Sanctuary by MrsMuir

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    Mrs Boreanaz

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    Sanctuary
    Santuario: un luogo di rifugio e protezione

    by MrsMuir

    Tradotta: Tania (strawberry85)
    Subject: AU (tutti umani)
    Warning for: Violenza. Linguaggio per adulti. Sesso.
    Raiting: NC17
    Genere: Romance. Angst
    Summary: William Nagle e Alexander Harris sono migliori amici dal primo giorno che si sono incontrati alla scuola elementare privata, Hyperion. Attraverso gli anni sono stati sempre là l'uno per l'altro. Ma uno di loro ha un segreto mortale che colpirà il futuro di William con Buffy, la donna che ama. Buffy sarà capace di tenere l'uomo che ama o i segreti li divideranno?
    Nota autrice: Anche se questa storia è Spuffy ci posso essere delle sfumature di slash e suggerimenti di legami emotivi fuori dallo Spuffy da parte di Spike o di Buffy.
    Link dove trovare la FF originale: www.angelfire.com/folk/whenbuffysmiles/ oppure http://thehookupzone.net/SpuffyRealm/viewstory.php?sid=5953

    Traduco con il permesso dell’autrice.


    SPOILER (click to view)
    PERMESSO DELL'AUTRICE: Hi Tania, I've very happy to hear how much you like Sanctuary. Of course, you may translate it into Italian.
    Bless you, Kelly


    Vi avviso che i capitoli sono 37.



    Capitolo 1 – Discovery (Scoperta)

    Lei gli fece bloccare il respiro.

    Era un cliché sciocco e romantico ma era il solo con cui William Anthony Nagle III poteva ricostruire il momento. Inoltre era vero. Si costrinse a respirare quando il torace divenne troppo stretto per le emozioni. La visione era apparsa nell'angolo dell'occhio mentre leggeva il giornale della mattina. Si era mossa con una naturale grazia femminile che aveva risvegliato in lui il maschio possessivo. Tutto in lui si era concentrato su lei e sul suo bisogno da predatore.

    Guardò affascinato come la piccola bionda si muoveva attraverso il terrazzo dell'albergo verso la linea del buffet. Riappoggiò la tazza di tè mentre continuava a fissare la bionda. Aveva i capelli biondi e lunghi che si arricciavano in fondo. Il suo viso era dominato da due occhi enormi, si stava guardando intorno come se stesse cercando qualcuno. Un prendisole rosa metteva in mostra il suo corpo magro ma con abbastanza curve da farli stringere le mani, bramandolo. Inclinandosi indietro alzò il giornale così che se qualcuno lo stesse guardando avesse pensato che stava leggendo anche se i suoi occhi erano incollati alla donna.

    Un sorriso balenò attraverso il viso normalmente stoico quando accidentalmente fece traboccare il bicchiere con il succo mentre fissava affamata i dolci. Quando si rese conto di quello che aveva fatto, si guardò intorno poi asciugò la confusione prima di allontanarsi. Le mostrò che lei era ancora vera, non affaticate per gli sguardi o le attenzioni che doveva ricevere. La sua defunta moglie, Drusilla, presumeva sempre che il mondo gli doveva qualcosa, solo perché era una donna desiderabile.

    Questa particolare bellezza si aggirò per la pasticceria, prendendo invece uno yogurt. Era una vergogna. Avrebbe amato osservarla mangiare la varietà dei dolci con la stessa fame con cui li aveva fissati prima. Sarebbe stata un'esperienza sensuale e il pensiero lo fece muovere sul solo.

    Non che avrebbe mai pregustato questi sentimenti che lo stavano riempiendo. Mai più avrebbe permesso all'amore, o a una donna, di dominare il suo cuore e la vita. Se fosse stata più vecchia, o più mondana l'avrebbe portata volentieri a letto. Godendo della liberazione fisica che lei gli avrebbe dato e il piacere che il suo corpo prometteva. Ma appariva così innocente e non sofisticata, così invece si sarebbe riempito la mente con dei dettagli così ci avrebbe pensato dopo. Forse anche appagato in una fantasia su lei quando sarebbe stato con qualcun'altra.

    William gettò uno sguardo al Cosmograph Daytona Rolex sul polso. La riunione col suo agente non sarebbe stata prima di un'altra ora così aveva abbastanza tempo per bighellonare dove era. Fece un segno alla cameriera di portargli un'altra tazza di tè e tirò la sedia vicino alla tavola così che aveva una prospettiva chiara della ragazza.

    “Mi scusi” chiese William alla cameriera mentre lei posava una tazza. “Sa chi è quella ragazza?” disse indicando brevemente l'oggetto del suo desiderio.

    La cameriera, Tara, dal nome che aveva sulla targhetta, gettò uno sguardo alla ragazza e poi si rivolse di nuovo a lui. “Quella è la signorina Buffy Summers, Signor Nagle. Sarà ospite per la settimana prossima.”

    “Grazie,” disse William, congedandola. Adesso, aveva un nome. Se lo fece rotolare per la lingua, Buffy, permettendosi di assaggiare la sua essenza. Lei non comprese che la stava fissando, o non se ne preoccupò. Buffy sedeva in una tavola all'orlo del terrazzo. L'oceano che brillava per il sole d’inizio mattina era il fortunato destinatario della sua attenzione. Un'aria di tristezza intorno, facendo si che si chiedesse perché stava villeggiando da sola. Qualcuno le aveva spezzato il cuore? Stava scappando da qualcuno o da qualcosa? Era un mistero che non aveva il tempo di risolvere anche se l'avrebbe reso probabilmente arrabbiato finché non sapeva.

    Buffy Summers era un pericolo. Un pericolo per il guscio duro che aveva messo intorno al proprio cuore dopo che Drusilla aveva fracassato oltre il possibile riparo. Costringendosi a ignorarla, ritornò nell'albergo. Sospirando, si fermò alla porta per darle un ultimo sguardo e trovare lei che stava rispondendo al suo sguardo. La curiosità le riempì i lineamenti mentre inclinava la testa. Lui le fece l'occhiolino quando lei continuò a tenere gli occhi incollati ai suoi. Un rossore le allagò le guance, facendolo sorridere per la seconda volta quella mattina.

    Lui si accorse che il suo cuore era leggero mentre guidava la sua R/C Carrera GT Porsche argentata per le curve della strada sul litorale. La macchina era una delle indulgenze che aveva avuto quando il suo ultimo romanzo aveva scalato la classifica dei più venduti. Chiaramente, il suo primo amore era per la piccola DeSoto che usava solo nelle occasioni speciali. Altrimenti la Porsche alimentava il suo bisogno per la velocità. Xander, il suo migliore amico, gli diceva sempre che non doveva tentare la morte perché probabilmente l'avrebbe ottenuta.

    William non si preoccupava. Non più. Quindi, viveva. Duramente, velocemente e libero emotivamente come poteva. Prendeva quello che voleva perché l'unica cosa importante per lui era morta poco più di un anno fa in un altro abbraccio. La vita era tutto un gioco che era determinato a vincere e se moriva nello sforzo, così sia.

    Il pomeriggio lo rese un pò poco più imprudente del solito mentre guidava. La riunione col suo agente stava per essere un evento orrendamente tedioso. Era un rituale che prendeva sempre troppo tempo e esauriva la creatività. Rupert Giles era molto difficile. Tutto doveva seguire il percorso che aveva tracciato; ciao rapidi, con chiacchiere di cui nessuno realmente era interessato prendono il tè nel giardino. Non è che non gli piacesse il suo agente. Erano amici e rispettavano l’uno il talento dell'altro. Giles aveva preso la propensione di William per lo scrivere, l'aveva incoraggiato a fare qualcosa, e da lì era nato un nuovo romanziere. Erano solamente gli 'affari' che annoiato orrendamente William. Voleva solo perdersi nei mondi che creava.

    I suoi libri erano del genere fantastico, esplorando il mondo del futuro con un acume sorprendente nelle motivazioni ed emozioni dei personaggi. Era stato descritto come una stella emergente che avrebbe creato una nuova era di direzione creativa. Qualche volta avrebbe riso per il numero puro e semplice di volumi che erano stati comprati e qualche volta si sorprendeva dal fatto che qualcuno trovava le sue fantasie dell'infanzia interessanti. Quello che veramente lo sbalordiva era quando incontrava i suoi fan che potevano citare i suoi libri, e sembravano interessati veramente a quello che accadeva ai personaggi. Era l'unica cosa che oltrepassava il suo guscio cinico.

    Il giardino dove Giles l’aveva portato era nella piena fioritura quella mattina. Fiori di brillanti colori erano aperti dappertutto permettendo alla loro fragranza dolce di spandersi nell'aria. L'aroma delicato gli fece pensare a Buffy.

    Non era la prima volta che entrava nei suoi pensieri da quando aveva lasciato il ristorante quella mattina.

    “Spike” disse Giles, chiamandolo con il suo soprannome. “Come va la revisione dell'ultimo capitolo della trilogia Galaxia?”

    “Non va” rispose Spike sedendo con un sorriso furbo. “Stanno tentando di cambiare completamente il mio concetto della storia. E loro possono incazzarsi quanto vogliono prima che gli permetta di fare quello ai miei fan.”

    “E tu hai un contratto che dice che loro devono dare l'approvazione finale sul materiale” disse Giles. “Se non produci, ti chiameranno a giudizio.”

    “Tu sei il mio agente, non il loro così comincia a comportati così. Non trasformerò Lucifero in un bravo ragazzo che poi è il motivo per cui gli ho dato quel nome. Lo voglio così, non come uno stupido eroe.”

    “E' l'ultimo capitolo…”

    “Per l'inferno maledetto, Rupert la vita non è una maledetta storia di fate. I miei lettori adorano Lucy così come è. Lui è loro. Lui può essere cattivo, può essere buono, e ci si mettono in relazione. Io non lo farò.”

    Giles sospirò e si strofinò la fronte, inclinandosi sulla sedia. Era la stessa discussione. La casa editrice che trasformare il cattivo della serie in un eroe era il modo per finire la trilogia. Avevano detto che sarebbe stata una lezione morale per i giovani lettori. Né l'autore né la maggior parte dei fan però lo voleva, sfortunatamente. A loro piaceva l'ambiguità del loro eroe oscuro. Spike aveva puntato i piedi rifiutandosi di scrivere finché insistevano.

    Il termine massimo per far uscire il libro per il prossimo Natale, quindi lo doveva completa velocemente. Qualcuno insisteva e Spike sapeva che nonostante una denuncia, i suoi fan gli sarebbero stati vicino, assicurandosi un altro posto per un altro contratto. Lui, se stesso, sarebbe diventato l'eroe e l'attenzione gli avrebbe assicurato molti più best-seller.

    “Okay, gli parlerò di nuovo” concordò Giles. “Una volta che un accordo verrà preso, sarà meglio se hai il lavoro pronto.”

    “Ti ho mai deluso?” chiese Spike, sapendo di aver vinto. Bene, almeno con il suo agente. Giles non sarebbe ritornato da lui. Tutto sarebbe dipeso da Giles e la casa editrice o il tribunale, dipendeva da quanto caparbia sarebbe stata la casa editrice. Decidendo di cambiare argomento, Spike prese il tè, e accavallò le gambe. “Così, Giles, come ti tratta Jenny in questi giorni?”

    Jenny era stata la ragazza di Giles per molti anni. L'insegnante di liceo era la fonte della felicità di Giles, ma lo portava anche al grande conflitto. Lei era di una famiglia che voleva seguire le tradizioni degli antenati ma volendo in qualche modo ancora una vita moderna. Conducendo l'uomo più anziano ad una relazione tumultuosa.

    Rimettendosi dritto sulla sedia, Spike aspettò che Giles gli dicesse le ultime novità sulla sua vita. Risultò diventare una mattina piacevole mentre aspettava il pomeriggio. Andarono a mangiare in un piccolo bar trascurando l'oceano ma riempiendosi di cibo. La conversazione continuò a lungo a ruotare intorno alla vita di Giles, i libri di Spike e i problemi generali del mondo. Spike non tirò mai fuori Buffy. Era la sua indulgenza segreta che gli aveva attraversato la mente frequentemente quel giorno. Si trovò a bramare di tornare all'albergo solo per poterla rivedere. Per poter guardare la sua bellezza aggraziata. Sarebbe stato l'unica cosa che si sarebbe permessa di fare.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    L'acqua che gli bagnava i piedi era ghiacciata mentre camminava lungo la spiaggia. Era un promemoria sul fatto che era soltanto umano. Che non era niente più che un piolo nella ruota della vita. Non ci sarebbero circostanze speciali per lui per scapparci illeso. Spike avrebbe pagato come tutto, nessuna questione su quanto gli faceva male.

    Sospirò prima di prendere un altro tiro profonda dalla sigaretta. Buffy non era stata nella sala da pranzo per la cena. Si era attardato finché poteva, sperando di beccarla. Non era successo nulla e ne era deluso. Voleva qualche ricordo in più prima di ritornare a casa il giorno dopo. Giles lo faceva venire sempre per le loro riunioni. Era una scusa per il giovane autore per tornare alla vita.

    Altrimenti, l'esistenza di Spike era confinata all'interno dei muri del Santuario. Era un edificio alto a Los Angeles di cui possedeva uno di due attici. Era il luogo per i giovani e prossimi diretti a Hollywood. Drusilla aveva insistito per acquistarlo dopo che il suo conto bancario era gonfiato quando aveva venduto il primo libro. Era una costruzione di acciaio freddo, in disegno moderno e privo di sentimento. Dru l'aveva amato. Spike lo tollerava. Aborriva di venderlo perché sapeva che lo spirito di lei era ancora nella sua casa adorata.

    Un grido leggero venne da qualche posto più avanti. Non voleva interferire in quello che suonava come un momento privato tra innamorati. Il secondo grido fu più acuto. Esitò per un momento per aspettare di vedere se c'era qualcosa che non andava.

    “Per favore lasciami in pace,” la voce della donna risuonò sulla spiaggia abbandonata. “Ti ho detto prima che non voglio che m’infastidisci.”

    “Oh, andiamo, cara,” la voce dell'uomo seguì la sua. C'era un biascicare le parole che indicavano che aveva bevuto. “Una cosa piccola come te ha bisogno che qualcuno si prenda cura di lei.”

    “Non ho bisogno di nessuno,” dichiarò la donna mentre Spike si avvicinava aiutarla. Odiava quando gli uomini giocavano ai maschi cavernicoli. Una donna doveva essere sedotta adorandola, non sopraffacendola.

    La schiena dell'uomo era verso lui quando arrivò abbastanza vicino alla coppia. Il braccio della donna era bloccato nella presa dell'uomo mentre se la tirava vicino, anche se lei lottava. Lei passò al chiaro di luna e Spike ansimò mentre vedeva che era Buffy. Divenne improvvisamente molto personale. Il balordo stupido non aveva nessun diritto di toccarla.

    “La signora ha detto che non vuole che la tocchi,” ringhiò Spike, stringendo con forza con la mano la spalla dell'uomo.

    Spike prima vide la sorpresa poi il sollievo sul viso di lei quando lo vide. Sembrò che lei avesse mentito. Aveva bisogno e voleva aiuto.

    “Se ne vada,” abbaiò l'uomo, lasciando Buffy così che potesse girarsi verso Spike.

    Spike afferrò il braccio dell'uomo, torcendolo finché non cadde sulle ginocchia. Tenendolo, guardò Buffy. “Stai andando all'albergo?” lei accennò col capo. “Ascoltami, checca. Torna all'albergo, paga e vattene per quando noi arriveremo o ti denuncerò per violenza sessuale. Hai capito?”

    L'uomo tentò di liberarsi da Spike ma finì per mangiare immondizia con un piede ben messo sul collo.

    “Ora, proviamo di nuovo,”ringhiò Spike. “Cosa farai?”

    “Me ne vado” disse l'uomo tentando di alzarsi.

    “Bene, bene,” disse Spike, togliendo il piede. L'uomo gli diede un'ultima occhiata adirata prima di andarsene. Spike si rivolse a Buffy. “Stai bene, agnellino?”

    “Si, grazie per… avermi aiutata.”

    “Nessun problema” disse Spike, i loro sguardi s’incontrarono come avevano fatto quella mattina. L'intensità dei suoi occhi lo bruciò. Tentando di rompere l'incantesimo che stava tessendo, lui lasciò il suo sguardo passare su di lei. Sembrava giovane e innocente quando vide la coda di cavallo alta e il viso pulito. Anche se il suo abbigliamento sembrava raccontare un'altra storia. Un paio di jeans tagliati che erano appena sulle sue anche e una maglietta stretta che enfatizzava il mare molle dei suoi seni. Consapevole del suo sguardo , Buffy incrociò le braccio, distogliendo lo sguardo mentre arrossiva. Era adorabile. Non poteva rinunciare ad assaggiarla nonostante all'inizio avesse pensato il contrario. “Stavi passeggiando?”

    Buffy accennò col capo.

    “Bene, andiamo,” disse Spike. Si girò e iniziò a camminare, sapendo che eventualmente l'avrebbe seguito. Era arrivato alla conclusione che incontrare Buffy Summers era un destino dal quale non poteva scappare.


    Capitolo 2 – Simple as Pie (Semplice come una Torta)

    Non gli ci volle molto per raggiungerlo. Lui nascose il sorriso quando lei lo guardò prima di camminare al suo ritmo. Per un pò non parlarono. Camminavano solo sul bagno asciuga, lasciando che le onde gli bagnassero i piedi.

    Una brezza gentile giocherellava con le ciocche dei capelli che si erano liberate dal nastro di tanto in tanto. Ballando verso lui, dai fili dorati veniva il profumo di fiorito del suo shampoo per stuzzicarlo. Inalò profondamente ma ne fu deluso. La salsedine dell'oceano lo sopraffaceva. Eventualmente sospirò per la delusione.

    “Non dovevi passeggiare con me,” disse Buffy, fermandosi. “Sarei potuta ritornare all'albergo.”

    “Volevo camminare con te,” rispose Spike rivolgendosi a lei, mettendole una ciocco di capelli dietro all'orecchio. “Sei stato nella mia mente da quando ti ho vista a colazione.”

    Lei arrossì. Il gesto innocente l'accattivò. Lo fece sentirsi ancora più protettivo nei suoi confronti. Era una pagina bianca che aspettava di scrivere la storia della vita; pensò per poi spingere via rapidamente via la sua idea fantastica. Quel particolare treno di pensiero era pericoloso perché gli faceva desiderare di aiutarla a scrivere quella storia.

    “Anch'io ho pensato a te,” bisbigliò Buffy. Abbassò lo sguardo per guardarsi i piedi. Poi rialzò gli occhi per incontrare i suoi e timidamente aggiunse, “il mio nome è Buffy.”

    “Il mio è William, William Nagle” rispose Spike senza farle sapere che già conosceva il suo nome. Aveva paura di farla spaventare. “Ma i miei amici mi chiamano Spike.”

    "Mi piace William.”

    Con quello, decise, che anche a lui piaceva, specialmente da quando era fluito da quelle labbra. Spike le prese la mano mentre si girò di nuovo verso l'albergo. Non voleva niente di più che un gesto romantico innocente di una passeggiata sulla spiaggia. Adesso voleva conoscere la donna che era Buffy.

    “Andiamo che ti offro da bere." disse Spike. “Forse ordiniamo una bottiglia di vino e potrai dirmi tutto di te.”

    Buffy non si mosse e quando lui si rivolse di nuovo a lei, la vide che si stava fissando di nuovo i piedi. Era veramente così timida? O stava solo fingendo di esserlo? Improvvisamente ci ripensò. La mente gli cominciò a ricordare tutte le ragioni perché non doveva avvicinarla. Ma c''era ancora qualcosa in lui che le disse di non andarsene… non ancora. Con il dito le alzò il mento.

    “Vuoi che ti lascio in pace?” chiese lui, aspettando.

    I suoi occhi brillavano di coraggio quando lo guardò. Il mento infuori e le spalle dritte. Ah, aveva del coraggio morale. Gli piaceva. Costringendo un sorriso sulle labbra, aspettò quello che gli doveva dire.

    “Ho solamente diciannove anni,” disse Buffy. “Così, il vino e io non siamo molto legali.”

    La sua risoluzione si sbriciolò. Spike rise. Non poteva impedirselo. Con le mani si coprì il viso e scosse la testa. Sapeva che era giovane ma era veramente solo una bambina. Dodici anni più piccola di lui, per legge non poteva consumare alcol, definitivamente non dove lui aveva bisogno di essere. Ingoiando la risata causata dallo scherzo colossale giocato a lui dal fato, guardò su. Se n’era andata.

    Buffy stava ritornando all'albergo camminando velocemente. Era stato crudele. Consumato dalla disperazione e disgustato da se stresso aveva feriti i sentimenti di lei. Fece una breve corsa per raggiungerla.

    “Buffy, fermati, per favore,” gridò Spike. “Lasciami spiegare.” non si fermò. “Oh, andiamo abbi pietà per un uomo anziano.”

    Lei rallentò ed erano tutto di cui aveva bisogno. Facendo una volata, la raggiunse. Le afferrò la mano, tirandola per farla girare. C'era così tanto dolore sul suo viso che gli spezzò il cuore. Un singhiozzo arrivò dal profondo di lei, esplodendo tra loro, e lui se la tirò vicina.

    “Oh, pet, ti ho fatto così tanto male?” tubò Spike. “Sono dispiaciuto se ho solo peggiorato. Sono un tale asino qualche volta.”

    “Sì, lo sei,” Buffy tirò su col naso contro la sua spalla.

    Le sue braccia si strinsero intorno alla sua vita come se lui fosse il porto nella tempesta. Lo fece sentire come non si era mai sentito prima. Qualcuno aveva bisogno di lui. Tentò di non lasciarla abbattersi. La cullò mentre con le mani le accarezzava la schiena. Lei iniziò a calmarsi rilassandosi contro di lui. Le sue gambe si aprirono un pò fino a che la congiunzione delle sue cosce era appoggiata contro la sua gamba. La sua mente tentò di pensare a qualsiasi cosa e non alla sensazione del suo corpo contro il suo. Ma non l'ascoltò. Il suo pene divenne duro, erigendo una barricata tra loro.

    Imbarazzato dal tradimento del suo corpo, Spike fece un passo indietro. Come poteva scusarsi? Non poteva dire solo, oh, sono dispiaciuto ma vorrei fare l'amore con te per ore anche se sembri avere una difficoltà emotiva e sei troppo giovane. Quindi, tenne la bocca chiusa, muovendosi da un piede all'altra mentre guardava un qualche luogo oltre la sua spalla.

    “Gradirei una tazza di caffè,” disse Buffy, toccandogli la mano per guadagnare la sua attenzione. “E potrai dirmi tutti su di te.”

    Lei stava sorridendo quando la guardò. Era un sorriso gentile. Non c'era indignazione per la reazione del suo corpo a lei. Lui si rilassò.

    “Sì, una tazza di caffè va bene,” concordò Spike. “Ma ho la sensazione che sei molto più interessante di me.”

    “Lo dubito,” dichiarò Buffy stringendogli la mano. “Lo capiremo più tardi.”

    La passeggiata verso l'albergo fu fatta in silenzio. Le mani erano allacciate ermeticamente tuttavia, e ogni volta si strusciavano contro come fanno le persone quando stanno pensando di essere intimi con l'altro. Il suo seno era contro il suo braccio o la sua anca rimbalzava accanto alla sua, e tutto questo lo teneva sveglio. Si chiese se stava avendo lo stesso effetto su di lei o se fosse persa in qualunque cosa che l'aveva fatta piangere. Probabilmente un ragazzo le aveva spezzato il cuore. Lui sarebbe stato il rimpiazzo per la vacanza, un affare di vendetta, e sarebbe stato ricordato solo con affetto anni dopo.

    “Smetti di pensarci,” bisbigliò Buffy nel suo orecchio mentre avanzarono nel bar dell'albergo. “Sembri così irritato da staccare la testa a qualcuno.”

    Lui rise, godendo del modo in cui il suo viso si accendeva. “Mi stavo solo chiedendo chi ti aveva spezzato il cuore, tutto qui.”

    “Solamente un 'Angelo',” disse Buffy. Gli lasciò la mano mentre scivolava in un lato della cabina. Voleva sedersi accanto a lei, ma invece scivolò nel posto di fronte. Era la cosa giusta da fare. “Cosa ti porta qui?” prese il menu, chiudendo l'argomento del cuore spezzato per il momento. Questo fece sì che le sue domande aumentassero, e fu determinato ad avere delle risposte.

    Il pacco era troppo bello per essere scartocciato. Un mistero che volere risolvere a passi lenti che le avrebbero fatto dimenticare il suo 'angelo'. Lui la studiò per un momento prima di prendere il menu. Non parlarono per alcuni minuti mentre studiarono le loro scelte. Quando la cameriera venne a prendere gli ordini, Buffy ordinò solamente il caffè. Lui ordinò lo stesso e una fetta di torta di mele, sperando che lei l'avesse aiutato a mangiarlo.

    “Sono qui per affari,” rispose Spike alla domanda. “Il mio agente vive qui in città così sono venuto a trovarlo.”

    “Agente per…?”

    Lei non sapeva chi lui fosse e Spike non era sicuro se dovesse sentirsi insultato o no. Decise di essere sollevato di stare con qualcuno con cui poteva essere naturale. In un modo lo faceva sentire rilassata lo stare con lei. Non c'erano molta opportunità che si trovassero insieme la mattina a farsi compagnia.

    “Sono uno scrittore,” disse Spike, “di romanzi.”

    “Veramente,” Buffy sembrava entusiasta. “Che genere scrivi?”

    “Scienza e fantastico. Mai non hai mai sentito la serie 'Povere di Mezzanotte '”

    “No, mai,” rispose Buffy. “Non leggo roba del genere di solito. I libri e me non siamo mischiabili.”

    “Come te e il vino?”

    “Qualcosa del genere,” rispose Buffy con un riso soffocato. “E sei famoso?”

    “Qualcosa del genere,” rispose Spike. “Dipende da chi lo chiedi.”

    “Ah,” disse Buffy, spostando le mani dalla tavola così che la cameriera potesse appoggiare i loro ordini. “Suppongo che comincerò a chiederlo finché non lo scoprirò.”

    A Spike piaceva il desiderio nei suoi occhi mentre fissava il dolce. Dopo aver ringraziato la cameriera, prese una grande cucchiaiata e gliela porse. Lei scosse la testa, ma lui non si spostò.

    “Sai che vuoi un morso,” bisbigliò lui seducente. “Sarà come un peccato sulla tua lingua. Ricco, dolce, vaniglia, cannella...”

    “Okay, okay” disse Buffy, aprendo la bocca per prendere la cucchiaiata.

    Non era l'unica cosa che avrebbe voluto mettere là. Una certa parte del suo corpo era molto dura in quel momento. L'espressione sul suo viso non aiutava. I suoi occhi si chiusero in una beatitudine quasi orgasmica mentre assaporava il boccone. Ebbe un’immagine fugace di lei sotto lui, che gridava il suo nome. Il suo pene s’indurì di più, facendolo spostare per mettersi più comodo. Voleva questa ragazza più di chiunque altro. Decise che avrebbero trovato un modo d’averla prima di dividersi.

    “Era buono?” chiese Spike sorridendo mentre aprì gli occhi scuri per il piacere.

    “Oh, sì,” Buffy ammise con un cenno entusiasta. “Sto tentando di non mangiare niente del genere,” sospirò, “Era meraviglioso.”

    “Hmm, tutti dovrebbero appagare di tanto in tanto, anche te.”

    “Pensi che io sia grassa?” chiese Buffy guardando in basso.

    “Penso che sei perfetta così come sei.”

    Lei lo guardò bruscamente, lo studiò poi sorrise per un momento. “Signore sta tentando di adularmi.”

    “Funziona?”

    Buffy rise mentre si scuoteva la testa. Almeno non era arrabbiata per star amoreggiando con lei. Era stato così tanto tempo da quanto cercare di entusiasmare qualcuno che non era sicuro di che risposta avrebbe ricevuto. Era bello avere questo era bello, la giovane che gli sorrideva. Così bello, che stava canterellando dentro per il pensiero d’averla fatta stare meglio. Decise rapidamente che non se ne sarebbe andato quella mattina come aveva progettato. Un giorno o due non sarebbe importato. Era una benediziona di non avere responsabilità su nessuno altro oltre se stesso.

    “Forse,” rispose Buffy. “Dipende se dividerai quella torta con me.”

    “Avrai tutto quello che vuoi, pet, tutto quello che vuoi.”

    Lei lo fece. Lui pensò che fosse una delle cose più sexy che avesse mai visto. La ragazza mostrava il suo godimento ad ogni morso. I suoi lamenti esplodevano ogni volta. Lo tenne in uno stato di eccitazione mentre la guardava. Lei aveva preso il cucchiaio e ogni paio di bocconi ne dava uno a lui. Se non fossero stati in un luogo pubblico probabilmente l'avrebbe gettata sulla tavola e l'avrebbe fatta sua. Voleva sentire quei suoni che faceva nel suo orecchio mentre spingeva nel suo piccolo corpo.

    “Grazie,” disse Buffy, mentre ingoiava l'ultimo morso. “Non mi godevo qualcosa così buon da molto tempo.”

    “Neppure io,” disse Spike inclinandosi sulla tavola verso lei. Lui la guardò battere leggermente un tovagliolo sulla bocca. Tutto quello che faceva era erotico per lui. Probabilmente era solo perché non scopava da mesi. Ci voleva troppo sforzo tentare di trovare qualcuno che accettava di farlo una sola volta e di non renderlo pubblico. Quindi, ultimamente aveva solo usato la mano. “Sei in vacanza?”

    “Si,” Buffy accennò col capo lentamente. “Sto prendendo del tempo per capire quello che voglio fare.”

    “Perché il tuo 'angelo' ti ha spezzato il cuore?”

    “Quello,” rispose Buffy torcendo il tovagliolo. “Ed altre cose.” sospirò. “Probabilmente dovrei risalire nella mia stanza.”

    Non erano ancora le nove, ma il suo istinto gli assicurava che Buffy stava camminando su un orlo. Lei stava tentando di sembrare felice, ma c'era ancora la tristezza sotto la superficie. Lui le avrebbe permesso di andare per adesso, ma non ci stava rinunciando.

    “Posso accompagnarti alla stanza?”

    “Mi piacerebbe,” rispose Buffy.

    Spike rapidamente pagò il conto così da poterla scortare. Non si toccarono questa volta. Lei si allontanò un pò da lui mentre camminavano. L'aria scoppiettavano tra loro e lui ne era confuso su quello che voleva lei. Quindi, fece solo il gentiluomo. Lei stava ad alcuni piani sotto, dove c'erano le stanze meno costose.

    “Grazie per il caffè,” disse cortese Buffy quando uscirono dall'ascensore. “E per la torta," aggiunse con un ghigno.

    “Piacere mio,” disse Spike. Aspettò un pò ma lei non disse nient'altro. Adesso mai più, e così fece velocemente la domanda che lo stava tormentando. “Hai dei piani per domani?”

    “No.” tirò fuori la chiave magnetica dalla tasca e cominciò a passarla sulla fessura. Era evidente che stava aspettando che dicesse di più.

    “Oh,” disse Spike, alzò le spalle per poi inclinarsi casualmente contro la cornice della porta. Aveva deciso di stuzzicarla un po' prima di chiederle di passare un pò di tempo con lui. “Neanche io. E' strano che nessuno di noi due ha dei piani per tutto il giorno. Bene, suppongo che starò nella mia stanza e guarderò un film.” si drizzò e cominciò a voltarsi, ma non aveva nessuna intenzione di andare via.

    “Vuoi compagnia?”

    La sua domanda lo sorprese così tanto che si fermò. Si girò lentamente per guardarla. Lei lo stava fissando ansiosa. Lui fece un passo più vicino, prendendole la mano.

    “Amerei passare il giorno con te,” disse Spike. “Ma possiamo andare in qualche posto fuori, pranzare, e forse vedere…”

    “Vedere qualcosa a Sunnydale?” chiese Buffy con un riso soffocato. “Non c'è molto qui.”

    “Sono sicuro che possiamo trovare qualcosa,” le disse Spike con un ghigno. “E se ti chiamo domani mattina? Possiamo progettare la nostra colazione.”

    Non era quello che voleva veramente. Quello che voleva era portarla nella sua stanza, farci l'amore per tutta la notte e poi fare colazione a letto. Fare di nuovo l'amore, poi decidere cosa fare per il resto della giornata. Ma non era il momento. Se mai fosse per loro. Le sue emozioni e la sua testa continuarono a scivolare agli estremi della scala quando era per Buffy. Non sembrarono essere mai d'accordo.

    “Va bene,” rispose Buffy. Lei gli prese a coppa la guancia, accarezzandogliela con il pollice prima di alzarsi sulla punta delle dita del piede per baciargli l'angolo della bocca. “Buona notte, William.”

    Con quello se n’andò. Lui passò le dita dove erano state le sue labbra. Ancora bruciava dal contatto. Rimanendo là in piedi, fissando una porta chiusa, il suo cuore si apriva per la prima volta da anni. Fischiando, si diresse verso la sua stanza, già progettando per il giorno dopo.


    Capitolo 3- Chances (Opportunità)

    Non c'era molto da fare a Sunnydale il giovedì pomeriggio. Portare Buffy a vedere un film, beh, troppo tipico perché Spike lo considerasse.
    Andare a fare una gita lungo le rupi era troppo estremo anche se il fattore riserbo era un punto in più da considerare. Distendersi sulla spiaggia era troppo noioso, così non era sicuro di quello che avrebbero fatto.

    Molto era dovuto al fatto che odiava tutto questo scenario di socializzazione. Dare un appuntamento non era qualcosa che ricordava con gioia. Era stato un disastro quando più giovane e impopolare da ragazzo, e una volta che aveva guadagnato un pò più di fiducia, Drusilla l'aveva trovato. Dal primo momento in cui l’aveva vista, aveva capito che sarebbe stata una parte importante del suo mondo.

    Era ad una mostra di un artista promettente alla Galleria della Stanza Bianca di Hollywood ovest, quando la vide per la prima volta. Era in piedi di fronte ad una tavola con delle piccole sculture, centellinando Dom Perignon e parlando con l'artista. Era tutta roba per lui. Se fosse stato interessato probabilmente avrebbe acquistato, ma discutere i punti eccellenti di un pezzo non era qualcosa che faceva. La donna con i capelli lunghi fino alla vita e neri come al pece però valeva. Si fermò davanti alla tavola finché lei non l’aveva notato.
    Il bagliore della curiosità nei suoi grandi occhi marroni era tutto quello che gli ci era voluto per innamorarsi.

    Finirono per fare sesso in macchina prima che la notte finisse. Aveva più esperienza di lui, così gli aveva mostrato cose che non aveva mai immaginato. Due mesi più tardi si sposarono e si trovò rapidamente dentro un affare elaborato della colonna della società. La sua sposa era la nipote di Jacob Marsters, il capo di uno dei più grandi studi di film a Hollywood. Nato per essere il prediletto, William entrò nel suo mondo, facendo quello che poteva per renderla felice.
    Finché il suo successo venne e li fece a pezzi.

    Non c'era modo che fosse preparato ad interpretare la parte dell'amico ansioso di una ragazza innocente come Buffy. Ritornò ai suoi dubbi, mentre bussava alla porta della sua camera d'albergo.
    Niente poteva uscire da questo eccetto un giorno rovinato. Aveva bisogno di tornare a Los Angeles, lei aveva bisogno di tornare da dovunque venisse, e non ci sarebbe stato nient'altro che il ricordo di un breve ma divertente incontro tra loro. Fece un passo indietro per fuggire ma la porta si aprì.

    “Ciao” disse Buffy, avanzando. “Scusa se ci ho messo tanto ma... sta cercando di...” arrossì mentre si chinava a raccogliere la maglia e la borsa.

    “Ha funzionato” disse Spike, facendo scorrere una nocca sulla sua guancia. “Sei completamente fantastica.”

    Lei si spaventò per un secondo prima di arrossire ancora di più. “Grazie”

    “Sei affamata?” chiese Spike, decidendo di essere misericordioso. “Ho portato il menu per la mattina. Possiamo mangiare qualcosa e poi forse trovare qualcosa da fare oggi”

    “Sto morendo di fame” rispose Buffy uscendo dalla porta. Sorrise mentre lui la chiudeva dietro di loro “Non ci sono molte cosa da fare qui.”

    “Sono sicuro che troveremo qualcosa” la guidò verso l'ascensore mettendole una mano sulla schiena. Era così piccola che l’uomo primitivo dentro di lui si sentiva in dovere di proteggerla. Ma sapeva che il suo corpo aveva le curve in tutti i posti giusti. Gli gettò un'occhiata, vedendo i suoi jeans a vita bassa che gli permettevano di vedere una parte del suo stomaco abbronzato da sotto il pullover rosa.
    Il top era abbastanza per dargli un'ampia visuale dei suoi seni spinti verso l'alto. Si leccò le labbra con la lingua.
    La voleva.
    Non era il caso e soprattutto non doveva cercare di sedurla, ma era un pensiero davvero allettante.

    Scosse la testa cercando di prestarle attenzione dato che stava parlando. Si odiò per non aver sentito. Era uno spreco di tempo che poteva essere speso per riflettere sul mondo intorno a lei, o a discutere su qualcosa di significativo.

    “Scusa, tesoro cosa stavi dicendo?” chiese Spike, interrompendo il suo flusso di parole.
    Si allungò e pigiò il pulsante per l'ascensore. “Stavo pensando a qualcos'altro.”

    “Oh, scusa” disse Buffy, sbattendo le palpebre. “Stavo solo parlando a vanvera. Lo faccio quando sono nervosa.”

    Spike avanzò verso lei. Mettendola tra se e il muro, bisbigliando nel suo orecchio, “Ti spavento?”
    Lei rise. Non era la risposta che si era aspettato. Continuò a dimenticarsi che sotto il suo guscio da timida e insicura si nascondeva una piccola anima complicata. “Cosa c'è di così divertente?”

    “Niente, Grande Lupo Cattivo” disse lei usando una voce da bambina.“Mi mangerai?”

    La mano di lei volò a coprirsi la bocca quando si rese conto di quello che aveva detto.
    Spalancò gli occhi mentre lo fissava. Sembrava sconvolta al pari di quanto era imbarazzata. L'abbracciò stretta mentre rideva contento.

    “Oh, piccola cappuccetto rosso” disse Spike. “Lo spero tanto.”

    Le porte dell'ascensore si aprirono rivelando molte persone. Alcune uscirono, ma molte rimasero. Buffy si tirò via, ma afferrò la sua mano mentre lo guidava nella cabina con se. Lui la strinse, percorrendo il suo corpo con gli occhi, dandole una risposta alla sua domanda. Lei chiuse gli occhi quando vide che la stava fissando. Lui poteva vedere la lussuria in profondità nei suoi occhi nocciola. Non sarebbe stato facile essere un gentiluomo. Non quando sembrava che lei lo volesse tanto quanto lui la voleva. Non voleva farle male, ma forse era pronta per una relazione da adulti. Poteva essere quello che lei stava cercando. Decise che avrebbe scoperto tutto quello poteva per poi prendere una decisione; si rilassò e si preparò a divertirsi.

    ****

    Non gli ci volle molto tempo per capire che William era imbronciato, quasi sempre troppo serio, e troppo vecchio per lei. Ma quando la guardava come se fosse la donna più desiderabile del mondo, sapeva che avrebbe visto dove quest’attrazione avrebbe condotto. Era una sensazione bellissima.

    Il suo ragazzo era andato dall'altra parte del paese dopo la laurea, prendendo troppo casualmente la sua innocenza, e spezzandole il cuore con una facilità che l'aveva resa timorosa d'amare di nuovo.
    Angel e lei si conoscevano dall'asilo, ma non aveva trovato difficoltà nell'usarla e poi lasciarla.
    Quindi, come poteva aver fiducia in un estraneo? Non voleva amore, non sapeva se poteva aver fiducia di nuovo, ma voleva un altro sguardo o tocco da William come un tossicodipendente che ha bisogno di un'altra dose. Lui non era buono per lei, ma non avrebbe smesso di vederlo.

    “Cioccolato o vaniglia, luv?” chiese Spike, guardandola da sopra la spalla.

    Lei gettò uno sguardo al piccolo menu appeso fuori dal negozio dei dolci. Era come se fosse un lungo carrello, come un tram. Arrivano alla fine del marciapiede sperando di adescare i pedoni stanchi con la sua moltitudine di dolci. Aveva funzionato su lei e Spike.

    “Mmm, un pò di entrambe” rispose Buffy poi dopo un momento aggiunse “Per favore.”

    In qualche modo dopo una lunga colazione con del buon cibo e leggendo insieme il giornale, decisero di passare il pomeriggio allo zoo. Era una dei pochi posti che Sunnydale aveva per i turisti. Il faro locale gli aveva portato via la mattina. Spike voleva vederlo per scopi di ricerca, aveva detto. Era costruito su quello che una volta era un tempio per una dea. Legato al faro c'era un museo con dei manufatti che erano stati trovati sulla proprietà. Alcuni dei manufatti erano religiosi e antichi che celavano uno scopo più oscuro.

    Andarono via con una grande pila di libretti informativi e molti libri sia sulla storia del luogo e sia sulla dea che veniva adorata là. La divertì vedere come era eccitato lui per questo. Durante il pranzo lui le lesse continuamente dei passaggi, cosa che l'annoiò, ma non voleva essere maleducata così commentò a tutto in modo adatto. Guardare la vivacità sul suo volto era un cambiamento che l'affascinava tuttavia. Vedere il suo volto accendersi e lui che parlava a raffica su un tempio, non c'era niente di più bello.

    “Qui,” disse Spike, dandole un cono gelato con un'occhiata divertita. “Come fai ad essere così magra?”

    “Non è carino” dichiarò Buffy fulminandolo con lo sguardo. “La notte scorsa hai detto che ero grassa e adesso mi dici magra.”

    “Io penso che sei perfetta” disse lui, dandole un rapido bacio sulle labbra, poi assaggiò il gelato alla fragola che aveva scelto. Lei si leccò le labbra per godere un pò di più il sapore di lui. “E bella,” le prese la mano. “Divertente, adorabile, buon sapore, e hai un gran…”

    “Attento” l'avvertì lei. “È solamente il nostro primo appuntamento” alzò il mento e il naso in aria per sottolineare la sua frase.

    “Stavo per dire che hai un gran coraggio” la stuzzicò, con un'alzata di spalle. “Ma se pensi che era offensivo, mi scuso.”

    Spike si sbagliava. Lei non aveva coraggio. Era perché lei stava spendendo troppi soldi per stare all'albergo per un paio di settimane invece di trovare un luogo decente dove vivere. Non voleva affrontare ancora la realtà. Faceva troppo male e stava ancora sperando in un miracolo. Ma quelle cose non accadevano a lei. Da quando aveva compiuto sedici anni, la sua vita sembrava essere cambiata per sempre e non c'era stato più niente di buono.

    Costringendosi a sorridere, disse, “Scuse accettate”

    “Sai di essere una monella?”

    “Si, e non lo dimenticherò”

    “Non pensare che io lo voglia” disse Spike appoggiando un braccio intorno alla sua spalla. “Andiamo alla casa dei rettili”

    Buffy raggrinzò il naso. “Schifo, cosa ne dici di coccole allo zoo?”

    “Puzzolente e sporco”disse lui, tentando di portarla nell'altra direzione. “I serpenti si trovano dietro ad un vetro dove li puoi guardare, senza doverli toccare.”

    La sua frase gli spedì un altro avvertimento attraverso il cervello. Lei lo congedò tuttavia. Non ci poteva essere una dichiarazione nel vero significato delle sue parole. Spike era dolce e molto affettuoso. La sua mano era sempre là ad offrirle sostegno; gli abbracci e baci erano dati liberamente. Per niente come un serpente. Cercò nei suoi occhi un momento, poi si rilassò. Era solo spaventata di rimanere ferita. C'era un bagliore provocatorio in quei occhi blu e glaciali dove era raccontata la vera storia perché tentava di tenerla a distanza.

    “Serpenti sia” decise Buffy prendendogli la mano. “Sapevi che c'è una stanza di dimostrazione dove se sei fortunato ti scelgono per tenere un serpente?”

    Lei avrebbe avuto il modo di tenerne uno anche se doveva implorare. Spike avrebbe visto che anche un serpente poteva essere affettuoso e dolce. Sperò solo che non si accorgesse che dentro avrebbe tremato mentre lo faceva. Totalmente dimenticati i suoi voti di non fare avvicinare nessuno al suo cuore.

    ****

    Le sette candele bianche scintillarono per la camera d'albergo. Il loro profumo di magnolia riempiva la stanza con la loro dolcezza. Il cashmere era posizionato sul divano e una bottiglia di champagne si stava raffreddando in un secchio per il vino vicino al divano. I bicchieri di cristallo stavano aspettando sulla tavola insieme ad una piccola ciotola di cioccolato per coprirci fragole.
    Spike si guardò intorno soddisfatto. Era una scena per sedurre, ma ancora non sicuro che sedurre Buffy era quello che voleva.

    Lei era una combinazione d'innocenza e sensualità che lo facevano impazzire. Il ricordo di lei che accarezzava il boa con gli occhi pieni di paura lo fece sorridere e scuotere la testa. Aveva capito il messaggio. Era pronta per qualunque cosa fosse accaduto tra loro. Così questa era la ragione perché la sua stanza sembrava un set e sul comodino accanto al letto c'erano dei preservativi.

    “E' tutto di suo gradimento, signore” chiese Tara uscendo del bagno. La giovane cameriera lo aveva aiutato a raggruppare tutto il necessario. Era venuta anche ad aiutarlo a mettere delle cose.
    Aveva appena finito di sistemare il bagno; alcune candele, asciugamani in più e un bagnoschiuma profumato ai fiori.

    “Sì, tutto bene” rispose Spike, gettando ancora una volta uno sguardo per la stanza. Si mise una mano in tasca per prendere i cento dollari che decise che la giovane aveva meritato per il suo aiuto. Gliela allungò e lei esitò quando vide quanti erano.
    “Prendili, Tara, hai fatto un eccellente lavoro. Non lo dimenticherò” lei esitò ancora, i suoi occhi che giravano per la stanza “C'è qualcosa che non va?”

    “Perdoni la mia impudenza, Signor Nagle” disse Tara con gli occhi abbassati. “La signorina Summers, lei è…,” alzò gli occhi per incontrare i suoi, mentre raddrizzava le spalle. “E' giovane e ha veramente sofferto. Io non penso… scusi se lo dico, ma lei può dire di essere pronta per questo, ma non penso che lo sia veramente.”

    “Apprezzò il tuo commento ma non penso che sia affari tuoi” rispose Spike. Sapeva che Tara aveva ragione ma non lo voleva sentire. Non voleva la responsabilità di fare male a Buffy. Voleva credere che poteva godere di una notte di sesso e poi si potevano dire addio senza dolore. Si allungò e spinse i soldi nella tasca del grembiule di Tara. “Penso che sia tutto, Tara.” si diresse alla porta e l'apri.

    “Mi scuso di nuovo, signore,” disse Tara, dirigendosi verso la porta. Si fermò di fronte a lui un'ultima volta. “Se gli da un'opportunità, penso che possa essere ciò di cui lei ha bisogno.”

    La giovane scomparve in giù per l'atrio e Spike fissò quel punto per un momento prima di chiudere la porta. Come poteva avere quella cameriera un'idea di cosa William Nagle III poteva aver bisogno? Aveva un’idea della sua vita… e del suo mondo?

    No, non l'aveva.

    Buffy sapeva quello che voleva. La stessa cosa valeva per lui. Un affare d'amore per passare il tempo. Nessuno di loro voleva una relazione. Congedando le parole della giovane e il suo cuore che bisbigliava, Spike si diresse nella camera da letto per cambiarsi per la sera. Buffy sarebbe stata lì a momenti e voleva che tutto fosse perfetto. Non gli venne in mente che il suo desiderio di perfezione non ci sarebbe stato se non si preoccupasse di come Buffy si sentiva.


    Capitolo 4- Champagne Angels (Champagne e Angeli)

    “Giusto in tempo,” mormorò Spike con approvazione. Gettò uno sguardo all'orologio per assicurarsene. Erano le sette in punto e Buffy stava bussando alla sua porta come avevano deciso prima. L'aprì con un sorriso che rimasto lì per alcuni momenti dopo il suo primo sguardo. La ragazza con cui aveva passato il pomeriggio era andata, lasciando il posto ad una bella donna in seta bianca. “Ciao, Buffy” riuscì a dire dopo aver ingoiato per la sorpresa.

    “Ciao, William” rispose lei con un sorriso soddisfatto. Apparentemente la sua reazione era quella che stava sperando da quando poche ore prima si erano separati e le stava appagando il suo lato femminile. Era anche più incredibile di quando l'aveva vista prima.

    “Per favore, entra,” disse Spike, mettendosi da una parte. Le prese la mano dopo aver chiuso la porta, se la tirò più vicina per un bacio rapido sulla guancia. “Sei meravigliosa” le bisbigliò all'orecchio. “Per favore, mettiti comoda.”

    Spike si aspettò che si sedesse in modo seducente sul divano, ma ancora una volta lo sorprese dirigendosi verso il balcone. Poi si ricordò che la sua stanza non aveva una vista, visto che era una delle più conveniente che l'albergo offriva. Tutto quello che Buffy poteva vedere dal suo posto erano i veicoli che portavano gli ospiti all'albergo. Lui sorrise mentre lei si inclinava contro il muro di pietra, gettando indietro la testa per respirare l''aria pungente.

    Dopo aver versato per entrambi un bicchiere di champagne, si mosse per raggiungerla. Lei fissò il bicchiere per un secondo. Lui aspettò la sua protesta, ma lo prese con un sorriso e poi ne prese un sorso.

    “Grazie” disse Buffy.

    Non era per il vino. Era per prenderla seriamente, accettando la donna che stava cercando di essere, senza farla sentire come un bambina. Lui inclinò la testa, fissandosi nella mente il trucco che si era data. Non era la prima volta che la vedeva truccata. La composizione era perfetta, non troppo pesante
    I capelli erano legati in un modo sottilmente sexy. Il vestito mostrava le sue curve ma senza essere stretto.

    “Spero che non ti disturbi” disse Spike,inclinando l'anca contro l'orlo del balcone. “Ma sono andato avanti e ho ordinato degli antipasti così poi possiamo ordinare la cena senza fare troppo tardi.”

    “Perfetto” rispose lei con un sospiro. “Hai una bella vista.”

    “Tu puoi averlo,” la stuzzicò Spike, girandosi per stare in piedi accanto a lei. Fissarono le onde che spumeggiavano e si infrangevano nella spiaggia nella luce del sole che scendeva. C'erano alcune persone che si aggrappavano al pomeriggio continuando a nuotare. Soprattutto la spiaggia era abbandonata, facendoli sentire come se fossero i soli nell'universo. “Ma sono felice di dividerlo con te adesso” aggiunse.

    “Mi dispiace,” rispose Buffy con un'espressione ritrosa. “Sono venuto per cenare con te e sto considerando più l'oceano di te.”

    “Va tutto bene, pet.”.

    Per alcuni momenti era stata in pace con se stessa, il mondo e lui. Lui era dispiaciuto di aprir bocca e disturbare l'incantesimo in cui si era persa. Sospiro, prendendole la mano per condurla dentro la sala da pranzo. Lei gettò uno sguardo intorno, vedendo le candele, la musica leggera in sottofondo e la piccola tavola vicino alla finestra. La sua intenzione di sedurla era evidente. Lei gettò uno sguardo rapidamente a lui e poi guardò di nuovo giù. La sua lotta interna con la sua attrazione per lui era evidente sul suo volto.

    “Mi sono divertita questo pomeriggio” disse Buffy, mentre si sedeva sul piccolo divano. Prese un altro sorso del suo champagne. “Non sono mai stato allo zoo da un sacco di tempo.” ridacchiò leggermente. “Da quando… era un bambina alle elementari”

    “Non penso a te come una bambina,” rispose Spike, facendo scorrere le nocche lungo la sua guancia. “Sei una donna.”

    “Tu mi fai sentire così.”

    Le sue parole erano leggere ma non c'era esitazione. Era sicura di quello che stava dicendo. Brividi freddi lo percorsero al pensiero di insegnarle la passione. Lui si chiese quanto tempo potesse giocare con lei prima che il vero mondo li costringesse a tornare alle loro vite. Lei lo stava fissando come se volesse essere baciata, facendo uscire la lingua per bagnarsi le labbra. Non c'era modo in cui lui potesse negarsi ancora a lungo. Si avvicino, mettendole il braccio intorno alle spalle e piegandola di lato. Lei gli mise le mani intorno al collo, incontrandolo a metà strada. Si erano già scambiati baci allegri o rapidi in quella giornata, ma nessuno di loro conteneva una promessa come questo qui.

    Le loro labbra si incontrarono con una lentezza esplorativa, trascinando i contorni dell'altro finché non furono registrati nella loro anima. Lei stava affogandolo nella sua dolcezza. Lui fece scivolare la lingua tra le sue labbra, leccandole i denti, finché non aprì la bocca per lui. Gemette quando la incontrò con ansia, facendolo sentire necessario. Era qualcosa che non aveva mai sentito prima. La prese tirandosela più vicino, volendo dimenticare tutte le promesse di andare lento.

    Le passò le dita tra i capelli, tenendola vicino. Ruppe il bacio per mordicchiarle le labbra, succhiandole poi il labbro inferiore con la bocca. Lei si lamentò, spostando la sua mano sul suo seno, affinché lui potesse spremerglielo.

    Il bussare alla porta li interruppe. Entrambi gelarono. La mano di Buffy volò alla sua bocca mentre si rese conto di quello che stavano quasi per fare. Se il servizio in camera non fosse arrivato, lui avrebbe fatto l'amore con lei e lei glielo avrebbe permesso.

    “Scusa” borbottò Buffy alzandosi e dirigendosi verso la camera da letto.

    Spike gettò la testa indietro, bestemmiando per il tempismo, ma apprezzandolo anche così da aver più tempo per pensare chiaramente. Non voleva che lei se ne pentisse la mattina. Un'altra bussata lo costrinse ad aprire la porta. Avanzò dentro, gesticolando al cameriere verso la tavola. Buffy non apparve finché il giovane non se ne andò chiudendo la porta dietro di se.

    “È sicuro, puoi uscire, Buffy” disse Spike fissando il cibo, non era nell'umore per mangiarlo. Lei lo spaventò avvolgendogli le braccia intorno la vita, la testa appoggiata contro la sua schiena. Lui le coprì le mani con le sue. “Stai bene?”

    “Più che bene” disse lei con un sospiro. “Hai una bocca sorprendente.”

    “Io ho tutto sorprendente, Luv” disse Spike con una risata soffocata, girandosi per prenderla tra le braccia. “Così, non stai avendo un attacco di panico.”

    Lei scosse la testa. “No, William, no” alzò le spalle “Non mi pento, di averti incontrato e tutto”
    Non spiegò altro, ma avanzò per leggere attentamente tutti gli antipasti che li aspettavano. “Una scelta romantica vedo” lo stuzzicò, indicando le ali di pollo e fiori di cipolla che aveva ordinato.

    “Mi piacciono.”

    “Vanno bene” disse Buffy, sorridendo. Si sedette, mettendo una delle ali di pollo nella salsa. “Piacciono anche a me.”

    Molto ore dopo una cena composta da una fetta di carne, patate arrosto e asparagi al vapore erano arricciati sul divano uno di fronte all'altra. Erano alla seconda bottiglia di champagne e Buffy stava finendo felice alcune fragole. Spike la stava guardando, giocando con il suo bicchiere che teneva bilanciato sulla coscia. La conversazione era stata quasi troppo casuale mentre discutevano sulla carriera, sugli eventi del mondo, il suo primo anno dell'università e i punti migliori da visitare a Sunnydale. Non una volta avevano discusso di quello che stava accadendo tra loro, il suo matrimonio con Drusilla o del suo 'angelo' che gli aveva spezzato il cuore. Erano ancora virtualmente estranei. Un fatto che non lo faceva sentire bene con se stesso.

    “Mi sono sposato prima,” disse inaspettatamente Spike, ma non se ne pentì, mentre lo diceva.
    Lei doveva sapere prima di prendere alcune decisioni riguardo a lui. Inoltre voleva dirlo a qualcuno che non sapeva la verità. Poteva essere la sua verità. Buffy lo guardò con occhi larghi e dolci.
    “E morta un anno fa circa.” rise, strofinandosi gli occhi. Non era il modo corretto di dirlo. Non voleva che Buffy pensasse che si stava ancora addolorando. Quindi, disse la verità. “Quell'affermazione le dà la tua comprensione. E' stata assassinata in una stanza di un motel con il suo amante”

    Lui sentì il rumore di un piatto che colpiva la tavola, e poi della seta che frusciava mentre Buffy scivolò su lui. Le mani che gli coprivano le sue con una forza di cui aveva bisogno.

    “Doveva essere un'idiota,” disse Buffy con condanna, poi gli prese a coppa il viso. “Mi dispiace…”

    “Non ci sono ragioni per cui ti debba scusare,” disse Spike. “Non sei tu quella che ha premuto il grilletto. Io sto bene… adesso. Ci stavamo allontanando da tanto prima che accadesse. Non c'era molto amore tra noi.”

    “Hanno… trovato chi è stato?”

    “No” disse Spike con un sospiro. “Ma è sembrato un colpo da professionista. L'uomo con cui era, era molto potente e sposato. Probabilmente aveva fatto arrabbiare qualcuno e mia moglie era nel luogo sbagliato al momento sbagliato.” abassò la testa. “Lei era…una pazza a non pensare che non avrebbe pagato un prezzo per le cose che aveva fatto. Mi solleva solo il fatto che non sono andato giù con lei.” Rise. “Adesso conosci il mio passato. Spero che questo non ti faccio fuggire da me”

    “No”Disse Buffy stringendogli le mani. “Grazie per avermelo detto.”

    “Non merito la stessa cortesia?” chiese Spike spostandole una ciocca di capelli. “Qualcosa circa qualcuno che ha spezzato il tuo cuore... un angelo.”

    “Angel era il suo nome,” disse Buffy, quietamente. Si tirò indietro, tirandosi le gambe sotto di se e avvolgendosi le braccia intorno. “Sapevano tutto uno della vita dell’altro. Una volta che siamo andati al liceo ci siamo messi insieme. Una settimana prima del ballo dei senior decise di dirmi che stava lasciando Sunnydale. Mi lasciò senza darmi un secondo sguardo e adesso sta andando a Princeton.”

    “Significava molto per te” disse Spike. “E hai ancora il cuore spezzato dopo, cosa, due anni?” era un pò sbalordito che una ragazza come Buffy si stava ancora addolorando.

    “Ti ho mai parlato della mia fortuna marcia che ho con gli uomini?” disse Buffy con un sorriso. “Angel è stato il mio primo amore e suppongo che paragono tutti a lui.”

    “E tutti gli altri hanno fallito?”

    “Si, fino ad adesso” disse Buffy, onorandolo con un sorriso che lo scaldò per la sua intensità. Lei scosse la testa. “Non è solo Angel che mi ha portato a questo grande incrocio della mia vita.”

    “Allora cosa?” chiese Spike, giocando con una ciocca dei suoi capelli che si erano liberata dalla coda.

    “Mia madre è morta due mesi fa” disse Buffy ricacciando indietro le lacrime. “Aveva un tumore al cervello. Pensavamo che stesse migliorando ma quando sono tornata da scuola l'ho trovata… sul divano.”

    Spike si avvicinò, ma lei lo rimandò indietro. Aveva bisogno di far uscire tutto. Lui lo capiva. Ci era voluta una bottiglia di whisky, e uno Xander molto paziente e insistente per far uscire tutto i suoi sentimenti per Drusilla. Ci erano volute molte sere finché entrambi erano svenuti nel soggiorno per farlo zittire. Era grato di avere un amico che era disposto a rimanere sveglio con lui. Ora, sospettò che Buffy non avesse nessuno per ascoltarla. Quindi, si tenne quieto e a distanza finché non fosse pronta.

    “Mio padre è venuto,” continuò Buffy. “Lo stesso che se ne andato dalle nostre vite alcuni anni prima. Vendette la casa visto che era ancora per metà sotto il suo nome, portò mia sorella con se a LA, e mi lasciò sola. Mi diede un assegno e mi augurò buona fortuna. Tutti quelli che ho amato mi hanno lasciato...”

    Lei stava singhiozzando così forte che poteva respirare appena. Spike se la tirò sopra il grembo, cullandola mentre lei si stringeva a lui. La crudeltà degli uomini nella sua vita lo riempì con un'ira criminale. L'amore era un regalo prezioso, come un tesoro dal momento che era Buffy.

    “Scusami” singhiozzò tirandosi via. Si asciugò il naso con il dietro della mano. “Io… mi sono lasciata andare. Adesso vado.”

    “No, rimani,” disse Spike, tenendosela tra le braccia. “Io sono qui per te.”

    La domanda silenziosa rimase tra loro. Sarebbe rimasta? Spike non lo sapeva. Sapeva che fisicamente la voleva più di quando doveva. La sua tristezza era una tragedia che aveva trascinato i sentimenti più profondi. Poteva essere una persona premurosa, compassionevole, ma potrebbe essere un appoggio per lei? Un amico che poteva aiutarla a superare questo momento buio della sua vita. Lui non lo sapeva. Riusciva appena a tenersi a galla nella palude dove Drusilla l'aveva lasciato, andandosene.

    Buffy lo fissò, sbattendo ancora gli occhi per le lacrime che le scorrevano sul viso, ma non disse niente. Non gli chiese se lui poteva essere il suo angelo custode. Invece si inclinò in avanti, pigiando le labbra sulle sue. Lui accettò il bacio, finché lei non si spostò così da essere a gambe divaricate sopra lui e riempiendoli il viso con baci disperati che celavano il suo bisogno.

    “Pet, tu… vuoi… non sei pronta per questo,” bisbigliò Spike mentre lei gli mordicchiava lungo il collo. “Non voglio che te ne penta.”

    Lei si tirò indietro poi gli disse qualcosa che sapeva già, ma avrebbe voluto non fosse la verità. “Io non sono vergine.” si mosse avanti e indietro sulla sua erezione, strofinando le loro voglie evidenti l'uno contro l'altra. “Angel è stato il mio primo ragazzo, e mi ha lasciata dopo aver preso la mia verginità, Riley… il mio ragazzo all'università era qualcuno che pensavo di potermi fidare ma mi lasciò nel mezzo della malattia di mia madre. So che non vuoi una relazione nonostante il tuo corteggiamento. Tu mi vuoi. Io ti voglio. Voglio dimenticare tutto e perdermi in qualcosa che mi faccia sentire fottutamente bene in cambio. So che puoi darmelo.”

    Era diretto. Lacerò la sua anima sentire che lo considerava così. Sarebbe stato il primo in una spirale verso la ricerca di qualcosa… qualsiasi cosa che avrebbe portato via il disagio che riempiva il suo cuore. Le persone nel suo passato l'aveva fatta solo soffrire. Prendendo il suo cuore, facendo promesse che non avrebbero mantenuto, lasciandola poi senza fiducia. Lei aveva ragione. Si volevano l'un l'altra. Sapeva il risultato. E almeno poteva essere il primo in qualcosa.

    Spike fece l'unica cosa che poteva fare. L'unica cosa che voleva. Si arrese.


    Capitolo 5 - Love me in the Morning (Amami di Mattina. )

    Le sue mani.

    La sua bocca.

    Tutto il suo corpo. Lei non poteva formare un pensiero coerente. Tutto quello che poteva fare era sentire. Non gli aveva mentito quando gli aveva detto che la poteva far sentire bene. Era oltre il bene. Era persa in un piano sensuale dove il suo corpo stava canterellando. Il profumo delle magnolie riempì i suoi sensi dandole la sensazione di fare amore in un giardino.

    Buffy strofinò il viso contro il cuscino mentre Spike le modellò le natiche. Lui fece scivolare le mani sulla sua vita verso l'alto, inclinandosi contro la sua anca. La sua erezione premeva contro la sua carne. Sospirò in appagamento. Non c'era un altro posto dove voleva essere, se non qui nel letto. Le sue parole audaci di volerlo erano cambiate quando venne la parte imbarazzante di raggiungerla. Il suo unico vestito elaborato copriva dei convenienti collant e della semplice biancheria intima. Si sentiva imbarazzata mentre la spogliava, desiderando poter essere di più per lui. Finché non le parlò mentre le toglieva le mutandine. Il suo respirò le accarezzo i ricci molli della sua femminilità mentre bisbigliava, “La perfezione”

    Lei poi divenne la sua schiava, arrendendosi alla sua esperienza, e al desiderio che aveva per lei. Non si chiese perché la voleva. Non le importava. Avrebbero avuto solo stasera così non ci sarebbero state conseguenze di cuore ad infastidirla. Nessuno avrebbe saputo quando facilmente si era arresa, mentre passava alla sua nuova vita. Una con una maturità forzata che l'avrebbe lasciata abbastanza pentita delle opportunità perdute. Spike sarebbe stato un ricordo piacevole che sarebbe stata una fuga per quando le cose diventavano troppo.

    “Sei ancora sveglia, gattina?” chiese Spike, carezzandole la schiena. La mano scivolò sotto al suo corpo per foggiarle a coppa un seno. “Ti sto annoiando?”

    “Ti giuro che non mi stai annoiando” sospirò lei mentre lui giocava col suo capezzolo. “Spike?”

    “Si?,” rispose lui assente, spingendole i capelli di lato così che potesse carezzarle il retro del collo.

    “Mi fai sentire veramente bene” disse Buffy con le dita che scavano nel cuscino. Lui la baciò sotto l'orecchio e con le mani la girò per averla rivolta verso lui. Lei con un sospiro leggero gli prese a coppa il viso, tracciando il suo zigomo con ilo pollice mentre gli sorrideva.

    “Tu fai lo stesso per me,” disse lui prima di baciarla di nuovo.

    Le sue parole la inspiravano tanto quanto i suoi baci. Forse non era la ragazza lasciata da Angel o quella che Riley non poteva amare. Nelle braccia di Spike era una donna. La passione le accarezzava il cuore ferito tanto quanto il suo corpo. Lo cullò, facendo correre le mani lungo la sua schiena mentre scivolò tra le sue gambe. Lei le avvolse intorno alla sua vita mentre lui cercava l'ingresso al suo corpo. I suoi occhi che non si staccarono mai dai suoi mentre il suo pene le scivolava dentro.

    “Così buono,” disse Spike, spingendo per la prima volta. “Sembra come se fossi costruita solo per me… come un allettante calore.”

    Buffy non poteva dire niente. Il suo mondo stava esplodendo intorno a lei mentre lui la prendeva. Gettò la testa indietro mentre lui abbassava la testa nell'incavo della sua spalla. Non c'era bisogno di pensare. Il suo corpo rispose al suo con un istinto vecchio come il tempo. Si mossero verso l'altro, riempiendo e venendo riempiti, perdendo la capacità di parlare. Buffy ansimò, si lamentò mentre si inarcava per riceverlo più e più volte. Non passò molto tempo per farla raggiungere il primo orgasmo. Lui l'aveva coccolata così bene, alimentando il fuoco, prima di entrare in lei. Il secondo venne non bramato facendolo ghignare in giù a lei mentre le sue unghie gli graffiavano quasi la pelle. In qualche modo lui sapeva che era il solo a portarla a quelle altezze. Questo alimentò il suo bisogno per lei. Le sue spinte divennero più frenetiche mentre cercava la sua liberazione, che venne subito dopo il terzo orgasmo di lei.

    “Oh, dio, Luv” si lamentò Spike crollando su lei. Le baciò la guancia e poi rotolò per rimuovere il preservativo. Si mosse sulla schiena, ignorandola mentre recuperava il respiro. Si sentì da sola finché lui non la prese e la trascinò contro di se. “Vieni qui.” lei lo raggiunse arricciando al suo fianco, adorando la sensazione che lui l'amava anche se era solamente una fantasia. Appagata per alcuni minuti in cui non c'erano regole. Sarebbe stato qualcosa per alimentare le notti solitarie che stava per affrontare. Lui tirò le coperte su loro. “Sono contento che sei qui,” fu tutto quello che lui disse. Lei non si mosse, aspettando un segnale, e poi sentì un leggero russare un pò dopo. Sorrise e si accoccolò ancora più vicino a lui. Poteva stare lì per un po' di più.

    ***

    “Dove vai?” chiese Spike ancora con voce pesante per il sonno. Si passò una mano sul viso, tentando di svegliarsi e capire perché Buffy stava lasciando il letto. Aveva freddo senza lei accoccola contro di se.

    “Io… io non era sicura se volevi che rimanessi” disse Buffy, tirandosi il lenzuolo contro i seni. “È mattina e pensavo che forse dovevi andare via o qualcosa.”

    Spike la fissò per un momento mentre tentava di decidere se era solo insicura o se stava tentando di lasciarlo. Le loro sessioni amorose erano state intense. La seconda volta ancora meglio. Durante la notte si erano svegliati, e l'avevano rifatto. Era questa volta che aveva fatto l'amore con lui. All'inizio il suo tocco era provvisorio poi divenne più sicuro quando aveva compreso come fare. Era diventata una tentatrice che adempieva a così tante fantasie con la sua passione sfrenata per lui. Lui aveva amato osservare la ragazza diventata una donna tra le sue braccia.

    “Voglio che rimani” disse Spike.

    “Dove andremo con questo?” chiese Buffy rifiutandosi , tenendo i suoi occhi verso il pavimento. “Abbiamo vite da condurre e posti dove…”

    “No, intendo rimani con me,” disse Spike sedendosi. Le baciò la spalla, spostandole i capelli, e poi con le labbra la accarezzò fino alla mascella. Era tutto improvvisamente chiaro. La ragione per cui lei era entrata nella sua vita. “Sposami.”

    “Cosa?"

    I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa, ma là sotto, se lui l'avesse guardata, c'era speranza. Era quella speranza a cui si sarebbe aggrappato nei prossimi minuti. Sposarla non era stata parte del piano. Sposarsi qualcuno non era un suo traguardo. Essere single era più facile, ma Buffy era qui come un regalo che non sapeva di desiderare. E la voleva con un'intensità che lo sorprendeva.

    “Sposami, amore” ripeté Spike con un sorriso. “Non credi nel destino?”

    “Veramente no,” disse Buffy, scuotendo la testa. “Non per me comunque.”

    “Vedi è quello che intendo” disse Spike, intrecciandosi una ciocca dei suoi capelli intorno al dito. “Tu ed io siamo completamente opposti, ma ci troviamo a vicenda. Mi hai fatto credere di nuovo e io posso essere quel porto nella tempesta di cui hai bisogno.”

    “Non ci conosciamo” protestò Buffy. “Non funzionerà mai.”

    “Ti conosco abbastanza.” sospirò lui tentando di ordinare i pensieri che gli stavano correndo per la mente. Tutte le ragioni di farlo. “Tu vivi qui, io vivo a LA, è troppo lontano per stare insieme” la baciò. “Inoltre la stampa ti mangerebbe viva se stessimo insieme. Se invece ci sposiamo allora sarà una cosa tranquilla.”

    “Finché decidi di cambiare o qualcosa,” bisbigliò Buffy. “O scopri come sono orribile.”

    “Buffy, io non sono loro” disse Spike stringendole la mano. “So già come sei meravigliosa. Sposami. Permettimi di prendermi cura di te. Sia la mia inspirazione”

    Lei fissò nei suoi occhi. Cercando una risposta che lui sperava che non avrebbe trovato. La verità l'avrebbe fatta fuggire. Nessuno sapeva la verità su di lui. Spike giurò che se Buffy fosse sua, sarebbe stato tutto quello che non era mai stato per Drusilla. Avrebbe adorato questa dea che aveva aggiunto la speranza alla sua vita.

    “Sei sicuro?”

    “Si, sono sicuro,” disse Spike con un sorriso. “Vedi, piccola, ho già pensato a tutto. Possiamo andare a Las Vegas questa mattina, pranzare, sposarci e poi tornare a LA stanotte.”

    “Non posso solo andare a LA” protestò Buffy con uno sguardo angosciato. “Tutte le mie cose sono depositate qui.” sventolò la mano. “Ho vissuto qui tutta la mia vita. Vado all'università alla UC Sunnydale. Cosa farei a Los Angeles?”

    “Mia moglie” disse leggermente Spike. Comprese che la stava perdendo per le sue paure.
    Ogni scusa era un perfettamente ragionevole e lui capiva. Ma credeva anche che stare con lui era meglio che stare da sola. “Amore, tutto quello che devo fare è una telefonata per sistemare le tue cose e spostarle in un deposito a Los Angeles. O se vuoi possono essere portate a casa mia.” lui le accarezzò di nuovo i capelli. “E sai che la UC Sunnydale parte dallo stesso sistema universitario come la UCLA così non penso che sarà un problema per trasferire lì i tuoi crediti.”

    “Hai le risposte per tutto, vero?” chiese Buffy, poi scosse la testa. “Ti prenderai cura di me come se fossi un cucciolo, vero?”

    “No,” disse Spike. “Se tutto quello che voglio era prendermi cura di te ti avrei chiesto di essere la mia amante e non mi moglie.”

    “Io.. io,” Buffy esitò. “È solo così improvviso, lo sai?.”

    “Lo so,” concordò lui. “Ma non voglio permetterti di andare. Ti voglio nella mia vita.”

    “Anch'io ti voglio nella mia vita” disse Buffy, fissandolo. Lui si rilassò quando lei sorrise.
    Le lacrime iniziarono a scorrere per le sue guance mentre si allugava per abbracciarlo. “Sì, ti sposerò.”

    Spike l'abbracciò stretta, felice per la sua vittoria. Buffy era sua. Lo sposava. Nessuno aveva detto la parola 'amore'. Non lo sentivano ancora. Forse con il tempo. Era fiducioso per quello.

    “Sì” disse Spike tirandola sul letto e rotolando finché lei non fu sotto di lui. Il suo sorriso era raggiante. Lo scaldava nei luoghi più scuri della sua anima che solo lui conosceva. Luoghi che sperava che lei non avrebbe mai scoperto. La baciò con l'urgenza che celava il desiderio di averla solo per se. Lei si aprì a lui, pienamente e senza limitazione. Le emozioni scorrevano verso lui che si sentiva pieni di felicità. “Così, Buffy, hai mai fatto la doccia con un uomo?”

    “No,” Buffy rise. “Perché? È una condizione del nostro fidanzamento?”

    Ridendo insieme a lei, lui si mise in piedi e la prese tra le braccia. “Sì, lo è,” le disse mentre la portava verso il bagno. “Perché per avere uno degli appuntamenti più corti della storia dobbiamo muoverci” la rimise su i suoi piedi per poi aprire l'acqua.

    “Pensi veramente che ci darà più tempo?”chiese Buffy baciandogli la schiena e premendosi contro lui.

    Non lo avrebbe fatto, ma almeno per il momento non le avrebbe permesso di andare via.

    ****

    La suoneria del suo cellulare penetrò nel suo sogno ad occhi aperti con la forza di onda. Xander passò le dite sul golf di cachemire un'ultima volta prima di metterlo di nuovo nel cassettone. Chiuse il cassetto e prese il cellulare.

    “Cosa?”

    “Sei di cattivo umore?” chiese Spike ridendo. “Consolati, amico, la tua serie è stata appena rinnovata per un'altra stagione.”

    “Sì, qualunque cosa,” disse Xander con un sospiro. Si pentiva di ogni firma per l'ansia che sentiva per lo show per gli adolescenti dove era. Apprezzava che l'avevano messo sulle copertine della riviste. Ma essendo solo un trentaduenne che avere un ruolo da diciannove lo corrodeva. Nessuno lo prendeva seriamente negli affari per questo. “Voglio veramente continuare a fare il ragazzo idiota per un'altra stagione.”

    “Scusa,” disse Spike. “Lo so.”

    Xander poteva quasi vedere il suo migliore amico scuotere la testa. Se qualcuno sapeva quello che gli girava per la testa, era Spike. Per la maggior parte del tempo comunque. Questa era una di quelle volte.

    “Guarda, Spike, è stato solo uno di quei giorni. Oggi le cose sono andate di merda sul set veramente presto. Hanno deciso che non dovevo comparire oggi. Quindi, sono andato per niente e Cordy è in uno dei suoi umori.”

    “Così, vai a prendere una birra,” rispose Spike con voce che era scesa ad un tono più compassionevole. “Nasconditi un pò a casa mia.”

    “Sono già là, vecchio mio,” disse Xander, con una risata soffocata, scendendo le scale. “Se ritorni oggi ti suggerisco di fare la spesa perché il tuo frigorifero è nudo come il ghiaccio artico.”

    “Davvero, è per quello che ti chiamo, Xan.”

    “Okay, nessun problema. Posso essere il tuo ragazzo delle commissioni. Birra, pretzel, pizze, gelato qualche altra cosa?”

    “Mi sto per sposare.”

    “Stronzate,” disse Xander con una risata mentre si lasciava cadere a tonfo sul divano, appoggiando i piedi sul tavolino da caffè di vetro. “Seriamente, cosa vuoi?”

    “Guarda, non ho tempo per spiegarti tutto,” disse Spike. “Devo incontrarla tra pochi minuti.”

    “Sei serio,” esclamò Xander lasciando cadere di nuovo i piedi sul pavimento. Spike non poteva sposarsi. Doveva essere un scherzo. “Chi stai per sposare? Jenny?”

    “Divertente, amico, davvero divertente,” disse Spike. “Ho incontrato una ragazza qui.” sospirò. “Mi ha ridato l'inspirazione e la speranza.”

    “Così, te la sei scopata e sei uscito fuori di testa.”

    “Lo fatto e non ha aiutato. La reso solo peggio.”

    “Figlio di puttana,” disse Xander, mettendo del timore riverenziale nella voce. Chi diceva che non poteva agire? “Sei andato e messo in trappola.”

    “Sì, amico,” rispose Spike. “Mi ha in pugno e non c'è nessun altro luogo dove vorrei essere.”

    “Bene, congratulazioni,” disse Xander, tentando di essere felice per l'amico. Era quasi impossibile con il nodo che adesso aveva allo stomaco. Come poteva Spike essere così stupido da volersi sposare qualcuna dopo solamente un paio di giorni? “Così cosa ti serve da me?”

    “Vai per il mio appartamento e prendi tutte le foto di Dru,” disse Spike. “E qualsiasi altra cosa che potrebbe ferire Buffy vedendola. Chiudi tutto nell'armadio di Dru e me ne libererò io più tardi. Puoi farlo per me? Sarebbe positivo anche se chiami una domestica per pulire. Forse servirebbe anche del cibo così non è nudo quando arriviamo là. Voglio che lei si senta speciale.”

    “Nessun problema,” promise Xander. Annotò le ultime richieste che Spike gli fece prima di finire la telefonata. Gettò la testa indietro e fischiò incredulo. Dopo l'inferno che Drusilla gli aveva fatto attraversare, non pensava che Spike si sarebbe sposato di nuovo. Era stato un tale casino di matrimonio da far invidia ad una guerra mondiale per quello che ne sapeva lui. Xander prese la prima foto e fece correre il dito lungo il viso della bellezza oscura. “Bene, mia piccola principessa, sembra che tu sia sostituibile dopo tutto. Mi chiedo se lei sarà interessata ad avermi intorno quanto lo eri tu.”


    Capitolo 6- Follow the Yellow Brick Road (Segui la Strada dei Mattoni Gialli)

    Ignorando il nervosismo che gli stava lacerando lo stomaco, Spike camminò verso l'ascensore. Si riassicurò che tutto stava andando solo come voleva. Ogni dettaglio a cui poteva pensare era stato controllato da quando aveva lasciato Buffy due ore prima nella sua camera. Una piccola ricerca sul suo computer portatile gli aveva procurato tutte le informazioni che gli occorrevano per fare un matrimonio improvvisato.

    Una cappella discreta era già stata prenotata a Las Vegas per il loro arrivo. E con un po' di persuasione aveva concordato che gli avrebbero dato il pacchetto deluxe anche se di solito servivano ventiquattro ore di preavviso. Incluso c'era anche il bouquet della sposa e un video ricordo della cerimonia. Era tutto molto romantico ma ancora un po' clandestino che lo rendeva ancora più divertente. Se le cose fossero precipitate allora non c'era bisogno di far sapere a tutti quello che stava per fare, almeno finché non avrebbe finito. Aveva fiducia che Xander non dicesse niente finché Spike non fosse pronto a rilasciare le informazioni.

    Avere un amico che capiva gli affari era sempre un bene. Era in parte per la loro amicizia che aveva reso Spike interessante ai paparazzi ma era principalmente per il suo primo matrimonio con la principessa dell'impero dei film che l'aveva reso ricercato. Naturalmente la morte di lei era la notizia dell'anno prima. Il fervore non era mai cessato veramente perché non c'era mai stata una fine. Fino al punto che Spike aveva comprato un giornale dove riportavano la notizia che aveva comprato una scatola di preservativi alla farmacia locale. Fece solo si che tutti speculassero su quale particolare ingenua li stava per usare.

    Entrando nell'ascensore, Spike tenne la porta aperta fino a che il facchino insieme al carrello che teneva il suo bagaglio, non entrò nella cabina. Con buona speranza sarebbero stati in salvo a Los Angeles quando la notizia del suo matrimonio improvviso sarebbero venute a galla. Probabilmente sarebbe stato meglio per Buffy se l’avesse portata fuori almeno per un mese dal paese, ma a causa del contratto non poteva andare via semplicemente. Aveva bisogno di essere dove poteva essere rintracciato.

    Il facchino rimase nell'ascensore finché Spike stava già scendendo l'atrio. Gli aveva detto di aspettare fuori dalla stanza finché Spike non lo avesse chiamato dentro. Non era sicuro di quanto poteva essere a suo agio Buffy nel suo mondo. All'inizio poteva sentirsi sommersa come al circo per l'atmosfera che l'ha circondava. Qualche volta ancora non era abituato neppure lui, ma era fiducioso che avrebbe imparato. Era una donna intelligente e coraggiosa che poteva occuparsi di qualunque cosa venisse dal suo mondo. Era una delle ragioni per cui era così sicuro che lei doveva essere una parte della sua vita.

    “Ciao, William” disse Buffy, aprendo la porta immediatamente dopo che lui aveva bussato. Con la mano si accarezzò la leggera camicia bianca, poi lo guardò come per scusarsi, “Il vestito che indossavo la notte scorsa era l'unico bianche che avevo…”

    Lui la baciò per farla smettere di parlare. La delicatezza delle sue labbra lo fece attardare per un momento così che poté assaggiare il suo lucidalabbra. La mano si fermò sulla sua anca mentre le labbra andarono lungo la guancia fino a bisbigliare nel suo orecchio, “Troppo orecchi qui, pet. Stai bene.” Poi le diede un bacio sull'incavo del collo prima di indietreggiare. Buffy sembrava confusa mentre lo fissava per un secondo. Per alleviare il suo disagio aggiunse leggermente, “Sei più bella ogni volta che ti vedo.”

    Il rossore le colorò le guance mentre si fissò i vestiti. Erano normali, jeans con una maglia di garza bianca che quasi gli arrivava alle ginocchia. Sembrava giovane, bollente e felice. Lui le alzò la testa per un momento mentre la studiava. Sì, era effulgente. Sorrise soddisfatto per la sua conclusione. Nella sua mente non c'erano dubbi che erano insieme per l'inizio di un grande viaggio.

    “Buffy, tutto è pronto per…oh, mi scusi,” disse Tara, uscendo del bagno. Portava degli articoli da toeletta che doveva essere di Buffy.

    “Bene, bene, sembra che sei sempre intorno,” commentò Spike, guardando la giovane. Alzò un sopracciglio sorpreso non solo per il fatto che la domestica era nella stanza di Buffy ma anche perché indossava vestiti normali, non da lavoro. Guardò lentamente tra le due donne che avevano entrambe espressioni colpevoli. Un sospetto orribile gli passò per la mente. Era l'unico sotto la perfezione della circostanza. Questo pensiero lo riempì di confusione. Certamente aveva torto? Ma non poteva evitare la durezza delle sue parole. “Sembra che sarei potuto essere la vittima di uno sporco stratagemma.”

    “Cosa intendi?” chiese Buffy mettendogli la mano sul braccio. I suoi occhi verdi erano una tempesta di preoccupazione mentre lo fissava in volto. Era come se fosse preoccupata che qualcuno l'avesse ferito. Fece solo si che il suo cuore dolesse con una speranza agrodolce.

    “Ha quasi funzionato, vero?” ringhiò Spike, ancora incapace di controllare la bestia dentro di se. “Voi due…”

    “… siamo amiche,” completò Buffy, sospirando di sollievo. “Mi dispiace, William, per non avertelo detto. È una piccola città. Tara e io andavamo allo stesso liceo. Mi ha riconosciuta quando mi sono registrata e sa quello che avevo superato. Non potevamo lasciare che chiunque sapesse che stavamo rinnovando la nostra amicizia. L'albergo non vuole che impiegati e ospiti si mescolano.”

    “E' vero... signore,” confermò Tara mentre fissava il pavimento. “Per favore non faccia un reclamo contro di me.” alzò lo sguardo per incontrare il suo. “Sarò licenziata se lo fa.”

    Sembravano due bambine colpevoli di essere state beccate a sbirciare i regali prima della mattina di Natale. L'idea sciocca che loro volevano fregare l'uomo anziano ricco volò fuori dalla finestra. Respirò di sollievo, sentendosi sciocco per aver pensato che queste due donne innocenti fosse capaci di considerazione un tale piano. Scosse la sua testa per la sua natura cinica.

    “Così, Buffy ti ha detto che le ho fatto la proposta?” chiese Spike, dopo aver gettato uno sguardo dietro a se per assicurarsi che la porta era chiusa e che nessuno passando per caso potesse udire la loro conversazione.

    “Sì, signore,” disse Tara, con un sorriso gioioso che le fece brillare gli occhi. "Era così eccitata, ma anche nervosa così le ha detto che sarei venuta ad aiutarla per il vestito e ad impaccare la sua roba.”

    Spike fece scivolare il braccio intorno la vita di Buffy, tirandola più vicino al suo fianco così che potesse baciarle la guancia. “Non c'è niente per cui essere nervosi, luv” l'assicurò. “Prometto che mi prenderò cura di te.”

    “So che lo farai,” disse Buffy, fissando fiduciosa nei suoi occhi. L'orgoglio gonfiò il suo cuore, quella creatura straordinaria voleva passare la vita con lui.

    “Congratulazioni,” disse Tara, interrompendo il loro momento per ricordargli che era là. Andò verso il letto per finire di comprimere le cose. “Dovrebbe essere tutto,” disse chiudendo la valigia. “Sei pronta per andare.”

    “Grazie, Tara” disse Buffy, abbracciando l'altra donna. “Mi mancherai.”

    “Anche tu mi mancherai” disse Tara, tenendo stretta la sua amica.

    Vedendo l'affetto onesto che c'era tra le due, Spike prese dalla tasca posteriore il portafoglio. Da dove estrasse il biglietto da visita di Giles. Scarabocchiò sul retro il suo numero personale di casa e il cellulare poi lo diede a Tara. Buffy non aveva nessuno nella sua vita. Sarebbe stata una vergogna per lei perdere un’altra amica.

    “Puoi raggiungere Buffy a questi numeri” spiegò lui indicando il retro del biglietto. “Se hai bisogno di qualsiasi cosa non esitare a contattarci.”

    “Grazie,” disse Tara, facendo scivolare il biglietto nella tasca dei suoi jeans. “Buffy sentiti libera di chiamarmi quando vuoi. Okay?”

    “Lo farò,” rispose Buffy dando all'amica un ultimo abbraccio. Avanzò verso il letto e prese la borsa. “Suppongo che sia l'ora di andare.”

    Spike le prese la mano, fermandola dal prendere la valigia. “C'è un facchino che aspetta nella sala che si prenderà cura di questa, Luv.”

    “Oh,” disse Buffy con un'alzata di spalle. “Va bene,” finì con un sorriso di scusa. “Suppongo che mi devo solo abituare di prendermi cura di me stessa.”

    “Certo,” disse Spike. “Adesso che sei con me devi abituarti a venire viziata.”

    C'era un silenzio imbarazzante mentre aprì la porta e fece segno al facchino di recuperare le borse. Nessuno disse niente finché il compito non venne svolto e si diressero verso gli ascensori. Tara si fermò prima.

    “Non sarebbe un bene per me essere vista andare via con voi due,” disse Tara, fermandosi mentre prese la mano di Buffy. “Prenditi cura di te stessa.”

    “Non devo più farlo,” disse Buffy con un sorriso. “Verrò viziata, ricordi?”

    “Lo meriti,” disse Tara. “Congratulazioni e spero solo il meglio per voi due.”

    “Andiamo, luv,” disse Spike, una volta che le porta si furono chiuse dietro alla giovane donna. Mise la mano sulla schiena di Buffy per portarla verso l'ascensore. “Andrà tutto bene.”

    Buffy lo seguì senza esitazione. Spike la schermò dietro a se mentre il facchino salì sulla cabina. Il viaggio fino al garage fu fatto in silenzio. Condusse il gruppo a dove la macchina era parcheggiata, e poi aprì il baule perché il facchino lo caricasse con i loro bagagli. Solo quando fu tutto nella macchina e il facchino si stava allontanando, che lei si rivolse di nuovo a lui.

    “Devo passare per la reception prima che c'è ne andiamo,” disse Buffy. “Ci sono alcuni spese extra sul mio conto che devo pagare.”

    “Ho già pagato io,” disse Spike, "Spero che non ti dia fastidio se l'ho fatto. Dovevo passarci anch'io così ho fatto tutto allo stesso tempo. Sembrava la soluzione più semplice.”

    La confusione sulla sua faccia mostrò che la realtà a cui era stata d'accordo stava divenendo apparente. Gli aveva chiesto se lui avesse fatto in modo di renderla un cucciolo e lui aveva negato. Tutto quello che voleva farle sapere era che lei non era più da sola. Che c'era qualcuno che si sarebbe occupato delle cose se fossero diventate troppo. Ma lui sapeva anche di come era caparbia. Buffy aveva bisogno di essere capace di occuparsi delle sue cose. Avere il controllo della sua vita o non si sarebbe sentita sicura. Era ovvio che avesse oltrepassato i confini prendendo la decisione da solo.

    “Grazie,” disse Buffy prima che avesse un'opportunità di dire qualcosa. “Apprezzo tutto quello che stai facendo per me. Non dovrei comportarmi come se non ti fossi grata.”

    “Sarai mia moglie,” disse Spike prendendola a coppa il viso. “Ci prenderà del tempo per capire tutti questi piccoli dettagli. Non avere paura di dirmi quando mi sto comportando da idiota, okay?”

    Lei si inclinò nella mano che stava ancora tenendo la sua guancia. “Ogni volta che avevo cominciato a fidarmi di loro se ne sono andati.”

    “Lo so, piccola, lo so,” bisbigliò Spike baciandola. “Io sono qui… non me ne vado.”

    Buffy accennò col capo e gli diede un sorriso pieno di quel calore di cui aveva bisogno. Guardando nei suoi occhi poteva vedere la gioventù che aveva portato via. Troverebbe la speranza dell' infanzia e la fiducia di nuovo in lei. Che lui aveva fatto. Spike la baciò sulla fronte girando per aprire la portiera della macchina per lei.

    “Andiamo a sposarci”

    “Adesso concordo” disse Buffy con un sorriso mentre scivolava nel posto del passeggero.

    Si sistemò la camicia prima che chiudesse la portiera. Ghignò mentre correva verso il suo posto. Era così sciocco essere così felice per una donna e sposarla dopo solo due giorni. La realtà della vita sua continuata a tentare di intrudersi in questa bolla di gioia ma non gli avrebbe permesso di scoppiare. Questo era ciò che stava cercando. Gli faceva desiderare di vivere di nuovo. Lei gli faceva desiderare di tornare a prendersene cura. I sacrifici che doveva fare ne valevano la pena, si disse mentre saliava in macchina. Lei gli sorrise come se fosse il suo principe azzurro. Era quello che voleva essere. Voleva il vero amore con Buffy non i giochi che aveva sopportato con Drusilla. Buffy avrebbe saputo che lei era il centro della sua vita.

    “Adesso, tutto quello che devo fare è immettere l'indirizzo della cappella per il matrimonio,” disse Spike accendendo il sistema di navigazione. “E possiamo metterci in viaggio.”

    “Non avremo Elvis che ci sposa, vero?” chiese Buffy giocherellando con l'orlo della camicia.

    “No, solo un imitatore vestito come lui,” disse Spike riuscendo a non ridere mentre la stuzzicava. Gli piaceva vedere come i suoi occhi si spalancavano mentre tentava di non lamentarsi. Lei scosse solo la testa prima di girarsi per guardare fuori dal finestrino. “Ti prometto che la cerimonia sarà molto bella,” si corresse, accendendo la macchina. Ancora non sicuro se gli andassero bene le sistemazioni, le prese la mano, baciandogliela prima di strofinarla sul viso. “Sarà speciale come possiamo renderlo per le circostanze, okay?”

    “Okay” rispose Buffy. “Mi metterò nelle tue mani capaci.”

    Per i minuti successivi Spike si concentrò sul traffico della mattina mentre i pendolari viaggiavano verso la città. Si diresse verso la I-15 che li avrebbe portati a Vegas, sembrava che tutti gli altri che erano sulla strada stessero andando dove erano diretti loro. La Porsche superava i veicoli più lenti, ma diversamente da gli altri giorni prima di incontrare Buffy, guidava con cautela. La posta in gioco era più alta adesso.

    Il computer parlò ogni volta che doveva svoltare, finché non arrivò sulla rampa della strada pubblica. Riuscì senza problemi ad andare sulla corsia di sinistra che almeno sembrava si stesse muovendo, anche se lentamente. Poi si rilassò, inclinandosi indietro per il resto del viaggio. Ci misero quasi quattro ore per raggiungere la loro destinazione.

    "Vuoi cambiare la stazione radio?” chiese Spike. Era divertente, non conosceva che genere di musica Buffy preferiva o il suo colore preferito o il suo secondo nome, ma non sembrava veramente importargli. Avevano molto tempo per conoscere tutte queste cose. “Buffy?” chiese Spike, quando lei non rispose. Gettò uno sguardo verso lei per vederla arricciata nel seggiolino con la testa appoggiata al finestrino. Si era addormentata. Le mise i capelli dietro l'orecchio e bisbigliò, “Dormi, piccola, sarà un lungo giorno”


    TBC

    Edited by strawberry85 - 28/2/2011, 18:15
     
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    Capitolo 7- Til Death Do Us Part (Finché Morte Non ci Separi)

    La sua bellezza non cessava mai di stupirlo. Lo sorprendeva con la sua complessità e novità che continuamente gli mostrava. Una visione con un lungo vestito appropriato preso in affitto dalla cappella insieme ad un velo che le arriva alle spalle.
    Le ginocchia di Spike quasi tremavano quando Buffy cominciò a percorrere il corridoio verso di lui. Un sorriso femminile onorò quelle sue labbra dolcissime che lo portavano sempre alla pazzia.
    Oh, non c'era nessun dubbio, era innamorato di questo sogno che sembrava essere creato solamente per lui. C'era chi doveva cercare per tutta la vita.

    Spike allungò una mano per prenderla quando si l'avvicinò. Aveva le mani fredde per la paura che la stava facendo tremare. I suoi occhi sotto il merletto bianco dicevano della sicurezza su questa cerimonia. Lui le baciò il dorso della mano prima di rivolgersi all'uomo che li avrebbe uniti in matrimonio. La cerimonia per Spike fu tutta confusa finché non arrivò ai giuramenti ‘finché morte non ci separi '. I suoi pensieri ritornarono ad un altro matrimonio, ad un'altra donna a cui aveva fatto quel giuramento e ai risultati. La paura che avrebbe fallito anche con questa donna lo riempì. Immagini della sua principessa oscura che giaceva su una lastra fredda aspettando che la riconoscesse gli balenarono attraverso la mente.

    Era lui quello che aveva identificato il corpo. L'uomo con cui lo tradiva giaceva nella stessa stanza. Le ferite da sparo che laceravano i loro toraci sopra i cuori che danneggiavano le perfezioni dei corpi. Non voleva permetterle di andare, ma era successo. Nulla di quello che avrebbe fatto poteva eliminare gli errori che aveva commesso nel primo matrimonio. Nessuno avrebbe mai saputo quello che era successo tra loro dietro le porte chiuse. L'odio che fiorì dopo i primi mesi pieni di passione che portò alla morte di Drusilla in una camera di albergo conveniente. La colpa e la vergogna erano troppe da sopportare. Era crollato sopra il pavimento freddo dell'obitorio gridando che non sarebbe mai tornato di nuovo. Era stato Xander che l'aveva portato via da quel luogo di morte.

    “Sono qui,” bisbigliò Buffy scuotendolo dai ricordi impressionanti che gli avevano fatto venir voglia di scappare. “Va tutto bene.”

    Lei inclinò la fronte contro la sua guancia. La mano nella sua, confortandolo, dandogli la forza per lasciare andare il passato. Sospirò di sollievo mentre finì il suo voto, “Sarò con te fino al mio ultimo respiro. Ti prometto fino alla fine del mondo, Buffy.”

    Era sufficiente. Si erano sposati dopo alcune parole dette tra loro. Non aveva nessun anello da dare alla sua sposa ma progettava un viaggio da Tiffany alla prima opportunità che avevano. Solamente il meglio per Buffy. Ci mise tutto il suo amore e speranza nel loro primo bacio come marito e moglie. Era tenero ma potente. Lo prese come il segnale che tutto sarebbe andato bene nel futuro nonostante la rapidità della loro unione.

    “Sono così felice,” gli disse Buffy mentre gli metteva le braccia intorno al collo. “Questo è un sogno che si avvera.”

    “So cosa intendi, signora Nagle” disse Spike, sorridendole e tirandosela vicino. “Non posso credere di averti trovato.”

    Si baciarono di nuovo. Questa volta era solo un affettuoso sfiorarsi prima di rifare il corridoio. Fece alcune foto prima che Buffy si ritirò per cambiarsi di nuovo nei suoi vestiti. Spike prese cura delle ultime cose, raggruppò le fotografie, il video e la loro licenza.

    Buffy apparve felice quando ritornò, un sorriso sul volto mentre andava dritta verso lui.

    “Ehi là, pet,” la salutò Spike con un sorriso. "Sei affamata? Pensavo che forse potevamo andare a pranzo prima di ritornare a LA.”

    “Sarebbe meraviglioso. Adesso che i miei nervi si stanno rilassando il mio stomaco ha iniziato a ringhiare.”

    “Quello che decidi tu va bene. Devo assicurarmi di prendermi cura di te,” rispose Spike prendendole la mano. “C'è un bel ristorante in fondo alla strada che penso ti piacerà. Serve un pò di tutto.”

    Dopo aver ringraziato il personale della cappella, si affrettarono verso la Porsche. Era duro per Spike concentrarsi sulla guida. Voleva avere la sua sposa tra le braccia, assicura che lei e questo matrimonio fossero veri. La mano di lei si appoggiò sulla sua coscia come se gli potesse leggere i pensieri. Poteva sentire la carezza del suo pollice attraverso il denim dei jeans, bruciandolo. Improvvisamente nient'altro gli importò. Era là per lui. Non doveva preoccuparsi.

    Smith & Wollensky era un posto preferito di Spike che visitava ogni qualvolta che andava a Las Vegas o New York. Serviva pasti di qualità in un'atmosfera tranquilla, era il tipo di posto che preferiva. Immaginò che piacesse anche a Buffy perché era un ristorante tranquillo. Si fermarono davanti all'entrata dove un valletto uscì velocemente per parcheggiare la macchina per loro. Prese la mano di Buffy per condurla nello stabilimento, non permettendole di andare per un momento. Neppure quando una cameriera li condusse ad una tavola appartata al terzo piano che gli dava il riserbo che volevano. Scivolarono nello stesso lato della cabina. Il braccio sullo schienale mentre coccolava il fianco di Buffy.

    “Buon pomeriggio. Il mio nome è Paul e sarò il vostro cameriere questo pomeriggio,” disse un giovane che si mise in piedi accanto alla tavola. “Posso portarvi qualcosa da bere?”

    “Tè Ghiacciato,” rispose Buffy gettando uno sguardo al menu che le diede.

    “Lo stesso per me,” aggiunse Spike, lasciando il suo menu sulla tavola mentre sbirciava Buffy. “Qualcosa ti sembra appetitoso, pet?”

    “Tutto. Sto morendo di fame.”

    “Mi dispiace,” bisbigliò Spike baciandole la guancia. “Suppongo che avrei dovuto fermarci in qualche luogo prima.”

    “Smettila, William” disse Buffy, guardandolo. “Se ero così affamata, ti avrei detto qualcosa. E comunque ero troppo nervosa per mangiare prima.” gli baciò l'angolo della bocca. “Apprezzo che vuoi prenderti cura di me ma alzerò la voce se ho bisogno di qualcosa.”

    “Promesso?” Spike le coprì la mano con la sua mentre i ricordi l'assalirono di nuovo. Le richieste che Drusilla gli aveva fatto. Cose che insisteva che lui avrebbe dovuto sapere ma che invece non ne aveva nessun indizio. Forse era per la sua gioventù e l'inesperienza con le donne, prima di incontrare sua moglie che l'aveva reso così incapace di darle ciò di cui aveva bisogno. Scosse la testa ma qualcosa di oscuro l'aveva salutato. Qualcosa di cui la sua prima moglie aveva goduto. Qualcosa che lui le aveva dato ma che lo aveva fatto sempre spaventare.

    “William,” Buffy lo chiamò leggermente, con la mano gli carezzò la guancia, riportandola fuori dal suo inferno verso la luce del sole per la seconda volta in quel giorno. “Non lo fare…. va bene? Te lo prometto.”

    Lui accennò col capo, incapace di formare le parole che gli servivano. Buffy era accanto a lui. Aveva bisogno di lui. Cancellando via tutto, tranne la ragazza accanto a se, Spike ritornò con l'attenzione al menu, scorrendo il dito tra le varie scelte.

    “Perché non ordiniamo diversi antipasti e li dividiamo?” chiese Spike. “Forse un'insalata e un cocktail di gamberi. Ti piace l'aragosta?”

    “Non lo hai presa,” rispose Buffy fissando intensamente il menu come se fosse imbarazzata per la sua ammissione.

    “Bene, allora devi assaggiarla,” disse Spike. Decise che sarebbe stato divertente portare nel suo mondo sua moglie. Insegnare le cose che prima sognava e basta. Rimase in silenzio per i prossimi minuti, finché il loro cameriere ritornò con le bibite e per prendere l'ordine. Spike giocò con un ricciolo biondo di Buffy. “Prima stavo pensando che non conosco tanto su di te. Così, quale musica ti piace?”

    “Pop, alternativa” disse Buffy, con un sorriso. “A te?”

    “Punk.”

    “L'avrei dovuto capirlo” disse lei con una risata “Sembri un tipo ribelle.”

    “Hmm, lo faccio adesso? Era un po' secchione da bambino.”

    “E poi te ne sei stancato,” disse Buffy. “Ti sei ribellato a tutte le cattive cose che non doveva fare.”

    “Qualcosa del genere,” disse Spike, chiedendosi come qualcuno di così giovane fosse così astuto. “Scommetto che sei sempre stata una brava ragazza.”

    “Qualcosa del genere. Cheerleader... Suppongo di essere la tipica biondina stupida.”

    Spike era pronto a confutare quello che aveva detto ma poi vide lo scintillio nei suoi occhi. Lo stava stuzzicando, ma decise che forse aveva ancora bisogno delle rassicurazioni che non lo era. La gente non scherzava su quello che la rendeva insicura di solito?

    “Mai tipica, amore,” disse lui, premendole il naso sulla guancia. “Molto speciale.”

    “Okay, non tipica” disse Buffy, le mani piegate nel grembo. “Solo stupida.”

    “Perché dici così?”

    “Non ero molto intelligente,” disse Buffy, inarcando la testa. “In qualche modo feci abbastanza bene il test per l'ammissione al college, ma ho sempre lottato per passare.”

    “Ha paura che mi aspettavo che tu fossi un genio o qualcosa del genere?”

    Lei alzò le spalle.

    “Neppure io sono un genio,” disse Spike. “La maggior parte dei miei piani precipitano prima che facessi un primo passo; sono abbastanza emotivo ed è per quello che posso scrivere. Chiedimi di fare algebra o sezionare un triangolo o qualcosa del genere e ti fisserò e basta. Quindi, suppongo che saremo stati due biondi stupidi.”

    Lei rise scioccamente questa volta. Il suo bacio mostrò il sollievo per non essere giudicata. Lui si chiese quale dei bastardi dei suoi ex- ragazzi l'avesse fatta sentire così poco intelligente. Sperando di farla sentire meglio, la strinse. Lei rilassò contro di lui facendolo sentire che se potesse essere il salvatore che voleva essere. Questo rinforzò i suoi pensieri iniziali che questo era successo perché doveva essere così.

    Il resto del pranzo lo passarono a conversare sui vari eventi come il loro matrimonio e i cibi preferiti. Cose che non provocarono altri tipi di cattivi sentimenti su entrambe le parti. Lasciando il ristorante, Spike recuperò le chiavi dal valletto e le diede a Buffy.

    “Vuoi guidare per un pò?”

    “Non so guidare con il cambio manuale," disse Buffy, muovendosi da un piede all'altro. “Veramente, non sono affatto brava come conducente.”

    “Una di quelle cose del non essere compatibile?” la stuzzicò Spike riprendendosi le chiavi e aprendogli la portiera.

    “Si,” disse Buffy, scivolando nella macchina.

    “Devi solo abituarti,” disse Spike salendo in macchina. “Tutti guidano a LA. Che genere di macchina ti piacerebbe? BMW, Mercedes…?”

    “Una Toyota,” lo stuzzicò Buffy. “Qualcosa che non costerà tanto quando la distruggerò.”

    “Un Infiniti allora,” rispose Spike, uscendo dal traffico e dirigendosi verso casa. “Che colore?”

    “Sei serio, vero?”

    “Si,” disse Spike, gettando uno sguardo a Buffy che lo stava fissando ad occhi spalancati. “Avrai bisogno di una macchina per andare in giro. È come ti ho detto, tutti guidano, vuoi che ti assuma un autista?”

    “No, no,” protestò Buffy, sospirando. “Suppongo non ho realmente pensato a tutti i cambiamenti che dovrò fare.”

    “Che noi dobbiamo fare,” la corresse Spike dolcemente, si allungò e le strinse la mano. “Una cosa alla volta, okay? Una delle cose positive è il fatto che lavoro a casa; ti sarò vicino per aiutarti ad adattarti alla città.”


    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Nonostante le sue promesse la spaventò a morte. Improvvisamente Buffy era terrorizzata per quello che aveva fatto. Sua madre sarebbe inorridita per sua figlia che si era sposata in un modo così avventato. Ci sarebbe stata una lunga chiacchierata, ma sua madre se ne era andata. Buffy sbatte gli occhi per ricacciare indietro le lacrime prima che scorressero. Prima che Spike potesse vederle. Non voleva farlo preoccupare più di quello che aveva già fatto. Non doveva sembrare ingrata per tutto quello che voleva fare per lei, ma si sentiva come se qualcuno l'aveva gettata nelle profondità e non aveva idea di come nuotare. Tutto di se stessa però era sicuro di volere stare con l'uomo accanto a se.

    Quando lui la teneva, si sentiva sicura. La portava al piacere ad un livello che pensava impossibile. Tra le sue braccia era una donna, non la ragazzina che era stata solo alcuni giorni prima. Per della ragione lui credeva in lei così giurò che se la sarebbe cavata. Muovendo la mano per appoggiarla sopra la sua coscia, si rimise al suo posto per il lungo viaggio verso casa.

    “Spike, dove vivi?” chiese Buffy comprendendo che sapeva solo che stava a Los Angeles. “Voglio dire vivi in una casa?”

    “No, non in una casa” rispose Spike. “Io vivo sul corridoio di Wilshire in un condominio chiamata il Santuario. Ho una delle due tettoie. Ho due piani insieme ad un terrazzo privato. Una bella vista della città ed è solamente ad un paio di isolati da Rodeo Drive.”

    “Wow,” mormorò Buffy. Se prima si sentiva come se stesse affogando, adesso era come essere sommersa da un'onda. Avrebbe vissuto una vita che non si era mai provata neppure a immaginare. Le ragazzine di città come lei non finivano nelle storie da favola come questa. William parlava di Rodeo Drive come lei poteva parlare di andare al supermercato. “Quanti soldi hai?” spifferò.

    “Abbastanza,” rise Spike. “Veramente più che abbastanza,” disse. “Suppongo che non mi hai sposato per i miei soldi dopo tutto.”

    “Tu hai detto che eri uno scrittore,” disse Buffy, parlando più a se stessa che con lui. “Sapevo che avevi un po' di soldi ma adesso è come se tu... bene, ne fossi carico.”

    “Quello è perché lo sono.”

    “Scusami,” disse Buffy velocemente quando comprese che lo stava mettendo in imbarazzo. Sua madre le diceva sempre che era volgare discutere di quanti soldi aveva qualcuno. Vergognandosi del fatto che si stava comportando da vera maleducata, si scusò di nuovo. “William, scusami. Non ci avevo pensato prima e mi ha colto un pò di sorpresa.”

    Mettendogli la mano sul braccio, lei poté sentire la tensione che vibrava appena sotto la superficie della pelle. Si inclinò per baciargli l'angolo della bocca e bisbigliò, “Mi perdoni?”

    “Sempre,” disse Spike dopo un momento. La baciò rapidamente prima di tornare con l'attenzione alla strada.

    Buffy si rilassò, felice che sembrasse che avesse perdonato la sua inciviltà. Si promise che avrebbe tentato di comportasi a suo agio con tutte le nuove cose che starebbero entrate nella sua vita in un futuro vicino. Se poteva allora non doveva preoccuparsi di far vergognare suo marito della sua mogliettina che veniva da una piccola città.

    Capitolo 8- The City of Angels (La Città degli Angeli)

    Gli occhi di Buffy si allargarono quando Spike le indicò il Santuario. L'edificio era di color rosa, una sagoma maestosa che calcolò rapidamente doveva avere quasi venti piani. Era una miscela di pietra e vetro che provocavano del timore riverenziale per la sua bellezza magnifica. Nessuna bugia di calore nell'ombra della sua posa regale, solamente un'arroganza che fece si che Buffy si chiedesse quello che era nato lì.

    Il suo studio cambiò quando Spike andò nel garage sotterraneo in un modo casuale che celava il suo sentirsi a suo agio ad essere lì. Comunque, sembrava che stesse elevando uno sciame di farfalle nello stomaco. Buffy si mise una mano sull'addome dicendosi che non c'era nessuna ragione di preoccuparsi. Suo marito, da solo alcune ore, l'avrebbe guidata per il periodo iniziale.

    Spike aprì il cellulare e spinse alcuni bottoni. “Ehi, Xander, sei ancora a casa mia?”

    Ci fu una pausa prima che Spike ridesse e disse al suo amico di incontrali nel garage per aiutarli con i bagagli. Mise la macchina in un parcheggio che era segnato con le parole Tettoia 2. “Pronta per vedere la tua nuova casa, pet?”

    “Si” disse Buffy, facendo un brillante sorriso. “L'edificio è bello.”

    “Non bello come te,” rispose Spike inclinandosi per baciarla, depredandole la bocca. Lei rispose come pensava che lui volesse, sottomessa ma appassionata. Lui le spremette il seno prima di permetterle di andare. “Xander viene ad aiutarci per portare tutto di sopra poi lo mando a casa sua. Voglio stare solo con mia moglie nella nostra notte di nozze.”

    “Anch'io” disse Buffy, allungandosi per aprire la maniglia, ma questa si spalancò prima che potesse raggiungerla.

    “Ciao, signora Nagle,” disse un uomo bruno. Le stava sorridendo ma sembrava essere ricettivo come l'edificio. “Io sono Xan - Man e il miglior amico di tuo marito.”

    In imbarazzo sotto il suo sguardo , Buffy prese la borsa da terra per darsi un secondo per riprendersi. Quando guardò su, Xander si era drizzato, ma la sua mano era là per aiutarla ad uscire dalla macchina. Per non apparire maleducata, accettò l' aiuto. Fu solo quando fu in piedi accanto a lui che capì chi era l'amico di suo marito.

    “Sei Alex Lavelle?” chiese lei fissando la stella della televisione davanti a se che era stavo così casuale incontrandola.

    “Solamente quando faccio la star,” scherzò Xander. “La maggior parte del tempo sono solo Xander Harris.” Lui e Spike si guardarono con divertimento indulgente. “Sembra che alla tua sposa piaccia il tuo migliore amico.”

    “Molto divertente,” rispose Spike in modo così affilato che spaventò Buffy.

    Lei scosse la testa per uscire dalla palude di incertezza che la stava facendo comportare da scolara. Avanzando verso Xander, si unì a suo marito, lasciando che il suo braccio fosse contro lui mentre giunse alla sua borsa. Gettandosela sulla sua spalla guardò di nuovo Xander.

    “Apprezzo che ci stai aiutando con le borse,” disse cortese ma con un po' di gelo. In nessun modo avrebbe permesso che questa star mettesse qualche tipo di distanza tra lei e suo marito. “È stato un giorno lungo per entrambi. Sono esausta e sono sicura che anche William lo è.”

    “Nessun problema,” disse Xander, avvicinandosi alla macchia per aiutare Spike. Si allungò per estrarre le borse. “Dopo tutto solo le cose che si fanno per gli amici.”

    L'aria stava scoppiettando per la tensione tra lei e Xander. Prese il suo tempo per studiarlo mentre lui e Spike pensarono a come portare tutto su con un solo viaggio. Sembravano muoversi in tandem mentre accatastarono le borse più piccole su quelle più grandi con le ruote. Non c'era bisogno di parole mentre lavoravano. Niente, ma scherzi che era sicura che Xander dicesse per assicurarsi che si sentisse come una estranea. Stava combattendo se questo la potesse ferire o no quando Spike la guardò con una tale tenerezza che i suoi dubbi se ne andarono.

    “Penso che siamo pronti per andare,” disse Spike afferrando il manico di una borsa.

    Lui aveva già la borsa di lei sulle spalle, ma sembrava completamente capace di occuparsi del carico. I suoi occhi fissarono il suo corpo, ricordandosi la sensazione dei suoi muscoli sotto le punte delle dita. Quello le mandò un'onda di lussuria ricordandosi il suo desiderio di rimanere presto da soli. Le baciò la guancia mentre pigiò il bottone per l'ascensore facendole sapere che stava pensando alla stessa cosa. Lei sentì dalla testa alla punta dei piedi il calore sommergerla. Niente adesso poteva infastidirla.

    I due uomini sistemarono le borse nell'ascensore quando arrivò, lasciando un piccolo spazio per stare in piedi. Sentendo i loro occhi su di se, lei fissò il pavimento mentre la macchina partì verso l'altro per attraversare l'edificio. Le porte si aprirono quando giunsero al ventesimo pavimento. Buffy iniziò ad uscire ma Spike gli mise la mano sul braccio e le impedì di muoversi. Lei lo guardò curiosa ma il suo ghigno non le diceva niente.

    “Aspetta, Signora Nagle,” disse Spike facendolo l'occhiolino. Lui spinse il suo carico di bagagli fuori, e aspettò che Xander facesse lo stesso prima di ritornare da lei. “È una tradizione che conosci anche tu,” bisbigliò mentre la raccolse tra le braccia. “Non vorrai portare sfortuna quando stiamo solo cominciando.”

    Lei rise per le sue buffonate. La fece sentire amata mentre avanzarono nell'atrio. “Pensavo che si dovesse fare quando si varca la soglia, non l'atrio.”

    “Questa è la soglia, Luv” rispose Spike rimettendola il piedi. “Ascensore privato. Ricordami di darti una scheda per questo.”

    “Sarebbe abbastanza cattivo se non potessi tornare a casa,” lo stuzzicò Buffy con un sforzo di coprire la sua ignoranza a questo modo di vivere. Gettò uno sguardo per l'entrata riccamente ornata che aveva pensato fosse un corridoio pubblico. “Me la mostri?” chiese a Spike facendo scivolare la mano nella sua.

    “Naturalmente, mia signora,” disse Spike, tirandola verso l'atrio.

    I bagagli furono lasciati indietro mentre la portava verso il soggiorno. La stanza era grande con molto spazio aperto. Il pavimento era di quercia e luccicava mentre la mobilia era moderna. Troppo moderna per i gusti di Buffy mentre vide un soggiorno ad angolo composto soprattutto da metallo. Un pezzo forgiato di vetro era in piedi davanti ai sui lati che danno l'illusione di ghiaccio. L'unica cosa che suggeriva un pò calore nella stanza era il focolare, ma anche quello era freddo con la sua facciata di marmo. Guardò il soffitto aperto che arrivava a quello che doveva essere il primo piano. Spike non vide la sua riluttanza mentre la conduceva in un'altra piccola stanza che almeno aveva dei mobili un pò più comodi per sedersi.

    “Questa è la camera dei giochi,” disse Spike, mentre con il braccio indicava davanti a se. “La cucina è di là con una stanza per la domestica sull'altro lato. E no, non vivo con una domestica.” si girò sorriderle poi tornò indietro conducendola dall'altra parte finché lei non si fermò guardando l’enorme finestra che andava dal pavimento al soffitto.

    “Oh mio dio, è meravigliosa,” disse Buffy, lasciandogli la mano prima di andare verso la finestra. Le luci urbane era sparse di fronte a lei, ardendo come stelle nel cielo notturno. “Non posso crederci… adesso vivrò qui.”

    Spike grugnì e questo la fece girare per vedere se andasse tutto bene. “È solo wow, William, ma non ti ho sposato per questo.” rise scioccamente, muovendosi verso lui. “Non sapevo neppure che c'è l'avessi” Fece scivolò la mano sotto la sua camicia così da poter far scivolare le dita sulla sua pelle calda. “Penso che sia stato qualcosa altro quello che mi ha indotto a seguirti a casa.”

    Poi si ritrovò premuta contro il muro di vetro mentre lui la baciava affamato. Con le mani le prese a coppo il sedere tirandola più vicino a se mentre la sua lingua dominava la sua con un'urgenza che le fece sentire un fuoco nel ventre. Tutto quello che poteva pensare erano che era così quando appartenevi a qualcuno che ti voleva… che ti desiderava. Gli ultimi mesi di solitudine intensa erano solamente un ricordo quando lui la teneva così. Capì il suo desiderio nel bacio purché lo provava anche lei. Niente glielo avrebbe portato via. Neppure le sue reazioni sciocche per le cose che ancora non conosceva. Avrebbe trovato un modo per affrontarle, e poi splendere nel ruolo di moglie.

    Il suono di qualcuno che si schiariva la gola li fece staccare. Spike la tenne dove era mentre guardava da sopra la spalla verso Xander. Buffy nascose il viso nell’altra sua spalla, cercando di controllare la respirazione. Lei e William, stavano bruciando per il bacio che sembrava non finisse mai. Lui le baciò la guancia e gli mise le braccia intorno alla vita per tenerla più vicina.

    “Scusa, amico," disse Spike. “È la nostra notte di nozze.”

    "Si,” disse Xander. “Vi ho portato il tuo bagaglio di sopra. Non che abbia fatto molto, l'ho solo messo nel mezzo della camera da letto.”

    “Grazie,” disse Buffy, uscendo da dietro Spike. “Penso che mi piacerebbe rinfrescarmi e cambiarmi, non ti disturba?”

    “No, naturalmente no,” disse Spike. “Supera il soggiorno e giù verso la sala. I gradini sono là. Gira a destra di sopra. La camera da letto è nell'angolo. Lasciami dare la buona notte a Xander e ti raggiungo.”

    “Va bene. Grazie di nuovo, Xander” disse Buffy, allungando la mano per stringergliela. “Ho apprezzato veramente il tuo aiuto ed è stato bello conoscerti.”

    “Nessun problema,” disse Xander, alzando la testa prima di stringerle la mano. “Anche a me ha fatto piacere incontrarti.”

    Con un ultimo sorriso a William, Buffy si diresse nella direzione che gli era stata indicata. Continuò a notare le cose che la casa conteneva. Dipinti, sculture, e sapeva che erano tutte originali senza che glielo avesse detto. Qualcuno come William poteva avere solo il meglio. Fu sorpresa di trovare solo un altro ascensore per andare al primo piano. Sul primo piano notò la camera da letto alla sinistra che doveva essere quella per gli ospiti, poi c'era un lungo atrio che finiva nella stanza del padrone. La vista da qui era straordinaria come quello di sotto, e c'era un terrazzo sul lontano lato della stanza. Il letto era di acciaio, una mostruosa piattaforma di cuoio e a quella vista raggrinzì il naso. Con buona speranza era comodo.

    Doveva essere il paradiso, decise di cercare nella borsa qualcosa di più comodo da mettersi. Sfortunatamente, non era la femme fatale a cui suo marito probabilmente era abituato invece prese un paio di pantaloni del pigiama rosa con una maglietta intonata. Un'altra esplorazione la condusse in un atrio con un armadio sulla sua destra e un bagno sulla sinistra, ma c'era altre stanze. Mise le sue cose su un cassettone e continuò per vedere quello che c'era laggiù. Oltrepassando un armadio di lino, trovò un altro bagno alla fine. Conteneva una grande vasca che la fece sorride per il pensiero dei futuri bagni. Voltandosi per andare via si rese conto della doccia connessa tra i bagni.

    “Conveniente,” disse a bassa voce a se stessa. “Questo è come vivono in 'Lifestyles of rich and Famous'.” Ridendo scioccamente, si diresse all'altra porta ma fu sorpresa di trovarla chiusa. “Probabilmente è solo un deposito o qualcosa del genere,” si disse Buffy prima di tornare nel primo bagno che aveva visto.

    Non gli prese molto tempo il mettersi il pigiama, spazzolarsi i capelli e lavarsi denti. Poi si lavò il viso decidendo che visto che William non l'aveva raggiunta sarebbe andata a cercarlo. Mettendosi un paio di sandali riscese le scale. In fondo si trovò davanti un'altra porta chiusa, ma poteva sentire William che parlava con qualcuno. E siccome Xander doveva essere andato via, si immagino che fosse al telefono. Da sola per il momento si diresse per andare a vedere il terrazzo che era sulla tettoia a sinistra. Era lungo e rettangolare con molte aree per sederci e un bar contro il muro. Scivolò dietro al bar, ispezionando i bicchieri di cristallo sulle mensole. Il piccolo frigo era da una parte e sorridendo prese una soda dietetica.

    Buffy andò verso la fine del terrazzo, inclinandosi contro la ringhiera mentre prendeva un sorso della sua bibita fredda. Si sentiva bene. La tettoia non era decorata precisamente con uno stile che gli piaceva, ma poteva abituarsi. O forse William un giorno le avrebbe permesso di fare dei cambiamenti. Poteva costruire una casa per loro. Rendendoli entrambi felici e con un bambino giocoso se fossero stati fortunati.

    “Posso vedere perché ti ha trovava estasiante,” disse Xander in piedi. Lei si girò per vedere che la stava fissando.

    “Pensavo che fossi andato via.”

    “Hmm, doveva parlare con Spike di alcune cose” disse Xander, dirigendo gli occhi verso i suoi seni messi in mostra dalla strettezza della sua maglietta. “Devi essere veramente brava a letto per farti sposare così velocemente.”

    “E' più di quello,” disse Buffy incrociando le braccia.

    “Beh, non è amore. Non dopo quando? Due giorni? Sei giovane, bella e facile, e sono sicuro che hai conquistato facilmente Spike con tutto il suo bisogno di essere amato. Ma tu non lo ami, giusto?”

    “No,” dichiarò Buffy senza pensare alle parole che diceva. “Io lo amo,” disse, traendone un coraggio che non sapeva di avere. “Farò tutto quello che posso per renderlo felice.”

    “Vedi,” disse Xander, avanzando vicino a lei. “Non tollererò che qualcuno lo voglia fregare o che lo renda triste.”

    “Sembri geloso.”

    “No, protettivo,” rispose Xander mettendole una ciocca di capelli dietro all'orecchio in un modo molto simile a quello che faceva Spike. “Mi ha tolto dai guai molte volte e sono in debito con lui. Rendilo felice e non ci saranno problemi tra noi. Okay?”

    “Tu non creare problemi tra noi e noi staremo più che bene,” si infuriò Buffy, tirando via da lui e alzando il mento.

    “Ehi, voi due,” disse Spike, entrando nel terrazzo. “Che sta succedendo?”

    “Stiamo solo guardando il panorama,” disse Xander, con un sorriso. “E imparando ad essere amici. Le solite stronzate, amico.”

    “Bene,” disse Spike, facendo scivolare le braccia intorno Buffy. Le baciò la fronte. “Scusami, ho ritardato, ma doveva controllare i messaggi.”

    “Va bene” disse Buffy, inclinandosi contro lui. “Ho solo esplorato un pò e poi sono venuta qui.”

    “Vedi, si adatterà bene,” disse Spike, girandosi per guardare Xander. “E' molto più dura di quello che sembra. Credimi, l’ho scoperto abbastanza presto.”

    Sembrava che Xander stesse tentando di creare dei problemi tra loro. Quando lui si girò per guardarla non c'era suggerimento di imbarazzo o rimorso nei suoi occhi. Buffy si chiese perché lui non appoggiava William. Se erano amici, perché Xander non avrebbe voluto che Spike trovasse l'amore?

    Capitolo 9 - Secrets (Segreti)

    La sua signora aveva la grazia, decise Spike, guardando Buffy muoversi per la stanza. Approfittò del fatto che era inconsapevole della sua presenza per osservare semplicemente la donna che aveva sposato. La maggior parte delle donne con cui era stato intimo si vestivano con seta e abiti per sedurre, ma non sua moglie. Era vestita con dei semplici pantaloni del pigiama e una maglietta che rivelava la curva dei suoi seni e i capezzoli impertinenti che si intravedevano invitanti attraverso il materiale sottile. I piedi erano nudi, senza smalto sulle unghie, ma erano puliti, perfetti e lisci, si ricordò quando gli erano scivolati lungo le gambe durante la loro lunga notte.

    Totalmente inconsapevole della sua bellezza, era la donna più sexy che avesse mai incontrato. Una parte di lui sperava che non imparasse mai il potere che poteva avere con quelle occhiate. La sua ingenuità era una delle cose più attraenti di lei. Se l'avesse persa allora sarebbe stata come una di quelle migliaia di donne la cui bellezza era solo esteriore. Sarebbe diventata come la sua Drusilla. Spinse via i pensieri scuri e si concentrò su Buffy.

    Stava mettendo le cose dalla valigia dentro ai cassetti svuotati da Xander prima che arrivassero a casa. Non c'era niente di strano, come se facesse una cosa all'ordine del giorno. Era più come se stesse volteggiando delicata da fiore a fiore. Lui le sorrise mentre lei guardò nello specchio e vide che la stava fissando. Rispose al sorriso prima di voltarsi.

    “Tutto bene?” chiese lui, ancora non sapendo cosa gli avrebbe chiesto.

    “Sì, tutto bene,” rispose Buffy drizzandosi. La confusione che aveva sul volto gli disse che qualcosa non andava bene. Lui inclinò la testa ed aspettò. Alla fine lei disse, “Um, l'armadio sembra pieno di tutte le tue cose. C'è un altro armadio alla fine del corridoio?”

    Spike fece un passo indietro come se una forza l'avesse spinto. Non c'era aria nei suoi polmoni mentre capì che Drusilla non era stata cancellata ancora. Non c'erano più le sue cose sparse per la casa, ma c'era ancora la sua presenza. Come una viva donna che respirava che lui amava e aborriva, la sua memoria entrò in profonda nella sua anima. Solamente alcuni giorni prima avrebbe voluto ancora la sua compagnia, sperando che un giorno avrebbe capito perché aveva smesso di amarlo.

    Adesso, tuttavia, con il suo invito alla luce di fronte a se, Drusilla lo torturava. Voleva che la porta fosse chiusa per sempre. Perché non aveva preso mai un pò di tempo non solo per sradicarla dall'appartamento ma anche dal suo cuore? Poteva quasi sentire la sua risata non solo per il suo impegno impetuoso, ma anche al pensiero che questa ragazza potesse sostituire quella che aveva visto l'oscurità della sua anima.

    “Spike?” lo chiamò Buffy, con la mano gli prese a coppa la guancia e lui aprì gli occhi per vedere il suo volto. “Stai bene?”

    “Si, sto bene,” disse lui inclinandosi nella sua carezza. Era leggera e calda, ricordandogli che non doveva seguire le tentazioni che l'avrebbero fatto soccombere. Se la tirò vicina. “Sono dispiaciuto, Luv. È solo… è un altro armadio, ma ci sono ancora le cose di Dru.”

    “Oh,” rispose Buffy tirandosi via da lui, ma non prima che sentisse il suo corpo irrigidirsi. “Vuoi che metta i miei vestiti in quello nella camera degli ospiti?”

    Lei si spostò sul letto dove raggruppò le cose che aveva accatastato là. Erano gli ultimi vestiti che doveva mettere via, gli occhi costantemente verso un qualche luogo sul tappeto di fronte ai piedi di lui. Per delle ragioni che non poteva decifrare, l'irritò che Buffy si aspettasse che la sua prima moglie fosse completamente uscita dalla sua vita. Mandata via come un ospite indesiderato che era rimasto troppo. Afferrò i vestiti dalle sue braccia, oltrepassando per arrivare all'armadio. Spinse da parte le sue camicie prima di afferrare le grucce per cominciare ad appendere le sue cose.

    “Per l'inferno maledetto, donna” mormorò lui a se stesso ma anche lei lo sentì. “Se volevo che stessi nella maledetta stanza degli ospite ti avrei messa là. Era troppo disturbo spostare tutto questa merda da una parte?”

    La porta della camera da letto che sbatteva fu la risposta alla sua tirata. Mentre una scintilla d'ammirazione aleggiò attraverso lui per la sua sfida, aumentò anche la sua rabbia. Spike corse fuori dalla camera da letto, seguendola giù per le scale. Non era in vista, e si fermò tentando di capire dove era andata. Un singhiozzo rivelò che era nella sala da pranzo. Si affrettò al suo fianco con rimorso per la sua insensibilità che l'ho portò a chiederle scusa.

    “Buffy, oh dio, sono dispiaciuto,” bisbigliò lui lasciandosi cadere sulle ginocchia accanto a lei. Tentò di tirarsela tra le braccia ma lei resistette. “Ti avevo avvertito che ero un idiota la prima notte.” Sospirò e le tolse i capelli dal volto così da poterlo vedere. “Tutto questo è… non so come dirtelo eccetto che io ti voglio qui.”

    “Ho fatto qualcosa di sbagliato che ti ha sconvolto?”

    “Certo che no, pet. Non hai fatto niente di sbagliato.”

    “Ma…”

    “Shhh,” implorò Spike baciandole l'angolo della bocca. “Sono solo confuso, è tutto. Non sei tu.”

    "Prometti?” chiese lei avvolgendogli le braccia intorno al collo. “Voglio renderti solo felice.”

    “Lo fai, baby,” giurò lui. “Perdoni la mia cattiveria?”

    “Si,” respirò lei contro le sue labbra. “Ti perdono.” lo baciò e poi mormorò, “Solo non farlo di nuovo.”

    “Sì, signora” rise lui, prima di baciarla di nuovo. Lei si arrese a lui in un modo che lo fece impazzire. Aprì la bocca alla sua richiesta, lasciando che la sua lingua si aggrovigliasse con la sua. Era stato un bacio dolce che non era riempito con molta passione. Più un momento per guarito la fessura che lui aveva aperto tra loro. Lei sospirò quando lui si tirò via. “Svuoterò l'armadio appena posso. Te lo prometto.”

    “No,” disse Buffy, scuotendo la testa. “So che questa cosa tra noi non ha dato il tempo a nessuno di noi due per prepararci veramente.” Aprì un bottone della sua camicia. “So che lo farai quando sarai pronto.”

    “Sono pronto a mettere il passato dietro a me,” dichiarò, prendendola tra le braccia. “Sei l'unica donna che voglio nella mia vita.”

    Lo sguardo adorante nei suoi occhi era tutto quello che aveva bisogno per chiudere la porta mentale su Drusilla. Non era mai stato destinatario di un'adorazione così impetuosa dalla sua principessa scura come lo era con Buffy. Sapeva che camminava su un filo con la sua nuova moglie. Era così innocente sulla bruttezza sgraziata che riempiva il mondo. Con una tale tranquillità stava uccidendo i demoni della sua anima. Gli faceva desiderare qualsiasi cosa per farla sorridere.

    La portò sui gradini verso la loro camera da letto, lasciando una scia di baci e morsi dalla sua guancia al collo. Lei gli sbottono la camicia così che poteva far scivolare la mano per esplorare il suo torace. Già era duro per la sua attenzione. Intuendo anche il suo bisogno, Spike la distese sul letto ed immediatamente la seguì. Lei lo stava aspettando con le braccia aperte per tirarselo sopra.

    L'urgenza li riempì entrambi mentre si spogliavano così da potersi accarezzare a vicenda la pelle scaldata dal desiderio. I loro baci divennero sempre più appassionati. Fu lei a condurlo al suo centro, implorandolo di essere riempita. Le scivolò dentro mentre lei lo circondava con le braccia e le gambe.

    “Rendimi tua,” lo implorò Buffy inarcandosi per incontrare le sue spinte. “Ti voglio così tanto.”

    Spike si mise sulle ginocchia tenendola da sotto il sedere così che potesse usare più forza nel scoparla. Lei lo guardò con occhi larghi mentre con le dita afferrava il lenzuolo sotto di se mentre con le gambe stringeva la sua vita. Entrambi ansimavano, contorcendosi verso l’orgasmo.

    “Ti piace questo, pet?” chiese Spike chiese, spingendo. “Sei solo mia?”

    “Si, sì, sono solo tua,” gridò mentre l'orgasmo la raggiunse. “Oh, dio, Spike… sono tua.”

    “Nessun altro,” disse Spike, continuando a colpire il suo clitoride per prolungare il suo piacere. “Mia…,” ringhiò quando venne raggiunto dal suo orgasmo. Crollò sopra la donna che sperava avrebbe realizzato i suoi sogni.

    ~ ~ ~ ~ ~

    Qualche volta le cose non vanno come le hai progettate. Non importa quanto pensi che il tuo personaggio faccia l'azione da sola. Xander scosse la testa mentre si ricordava la piccola moglie provocante di Spike in piedi di fronte a lui. Aveva dovuto recitare un pò per assicurarsi che Spike non capisse niente di quello che era accaduto tra lui e Buffy. Xander era fiducioso, tuttavia, che quando aveva lasciato il Santuario, Spike stava pensando che le sue intenzioni erano solo per proteggerlo.

    L'esplosione della sua fantasia sul fatto che sarebbe stato in grado di portare via Buffy l'avevano guidato verso l'unico luogo che tentava di evitare, la camera da letto di sua moglie. Oh, lui e Cordelia erano grandi amici, di qualche genere, e il sesso era stupendo, ma ancora, era troppo un impegno dormire nello stesso letto. La loro relazione era un appuntamento perpetuo. Entrambi pensavano che fosse più divertente così, soprattutto quando avevano un amante fuori dalla relazione, non era completamente sporca però.

    “Non posso solo credere che si sia sposato quella dopo solo due giorni,” brontolò Xander, prima di prendere un lungo sorso della sua birra. Guardava come Cordy si muoveva per la stanza, svestendosi finché non rimase con solo un paio di pantaloncini di merletto rosso. “E' così… tranquilla.”

    “Tranquilla? O non è solo il tuo tipo?” chiese Cordelia entrando in bagno. Iniziò a spazzolarsi i capelli castani che quasi le arrivavano al sedere. “Perché William è un uomo molto bello e non posso credere che abbia scelto qualcuno di brutto con cui passare la sua vita”

    “Okay, okay è anche carina…o bella, ma è ingenua e non sa come vestire o comportarsi.”

    “Suona come qualcuno che conoscevo una volta,” rispose Cordelia sorridendo. Si sedette sul suo piccolo sgabello e prese la lozione per il corpo per passarsela sulle gambe. “Forse con il tempo imparerà,” commentò ancora con un'alzata di spalle.

    “È ridicolo,” mormorò Xander appoggiando la birra sul comodino. “Lei lo prenderà in giro, lo imbarazzerà, e poi le dovrà pagare il maledetto naso per liberarsi di lei.”

    Cordelia rise leggermente. “Oh, andiamo, sei solo geloso. Vuoi solo tutta l'attenzione di William. Dopo che Drusilla venne assassinata, sei avanzato e finalmente hai avuto il ruolo dell'eroe, tanto per cambiare. Non vuoi perdere il tuo posto nella sua vita.”

    “Qualunque cosa,” disse Xander, distendendosi sul letto. Forse una buona scopata eccitante con sua moglie l'avrebbe aiutato a sollevare il suo umore. Non ne era tuttavia sicuro. Sospirò perché sapeva che aveva ragione. Avere Buffy intorno significava meno tempo per loro per uscire. “La piccola cagna non si è ritirata neppure dopo le mie minacce.”

    “Mio caro,” fece le fusa Cordelia, mettendosi sul letto a sedere accanto a lui. “Se cedi a questo litigio lo costringerai a scegliere tra voi due. E a questo punto della loro relazione perderai te.”

    “Così, cosa dovrei fare?”

    Sua moglie avrebbe saputo cosa fare. Aveva preso il perdente che era stato sempre fuori dalla società e l'aveva reso l'uomo che era oggi. Sapeva quasi tutti i suoi secreti come lui conosceva i suoi. Questo teneva il campo da gioco tra loro e era un pò più pericoloso. Le loro reputazioni e status a Hollywood erano tutto per loro, così non c'era nessuna opportunità per entrambi che le spifferato in giro.

    “Diventa il suo amico,” disse Cordelia portandosi indietro i capelli. “Aiutala ad adattarsi a questa nuova vita, si d'appoggio quando ha bisogno di parlare, e dirigila quando ha bisogno di un consiglio.” Sorrise simile ad un serpente mentre con le dita gli accarezzo la guancia. “Ci saranno delle fessure tra loro che non dovrai creare. Troppe differenze che sarà difficile aggiustare e Will non ha la pazienza di insegnarle specialmente se è preso da uno dei suoi libri.”

    “Sapevo che avresti avuto la risposta,” Sorrise felice Xander. “La piccola e povera disgraziata non avrà indizi su niente.” Strofinò le mani insieme. “Sono sicuro che non ci vorrà molto visto che si sentirai una sciocca completa e Spike sarà così imbarazzato.”

    “E più conoscerà Spike e più dura sarà la loro relazione,” aggiunse cattiva Cordelia. “Specialmente nella camera da letto.”

    “Come lo sai?”

    “Non essere geloso,” lo riassicurò lei accarezzandogli la mano . “A Drusilla piaceva parlare del sesso tra loro. Ad entrambi piaceva fare dei giochi un pò forti durante i loro vezzeggiamenti erotici.”

    “Bene, sono sicuro che lei è così dolce come vengono,” commentò Xander con un sorriso. Si chiese se avesse torto, e se fosse per il talento che la ragazza aveva al letto ad aver attratto il suo amico. Scosse la testa per togliersi dalla testa l'immagine di Buffy che indossava abiti di cuoio e manette. Il pensiero lasciò la sua mente ma il suo pene rispose all'immagine mentale. “Forse Spike vuole una specie di cambio.”

    “Forse,” bisbigliò Cordelia prendendo a coppa la sua erezione. “Mi chiedo come Giles avrà preso la notizia. Deve essere devastando.”

    “Non lo sa,” rispose Xander prendendole la mano e portandola sotto i pantaloni così che potesse lisciare la sua lunghezza. “E non so come la prenderà.”

    “Oh, merda come può Spike essere così stupido?”

    Cordelia rotolò sulla schiena afferrando il suo cellulare. Gesticolò a Xander di raggiungerla mentre componeva il numero. “Ora, mentre tu sari d''appoggio, io potrò essere la stronza.”

    “E ecco perché ti amo,” disse Xander, togliendole i pantaloncini e lasciandoli cadere sul lato del letto prima di prendere la sua gamba e lasciare una pista di baci lungo il suo polpaccio.

    “Oh, ciao, Giles” disse Cordelia. “Ti chiamavo per vedere se a te e Jenny piacerebbe venire a Los Angeles questo fine settimane?”

    Xander la prese per il retro del ginocchio, prima di far correre la lingua lungo la sua coscia interna. Lei scivolò un pò più giù sul letto.

    “Bene, per festeggiare le nozze di William, naturalmente” disse lei mentre con le dita accarezzava i capelli di Xander. “Cosa intendi con non lo sapevi?”

    Xander le aprì le gambe, inginocchiandosi prima di adorare la sua vagina. Questa, come le sue gambe, era completamente liscia. Non faceva altro che rendere il suo corpo più perfetto. Lo doveva sapere. Le spese di lei per mantenersi lo sbalordivano. Ma decise che ne valeva la pena seppellendo la lingua nel suo dolce nettare.

    “Oh, sì,” disse lei con un leggero sospiro che diede a Xander un senso di soddisfazione. “William si è sposato con una ragazza che si chiama Buffy oggi.”

    Passò la lingua sul clitoride, facendo scivolare le dita in profondità dentro lei.

    “Va bene, capisco,” balbettò Cordelia. “Bene, richiamami quando hai capito tutto.” Spense il telefono, gettandolo sul letto mentre si inarcava contro la bocca del marito. “Gesù Cristo, Xander, scopami con la tua lingua…”

    Forse sarebbe stata una bella notte, dopo tutto.

    Capitolo 10 - The Whispers of Lies (Bisbigli di Bugie)

    Il telefono non smetteva di suonare anche se Spike stava tentando di ignorarlo. Lo prese di malavoglia quando Buffy si stava muovendo per rispondere. Le baciò la guancia che la fece sorridere nel sonno. Lei tornò sotto le coperte mentre lui rispondeva al telefono.

    “Pronto?”

    “William, sono Giles.”

    “Cosa è così maledettamente importante che non può aspettare fino a mattina?” chiese Spike dando uno sguardo all'orologio. Tecnicamente non era così tardi siccome erano solamente le dieci. Era stato solo un giorno estremamente lungo per lui e la sua sposa. Si strofinò gli occhi e si dimenò sul cuscino.

    “Ho sentito che ti sei sposato oggi?”

    “Cazzo,” mormorò Spike. Non sarebbe stato facile uscire da questa conversazione. Né sarebbe successo presto. Si chiese come il suo agente lo avesse scoperto. I giornali di pettegolezzi lo avevano già scoperto? Si sedette, si tolse le coperte e scese le scale. “Dove hai trovato la felice notizia?” chiese quando arrivò sulle scale e con buona speranza Buffy non lo avrebbe sentito.

    “Così, è vero,” disse Giles, con un sospiro. “Oh, caro...”

    “Oh, andiamo, uomo, sono buone notizie” disse Spike con una risata. “Io sono felice. È bella, dolce, e mi ha dato più inspirazione di quanta ne abbia mai avuta”

    “Da quanto tempo la conosci?” chiese Giles con trepidazione nella voce.

    Sembrava stanco come se la preoccupazione per Spike gli stesse dando molta ansia. Fece quasi sentire Spike colpevole perché sapeva che Giles lo considerava come un figlio. Forse le cose potevano essere fatte differentemente, ma adesso non si poteva cambiare. Quello per cui Spike non aveva voluto aspettare. Stava già meglio avere Buffy nascosta nella sua vita e nel suo letto. Quel pensiero portò un sorriso felice sulle sue labbra.

    “È tutta colpa tua comunque,” disse Spike. “Sei stato tu ad insistere che fossi venuto a Sunnydale per la nostra riunione.”

    “L'hai incontrata qui? Negli ultimi giorni?” chiese Giles. “Oh signore, conosci tutto di lei?”

    “Rilassati” disse Spike. “E' bella e sono sicuro che l'adorerai. Io lo faccio.”

    C'era un suggerimento duro nelle sue ultime due parole; un avvertimento al suo agente e amico di non fare male alla donna che stava portando gioia nel suo cuore. I suoi momenti di rabbia erano stati abbattuti da lei. Lui lo sapeva. Era un angelo che lo avrebbe riportato di nuovo alla luce. Lui ci credeva.

    “Sono sicuro che sei completamente innamorato,” lo riassicurò Giles. “Ma quanto conosci onestamente questa donna? Sono dispiaciuto di essere così grossolano ma sono il tuo…”

    “Il mio dolore nel sedere,” disse Spike con una risata. Stava vagando per l'appartamento, ma un ringhio dal suo stomaco l'aveva portato verso la cucina. Andò ad aprire il frigorifero per vedere con cosa Xander l'aveva riempito. “Andiamo,” sospirò. “So che vuoi darmi degli avvertimenti e non sarai felice finché non lo farai. Quindi, vai avanti.”

    “William, non lo fare,” disse Giles con avvertimento nel tono. “Devi ascoltarmi. Sei stato per molto tempo solitario e vulnerabile dalla morte di Drusilla. Hai incontrato una donna qualunque…”

    “Buffy,” disse Spike. Sbatté il vaso di maionese sopra il ripiano vicino al panino che stava facendo. “E non è una donna qualunque.”

    “Scusami,” disse Giles. “Hai incontrato Buffy che è stata disposta a sposarti dopo due giorni. Non mi sembra molto giusto.”

    Il momento nella camera d'albergo quando aveva incontrato Tara gli ritornò alla mente. Un complotto per impigliare un vecchio e ricco uomo, era quello che anche lui aveva pensato per un momento. Spike chiuse gli occhi, afferrando l'orlo del bancone. Non poteva essere. Poteva sentire come si sentiva lei quando facevano l'amore anche se non lo avevano detto a parole. Era innocente, così come lo era Tara. Loro due non potevano creare un tale schema.

    “Hai almeno fatto un accordo pre-matrimoniale?”

    Un suono venne dal soggiorno e fece aprire gli occhi a Spike prima che potesse rispondere a Giles. Aspettò finché Buffy non entrò in vista. Lei sorrise e si strinse la cintura dell'accappatoio che stava portando.

    “Sei là?” chiese Giles.

    “Sì, sono qui,” rispose Spike, guardando come sua moglie prese una fetta di formaggio e se la fece scivolare in bocca. Si chiese da quanto tempo stava in piedi nel soggiorno ad ascoltare la sua conversazione. “Aspetta un minuto,” disse. “Fammi andare nell'altra stanza.”

    “Scusami,” bisbigliò Buffy retrocedendo. “Non avrei dovuto interromperti.”

    Lo sguardo di dispiacere sul suo viso lo riassicurò che lei non lo stava ascoltando, ma era venuta solo a cercarlo. Le afferrò la mano per tirarsela contro. “Va bene, pet,” bisbigliò Spike, premendole il collo. Il telefono era premuto contro il suo fianco così che Giles non potesse sentire. “Perché non fai dei panini mentre finisco questo?”

    “Okay” concordo Buffy dandogli un bacio rapido prima che lui andasse via.

    Lei stava canticchiando un motivo senza senso mentre apriva il pane prima che lui se ne andasse nell'atrio. Rialzò di nuovo il telefono all'orecchio.

    “Ci sono,” disse Spike. “E, no, non lo fatto."

    "Sei stato troppo impulsivo e romantico,” disse Giles. “Pensi che lo firmerebbe uno adesso?”

    “Non la insulterò così,” disse Spike chiudendo la porta dell'ufficio dietro di se. “Non vuole i miei soldi. Non sapeva neppure che li avevo finché non ci siamo sposati. Per l'inferno, Giles non sapeva neppure che fossi.”

    “Oh, stronzate,”rispose Giles con una risata cordiale. “Sei uno degli scrittori più famosi del tuo genere e ti aspetti che io creda che non ti aveva mai sentito nominare.”

    “Sì, io lo faccio,” insisté Spike,facendosi cadere con un tonfo nella sua sedia di cuoio da mille dollari. “Ha attraversato molto durante l'ultimo anno o così e io dubito che leggesse per piacere.”

    “Anche se prima non lo sapeva, adesso lo sa e questo non le impedisce di andarsene con la metà di tutto quello che hai.”

    “Non lo farà,” disse Spike fissando il posto vuoto sulla sua scrivania dove una volta c'era una fotografia di Dru e lui al loro matrimonio. In quel giorno felice non aveva mai pensato che solo pochi anni dopo lei lo avrebbe ingannato o che sarebbe stata uccisa insieme al suo amante. Se avesse vissuto per accordare il divorzio non sarebbe stato un bel affare. Appoggiò la testa contro il cuoio disse “Giles, io…”

    “Lo so, figliolo,” disse Giles leggermente. “È per il tuo meglio. Parlerò con Lindsey e ne farò preparare uno.”

    “Digli di essere generoso con lei,” bisbigliò Spike odiandosi di starlo appoggiando, ma odiandosi anche di più perchè aveva dei dubbi su Buffy dopo un solo giorno di matrimonio. Sapeva anche che Lindsey McDonald era feroce come avvocato. Era cruento quando difendeva i suoi clienti. Era soprattutto per questo che era stato scelto per rappresentare Spike e i suoi beni. Non c'era modo di sperare in una sistemazione tipica per Buffy in un accordo fatto da lui. “Non è... non è passato tanto tempo da quando l'ho incontrata.”

    “Lo so,” disse Giles. “Ti devi proteggere, William. Ci sono molte persone che contano su di te così non ti devi sentire colpevole per questo.”

    “E' facile per te dirlo,” disse Spike, sapendo già di aver commesso un errore accettando. “La ferirà e io non voglio farlo.”

    “Se ti ama allora capirà.”

    Lo amava? Adesso, quella era una cosa di cu non era affatto sicuro. Si conoscevano abbastanza per innamorarsi? Stava vivendo una fantasia? Aveva bisogno di stare di nuovo con lei. Vicino abbastanza per toccarla, per inspirare il suo profumo e allora i suoi dubbi se ne sarebbero andati. Spike finì rapidamente la conversazione e si diresse verso Buffy. Era arricciata sul divano che guardava un film alla televisione.

    “Ti mancavo?” chiese Spike sedendosi vicino a lei. Amando il fatto che si era subito inclinata contro lui.

    “Sì,” rispose Buffy avvolgendo la mano intorno alla sua. “Era qualcosa che aveva a che fare con me?”

    “Naturalmente no, luv, Giles ha scoperto che si siamo sposati e ha chiamato per vedere se era vero,” Spike la riassicurò. Si allungò per afferrare uno dei panini che erano su un piatto sulla tavola.

    “Come l'ha scoperto?”

    “Non lo so, non mi ha risposto,” disse Spike con una risata. “Suppongo che non è veramente importante.” Prese un morso dal panino di prosciutto che gli aveva fatto. Era la prima cosa che gli preparava. “E' buono. Grazie.”

    “Nessun problema,” rispose Buffy. “Sei sicuro che vada tutto bene?”

    “Si, tutto bene,” insisté Spike, ma evitò i suoi occhi. Lei sapeva che c'era qualcosa che non andava ma ancora lui non poteva dirgliela. Era la loro notte del matrimonio. In qualche modo avrebbe trovato un modo di tornare su quel soggetto più tardi. Lui le spostò dolcemente una ciocca di capelli che gli stavano facendo il solletico al braccio. Lei gli sorrise, poi prese una soda prima di rimettersi accanto a lui.

    Il soggetto sembrava chiuso. Sembrava convinta che tra loro andasse tutto bene. Era la prima bugia tra loro ed era per colpa sua. Spike desiderò avere più coraggio, ma non c'è l'aveva. Non stasera quando voleva l'illusione che tutto fosse perfetto. Domani era un altro giorno e potevano trattare con le questioni più pratiche tra loro. Afferrò un altro panino e tentò di tornare al film che stava guardando. Ma non poteva visto che il senso di colpa lo devastava. Alla fine la guardò determinato a dirle tutto ma era già addormentata.

    E decise di lasciar perdere per un altro pò.

    ~ ~ ~ ~ ~

    Buffy si tese, tentando di uscire dalla sonnolenza. Sbatté le palpebre alcune volte, poi cercò Spike e si svegliò di colpo quando vide che non era accanto a lei. Gli ci vollero alcuni momenti per comprendere che il pomeriggio era passato. Non aveva mai dormito fino a così tardi, almeno non negli ultimi anni quando anche l'ultima parte della sua infanzia se ne era andata.

    Imbarazzata per quello che William poteva star pensando di lei, si affrettò nel bagno. Gli ci vollero trenta minuti per lavarsi e vestirsi. Buffy non impiegò altro tempo per truccarsi o farsi i capelli. Si fece una coda di cavallo finché non sapesse quale fossero i piani per il giorno, se c'è ne erano. Si mise un paio di jeans e un semplice pullover che arrivava appena alla sua cintura. Con un rapido sguardo nello specchio per verificare se i suoi jeans gli facessero un bel sedere, Buffy lasciò la camera da letto per cercarlo.

    C'erano due voci che venivano dal soggiorno che la fecero fermare. Ascoltò per un momento. Dopo la notte prima, non voleva interrompere Spike in un'altra conversazione personale.

    “Bene, Giles non ha sprecato tempo,” disse Spike.

    “Queste cose sono di routine,” disse una voce maschile. “Ha preso anche alcune modifiche questa mattina e adesso è pronto.”

    “Quali sono i termini?” chiese Spike.

    Buffy non era sicura di quello che stavano parlando. Sapeva che doveva essere qualche tipo di contratto così rimase dove era. William le aveva mentito la notte prima quando le disse che Giles non era preoccupato sul loro matrimonio. La presenza di questo estraneo nella loro casa era una prova di quello.

    “E' standard,” disse l'uomo. “Se lei ti lascia o ti inganna, non otterrà niente ma una sistemazione bassa. Se tu la lasci o la inganni, avrà una sistemazione migliore e potrà tenere alcuni regali che gli hai fatto o qualsiasi cosa che ha acquistato durante il matrimonio.”

    Come poteva? Era chiaro che stavano discutendo su un accordo pre-matrimoniale, omettendo il fatto che erano già si sposati. Stava veramente pensando che il matrimonio potesse fallire ancora prima che cominciasse. Buffy si coprì la bocca con la mano mentre soffocò il singhiozzo. Il tradimento le bruciò profondamente il cuore. Alcuni pensieri di rimanere razionale la lasciarono mentre scese le scale di corsa.

    “Buffy,” esclamò Spike alzandosi. “Mi piacerebbe presentarti il mio avvocato, Lindsey McDonald.”

    “So che è il tuo avvocato,” disse Buffy, afferrando le carte dalla sua mano. “E so cosa sono queste.” Disse sventolandole verso lui. “Come hai potuto? Non solo mi hai mentito la scorsa notte, ma hai già delle carte pronte da farmi firmare. Perché non me ne hai parlato? Non ho mai voluto i tuoi soldi.”

    “Ti posso spiegare,” cominciò Spike, ma lei lo interruppe…

    “Se questo è il modo in cui sarà il nostro matrimonio allora bene,” gridò Buffy. “Porterò questi al mio avvocato e ve li riporterò, a te e al Signor McDonald, una volta che abbiamo deciso i nostri termini.”

    Era una grande cavolata. Troppo spiacevole che questo non avesse fondamenta di verità, pensò Buffy mentre saliva di corsa le scale. Dovunque andava bene purché fosse lontano da suo marito e dal suo avvocato. Si sedette sull'orlo del letto, piangendo mentre spiegazzò l'accordo. Adesso non poteva tirarsi indietro. Doveva in qualche modo trovare un avvocato che la rappresentasse. Non poteva essere troppo difficile. Non a Los Angeles comunque, ma non sapeva come trovarne uno.

    C'era solamente uno persona che poteva chiamare per chiedere. Era quasi troppo mentre prese il telefono e compose un numero che conosceva a memoria. Dopo tutto era il suo numero di telefono che lui aveva da quando lei aveva compiuto sedici anni.

    “Ciao, Papà” disse Buffy, quando suo padre rispose. “Ho bisogno del tuo aiuto.”


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    Capitolo 11 - The Aftermath (La Conseguenza)

    Nella sua mente ancora riecheggiava la risata del padre. Hank pensava che il suo matrimonio impulsivo fosse un altro segnale dell'irresponsabilità che le aveva causato così tanto problemi anche quando era al liceo. Il suo consiglio dopo aver sentito il suo dilemma era di accettare le condizioni perché probabilmente era la cosa migliore che avrebbe ottenuto. E aggiunse anche che se Spike l'avesse lasciata, allora doveva chiamarlo in giudizio per tutto quello che poteva.

    Non era quello che voleva. Aveva bisogno di sapere vi avere un piano di riserva se il suo matrimonio fallisse e si separassero. Qualcosa che le dicesse che non era da sola come invece si sentiva. Dopo tutto il padre di una ragazza non doveva correre in suo soccorso? Quel genere di uomo per cui nessun ragazzo era all'altezza degli figlia? Non Hank Summers. Non aveva tempo o desiderio di essere là per lei. Era stata una sciocca a pensare che potesse. Tuttavia non lo capiva. Perché l'odiava così tanto? Cosa gli aveva fatto?

    Questo aggiunse solo più confusione e tristezza a quello che Spike le aveva fatto. Buffy seppellì il viso nel cuscino per soffocare i singhiozzi. Come aveva potuto pensare che le storie delle favole fossero vere? Che Spike avrebbe reso migliore la sua vita? Il fatto che era veramente sola era stato cementato dalla reazione del padre.

    L'unica eccezione era il pensiero che era sposata e non voleva che il suo matrimonio finisse. Buffy voleva veramente il felici e contenti, o quanto vicino a questo poteva arrivare. Amava Spike e forse un giorno anche lui l'avrebbe amata. Si erano incontrati perchè destinati, no? Cosa altro poteva essere? Non affrontare la possibile realtà che l'aspettava, Buffy rimase arricciata nel mezzo del letto. Le lacrime che continuarono a cadere per un alto pò, poi se le asciugò. Non c'era nessun suono nell'appartamento. Questa volta non sarebbe venendo a cercarla. Non ci sarebbe stata nessuna riunione appassionata per mandare via i suoi dubbi.

    Forse la stava aspettando? Il pensiero riuscì a farla strisciare fuori dal letto. Andò verso il bagno per lavare le lacrime sulle guance. La sensazione dell'acqua fredda sulla pelle fu piacevole, portando un senso di sanità mentale ai suoi pensieri caparbi. Era ora di cominciare ad agire come un adulto e non come una bambina impaurita.

    “Buffy, guardi troppa Lifetime,” disse al suo riflesso mentre si rifece la coda di cavallo. Non era stato William a pensare da solo all'accordo pre-matrimoniale. Sapeva che Giles gliela aveva detto. Non c'era alcuna ragione di essere così distrutta e triste. Con quel pensiero, corse giù per le scale determinato a parlare con suo marito.

    Omettendo che lui non c'era e neppure l'avvocato. Il silenzio fece si che si chiedesse se fosse sola. Ma non pensava che Spike sarebbe andata via senza dirle niente. Almeno lo sperava, così iniziò ad ispezionare le stanze per vedere se fosse da solo in silenzio. Poi vide la porta chiusa che portava al suo studio. Naturalmente, si sarebbe nascosto nel suo dominio privato. Era il posto dove si sarebbe sentito al sicuro.

    Sostenendo il suo coraggio, Buffy si appoggiò dolcemente alla porta.

    “William, posso entrare?”

    Aspettò alcuni secondi ma non ottenne risposta. Sospirando, si morse il labbro, discutendo con se stesso per un momento, poi provò la maniglia. Aprì un pò la porta così da sbirciare nella stanza. Spike era seduto su una sedia di cuoio nera che era messa in un angolo che seppe immediatamente era dove si sedeva e leggeva. La sua testa era abbassato fissandosi le mani. Non rispose al suo ingresso mentre lei passava sul tappeto bianco e spesso.

    “William… mi piacerebbe parlarti,” disse Buffy, sedendoci vicino ai suoi piedi sul tappeto e mettendogli una mano sulla gamba. “Per favore, guardami.”

    “Mi dispiace, Buffy,” rispose Spike guardandola con occhi torturati. Le sue guance erano rosse dove lui le aveva strofinate. Le ricordò un bambino beccato a fare qualcosa e veramente pentito dei suoi misfatti. “Non avevo mai pensato di fare un accordo prima che ci sposassimo. Neppure adesso, ma è…”

    “La cosa giusta da fare,” finì Buffy, guardando poi verso il basso “Ho chiamato mio padre per farmi dare il nome di un avvocato da contattare.”

    “Eri così disperata, pet?” chiese Spike mostrandole quanto la capiva.

    “Sì,” disse lei accennando col capo. “Avrei dovuto saperlo.”

    “Non ha voluto aiutarti?” il suo tono fece si che Buffy guardasse su per studiarlo. C'era delle rabbia diretta a suo padre nel suo viso serio.

    “Oh, nell'eventualità mi ha dato un nome da chiamare,” disse Buffy. “Ma solo dopo aver riso per la mia decisione di sposarti, che ha chiamato una sciocchezza.”

    “Quell’idiota,” mormorò Spike. “Non sa che donna meravigliosa sei.”

    “Così meravigliosa che hai paura che scapperò con tutto quello che hai,” disse Buffy, incapace di fermare i sentimenti di rabbia e amarezza uscire.

    “Me lo merito,” disse Spike, prendendole la mano, con il pollice gli accarezzò il palmo. “Se perdessi te di tutta questa roba non mi importerebbe” fece una pausa, chiuse gli occhi e ingoiò prima di guardarla di nuovo. “Non avrei potuto sopportarlo.”

    “Io non sono Drusilla.”

    “Dio, no,” protestò Spike, sedendosi dritto. “Non lo penso affatto. Non ti considero come quella puttana.”

    “Puttana?” chiese Buffy e il suo stupore lo fece ridere mentre lei lo fissò incredula. Quando le aveva raccontato la storia della sua deceduta moglie, aveva visto il dolore, confusione e disillusione nell'uomo di fronte a se. Ma non un accenno all'odio che adesso sentiva. Come non aveva potuto accorgersene? Cambiava come vedeva William anche se non voleva. Cosa altro non le aveva detto? O cosa l'aveva accecata per farle credere così tanto in lui?

    “Mi ha ingannato” disse Spike con rabbia negli occhi blu. “Controllava le nostre vite e ha tentato di controllarmi con i suoi inganni.” Si indicò il torace. “Io sono quello che firmò il contratto pre-matrimoniale perché i beni della sua famiglia non potevano essere toccati da me. Non ero degno della loro principessa, non importava quanto l'adorassi.” si riappoggiò indietro e con la mano si coprì il viso.

    Non c'era niente che lei poteva dire. Non sembrava che avesse proprio dimenticato Drusilla. Buffy si chiuse in se stessa, incrociando le braccio sul torace, e tirandosi fisicamente via dal marito. Se la terra si aprisse e la ingoiasse in quel momento, Buffy ne sarebbe stata felice. Forse suo padre aveva ragione su Spike che voleva solo un pezzo dolce e giovane che non gli dava nessun problema. Una bambola per usarla quando gli faceva comodo, per poi scartarla quando si era stancato o quando aveva trovato qualcuna più bella.

    “Vuoi che io firmi il pre-matrimoniale?” chiese Buffy.

    “No, non voglio,” disse Spike. “Non mi hai sentito? Non voglio immaginare un futuro senza te.”

    “Hai detto che non potevi sopportarlo,” disse Buffy girandosi a guardarlo. “Pensavo che fosse a causa di lei.”

    Spike rise. Se la tirò sopra il grembo, tirandosela vicina. “Non voglio perderti. Rendi la mia vita così felice. Lei se ne andata e io voglio lasciarla andare. Adesso tu sei mia moglie, va bene?”

    “Si William” esalò Buffy e si accoccolò tra le sue braccia. C'erano ancora delle domande e dei dubbi, ma non voleva preoccuparsi o prendere tempo a esaminarli. Era meglio accettare le sue parole e così assicurarsi la sua felicità. Nell'ultimo anno c'erano state molte volte, dove aveva dovuto prendere una decisioni per cui non era pronta, o percorre la verità fra le parole di speranza dette da sua madri e dai dottori. Tutti loro aveva sbagliato in ogni modo. L'operazione per rimuovere il tumore al cervello non aveva funzionato perché sua madre era morta. Il rifugio che aveva trovato era stato distrutto in un momento quando ritornò a casa per trovare il suo corpo senza vita.

    “Così, siamo d'accordo su nessun accordo pre-matrimoniale?” disse Spike stringendola.

    “Si, staremo insieme per sempre,” disse Buffy sorridendogli. “Niente nuvole all'orizzonte.”

    “Non può essere visto che sei la mia luce,” bisbigliò Spike accarezzandole con la punta delle dite la sua mascella. “Vuoi andare a fare compere questo pomeriggio?”

    “Per cosa?”

    Spike si portò la sua mano alle labbra per le baciarle ogni punta delle dite prima di succhiarle l'indice. Lei sentì un calore nell'utero. Era come una scossa elettrica che le fece bagnare le mutandine. Non aveva mai pensato che un tocco così leggero potesse farla dolere di bisogno.

    “Voglio che tutto il mondo sappia che sto con te,” disse Spike passandole la lingua lungo la vena del polso. Le morsicò la pelle delicata del braccio prima di entrare di nuovo in contatto visivo. “Voglio comprarti un anello di diamanti.”

    “Non lo devi fare,” protestò Buffy, ma tutto in lei gridava sì. Voleva un segnale che appartenesse a lui che fosse visibile a tutti. Non ci sarebbero stati più nessun dubbio sulla loro unione se portava il suo anello.

    “Oh, andiamo,” disse Spike con una risata. “Sai di voler un grande e grosso diamante sul dito.”

    Lei non poteva aiutarsi ma rise. “Bene, sì, lo voglio ma non voglio che ti senti obbligato.”

    “Merda, donna, io sono obbligato. Non è una parte dell'accordo matrimoniale?”

    “Oh e cosa devo dare io secondo questo accordo matrimoniale?” chiese Buffy mentre con le dita giocava con i ricci corti sulla sua nuca.

    “Te, a piedi nudi e incinta, prendendoti cura di mio ogni bisogno,” disse Spike.

    “Haha, quindi sarò la tua schiava?”

    “Si, come io sarò il tuo schiavo,” disse Spike. “È una cosa reciproca.”

    “Va bene, allora” disse Buffy, baciandogli la guancia. La stava riassicurando in un modo che le fece sembrare i suoi dubbi sciocchi. Erano entrambi impegnati per far funzionare questa relazione. Presto un simbolo della devozione di Spike avrebbe onorato la sua mano. E forse se prendesse qualche soldo ne avrebbe potuto prendere anche uno per lui. “Anch'io voglio comprarti un anello.”

    “Bene, ne troveremo una coppia intonati,” disse Spike. “Voglio che tutti sappiano che anch'io appartengo a te.”

    “Qualcosa di semplice,” disse Buffy. “Non ho bisogno di niente di eccessivo.”

    “Hmmph,” disse Spike. “Non voglio che debbano usare la lente di ingrandimento per vedere il tuo diamante.”

    “E' solo che...” bisbigliò Buffy. “Beh, non ho molti soldi da spendere.”

    “Pet, non volevo dirlo,” disse Spike con un ghigno. “Ma se siamo una squadra tutto quello che è mio è tuo.. Quindi, adesso hai molti soldi e non protestare,” disse, strofinando il naso contro il suo. “È nostro ed è così che voglio che sia .”

    Buffy si sentiva ancora come se dovesse essere a lei a comprare a lui la fede, ma sapeva che non era il momento di discutere. Alla fine avrebbe comunque perso. L'unica cosa che poteva fare era arrendersi. Inoltre pensare a questo piano d'acquisto lo stava rendendo felice.

    “Va bene,” disse lei. “Mi arrendo. Dove andremo a vedere?”

    “Bene, penso che Tiffany è l'unico posto appropriato per acquistare il tuo anello,” disse Spike ghignando quando il viso di lei si accese per il nome del negozio di gioielleria famosa “Cioè, se vuoi andare in un altro posto…”

    “No, no" disse Buffy, abbracciandolo. “Va bene. Permettimi di andare su a vestirmi.” scese dal suo grembo, andando verso la porta. “Non ci metterò molto prometto.”

    La risata di lui echeggiò dietro a lei. Mai nella sua vita aveva pensato che avrebbe visto l'interno di un Tiffany molto meno che avrebbe portato uno dei loro anelli. Forse la vita era dopo tutto una favola, pensò mentre saliva di corsa i gradini. O forse era solo che William era il suo Principe Azzurro dopo tutto. Qualunque cosa fosse ne avrebbe goduto. Sarebbe stata una sciocca se non lo avesse fatto, no?

    Capitolo 12 - Illusions (Illusioni)

    Buffy si lisciò la gonna del semplice vestito nero sperando che diventasse in qualche modo qualcosa di più. Sua madre glielo aveva comprato alcuni anni fa ad una svendita dicendole che era quel genere di vestito con cui poteva andare dovunque. Forse a Sunnydale, ma non qui a Los Angeles, gli mancava sia lo stile che la qualità. Si fissò le scarpe nere aspettando che il suo William tornasse. Accanto a lui poteva credere alle sue parole che l'avrebbe resa più di quanto avesse mai sperato in vita sua.

    “Pronta, pet?” chiese Spike, ritornando al suo fianco dopo aver recuperato il suo biglietto dal valletto.

    “Suppongo di si," disse lei, augurandosi di essere perfetta per suo marito.
    Guardò all'ingresso del piccolo ristorante disadorno che era un posto per le persone ricche e famose dove cenare inosservati. Ci voleva un nome conosciuto per avere una prenotazione al Daniele e molti soldi da spendere. Lui aveva insistito che fosse solo un ristorante tranquillo dove potevano cenare con gli amici.

    Non accordare a Dawn che la riempì con abbastanza pettegolezzi sugli amici di lui che sentiva la pancia sotto sopra nel doverli incontrare. Era solamente la realtà della stanza privata a Tiffany per scegliere il suo anello, e la conferma di questa cena che le fece comprende che era la signora William Nagle. Un ruolo che non era ancora pronta ad assumere.

    “Andrà bene,” le bisbigliò Spike, mentre le metteva un braccio intorno alla vita. “Ti ameranno come lo faccio io.”

    “Tu sei accecato dalla mia luce,” disse Buffy, avanzando davanti a lui mentre le teneva la porta aperta. Ammorbidì la sua autocritica con un sorriso. Una cosa che aveva imparato nella settimana passata era che lui odiava tutti i suoi dubbi su se stessa. Insisteva che era la sua luce e che fosse la perfezione. Si chiese cosa sarebbe accaduto quando il fiore si fosse consumato e avrebbe compreso che era dopo tutto solo una ragazza.

    Il maitre salutò William con amicizia entusiasta che fece capire a Buffy che suo marito era un ospite regolare in questo posto.

    “Luigi, questa è mia moglie, Buffy” disse Spike con orgoglio nella voce. La scaldò mentre avanzava per salutare l'uomo. Non gli offrì la mano, incerta se doveva o no, ma nessuno la fece sentire come se avesse fatto un errore. Si sentì sollevata quando continuarono a parlare e furono condotti attraverso la sala da pranzo.

    Era veramente un bel posto, decise, vedendo i mattoni usati per fare i muri, il soffitto alto e le tovaglie di lino bianco su ogni tavola. C'erano abbastanza piante per farlo sembrare comodo e l'illuminazione rendeva l'intima l'atmosfera e celava gli ospiti. Riconobbe alcune facce, archiviandole per poi dirle a Dawn. Aveva promesso a sua sorella minore di dirle tutti i dettagli quando era finita. Per adesso era stato troppo simile al sogno per accettare tutto.

    “Ciao, Buffy,” la salutò Xander quando li vide avvicinarsi. Le prese la mano, tirandosela più vicino. Le baciò la guancia, prima di girarsi per presentarla. “Tutti questo è Buffy, e Buffy, questa è mia moglie, Cordelia.” la bella brunetta accennò solo col capo, ma lei gli sorrise prima di girarsi a dove Xander stava indicando. “Questo è il signor Giles, l'agente di Spike e questo è Jenny, la sua fidanzata.”

    “Ciao, a tutti” disse Buffy, prendendo prima la mano di Giles e poi quella di Jenny. Almeno sembravano abbastanza amichevoli, pensò mentre sorrideva. William la diresse ad una sedia che era tra Giles e lui. “È bello incontravi,” continuò Buffy tentando di essere socievole. “William mi ha detto qualcosa su di voi."

    “Hmm,” disse Cordelia, raccogliendo il bicchiere. “Mentre tu sei completamente una sorpresa.”

    “Sì, lo è” la difese William, facendo scivolare la mano nella sua. “Era la più bella sorpresa che ho mai avuto.”

    Era solo la spinta in più di fiducia di cui aveva bisogno. Buffy alzò il mento mentre rispondeva agli sguardi curiosi degli amici. Non lo avrebbe deluso.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Arrivati al dolce, Spike si era di nuovo innamorato. Buffy stava usando ogni pollice della sua spina dorsale per far si che lui l'ammirasse. Stava tentando così duramente di agire come se fosse a proprio agio in questa piscina di squali in cui lui l'aveva gettata. Con calma, era stato capace di convincere Xander a prenotare in questo ristorante dove era facile leggere il menu e l'atmosfera era più rilassata. Aveva voluto aspettare per la roba elaborata finché non ci avrebbe portato Buffy da solo per un appuntamento. Insegnarli le cose prima che permettesse che mettessero gli artigli su lei.

    Non era cieco sui suoi amici e soci. Xander e Cordelia giocavano al principe e alla principessa perfetti di Hollywood, Giles poteva essere freddo e rigido quando si trattava di affari. Sfortunatamente, era il cliente più lucroso di Giles così percepiva Buffy come una minaccia fino a prova contraria. Jenny era l'unica carta del gruppo. Poteva essere una madre amorosa o il muro di acciaio dietro al suo uomo. L'incontro con la sua nuova moglie avrebbe pesato sul suo comportamento secondo se avrebbe considerato Buffy un bene o male per lui.

    Per gli antipasti e i primi piatti erano solo chiacchiere fra vecchi amici. Dividendo storie di vita con la nuova venuta . Ma come la sera si avvicinò alla fine e il dolce era stato ordinato, Spike poteva sentire la tensione sorgere intorno alla tavola. Sapeva che erano pronti per attaccare. Si mise istintivamente più vicino a Buffy che gli diede un sorriso che gli fece venir voglia di portarla nel letto più vicino.

    “Giles, qualche parola sul mio futuro?” chiese Spike sperando di dirigere la conversazione verso qualcosa di un pò più neutrale.

    “Apparentemente, il loro avvocato è occupato a preparare una denuncia,” disse Giles, inclinandosi indietro sulla sedia e giocando con il bicchiere quasi vuoto. “Francamente se arriva in tribunale potrebbe essere nocivo per la tua carriera.”

    “Ne dubito,” rispose Spike. “Sono i fans ad essere importanti.”

    “E c'è il tuo maledetto romanticismo che arriva anche nella vita vera,” rispose Giles togliendosi gli occhiali e gettandoli sulla tavola. “Ultimamente hai deciso di seguire una missione suicida e ti sei dimenticato di informare quelli di noi che si interessano a te?”

    “Si, e ai vostri soldi” disse Spike, inclinandosi sulla tavola. “Non hai mai dato una merda su me o la mia vita personale così perché inizi adesso? Perché finalmente ho trovato qualcuno che mi rende felice e hai paura di perdere il tuo fottuto treno?”

    “William ,” disse Jenny. “Non è tutto,” allungò la mano per prendere la sua. “Rupert è preoccupato per te, questo è tutto. Devi ammettere che stai prendendo delle belle decisioni audaci negli ultimi mesi.”

    “Sto tentando di avere una vita come mi ha detto di fare,” disse Spike, inclinandosi indietro sulla sedia. Fece scivolare un braccio intorno a Buffy prima di affrontare gli amici. “Non comprometterò il mio personaggio o il mio cuore. Se non potete vivere con quello, allora suppongo che non abbiamo nient' altro da dirci.”

    Nonostante la sua preoccupazione che loro se ne sarebbero andati veramente, Spike mise i sentimenti sulla tavola. Questi quattro erano gli unici che erano sempre rimasti accanto a lui quando le cose erano difficili. L'avevano pulito, tenuto fuori dalle riviste tanto quanto possibile, e sostenuto nei primi giorni in cui era sospettato. Erano il suo alibi che l'avevano scagionato dall'omicidio di sua moglie. Nessuna questione su come duramente aveva tentato la polizia, non potevano trovare una pista su di lui per una pistola noleggiata. La loro amicizia era sigillata con il sangue. Tutti loro avevano dei segreti che potevano essere costosi se venivano fuori. Alcuni sapevano più di altri ma alla fine si potevano distruggere l'un l'altro.

    Improvvisamente Giles lasciò uscire una risata cordiale che fece sospirare gli altri di sollievo. si inclinò in avanti sulla tavola, prendendo la mano di Jenny dalla sua. “Bene, amico, speravo che puntassi i piedi, perché ho un piano.”

    “Grazie a dio,” disse Xander, scuotendo la testa. “Mi stava cominciando a sentire come in un recinto per il bestiame. Prendiamo una bottiglia di champagne mentre discutiamo su questo?”

    “Mi suona bene,” disse Spike con un ghigno. “Sapevo di poter contare su voi, ragazzi.”

    “Fino alla fine,” disse Cordelia, scuotendo la criniera. “Così, cosa faremo per tenere il sedere di Spike fuori dal tribunale?”

    “Pazienza, baby” Xander fece le fusa, chiamando il cameriere. “Con un pò di bolle tutto diventerà tutto più liscio.”

    Il cameriere apparve quasi prima di venir chiamato. La migliore bottiglia di champagne fu ordinata e passò anche a Buffy. Nessuno glielo chiese. Era solo come andavano le cose. Il primo bicchiere fu finito rapidamente. Un rituale che avevano diviso negli anni. Un modo di allentare la pressione e prepararsi a fare ciò che doveva essere fatto.

    Giles si inclinò in avanti, indicando che era il momento per tornare agli affari. Gli altri si mossero un pò più vicini per sentire meglio.

    “Ci sarà una festa il prossimo fine settimana in onore di David Rollins,” disse casualmente Giles. Non lo era tuttavia. Non David Rollins, uno dei nomi più rispettati nell'industria cinematografica per la fantascienza. Aveva preso molti libri, e li aveva trasformati in successi notevoli. “Io sono stato invitato e posso trovarti un invito. Se possiamo far si che il signor Rollins esprima un interesse per trilogia di 'Galaxy', penso che questo metterebbe la giusta pressione su loro per lasciare il tuo libro come lo hai scritto.”

    “Giles,” disse Spike. “Così, entreremo in una festa piena di giornalista e abborderemo l'ospite di onore come sempliciotti? Non sono così disperato.”

    “Se i tuoi libri sono buoni, non dovrebbe già conoscerli?” chiese Buffy quietamente. Alzando le spalle quando fu al centro dell'attenzione. “Voglio dire… beh” si morse il labbro. “Ho fatto delle ricerche su te e i tuoi libri che sono molto più popolari dell'ultimo libro che lui ha trasformato in un mega film di successo.”

    “Date alla ragazza una medaglia d’oro,” disse Xander con un ghigno. “Ha ragione, sai. David deve già conoscere la tua roba. Quindi, sii fiducioso quando lo incontrerai, capirà che sei il suo prossimo progetto e, voilà, i tuoi problemi saranno risolti.”

    “Sì, certo,” disse Spike. Poteva accadere. Almeno era qualcosa che poteva fare invece di stare seduto aspettando il suo destino. Era ora di intentare una causa di qualche genere. Si inclinò verso Buffy. “Verrai alla festa, amore?”

    “Io,” strillò lei. Con gli occhi larghi e la bocca spalancata. Scosse veementemente la testa. “Non penso che sarei molto d'aiuto.”

    “Sei il mio portafortuna,” disse Spike. “Ho bisogno di te.”

    “Starai bene,” disse Cordelia. “Te lo dico io. Andremo insieme a fare compere questa settimana per trovarti il vestito perfetto. Forse passeremo un giorno alle terme per farci i capelli e le unghie. Viziati e poi ti sentirà come se potessi andare ovunque.”

    “Hai molto tatto, vero, Cordy?” chiese Spike. “Buffy non ha bisogno di niente per renderla ancora più bella di com’è già.”

    Un rossore lento le coprì le guance mentre si inclinò contro la sua mano. “Grazie, William, ma Cordelia ha ragione.” sventolò una mano. “Ho bisogno di qualcosa da indossare se vuoi che venga con te. Hai visto i miei vestiti” sorrise. “E forse il viziarmi un pò mi aiuterebbero a sentirmi un pò meno provinciale.”

    “Non cambiare troppo,” bisbigliò Spike facendo correre le dita lungo la sua pelle. “Sei perfetta così come sei.”

    “Sono d'accordo,” disse Jenny, inclinandosi in avanti. “Buffy è una bellezza naturale. Non esagerare con il cambiamento.”

    Spike vide il bagliore di malevolenza negli occhi di Cordelia alle parole dell'altra donna. Non tollerava la competizione nella compagnia. Tutti seguivano sempre il percorso di Cordelia per la moda. Tutte le minacce venivano rapidamente eliminate o gli veniva insegnato a stare al loro posto. Aveva bisogno di avvertire Buffy più tardi di non prendere Cordelia seriamente, specialmente se non si sentiva a suo agio con i consigli che gli dava. Amava Buffy così com’era, l'innocenza, l'onestà e la passione che aveva. Voleva che non cambiasse per niente.

    Capitolo 13 - Suspicious Minds (Menti Sospettose)

    “Non lo so, Cordelia,” disse Buffy, girandosi leggermente così che poteva vedersi il retro del suo vestito di Dolce & Gabbana. Era chiamato 'vestito reggiseno' e non si piaceva molto nel bustino di raso con un reggiseno nero che usciva. Preferiva cose più classiche, sottilmente sexy e questo era molto apertamente sexy. Stretto intorno alla vita, spingendo i seni verso l'alto così che sembrava avere una grande fenditura. Si lisciò la gonna.

    “Penso che sei bella,” disse Cordelia, mettendosi in piedi dietro a lei. Raggruppò i capelli di Buffy, tirandogli in alto. “Guardati. Sei calda. Penso che anche William concorderà. Ti sfoggerà per tutta la città con questo vestito.”

    “Okay, ma non per la festa,” disse Buffy sicura. Non gli importava lo stilista o quanto costava, non lo avrebbe indossato per tentare di conquistare gli amici di affari di William.

    “Va bene,” disse Cordelia.

    Buffy pensò di vedere un bagliore di delusione negli occhi bruna. Non poteva essere tuttavia.
    Cordelia non avrebbe mai fatto nulla per tentare di rovinare le opportunità di William per far si che il suo libro venisse pubblicato. Era perché la donna aveva messo i suoi acquisti al primo posto; aiutare Buffy ad andare bene in questo mondo. Adesso, se poteva guardare oltre i prezzi sui vestiti che stavano guardando. Era solo per la presenza di Cordelia che alcune impiegati la stavano aiutando. Stava cominciando a sentirsi come Julia Roberts in Pretty Woman, quando Cordelia prese con disinvoltura altri vestiti firmati.

    Da allora in poi era stato un turbine di vestiti, dal più casual a quello da usare di sera che facevano sperare a Buffy che William diceva la verità quando disse che poteva prendere qualunque cosa.
    La pila di vestiti la stava mangiando viva per i sensi di colpa.
    La sua famiglia aveva vissuto a Sunnydale per anni con quello che quei vestiti stavano per costare.

    “Ha qualsiasi cosa che è un pò più soggiogato per una festa di sera?” chiese Buffy alla commessa che la stava aiutando.

    “Certo, signorina.” accennò col capo poi scomparve per cercare qualcosa mentre Buffy scivolò fuori del vestito che si stava provando. Cordelia lo prese per aggiungerlo ai vestiti che avrebbero preso.

    “Dovremo fare una fermata rapida al reparto di biancheria intima prima che andiamo via,” disse Cordelia, sedendosi e fissandole un pò troppo la biancheria intima per farla sentire a suo agio. “Hai veramente un bel corpo. Hai solo bisogno di renderlo elegante. Scommetto che Spike si sta divertendo a insegnarti tutti i tipi di giochi.”

    “Giochi?” disse Buffy, girandosi per guardare l'altra donna con curiosità. “Di cosa stai parlando?”

    “Oh sei innocente,” disse Cordelia con una risata soffocata. Guardò in basso per ispezionarsi le unghie perfette. “Sai travestirsi, i giochi di ruolo, e poi il suo preferito il bondage.”

    Buffy incrociò le braccia al torace, fissandola confusa. William non aveva fatto nulla del genere ma era stato un amante passionale a letto. Non c'era mai stato nessun suggerimento che poteva volere le cose di cui Cordelia stava parlando. Per la sua mancanza d'esperienza sessuale non era sicura che le avrebbe chiesto di fare qualche gioco. Si girò per guardarla nello specchio.
    Cosa sapeva?
    Forse gli piacevano cose del genere, e se fosse così, e se mai li avesse tirati fuori, ci avrebbe trattato. Adesso, non solo era imbarazzata per avere la loro vita sessuale discussa, ma si sentiva anche tradita da William per averne parlato dietro le sue spalle.

    “Signorina, cosa ne pensa di questo?” disse la commessa, entrando di nuovo nel camerino. “È un Sue Wong.”

    “Oh, è bello,” mormorò Buffy allungandosi per prendere il lungo vestito avorio.
    Fatto di chiffon con una vita a goccia che era decorata con perline e cristalli prima di finire con file di petali delicati. “Grazie.”

    “Ora, non è un originale o qualcosa,” disse la commessa. “Ma io penso che sia perfetto per lei.”

    “Che vuole dire che non puoi metterlo,” disse Cordelia, mettendo in piedi. “Abbiamo bisogno di qualcosa di unico. Rimettilo a posto o dovrò parlare con il direttore.”

    “No,” disse Buffy rivolgendosi alla ragazza sgridata. “Me lo chiude, per favore?”

    Era perfetto; bello abbastanza per essere un abito da sposa, ma semplice abbastanza per il tipo di festa che avrebbe frequenta con suo marito. Nello specchio una donna che Buffy non sapeva esistesse era là in piedi. Enfatizzando le sue curve senza esagerarle, e facendola sentire femminile.
    Non poteva aspettare di farlo vedere a William.

    “Vede, signorina,” disse la commessa, incontrando i suoi occhi nello specchio. “Sapevo che le sarebbe piaciuto.”

    “No, non mi piace,” disse Buffy con un sorriso. “Lo amo. Non lo pensi anche tu, Cordy?”

    La bruna alzò solo le spalle, ma Buffy poteva dire che ne era entusiasta per il modo in cui le aveva guardato il vestito. Era deciso. E adesso Cenerentola era pronta per andare al ballo.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Era la prima volta che lui e Buffy erano separati da più di un'ora dal giorno che si erano sposati.
    Spike stava oscillando tra il godere del tempo divisi e la sua mancanza che sentiva con un'intensità che lo bruciava. Era quasi sicuro che c'era qualcosa di magico su Buffy che l'aveva attratto a lei.
    Mai prima bella sua vita il suo cuore aveva sentito così leggero… così felice.
    Lo spaventava qualche volta.

    “Non ti preoccupare troppo,” disse Xander prendendo un altro sorso della sua birra. “Cordy si assicurerà che la tua ragazza sia favolosa.”

    Il commento fece si che Spike uscisse dal suo sogno ad occhi aperti sulla sua sposa che insistita a dire che l'amava così come era. Come poteva non farlo? Era la dolcezza personificata con un bel viso e corpo che gli faceva sentire la lussuria come quando era un adolescente.
    Cosa poteva chiedere di più un uomo? Ancora, per delle ragione, Buffy si sentiva come se non fosse abbastanza.

    “Mi piace Buffy così come è,” rispose Spike. “Non voglio una contraffazione di plastica da Hollywood.”

    “Vuoi dire come mia moglie?” tispose Xander con un riso soffocato. Alzò la mano come scosse la testa. “Ti capisco, amico. Non ti preoccupare.”

    “Dio, amico, scusa,” disse in ogni modo Spike. “Intendevo più come Dru.”

    La sua prima moglie, una principessa di Hollywood che fu allevata per sembrare, agire, così.
    Non gli aveva mai dato il tempo di scoprire chi era e quello che voleva veramente, era divenuta la più spietata della donne. Drusilla prendeva quello che voleva, quando lo voleva, finché la divertiva.
    Troppo cattiva, suo marito aveva finito per annoiarla. Forse se non l'avesse avuto, lei sarebbe ancora viva.

    “Dru non era mai falsa,” disse leggermente Xander, distogliendo lo sguardo. “Era fredda, crudele, spietata e non dava mai attenzione, ma mai falsa.”

    “Poteva recitare benissimo per avere quello che voleva,” disse Spike. “Ti ha preso, vero?”

    Non aveva pianificato di dirlo. Forse perché finalmente si sentiva libero dal potere di Drusilla che gli dette il coraggio di dirlo a voce alta. I due amici avevano condiviso molto durante il corso degli anni mentre crescevano e diventavano uomini, incluso alcune donne quando ancora stavano sperimentando il sesso e l'amore. Spike sapeva che era Drusilla che aveva iniziato la relazione con Xander.
    Il suo amico non l'avrebbe mai tradito così. Era perché era insaziabile in camera da letto. Aveva bisogno della sua passione e Spike si era quasi distrutto per tentare di tenerla soddisfatta. Poi aveva rinunciato.

    “Di cosa stai parlando?” chiese Xander con una risata nervosa. "Non ho mai dormito con Dru.”

    Spike sorrise al suo amico e scosse la testa. “Sì, amico, l'hai fatto.” Sospirò
    “Non pensi che sia il momento di finirla con i segreti? Sono ancora tuo amico, no?”

    “Io… merda, uomo; e adesso questo metterà a repentaglio la nostra amicizia?”

    “No, non c'è più nessuna ragione,” disse Spike. “È finito. Lei è morta. Tu ed io siamo vivi. Perché tenere del rancore?”

    “Forse perché era tua moglie?” chiese Xander. Si inclinò indietro nella cabina. “Pensavo che fossi così maledettamente innamorato di lei… da adorare la terra dove camminava. Drusilla era la tua salvatrice dal secchione che eri prima di incontrarla, no?”

    “Lo era,” si difese Spike. Si pentì di aver tirato fuori l'argomento. Sembrava che Xander fosse accecato dal cattivo che sua moglie aveva fatto. Alzò la testa per studiare l'amico. “Non eri innamorato di lei, vero?”

    “No,” disse Xander. Si inclinò di nuovo sulla tavola. “Lasciamo cadere tutta questa cosa. Se vuoi una confessione allora, si, ho dormito con tua moglie. Me ne pento? Sì. Lo farei di nuovo se dovessi farlo? No, sarei venuto da te e ti avrei detto quello che la tua principessa stava facendo, ma è stato divertente mentre durava.”

    Xander gli stava mentendo. C'era qualche terribile segreto celato dietro a quei occhi da cucciolo marroni che lo stavano fissando così intensamente. La colpa di quello che aveva gli tornò addosso, ma nessuna questione su come si stava sentendo, non poteva essere disfatto adesso.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Buffy stava canterellando. Facendo sorridere Spike mentre si affrettava verso l'atrio, verso lei. Sembrava felice, rendendo anche lui felice. Sembrava fossero passati secoli da quando aveva provato quell'emozione. In questi giorni si divertiva. Aprendo la porta, si fermò mentre vide le borse sopra il letto.

    “Bene, sembra che hai comprato tutto il negozio,” commentò lui, inclinando la testa per guardarla. Immediatamente si sentì male quando vide l'espressione contrita che portò via il motivo per cui stava cantando.

    “Le riporterò indietro" disse Buffy, lasciando cadere qualunque cosa fosse nella sua mano in una nella borsa da cui l'aveva preso. “Mi dispiace. Sono stata trasportata.”

    Sembrava che stava per piangere. Lui sospiro. “Va bene, agnellino. Ti ho detto di comprare qualunque cosa. Mostrami tutto quello che hai comprato, ma prima…,” si mosse per il letto e la tirò vicino alla lampada del cassettone. “Voglio vedere questo trucco che Cordelia ha fatto per te.”

    Per fortuna, i suoi capelli avevano solo ricevuto un'accorciata che li faceva arricciare in fondo e le arrivavano sotto le spalle, facendola sembrare più grande. Una volta c'era solo un'ombra d'oro, adesso c'erano ciocche che brillavano. Spike gliene messe una dietro all'orecchio, e con le dita le accarezzò i capelli di seta.

    “Ti piace?” chiese Buffy.

    “Sì, mi piace,” rispose Spike, baciandogli l'angolo della bocca. "Hai fatto la ceretta alle sopraciglia," aggiunse, il suo dito passò dall'arco del suo naso alle sue labbra. “Non l'hai fatto là, vero?” i suoi occhi si mossero involontariamente alla sua estremità più bassa.

    “La ceretta là?” chiese Buffy arrossendo. “No,” rispose e dopo una piccola pausa aggiunse. “Volevi che la facessi?”

    “No, no,” disse Spike sospirando di sollievo. Se la tirò contro inspirando il suo profumo delicato e puro. Rise, prima di confessare. “So che a molti uomini piace, ma a me no.”

    “Sono contenta di questo allora,” disse Buffy, con una risata sciocca. “Già le sopraciglia fanno male abbastanza. Non posso immaginare di farmela là. Ahi.”

    “Naturalmente poi l'avrei potuta baciare e ti avrei potuta fare stare meglio,” Spike la stuzzicò, tentando di non permettere a Buffy di chiedergli perché non gli piaceva. Sarebbe stato impossibile spiegare come a Drusilla piaceva fingere di essere una scolara che doveva sedurre. Un gioco che gli faceva rivoltare ogni volta che lo facevano. Mai più avrebbe fatto sesso con una donna che aveva la vagina completamente depilata senza sentirsi un pervertito.

    “Sì, potresti farlo,” bisbigliò Buffy “Ma potresti lo stesso…” lei non finì la frase, ma un rossore delizioso le colorò le guance.

    “Sì, potrei" disse Spike portandoli verso il letto. “Significa che ti sono mancato oggi?”

    “Così tanto,” disse lei, tirandolo nel letto sopra di se. “Non mi piace stare lontano da te.”

    “Mi sei mancata anche tu” rispose Spike prima di baciare la moglie. Era il modo perfetto di cancellare il passato dalla sua mente. L'unica cosa importata, era che si sentiva giusto tra le sue braccia, lo amava, e lo faceva sentire come mai si era sentito prima.

    Capitolo 14 - Like an Angel (Come un Angelo)

    Buffy prese un profondo respiro prima di uscire dal bagno. Sapeva che non avrebbe dovuto bere champagne a stomaco vuoto. Ma era là ed era nervosa, così l'aveva fatto. Per fortuna, era riuscita ad andare al bagno prima che il suo stomaco si ribellasse.

    La festa era ancora nelle fasi iniziali. Le persone stavano ancora arrivando, facendo il loro ingresso così che tutti sapessero che erano là. Buffy riconobbe alcuni degli ospiti ma la maggior parte di loro no.
    I nomi erano familiari e Will stava facendo il gentile facendole sapere chi fosse chi e perché.

    Percorse la grande sala da ricevimento per lui. La stanza era piena per vedere oltre alcune persone. Lo doveva cercare. Dopo un sospiro molle, prese un altro respiro profondo per trovare il coraggio prima di tuffarsi nella massa di persone che parlavano.

    “Mi scusi,” disse Buffy, tentando di passare oltre un gruppo di uomini anziani.

    “Ciao, tesorino” uno di loro disse in modo lento, facendo scivolare il braccio intorno alla sua vita, e impedendole di muoversi.

    L'uomo la stava rendendo nervosa. Sembrò essere capace di sentire la sua pelle attraverso il materiale sottile del vestito. Un brivido freddo le corse giù per la sua schiena mentre lui la carezzò con dita ruvide. Buffy lo guardò e vide che i suoi occhi erano concentrati sulla valle tra i suoi seni. Gettò uno sguardo intorno sperando di vedere qualcuno che conosceva, ma era da sola. Voleva gridare di non toccarla, ma decise di essere gentile per il momento visto che non sapeva chi fosse lui o quali erano le sue intenzioni.

    “Ciao,” disse Buffy, non piacendole il fatto che la sua mano stava scivolando giù per la sua anca. Tentò di indietreggiare. “Scusi, sto tentando di trovare mio marito.”

    “Quale è il tuo nome?” gli chiese l'uomo, tirandosela vicino. “E' stato terribilmente negligente a lasciare una piccola cosa come te da sola.”

    “Dovevo usare il bagno,” rispose Buffy tentando di stare calma. C'erano delle persone intorno a lei. Non stava per accadere niente. “E siamo stati separati. Adesso ho bisogno di trovarlo,” aggiunse fermamente, sperando che l'avrebbe ascoltata.

    “Oh, ti aiuterò a trovarlo in un minuto. Io sono Weston Blake,” disse lui come se lei dovesse sapere chi fosse, anche se non ne aveva la minima idea. “Adesso, cosa, una bella cosa come te, ha fatto finora?”

    “Fatto?” chiese Buffy confusa. “Non capisco.”

    “Un pò di televisione, forse dei film” disse Weston. "Scommetto solo la macchina fotografica fa l'amore con te.”

    “Mi scusi,” ripeté Buffy. Ancora una volta indietreggiando. Questa volta con un po' più di forza. “Non ho fatto niente, e non voglio. Mio marito fa gli affari e ho bisogno di trovarlo. Se mi scuserà.”

    “Chi è tuo marito, bella?” chiese uno degli altri uomini. “Sono sicuro che possiamo trovarlo per te.”

    Buffy sorrise sollevata. Sembrava molto più gentile di quello che ancora la toccava. “Il suo nome è William Nagle.”

    “Oh, giusto. L'autore,” disse con un cenno. “Aspetta un attimo. E' tuo marito?”

    “Si, ci siamo sposati solo alcune settimane fa,” disse Buffy, giocando con la fila di petali sul suo vestito.

    “Bene, posso vedere perché ti ha spostata,” rispose Weston. “Sono sicuro che stai facendo di tutto per farlo distrarre dal dolore,” aggiunse con un ammicco. “E sono sicuro che non sia difficile per te, visto come sei bella.”

    Questo era andato avanti abbastanza. Buffy alzò il mento e fulminò con lo sguardo l'uomo di fronte a se. “Amo moltissimo Will e farò qualsiasi cosa che posso per sostenerlo,” dichiarò.

    “Signora, perché non andiamo a trovare suo marito?” chiese il secondo uomo.

    “Andiamo, Roger,” disse Weston con voce fiorente. Il ghigno sul suo viso fece sentire a Buffy le farfalle nello stomaco. Voleva allontanarsi da lui. “Ho sentito che suo marito sta cercando un piccolo sostegno per il suo libro da David Rollins.” fece scorrere le dita sul braccio di Buffy. “Forse tu ed io potremmo fare un piccolo affare visto che sono io quello che aiuta con il finanziamento i piccoli azzardi di David. Una buona parola da me e…”

    Lui lasciò il pensiero non detto, ma il suo significato era chiaro. Il sangue defluì dal viso di Buffy mentre capì le implicazioni delle parole di Weston. Le farfalle decise di combattere mentre il suo stomaco si rivoltò. Era così che funzionava? Sapeva che Will avrebbe ucciso l'uomo di fronte a lei per averlo anche solo suggerito. Ma sapeva che rifiutando l'offerta di Weston poteva rovinare le opportunità di Will di riuscire nel loro piano.

    “ Signore, mi scusi,” disse Buffy, decidendo di agire come se non capisse le intenzioni di Weston. “Veramente non penso che dovrei fare degli affari sul conto di mio marito. Se vuole possiamo andare a cercarlo così pò parlargli direttamente.” sbatté gli occhi per effetto mentre aspettò una risposta.

    “Oh, non penso che a suo marito importerebbe,” disse Weston, muovendosi così che fosse in piedi tra Roger e Buffy. Era così vicino che potesse odorare il liquore nel suo alito. “Bella, come pensi che abbia avuto alcun genere di suggerimenti suoi film?” giocò con un riccio sciolto che era scappato dalle spille che doveva tentare di tenere i capelli fermi. “Drusilla aiutava suo marito in ogni modo che poteva. Se capisci cosa intendo.”

    Per un momento, Buffy rimase in piedi gelata, fissando il serpente di fronte a se. Poi con la mano si coprì la bocca come comprese che Drusilla non aveva ingannato solo una volta Will. Se Weston era sincero, Dru probabilmente non era mai stata fedele a suo marito. Buffy guardò per la stanza a tutti quegli uomini che decidevano chi era che c'è la faceva e chi no a Hollywood e si chiese con quanti Dru aveva dormito. Il suo pensiero successivo fu per William, e al suo povero cuore che ancora non era guarito completamente.

    Prima in vita sua Buffy non aveva mai odiato nessuno, ma la prima moglie di Will stava divenendo rapidamente la prima. Nessuno si chiedeva perché sembrava così spezzato a volte con così tanta solitudine che gli riempiva quei occhi blu. Sentì un dolore profondo nel suo torace e tutto quello che voleva erano avvolgere le braccia intorno a suo marito e dargli tutto l'amore che aveva.

    Una tosse penetrò nel suo disagio. Sbatté le palpebre mentre comprese che Weston non solo la stava sbirciando speranzoso, ma stava aspettando anche una risposta. Il suo primo istinto fu di dirgli che era un bastardo, ma non avrebbe provocato una scenata.

    “Mi scusi, ma io non sono Drusilla,” disse leggermente Buffy ma con tutta la forza del suo amore per William dietro a quelle parole. “Credo in lui abbastanza per sapere che c'è la può fare e che c'è la farà più che bene anche senza di me.”

    Poi si voltò così da lasciarsi l'incubo dietro a se. Credeva in William. E sapeva che le sue parole erano vere, ma la magia di stare vivendo una favola se ne era andata. Sin da quando erano tornati a casa, era stato tagliuzzata lentamente via, e poi stasera qualunque cosa fosse rimasta si era fracassata.
    Era stata abbastanza sciocca nel credere che il suo matrimonio con Will avrebbe fatto sparire tutti i suoi problemi. Che si sarebbe preso cura di lei come aveva fatto la prima notte sulla spiaggia. Ma non erano andati via. I problemi adesso erano solo diversi.

    “Un bourbon con acqua, per favore,” ordinò Buffy, quando si trovò di fronte ad uno dei bar che erano per la stanza. Era quello che Will aveva chiesto all'inizio. Sperava solo che potesse berlo, perché non aveva idea di che sapore avesse. Tutto quello che voleva era andarsene via da tutto. Non c'era nessuna paura di risentirsi male perché aveva già dimenticato le sue preghiere verso dio di prima.

    “Spero che sia per Will,” una voce femminile disse dietro a lei.

    Buffy si girò per vedere Jenny in piedi. “No, è…” cominciò, ma si fermò quando comprese che la sua voce stava tremando.

    “Facciamo una passeggiata,” disse Jenny, senza l'opportunità che Buffy potesse rifiutare nel suo tono.

    Era come essere sgridata da un insegnante. Ne aveva avuto abbastanza, ma molti sguardi erano puntati su di lei e si ricordò che non poteva provocare una scenata. Dopo avere preso il drink dal cameriere, seguì Jenny finito ad un angolo della stanza.

    “Cosa c'è che non va?” Chiese Jenny.

    Buffy arrossì mentre pensò a Weston e al piccolo affare che le ha offerto. Guardò in giù. Tremava mentre tentava di fermare le lacrime che volevano uscire. Voleva che William la tenesse.

    “Non posso farlo,” disse Buffy alla fine.

    “Fare cosa? Comportarti come un’adulta invece che d’adolescente?”

    “Lo so,” disse Buffy, si asciugò le lacrime dalle guance. “Ci sto provando. Questo uomo ci ha provato, dicendomi che farà di sicuro fare un affare a Will se io dormo con lui. Quando gli dico di no, mi dice che Drusilla l'ha fatto... e io non capisco queste persone. Se ami qualcuno, come puoi fare delle cose del genere?”

    “Buffy, guardami,” disse Jenny. C'era questa volta un pò più di gentilezza nella sua voce. Era abbastanza per Buffy per ascoltarla. “Drusilla era solo una prostituta che non si meritata qualcuno come Spike. Era così innamorato che provammo a… ignorare quello che gli stava facendo. Per lui. Perché lui non potesse vederlo.”

    “No, solo poi lo scoprì quando sua moglie è morta a letto con qualcun altro.”

    “Lo sapeva già,” disse Jenny. Sospirò, fissando oltre Buffy per un momento. “È un qualcosa che devi parlare con lui. Adesso ha bisogno di te, ha bisogno che tu sia la moglie che lei non era. Aiutandolo nella sua carriera invece di fargli ridere dietro da ogni uomo potente di questa città.”

    “Come?”

    Era quello che voleva. Essere la moglie di cui William aveva bisogno e voleva. Era un piccolo modo per rimborsarlo per amarla così tanto. Se qualcuno lo sapesse di cosa aveva bisogno era Jenny. E aveva fiducia in Jenny abbastanza da seguire il suo consiglio senza domande o ripensamenti. Diversamente da Cordelia.

    “Spike mi ha detto che eri una cheerleader. Vero?”

    “Si,” disse Buffy, non capendo il collegamento.

    “Hai bisogno di usare quella frizzante e felice personalità per far si che questa folla segua con il tuo entusiasmo i libri di Spike,” spiegò Jenny. “Porta il drink a Will. Non è mai stato per te. Bevi solo un po’ di champagne, rimani lucida, sii l'adorata moglie e fatti bella con le persone con le quali sta parlando. Capito?”

    Buffy accennò col capo mentre sorrideva. Si rivolse di nuovo alla folla, poi fece una piccola preghiera silenziosa prima di andare attraverso la folla. Non le ci volle molto tempo per trovare Will che parlava con degli uomini che le davano la schiena. Si mise accanto a lui, facendo scivolare la mano libera sotto il suo braccio.

    “Eccoti qui, dolcezza,” respirò Buffy. “Ti ho portato il drink che volevi. Scusa se ci ho messo così tanto”

    Poi comprese con chi lui stava parlando. Era Weston. Gelò per un secondo chiedendosi su cosa stavano discutendo. Guardò suo marito, ma non c'era nessuna traccia che fosse sconvolto. Infatti, sembrava eccitato per qualcosa.

    “Grazie, luv” disse William, sorpreso mentre accettava il drink che gli aveva portato. Le baciò la guancia prima di accennare col capo agli uomini che stava in piedi di fronte a loro. “Questo è Weston Blake e Roger Sbarcando. Sono entrambi con Crawford Financial e lavorano con David Rollins nei suoi film.”

    C'era del timore riverenziale nella voce di Will e nessuna questione su quanto lei volesse dire che quell'uomo gli aveva fatto delle proposte, ma Buffy sapeva che il futuro di Spike poteva dipendere molto da questi uomini. Sorrise e allungò la mano.

    “Ciao, io sono Buffy,” disse lei cortese. “È molto bello incontrarvi entrambi.”

    “Oh, dio, scusate,” disse Spike con una risata nervosa. “Signori, questa è la mia sposa, Buffy. L'ho incontrata alcune settimane fa e lo fatto mia appena ho potuto.”

    “Posso vedere il perché,” disse Roger, prendendo la mano di Buffy. “Lei è molto bella.”

    “Grazie,” rispose Buffy decidendo che quest'uomo le piaceva veramente. Non sembrava fare lo stesso gioco del suo partner. Impaurita da quella che avrebbe visto, si rivolse di malavoglia a Weston mentre allungava la mano. Ma lui la sorprese.

    “Ah, sì, penso che il mio partner abbia ragione,” disse Weston. L'ammirazione per lei era chiara nei suoi occhi, mentre gli faceva l'occhiolino. “È facile per me dire che è una gemma rara fra tutti i brillanti falsi a Hollywood” lee baciò il dorso della mano prima di lasciarla andare. Si rivolse a Will. “E' un uomo molto fortunato.”

    “Grazie,” disse Will, sorridendo a Buffy. “Sono stato benedetto per averla trovata.”

    “Sono io la fortunata,” rispose Buffy con onestà, “Per aver trovato un uomo così meraviglio,” si rivolse a Weston e Roger. “Non solo è dolce a me, ma ha anche una brillante mente creativa.”

    I tre uomini ridacchiarono in risposta.

    “Sì, è vero,” disse Roger. “Non posso dire di aver letto i suoi libri, ma mio figlio ne è assuefatto. Come chi appartiene alla comunità on-line che è composta dai tuoi fan.”

    “Veramente?” chiese Weston studiando William con un apprezzamento che prima non c'era. “Ha un grande seguito?”

    “I fan della fantascienza sono molto fedeli,” disse Will. “Sono anche creativi e intelligenti. Sono molto onorato di avere dei fan che vogliono non solo discutere l'universo che ho fatto, ma anche ampliarlo.” Si rivolse a Roger. “Se le fa piacere, posso spedirle alcune copie autografate dei miei libri per suo figlio.”

    “Sì, sì, per favore lo faccia,” disse Roger, con una risata. “Mio figlio l'amerebbe e io potrei guadagnare credito. Diventa molto difficile in questi giorni con un sedicenne. Anche il suo nome è Roger. Junior, naturalmente, cosa che odia.”

    Buffy si inclinò più vicino al marito mentre ascoltava gli uomini parlare. Questo era una parte del mondo che non ancora aveva visto nella quale suo marito viveva. Non avevano mai parlato dei suoi fan prima e si fece una nota mentale di vedere se poteva trovare la sua comunità on-line dedicata al suo lavoro. Sarebbe stato interessante vedere quello che i lettori pensarono dell'uomo con cui viveva.

    “Ha già incontrato David?” chiese Roger facendo uscire dalle sue fantasticherie Buffy.

    William si tese accanto a lei, facendole sapere che era nervoso nell'incontrare l'uomo che potrebbe aiutarlo o distruggere la sua carriera. Lei gli strinse la mano per riassicurarlo che sarebbe stata con lui, non importava quello che succedeva.

    “No, non ancora,” disse Will, allacciando le dita con le sue. “Ma mi piacerebbe.”

    L'adrenalina gli correva per il corpo stava quasi facendo tremare Will per l'eccitamento. Buffy poteva sentire le sue emozioni mentre lo attraversavano. Lei voleva dirgli che tutto sarebbero andato bene. Se questi uomini non avrebbero visto il suo genio erano solo degli sciocchi e avrebbero perso loro.

    “Bene, andiamo,” disse Weston, girandosi per condurli tra la folla.

    Roger lo seguì e Buffy e Will un passo dietro a lui. C'era forse ancora della favola in questa città. Almeno Buffy sperò che fosse così per suo marito. La notte era ancora giovane, e c'era ancora il modo che qualcosa stesse accadendo.

    “Ti amo, Will” bisbigliò lei. “E tutto andrà bene.”

    “Solamente perché sei accanto a me,” bisbigliò lui in risposta. "Sei il mio portafortuna, lo sai?”

    E lei lo sapeva.

    Capitolo 15 – Reality Breaks (Realtà Spezzata)

    “Pronta per andare, pet?” chiese Will, tornando da lei dopo essere andato al bagno. Le sue braccia scivolarono intorno a lei, stringendola da dietro mentre le mordeva dolcemente il collo. “Ti voglio così tanto,” bisbigliò lui.

    “Ti voglio anch'io” rispose lei, spingendosi indietro, contro lui. “Sì, usciamo da qui.”

    Lui le fece scivolare un braccio intorno e la spinse verso la porta. Si fermarono lungo la strada mentre William salutava le persone giuste. Buffy guardò dallo sfondo suo marito che volava per l'adulazione che stava ricevendo. Come si concentrò sul lavoro, era come se fosse fuori carattere saltellando, questa sera. Lei pensò che l'eccitamento fosse dovuto al fatto che stavano discutendo se girare un film basato sul suo libro, e hai troppi drink che lui aveva consumato come se fossero acqua. Sembrava che le cose stessero per girarsi in modo positivo e era felice per lui. Quindi, non si lagnò per il suo cambio di comportamento. Invece tentò di rispondere al suo entusiasmo mentre la conduceva fuori dall'edificio.

    La loro macchina lì stava aspettando e il conducente aveva appena chiuso la portiera della limousine, prima che Buffy venisse tirata sul grembo di William. Lei rise sciocca quando lui la posò e cominciò a darle baci bagnati e chiassosi contro il collo.

    “Sapevo che potevi farlo,” bisbigliò Buffy.

    “Tu l'hai fatto,” bisbigliò Will.

    Lui rivolse l'attenzione alla sua bocca, baciandola profondamente, la lingua che avvolgeva la sua, al gusto di collutorio. Lei apprezzò il fatto che avesse pensato di non farle assaggiare il sapore d'alcol e sigarette. Volendo darsi a lui, lei inseguì la sua lingua nella sua bocca. Lui si lamentò, pigiandosi più vicino mentre le permise di esplorargli la bocca.

    Il bacio tra loro era così potente che lei sentì il dardo dell'eccitazione attraversarle lo stomaco e finire nel suo centro. Frignò contro la sua bocca, tenendosi sopra di lui, mentre il mondo le girava intorno. Questa volta non era per niente romantico nel suo tocco, solamente affamato, lasciando che il suo sentimento venisse divorato dall'intensità. Fu solo quando lei lo sentì che gli tirava sul il vestito che gli afferrò il polso.

    “No, non qui,” ansimò Buffy. Lei gettò uno sguardo al finestrino chiuso tra loro e il conducente. “Siamo quasi a casa comunque.”

    “Ho bisogno di te, gattina,” borbottò William rivolgendo la sua attenzione ai suoi seni. Li pizzicò e li leccò. “Permettimi di fare l'amore con te.”

    Buffy gettò la testa indietro,facendo scivolare le dita attraverso i suoi capelli mentre considerava l'idea di permettergli di averla. Lo voleva adesso tanto quanto la voleva lui. In qualche posto dentro di se era ancora la ragazza che solo un mese fa si sentiva così persa e sola. Incerta su chi era e quale fosse il suo posto nel mondo finché l'uomo che adesso aveva tra le braccia era arrivato e le aveva dato un ruolo nella sua vita come moglie. Quella ragazza si gelò quando la sua bocca si chiuse sul capezzolo, succhiandolo mentre con la sua mano ritornò al sedere. Lui le strofinò l'erezione contro l’anca e questo la fece solo bagnare di più e si chiese se avesse lasciato una macchia sul vestito.

    Strofinando insieme le gambe, gemette, mentre tenava di fermarlo di nuovo. Lacerata tra il concedersi a lui e il proprio pudore, voleva piangere per quel tumulto. Fu solo la macchina che si fermò davanti al loro edificio che li fece separare. William bestemmiò mentre si sedeva e tentò di calmarsi.

    “Qui, Luv” disse Will, baciandole la guancia, e mettendole la giacca sulle sue spalle.

    “Grazie,” disse Buffy arrossendo per l'imbarazzo. Si rifiutò di guardare il conducente mentre l'aiutava a scendere dalla macchina, o anche suo marito mentre la scortò nell'edificio e poi nell'ascensore. Si appoggiò con la schiena alla parete, stringendo i risvolti della giacca per tenerla chiusa intorno a se. L'aria della sera le aveva fatto sapere che c'era una macchia bagnata sul corpetto del vestito.

    “Siamo sposati,” ringhiò Will tirandosela contro così che il suo viso fosse seppellito contro la sua spalla. “Nessuno ti identificherà come una facile per stare con il tuo uomo in pubblico.” le prese le mani e gliela appoggio contro il muro dietro a lei. La giacca scivolò inosservata sul pavimento mentre lei gettava uno sguardo a lui, ma i suoi occhi erano socchiusi e le stavano fissando il torace. “Appartieni a me,” bisbigliò, mettendole la bocca contro la gola. Le mani si mossero a prendere a coppa il suo sedere mentre pigiava l'erezione contro lei.

    “Lo so,” rispose Buffy chiedendosi per la prima volta se conoscesse veramente l'uomo che si era sposata, ma adesso era tutto preso dalla passione che riversava su di lei. Chiudendo gli occhi piegò la testa di lato per dargli un migliore accesso al suo collo dove sembrava stesse fissando le sue attenzioni. Leccando, mordendo, e baciando. Marchi che senza dubbio sarebbero andati via tra qualche giorno, ma non le importò. Non per come la stava facendo sentire.

    Una volta che le porte dell'ascensore si aprirono, Will la tirò rapidamente verso l'atrio scuro e contro il muro. Le sue mani le tirarono il vestito, ma lei lo spinse indietro.

    “Non lo strappare,” lo pregò Buffy, arrivando a spingerlo via prima che lo rovinasse. Era il primo vestito formale che aveva posseduto. E per quello e per quanto l'aveva pagato non voleva che venisse strappato come se non fosse niente.

    “Te ne comprerò altri cento” disse William, riavvicinandosi e spostandole le mani mentre si concentrò di nuovo a tirarlo su.

    “Per favore, William…”

    “Shhh, non strapperò il tuo bel vestito. Te lo prometto,” bisbigliò lui mentre si inginocchiò di fronte a lei. La dolcezza che lui mostrò nel toglierle il vestito fece si che lei lo desiderasse ancora di più di prima. Poi lo tirò da sopra la sua testa e lo mise sulla piccola tavola accanto a loro. “Sei così maledettamente bella,” disse fissandole il corpo quasi nudo. “Lasca le calze e scarpe, pet, voglio giocare.”

    “Okay,” borbottò Buffy mettendosi la mano dietro per aprirsi il reggiseno, ma prima di poterlo fare lui era già là. Mettendole le mani sulle anche la posizione davanti al muro, le aprì il gancio per farlo cadere sul pavimento. Le baciò il sedere, strofinandole il viso contro la curva leggera. Fece scivolare le dita nelle sue mutandine prima di tirarle giù per le sue gambe.

    “Esci,” comandò, muovendo le gambe uscì dal raso bianco che segui il reggiseno che le aveva tolto prima. “Dio, le cose che voglio farti” le disse.

    Buffy saltò quando sentì la sua lingua seguire la fessura del suo sedere. Era mortificata che le avrebbe fatto quello. Anche peggio quando le colpì leggermente il buco del suo sedere. Tentò di voltarsi, ma le sue mani la stavano tenendo sopra le cosce. Sarebbero finito in un mucchio sul pavimento così rimase dove era. Inclinò la fronte contro il muro mentre aspettava quello che lui le avrebbe fatto. Senza rendersene conto appoggiò le dita sul muro e il suo respiro divenne rapido mentre lui si occupava del suo sedere.

    “Will,” si lamentò, quando le sue dita scivolarono dirette verso la sua vagina. Lei aprì le gambe, gettando la testa indietro, quando le carezzò il clitoride con un dito. Il sesso non doveva essere così. Non questo intorpidimento e bisogno che stavano facendo svanire tutte le sue inibizioni in una pozza. “Per favore, ho bisogno di averti dentro di me.”

    “Vieni per me,” la implorò, con la lingua le entrò dentro quando poteva da dove era ancora inginocchiato dietro a lei. “Voglio assaggiare la tua estasi.”

    Rabbrividendo solo per la richiesta, spinse indietro le anche nello sforzo di guadagnare più stimolazione dalla sua bocca. Lui ridacchiò, la vibrazione la solleticò facendola lamentarsi per la frustrazione. Voleva che lui facesse l'amore con lei, tenendola vicino con la gentilezza che si aspettava. Invece lui la stava spingendo verso un orlo che non aveva mai sperimentato prima. La spaventava volerlo così tanto, ma le sue mani la tenevano, toccandola, guidandola fino ad farla impazzire. Gridò il suo nome mentre l'orgasmo la colpiva.

    “Oh, dio, William…,” disse, rilassandosi e lasciando che la tirasse sopra il pavimento. Era tra le sue mani; non c'era modo che avrebbe potuto pensare mentre la fece mettere sulle mani e sulle ginocchia.

    “Non ancora, baby,” ridacchiò William mentre si posizionò dietro a lei. “Sei così calda, baby, mi bruci vivo,” bisbigliò mentre scivolò profondamente dentro di lei.

    Non era mai entrato così profondamente in lei prima, ogni spinta premeva contro la sua cervice, costringendola a spingere indietro per non cadere sulla faccia. I capelli le dondolavano con ogni movimento che facevano mentre sbattevano insieme, più duro e più veloce, ogni volta che entrava in lei. Buffy frignò, il corpo sovraccaricato di nuovo, il suo clitoride che implorava di essere accarezzato. Incerta se toccarsi, o aspettare che fosse lui a farlo, pregava per una liberazione che non sembrava arrivare.

    “William, oh per favore,” urlò tentando di stringere insieme i muscoli.

    “Gesù, luv, fallo di nuovo,” gemé William. “E' così bello,” spinse contro lei, modellando le sue anche mentre si inclinò sulla sua schiena. “Nessuno come te nel mondo.” le baciò la spina dorsale tra le sue scapole, poi leccò il sudore dal suo corpo. “Non aveva mai capito come fosse sexy il tuo sedere… dovremo fare l'amore così più spesso.”

    “Oh, scopami,” si lamentò Buffy. “Ho bisogno te… oh, unngh, più forte Will… non resisto più per favore.”

    Il mondo stava roteando fuori controllo e le sue mani scivolavano sul pavimento sotto di se. Le lacrime le cadeva per le guance per le sensazioni che passavano per il suo corpo. Sentì come se un'eruzione stesse affiorando in profondità nella sua pancia, proprio dove lui stava premendo con tutto il peso al suo utero.

    “Distenditi giù, baby,” la istruì William mentre con la mano le tirò la coscia finché facesse come le aveva detto. “Sì, così,” disse coprendola con il suo corpo. La sua mano scivolò sotto di lei finché le sue dita scivolarono tra le sue pieghe bagnate. “Oh, dolce, mi fai sentire come un uomo,” bisbigliò, mentre scivolò avanti e indietro, facendola gridare per il piacere e il dolore che le causava

    La scopava come se non si sarebbe mai fermato, con la mano le accarezzava il suo nucleo finché non stava per raggiungere l'orgasmo. Da allora lei stava singhiozzando, lo voleva, aveva bisogno di venire, non aveva mai pensato che avrebbe agito così sfrenata. Questo era scopare. Non amore, non a questo punto quando si stava contorcendo sotto lui, tentando di arrivare al proprio piacere, dimenticandosi della pazzia che aveva sommerso lui.

    Buffy alzò la testa, inclinandosi indietro contro la sua spalla, fissando la scala attraverso il sudore che le copriva le ciocche che si erano sciolte dalle spille che prima li tenevano su. Una scarpa era caduta nella lotta mentre l'altra le permetteva di non scivolare. Fece scivolare la mano tra le gambe, ma lui le avvolse la sua mano intorno al polso, e lei gridò per la sua frustrazione.

    “Dannazione a te, Spike,” mormorò Buffy, cercando di allontanarlo.

    “No,” rispose lui, usando il suo peso per tenerla giù mentre tornava a scoparla. “Presto, gattina, l'attesa ne varrà la pena, prometto,” le bisbigliò, nell'orecchio. “Ti farò sentire così bene.”

    Appoggiando la fronte sul braccio, lei tentò di smettere di pensare, di perdersi in quello che stava facendo a lei… con lei. La teneva mormorandole l'amore per lei, le sue mani la toccavano, accarezzavano, e modellavano il suo sedere e il suo pene entrava profondamente dentro lei. Si lamentò, mentre le sue anche cominciarono a tenere il tempo col suo. Ansimò, sentendo il sudore che gocciolava da lui sopra di se.

    “Ti amo,” disse Buffy, comprendendo in qualche luogo dentro se, che doveva avere fiducia per permettergli di portarla in quel posto oscuro. Prima di questa notte, lei aveva fatto l'amore con qualcuno, o qualcuno stava facendo sesso con lei, ma mai era giunta a questa febbre scura. Stare bruciando viva con qualcuno, entrambi volavano, in un modo che non voleva mai scendere. Ancora una parte di lei stava morendo di paura per questa donna che stava divenendo sotto l'esperte mani di Will.

    “Sei pronta, agnellino?” l'oggetto del suo tormento bisbigliò. La sua mano ritornò tra le sue gambe, entrando in lei velocemente con le dita che tenevano tempo finché non bramò di venire. Si spinse indietro ogni volta, finché non si muovevano allo stesso ritmo. “Oh, sì, vieni con me questa volta,” lui ansimò. Il suo respirò contro la spalla, finché non sentì come se stesse usando tutto l'ossigeno che avuto per sopravvivere.

    “Oh, sì, sì, William, sì,” ansimò Buffy mente si perse. “Più forte, per favore…”

    Poi sentì il liquido caldo di lui dentro di se, e nel momento in cui si eccitò perché non avevano usato un preservativo, il suo orgasmo la sommerse. Gli permise di farla venire, dimenticando tutto, finché non l'ha girò; accarezzandola mentre veniva. Sorridendo, guardò lui, e crollò duramente.

    La bellezza della loro unione era stata persa nella brutta verità, mentre la sua venuta le scivolava per le cosce, la viscosità fredda del pavimento sotto la schiena; finalmente vide la dilatazione delle sue pupille e comprese che avevo voluto vedere solo il meglio di lui e questo l'aveva accecata alla verità delle sue azioni.

    “Stai bene?” mormorò lei, tirando indietro per guadare l’uomo che amava.

    “Dentro te, si pet,” scherzò lui, con una risata, tentando di rotolare di nuovo sopra lei.

    Per non rovinare qualcosa, per non perderlo, Buffy gli permise di prenderla tra le braccia. Gli avvolse le braccia intorno,, sentendo un altro pezzo della sua innocenza scivolare via.

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    Capitolo 16 – Cold Morning (Mattina Fredda)

    Il pavimento era freddo sotto la sua schiena mentre la bocca di lui era calda mentre la baciava lungo il fianco. Buffy era distesa là, tentando di immaginare di essere con l'uomo di cui si era innamorata, ma non stava funzionando. Will la spinse sopra lo stomaco così che potesse tornare con l'attenzione al suo sedere. C'era qualcosa nell’appoggiare il viso sul pavimento reso sdrucciolevole dalle lacrime ed un uomo che non poteva vedere che si occupava del suo sedere che spinse Buffy sull'orlo.

    Era una brutta scena, e non poteva farlo. Forse Drusilla avrebbe accettato queste cose, ma lei non poteva. Gli faceva rivoltare lo stomaco, e forse lui non l'avrebbe più amata, o non tanto quanto Dru, ma era giunta al limite nel essere d'accordo per la notte.

    “Smetti, Spike,” chiese Buffy. “Io… io non possa fare questo… non così.” lui la stava fissando stupito da dove era accanto a lei, ma nel momento non le importava. “Vado disopra nel nostro letto.”

    “Pet, mi dispiace,” lui si scusò, alzandosi in piedi per aiutarla a tirarsi su. Lui scosse la testa come le afferrò le mani. “Sono tale idiota. Mi sono fatto trasportare," se la tirò contro, “Mi fai quell'effetto, lo sai.”

    “Ho freddo,” rispose Buffy sentendo un brivido attraversarla. Con buona speranza, lui non avrebbe saputo che non era per il freddo, ma piuttosto per il suo tocco. Uscendo dal suo abbraccio, si girò per afferrare il vestito e le scarpe prima di andare disopra. “Penso che farò una doccia prima di andare a letto.” Al terzo scalino lui le era accanto, tenendo tra le mani la biancheria intima che aveva dimenticato. Lui non disse niente mentre la seguiva alla loro stanza, e poi rimosse dolcemente le cose dalla sua presa.

    “Vai avanti, luv, metterò via questa roba.”

    Lei accennò col capo anche se sapeva che probabilmente l'avrebbe messe su una sedia o sul pavimento. Lui era ancora sulle spine, anche peggio che prima. Continuò a pizzicarsi il naso mentre si muoveva per la stanza. Lei poteva solo sperare che lui non avesse un luogo sicuro nella casa. Non che si fosse mai comportato così prima. Era qualcosa che avrebbe notato. Costringendosi a non iniziare una discussione quando era sotto quest'influenza, afferrò una camicia da notte e andò verso il bagno.

    Esitò per la prima volta davanti all'armadio di Drusilla. Gettando uno sguardo dietro a se per assicurarsi che lui non stesse guardando, provò la maniglia. Era ancora chiuso. Era il momento di accettare che c'era qualcun altro nel loro matrimonio. Dru era qui come se fosse ancora viva. La donna doveva star ridendo visto che il suo caro Spike si era sposato con una tale ragazza sciocca come Buffy. Eccetto che Buffy era ancora viva, diversamente dal fantasma che stava bazzicando suo marito.

    “Gli farò dimenticare che sei esistita,” si promise Buffy. “Sarà l'uomo che ho sposato, perché lo amo come tu non avresti mai potuto”

    Sentendosi più forte di prima, corse per fare una rapida doccia. Grazie alla combinazione di acqua calda e alla nuova determinazione, Buffy sentì di avere più controllo. Si lavò rapidamente i denti e si spazzolò i capelli prima di tornare nella camera da letto. William era ancora sveglio, allungato sopra il letto. Lui la guardò mentre attraversava la stanza, ma si fermò sull'orlo, aspettando di scoprire di che genere di umore fosse. Lei rispose al suo sguardo, per poi fissare brevemente il suo corpo nudo. Dalla sua faccia rilassata, al suo pene mezzo eretto che si alzava attraverso i peli pubici, in giù alle sue gambe aperte in modo scomposto. Lei sospirò. Per la prima volta da quando l'aveva incontrato non era attratta dalla sua bellezza, ma quasi ne era respinta.

    “Te lo chiederò ancora una volta,” disse Buffy sedendo accanto a lui con le gambe sotto di se. “Cosa ti è preso stanotte?”

    “Mi sono fatto una striscia di coca,” disse Spike alzando le spalle. “Era una specie di cosa per celebrare, sai… tutto va così bene. Xander ne aveva, me l'ha offerta, ho accettato. Non era una grande cosa.”

    “Per me si,” rispose Buffy fissando in giù, stringendosi le mani sul grembo. “È probabile che mi consideri ingenua ma non pensavo che fossi quel genere di uomo.”

    Buffy arrossì distogliendo lo sguardo quando lui rise. La stava umiliando. Non per il fatto che stava ridendo, ma perché veramente non sapeva che fosse quel genere di uomo. Ciecamente, aveva seguito il cuore, e adesso era qui.

    “Pet, mi dispiace,” disse Will, tentando di strozzare la sua risata. Si mise seduto afferrandole le mani in una presa forte, e fissandola intensamente. “Non sono quel genere di uomo. Ti giro che sono stato un bravo ragazzo per molto tempo…”

    “Fino a Dru?” chiese lei con un sopracciglio alzato come sentì i muri chiudersi intorno al suo cuore. “Dimmelo, per favore, chi ho sposato veramente… il bello, attraente e gentile William che incontrai o… sei il marito di Drusilla di cui ho sentito tante dicerie?”

    “Per l'inferno maledetto,” ringhiò Will. Si distese sul letto e si coprì il viso con le mani. Poi se le passò tra i capelli e si girò per incontrare di nuovo il suo sguardo. “Io sono solo un maledetto uomo. Non giocare queste stronzate con me.” La fissò. "Non posso essere le tue maledette fantasie… come non potevo essere le sue. Quindi, se non ti piace allora vai per l'inferno fuori dalla mia vita.”

    “Mi dispiace,” bisbigliò lei, appoggiando la fronte contro il suo stomaco. “Sono così confusa... ti amo così tanto, ma continuo a sentire tutte queste orribili cose… e le cose che usi. Non so a cosa credere. Per favore non essere arrabbiato.”

    Gli ci volle un pò per rispondere. Lei aspettò ascoltando il suo respiro calmarsi, finché sentì le sue dita sui capelli. Non era più adirato. Forse un pò triste tuttavia, così lei gli accarezzò il braccio con colpi gentili, sperando che sentisse l'amore che provava nel suo tocco.

    “Su Dru, huh?” disse lui, con un sospiro, muovendosi accanto a lei. “Era una puttana, Buffy e all'inizio ero pronto a seguirla fino alla fine della terra… ma è dappertutto adesso. Credimi era il passato. Mi facevo con lei. Con il matrimonio, tutto, ma la puttana dell'amore ha i suoi limiti su quello che può fare. Si è meritata quello che lei ha avuto…”

    Lei spalancò gli occhi, sedendosi per guardarlo. “Will, non lo dirai veramente? Nessuno merita di morire così.”

    “Non lo intendo?” rispose Will con un risata soffocata. Le prese a coppa il viso. “Mi dispiace, luv, è duro quando odi qualcuno tanto quanto lo ami. Non voglio che capisci quello che è successo. Sei troppo buona per essere sporcata dalla brutta confusione del mio primo matrimonio.”

    “Ma ci sono,” bisbigliò Buffy mettendosi più vicino. “È come se fosse ancora qui con noi, un ricordo vivente che nessuno lascerà andare. Con tutti quelli che ho parlato l'hanno nominata… dicendomi quanto era orribile, ma ancora dici che l'amavi e io non capisco.” mosse una mano. “E prendi doghe senza avere paura di quello che ti potrebbero fare. Sei uno scrittore brillante. Cosa accadrà se…?”

    Lui le afferrò entrambe le mani. “Non accadrà niente. Vieni qui, pet,” la tirò finché non fu sopra lui. “Non le userò di nuovo… te lo prometto.”

    “Non fare promesse che non puoi mantenere,” disse Buffy. Lei si allungò per lisciare i suoi ricci per comprendere che si era quasi addormentato. Aveva gli occhi quasi chiusi. La stupì che era stato sveglio fino a quel momento. Arricciandosi più vicino a lui, gli disse a bassa voce, “Continua a dormire. Possiamo parlarne domani.”

    “Ti amo, Buffy"

    "Ti amo anch'io” rispose lei, con le lacrime che le scendevano per le guance.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    La nota che lei gli aveva lasciato lo spaventò a morte. Tutto quello che Buffy aveva scritto era ‘Ho bisogno di tempo per pensare. Le cose stanno accadendo troppo velocemente e ho bisogno di capire. Ritornerò dopo. Con tutto il mio amore, Buffy '.
    Per quanto tempo non sarebbe tornata? Ritornava dopo? L'amava veramente ancora o l'aveva ucciso la notte scorsa con la sua idiozia? E perché non rispondeva al suo cellulare. Aveva fatto il numero una dozzina di volta, ma continuava a rispondere la segreteria.

    Spike sedette sul lato del letto, fissando alternativamente la nota che teneva nella mano e la foto del giorno di matrimonio. Il sorriso di lei era così brillante, così pieno di speranza, e lui l'aveva distrutto in solo pochi giorni. Già, non era più la bambina dolce che si era sposato in un momento di piena speranza e passione. L'innocenza era annerita, e non aveva nessuno da incolpare se non se stesso.

    Lui prese il telefono dal comodino compose rapidamente un numero che aveva memorizzato anni fa.

    “Andiamo, rispondi,” mormorò Spike mentre il telefono suonava. “È domenica, cosa per l'inferno maledetto stai facendo?”

    “Dormendo, idiota” la voce assonnata di Xander lo raggiunse. “Cosa cazzo sta succedendo?"

    “Buffy se ne andata,” esclamò Spike mentre si passò la mano tra i capelli. “Mi ha lasciato una maledetta nota ed è solo scomparsa. Non ho idea da quanto tempo se ne è andata o dove è andata… niente.”

    “Oh, andiamo” rispose Xander sembrando un pò più sveglio. “Probabilmente è una specie di gioco. Cosa le hai fatto per farla arrabbiare?”

    “La dannata droga che mi hai dato la scorsa notte. Avrei dovuto saperlo quello che mi avrebbe fatto.”

    “Cosa? Si suppone che doveva essere molto buono per quel piccolo pezzo di bel sedere che hai sposato. E' una stronzata.”

    “Guarda,”ringhiò Spike. “Stai parlando di mia moglie.”

    Spike si alzò e iniziò a camminare per la camera da letto. Non aveva fatto niente da quando aveva trovato la nota. Era stato colto dal panico al pensiero di perderla, aveva subito chiamato l'unica persona che pensava che l'avrebbe aiutato a risolvere questo. Ora, Xander si stava comportando come un cretino.

    “Sì, sì, scusa, ma stavi cercando di essere qualcuno che non sei solo per farla contenta.” rise. “Veramente pensavi che non avrebbe mai scoperto la verità su chi fossi?”

    “Si, una specie,” disse Spike gettando la testa indietro e chiudendo gli occhi. “E' tutto quello che volevo, Xan, non posso perderla. Sai, è anche grazie a lei che ho avuto un'opportunità con David. Dannazione. Come ho fatto ad essere così stupido?”

    “Ritornerà,” disse Xander. “Dove andrà? Sa che sta facendo bene, e probabilmente sta tentando solo di punirti per non aver seguito le sue regole.”

    “Stronzate,” disse Spike fissando fuori dalla finestra. “L'ho ferita. Lei non capisce questa vita, e sono stato egoista.”

    “No, sei te stesso,” rispose Xander. “Siamo stati sempre abili nei party. Ti sei solo spaventato quando tutto è crollato dopo la morte di Dru e la polizia stava seguendo ogni tua maledetta mossa. È adesso stai cominciando a vivere di nuovo.”

    “Sì, e guarda dove quella vita mi ha portato,” disse Spike chiudendo gli occhi per i sensi di colpa. “Guarda quello che ho fatto... le cose che abbiamo fatto. Forse è il momento per me di afferrare la cosa migliore che mi sia mai capitata e non lasciarla andare via.”

    “Posso vedere questo evento,” rise Xander. “Tu che diventi un angelo? Adesso, quello si che fa ridere. Hai avuto un assaggio della bella vita, e quella piccola ragazza che ti sei sposato non saprà tenerti soddisfatto a lungo.”

    “Io penso che lei potrà,” disse Spike determinazione. Era il momento di smettere di piangersi addosso e scoprire dove era andata sua moglie. “Guarda, ci sentiamo presto. Devo trovarla.”

    Ci fu silenzio per un secondo prima che Xander dicesse qualcosa che sorprese Spike. “Sono in viaggio. Se lei è quella che ti rende felice, allora ti sosterrò.”

    “Grazie amico,” bisbigliò Spike spengendo il telefono e lanciandolo sul letto.

    La prima cosa da fare era scoprire se avesse preso alcuni vestiti e valigie con se. Spalancando l'armadio, cercò un qualche segnale sul fatto che sarebbe stata via poco. Tutte le borse erano là, e non sembrava che avesse preso qualche vestito. Chiaramente, non era sicuro di cosa lei possedeva o non possedeva. Non ci aveva mai fatto veramente attenzione. Frustrato, ritornò nella stanza e afferrò il telefono dal letto. Compose il numero del portiere.

    “Sì, Signor Nagle?”

    “Hey, sto cercando mia moglie. L'hai vista oggi?”

    “Si, naturalmente. E' scesa più o meno alle nove e mi ha chiesto di chiamarle un taxi. È un problema?”

    “No, certo che no,” disse Spike sedendosi sull'orlo del letto. Almeno era ancora disposta a usare i suoi soldi. Perché non aveva mai perso del tempo nel chiederle il numero di telefono della sua famiglia e amici? Tara. La ragazza di Sunnydale. Aveva il suo numero. Componendolo rapidamente, si sentì frustrato quando rispose la segreteria.

    “Dannazione,” gridò Spike gettando il telefono contro il muro. Non gli preoccupò quando si ruppe in piccoli pezzi. Aveva bisogno di sua moglie.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Buffy non vide lo scenario fuor dal finestrino. Tutto quello che poteva vedere erano i giorni che erano passati fino al matrimonio con William. L'amava così tanto e già si stava pentendo per il volo verso casa. Ma aveva bisogno di pensare, di essere se stessa e c'era solo un posto dove poteva farlo. Casa. Sunnydale, dove era cresciuta, e si sentiva a suo agio.

    “Oh, Will, perdonami,” bisbigliò Buffy passando un dito contro il finestrino. Sarebbe stato così sconvolto quando si sarebbe svegliato e avrebbe scoperto che se ne fosse andata. Ma era troppo codarda per lasciarlo quando poteva convincerla di non farlo. Poteva. Lei poteva franare con lui. Sembrava come se non avesse nessuna volontà quando era con lui.

    L'autobus andò al deposito con una scossa mentre colpì una buca. Portandola al presente. Buffy analizzò la folla, e poi sorrise quando vide Tara. Improvvisamente tutto sembrò migliore. Un pò più facile di quando aveva lasciato casa. Tara la stava aspettando con a braccia aperte, sommergendola in uno stretto abbraccio che la lasciò senza fiato.

    “Vieni, dolcezza,” bisbigliò Tara, facendo scivolare un braccio intorno la vita per condurla attraverso il terminale. “Andiamo in qualche posto dove possiamo parlare davanti ad un chilo di gelato.”

    “Mi suona bene,” disse Buffy, inclinandosi contro l'amica.

    Era bello essere a casa.

    Capitolo 17 – Going Home (Andando a Casa)

    William si dimenò indietro sul letto, chiudendo gli occhi, e tentò di perdersi nella musica che usciva dallo stereo. Tutti stavano andando via per le vacanze di Primavera. Tutti, ma non lui. Nessuno si preoccupava se lui tornava a casa o no. Quindi, sarebbe rimasto all'Hyperion sotto la supervisione di noiose persone che pensavano che questa scuola era il centro dell'universo. Che rottura.

    C'era una pila di libri da leggere, film da vedere con il suo assegno generoso, e poteva sempre studiare per il compito in classe del prossimo semestre. Chi stava prendendo in giro? Prese a pugni sul cuscino poi si mise sul fianco, lottando di nuovo contro le lacrime che stavano cercando di uscire dalle sue palpebre. Tutti erano una rottura. Anche Xander. Il suo migliore amico che era andato una settimana in crociera con la sua famiglia. Bastardo. Will era fottuto per un'intera settimana con nulla da fare e da solo.

    Perché doveva aspettarsi qualcosa di diverso? Un incidente nel ciclo di menopausa della madre, non veramente cercato, ma troppo vergognoso per liberarsi del bambino. Quindi, era nato da genitori che non potevano prendersi cura di lui, così lasciarono che le bambinaie lo allevassero, e poi lo mandarono il prima possibile in una scuola. Alla fine era sempre stato da solo.


    “Ehi, Spike, stai bene?” Disse Xander dietro a lui.

    “Sì, bene,” rispose Spike, asciugando le guance prima che il suo amico le potesse vedere. Una volta sembri una checca, sempre una checca sarai. Una mano gli si appoggiò sopra la spalla. “Ti ho detto che sto bene, amico.”

    “Sì, l'hai detto.”

    “Stavo solo pensando alla… scuola.”

    “Che parte?” chiese Xander con una risata. “C'erano molte parti.”

    “Festa di primavera.”

    Non c'era bisogno di altre definizioni. Nelle loro menti c'era solo una Festa di Primavera che era stata veramente importante. Era la settimana dove erano diventati uomini. Invece di lasciare il suo miglior amico indietro, Xander aveva perso in qualche modo la barca, ed era ritornato per passare la settimana con Spike.

    Spike si voltò con un mezzo sorriso sul viso. Xander stava ancora ghignando. Poi dissero il nome allo stesso tempo, “Harmony.” poi risero. La bionda senza cervello che lavorava alla sala giochi che frequentavano, e a causa della noia estrema i tre avevano passato ogni momento libero che lei aveva per finire a letto. Insieme. Le piaceva avere due uomini che la scopavano allo stesso tempo. A loro piaceva perché lei gli aveva insegnato tutto sul sesso. E sulle droghe. Era stato il momento più edonistico delle loro vite. Tutto delle loro vite dopo quella settimana ne era stato colpito.

    “E se l'ho persa?” disse Spike sentendo i suoi occhi riempirsi di nuovo. Non poteva succedere. Era impensabile. Se solo sapesse come trattare una signora invece delle donne che conosceva di solito.

    “Ritornerà,” disse Xander. “La ragazza non è sciocca. Non c'è niente là fuori che può essere comparato alla vita che può avere con te.”

    “Non lo fare Xan,” disse Spike, superando l'amico. “Non mi ha sposato per soldi. Infatti penso che lei lo odia questo.” rise. “Chi l'avrebbe mai pensato?”

    “Pensato cosa?” chiese Xander seguendolo in cucina. Si appollaiò su uno degli sgabelli nell'isola.

    “Pensare che finissi con una donna come Buffy.”

    “E' una ragazza,” lo corresse Xander. “E personalmente, posso vedere l'attrazione, ma, non mi odiare se te lo dico; non è precisamente adatta... ”

    “Io amo, Xander” disse Spike. “Non lo fare, va bene? Conosco i patti che abbiamo fatto, su quale standard avremmo vissuto, ma, dio, Buffy, è come avere la luce del sole quando è tra le mie braccia.”

    Xander sospirò mentre fece correre le dita sul ripiano. Spike lo ignorò mentre estraeva una bottiglia di soda dal frigorifero. Sapeva che Xander non gradiva molto Buffy nonostante le sue parole. Si conoscevano da troppo per non sapere quello che pensava l'altro veramente. Ma adesso erano uomini, non un paio di bambini che cercano di cavarsela appoggiandosi l'uno all'altro. E scegliendo donne che potevano dividersi come facevano tempo prima. C'era troppo cose in pericolo. Le carriere e le vite potevano venir distrutte se la verità fosse esposta. Curvò la testa mentre mise la bottiglia sul bancone.

    “Xan, non prenderlo nel modo sbagliato,” disse Spike. “Ho bisogno… bisogno di fare la cosa giusta. Buffy va bene per me, è una specie di coscienza che non ho più. Non posso fottere tutto. Non voglio perdere quello che ho.”

    “Così, improvvisamente farai il bravo solo per lei? Divertente,” disse Xander. “Pensi veramente di poter rinunciare a tutto?” arrivò al bancone, mettendo la mano su quella di Spike. “Ci sono troppe cose buone, amico.”

    Spike gli strinse la mano nella sua e poi l'allontanò. Sapeva che i sentimenti di Xander erano confusi. Xander voleva essere lui, cercava quello che lui aveva, lo voleva. Era parte della loro relazione. Era il perché il suo amico aveva dormito con Drusilla. Avevano sempre diviso quello che avevano, donne, droghe, segreti. Perché non farlo anche con le mogli? Un'immagine di Cordelia nuda e disposta gli apparve nella mente, ma la spinse via mentre tentava di ignorare il dolore che provava all'inguine. Non era mai stato con Cordelia, ma c'erano state molte opportunità. La situazione bizzarra era che non avevano mai discusso su quello finché non aveva sposato Buffy.

    “Xander, ho trentadue anni e sono stanco,” tentò di spiegare Spike. “Per il mondo intero sono questo sofisticato autore con uno sporco segreto per la morta della moglie. Non posso più resistere. Voglio solo essere amato, e amare Buffy. Farla tornare a casa, essere ciò di cui lei ha bisogno. Per favore cerca di capire.”

    “Stai dicendo che vuoi che non siamo più amici?”

    “No, non questo” disse Spike. “Sei stato sempre là per me, e non lo dimenticherò. Non posso solo continuare con… la droga e… lo sai.”

    “Il sesso? È così brava a letto? O sei così accecato dell'amore che farai qualunque cosa che vuole lei? Ti ha permesso di ammanettarla? Forse stai cominciando piano con una piccola dose di sculacciate…?”

    “Stai esagerando,” ringhiò Spike, interrompendo la tirata di Xander. “Buffy è una signora e io l'amo. Non ti permetterò di parlare di lei così. Almeno per me, tenta di rispettarla.”

    “Okay, okay” disse Xander, alzando le mani in segno di resa. “Ti ho sempre sostenuto. Non pensi che ci riuscirai completamente ad uscirne, ma ehi, non ti tenterò più. Niente più offerte.”

    “Grazie, amico” disse Spike sollevato che non doveva scegliere tra il suo migliore amico e la donna che gli stavano cambiando il mondo. “Spero solo che ritorni.”

    “Perché stai solo seduto ad aspettare?” chiede Xander prendendo la soda e versandola in un bicchiere. “Dove andrà? Non conosce nessuno in città e non penso che tornerà dal padre, così direi che è tornata a Sunnydale.”

    “Qualche volta sei così maledettamente geniale che mi stupisci,” disse Spike con un ghigno largo. “Hai ragione. Seguirò il tuo consiglio e andrò a cercarla. Dovrebbe essere con quella ragazza, Tara. Se trovo lei, troverò Buffy.”

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Il telefono stava suonando di nuovo. Sembrava che Will non avrebbe abbandonato. Buffy si morse il labbro inferiore mentre fissava il telefono che continuava a suonare. Forse avrebbe dovuto rispondergli, tentare di ragionare con suo marito, facendogli sapere che aveva bisogno di tempo prima di tornare. Una parte di lei lo voleva ancora, voleva dirgli di venire a prenderla. Lei lo voleva.

    Tara si mise in piedi, e staccò il telefono. “Finché non sarai pronta,” disse, sedendosi di nuovo sul divano vicino a Buffy.

    “Grazie,” disse Buffy, ritirandosi nell'angolo. Il cuscino stretto tra le braccia. “Sono così confusa.”

    “E fai bene,” ripose Tara. “L'uomo con cui stai non sembra l'uomo che ho incontrato nell'albergo. È duro immaginare Will nel modo in cui lo descrivi adesso.”

    “E' così,” disse Buffy. “Non è che abbia una personalità multipla o qualcosa del genere. E' solo…,” si coprì il viso con le mani. “Mi ha solo spaventa qualche volta, ma so che non mi farebbe mai del male. Non intenzionalmente.”

    “E' sull'eccitamento del momento?”

    “Cosa vuoi dire?” chiese Buffy, fissando l'amica. Era chiaro quello che le voleva dire Tara. Era una delle ragioni per cui era fuggita. Suo marito avrebbe potuto uccidere la prima moglie per uno scoppio emotivo? Quanto tempo ci poteva volere ad un uomo per perdere il controllo? Drusilla avrebbe provato la pazienza di un santo, da quello che sapeva. Ma si domandava delle cose sulla donna di cui Will si era innamorato. Non si sarebbe innamorato di lei se non ci fosse stato qualcosa di speciale.
    Non era qualcosa che avrebbe mai scoperto da lui. Drusilla era un argomento chiuso a meno che non volesse avviare ad un’altra discussione.

    “Buffy, so che lo ami” disse Tara, avvicinandosi a lei. “Da quello che mi hai detto tuttavia, sono preoccupato per te. Sembra così volubile. E passerai la tua vita cercando di non irritarlo?”

    “No, naturalmente no,” esclamò Buffy e poi si calmo. “Tara, non dirò che non ha mai attraversato la mia mente l’idea che lui potesse aver qualcosa a che fare con la morte di Dru, ma ho fiducia che sia un uomo buono. Sì, ha delle colpe, ma non penso che la violenza sia una di loro. Almeno non sulla donna che ama.”

    “Sembra essere veramente possessivo. Guarda, non rispetterà neppure il tuo bisogno di tempo.”

    “E' preoccupato per me,” Buffy lo difese. “E ha paura che non ritornerò.”

    “Ritornerai?”

    “Dove altro potrei andare?”

    “Buffy, è come ti ha detto lui. Adesso sei ricca. Può fare qualunque cosa vuoi fare, incluso lasciarlo.”

    Buffy scosse la testa. Nessuna questione su quello che sarebbe accaduto tra lei e Will, non avrebbe mai preso i suoi soldi. Era una questione di principio, e delle sue regole morali. L'aveva sposato per amore. Non avrebbe accordato il divorzio per i soldi. Non avrebbe accordato il divorzio su niente. In solo poche settimane era cambiato tutto. La sua vita non era più a Sunnydale. Era a Los Angeles con William. Nessuna questione su quanto potesse essere difficile.

    “No, non lo lascerò,” disse Buffy, guardando Tara negli occhi con determinazione. “Troveremo un modo per farlo funzionare. Non mi farà del male... non fisicamente in ogni modo. Ne sono sicura.”

    “Spero che tu abbia ragione.”

    “Si, c'è l'ho.”

    “Così, troverai un modo per coesistere con il fantasma di sua moglie morta?”

    “Non sto dicendo questo,” disse Buffy. “Lui si incolpa. Non è che l'ha fatto, ma pensa che la perse e la guidò tra le braccia di altri uomini. L'unico modo per renderlo libero è fargli conoscere la verità di quello che è successo.”

    “Buffy, cosa stai progettando di fare?”

    “Scoprire tutto quello che posso su di lei,” disse Buffy. La prima cosa starebbe stata aprire quell'armadio. Quando arrivò all'attico come moglie di Will, era troppo ingenua per sapere la verità. Una questione di poche settimane aveva cambiato quello. Nient'altro l'avrebbe scioccata a questo punto sul matrimonio di Dru e Will. Forse se lui sapesse che non doveva nascondere il suo segreto più oscuro, poteva essere libero di amarla. “Lotterò per lui.”

    “Devi stare attenta,” l'avvertì Tara. “E' stata assassinata, e non fu mai provato da chi e perché. Se inciampi sopra le informazioni sbagliate; potresti finire nei guai.”

    “Starò bene,” disse Buffy, con un sorriso. Si tracciò una croce sul cuore con l'indice. “Promesso. Adesso, andiamo a prendere del cibo e poi mi accompagni alla stazione degli autobus.”

    “Buffy…”

    “No, appoggiami a questo punto,” disse Buffy. “Per favore, ho bisogno di qualcuno.”

    “Okay,” disse Tara, con un'alzata di spalle. “Non mi piace, e spero che tu abbia ragione, ma so che non posso convincerti di non farlo. Per favore, ricordati che sono qui se hai bisogno di qualunque cosa. Okay?”

    Non gli ci volle molto tempo alle due donne per afferrare le borse e uscire. Il cuore di Buffy tuonò quando vide una Porsche familiare di fronte al palazzo di Tara. Will era con le braccia incrociate sul torace appoggiato al cofano. La fissò mentre lei gli si avvicina. Era come un'attrazione magnetica e lei non potesse resistere.

    “Cosa stai facendo qui?” chiese lei fermandosi ad alcuni centimetri da lui.

    “Sono venuto a prenderti,” disse Will. “Ho bisogno che tu sia con me.”

    “E se io non volessi?” chiese Buffy felice dell'appoggio di Tara mentre l'altra ragazza stata in piedi accanto a lei. Unì le sue mani. Questo la spaventava, il fatto che lui l'avrebbe trovata nonostante la sua richiesta di tempo. Ma non si sarebbe arresa alla paura, o a lui. Sarebbe tornata quando fosse stata pronta. Nessuna questione su quanto voleva gettarsi tra le sue braccia, e l'imploralo di amarla per sempre.

    “Non so quello che farò,” disse Will, sbattendo le palpebre rapidamente prima di guardarsi le scarpe. “Mi dispiace, baby, per tutto.”

    “E tu non la maltratterai di nuovo, vero?” chiese Tara con un sopracciglio alzato. “Ti stai comportando un pò da persona spaventosa. Lo sai?”

    Will alzò le spalle guardando di nuovo Buffy. “Suppongo di si. Non lo so. Ti ho spaventata?”

    “Un pò,” disse Buffy. “Avevo bisogno di tempo, Will.”

    Pizzicandosi il naso, indietreggiò. “Avevo bisogno di sapere che avevi ragione del tutto. E sì, stavo sperando che fossi pronta a ritornare con me. Sono anche disposto a mettermi in ginocchio ed implorarti, ma non voglio che tu sia spaventata da me, mai, così me ne andrò.”

    Era l'ultima cosa che si era aspettata di sentire. Il sollievo le inondò il corpo come lui le confermò che i suoi istinti erano giusti. Era solo un uomo, con delle colpe ma lui l'amava veramente. Buffy ghignò, poi si rivolse a Tara.

    "Ti dispiace se vado?"

    “Vai, dolcezza,” rispose Tara dandole un rapido abbraccio. "Buona fortuna. Chiamami.”

    “Sì,” disse Buffy, prima di affrettarsi verso la macchina prima che Will potesse partire. Gli bussò al finestrino. “Fammi entrare.”

    La porta si aprì, rivelando un sorridente Will. Lei entrò dentro, e salutò Tara con la mano mentre si mise la cintura di sicurezza. Lui non disse una parola, solo partì verso Los Angeles.

    Adesso era a casa. Buffy si allungò e prese la mano di suo marito. In qualche modo avrebbe sradicato Drusilla dalle loro vite, e avrebbe trovato un modo di liberare Will dalla sua prigione di dubbi su se stesso. Non c'era nessuna ragione di dubitare che lei poteva farlo, perché la sua vita dipendeva anche da questo.

    Capitolo 18 – Entries (Ingresso)

    Buffy si inclinò in avanti per controllare il mascara che si era applicata nello specchio del bagno. Stava bene, ma dall'angolo dell'occhio, individuò Will che strisciava nel bagno. Stava ghignando quando vide che lo guardava. Lei sorrise a suo marito dal riflesso mentre Will si avvicinava a lei. Gli avvolse le braccia intorno la vita, baciandole la spalla. Lei sospirò mentre sentì la lussuria nello stomaco. Si inclinò indietro contro lui, tenendo gli occhi aperti così da poter vedere tutto quello che lui le faceva. Guardare mentre loro si amavano era un'esperienza nuova, ma una di quelle che Buffy trovava molto erotica.

    I suoi occhi non lasciarono mai le sue mani che gli accarezzavano seducentemente le anche. Si mossero verso l'alto finché non arrivò al di merletto rosa. Lo alzò di alcuni centimetri così che le sue dita potessero scivolare dentro per giocare con i suoi ricci del suo monticello.

    “Così soffice… e calda,” mormorò Will nel suo orecchio. Fece scivolare un dito tra le sue lisce piaghe per stuzzicarle il clitoride. “Ti amo così tanto.”

    “Devi essere alla riunione tra meno di un'ora,” bisbigliò Buffy. Mise le mani sopra le sue per tentare di fermare i suoi movimenti, ma sperava di non poterlo fare. La loro relazione era ritornava alla beatitudine romantica dei primi giorni. Will era attento e più innamorato. Adorava il suo corpo ogni volta che poteva, lasciandola sazia al punto da essere quasi letargica. Tutti quello che voleva era oziare nel letto con suo marito facendo l'amore, parlando, e innamorandosi di nuovo.

    Comunque, oggi c'era la sua grande riunione con David e gli altri, per discutere delle cose sul film. Non era qualcosa che poteva perdere perché Buffy voleva fare di nuovo l'amore. Inoltre, avevano già fatto sesso quando erano andati a letto la notte prima e quando si erano svegliati quella mattina. Le doleva il corpo per tutti gli esercizi che avevano fatto.

    “Voglio rimanere” disse Will incontrando i suoi occhi nello specchio. Lui le circondò il clitoride prima di scivolare ulteriormente più dentro per stuzzicare la sua apertura. “Voglio sentirti chiamare più e più volte il mio nome.”

    Buffy si morse il labbro. Il suo corpo stava cantando in risposta ai suoi tocchi. Lui non avrebbe fermato i suoi movimenti. Lei non voleva che li fermasse. Aprì le gambe un pò di più, facendolo ridacchiare in risposta.

    “Will,” disse Buffy, afferrando l'orlo del ripiano, e lasciando cadere la testa indietro con gli occhi aperti.

    “Mi prenderò cura di te, gattina,” bisbigliò Will. Le baciò il retro del collo mentre la seguì nella sua nuova posizione. Gli diede così miglior accesso al suo calore umido. Continuò a lisciarla, portando il suo calore ad un fuoco furioso che le consumava il corpo. “Mi fa sentirsi così bene sapere che ti posso fare questo.”

    “Ti amo così tanto,” si lamentò Buffy, spingendo indietro il suo sedere. Era così vicina all'orlo. Altre poche carezze di quelle sue lunghe dita e avrebbe volato. “Per favore, Will…”

    Le morse leggermente la spalla. Il cambio improvviso di sensazione la spinse sull'orlo. Si girò contro le dita di Will che le davano piacere finché poteva. Già sommersa dall'orgasmo ormai prossimo. Se lui non stesse continuando a tenerla, avrebbe giurato che sarebbe crollata sul pavimento.

    “Va meglio, baby?”

    “Sì,” rispose Buffy riuscendo a dargli un piccolo sorriso. Dimenò il sedere contro la sua erezione. “Sarai in ritardo.”

    “No, non voglio,” disse Will, spingendola via con una mano. “Soffrirò fino a dopo.” sorrise alla sua espressione sorpresa quando si girò a guardarlo. “Andrà tutto bene. Sono grande, e credimi ho già patito prima fino ad avere i testicoli blu” le baciò la punta del naso.

    “Ma… ma non è giusto,” protestò Buffy. Le sue mani andarono alla cintura dei suoi pantaloni. “Ti prometto che farò…”

    “Vogliono soffrire,” le spiegò Will catturandole le mani e se le appoggiò contro il torace nudo. “Per te. Adesso devo finire di vestirmi.”

    “Bene,” rispose Buffy seguendolo mentre si dirigeva alla camera da letto. Si lasciò cadere a tonfo sul letto, inclinandosi indietro contro le mani mentre lo guardava vestirsi. “Sarai in ritardo comunque”

    “No, non lo sarò,” rise Will rise. "Ho una Porsche.”

    “Prenderai una multa.”

    “No, non sarà così, pet. Non ne ho mai presa una prima,” disse Will, scivolando nelle scarpe. Le fece l'occhiolino. “Ora accompagnami alla porta come farebbe una brava mogliettina."

    Buffy sorrise, scivolando giù dalle scale con il suo accappatoio. Le cose adesso erano così perfette tra loro, si chiese se dovesse mettere in atto il suo piano. Sentì i sensi di colpa, ma li ignorò. Doveva sapere. Aveva tentato di parlare a Will negli ultimi giorni delle sue abitudini con la droga e di Drusilla. Ma era stato evasivo. Non gli stava dicendo niente, doveva trovare le risposte da sola. Stava aspettando questo giorno.

    “Fai il bravo ragazzo,” lo istruì Buffy allungandosi per drizzargli la cravatta anche se non c'è n'era bisogno. I suoi vestiti erano perfetti. Nessuno avrebbe saputo quello che aveva fatto solo quindici minuti fa a sua moglie. Sorrise al pensiero. “Ascoltali e lascia che Giles ti dica se è un buon affare o no. Ti aspetterò con dello champagne al fresco”

    “Mmmh, ti penserò,” bisbigliò Will contro le sue labbra. Lui la baciò poi si allungò per spingere il bottone dell'ascensore. “Ritornerò appena posso.”

    “Lo so.” Buffy aspettò finché lui non avanzò nell'ascensore, gli soffiò un bacio, e poi si girò verso il terrazzo. Era questione di tempismo. Aveva bisogno di sapere che se ne fosse veramente andato prima di iniziare la sua ricerca. Il sole del mattino brillava nel cielo. L'accecò mentre si inclinava sul muro per guardare la strada di sotto. Il giorno prima quando Will aveva fatto una corsa rapida al mercato, lei aveva calcolato quanto tempo gli ci voleva per uscire dal garage. Era parte del suo piano. Ed era un qualcos'altro che la faceva sentire colpevole.

    Un sguardo all'orologio le disse che la macchina doveva stare per uscire dal garage a momenti. Eccola. Ritornò con calma nel loro appartamento. C'erano almeno tre o quattro ore prima che Will sarebbe tornato. Una volta che avrebbe aperto la porta non poteva tirarsi indietro. Buffy ritornò alla loro camera da letto e si diresse verso la scatola della gioielleria di Will. C'era una chiave dietro al cassetto più basso. L'aveva trovata due giorni prima quando Spike era nella doccia. Era fredda nella sua mano.

    “Come sta diventando il suo cuore,” si disse Buffy. Scosse la testa con veemenza. “No, è l'unico modo. Io lo amo, e voglio stare con lui. Devo sapere.”

    Senza darsi un'opportunità di cambiare idea, girò la chiave nella serratura, e poi spinse la porta per aprirla. La fragranza pesante di profumo le fece corrugare il naso. L'odore circondava i vestiti in file pulite. Armeggiò sul muro interno per l'interruttore, premendolo e lasciando che la luce inondasse l'armadio. I suoi occhi si allargarono mentre vide l'ammontare di vestiti e articoli che riempivano la piccola stanza. La sua camera da letto quando divideva la casa con la madre e la sorella non era grande come quella.

    “Whoa,” mormorò Buffy entrando. Passò la mano sui vestiti mentre si spostava. I materiali erano leggeri contro la sua pelle, colori scuri, soprattutto rossi e neri. Era evidente che Buffy era il totale opposto di Drusilla. Nessuno dei vestiti era pastello o di colori brillanti. Fermandosi nel mezzo, girò in cerchio tentando di decidere da dove cominciare. I suoi occhi si spostarono su una pila di foto incorniciate sopra l'armadietto nel mezzo. Loro attraevano Buffy che desiderò non fosse così.

    Il primo era di Will e Drusilla nel loro giorno di matrimonio. Sembravano così felici, così innamorati. La prima moglie di suo marito era una donna impressionante, e del tutto diversa da Buffy. Non era sicura se quella fosse una cosa buona o cattiva.

    Era buona perché sapeva che Will non se l'era sposata per sostituire Drusilla, ma poi poteva essere una cosa cattiva perché ancora era nel suo cuore. Lei sospirò, rimettendola nella pila prima di gettare uno sguardo per la stanza. C'era una scatola nell'angolo. Lei si inginocchiò accanto. C'erano degli articoli gettati dentro.

    Cercò tra questi. Lettere, le accatastò ad un lato per leggerle più tardi, ricevute che rimise nella scatola, e vari gingilli che sospettava che prima fossero sparsi per la casa. Doveva esserci tuttavia qualcos'altro. Queste cose non erano abbastanza. Poi un'idea. Se questo poteva accusare Drusilla, lei non l'avrebbe lasciato all'aperto così che Will lo trovasse. Doveva essere nascosto in qualche posto. Buffy si girò. Era un cliché, ma era il motivo per cui molte persone seguirono quell'esatto presupposto.

    Calze e calzini messi in ordine riempivano il primo cassetto. Buffy lo chiuse, e poi aprì quello sotto. Quasi fischiò, ma non fischiò. Non poteva farlo veramente, ma voleva esserne capace come fissò le mutandine che riempiva il cassetto. Tutte di merletto e raso in un arcobaleno di colori. L'aspetto oscuro di Drusilla sull'esterno non era anche nella scelta della biancheria intima.

    Facendo una smorfia, Buffy conficcò la mano nel mezzo delle mutandine messe già in disordine, cercando qualcosa sotto. Non c'era niente. Si asciugò le mani sui pantaloni prima di acquattarsi in giù per aprire il cassetto più basso. C'erano i reggiseni di Drusilla. Questo era il limite. La donna possedeva più vestiti di quelli che Buffy aveva avuto in tutta la sua vita. Scosse la testa mentre cominciava a cercarci in mezzo.

    Ancora una volta era vuoto. Quindi, Drusilla non era tipica nelle sue scelte di posti per nascondere le cose. Forse Dru non teneva un diario del suo matrimonio, affari, e vita. Buffy era sicura che ci fosse tuttavia qualcosa. Con un sentimentale come Will ci doveva essere qualcosa sulla loro vita insieme. Iniziò a guardare lungo le mensole alte, ma non vide niente.

    “Oh, andiamo,” borbottò Buffy. “So che Will non ha superato questa roba, così mostrami tutti i tuoi piccoli giochi birichini. Sembrava che ti piacessero troppo per non voler tenere qualcosa che li rivelasse.”

    Lei girò per l'armadietto per sbirciare nelle mensole aperte sull'altro lato. Le borse erano accatastate insieme. Poi se ne accorse. Qualcuno aveva cercato per la biancheria intima di Drusilla. La stanza era tutta in ordine. Tutto ma non le mutandine. Will? Xander? Non lo sapevo, ma si chiese se quello che stava cercando non fosse già andato. Non avrebbe comunque smesso di cercare. Se c'era qualche cosa da trovare... l'avrebbe trovato.

    Buffy estrasse attentamente le borse, cercò dentro tutte poi le rimise apposto. Erano del tutto vuote, pulite, finché non arrivò a quella sul fondo. In una tasca chiusa con la cerniera c'era un biglietto da visita di un avvocato a Santa Monica. Niente note o qualsiasi cosa che indicasse chi fosse o perché Drusilla c'è l'aveva. Buffy fece scivolare il biglietto da visita nella tasca del suo accappatoio per un'ulteriore investigazione più tardi.

    Dopo, Buffy si mosse verso le scatole da scarpe messe in fila ordinata una sopra l'altra nell'angolo. Le fissò notando il loro aspetto ed i nomi degli stilisti. Donald J. Pliner, Bruno Magli, e Kate Spade per citarne alcuni di quelli che aveva Drusilla. Sembrava che alla donna piacesse spendere soldi per se. Buffy si chiese se la prima moglie di Will, avesse mai fatto compere per lui. Il suo armadio era pietosamente nudo comparato a questo. Non gli importare che l'uomo sembrava felice se poteva indossare solo i suoi jeans e magliette nere, Buffy giurò che avrebbe fatto compere così da poter viziare suo marito. Erano i soldi di lui, ma almeno avrebbe pensato a lui.

    Arrivò alla prima scatola per continuare la ricerca. Scatola dopo scatola le guardo tutte per poi rimetterle in una nuova fila. Buffy lo trovò dietro all'ultima pila, seppellito nell'angolo, dietro le scatole più basse. Un diario piccolo con una copertina di velluto rossa, piegato per il molto uso. Tremò al pensiero di quello che avrebbe potuto trovare scritto all'interno di quelle pagine. Avrebbe trovato la chiave per liberare William dal suo passato? O avrebbe scoperto qualcosa con cui non avrebbe potuto vivere? Qualcosa che le avrebbe fatto lasciare suo marito. Fece correre le dita tremanti su esso prima di aprirlo ad una pagina casuale. La data in cima era quasi sei mesi prima che Drusilla morisse. Iniziò a leggere, e poi desiderò di non averlo mai fatto.

    Capitolo 19 – Betrayal (Tradimento)

    Il mio caro ragazzo cattivo mi ha lasciato delle contusioni oggi. Oh, non per la rabbia, ma qualche volta la passione lo sommerge e lui non può far nulla. E' stato il nostro incontro amoroso più eccitante, e non penso di avere mai avuto così tanti orgasmi. Se solo fosse così eccitante tutte le volte.
    Non penso che avrei bisogno di trovare qualcun'altro con cui condividere il letto.

    Lo odio veramente quando parla di amore e eternità. Come poesia. Non posso sopportarlo. Non da lui. Lo schiaffeggiato quando mi ha detto quanto ero importante per lui. E' uno sciocco se pensa che io senta le stesse cose. O anche peggio, che pensa che questo mi terrà lontano dagli altri uomini.
    Devo avere i miei piaceri.


    Incapace di leggere ancora della slealtà di Drusilla, Buffy saltò alcune pagine.

    Spike è stato un tale cattivo ragazzo oggi. Mi ha portato dei regali, del vino rosso per celebrare il completamento della fine del suo libro. Non me ne frega nulla, ma lui era così felice. Abbiamo scopato per ore finché non è svenuto. Penso che dormirà per quasi un giorno. Utile per me, così posso andarmene via senza che lo sappia.

    Ho un nuovo amante. Ha così tanto potere, e mi chiama la sua piccola ragazza. Ed è facile per me controllarlo. I regali sono difficili da nascondere da Spike. E' così diffidente in questi giorni. Fa sempre domande e mi chiede di non uscire. La sua rabbia mi sta annoiando. Non mi interessa quello che dice. Papà si prenderà cura di lui quando sarà il momento giusto. Pazienza e avrò tutto questo.


    Buffy lasciò cadere il libro sul grembo. Lo stomaco era stretto in nodi, mentre il suo odio per Drusilla cresceva. Non era giusto, ma voleva scuotere la donna, e dirle quanto era stata sciocca.
    Tutto quello che voleva William, era amore, e lei lo aveva gettato via per il potere e il sesso.
    Sembrava un tale spreco. Sapeva come era non avere l'amore, che invece volevi così disperatamente. Sospirando, girò le pagine fino a che non trovò una nota scarabocchiata come se l'autore fosse sconvolto.

    Non posso sopportarlo, non più. Come osa pensare di aver diritto a dirmi cosa fare o dove andare? Dovrebbe mettersi in ginocchio e ringraziare Dio che me lo sono sposato in primo luogo. Non era niente finché non mi ha incontrato. Sono stata io a dargli il mondo, e adesso si comporta come se gli dovessi qualcosa. Quando è ridicolo? Mi minaccia con il divorzio. Mi prenderò tutto quello che ha, e lui ritornerà nella fogna. O anche meglio, non gli permetterò di andarsene. Ci lotterò contro in ogni modo che posso, e farò sfarzo dei miei amanti di fronte a lui. Spike può andare all'inferno, e io me la godrò.

    Le lacrime riempirono gli occhi di Buffy per come William doveva essere stato ferito dalle azioni di sua moglie. Era più di una sciocca. Era stata una puttana crudele. Questo la rese più determinare nel voler trovare un modo per esorcizzare Drusilla dal cuore di Spike.

    “Ehi, Buffy, sei presentabile?” la voce di Xander interruppe i suoi pensieri.

    La testa di Buffy si alzò, girandosi verso la porta come se Xander fosse là in piedi. Non c'era. Si alzò velocemente in piedi prima di andare nell'atrio.

    “Sono vestita, Xander,” urlò Buffy. “Dammi un minuto e scenderò.”

    “Okay, prendo qualcosa dal frigo mentre aspetto.”

    Sospirando di sollievo di non essere stata beccata, Buffy ritornò verso l'armadio. Rimise rapidamente le cose dove erano prima, a parte il diario. Dopo aver messo di nuovo la chiave nella scatola dei gioielli, cercò un posto per la stanza dove mettere l'agenda. La stanza era troppo austera per trovare un posto di occultamento decente. Afferrò i suoi vestiti e si ritirò nel bagno. Nascondendo il diario nel cassetto con i suoi assorbenti, si immaginò che Spike non ci avrebbe mai guardato e che dopo una sbirciatina avrebbe sicuramente richiuso il cassetto.

    Dopo essersi messa un vecchio paio di jeans, un corpetto rosa con bottoni di Juicy Couture e degli stivali da cowboy marroni di Frye, Buffy andò giù per unirsi a Xander. Era curiosa di sapere il perché lui era là. Si erano dichiarati tregua dopo la notte disastrosa dell'uso di cocaina di Spike.
    Ma non pensava che fossero abbastanza amici per uscire.

    “Ciao,” disse Buffy, andando nella cucina dove Xander era seduto ad un lato dell'isola. Stava masticando rumorosamente del formaggio affettato e del salame. Si sedette sulla sedia vicina. “Cosa ti porta qui? William è andato alla riunione con David e gli altri.”

    “Sì, lo so,” disse Xander con il suo sorriso amichevole. “Pensavo che forse potevamo conoscerci un pò meglio. Entrambi ci interessiamo a William e gli renderemo le cose più facili se fossimo amici.”

    “Cosa ti ha provocato questo cambio di vedute? La volta scorsa quando abbiamo parlato stavi ancora mettendo confini. Era qualcosa a che fare con me per essere così ingenua, vero?”

    “Hey, ehi, avevo torto,” disse lui alzando le mani in segno resa. “Perdonami, okay? Ti avevo considerato male. Pensavo che fossi solo interessata ai soldi di Spike, e io sono suo amico, ma sembri un pò più resistente di quello che pensavo.”

    Buffy alzò le spalle. “Così, adesso che hai deciso che saremo amici, come farai a realizzare questo?”

    Per un secondo, vide la rabbia sul viso di Xander, ma scomparve prima che ne fosse sicura che c'era stata. Sembrava deciso di non discutere con lei, nessuna questione su quanto lei si opponesse.

    “Ti stavo per chiedere di andare a pranzare,” rispose Xander mettendo insieme altra carne e formaggio. “Forse ti mostrerò un pò Los Angeles o andremo da qualche parte se non vuoi che Spike non lo sappia.”

    Era una trappola. Una a cui non doveva abboccare perché stava tentando di essere onesta con suo marito. Iniziò a rifiutare l'offerta di Xander, ma poi gli venne un'idea. Qualcosa a cui aveva pensato prima, e adesso ne aveva l'opportunità.

    “Sai, c'è un posto dove puoi portarmi,” disse Buffy sorridendo. “Voglio andare a fare delle compere per William. Sembra come se nessuno l'avesse viziato, e voglio essere quella che lo farà. Mi ci porterai?”

    “Nessun problema. Posso portarti al negozio di Cordelia, ci sono i migliori vestiti da uomini di tutta Hollywood.”

    “Grazie,” disse Buffy. “Ritornerò subito.”

    Tutto quello che le serviva era la sua borsa, e un altro veloce controllo nel bagno per assicurarsi che tutto fosse a posto. Lo era. Si affrettò di nuovo verso l'amico di suo marito che stava rimettendo dopo il suo spuntino.

    “Veloce,” commentò Xander una volta che tornò. “Una donna che non gli ci vuole un'ora per prepararsi.”

    “Ero già pronta,” rispose Buffy con un sorriso. Si diresse verso la sala con Xander dietro a se. “Così, andiamo. Devo ritornare prima di lui, ed oh, ti dispiace se comprimo anche una bottiglia di champagne per stanotte? Gli avevo detto che ne avrei messa una al fresco, ma penso che abbiamo bevuto l'ultima l'altra notte.”

    “La corruzione del minore, lo amo,” chiocciò Xander strofinando le mani insieme. “Oh, ho prenotato a The Ivy per pranzo. Speri che non ti dia fastidio.”

    “No, non sono mai stata là,” disse Buffy, avanzando nell'ascensore. “Sempre pronta a provare qualcosa di nuovo.”

    Era completamente una nuova esperienza per una piccola ragazza di città. Buffy stava iniziando a trovarsi a suo agio a vivere nel mondo di William delle celebrità e dei soldi, ma sedersi a pranzare circondata da star e avere i paparazzi che seguivano tutte le sue mosse era troppo. Xander la stupì col suo agio in tutto lo scenario e ai suoi sforzi di assicurarsi che si sentisse inclusa. Dirigendosi verso la loro tavola, le presentò anche delle celebrità. Persone che aveva visto solo alla televisione o sui giornali. Ancora, era così a suo agio che rese anche lei tranquilla. Ma era grata che la loro tavolo fosse nell'angolo e lontana dalla folla.

    “Oh, grazie dio,” mormorò Buffy dopo che si erano seduti e che stava leggendo attentamente il menu. “Cibo vero.”

    “Intendi che non ti piace la roba da ordinazione perchè non hai nessuna idea di quello che è perché è tutto in francese,” disse Xander, inclinandosi indietro sulla sedia. “Che genere di moglie di una celebrità sei? Modernizzati, gallinella.”


    Dandogli uno sguardo cattivo, Buffy disse. “A Will piaccio così come sono.” poi alzò il mento allegra. “Inoltre gli dà la scusa per non andare in quei posti. E' più felice con ali, birra, e pizza comunque.”

    “E champagne?”

    “Quella è il mio drink.” si mise un dito sulle labbra. “Ma non lo dire a nessuno. È un nostro segreto.”

    “Ehi, non lo dico a nessuno.”

    “Lo so,” disse Buffy, fissando le mani sul grembo. Sospirò, prima di guardare di nuovo al suo compagno. “Sei stato molto fedele a Will. Ed è una delle ragioni per cui lui apprezza così tanto la tua amicizia.”

    Poi ritornò a fissare Xander. Lui si inclinò in avanti sugli avambracci. “Anche Will è stato molto fedele con me. Abbiamo passato molto insieme da quando ci siamo incontrati e non lo tradirei mai.”

    C'era così tanta intensità nel commento di Xander che scosse Buffy. Era un altro avvertimento. Non che ne avesse bisogno. Sapeva di non poter dividerà la loro amicizia, non senza danneggiare il suo matrimonio seriamente. Qualche volta i due uomini erano così vicini che erano come se fossero una sola persona…o una coppia. Buffy inclinò la testa, studiando Xander mentre pensò seriamente a quella considerazione. Sapeva che erano stati compagni di camera per anni, e erano anche quasi inseparabile quando si erano sposati. Solo come lo erano adesso. Non passava un giorno senza che parlassero al telefono almeno una volta.

    “In che modo sei vicino a mio marito?” chiese Buffy seria inclinandosi in avanti. Dimenticando tutto quello che era intorno, rispecchiando la posa di Xander. “Dimmi, per favore, quali sono precisamente i tuoi sentimenti per lui? E i suoi per te?”

    Un'ombra passò sulla tavola come il cameriere veniva a prendere il loro ordine. Entrambi si tirarono indietro, ancora tesi e la conversazione non finita mentre scelglievano il pranzo. Buffy prese un'insalata vegetale mentre Xander scelse un piatto di frutti di mare, e poi chiese un cocktail da prendere al posto della bottiglia d'acqua che stavano bevendo. Erano di nuovo da soli, Xander giocò con la forchetta mentre si inclinò di nuovo sulla sedia.

    “Spike ed io siamo come fratelli,” alla fine disse Xander senza incontrare i suoi occhi. Si strofinò la mascella. “Siamo cresciuti insieme, abbiamo fatto quello che dovevamo per sopravvivere, e abbiamo condiviso tutto lungo il percorso, eravamo là l'uno per l'altro, e ci siamo tenuto l'un l'altro fuori dai casini. Se vuoi che te lo dica, allora te lo dirò.”guardò in su per incontrare lo sguardo di Buffy. “Sì, gli voglio molto bene. Non me ne vergogno. Era là per me quando nessun altro c'era, e io ci sarò per lui nessuna questione su quello che accadrà. Questo risponde alla tua domanda?”

    “Si,” disse Buffy, ritirandosi. Riconobbe il fatto che l'aveva spinto ad andare così lontano, senza l'ostilità che ritorna tra loro. Era meglio se lo tenesse su termini amichevoli finché non ne sapeva di più. Forse Xander non era quello di cui si doveva preoccupare. Scosse la testa, e desiderò poter tornare a leggere il diario, con cui forse avrebbe capito tutto questo. “Mi dispiace, Xander, solo che lo amo così tanto, e,” fece una pausa e alzò le spalle. “Sono come te; voglio solo che sia felice, lo sai?”

    “Lo so, Buffster,” la stuzzicò Xander facendole occhiolino. “Così, dichiariamo una tregua sul fatto che vogliamo tenere il nostro ragazzo felice.”

    “Affare fatto,” disse Buffy, allungando una mano per stringere quella di Xander. “Adesso, parliamo di shopping.”

    Xander rise. “Ehi, sono un ragazzo,” disse lui. “Ti porto da Cordy. Lei ti può dire qualsiasi cosa vuoi sapere sui vestiti. E' la principessa della moda a Rodeo Drive.”

    “Possiede un negozio?” chiese Buffy per chiarire un commento che lui aveva fatto prima, unito a questo. “Perché non mi ha portato lì, invece dell'altro posto?”

    “Attualmente il negozio è della sua famiglia ed è un negozio per uomini,” rispose Xander. “Penso che saresti graziosa con abiti maschili, ma probabilmente provocheresti uno scandalo.”

    Questa volta entrambi risero. Si affrettarono a mangiare, così da poter andare verso il negozio di Cordelia. Chase era uno dei pochi negozi indipendenti su Rodeo Drive, iniziato dal nonno di Cordelia; era poi passato da generazione a generazione. Un giorno, sarebbe stata lei la proprietaria dello stabilimento, addestrata da quando era una bambina per quello scopo. Per di più, ci voleva un appuntamento per far compere nello stabilimento, ma come marito della futura proprietaria del negozio, Xander non aveva difficoltà a scavalcare quella regola.

    “Buongiorno, Signor Harris” un'impeccabilmente donna li salutò quando entrarono. Rivolse il sorriso a Buffy. “Benvenuto da Chase. Il mio nome è Natalie, e l'aiuterò oggi.”

    “Grazie,” disse Buffy. Si rivolse a Xander incerta su come procedere; anche se aveva guadagnato un pò di intuizione dal giorno che aveva passato con Cordelia a fare acquisti.

    “Sta facendo delle compere per suo marito,” spiegò Xander alla commessa. “Roba casual. Non è per abiti eleganti.”

    “Certamente,” disse Natalie, con un cenno. “Per favore seguitemi” li condusse ad una sezione sul retro del negozio dove c'erano pile di jeans in mostra. “Aveva un particolare stilista in mente?”

    “Uh, veramente no,” disse Buffy, con occhi spalancati mentre si guardò intorno. “Xan, lui ne ha uno preferito?”

    “Ciao, bella” disse Cordelia, uscendo da una porta con scritto, solo Impiegati. “Ci penserò io, Natalie. Grazie.”

    “Sì, signora” rispose Natalie prima di andarsene veloce.

    Senza esserne consapevole, Buffy si mise più vicino a Xander vedendo l'aspetto di sua moglie. L'altra donna era così perfetta che Buffy si sentì trasandata accanto a lei. In più, il suo atteggiamento dava l'impressione che Cordelia era migliore di lei. La stava facendo sentire a disagio.

    “Ciao baby,” disse Xander, accettando il bacio di sua moglie. “Non volevo tenerti fuori ma pensavo che fossi occupata.” Alzò le spalle. “Stiamo facendo delle compere per Will.”

    “Chiaramente,” disse Cordelia, finalmente dando credito a Buffy. “È il diritto di una donna marcare il suo uomo con i vestiti che lei preferisce.” sorrise, anche se era un po' sottile come se si stesse costringendo. “Ho fatto la stessa cosa.”

    “Grazie, Cordy, apprezzo l'aiuto,” rispose Buffy tentando di sorride. “Lui non va mai a comprarsi qualcosa, e pensavo di aiutarlo io.” giocò con un paio di jeans accanto a lei. “Non sono solo sicura degli stilisti che preferisce.”

    “Quello non è un problema,” ridacchiò Cordelia. “Agli uomini non interessa finché sono comodi." Prese la mano di Buffy. “Non ti preoccupare, dolcezza, troveremo quello che vuoi. Sto pensando a Just Cavealli, o forse True Religion, piaceranno a Spike. Permettimi di prendere un paio di ognuno e andremo da là.”

    Erano passate tre ore, quando finirono di fare le compere. Caricato le borse riempite con quasi una dozzina di jeans, e si stavano dirigendo di nuovo verso il Santuario. Poi si erano anche fermati rapidamente a prendere lo champagne e degli articoli per la cena. Xander stava insistendo che sarebbe rimasto visto che aveva trovato il suo preferito e Buffy gli stava dicendo che la festa era solo per due quando uscirono dall'ascensore. Entrambi stavano ridendo mentre si diressero verso il soggiorno dove trovarono Spike ad aspettarli.

    “Ehi, amico,” esclamò Xander. “Tua moglie è una macchina dello shopping.”

    Buffy lasciò cadere le borse e corse da Will aspettandosi che l'abbracciasse, ma non lo fece.
    Invece, la fermò mettendole le mani sulla vita, e poi se la mise dietro a se.

    “Will, cosa c'è che non va?” chiese Buffy mettendogli la mano sul braccio, ma lui la ignorò.
    Si stava dirigendo verso l'amico.

    “Non dividerò Buffy con te,” Spike ringhiò praticamente. “E' off limits. Hai capito?”

    “Will, siamo andati a fare compere,” disse Buffy, tirandolo quando fece un passo verso uno Xander sbalordito. “Per della roba per te. Non era un grande affare.”

    Lei non aveva mai visto una tale tensione tra i due uomini. Era una rivelazione che non capiva.

    “Sì, Spike,” rispose Xander in piedi, e stringendo le mani sui fianchi. “Non era un grande affare. Stavo tentando di essere amichevole per la tua causa. Pensavo che fosse quello che volevi.”

    “Giles mi ha chiamato,” disse Spike tremando e facendo un altro passo. “Sembra che ci sono già fotografie su di voi in vendita. Fotografie di voi due che pranzate, fate compere e qualsiasi cosa per l'inferno avete fatto oggi.”

    “Will, come puoi pensare che ho fatto qualcosa di sbagliato?” chiese Buffy, mettendosi velocemente in piedi tra gli uomini. Afferrò le spalle di Spike, scuotendolo per guadagnarsi la sua attenzione. “Ti amo. Non è successo nulla. È come ha detto Xander, stavamo solo tentando di essere amici.”

    “Nessuno è amico di Xander,” abbaiò Will. La guardò. Mise una mano tra i suoi capelli, inclinandole la testa così che con l'altra mano potesse prenderle a coppa il viso. “Ti ha detto che ha scopato Drusilla alle mie spalle? L'ha fatto” con il pollice le accarezzò la guancia. “Ti giuro se mi inganni, io...."

    "Tu cosa?” chiese Buffy tremando per i brividi freddi che le attraversavano il corpo. “Mi ucciderai?”

    “No, ucciderò me stesso,” bisbigliò Will. “Non posso affrontarlo di nuovo.”

    :Capitolo 20 - Making Plans (Facendo Piani)

    Perché non stavano zitti? Con le loro lamentele tentando di decidere come riparare la sconfitta del piccolo giochetto di Xander. Giles si era presentato con Jenny, e poco dopo era arrivata anche Cordelia a congiungerli per a decidere un piano. Tutti che continuavo a discutere su di chi fosse la colpa, e perché si era dovuto sposare una tale giovane ragazza ingenua.
    Spike si prese la testa tra le mani e fissò il pavimento, desiderando poterli buttare fuori.

    Non erano affari loro. Era stanco. Come aveva detto a Xander. Non voleva più drammi e problemi. L'unica cosa che voleva era amare Buffy, e scrivere, ma il passato non lo lasciava andare.
    Queste persone nel suo soggiorno lo conoscevano troppo, e tutti si sentivano in dovere di tenerlo fuori dai guai. Dopo tutto, lo avevano fatto durante il matrimonio con Drusilla, e anche dopo la sua morte. Pensarono che fosse la cosa corretta da fare, ma non si sentiva più così.

    Qualcuno si sedette vicino a lui sul divano, e sapeva che era Buffy. Buffy dolce e innocente che voleva il gelato al loro primo appuntamento invece del vino, che non aveva mai veramente goduto dei piaceri carnali prima di lui, e che una volta pensava che lui fosse il suo principe.
    Non più.
    Aveva visto i suoi occhi cambiare dal brillante smeraldo dell'innocenza al verde scuro di stanchezza in solo pochi giorni. Nel suo desiderio egoista di scaldarsi nella sua orbita, aveva bloccato la sua luce.
    Lei si strofinò contro la sua schiena e si inclinò contro lui.

    “Ti amo,” bisbigliò lei. “Andrà tutto bene.”

    Anche se era impossibile. Come poteva? La stampa non l'avrebbe lascito andare. Era troppo simile al fatto di Drusilla per non fare paragoni e speculare su questo per settimane. Xander a cosa stava pensando? Pensava veramente che Spike avrebbe ceduto un altro modo per Xander di fottere Buffy? Forse Xander stava tentando di ricordargli il loro passato e assicurarsi che per Spike era meglio non cambiare lo status quo del gruppo?

    Era stato sciocco a pensare che l'avrebbe lasciato andare. La tela del ragno era forte e ci avevano messo anni per crearla. Li univa tutti nel suo disegno appiccicoso. Spike si dondolo per un secondo tentando di decidere cosa fare. Tirò su con il naso e aprì gli occhi. Doveva esserci qualcosa che poteva fare per far andare tutto bene, per lui e per lei. Era Buffy che sarebbe stata messa nelle pagine degli giornali di pettegolezzi. Non meritava di avere la reputazione rovinata perché Xander stava tentando di mantenere qualcosa che non esisteva più.

    “Zitti,” disse Spike, e poi comprese che aveva parlato a bassa voce. Si alzò. “Potete chiudere le vostre trappole per due secondi?”

    Questo fece si che l'ascoltassero e la stanza precipitò nel silenzio. Quasi sorrise, ma comprese che la loro reazione era per lo shock. Da quando Drusilla era morta, Spike seguiva solo i consigli che gli davano, e viveva lontano dalla vita come sull'orlo ma senza cadere. O lasciando al mondo di sapere che era là. L'immagine era tutto a Hollywood, e tu dovevi fingere almeno di poter superare tutto.

    Spike si allungò per tirarsi Buffy accanto. Fece scivolare le braccia intorno a lei, tenendosela vicina. “Xander, non fare mai più una bravata come quella. Penso di sapere quello che stavi cercando di fare, ma non funzionerà. Ho sposato questa donna, e intendo rimanere sposato con lei nonostante quello che pensa qualcuno di voi. Quindi, andatevene e lasciateci maledettamente in pace.”

    “Non possiamo. Non se vuoi continuare ad avere una carriera,” disse Giles. “La casa editrice ha detto di procedere con il libro come volevi te. Devi finirlo, e cominciare con le negoziazioni. La cattiva pubblicità adesso potrebbe rovinare tutto.”

    “E' colpa di Xander,” disse Cordelia mentre incrociava le braccia, e si lasciò cadere con un tonfo sul divano. Incrociò le gambe così che un piede potesse dondolare. Era arrabbiata. “Non è solo Spike ad essere maledettamente finito, ma anche noi. Dio è una maledizione. Stai negoziando per la prossima stagione e in più per un fottuto film in settimana. Cosa per l'inferno stavi pensando?”

    Xander solamente alzò le spalle e si mise a sedere sull'orlo di una sedia messa in un lato lontano della stanza. Stava recitando di essere pentito, ma Spike sapeva che era solo quello.
    Una recita.
    Il suo amico non faceva mai niente in modo innocente. Xander si portava dietro molta amarezza per il passato. Questo lo aveva reso un padrone della manipolazione emotiva, e da adesso un grande attore. Era tutto per il potere. Se Spike avesse scelto Buffy sulla loro amicizia, allora Xander non avrebbe più potuto manovrare Spike. Era una cosa che Xander non poteva reggere.

    “Non è più importante” disse Giles, pizzicandosi la cima del naso. “Né incolpare. È fatto, e abbiamo bisogno di capire come ripararlo.”

    “Pubblichiamo un'asserzione?” chiese Jenny unendosi a Cordelia sul divano. “Annunciando qualcosa sul libro e delle informazioni sul film per distrarli.”

    Spike sentì Buffy scivolare via da lui. Si chiese perché lo stava lasciando, e la fissò mentre si dirigeva verso la camera dei giochi. La sua assenza, non gli permise di sentire Giles discutere su come un'asserzione per contrattaccare il pettegolezzo su Buffy era troppo poco succoso per riuscire.
    Ci fu una sosta momentanea negli argomenti quando Buffy ritornò. Afferrato contro il torace aveva uno dei molti giornale che stavano rendendo la sua vita un inferno.
    C'era un suggerimento di trionfo nel suo sguardo.

    “Guarda,” disse Buffy, dandogli il giornale. Indicò alle foto di Jessica Simpson e Nick Lachey. Lui sospirò, non capendola e pronto a mettere il giornale giù. “Leggilo, William. Se le foto possono raccontare una storia perché anche noi non possiamo dirne un'altra?”

    Lui analizzò rapidamente i sottotitoli che descrivono i vari livelli della loro relazione. Una era di loro che discutevano sei mesi fa, e una più recente fotografia era di loro che li dichiarava di nuovo in amore. Ancora non era sicuro di quello che stava intendendo Buffy. Con le sopracciglia alzate, la guardò di nuovo, tentando di capire quello che voleva dire. Lei ghignò.

    “Se le fotografie fatte a Xander e me stanno raccontando la storia che tu ed io stiamo rompendo,” disse Buffy. Gettò uno sguardo agli altri nella stanza. Il suo imbarazzo era evidente mente con parole rotte continuò. “Perché non usciamo, te ed io, stanotte e mostriamo al mondo quanto siamo innamorati?”

    “Penseranno che stai facendo precisamente quello,” disse Cordelia. “E che è tutto una farsa.” roteò gli occhi. “Così, il prossimo piano.”

    “Aspetta un attimo,” disse Jenny, inclinandosi in avanti. “Non se loro hanno una ragione per uscire. Pubblichiamo un comunicato stampa su Spike che ha firmato il contratto questo pomeriggio, e che stanno celebrando.”

    “E' probabile che funzion”” disse Giles. “Molto bene, Buffy. Adesso, mettiamo questo in moto.”

    Giles cominciò a dare ordini per avere tutto pronto per la sera, ma Spike non lo ascoltava. L'unica cosa che stava catturando la sua attenzione era sua moglie. Se la tirò contro, inalando il suo profumo, mentre la baciò sulla fronte.

    “Non mi abbandonare, Buffy” bisbigliò così che solo lei potesse sentirlo.

    “Ma” giurò stringendolo.

    E lui osò credere che lei sarebbe stata sempre là.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Tutto era perfetto. Il piano stava funzionando. L'ufficio di David aveva pubblicato il Comunicato stampa come richiesto. Non volevano una cattiva pubblicità, non quando erano disposti ad investire milioni per mettere la trilogia di 'Galaxy' sopra lo schermo. Una prenotazione venne fatta per un tavolo nella sala da pranzo principale di Morton. Tutto il meglio per essere visti e per il pettegolezzo.

    Spike indossava i jeans Just Cavalli e una camicia , mentre Buffy portava un Roberto Cavalli nera, un vestito che abbracciava la sua figura con una spilla al collo. Era di disegno orientale, sofisticato e femminile. Formavano una coppia impressionante mentre uscivano dalla Porsche.
    Buffy lisciò la gonna mentre Spike si occupava del valletto.
    Lei gettò uno sguardo intorno, notando i paparazzi per la strada, e sorrise soddisfatta.
    C'erano stati delle dicerie su Jennifer Lopez che avrebbe tenuto una cena privata al ristorante stasera, così si erano assicurati che si sarebbe stati molti reporter.

    “Pronta, baby?” chiese Spike, facendo scivolare un braccio intorno alla sua vita.

    Uno dei fotografi gridò qualcosa per avere la loro attenzione. Buffy accennò con il capo a Spike, e all'unisono, si girarono verso le macchine fotografiche. Sorrisero, salutarono con la mano e poi si baciarono prima di mettersi in cammino. La cena era solo l'inizio, dopo sarebbero andati al club per assicurarsi di avere molto tempo per mostrare quanto erano innamorati.

    Non sarebbe stato difficile. Non per Buffy comunque. Era profondamente innamorata di suo marito, e odiava solo questi giochi che facevano parte della sua vita. Tutto quello che aveva fatto, era andare a fare compere con l'amico di suo marito e adesso stava tentando di provare al mondo che era fedele. Furono portati in una cabina circolare nella sala da pranzo principale. Il cameriere mise la tavola così che potessero sedere accanto l'uno all'altra con le loro schiene contro il muro. Era perfetto. Potevano vedere tutti, e essere visti da tutti.

    “Non ordineremo dell'alcol,” bisbigliò Spike. “Tu sei minorenne, e…”

    “Dobbiamo far credere che io sono pura quanto è possibile,” rispose Buffy con un sorriso. Lei gli coprì la mano sul tavola con la propria. “Va bene, Will. Sono solo dispiaciuta che…”

    “No,” lui la fece tacere con un bacio. “È finito, e stiamo andando avanti. La promessa del nostro futuro e ne faremo parte insieme.”

    “Sì, lo faremo,” promise Buffy accarezzandogli il viso. “Ti amo così tanto.”

    Il loro cameriere li interruppe tossendo discretamente, e sorridendo. “Mi dispiace interrompervi, ma vi posso portare un cocktail?”

    “Solo un tè con ghiaccio per me,” rispose Buffy.

    “Lo stesso per me,” aggiunse Spike. “Stiamo celebrando,” rise per lo sguardo perplesso sul viso del cameriere. “E' una lunga storia, amico. Il Tè va bene. Grazie.”

    “Sei un cretino,” lo stuzzicò Buffy. Era bello stare con William quando lui era di questo umore.
    Le ricordava i primi giorni quando erano tornati da Las Vegas.
    Poteva divertente di un umorismo scuro, ma non era qualcosa che mostrava molto.
    Si chiese se lui potesse essere più spesso così se perdesse i legami con il passato.

    “Alle donne piacciono gli stupidi” disse Will, mettendo il braccio sul retro della cabina. “Le fa sentire superiore a noi mortali semplici uomini.”

    “Tu sei mortale… ma non semplice,” dichiarò. “Sei un dio fra gli uomini.”

    L'arrivo delle bibite interruppe la loro conversazione. Il cameriere gli diede poi la presentazione delle scelte per il menu, così quando furono di nuovo soli avevano perso il filo dello stuzzicare. Questo rammaricava Buffy. Tutto era stato sull'orlo tra loro fin dalla festa dove William aveva incontrato David. Spesso desiderava che potessero stare da soli da qualche parte, ma adesso con il contratto e il libro in pericolo, Spike stava per essere più occupato che mai.

    “Non sporgere le labbra,” disse William, inclinando la fronte contro la sua. “Sei la mia signora, e ti amo con tutta l'anima. Sii felice con me… anche se solo per stanotte.”

    Buffy sorrise, e poi lo baciò. “Io sono sempre felice quando sono con te.”

    Cinque ore dopo lei stava facendo tutto quello che poteva per provarglielo. Lui era disteso sotto lei mentre lei era sopra a gambe divaricate. Con le mani lo teneva giù appoggiandosi ai suoi avambracci mentre si muoveva lentamente. Il suo duro pene era l'unico che desiderava e amava, spingendo in basso il suo corpo. Chiusero gli occhi mentre si persero nella foschia del sesso.

    “Ti piace questo?” chiese Buffy, andando su e giù, prendendo tutto incluso l'aria tra loro.
    Gettò la testa indietro senza aspettare una replica. Questo era il suo show.
    Il suo viaggio, e lo stava portando lontano quanto poteva. Si gelò quando lo sentì tremare. Non ancora. Voleva che durasse più a lungo. “No, non sono pronta,” bisbigliò lei, fissandolo. “Sei mio… sempre mio.”

    “Sì, tuo,” dichiarò Spike arrendendosi al suo dominio. “Nessun altro è importante… per sempre.”

    Non c’era nessuno ma andarono via dal mondo, e era il modo in cui entrambi lo volevano.

    Buffy giurò che avrebbe fatto qualunque cosa per tenerli così.

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    Capitolo 21 – Links (Collegamenti)

    Potevi amare e odiare qualcuno allo stesso tempo? Spike sapeva di poterlo fare.
    Per quello che lo riguardava le due cose erano collegate così profondamente che non poteva separarle. Nessuno era del tutto buono o del tutto cattivo, così come le sue emozioni non potevano essere solo ad una dimensione.
    Ieri, Xander era il suo migliore amico e fratello in ogni senso. Il legame emotivo non poteva essere spezzato da nessuna forza esterna, e Spike avrebbe dato la vita per proteggere Xander.
    Oggi, per mano di Xander, erano nemici.

    Adesso, erano faccia a faccia, e tutto quello che voleva fare Spike era infliggergli un dolore fisico e profondo. Xander aveva toccato l'unica cosa che nella vita di Spike era ancora relativamente pulita dalla sua anima scura, e nel processo aveva macchiato la luce di Buffy.
    La sua rabbia divenne ancora più profonda perché aveva provocato una nube di dubbi tra Spike e sua moglie. Aveva sospettato delle azioni innocenti di Buffy per aver passato il tempo con qualcuno di cui Spike sapeva di non poter aver fiducia. Perché non aveva avvertito Buffy di essere diffidente dei motivi di Xander?
    Perché aveva sperato che questa volte le cose sarebbero state diverse.
    Che questa volta Xander sarebbe stato l'amico che voleva che fosse.

    Non era accaduto tuttavia. E non lo era stato.

    Cosa fare adesso? Per una decade, Xander era il solo che era rimasto in piedi accanto a Spike.
    Come potevano finire solo i legami tra loro? E con i segreti tra loro non sarebbe stato sicuro tagliare deliberatamente Xander fuori dalle loro vite. Qualcosa sul vecchio proverbio di tenere gli amici vicino e i nemici ancora più vicino. Xander era entrambe le cose per lui. Solo come amava e odiava l'uomo di fronte a se. Le loro vite, e cuori erano uniti più di come lo era mai stato con Drusilla, o ancora con Buffy. Lui non poteva permettergli di andarsene. Non grande abbastanza da aver superato la linea ancora. Spike sperò che questo non sarebbe successo.

    Sospirando, diede una birra a Xander prima di inclinarsi contro l'isola della cucina.

    “Come sta andando con il tuo contratto?” chiese Spike, tentando di dimenticare tutti i problemi.

    “Lo stanno ancora considerando,” rispose Xander, aprendo la birra. Poi la tirò attraverso la stanza verso l'immondizia. Rimbalzò, colpendo il frigorifero prima di precipitare sul pavimento che bagnò. Alzò le spalle sorridendo e girandosi di nuovo verso Spike. “Scusa.”

    “Lo stai dicendo molto ultimamente.” Spike non voleva sembrare così amaro, ma la verità era che era amaro, e molto stanco della vita in quel momento. “Forse dovresti provare a non fare cose per le quale dovrai scusarti.”

    “Probabilmente hai ragione,” disse Xander. “Ma non sembra importante quello che faccio, ho fatto arrabbiare qualcuno.”

    “Adesso vai per la festa della pietà?” disse Spike, ma poi non poté fermarsi nel contorcere gli angoli delle labbra. Trasformandolo in un pieno riso soffocato senza fiato. “Scusa, amico, ma stai diventando eccessivamente drammatico.”

    “Io, drammatico?” Xander indicò se stesso ridendo. Poi indicò Spike. “Sei tu la regina del dramma. Io mi ucciderò se non mi vuoi più bene.”

    “Fottuto idiota,” brontolò Spike. Bevve metà birra in un sorso. Le parole di Xander lo punsero, perché aveva inteso quello che aveva detto a Buffy. Non voleva vivere dopo che Drusilla era morta, e se Buffy se ne fosse andata, sapeva che non avrebbe voluto tentare più. La vita era troppo fredda e solitaria senza qualcuno d'amare. Era solo lui, tuttavia. “Lei è importante per me, più di quello che capisci... o di quello che ti interessa.”

    “Credici o no, io lo faccio,” bisbigliò Xander prima di perdersi una birra. Si mise in piedi e camminò nel soggiorno. Là guardò fuori dalla finestra, fissando il panorama.

    “Oh, andiamo,” disse Spike seguendolo. Si lasciò cadere a tonfo sopra il divano. “Tu? Seriamente? In un amore romantico e profondo? Quando? Con chi? Non da quando ti conosco. Non per essere meschino… beh, per l'inferno, forse lo sono. Chi cazzo stai provando a prendere in giro? Sei uno che usa gli altri. Dai la lealtà alle persone che sono buone per te stesso. Un buon esempio sono io.
    Sì, so che mi vuoi bene. Come non potresti? Ma se non avessi seguito il tuo stesso percorso, allora credo che avresti lasciato molto tempo fa il mio sedere sul marciapiede.”

    “Posso ancora farlo,” disse Xander, girandosi per guardare Spike. Alzò il sopracciglio imitando l'amico. “Sei un idiota. Stai parlando con il tuo migliore amico in quel modo."

    “Ferisci sempre quelli che ami,” disse Spike.

    Alzò la bottiglia in segno di saluto.

    “Non è la fottuta verità?”

    Entrambi rimasero in silenzio per un momento. Ognuno perso apparentemente nei suoi pensieri. Spike pensava a tutti i modi in cui aveva fallito con Drusilla. Non l'aveva amata abbastanza. L'aveva amata troppo. Era stato troppo possessivo. O le aveva dato troppa libertà? Poteva continuare a sezionare la loro relazione e avrebbe ottenuto ancora lo stesso finale. Drusilla non sarebbe stata più nella sua vita. Spinse via il ricordo della sua principessa adorata che minacciava di chiedere il divorzio. Non importava. Era morta prima che le parole portassero a qualcosa.

    “Cordelia ti ha già perdonato?"

    “Naturale" disse Xander. Si sedette accanto a Spike. “Sono il suo uomo, no? In più, lo sai, lei ha investito troppo in questa relazione per abbandonarla.”

    “Sì, lo so.” disse Spike, dando una manata sulla coscia dell'amico. “Ehi, è Cordy? Quella che è innamoratissima di te? Che vorrebbe essere ricca. Xander e Cordy sono innamorati.”

    “Smetti mai di essere un bastardo?” disse Xander. Questa volta non c'era nessun sorriso per ammorbidire l'insulto. “Sai quanto amo Cordelia. E' il mio mondo.”

    “Sì, lo so,” rispose Spike. “Scusa. So che tu e Cordy siete sigillati totalmente l'uno all''altra.”

    “Grazie.”

    Era una bugia. Xander e Cordelia avevano venduto le loro anime l'uno all'altra. Si amavano, ma la loro relazione non era basata su quello. Se c'era qualcuno altro che poteva aiutarli di più, allora la loro relazione sarebbe finita rapidamente. Era così. E si amavano perché erano così simili, ma alla fine amavano di più se stessi.

    Spike sospirò. “Hai mai desiderato che avessimo preso un’altra strada?”

    “Per niente,” disse Xander. "Ho tutto quello che voglio, o questo è all'orizzonte. Quindi, sarebbe un grande no che mi augurassi che le cose fossero diverse.”

    Ancora lo sguardo sul suo viso diceva un'altra storia, e questo fece si che Spike si chiedesse cosa il suo amico gli stava nascondendo.

    E come l'avrebbe colpito quando sarebbe venuto allo scoperto.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Era ingiusto. Ma Buffy stava imparando a vivere con l'ingiustizia.
    Spike era sempre chiuso nel suo studio per lavorare al finale del libro, o collaborando con David per il progetto del film. L'unico pomeriggio che aveva fatto dei piani, lui aveva annunciato che Xander stava arrivando così che potevano risolvere. Lei lo vedeva appena, e le faceva male che stava togliendo tempo a loro per stare con Xander tra tutte le persone. Era sola, e erano passati giorni da quando avevano fatto l'amore, ma poteva trovare del tempo per passarlo con l'uomo che aveva tentato di rovinare il loro matrimonio.

    “Smetti Buffy,” disse Jenny, interrompendo i suoi pensieri. “Lui ti ama. Accettalo e finisci di preoccuparti per tutto.”

    “Come posso non farlo?” sospirò Buffy. Prese un sorso dal suo tè ghiacciato.
    Non voleva sembrare come una bambina capricciosa, ma non capiva. Spike non doveva metterla prima di tutti? “Mi dispiace. Ma mi manca.”

    “Hai bisogno di cominciare a farti una vita tua,” disse Jenny, appoggiandosi sullo schienale della sedia. Si spinse gli occhiali da sole più alto sul naso. Era stata il suggerimento che aveva avuto dal ritorno della scena del delitto; The Ivy. Rimpicciolirebbe l'immagine di Xander che l'aveva portate là se fosse stata considerata una cliente regolare. “Non può sederti ed aspettare che ti intrattenga.”

    “Adesso infatti sono qui con te,” rispose Buffy. “E solo un pò difficile. Non conosco molte persone a LA, e non guido” alzò le spalle. “Così, cosa dovrei fare?”

    “Imparare a guidare. Ci sono molte scuole che potrebbero insegnarti invece di aspettare Spike.”

    Buffy non disse niente. Ritornò a mangiare l'insalata. Le piaceva tutta l'intera cosa che Will si prendesse cura di lei. Era una delle ragioni per cui si era innamorata così tanto di lui.
    Nei momenti che passava da sola avrebbe ripetuto il loro primo incontro sulla spiaggia. O la prima volta che lo vide a colazione quando la stava guardando così intensamente. E come si sarebbe sentito William se avesse iniziato a essere indipendente? Sembrava piacergli essere il principe così quanto a lei.

    “Buffy?”

    “Scusa, Jenny” disse Buffy. Sospirò e appoggiò la forchetta. “A Will piace che io sia così attaccata a lui.”

    “Come una bambola che può prendere quando si annoia?”

    “Certo che no. Non…”

    “Oh, andiamo. Non sei così ingenua? Sei una bella ragazza,” disse Jenny con una risata. Sventolò una mano. “Io credo che Spike è completamente ubriaco di te, ma non ti considera una donna completamente funzionale. Lo fa sentire sicuro nell'amarti.”

    “Se è così,” disse Buffy, pronta a difendere il suo matrimonio. “Allora perché per l'inferno dovrei pensare di diventare indipendente. Facendo e prendendo decisioni senza il suo contributo? Non creerei dei problemi?”

    “Perché farà si che ti rispetti,” rispose Jenny coprendole la mano con la sua. “E quello farà si che ti amerà di più.”

    “Così era con Drusilla?”

    Sembrava come se Jenny sapesse quello di cui parlava, e si chiese se stesse tentando di non permettere a Buffy di ripetere gli stessi errori del primo matrimonio di Will. “O era totalmente dipendente?”

    “Drusilla era la piccola ragazza perfetta,” disse Jenny. “Era femminile, e dolce con gli uomini intorno a lei. Ma era tutto una recita, perché lei li manipolava con il suo cuore freddo. Ed ogni donna intorno era niente, solo competizione o la migliore o buttata fuori.”

    “Pensavo che voi sei foste tutti migliori amici.” Buffy mosse le mani per poi farle cadere nel grembo. “La famiglia, che resta unita e attraversa ogni genere di roba.”

    “Lo facemmo,” disse Jenny, con una risata storta. “E lo facciamo, ma Dru cominciò a non essere sotto i riflettori. Io la consideravo una stronzata, ma lei e Cordelia tentavano di offuscarsi l'una con l'altra.”

    “Beh, come funzionava la cosa che Xander dormiva con Drusilla?”

    “A Cordelia non importava finché Xander ritornava a casa, e che lo tenesse per guinzaglio.”

    “Io non capisco,” disse Buffy, scuotendo la testa. Non poteva pensare di dormire con qualcun'altro che non era suo marito e poi il pensiero di dividerlo era abbastanza per renderla furiosa, e non c'era niente su questa terra che poteva persuaderla a lasciare di proposito che avesse una relazione con un'amica, e non fare niente. “Amo così tanto Will. Non potrei permettere a nessuno di mettersi tra noi.”

    Jenny si inclinò in avanti, spostando i resti del suo pranzo, così che potesse appoggiare gli avambracci sulla tavola. Si tolse gli occhiali da sole, e sbatté gli occhi un paio di volte, e poi si rivolse a Buffy.
    “Io non sto tentando di impicciarmi del tuo matrimonio.”

    “Ma lo stai facendo, invece," rise Buffy, distogliendo lo sguardo.

    “Dolcezza, ci sono molte cose che possono provocare dei casini tra voi. Devi toglierti gli occhiali rosa e affrontare la realtà di chi ti sei sposata. Spike non è un angelo. Penso che già lo sai, ma non conosci l'estensione di quello che ha fatto. Se vuoi tenertelo, indurisciti, e lotta.”

    Buffy si inclinò in avanti, unendo le mani sul grembo. “Non preoccuparti, Jenny, farò in modo di lottare anche contro l'inferno stesso per tenermi Spike.”

    Jenny sorrise. “Allora forse te lo terrai dopo tutto.”

    E quello era precisamente quello che intendeva fare.

    Capitolo 22 - Velvet night (Notte di Velluto)

    La donna che rifletteva nello specchio sarebbe stata solo alcuni mesi fa un'estranea, ma adesso Buffy si stava abituando. Si girò di lato per vedere come sembrava il suo vestito di velluto di Armani sulla schiena. Il vestito nero la stringeva la vita creando l'illusione che avesse il sedere più formoso, o forse stava aumentando di peso. Si mise la mano sullo stomaco mentre si guardava quella parte della sua anatomia. Non più l'addome duro dei suoi giorni da cheerleder, adesso era quasi molle e consapevolmente tirò lo stomaco indentro.

    “Sei ancora la più bella donna che abbia mai visto,” disse Will da dove stava oziando contro la porta del bagno. “Non pensare che sei qualcos'altro.”

    Buffy sorrise a suo marito, grata per le sue parole mentre ritornava a sbirciare questa nuova donna.
    Il taglio di capelli costoso, il trucco e il vestito l'avevano cambiata sul fuori, ma sapeva che stava cambiando molto anche dentro. Come poteva non farlo quando non c'erano più preoccupazioni per pagare l'affitto, o se avesse avuto un posto dove vivere il mese dopo?
    La piccola eredità di sua madre era qualcosa che Will e lei potevano spendere in un pomeriggio di shopping. Inclinandosi in avanti, controllò il trucco prima di guardare di nuovo William.

    “Stavo solo pensando come è diventata facile la mia vita da quando ti ho sposato,” disse lei onesta.

    Will si drizzò, restringendo gli occhi mentre la fissò con sospetto. “È il motivo per cui sei rimasta?”

    “Che domanda sciocca è?” chiese Buffy andando verso lui. Fece scivolare le braccia intorno a lui, abbracciandolo, inclinando la testa indietro così che potesse guardare le espressioni sul suo viso.
    “Ti amo, Will. Solo non voglio diventare un'estranea perché hai i soldi. Sai che la vecchia Buffy era un pò particolare, ma aveva i suoi pregi. Dopo tutto ha conquistato il tuo cuore.”

    Lui sembrò rilassarsi un po'. Finalmente, mise le braccia intorno a lei, e chino le labbra contro le sue per un bacio che era disperatamente bisognoso. Era triste che dopo mesi dal loro matrimonio, lui ancora mettesse in dubbio il suo affetto. Non doveva avere abbastanza fiducia in lei da non chiederle i suoi sentimenti? Forse doveva dirlo, ma in qualche modo lei non poteva.

    Invece, Buffy strinse le braccia intorno a lui, spremendolo, mettendosi in punta di piedi così che potesse approfondire il bacio. Prendendo il controllo fece scivolare la lingua nella sua calda e umida bocca assaggiando il sapore di sigarette e birra che aveva finito prima. Era il suo William. Spostò la mano dalla sua schiena alla testa, sopra i ricci a cui non aveva ancora messo il gel tirandolo giù mentre gli esplorava la bocca.

    Il corpo di lui reagiva per le sue carezze. Il suo pene si indurì contro il suo stomaco, pigiando per trovare l'attrito desiderato. Prendendo una decisione che lui era più importante di qualsiasi altra cosa, Buffy calciò via una scarpa, agganciando la gamba alla sua anca. Era tutto l'incoraggiamento di cui Will aveva bisogno, abbassandosi, tirò l'orlo del vestito verso l'alto così da piegarlo intorno alla sua vita. Lei si lamentò quando le sue mani gli presero a coppa il sedere, alzandola e appoggiandola sul mobiletto del bagno. La mise sul marmo fresco, senza mai staccarsi dalle sue labbra.

    Il corpo di lei bruciava, gridando a Will di fare l'amore con lei fino a che nient'altro avesse importanza. Le tirò via le mutandine e Buffy si dimenò per poterle togliere e le calciò via, non preoccupandosi di dove cadessero perché Spike le stava già aprendo le gambe.

    Will la penetrò senza prepararla. Come un uomo posseduto, la spinse indietro così che adesso era inclinata contro lo specchio sul muro, e la tirò più vicina dal sedere. Buffy avvolse le gambe intorno alla sua vita, permettendogli di prenderla con una ruvidità che raramente mostrava. Tutto quello che lei poteva fare era aggrapparsi a lui mentre entrava implacabilmente nel suo corpo, grata per il suo istinto di conservazione, mentre il suo corpo cominciò a bagnarsi e a rendere il sesso un pò più facile. In qualche modo, capì che voleva marcare la sua donna. Qualche volta spingeva così forte da quasi spingerla via, testandola, e Buffy si rifiutò di oscillare nell'amore che provava per lui. Tenne nascosta lo sguardo ferito. Lui aveva bisogno di lei, diversamente da chiunque altro nel mondo.

    Spike le preme il collo, improvvisamente domandosi, e lei parlò a bassa voce. “Ti amo, William. Ti voglio sempre. Nessun dubbio su quello.”

    “Lo so, pet.” lui la cullò contro di se, cambiando il suo ritmo così che anche lei ricevesse più piacere. “Mi spaventi per quando mi ami.”

    Buffy voleva dirgli che era degno di quel amore, ma rimase in silenzio. Qualche volta non era molto degno; piuttosto era il suo bisogno di amare che era predominante. Una situazione triste che li lasciava come due estranei su un'isola deserta costretti a dipendere l'uno dall'altra per sopravvivere. Quindi, bisbigliò solo. “Non essere spaventato. Io sono qui.”

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    La festa era noiosa. A Buffy non piacevano quegli eventi. Era tuttavia abituata, come alla donna che aveva visto prima nello specchio. Sorridere, chiacchierare un pò e non andare contro le regole delle persone che erano là. Lei centellinò il suo champagne, aprendo le porte di vetro scorrevoli sul retro del soggiorno. Un pò d'aria fresca e un secondo di solitudine erano una necessità prima che cominciasse a gridare.

    “Oh, Buffy.”

    Era la voce leggera di Chrissie, la moglie trofeo di David Rollin, il segnale per Buffy di unirsi a lei e all’uomo, Buffy li doveva ancora incontrare. Sorridendo, cambiò direzioni.

    “Jon, questo è Buffy,” Chrissie li presentò con abilità sociali. “Buffy, Jonathan Burke. E' il socio principale nella ditta legale di Kellerman, Weiss, e Burke.”

    "Ciao, Jon.” Buffy prese la mano offerta, stringendola con timidezza. Lei avanzò di nuovo, studiandolo, e chiedendosi se dovesse conoscerlo. Per quanto ci pensasse, non lo faceva. “Lavora con David?”

    Jon rise, scuotendo la testa mentre prese un altro sorso del suo drink. “Non dal suo divorzio.”

    Jon e Chrissie divisero uno sguardo cospirativo, prima che Chrissie ridesse. Un suono che era il più crudele che Buffy avesse mai sentito. “Oh, sì,” Chrissie posò una mano leggera sul braccio di Jon. “Si è assicurato che la cagna venisse messa al suo posto.”

    I due risero, e Buffy ridacchiò solo per gentilezza pura e semplice, ma si chiese se la cagna meritasse di essere messa al suo posto. Chrissie sembrava essere la seconda moglie tipica che non voleva bene alla donna che aveva sostituito, o i bambini scioccati che il loro padre si fosse sposato una donna vicino alla loro età. Forse poteva dare a Chrissie un dubbio ragionevole perché da quello che Buffy aveva saputo da Spike, i bambini di David, erano ancora tutti giovani. Che rendeva tutta la situazione ancora più tragica. Lei si chiese se William volesse dei bambini.

    La mano che una volta era sul braccio di Jon adesso era su Buffy, costringendola a ritornare con l'attenzione alla coppia davanti a lei. Prese un sorso di champagne per darsi un secondo per pensare.

    “Sei così fortunata, Buffy,” disse Chrissie. “Non devi trattare con la prima moglie. La morte di Dru è stata così tragica.” la bionda alzò gli occhi. “Non devi preoccuparti quando lei chiamerà Spike con tutti i suoi piccoli problemi della vita.”

    “Oh, veramente Chris. Non è come se Spike l'avesse lasciata… era Drusilla che sentiva la terra bruciare sotto i piedi.”

    “Non era lei a sentire la terra bruciare sotto i piedi.”

    Loro fecero di nuovo quella cosa cospiratoria, ma Buffy drizzò la schiena questa volta, pronta a difendere William. La mano di Chrissie era ancora sul suo braccio, e si strinse come videro il cambio d'umore.

    “Buffy, Spike è un uomo meraviglioso, e Dru non era la cosa migliore per lui. In questi giorni è più felice di come l'abbia mai visto.”

    Era un lato di Chrissie che Buffy non sospettava esistesse. C'era quasi una gentilezza nelle sue parole, e nello sguardo che la fissava. Tutti in questa città sembravano avere un'opinione su suo marito e Drusilla. Ancora, nessuno sapeva la verità, e se lo facevano, la tenevano nascosta.
    Forse doveva lasciare cadere la sua indagine su quello che era accaduto alla prima Signora Nagle, e lasciarlo come un tragico evento. Comunque, il dramma intenso aveva toccato tutta questa città.
    Come poteva lasciare Spike? Ancora beatamente cieco, e sempre un po' insicuro sulle intenzioni di Buffy? O la verità era di liberarlo e renderlo un uomo fiducioso che poteva permetterle di amarlo senza essere continuamente riassicurato? Lei lo voleva. Voleva Spike libero.

    “Grazie.” Buffy sorrise con gratitudine a Chrissie, che ancora le stringeva l'avambraccio con la mano. “Io lo amo, e spero di renderlo felice.”

    “Bene, suppongo che non farai il lungo cammino per Santa Monica,” commentò Jon. Mise il bicchiere vuoto su un carrello portato da uno dei camerieri che giravano per la stanza continuamente. Lui accennò col capo al bicchiere di Buffy. “Pronta per un altro?”

    “Oh.” Buffy non si aveva capito che il bicchiere era vuoto. Lo mise sul carrello, accettandone uno pieno da Jon. La sua mente era altrove mentre faceva questi movimenti automatici. Già da prima sapeva che il nome di Jon era familiare, ma presumeva che era uno di quelli nominati da William. Lui continuò a parlare su quello che faceva. Adesso, lei comprese che aveva conosciuto in qualche altro posto Jon, e i pensieri corsero attraverso la sua mente mentre cercava di capire dove aveva visto il suo nome. “Certo,” disse, così improvvisamente che i due saltarono. Lei rise. “Scusate. Stavo tentando di ricordare dove avevo visto il tuo nome.”

    “Mi stavo chiedendo quando avresti fatto il collegamento,” disse Jon, guardandola. “Io spero che non ti faccio una brutta opinione su di me. Non sono il mio partner.”

    “Il tuo partner?” chiese Buffy. “Non capisco. Ho trovato il tuo biglietto da visita nell'attico.”

    “Il mio partner era quello che è stato assassinato nel letto con Drusilla.”

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    La conversazione era noiosa. Tutta sugli affari, e il corpo di Spike stava ancora canterellando per l'incontro amoroso diviso con Buffy. Analizzò la stanza per trovare la sua bellezza, e si irrigidì quando vide che stava parlando con Jonathan Burke. Un uomo che considerava in parte colpevole per la morte di Dru. Scusandosi velocemente, Spike si diresse a passo svelto verso sua moglie. Non c'era logicamente modo di impedire a Buffy di scoprire tutta la verità, ma ancora non voleva permetterle di saperlo.

    Erano silenziosi quando si fermò dietro a Buffy. La mano scivolò intorno alla sua vita, tirandosela contro. “Ciao, Luv” bisbigliò, baciando la curva del collo. Amava quando portava i capelli tirati su, lasciando così il collo esposto per lui per baciarlo. Lei si sciolse quando le mordicchiò un certo punto. Spike guardò verso gli altri due. “Ciao Chrissie…Jon.” Le dita impegnate ad accarezzare la seta del vestito. Immemore della situazione pubblica mentre si ricordò che Buffy non indossava mutande. Era stata una sua richiesta.

    “Ciao, Spike.” Jon gli diede una pacca sulla spalla, raggiungendo Buffy per dargli la stretta di mano segreta del loro club. “Non sento altro che le buone cose su questo film. Suona come un successo cinematografico.”

    “Spero che sia così.” Buffy pigiò il suo sedere sul suo davanti, risvegliando il suo pene dal sonno indotto. Lui si chiese se c'era un luogo dove potevano giocare. “Sarà per l'entusiasmo di David che porterà i miei personaggi alla vita sul grande schermo.”

    “Chi vuoi nel ruolo di Lucy?” un sorriso cattivo passò attraverso il viso di Chrissie come vide le dita di Spike scorrere sulle anche di Buffy. “Forse Brad Pitt? O Nicholas Cage?”“

    "Troppo conosciuti.” Spike fece scivolare la mano per coprire l'addome di Buffy. Lei rilasciò il respiro che stava trattenendo facendo si che si inclinasse contro il suo torace. Lui desiderò che fosse nuda. “Ed anche tutta l'azione che Lucy ritrovò la sua anima... nonostante la sua natura da cattivo; ha trovato il suo lato gentile.”

    "Vuoi spendere soldi per qualcuno di sconosciuto?” disse Jon sorridendo gioviale, come se fossero amici che si erano persi o qualcosa del genere. Questo irritò Spike.
    I ricordi del giorno che aveva identificato il corpo di Drusilla filtrarono attraverso la sua mente, insieme alla vista della moglie di Kellerman nell'atrio di obitorio con Jon che la sosteneva mentre urlava il dolore su tutti quelli che vedeva. Si chiese dove fosse lei, o se Jon stesse confortando la vedova.

    “Non uno sconosciuto. Solo qualcuno che può ritrarre pienamente la personalità di Lucifero.” la mano di Buffy coprì la sua che teneva sulla pancia, spremendolo rassicurante mentre il suo corpo si tendeva. “Non qualcuno con una solo abilità di agire.” Spike inclinò la testa. La guancia toccò i capelli in cima alla testa di Buffy, facendo si di inclinare in avanti le anche. “Forse quel ragazzo di CSI. Quello che interpreta Warrick.”

    “Funzionerebbe,” commentò Jon. Si mosse un po' centellinando il drink che teneva in mano. “Bene, ti auguro buona fortuna per questo nuovo azzardo.”

    “Grazie,” rispose Spike, allungando la mano. I due uomini si strinsero la mano.
    L'incontro era finito, e Jon si stava allontanando da loro. Più tardi forse avrebbe dovuto scoprire quello che Jon aveva rivelato a Buffy. Lo affliggeva il fatto che il suo passato fosse pubblico.
    Troppo sbagliato che l'assassinio non era stato fatto per sembrare un incidente.
    Avrebbe reso la sua vita più semplice.

    Capitolo 23 – Letting it Go (Permettendogli di Andare)

    Buffy stava guardando William cucinare mentre masticava rumorosamente dei vegetali che lui aveva appena tagliato. Quando stava per prendere un'altra carota, lui le scansò la mano per poi raccogliere tutto e metterlo nella padella. La mistura sfrigolò come le carote, i broccoli e i piselli entrarono in contatto con il calore. Dopo averli rapidamente mescoli, William si avvicino a dove era seduta Buffy per afferrare la salsa di soia. Lei si inclinò in avanti, piantandogli un bacio sulla guancia mentre le passava accanto.

    “Odore meraviglioso,” disse Buffy, inalando il profumo. “E sto morendo di fame.”

    “Spero che stai prendendo appunti così potrai cucinare qualche volta.” William gli diede uno sguardo sorridente, prima di ritornare con l'attenzione alla cena.

    “No, non io. Non cucino, ricordi?” prese un sorso del vino, sbattendo gli occhi. “Faccio altre cose per farti felice.”

    William rise. “Amo quelle cose che fai, ed ecco perché stiamo cenando alle dieci di sera.”

    “Non lagnarti. Sei tu che hai accesso il mio appetito.”

    “Avremmo potuto ordinare pizza e saremmo potuti rimanere a letto.”

    “Abbiamo bisogno di verdure per tenerci in forza.” Buffy accennò col capo per enfatizzare il suo punto di vista. Tutto il giorno era stato buono, e la notte scorsa, anche. Quando avevano lasciato la festa, avevano cominciato a esprimersi il loro amore fisico. Era salita sopra di lui nella macchina dopo aver parcheggiato nel garage. Poi avevano fatto l'amore sul divano prima di andare nel letto e addormentarsi nell'uno tra le braccia dell'altra. Tutti il giorno l'avevano passato o a vedere i film o a fare l'amore o dormendo.

    Non poteva lamentarsi perché suo marito le stava dando tutta l'attenzione che poteva volere. Solo che ci voleva parlare dall' incontro con Jonathan Burke, visto che il suo partner era stato uno degli innamorati di Drusilla, per vedere se poteva avere un altro indizio. Sapeva che William si sarebbe rifiutato di dire qualsiasi cosa e cosa avrebbe detto per lasciar cadere il soggetto. Che la vita con Dru era il passato. Sospirando, bevve tutto il contenuto del bicchiere, prima di scendere dal bancone per togliere la bottiglia dal frigorifero.

    “Ne vuoi ancora?” chiese lei sventolando la bottiglia. Il movimento rapido la fece confondere così inciampò. Non era per il bicchiere di prima, o anche per la bottiglia di prima. Avevano iniziato il giorno con la Mimosa (champagne e succo d'arancia) e per tutto il giorno, aveva continuato con molti bicchieri di vino. William si irrigidì quando lei si raddrizzò e rise scioccamente. Poi lui scosse la testa prima di rivolgere di nuovo l'attenzione al cibo. “Cosa c'è che non va?”

    “Niente, pet.” William si rifiutò di guardarla e lei si inclinò contro il bancone così che lui non potesse evitarla.

    “Ti ho chiesto cosa c'è che non va. Ti disturba il fatto che sto bevendo?”

    Lui alzò le spalle. “È una tua scelta.”

    Buffy mise via la bottiglia del vino, e ne afferrò una d'acqua. Ritornò al suo posto vicino a lui. “Will, parlami. Non voglio che tu sia sconvolto”

    Prendendole a coppa la guancia, lui la baciò leggermente. “Non è niente.” Sospirò. “Io…”

    “Lei beveva molto?”

    Non gli ci volle molto a Buffy per capire che doveva essere di nuovo Drusilla. Un fantasma che interferiva nel loro matrimonio, gettando un drappo su tutto quello che facevano. Buffy doveva tenersi sopra dal possibile rimprovero o correva il rischio di essere comparata ad una donna che inventò la parola decadenza. E sperò che facendo una domanda di cui già conosceva la risposta, che forse William si sarebbe aperto con lei.

    “Non c'era molte cose che non faceva,” disse William. Stava andando alla deriva verso il passato. “Bere, coca, marijuana e sesso. Tutto quello che la faceva sentire bene.”

    “Io non sono lei.”

    “Lo so.” sospirò, e tolse la padella di riso dal fuoco. La mosse con una forchetta prima di rispondere. “All'inizio sembrava che fosse solo per divertimento, e poi quando il tempo passò divenne evidente che non poteva controllarsi. O non voleva.” mise il riso in una ciotola, e prese il pollo già cucinato per aggiungerlo alle verdure. “Se non era felice, o le cose la stavano annoiando, allora era il momento di prendere una pillola o una bottiglia,” sbuffò. “O l'uomo più vicino.”

    Buffy lo tirò a se mettendolo tra le sue gambe così da potergli avvolgere le braccia intorno. “Non bevo perché mi annoi.” rise, strofinando il naso contro il suo. “L'ultima cosa che fai è annoiarmi. Ti ho chiesto di non prendere più droghe, e se non vuoi che beva allora non lo farò."

    Senza spostarsi dalla sicurezza del suo abbraccio, Will si girò solo un po', così da poter mescolare la loro cena. “Mi sento un'ipocrita a chiederti di non bere più.”

    “Non lo sei.” Buffy alzò la mano destra. “Io, Buffy, giuro solennemente di non bere niente… bene, non così tanto come adesso.” rise, baciandogli la spalla. “Mi piace lo champagne.”

    Will spense la stufa, e spinse il tegame da un lato. Ritornando da lei, le avvolse le braccia intorno alla vita. “Ti amo, Buffy. È va bene. Ho fiducia in te.”

    Prendendo un profondo respiro, lei gli prese a coppa il viso. Adesso o mai più, doveva esprimere le sue preoccupazioni. “So che lo fai, ma fino a che non la lascerai andare completamente, tutto quello che farò lo giudicherai attraverso i suoi standard.”

    “Stronzate” disse William. “L'ho lasciata andare… lei se ne è maledettamente andata, così come potrei non averlo fatto?”

    “Allora perché non ti sei liberato delle sue cose?”

    “Perchè non mi sembrava maledettamente importante. Sono stato un po' occupato se non ricordi o comunque stavo passando del tempo con te.”

    Will si allontanò da lei con uno strattone, e si occupò della finale preparazione della cena. Buffy aspettò mentre lui mise il pollo e la mistura di verdure sopra un piatto, afferrò la ciotola di riso e andò verso la sala da pranzo. Li sbatté sulla tavola, e poi si versò un bicchiere di whisky per contrariarla.
    Lei alzò gli occhi e scese da dove era prima di prendere piatti e utensili.

    “Non sono arrabbiata per questo, William.” lei mise un piatto di fronte a lui, prima di sedersi.
    Sospirò.
    Questa conversazione era un campo minato, ma era determinata a continuare vista l'opportunità che aveva. “Di solito non vuoi parlare di lei, ma nessun altro ha quel problema. Tutti quelli che l'hanno conosciuta mi hanno dato liberamente la loro opinione.”

    “Maledettamente grande,” mormorò lui, spingendo via il piatto. Bevve tutto il contenuto del bicchiere in un sorso, e poi si alzò per andare a prendere la bottiglia. Fissandola provocatorio, lo riempì fino all'orlo questa volta.

    Buffy lo ignorò. Come diceva sua madre, era il momento di scegliere la battaglia. Potevano discutere sul bere o poteva tentare di parlare di Drusilla.
    Dandogli un minuto per raggruppare i pensieri, riempì il suo piatto e prese alcuni morsi.

    “E' buono. Grazie per averlo cucinato.”

    “Contento di essere buono per qualcosa, oltre per pagare i conti.”

    “Non è giusto,” disse Buffy con voce piccola. Era qualcosa che lui aveva detto la prima notte, e lei si chiese se quello fosse qualcosa altro che Drusilla aveva sminuito. Si inclinò indietro sulla sedia per guardarlo. “Sai che non sono qui per i soldi. Se fosse per quello allora, sicuro come l'inferno, starei spendendo molto più di quello che faccio.”

    Qualcosa si ruppe in lui, perché curvò le spalle mentre appoggiava il bicchiere. Si asciugò la bocca prima di girarsi per guardare fuori dalla finestra. Le luci della città erano brillanti nella notte, bloccando fuori il cielo. Era un mondo artificiale. Poteva succhiare l'anima e la vita fuori da chiunque non era attento. Le lacrime stavano riempiendo gli occhi di William mentre fissava qualcosa che solo lui poteva vedere. Era doloroso guardarlo, ma Buffy si rifiutò di andare da lui. Finalmente, le parlò mentre si sedette di nuovo.

    “So che non lo fai. Ci sono uomini più ricchi di me che possono darti molto di più di quello che potrei mai darti io.”

    “Io voglio te.”

    “Qualche volta non capisco perché lo fai, ma ti amo per tentare.”

    “Non sto tentando.” disse Buffy, inclinandosi il mento sopra le dita. “Lo faccio, e ti voglio sempre. Smetti di ascoltare la sua voce nella tua testa, e ascolta me per una volta. Io sono qui… viva e ti amo. Non ho bisogno di nessun altro o qualsiasi altra cosa per rendermi felice.”

    “Devi tuttavia.” lui finalmente rivolse di nuovo la sua attenzione a Buffy. “Non è un bene appoggiare tutto su una persona. Mi ami, ma non conosci tutto di me.” sbatté le palpebre rapidamente per tenere lontane le lacrime. “Le cose che ho fatto… il genere di uomo che realmente sono”

    “Forse l'uomo che eri?” lo incitò Buffy. “Non le fai più, vero?”

    William rise. “Le cose che hanno macchiano l'anima di un uomo, e non possono essere cancellate. Cose che bazzicano i tuoi sogni, e ti fa spaventare per la speranza perché non la meriti.”

    “Non ti compatisco. Eri là per salvarmi quando ne avevo bisogno. Mi hai fatto ridere, e sentire amata. Ho visto chi sei realmente e credo in te.”

    “Sei così giovane, luv.” chiuse gli occhi come se non potesse sopportare di guardarla. “Il tempo non cancella niente… e sono sicuro come l’inferno che non ripara le cose.”

    “Dimmele, William.” Buffy si mise in piedi, superando la tavola per inginocchiarsi accanto a lui. Gli mise le mani sulla coscia, sperando che avrebbe avuto abbastanza fiducia in lei per parlare. “Per favore... parlami. Forse se lo dicessi, non sarebbero così cattive. Prometto che posso affrontarle.”

    Invece di rivolgersi a lei, William si allontanò. Mettendosi in piedi, muovendosi per guardare fuori dalla finestra con le mani spinte nelle tasche.
    Buffy sospirò.
    Precipitò sul sedere con le braccia intorno alle gambe. Solo quando pensava che stava facendo un progresso, sembrava che non fosse così. Lui non stava per dirle niente. Di nuovo. Il rifiuto la lacerò ma non voleva piangere. Non avrebbe funzionato, e probabilmente l'avrebbe solo irritato.

    “Vado a letto.” disse Buffy, alzandosi. “Pulirò qui domani mattina.”

    Lui non disse niente, e lei alzò le spalle come si girò per andare via. L'orgoglio stava combattendo con il dolore, e inconsapevolmente alzò il mento. Forse lui aveva ragione. Forse era il momento per lei di trovare altre cose per occupare il tempo. Drusilla stava vincendo. C'era una parte di suo marito che lei non avrebbe mai avuto, e Buffy poteva affrontarlo. Era arrivata alla porta quando sentì William dire qualcosa a bassa voce. Girandosi, vide che la guardava.

    “Ho dormito con Xander… non eravamo soli, ma lui era là.” òui non staccò mai i suoi occhi dai suoi aspettando di vederla girarsi e correre via. “Ho preso più droghe di quante ne possa ricordare.”
    Ingoiò visibilmente; rivolgendo temporaneamente gli occhi al lato prima di incontrare di nuovo quelli di Buffy. “Buffy…oh dio, volevo la morte di Drusilla... l'amavo così tanto, ma non ero abbastanza per lei... e la odiavo per questo” si strinse le braccia intorno al torace cadendo sulle ginocchia. “La fottuta cagna l'ha meritato… lei…” qualsiasi altra cosa stava per dire fu persa nei singhiozzi.

    Buffy corse da lui, prendendolo tra le braccia mentre lui seppelliva la faccia nel suo grembo. Lei fece correre le dita attraverso i suoi capelli mentre lui piangeva attraverso la colpa e il dolore. Le sue parole erano riuscite solo a farla confondere di più come se William centrasse con la sua morte.
    Ma questo la rese anche più determinata a liberarlo dalla rete di Drusilla.

    “Io sono qui,” tubò lei cullandolo. “Ti amo ancora…e ti voglio sempre, baby. Non me ne andrò lasciandoti solo… mai.”

    Capitolo 24 – Substantiated Rumor (Convalidare i Pettegolezzi)

    Buffy scivolò dal caldo e sicuro abbraccio di suo marito, guardandolo per vedere se si stava svegliando mentre usciva dal letto. Spike mosse le braccia mentre si mise nel mezzo dove solo un momento fa si stavano tenendo stretti. Desiderava di poter vivere nell'ignoranza così che potesse continuare a tenerlo invece di usare la notte per scoprire i suoi secreti. No, erano i secreti della sua moglie morta.

    L'unico modo per far si che il loro matrimonio potesse sopravvivere era affrontare la verità, e poi lasciarla nel passato. Nessuna questione su quanto era brutta, Buffy non gli avrebbe permesso di mettersi tra lei e Spike. Lui era troppo importante per la sua anima. Non c'era nessun modo che poteva sopravvivere senza lui.

    Uscì in punta di piedi dalla stanza, chiudendo leggermente la porta dietro a se prima di correre verso i gradini. Con buona speranza, poteva scoprire quello che voleva prima che Spike si svegliasse. Con un'ultima occhiata dietro a se, scivolò nel luogo tranquillo, sedendosi alla scrivania di Spike.

    Ci vollero alcuni minuti per far scaldare il computer. Mentre aspettava, Buffy sbatteva impaziente le unghie sulla scrivania. Ogni momento che stava lontana da Spike, la faceva sentire più colpevole. I dubbi cominciarono a venire, e era quasi pronta per ritirarsi quando lo schermo di benvenuto si accese. Le dita esitarono sulla tastiera per solo un secondo prima di cliccare l'icona di l'internet. L'atto era fatto.

    “Okay, vediamo quello che il mondo doveva dire sulla tua morte, Drusilla” mormorò Buffy. Dopo avere digitato il nome di Dru, aspettò i risultati. Non ci volle molto tempo. C'erano molto link. Pettegolezzi di base, i vestiti che indossava, le feste che frequentava ma poi Buffy trovò le informazioni che voleva. Un articolo dal quotidiano locale sull'assassinio di una leggenda di Hollywood e un avvocato di LA.

    Il titolo era in grassetto, “Principessa degli Studio muore con l'amante.” Buffy esalò il respiro che stava trattenendo. L'articolo descriveva la scena dell'omicidio in modo dettagliato che fecero rabbrividire Buffy. Una sola pallottola per ogni vittima, Drusilla sul cuore, e l'uomo in mezzo agli occhi. C'era stato apparentemente un tentativo di difesa perché la lampada era rotta, e il corpo di Drusilla era messo su quello dell'amante che era mezzo fuori dal letto. La polizia aveva dichiarato che sospettavano che l'assassinio era avvenuto per cause personali.

    “Non mi piace,” mormorò Buffy quando lesse l'affermazione ovvia. Non c'era niente nell'articolo che non conosceva già, così ritornò ai risultati della ricerca. Vide che c'era un articolo di alcune settimane più tardi . Un reporter che cercava un modo di estendere la sua sensazione quando era già stato seppellito tutto. Suggeriva che forse Spike era coinvolto nel crimine. C'era una fotografia di Spike al funerale col sottotitolo che dichiara la mancanza di lacrime nel marito addolorato. In piedi accanto a Spike c'era Xander con le lacrime che grondavano per le sue guance.

    “Perché stai piangendo quando Spike non lo fa?” chiese Buffy a nessuno in particolare. Percorse il gruppo per cercare alcune facce familiari. Cordelia stava in piedi dietro ai due uomini. Gli occhi di Buffy si aprirono per la sorpresa quando vide un mezzo sorriso che arricciava crudelmente le labbra della bruna. Sembrava che qualcuno fosse felice per la morte di Dru. Doveva avere un chiarimento. Erano state concorrenti, ma entrambe erano felicemente sposate, o almeno contente, così perché

    Cordelia era felice che Dru fosse morta?

    Buffy si strofinò gli occhi. Non aveva scoperto niente di nuovo. Doveva essere in qualche altro luogo qualcosa per ritrovare la chiave della felicità di Spike. Arrivò per chiudere la finestra di internet quando vide una citazione di un segrete nell'articolo. Qualcosa che aveva a che fare con i risultati dell'autopsia. Un altro suggerimento di prove che incriminerebbe Spike. Non c'era però nessun dettaglio sull'autopsia.

    Buffy fece un'altra ricerca. Questa volta per il reporter. Stranamente aveva finito di lavorare per il giornale alcuni giorni dopo che l'articolo fu stampato. Adesso stava lavorando per un giornale indipendente che possedeva.

    “Bene, accidenti se è conveniente,” pensò Buffy mentre scrisse il suo nome e l'indirizzo per il suo ufficio. Apparentemente sapeva qualcosa di importante. Sembrava che avrebbe dovuto pagarlo per una visita.

    ~ ~ ~ ~ ~

    Tutto quello di cui aveva bisogno per il pomeriggio era la sua borsa, il depliant di informazioni per l'autoscuola e la carta di credito per pagare il tutto, e il nome del reporter che Buffy aveva trovato nella sua ricerca di mezzanotte. Sospirando, si mise la tracolla della borsa sulla spalla prima di scendere le scale. Tara la stava aspettando, l'unica persona di cui aveva fiducia per dirle la verità della missione. In più, Tara era pienamente dalla parte di Buffy perché non capiva o non voleva capire questa vita di Hollywood.

    “Will?” disse Buffy raggiungendo il piano principale dell'attico. “Dove sei?”

    Lui non risposero così lei iniziò a vagare. Non c'era neanche il digitare sulla tastiera a rompere il silenzio. Buffy si diresse verso il terrazzo. Era là, giaceva sulla sedia con un quaderno sul grembo mentre scarabocchiava furiosamente delle note.

    “Ehi, Will,” disse lei leggermente, aspettando finché non si accorgesse della sua presenza.

    “Ciao, pet,” rispose lui, ma non alzò lo sguardo. “Dammi qualche minuto… okay?”

    “Sto andando via… te lo volevo solo ricordare.”

    Questa volta la guardò. Un'espressione confusa sul viso mentre vide la sua giacca scamosciata con la borsa intonata. “Dove dovevamo andare?”

    “No, solo io” rise lei. “Tara è venuta in città a trovarmi e passeremo insieme il pomeriggio. Mi porterà all'autoscuola.”

    La testa di Spike si inclinò mentre cercò nella mente le informazioni. Gli ci volle un secondo prima di ricordare quello che Buffy gli aveva detto su Tara. “Oh Luv, giusto, scusa.” fece una pausa. “Desideravo che mi aspettassi per insegnarti a guidare.”

    Buffy scosse la testa prima di piegarsi e dare un bacio rapido a suo marito.
    “Ne abbiamo già parlato… tu non hai tempo e io ho bisogno di imparare. Non puoi avere la signora William Nagle che prende il bus… se può guidare Lindsey posso anch'io.”

    “Ha già distrutto completamente due macchine,” rispose Will. “Spero che non la userai come esempio.”

    Lui era serio, mentre lei stava scherzando. Era perché la sua mente era ancora al foglio che stava compilando per fare la sceneggiatura. Buffy sorrise e gli accarezzò la testa come se fosse un bambino. “Va bene, dolcezza, non pianificavo di distruggere niente. Ecco perché sto andando da un professionista… non che non potresti fare meglio, ma sei occupato… e devo imparare a prendermi cura delle mie cose da sola.”

    “Io dovrei…”

    “No, non devi,” dichiarò Buffy già sapendo che lui sentiva come se la sua felicità dipendesse da lui, sedette sull'orlo della sedia. “Sto bene così. Il tempo che hai passato con me era perfetto… come a fare l'amore,” lei lo baciò di nuovo. “O cucinando per me,” ridendo scioccamente gli pizzicò il lobo dell'orecchio.

    “Marmocchia,” la stuzzicò, facendole il solletico sui fianchi. "Ritorna presto.”

    “Lo farò,” gli promise lei.

    Sospirando di sollievo Buffy andò velocemente verso l'ascensore. Fu solo quando era a metà strada giù per l'edificio che il senso di colpa si fece sentire. Chiuse gli occhi, inclinandosi indietro contro il muro, e tentò di dirsi che era per il meglio. Amava William con tutto il cuore, non c'era niente contro quello, e la fine non giustifica i mezzi? Almeno quello è ciò che tentò di dirsi mentre superò le porta automatiche che gli si aprirono davanti.

    La piccola macchina economica di Tara era parcheggiata sul lato della strada. Il portiere la salutò come gli aprì la porta anteriore. Dopo essersi seduta si mise gli occhiali da sole sul naso e inclinò la testa.

    “La mia povera macchina è intimidita dalle altre su questa strada,” commentò Tara arida mentre entrava nel traffico. “Non si adatta completamente qui.”

    “Come me,” disse Buffy con un sospiro. Accarezzò il cruscotto. “Va bene. Dovranno accettarla…eventualmente.”

    “Le cose non vanno bene?”

    “Si, naturalmente... se ti piace vivere in un labirinto.”

    “Allora perché non vai via?” chiese Tara. Dopo una pausa, si morse il dito. “Oh, certo, è perché ami il principe e un giorno vivrete felici e contenti.”

    Buffy rise. “Non penso che quello accadrà mai.” fece correre un dito sul finestrino. “Non ci sono mai state così tante nubi sulle nostre teste.”

    “Sono orgogliosa che stai cercando di lottare.” Tara sorrise. “Ricordo la ragazza di alcuni mesi fa che era sicura che la vita sarebbe diventata un lavoro faticoso per poi arrivare alla fine come il resto di noi mortali.”

    “Mi ha cambiato?” mormorò Buffy chiedendosi se aveva o stava aspettando solo questa svolta.
    Come se stesse dormendo per la maggior parte della sua vita e si era svegliata proprio adesso quando era diventata la persona che voleva essere.

    “Sì, Buffy,” disse arida Tara. “Così, l'autoscuola prima?”

    “Si, signora”

    Entrambi risero scioccamente mentre Tara manovrava attraverso il traffico. Non ci volle molto tempo per arrivare all'autoscuola e iscrivere Buffy per iniziare le lezioni private. Presto, si diressero dall'altro lato di Los Angeles dove c'era Allen Doyle. L'edificio non era difficile da trovare. Non era nel miglior quartiere, ma era abbastanza decente. Buffy notò che era anche pulito mentre le due donne si diressero verso l'atrio all'ufficio del piano più basso.

    Con buona speranza, Buffy non sarebbe stata riconosciuta. Non con i capelli tirati indietro in una coda di cavallo e con la giacca e borsa costose messe nel portabagagliaio della macchina. Sembrava una giovane di classe media, e poteva solo pregare che questa ricerca non avrebbe lasciato strascichi. Sapeva anche che molto della fortuna dipendeva dall'uomo che stava per vedere.

    L'impresa intera di Doyle era in una stanza con tre scrivanie. Una scrivania, apparentemente la receptionist, era vuota. La sua attenzione fu attratta da un uomo che discuteva al telefono ad una delle altre scrivanie, ma quella si diresse all'altra uomo quando dall'altra scrivania gli fece un cenno.

    “Siete entrambe qui per avere un lavoro,” disse lui, alzandosi per andare verso loro. “Suppongo che sia il mio giorno fortunato.”

    “No, davvero sono qui per qualcos'altro,” rispose Buffy.

    Doyle si tese immediatamente. Il suo sguardo passava tra le due donne mentre cercava di capire se fossero nemiche o amiche. Forse fu per il sorriso di Buffy. Ma comunque si mise a scrutare la sua faccia.

    “Ah, sei la moglie di William Nagle, vero?”

    Questa fu la volta di Buffy per tendersi, ma non c'era nessun modo per negarlo. Piegò le spalle mentre accennò col capo. “Sì, lo sono.”

    “E cosa ti ha portato alla mia porta? Forse hai scoperto che è un po' duro vivere col tuo nuovo marito?”

    “Certo che no” disse Buffy “William è uno degli…”

    “Uomini più gentili che abbia mai conosciuto,” finì Doyle. “Sì, l'ho sentito prima.”

    Il sorriso furbo sul bel viso dell'uomo ricordò a Buffy l'espressione di Xander quando pensava di aver qualcosa su Buffy. Voleva gridare per la frustrazione.
    Perché stava diventando così difficile scoprire la verità?

    “Lo è,” disse Buffy calma. “Ho letto il tuo articolo. So quello che pensi di lui, ma hai torto.”

    “Desideri illuminarmi allora?”

    “Devo avere la tua parola che la mia visita non apparirà nella prossima edizione.”

    L'uomo che ancora sedeva alla scrivania nell'angolo rise all'affermazione di Buffy. Si inclinò indietro sulla sedia con le braccio incrociate sul torace. “Signora, è pazza?”

    “Dimenticalo.” disse Buffy, girandosi per andare via. “Evidentemente, non hai onore e non c'era niente di verità nei tuoi articoli su Drusilla.”

    “Adesso, quella non è precisamente la verità,” disse Doyle, facendo esitare Buffy. “Perchè sei venuta qui?”

    “Perchè ho bisogno della verità. So che William non è stato,” disse Buffy, con condanna. “Hai alluso a qualche grande segreto nel tuo articolo che ti ha condotto a credere che è stato lui. Voglio sapere quello che sai.”

    “Cosa otterrò dicendoti tutto e tenendo la bocca chiusa circa il tuo lavoro da piccola detective?”

    “Cosa vuoi?”

    “Voglio che il mondo sappia che è stato William, così voglio l'esclusiva quando questo si spezza.”

    Buffy rise e scosse la testa. Fu Tara che era stata sempre calma sullo sfondo che rispose. “Non c'è modo che può prometterti qualcosa. Sei in questi affari per la verità o per la fama?”

    Doyle sospirò, poi sorrise. “Okay, ti dirò quello che so. Non posso darti nient'altro, ma solo i fatti.”

    “Sarà più di quello che so adesso,” disse Buffy.

    “E un'altra cosa,” disse Doyle, fissando Tara. “Il tuo numero di telefono.”

    Tara arrossì. “O…okay. Io lo scr… scriverò mentre tu e Buffy parlate.”

    Dopo aver accennato col capo concordando, Doyle si rivolse di nuovo a Buffy. “Guarda per essere onesto, tutte le informazioni che ho sono senza prove. Queste informazioni... delle persone sono state pagate per tenere in silenzio queste cose. Ho sospettato tuo marito degli omicidi, ma ci sono altri che l'avrebbero potuto fare.” si inclinò contro la scrivania della receptionist. “Il padre di lei, o la moglie dell'uomo che morì con lei,” fece una pausa per un secondo prima di lasciare cadere una bomba che lei non si stava aspettando, “o sarebbe potuto essere il padre del bambino di lei.”

    Capitolo 25 – Caught in the Web (Intrappolata nella Ragnatela)

    Uscendo dall'ascensore, Buffy si mise un sorriso sul viso preparandosi per quando avrebbe visto William. Lo chiamò mentre si dirigeva verso il soggiorno. Non ci fu risposta. Niente, solo il suono della sua voce che echeggiava attraverso le stanze vuote. Diede uno sguardo al suo orologio. Erano quasi le sei e aveva fissato una cena per le sette. Doveva essere a casa.

    “William, sono a casa. Dove sei?” scaricò le borse sul divano mentre lo chiamava di nuovo. Non ci fu nessuna risposta. Si rivolse a Tara con un'alzata di spalle. “Fammi andare a cercalo. Fai come se fossi a casa tua. La cucina è là,”gli indicò il punto con una mano.

    “Grazie,” rispose Tara con un sorriso e un leggero cenno. “Starò bene.”

    Fiduciosa che la sua amica potesse restare qualche minuto da sola, Buffy si diresse verso il piano di sopra. Il sorriso fasullo che indossava, si stava affievolendo mentre ripensava alle cose che aveva scoperto quel pomeriggio.
    Drusilla incinta apriva nuove possibilità sui motivi per il suo omicidio.
    Chi era il padre?
    Quale degli amanti l'aveva messa incinta?
    Voleva il bambino?
    O stava per abortire?
    E la più grande domanda era, Spike sapeva della la gravidanza?
    Se lo sapeva, come si sentiva sapendo che sua moglie era stata così infedele?

    Un brivido l'attraversò e per la prima volta esitò nella sua determinazione a scoprire la verità.
    E se Spike non lo sapeva?
    Rivelando la verità di tutto lo avrebbe devastato se fosse stato lui il padre. Se poi non fosse stato suo figlio, si sarebbe sentito mortificato per le molte attività della sua deceduta moglie con altri uomini.

    C'era anche la possibilità che l'assassino non sapesse del bambino innocente per la confusione creata da Drusilla. Il cuore di Buffy sentì una fitta, per il bambino e per l'uomo che amava.
    Nessuno di loro si meritava la slealtà della donna di cui avevano bisogno e che lì aveva lasciati così orrendamente.

    “Will, sei qui?” chiese Buffy nel momento in cui attraversò la soglia della loro camera da letto.
    Non c'era, ma guardando il letto si chiede se fosse in bagno.

    “Sì,” disse lui, fermandosi mentre si inclinava fuori dalla porta con un asciugamano sulle anche. Le piccole gocce d'acqua gli brillavano sulle spalle e sul torace prima che scivolassero giù per il suo addome prima di scomparire sotto dell'asciugamano.

    Ecco perché non rispondeva, William sotto la doccia era come quando era al computer. Neppure una catastrofe di proporzioni catastrofiche avrebbe ottenuto la sua attenzione da entrambe le situazioni.

    “Va tutto bene?” chiese lui quando lei non rispose, e si avvicinò di alcuni passi per avvicinarsi.

    Fermandosi quando tra loro c'era solo lo spazio di un respiro.

    Accennando col capo, lei gli stampò un sorriso indulgente. Lui stava bene. Rilassata, gli occhi di lei lo esaminavano, perdendosi nella bellezza del suo corpo. Dopo mesi di matrimonio, solo la vista di Will in asciugamano, riempiva i pensieri di Buffy con cose sconce. Se Tara non lì avesse aspettati di sotto, lo avrebbe sedotto prima di cena. Non che gli ci sarebbe voluto molto per convincerlo. Il sesso tra loro era una delle migliori parti del loro matrimonio. Sospirando fece un passo indietro, cercando di non pensare ai loro incontri amorosi in questo momento.

    “Yep, tutto bene.” incapace di resistere, Buffy fece correre le dita giù per il suo braccio. “Tara starà qui a cena… se per te va bene. Cioè, mi ha accompagnato per tutto il giorno, così non pensavo che…”

    “Zitta, luv” bisbigliò Spike con un ghigno. Gli posò un dito sulla bocca, accarezzando le curve delle sue labbra quando smise di parlare. “Stai balbettando.” la baciò leggermente, e lei poté sentire le labbra curvarsi in un sorriso contro le sue prima che si tirasse indietro. Piegando la testa al lato, aggiunse, “Spero che non ti dia fastidio, ma Cordelia e Xander sono in viaggio per unirsi a noi.”

    “Oh.”

    “Ti da fastidio?”

    Si, che le dava fastidio. Stava accadendo così tanto che la sua mente era attorcigliata, e poi pensando alle recite che venivano interpretate quando l'altra coppia era intorno. In più, non era sicura di come avrebbero preso la quiete della sua amica con i suoi modi da piccola città.

    Spike dovette ancora una volta incitarla per una risposta. “Non pensava che fosse un grande problema.” alzò le spalle visto che lei non rispondeva. “Xander ha detto che aveva delle notizie che voleva dividere con noi.”

    Buffy si tirò su. Non solo Tara era capace di prendersi cura di se stessa, ma Buffy non gli avrebbe permesso di trattare Tara in modo irrispettoso. Anche se avrebbe portato ad un confronto non gradito a Will. Come tutte le cose nella sua mente, doveva aspettare a più tardi.

    Sperando di placare Will, fece scivolare lentamente le mani sul suo torace finché non arrivò sulle sue spalle. “No, va bene, Will. Progettavi qualcosa per la cena o stiamo uscendo?”

    “Bistecca sulla griglia? Niente di eccessivo.”

    “Perfetto.”

    “Dammi un minuto e scenderò.”

    “Grazie,” disse Buffy, inclinandosi contro lui per un momento. Poteva sentire i suoi vestiti bagnarsi, ma non le importava. L’unione del calore del suo corpo e il fresco delle goccioline era una combinazione sensuale. Alimentava solo i più primi tizzoni di una piccola vampata. Le mani tornarono di nuovo giù così che adesso erano sulle sue anche. “Ti amo, William.” solo per un momento chiuse gli occhi, inclinando la fronte contro la sua guancia, permettendosi di perdersi in una piccola fantasia.

    “Ti amo anch'io” bisbigliò lui prima di accarezzarle il sedere. “Vai. La tua amica sta aspettando.”

    “Baciami prima” bisbigliò lei, guardandolo da sotto le ciglia. Piegò le labbra con un ghignò verso sinistra mentre lui la tirò di nuovo contro di se.

    “Sì, baby?”

    “Per favore,” lo implorò lei allegra

    “Te, pet, sei una tentazione.”

    Fu l'ultima cosa che gli disse prima che la spingesse indietro finché non colpì il muro. Uniti, lei aspettò che continuasse, ma non la baciò. Invece, le mordicchiò il collo mentre affondava le mani nei suoi capelli. La tenne lì, le mani aggrovigliate nei suoi capelli mentre fece si che la piccola vampata diventasse un fuoco che ruggiva che portava un formicolio ad ogni nervo del suo corpo. Lei poteva sentire le dita dei piedi arricciarsi negli stivali mentre si premeva più vicina a lui.

    “Will, abbiamo compagnia.” voleva che continuasse, ma non poteva, così lo spinse indietro.

    “Sei stata tu ad iniziare” la stuzzicò lui, lasciandola però andare. Strofinando il naso contro il suo per un secondo prima di indietreggiare. “Vai, luv, tieni compagnia a Tara.”

    Lei si chiese perché la loro relazione non potesse essere sempre così facile. Il sesso tra loro non era mai stato un problema. Era la comunicazione che mancava. Quindi non si erano dette molte cose che avrebbero potuto alleviare le loro paure di non essere amati. Tutto quello che volva era il cuore di Will. Non solo la parte che Drusilla non aveva ancora preso.

    Mentre scendeva lentamente i gradini, poteva sentire il freddo dall'umidità dovuta ai vestiti che le mandarono un brivido attraverso non solo il corpo ma anche nelle profondità della sua anima. Tutta questa situazione con Drusilla era come lottare contro una cattiva presenza vivente che non li avrebbe mai lasciati in pace. Ma poteva esorcizzarla dalle loro vite? Sospirando si sedette su un sgabello al bancone della cucina.

    “Will sta bene?” chiese Tara.

    Diede uno sguardo a Buffy mentre metteva una bustina di te in una pentola d'acqua bollente.

    “Sì, sta bene. Ho solo dei dubbi nel continuare a scavare nel suo passato, ma poi il minuto dopo accade qualcosa e sono sicura che sto facendo la cosa giusta. Non voglio ferire Will più di quello che è già stato fatto. E se quello che sto facendo ci distrugge invece di avvicinarci?”

    "Devi stare attenta e sicura che vuoi sapere la verità. E se scopri qualcosa che ti fa smettere di amarlo?”

    Buffy guardò l'amica tirare fuori una scatola metallica di zucchero. Le semplici azioni le fecero desiderare ardentemente sua madre che aveva sempre del tè in frigorifero per quei caldi giorni d'estate. Anche se erano solo pochi mesi, la sua vita di Sunnydale sembrava di una vita fa.

    “Non penso che potrebbe mai accadere.” Buffy già sapeva le cose che le avevano fatto tremare il cuore, ma doveva ancora farlo sapere a suo marito. Tutto quello che voleva era che qualcuno le dicesse il percorso giusto da prendere. “Se dovessi farlo scappare?”

    “E' qualcosa a cui puoi rispondere solo tu.”

    “Queste nuove informazioni…,” lei gettò uno sguardo dietro a se verso i gradini per assicurarsi che fossero ancora da sole. “Uccideranno Will.”

    “Forse allora dovresti smettere.” Tara smise di mescolare il tè per allungarsi e afferrare la mano di Buffy. “Lui ti adora. Accettalo e prendi la felicità finché la puoi trovare. Con il tempo, sarà più rilassato e si aprirà di più.”

    Buffy sospirò. “Forse hai ragione. Non voglio perderlo.”

    “Non accadrà,” la Tara riassicurò prima di tirare fuori dei bicchieri dall'armadietto.

    Sembrava troppo semplice allontanarsi a questo punto. Sapeva troppo, e se William avesse saputo che stava tenendo dei secreti avrebbe finito per odiarla come faceva con Drusilla. La ragnatela stava divenendo più densa con Buffy prese nel mezzo come una mosca innocente. Non aveva nessuno da incolpare se non se stessa per tutto. Perché non era solo grata per l'amore di Will e non lasciava perdere il resto?

    Prima che potesse pensarci di più, le porta dell'ascensore si apriva per l'arrivo di Xander e Cordelia. Tutto quello che fecero era entrare con stile nella stanza con Xander che portava una borsa da un ristorante esclusivo che frequentavano. Lo diede a Buffy che non poté resistere nello sbirciarci dentro. C'era un cheesecake che sembrava delizioso.

    “Ooh, grazie,” disse Buffy, girandosi per prendere la bottiglia di vino da Cordelia. Era una bottiglia di Silver Oak Cabernet Sauvignonil che avrebbe accompagnato il loro pasto. Si affrettò all'altro lato della cucina per mettere via gli articoli. Ebbe appena il tempo per presentare Tara alla coppia prima che Will li raggiunse. Una volta che arrivò l'atmosfera si fece più gioviale mentre si diregevano verso la tavola sul terrazzo.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~

    “Allora, quale sono le buone notizie?” chiese Spike da dove stava cucinando delle bistecche spesse che sfrigolavano sulle fiamme.

    La telefonata che aveva ricevuto dall'amico gli indicava che c'era una causa per la celebrazione. Qualcosa che aveva bisogno di essere condiviso tra amici che stavano sentendo lo sforzo dal costante lavoro di Spike alla sceneggiatura. Stava guardando in avanti dalla sera in cui aveva ricevuto la telefonata.

    “Questo è meglio di buono,” disse Xander, inclinandosi indietro sulla sedia. Le gambe incrociate con la caviglia appoggiata sul ginocchio. Alzò un bicchiere di vino nell'aria. Con un ghigno enorme, guardò tutti negli occhi prima di parlare. Si mise una mano sul torace. “State guardando il protagonista di un lungometraggio.”

    “Mi stai prendendo in giro.” ghignò Spike.

    Le cose sembravano andare bene per il gruppo. Tra l'affare del suo film e adesso il nuovo ruolo di Xander, forse la nube nera finalmente si stava allontanando da sopra le loro teste. “Nessuno potrebbe seriamente assumerti per fare un’intero film con te!”

    “No.” Xander allargò le braccia. “Comincio a girare il film tra due giorni dopo la fine dello show.”

    “Congratulazioni,” disse Buffy, mettendosi in piedi così da potersi inclinare per abbracciare Xander. Stava sorridendo come se fosse veramente felice per il loro amico.

    Fece sentire Spike bene. Un altro ostacolo in meno sulla strada. Se Buffy e Xander avessero trovato il modo di rilassare le cose tra loro, avrebbe reso la vita di Spike più felice. E più facile. Avere le due persone più importanti nella sua vita che competevano per la sua attenzione era una fonte continua di attrito. Li amava entrambe. Lo sapevano, così non era molto sicuro sul perché si sentivano come se dovessero lottare. Tutto quello che voleva era che le cose si rilassassero intorno a lui. Così poteva esistere nei mondi che aveva creato senza essere costretto a tornare così spesso nella realtà.

    “Sì, congratulazioni,” aggiunse Tara alzando il suo bicchiere con gli altri. Anche se era timida, agiva come se voleva far parte di loro. Quello andava bene a Spike. Era qualcuno in cui Buffy aveva fiducia che si era aggiunto all'accettazione che aveva provato quando si erano incontrati all'inizio. In più, se Tara fosse intorno allora poteva tenere compagnia a Buffy mentre lui lavorava. Si sentiva sempre colpevole quando non era capace di dare a sua moglie l'attenzione che voleva. E lei gliela chiedeva insistentemente anche se non si lamentava mai.

    Scuotendo la testa, tentò di chiarire le nubi che si stavano accalcando. Girò le fette di carne, mettendole due di lato così che sarebbero rimaste calde mentre le altre si cocevano un pò di più. Stava dando retta agli altri finché non sentì Cordelia fare un commento che aveva sentito prima mille volte, ma era da tanto che non lo risentiva.

    “Sì, il mio cattivo ragazzo mi ha reso molto orgogliosa,” cantilenò lei, strofinando Xander

    “Il tuo cattivo ragazzo?” disse Buffy, mentre il suo viso perse colore. Guardò tra Xander e Spike, diffidente. “Ma io pensavo…”

    Fu in quel momento che Spike seppe che stava succedendo qualcosa. Non aveva risentito l'uso della frase di Cordelia da prima della morte di Drusilla. Come lo poteva sapere Buffy?

    “Buffy….?”

    “Oh, merda,” borbotto Buffy mentre si alzò facendo cadere il bicchiere di vino. Poi seguì la pulizia della confusione. Ma Spike fece una nota mentale di chiederglielo più tardi quando fossero stati da soli.

    TBC
     
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    Capitolo 26- Sand in a Bottle (Sabbia in una Bottiglia)

    Era passata da poco la mezzanotte senza segnali da Cordelia e Xander che se ne sarebbero andati. Xander aveva appena aperto una nuova bottiglia di vino e stava riempiendo allegramente i bicchieri. A parte che Buffy stava tentando di rimanere sobria e Tara stava bevendo tè alle erbe. Will stava bevendo, ma in nessun modo quanto i suoi amici. Dagli sguardi confusi che gli dava di tanto in tanto, Buffy sapeva che stava aspettando l'opportunità per farle delle domande.

    Aveva due scelte quando alla fine avrebbe avuto la sua opportunità. Poteva costruire una bugia per coprire il peccato che aveva commesso omettendo la verità a suo marito, o poteva dirgli quello che aveva fatto dall'inizio del loro matrimonio. Nessuna delle due era quella che voleva fare, ma conosceva abbastanza William per sapere che non avrebbe lasciato stare. Forse sarebbero passati dei giorni prima che lo menzionasse o poteva aspettare solo che i loro ospiti se ne andassero. Doveva mettere la situazione così che potesse trattare questo con grazia e fargli sapere che la sua unica motivazione era l'amore.

    “Se per favore mi scuserete,” disse Tara, mettendosi piedi. “Andrò a letto. È stato un giorno lungo.”

    “Lo supponevo.” rise Xander guardando il suo orologio. “E' così se sei poco abituata a vivere.”

    Cordelia rise sciocca insieme a suo marito dando a Tara un'occhiata aspra. Era ovvio da tutta la sera che i più primi sospetti di Buffy erano fondati. La coppia considerava poco l'amica di Buffy. Non c'erano stati dei commenti aperti ma iniziavano la conversazione per escludere Tara. Non era stata la sera più piacevole, con l'inciviltà degli amici di Spike e il malumore di lui a casa della sua svista di prima. Volevo solo che la notte finisse anche se includeva il confronto inevitabile con suo marito.

    Era diventato troppo mentre seguiva Tara disopra, si spinse indietro i capelli con un sospiro. Si chiese se fosse sempre così duro amare qualcuno.

    “Va tutto bene, Buffy?” chiese Tara appena furono nella camera da letto da sole. Sembrava interessata, avvicinandosi a Buffy così che potesse prenderle a coppa la guancia. “Ero così sicura che questa relazione potesse essere la risposta a tutti i tuoi sogni, ma adesso non ne sono così sicura.”

    “Lo è,” insisté Buffy, allontanandosi e sedendosi sull'orlo del letto. Piegò le mani sul grembo. Le lacrime le riempirono gli occhi. Era stata una notte faticosa. All'improvviso, tutto si stava chiudendo su lei e voleva che finisse. “Dirò tutto a William. Tutto. Già da stanotte è diffidente.” si inclinò in avanti, seppellendo il viso tra le mani mentre le lacrime le scorrevano per le guance. Sentì Tara sedersi accanto a lei prima di essere tirata tra le sue braccia. “Lo amo. Così tanto che qualche volta mi spaventa. Mi fa sentire come nessuno prima ha mai fatto.”

    “Oh, Buffy, so che lo ami.” Tara lisciò i capelli di Buffy con una gentilezza che le fece pensare a sua madre. “Questa relazione ti sta distruggendo con i dubbi e vivi in modo a cui non sei abituata. Ti sei sposata da mesi e stai ancora vivendo all'ombra di Drusilla. Sono d'accordo che è il momento di chiarire con Will. Digli tutto. Se ti ama allora ti perdonerà e potrete ricominciare.”

    “E se lui non lo fa...."

    Ma nessuna donna aveva la risposta a questo dilemma.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Era l'ultima goccia e Spike capì. La scomparsa di Buffy disopra con quella occhiata spaventata sul viso gli confermava i suoi sospetti. Aveva fatto qualcosa per tradirlo. La sua mente stava correndo sulle possibilità di quello che avrebbe potuto fare. Ancora sapeva che non aveva fatto niente che poteva emulare quello che Drusilla gli aveva fatto. Dru godeva ogni momento del dolore che gli dava. Buffy lo amava. Avrebbe voluto impalettare la sua vita.

    “Così, Spikey, vecchio ragazzo, non terrai quel topo qui, vero?”

    Lui guardò il suo amico. L'arroganza che lo riempiva. Spike rise ai cambi delle battute sulle loro vite. I due emarginati che avevano voluto una vita dorata. Il prezzo che avevano pagato per quei sogni, come la verità… e parte delle loro anime. Sapeva che se fosse morto quella notte c'era solo un posto dove sarebbe andato e quello era l'inferno. Non c'era la redenzione per delle cose. Attentamente, mise il bicchiere sul lato della tavola. L'alcool che aveva consumato stava ronzando attraverso il suo sistema, ma non aveva esagerato.

    “Tara è buona per Buffy.” disse chiaro Spike mentre si inclinava in avanti con i gomiti sulle ginocchia. “E quello che è buono per Buffy rimane.”

    “Oh, divertente.” Xander gettò la testa indietro ridendo, la risata riecheggiò per la stanza in modo mostruoso. “Tu non sei buono per quella ragazza. Amico, lei ha in mente qualcosa. Entrambi lo sappiamo. Cosa farai? La perdoni; prendi la sua merda mentre ti implora di amarla?”

    Gli ci volle solo un secondo a Spike per far volare attraverso la stanza il suo amico. La sensazione del pugno che si fracassava sul mento di Xander era la cosa più soddisfacente dell'intera notte.

    “Dannazione,” strillò Cordelia. “Non lo colpire. Deve cominciare a girare il maledetto film…Spike, ti ho detto di fermarti.”

    Lei lo tirò per il braccio, ma il primo pugno era per alleviare la rabbia. Xander non si era sbagliato. Era il suo modo di stare con Drusilla.
    Quanto gli ci avrebbe voluto per prendere Buffy?
    Come ci pensò, si sedette sullo stomaco di Xander, prendendo a pugni dove il sangue stava gocciolando dalle labbra dell'amico. Un ricordo di una notte di tanto tempo fa gli attraversò la mente. Le emozioni gli riempirono il torace, rendendogli difficile respirare, e Spike si inclinò in avanti finché non appoggiò la fronte con quella di Xander. Il suo corpo scivolò finché non fu per metà disteso su Xander.

    “Non doveva essere così,” bisbigliò Spike. Le braccia di Xander lo circondarono come se l’uno avessero solo l'altro. “Dovrei polverizzarti.”

    “Non vuoi farlo.” Xander tirò su il mento di Spike così che potessero guardarsi negli occhi. “Dobbiamo solo tenerlo insieme.”

    “Non voglio… devo dirle tutto.”

    Spike vide Xander guardare oltre la sua spalla, e girò la testa. Vide Buffy e Tara che stavano in piedi sui gradini prima che Xander lo facesse girare di nuovo. Le loro labbra si incontrarono, e Spike lasciò che Xander lo baciasse per un momento prima che si tirasse via. Era una manovra. Un altro trucco di Xander per mandare via Buffy. Sua moglie avrebbe sbriciolato i loro castelli di sabbia. Lo sapeva. Si mise in piedi, fissando Xander e poi Cordelia. Loro erano la famiglia d'amore, sangue, slealtà e morte. Comunque, l'unica opportunità che aveva per essere di nuovo un buon uomo era la donna che sembrava stesse per svenire per averlo visto baciare un altro uomo.

    “Vai a casa, Xander.”

    Poi corse. Scomparendo nel suo studio. Il suo rifugio quando il mondo era troppo, ma tutto quello che poteva fare era guardare lo schermo del computer bianco mentre sentiva il sapore di Xander sulla sua bocca, sperando invece che fosse quello di Buffy.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Lo sguardo sul viso di Buffy era abbastanza per far desiderare a Xander di gridare per il trionfo. La disillusione era senza prezzo. Oh, le parole erano una cosa, ma guardare suo marito apparentemente eterosessuale baciare un altro uomo era un'altra cosa. Il passato il rese a loro agio con una relazione fisica tra loro. Hai fatto quello che hai fatto quando hai celebrato le vittorie della vita con quelli che hanno percorso la via con te.

    “Andiamo, Xander,” disse Cordelia, raggiungendolo per aiutarlo a mettersi in piedi. “Penso che il divertimento sia finito per la serata. Non vorrei che le vergini svenissero o qualcosa del genere.”

    "Non sono debole come pensi.” Buffy si avvicinò a loro con più fiducia di quella che aveva in realtà. “Conosco il tuo passato con mio marito. E quello è precisamente cosa è, passato. Adesso è mio. Quindi, smetti di fare i tuoi giochetti.”

    Una volta che fu abbastanza vicina, Xander poté vedere i dubbi che splendevano negli occhi di Buffy. Era ancora abbastanza insicura, e lui era il solo uomo che giocavano su quelle debolezze. Non preoccupandosi delle promesse che aveva fatto nell'interesse della sua amicizia con Spike sul stare fuori dal suo matrimonio o rispettare questa piccola bionda, lui era pronto a rispondere alla sua sfida.

    Xander si liberò dalla presa di Cordelia. Si portò un passo più vicino a Buffy, afferrandole le braccia e tirandosela contro. Pigiando le labbra contro le sue, fece scivolare una mano per prenderle a coppa il sedere. Prima che lei potesse lottare, la lasciò così improvvisamente come l'aveva afferrata.

    “Vedi anche tu cosa sono per Spike; persino tu non puoi essere tanto idiota.” Xander fece dei passi indietro, afferrando la giacca dallo schienale della sedia e prendendo la mano di sua moglie. “Non sarò mai fuori della sua testa…o dal suo cuore. Stai lottando contro il fantasma sbagliato. Sono io, non Drusilla.” si inclinò e baciò Cordy sulla guancia. “Andiamo, bambina, andiamo a casa. Questo posto mi sta dando la nausea.”

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Buffy rimase in piedi, guardando la coppia andare via, sentendosi ancora più confusa di prima. Niente aveva senso. Si chiese perché Cordelia non aveva detto niente per il piccolo spettacolo di Xander. O forse l'altra donna già sapeva e accettava la relazione tra i due uomini. Si voltò rapidamente per vedere Tara dritta dietro a lei con la pietà chiaramente scritta nei suoi lineamenti.

    “Va tutto bene, Tara. I soliti giochi mentali dove Xander tenta di separarmi e dubitare di William. Non gliela darò vinta. Se Will non può perdonare quello che ho fatto io allora non ha niente a che fare con quel cretino.”

    “Sei sicura? Io… cioè loro…voglio dire, erano amanti?”

    “Apparentemente,” disse Buffy e si strofinò la fronte. “No, fu solo una parte del loro modo di vivere di una volta. William non vuole che accada più e Xander non può accettarlo, così crea qualche difficoltà alla loro amicizia.”

    Dopo stanotte, si immaginò, che la sua amicizia con Tara fosse finita. Nessuno poteva rimanere in questo covo di serpenti che era la sua vita e accettarla. Impulsivamente, avvolse le braccia intorno all'amica. “Sono così dispiaciuta.” improvvisamente stava singhiozzando.

    L'abbraccio fu risposto con una forza stupefacente. “Sei la mia migliore amica, Buffy. Voglio solo la tua felicità. E sembri felice. Io sarò qui per te. Nessuna questione su quello che è successo.”

    “Grazie.” rimasero in piedi, tenendosi mentre Buffy pianse cosa di cui aveva bisogno di fare da molto tempo. Era così difficile rimanere forte quando si sentiva così debole. Delle scelte dovevano essere fatte, e la verità doveva essere detta. Fece un passo indietro.

    “Vai a letto, Tara. Parlerò con William. Sistemerò tutto in modo o un'altro stanotte.”

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Le sue dita accarezzarono il telefono per alcuni momenti mentre tentava di prendere una decisione. C'era solo una persona che poteva dargli un consiglio equilibrato sulla sua ultima cazzata. Con un sospiro che veniva da qualche luogo dal profondo, lo prese e compose il numero. Pensò che era un peccato che gli avesse risposto al secondo squillo, perché non c'era nessuna opportunità per lui di attaccare. Non poteva dire di averlo chiamarlo per errore o inventarsi una scusa stupida per averlo chiamato nel mezzo della notte.

    “Pronto… c'è qualcuno là?” ci furono dei rumori prima che risentisse la voce di Giles. “Spike, ci sei? Va tutto bene?”

    “Non so come uscire da questo casino di vita.”

    Non c'era bisogno di chiarimenti. Giles sapeva tutto. Avrebbe capito anche se nessun altro lo faceva mai. Teneva sempre il sedere di Spike fuori dai guai. Più di quello che voleva ammettere, specialmente lui.

    Giles sospirò. “È per Buffy. So che la ami, ma lei non solo è in competizione ma è anche qualcuno che vorrà fare sempre la cosa giusta. Sei pronto ad esporre tutto? O più importante, sei pronto a perdere tutto per lei?”

    “Mi sta dicendo di accordarmi per il divorzio?”

    “No, Spike. Non questo. Penso che la prima cosa che devi fare è dirle tutto. E intendo ogni cosa… anche del giuramento che abbiamo fatto la sera che Drusilla è morta. Non ha alcuna prova per chiamare la polizia, così non dobbiamo preoccuparci. In più è tua moglie e non può testimoniare contro te.”

    “Non voglio perderla.” Spike si coprì il viso con la mano. Sapeva già che le lacrime stavano cadendo dai suo occhi. Aveva solo bisogno di sentirle. Come aveva bisogno di sua moglie. Improvvisamente, non gli importava della sua svista di prima. Le informazioni sarebbero potute venire da cento fonti, e decise di avere fiducia in lei. Dopo tutto, era la sua luce del sole.

    “Se ti ama veramente, ti starà vicino.” disse Giles.

    Le sue parole non gli importavano comunque, perché Spike aveva già deciso di dire a Buffy tutti i brutti dettagli della sua vita. Pregò che lei non l'avrebbe lasciato. Che il suo amore sarebbe stato abbastanza forte da farle vedere l'uomo che lui voleva essere per lei.

    “Grazie,” mormorò Spike quasi come un riflesso. “Vado a parlarle.”

    Lui attaccò il telefono con nel cuore un senso riacceso di speranza. Con un sorriso, corse sui gradini per trovare sua moglie.

    ~ ~ ~ ~ ~

    Era il momento di chiarire.

    Tutto.

    Se William l'amava veramente, allora avrebbe capito il suo desiderio di rendere tutto migliore. Abbracciò Tara un'ultima volta prima di correre in bagno. Avrebbe preso il diario e l'avrebbe dato a Will, e gli avrebbe detto che ne aveva letto una parte. In qualche modo, sapeva che tutto sarebbe andato bene.

    Inginocchiandosi sul pavimento, aprì il cassetto del bagno dove l'aveva nascosta. Poi capì. Si gelò, fissando il contenuto del cassetto. No, non poteva essere. La sua mano andò alla sua pancia mentre tentava di ricordare l'ultima volta che aveva avuto il ciclo.

    “Oh dio,” bisbigliò Buffy, quando comprese che era stato almeno due mesi fa. “Sono incinta.”

    Capitolo 27- Truths (Verità)

    Il sogno e l'eccitazione per un nuovo inizio del suo matrimonio spinsero Spike a correre sui gradini verso la camera da letto. Avrebbe fatto capire a Buffy che lei era il suo amore e la prima nella sua mente, senza lasciar spazio ai dubbi. La sapeva da questa notte. Era il momento in cui la loro relazione sarebbe diventata tutto quello che voleva. Dal primo giorno che l'aveva vista, aveva capito che avrebbe fatto parte di lui in ogni modo possibile. Adesso sarebbe avvenuta una piena realizzazione senza più segreti. Il suo amore per lei veniva da un piccolo angolo della sua anima che in qualche modo era rimasto incorrotto.

    Drusilla l'ho avrebbe lasciato, finalmente, in pace. Stare fuori dai suoi sogni, e smette di farlo sentire in colpa per la sua morte. Tutto quello che gli serviva era avere fiducia che Buffy sarebbe stata capace di reggere la verità lasciando il suo amore intatto. Un sorriso d'anticipazione apparì sulle sue labbra mentre entrava nella camera da letto e andava verso il bagno alla ricerca di sua moglie. La porta chiusa lo fece preoccupare, ma poi bussò leggermente alla porta.

    “Pet, è ok per te se entro?”

    Non ci fu risposta alla domanda, ma poteva sentire il leggero suono della sua respirazione accelerata. Arrivo alla manopola, provandola, e respirando di sollievo quando la trovo aperta. La spalancò, fermandosi quando vide Buffy seduta sul pavimento. Era inclinata contro la vasca del bagno con le gambe incrociate. Sul suo grembo c'era un libro, ma lo stava ignorando fissando il pavimento.

    Qualcosa era orrendamente sbagliato, era tutto quello che Spike poteva pensare mentre correva a inginocchiarsi di fronte a lei. Le prese a coppa la faccia, girandola dolcemente così che poteva guardarla negli occhi pieni di lacrime. C'era confusione che splendeva in loro, ma anche una traccia di speranza e gioia che filtrava in qualche modo.

    “Cosa c'è che non va?” chiese lui, pregando che in qualche modo tutto stava per andare bene.

    Buffy si allungo per accarezzagli la guancia come alcune lacrime le scivolarono per le guance. “Ti amo, William. Per favore, non mi odiare. Tutto quello che volevo era che fossimo felici.”

    Rise con una traccia di paura, Spike le baciò la fronte. “So che mi ami, Buffy. Cosa avresti potuto fare di così terribile?”

    Lei lisciò con le dita il libro che stava tenendo. Poi si morse il labbro inferiore, glielo diede. Apparentemente incapace di occuparsi della sua reazione, girò la testa così da fissare il muro. Avvolse le braccio intorno alla ginocchia in una posa protettiva.

    Il cuore di Spike stava battendo forte contro il torace. Si sedette sul pavimento prima di guardare al libro nelle sue mani. Gli ci volle solo un secondo per comprendere che era un diario, e solamente un altro momento per comprendere che apparteneva alla sua prima moglie. Buffy non solo aveva letto qualcosa che era privato, ma aveva curiosato nell'armadio di Drusilla. Girò le pagine, riconoscendo il vecchio stile di scrittura di Dru. Alcune parole lo colpirono. Parole che gli facevano ancora male perché poteva ancora sentirle, nel suo modo così fanciullesco, ma anche così crudele di dirle quando diffondeva il suo veleno.

    Mise attentamente il diario sul pavimento tra loro, prima di guardare la donna con cui divideva la sua vita. Una volta credeva che fosse innocente, onesta, e che gli avrebbe portato solo felicità. Improvvisamente, non lo era. Lo aveva tradito, scoprendo i suoi segreti alle sue spalle, segreti che era pronto a condividere con lei alcuni attimi prima. Adesso, la fiducia in un inizio nuovo per loro stava evaporando alla luce di queste nuove informazioni.

    “Da quanto tempo c'è l'hai?”

    “Da pochi mesi.”

    Buffy allungò la mano verso la sua, ma Spike la ignorò. Era quasi per tutto il matrimonio che lei gli stava mentendo. Tutto il loro matrimonio era stato pieno di bugie. Come lo era stato il primo.

    “Non posso farlo di nuovo, Buffy.”

    “Ti amo.”

    “Come lei… diceva la stessa cosa,” fece una pausa, ingoiando di nuovo il dolore. “E lo faceva. Forse era strano…non qualcosa che chiunque poteva capire, ma lei mi amava.” Lui si avvolse una ciocca dei capelli di lei intorno al dito. “Pensavo che fossi diversa… che poteva aver fiducia che non mi avresti tradito.”

    “L'ho fatto per noi,” protestò Buffy. Si mise sulle ginocchia, avvolgendo una mano intorno al suo polso. “Volevo sapere solo la verità di quello che era accaduto a Drusilla. Che forse non saresti stato così infelice se sapevi chi l'aveva uccisa.”

    “Non hai mai pensato che forse io l'ho so già?” Spike si mise in piedi, spalancando le braccia come la rabbia alla fine si unì al dolore. “Hai mai pensato che per me non sia una maledizione, che io sono solo contento che la cagna è morta?” prese un respiro profondo, gettando la testa indietro come tentò di riprendere il controllo delle sue emozioni.

    Sentì le mani di lei sulle gambe mentre si inginocchiava di fronte a lui. Buffy stava singhiozzando, inclinando la fronte contro la sua anca. Non si lasciava scivolare lungo il muro. Drusilla usava le lacrime, il sesso o i soldi per avere quello che voleva. Buffy stava facendo lo stesso. Si spostò, le afferrò i polsi prima di spingerla da una parte. Lei si riprese con le mani prima che la sua testa colpisse l'orlo della vasca. La colpa l'ho attraversò ma non era abbastanza per fermarlo. Aveva bisogno di farle male tanto quanto lui stava soffrendo.

    “Non hai mai pensato che sono stato io a farlo?” si accosciò accanto a lei così che poteva bisbigliare nel suo orecchio. “Luv, è meglio se ci pensi a questo, perché potresti essere la prossima.”

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    “Fanculo,” strillò Buffy quando suo marito indietreggiò. Si rimise in piedi così che poteva seguirlo. “Ho mentito solamente perché non mi avresti parlato.” Lei gli afferrò il braccio per tentare di fermarlo. “Mi tratti come se fosse una bambina o una bambola che può prendere e usare quando ti va bene. Non sei il solo che non può prendere di più.”

    William si girò rapidamente, afferrandola per le spalle, e mettendole la schiena contro il muro così che non potesse muoversi. Non era veramente spaventata. A meno che lui non perdesse il controllo totale, ma non le avrebbe mai fatto del male. Si fidava…no, lo sapeva. Come sapeva che lui non aveva assassinato Drusilla. Era un uomo troppo appassionato. Era troppo facile per lui sentirsi contrito per una cattiva chiamata in giudizio, molto meno per un assassinio. Amava ancora, in qualche modo, la cagna infida nessuna questione su quello. Probabilmente più di quanto amava Buffy. Quello era il pensiero che echeggiava sempre attraverso la sua testa e il cuore durante i migliori momenti della loro relazione. Come poteva competere con una bellezza sofisticata come Dru una piccola ragazza di città, anche senza pensare a quanto fosse stata cattiva?

    “Ho sempre ammirato la donna che eri," disse Will, e poi ridacchiò. “No, la donna che ho sempre pensato che eri.”

    “Non lo fare, Will, per favore. Sai che ti amo quanto te anche se lo stai negando adesso. Sei spaventato,” bisbigliò Buffy. “Lo capisco, ma io non sono Drusilla.”

    Ci fu uno scintillio in risposta nei suoi occhi, ma lui immediatamente lo spense di nuovo. Non lo avrebbe raggiunto. Questa notte poteva dividerli se lei non calcasse attentamente, ma non era pronta a permettergli di andarsene. Si costrinse a prendere un respiro per calmarsi come il calore della sua rabbia gli accarezzava il viso. Avrebbe trovato il modo di superarlo, non solo l'uomo ma anche il suo amore.

    “Forse non ti sembra, ma ti stai certamente comportando come la cagna bugiarda. Fai le cose dietro alle mie spalle, curiosando su cose che non sono affari tuoi.”

    “Non lo fare.” disse lei leggermente, tenendo il suo sguardo senza paura. “Sì, ti ho mentito, ma l'ho fatto perché pensavo che la verità avrebbe migliorato le cose. Ci siamo sposati Will, qualsiasi cosa che ti riguarda, mi riguarda. Inoltre, so che non l'hai uccisa. Non posso credere che puoi essere così crudele. Non l'uomo che amo.”

    “Perché Buffy? Perché credi così tanto in me?” la lasciò andare per sedersi sull'orlo del letto. “Perché mi ami? Perché ancora credi alle favole e alle altre stronzate del vissero felice e contenti?”

    Buffy si sedette accanto a lui, inclinandosi in avanti con i gomiti sulle ginocchia così che stava fissando il pavimento. “C'era una volta… non è così tanto tempo fa. Un uomo mi liberò sulla spiaggia, mi dette da mangiare del gelato e mi alzò in aria promettendomi di adorarmi per sempre.”

    “Non ti ci è voluto molto per capire che il tuo principe fosse invece un rospo.” Will rise aspramente mentre scuoteva la testa.

    “No” Buffy gli prese la mano, stringendola. “Non un rospo, ma un uomo. Qualcuno che è vero, profondo, e premuroso. So che chiunque possa fare l'amore così dolcemente con me non può essere così freddo come per assassinare la donna che amava, nessuna questione su quello che lei aveva fatto.”

    “Ero venuto su a dirti la verità. Per me per liberarmi di tutto, e ero così eccitato. Forse sono io quello che crede nei finali… felici pensando che tu fossi la risposta a tutti i miei sogni.”

    “Non posso essere tutto. Sono solo una ragazza.”

    Will la guardò con così tanta intensità che le fece contorcere lo stomaco. “No, sei l'unica. La donna speciale che entra solamente una volta nella vita.” sospirò. “Per favore dimmi la verità… tutto quello che hai letto, o scoperto.”

    Come poteva dirgli tutto? Su un bambino che non sapeva che fosse mai esistito? Nonostante l'apparente odio esterno per la prima moglie, Buffy sapeva che una parte di lui ancora amava profondamente Drusilla. Come poteva fargli male anche di più di quello che aveva già subito? Lei sospirò, stringendogli la mano come tentò di ordinare tutto quello che c'era nella sua mente. Non solo c'era la lotta per suo marito là ma c'era anche la possibilità della sua gravidanza.

    “Solo dicerie,” alla fine bisbigliò. “Forse la verità... dell'imbroglio. Non ho letto tutto il diario. Solo dei pezzi, come i soprannomi che ha dato ai suoi amanti. L'uso di droga, e come l'assorbiva veramente. Mi ha fatto star male per te… non posso capire come poteva fare quello a qualcuno che diceva di amare, suo marito. E’ pazzesco.”

    “Suo padre la viziò e le fece pensare che l'universo girava intorno a lei e ai suoi voleri. Perché avevi tirato fuori il diario stasera?”

    Buffy sorrise. “Perché stavo per dartelo, e confessarti quello che avevo fatto.”

    Will si inclinò per pigiare la fronte contro la sua. “E ti senti minacciata?”

    “Si. Lei ha ancora presa su te. Attraverso i ricordi che ti porta, dalla tua relazione con Xander e Cordelia.” esitò solamente per un secondo. “Perché rifiuti di liberarti delle sue cose. Ti sta tenendo così ermeticamente che qualche volta sento la sua presenza quando mi abbracci o quando facciamo sesso.”

    Mettendosi improvvisamente in piedi, Will andò a fissare fuori dalle porte a vetro scorrevoli con le mani sulle anche. Era adirato, ma per una volta, lei non aveva paura di lui. Non era pronta a indietreggiare per riavere la sua parte buona e farlo felice. Era da molto tempo che dovevano parlare di questo, e l'avrebbero fatto.

    “Sono così dispiaciuto.” Will si girò per guardare di nuovo a Buffy. “Non avrei mai dovuto coinvolgerti. Meriti di più che sentirti la seconda…,” rise aspramente, “o anche la terza.”

    “Tu e Xander avete dormito insieme?" disse lei improvvisamente prima che potesse cambiare idea. Will aveva avuto una relazione per tutto il tempo del loro matrimonio? La colpa che ombreggiava il suo viso le fece contorcere lo stomaco. Lui non rispose, ma lei insisté. “Quel bacio di prima era di più di uno da semplici amici.”

    “No, non veramente,” disse Will, incrociando le braccia come fissò la città. “Non abbiamo mai… scopato l'un con l'altro, ma quando ci sono tre persone, sei obbligato a… toccare. Vuoi i dettagli, luv?”

    “No” rispose Buffy. “Sei innamorato di lui?”

    “Sono innamorato di te.” ridacchiò. “Odio quel fatto adesso, ma l’ho fatto.”

    Buffy andò da lui avvolgendogli le braccio intorno al torace. Dopo un momento lui si rilassò e mise le mani sulle sue braccia. Le dita di lui le accarezzavano la pelle dolcemente. Lei gli baciò la spalla mentre unì tutto il coraggio per fare l'ultima domanda che doveva fare. Non che avrebbe fatto differenza. Già conosceva la risposta. Voleva solo sentirlo dire a parole. No, aveva bisogno di sentirlo dire così che potessero superarlo una volta per tutte.

    “William, hai ucciso te Drusilla o sai chi è stato?”

    Girandosi tra le sue braccia, se la tirò contro. Baciandole la fronte prima, poi le labbra per spostarsi sulla guancia finché non arrivò a morsicarle il lobo dell'orecchio. “Sì, Buffy.”

    Capitolo 28 – Decisive Moment (Momento Decisivo)

    Il suono dell'orologio nell'atrio fu forte nel luogo cavernoso e freddo che chiamavano casa. Era solo un momento della vita, ma Spike poteva sentirlo intorno a quei pochi secondi dopo che aveva confessato a Buffy. Aspettò, il suo corpo si tese per i giorni solitari e oscuri che erano la caratteristica della sua vita. Non c'era nessun modo che Buffy starebbe rimasta con lui. Non meritava la luce che aveva portato all'interno della sua anima. Dopo tutto era già condannato all'inferno. Gettato dalle mani insensibili dei suoi genitori e addestrato bene nelle regole dell'amore dal suo migliore amico e dalla sua prima moglie.

    Spike non meritava la speranza che Buffy gli aveva dato semplicemente essendo lì.

    L'orgoglio della sua depravazione lo sopraffece in qualche modo. Era una cosa sciocca, ma l'orgoglio era tutto quello che aveva lasciato. Alzò il mento mentre aspettava invano. Lei non fuggì. Non lo guardò come se fosse l'essere più basso che fosse mai esistito. Aspettò pazientemente invece. Non era sicuro se lei stesse sperando che fosse una bugia, o se pensasse che le stava facendo uno scherzo. Sembrava essere una resistenza degna del paradiso e inferno.

    “Lo so,” ripetè lui, drizzando le spalle in un tentativo di essere più degno della sua decisione.

    “Dimmi verità,” alla fine lei chiese, facendo un passo indietro. “Tutto.”

    “Quale parte? Le bugie e le falsità che hanno portato a quella notte? Vuoi sentire i dettagli? Che mentre io stavo lavorando al mio libro, lei era fuori a scopare con un altro uomo?” Spike girò la testa per fissare fuori la finestra. Prese un respiro profondo sperando che avrebbe nascosto il tremore dalla voce. Niente debolezza. Conduceva solo in un posto dove era molto vulnerabile. Nel suo caso, era il suo cuore, lo era sempre stato. “Vuoi forse sentire quando ho identificato il cadavere ancora caldo di quella che era una volta mia moglie.” Spostò lo sguardo per guardare negli occhi della sua presente moglie. “O forse come la stampa e la polizia mi stavano interrogando prima che potessi comprendere, molto meno accettare, quello che era accaduto? Cosa vuoi precisamente sentire, Buffy?”

    “Oh William.”

    La voce di Buffy era piena di pietà per un uomo che sapeva morto quando era ancora giovane e sognava una vita piena della famiglia e dell'amore. Fece si che lo stomaco di lui si contorcesse in repulsione. Non perché una parte di lui non lo voleva, ma perché non poteva succedere mai.

    “Mi dispiace che hai dovuto passare quello,” continuò lei. “Se potessi far andare via il dolore lo farei.”

    “No, non lo faresti. Se lo facessi, non staremmo avendo questa conversazione. Non mi avresti tradito.” Era più facile essere difensivo. Fingere che era lui ad essere nel giusto, invece di quello che si stava afferrando agli ultimi brandelli della sua anima.

    “Forse ti ho tradito.” cautamente si sedette in forno al letto con i piedi piegati sotto di se, mentre con le dita si strofinava assente la fronte. “Ci sono così tante cose che non capisco… suppongo che sono solo un idiota. Ti amo solo così tanto,” si morse il labbro inferiore prima di girarsi a guardarlo di nuovo.

    “Non penso che capisci che cosa sia l'amore,” rispose Spike, con le mani chiuse a pugno si colpì le anche. “Suppongo di aver avuto torto nello sposarmi una bambina che vuole fare le cose a suo modo.”

    “Smetti di inventarti scuse e cercare un'uscita da questo matrimonio. Se vuoi che finisca dillo.”

    Ancora, non poteva dirlo. Non voleva che finisse. Il suo cuore gli chiedeva di rimanere così rimase in piedi, guardando verso la donna che teneva il paradiso tra le mani come un'oasi nel deserto. Per un momento, considerò di fare l'amore con lei con la speranza che questo facesse sparire questa notte dalle loro vite. Dentro il suo caldo corpo, si poteva sentire come l'uomo che voleva essere.

    “Per favore, dimmi solo chi è stato.” Buffy lo stava fissando piena di innocente speranza. “Hai detto che lo sai. Dimmelo.”

    “Perché? Così puoi lasciarmi con giusta indignazione, indicandomi alla stampa così da rovinarmi?”

    “No. Non lo farei mai. Tutto quello che voglio è che non ci siano più secreti tra noi. Hai detto che lo sai. Dimmelo così possiamo trovare insieme un modo per superarlo.”

    Venne come una preghiera, all'inizio un bisbiglio ma dopo ogni parola fu sempre più forte. “La sera che Drusilla fu uccisa, noi cinque, io, Xander e Cordy, Giles e Jenny, eravamo tutti nel mio soggiorno, guardandoci a vicenda e chiedendosi chi di noi era stato. Giles alla fine prese il controllo.” Spike sorrise per il ricordo. Nonostante la tragedia, era un momento nella sua vita che si era veramente sentito come se gli appartenesse. “Ha fatto la sua routine da inglese soffocante. Camminando con la mano in tasca, pulendosi gli occhiali prima che alla fine dicesse qualcosa.”

    “Cosa disse?” lo incitò Buffy quando Spike esitò nell'imitare il suo amico e mentore. Non era paziente come lo erano stati loro quella notte. Dei bambini sperduti che cercavano una guida, o speravano, come Buffy faceva in quel momento.

    “Giles ha guardato tutti, e ci ha detto che era molto probabile che fosse stato uno di noi a farlo. Avevamo buone ragioni, specialmente io. Ci disse che non dovevamo mai confessare. Non l'un con l'altro, a nessuno, mai dirlo a voce alta. Se era il nostro peccato, allora la colpa ci avrebbe tenuto compagnia. Salvare i nostri sederi e proteggerci a vicenda, perché se uno di noi fosse andato a picco allora tutti gli altri in un modo o nell'altro l'avrebbe seguito. Non abbiamo mai detto i nostri sospetti o qualsiasi cosa che è probabile che sappiamo l'un dell'altro, ai poliziotti o alla stampa. E abbiamo mantenuto il segreto fino a questo giorno.”

    Buffy si alzò dal letto, e si avvicinò a lui con occhi fiammeggianti. “Cosa? Sai chi ha ucciso Drusilla? No, non lo sai! Non ne avete idea perché siete tutti idioti!” alzò le mani al cielo. “Avete mai pensato che il vostro voto di silenzio stia proteggendo qualcuno altro? Che forse nessuno di voi è il colpevole.”

    “E' stato uno di noi.”

    “Sei stato tu?”

    “Buffy… non me lo chiedere, per favore. Ho promesso che non avrei mai confessato se fossi stato io, o per implicare uno di loro.”

    “Sono stronzate.” Buffy si voltò, incrociò le braccia così che lui potesse vedere solo la sua schiena.

    Adirato e frustrato, Spike si afferrò i capelli. ” Non dovrebbe essere così,” si lamentò. “Perché? Perché? Perché questo evento è successo a me?” poi improvvisamente lei era là, avvolgendolo tra le sue braccia.

    “E' okay. Shhh, va tutto bene.”

    “No,” gridò Spike tentando di spingerla via. Aveva pensato per un momento che fosse Drusilla, con il suo modo di tubare confortare. Era stata una lezione dura, ma l'aveva imparata rapidamente. Era stata solo un'attrazione, così che lei potesse colpire con la velocità di una vipera, lasciandolo pieno del suo veleno. Ritornava sempre. “Non posso prenderlo… non posso farlo. Se ne è andata. Non lo capisci? Lascia perdere.” le mani gli si contraevano senza controllo. “Non credo ad una merda di quello che è successo. Lei è morta. Il mondo è migliore senza la cagna che cospira e senza tutti i suoi piagnucolii egoisti e maledetti.”

    Ancora lei non stava retrocedendo da lui. Non capiva perché ancora lo teneva. la curiosità e la sorpresa ampliarono leggermente le sue emozioni sovraccaricate. Inalò profondamente, teso aspettando la sua mossa, un gesto qualsiasi per mostrargli dove questa lotta avrebbe portato. Lui fu quello che per prima cedette quando lei si mosse. Credeva che era pronta per abbandonarlo, ma vide la sua mano fermarsi a metà strada verso la sua guancia. Il conforto sarebbe stato suo se lui l'avesse accettato. Lei aspettò finché lui non si rilassò, e poi gli accarezzò leggermente il viso, finché lui non la guardò.

    “Va bene. Non scaverò più a fondo, ma devi farmi una promessa.”

    “Cosa?” immediatamente si tese di nuovo aspettando l'ultimatum che sapeva gli stava dando. Buffy sorrise, gentile come pioggia in una mattina primaverile. L'amore le riempiva gli occhi. Dio, lui voleva credere in lei e nella forza dell'amore che condividevano. C'erano così tante cicatrici nel suo cuore che non era neanche sicuro di poterlo fare. Perché Buffy non era rimasta la dolce e innocente che aveva incontrato all'inizio? Perché non poteva essere solo felice di essere sul piedistallo dove lui l'aveva messa? Era così difficile respirare. “È cosa vuoi da me?”

    “Voglia te… tutto di te. Non solo le parti che mi vuoi dare. Non solo le parti che sono scappate in qualche modo illese dal tuo primo matrimonio. Voglio tutto; cuore, corpo e anima. Voglio sentirlo è non solo quando facciamo l'amore. Voglio sentire che lottiamo per il nostro sogno di vivere felici e contenti. Voglio che abbiamo un vero matrimonio… per sempre la nostra casa… e bambini… e…”

    Spike si girò per fissare fuori dalla finestra. Come poteva dirle che non poteva darle tutto quello che voleva? Il sogno di lei, no, il suo sogno di vivere per sempre felice non poteva accadere mai. Alzò le spalle, incapace di formulare le parole che avrebbero provocato altra infelicità.

    “Per favore parlami,” lo pregò Buffy, tirando per il braccio così da farlo voltare.

    La donna che amava stava seguendo favole che non esistevano. Vide la speranza nei suoi occhi. Sostituita dalla disperazione mentre i secondi passavano in silenzio. Il suo silenzio. Era un fatto inconfutabile. La vita non era giusta. Lei aveva familiarizzato con quella lezione per le perdite di cui aveva sofferto. Pensava che lui avrebbe realizzato i suoi sogni, ma non poteva farlo. Alla fine i suoi occhi si riempirono con le lacrime come il suo cuore si frantumò.

    “Non lo vuoi anche tu?" disse Buffy con voce rotta da un singhiozzo che sembrava provenire dal profondo. Suonò quasi spezzata. “Ti dissi che ti avrei dato quello che volevi. Perché? Perché non posso avere quello che voglio io?”

    Quando lui non rispose e non la guardò, lei si spinse contro il suo torace in uno sforzo di prendere d'assalto il suo cuore. Lui le afferrò il polso. Due volte lei aveva creduto nell'amore e due volte aveva avuto torto. Un giorno sarebbe stata come lui. Lui ingoiò di nuovo il resto della vergogna, e le diede quello che chiedeva insistentemente.

    “Buffy, non penso di poterti dare quello che vuoi.”

    “Perché no?” lei gli diede uno strattone, ma lui la tenne, non disposto a permetterle di andarsene. “Non puoi o non vuoi? Perché mi hai sposato? Perché, se veramente non vuoi un matrimonio… una famiglia?”

    “Ti vidi la prima mattina a colazione,” bisbigliò, tirandola nelle sue braccia. Per solamente un secondo, lei lottò contro lui prima di abbandonarsi e prendere il conforto che le offriva. Le accarezzò i lunghi capelli di seta. “Eri tutto quello che io non avevo più. Eri leggerezza, e purezza, e bellezza. Sono stato così egoista da portarti nel mio letto… nella mia casa, ma volevo toccare così tanto la tua luce. Sentire il calore del sole da quello che sembrava come secoli per la prima volta. Mi hai dato speranza. Ti amo. Il modo in cui ridi sciocca, il modo in cui mangi il gelato, il leggero russare nel mezzo della notte, e dio, amo i piccoli rumori che fai durante l'orgasmo. Ecco perché ti ho sposata.”

    Buffy inclinò la testa così da poterlo guardare. “Non vuoi una nostra casa, e una famiglia?”

    "Lo voglio,” lui chiuse gli occhi così da non poter vedere la delusione nei suoi occhi. “Luv, amerei avere dei bambini con te, ma… tentammo, Dru e io. Non rimase mai incinta. Neppure una scintillamento di un'opportunità in quasi un anno. Lei mi ha detto che prima di me era rimasta incinta così era a causa mia.”

    “E gli hai creduto? Dio Will, ti ha mentito in continuazione, perché per l'inferno gli hai creduto quella volta? In più, ti stava tradendo con quasi tutti quelli che conosceva, come potevi sapere che fosse il tuo bambino?”

    “Guarda, so che sono un maledetto idiota, non me lo devi dire. Ho solo cercato di crederle… sperando che un bambino l'avrebbe cambiata… rendendola più dolce. Forse l'avremmo fatto funzionare.”

    Adesso lui stava anche piangendo. Voleva scomparire, la lasciò andare, e scivolò sul pavimento, avvolgendosi le braccia intorno le gambe così da poter seppellire la testa tra le ginocchia. Tutto lo feriva. Era un'idiota. Lo sapeva, ma aveva sperato che in qualche posto lungo la strada quello potesse riscrivere il passato. Come una scena in uno dei suoi libri che non sono sembrava corretta. Solo cancellare un momento qui o là, aggiungere qualcos'altro così che il passato sarebbe stato più piacevole e Drusilla l'avrebbe amato come lui l'amava.

    “Will, lei aveva un problema.” Buffy si inginocchiò accanto a lui. “Niente di quello che avresti potuto fare, ne l'amore o un bambino, avrebbe potuto cambiarla finché lei non avrebbe voluto cambiare. Io sono qui. Non voglio o non ho bisogno di chiunque altro. Perché non mi permetti di amarti? Perché non vuoi lasciarla andare?”

    “Io voglio. Non posso. Sono io.” lui alla fine confessò l'eco di quello che aveva sempre saputo. “Ero sotto lei come sono sotto te.”

    “No, non lo sei.” lei se lo tirò tra le braccia, e lui le permise di cullarlo come una madre fa con un bambino. Lui poteva sentire la sua disperazione nel tremito delle sue mani e il battito accelerato del suo cuore sotto all’orecchio. “Troveremo un modo per superarlo. Ti amo. Voglio passare la mia vita con te e se possiamo avremo dei bambini.”

    Era troppo per sperarci, ma Spike non poteva impedirsi di sentire un pò di luce nella sua anima spezzata. Le mise una mano sullo stomaco. Era troppo meravigliosa come idea. Tutto quello che doveva fare era aver fiducia in Buffy e nelle sue parole d'amore immortale. Era così semplice.

    Non lo era?

    Capitolo 29 – Changing Courses (Cambiando Direzione)

    William era tra le braccia di lei con la testa sui suoi seni. In modo assente, Buffy giocava con i ricci che adornavano la sua testa mentre dormiva. Una parte di lei era ancora arrabbiata con suo marito che non stava lottando per la verità, ma il suo cuore le stava gridando che la sua relazione con Spike era più importante del passato. Eventualmente tutto sarebbe uscito. Niente poteva rimanere nascosto per sempre, specialmente non a Hollywood. Aveva bisogno di fare solo quello che poteva per tenere insieme il loro matrimonio.

    “Sei sveglia,” borbottò William strofinandole la pancia e inarcando le anche più vicino alla sua gamba.

    “Sì, sono sveglia da un pò.” Buffy sorrise nella semi-oscurità della stanza. Avevano avuto la previdenza di chiudere le tende nel momento in cui erano andati a letto. Altrimenti, l'alba li avrebbe tenuti svegli. La sua mano si mosse lungo la schiena di William. “Stai bene?”

    “Bene, pet, bene.”

    “Ho sentito Tara sulle scale, ma non volevo disturbarti.”

    William alzò la testa, inarcando un sopracciglio mentre ghigno lentamente. “Così, nessun sesso mattutino?”

    “No.” dopo tutto quello che avevano passato le ultime ventiquattro ore, non sembrava giusto che lui volesse sesso. Niente più chiacchiere o progetti, niente scuse per amici, solo ‘ritorniamo nella vecchia routine '. Si chiese se pensasse che sarebbe tutto sparito se loro non avessero più parlato di Drusilla. Scivolando dalle sue braccia, comprese che William la pensata definitivamente così. Cancellare era il suo modo di trattare con tutte le cose sgradevoli della sua vita. “Dormi quanto vuoi, andrò giù e passerò del tempo con Tara.”

    William accennò col capo, mettendosi sulla schiena e con le mani dietro la testa. “Ti amo.”

    “Ti amo anch'io” disse Buffy, e prendendo l'accappatoio dalla sedia. Sorrise. “Abituati, amico. Non andrò via.”

    “Grazie.”

    Si fissarono per qualche secondo prima che lo salutasse con la mano e si dirigesse verso le scale. La sua mente stava già facendo un elenco di cose che doveva fare. La priorità era scoprire se era incinta o no. In tal caso, avrebbe cambiato tutto nelle loro vite. Forse sarebbe stato il catalizzatore di cui Spike aveva bisogno per fare di lei e la famiglia una priorità. Almeno, sperava che lo sarebbe stato, da quando aveva promesso che non avrebbe più curiosato… e sperò di non pentirsene.

    Tara era seduta sul divano del soggiorno con i piedi sotto il sedere. Stava tenendo una tazza fumosa di qualcosa, molto probabile tè mentre leggeva il giornale. La sola presenza di Tara gli fece sembrare che quello che stava accadendo con suo marito e i suoi amici fosse solo un incubo orribile che non esisteva realmente. Un sogno surreale, che ricordi appena nelle prime ore di veglia.

    “Buon giorno,” disse Buffy, sedendosi sulla sedia vicina all'amica. “Dormito bene?”

    “Meglio di te,” Tara si girò così che adesso stava fissando Buffy. “Va tutto bene?”

    “Ci hai sentito discutere?” Buffy non ebbe bisogno di una risposta mentre si fissava le mani. Era imbarazzata da tutto quello che era accaduto davanti a Tara. Lo spettacolo di Xander che baciava suo marito, la discussione dopo, e anche lei sapeva che il matrimonio doveva essere una bella favole che diventa realtà. “Mi dispiace di averti trascinata nel mezzo della mia vita.”

    “Non è a quello che servono gli amici?”

    Il tono di Tara era gentile, e compassionevole, ma fece solo sentire Buffy più male.
    Era appena sposata. Questo doveva essere un periodo di felicità e passione senza fine. Invece, era un gioco del gatto che acchiappa il topo con il migliore amico di suo marito. Xander stava facendo tutto quello che poteva per allontanarla da William. Buffy quasi era tentata di fuggire prima che le cose diventassero più complicate. Sarebbe stato un sollievo essere fuori dalla ribalta e rinunciare a lottare per l'amore di suo marito, molta meno preoccupazione per il bambino che non era sicura di portare.

    “Sei stata la migliore amica che io abbia mai avuto,” disse onesta Buffy. Ridacchiò. “Non penso che mia madre si sarebbe potuta occupare di questa vita che sto vivendo. Impazzirebbe per i soldi che spendiamo, per le feste alle quali andiamo e tutto il resto." Buffy sventolò la mano nell'aria. “È un bene avere qualcuno con cui parlare.”

    “Ti dirò io grazie da quando sto presumendo che era un complimento.”

    “Chiaro che lo è.” Buffy giocò con l'orlo dell'accappatoio. “Deve fare un test di gravidanza.” abbassò la voce dopo uno sguardo. “È probabile che io sia incinta.”

    “Oh Buffy, è meraviglioso.” Guardando di nuovo la sua amica, Buffy fu animato nel vedere l'entusiasmo genuino di Tara. La fece rilassare abbastanza per lasciarsi riempire da un pò di gioia col pensiero di essere davvero incinta. Si mise la mano sulla pancia mentre il suo sorriso cresceva. Poteva star portando un bambino nato da un amore che non poteva essere negato. Nessuna questione su quante persone volevano separarli. Non c'era modo che William avrebbe permesso che qualcuno o qualcosa facesse del male al bambino. Di questo Buffy ne era certa.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Xander gemette. Tutto gli faceva male.

    “Qui.” la voce di Cordelia gli lacerò la testa come se gli tagliasse il cervello in piccoli pezzi con un coltello appuntito. “Xander.” Questa durata era un ordine, e si costrinse ad aprire gli occhi. Eri davanti a lui con un bicchiere che sicuramente conteneva del liquore e nell’altra mano una bella piccola pillola per il dolore che avrebbe reso più facile accettare il nuovo giorno.

    “Grazie baby.”

    Cordelia si sedette sull'orlo del letto. Era immacolatamente come sempre, perfetta e vestita con abiti di Anne Klein. Dopo tutti questi anni, ancora non era sicuro di come fosse capace a sembrare così bella anche se non era andata a letto fino alle quattro di mattina.

    “Rimani a casa oggi,” gli ordinò Cordelia riprendendo il bicchiere da cui lui aveva bevuto ogni goccia di vodka. “Sembri una merda e non possiamo permetterci delle chiacchiere su di noi.”

    “Sì, signora," Xander non voleva andare da nessuna parte, in ogni modo. Scivolò ulteriormente in giù sulle lenzuola di seta e inclinò la testa sulla mano che teneva sul cuscino. Stare a letto suonava come un'idea eccellente. La sera precedente non era andata come aveva voluto. Spike non stava lasciando quella piccola marmocchia che si era sposato. Xander non capiva il perché, ma non era pronto ad abbandonare ancora. Aveva solo bisogno di formulare un nuovo piano. Un giorno a letto gli avrebbe dato l'opportunità di farlo.

    Cordelia gli puntò un dito contro, scuotendo la testa in ammonimento. “Non chiamare Spike. Ti farà sembrare solo appiccicoso e incerto su quello che hai fatto. Lascialo in agitazione per un paio di giorni.” sorrise. “Ti chiamerà lui. Lo fa sempre.”

    Xander le afferrò la mano, baciandole il palmo per farle sapere quanto apprezzasse il suo consiglio. “Hai ragione.” sospirò, e poi aggiunse con un uggiolio. “Vorrei solo che una piccola cagna andasse via completamente. Gli amici che tifano per lei non aiutano.”

    “Cena con me stasera e inventeremo qualcosa.”

    Prima che Xander potesse rispondere, il cellulare di Cordelia suonò. Entrambi lo guardarono, e un sopracciglio perfetto si alzò mentre lei rispose. “Pronto?” indicò il telefono e mosse le labbra per dire, 'Buffy'.

    Xander si sedette, inclinandosi vicino a lei, sperando di sentire per caso alcune delle cose che stava dicendo Buffy.

    “Naturale,” disse Cordelia. “Aspetta solo un secondo.”

    Si mise in piedi e si diresse verso il cassettone dove era la sua agenda. Girando delle pagine, Cordelia mormorò alcuni parole di accordo e compassione. “Eccolo. Pronta, Buffy?”una piccola pausa e poi continuò. “Il suo nome è Willow Rosenberg e il suo numero è 555-2121. Alla persona che risponde devi dire che sei una mia amica e ti riceverà subito.”

    “Cosa per l'inferno era?” chiese Xander. Era seduto e impaziente di sentire perché Buffy voleva il nome del ginecologo di Cordelia. Una sensazione di nausea lo sommerse. “Oh mio dio, per favore non mi dire che è incinta.”

    “Lei dice che gli serve per prendere la pillola,” disse Cordelia, incrociando le braccia. Alzò le spalle. “Non so se sta dicendo la verità, ma non mi preoccupa. Chiamerò oggi sul tardi e chiederò a Harmony di dirmi tutto quello che sa.”

    “Chiamami appena sai qualcosa” disse Xander ributtandosi indietro sul cuscino.

    Se Buffy fosse riuscita a rimanere incinta, poi non ci sarebbe stato nessun modo per lui per separarli. A meno che, chiaramente, non avesse avuto un incidente. Forse precipitare in qui gradini ripidi nel loro attico.

    “Smetti di fare piani,” bisbigliò Cordelia inclinandosi per baciarlo sulla guancia. “Non lo sappiamo ancora. Potrebbe avere una malattia venerea o qualcosa del genere. Stasera prenderemo delle decisioni e penseremo a come riavere il nostro Spikey dal nostro lato.”

    Xander le strinse il seno come sentì il suo pene tendersi in anticipazione. Dio, amava sua moglie. Era una donna sorprendente ed era fortunato che lei l'avesse sposato. Un giorno, si assicurò, un giorno avrebbe diviso il letto con Cordelia e Spike. La sua vita sarebbe stata completa, e finalmente sarebbe stato felice. Sì, sarebbe accaduto. Era sicuro di quello finché Cordelia sarebbe rimasta al suo fianco.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~

    “Ci ha creduto?” chiese Tara.

    “Ne dubito,” disse Buffy, rivolgendosi all'amica. Erano sedute sul terrazzo dove erano nascoste da orecchie curiose. Anche se, Will era ancora a letto, non voleva rischiare che li sentisse per caso.
    “Probabilmente adesso sta pensando a tutti gli scenari. Lo devo dire a Will oggi, in un modo o nell'altro, perché se non lo faccio, sarà lei a farglielo sapere. Augurami buona fortuna nel avere un appuntamento.”

    Tara le strinse la mano mentre componeva il numero dell'ufficio della Dottoressa Rosenberg. Se non altro poteva essere fiduciosa che Cordelia le avresse dato il nome di qualcuno che era discreto con le informazioni. Cordelia non avrebbe scelto qualcuna se non fosse sicura che i dettagli più intimi rimanessero nascosti.

    “Ufficio della dottoressa Rosenberg. Sono Harmony, come posso aiutarla?”

    “Si, sono la signora Nagle. Vorrei al più presto possibile un appuntamento.”

    “Mi permetta di prendere la sua scheda. Rimanga in linea, per favore.”

    Buffy tentò di dire alla giovane che non avrebbe trovato la sua scheda negli archivi, ma Harmony era già andata. Sbatté le unghie sulla tavola mentre aspettò che la segretaria tornasse. In qualunque momento Will poteva uscire e allora glielo avrebbe dovuto dire prima di essere pronta.

    “Signora Nagle,” disse Harmony tornando in linea. “Si è passato qualche tempo da quando è venuta.” Buffy sentì la carta frusciare. “Come sta il bambino? Deve essere grande.”

    “Bambino? Non ho mai visto prima la dottoressa Rosenberg,” protestò Buffy, e poi si gelò come comprese cosa Harmony aveva fatto. Quella doveva essere la scheda di Drusilla. “Sono dispiaciuta - deve star parlando della prima moglie di mio marito. Io sono Buffy Nagle.”

    “Oh mio dio, mi dispiace tanto” disse Harmony. “Avrebbe dovuto dirlo prima che prendessi la scheda.”

    “Mi scusi,” disse Buffy, alzando gli occhi. Le voleva dire che non gli aveva dato l'opportunità, ma non voleva far arrabbiare Harmony finché non avesse avuto un appuntamento. “Cordelia Chase Harris mi ha suggerito di chiamarvi. Ho bisogno di vedere subito un dottore.”

    “Naturale. La dottoressa Rosenberg è piuttosto occupata, ma permettimi di vedere quello che posso fare per lei.” sentì dei rumori sul ricevitore. “Signora Nagle, c'è stato un annullamento questa mattina. Può essere qui in un ora?”

    “Si, sì, posso,” disse Buffy veloce prima che l'offerta potesse essere tolta. “Dove siete precisamente?”

    Scrisse le indicazioni prima di attaccare il telefono. Sollievo e preoccupazione stavano lottando per il dominare le sue emozioni. Si strofinò la fronte, e poi sospirò. In un paio di ore avrebbe saputo almeno di essere incinta o no. Pregò di esserlo, perché avrebbe sigillato il suo matrimonio con Will. Sarebbe stato estasiato nello scoprire che stava per diventare papà.

    Se non lo fosse, avrebbe dovuto dirgli della visita del dottore e la ragione perché ci era andata. Forse se non lo era, allora poteva parlarci per provarci. Forse poteva persuaderlo ad andare dal dottore stesso per provargli che era capace di dare vita ad un bambino anche se non era pronto per tentare. Scuotendo la testa, si mise in piedi. Una cosa alla volta, si disse. Non c’era nessuna ragione di progettare tutta la guerra quando aveva bisogno solo di superare questa battaglia.

    “Ho un appuntamento tra un'ora,” disse Buffy, guardando la sua amica. “Verrai con me?”

    “Si, certamente,” disse Tara, accennando col capo.

    Almeno non sarebbe dovuta andare da sola. Buffy rientrò in casa per dire a Will che doveva uscire. Sperò solo che non avesse fatto molte domande. ‘Niente più bugie ' era la promessa, e l'avrebbe mantenuta anche se non era totalmente disponibile con la verità. Una tecnica con cui non era molto comoda, ma era necessaria per farle capire come doveva procedere.

    Capitolo 30 – Truths (Le Verità)

    Buffy odiava gli ospedali.

    Quando era bambina, il suo compagno di giochi era morto mentre era ricoverato per influenza nel reparto pediatrico. La sua intensa antipatia si spostò sui dottori. La freddezza, l'approccio inumano per gli esami e la sensazione di esporsi davanti ad un estraneo aumentò quel sentimento. Quelle erano le profonde ragioni sul perché Buffy aveva portato Tara all'appuntamento con la dottoressa Rosenberg.

    Spostò da una parte l'orlo dell'accappatoio così che si potesse grattare il ginocchio. Era un sollievo che non doveva indossare un vestito di carta. Era solo uno dei segnali che il dottore voleva il conforto dei suoi pazienti. La stanza per gli esami non era nel tipico ambiente freddo e sterile. Un paio di cuscini erano sulla panca nell'angolo e c'erano cesti di vimini per i vestiti usati e per l'immondizia. Chiaramente, le cose non potevano rendere il posto amichevole nessuna questione su quanto lo rendevi elegante.

    Lasciando il ginocchio, Buffy giocò con la fine della stoffa piegata sul lettino. Sbatté ritmicamente le gambe sul metallo. Le sue azioni fecero ridere Tara. Buffy gettò uno sguardo alla sua amica e sorrise.

    “Ehi, qualsiasi cosa per mandare via il nervosismo,” disse Buffy. “Sono contenta che Harmony sia solo nella receptionist. Se fosse stata anche l'infermiera che prende tutte le generalità penso che sarei fuggita.”

    “Non ne avresti avuto l'opportunità,” concordò Tara alzando leggermente gli occhi. “Io ti avrei trascinata fuori da qui.” rabbrividì. “Mi stava spaventando con tutto il discorso sul fatto che sei la nuova signora Nagle e quanto mancava Drusilla.”

    “Se la dottoressa Rosenberg è come il suo aiuto d'ufficio, troverò qualcun altro.”

    L'unica cosa di cui aveva bisogno oggi era la risposta sul test di gravidanza. Dopo ciò, poteva trovare qualcuno altro come medico, e se non fosse poi aveva tutto il tempo necessario per trovare qualcuno che le piaceva.

    “Ciao,” disse una voce allegra dalla porta aperta. Un secondo dopo apparve una donna dai capelli rossi. Sorrise a Buffy, e salutò anche Tara. Buffy si rilassò un pò al comportamento amichevole della dottoressa. Tra le braccia il dottore portava una cartella che mise sul lettino. “Come ti senti oggi, Buffy?”

    “Sto bene, dottoressa Rosenberg.”

    “Per favore, chiamami Willow,” disse la dottoressa smuovendo una mano e con un ampio sorriso.

    “Va bene, Willow” disse Buffy, rilassandosi un pò di più sotto il caldo sguardo. Nonostante da dove era venuta la raccomandazione, sentiva che Willow era molto diversa dagli snob che facevano parte della sua clientela. “Questa è la mia amica, Tara.” aggiunse Buffy accennando col capo verso la sua amica.

    “Felice di incontrarti," disse Willow dando un altro sorriso a Tara. Non ci fu nessuna indicazione che non approvava il visitatore. Invece, Willow si inclinò contro il lettino la cartella per analizzare le informazioni prima di guardare di nuovo Buffy. “Così sei venuta a scoprire se sei incinta?”

    “Si, ha saltato il ciclo e quello è insolito per me.”

    “Hai fatto il test di gravidanza a casa?" Buffy scosse la testa. Non le era mai successo di comprarsene uno. Si sentì un idiota. “Io, no, non ci ha neppure pensato.”

    “Va bene,” disse la dottoressa Rosenberg. Accarezzò la mano di Buffy. “Non è molto accurato come una prova del sangue che è uno dei modi più efficaci per verificare una gravidanza.”

    Willow passò i minuti successivi con la routine dell'esame fisico; ascoltando il cuore e i polmoni di Buffy, un esame al seno e poi uno pelvico. Tara le tenne dal principio alla fine la mano per darle il suo appoggio, mentre Willow teneva una conversazione sulle notizie, il tempo, e i pettegolezzi a Hollywood. Buffy sapeva che il discorso era per aiutarla a trattare con l'imbarazzo e il nervosismo. Questo le fece apprezzare ancora di più la dottoressa.

    “Okay, siediti,” disse la dottoressa Rosenberg, togliendosi i guanti. Sorrise, con uno scintillio negli occhi mentre continuava, “Dal test di gravidanza posso dire senza dubbio che sei incinta, Buffy. Spero che questo sia un evento felice per te.”

    “Oh mio dio,” strillò Buffy, mettendosi immediatamente la mano sulla pancia. “Avrò un bambino.” Rimbalzò, allungandosi per abbracciare Tara. “Sarò una mamma.”

    “Congratulazioni,” disse Tara, stringendola.

    “È un bene vedere qualcuno così felice nel sapere di essere incinta,” disse la dottoressa Rosenberg, giungendo alla cartella per segnare delle note.

    “So che Drusilla non lo era,” disse Buffy, guardando in basso e unendo le mani. “Povero Will sarà così felice, o almeno spero che lo sarà.”

    La dottoressa Rosenberg le coprì le mani con una delle sue. “Non lasciare che il passato copra la tua felicità. Forse non era il tempo per loro di avere dei bambini, ed è la ragione per cui lui non voleva che Dru portasse la gravidanza a termine forse non era il loro momento per avere un bambino, e questa è la ragione per cui lui non voleva che dru portasse a termine la gravidanza


    “Cosa?” Esclamò Buffy il sopracciglio alzato per la confusione. “Stava per abortire?”

    “Oh cara, ho detto qualcosa che non avrei dovuto,” la dottoressa Rosenberg si mise in piedi con il viso preoccupato. “E' stato solo un mio sbaglio… pensavo che… bene per quello che hai detto, pensavo che fossi preoccupata che tuo marito non volesse questo bambino.”

    “No, no,” disse Buffy, girandosi per guardare il muro mentre le lacrime le riempirono gli occhi. Una vita innocente era andata; una vita di cui suo padre non sapeva l'esistenza. Se Will fosse stato il padre del bambino di Drusilla. “È una delle poche cose che non mi preoccupano. Vorrà questo bambino,” disse Buffy con abbastanza determinazione per convincere anche se stessa.

    La dottoressa Rosenberg la guardò confusa per un momento, e poi alla fine disse, “Bene. Sono contenta di sentirlo. Ti renderà le cose molto più facili avere il suo completo appoggio durante la gravidanza.”

    “Drusilla aveva torto,” Buffy afferrò la mano di Willow. “Non so tutto, ma so che Will non sapeva che il bambino esisteva. Non potrebbe mai…,” Buffy si asciugò il viso con il retro della mano. “Non capisco come, intendo come si può distruggere una vita così? Un bambino che suo marito voleva, non importa quello che lei diceva.”

    “Non essere sconvolta,” disse Willow, stringendole la mano. “Non è bene per te. Dirò all'infermiera di darti degli opuscoli sulla prima gravidanza e ti segnerò delle vitamine prenatali. Se vuoi trovare qualcuno altro visto le circostanze capisco, ma amerei averti come paziente.”

    “Grazie per il tuo aiuto,” disse Buffy, scivolando dal lettino. “E ritornerò. Sei stata veramente gentile e comprensiva, specialmente avendo portata un' amica con me.”

    “Non sei l'unica paziente a cui non piace stare da sola e che vuole un appoggio morale,” disse Willow, aprendo la porta. “È qualcosa che te e la prima signora Nagle avete in comune.”

    Buffy rimase in piedi sbalordita, incapace di muoversi mentre si rese conto di cosa significava l'ultimo commento di Willow. C'erano solo due donne di cui Drusilla avrebbe avuto abbastanza fiducia da portarle dalla dottoressa. Jenny o Cordelia. E avrebbe scommesso tutto quello che lei aveva che era Cordelia.

    “Non lo fare, Buffy,” disse Tara, con un tocco di ammonimento nella voce. “Hai promesso a Will che non avresti scavato più affondo. Lascia stare. Sii felice di essere incinta, e questo renderà Will felice. Drusilla se ne è andata.”

    “Lo so,” disse Buffy, sospirando come giunse ai vestiti.

    E lo sapeva, ma una parte di lei non voleva permettergli di andare. Era adirata per suo marito anche se lui non aveva nessun indizio su cosa stava succedendo. Non era giusto che non gli fosse concesso la scelta sul bambino. Forse Drusilla sapeva che non era il bambino di Will, ed ecco perché stava progettando un aborto. O forse non le importava di chi fosse il padre, solo non voleva essere una madre. Con la mano si coprì di nuovo lo stomaco mentre si chiedeva come poteva qualcuno non voler un bambino con l'uomo che amava.

    Buffy promise a se stessa e al suo bambino che avrebbe fatto quello che era meglio per loro e Will. Nessuno o nient'altro si sarebbe messo tra loro. Sorrise a Tara.

    “Ha ragione e intendo mantenere la promessa. Per questo bambino andrà tutto bene. Il passato è finito e Will e io abbiamo insieme un futuro promettente con il nostro bambino. Non posso aspettare per dargli la notizia.”

    Spingendo tutte le domande e i dubbi da parte, Buffy permise ad una bolla di felicità di sommergerla. Pensò di quando avrebbe tenuto il bambino, la gioia di Spike e la felicità quando avrebbe preso il loro bambino per la prima volta, e si permise anche di pensare a come avrebbero decorato la stanza per il bambino e che tema usare. Sorrise a niente in particolare durante il viaggio verso casa.

    Improvvisamente il telefono suonò, spaventandole, frugò rapidamente nella borsa per trovarlo. Buffy gemette quando vide che era Cordelia, ma gli rispose con un ciao tranquillo.

    “Come è andata la visita dal dottore?” chiese Cordelia con voce interessata che rendeva Buffy molto diffidente.

    “Tutto bene,” disse Buffy, con più entusiasmo che poteva trovare per l'altra donna. “Grazie per la raccomandazione. La dottoressa Rosenberg è meravigliosa.”

    “Guarda, so che sei in viaggio, ma mi stavo chiedendo se potessi venire a casa mia prima. Spike ha lasciato la sua giacca qui l'altro giorno e pensavo che avresti gradito portargliela.”

    “Ho fretta. Può aspettare?”

    “No, veramente penso che dovresti venire adesso,” disse Cordelia. “O potrei chiamare e parlare con Spike.”

    “Per la giacca?”

    “Non fare l'ottusa, Buffy,” disse Cordelia con tono esasperato. “Tu ed io abbiamo bisogno di parlare su alcune cose. Possiamo risolvere tutto o Spike potrebbe scoprire delle cose che tu non vorresti.”

    “Will e io non abbiamo secreti,” disse Buffy, tentando di bluffare così non avrebbe dovuto affrontare Cordelia prima di far sapere a Will della gravidanza. Nonostante la certezza o la speranza che Cordy non sapesse niente che poteva mettere la relazione tra lei e Will in pericolo, lo stomaco di Buffy si contorse. Non voleva correre il rischio di perderlo quando finalmente tutto era a portata di mano.

    “Stronzate. Porta qui il tuo culo o mi assicurerò di far finire il tuo matrimonio. A chi maledettamente crederà il tuo prezioso Will? A te o a me?”

    Buffy chiuse gli occhi mentre Cordelia attaccava. Poteva bluffare, poteva pregare e contrattare, ma non era sicura che Will l'avrebbe scelta sugli altri. Il suo sentimento di gioia fu sostituito da un senso di nausea e le lacrime le punsero gli occhi. Spiegò rapidamente a Tara quello che comportava la conversazione, e poi le chiese di portarla a casa degli Harris.

    “Non ascoltare quella cagna. Sai che ti sceglierebbe,” disse Tara, entrando in un parcheggio così da potersi voltare. “Non dubitare del suo amore per te, e la forza della verità è al tuo fianco.”

    Se solo ci avesse potuto credere.

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    Capitolo 31 – Standing Ground (Stare con i piedi per terra)

    Cordelia fece entrare Buffy in casa. Questa stanza era ovvio che fosse dove si sentivano abbastanza comodi per togliersi le maschere pubbliche. Un intera parete era dedicata agli elettronici costosi nei modelli più nuovi. Un bar occupava un’altra parete e nel mezzo del pavimento c'erano i grandi mobili con cuscini spessi dove una persona poteva affondare in un pisolino o passare ore a guardare l'enorme televisione.

    Buffy le evitò prima di appollaiarsi su uno sgabello. Non voleva essere in svantaggio mettendosi troppo comoda. Cordelia non disse niente sulla sua scelta, ma invece si diresse dietro al bar.

    “Vuoi un drink?” chiese prendendo una caraffa riempita con un liquido chiaro. “Oh, va bene.” sbatte una mano sul ripiano. “Sei incinta così suppongo non vuoi dell'alcool.”

    “Hai del succo o qualcosa di simile?” Buffy le diede un ampio sorriso anche se non aveva nessun indizio su quello che Cordy stava cercando di fare. “Hai ragione; voglio prendermi cura del bambino di William in ogni modo possibile.”

    Cordelia non disse niente, ma il suo viso mostrò il suo dispiacere tirando le labbra e restringendo gli occhi. L'ira mostrò ogni ruga dei trent'anni di Cordy. Le rughe di solito nascoste dal trucco per migliorare la bellezza della brunetta e nascondere la sua età. Buffy quasi si sentì dispiaciuta per la paura di Cordelia di perdere il suo status sia nell'occhio pubblico e sia con l'uniche persone che considerava una famiglia.

    La probabile simpatia che provava sparì mentre Cordelia visualizzò la sua rabbia aprendo di scatto il frigorifero per tirare fuori un cartone di succo d’arancia. Lo sbatté poi sul bancone e prese un bicchiere che ricevette lo stesso trattamento prima di essere riempito. Il succo schizzò fuori mentre il bicchiere veniva spinto attraverso il bancone verso Buffy.

    “Grazie,” disse Buffy, afferrando il bicchiere per prenderne un sorso. “Così, la giacca?”

    “Non prendermi in giro.” Cordelia chiuse con forza lo sportello del frigorifero facendo sbattere quello che conteneva. La tensione riempì il piccolo spazio tra le due donne mentre Cordy fulminava Buffy con lo sguardo. Sventolò una mano nell'aria. “Questo non ha niente a che fare con la maledetta giacca.”

    “Va bene, allora parliamo,” disse Buffy, con un'alzata di spalle. Non si sarebbe fatta intimidire. Il bambino che portava necessitava che fosse più forte di quanto lo era mai stata in vita sua. “Perché non dici solo quello che senti di dover dire?”

    Naturalmente Cordelia doveva tentare di riprendere il controllo della situazione. Dopo tutto, era lei che l'aveva chiamata per questo incontro. Buffy la guardò prendere il suo drink, e camminare lentamente fino ad una sedia. Ogni movimento che la brunetta faceva era intenzionale e da predatore.

    Per un breve momento, Buffy si chiese come sarebbe stato guardare Drusilla e Cordelia interagire, se avessero gareggiato continuamente per avere più attenzione o se si muovevano in sincronia. Nessuno si poteva chiedere perchè Xander le aveva volute entrambe. Due prostitute insipide al prezzo di una. Un breve sorriso attraversò il viso di Buffy, ma come rapidamente era apparso, si morse il labbro per nasconderlo.

    “Va bene, Buffy” cominciò Cordelia ma poi fece una pausa. Prese un sorso dal drink studiando Buffy dalla testa ai piedi. “Adesso so che sei incinta e che pensi che William sarà felice per la sua paternità imminente. Comunque non vuole. Diventare genitore è l'ultima cosa che vuole adesso.”

    “E io penso che hai torto.” per favore, per favore fa che si sbagli, Buffy pregò. Tentò duramente di tenere tutte le emozione fuori dalla sua espressione. Se poteva, non avrebbe mostrato la debolezza al cobra che aspettava di colpire. “Will mi ha detto che vuole dei bambini.”

    “Ti ha mentito.” con movimenti precisi, Cordelia mise il suo bicchiere sul ripiano. “Spike ha vissuto sempre per se stesso, per divertirsi e un bambino interferirebbe solamente con quel desiderio.”

    “No, non è quello che vuole,” disse Buffy. “Tu e Xander state tentando di convincerlo che è quello che vuole. Una volta che saprà di questo bambino, ne sarà estasiato.” si coprì lo stomaco possessivamente con una mano. “Non ci sarà una stanza per voi due nella sua vita. No, se non sarete d'appoggio per la nostra nuova vita.”

    Cordelia rise, gettando la testa indietro. La crudeltà riecheggiava in ogni nota per la stanza. Buffy drizzò le spalle, alzando il suo mento, ma non poté fermare le lacrime che gli bagnarono il viso. Comprese che essere andata là era stato un errore. Tutto il suo infuriarsi per la verità e per proteggere la famiglia, ma era solo una bambina che giocava a fare l'adulta. Voleva correre da suo marito. Implorarlo di rendere tutto migliore e eliminare i bambini cattivi dal terreno di gioco.

    Omettendo che era con una donna che era la peggiore di chiunque altra Buffy avesse mai incontrato prima. Una donna intenzionata a fare del male a lei e al suo bambino se avesse potuto farla franca. Buffy non aveva altra scelta ma si mise in piedi e cercò di trovare un modo per uscire da lì senza nessun danno.

    “Per favore,” disse Cordelia, coprendosi la bocca con la mano. “Ci credi veramente? Spike rimarrà per sempre con una frignante donna e il suo marmocchio? Io penso di no. Specialmente dopo che avrà girato questo film e diverrà la più calda proprietà di Hollywood. Con il suo aspetto può già ottenere qualunque donna che vuole, ma dopo dovrà fuggire da loro. Perché dovrebbe rimanere con una come te?”

    “Perchè io l'amo,” dichiarò Buffy. “Non mi importa se è povero o ricco, famoso o solo il ragazzo della porta accanto. Io credo in lui, nella sua anima, nel suo cuore e rimarrò per sempre, non solo per il bel periodo.”

    “Non capisci niente sulla vita,” ghignò Cordelia. “Spike si sentiva colpevole così è andato a trovare una brava ragazza che non avrebbe fatto molte domande. E farà come ti ho detto. Si stancherà abbastanza presto di te. Ci sono troppe cose buone davanti a lui... con noi per sprecare il resto della sua vita con te.”

    Ecco la svolta per Buffy di ridere. “Tu non sai tutto di me, no? È veramente divertente, ma io so più di te, di tuo marito, e Drusilla di quello che sa Will.”

    “Come cosa?”

    Buffy rise sciocca. Avrebbe potuto giurare di aver visto Cordelia contorcersi. “Come molte cose.”

    “Non sai una sega.” Cordelia prese il drink e lo finì prima di alzarsi per dirigersi al bancone. “Non c'è niente di quello che potresti sapere che potrebbe fare qualcosa con la nostra relazione con Spike. Abbiamo recitato bene abbastanza a lungo. Xander è misero a causa tua. Cosa che io non tollererò.” Mise le mani sul bancone per inclinarsi più vicino a Buffy. “Pensi di poter difendere il tuo matrimonio e il marmocchio che aspetti, ma io so che Xander verrà sempre prima con Spike. Sono stati insieme da prima che tu venissi al mondo, piccola. Sei solo uno svago per Spike. Non durerà.”

    “Tutto quello che vuoi è gettare minacce a vuoto.” Buffy si diresse fuori dalla stanza. “Non ho tempo per questo, perché mio marito e io festeggeremo.” aprì la porta, girandosi a guardare Cordelia negli occhi. “E so alcune cose che potrebbero far cambiare l'opinione di Will sul fatto che tu abbia agito nel suo interesse.” alzò una mano. “Come che sapevi che Drusilla era incinta e stava progettando un aborto poco prima che morisse.”

    “Sì, Drusilla sapeva quello che tu ti rifiuti di vedere,” disse Cordelia, inclinandosi in avanti con il gomito sul ginocchio. “Quello che so anch'io. È una verità che non accetterai. Spike non vorrà questo bambino. Sarà un cappio intorno al suo collo mentre tu lo consideri un modo per tenerti il tuo uomo. Cresci, termina questa gravidanza o te ne pentirai.”

    “Non ti credo,” disse Buffy, strofinandosi le mani lungo le braccia per tentare di mandare via il freddo che si insinua nel suo corpo. Avrebbe voluto essere dovunque tranne che nella casa degli Harris. “So che questo bambino sarà amato da Will. Sarà l'inizio di una nuova vita per noi. Una vita di felicità e speranza. Una vita che non includerà tutte le cose che stanno portando Will in profondità.”

    “Bene, continua con la tua piccola fantasia, ma quando Spike si sentirà in trappola, non correre da me.”

    “Credimi,” disse Buffy. “Non verrò mai da te per niente.”

    Buffy non aspettò una replica o anche un'espressione da Cordelia. Era andata più lontana di quanto immaginava. Non aveva dubbi su chi Will avrebbe scelto alla fine. Un giorno in un futuro non così lontano, Xander e Cordelia sarebbero stati solo un ricordo per la sua famiglia. Si affrettò nell'atrio della grande casa dove Tara la stava aspettando.

    “Usciamo da qui,” disse Buffy, facendo una smorfia. “Avrei dovuto ascoltarti e non sarei dovuta venire qui.”

    “Va tutto bene?”

    Buffy non rispose finché non furono entrambe nella macchina in movimento verso la strada. “Lo sono adesso che sono fuori da quella tana di serpente. Cordelia è una cagna. Mi sta minacciando di togliermi Will. E dicendo che non vorrà il bambino.”

    “Non le credi, vero?”

    “No, o almeno sto tentando di autoconvincermi che non lo faccio.” Buffy rabbrividì. “Lei ha detto che Xander è l'unico che William ama veramente e eventualmente finirà con lui.”

    “E per te? Voglio dire se Will ama Xander,” disse Tara, entrando nella strada principale che conduceva al Santuario. “Non gli permetterai di lasciarti senza far nulla?”

    “Non lo so,” rispose Buffy fissando fuori dal finestrino. “Con loro, suppongo. Non ci sono molti principi morali in quella folla.”

    Entrambe rimasero in silenzio finché non si fermarono. “Vorrei che non dovresti ritornare a Sunnydale,” disse Buffy, aprendo la portiera della macchina. “È stato grande averti qui. Mi sarei sentita molto sola.”

    “Lo so.” Tara tirò Buffy in un abbraccio. “Mi sono sentita necessaria per la prima volta. Ci terremo in contatto, ma se stai iniziando una nuova vita, io sarò solo la vecchia amica cameriera.”

    “Mai,” Buffy, e aggiunse con un sorriso. “Non se Doyle ha da dire qualcosa su questo.”

    Tara arrossì. “Dovremo vedere se mi chiama di nuovo. C'è molta distanza tra LA e casa.”

    “Non veramente.” Buffy abbracciò di nuovo Tara, prima di saltare velocemente fuori. Salutò un ultima volta Tara sventolando la mano. Era ora di dire a William le buone notizie mentre quasi saltellava attraverso l'atrio verso l'ascensore.

    Capitolo 32 – Finding Home (Trovando Casa)

    Non poteva essere vero. Non c'era modo che Cordelia gli nascondesse un segreto. Erano partner in tutto. Sapeva come si sentiva, così perché gli aveva mentito? Buffy e Cordelia parlavano di un bambino come se fosse vero. Come se Drusilla fosse incinta di Spike o del suo bambino. Qualcosa che i due uomini volevano, una famiglia.

    La chiusura della porta lo portò fuori dal suo nascondiglio in bagno verso la sala. Aveva bisogno di sapere, bisogno che Cordelia alleviasse il suo dolore. Scuotendosi, Xander si diresse in qualche modo verso sua moglie. Lei stava inclinata sul bancone con la testa inarcata. Non l'aveva visto.

    “Cordy?”

    “Cosa Xander?”

    Esasperata, Cordy si mise diritta. Incontrò i suoi occhi con una freddezza che mandò dei brividi per la sua spina dorsale. Sua moglie non era felice. Non voleva parlare. Lui conosceva tutti i segnali, ma aveva bisogno di sapere la verità. Si sentiva come se stesse per rimettere.

    “È, no, Drusilla era incinta? Lo sapevi?”

    Cordelia gli rispose con una risata caustica. “Che differenza fa adesso? E' morta. È morta.”

    “Oh dio, è vero allora?”

    “Smetti di piagnucolare. Pensi veramente che fosse tuo il bambino? Dru non sapeva chi era il padre e non gliene poteva fregare di meno di questo marmocchio.”

    “Sarebbe potuto essere il mio bambino o… o di Spike. Il bambino sarebbe stato voluto. Saremo stati una famiglia.”

    Alzando gli occhi, Cordelia si avvicino a lui. “Voi tre? Oh, scusami, voi quattro. Una piccola suburbana famiglia... due papà e una mamma. Mi fai venire la nausea perché nessuno di voi l'avrebbe potuto gestire. Drusilla odiava di più il pensiero di essere incinta che di dover partorire. Perché per l'inferno ti ho sposato? Se puoi tornare da Spike, se volevi… perchè non ci provi?”

    Un’ira cieca travolse Xander che diede un forte schiaffo a sua moglie. Lei sbatte contro il bancone, la sua testa si piegò in avanti così che una nube pesante di capelli le coprì il viso. Lui l'afferrò tirandosela verso di se. Lei gridò di paura, ma lui la ignorò mentre la spingeva sul pavimento.

    Tutti i suoi sogni erano persi.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~

    La porta dello studio era chiusa.

    Un silenzio le segnalava che Will aveva bisogno di privacy. Buffy pigiò l'orecchio contro la porta, sperando che in qualche modo suo marito sapesse che era là e che l'avrebbe fatta entrare. Poteva sentirlo parlare con qualcuno. C'era solo il suono della sua voce quindi doveva essere al telefono.

    Buffy sospirò frustrata.

    Perché non poteva essere disponibile? Voleva dividere la più grande cosa che stava accadendo al loro matrimonio, ma ancora una volta, non era disponibile. Incrociando le braccia, si diresse verso il terrazzo. Forse l'aria fresca l’avrebbe aiutata a essere paziente. Will non poteva impedirsi di essere occupato, si disse. Era in una grande produzione per portare il suo libro al grande schermo. C'erano molti dettagli da sistemare, decisioni da prendere e Will voleva essere coinvolto il più possibile.

    Era tutto per il loro futuro. Almeno Will aveva l'ambizione, volendo di più per entrambi, che avrebbe portato a dare di più al loro bambino. Sorridendo, Buffy si mise la mano sulla pancia. Una piccola vita stava crescendo dentro al suo corpo. Sperava solo che questo sarebbe stato il modo per dare una svolta alla loro vite.

    Non altre questioni, ma il loro bambino e finalmente sarebbe stata una priorità per suo marito. Dannazione a lui e al suo contratto. Non avrebbe mai più dovuto temere di perdere suo marito. Lei si inclinò contro il balcone, guardando le macchine passare da sotto, permettendosi di sognare ad una casa in un bel quartiere. Dove suo figlio avrebbe potuto giocare sicuro in un grande recinto.

    Un giorno ci sarebbero stati forse altri bambini. Buffy permise ai suoi sogni ad occhi aperti di scaldare i segreti che teneva nascosti nel cuore. Il bisogno di amore e famiglia la conducevano dove sperava che il futuro li portasse. Le minacce di Cordelia si affievolirono in un luogo nuvoloso nella sua mente.

    “Ciao piccola,” la calda voce di Will penetrò tra le sue fantasticherie mentre le sue braccia avvolsero la sua vita da dietro. “Da quanto sei tornata a casa?”

    “Non da tanto,” disse Buffy, totalmente felice che la stesse abbracciando. Si inclinò contro lui, accarezzandogli le braccia. “Va tutto bene con il film?”

    “Si, stanno lavorando per trovare il cast e iniziare la pianificazione provvisoria per le riprese.” Will la baciò sul collo. “Tutto va bene. Hai fatto tutte le tue commissioni?”

    Buffy si girò tra le sue braccia, sorridendogli. “Si, vuoi sapere cosa ho fatto?”

    “Forse dovresti cominciare su quanto mi è costato?”

    “Um, tanto o poco, se vuoi,” Buffy lo stuzzicò, incapace di resistere gli baciò l'angolo della bocca. Lui non si voltò al suo invito. Tenendosela più vicina, prese possesso della sua bocca. Lei mise le dita nei suoi capelli per tirarselo più vicino. Le loro lingue si incontrarono, si ritirarono e ballarono in modo familiare che di solito portava alla camera da letto o alla superficie più vicina, ma questa volta lei si tirò indietro. Non voleva aspettare per dirglielo. “C'è qualcosa che devo dirti.”

    “Parlare? Adesso?” Will ringhiò in un modo allegro. “Mi sei mancata oggi e voglio mostrarti quanto ti amo.” lui le prese a coppa il sedere per tirarsela più vicino.

    “Sì, sì, ho ricevuto il messaggio,” disse Buffy, con un riso sciocco. “Permettimi di bisbigliarti qualcosa nel tuo orecchio e poi sarò tutta tua.”

    “Promesso?”

    “Spike!” la voce di Xander lì raggiunse. “Spike, dove sei?”

    “Grande,” mormorò Buffy allontanandosi dalle braccia di Will. “Vai a vedere cosa vuole e liberatene.”

    “Buffy?” Will la guardò sorpreso.

    ” Ho bisogno di parlare con te… adesso” disse Buffy mettendosi le mani sulle anche. “Liberati di lui o glielo dirò io.”

    “Dannazione, amico, dove cazzo sei?”

    “Siamo sul terrazzo,” disse Will prima di inclinarsi per baciare la guancia di Buffy. “Mi libererò di lui il prima possibile.” Buffy alzò gli occhi.

    “Lo prometto, pet.”

    Buffy ansimò quando Xander uscì sul terrazzo. C'erano dei graffi sulla sua guancia, ma erano i suoi occhi che la resero attenta. Erano selvaggi, non erano focalizzati su qualcosa mentre guardava lei e poi Will prima di guardare giù verso il cemento sotto ai suoi piedi. Il suo corpo tremava mentre teneva le mani strette a pugno lungo i fianchi. Non era l'Alexander Harris di sempre.

    Xander alzò la testa per fissare Will. Le lacrime scorrevano sul suo viso mentre allungò la mano verso il suo amico. C'era qualcosa di orrendamente sbagliato e per la prima volta Buffy sentì qualcosa di simile alla compassione per Xander.

    “Cosa c'è che non va?” chiese Will correndo al fianco di Xander.

    “Lei mi ha mentito,” disse Xander, schivando l'approccio di Will e avvicinandosi di più a Buffy. La indicò con un dito. “Se non fosse per te, non sarebbe mai accaduto questo. Ti avevo detto di andartene, ma te non l'hai fatto.”

    Lui dominò su Buffy che arretrò per la paura. Cozzò contro il muro del terrazzo dietro a se, afferrando l'orlo per tenersi. “Xander, non so cosa è successo, ma forse c'è qualcosa che possiamo fare per aiutarti,” disse Buffy con una voce calma e bassa. L'allarme le suonava in tutte le parti del corpo nonostante la comprensione che sentiva per l'uomo.

    “Non c'è niente che puoi fare per aiutarmi, adesso,” ringhiò Xander. “Non hai capito? Sei in maledetto ritardo.”

    “Xander, pet,” disse Will, tirando Xander per il braccio per allontanarlo da Buffy. “Vieni; parliamo… solo te ed io. Sistemeremo tutto.”

    “No,” Xander spinse via Will prima di girarsi per dare un calcio ad una sedia. “Non si può riparare. La tua cagna ha rovinato tutto.”

    Buffy si mosse finché non si mise dietro a Will. Era più sicuro là, con suo marito tra lei e Xander. Si mise abbastanza di lato così che potesse ancora guardare Xander.

    “Non lo fare,” disse Will, con un leggero sorriso soffocato. “Come avrebbe potuto Buffy fare qualcosa?”

    “Lei lo sapeva e ci ha mentito,” disse Xander, soffocando un singhiozzo. “È andato e ormai non ne avremo più un'opportunità.”

    Un sentimento freddo si blocco nel suo stomaco. In qualche modo Xander aveva scoperto qualcosa che lei non aveva detto a Will. Stava per mandare a monte tutto, quando la felicità finalmente era così vicina. Non era giusto; lei voleva gridare ad entrambi. Non poteva perdere. Non di nuovo.

    “Cosa?” Chiese Will.

    “Xander,” disse cauta Buffy. “Parliamo.”

    “Puoi andare all'inferno,” gridò Xander tentando di raggiungerla. “Sapevo che avresti provocato problemi dal primo giorno che ti ha portata casa. Tutta così dolce e innocente e non sei altro che una bugiarda, cospiratrice che non poteva fermarsi finché non hai distrutto tutto.”

    “Smetti, Xander” disse Will. “Non c'è modo che Buffy potrebbe fare qualcosa del genere.”

    “Oh per favore, ha scavato nel nostro passato. Ha mentito a te e a me su tutto.”

    “Lo so,” disse Will. “Abbiamo parlato la notte scorsa. Mi ha confessato tutto e mi ha promesso di lasciare le cose così come sono. Io l'ho perdonata.”

    “Ti ha confessato... tutto?” Xander lo prese in giro. Fissò Buffy. “Così, ti ha parlato del bambino?”

    Will gelò mentre Buffy si coprì la bocca con la mano. Poteva percepire il suo viso perdere il colore. Tremò mentre cento scenari le attraversarono la mente per spiegare come Xander avesse scoperto la gravidanza prima di Will. Nessuno di loro uscì troppo bene. Il futuro stava andando in pezzi.

    “Che bambino?” Will alzò le sopracciglia e si girò per guardare Buffy con un'espressione confusa. “Buffy, cosa?”

    “Will parliamo, stavo tentando di dirti del bambino tuo e di…”

    “Drusilla,” disse Xander al debole tentativo di Buffy di dare un chiarimento. “Drusilla era incinta quando è morta. Tua moglie lo sapeva. Lei te l'ha confessato, vero?”

    “Oh mio dio,” mormorò Will. “Come l'hai scoperto? Ne sei sicura?”

    Buffy esitò, tentando di venire alle prese con la verità che Xander aveva appena rivelato.

    “Per l'inferno maledetto, dimmi come?” Will scosse Buffy dalle spalle.

    “E' stato per incidente,” urlò Buffy tenendosi alla vita di Will. “Stavo solo tentando di scoprire la verità su chi l'ha assassinata e qualcuno mi ha detto che l'hanno scoperto durante l'autopsia. Mi dispiace se non te l'ho detto, ma…”

    “Ma cosa… mi hai mentito di nuovo. C'è qualche altra cosa che non mi ha detto?”

    “Per favore Will,” lo implorò Buffy. “Dammi l'opportunità di spiegare. Avevi promesso che avremmo parlato.”

    Xander avrebbe distorto la verità per fare sembrare Buffy quella cattiva. Doveva parlare con suo marito prima. Dirgli tutto, incluso del loro bambino. Xander doveva saperlo visto che l'unico modo in cui aveva potuto scoprire la gravidanza di Drusilla era attraverso Cordelia. Tutto si stava districando.

    “Perché? Così mi potrai mentire ancora?”

    “No, no, te l'ho prometto,” disse Buffy, tentando di tenere l'attenzione di Will su di se, ma lui stava guardando Xander che ora piangeva apertamente. “Will, per favore.”

    “Lasciaci soli,” chiese Xander tentando di spingere via Buffy ma Will le era davanti. “Tutto è perso… ed è per colpa tua.”

    “Zitto,” disse Buffy. “Perché non te ne vai a casa da tua moglie e ci lascia soli?”

    “Non possono,” disse Xander, indietreggiando. “Sapeva del bambino.”

    “Cosa? Cordy sapeva che Dru era incinta. Perché non c'è l'ha detto?” Will fece correre le mani attraverso i capelli, arruffandoseli. “Non capisco. Perchè?”

    “Perchè Dru non sapeva di chi fosse il bambino,” disse Buffy. “Stava per liberarsi di lui.” All'improvviso era stanca delle bugie, delle recite e dei segreti “Ma venne uccisa.”

    Xander arrivò al muro del terrazzo, curvandosi, stando a mala pena in piedi. Stava tremando mentre si asciugò la bocca e tentò di stare in piedi. “Era il nostro bambino,” bisbigliò. “Mio e di Spike,” ghignò. “Non sarebbe stato importante chi fosse davvero il padre. Saremo stati una famiglia.”

    “Sei malato,” sibilò Buffy. “Tutto questo scenario è disgustoso. Quel bambino sarebbe potuto essere di una dozzina di uomini diversi.”

    “Zitta,” ruggì Will tirandole i capelli. “Era il nostro bambino. Nessuno si è disturbato a dirmelo… al suo maledetto marito. La cagna l'ha fatto di nuovo e sono contento che sia morta perché se fosse ancora viva, la ucciderei io.”

    “Non lo dire,” lo pregò Xander. “Non visto che era incinta… se l'avessi saputo, mi sarei fermato…” si fermò di colpo vedendo gli occhi di Spike spalancarsi.

    “Ti saresti fermato per cosa? Cosa per l'inferno hai fatto?” disse Will, afferrando Xander per la camicia e spingendolo contro il muro di cemento “Dimmelo.”

    “Dru stava per accordare il divorzio… non poteva lasciare che ti rovinasse con il divorzio… Spike, non c'era altro modo,” lo pregò Xander, tirando su col naso prima di asciugarselo con il retro della mano. “Cordy l'ha fatto, ha pianificato tutto per farlo accadere. Non mi ha detto nulla sulla gravidanza.”

    “Tu e Cordy avete ucciso mia moglie?”

    “Era l'unico modo, ma non sapevo... non avrei mai fatto del male al nostro bambino.”

    Will si mosse colpendo Xander sulla mascella e facendogli perdere l'equilibrio. Inciampò e fu solo il muro che non gli permise di cadere. Lui si contenne sull'orlo. Sembrava improvvisamente sconfitto. Un uomo che una volta teneva il mondo nelle sue mani ma poi aveva scoperto che dopo tutto non era niente, solo immondizia. Si strofinò la mascella.

    “Mi hai portato via l'amore della mia vita ,” disse Will. “Come hai potuto? Sarei stato un padre.”

    Buffy retrocedette, pronta a correre per le parole che erano uscite così facilmente dalla bocca di suo marito.

    Finalmente, la verità era uscita.

    Lei era solamente una sostituta, qualcuno per allontanare la solitudine di Will e tenere il suo letto caldo. Lei fulminò con lo sguardo Xander, sentendo l'odio tornare, più forte di qualsiasi altra cosa che avesse mai sentito prima. Negli occhi di Xander, lei vide gli stessi sentimenti diretti verso lei.

    “Mi avresti tagliato fuori dalla tua vita se quella prostituta ti avesse detto del suo bambino bastardo?”

    “Era mia moglie. Volevo che il nostro matrimonio funzionasse.”

    Xander rise, ma non era umorismo. Non era più sano.

    “Oh dio, Willie boy, avevo sempre pensato che io e te saremo sempre stati l'uno nella vita dell'altro. Suppongo che ero uno scemo, huh?”

    “Mi hai tradito,” disse Will.

    “E ho ucciso mia moglie per te,” disse Xander, facendo rimanere increduli Will e Buffy. “Sapeva del nostro bambino, ma è andata avanti col piano. Pensavo che sarebbe stato quello che tu avresti voluto. Lei era la traditrice e io l'ho strangolata per quello.” Xander si fermò per riprendere fiato tra i singhiozzi che stavano diventando più forti. Le lacrime cadevano dal suo mento mentre tremava. “Ho guardato la vita lasciarla e non mi importava… per colpa tua.” la sua voce si abbassò mentre inalava profondamente, fissandosi le mani come se non le riconoscesse.

    “Xander,” Will avanzò, ma Xander si ritirò, retrocedendo dall'uomo a cui aveva confessato il suo segreto più profondo.

    “No, è finita,” disse Xander, guardando in su per incontrare il suo sguardo fisso. Un mezzo sorriso gli torse le labbra mentre si asciugò la guancia. “Buffy hai vinto. Io non ho niente e adesso hai lui tutto per te. Spero che sai quello che hai avuto."

    Prima che qualcuno si potesse muove, Xander saltò per mettersi seduto sull'orlo del muro e poi si inclinò indietro per precipitare a terra. L'unico suono che disturbò il brillante pomeriggio fu il grido di Spike per l'amico perduto. Era finita, pensò Buffy mentre raggiungeva il marito che guardava giù dall'orlo.

    Capitolo 33 – Brick Walls (Muri di Mattone)

    Respirare.

    Doveva respirare, ma non ricordare come si faceva… ansimava, sentiva un dolore acuto nel braccio. Sbatté le palpebre come il sole gli bruciava la retina. No, forse non era il sole, ma le lacrime. Dove era? Non lo sapeva. Qualcuno stava gridando. Alzando le braccio, tentando di trovare un appiglio. Non c'era niente sotto i suoi piedi mentre camminò con passo malfermo verso l'orlo del muro del terrazzo. Ondeggiò tra il volare verso la libertà e le mani che lo trattenevano.

    Lo stomaco di Spike si rivoltò. Lottò per trovare la terra solida nel caos che lo circondava. Perso. Xander diceva che ogni cosa era persa. Oh dio, Xander era saltato. Tentò di focalizzare per vedere se era lì. No, non ci sarebbe stato.

    Xander era morto. Anche Cordelia era morta. Quindi era sua moglie. No, non era vero. Scosse la testa. Buffy era viva. Gridò il suo nome. Dove era? Era andata via? Buffy non poteva. Era sempre là. Spike si spinse via dal muro, cadendo sul sedere, tornando di nuovo verso la sicurezza.

    “Buffy, dove sei? Buffy…per favore?”

    “Sono qui.” la voce calma di Buffy lo riempì, ancorandolo, e la seguì per tornare alla chiarezza. “Sono qui, Will, sono qui.”

    Dolci braccia lo tennero. Le unghie scavarono leggermente la carne del suo braccio mentre se lo strinse contro il seno. Stava piovendo. Lui guardò su. No, erano lacrime e lei stava singhiozzando.

    “Xander? E' realmente successo?”

    “Si, mi dispiace… mi dispiace tanto.”

    Le sirene gridavano, avvicinandosi. Qualcuno aveva chiamato la polizia. Sarebbero andati lì a fare domande. Spike si coprì la bocca con la mano, sperando che tutto scomparisse in un incubo e che Buffy lo svegliasse presto.

    “Non posso... oh Dio, no,” gemette lui. “Fai che tutto se ne vada… per favore…”

    Buffy lo scosse abbastanza duramente per farlo smettere di piangere. Lui sbirciò verso lei, rabbrividendo all'intensità della sua espressione. I suoi denti battevano quando lei lo scosse di nuovo.

    “Will, i poliziotti stanno circondando la zona. Devi collaborare.”

    Spike scosse la testa, perdendo nell'agonia degli ultimi minuti. Buffy si mise in piedi, tirandolo su per le braccia con una insistenza che non poteva ignorare. Lui inciampò finché non raggiunsero il soggiorno. Lei lo spinse sopra il divano mentre tutto quello che poteva fare era fissarla. Le sirene erano vicine e lui si lamentò. Buffy lo lasciò per usare il telefono. Fu breve e rapida prima di attaccare e chiamare qualcuno altro.

    “Chi?” tossì, tentando di schiarirsi la gola chiusa. “Chi hai chiamato?”

    “Giles e Tara. Sono entrambi in viaggio.” Buffy si sedette vicino a lui, prendendogli le mani e mettendosele nel grembo, assicurandosi di farlo sentire al sicuro. “Giles manderà un avvocato. Non devi rispondere a nessuna domanda finché non saranno qui. Hai capito?”

    “Ma non ho fatto niente…”

    “Sarà un casino. Nessuna questione su quello. Molte persone saranno qui e quello che dici potrebbe finire sui notiziari della sera. Capisci che devi stare zitto?”

    Avvolse le braccia intorno a lei, accennando con il capo. Non voleva parlare con nessuno. Tutto quello che voleva era che Buffy lo tenesse. Era l'unica cosa che lo poteva trattenere in un mondo improvvisamente molto sbagliato. Una voce nella sua testa continuava a bisbigliargli che non era degno di lei e sapeva che aveva ragione.

    L'ascensore si aprì e l'inferno mandò i suoi demoni per prenderlo. Solo Buffy rimase in piedi tra lui e loro.

    “Sono un uomo fortunato,” bisbigliò lui prendendole la mano.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Se ne erano andati. Tutti. L'ultimo poliziotto e paramedico era andato via quasi un'ora fa. L'avvocato di Will, Lilah Morgan, era appena uscita dall'attico. La casa era silenziosa dopo gli interrogatori, le ricerche e la stesura dei rapporti. Non erano sospettati, ma gli avevano detto che dovevano essere disponibili a rispondere ad altre domande.

    Esaurita da tutto quello che aveva attraverso nelle ore passate, Buffy crollò sopra il divano, seppellendo il viso tra le mani mentre tentava di trovare un pò di energia di riserva per superare il resto della sera. Giles stava accompagnando disopra Will per un discorso, Jenny sedeva vicino a lei sul divano e Tara era da qualche parte nell'appartamento.

    Buffy ridacchiò. Il primo patto che aveva condannato una volta non avrebbe mai visto la luce, perché stasera un nuovo patto si era formato. Includeva tutti quelli che erano rimasti nel Santuario, e in più Lilah e Doyle che avevano l'esclusiva della storia. O almeno, la parte della verità che aveva deciso durante il corso del pomeriggio senza fine. Tutta la colpa era sulla coppia deceduta, con William come la vittima sfortunata.

    “Ti ho fatto un po' di tè e un panino,” disse Tara, mettendo un piatto e una tazza sul tavolino di caffè. Si sedette accanto a Buffy. “Hai bisogno di mantenerti in forze.”

    “Grazie,” disse Buffy, sorridendo all'amica. “Non so se posso mangiare qualcosa ma il tè è certamente un dovere.”

    “Prova Buffy,” disse Jenny, strofinando la schiena di Buffy in cerchi confortanti. “Se non per te allora per il bambino.”

    “Come l'hai saputo?” chiese Buffy fissando stupita il viso dell'altra donna. Non aveva mai detto niente sulla gravidanza. Neppure alla polizia. Fissò Jenny, chiedendosi quanto l'altra donna sapeva e come l'aveva scoperto. I sospetti le riempivano la mente. Jenny avrebbe provocato altri problemi? Anche se le due donne non erano mai state veramente vicine, Buffy non aveva mai considerato Jenny come una nemica. Almeno non nel modo in cui lo erano stati Cordelia e Xander.

    “Non me la detto nessuno,” disse Jenny. “L'ho supposto.” sorrise. “Per tutto il pomeriggio, hai tenuto la mano sullo stomaco in modo protettivo e pieno di amore. Penso che sia una meravigliosa notizia. Qualcosa di buono è venuto fuori da tutto questo.”

    Rilassandosi, Buffy prese il tè, portandoselo alla bocca per soffiarlo dolcemente. “Sì, è una cosa buona. Per favore non dirlo a Will. Io lo farò. E lo farò quando penserò sia pronto. Adesso, dannazione,” Buffy chiuse gli occhi. “Questo doveva essere il giorno più felice e…”

    “No,” disse Tara. “E' ancora una bella cosa. Niente di ciò che quei due hanno fatto può togliere qualcosa a questo bambino. Quando Will lo scoprirà, festeggerete.”

    “Grazie.” Buffy centellinò ilo tè. “Solo non capisco.” scosse la testa. “Come… perchè Cordelia l'ha fatto? So che erano rivali, ma…”

    Jenny sospirò. “Ci sono così tante cose, a tal punto che è successo, io spero che non le saprai mai tutte.”

    “So già troppo.”

    “Forse se Buffy sapesse di più,” suggerì Tara guardando oltre l'amica per fissare Jenny. “Potrebbe capire cosa potrà aiutare Will a trattare con tutto ciò.”

    Sospirando, Jenny fissò una foto sul tavolo di Buffy e Spike in un momento libero dalle preoccupazioni del loro matrimonio. Sembrava stesse pensando se voleva confessare quello che sapeva o tenere il segreto nascosto. Finalmente, prendendo una decisione accennò col capo, mettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio prima di parlare.

    “Tutto cominciò in modo abbastanza normale. Spike amava Drusilla, Xander e Cordy erano pazzi l'uno dell'altra, ma poi le cose sono cambiate. Gli affari arrivarono, e Xander e Drusilla cominciarono i loro giochi.” si fermò per prendere un sorso di acqua dal bicchiere che aveva appoggiato sul tavolino. “Allora Cordelia voleva la stessa cosa, ma non funzionò. Spike non voleva fare niente con Cordelia. Voleva solo Drusilla anche se lo stava ingannando. Quando il flirtare non funzionò, Cordy tentò di sedurre Spike dopo la festa, ma non aveva ceduto. Non poteva accettare che Dru potesse avere entrambi gli uomini, e lei no. E per quanto sciocco possa sembrare, Cordelia era innamorato pazza di Xander. Lo aveva reso l'uomo che voleva, cosa che si era ritorta contro lei. Era sempre la seconda migliore.”

    “E' così triste,” disse Tara. “Erano tutti così belli, intelligenti e ricchi, ma erano anche così corrotti e miseri. Non si erano accorti che nella vita c'è altro oltre ai soldi e allo status?”

    “Si, penso di si,” rispose Jenny. “Ma solo un pò. Nel loro contorto mondo, loro quattro erano una famiglia."

    “Dove eravate tu e Giles in questa famiglia?” chiese Buffy sedendosi dritta così che potesse guardare Jenny. Era l'ora della verità, tutta, anche se poteva far male. C'erano molte decisioni da prendere nei prossimi giorni, e voleva fare quelle giuste... per lei e per il suo bambino.

    Gli occhi di Jenny si spalancarono, aprendo e chiudendo la bocca. Chiaramente era scomoda per la domanda. Dopo un momento, accennò col capo. “Eravamo tutti insieme in questo. La fama, il modo di vivere ci andò alla testa… a tutti noi, incluso Giles e me. Ma sappi questo Buffy, Giles e io non… non concordavamo con le feste senza fine o gli affari. Entrambi abbiamo tentato di parlare con Spike, per portarlo fuori da questo, ma non ci ascoltava.”

    “Forse avresti dovuto tentare di più,” scattò Buffy alzandosi. Aveva bisogno di muoversi, consumare l'adrenalina che le scorreva nel corpo. Strofinandosi la fronte, camminò di fronte al tavolino da caffè. “Will aveva bisogno di qualcuno al suo fianco, non qualcuno che gli accarezzasse la testa così che loro potessero rimanere nella miniera d'oro che metteva a disposizione.”

    “Buffy,” Giles interruppe la sua tirata.

    Lei guardò su per vedere l'uomo più anziano scendere i gradini. Sembrava stanco, quasi disperato per un'altra realtà che stavano vivendo. Solo come lei faceva. Un pò di comprensione calmò in parte la furia che stava sentendo. Nessuna questione su quanto amasse Will, non poteva cambiarlo o poteva fermare le sue relazioni distruttive con Cordelia o Xander.

    Non era colpa di nessuno, solo di Will. Si era scelto lui gli amici, aveva sposato una donna che l'aveva usato, e aveva prese delle droghe. Lei o Giles o Jenny non avrebbe potuto fare niente per aiutare un uomo che non voleva. Buffy si sedette sul bordo di una sedia. Un singhiozzo le uscì dalla gola come si abbandonò. Era perché non poteva più lottare. Se Will non l'amava abbastanza per considerare il loro matrimonio una priorità e metterlo davanti alle sue relazioni, allora non aveva bisogno di lui.

    Con la mano si coprì la bocca mentre lasciava la verità affondare nel suo essere. Prima che incontrasse Will, era pronta a fare tutto da sola e a costruirsi una vita. Poteva farlo di nuovo non solo per lei, ma anche per il suo bambino. Era qualcosa che aveva giurato di non fare mai, ma se Will non fosse cambiato, allora avrebbe preso i suoi soldi, avrebbe comprato una piccola casa e avrebbe allevato suo figlio. Le lacrime le scorrevano per il viso, mentre i suoi sogni si frantumavano come certamente Xander Harris era morto quel pomeriggio.

    Con le braccia si circondò il corpo, tenendosi mentre crollava sotto il peso della verità.

    Capitolo 34 – Basement (Seminterrato)

    Tutto quello che poteva vedere era l'oscurità che lo avvolgeva per sempre, coprendo tutto finché una vertigine non lo spedì a muoversi a spirale discendente in una piccola macchia rossa. Spike gridò artigliandosi ai lati che non c'erano, le lacrime scorrevano finché delle mani non lo afferrarono. Calmandosi nel trovare il calore di una madre e parole bisbigliate di conforto. Stese la mano verso il corpo vicino per trovare delle curve morbide che gli davano il benvenuto a casa.

    “Va tutto bene, Will, sono qui…,” mormorò Buffy nel suo orecchio mentre lui le si spingeva più vicino. Lei fece correre le mani per la sua schiena, sulle sue anche verso l'alto al suo torace e poi ripeté le carezze.

    “Ti amo,” disse lui, baciandole il collo con determinazione per sentire il suo amore corrisposto. Non si sarebbe dovuto preoccupare. Non c'era nient'altro che amore nel suo contatto, dalla prima volta che si erano incontrati. Sospirando, aprì gli occhi così che potesse vedere l'amore nei suoi occhi. Era là, insieme ad una stanchezza che prima non c'è. Come se lei fosse stanca nella profondità della sua anima. Non l'aveva mai vista in quello stato. Lo spaventò al tal punto che si dimenticò delle sue paure. La baciò sulla fronte, tirandosela più vicino così che potesse tornare a riposarsi. “Torna a dormire, Luv.”

    “Va bene. Se hai bisogno di me…,” lei non finì la frase mentre gli studiava il viso preoccupata.

    “No, sto bene,” la riassicurò mentre la copriva, la rimboccò per metterla comoda. “Finché sei qui, starò bene.”

    “Okay,” disse Buffy con un sorriso pallido. I suoi occhi si chiusero, le occhiaie scure risaltavano sulla sua pelle pallida.

    Spike rimase a guardarla mentre si addormentava di nuovo. Non ci volle molto tempo, ma anche nel sonno sembrava infelice. La colpa lo sommerse. L'infelicità di Buffy poteva essere solo il risultato di averla assorbita. La fissò per molto tempo, scavando nella sua anima per risposte che non era sicuro di voler affrontare. Non l'aveva mai fatto in passato, ma era il momento. Tutto quello che una volta contava nel suo mondo adesso era andato. L'unica cosa di cui era sicuro era della donna che dormiva accanto a lui. Ma quanto tempo sarebbe rimasta con un uomo come lui?

    Allontanandosi da Buffy, scivolò fuori dal letto e si diresse verso il portagioie. Esitò, incerto su cosa stava per fare. Tremò, gettando uno sguardo a sua moglie, prima di estrasse il cassetto più basso.

    La chiave della armadio splendeva nella luce del terrazzo come ad indicare che la sua anima fosse là. Una parte di lui era andata persa. Il suo passato era veramente andato con la morte di Xander. Il suo migliore amico per la maggior parte della sua vita, il suo confidente, il suo amante e l'unico che conosceva l'oscurità profonda della sua anima. Adesso Spike, da solo, sapeva il segreto che nessun altro conosceva.

    Accarezzò la chiave, sentendone la freddezza contro la carne, prima di andarlo a prendere. Si costrinse ad ingoiare il disgusto per il compito che stava per intraprendere. Un uomo quanto poteva resistere prima di spezzarsi. Era a quel punto, con troppe persone che lo tirano, esigendo la sua attenzione e non poteva accontentare tutti. Non era riuscito ad accontentare nessuno di loro. Come Drusilla gli aveva ripetuto mentre lo tradiva apertamente. I suoi fallimenti avevano portato alla morte dei suoi amici. Di quello ne era sicuro.

    In breve tempo era rimasto solo nella fottuta strada per Hollywood. Stava vivendo la bella vita diretto dal solo divertimento. Il giovane timido corrotto non molto tempo fa senza ripensamenti nel non essere più buono. Poi aveva incontrato quella che aveva tentato di riportarlo alla luce. Invece era rimasto nascosto nell'ombra, impaurito di essere visto senza la coperta dell'oscurità.

    Buffy era l'unica che veramente si preoccupava per lui. Era là. Era rimasta anche dopo ogni bravata con cui suoi amici aveva tentato di mandarla via. Era rimasta quando era distante e freddo. Se fosse stato solo per i soldi e lo status lui avrebbe potuto capire la sua determinazione, ma il fatto che fosse per l’amore l'aveva confuso. Per un momento, rimase immobile fissando la bellezza distesa sul letto.

    Spike si chiese perché lei si disturbava, perché si preoccupata di lui tra tutte le persone. Buffy era un sogno divenuto realtà per un uomo come lui. I soldi e la fama non sembrarono importanti come mantenere questo tesoro che era disteso in un sonno innocente. Omettendo che sapeva che non fosse come all'inizio.

    La chiave che gli bruciava il palmo gli fece tornare la sua attenzione verso la chiamata tentatrice. Il ricordo di Drusilla bisbigliava. Non una volta da quando Buffy era tornata a casa con lui, aveva guardato le cose della sua prima moglie. Aveva messo da parte la sua presenza, sperando che sarebbe scomparsa come la sua morte. Questa volta seguì la chiamata verso l'armadio. Esitando mentre metteva la chiave nella serratura, entrò nella piccola stanza, e poi sentì il profumo sensuale di lei che era su tutto e cadde sulle ginocchia.

    Poteva sentire la sua risata circondarlo. Tutti i suoi tentativi erano per niente. Il pettegolezzo sarebbe stato peggiore dopo la morte di Xander e Cordelia. Era un uomo marcato per la rovina. La transizione per girare il film sarebbe stata rimandata. Ogni cosa che avrebbe fatto sarebbe stata passata al microscopio che non avrebbe lasciato niente all'occhio del pubblico.

    Coprendosi le orecchie con le mani, cadde disteso mentre la sua vita si sbriciolava. Alcuni dei vestiti presi da sotto il suo peso lo coprirono come se Drusilla stesse tentando di soffocarlo. Non sarebbe mai stato libero da lei e avrebbe perso la sua luce. Buffy era sull'orlo e si sarebbe stancata della sua mancanza di controllo e lo avrebbe lasciato.

    Non c'era più alcun bisogno della tribuna per tentare di essere l'invidia di tutto, le illusioni di essere un buon marito lasciarono i suoi sogni, e non c'era bisogno di fingere che non fosse una seccatura, come i suoi genitori lo consideravano. Non era niente, solo William, impaurito da se stesso e dal mondo. Sommerso dalla rottura del suo cuore, si arricciò a palla sul pavimento davanti all'armadio, e aspettò che il resto della sua vita scomparisse.

    ~ ~ ~ ~ ~

    La luce del sole che passava tra le finestre svegliò Buffy. Il caldo la travolse e spinse via il piumone mentre rotolò verso un posto che era ancora nell'ombra. Era fresco là. Si chiese se fosse così perché Will preferiva le ombre del suo passato al fuoco del loro amore. Spingendosi via i capelli dal viso, sentì il peso della vita di suo marito che la trascinava in un posto dove non avrebbe mai pensato di finire. Né aveva mai cercato.

    Una volta, aveva promesso nella buona o nella cattiva sorte, e adesso non era più sicura di poter mantenere quel voto ancora più a lungo. Con la mano si coprì la pancia come se le sue priorità divenissero chiare. Il bambino che portava doveva venir per primo nella sua vita. Un sorriso le attraversò il viso mentre pensava di vedere nel futuro suo figlio crescere, ma immediatamente il suo sorriso divenne un cipiglio mentre si chiese se Will sarebbe stato con loro. Adesso sembrava assente dalla loro vita, mancando le gioie della paternità. Chiuse gli occhi mentre lottò contro un'ondata di dolore.

    “Per favore Dio, aiutami a superare… tutto,” pregò Buffy, muovendosi nonostante i dubbi. Da dove era, sembrava che ci fosse solo un'uscita dal casino della sua vita, ed era attraverso l'intervento di un potere più alto. “Mostrami cosa fare con mio figlio e con Will!”

    Un senso di conforto la sommerso mentre lasciò andare alcune delle preoccupazioni che le pesano sul cuore. Sapeva che vivere con Will nel suo stato mentale non era sano per loro, ma c'era tempo per farlo guarire dalle morti dei suoi amici. Forse dopo un pò di tempo l'avrebbe superato. E se non l'avesse fatto, allora lei avrebbe fatto quello che riteneva meglio per suo figlio.

    Rotolando, vide che erano quasi le dieci. Il silenzio le disse che era il momento di svegliarsi. Buffy uscì dal letto, allungano le mani sulla testa per stirarsi e svegliare il suo corpo. Un piccolo gemito le scappò mentre sentì un lieve crack provenire dalla sua schiena. La faceva sentire bene. Si scosse prima di dirigersi verso il bagno.

    La porta aperta dell'armadio di Drusilla la fece fermare. Rimase immobile ancora per un momento, aspettando di vedere se qualche rumore le desse un indizio sul come e il perché non era chiusa a chiave. Niente. Prendendo un respiro profondo, la spinse dolcemente, sbirciando cautamente nella stanza. I vestiti che una volta erano appesi in ordine adesso erano sparpagliati. Alcuni erano distesi sul pavimento in una nube di innumerevole colori e stoffe.

    “Cosa…,” mormorò Buffy avanzando. Gettò uno sguardo per il resto dell'armadio per vedere se c'era altro spostato. Tutto era al suo posto. Tornò indietro quando lo vide. William stava inclinato contro il muro, si stava abbracciando le ginocchia con gli occhi chiusi. All'inizio pensò che stesse dormendo, ma poi lo sentì mormorare.

    “Oh dio, Will” disse Buffy, correndo al suo fianco. Si lasciò cadere sulle ginocchia, prendendogli il viso tra le mani. “Che è successo? Va tutto bene?” Con gli occhi e le mani gli percorse il corpo. Non c'era nessun segno di ferita. “Will, rispondimi. Cosa c'è che non va?”

    “Ho ferito la ragazza,” borbottò Will voltando la testa da un lato. “Li ho delusi tutti. Non sono un uomo buono.”

    “Non è vero.” Buffy gli accarezzò il viso mentre le lacrime le riempivano gli occhi. “Sei un uomo buono. Per favore… guardami. Ho bisogno di te.”

    Comunque, non ci fu nessuna replica dall'uomo che amava.

    Capitolo 35 – Decisions (Decisioni)

    Il sole che entrava dalla finestra illuminava la camera da letto, spedendo raggi di luce che illuminavano il tappeto beige.

    Incorniciavano l'ombra di suo marito che sedeva in una delle grandi sedie nell'angolo. Fissava la luce, ignorando il resto, immobile come se aspettasse un invito.

    Buffy odiava la luce del giorno. Gli prendeva il marito dalle braccia. Avrebbe dovuto arrendersi, lasciare gli affari sopravvivere dalla confusione lasciata da Xander. Will rimaneva silenzioso, evitando tutto e tutti. Sedeva su quella maledetta sedia dalla mattina alla notte finché lei voleva gridargli contro. Il dottore le aveva detto che non avrebbe portato niente di buono. Poteva provocare più danni alla sua mente già danneggiata. Will aveva bisogno di trattare con tutto. La morte del suo amico l'aveva traumatizzato su un livello molto profondo della coscienza. Eventualmente, Will sarebbe tornato quando avrebbe potuto trattare con il dolore.

    Qualche volta si chiedeva se potesse trattarci. O se volesse tornare da lei. Tutte le cose che si era chiesta durante l'assenza di suo marito la confondevano. Le scelte che era stata costretta a fare la facevano sentire persa e sommersa. Qualche volta voleva tirare una sedia vicino Will e unirsi a lui nello sciopero contro la vita.

    Solamente la notte le dava la forza per continuare. Nell'oscurità, Will la teneva stretta, aggrappandosi a lei come se fosse l'unica cosa di cui aveva bisogno. Gridava il suo nome quando gli incubi lo raggiungevano. Lei lo teneva; lo accarezzava finché non si addormentava di nuovo. In malattia e in salute era il voto che aveva fatto a Will e l'altro era finché morte non ci separi. Stava facendo del suo meglio per onorare quelle promesse.

    Dopo aver controllato che Will avesse tutto quello di cui aveva bisogno, si inclinò in avanti per baciargli la guancia. Nessuna indicazione se lui lo avesse sentito o se sapesse che era là. “Ti amo, Will. Nessun dubbio su quello, io sono qui,” Buffy bisbigliò nel suo orecchio. “Ritorna da me. Ho bisogno di te.”

    Le sue ciglia si mossero contro la sua guancia. Lui emise un sospiro leggero. Tutto quello che poteva sentire era l'esaltazione che forse lui era là, che stava cominciando a tornare a fare parte della vita. Ma quando si tirò indietro, lui stava ancora fissando fuori dalla finestra. Trattenendo le lacrime negli occhi. Lei rifiutò di farle cadere. Aveva pianto anche troppo dalla mattina che aveva trovato Will vicino all'armadio.

    “Se hai bisogno di me, sarò giù,” disse Buffy. Lo lasciò come era, senza guardarlo di nuovo, perché se lo faceva forse avrebbe ceduto. Lasciò la porta della camera da letto aperta così da poter sentire se lui avesse fatto una mossa. Il suo silenzio era per tutto l'attico. Nessuna musica suonava e nessuna televisione la intratteneva, in caso che Will facesse un suono. La casa era una tomba.

    Buffy giunse al piano di sotto. Tara era nella cucina a preparare la cena mentre Giles e Jenny erano seduti al tavolo della cucina. Tazze di tè erano di fronte a loro. Era così normale, e si chiese se lei avesse mai diviso qualcosa di così semplice con suo marito. Con la mano si coprì lo stomaco mentre prese forza dall'unica cosa che le aveva dato la speranza in quei giorni.

    “Va tutto bene?” chiese Tara guardando su dalle verdure che stava tagliando per un'insalata. “Qualche cambiamento?”

    “No.” Buffy scivolò in uno sgabello vicino all'amica. “Per un secondo ho pensato..,” scosse la testa. “Non era niente.”

    “Verrai ai funerali domani?” chiese Giles “Dobbiamo portarlo là.”

    C'era preoccupazione nella sua voce, ma a Buffy non le importava se Will andasse ai funerali o no. I pettegolezzi lo stavano lacerando, giudicando la sua mancanza di apparizione pubbliche o un'affermazione del suo dolore per i morti. Insinuavano delle cose non vere, tentando di rovinare la sua reputazione senza sapere quello che era successo veramente.

    Non gli importava se il mondo intero fosse andato all'inferno se tutto quello che c'era era immondizia. Will era andata a prenderla quando era nel punto più basso della sua vita, le aveva dato il suo amore e lei sarebbe rimasta fedele a lui, almeno per quella ragione.

    Eccetto se il bambino fosse stato in pericolo. A meno che Will non si arrabbiasse con lei, accusandola per quello che era accaduto, o se continuasse ad aggrapparsi al ricordo di Drusilla. Tutte cose che sussurravano al suo cuore quando era stanca di lottare contro tutti e tutto per il matrimonio che voleva così disperatamente. Anche se stessa.

    Buffy si inclinò in avanti, seppellendo il viso tra le mani. “No, non lo faccio. Non vedo come potrebbe superarlo. Giles, non guarda ne me ne nessun altro. Non si veste, non mangia, o non funziona da solo. L'unica cosa che fa è cagare da solo e io mi chiedo come.” un singhiozzo le bloccò la gola. Tentò di ingoiarlo, ma sembrava essere più determinato di lei.

    Delle braccia le scivolarono intorno abbracciandola stretta. Era Jenny. “Le cose si sistemeranno, Buffy. Ritornerà da te, da noi. È solo tanto con cui trattare.”

    Inclinandosi nell'abbraccio, Buffy lasciò scorrere le lacrime sulle guance. “Non so come lottare per lui con questo… non so neppure se devo. Guarda quello che è successo per colpa mia.”

    “Non è colpa tua,” dichiarò Giles mettendosi in piedi, raggiungendole. “Spike sarebbe dovuto rimanere con te invece di lasciarti nel dubbio. E per le azioni di Xander non si può accusare nessun'altro se non lui. Hai fatto quello che chiunque altro avrebbe fatto in quella situazione.”

    “Sì, come non voglio farlo di nuovo,” sbuffò Buffy, tirandosi via da Jenny. Si asciugò le lacrime. “Forse il rifiuto è il miglior modo di proseguire.”

    “Quello è perché Will è in quelle condizioni,” Tara ricordò a Buffy. “Non ha potuto affrontare la verità delle sue relazioni. Invece a continuato a sperare che le cose avrebbero funzionato senza alcuno sforzo da parte sua.” fece scivolare le carote e i pomodori nell'insalatiera. Prese la lattuga. “Devi continuare a lottare,” continuò mentre iniziava a preparare la lattuga. “Se non per te stessa, allora per il bambino.”

    Jenny sedeva sullo sgabello accanto a lei, cullando le mani di Buffy nelle sue. Buffy sapeva quello che stava per succedere. Un'altra conferenza su quello che era migliore per lei e per il bambino. Si scosse la testa.

    “No, non voglio sentire” disse Buffy. Si mise in piedi, retrocedette finché poté guardare le tre persone che adesso considerava una famiglia. Alzando il mento e incrociando le braccia, diede ad ognuno uno sguardo duro. “Non metterò William in una clinica psichiatrica finché può fare. No, non lo lascerò con delle infermieri per prendermi una vacanza. No, non lo archivierò per un divorzio così da poter salvare il mio buon nome.” esitò quando un altro singhiozzo la soprafece. “Ho bisogno di aggrapparmi ai miei sogni e al mio amore per lui. Voglio credere che lui mi ami abbastanza per ritornare da me. Ed ho bisogno… dannazione, ho bisogno di lui!”

    “Oh dolcezza, lo so,” disse Tara, correndo al lato di Buffy per dargli un abbraccio. “Nessuno te lo sta chiedendo, non più. Qualunque cosa deciderai sarà quella che faremo. Okay?”

    “Promettete?” bisbigliò Buffy. Guardò oltre la spalla di Tara per guardare gli altri. “Lo so. Capisco, ma non posso. Non ancora. Sto bene. Il bambino sta bene.” si tirò via dall’amica, tentando di asciugarsi le lacrime che stavano cadendo veloci. “Solo un pò di tempo… per favore. Prometto che andrò via se ci vorrà troppo. Se non ritorna, considererò le alternative. Ma sono passati solo pochi giorni, e ancora non posso togliermi dalla testa quella notte terribile. Come posso aspettarmi che Will superi il fatto di aver perso i suoi migliori amici e aver scoperto che hanno assassinato sua moglie? È troppo per chiunque.”

    “Va bene,” concordò Jenny. Diede uno sguardo a Giles. “Ma vogliamo una promessa da te.”

    “Cosa?” chiese Buffy mettendosi dritta. Non avrebbe mercanteggiato. Per quanto contava sulla coppia, non gli avrebbe permesso di intimorirla o fare qualsiasi cosa che avrebbe potuto far del male a Will.

    Jenny sorrise. “Vogliamo che ci prometti che ci permetterai di continuare ad aiutarti. Chiedici qualsiasi cosa di cui hai bisogno.”

    “Lo state già facendo.”

    “Finisco il mio lavoro,” annunciò Tara. Si sedette su uno sgabello con un sospiro, e poi sorrise. “Ho chiamato prima e ho detto che non sarei tornata. Buffy, posso stare qui finché le cose tra te e Will non migliorano? So che avrei dovuto chiedere a te prima. Ma sei già così occupata…” non finì la frase mentre guardava dovunque ma non Buffy.

    “Cos'altro è stato deciso per il mio interesse?” chiese Buffy.

    Jenny prese la mano di Giles. “Abbiamo deciso di sposarci.” guardò Giles. “Veramente io ho deciso di sposarlo. Non come Xander e Cordelia.” tornò a fissare Buffy. “Qualche volta l'amore è difficile e vale la pena di lottare. Me lo hai insegnato tu. E non voglio sprecare un altro momento della mia vita.”

    “Qualche altra cosa?” chiese Buffy, tentando sodo di lottare contro il primo sorriso genuino che le tirava le labbra. Era sollevata per la decisione di Tara e esaltata che Giles e Jenny stavano finalmente per renderlo legale. “Andiamo. Posso vedere la colpa sul suo viso.”

    “Siamo qui per te e per William. Nessuna questione su questo.” disse Giles. Si tolse gli occhiali per armeggiare con loro.

    “Anche se non scriverà mai un'altra parola? Anche se lui non vi procurerà mai un altro centesimo?”chiese Buffy.

    Era crudo, ma aveva bisogno di sapere dove Giles stava. Aveva bisogno di sapere se si preoccupava sinceramente di William o se stesse aspettando per uno dei suoi clienti più lucrosi finché fosse stato sicuro se la miniera d'oro fosse riaperta o no.

    Giles si rimise gli occhiali, e poi mise le mani sulle spalle di Buffy. “Buffy, mi preoccupo di Will come un figlio. Qualcosa che non realizzavo pienamente… o accettavo finché questa tragedia non è avvenuta. Tu, mia cara, sei la migliore cosa che poteva accadergli. Sono orgoglioso di te, sei rimasta in piedi e lo stai proteggendo così ferocemente. Quindi, per rispondere alla tua domanda, sì, sono qui anche se non scriverà e non pubblicherà un altro libro nella sua vita.”

    La sincerità risplendeva nello sguardo di Giles, qualcosa che lei non aveva mai visto negli occhi di suo padre, e accettò le sue parole. Si rilassò, accennando con il capo perché la sua voce era sparita di fronte a così tante dichiarazioni e emozioni. Si inclinò in avanti, lasciando che Giles le portasse conforto all'anima.

    Questo era come era una famiglia, questa solidarietà di fronte a problemi, ed un senso di non dover andare da sola. Sapeva che con queste persone intorno in qualche modo lei e Will avrebbero trovato un modo per superare questo brutto periodo. Doveva solo tener fede all'amore che provava per suo marito e credere che il bambino che portava li avrebbe uniti ancora di più nel matrimonio come voleva così disperatamente.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Loro pensavano che lui non potesse sentirli. Che non sapeva delle discussioni su cosa fare con lui, di come occuparsi della pubblicità e delle discussioni che Giles stava avendo con David riguardo al sceneggiatura. Sapeva di che momento difficile stava passando Buffy, dell'appoggio continuo di Tara, quasi come quello di una sorella, e i ruoli parentali che Giles e Jenny avevano intrapreso con sua moglie. Sapeva anche del bambino di cui parlavano con bisbigli.

    Le loro parole echeggiavano per il vuoto attico silenzioso, rimbalzando nella mobilia metallica e fredda per echeggiare nella sua mente. Li ascoltava, ma sceglieva di rimanere in silenzio. La sua mente correva così veloce che non poteva decifrare tutti i messaggi e i ricordi che lo bombardano. Le parole di Drusilla sul fatto che non avrebbe mai dato la vita ad un bambino era crollate contro la comprensione della gravidanza di Buffy. Le bugie di Xander per tenerlo con se, e la decisione di assassinare sua moglie. Era troppo e aspettò la calma alla fine della tempesta per affrontare di nuovo il mondo.
    Fino ad allora solo il conforto amoroso delle braccia di Buffy lo tenevano sano.

    Ma sapeva anche che il tempo si stava esaurendo. Domani tutto sarebbe cambiato di nuovo, sia che fosse pronto ad affrontarlo o no.

    Capitolo 36 – Morning (Mattina)


    William rimase nell'oscurità, aspettando il primo suono che gli rivelasse che qualcuno si stava muovendo giù dalle scale. Sapeva che Giles si sarebbe alzato alle prime luci dell'alba. Il vecchio uomo era una creatura abitudinaria. Qualcosa che Will ammirava, ma sapeva che lui non lo sarebbe mai stato visto che la sua mente volteggiava da un sogno all'altro, da una vita all'altra così facilmente come per altri lo era respirare. Focalizzarsi avveniva solo quando sottostava alla chiamata della sua anima e lasciava che questi pensieri si trasferissero su carta. Essere uno scrittore era una cosa nella sua vita di cui era sicuro.

    L'altra era la donna che era accoccolata al suo fianco. La morbidezza dei suoi capelli sulle sue braccia e torace che gli facevano il solletico alla pelle ma si rifiutò di dare retta a quella sensazione. Non voleva disturbare il suo sonno. Godeva del calore della sua carne contro la sua, le onde gentili della sua respirazione e il groviglio dei loro arti come se fossero una creatura sola. Buffy lo amava.

    I giorni passati gli avevano dimostrato che lei veramente amava l'uomo che era, il buono e il cattivo, nessuna questione su quello che era o che aveva fatto. Ogni momento che era stata con lui lo difendeva dando ulteriori prove a quel ragionamento.

    Per lei avrebbe dato tutto quello che aveva, ma lei voleva solo lui e un futuro per loro ed il bambino che portava. Fece correre una mano sull'aumento leggero del suo stomaco. Senza rendersene conto, sorrise per la prima volta dal giorno in cui l'oscurità del suo cuore gli era stata lacerata dal torace.

    Era il momento di fermare il lutto. Il funerale sarebbe stata la linea per dividere il passato ed il futuro. Non voleva morire con Xander e Cordelia, voleva dir loro addio e cancellare il loro marchio dalla sua vita. Voleva essere l'uomo che Buffy avrebbe voluto.

    “Prometto che non ti deluderò di nuovo,” bisbigliò Will.

    La baciò sulla tempia prima di scendere dal letto. Buffy passò dalla parte che lui aveva lasciato vuota. Ancora lontana in sogni felici, lei avvolse le braccia intorno al cuscino. Le lacrime riempirono gli occhi di lui.

    Lei era la felicità.

    Si strinse le braccia intorno al corpo, cullandosi sui talloni mentre sentiva le catene del suo passato iniziare a sciogliersi. Da anni era imprigionato dalla paura di essere da solo, permettendogli di condurlo in un inferno. Giurò anche se fosse l'ultima cosa che faceva, che ne avrebbe trovato l' uscita. Lasciò la camera per scendere le scale dal momento che Giles si stava dirigendo in cucina.

    ~ ~ ~ ~ ~

    Girandosi dal lavandino, Giles raggiunse la manopola per accendere la stufa. Guaì come un cucciolo quando un'ombra si formò sul bancone. Guardò su per vedere un fantasma che stava in piedi sull'altro lato. Giles indietreggiando, sperando di essere ancora addormentato e nel mezzo di un incubo. La figura di fronte a lui era magra, più pallida della neve fresca e i suoi capelli era arricciati e andavano dal biondo al nero.

    “Sono io,” disse Spike.

    Giles scosse la testa. “Per amor di dio, Spike. Mi hai quasi fatto venire un infarto.” mise il bollitore a scaldare. “Non che non sia felice di vederti.”

    Un momento di silenzio passò tra loro due mentre si valutavano a vicenda. Erano entrambi uomini diversi dall'ultima volta che avevano parlato. Le loro vite erano cambiate, finite e ricominciate e Giles si chiese se il giovane potesse sopravvivere a tutto questo.

    “Non Spike,” disse Will, scuotendo la testa. “Will.”

    “Va bene, Will.”

    “Mi aiuterai?” Will fissò il pavimento, aspettando mentre si passava le mani sulle braccia come per mandare via il freddo. Ma Giles sapeva che l'altro uomo stava in piedi su un precipizio. Una mossa o una parola sbagliata poteva portare al crollo mentale di un genio torturato e un uomo degno in cui credeva.

    Giles girò intorno al bancone e prese il viso di Will tra le mani. “Sì, Will. Ti aiuterò. Cosa vuoi?” gli occhi di Will si chiusero.

    “Il funerale è oggi?”

    “Sì.”

    “Devo andarci. Per Buffy.” Will aprì gli occhi come un neonato che vedeva il mondo per la prima volta. Batté le palpebre poi sorrise leggermente.

    “Sì, ci devi andare. Adesso, so che hai già un abito e una macchina per venirci a prendere,” disse Giles, facendosi una lista mentale.

    “No,” disse Will. Alzò una mano per passarla attraverso i suoi ricci indisciplinati. “Ho bisogno di ripulirmi.”

    “Naturale,” concordò Giles. “Conosco qualcuno che verrà a casa. Qualcos'altro?”

    “Dopo…,” Will esitò, guardando per la casa. Le sue labbra si arricciarono in un ghigno. “Non voglio tornare qui.” incontrò lo sguardo di Giles con una determinazione che rese l'uomo più anziano orgoglioso. “Puoi fare una prenotazioni in un albergo per noi? Una suite così anche Tara può venire. Ma non voglio mettere mai più piede in questo posto.” rabbrividì.

    “Bene, questo è il discorso più lungo che hai fatto da settimane,” disse Giles, ridacchiando.

    “È ora…”

    “Si, è ora,” disse Jenny, scendendo le scale. “Per tutti noi,” si fermò accanto a Giles, mettendogli il braccio intorno alla vita. Era una bella sensazione, e Giles l'abbracciò in risposta. “Sono felice di sentire che stai facendo dei piani.”

    Will fece un passo indietro e scosse la testa.

    “Will, va bene. Un passo alla volta. Okay?”

    Will accennò col capo.

    “Mi dispiace,” disse Jenny, stringendo la mano di Will. “Sono sopraggiunta un po' troppo forte.”

    “Sì,” disse Will.

    Quando non disse nient'altro, Jenny rise sciocca. Era facile. L'uomo di tante parole stava forse per diventare quello dai brevi discorsi, ma non era una cattiva cosa. Se Will continuava così, nessuno doveva preoccuparsi di dover stare con lui. Tutto quello che dovevano fare era ascoltare per sapere.

    Il bollitore fischiò. Giles lasciò i due per ritornare alla cucina a fare il tè. Pensò alla dichiarazione di Will di andare al funerale per Buffy. L'amore della ragazza lì stava cambiando tutti. Per il meglio, fin dove lui non pensava possibile. Solo un mese fa, i soldi e lo status erano le cose più importanti. Non gli interessava cosa faceva Will e i suoi amici finché i conti bancari continuavano a crescere. Sospirando, versò nell'acqua calda il tè speciale che preferiva.

    Questa nuova vita sembrava così migliore. Ci sarebbero state molte difficoltà. Come il dibattito per un nuovo contratto con David per il film, e l'editori per i libri, ma soprattutto la torta di umiltà che Giles era determinato a mangiare. Aveva bisogno di dire a Will che aveva torto su Buffy. Lei era la cosa migliore che fosse mai accaduta a Will, a tutti loro.

    Giles mise la teiera e le tazze su un carrello per andare nella sala da pranzo per unirsi alla sua fidanzata e l'uomo che stava iniziando a considerare come un figlio. Si sedette mettendo le tazze sulla tavola, sentendo come suoni di violino mentre ascoltava Jenny parlare dolcemente con Will. Era una donna sorprendente, e era grato che lei alla fine avesse accettato di sposarlo.

    Forse le cose stavano per andare bene, dopo tutto.

    ~ ~ ~ ~ ~ ~

    Un brivido le scese lungo la spina dorsale. Qualcosa non andava. Di questo, Buffy ne era sicura. Sedendosi dritta, si passò una mano sugli occhi per cancellare il sonno.

    “Will?” disse quando comprese che non era nel letto.

    Nessuna risposta. Gettò via le coperte, ignorando le pantofole e la veste per la fretta di trovare suo marito. Si svegliava sempre avvolta nelle braccia di Will ogni mattina. Si affrettò giù per l'atrio, gettando uno sguardo negli armadi per la sua strada. Alla fine arrivò ai bagni, ma non c'era. La paura le strinse il cuore al pensiero che qualcosa non andasse bene.

    La notte prima di addormentarsi, lei aveva menzionato il funerale. Non c'era stato come al solito una risposta, ma adesso si stava preoccupando che forse per lui era troppo da superare. E se fosse andato via di notte, scappando da una verità che non voleva accettare? E se con Will fosse tutto finito?

    Buffy si voltò di nuovo, correndo.

    “Will, dove sei? Will?” gridò come tutto lo stress dell'ultimo paio di settimane la sommergesse.

    “Buffy?”

    Era Giles. Non era stato Will a risponderle. Afferrò la balaustra per scendere i gradini che portavano al piano inferiore. In qualche modo non vide il primo gradino. Gridò come si arrampicò per trovare un appiglio. Non c'era nient'altro che aria finché non riuscì ad afferrare la balaustra e a salvare la sua caduta, sbattendo solo il sedere a terra. Prese un respiro profondo come tentò di calmarsi. Un battito nel suo stomaco spedì un terrore cieco attraverso lei.

    Il bambino! Gridò, ma qualcuno era già là questa volta. Delle braccia la tirarono vicina, cullandola mentre lei tentava di tornare a ragionare.

    “Sono qui, Buffy, io sono qui,” canterellò Will nel suo orecchio.

    Forse era tutto un incubo procurato dai suoi desideri. Ma no, perché le braccia erano forti intorno a lei. Si coprì lo stomaco con la mano, e un'altra mano coprì la sua.

    “Lo sai?”

    Era un commento stupido ma tutto crollò per il gesto così protettivo della sua mano. Lo fissò, cercando le verità che stava sperando di vedere da così tanto tempo.

    “Sì, lo so,” bisbigliò Will. “Va tutto bene?”

    “Forse dovremmo chiamare un'ambulanza?” chiese Tara correndo per le scale per sedersi accanto a loro.

    “Ti ho svegliata?” chiese Buffy, persa ancora in domande sciocche.

    “Solo un po',” sorrise Tara spingendole i capelli dietro all'orecchio. Si strinse consapevolmente il corpetto della sua camicia da notte.

    Jenny fu la prossima a unirsi a loro sui gradini. “Forse dovremmo chiamare il tuo dottore?”

    “No, no, sto bene,” insisté Buffy. Aspettò un secondo per ascoltare il suo corpo. Non c'era dolore, a parte il dolore al sedere e dove si era tirata il braccio. Non c'era niente di sbagliato nel suo utero. “Veramente,” disse quando gli occhi che la fissavano stavano mettendo a dubbio quello che diceva. “Guardate, mi metto un pò distesa sul letto per vedere se qualcosa cambia? Prometto che al primo dolore lancinante chiamerò la maledetta ambulanza.”

    “No, voglio che fai qualche esame,” disse Will. Chiudendo gli occhi. “Non potrei...”

    “Sto bene.” Buffy gli prese a coppa la guancia. Lui si strofinò contro il suo palmo come un gattino che cerca conforto dalla madre. Lei gli lisciò con il pollice le labbra prima di inclinarsi più vicino finché le loro fronti si toccarono. “Non me ne vado e niente capiterà al nostro bambino.”

    “Me lo prometti?”

    “Te lo già promesso… ricordi quando te lo detto?”

    “Eri così bella… la mia brillante luce.”

    Le lacrime scorrevano mentre lei diede di nuovo il suo cuore a questo uomo. Nonostante tutto quello che era accaduto sapeva che Will era il suo futuro. C'era solo bisogno che anche lui lo credesse.

    “Ti voglio in quella luce con me,” bisbigliò Buffy. “Ho freddo senza te e ho bisogno di te.”

    Will se la tirò più vicino, seppellendo il viso contro il suo collo. “Dovunque sarai, io sarò. Fino alla fine del tempo.”

    I tempi duri non erano ancora finiti. Buffy non era più così ingenua da credere ai finali felici, ma Will era là tra le sue braccia e voleva lei e il bambino, e quello era abbastanza per un nuovo inizio. Guardò le persone intorno a loro sui gradini e seppe che avrebbero aiutato lei e Will a cominciare quella nuova strada. Così come lei e Will potevano per loro. Non troppo tempo fa lei era la ragazza spaventata che fuggiva dai suoi problemi, ma adesso era una donna con una famiglia abbastanza forte per resistere a qualsiasi tempesta.

    Lei aveva trovato il suo santuario.

    Epilogo

    La vista dell'oceano fuori dalla finestra distrasse Will dal suo lavoro. Sospirò mentre si costrinse a riguardare dentro lo studio. Era un luogo perfetto per creare o per tenere lontano il mondo. C'era abbastanza spazio per tutti i suoi libri, ma era abbastanza piccolo per stare comodo. Spesso Buffy si arricciava sul divano nell'angolo le sere quando lavorava fino a tardi così potevano stare vicini. Lo confortava averla vicina anche se era assorbita in una rivista o aveva il walkman che suonava le sue canzoni preferite. Spesso si trovava a sorridere mentre la guardava muovere i piedi che tenevano un ritmo che solo lei poteva sentire.

    Tamburellò con le dita sulla scrivania di legno, prima di spingere via i pensieri e ritornare al compito quasi completato di fronte a se. Tutto quello che doveva fare era finirlo e poi avrebbe potuto mettere la parola ‘fine' a quella parte della sua vita. Gli ultimi collegamenti ad un passato che non sembrava vero, omettendo che era accaduto e il suo romanzo ne sarebbe stato un promemoria continuo. Era uno svelare, travestito da romanzo su un clan di vampiri per rappresentare le sue relazioni. Una metafora appropriata visto la gran parte della vita che gli avevano succhiato dall’anima.

    Non sapeva se l'avrebbe mai pubblicato. Tutto quello che sapeva era che questo era la sua catarsi.

    Un'opportunità di superare tutte le cicatrici emotive che aveva ricevuto da quelle relazioni. Incluso il lacerare dell'anima dal corpo quando aveva visto Xander saltare dal tetto di casa sua. Neppure l'assassinio di Drusilla l'aveva ferito così profondamente come il suicidio del suo migliore amico. Fece si che si chiedesse del suo diritto di condividere il mondo intorno a se, di accettare l'amore di Buffy e assumere la responsabilità della paternità. Solo la sua voce interna gli gridava che non voleva che la sua vita arrivasse al punto di rottura e che trovasse qualcuno che poteva aiutarlo a ritrovare la strada.

    Definendo le sue emozioni guardando verso al suo oscuro passato, adesso più chiaro mentre viveva. Spesso condivideva le pagine col terapeuta che ancora vedeva un paio di volte al mese per avere un'opinione imparziale sui suoi motivi e desideri.

    Le sue dita ritornarono alla tastiera mentre ritornava a quei giorni amari….


    Mi stupì come un bel giorno potesse finire con una tale tragedia. Il sole era alto nel cielo del pomeriggio senza nubi in vista. L'erba verde si piegava senza protesta sotto i miei passi mentre mi muovevo per il cimitero. Il palmo della mia mano destra probabilmente stava sanguinando. Non lo guardai. Faceva male dove le spine delle due rose che avevo preso scavavano nella mia mano. Comunque andava tutto bene.

    Il dolore era solo una dilazione della relazione che avevo con Nicholas e Camellia.

    All'inizio della giornata, rimasi vicino a tutti i fiori disponibili nel negozio floreale. Il loro profumo dolce era impetuoso mentre li studiavo, ma alla fine, scelsi una tradizionale rosa rossa per Nicholas e una rosa per Camellia. Sembravano adatte. Nonostante la vistosa decadenza delle loro vite, entrambi chiedevano insistentemente un focolare e una vita familiare, e ancora non potevano sacrificare abbastanza per costruire quella vita. Il piacere della lussuria del sangue per i vampiri era troppo forte per cercare un'altra strada. Solo la loro dipendenza da me non gli permise di prendermi troppa forza vitale. Mi lasciarono vivo così che potessi essere il loro servitore nelle ore pomeridiane.

    Mentre camminavo per il cimitero, la mia mano libera teneva ermeticamente Honey. Lei era la ragione per cui ero là. Considerava questo per il meglio e in quel periodo lasciavo che fosse lei a prendere le decisioni. Era con lei che avevo capito il significato di famiglia e i suoi insegnamenti mi stavano entrando in testa. Se non fosse stata così paziente, non avrei mai visto mio fratello per la persona veramente cattiva che era diventata nel corso degli anni. Senza il suo amore, la mia anima sarebbe bruciata nel fuoco dell'inferno che alla fine ha consumato gli altri.

    Le tombe erano sulla collina, indicata da grandi monumenti collegati da una statua di un angelo. Era un qualcosa che a Nicholas e Camellia sarebbe piaciuta, essere più grandi nella morte di come erano nella vita. L'angelo era intagliato nel marmo migliore. Un'espressione serena sul suo bel viso dava conforto a quelli che volevano credere nei poteri più alti. Personalmente, dubito che qualche angelo voglia far da guardia ai corpi di Nicholas o Camellia per paura di perdere la loro salvezza. Alcune persone non meritavano la ricompense del paradiso. Noi possiamo solo implorare il perdono per loro per essere stati così ciechi per la verità e possiamo pregare per la loro anima. Alla fine, mio fratello meritava le catene che si era costruito per le sue scelte.

    Giungendo alle tombe, fui sorpreso dal numero di cittadini che le frequentavano. I loro sguardi rivolti verso di me non erano amichevoli, e molti erano ostili, ma non gli avrei permesso di raggiungermi. Dopo tutto, avevo scelto il percorso della rettitudine e era con le mie mani che avevo preso la bestia. Sì, mio fratello era morto sotto le mie mani e con la sua morte Camellia era stata liberata dalla sua maledizione, ma non lo voleva. L'invecchiamento della sua carne dopo il suo ritorno ad essere umano fu troppo e scelse la morte.



    Omettendo che non era andata così. Era stata brutalmente assassinata da Xander. Ed era stata la sua morte ad aver portato più sensi di colpa a William. Se solo non fosse stato a gambe divaricate sulla linea della sua sessualità quando arrivò Xander, forse sarebbero stati ancora vivi. Solo che aveva amato Xander più come amico o fratello, ma non abbastanza per essere innamorati. Per così tanto tempo Xander si era preoccupato di questo e accettando che l'amore era un debito che alla fine aveva avuto un prezzo troppo alto, non solo per lui ma per tutti quelli che lo circondavano.

    Dopo tutto quello che era accaduto, sapeva, che accettare un amore genuino e accettare l'amore perchè avevi bisogno di essere amato era due cose diverse. Aveva realizzato che aveva bisogno di sentirsi amato a tal punto che aveva fatto avvicinare la persona sbagliata, ma era un errore che non avrebbe fatto di nuovo.

    Avendo bisogno di un drink, Will lasciò lo studio per dirigersi verso la cucina. Andò verso l'atrio posteriore così non avrebbe dovuto interrompere le donne nel soggiorno. Tara e Jenny erano venute a trovare Buffy per passare il pomeriggio per progettare il matrimonio tra Jenny e Giles. Loro erano tutte 'oohing' e 'ahhing' per i vestiti nell'ultima rivista di nozze. Sarebbe stata una cerimonia piccola, ma Jenny voleva qualcosa di elegante e i suoi amici erano determinati a farle una cerimonia straordinaria. Ognuno della loro piccola famiglia stava aspettando ansiosamente l'evento. Dopo mesi di lotte per trovare di nuovo la pace, tutti loro meritavano una celebrazione.

    Will si inclinò contro il bancone della cucina, centellinando un bicchiere d'acqua mentre fissava fuori dalla finestra. Sentì una parte di se rilassarsi mentre guardava l'oceano allungarsi sulla spiaggia in un ritmo antico che sarebbe durato anche molto tempo dopo la sua morte. Gli dava fede insieme al promemoria che non era il centro dell'universo, ma solamente una piccola parte di questo. Quotidianamente ringraziava per questa seconda opportunità.

    Il bisogno di porre fine ai collegamenti con passato lo portarono ad affrettarsi di nuovo verso lo studio. Si spostò per le pagine stampate vicino alla tastiera mentre tentò di raccogliere i fili del discorso. Qualcosa lo fermò. Il nome, Emmaline sembrò attirarlo. Iniziò a leggere quello che aveva scritto qualche giorno fa…


    Il ritorno allo chalet era stata una delle cose più dure che avessi mai fatto. Un'abitazione enorme dove tutti noi avevamo scelto di vivere, una volta tempo prima, e adesso ero l'unico superstite dei quattro originali. Honey mi baciò leggermente la guancia prima di andare nella suite al secondo piano. Il suo dolce profumo di vaniglia mi raggiunse, ma venne disperso dalla fragranza pesante di rose che la mia prima moglie portava. Era sparso nell'aria come se fosse ancora viva. Ma era morta, come mio fratello e sua moglie, un altro incidente per il demone narcisistico che aveva rubato le loro anime.

    Ancora, non le avevo permesso di andarsene. Nonostante l'amore di Honey, una parte del mio cuore apparteneva ancora ad Emmaline. Non la volevo, non più, ma ancora era aggrappata a me. Nella casa dove i suoi mobili rimanevano come lei li aveva lasciati. Nei dei pezzi meno usati, sono sicuro che avrei trovato una ciocca di capelli dove il suo profumo era ancora attaccato alla stoffa. Mi stava sopraffacendo. La odiavo. Come ero potuto essere così cieco? Innamorarmi di una così malvagia, anche se avvolta in un pacco seducente. Ero così ingenuo? Così disperato nel voler ricevere una tenera carezza? Lo ero stato, ma adesso volevo che se ne andasse dalla mia vita.

    Inondato da così tante emozioni, persi il controllo, rovesciando i mobili, gettando quello che potevo, prendendo a calci quello che non si sarebbe spostato finché non si fosse rotto. Piangendo, caddi a terra, facendo uscire tutte le emozioni in una scena isterica come a emulare una fanciulla vittoriana. Non so per quanto tempo rimasi là disteso a piangere, ma quando ritornai in me, vidi che Honey era là con me.

    “Permettici di andarcene,” dissi io, fissando lontano in occhi più vecchi e più saggi dei miei.

    “Vieni a vivere al mare con me,” disse lei.

    Le presi la mano, giurando di non tornare mai più in questa cripta scura riempita con ragnatele e polvere di un altro tempo. Ritornando verso la luce del sole, seppi che la mia nuova vita stava cominciando. Una piena di vera felicità.



    Riappoggiando i fogli sul tavolo, Will ci appoggiò la mano sopra accarezzando con il pollice le parole. Da quando lo aveva detto a Giles, non era ritornato al Santuario. Dal funerale, erano andati in un albergo dove erano vissuti finché non avevano trovato quella casa. Un luogo che aveva scelto Buffy, decorato da colori leggeri, e fu dove avevano costituirono una stanza per il bambino.

    “Will?”

    “Ciao.”

    Buffy era sulla porta con un sorriso sul viso. “Sei occupato?”

    “Posso trovano del tempo per te.”

    Spinse via la sedia dalla scrivania per farla venire a sedersi sul suo grembo. Le avvolse le braccia intorno e se la tirò vicina. Era felice più di quando lo fosse mai stato nella sua vita. Niente poteva essere comparato con la donna che amava e che portava il loro bambino nell'utero. Amava i momenti quando lo sentiva tirare i calci o guardarlo muoversi nella pancia. Buffy gli baciò la cima della testa.

    “Le ragazze rimarranno per un pò. Ti va bene?”

    “Certo” rispose lui, sperando che non volesse dire che sarebbe rimasta poco con lui.

    “Um, anche Giles e Doyle stanno venendo.”

    “Festa improvvisa, piccola?”

    Non che gli importasse. Doyle stava diventando un buon amico mentre corteggiava Tara. Will si immaginò che Doyle un giorno sarebbe stato una parte della loro famiglia e ne era contento. Era un bravo ragazzo nonostante la sua rivista specializzato sulle celebrità. Diversamente dai rotocalchi di pettegolezzo, Doyle tentava comunque di mantenere la verità, e spesso rinunciava a qualche esclusiva per le sua moralità.

    “Qualcosa del genere,” rispose Buffy. “Will, comincio ad avere le contrazioni…”

    “Cosa? Perché non me l'hai detto? Devo portarti all'ospedale.”

    Se non fosse stata seduta sul suo grembo, adesso starebbe raggruppando freneticamente le loro cose di cui avevano bisogno. Invece lei lo stava tenendo seduto e sembrava troppo calma.

    “Va tutto bene.” rise sciocca. “Le contrazioni sono ancora molto distanziate nel tempo. Ho parlato con Willow e non devo andare all'ospedale. Finché non è il momento, voglio la famiglia qui e quando andiamo loro potrebbero venire con noi.”

    “Non mi spaventare così,” Will si inclinò sorridendo a sua moglie mentre si crogiolava nella conoscenza che tra qualche ora sarebbe stato padre. Strofinò la pancia enorme di Buffy. “Ehi là piccolo, sono Papà. Prepareremo tutto per te, ma non ti aspettare troppo perché siamo nuovi in questa cosa di essere genitori.”

    “Non rendere il bambino insicuro sul nascere. Se no è probabile che rimarrò per sempre incinta.”

    “Nah, lei uscirà perché anche se non abbiamo esperienza useremo l'amore.”

    Le lacrime riempirono i suoi occhi mentre pensò ad una piccola ragazza con gli occhi di Buffy che avrebbe avuto fiducia in lui per confidargli tutti i suoi secreti.

    “E se è un maschio?”

    “Non importa,” William alzò le spalle. Era per amore che avevano scelto di non sapere il sesso del bambino. L'unica cosa importante era che era stato concepito per amore. Le prese la mano per baciargliela sul dorso. “Lui o lei sarà amato e sarà uno dei bambini più desiderati.” fece una pausa, ingoiò le sue paure prima di guardare sua moglie. “Grazie per non avermi abbandonato, Buffy. C'è così tanto che voglio darti, che voglio fare per te…”

    “Tutti ciò di cui ho bisogno sei tu.” gli prese a coppa il viso, accarezzandogli le labbra con il pollice. “Sono qui… per il meglio e per il peggio.”

    Ridacchiando, le morse allegramente il pollice, “Bene, ti ho dato il peggio, adesso è ora del meglio. Te lo prometto.”

    Improvvisamente si sentì insicuro. Fissò Buffy scioccato, incerto se stesse bene o no.

    “Merda,” bestemmiò Buffy, tentando di alzarsi dal suo grembo. “Sono così dispiaciuta…” poi cominciò a ridere cosa che lo confuse ancora di più.

    “Cosa è successo? Va tutto bene?” lui mosse le mani su di lei per controllare se si fosse fatta male o se stesse sanguinando.

    “Sto bene,” disse Buffy tranquilla. Non poteva smettere di ridere e provava a spiegarsi tra le risate. “Siamo pari; credimi, perché mi si sono appena rotte le acque.”

    “Huh?” gli ci volle un secondo per capire quello che aveva detto quando guardò in giù, Will saltò in piedi, asciugando il grembo. “Oh mio dio, è solo…”

    “Volgare” finì Buffy.

    Lui si fermò per guardarla. Lei stava ancora ridendo e lui non poté resistere e si unì a lei. Era volgare, ma erano lei e lui e la loro famiglia, era tutto giusto. Lui le avvolse le braccia intorno e cominciò a ridere. Non sarebbe mai stato perfetto, ma sarebbe stato buono. Lui non avrebbe chiesto nessun'altra cosa.


    Fine

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  8. SognoImmortale
     
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    Bellissima.
    La storia.

    Stupefacente.
    La traduzione.

    Io sono pazza di storie di questo tipo.

    Questa ff è e sarà sempre la mia preferita.

    Ogni volta che la rileggo me ne innamoro.

    Grazie Taniuzza per il tuo meraviglioso lavoro!


    :wub: :wub: :wub: :wub:
     
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  9. elijem
     
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    in questa giornata al mare me la sono riletta... cruda a tratti dura ma anche appassionata, romantica e con un lieto fine da sogno. una delle più belle fanfiction che ho letto.
     
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8 replies since 27/2/2011, 21:37   1419 views
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