul sedile per informare il conducente dei loro piani.

    "Ragazzi!" si lamentò Willow. "Non siete per niente di compagnia." Poi si rivolse verso Jonathan con un sorriso allusivo. "Ma tu non torni a casa… Vero, Jonathan?"

    Questo fu abbastanza perché Buffy distogliesse lo sguardo dalle macchine che passavano fuori. Osservò la sua amica e si chiese se Willow provasse qualcosa nei confronti di Jonathan Levinson.
    "
    No, p-posso restare. Cioè, se anche tu ci sarai."

    Cazzarola! C’era assolutamente qualcosa!

    Willow and Jonathan arrossirono entrambi, abbassando lo sguardo al grembo. Buffy sorrise dentro di sé e si voltò verso il finestrino.

    ~~~

    Buffy non riusciva a dormire. Si era voltata e rigirata per due ore di fila, guardando l’orologio ogni minuto. Erano quasi le due di mattina, e tutto quello a cui pensava era Spike. E a quel ballo. E a quel bacio. Dio, era stato un inferno di bacio. L’unica cosa negativa era che l’aveva ridotta a desiderarne di più.
    Con uno sbuffo esasperato, calciò via le coperte. La temperatura del suo corpo aveva continuato costantemente a salire per tutta la sera perché l’inglese platinato non voleva abbandonare i suoi pensieri. Ogni volta che chiudeva gli occhi, lui era lì. Baciandola, stringendola, sospirandole nell’orecchio.

    Mi togli il fiato, Summers.

    Bah! Toglitelo dalla testa, dannazione!

    Ma non poteva. Diede un’occhiata alla sveglia ancora una volta--2:02. Non concedendosi il tempo per pensare, saltò fuori dal letto e si infilò le scarpe.

    ~~~

    Spike fu svegliato di soprassalto da un rumoroso "thud". Saltò in piedi, facendo scivolare le coperte dai suoi fianchi, rivelando così delle deliziose e nude anche.

    Oh Dio, dorme nudo!

    "Buffy? Cosa ci fai qui?" chiese scosso.

    "Ummm..." Distogli lo sguardo, distogli lo sguardo, distogli lo sguardo... I suoi occhi si rifiutavano di guardare da un’altra parte. Un rossore si diffuse sul collo e lei inconsciamente si leccò le labbra. Quelle anche!

    Spike seguì il suo sguardo, e realizzò che stava in pratica mettendo in mostra la mercanzia. Ghignò e si tirò su le lenzuola. Solo un poco.

    Buffy scosse la testa, cercando di riacquistare la concentrazione. Era venuta per una ragione. Per …

    Perché era venuta lì di nuovo?

    "Buffy?Il tuo cervello sta riempiendo il vuoto?" la incalzò, domandandosi cosa ci facesse nella sua camera alle 2:20 della mattina. Lei si avvicinò, la luce della luna ad illuminarla. Gli occhi di Spike si allargarono quando vide che non indossava nient’altro che una camicia da notte e un paio di zoccoletti. Aveva percorso tutta la strada verso casa sua mezza nuda?! Qualcuno avrebbe potuto vederla! Qualcuno avrebbe potuto persino…

    Lei fece un altro passo avanti e lui riuscì a distinguere le forme dei suoi seni. Il pene gli divenne duro sotto le coperte e cambiò posizione nel letto.

    "Spike, dobbiamo parlare," disse finalmente, sedendosi ai suoi piedi. Fortunatamente , lei sembrava non essersi accorta del suo “imbarazzo” momentaneo.

    "Parlare? Ora?"

    "Si, ora!" gli rispose, frustrazione nella sua voce.

    "Summers, è tardi. Perché non facciamo doma--"

    "No! Spike, che problema hai? Perché ti rifiuti di parlarne?"

    Lui sospirò. "Perché è complicato. Noi siamo complicati."

    "Non hai mai pensato che forse se parlassimo, di fatto, le cose incomincerebbero ad essere meno complesse?"

    "Non è così facile, passerotto."

    "Dannazione, Spike!" saltò in piedi adirata, e iniziò a misurare la stanza.

    Quando lei voltò le spalle, lui raccolse velocemente i pantaloni neri e se li gettò addosso.

    "Bene, parliamone," disse, anche lui alzandosi in piedi.

    Lei si girò per affrontarlo, chiaramente sollevata. "Bene, incomincio io. Cosa provi per me?"

    Maledetto inferno. Dritta al punto, eh?

    "Oi, amore. E’ proprio qui che entra in gioca l’intera faccenda del “complicato”."

    "Non me ne frega niente se è complicato o meno. Ho bisogno di sapere," gli disse Buffy, incrociando le braccia al petto.

    Spike sospirò, non sapendo da dove cominciare. Decise che anche solo iniziare sarebbe andato bene.

    "Va bene allora. Mi piaci, Buffy. Molto." Lui notò un piccolo sorriso tracciarsi sulle labbra di lei, ma decise di ignorarlo. Sapeva che non sarebbe durato a lungo. Schiarendosi la voce, concluse: "Ma non ne verrà fuori nulla."

    Il suo sorriso svanì. "Cosa?"

    "Mi hai sentito. Non posso…stare insieme a te in quel senso."

    "Cosa vuoi dire? Perché no?" Cercò di non suonare disperata, ma aveva paura che non stesse funzionando. Lei era disperata.

    "Per ciò che ho fatto."

    Cosa faceva? Cosa aveva fatto? Migliaia di pensieri le attraversarono la mente: aveva dormito con Cecily di nuovo, aveva rapinato una banca, aveva ucciso il Papa. Si diede per vinta. "Cosa hai fatto?"

    "Lo sai, Buffy."

    "Aiuterebbe se tu me lo dicessi."

    "Ti ho ferito!" le disse, avvicinandosi. "Ti ho fatto così tanto del male. Per 4 fottuti anni! Non possiamo far finta che il passato non sia mai accaduto."

    "Spike, questo è ciò che è esattamente. Il passato."

    "Non importa. Ti meriti di meglio.”

    "Non mi importa di quello che merito!" spiegò lei,incominciando ad arrabbiarsi. "E quello che voglio io? Non è importante quello?"

    "Che cosa vuoi?"

    Grandioso. Ora toccava a lei. Prese un profondo respiro prima di andare avanti.

    "P-provo qualcosa per te," gli disse.

    "Buffy..."

    "Mi fai sentire speciale. Io non mi sono mai sentita speciale prima d’ora. Ogni volta che mi abbracci, vorrei che non mi lasciassi mai andare."

    Iniziò ad arrossire. Non aveva avuto intenzione di confessargli tutto. Lui la stava fissando ora, inclinando la testa come era suo solito. Nel modo in cui la faceva ammattire.

    "Scusami," aggiunse lei prontamente, portandosi le mani alle guance. La pelle era bollente sotto i palmi sudati. "D-devo andare."

    "Aspetta."

    Si voltò. Lui non aveva smesso di fissarla.

    "Si?"

    Spike si mosse verso di lei, alzando una mano per sfiorare le spalle scoperte. "Passa la notte con me."

    Buffy deglutì, incerta su cosa rispondere. "Non faro sesso con te. Se è questo che sottintendi.”

    "No, amore. Certo che no. Volevo solo… Volevo solo guardarti dormire."

    Era commossa. Come avrebbe potuto rifiutare? Inoltre, sua madre pensava che ad ogni modo lei avrebbe passato la notte da Willow.

    Sorridendo leggermente, pose una mano su quella che riposava sul suo braccio."D’accordo."



    Capitolo 36: In Questa Stanza

    Un’ora era ormai passata, e Spike era ancora sveglio. Inizialmente Buffy si era gettata sul letto, addormentandosi sul lato opposto. Ma in un certo momento durante la notte, era riuscita a girarsi sul lato di Spike, così che il viso si appoggiasse sul suo petto nudo. Lui aveva un braccio sotto il cuscino e l’altro mollemente appoggiato al minuto corpo di lei. Il mento poggiava sulla testa, mentre ascoltava il suo respiro regolare. Spike aveva provato ad addormentarsi — sicuro come l’inferno, lui si trovava a suo agio — ma in qualche modo temeva che se avesse chiuso gli occhi, Buffy sarebbe sparita. Inoltre voleva godersi ogni singolo momento, per quello che valeva.

    Pochi minuti trascorsero, quando ad un tratto Spike ebbe la sensazione di un liquido caldo sopra la pelle. Si accigliò, e abbassò lo sguardo dove la faccia di Buffy era premuta contro di lui.

    "Summers?"

    Lei alzò gli occhi pieni di lacrime verso di lui.

    "Mi dispiace," mormorò, il suo caldo alito sul suo petto.

    Spike fece scorrere una mano tra i suoi bellissimi capelli biondi. Poi con un dito asciugò una solitaria e salata lacrima che le adornava la guancia arrossata. "Non piangere, amore."

    "Non volevo farlo. Solo…"

    "Dimmi," la incoraggiò, con un tono rassicurante.

    Annuì e sorrise timidamente. "Non sono diventata Reginetta," disse infine.

    Spike la guardò per un momento. Poi, incapace di trattenersi, iniziò a ridere.

    "Non è divertente," lei tirò su con il naso, sebbene il suo sorriso sincero dicesse altro.

    "E’ davvero per quello che stai piangendo?" le chiese mentre la sua risata si andava attenuando. Ora le stava solo sorridendo, mentre la sua mano continuava ad accarezzarle i capelli.

    Scrollò le spalle. "Si. So che è superficiale."

    "Oh, baby. Non è stupido. Non è il sogno di ogni ragazza ricevere la corona?"

    La mente di lei era ferma a “baby”. "Uh, si. Credo."

    "Ma non crucciarti. Ogni ragazza in quella palestra era delusa proprio come te."

    "Tranne Cecily," gli ricordò.

    "Tranne lei. Ma cosa puoi farci."

    Lei sospirò e si accucciò ancora più vicino. Spike si tese, ma istintivamente le avvolse le braccia intorno, strettamente. Era così bella e morbida e…

    "Spike?"

    "Hmm?"

    Passò un lungo momento prima che lei continuasse.

    "Non mi lasciare."

    Spike mandò giù rumorosamente. Poi sentì le sue calde labbra sopra la pelle: lei gli stava tempestando il petto di baci, leggeri come una piuma. I jeans si restrinsero considerevolmente a causa di quei movimenti.

    "Buffy..." Lei continuò a baciarlo. Lui gemette quando tirò fuori la lingua e gli lambì un capezzolo.

    Dannato Inferno! Stava cercando di ucciderlo? Prendendole la testa tra le mani, la costrinse a guardarlo.
    "Cosa stai facendo?" le chiese, la voce roca.

    Le guance le si colorirono. "N-Non lo so. Solo…"

    Dio, non poteva più resistere. Aveva il viso arrossato. Gli occhi grandi e lucidi. Le labbra erano aperte e sembrava implorassero di essere baciate…

    Lui sapeva che se l’avesse baciata non c’era modo di tornare indietro…

    Vaffanculo. La baciò.

    A Buffy le si mozzò il fiato quando le bocche si incontrarono. Questo bacio era così diverso da quello del Ballo. Era pura passione concentrata. Si attaccò al suo avambraccio mentre con la lingua le esplorava le labbra. Spike la premette nella sua bocca, il desiderio di lei gli faceva girare la testa. Sentì la gamba di Buffy avvinghiarsi alla sua, mentre gli afferrava il braccio scoperto. La sua erezione stava pulsando nei pantaloni, e lui sobbalzò quando la coscia di lei gli si strusciò contro.

    "Dio, Buffy..." ansimò nella sua bocca, girandola sulla schiena. Lei giaceva sotto di lui, respirando con difficoltà per il desiderio. Attaccò la sua bocca con baci disperati, lasciando danzare le loro lingue ancora una volta. Un leggero dolore scosse Spike lungo il corpo a causa dello sforzo di trattenersi. Maledì la sua fottuta ferita.

    Buffy avvolse le braccia attorno alla sua vita, mentre le mani di lui correvano su e giù lungo il suo corpo ,coperto da una camicetta da notte. La pelle era un fuoco e ardeva per sentire la pelle di lui contro la sua. Non concedendosi la possibilità di pensare, afferrò una delle mani che la stava accarezzando e la mise sotto la sua camicia. La guidò lungo lo stomaco, arcuando la schiena quando lui afferrò un seno. Entrambi gemettero.

    "Buffy," sospirò lui, riempiendole il collo di baci umidi. "Dimmi di fermarmi."
    Aprì e chiuse la bocca per alcune volte, cercando di formare delle parole.

    "Cosa?" chiese infine.

    Lui le passò la lingua lungo la pelle sensibile della gola, succhiandole leggermente la giugulare. "Dimmi di fermarmi, Buffy," ripeté, titillandole con le dita esperte il capezzolo rosa. "Perché, Dio mi aiuti, ho voglia di fare l’amore con te."

    Buffy, alle sue parole, gemette, persa nella sensazione delle mani e della bocca di Spike sul suo corpo acceso. "Voglio che tu lo faccia. Voglio far l’amore con te."

    Cazzo. Perché non poteva dirgli di fermarsi? Perché la voleva così tanto? Lui si eccitò ancora di più, premendo inconsciamente la sua dolorante erezione tra le cosce.

    Lei ansimò, piegandosi per sfilarsi dalla testa il leggero tessuto del sua camicetta. Gettandolo dal suo lato del letto, premette il corpo di lui contro di sé, gemendo quando sentì la pelle entrare in contatto con la sua. I capezzoli le si inturgidirono contro di lui, e Spike immediatamente abbassò la testa per prenderne uno n bocca.

    "Oh Dio... oh Dio, Spike..."

    "Buffy."

    Sussurrò il suo nome con più emozione di quanta non ne avesse mai messa in alcuna altra cosa. Le labbra si chiusero intorno alla dura gemma, mordicchiandola leggermente con i denti. Sentì la sua schiena tendersi, intrecciando istintivamente le gambe attorno alla sua vita. Spike tolse le labbra dal seno, e incominciò a spostarsi verso il basso. Lasciò una scia di amorevoli baci sullo stomaco, roteando la lingua nel piccolo buco che era il suo ombelico. Buffy mugolò sotto di lui, il suo corpo doleva per ottenere di più.

    "Voglio assaggiarti," le disse, posando baci leggeri come una farfalla sulle sue mutandine bianche.

    Buffy non era troppo sicura di quello che lui voleva dire. Non aveva troppo esperienza riguardo al sesso.

    "Posso?" le chiese, facendo correre una mano sul suo dolente centro di calore.

    Lei sollevò i fianchi contro di lui. "Si. Si, ti prego."

    Spike sogghignò e tirò lungo le sue gambe le mutandine zuppe, lasciandole cadere sul pavimento. Buffy guardò giù verso di lui e velocemente chiuse le gambe.

    "Cosa c’è?" chiese lui.

    "S-Sono in imbarazzo."

    Lui sorrise e si arrampicò lungo il corpo di lei fino a che furono faccia a faccia.

    La baciò dolcemente. "Non hai nulla di cui essere imbarazzata," le disse onestamente. "Sei maledettamente bellissima." La baciò ancora, questa volta con più passione. Quando si divisero, Buffy stava praticamente respirando a fatica.

    "Cosa vuoi dire…che tu hai intenzione di assaggiarmi?" domandò, timidamente.

    "Voglio leccarti, amore."

    Lei continuava a guardarlo, confusa.

    "Sesso orale," riprovò lui, con la speranza che lei avesse capito. Sebbene doveva ammetterlo, era intenerito dalla sua innocenza.

    Le guance di Buffy si accesero. "Non so..."

    "Non dobbiamo farlo per forza."

    Lei deglutì. "Sarà strano?"

    "Ti farà sentire bene," sorrise lui, togliendole una ciocca di capelli dal viso.

    Sembrava che lei stesse considerando l’idea. Finalmente, annuì. "O-Okay," disse, debolmente.

    "Si?"

    Lei annuì di nuovo. Spike rise.

    Buffy allora guardò mentre lui si abbassava sul suo corpo, piazzando il viso tra le gambe. Il cuore le martellò selvaggiamente nel petto con anticipazione, in parte perché era nervosa da morire. E il fatto che era completamente nuda, totalmente indifesa, la rese ancora più consapevole. E se lui pensava che lei fosse repellente? Se--

    --ooooohhh Dio.

    Spike piegò la testa, soffiando leggermente sulla sua fessura gocciolante. Poi baciò la sua collinetta con gentilezza, mentre le sue mani le tenevano ferme le gambe. I fianchi di Buffy scattarono al contatto, incoraggiando Spike ad assaggiarla pienamente. Leccò le cosce prima di addentrare la lingua nel suo centro bollente.

    "Oh! Oh, Dio... Spike!" gridò, abbassando con prontezza le mani per passargliele tra i capelli.

    Dio, lei aveva un sapore fantastico. I suoi succhi scorrevano senza ostacoli sulla lingua, mentre le baciava la soffice carne. Trovò il suo punto sensibile nascosto sotto i riccioli biondi, e lo lambì con la lingua. Il suo nome venne pronunciato dalle labbra di lei ancora e ancora mentre a turno la succhiava e leccava, portandola ad una bollente frenesia. Il pene gli premeva dolorosamente contro i jeans, ma lo ignorò, concentrato nel dare a Buffy il miglior orgasmo della sua vita. Gliene aveva già donato uno, ma lei probabilmente nemmeno se lo ricordava. Era ubriaca, dopotutto. Sentì le sue mani tra i capelli, che lo premevano contro il suo calore. Gemette su di lei, abbassandosi e inserendole un lungo dito.

    Porca puttana, era stretta! Certo che è stretta. E’ vergine, segaiolo. E tu sarai colui che gliela toglierà.

    "Non ti fermare!" singhiozzò Buffy, avvolgendo le caviglie intorno alla sua schiena.

    Spike ingoiò a fatica, nel tentativo di non pensarci. Ma perché non avrebbe dovuto? Stava per rubare a questo angelo qualcosa che non avrebbe potuto mai restituire. Qualcosa che lui certamente non si meritava.

    "Per favore..."

    Allontanò quei pensieri dalla mente. Per quel momento.

    Invece iniziò a pompare il dito dentro e fuori da lei, succhiandole contemporaneamente il clitoride. Buffy si scosse sotto di lui, mentre la sua bocca faceva l’amore con lei. La sentì incominciare a tremare, e con un’ultima leccata, lei si contorse , le mani quasi gli strappavano I capelli dalla testa.

    "Uuuhhhnnn!" gemette, l’orgasmo che la sconquassava. I fianchi sgropparono, i succhi fluirono nella bocca di lui. La pulì avidamente, lasciandola cavalcare le onde del suo rilascio. Quando sentì il corpo rilassarsi, lasciò un ultimo bacio sul suo centro, leccò la sua rugiada dalle labbra. Risalì il suo corpo lucente come aveva fatto prima, e la guardò negli occhi.

    "Ti è piaciuto?" chiese, curioso.

    Lei stava ancora ansimando in cerca di aria, quando lui la guardò.

    "E’ stato incredibile," rispose, allacciandogli le mani dietro al collo. Poi lo attirò a sé e lo baciò voracemente. Poteva sentire il proprio sapore sulla sua lingua, ma non le diede fastidio. Aveva pensato che era qualcosa che le avrebbe fatto schifo, ma non fu così. La faceva solo eccitare ancora di più.

    "Buffy, se non vuoi spingerti oltre, ti capisco," le disse, quando le loro labbra si separarono. Lui si sentiva certamente colpevole.

    Lei mise una mano sul suo viso, e tracciò la linea della sua mascella spigolosa con un dito. Lui piegò la testa le prese in bocca il dito, succhiandolo lievemente.
    "Voglio sentirti dentro di me," gli annunciò sfrontatamente, sollevando le anche dal letto e schiacciandosi contro il suo pene.

    Gli occhi di Spike quasi rotearono all’indietro alle sue manovre. Gemette profondamente, sofferente per sentire il suo calore avvolgerlo.

    Buffy si piegò e prese a sbottonargli i jeans con mani tremanti. Poteva sembrare coraggiosa agli occhi di Spike, ma era dannatamente spaventata. E se fosse stata una delusione? Lui aveva avuto molte più esperienze di quante lei ne avrebbe mai collezionate. Certamente, non avrebbe potuto soddisfare le sue aspettative. Trattenendo un sospiro di incertezza, raggiunse le sue mutande e avvolse il suo pene con la piccola mano.

    "Buffy... oh, dannato inferno..." ansimò, usando tutte le sue energie per non venirle direttamente in mano.

    Visto che lui sembrava apprezzare rese le cose un po’ più facili per Buffy. Lo accarezzò delicatamente, sfregando il pollice sulla punta.

    "Cazzo, amore... mi stai uccidendo," disse con il fiatone.

    Lei arrossì. "M-Mi dispiace."

    Lui le sorrise. "E’ una buona morte."

    Spike calciò via i pantaloni e la raggiunse, provando ad ignorare le cose deliziose che gli stava facendo. Il letto ad acqua gorgogliò quando lui spostò il suo peso.

    "Cosa stai f...?"

    "Preservativo," spiegò, aprendo il cassetto del comodino e tirandone fuori un piccolo pacchetto blu.

    A Buffy gli si mozzò il respiro alla concretezza di ciò che stava per succedere. Lo guardò aprire il pacchetto con i denti e abbassarsi per infilarselo lungo la sua larga asta.

    Oh, mio Dio…sta accadendo veramente! Gridò la sua mente. Stava per fare sesso con Spike. Proprio lì. In quella camera. Ma sembrava combaciare alla perfezione.. quasi tutti gli eventi più importanti della sua vita era avvenuti in quella stanza. Quando sua madre l’aveva portata per incontrare i nuovi vicini, quello era il luogo in cui si erano incontrati. Quando il suo cane era stato investito da una macchina, lì era dove aveva pianto. Quando la madre di Spike era andata in overdose con le sue pillole antidepressive, lì era dove lei l’aveva confortato. Quando Spike era tornato dall’ospedale, lì era dove si erano baciati per la prima volta.

    E ora gli si stava concedendo, in tutto e per tutto.

    Spike deglutì per l’incertezza che gravava su di lui. Lei si stava aggrappando alle sue braccia, lo sguardo spaventato.

    "Non dobbiamo farlo per forza," le ricordò ancora.

    Lei scrollò la testa. "Lo voglio fare."

    Buffy spalancò le gambe. Dovette rassicurarlo sul fatto che era tutto a posto. Che era una sua scelta. Certo, era spaventata, ma non lo era ogni ragazza la sua prima volta? Inoltre, sarebbe comunque accaduto presto o tardi. E non poteva pensare a un altro uomo con cui volerlo fare. Lei voleva che Spike fosse il primo.

    Solo suo, pensò di sfuggita. Ma ciò non fece altro che innervosirla ancora di più. Così spinse via quel pensiero.

    Spike si piegò per baciarla, prendendole le labbra. Sapeva che stava per provocarle del dolore e il pensiero lo confondeva. Non voleva farle del male. Non aveva mai volute farle del male.

    "Buffy, ti darà fastidio per un pochino. Così, solo rilassati, okay?"

    Lei annuì. "Sono pronta."

    Spike catturò le sue labbra ancora una volta, prendendoselo in mano. Con attenzione si posizionò alla sua entrata, strofinando la punta contro le sue labbra scivolose. Un piccolo miagolio le scappò dalle labbra, e rafforzò la stretta sui suoi avambracci.

    E poi entrò in lei. Buffy urlò contro la sua bocca.

    "Mi dispiace così tanto, baby," cercò di tranquillizzarla, posandole baci sul viso. Notò una solitaria lacrima scorrere lungo la guancia. "Oh, amore...Non piangere. Sono così dispiaciuto."

    Quello sguardo! Quello sguardo nei suoi occhi. Era troppo.

    "S-Sto bene," Lo rassicurò. Gli mise una mano sulla nuca e attirò il suo viso davanti al proprio. Ma invece di baciarlo, pose solamente la fronte contro la sua. Spike trovò quel gesto incredibilmente intimo.

    Presto, Buffy iniziò a roteare i fianchi contro di lui, disperata per sentirlo muoversi dentro di lei. Spike le diede alcuni momenti ancora per adattarsi a lui, prima di entrare e uscire da lei lentamente. Lui fu il più delicato possibile, nel tentativo di non procurarle più dolore del necessario. Però dall’espressione rapita sul suo viso, non gli sembrò proprio di star facendole del male.

    "Stai bene?" Beh, voleva solo assicurarsi…

    "Uh-huh," fu tutto ciò che lei riuscì a dire, mentre si sollevava per incontrare le sue spinte. Dio. La sensazione di lui che la riempiva era… beh, non poteva tradurlo in parole. Ma era meraviglioso.

    Nel frattempo, Spike stava sforzandosi di trattenere il suo istinto di sbatterla furiosamente sul letto ad acqua. Era così stretta, calda, così dannatamente perfetta. Diventava sempre più difficile per lui controllare la velocità delle spinte. Pompò in lei lentamente, ma con stabilità, perdendosi completamente in quella ragazza. Lei emetteva leggeri suoni dal retro della gola che lo stavano facendo ammattire.

    Si spinse più velocemente. Ma solo un pochino. Non poteva farci nulla. La sua fronte era ancora appoggiata a quella di lei, e i loro corpi coperti dal sudore brillavano. L’addome gli doleva per aver tenuto il suo corpo rialzato così a lungo, ma lo ignorò. Il piacere che Buffy gli stava dando era aldilà di ogni dolore. Allora lui abbassò una mano e raggiunse la parte dove i due corpi erano legati e pizzicò con le dita il clitoride.

    Lei miagolò. Ansimò. Boccheggiò. Gemette. Lo fece andare completamente fuori.

    "Oh, Dio..." sospirò lei, sollevandosi.

    "Buffy... così stretta, così bella... oh, Buffy..."

    Lui aumentò ancora il ritmo, incapace di reprimersi.

    "Dimmi che sono sempre stato io," disse all’improvviso, la voce supplichevole. La baciò con passione, poi spostò le labbra sulla mascella, baciando e leccando…poi sul collo…

    "Spike, si. Sei sempre stato tu," gli rispose.

    Lui incominciò a scoparla veramente, disperandosi nel cercare un rilascio nel suo calore. Lei fece correre le mani sulla schiena, graffiandolo con le unghie, ottenendo in cambio alcuni gemiti.

    Spike continuò a stuzzicare il suo clitoride con le dita, mantenendo il ritmo frenetico. Buffy incontrava ogni spinta, smaniosa come lui. La testata del letto sbatteva contro il muro, il continuo dondolio faceva eco nella stanza. Fortunatamente il Signor MacAlister era fuori quella sera.

    Buffy avvolse le gambe attorno alla sua vita, le mani attorno al collo. Lo premette il più vicino possibile, perché lui non lo era mai abbastanza. Il suo bisogno di lui era insaziabile e andava oltre ogni cosa che aveva provato in precedenza. Non era solo lussuria questa. Era qualcosa di completamente differente.

    Non ci volle molto affinché lei raggiungesse il culmine. La combinazione delle talentuose mani di Spike e i bollenti colpi stavano incominciando a essere troppo.

    Anche Spike era al limite. Il momento in cui lui si sentì vacillare, la sfregò vigorosamente, portandola a emettere un urlo strangolato.

    "Oh Dio, oh Spike... oh, Penso di… Penso di stare per..."

    "Lasciati andare, baby," la spronò. "Vieni per me."

    Non servì troppo incoraggiamento. Gli morse una spalla per trattenere i gemiti, ma Spike non voleva.

    "Voglio sentirti," disse.

    Buffy lo accontentò, mentre una prima ondata la colpiva. L’orgasmo la scosse completamente, facendole scappare dalla bocca il nome di lui e suoni senza senso.

    Sentire le pareti di lei strizzargli il pene sollecitò anche l’orgasmo di Spike a colpirlo. Seppellì la faccia nell’incavo del collo di lei, mormorando incomprensibili parole di adorazione nei suoi confronti. Il corpo gli tremava, essendosi svuotato nel suo accogliente calore.

    Sembrava essere passata un’eternità quando lo shock a diminuire. Spike era collassato su di lei, completamente prosciugato. Buffy si limitò a passare le mani tra i suoi capelli e lungo la schiena, il battito cardiaco iniziava a ristabilirsi.

    Oh I, I just died in your arms tonight
    It must've been something you said
    I just died in your arms tonight

    Spike stette in lei ancora per un attimo, prima di rotolare finalmente via. Scrutò il soffitto, respirando pesantemente, cercando di scendere a patti con quello che era appena accaduto.

    It was a long hot night
    She made it easy
    She made it feel right

    Buffy deglutì a fatica, chiedendosi se Spike stesse per dire qualcosa. Le aveva appena dato la notte più magica della sua vita e pregava Dio che lui stesse provando lo stesso. Doveva, no? Il modo in cui la guardava, le cose che le diceva. Non c’erano dubbi sul legame che avevano appena condiviso. Una connessione che andava oltre il lato fisico…

    Lei decise di fare la prima mossa e premette il suo corpo lucido contro quello di lui, appoggiando la testa sulla spalla. Lui l’abbracciò ancora più stretta. Lei sorrise. Visto? Tutto sarebbe andato bene.
    Spike non ne era così sicuro. L’incertezza si era abbattuta su di lui. Aveva agito senza pensare, usando il cazzo al posto che il cervello—un errore che commetteva abbastanza spesso. Ma questa volta era diverso. Questa volta riguardava Buffy. Le aveva detto che tra loro dure le cose non avrebbero funzionato… ma lei aveva comunque dormito con lui.

    But now it's over
    The moment has gone
    I followed my hands, not my head
    I know I was wrong

    Non sapeva cosa fare, cosa dire. Cosa si aspettava da lui ora? Non c’era la possibilità di negare la connessione che loro due condividevano. Era così concreta e forte, che quasi spaventava Spike.

    Ma erano così diversi. Avrebbero mai potuto andare d’accordo come coppia?

    Oh I, I just died in your arms tonight
    It must've been something you said
    I just died in your arms tonight
    Oh I, I just died in your arms tonight
    It must've been some kind of kiss
    I should've walked away

    Spike guardò la donna accanto a lui. Stava dormendo—l’ombra di un sorriso le illuminava il volto. Si piegò in avanti e avvolse i loro corpi nelle coperte.
    Non importava cosa gli sarebbe accaduto, almeno avrebbero avuto quella notte.

    I should've walked away

    Anche se fosse stato tutto ciò che avrebbero mai avuto.

     
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    Capitolo 37: L’Arte Di Cadere

    "Non posso credere che tu lo stia dicendo."

    Buffy lo fissò incredula, gli occhi pieni di lacrime. Spike era in piedi di fronte a lei, appoggiato con noncuranza allo stipite della porta.

    "Mi dispiace, amore. Non so che altro dirti."

    "Penso che tu abbia detto anche abbastanza, grazie."

    Le sorrise compiaciuto, ficcando le mani nelle tasche. Il cuore di Buffy si spezzava un pochino di più ad ogni parola che lui aggiungeva.

    "Sono stata…così male?" quasi si strozzò, non volendo veramente ascoltare la sua risposta.

    "Male è dir poco," disse, il ghigno arrogante impresso sul volto.

    Buffy non poteva fermare le lacrime in quel momento. Erano cadute dai suoi occhi improvvisamente, e la testa le girava. La nausea minacciava di colpirla.

    “Ma... Ho-Ho pensato..."

    "Ascolta, Summers. Ho cose da fare, posti da vedere. E ho un appuntamento con Cecily tra un’ora. C’è altro che vuoi sapere?" sbuffò.

    "Come puoi farmi questo?" gli domandò, stringendo ai lati i pugni.

    Lui scrollò le spalle. "Non significhi niente per me—Non hai mai significato niente. Ho solo voluto vedere fino a che punto mi avresti lasciato fare."
    Scosse la testa, furiosa per il suo errore di valutazione. Aveva pensato che
    Spike fosse diverso—credeva che lui l’avesse a cuore. "Sono così stupida," mormorò.

    "Si, beh, devo andare. Ci vediamo in giro."

    "Ti prego, non lasciarmi," gli gridò, guardandolo disperata mentre le voltava le spalle.

    "A più tardi, Summers."

    "No! Spike, per favore! Aspetta!"

    Non le rispose. Non si fermò. Continuò a camminare. Lontano dalla sua vita. Per sempre…

    "Buffy!"

    Spalancò gli occhi, il sogno ancora vivido nella sua mente.

    "Co... Spike?" chiamò con voce scossa.

    "Sorgi e risplendi, amore. Stavi facendo un incubo."

    Era vagamente consapevole del fatto che era nuda nel letto di Spike, il quale la sovrastava, preoccupazione nei suoi penetranti occhi blu. Ma il punto era che lui era lì—non l’aveva lasciata.

    Era stato davvero un sogno pauroso.

    "Scusa," disse, fissandolo. "Che ore sono?"

    "Quasi le dieci," rispose. "Faresti meglio ad andare. Mio padre tornerà tra poco, e gli verrebbe un colpo se ti trovasse a letto con me."

    Buffy deglutì. Sono a letto con Spike. Nuda. Perché abbiamo fatto sesso. Fantastico, incredibile, bellissimo sesso. Ma ora vuole che io vada…

    "Hai, um..." La voce vacillò, cercando di dominare le sue emozioni. Non voleva sembrare la solita teenager innamorata. “Sono stata davvero bene la scorsa note, continuò ," continuò. "Tu…non pensi che abbiamo fatto male, vero?"

    Ti prego, non dire di si, pregò mentalmente. Spezzeresti il mio cuore se tu lo facessi.

    "Certo che no, passerotto. Sei stata incredibile."

    Lei si illuminò. "Anche tu," sorrise sollevata. Poi, sentendo il bisogno di lui, alzò la testa per catturargli le labbra.

    Ma lui si tirò indietro. Solo di poco, ma fu abbastanza.

    Oh Dio, mi odia!

    "Spike?" si incupì lei, tutte le sue insicurezze racchiuse in quella singola parola.

    Notò il suo sguardo fissarsi a caso su una macchia sul letto, sembrando quasi vergognoso. Il cuore di Buffy ebbe un tuffo.

    "Tu…hai detto che non è stato uno sbaglio. Stavi mentendo?”

    "No," la corresse. "Solo…non sono sicuro che se debba capitare di nuovo."

    Questo era il colpo finale. Avrebbe preferito se lui le avesse detto che era stato un errore. Raccogliendo ciò che restava della sua dignità, velocemente scese dal letto, le lenzuola ben strette intorno a sé.

    "Buffy?"

    "Devo andare. N-Non posso più rimanere."

    Dannato Inferno.

    "Summers, non farlo. Almeno stammi a sentire, vuoi?
    Il sogno tornò a tormentarla con forza. Lui pensava che lei aveva fatto schifo.

    Male è dir poco.

    Tentando di trattenere lacrime di rimpianto, infilò dalla testa la sua camicia da notte in un’unica mossa. Ma Spike le prese il polso prima che lei potesse farne un’altra.

    "Lasciami," sbraitò.

    "Aspetta solo un dannato secondo, amore."

    "Non sono il tuo amore! Non sono niente per te! L’hai chiarito abbastanza bene."

    "Buffy, quando dico che non dovrebbe ripetersi, non voglio intendere che tu sei stata..." sospirò. "Sei stata la migliore amante che io abbia mai avuto."

    Un pizzico di rinnovata speranza nacque in lei, ma non voleva abbassare la guardia così facilmente.

    "Allora cosa vuoi dire?" domandò, finalmente capace di guardarlo negli occhi.

    "Beh…Non pensi che stiamo affrettando un po’ le cose?"le chiese.

    "Tu si?"

    Ci pensò per un momento. "Si." Nonostante l’espressione ferita di lei, andò avanti. "Buffy, io ti ho detto che non avremmo potuto stare assieme ben prima di ciò che è accaduto. E’ stata una tua scelta quella di dormire con me."
    Stava utilizzando tutta la sua forza di volontà per fermare le lacrime che le cadevano. "N-Non capisco, Spike. Perché non possiamo stare insieme? Ti…Ti vergogni di me?"

    "Dio, no. No, Buffy." Mi vergogno di me stesso.

    "Allora perché? Entrambi proviamo qualcosa. Perché non tentare almeno una relazione?"

    "Siamo troppo diversi. Non…Non combaciamo"

    "Non è quello che hai detto la scorsa notte," incalzò lei. "Mi pare che abbiamo “combaciato” molto."

    Spike abbassò lo sguardo di nuovo. "Buffy..."

    "Sei un tale coglione." Ora stava piangendo. "Sai cosa stavo sognando quando mi hai svegliata? Di questo. E’ abbastanza triste sapere che il tuo subconscio sia più intelligente di te."

    "Sto solo cercando di proteggerti," provò a spiegare.

    "Da cosa? Dall’essere felice?"

    "Dal rimanere ferita."

    Scosse la testa. "Come vuoi. Me ne vado."

    "Summers, aspetta."

    "Fottiti," fu tutto ciò che gli disse, prima di precipitarsi fuori dalla stanza e sbattere la porta dietro di sé .

    Spike cadde sul letto di schiena, domandandosi perché doveva sempre incasinare le cose.


    ~~~


    Buffy alzò la cornetta con mani tremanti, e digitò un numero familiare. Rispose una voce assonnata.

    "Pronto?"

    "Hey. Sono io."

    Si sentirono passi strascicati dall’altro capo, prima che ci fu una risposta.

    "Buffy? Yeesh, ho dormito fino a tardi, non è vero?"

    "Nottata lunga?"

    "Molto."

    Silenzio.

    "Ascolta, Willow. Puoi passare? E’-E’ importante."

    "Um, certo. Dammi alcuni minuti per cambiarmi e altro. Va tutto bene?"

    Buffy sbuffò. "No, non troppo."

    "Oh no, riguarda Spike, non è vero?"

    Il silenziò aumentò.

    "Sono subito da te."

    Le due amiche attaccarono.

    Quindici minuti più tardi si sentì un bussare nervoso alla porta d’ingresso di Buffy. Willow era lì in piedi, sembrando più che preoccupata.

    "Sono venuta il più presto possibile! Cosa è successo?" indagò.

    Buffy lasciò entrare la rossa e si appollaiò sul divano. Sua madre era andata in chiesa quella mattina, per cui non c’era motivo di essere circospette.

    "Willow, penso di aver commesso un errore," iniziò, osservando Willow sederle accanto, esitante.

    "Oh, cavolo. Cosa hai fatto?"

    Gli occhi di Buffy brillarono per le lacrime trattenute, mentre andava avanti. "Io, umm... beh, Io..." Dillo e basta! Riprenditi! Con un profondo respiro, concluse: "Ho fatto sesso con Spike la scorsa notte."

    Gli occhi di Willow si allargarono a proporzioni grandiose. Buffy pensò per un momento che gli sarebbero rotolati via dalla testa. Non disse nulla, continuò solo a fissare shockata la seriosa bionda . Finalmente, Willow parlò.

    "Santi Fagioli! Non l’hai fatto!"

    "L’ho fatto."

    "Oh, dea. N-Non posso crederci! Come è stato? Cosa è successo?"

    "E’ stato meraviglioso," ammise Buffy . "E’ stata la notte migliore della mia vita."

    Willow non poté far altro che sorridere. "Ma dalla tue lacrime, credo che tu stia tralasciando qualcosa."

    Annuì. "Come sempre."

    "Spike non era proprio elettrizzato, vero?"

    "Un pochino," lei mandò giù.

    All’improvviso, il telefono squillò. Buffy si alzò per rispondere, ma Willow la precedette.

    "Chi è?" domandò. Gli occhi le si restrinsero per la rabbia. "Buffy non è a casa!" Buttò giù la cornetta.

    "Spero veramente che fosse Spike," disse Buffy , nervosamente.

    "Quel cazzone! Ha il coraggio di chiamare dopo quello che ti ha fatto!"

    "Cosa ha detto?"

    "Ha detto ‘C’è Buffy?’ Coglione!"

    "Certamente una cosa tipica da coglioni,"sorrise.

    "Totalmente. Ma dove eravamo? Oh, certo! Spike che si comporta da bastardo! Cosa è successo?”

    "Ha praticamente detto che non dovrebbe accadere di nuovo. Voglio dire, il sesso. E che non potremmo mai avere una relazione perché non “combaciamo”," Buffy sospirò per il rammarico. "Sono stata ingenua."

    "Oh, Buffy.Avresti dovuto saperlo!"

    "Avrei. Avrei dovuto immaginare che lui non mi ricambiava."

    "Ma tu gli piaci! Lo so. E lui ti piace. Non è questo un sentimento comune?" chiese Willow.

    "Perché non mi piace."

    Lei si accigliò. "Huh?"

    Buffy guardò in basso verso il divano. Lacrime caddero improvvisamente dai suoi occhi, coprendole il rossore sulle guance. Poi, con la voce singhiozzante, ammise quello che gli stava ronzando nella testa da giorni:

    "Willow, penso di essermi innamorata di lui."


    Capitolo 38: Punto di Rottura


    "Buffy, solo--"

    Click.

    Era seduta sul letto, del gelato al cioccolato in una mano e una scatola di Kleenex nell’altra. Spike l’aveva chiamata ripetutamente per tutto il giorno, ma non aveva voluto ascoltarlo. Willow l’aveva abbracciata mentre lei piangeva, provando ad alleviare il sordo dolore che gli pungeva il cuore. Ma non aveva funzionato. Buffy era depressa come mai.

    Desiderava che Willow non dovesse andare al picnic di famiglia—si sentiva così sola in quel momento.

    Il bussare alla porta scosse Buffy dai suoi pensieri. Saltò fuori dal letto e scese le scale, sperando che non fosse chi sospettava. Aprendo la porta, fu sorpresa di trovare uno sconosciuto lì in piedi, con in mano un mazzo di rose.

    "P-Posso aiutarla?" chiese, con curiosità.

    "Uh, si. Ho una consegna per Buffy Summers."

    "Sono io."

    “Bene. Basta che firmi qui e siamo a posto."

    Scrisse il suo nome e prese i fiori, ringraziando l’uomo che spariva con il suo camion. Poi Buffy diede un’occhiata al bigliettino che era attaccato, leggendone mentalmente il contenuto.

    A: Buffy

    Mi dispiace di averti ferito questa mattina. Puoi perdonarmi?

    Il tuo amico, Spike

    Ringhiò per la frustrazione. Il tuo amico. Coglione! Tentata di gettare le rose dalla finestra, si precipitò su per le scale e spalancò la porta della sua camera. Solo per bloccarsi, non appena notò Spike seduto sul suo letto.

    "Ti piacciono?" chiese, assaggiando un po’ del gelato mezzo finito.

    Determinata a non lasciarsi provocare, scostò lo sguardo e pose con indelicatezza i fiori sulla scrivania.

    "Esci," gli ordinò.

    "Sono appena arrivato."

    "Ho detto fuori, Spike. Non sono ancora pronto per vederti."

    "Per cui devo dedurre che non sei disposta a perdonarmi?" chiese, mettendosi in posizione eretta sul letto e facendo dondolare le gambe.

    "Ritorna quando avrai fatto un trapianto di personalità. Poi vedremo," rispose, con freddezza.

    "Mi ferisci, amore."

    "Sono seria."

    Spike sospirò. "Voglio solo spiegarti perché ho agito in quel modo stamattina."

    "C’ero. Ho afferrato il succo," gli disse.

    "No, sono stato indelicato. Ti ho ferito."

    "Qualcosa in cui eccelli. Hai mai pensato di costruirci una carriera? Sono pochi quelli che hanno un simile talento."

    "Summers, dacci un taglio! Sono venuto per dirti una cosa e te la dirò, dannazione," gridò, alzandosi in piedi.

    Buffy incrociò le braccia al petto. "Sii coinciso."

    Lui annuì, e subito iniziò a misurare la stanza. Ora che finalmente aveva ottenuto la sua attenzione, era improvvisamente a corto di parole. Lei lo fissava, i suoi brillanti occhi verdi pieni di aspettativa e curiosità.

    "Buffy, io..."

    Lei attese. Lui non dava l’idea di voler andare avanti.. "Tu cosa?" lo incalzò.

    In un momento di panico, lui spiattellò la cosa più lontana da quello che aveva in mente: "Buffy, voglio che siamo solo amici."

    Sembrò che lei stesse per piangere di nuovo. Dannato Inferno! Perché doveva essere un tale stupido bastardo? Perché non poteva dirle solamente la verità? Perché era un codardo, ecco perché. E ora lei stava piangendo, le lacrime le cadevano sulle guance contro la sua volontà.

    Buffy osservò il tappeto che stava sotto i piedi. Le sembrava come se la stanza le stesse girando intorno, mentre il cuore le si spezzava nel petto. Dopo tutto quello che avevano passato…dopo quello che si erano detti…

    "Non posso esserti amica in questo momento, Spike," confessò, asciugandosi le lacrime sulla manica del pigiama. "Mi dispiace."

    Lui deglutì il crescente nodo che aveva in gola. Lo sguardo di totale disperazione che aveva nei suoi occhi gli diede un’improvvisa botta di coraggio. Sapeva che se l’avesse lasciata in quello stato, non ci sarebbe stato modo di ritornare sui suoi passi. Tutto ciò su cui avevano lavorato sarebbe andato perso.

    "Buffy--"

    "Esci da casa mia, Spike," lo interruppe. "Ora."

    "Per favore, ho bisogno di --"

    "Bene. Me ne andrò io."

    Spike la guardò girarsi per lasciare la camera. In un momento di disperazione, gridò il suo nome. "Buffy, per favore!"

    Lei si fermò. C’era qualcosa nella sua voce. Non era sicura di cosa fosse, ma la fece fermare. Si voltò per fronteggiarlo.

    I suoi occhi era grandi e lucidi e Buffy realizzò che lui era sul punto di piangere. Si avvicinò con cautela a lui.

    "Spike?"

    "M-Mi dispiace tanto, Buffy. Dio, mi dispiace..."

    La voce iniziò a spezzarsi. Gli sembrò come se i suoi piedi non potessero più sostenere il suo peso, così cadde sul letto. Tutte le emozioni, il senso di colpa e il dolore che aveva tenuto dentro di sé per così tanto tempo, finalmente venivano a galla. Ed era troppo. Lei ora lo stava guardando con preoccupazione.

    "Spike,va tutto bene?" chiese, facendo un altro passo.

    "Buffy, non posso. Devi capire. Non sei tu, amore. Sono io. Dio, Buffy, sono così dannatamente dispiaciuto…"

    Lacrime iniziarono a farsi strada lungo il suo viso scolpito. Buffy non l’aveva mai visti piangere prima. Sentendo l’intensa necessitò di confortarlo, coprì il restante spazio correndo attraverso la stanza e lo prese tra le braccia.

    "Non piangere," sussurrò.

    "Cazzo. Piccola, sono così dispiaciuto. Le cose che ti ho fatto…le cose che ho detto. Come puoi anche solo guardarmi? Ti meriti molto meglio. Ti meriti molto di più," singhiozzò, nascondendo la faccia contro la spalla di lei.

    "No, Spike. Non mi importa del passato. Lo sai," gli spiegò. "Io ti voglio. Voglio stare con te. Nient’altro importa."

    Nuove lacrime scorrevano lungo le guance di lei, mentre lo abbracciava. Per la prima volta, lei capì. Non era qualcosa che riguardava lei—ma lui. Riguardava il suo bisogno di affrontare i suoi problemi. Perché finché non l’avesse fatto, lui aveva ragione. Non avrebbero potuto stare insieme.

    "Mi dispiace, amore. Mi dispiace," ripeté, posando teneri baci sul suo viso. Le sue lacrime si mischiarono a quelle di lei mentre si stringevano l’un l’altro.

    Buffy in un primo momento non sapeva cosa dire. Desiderava continuare a dirgli che non le importava—che non le importava del passato. Ma poi capì che non era ciò che aveva bisogno di sentirsi dire. Con un profondo respiro, disse le uniche 3 parole che avrebbero potuto mettere a posto le cose.

    "Io ti perdono."

    Ci fu un momento di assoluto silenzio. Le parole aleggiavano nell’aria, mentre Spike registrava ciò che lei gli aveva detto. Allora alzò lo sguardo verso di lei, le emozioni nei suoi occhi erano quasi travolgenti. Lei sorrise sottilmente di ritorno, facendo correre con gentilezza una mano lungo la linea della mascella.

    "Ti perdono," disse ancora, assicurandosi questa volta che lui la stesse guardando mentre lo pronunciava. Lui doveva sapere che lei ne era convinta

    Buffy osservò attentamente la sua reazione. Inizialmente fu solo uno sguardo fisso, ma subito la sua espressione incominciò a sbriciolarsi. Lacrime strariparono dagli occhi, e lui seppellì il viso nel suo petto. I singhiozzi gli scuotevano interamente il corpo.

    "Shh," lo calmò. "Ti perdono, Spike."

    Lui continuo a piangere, le calde lacrime bagnavano la maglietta di Buffy. Ma non le importava. La fece solo sentire più vicina a lui. Desiderò che ci fosse qualcos’altro che potesse fare, ma sapeva che non c’era. Aveva fatto la sua parte—ora toccava a Spike fare il resto.

    ~~~


    Buffy sedeva al tavolo quella sera, guardando sua madre portare un grande pentola di spaghetti.

    Spike stava dormendo nel suo letto. Entrambi si erano addormentati nelle braccia dell’altro, ma il suono della voce penetrante di sua madre l’avevano svegliata. Spike sembrò non essersene accorto e Buffy non aveva avuto coraggio a svegliarlo. Un festival della lacrima come quello avrebbe esaurito chiunque. Allora era scivolata fuori dal suo abbraccio ed era uscita dalla stanza. Ora sedeva lì, arrotolando un filo molliccio di pasta nel piatto.

    Joyce era di fronte a lei, mentre apriva il vasetto di pomodoro. Notò l’aspetto sconvolto della figlia e immediatamente si preoccupò.

    "Tesoro, è tutto a posto?"

    Buffy alzò lo sguardo, gli occhi ancora rossi e stanchi dal pianto precedente. "Si, mamma. Sto bene."

    "Hai pianto?" insistette sua madre.

    Lei sospirò. "Si, un poco. Ma non era una cosa importante. Ora va meglio."

    "Oh, gioia, Vorrei che non mi nascondessi queste cose"

    "Non è niente, dico davvero. Solo…cose legate ai ragazzi."

    "Riguarda quel dolce ragazzo che ti ha accompagnato al ballo?" Joyce chiese, con eccitazione. Aveva sempre amato le chiacchierate tra ragazze.

    "No, no... non è Jonathan. Ora che mi ci fai pensare credo che Willow sia interessata a lui," rimuginò Buffy, delusa dal fatto che avesse dimenticato di ottenere dei dettagli succosi dall’amica.

    "Chi è allora? Uno nuovo?"

    "Mamma, possiamo parlarne un’altra volta?Ho avuto una giornata lunga, per così dire,"tentò lei, sperando che sua mamma lasciasse cadere..

    Ma non lo fece.

    "Buffy,sei stata così riservata ultimamente. Sono preoccupata per te."

    Buffy sospirò ancora, posando la forchetta in segno di resa. "Lo so. Mi dispiace. É solo che questa è un punto di svolta nella mia vita—lo sai, diplomarsi e il resto. Se aggiungiamo l’incappare in un trauma amoroso allora avrai tra le mani una Buffy super stressata."

    "Beh, io ci sarò sempre per te, dolcezza. Lo sai vero? Odio quando non ti apri con me," Joyce sorrise , dando alla mano della figlia un amorevole carezza.

    Buffy si trastullò brevemente con l’idea di dire tutto a sua madre della situazione con Spike. Ma sapeva che se avesse anche accennato una singola cosa, anche gli altri dettagli sarebbero stati inevitabilmente rivelati. Altri, più personali e imbarazzanti…

    "Scusa, mamma: ti prometto che ti dirò tutto. Ma prima ho bisogno di risolver la cosa da sola,"spiegò.

    Joyce finalmente annuì, accettando. "Va bene. Sarò qui quando ti deciderai," disse.

    "Grazie per la comprensione," Buffy sorrise, sollevata.

    Il resto della cena trascorse in silenzio. Quando finirono, Buffy pulì velocemente il suo piatto e si precipitò su per le scale.

    "Cena grandiosa, mamma! Vado a studiare!” disse. Non aspettò una risposta, e velocemente entrò nella stanza, chiudendo la porta.

    Solo che, quando guardò il letto, Spike non era lì. Sospirando con tristezza, si avvicinò al posto che lui aveva precedentemente occupato e abbassò lo sguardo. Un bigliettino era appoggiato tra le coperte e i Kleenex usati. Prendendolo, lo lesse tra sé e sé:

    Cara Buffy,

    Non sono voluto rimanere nel caso in cui tua madre avesse deciso di ispezionare la camera. Ma non volevo andarmene senza averti detto questo:

    Grazie.

    Con amore, Spike

    Buffy sorrise, portandosi il foglio al petto. "Non c’è di che."

    Poi iniziò a mettere a posto il letto, sprofondando quando il gelato al cioccolato si sciolse tra le lenzuola.

    Eppure, un sorriso non aveva mai abbandonato il suo viso.

    Con amore, Spike.

    TBC

    Capitolo 39: Seconde Possibilità

    "Allora, come ci si sente ad essere il re del Sunnydale High, Spikey?" chiese Harmony, piegandosi in avanti, con l’intenzione di esporre il suo petto prosperoso.

    I suoi “amici” l’avevano circondato, curiosi di ascoltare quello che aveva a dire.

    "Uh, è carino," rispose, i pensieri da tutt’ altra parte.

    "Non posso credere che Cecily sia diventata Reginetta. Quella stronza!" Cordelia mise il broncio. Poi notò Cecily entrare nella mensa e immediatamente le rivolse un sorriso festoso. "Cec! E’ bello vederti, cara. Sei stata la migliore Reginetta del Ballo, di sicuro!"

    Gli uomini al tavolo rotearono gli occhi. Spike aveva ancora lo sguardo rivolto dall’altra parte della mensa, gli occhi incollati alla vivace biondina. Era seduta al suo tavolo, ridendo felicemente con i suoi amici. Non aveva ancora guardato dalla sua parte.

    "Allora," Cordy riprese a insistere. "Per la festa del diploma a casa mia sabato. Tutti sono invitati tranne i perdenti a quel tavolo." Indicò il punto dove erano seduti Buffy, Willow, Xander, e Tara.

    "Per cui quasi tutti” Angel fece spallucce.

    Spike scosse la testa per il disprezzo. "Perché non possono venire?" chiese, stufo di quei tizi con cui aveva deciso di unirsi.

    "Duh, Spike. Credo che tu abbia perso di vista l’intero concetto di perdenti," gli rispose. "Inoltre, con tutta probabilità loro non verrebbero nemmeno. Troppo impegnati a stare a casa a non scopare."

    Tutti risero. Tranne Spike.

    "Cordelia, ti rendi conto di essere una stronza senza cuore?" spiattellò all’improvviso lui, attirando con successo l‘attenzione di tutto il tavolo.

    "Scusami?"domandò lei, mortificata dal fatto di essere stata insultata da qualcuno della sua stessa cerchia.

    "Mi hai sentito."

    Lo guardò con rancore. "Oh, per favore. Se pensi di essere così speciale, perché non vai là e ti unisci a loro?

    "Un passo avanti a te, amore," disse, afferrando il suo vassoio e alzandosi in piedi.

    Tutti ansimarono.

    "Non puoi sederti con loro, Spikey!" piagnucolò Harmony.

    "Guardami."


    "Oh, lascialo andare," Cordelia incrociò le braccia. "Quella piccola insignificante di Buffy Summers è ovviamente più importante dei suoi veri amici."

    "Infatti," Spike annuì. "Perché al contrario di voi, lei ha classe."

    Gli occhi di Cordelia si spalancarono, punta nel vivo dal commento di lui, mentre tutti gli altri cercavano di sopprimere le loro risatine.

    Spike si diresse con grandi falcate al tavolo di Buffy, provando la sensazione che un grosso peso fosse stato rimosso dalle sue spalle. Era comunque un po’ nervoso, considerato il fatto che l’ultima volta che aveva parlato con Willow, lei gli aveva chiuso il telefono in faccia. Cosa sarebbe successo se non fosse stato il benvenuto?

    Buffy era sotto shock. Jonathan aveva baciato Willow! La rossa le sedeva di fronte, le guance di un rosso scarlatto.

    "Non posso crederci, Wills! Ti sei sbaciucchiata con il mio appuntamento!" sogghignò, felice che la sua amica avesse finalmente trovato qualcuno.

    "Non l’avevo programmato! E’ accaduto tutto così in fretta. Un minuto mi stava accompagnando alla porta, e quello dopo si è sporto per baciarmi!"

    "Sporto," ridacchiò Buffy.

    Improvvisamente, sentì qualcuno picchiettarle sulla spalla. Si girò verso Tara. "Si?" domandò.

    "Umm..." Tutto quello che Tara poté fare fu di indicare.

    Buffy diresse lo sguardo nella direzione del dito della bionda e gli occhi le si allargarono. Spike era là in piedi, tenendo tra le mani il suo vassoio.

    "C’è posto per un altro?" chiese, quasi intimidito.

    Lei sorrise, il cuore che si riempiva di orgoglio. Spike aveva disertato i suoi amici per sedere con lei.

    "Sempre," gli disse, il viso raggiante.

    Spike le sorrise di ritorno e prese posto accanto a Buffy.

    "Hey, amico," Xander lo salutò. "E’ strano vederti qui. Specialmente considerando il fatto che sedevi tra Cordelia e Harmony. Io non mi sarei mosso per niente al mondo, sicuro come l’inferno."

    Willow lo schiaffeggiò sul braccio. Spike si limitò a ridacchiare.

    "Si, beh, un tizio può resistere ben poco a discorsi sulla manicure e coreografie con i pom- pom,"disse. "Inoltre, non era il posto dove volevo essere."

    Buffy guardò verso di lui, sorpresa. Gli altri non sembrarono accorgersene.


    "Perdonami se ti ho riattaccato il telefono in faccia, Spike," si scusò Willow. Buffy le aveva riferito tutto quello che era accaduto. Dai fiori, al crollo nervoso di Spike. "Spero che tu… Stia meglio ora?" Cercò di andare per il sottile, per non imbarazzare il povero ragazzo.

    "Uh, si. Perfettamente," rispose lui, schiarendosi la gola.

    Poi allungò un braccio e posò una mano sul ginocchio di Buffy.

    Lei emise un piccolo sospiro incerto al contatto. Lui si mosse lentamente su e giù per la gamba, risvegliando la sua pelle sensibile. Buffy si girò verso di lui di nuovo, ma faceva finta di niente. Sgranocchiò un po’ di patatine, condividendo un paio di risate con i suoi amici al tavolo. Loro erano completamente inconsapevoli del fatto che lei stesse facendo del suo meglio per non gettare Spike sul suddetto tavolo e farsi strada maliziosamente su di lui.

    Un piccolo "eep" le scappò dalle labbra, quando sentì la su mano muoversi sotto la gonna e sfregare leggermente lungo l’interno della coscia. Ancora, nessuno sembrava essersene accorto. Anche Spike dava a vedere che non stesse succedendo nulla. Lei si mosse un po’ sulla sedia, mentre un fiotto di liquido si accumulò in lei, bagnandole le mutandine.

    "Stai bene, amore? Mi sembri un po’…sconvolta," disse Spike improvvisamente, cercando di nascondere un sorriso malefico.

    La testa di Buffy scattò. "Uh. S-Si. Sto… alla grande," mandò giù.

    "Bene." Sfregò il pollice lungo l’umidità della sua biancheria.

    "Ah!" squittì lei.

    Tutti i suoi amici le rivolsero l’attenzione. "Sei sicura distare bene, Buffy?" domandò Willow. "Spike ha ragione. Sembri un po’…beh, febbricitante. Ti senti male?"

    Tutto quello che Buffy poté fare fu di scuotere furiosamente la testa,mentre le dita di Spike spingevano di lato le mutandine. Lei si tese, in anticipazione alla sensazione del suo tocco.

    "Io solo... umm... oh... crampi!" farfugliò. "Brutti, brutti crampi."

    Gli altri aggrottarono le sopracciglia. Spike sorrise compiaciuto, scavando nei suoi maccheroni e formaggio. Tutto questo era troppo divertente …

    "Uh!" Buffy gemette. "Vo-Voglio dire, ow!"

    Spike passò una mano per le pieghe di lei, facendo del suo meglio per ignorare la crescente durezza nei suoi pantaloni. Portare Buffy al limite nel mezzo della mensa della scuola era troppo.

    Il respiro di lei divenne più pesante, e avrebbe potuto dire che il suo viso doveva essere di un rosso intenso. Non poteva credere che stava lasciando che Spike la toccasse in quel modo nel mezzo della scuola. Cosa sarebbe successo se qualcuno avesse visto? Stranamente, quella possibilità sembrò eccitarla ancora di più.

    All’improvviso sentì il dito di Spike premerle sul clitoride.

    Santa Madre di Dio. Il cuore iniziò a batterle prepotentemente, e gli occhi si allargarono. Con un altro tocco del suo dito, Buffy superò il limite. Panicando, afferrò il panino che Willow stava per mordere, e se lo ficcò in bocca, soffocando il suo grido.

    Il corpo si contrasse, e Buffy dovette attacarsi al tavolo al tavolo come supporto. Il panino era ancora nella sua bocca, stretto tra i denti. Sentì Spike togliere la mano dalle sue gambe, e inspirò profondamente dal naso.

    Quando guardò i suoi amici, tutti la stavano fissando. Quasi scordandosi del panino, velocemente gli diede un morso e lo tolse di bocca.

    "Mmm. Che buon panino," disse, debolmente.

    "Il buon panino di Willow!" la rossa si imbronciò. Poi sospirò. "Ne prenderò un altro. Non c’è problema. So che anche a me vengono strane voglie durante quel periodo del mese – certo di solito non dei panini degli altri, ma ognuno ha le sue."

    Non lo sanno. Buffy lasciò andare un sospiro che non sapeva di aver trattenuto e subito si abbassò per sistemare la biancheria. Poi guardò Spike, mandando giù a fatica.

    Lui si leccò le dita e le fece l’occhiolino, prima di dare un altro morso ai suoi maccheroni.

    Pervertito.
    ~~~

    Spike era in piedi accanto all’armadietto di Buffy, mentre lei si avvicinava per prendere la borsa. Lei arrossì quando lo notò.

    "Hey, Summers," le sorrise, ammiccado con le sopracciglia. Lei diventò ancora più rossa.

    "Uh, hey. Perché non eri a informatica?" chiese, cercando velocemente di cambiare l’argomento a questioni non sessuali.

    "Il Preside Wood voleva parlarmi,"alzò le spalle.

    Buffy si preoccupò. "Per tutto il tempo?"

    "Si, nulla di importante. Ma ascolta, vuoi un passaggio a casa? Avevo intenzione di parlarti." Si abbassò per esserle ancora più vicino. "E mio padre lavora fino a tardi oggi."

    Lei deglutì al suo tono provocante. Era vero che avevano bisogno di parlare. Le emozioni erano state forti la scorsa notte ed era ora che loro si sedessero e avessero una conversazione civile a proposito del loro rapporto.

    "Um, certo. Perché no,"rispose. "Fammi prendere la mia roba."

    Non ci volle molto prima che loro due si diressero verso il parcheggio e salissero sulla macchina i Spike. E nemmeno ci volle molto prima che Buffy gli fosse in braccio, pomiciando ardentemente con lui.

    "Questo non è... parlare," Buffy ansimò, tra i caldi baci. Quello comunque non sembrò fermarla, e si piegò per averne di più.

    La lingua di lui le esporò la calda caverna della sua bocca, provocandole un profondo gemito dalla gola.

    "Scusa, amore. Non posso trattenermi con te intorno," sospirò lui, morsicandole il labbro inferiore. “ E vederti venire oggi a pranzo...” Succhiò la carnee rosea nella sua bocca. "... mi ha fatto diventare così eccitato."

    "Ooh," grugnì lei, premendo il suo centro caldo contro il largo pacco nei suoi pantaloni.

    Improvvisamente, ci fu un forte picchiettare al finestrino. Buffy saltò così in alto che la testa colpì il tettuccio della macchina. Massaggiandosi il punto doloroso, velocemente scese da Spike, schiacciando nel processo con il ginocchio accidentalmente l’inguine di lui.

    "Maledetto Inferno!" ruggì, cercando di abbassare il finestrino.

    Il sig. Giles era là in piedi, sembrando un poco più che sconvolto.

    "Um,salve."

    Spike lo fissò, ancora senza fiato. Buffy nascose il viso tra le mani, piena di vergogna perché il suo professore preferito l‘aveva beccata a pomiciare nel parcheggio della scuola. Lei temette che lui l’avrebbe ritenuta un fallimento se avesse saputo cosa era successo durante il pranzo …

    Il Sig. Giles si schiarì la voce, prima di continuare. “Chiedo scusa per, uh... l’interruzione. Ma come figura dotata di autorità in questa scuola, è mio dovere far si che i ragazzi non svolgano attività, er, illecite sul terreno scolastico. Così non vi dispiace portare questo piccolo rendezvous da qualche altra parte... ?"

    Spike sospirò. "Hai ragione, Giles."

    Lui annuì, sollevato. Poi infilò la testa nella macchina, rivolgendo un piccolo saluto a Buffy. "Salve, signorina Summers!"

    Buffy sprofondò nel suo sedile. "Um, salve," deglutì, ancor completamente imbarazzata.

    Il Sig. Giles si raddrizzò e fece un passo indietro. "Beh, buona giornata a entrambi. Guidate con attenzione!"

    Spike sorrise al professo e chiuse il finestrino. Inserì immediatamente la marcia e se ne andò dal parcheggio.

    Buffy sospirò. "Non posso credere che il Sig. Giles ci abbia beccato nel mezzo del festival del petting. Quanto è stato umiliante?"

    "Lo supererà. Inoltre, il vecchio probabilmente si è goduto lo spettacolo gratuito," scrollò le spalle.

    Lei lo fissò con aria assente. "Um, ew?"

    Spike prese una sigaretta e l’accese."Così va il mondo,passerotto."

    Lei sospirò di nuovo. Per un momento ci fu silenzio, prima che Buffy sbottasse. "Spike?"

    "Si?"

    "Questa chiacchierata che stiamo per fare… questa volta coinvolgerà di fatto parole?" domandò.

    Spike ridacchiò. "Si, amore. Prometto di tenere le mani a posto. C’è comunque della roba che ho bisogno di dirti."

    Lei annuì, sia sollevata che delusa. Non voleva far altro che sbatterselo, ma sapeva che avrebbero dovuto veramente parlare.

    "Okay," disse, per poi gettargli uno sguardo birichino. "Finché mi prometti di non tenere le mani a posto."

    Gli occhi gli brillarono. "Hai la mia parola."


    Capitolo 40: La Mia Ragazza


    Buffy si asciugò i palmi sudati sul retro della gonna di denim. Era così nervosa, poteva a malapena respirare. E se Spike avesse voluto essere solo amici? I loro piccoli incontri pranzo/parcheggio le avevano fatto pensare il contrario, ma era comunque plausibile. E Buffy non credeva di poter sopportare un altro rifiuto.


    Era troppo innamorata di lui per essere amici in quel momento.

    Oh Dio! Stupida parola con la “A”! La sua ammissione mentale la rese ancora più nervosa. Certo, aveva confessato i suoi sentimenti per Spike a Willow, ma ora doveva affrontare la possibilità di confessarli a Spike stesso. Avrebbe dovuto dirgli come si sentiva? O quello l’avrebbe fatto scappare? Dubitava fortemente che questi sentimenti fossero reciproci.

    "Tutto a posto, amore?"


    Spike era uscito dal bagno, e ora era in piedi sulla soglia, i pollici infilati nei passanti della cintura dei suoi jeans neri. Aveva indosso una canottiera bianca che metteva in mostra i muscoli tonici delle braccia, e i capelli erano scomposti in riccioli adorabili.

    Buffy lo fissò per un lungo momento, in pratica sbavandosi addosso. Internamente si maledì. Niente cose sporche finché non parliamo!


    "S-Sono un po’ nervosa," ammise, sedendosi sul letto.

    "Si? Beh, non dobbiamo parlare proprio ora. Abbiamo tutta la notte," sorrise, avanzando verso di lei.


    "Credo di si. Solo…” stese le braccia indolenzite. "Sono u po’ tesa. Così tanto stress ultimamente."


    Spike annuì. "Trascinati qui," le disse.


    Lei fece un risolino. Spike aveva usato “trascinarsi”.Comunque, obbedì.


    "Ora, vieni." Lui sedette sul bordo del letto, e le fece segno di sedersi tra le sue gambe.

    Buffy arcuò un sopracciglio.


    "Fidati," la rassicurò, a causa del suo sguardo.


    Lei fece spallucce e si piazzò contro di lui, lasciando che la sua presenza le sopraffacesse per un breve momento i sensi. Era così caldo e solido e …


    "Ooh, questo sì che è bello," tubò, mentre le forti mani di lui iniziavano a massaggiarle le spalle. Si lasciò andare al suo tocco, chiudendo per la soddisfazione gli occhi.


    "Sei davvero tesa, amore," notò lui, affondando i palmi nelle scapole. Lei si arcuò contro di lui con un sospiro. Spike sentì che i suoi paesi basi iniziavano ad agitarsi. Dannato Inferno.


    "Dio, dove hai imparato a farlo?” I suoi occhi erano ancora chiusi, ma le labbra erano leggermente aperte in un espressione estatica.

    "Uh, credo che mi venga naturale," minimizzò lui, provando a ignorare il crescente bozzo nei pantaloni. Le aveva promesso niente preliminari finché non avessero parlato. Forzando la propria mente a pensare a una non-nuda Buffy, continuò a lavorare sul suo corpo, premendo le dita nei teneri muscoli della schiena e delle spalle.

    Buffy era in paradiso. Non si era mai sentita tanto soddisfatta nella sua intera vita, e Spike l’aveva toccata per non più di5 minuti. Non poteva nemmeno immaginare cosa dovesse essere un intero massaggio sul corpo…

    Con un piccolo ansito, si appoggiò ancora di più a lui quando incominciò a massaggiarle lungo la spina dorsale.

    "E’ troppo per te?" chiese, avvicinano le lbbra all’orecchiosinistro di lei.
    Scosse la testa. "Mai."


    "Questa è la mia ragazza."


    Buffy allora aprì li occhi. Non disse nulla per alcuni momenti, poi la curiosità ebbe il sopravvento su di lei. "La tua ragazza?"chiese, sottilmente.


    Pausa.


    "Vuoi esserlo?"


    Spike interruppe le sue cure, quando la sentì voltarsi nel suo grembo. Gli occhi le si allargarono e un sorriso si formò ai lati della bocca.


    "Spike,stai... ?"Poté a stento finire la frase. "Stai dicendo che vuoi stare insieme a me?"


    Ingoiò l’orgoglio e annuì."Buffy, so di essere stato un coglione totale su tutto. Gli ultimi mesi sono stati così confusi per me, e ti ho fatto passare cose che non meritavi di condividere. Ma se eri convinta di quello che hai detto -di perdonarmi- non vorrei niente di più che tu sia la mia ragazza." Poi aggiunse con un sorriso, "cioè, se tu vuoi me."


    Buffy non perse tempo, gettandogli le braccia al collo, e baciandolo dappertutto. "Si! Certo che ti voglio, Spike," gli disse, e caddero insieme sul letto. Lei coprì il suo viso di baci disperati, lacrime di gioia splendevano nei suoi occhi.


    Lui le avvolse fermamente le braccia dietro la schiena, sospirando tra i suoi capelli. Ci volle tutta la sua forza di volontà per ricacciare indietro le lacrime. "Dio, Buffy. Non so perché io abbia aspettato così tanto per dirtelo. Sei tutto per me… sei il mio intero dannato mondo…"


    "Oh, Spike," sospirò lei, strofinando il suo viso bagnato di lacrime contro il suo collo. "So cosa vuoi dire. N-Non mi sono mai sentita così prima d’ora," ammise, baciandogli la pelle sensibile della gola. "Mi rendi così felice."


    "Tranne quando ti faccio sentire uno schifo," ghignò, voltando la testa e rubandole un bacio gentile dalle labbra.

    Gli sorrise di ritorno. "Tranne per quello."


    Entrambi sospirarono, mentre Buffy appoggiava il capo sulla sua spalla. Voleva dirgli quanto lo amasse, ma aveva paura che avrebbe solamente rovinato quel momento. E questo era un momento che desiderava durasse il più a lungo possibile. Inoltre, cosa sarebbe successo se lui non provava gli stessi sentimenti? Cosa, se fosse stata la tipica storia delle superiori che era destinata a morire con la fine della scuola? Questo non fece che accrescere la paura in lei. Spike non le era mai sembrato un tipo da college—e lei avrebbe potuto entrare in qualunque scuola avesse voluto. E se non si sarebbero più visti di nuovo dopo l’estate?

    "A cosa stai pensando, amore??" le chiese all’improvviso Spike. Lei alzò la testa e lo guardò.

    "Spike, ci vedi come una cosa permanente?" disse, le dita che giocavano con i soffici riccioli di lui.

    "Ad essere completamente sincero, non pensavo tanto in là," le rispose.

    "No, lo so. N-Non parlo di matrimonio e bambini e tutto il pacchetto… Mi riferivo a dopo il liceo. Cosa succede se io vado al college e non ti rivedo più? Voglio dire, ci siamo appena trovati. Non voglio lasciarti andare."


    La paura era palpabile nella sua voce. "Allora non farlo," le rispose semplicemente. "Resta a Sunnydale."

    Lei alzò un sopracciglio. "Intendi dire di frequentare il college qui?"


    "Perché no?"


    Buffy ci pensò per un momento. Aveva immaginato qualcosa più sul genere Harvard, Yale o UCLA. Non UC Sunnydale. "Non saprei..." disse, francamente.


    Il viso di lui cedette lievemente, ma subito nascose la delusione con un sorriso. “Ciò che ti rende felice, Summers."


    Annuì. Oltretutto, non voleva pensarci in quel momento. Erano rimaste circa due settimane prima di dover decider e tutto quello che voleva adesso era che il suo ragazzo la abbracciasse.

    Spike deglutì, portando la testa di lei sulla sua spalla. Non aveva nemmeno preso in considerazione il futuro. Il loro futuro. Come poteva persino suggerirle di rimanere lì? Lei valeva molto di più di Sunnydale.


    Di più di lui.


    Scosse la testa. Ora non era il momento dei pentimenti. Lui aveva preso le sue decisioni, e quando l’ora sarebbe arrivata, lui le avrebbe rispettate. Ci teneva a Buffy – più della vita stessa. E se loro era fatti per avere una relazione a lungo-termine, allora sarebbero rimasti insieme. Tutto quello che avevano era quell’istante e lui non aveva intenzione di perderlo.
    ~~~


    "Ooh! Spike, guarda!" esclamò Buffy, passando in rassegna i canali televisivi. Erano quasi le otto, ed era ancora da Spike, seduta sul pavimento a game incrociate.


    Spike alzò lo sguardo dalla rivista sul suo letto. "Cosa?"


    “ Discovery Channel sta dando una maratona! Sui riti d’accoppiamento dell’antilope!"


    Le risparmiò un’occhiata preoccupata.


    "Cosa?" insistette lei, a causa del suo sguardo. "Si dà il caso che io lo trovi affascinante. Il crearsi della vita nel mondo selvaggio—E’ una cosa bellissima! "


    "E’ disgustoso."


    "Pfft. La natura non è disgustosa," lo corresse.

    Lui ridacchiò. "Come vuoi." Passarono pochi attimi, mentre Spike la guardava, ipnotizzata dalla televisione. "Ma, uh, parlando di accoppiamento..."


    Buffy fece un sorrisetto, e spense la tv. "Mi pare di ricordare che tu hai portato a termine solo una delle due promesse," disse evasivamente, mettendosi in piedi e scivolando verso il letto.

    La guardò avvicinarsi, eccitandosi al pensiero delle cose che sarebbero accadute. "Piccola impudente," ghignò, mettendosi a sedere.


    Lei lo raggiunse lentamente, salendo sul letto e sovrastandolo. Lui non perse tempo e alzò la testa catturandole le labbra già aperte in un bacio sensuale.

    "Mmm," mugugnò lei, facendo correre le mani sotto la sua canottiera bianca.


    "Dimmi cosa vuoi, amore," disse, mordicchiandola per raggiungere il lobo dell’orecchio. Lo succhiò gentilmente nella bocca, sentendo il corpo di lei tremare sopra il suo.


    "Io, umm... mmm... I-Io..."


    "Vuoi consumare la nostra fresca unione?" sorrise, leccandole il lato del collo.

    Lei sospirò, tristemente. "Sono ancora un po’ dolorante."


    "Hai bisogno di un altro massaggio?" le domandò.


    "Oh! No, intendo … laggiù." Arrossendo leggermente, indicò il “laggiù”.


    Spike seguì il suo sguardo. Oh.


    "Mi dispiace," si scusò Buffy, sentendosi in colpa. "Avrei probabilmente dovuto dirtelo prima di farti gasare."


    Le prese la testa tra le mani. "Non azzardarti a scusarti," le disse con fermezza. "Mi dispiace averti ferita, piccola."


    "Non è stata colpa tua," lei sorrise. "Si vede solo che sono super fragile."


    "Sei perfetta." Le baciò la fronte. "Inoltre, ci sono altre cose che possiamo fare oltre al sesso."


    "Ooh, come studiare per l’esame finale di Storia?"


    "Quando si parla di rovinare l’atmosfera," brontolò.


    "Scherzo. Cosa avevi in mente?"


    Spike le diede uno dei suoi deliziosi sorrisetti maligni e rotolò via da lei. "Arrivo subito," le disse e si precipitò fuori dalla porta.


    Buffy rabbrividì per il piacere, quei ghigni non smettevano mai di eccitarla nei posti giusti. Non ci volle molto prima che Spike riemergesse, quel sorriso sexy stampato sulla faccia. Teneva in mano un bicchiere riempito fino all’orlo di …
    "Cubetti di ghiaccio?" chiese Buffy con uno sguardo curioso.


    "Spogliati," ordinò lui.


    "Che?!"


    "Sbrigati amore. Prima che si sciolgano."


    "Spike, che cosa stai..." La voce le si affievolì. Non ci si poteva sbagliare da quel luccichio malefico nei suoi occhi. Con un sospiro esitante, Buffy si ritrovò a togliersi la maglietta dalla testa, mentre lui si avvicinava.


    "Ora," disse. "Sdraiati."


    Fece come le aveva detto, il suo corpo che si eccitava in anticipazione. Velocemente Spike le salì sopra, abbassando la cerniera della gonna e tirandogliela giù dalle gambe. Buffy deglutì.

    "Ti fidi di me, non è vero?" le chiese, non volendo provare nulla che lei non desiderasse.

    "Più di ogni altra cosa," fu la risposta immediata.


    "Bene allora." Lui prese un cubetto dal bicchiere, e lo appoggiò sul suo addome. Lei squittì per la sorpresa, ancora con indosso le mutande e il reggiseno.


    "Freddo!" protestò, arcuando il corpo.


    Spike sorrise, strofinando il cubetto intorno all’ombelico. Poi si piegò e leccò via la traccia acquosa con la lingua. Il contrasto caldo-freddo fece tremare Buffy di piacere.

    "Ti piace?" domandò, slacciandole il reggiseno. Tutto quello che lei fu in grado di fare fu annuire. Quando l’indumento incriminato fu buttato da parte, Spike non perse tempo e prendendo il ghiaccio lo passo sul seno.


    "Oh!" ansimò, sentendo i capezzoli indurirsi sotto il ghiaccio. Spike ancora una volta piegò la testa, prendendo uno dei boccioli rosa in bocca. Lei si contorse contro di lui, le dita gli stringevano la nuca. "Oh, dio."


    Il cubetto si sciolse velocemente al contatto con la pelle bollente di lei, così Spike allungò il braccio verso il comodino e ne prese un altro. Poi si abbassò e le tolse le mutandine. Buffy spalancò immediatamente le cosce per lui, desiderando di provare ancor molto di quel che lui aveva da offrire.


    Spike si prese del tempo per osservarla, mentre giaceva completamente nuda sul suo letto. Era buio la loro prima notte, e non aveva avuto la possibilità di guardarla. Ma ora eccola, aperta a lui, bella più che mai.


    "Dio, Buffy. Sei dannatamente straordinaria, lo sai?"


    Lei arrossì sotto il suo sguardo, provando la necessità di chiudere le gambe. Spike se ne accorse e subito le mise una mano tra le ginocchia per fermarla. "Non farlo," disse lui semplicemente. Lei deglutì, ma obbedì.


    Allora lui prese un cubetto e lo piazzò di nuovo sull’ombelico. Lo passò con lentezza dolorosa lungo il suo stomaco, fino a strofinarlo sopra i suoi biondi ricci color miele. Lei giaceva completamente ferma, in attesa della sua mossa successiva. Spike non la fece attendere troppo, prima di abbassare il cubetto di un poco, fino a toccarle il clitoride.


    "Oh dio!" sibilò lei, arcuando i fianchi ancora più in alto.

    Lui ghignò, e tracciò il pezzo di ghiaccio che si stava sciogliendo velocemente su è giù lungo la sua fessura bagnata. Lei piagnucolò, aggrappandosi alle lenzuola e tirandole. Spike abbassò allora la testa, e leccò il suo centro gocciolante, fermandosi solo per succhiare il dolorante clitoride tra i denti.


    Questo fece scattare qualcosa. Buffy all’improvviso sentì il corpo iniziare a tremare contro quello di lui, e gridò il proprio rilascio.


    "Ooooohhh! Oh Dio! Spike!" mugugnò, gettando indietro la testa in estasi.

    Mentre incominciava a calmarsi, entrambi sentirono la serratura della porta di ingresso ai piedi delle scale. Il Sig. McAlister era a casa.


    Spike alzò la testa, mentre Buffy spalancò gli occhi.


    "Spike? Sei casa?" gridò.


    "Eep!" strillò Buffy, rotolando giù dal letto e cercando come una furia di gettarsi addosso i vestiti. Spike tirò un sospiro, maledicendo internamente il padre per il suo tempismo terribile.


    Mentre Buffy si agitava alla ricerca del suo reggiseno, la voce del Signor McAlister si poteva sentire arrivare dal piano di sotto.


    "Dove sono finiti tutti i cubetti i ghiaccio?!"

    TBC *sperando che presto la traduttrice torni in queste lande, sennò provvederemo*
     
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  12. Spike-Spuffy
     
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  13. katespuffy
     
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    In effetti, avevo solo postato senza leggere.. in attesa della nuova traduttrice vi beneficerò del mio commento. Oltre a quotare le faccine della sis precedente, abbastanza eloquenti xDD aggiungerò che spero che questa storia abbia davvero una buona conclusione. E' davvero spettacolare a mio modo di vedere, per quanto proponga i nostri beniamini adolescenti come molte altre storie.Spero che abbia un finale degno della sua magia.. <3
     
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  14. Rami90
     
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    Incredibile, ma vero, sono tornata. Ecco a voi il capitolo 41, dove un altro twist complica le cose :P



    Capitolo 41: Non Abbastanza



    Buffy stava in piedi davanti al suo armadietto, nervosa, stringendo i libri tra le mani sudate. Diede uno sguardo all’orologio e si accorse che la campanella della prima ora sarebbe suonata di lì a pochi minuti. Così immersa nei suoi pensieri, non si accorse che la sua migliore amica dalla chioma rossa era a pochi passi da lei.

    "Buffy?"

    Alzò di scatto la testa. "Cosa? Oh! Ciao Wills."

    "Tutto bene?" le domandò Willow.

    "Splendidamente. Um, hai visto Spike in giro?"

    "Oh, non ancora. Di solito arriva in ritardo."

    "Giusto. Probabilmente arriva tardi," concluse Buffy.

    Mentre le due stavano lì in piedi, Willow guardava l’amica giocherellare con la manica della sua maglietta. "Vieni? Non vorrai saltare di nuovo storia."

    "Si. Tra un minuto. Vai avanti senza di me."

    "Sei sicura? Perché --"

    "Sicura. Ci vediamo tra poco," le disse, congedandola con un cenno del capo.

    Willow fece spallucce, prima di andarsene. "Okay, allora."

    Buffy sospirò, passando una mano tremante tra i capelli biondi. Poco prima di gettare la spugna, le doppie porte si spalancarono e Spike corse dentro. Passando in rassegna il corridoio quasi vuoto, vide finalmente Buffy, che aspettava pazientemente di fronte al suo armadietto. Rivolgendole un sorriso smagliante, le si avvicinò.

    "Scusami amore. Svegliato tardi, love.," si scusò notando il suo nervosismo.

    "P-Pensavo che non saresti venuto," ammise lei, mentre le aumentavano. "Ma ora sei qui. Yay."

    "Proprio come promesso." si abbassò per baciarla.

    "Spike?" lo interruppe, proprio prima che le loro labbra si incontrassero.

    "Hmm?"

    "Non baciarmi."

    Lui si accigliò. "Perché?"

    "Perché se lo fai, non sarò capace di fermarmi."
    Spike fece un ghignò. "Sono sicuro che da qualche parte ci sia una classe vuota. Magari potremmo…"

    Buffy ansimò. "Spike!" lo rimproverò, colpendolo giocosamente sul petto. "Sei un tale maiale."

    "Chi ha non ha peccato scagli la prima pietra, passerotto. Parli proprio tu."

    Lei arrossì. "Non posso farci niente se tiri fuori la ninfomane che c’è in me."

    "Mi piace la tua ninfomane interiore. Forse oggi potrebbe fare una capatina dopo la scuola?" suggerì, mentre i suoi occhi danzavano maliziosamente.

    Un’ immagine di cubetti di ghiaccio le passò davanti agli occhi. "Forse," sogghignò.

    All’improvviso la campanella suonò, spezzando il momento.

    "Grandioso. Sono ancora in ritardo," Buffy fece il broncio. "Il signor Giles probabilmente mi odia."

    "Cavolate. Sei la sua allieva preferita. Guarda, devo comunque correre al mio armadietto prima di saltare chimica. Ci vediamo a pranzo, ok?"

    Lei annuì. "Okay."

    Spike sorrise, prima di darle un veloce bacetto sulle labbra. "A dopo Summers."

    Buffy sospirò. "A dopo."

    ~~~

    "Allora? Dettagli?!" chiese Willow, prendendo da parte Buffy dopo la lezione di storia.

    "Cosa? Quali dettagli?"

    "Vi ho visti!Tu e Spike! Quando sono uscita dal bagno, vi stavate guardando con gli occhi luccicanti."

    Buffy abbassò lo sguardo, incapace a nascondere un sorriso. "Stiamo insieme, Will. Ufficialmente."

    "Oh, mio dio!" squittì l’amica. "Sono così contenta per te! Sapevo sarebbe accaduto. Lo sapevo!"

    Il sorriso di Buffy si allargò ancora di più. "E’ tutto così nuovo ed eccitante," confessò. "E’ come se non riuscissi a smettere di pensare a lui."

    "L’amore può avere questo effetti su una ragazza."

    "Oh, dio. Amore."

    "Lo sei, non è vero? Sei innamorata di lui?" domandò Willow.

    "Si, lo sono. Solo… non so se sia lo stesso per lui, capisci?" sospirò.

    "Scommetto che lo fa! Scommetto che ti ama!"

    "Oh, dio..."

    Buffy sobbalzò all’improvviso quando due forti braccia le circondarono la vita. Da quanto tempo era lì in piedi? Perché Willow non aveva detto nulla?!

    "Come è andata storia , passerotto?" domandò Spike, baciandole la testa.

    "Oh, umm... alquanto stressante. Gli esami sono vicini."

    "Li straccerai. Non hai nulla da temere."

    "Si, Buffy," concordò Willow, inserendosi nella conversazione prima di lei. "Nulla di cui preoccuparti."

    I suoi occhi si dilatarono. "Giusto! Bene, allora, farei meglio ad andare. Um, ciao ragazzi!"

    Velocemente si districò dalla presa di Spike e corse lungo il corridoio.

    "Cos’era quello?" si accigliò Spike, rivolgendosi a Willow.

    "Niente! Nulla! Nulla di nulla!" disse lei, non sembrando troppo convinta. "Ciao!"

    Spike sollevò un sopracciglio e osservò Willow mentre scappava via per raggiungere l’amica. "Donne," mormorò sottovoce, dirigendosi verso la sua lezione successiva.

    ~~~

    Spike, Xander, e Jonathan erano seduti al tavolo della caffetteria, aspettando che le loro metà arrivassero. Pranzavano in uno strano silenzio, gettandosi di tanto in tanto delle occhiate imbarazzate. Tutti e tre sospirarono di sollievo quando Buffy, Willow e Tara entrarono nella mensa, ridacchiando a chi sa che cosa. Appoggiando i loro libri, presero posto di fronte ai propri rispettivi partner. Buffy non era molto contenta di non potersi sedere accanto al suo ragazzo, ma almeno avrebbero potuto farsi il piedino sotto il tavolo. A patto che il resto dell’azione fosse stata lasciata al resto della giornata.

    "Allora," disse Buffy, mordendo una mela. "Siete una coppia ora?" indicò Willow e Jonathan. Entrambi arrossirono.

    "Um, si. C-Credo di si," balbettò Jonathan. "Willow è una ragazza fantastica. Siamo andati in biblioteca ieri."

    Willow s’illuminò. "Si, è stata un’esperienza avvincente! Con quella montagna di libri, e-e le vecchie signore che ci dicevano di stare in silenzio. Tutti gli appuntamenti dovrebbero avere un pizzico di pericolo e intrigo!!" esclamò facendo l’occhiolino.

    Buffy rise. "Di sicuro. Anche noi ci siamo divertiti ieri. Non è vero, Spike??"

    Annuì con entusiasmo "Un casino."

    "Si? Cosa avete fatto?" chiese Tara. "Perché non sono sicura che possiate eguagliare le avventure biblotecarie di Willow."

    "Oh, uhh..." Spike gettò uno sguardo a Buffy,le cui guance stavano colorandosi. "Noi, uh, abbiamo studiato. Per gli esami e roba del genere," scelse infine.

    Xander li sgridò. "Non è divertente. E’ una tortura. E aspettate, voi due state insieme? Da quando?"

    "La scorsa sera," gi disse Buffy.

    "Giusto. Perché non c’è nulla come i diritti delle donne e presidenti morti per unire due persone."

    "Ne resteresti sorpreso," disse Spike, strusciando le gambe contro quelle della sua ragazza. Lei sorrise.

    "E’ così triste!" comment ad un tratto Willow. "Siete coscienti che questa è una delle ultime volte che faremo questo?"

    "Cosa?" chiese Buffy.

    "Questo! Sedere qui, pranzare… parlare delle nostre vite amorose. La scuola finisce tra 3 giorni! E venerdì c’è la mezza giornata,” mise il broncio.

    Gli altri accolsero quest’informazione, espressioni avvilite sui loro volti.

    "E’ abbastanza strano," optò Buffy. "V-Voglio dire, abbiamo fatto questo per 4 anni. E pensare che tra pochi giorni non lo faremo più..." La voce le mancò, le sue emozioni presero il sopravvento.

    "Hey,amore, non vederla in quel modo” Spike cercò di consolarla. "Questi sono i tuoi amici. Non è che non li rivedrai mai più."

    "Si," Xander concordò. "Sono abbastanza incastrato qui… beh, per sempre."

    "E io andrò al college di Sunnydale," aggiunse Tara.

    "Anche io," disse Jonathan.

    Buffy si soffiò il naso, ma un sorriso le tornò in volto. "E tu Will? Hai già deciso il college?"

    "Non ancora," sospirò. "Ma ho ancora una settimana. Tu?"

    Guardò Spike. Lei la osservava con aspettativa. "Um, no," ammise finalmente. "Anche io ho una settimana."

    Spike sospirò. "Beh, Io resterò a Sunny D. Harris e io probabilmente consegneremo la pizza a voi ragazzetti ."

    "Hey!" obbiettò Xander . "Non mi piace questo."

    “Cosa? Pensi di poter fare di meglio?"

    "Diavolo, si!" annuì. "Stavo pensando più alla carriera del più rispettato gelataio della città..."

    Tutti risero, mentre Buffy si sporse lungo il tavolo e prese la mano di Spike tra le sue.

    "Non farai il ragazzo delle consegne," gli disse con serietà. "Sei intelligente. Devi solo applicarti."

    Lui scosse le spalle. "Non ho bisogno della tua pietà, Summers. Ho già accettato il mio destino."

    "Beh, io no."

    Ci fu per un attimo silenzio, l’umore cambiato.

    "Allora!" Willow spiattellò, cercando di allentare la tensione. "Sono deliziosi questi hotdog. Penso che la signora della mensa stia cercando di conquistarci in quest’ultima settimana."

    Xander annuì. "Avete provato la gelatina? E’ fantastica!"

    Buffy e Spike sbuffarono, guardando entrambi ai loro rispettivi piatti, non più affamati. Buffy non sapeva che fare. Voleva veramente stare con Spike, ma la sua istruzione era sempre stata una priorità. E cosa avrebbe pensato sua madre se fosse rimasta a Sunnydale? Che era una pazza. Perché lo sarebbe stata. Sunnydale non aveva nulla da offrirle. C’era un intero mondo là fuori, che pregava di essere esplorato. Come non saltare addosso alla possibilità di strisciare fuori dal guscio e fare esperienza?

    Spike stava avendo gli stessi pensieri. Come poteva per un minuto pensare che Buffy avrebbe veramente scelto lui al posto di un futuro concreto? Perché il futuro era qualcosa che di fatto lui non aveva. Stava a malapena diplomandosi. Diavolo, il preside Wood gli aveva detto che se non avesse passato storia, non si sarebbe diplomato. Certo che non lo aveva detto a Buffy, perché era sicuro che lo considerava già un fallimento. Non c’era motivo di rafforzare quella prospettiva. Inoltre, Buffy non era solo straordinariamente intelligente, ma era anche brillante e bella. Sunnydale non aveva nulla da offrirle. Lui non aveva nulla da offrirle. E sarebbe stato un pazzo a pensarla diversamente.

    "Vado a farmi una sigaretta," brontolò Spike, raccogliendo i libri e alzandosi. La sua precedente felicità dovuta ad aver finalmente avuto Buffy al fianco era sparita. Perché aveva realizzato che non aveva davvero Buffy tutta per sé.

    "Aspetta," disse Buffy.

    Lui abbassò lo sguardo verso di lei, la su espressione illeggibile. "Risparmiatelo, passerotto."

    E con quello, se ne andò via.

    "Ouch," Xander sottolineò. "Sento la ferita."

    Buffy sospirò tristemente, pentendosi anche solo per aver parlato del futuro. Avrebbe dovuto sapere che lui era molto suscettibile a quell’argomento.

    "Mi spiace, Buffy," disse Willow. "Sono sicura che si calmerà."

    "Non so, Will. Tutta la faccenda post-liceo fa davvero schifo."

    "Alla fine si reduce tutto a un cattivo tempismo," disse Tara. "Voglio dire, voi due avete finalmente risolto le vostre divergenze, ma ora dovete prendere strade differenti. Cioè, se tu decidi di lasciare Sunnydale."

    "Considerando che Spike ha fatto un’uscita teatrale, sollevando la polvere dietro di sé in modo sexy, non grida veramente “noi abbiamo risolto le nostre divergenze” commentò Buffy, seccamente.

    "Almeno l’ha sollevata in modo sexy!" tentò Willow. "Non era del tipo “voglio rompere con te”."

    Buffy sorrise. "Lo penso anche io. Tuttavia dovrei probabilmente andare da lui."

    "Non so se è il momento giusto," ragionò l’amica. "Sembrava abbastanza alterato."

    "Ecco il perché dovrei andare da lui per de-alterarlo," disse, prendendo i suoi libri. "Ci vediamo più tardi ragazzi."

    "Ciao, Buffy."

    I 4 amici la guardarono mentre si affrettava per fare la pace. Willow si accigliò.

    "Mi chiedo perché sono così complicati. E’ come se ogni volta che sono finalmente felici, va tutto per aria.."

    "Si ferisce sempre colui che si ama," sospirò Tara.

    "Si," Xander annuì, prendendo un morso del suo hotdog. Poi la verità lo colpì e per poco non si strozzò. "Aspetta... amore?!"




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  15. Spike-Spuffy
     
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    E adesso?? Cosa succede?? Continua, pleaseeeeeee!!!!!!!!!! :D :D :D :D
     
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31 replies since 9/4/2011, 11:43   3454 views
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