Harnessing Sunlight by sandy_s

dopo 'Not Fade Away' . Completa.

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    Harnessing Sunlight

    by: sandy_s


    Tradotta: Tania
    Rating: PG13
    Genere: Dramma, Romanzo, Suspence
    Attenzione: Violenza
    Pairing: Spike / Buffy
    Riassunto: Dopo "Not Fade Away." I buoni non hanno vinto la battaglia di L.A. Il genere umano venne condotto nel sottosuolo tranne alcuni che vennero spediti nella terra di sopra per missioni di salvataggio dell’umanità. Spike e Buffy sono nel mezzo di una missione molto importante.
    Disclamer: Appartiene tutto a Joss Whendon e Co.
    Link dove trovare la ff originale:
    www.sand-in-my-shoes.com/tranquilda...harnessing.html

    Traduco con il permesso dell'autrice

    SPOILER (click to view)
    Email conferma: Hi, Tania, You are welcome to translate the story! :o) I would like to have a copy of it translated...that would be great!
    Take care, Sandy


    Vi avviso che la ff è divisa in 10 parti.

    Parte Uno, Riunione

    Lei correva.

    Gli stivali colpirono i ciottoli nel pavimento con un nitido scoppio di suono. L'aria fredda e frizzante scorreva veloce dentro e fuori dai polmoni con ogni respiro che prendeva ed era riconoscente per il dolore tagliente nei polmoni e la nube bianca di anidride carbonica che usciva con ogni respiro.

    Era inoltre riconoscente per il dolore lancinante al fianco.

    Il dolore le diceva che era ancora viva. Conosceva abbastanza la morte per essere al corrente dell'intorpidimento che veniva con la forza di vita che scivolava via.

    Dopo tutto, era morta... o quasi morta… più volte di quanto lei si preoccupasse di ammettere.

    Rifiutava di guardare in basso, non desiderando che il chiarore di luna illuminasse la traccia scarlatta del liquido prezioso che stava trascinando dietro di sè… segnando il sentiero per i suoi inseguitori.

    All’ angolo, c’era una maggiore ramificazione nel vicolo ed esitò, risparmiando un'occhiata indietro sopra la spalla. Il vento gli sbatté i capelli biondi sopra occhi e lei prese la pistola che trasportava nell’altra mano, spingendo da parte i fili vaganti.

    Nessuno dietro lei, così prese una piccola pausa per valutare la situazione.

    Colpendo il suo orecchio sinistro, lei parlò ad alta voce, “Dai. Dai. Per favore devi essere là.”

    Combatté a lungo e duramente per ritrovare l'oggetto nella tasca della cintura.

    Ed uno dei suoi aggressori aveva colpito liberamente il dispositivo inserito nel suo orecchio.. l’ unico modo di mettersi in contatto con il suo socio di missione. In qualche luogo lungo il cammino, la missione era andata fuori di programma e si erano separati.

    L’ orecchio le prudeva, ma non accadeva niente. Il trasmettitore era distrutto.

    Maledizione.

    Lei girò il suo orologio da polso e controllò il tempo.

    01:47:00

    Erano quasi le due di mattina.

    Aveva quarantatre minuti per trovarlo e in qualche modo fare la spola prima che la sua squadra chiudesse le porte e ripristinasse le barriere magiche per un altro mese, lasciandola bloccata nella terra di sopra. Se facevano la spola da due- trenta , potevano radiotrasmettere in anticipo e guadagnare un po' più di tempo. Sapeva che Willow poteva tenere aperta la barriera abbastanza a lungo... il nastro rosso politico era il problema. Le autorità in carica non gradivano sempre cambiare le regole.

    Un passo echeggiò attraverso il vicolo calmo.

    Lei trattenne il respiro e si girò intorno silenziosamente sui tacchi, strofinando un dito sopra la canna della pistola per accenderla. Non gradiva sentire una pistola nella mano. Anche con il passar del tempo e le nuove circostanze, preferiva i paletti di legno che lei e i suoi amici erano abituati a passare delle ore a intagliare e sembrava come se fosse passata un eternità.

    Al giorno d'oggi il legno era troppo prezioso per sprecarlo per dei paletti giganti.

    Invece, le munizioni nella pistola aumentavano le probabilità di uccidere demoni e vampiri.

    Uccisione rapida e grossolana.

    Questo era come Andrew gradiva chiamare i risultati.

    Lui aveva progettato le pallottole con delle tracce di legno che nell’impatto si facevano a pezzi attraverso il muscolo del cuore e si scheggiavano. Era definitivamente un modo efficiente di cacciare.

    Se il legno non uccideva i suoi nemici, poteva la lama del coltello nella sua cintura.

    Entrambe le mani sulla pistola, chiuse il suo computer da polso con uno scatto morbido che la fece irrigidire e mettere in ascolto.

    Non sentì niente solo il suono dell'aria che fischiava attraverso la costruzione. Si domandò a cosa assomigliassero durante il giorno e sapeva che non avrebbe mai avuto la probabilità di vederlo… non se continuerà a insistere ad andare soltanto nelle missioni con il suo socio attuale.

    A lei mancava la luce solare... a tutti, ma molto presto, se riusciva, questo sarebbe stato rimediato.

    Muovendosi silenziosamente come un gatto, si premette contro la parete di pietra così da posizionare il corpo dietro una leggera sporgenza. Scrutando nelle ombre, prestò attenzione ai suoi sensi, gli occhi guardarono ogni tremolio di luce e i cambiamenti delle ombre, le orecchie aspettavano di sentire un altro passo ed i peli sulla pelle si drizzarono per rilevare chiunque nei paraggi.

    Niente.

    Aggrottò le sopracciglia. Poteva giurare…

    Senza avvertimento, una mano fredda coprì la sua bocca e la tirò indietro.

    Un grido provò a fuoriuscire dalle sue labbra ma immediatamente venne soffocato dalle dita che premetterò sulle labbra.

    Non pensò.

    Morse duramente sulle dita, traendo una serie di imprecazione dal suo aggressore. Usando la sua distrazione, spinse sul braccio che circonda la sua vita e si girò per affrontare il suo aggressore, mirando la pistola dritta al suo cuore.

    “Per l’inferno maledetto, donna!” una familiare voce sibilò. “Prima, mi mordi e poi, punti quella cosa su di me. Tu stai provando ad uccidermi?”

    “Spike!” Lei si lanciò nelle sue braccia, lasciando la pistola molle nella mano. La sua barba tagliata corta le sfregò contro la guancia mentre inala il profumo di vecchio cuoio e menta piperita.

    Il sollievo si versò sopra lei, ma lo sentì teso al suo gesto di affetto.

    Per coprire il suo disappunto, lei si riprese, agitando la pistola verso lui. “Non dovresti avvicinarti furtivamente alla gente come prima!”


    La luce della luna gli permetteva di scorgere i suoi occhi blu. Lui tenne le mani in su per difesa. “Guarda che cosa stai facendo con quella cosa. Non desidero polverizzarmi stasera.”

    Lei rimise la pistola nel fodero nella sua cintura. “Mi dispiace.”

    “Dove sei stata, pet? Hai chiuso,” lui colpì il suo orecchio leggermente, “e poi, non mi hai incontrato dove noi avevamo concordato.”

    “Uno dei vampiri ha colpito facilmente al mio trasmettitore. Non funziona da allora.”

    “E circa la parte della riunione?” Lui la studiò con attenzione, afferrandola per i fianchi e portandola in avanti per esaminare il suo addome.

    Consapevole che lui la stava toccando volontariamente, continuò, “la tecnologia e Buffy non sono mischiabili. Non potrei capire il sistema di mappatura di Giles su questo stupido computer da polso.”

    “Non fai attenzione all’istruzioni?” Le sue dita allentarono la camicia dai pantaloni, trasmettendo brividi di desiderio sulla sua spina dorsale. Poi, esaminò la sua ferita così lei fece una smorfia. “Che cosa è accaduto qui?”

    “Io faccio attenzione!” Lei insiste, battendo le sue mani giù. “A me piace usare i miei istinti. Io non sono lontana, lo sono?” Lui provò a controllare ancora la sua ferita. “Ti fermi?” Lei desiderava che lui la toccasse in altri modi, ma quello non sarebbe accaduto presto… non quando aveva appena discusso per la missione. “Io sto benissimo. Uno dei vampiri mi ha colpito appena con un coltello. È giusto un graffio superficiale. Promesso.”

    Lui sospirò. Sapeva bene di essere in contatto con una Cacciatrice testarda. Avevano un po’ più di trenta minuti per essere alla loro posizione indicata; avrebbe trattato con lei quando sarebbero stati al sicuro. Per ora, doveva occuparsi degli affari più pertinenti, “è giusto un graffio che sta sanguinando dappertutto sul pavimento e sta lasciando dietro una traccia di pangrattato sanguinante per tutti i vampiri all'interno di un raggio di quattro blocchi.”

    Lei sbatté le palpebre. “È così forte?”

    “Come pensi che ti ho trovata?”

    Lei si sentì scocciata, si piantò le mani sui fianchi e chiese, “Così, dimmi, allora, dove sono tutti questi vampiri che mi stanno seguendo? Ho pensato di averli dispersi diverse centinaia di iarde fa.”

    “Bene,” lui scrollò le spalle e sorride “Sei una pò fuori percorso, pet. Ho dovuto attivamente cercare te... selezionare la tua traccia in mezzo alle altre tracce di profumo di rame nella zona.”

    “Così, l’ammetti; tu hai passato molto tempo per trovarmi. Non è una cosa seria.”

    “Veramente,” i suoi occhi si spostarono all’oscurità sopra la sua spalla, “quando ho detto che sei andata nel percorso sbagliato, non ho detto che sei fuori dai guai.”

    Lei seguì il suo sguardo fisso, tendendo i muscoli mentre afferrava l’impugnatura della sua pistola. Dei ringhi uscirono dalle ombre e gli occhi dorati emisero luce in contrasto allo sfondo nero del edificio.

    Tempo per un'altra lotta.




    Parte Due, Piano Non Spiegato.

    “Dentro quale città siamo?” Buffy gridò, atterrando con un solido calcio all’addome il vampiro più vicino.

    La pancia del vampiro era solida e l’impatto trasmise dolore fino alla sua ferita. Per fortuna, il vampiro non notò che lei boccheggiava sotto il volume del suo grugnito mentre cadeva a terra, mirò la sua pistola al suo cuore e fece fuoco.

    Un’ondata di polvere, e la morte del vampiro venne contrassegnata dal familiare boato di risucchio.

    Lei resistette alla tentazione di inclinare la punta della pistola come nei fumetti. Amava queste missioni. Il combattimento faceva qualcosa alla sua anima da farla sentire viva… più di quello che sentiva quando era nel sottosuolo.. più di quello che sentiva da quando Spike era tornato nella sua vita.

    Lei ne polverizzò dodici; lui ne fece di più.

    Spike scansò un debole ondeggiante pugno e attaccò con la gamba il vampiro che lo stava aggredendo, con eleganza facendolo inciampare. Sparò una pallottola ben mirata e afferrò la vicina spalla. “Praga, pet. Siamo a Praga.”

    “Giusto, ora mi ricordo. Sono venuta una volta qui con Giles. Hanno fritto ogni cosa che era questo,” colpì con il suo gomito il vampiro che le stava dietro, sparando con la pistola indietro senza guardarlo e spedendo una pallottola a quello davanti , “Novuko, penso”

    “ U, Nuvako” lui corresse mirando con la pistola alla destra di lei.

    “Spike, cosa?”

    “Giù.”

    Lei aveva sentito dire questo anche un'altra volta. Questa volta non chiese nulla. Rotolando a terra, arrivò ai suoi piedi mentre lui polverizzò l’ultimo vampiro.

    Afferrò la mano che lui gli offrì per tirarsi su. Normalmente, ci riusciva benissimo senza aiuto, ma sapeva di essere ferita. “Da dove viene l’ultimo tipo?”

    “Si stava sporgendo dall’oscurità, aspettando.”

    “Per cosa?”

    “Non lo so, ma noi dobbiamo uscire di qui.”

    Lei si spolverò la schiena spostando la mano sulla fronte sudata, controllò il suo orologio elettronico da polso “Quindici minuti. Abbiamo quindici minuti per fare la spola. Non c’è la faremo mai.”

    “Giusto. Ma ho un piano.”

    Spike camminò lontano da lei, prendendo la ramificazione di destra nella strada.

    Lei lo fissò per alcuni battiti cardiaci, facendo entrare in sé la sua camminata spavalda che aveva da quando si incontrarono a Sunnydale e il cappotto di cuoio ben noto che si muoveva intorno alle gambe. Allora, gli si affrettò dietro, con un passo accelerato per stare dietro alla sua camminata.

    “ Dove stiamo andando, Spike?” le parole le uscirono più duramente di quanto volesse.

    Lui non disse nulla, ma sembrava differente… ancora più distante del normale. “Sto cercando di uscire da questo pasticcio.”

    “Questa non è la strada sbagliata?”

    “Si.”

    Lei gli corse davanti e ostruì il suo percorso. “Allora, che cosa fai?” Leggendo nei suoi occhi alla luce della luna, continuò, “Sei già stato qui prima, vero? Sei stato qui molto prima del mio viaggio con Giles.”

    “Buffy…” Il suo braccio andò a premere intorno a lei.

    Lei costrinse la sua piccola forma fino alla sua altezza completa e regolò la mascella. “ No. Spiegami. Stiamo andando nel sentiero sbagliato… ho diritto di sapere il perché. Non desidero rimanere incastrata qui .” I colpi di dolore le attraversarono il fianco e si piegò in modo protettivo in avanti, le lacrime uscirono dagli occhi.

    L’espressione di lui si ammorbidì e toccò il suo braccio. “Non abbiamo altra scelta, pet. Stanno per chiudere le barriere. Ed ho un modo per poter attraversare da qui.”

    “Non le chiuderanno. Hanno bisogno di quello che abbiamo preso.” Picchiettò il sacchetto alla sua vita. “Io lo preso, sai. Non me lo hai chiesto.”

    “Ero un po’ distratto.” Raggiunse la tasca del cappotto e aprì la chiusura lampo. “Reggiti ancora.” Prese le strisce della fasciatura e lo spray antisettico, abilmente strappò aprendo il pacchetto e riempì l’involucro nella tasca. Agitando la lattina, raggiunse ancora il bordo della sua camicia. “Lasciati aiutare,amore.”

    Non la chiamava “amore” da quando lo ritrovò… in profondità all’interno della terza più grande città sotterranea, allenando dei cacciatori di demoni. Quello era tre anni fa. Il soprannome ora significava e mescolava qualcosa nel suo cuore. Lei tollerò senza reclamare.

    Lui le si accovacciò davanti, le dita le accarezzano sopra mentre maneggiò il tessuto impregnato di sangue, alzandolo in su e togliendolo dalla ferita. Buffy succhiò un respiro prima che realizzasse che cosa stesse facendo.

    “E’ più di un graffio,” mormorò lui.

    Buffy scrutò giù al taglio. Aveva visto abbastanza ferite sul suo corpo da non essere scioccata da quanto sangue poteva perdere e essere ancora funzionante. “E’ necessario aprire di più durante la lotta.”

    “Aspetta. Ti spruzzo e ti bendo.” Spike fu fedele alla sua parola e la ferita di Buffy fu coperta in meno di trenta secondi.

    Lei gli parlò prima che lui avesse ancora una possibilità di fuggire. “Così, questo non ti esclude dal dirmi dove stiamo andando.”

    C’era rassegnazione nei suoi lineamenti quando lui si mosse con disinvoltura oltre di lei senza essere un po’ riconoscente della piccola tenerezza che lui le aveva mostrato. “Lo so, ma dobbiamo muoverci.”

    Il fianco e il cuore le bruciavano, riprendendo a seguirlo. Decise di essere meno indefinita, “Quando sei venuto qui?”

    La sua mascella si serrò. “Oh, intorno al 1997.”

    “Sei stato qui prima…”

    “Yeah. Giusto prima che Dru e io arrivassimo a Sunnydale.” Fece una pausa per controllare qualcosa su una delle costruzioni e disse a bassa voce qualcosa di incomprensibile a sè stesso.

    Le cose cominciarono a scorrere nella mente di Buffy. “Te e Dru siete venuti qui… ecco perché avete dovuto fare quel incantesimo con Angel nella chiesa… è stata ferita qui.”

    “Vai alla testa della classifica.” Lui svoltò l’angolo seguente senza rallentare.

    “C’mon, Spike. Siamo insieme in questa missione. Tu mi devi dire su…” Buffy si arrestò bruscamente. Non stava prestando attenzione a dove Spike la stava conducendo.

    La sua bocca si spalancò.

    L’aveva portata alla centrale dei demoni.




    Parte Tre, Ballando Con I Demoni

    Buffy notò la prima luce e strizzò gli occhi contro quella luminosità.

    Il fuoco riempiva le botti di metallo e guarniva le torce nei luminosi e caldi colori, giallo-arancione. Le candele punteggiavano le tavole all’esterno, che lasciavano sgocciolare la cera sopra il legno.

    Il suono venne dopo… voci che aumentavano sopra la luce per riempire le sue orecchie con chiacchiericci bassi, che occasionalmente aumentavano di volume con una risata o un ruggito. La bottiglia ed i vetri si muovevano rumorosamente sulle tavole e l’uni contro l’altri.

    L’intero insieme era punteggiato da caffé e bar e figure che si mescolavano tra loro. Il bar più vicino aveva un pavimento da ballo improvvisato situato nel mezzo della strada e scuri corpi si muovevano e scorrevano a tempo con chitarre spagnole ritmiche, suonate da musicisti in tensione.

    L'unico problema era che non erano esseri umani che bevevano e ballavano e che facevano baldoria... erano demoni... tanti tipi di demoni che Buffy perse il conto di quanti erano dopo un'esplorazione rapida della folla.

    Ma la maggior parte di loro erano vampiri... vestiti con abiti sensuali ricamati da intensi scarlatti, verdi, porpora e nero con le sciarpe che svolazzano nel vento.

    Una mano le circondò il gomito e la risvegliò dalla trance. Spike la tirò nelle ombre e bisbigliò nel suo orecchio. Ascoltò attentamente, senza staccare gli occhi dalla rumorosa folla di demoni.

    Prima che lui possa finire di spiegare, lei glielo impedì. “Che cosa? In nessun modo, Spike. Non farò quello.”

    Aspirando per la frustrazione, le sue dita scavarono nel suo braccio. “Guarda, pet, desideri morire fuori da qui? O desideri completare questa missione in un unico pezzo?”

    “Tu non mi morderai,” lei bisbigliò. Agitando il braccio, forzandolo a diminuire la presa. “Possiamo uscire da questo senza che finga di essere legata a te.”

    “No, non puoi. C’è ne sono troppi e non posso tenerli tutti lontani. Fidati di me. Lo so. Deve essere questo il modo.”

    Buffy capì improvvisamente. “hai progettato di venire qui.”

    “Buffy.” L'uso del suo nome attirò la sua attenzione. “Quando non potevo trovarti… Ero disperato. Ho sentito il tuo profumo ed ho trovato questo posto. Penso che la persona in carica qui possa aiutarci... anche se non è informata di questo. Ho bisogno di te per andare avanti con questo.” Carezzò la sua spalla e spostò da una parte i suoi capelli biondi, scoprendo la cicatrice sul collo.

    Il suo sangue martellò nella sua gola al pensiero dei suoi denti che perforavano la carne… le sue labbra sul collo… il sangue che fluiva nella sua bocca ad ogni battito del cuore. Rabbrividì nel desiderio e era sorpresa dalla tristezza che lo accompagnava. Questo non era come le innumerevoli fantasie di riaccendere una relazione con Spike.

    “Ti fidi di me?” lui chiese, respirando l'aria fredda sopra il suo orecchio... parole echeggianti di un passato distante.

    Era così genuino che le lacrime gli riempiono gli occhi. Quante missioni avevano combattuto parallelamente? Quante volte aveva dimostrato che era un uomo buono? Lui aveva cercato e vinto un'anima per lei.

    Non poteva rifiutarglielo ora e non aveva tempo di giocare. Lui gli stava dando una possibilità per mostrare quanto differente poteva essere il loro rapporto.

    Impulsivamente, annuì col capo la sua approvazione.

    Il suo gesto era tutto il permesso di cui aveva bisogno.

    Chiuse gli occhi, ascoltando il suono familiare del cambiamento nella sua faccia da demone. Le sue mani si mossero dal suo bicipite lungo le sue braccia... sopra la mano di lei. Le dita di lui afferrarono il suo fianco e le sue labbra coprirono la sua cicatrice in un bacio delicato. Lui le afferrò le mani mentre i denti affondavano in profondità nel suo collo e le sue ginocchia quasi sprofondano sotto lei mentre succhiava, prendendo la sua forza vitale. Lei galleggiò negli sbalzi inebrianti di lui che beveva e inconsciamente fece un passo avanti nel suo abbraccio... la schiena stabile contro il suo addome e torace… le cosce contro le sue cosce. Il suo cappotto di cuoio la circondava e sentì come se poteva annegare nel suo profumo. Il momento finì quasi prima di iniziare e quasi gridò per la perdita del collegamento. Lacrime non richieste slittano sulle guance come la lingua di lui scorreva sopra le ferite molto piccole nel suo collo e le sue mani liberano le sue.

    Riaprì gli occhi, la vista offuscata per le lacrime e per la perdita di sangue.

    La canzone cambiò in una movimentata. I demoni suonatori di chitarra strappano la melodia fragile e la folla partì, misteriosi voci. Da una parte del pub, una figura scura sgattaiolò, fianchi e braccia pallide che ondeggiavano in modo seducente a tempo con la musica. Un maschio provò a porre una mano su lei... lei interruppe il suo ballo ed emise un piccolo metà-ringhio, metà-abbaiare e lo spinse nella folla. Il suono di un vampiro che venne polverizzato era a mala pena udibile sotto il delicato staccato della canzone. Lei non perse mai il ritmo e girò in un cerchio ipnotico, facendo una pausa alla fine.

    Una mano bianca come neve prese una candela dal tavolo più vicino e indirizzò la fiamma per illuminare un volto.

    Occhi blu scuro emisero felicità alla luce della fiamma, Drusilla sorrise malvagiamente a Buffy.

    “Il mio piccolo ragazzo mi porta un dono dorato e bello.”

    La mente di Buffy annaspò alla vista del suo nemico anziano. Non poteva comprendere abbastanza che cosa stava accadendo e per parecchi secondi, velocemente si domandò se sta sognando e per metà prevedeva di svegliarsi nel suo freddo letto nel sottosuolo.

    “Lo sono, amore,” la voce di Spike era tranquilla. La sua mano andò alla sua vita e le tolse la pistola da caccia e sguaina il suo coltello, gettandoli lontani dalla sua portata.

    “La luna ha bisbigliato che saresti tornato ancora e andato e tornato. Tu l’hai assaggiata. Era lei che aspettavi? Ha un sapore come la luce del sole?”

    Gli vennero le vertigini alle parole di Dru e alle azioni di Spike, Buffy girò la sua testa per confermare che cosa aveva appena sentito. La mascella di Spike era contratta, ma i suoi occhi erano teneri, il suo sguardo fisso verso Dru come se era l'unica donna al mondo.

    In quell’istante, il cuore di Buffy si pietrificò e la sua bocca divenne asciutta. Tutti i mesi che aveva trascorso lavorando con Spike, lei pensava che era distante a causa sua… per qualcosa che aveva fatto. Ora sapeva… lavorava con lei soltanto come metodo per ottenere di nuovo la sua nera bellezza.. la sua Drusilla.

    La vampira si avvicinò con esitazione a lui e girandogli intorno, lo spogliava con gli occhi. “Il mio Spike è stato un ragazzo molto cattivo... come il Paparino. Dovrà sostenere se stesso per rimanere alla mia presenza.” Si fermò davanti a lui e tenne la candela contro la sua guancia per dimostrare che era solido. “Almeno, non è cenere ancora. Darà alla Mammina un’opportunità per giocare.” Lei sporse il mento in su e lo guardò con gli occhi completamente aperti. “Ti ricordi come mi piace giocare, mio Spike? O devo ricordartelo?”

    Lui le accarezzò il braccio dove teneva la candela. “Mi ricordo abbastanza bene, mio pet. Tu ed io ci siamo sempre divertiti.”

    Il petulante tono di lei era quasi come il tono disinteressato di lui. “Ed avremo ancora divertimento, no? Mi prenderai sottoterra per dilettarti?” La mano libera di lei andò allo stomaco ed ondeggiò avanti e indietro ad un ritmo che soltanto lei poteva sentire. “La mia pancia è tutto un brontolare.”

    Agganciando un dito ai suoi pantaloni, Spike alzò un sopracciglio verso lei e contrasse le labbra. “Sarai nutrita.”

    Drusilla era estasiata dal cambiamento e lo picchiettò sulla fronte come se fosse una delle sue bambole.

    Si girò ancora una volta verso Buffy, facendo un passo verso lei. “Posso avere un assaggio?”

    Debole per la perdita di sangue e cercando ancora il significato della scena che si svolgeva di fronte a lei, Buffy attinse dalla Cacciatrice dentro lei per condurla a una luce vivida. “Metti una mano su me e sarai polvere prima che tu possa dire, ‘Io ho fatto cadere la mia bambolina nel fango. ’”

    Drusilla l’attaccò con le unghie come artigli, buttando Buffy a terra.

    “Dru!” Spike protestò e si scagliò in avanti, mettendosi in piedi davanti a Buffy.

    “Io voglio giocare,” le vampire gemettero. Lei leccò le sue dita e andò in estasi. “Ooooohh. Era giusto. Ha il sapore come il sole.”

    Buffy portò la mano alla faccia e scoprì che aveva la mano impregnata di sangue. Più perdita di sangue. Sapeva che doveva rimanere sveglia...

    “Non ora, amore” Spike slittò un braccio intorno alla sua vita, portandola a distanza dalla Cacciatrice caduta.

    Le braccia di Dru trovano posto sulle sue spalle. “Neppure ora, non mi lascerai toccarla.”

    “Devi trattare con me in primo luogo. La Cacciatrice è meno importante.”

    Le parole di Spike sono le ultime che Buffy sentì. Non sapeva con certezza cosa era appena accaduto. Era solo a conoscenza della ferita nel suo cuore e aveva il dubbio che forse non si sarebbe svegliata più.



    Parte Quattro, Buffy Stufa

    Buffy perse conoscenza sentendosi disperata, ma svegliandosi arrabbiata.

    Inizialmente, era incerta sul perchè era arrabbiata, ma poi, i ricordi vennero versati nella sua mente cosciente come se dell’acqua venisse gettata sopra la sua testa.

    Sedendosi in su bruscamente prendendo un piccolo respiro e aprendo gli occhi, vide il mondo ruotare mentre un'ondata di vertigini sorpassò il senso di equilibrio accompagnato da un dolore acuto e intenso attraversa il corpo.

    Capì vagamente che era in un letto e la mano aperta afferrò e sostenne il corpo che si ribellava. L’altra mano andò al collo e sondò impacciata la ferita, la carne bollente, richiudendo gli occhi mentre l’esperienze di dolore acuto e lo scoppio di desiderio per i denti e la bocca di Spike sopra al collo... il corpo si era modellato al suo come se mai avesse lasciato il suo fianco dalla notte passata a Sunnydale quando si erano tenuti stretti sul piccolo letto nello scantinato.

    Non sapeva per quanto tempo era stata svenuta, ma sapeva che aveva sognato… non un sogno da cacciatrice, ma un vero incubo. Non ricordava i particolari del sogno… appena l'impressione… il timore.

    Molto tempo fa, era stanca di essere spaventata... stanca di non avere il controllo. “Niente spaventa Buffy Summers,” Le cacciatrice restanti dicevano dietro di lei, ammirando la sua durezza di fronte all'ultima apocalisse... l’ apocalisse che non avevano spinto indietro... quella che aveva guidato la razza umana e una manciata di demoni come Clem nel sottosuolo.

    Yeah, giusto, dura.

    Con un grido di frustrazione, spinse oltre la nebbia nella testa, oscillò i piedi sopra al bordo del piccola letto, quasi correndo alla parete della stanza molto piccola. Uno sgabello minuscolo posto all’estremità della tavola che teneva una singola candela... la sua unica fonte luminosa.

    Non pensando, strappò l’innocente torretta di cera e la lanciò duramente e velocemente contro la spoglia parete.

    Il cilindro soffice di cera franò su se stesso e la luce si spense.

    Lei era nell' oscurità.

    “Mossa brillante, Buffy,” mormoro tra sè. Ora non poteva neppure vedere per muoversi dentro la sua prigione. Si lasciò cadere nel letto nodoso, scoprendo che le lacrime stanno uscendo liberamente.

    “Maledetto!” gridò alle ombre.

    Lo odiava.

    Odiava che lui avesse rovinato la loro missione e che si era lasciata ingannare.

    Odiava che l’avesse tradita con la sua anima intatta e che l’avesse tradita per Dru.

    Ma soprattutto, lo disprezzava per come la faceva sentire... perché le faceva perdere il controllo.

    Ma era realmente fuori controllo?

    Deglutendo con difficoltà, respirò profondamente per concentrarsi.

    Doveva considerare seriamente ogni movimento che faceva, o non avrà una possibilità di uscire da lì in un pezzo solo. Lei calcolò come fare per oltrepassare la massa di demoni dopo aver rotto la stanza.

    Pensa, cervello, pensa. Lei si ricordò di Xander e questo le causò un sorriso.

    Quale era la cosa principale? Picchiettando il suo addome, scoprì che Spike le aveva lasciato il dispositivo per cui avevano lavorato così duramente per ritrovare. Il suo polso lo sentiva troppo leggero... non era più coperto dall’orologio elettrico da polso. Non che potesse fare comunque qualcosa con quello. Ed ovviamente, non aveva nessuna arma.

    La porta? Ci doveva essere una porta in quel posto. Dovevano averla portarla dentro attraverso una porta.

    Facendo scorrere in avanti i piedi ed usando la colonnina di legno del letto come ancoraggio iniziale, trovò la parete fredda e si mosse rapidamente intorno alla stanza, disegnando una mappa interna dei contorni. La stanza era definita molto piccola ed incontrò due cose significative.

    Una era una piccola, struttura increspata non più grande di uno schermo della televisione posizionato al centro della parete di fronte ai piedi del letto. Provò a sollevare il bordo ma non ci riuscì anche la resistenza e la forza della cacciatrice evidentemente si era indebolita.

    Alla destra della tastiera del letto, trovò la porta... una grande porta di metallo che era al livello del pavimento, delle pareti e molto probabilmente del soffitto. Non c’era nessuna maniglia nella porta e nessuna cerniera. Colpì sul metallo con un pugno e sentì un tonfo acuto. Era spessa. Non la poteva buttare giù a calci.

    Buffy decise che era dentro quella che la Dr. Walsh chiamava la scatola di Skinner... soltanto non per i piccioni ma per le Cacciatrici... una scatola della Cacciatrice.

    Ogni scatola di Skinner aveva una chiave. Doveva calcolare quale spingere.

    Un fuoco pulsò nella pancia.

    Doveva calcolare il tasto giusto da spingere, ma in primo luogo, doveva sdraiarsi. Stupida ferita allo stomaco.

    Nel letto nodoso quasi si sentì come in paradiso e doveva saperlo, essendo stata là . Se chiudeva le palpebre per un minuto il dolore se ne sarebbe andato.


    Poi, sarebbe stata bene e avrebbe potuto andare.

    Le mani slittano attraverso il piumone ghiacciato ed incontrano un cuscino. Premette la faccia per dare il benvenuto all’abbraccio di cotone, ma prima che potesse mettersi comoda. I suoi timpani vibrarono per un suono pulsante e forte.

    “Che cosa?” Gettò da parte il cuscino, scoprendo la fonte del rumore. Con il tremolio nelle mani, identifica l'oggetto come l’orologio elettrico da polso!

    “Non ha mai prodotto quel rumore prima,” lei parlò a sè, colpì sullo schermo e questo trasmise un arco leggero di luce blu attraverso l’oscurità.

    La prima cosa che notò era l’ora.

    21:16: 47

    Era stata fuori almeno diciotto o diciannove ore. Era stata ingannata. Anche se riusciva ad uscire, adesso le barriere non sarebbe state riaperte per almeno un altro mese. La sopravvivenza sarebbe stata difficile… non impossibile ma certamente non un divertimento. I Demoni ricopriranno la superficie della terra.

    Il computer emise ancora il suono sconosciuto.

    Non stava scherzando quando aveva detto a Spike che lei e la tecnologia erano cose non mescolabili.

    Cavolo.

    Non aveva idea di cosa fare o cosa significava. Lo schermo molto piccolo ritornò bianco tranne per l’ora e ritornò anche silenzioso tranne per la stessa serie di suoni ogni pochi secondi.

    Così, Buffy cominciò a spingere i tasti.

    Niente, niente e niente.

    Neppure il menu che conosceva comparve. Era come se l’orologio fosse inceppato... congelato.

    Provò altre cose prima di emettere un piccolo suono dei suoi... un suono di fastidio e di sconfitta.

    “Oh, bene, almeno posso usarlo come una pila.” Guardò intorno le pareti nude e il solo letto. “Non è che ci sia qualcosa da vedere.”

    Poi , gli occhi si agganciarono su qualcosa di molto piccolo nel angolo del soffitto.

    “Cosa è questo?”

    Oltrepassando il letto, Buffy afferrò il piccolo sgabello e lo trascinò nel angolo. Salendo sul pezzo sgangherato di mobilia,illuminò l’oggetto con la luce blu.

    “Una telecamera. Mi domando cosa pensano che stia facendo qui dentro.”

    Il suono metallo che scorreva sopra delle pietre attirò la sua attenzione e reagì di istinto, saltando dallo sgabello e controllando una ruota che era attaccata sulla porta.

    I colpi violenti del metallo pesante si chiusero nella sua faccia.

    Buffy era così arrabbiata che vide letteralmente le stelle… bene, le stelle avevano potuto aver qualcosa a che fare con le lesioni e la perdita di sangue ma ancora…

    Un gemito basso venne da dietro di lei.

    Si girò e sostenne il piccolo orologio per illuminare la figura sul letto. Si arrabbiò con più forza che avesse immaginato.

    “Spike.”






    Parte Cinque, Conseguenze

    Muovendosi su una batteria di pura adrenalina, puntò la luce dell’orologio sul letto, lo raggiunse, ruppe una colonnina di legno del letto e fu sopra Spike in pochi secondi, le ginocchia ai lati della sua vita e il legno… reale, autentico legno premeva sopra il suo cuore.

    Lui non emise un suono... neppure un grugnito per la presenza improvvisa del suo peso su di lui.

    Così, lei riempì il silenzio con la sua voce attenta e controllata, “Sarà meglio che tu abbia una maledetta buona spiegazione per cosa sta accendendo, o il tuo cuore andrà a contatto con l'estremità appuntita di questa colonnina del letto.” Era così arrabbiata che stava tremando e era un pò sorpresa del significato di ogni parola che aveva appena detto.

    Il silenzio ricominciò, sollevando un dubbio seccante nella parte posteriore nella mente.

    “Spike?” chiese, il suo tono era una miscela curiosa di durezza e preoccupazione.

    “Sento un pò troppo dolore per darti una spiegazione ora, pet,” bisbigliò, la voce così debole che il cuore di Buffy fece male senza permesso.

    Lei si fece scivolare sulla destra, atterrando sul piumone al lato di lui, le gambe rincalzate contro il suo addome. Le dita annaspavano per piegare la luce dell’orologio e il flusso blu andò sopra la sua forma. Le contusioni verniciavano la sua pelle pallida in cerchi scuri ed il labbro era gonfio e sanguinante. Un pezzo della sua camicia era impregnata di sangue ed ammaccata come se qualcuno avesse usato un oggetto pesante per fracassare la gabbia toracica.

    Nella sua mente apparve l'ultima volta che lo ha visto così ferito. Il Primo Male lo aveva torturato per ore mentre lei lavorava per salvarlo uccidendo il Turok-Han. Era stato un bel combattimento. Il recupero era stato lento… per entrambi, ma se l’erano cavata insieme... come sempre.

    Questa volta, lei non poteva effettivamente passare oltre le sue azioni iniziali. La ferita sul collo pulsava con le relative memorie e voleva darsela a gambe in modo da non essere più a contatto con lui.

    “Prova a spiegare.” Si preoccupò per come era ferito, ma poteva ancora essere arrabbiata. Aveva diritto di esserlo.

    Tossì mentre provò a parlare, “Hai avuto il mio messaggio?”

    Quello non era ciò che si aspettava che dicesse. “Che messaggio?”

    Le sue dita colpirono l’orologio nella sua mano. “Qui.”

    Lei aggrottò le sopracciglia. “Non potevo visualizzare niente. Giusto si illumina e fa dei beeps .”

    “ I beeps.”

    “Cosa?” gettò uno sguardo allo schermo ed alle incapacità con i tasti. Niente.

    Lui sospirò come se lei avesse dovuto capirlo, e deglutì. “Codice Morse.”

    Andrew le aveva spiegato qualcosa circa tutte le funzioni degli orologi ma non si ricordava di una funzione di codice Morse. “Oh.”

    “Il piano.”

    “Che piano?” Ora era confusa, così disse ciò che conosceva e di cui era sicura, permettendo che un pò di dolore si inserisse sopra le parole, “Mi hai morso. Mi hai consegnato a Drusilla. Mi hai tradita.”

    Anche alla luce fioca, vide un luccichio di dispiacere nei suoi occhi per l’accusa. “Mi sono consegnato a Dru.”

    “Lei ti ha fatto questo?”

    Un metà sorriso soffocato, metà tosse scappò dalla sua gola. “Chi altrimenti, pet?”

    Lui chiuse gli occhi come se lo sforzo di ridere avesse consumato la sua energia rimasta. Buffy non poteva colpirlo quando era così danneggiato, così lo toccò leggermente in una zona di carne che non era coperta di ecchimosi.

    “Hey,” lei disse, alzando il tono della voce.

    Il suo corpo fece un piccolo scatto ed inalò acutamente, sbattendo le palpebre.

    “Non dormire ancora. Finisci la tua spiegazione.” Liberò la presa dal legno. Lui non aveva l'energia per nuocerle. Poi, stava cominciando a credere che avesse qualcosa in mente per lei... per loro.

    “Okay. Dammi un minuto.” Richiuse gli occhi mentre un'ondata di dolore passò sopra i suoi lineamenti. Lei reagì senza pensare, prese la mano nella sua e gli permise di stringerla come distrazione.

    Buffy perse il conto dei secondi che passarono prima che continuasse, “Ho organizzato uno scambio. Quando ti stavo cercando, sono caduto in una trappola. Ci sono delle catacombe sotto la città. Il gruppo di vampiri è venuto a controllare la loro preda. Dru era uno di loro. Diceva che aveva previsto il mio ritorno a Praga, così lei ha costruito la trappola. Voleva uno scambio.”

    “Che genere di scambio?” Lo scetticismo era salutare.

    “Questo.” La mano andò leggero contro il palmo di lei e lei aggiunse una pressione a incitarlo. La risposta fu più debole di prima, ma continuò a parlare, “Ho dovuto dimostrare che la mia parola era sincera. L’uccello pazzo non si fida più. Non che la biasimi. È perchè lei ha desiderato torturarmi... dopo che la legai l'ultima volta… a Sunnydale.”

    Buffy ignorò il suo riferimento al passato. Doveva sapere, “e il morso cosa?”

    “Un modo per sigillare l'affare. Se lei mi avesse visto morderti... se lei ti avesse assaggiato, sapeva che io avevo soddisfatto i termini dell’accordo.

    “Affare sigillato con il sangue della Cacciatrice,” disse piano lei. Una parte si sentì violata, che lui avesse fatto un tale affare senza spiegarle le cose... senza offrirle una scelta. Una parte di lei inoltre si sentì delusa che l'unico motivo per cui le era andata così vicino fisicamente era perché aveva fatto un affare. “Che cosa meschina, Spike.” Dichiarazione incompleta dell'anno.

    Lui fece scorrere il pollice sopra il suo pugno. “Sono così spiacente, pet. Realmente. Era l'unico modo. Eravamo quasi fuori tempo e lei non mi avrebbe liberato dalla trappola a meno che non avessi fatto un patto.”

    “Cosìììì, in cambio di picchiarti, ottenendo un assaggio da me ed essere gettati qui dentro, cosa otteniamo? Di essere su Candid camera nell’ angolo là?” Lei inclinò la testa verso la telecamera che aveva trovato prima.

    Non avendo l'energia per ridere ancora, le diede un mezzo sorriso. “Non è una telecamera, pet.”

    Strizzando gli occhi nell’oscurità, scorgendo il vago profilo della non-telecamera. “Che cosa è allora?”

    “La nostra uscita da qui. Otteniamo la nostra libertà. Quella scatola non è una telecamera. È un trasmettitore. E’ collegato al sistema sotterraneo. Possiamo metterci in contatto con l'assistenza. Il sistema operativo è nella parete là.” Alzò la testa , annuendo col capo nella direzione del telaio a forma di televisione. “Poi, lei ci lascerà andare.”

    “Non può essere così semplice. E come posso crederti?”

    La testa di Spike cadde nuovamente nel posto. “Non è semplice. Possiamo metterci in contatto, riposarci ed uscire di qui, ma dopo non fermerà i suoi seguaci dall'inseguirci.” nascose gli occhi a lei. “Fidati di me, pet. Io non posso rispondere a quello per te.”

    Suonò così stanco, così sconfitto che lei capì che poteva credergli. E con quella verità, il terrore le riempì lo stomaco, facendola sentire nauseata. “Non ce la faremo mai. Nelle circostanze ideali, potremmo… ora potrei. Ma tu... dopo quello che ti ha fatto.”

    Le sue seguenti parole erano inamovibili, “ecco perché mi lascerai indietro se ci raggiunge. La cosa che hai preso là,” picchiettò il sacchetto alla sua vita, “vale la pena di essere salvata.”

    Malgrado quello che lui aveva fatto, la sua testardaggine feroce aumentò. “Non ti lascerò indietro. Non ancora.”

    “Vedremo, pet, vedremo.” Le ultime parole erano così deboli che Buffy le sentì a mala pena.

    “Spike?” gli carezzò la sua guancia con la mano libera.

    “Non posso parlare ancora. Sonno.” Lui si girò verso lei sul suo fianco in modo che le costole danneggiate erano sopra il resto del corpo. Spostando il braccio sotto la testa, rabbrividì.

    Buffy non disse una parola ma posizionò la schiena contro il ventre di lui e portò il suo braccio sopra il fianco per mantenerlo caldo. Anche lei era stanca. In pochi secondi, si addormentò.

    Edited by strawberry85 - 12/3/2011, 18:46
     
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    La coscienza raggiunse il suo cervello, ma Buffy non osò muoversi o emettere un suono.

    Spike era sveglio ed il suo corpo era ancora comodo contro il suo, ma la sua testa era alzata. Poteva sentire il suo braccio bloccarle i capelli al letto ma senza tirare troppo forte... abbastanza così che sapesse che lui era là.

    Spike non era vivo. La sua cassa toracica non si alzava e non si abbassava e non aveva un battito cardiaco o non prendeva aria come qualcuno che aveva bisogno di ossigeno. Respirava comunque... quando parlava o quando si stava impiegando... probabilmente era qualcosa che gli era rimasta dai suoi giorni umani un secolo fa.

    A volte lei era ancora stupita che si ricordasse di quella piccola goccia di anni in cui era umano.

    Ed a volte lei era stupita che sembrasse così umano quando non era chiaramente così.

    Buffy quasi gli dette la consapevolezza che era sveglia respirando affannosamente quando le sue dita spazzolarono indietro i capelli che le coprivano il collo. Un singolo dito scivolò sopra la ferita recentemente riaperta sul collo, trasmettendo una sensazione mescolata di dolore e di piacere che si incresparono sopra il suo corpo.

    Lei non aveva mai sperimentato così tanto potere dietro un singolo tocco.

    E lei era abbastanza sicura che per Spike non era lo stesso.

    Quando il contatto cessò, resistette allo stimolo di insistere che ritorni, spaventata che se lui sapesse che era sveglia, si sarebbe allontanato da lei tutto insieme. Lui l’aveva fatto diverse volte nel ultimo paio di anni.

    Comunque si allontanò da lei.

    L'aria fredda scorreva veloce fra loro. Il materasso aumentò con la perdita del peso vicino a lei.

    Anche se provava, non poteva vederlo nell’inflessibile oscurità. Ma lo sentiva, girare intorno al letto, urtare l’angolo del telaio del letto imprecando a bassa voce e piantando i suoi piedi sul traballante sgabello.

    Un po’ l’aveva ferita che avesse lasciato il suo fianco senza apprezzare cosa era accaduto fra loro, senza capire che era sveglia, lei parlò, “Come sai che Dru non ci ucciderà entrambi? Intendo, siamo in una specie di trappola qui. Ci potrebbe fare qualsiasi cosa che volesse.”

    La mano coprì la superficie regolare del trasmettitore sopra la sua testa, Spike chiuse i suoi occhi. Il corpo gli faceva male. Anche se i suoi poteri di guarigione erano più rapidi di un essere umano, ancora erano lenti rispetto a quelli di una Cacciatrice. La sua anima solleticava un pò. Non desiderava preoccuparla; lui l’aveva fatto abbastanza in questa missione. “Non ci ucciderà. Conosco Dru. È mezza matta ma non significa che sia stupida. Non correrà il rischio di perdere ciò di cui ha bisogno.”

    Lei si ricordò di qualcosa, ma desiderò vederlo prima di chiedere. Si sedette. Dando un colpetto al suo orologio elettrico da polso che trovò vicino alla testa, socchiuse gli occhi. “Luminoso.”

    “Ti dimentichi quanto luminosa possa essere la luce quando stai nell'oscurità,” Spike commentò, la verità delle sue parole era orlata con una punta di sarcasmo.

    “Silenzio,” disse, riconoscente per la facilità di ritornare alla superficialità fra loro. “Maledizione. Sono le otto in punto!”

    “Di mattina?”

    “Della sera. Le venti. Quello sono le otto P.M., giusto?” Buffy non era ancora brava con l’orario militare anche se la maggior parte della razza umana stava usando questo sistema da quando si erano nascosti.

    “Giusto.”

    “Significa che abbiamo dormito per molto tempo.” allungò le gambe davanti a se. Nessuna fitta alla pancia. C’era un pò di rigidezza ma nessun dolore. Huh. Illuminò di blu la silhouette confusa di Spike. Di nuovo i suoi pensieri andarono verso Drusilla. “Gli hai detto qualcosa”

    La voce di lui era leggermente attutita perché stava di fronte alla parete, “Ho detto molte cose a Dru, pet.”

    “Hai detto che sarebbe stata nutrita. Cosa significa? La stiamo portando con noi? Hai scambiato le nostre vite con altre? Perché bene, se l’hai fatto, non sono sicura...”

    Lui le gettò uno sguardo da sopra la spalla con le sopracciglia alzate e un mezzo ghigno, mezzo rimprovero le lasciò capire che quello che stava suggerendo era una totale sciocchezza. Tornando di nuovo al suo lavoro, spinse fuori un insieme di fili metallici dalla parete. “Non ho mai lasciato delle persone innocenti espressamente morire, Buffy.” Annaspò con i fili metallici, separandoli e torcendoli. “Le cose sono più complicate di noi contro loro. Rupert non ti ha spiegato tutto questo?”

    Giles era paziente con lei e delucidava tutte le sfumature delle fazioni sotterranee, ma c’era giusto così tanto che poteva sentire prima che il suo cervello andasse in sovraccarico e gli chiedesse la linea più corta. Apparentemente, Spike ne sapeva più di lei e questo la rese sgarbata, “ Ma io sono una Cacciatrice non un politico.” Così, rovesciò questo in anticipo.

    Spike lavorava mentre parlava. “Sai che ci sono tre fazioni principali nel sottosuolo, giusto?”

    “Giusto.” esitò. “Bene, ne conosco appena due.”

    “Coloro che vogliono rimanere e si accontentano di cosa abbiamo lasciato. Desiderano evitare il contatto con i demoni a tutti i costi.”

    “Gli unici buoni. Gli esseri umani buoni; i demoni cattivi è la loro filosofia.” Buffy aveva sentito le storie di certi membri di questa fazione di caccia che uccidevano i demoni innocenti che stavano provando a fare la cosa giusta nel sottosuolo. Alcuni estremisti vedevano persino le cacciatrici come componenti della razza demoniaca e loro avevano perso un gruppetto di Cacciatrice per le pallottole o il veleno.

    “Yep.” Spike annuì col capo e piegò la testa per congiungere i fili e legarli con i denti. “Poi, ci sono coloro che…” fece una smorfia mentre venne percorso da scariche di dolore alla sua cassa toracica.

    “Stai bene?” Lei si mosse più vicino ma senza toccarlo. Il suo focalizzarsi nello stabilire un contatto con il sottosuolo aveva indicato chiaramente che doveva ignorare le ore che avevano passato raggomitolati insieme. Si stava lasciando perdere per adesso.

    Lui si appoggiò pesantemente contro la parete. “Si. Sto bene.”

    Deciso a parlare attraverso il dolore, lei continuò, “Ci sono quelli che stanno facendo quello che noi stiamo facendo… provando a combattere... provando a vincere pezzi della superficie anche se devono portarle nel sottosuolo per il momento.” Siamo noi… le cacciatrici, gli amici delle Cacciatrici e gli osservatori.

    Spike si sedette sullo sgabello, gli avambracci sopra le cosce. “Stiamo facendo un buon lavoro, anche.”

    “Oh Si! Diamo dei calci al culo, specialmente se usciamo da questo vivi e con il nostro piccolo premio grazioso!” Lei ghignò verso lui. “Ed il terzo gruppo?”

    “E’ nuovo… bene, dall'anno scorso. Loro desideravano negoziare con i vampiri.”

    Buffy grugnì. “Stanno leggendo troppi romanzi. Quello è come il gioco della roulette russa o commettere un suicidio!” Lei aggrottò le sopracciglia. “L'attesa, non è la stessa cosa?”

    Spike resistette allo stimolo di tirarla sul suo grembo. Non pensava che lo sgabello potesse reggere il peso e non era sicuro che Buffy prendesse così gentilmente i mescolati segnali… non che lui stesse facendo un bel lavoro con un pò di segnali misti. “Ma è un'idea popolare. La gente si sta stancando di aspettare che qualcosa accada... stanchi di nascondersi nell'oscurità. Sono impauriti di cosa accadrà ai loro bambini se rimangono nascosti nelle loro tane da coniglio.”

    “Cosa a che fare tutto questo con Dru?”

    “Bene, poiché gli esseri umani sono nel sottosuolo, i vampiri sono affamati.”

    “So questa parte” I vampiri avevano cominciato a invadere il sottosuolo alcuni mesi dopo che avevano assunto la direzione della superficie; quindi, gli esseri umani che erano propensi alla magia avevano eretto le barriere. Ancora stavano risolvendo dei problemi, ma in totale, le barriere erano ben controllate e di conseguenza c’erano pochi morti. Nessuno aveva menzionato che i vampiri erano ancora affamati.

    “Così, Dru è affamato e la terza fazione desidera negoziare.”

    Buffy era più che incredula. “Uh huh. Posso vedere quel lavoro.” Lei fece diventare più profonda la sua voce, “Ciao! Vorremmo negoziare la pace del mondo.” Poi, lei si cambiò nel male, una versione un po' troppo insana della voce di Drusilla, “Tanto meglio di mangiarvi, miei cari. Le stelle mi hanno detto che saresti venuti per il pranzo.” Lei fece scivolare le gambe sopra il bordo del letto in modo che le ginocchia quasi toccassero quelle di Spike. “Non dovremmo provare a parlargli di questo?”

    Spike scrollò le spalle. “Stanno provando a farlo accadere comunque. Perchè non facilitare questo per loro? Ho patteggiato, ho fatto questa parte dell'affare con Dru.”

    “Ancora ho i miei dubbi su questo.”

    “Me lo aspettavo da te, pet,” lui ammise.

    Forse c’era ancora un'uscita dalla parte dell'affare. Buffy studiò il suo socio. “Ti senti meglio?”

    Spike evitò il suo sguardo fisso, alzandosi di nuovo in piedi sullo sgabello. “Meglio del previsto. Ho quasi fatto.”

    Lavorando rapidamente nel caso che lo sgradevole dolore ritornasse, agganciò il sostegno del trasmettitore. Sulla parte inferiore del dispositivo, trovò la cresta di un tasto e la premette. La parete cominciò a muoversi… o piuttosto, la sezione di parete a forma di TV emise un suono acuto e meccanico e si sistemò con un ronzio mentre si staccò dalla relativa intelaiatura.

    Per l’entrata della luce, gli occhi di Buffy si allargano e il suo volto splendette. Lei si arrampicò all'estremità del letto. “Wow! Questo è il nostro modo per tornare a casa?”

    I numeri volarono attraverso e riempirono il video del sistema operativo del trasmettitore. Tutto stava funzionando più velocemente di quanto Spike avesse previsto. Sperando di uscirne vivi.

    “Il sistema operativo funziona automaticamente; permette al sottosuolo di sapere dove siamo.”

    “Che cosa era allora tutto quel maneggiare con il trasmettitore?” lei chiese, gli occhi girovagarono verso le centinaia di tasti che coprivano i pannelli che circondano il monitor.

    “Questo doveva essere attivato.”

    “Oh.”

    Una apertura non vista nel portello della loro prigione si aprì e un sottile, contenitore di metallo cadde a terre.

    L’apertura si chiuse.

    Buffy saltò in piedi e prese la scotola. “Che cosa…?”

    “Pet, quello è il nostro segnale. Apri la scatola.”

    Senza esitazione, aprì il coperchio. Le loro pistole, quattro scatole di pallottole corrette al legno, due lame d'argento e delle barrette alle proteina messe lì per lei. Guardò Spike con grandi occhi verdi.

    Spike venne a contatto con il suo sguardo fisso nella comprensione reciproca. “Abbiamo esattamente cinque minuti per uscire dalla costruzione e dalla città… cominciamo...”

    La porta ai loro spari si aprì con abbastanza forza per scuotere rumorosamente le pareti di pietra spesse.

    “Ora!”



    Parte Sette, Finzione

    Buffy lanciò a Spike una pistola e un coltello, rimise l’altro coltello nel fodero attaccato alla vita e intascò due scatole di pallottole. Tirò le restanti scatole a lui. Invece Spike schiaffò una barretta di proteine nella sua mano.

    “Prendi questa.”

    Assicurando il suo orologio elettronico al polso, Buffy fissò la barretta. “Non ho fame.”

    “Non abbiamo tempo di discutere su questo, Buffy.” Lei gli diede uno sguardo. “Giusto nel caso.”

    Lui aveva ragione. “Okay.”

    Senza altre parole, uscirono dalla prigione.

    Il mondo era nascosto da ombre calme.

    Buffy guidò la luce blu dell’orologio elettronico davanti a loro per illuminare i dintorni.

    Un lungo e vuoto corridoio si allungava davanti a loro.

    Afferrando l’impugnatura della sua arma, lei e Spike si scambiarono un silenzioso cenno del capo e insieme uscirono muovendosi prudentemente. Lei guardava davanti e lui dietro, controllando per accertarsi che non li stessero seguendo.

    Ad ogni intersezione che era libera dai demoni, lei prendeva la decisione di continuare a muoversi lungo un percorso dritto e in poco tempo, raggiunsero una porta. Provò la maniglia.

    La porta si aprì.

    Buffy gettò uno sguardo a Spike, che alzò un sopracciglio. Lei si mantenne in allerta mentre sporse prudentemente la testa attraverso la soglia.

    Il suono di pioggia oltrepassò il pulsare del sangue che gli martella nelle orecchie. La piccola luce non penetrava lontano nell’acquazzone scrosciante. Come per l'inferno avevano pensato di riuscire ad attraversare la città in cinque minuti?

    “Siamo stati imbrogliati,” disse lei a voce più alta di quello che intendeva. “Non posso vedere niente! Non c’è modo che possiamo uscire da una città di questo formato in cinque minuti. Non potresti negoziare per un tempo più lungo con Dru? E dove siamo comunque?”

    “Siamo nel castello, pet,” rispose, incoraggiandola verso l'acqua. “Dru non ci manderà nessuno dietro per cinque minuti. Andiamo. Posso trovare il sentiero.”

    “Castello? Ci hanno portati al castello?” lei mormorò, sbattendo le palpebre per mandare via il liquido che ci spruzzava sopra. Il suo cuoio capelluto pizzicava mentre l’acqua cominciava a ricoprire la sua pelle e a infradiciarle i vestiti.

    Si ricordava del castello dal suo viaggio a Praga con Giles. La vista era stata spettacolare… la città che si estendeva irregolarmente da una raggiante spruzzata di colore ai piedi del gigantesco palazzo. Certo, alcune delle costruzioni si erano scurite con l'età e soffermata per il vizio preso dal comunismo, ma c’era un certo nervosismo a questo proposito. Giles le aveva raccontato un po' di storia di vita. Non avevano avuto tempo per un giro e non c’era molto che ricordasse dal loro percorso di visita, ma il castello e la vicinanza di un villaggio sulla collina… lei non si sarebbe mai dimenticata di quello. C’era tanta gente attiva... turisti, operai, nativi… e più ristoranti e giardini che potesse contare.

    Ora non era sicura di voler testimoniare che la morte aveva sparpagliato la vecchia città una volta vibrante intorno al castello. Per alcuni versi, era quasi riconoscente per la fretta.

    Spike accarezzò la sua spalla mentre si muoveva lentamente oltre di lei nell’oscurità. Probabilmente si ricorda molto di più del tempo trascorso qui con Dru.

    Doveva fidarsi di lui nel guidarla attraverso questo? Non considerò a lungo la domanda. Non aveva molta scelta.

    L'acqua le schizzò dalle lamiere sopra le gambe mentre correva dietro a lui. La zona intorno al castello sembrava abbandonata come Dru aveva promesso.

    Il lampo apparve in un’ abbagliante striscia elettrica contro le nubi grigie, immergendo le vicine costruzioni di una luce bianca. Buffy scorse la silhouette delle figure enormi nelle ombre sopra la collina. Come delle statue giganti, si levavano in piedi armate e immobili... demoni e vampiri guardavano i due stranieri e aspettano che fossero trascorsi i secondi preziosi. Tuonando aumentavano come i tamburi d'avvertimento che segnalavano una battaglia imminente.

    Lei resisteva all’impulso di mirare con la sua pistola e fare fuoco.

    Doveva conservare le munizioni.

    Ogni cosa era ancora immersa nell’oscurità per parecchi battiti cardiaci e tutto quello che poteva sentire sopra la pioggia era il suono dei suoi stivali che echeggiavano a tempo con quelli di Spike ed il costante dentro e fuori dalla sua respirazione.

    Loro svoltarono un angolo del castello e Spike si fermò bruscamente mentre una singola colonna di lampo guidò prontamente i suoi piedi a terra. Incapace di fermarsi sul momento, lei prese il torace di Spike e il suono acuto del tuono. Lui grugnì e si piegò su se stesso in un soffocato grido di dolore.

    Lei portò la luce del miniscolo orologio fino alla sua faccia, pulendosi la pioggia dagli occhi con la parte posteriore della mano che teneva la pistola. “Stai bene?”

    Toccandosi il lato danneggiato del torace, lei lo guardò chiudere i suoi occhi del colore dello zaffiro. Lui serrò la mascella mentre riponeva il dolore.

    Allora, riuscì ad annuire col capo la sua approvazione.

    La saetta lampeggiò ancora... questa volta direttamente dietro loro.

    “Cosa per l'inferno?” ringhiò lei, correndo in avanti e tenendosi sul braccio di Spike. Lui si muoveva con lei ma era più lento di prima.

    Un altro fulmine striò le nubi a due piedi alla loro sinistra. Poi, un altro ed un altro.

    Buffy irruppe in un trotto e poi in una completa corsa, evitando l'elettricità ed aiutando il suo socio ferito.

    Spike provava a parlare... a dirle qualcosa, ma nessun suono gli attraversò le labbra.

    E prima che Buffy si rendesse conto di dove stava andando, una massiccia, struttura nera apparve in lontananza di fronte a loro. La luce della tempesta lampeggiò fuori della torre che si elevava e lei rimase a bocca aperta per la mostruosità.

    Sentiva a mala pena le parole di Spike vicino al suo orecchio, “ La Cattedrale di St. Vitus, pet.”

    I tuoni aumentarono e prima di pensare, corse in avanti, tirò la porta ed entrò nel posto di culto.

    Mentre le grandi ante scorrevoli della porta si chiudessero morbidamente dietro di lei, l'aria sfiorò la sua pelle bagnata scaldandola e asciugandola e lasciò il fianco di Spike, avanzando nel santuario principale. I suoi passi echeggiavano nell’ampio spazio.

    Le candele gettavano un bagliore rosso-arancione attraverso le viscere dello spazioso luogo di rifugio, le piccole fiamme tremolavano in un arcobaleno di colori sopra le più grandi finestre con vetri istoriati che Buffy avesse mai visto… non che fosse stata in molte cattedrali e chiese. Il soffitto piegava in su in un arco che sembrava quasi raggiungere il cielo ed i banchi erano allineati come il domino tutti nel senso dell’altare. Il profumo dell’incenso al gelsomino e vaniglia le riempì il naso e nell'occhio della sua mente, era tornata alle ore passate al Magic Box con Giles, Willow e Xander. Per la prima volta in questa missione, si sentì al sicuro e la tensione sempre presente nei suoi muscoli si disperse.

    “Ci cercheranno qui. Dobbiamo continuare a muoverci, amore.” La voce bassa di Spike raggiunse le sue orecchie e sentì le sue dita fredde sull’ avambraccio, ma ignorò le sue parole, spegnendo la luce del orologio.

    Lei scorse una figura molto piccola rannicchiata sul pavimento vicino all’altare. “C’è qualcuno qui dentro.”

    Spike seguì il suo sguardo fisso, ma i suoi occhi non rilevano nessuno. “Buffy… cinque minuti… meno di...”

    “È un bambino, Spike. E hai visto tutti quei demoni fuori là? Ci sono troppi da oltrepassare in cinque minuti. Possiamo riorganizzarci qui e forse aiutiamo qualcuno,” lei disse, non spostando gli occhi dalla piccola forma tremante. I suoi piedi sembravano spostarsi automaticamente verso la parte anteriore della cattedrale.

    Spike sentì le sue costole come se stessero per bruciare, ma lui si affrettò dietro Buffy comunque, usando i banchi come supporto. L’ostinata donna non sapeva in cosa si stava cacciando.

    Quando raggiunse il bambino, rinfoderò la pistola nel fodero, si accovacciò e mise una mano sulla coperta che copriva le spalle del bambino. Lei aveva sentito le storie di esseri umani bloccati sulla superficie e che venivano usati dai demoni per cibo, tortura... e qualunque altri orrori che la sua mente poteva immaginare.

    Ma questa era la prima volta che incontrava un bambino.

    “Hey,” bisbigliò, le sue labbra provarono a formare un sorriso riassicurante.

    Il bambino... il ragazzo la scrutò con uno sguardo vuoto nei suoi enormi occhi marroni, le guance erano striate dalla sporcizia e dal sangue secco, i capelli marrone chiaro arruffati. La fissò come se non fosse sicuro se era reale. Lei gli accarezzò lentamente la schiena per calmarlo.

    “È Okay. Io,” fece una pausa, “Noi non ti vogliamo far del male. Puoi dirci che cosa ti è accaduto?”

    I sensi su iper - attento, Spike indugiò dietro Buffy. Qualcosa non andava bene e non era sicuro di cosa era.

    Il ragazzo allora sorrise.

    Ed allora, il sorriso si trasformò in un largo sorriso.

    E il largo sorriso in una risata... un suono acuto e alieno che grattò contro i timpani di Buffy.

    Lei tolse la mano dalla forma e cadde un po’ all’indietro, a mala pena si tenne. Spike afferrò il suo braccio con entrambi i suoi e la trasportò ai suoi piedi mentre entrambi guardavano con orrore crescente.

    Prima di tutto i denti del ragazzo si allungarono. Poi, il resto di lui cambiò e si contorse... le braccia e gambe diventarono lunghe e muscolose. Le dita delle mani e dei piedi finirono con artigli rosso scuro. La pelle si tese sopra un torso spigoloso e duro. I capelli si torsero in una sommità nera di molti piccoli corni come spine e la coperta consumata era incorporata ed allungata in ali nere tagliuzzate che fluttuavano come morbose farfalle.

    Le fiamme della candela luccicava e ballavano a tempo con i movimenti della creatura e l'essenza di gelsomino e vaniglia cambiò in cannella grezza, che bruciò le narici di Buffy.

    “Cosa sei?” Buffy chiese con più sicurezza di quella che aveva, piantando i suoi piedi sulla terra solida ed estraendo il coltello d'argento dalla cinghia.

    “Indovina,” sibilò, la lingua biforcata che slittò fra le labbra sottili di color indaco, occhi scarlatti che brillavano per il divertimento.

    Lei giocò con la punta del coltello, studiando in modo pensieroso la lama. “Vediamo. Sei corporeo, così non sei il Primo.” Un angolo della sua bocca si contrasse e lei coprì la paura con un inutilizzato umorismo. “E non sei di colore rosso e non hai due giganti corna, così non sei Satana... anche se non sono mai realmente entrata in contatto con Satana.” Lei osservò il soffitto. “E suppongo che Satana non troverebbe esattamente un'esperienza piacevole essere in una cattedrale.”

    La creatura ridacchiò ed oscillò un braccio, spingendo Buffy come dare uno schiaffo ad un mosca. Lei si schiantò sul banco più vicino, spezzandolo e battendo la testa e la spalla. “Io non posssso parlare con voi.”

    Facendo delle smorfie per il dolore al suo torace, Spike estrasse la sua pistola e sparò alla mano sinistra. Attacco dopo attacco contro la creatura e questa sorrise soltanto più largamente.

    “Le punte di legno e di metallo non mi uccidono.” Torreggiò sopra Spike e mise un artiglio sotto il suo mento, inclinandogli la testa in su. “Ancora non ssssai chi... che cossssa ssssono.”

    “No. Non lo so.” Spike appoggiò la schiena sul banco dietro di lui e portò le gambe in su, sbattendole nell'addome della creatura, facendolo inciampare all’indietro. “E non gradisco che mi tocchi.” Si mosse per sostituirsi davanti alla ancora barcollante cacciatrice, rifoderando la sua pistola. “Perchè non provi a dirmi chi per l'inferno sei? Non sono mai stato molto per i quiz.”

    La creatura camminò davanti a Spike, sbattendo le ali. “Potrei ucciderti in un ssssecondo, vampiro...”

    “E tuttavia, prima di tutto stai parlando.” Spike sguainò il suo coltello, non spostando mai gli occhi dalla creatura.

    “TU hai persssso la battaglia finale… tu hai persssso la superficie, ma ancora tu perssssissssti….”

    Spike scrollò le spalle. “Cosa posso dire? Sono come uno scarafaggio... soltanto non volo. Prendo le mazzate e mi mantengo nuovo di zecca…”

    “Ti sssstiamo cercando da molto tempo. Abbiamo bissssogno di una risssspossssta ad una quesssstione.” La creatura si fermò, espanse le ali alla loro massima portata e chiese, “come William il ssssanguinario, un demone meticcio, è ssssopravvisuto alla battaglia finale? Nessssuno l’ha fatto. Gli altri della tua ssssquadra no.”

    Buffy si mosse ai piedi di Spike, girando la testa per sentire e tirando le gambe sotto di lei. Spike finse di ignorare il suo movimento, facendo dei collegamenti nella sua mente.

    “Ohhhh. Così, sei un membro dei…” Spike indicò con l’indice della mano destra la creatura come se l'azione potesse estrarre cosa stava provando a dire, “dei Senior Partners!”

    La creatura rise di soppiatto e Spike era riconoscente che il suono non scoppiasse in una risata completa. “Quassssi. SSSSono ssssoltanto il loro rappressssentante... un ssssosssstituto... qui controllo una piccola parte del mondo per loro. Come potevo ssssapere che tu, quello che sssstavamo cercando girava nel mio ssssettore?”

    Con dei movimenti lenti aveva progettato di passare inosservata al sostituto, Buffy allontanò il dolore lancinante dalla testa per agire nell’oscurità nello sfondo, allungando prima una gamba e poi l’altra. La spalla sinistra le faceva male, ma utilizzò il braccio destro per tirare il corpo in avanti, mirando ad una posizione dietro la creatura e all'interno del campo visivo di Spike.

    Spike socchiuse gli occhi. “E Dru?”

    Il profumo cambiò ancora... di nuovo alla vaniglia e gelsomino ed in un istante, Drusilla era in piedi davanti a lui, le sue braccia che galleggiano dove c’erano le ali della creatura. Gli occhi scuriti per la lussuria. “ Lei non è qui. Ci sono soltanto io. E dopo il tempo che abbiamo passato insieme, pensavo che conoscessi la risposta alla domanda. È realmente abbastanza evidente.”

    Così Buffy usò la trasformazione del sostituto come unica possibilità di andare in posizione, l’impazienza di Spike salì, “E quale è?”

    La cosa-Drusilla si alzò sulle punte dei piedi e come una piuma camminò nello spazio personale di Spike. Gli diede un sorriso dispettoso... un sorriso che avevo usato per portarlo sopra la luna. Alzò le sue dita, lo colpì al torace direttamente sopra al cuore e pronunciò una singola parola, “Amore.”






    Parte Otto, Affrontando la Realtà


    Poichè la Dru-creatura pronunciò una singola sillaba, Spike stabilì per un attimo il contatto visivo con Buffy.

    Con ogni oncia della sua resistenza, Spike fendette con il coltello l'aria nebbiosa per l’incenso pesante, immergendo la lama d'argento in profondità nella carne della creatura e attraverso il suo osso. Il braccio cadde lontano da questa, ma Spike non si arrestò, sbattendo la lama attraverso la gola del sostituto, separando un canyon nella carne del collo.

    Il sangue della creatura fuoriuscì scuro e spesso e lo stupore passò sopra i lineamenti del suo volto mentre Buffy mise le gambe sulla sua schiena, facendo cadere il sostituto a terra.

    Spike sogghignò. “Ti ho detto che non voglio essere toccato.”

    Buffy barcollò sui piedi mentre la creatura si contorceva sul pavimento. Con la sua mano destra, estrasse la pistola, mirando al sostituto. Si voltò verso Spike. “Non sta morendo, è?”

    “No. Ma, sarà abbastanza per ritardarlo un pò.” Spike pulì la lama sporca sui suoi pantaloni. “Tu sei okay?” Lui desiderava toccarla... sapere che era ancora intera dopo il colpo che aveva preso, ma non osava concedersi il contatto. Era già lontano da trasgredire i suoi confini che aveva posto con attenzione.

    Prendendo un respiro profondo ed ignorando la sua domanda, lei considerò una possibilità di studiare Spike con occhi stanchi. “Cosa significa?”

    Inguainando la lama, Spike si mosse indietro. “Cosa, pet?”

    Buffy traeva il coraggio dal pericolo della loro situazione. Non aveva tempo di misurare le parole. Sapeva qualcosa sui Senior Partners e sapeva perchè Angel aveva scelto di fare quello che aveva fatto. Ma non sapeva cosa era accaduto nella battaglia finale con Spike. “Lei... ha detto che sei sopravvissuto alla battaglia di L.A. quando non dovevi...per ‘amore’. Cosa significa?” Là. Lei si era direttamente indirizzata su quello che desiderava sapere cosa era accaduto nel passato nella sua vita.

    Incapace di guardare con sincerità nei suoi occhi, Spike evitò il suo sguardo fisso. “Non lo so. Conosci i cattivi. Forniscono tutti i generi di discorsi incomprensibili e con doppi sensi che non hanno senso.”

    Buffy ricordò il discorso del sindaco Wilkins su lei e sulla relazione con Angel. “ I discorsi incomprensibili e doppi sensi che hanno un filo di verità.”

    Spike scrutò lei con così tanta vulnerabilità e trepidazione scritte nei suoi occhi… così tanto nudo dolore che lei desiderò abbracciarlo, per tenerlo vicino e per assicurargli che poteva parlare...che non lo rifiutava qualunque fosse la verità terribile che potesse rivelarle.

    Conosceva il suo passato come assassino crudele... un ladro di vite di umani innocenti. Ma Buffy lo conosceva anche come un uomo capace di vincere i suoi istinti più bassi e apparentemente immutabili e l’impulso a diventare una persona capace di altruismo e di sacrificio mentre ancora restava fedele a sé stesso. In quel momento, lei realizzò quanto lo amava... non aveva mai smesso di amarlo.

    Prima che potesse pronunciare un'altra parola, il lampo striò delle linee luminose e dentellate attraverso le finestre di vetro istoriato della cattedrale. Mentre il tuono che l’accompagnava brontolò, le candele simultaneamente si spensero, lasciando la coppia inghiottita dall’oscurità.

    La voce di Spike echeggiò nel silenzio, “Penso sia il nostro segnale, amore.”

    “Giusto.” Non vedendo, batté le palpebre nella sua direzione.

    Malgrado le sue intenzioni, lui stabilì un significativo contatto, spostandole i capelli bagnati giù dalla spalla e passando un dito sopra la ferita improvvisamente dolorante sul collo. Sopprimendo un brivido di desiderio e mettendo a fuoco i suoi istinti di Cacciatrice, corse veloce attraverso la navate verso l'entrata della cattedrale, accertandosi che i passi di Spike erano vicini e dietro lei.

    Al che Buffy giudicò come il segno a metà strada, le sue orecchie rilevano qualcosa sopra l’eco dei suoi stivali e di quelli di Spike. Il suono era debole… come un distante tintinnino di campane nel vento che la riportò indietro al portico di Sunnydale. La sua mente esitò nel tentativo di districare il mistero ed il corpo ritardò automaticamente.

    “Buffy, non ti fermare!”

    Il grido di Spike impartì vita alle sue gambe come il suo cervello registrò l'identità del frastuono nascente. Il vetro istoriato si stava frantumando!

    Intensificò i suoi sforzi mentre i pezzi di vetro cominciarono a tagliare la pelle delle braccia e della faccia come delle zanzare giganti. Il suo corpo cadde nella porta della cattedrale, aprendolo con la forza dell’ inerzia. Cadde nella notte ora senza pioggia, ingoiando l'aria fredda e afferrando la pistola.

    Lei non si sentiva pronta per la lotta e sapeva che anche Spike non lo era. Il lampo ancora ballava attraverso il cielo e lei conservò un momento per dargli un occhiata.

    Per mezzo della mano libera, tolse rapidamente le punte di vetro sulle braccia e faccia di lui e lui fece lo stesso per lei. Goccioline molto piccole di sangue uscirono dalle sue braccia, ma lei le ignorò. Aveva resistito a molto peggio... e così lui. Fece voto di scoprire esattamente che cosa le stava nascondendosi, ma in primo luogo, dovevano sopravvivere… entrambi.

    Le nubi scorrevano con velocità più grande di quanto avesse previsto. Il lampo ed il tuono si sbiadirono per la distanza. La luna piena condivise la luce presa in prestito con la città che si estendeva sotto la coppia di stranieri. Le innumerevoli silhouette scurivano le vie strette che conducevano giù per la collina. Per il momento non si mossero, ma i sensi di Buffy avvertirono una nuova inquietudine nell'aria.

    Era tempo per l'evento principale.

    Lei si concesse di dare un’occhiata a Spike. La sua mascella era contratta ed i muscoli nella curva della sua guancia stavano pulsando. Erano entrambi stati in prima linea in questo genere di lotte nel passato, ma qualcosa circa il luccichio duro negli occhi di Spike gli disse che non aveva pensato di affrontare ancora questo genere di lotta... che non aveva pensato di essere vivo.

    Ed adesso erano morti per sacrificarsi e erano tornati di nuovo alla vita. Lei non aveva mai incontrato qualcuno che avesse mai sperimentato la stessa cosa.

    Senza pensare, lei fece un passo davanti a lui e portò la bocca alle sue labbra fredde in un bacio fermo, facendo scorrere le dita sopra la curva della sua guancia. Le labbra si distendono in suo e comunicò il calore a lui, tirandosi indietro prima che il gesto si approfondisse.

    Lui era sorpreso per il bacio e la fissava.

    “Noi stiamo andando a fare questo,” lei lo informò per ricordarsi che era ancora viva e gli lasciava sapere che sopravvivranno alla lotta imminente malgrado le molte probabilità contro di loro.

    Lui gli diede un semplice cenno del capo, non discutendo il suo punto. Lui aveva deciso almeno quello, lei uscirà da questo intatta. Dirigendosi alla città sotto, la guidò, “Andiamo al Charles Bridge. Abbiamo una probabilità in più all'aperto… lontano dalle vie strette. E se riusciamo ad arrivare là, possiamo attraversare il fiume.”

    “Più probabilità di fuga in quel modo.” Lei si ricordò il largo ponte. Era sempre pieno di gente che camminava dappertutto anche la notte, lampioni che lo mantenevano luminoso. Ora la via era illuminata non dall'uomo ma dalla natura.

    Un rombo suonò in profondità dentro la terra dietro loro e la terra cominciò a muoversi sotto i loro piedi, Buffy e Spike si trovarono instabili.

    Buffy girò la testa intorno per localizzare la fonte del disturbo.

    Le crepe coprirono la base della cattedrale, sopra le porte ed aumentarono verso le torri, emettendo un suono stridente e acuto. La costruzione cominciò a vibrare e più crepe si svilupparono con il movimento che aumentava.

    “Sta per sprofondare!” lei disse sopra il baccano che aumentava mentre una delle torri cominciò a sbriciolarsi.

    “Tempo di andare, amore!” Rispose Spike, schivando una doccia di cocci che cadevano e estraendo la pistola.

    Evitando il disastro, corsero insieme, Buffy che seguiva uno Spike zoppicante giù per la collina e per le intrecciate vie verso il ponte.

    Nella prima serie di gruppi di ombre, incontrarono la prima linea di nemici… una serie di vampiri che ringhiavano con gli occhi gialli che emettevano luce e denti taglienti come rasoi, emergevano dal lato della vecchia costruzione della città come se facessero parte della struttura in se.

    Mettendosi davanti a Buffy, Spike scivolò nel volto della caccia e li avvertì con un ringhio della sua proprietà. I vampiri lo ignorarono come se fosse ritornato nella sua forma incorporea, mirando alla piccola donna appena dietro lui.

    La pistola di Buffy scoppiò con suoni taglienti e costanti mentre Spike li attaccò da dietro, dando loro dei calci, pugni e sbattendoli per terra come degli agnelli diretti verso al macello... una catena di montaggio assassina.

    La polvere volò attraverso l'aria, una brezza leggera generava dei piccolissimi vortici bianchi del rimanente dei vampiri. Spike ansimò un po’ per lo sforzo e un po’ per la pressione inflitta sul suo torace ferito.

    “Che cosa bizzarra,” Buffy commentò, ricaricando la pistola prima di continuare la veloce avanzata.

    “Cosa , pet?”

    Scrollò la sua testa. “Non lo so.”

    “Troppo facile?” Spike si tirò ancora avanti.

    “Forse.” Lei aggrottò le sopracciglia. Quello non era abbastanza.

    Girando un angolo e questo volta, un trio di demoni saltarono sopra di loro. Buffy estrasse il coltello al posto della pistola e Spike l’imitò. Il primo demone, un Fyarl, colpì Spike da un lato, concedendo ai suoi compagni meno ingombranti l'accesso alla Cacciatrice.

    Buffy non sprecò tempo e si scagliò sui due demoni che non riconosceva. Era stata sempre resistente ad imparare i convenzionali nomi delle varietà più comuni dei demoni. Invece, diede loro dei propri nomi.

    “Ciao, Sig. Lumpy*,” disse a quello verde con delle cicatrici chiazzare di rosso sulla faccia e delle gobbe giganti che sporgevano dalla schiena. Con precisione esperta, immerse il suo coltello nel torace, utilizzando l'arma come ancoraggio per il corpo e sbattendo il secondo demone a terra con il suo peso come lei saltò sulle spalle di Lumpy. Estraendo il coltello dalla carne grumosa, fendette la sua gola, saltando a terra mentre lui cadeva come un albero gigante.

    [ * Lumpy = nodoso]

    Si voltò per affrontare il socio di Lumpy.

    Nel frattempo, il corpo di Spike rimbalzò con più riluttanza che gradirebbe, ma riuscì a spingere il coltello nella schiena del Fyarl, mirando al cuore.

    Lui lo mancò. “Per l’ inferno maledetto.”

    Il Fyarl grugnì soltanto mentre venne colpito alla schiena ed estrasse l'arma. Minacciando Spike per la seccatura, lanciando la lama dritta ed allineata verso Spike.

    Spike prese il coltello nell'aria e si trovò a fissare la schiena del demone. “Che cosa…?” Il Fyarl lo ignorò come se fosse minaccioso come una fastidiosa mosca.

    Evitando un pugno dal demone che chiamò il Toothless Wonder * perché non aveva denti e la stava colpendo come se fosse una povera pugile, Buffy disse a voce alta a Spike, “Saresti utile se lo lasciassi e mi dai una mano qui!”

    [ * Toouthless Wonder = super senzadenti ]

    Spike aggrottò le sopracciglia. L'accusa di Buffy indusse il suo temperamento ad aumentare, dandogli momentaneamente il combustibile per dimenticarsi delle ferite. “Io ‘sto’ aiutando.”

    Afferrò il pugno del Toohless Wonder mentre si inarcava indietro per voltarsi casualmente verso Buffy. Torcendo il braccio del demone dietro la sua schiena, Spike trascinò la lama attraverso la sua gola.

    Buffy era troppo occupata con il Fyarl per notare poiché la bloccava a calci e pugni. Spike lasciò cadere il Toohless Wonder e si posizionò dietro il demone restante.

    “Dove ovviamente mi vuoi,” Spike mormorò, piantando il fianco buono nella schiena del Fyarl in modo che inciampasse nel coltello di Buffy. Tirando su col naso per dissimulare la risposta al dolore rinato, Spike fece un passo indietro dal corpo per mettersi in piedi vicino alla Cacciatrice.

    “Almeno non dobbiamo preoccuparci di pulire questa confusione,” Buffy osservò, aspettando un momento per riprendere fiato. Rifoderò il suo coltello e controllò la pistola.

    Rabbrividendo quando Buffy non lo stava guardandolo, Spike controllò, “immagino...”

    “Tutti i demoni mi hanno attaccata e ignorando te! Cosa è questo?” Buffy si interruppe. Fissando criticamente Spike con entrambe le sopracciglia alzate. Prima che lui avesse una possibilità di rispondere, lei continuò a parlare, “e non conosco questo modello di attacco. È come se ci stessero aspettando su ogni blocco... come se sappessero dove stiamo andando. E perchè non stanno attaccando in massa?”

    “Come posso saperlo? E siamo stati soltanto in ‘due’ blocchi. A stento chiamo quello un modello.”

    “Due puntini fanno una linea e una linea è un modello.”

    Spike era più che turbato. “Non lo so! Quel ‘coso’ non mi ha spiegato esattamente il piano generale quando mi stava torturando!”

    Lei si ammorbidì, avvicinandosi con metà-scuse. Non avevano tempo per discutere. “Sei ferito. Come stai?”

    Lui tolse rapidamente la sua mano distesa. “ Continuiamo ad andare. Più a lungo rimaniamo in un posto, più vulnerabili siamo.”

    Buffy diede un colpetto al suo orologio per controllare l’ora.

    20:43: 16.

    “Quanto tempo occorrerà alla trasmissione?”

    Spike sorrise torvo. “Non sono sicuro che il trasmettitore fosse realmente funzionante, pet.”

    Buffy sentì lo stomaco sprofondare. “Un'altra illusione?”

    “Forse.”

    “E se funzionasse? Quanto tempo?”

    “Per ricevere il messaggio e per spedire una squadra? Non lo so, non l’ho mai provato, pet. Non lo so.”

    “E chi sa quanto nastro rosso di governo essi devono attraversare,” Buffy aggiunse. “Siamo soli.”

    “Sembra di si.” Lui esitò ed allora disse, “Mi dispiace, amore.”

    Buffy aprì la sua bocca per rispondere, ma una collezione di ringhi che aumentavano per molta distanza la bloccarono. La sua mano strinse sopra l’impugnatura della pistola. “Andiamo.”




    Continuavano a muoversi, avanzando un poco alla volta verso il Charles Bridge, ritardando per i combattimenti ad ogni angolo. Ogni volta, i vampiri ed i demoni miravano Buffy e subì più lesioni, Spike si sentiva più debole. Le schermaglie diventavano sempre più intense fino a che la loro motivazione non divenne solamente l'uccisione. Nessuna parola passava fra di loro.

    Dopo che sembrava passata un’eternità, Buffy e Spike raggiunsero la torre del ponte. Coperti di sangue rappreso e cenere di demone, Buffy si appoggiò pesantemente al fianco illeso di Spike ed il suo braccio circondò la sua vita in uno sforzo di prendere il peso fuori della sua caviglia destra.

    Le nubi ricoprirono la luna, nascondendo il mondo nell’ oscurità e una brezza nacque, trasportando il profumo di acque inquinate dalla superficie del fiume e nelle vie.

    Non avendo bisogno di tanta luce quanto Buffy, Spike esplorò avanti e non rilevò niente sul ponte…la strada era libera.

    Buffy inciampò sopra una pietra fra i ciottoli. Spike l’afferrò prima che cadesse ed entrambi gemettero poiché il tessuto venne strappato a pezzi dalle loro ferite.

    Lei trovò la voce, “Spike. Ho bisogno di una pausa. Appena un minuto.”

    “Ancora pochi passi, pet. Siamo quasi alla torre del ponte. Ci sarà riparo dalla brezza e potrai riposarti.” Le parole suonarono vuote nella quiete inattesa. “Forse puoi persino mangiare qualche barretta di cibo.”

    Lei rise. “Non penso che mangio qualcosa che il ‘coso’ mi ha dato.”

    La preoccupazione di Spike si sciolse un pò per il suo divertimento. “Probabilmente una buona idea, amore.”

    Raggiunsero il riparo nell’arco della torre del ponte giusto mentre la pioggia ricominciò a scendere. Spike sistemò sulla terra la sua forma con tanta gentilezza e si distese vicino a lei. Lei tirò le e ginocchia al torace e mise la testa sulla sua spalla.

    Lei sapeva cosa doveva chiedergli. Ancora non erano usciti esattamente dalla loro situazione e le informazioni che lui si era tenuto per se potevano essere la chiave della loro sopravvivenza… della sopravvivenza dell'umanità.

    “Spike.”

    “Yeah, yeah, lo so, io puzzo. Schifosi demoni e schifose budella di demone.”

    “Non è quello che stavo dicendo, ma ora che l’ hai detto. Ewww.” Lei si allontanò da lui un pò ed accese il suo orologio. La luce blu li avvolse. “Forse dovresti andare in piedi sotto la pioggia e lavarti.”

    Lui la guardò pensieroso, non occupandosi che la sua coscia era premuta contro quella di lei “Vorrei, ma per un qualche motivo, sono troppo stanco.”

    Lei sorrise. “Significa che nessuno dei due farà una doccia troppo presto.”

    Buffy riposizionò la testa e chiuse gli occhi… appena per un minuto.

    “Amore?”

    “Hmmm?”

    “Cosa mi volevi chiedere prima?”

    Oh yeah. Dovette scacciare la sensazione di sonnolenza. Sopravvivenza. Molto importante. “Dobbiamo parlare di cosa ti è accaduto a L.A. Devo sapere cosa quella creatura nella cattedrale intendeva circa la tua sopravvivenza. Penso. ‘So’ con chi stiamo combattendo e desidero sapere il perchè.”



    Parte Nove, Combattendo Indietro L’Oscurità

    “Non posso.”

    “Non puoi o non vuoi, Spike?” Buffy era spaventata e non sapeva riparare alla confusione che c’era. C’erano troppi ostacoli nel percorso ed Spike ne stava aggiungendo altri.

    Lui non rispose ed il picchiettio della pioggia riempì il silenzio aperto.

    Se gli rispondeva, non poteva fermarsi. L’intera verità sarebbe uscita e allora, non avrebbe potuto contenere le emozioni e aveva rinchiuso dentro di se per così tanto tempo.

    Eppure, sapeva che doveva dirle la verità. Non aveva scelta.

    La sua mano trovò quella di lui nell’ oscurità, le dita che separano le sue. La pelle di lei era ghiacciata… così fredda come la sua. Si sentì in colpa e desiderava poterla scaldare come lei lo aveva fatto tempo fa.

    “Sono qui,” disse dolcemente, provando ad incontrare il suo sguardo. “Dimmi le parti facili prima.”

    Aprì la sua bocca ma si accorse che non poteva parlare. Schiarendo la gola, scoprì un inizio, “Vuoi conoscere cosa è accaduto in L.A., pet?”

    “Nell'ultima battaglia... quello con tutti i demoni che i Senior Partners hanno mandato dopo che voi ragazzi avete ucciso quelli del Circle of the Black Thorn. Come sei sopravvissuto quando Ang… nessun altro?” Lo incoraggiò, esitando sul nome di Angel.

    “Per qualcuno che non presta attenzione ai nomi delle cose…”

    Lei gli strinse la mano e si mosse più vicino a lui, tirando le ginocchia in su in modo che le loro mani si afflosciarono contro la sua pancia. “Quando vengono le persone le proteggo, presto attenzione.” Spike cominciò tagliare i suoi pantaloni, ma continuò a parlare, “Quando viene tu, presto attenzione.” Lei lesse la sorpresa sulla sua faccia anche alla luce bassa. “Ho pensato che fossi morta a Sunnydale… pensavo di averti perso.” Gli occhi di lei erano offuscati dalle lacrime trattenute. Grande. Giusto la cosa di cui avevano bisogno. Più acqua.

    Lui la portò oltre l'emozione, “sono sopravvissuto alla lotta per due motivi.”

    Lei tirò su con naso, e con la mano si asciugò gli occhi.

    Spike continuò, con voce bassa, “Questa era realmente Angel. È il motivo per cui sono sopravvissuto. Sapeva che dando ai Senior Partners un tale colpo li avrebbe fatti arrabbiare… sapeva che era una missione suicida, ma quello non significava che non provò a fornire un piano di fuga.”

    Buffy era genuinamente sorpresa. “Wow. E’ molto cambiato il rapporto fra te e Angel, nel tempo che avete passato in L.A. L'ultima volta io sapevo che vi stavate comportando come due adolescenti gelosi.”

    “Non è vero!” obbiettò.

    “Um, come chiameresti l’immagine di Angel che avevi appeso sul punching bag?”

    “Che non era Angel... quello era Beavis.” Spike piegò la testa da un lato, “o era Butthead che aveva i capelli scuri?”

    “Nessuno di loro aveva le zanne. L'immagine che avevi disegnato aveva le zanne.”

    “Oh, giusto.”

    “Torniamo al soggetto, mister. Angel fornì ovviamente un piano di fuga?”

    “Non lo fornì esattamente Angel. L’ex osservatore e Illyria .”

    “Wesley?”

    “Giusto. Loro due hanno usato le note che scrissi sulle abilità di Illyria.” Lui diede uno sguardo a Buffy per spiegare, “Illyria era un dio che si impossesso del corpo di Fred.”

    “Lo so.” Buffy conosceva tutta questa gente per nome ed i particolari strazianti sul loro aspetto fisico. Andrew e le Cacciatrici tornate da L.A. gli avevano raccontato la storia.

    “E io ero incaricato di testare i suoi limiti.”

    “Che specie di test per i suoi limiti?”

    “Era abbastanza potente… come Glory… soltanto che Illyria poteva alterare il flusso del tempo con un cenno della sua mano coperta di cuoio. Poteva camminare attraverso le pareti fra le dimensioni senza pensarci molto. Ci ha scaraventati per un ciclo parecchie volte. Wes trovò un modo per contenere il suo potere quando quasi implose.”

    “Cosa centra questo con la via di fuga?” Buffy lo sollecitò, sentendosi colpevole solo chiedendo. Desidera lasciare parlare Spike... sentire la storia intera dopo un così lungo silenzio, ma c’era anche la necessità di capire come la sua storia si applicava al pericolo in cui sono dentro.

    Lui annuì col capo e le lasciò sapere che conosceva l'urgenza della loro situazione. “Charlie è caduto per primo. È stato ferito prima che iniziassimo la lotta nel vicolo. Prese un demone o due . Stava piovendo… una specie come questa.” Spike inclinò la testa verso il cielo. “Un momento più tardi. Non so quanto tempo. Difficile da dire nel mezzo di una lotta di quella scala. Illyria venne presa. Dovevi vederla, pet. Un dio bloccato nel corpo slanciato di questa bella donna... striato di un azzurro brillante e con una forza di combattimento da tenere in considerazione.”

    Buffy avvertì un fitta di gelosia ma realizzò che era irragionevole. Scelse di mettere a fuoco l'emozione nella voce di Spike. Lui aveva così tanto orgoglio dentro e si era occupando di questa gente che lei non aveva mai incontrato e sentì di essere felice per lui… fiera di lui che continuava a fare la cosa giusta anche di fronte all’imminente sorte avversa.

    Spike piegò la testa. “Allora, fu presa… la vita uscì fuori da lei.” Fece una pausa. “Ed allora, Angel.”

    “Angel,” Buffy respirò. Non sapeva niente della morte di Angel... non aveva il coraggio di chiedere e perfino sentire il suo nome ancora la colpiva dopo tutto questo tempo. Era quasi come se sentire della sua morte la rendesse permanente.

    Spike fece scorrere il suo pollice sopra le sue nocche per capire. “Angel mi chiamò ad alta voce in mezzo alla lotta. A mala pena lo sentì sopra la pioggia ed il combattimento. Era caduto dietro me, così mi sono diretto verso lui. Dovetti passare attraverso parecchi demoni per trovarlo. Gli staccai un pirla peloso prima di poterlo vedere. Pet, sei sicura che vuoi che io...?”

    Lei non poteva formare le parole sopra il grumo nella gola. Spike non stava descrivendo il calore e l'energia della battaglia, ma nella sua mente, poteva immaginare che cosa passava... che Angel sopportò. Annuì col capo affinché lui continuasse.

    “La sua faccia era bruciata da quel drago che aveva tanto insistito di prendere. Non mi lasciò neppure dargli un pugno o due. E stava sanguinando da più ferite che fosse possibile contare. Suppongo che erano, molte. Dopo quello, abbiamo combattuto… contro un mare disperato e senza fine di malvagità. Il braccio di Angel è stato preso… morso da...”

    Spike percepì Buffy che si piegò dentro sè con le spalle incurvate, così ammorbidì il suo tono, “ometterò alcune cose, okay, amore?” Quando lei lo riassicurò spostando le dita, continuò a raccontare ma solo i fatti, “dopo quello, sentì la sua mano nella mia schiena e mi fece prendere qualcosa da lui. Un talismano. Mi disse di andarmene. Mi disse di trovarti... proteggerti. Provai a discutere con lui… che avevo firmato per questa lotta fino alla fine, ma lui insistette ed attivo il dispositivo con la spinta di un tasto e di una serie di corta sillabe che neppure ricordo... non sentì molto. Ed allora, me ne andai. La battaglia se ne andò; i demoni se ne andarono; Angel era andato.”

    Buffy tirò su col naso, provando ad asciugarsi le lacrime. “Dove sei andato?”

    “Non lo so. In un’altra dimensione che Illyria conosceva? Non c’era molto ai lati di una scogliera, la notte senza fine e una porta. Tranne che non ho realmente attraversato la porta per parecchi giorni… o almeno mi sembravano giorni. Il mio senso del tempo fu portato fuori dalla battaglia e dal mondo immutabile in cui sono stato spinto. Non seppi se fossi realmente all'inferno o no... se ero realmente morto prima che il talismano entrasse in funzione o se avesse funzionato. Sapevo di dover trovare un modo per tornare per t...” Spike non può dirle che lei era quella che lo aveva mantenuto vivo… mantenuto a muoversi attraverso il mondo brullo e vuoto fra i mondi.

    “Una porta l’hai trovata?” chiese Buffy, evitando quello che aveva sentito. Non aveva tempo di fargli domande; avevano appena il tempo di radunare l'energia per sopravvivere.

    “Si. Lo aperta e ho trovato un sottosuolo, erano trascorsi dei mesi e la terra di sopra era stata presa dai Senior Partners e dai demoni. Ancora non sono sicuro di come l’intera schifosa cosa si sia svolta esattamente. Consegno questo all’immaginazione di Rupert.”

    Lui l’aveva previsto, Buffy si tirò un pò indietro e la sua lontananza gli lasciò freddo.

    “Come mai non ai provato a trovarmi?” Non menzionò le direttive di Angel.

    E lui non accennò che non poteva affrontarla... poteva appena vivere con sè stesso per cosa non era riuscito a fare. “Sai come questo era all’inizio, pet. Le cose erano troppo caotiche. Provai ad aiutare la gente intorno a me.”

    “Ed allora perché, non mi hai detto la verità subito quando mi hai trovato!” Buffy si alzò un pò instabile con la mano che fece scorrere sulla pietra della chiazza di petrolio, il volume della voce che aumentò con l’ altezza. Non sapeva bene cosa stava facendo, perchè stava urlando, o cosa usciva dalla sua bocca. Sapeva solo che aveva trattenuto l’emozioni sotto controllo per troppo tempo ed ora stavano fuoriuscendo come un fiume in piena.
    “Come pensi che mi sia sentita quando il mondo è andato all’inferno? Tanta gente è morta, comprese tante persone che mi erano care. Desideravo riuscir a trovare tutti quelli che conoscevo ed amavo… per vedere se fossero al sicuro... vivi, interi! Non mi sono isolata e non ho passato del tempo ad aiutare gli altri intorno a me! Bene, aiutai, ma quello non è il punto!”

    Lei mosse il piede indenne con enfasi, provando a trovare le parole per cosa stava cercando di dire. “Il punto è: cercavo la gente a cui tenevo. Quello era la cosa principale nella mia mente e non mi preoccupo se è egoista o.. o.. ”

    Le lacrime ora stavano scivolando per la sua faccia e Spike si tirò in piedi... così vicino ma così lontano.

    Lei provava a spegnere l’evidenza dei suoi sentimenti, ma il suo corpo rifiutava di aderire e questo la rendeva soltanto più arrabbiata… con sé stessa... con la loro situazione… che avevano usato una imperfetta missione per dirsi la verità. Ed ancora…

    “Perché non hai provato a trovarmi dopo che sei tornato la prima volta? Eri vivo... tutti quei mesi in L.A. e non hai mai provato una volta a venire da me?” Lei scosse la testa e l'acqua le volò intorno. “No, no. Non rispondere a quello. Non desidero saperlo. Perché non mi hai cercato dopo che Angel ti aveva esplicitamente di farlo? Rispondi a questo!”

    La sua risposta automatica fu il sarcasmo. “Mi conosci, amore. Non seguo esattamente gli ordini.”

    “Questa non è una risposta!” Buffy allora ruotò sul suo tacco, dirigendosi nell’oscurità che nascondeva il Charles Bridge... nella pioggia, incurante di cosa c’era davanti a lei. Che il signore aiuti qualsiasi demone che si trovasse sul suo percorso.

    La rabbia iniziò ad ardere dentro a Spike e così uscì anche la verità
    “Vuoi sapere perché non ti ho cercata?” Buffy si fermò all'onestà nel suo tono, ma non si voltò. “Buffy, ho fallito... in più di un senso. Avevo la possibilità di salvare il mondo... di essere uno della squadra che…. che avrebbe reso il mondo un posto migliore ma essendo uno della squadra che ha portato il mondo sulle sue ginocchia come sarei stato ai tuoi occhi? Prendendo quel talismano da Angel, sono morto. Ho affrontato la malvagità e mi sono spezzato. Non sono morto... non ho sacrificato tutto per salvare il mondo. Mi sono allontanato da esso.” Poi si interruppe, rendendosi conto che stava gridando, anche. “Ti ho preso il sole.”

    Le sue dita annasparono nel sacchetto alla sua vita. L'oggetto era ancora là, intatto. Il suo cuore martellò forte nel torace, si voltò verso lui. Ora sapeva perché lui stava acconsentendo ad andare a tutte le missioni recenti con lei. Benché stesse tremando all'interno, le parole di lei furono ferme, “tutte queste cose che mi stai dicendo. Credo che tu le credi come verità... lo faccio. Ma mi domando… mi domando dove è andato lo Spike che conoscevo. E mi domando quando si è trasformato in Angel.”

    Il lampo dardeggiò sopra la testa di Buffy, punteggiando la sua ultima frase ed illuminando il mondo.

    Mentre il tuono che l’accompagnava crepita e rullò, Spike gridò, “Buffy! Io sono venuto qui!”

    “Cosa?” Mentre il lampo espose ad un altro baleno, Buffy seguì la linea di vista di Spike verso la porta ad arco alla torre del ponte. Le corde pendevano giù dall’arco con teste umane, che ondeggiavano nel vento della tempesta, i loro occhi fuori dalle orbite come se qualcuno avesse stretto sui loro colli.

    Buffy corse al fianco di Spike. “Cosa per l'inferno?”

    “La presenza del sostituto, senza dubbio. Non ha notato l'odore per tutto questo sangue rappreso di demone di cui siamo coperti.”

    Una rete di elettricità riempì il cielo e l'essenza di cannella frisse nell'aria che circondava la coppia ferita. Il sostituto ora intero atterrò leggermente sui ciottoli e sui telai nell'entrata del ponte, le ali che rimbalzavano e che si piegavano dentro se stesse e le dita artigliate che premevano nella pietra. Le punte della roccia caddero a terra come orfani dislocati.

    “Ora sai,” Spike disse, con tono basso. “Lasciaci passare o almeno lasciala andare.”

    Il sostituto rise stridulo e si sostenne sul ponte, spezzando con un colpo secco una manciata di teste umane per stringerle. “Ora perchè io dovrei permettere quessssto, vampiro?”

    “Di cosa sta parlando?” Buffy chiese, osservando dal sostituto a Spike e ancora al sostituto.

    Il sostituto continuò ad entrare, mandando efficacemente Buffy e Spike sotto la pioggia. “I Sssenior Partnersss sssaranno molto contenti che sssso la verità ssssul perchè ssssei ssssopravvissssuto alla battaglia finale e porterò loro anche un trofeo... la Cacciatrice e un vampiro con un'anima.”

    Al fianco di Spike, Buffy gli chiese, “Sapevi che stava ascoltando?”

    “Non ne era sicuro, ma pensavo che potesse essere così perché ci ha lasciati da questo lontani... perchè abbiamo avuto il tempo di riposarci.” Gettò uno sguardo alla piccola silhouette al suo fianco. “Questo non è il perchè ti ho detto la verità, pet.”

    Buffy si permise di guardarlo momentaneamente, non sicura di come sentirsi.

    “Ssssilenzio!” il sostituto esplose. “Vi avrò entrambi… ma prima, voglio giocare.” Riunendo le teste amputate in un pugno, cominciò a seguire strani simboli nell'aria con le dita artigliate, tracce di luce che striavano dietro ogni movimento. Dicendo parole di un'altra lingua, con voce roca, sibilante e scattando sulle irriconoscibili sillabe. Con ogni parte completata del periodo, una delle teste esplodeva lasciando che pezzi di cervello e carne cadessero sopra il ponte.

    Mentre l’incantesimo veniva lanciato, il vento si rinforzò, inducendo Buffy ad inciampare su Spike ancora una volta. Nessuno di loro fece un suono malgrado lo stridere delle loro lesioni e la mano di Spike sostenne Buffy, guidandola sull’altro suo fianco per aiutarla a proteggersi dalle correnti d'aria. L'acqua nel fiume si animò dal vento fortissimo e in pochi secondi, l'acqua sbatté ed avvolse i lati del ponte per spruzzare vicino ai loro piedi.

    Il lampo fornì la luce per vedere nei dintorni e Buffy diede un’occhiata oltre la pioggia, l'acqua del fiume e il vento per vedere le ombre scure dei demoni e dei vampiri che si versavano come liquido sopra l'estremità opposta del ponte, rigonfiava intorno al corpo del sostituto e fluiva verso lei e Spike.

    “Déjà vu maledetto,” Lei sentì Spike gridare sopra il baccano della natura e dei grugniti dell'esercito che stava arrivando.

    “Mi guardi la schiena?” lei urlò di risposta.

    “Sempre, pet. Ho perso troppa gente. Non perderò anche te” Lui disse mente uno sciame di aggressori andava verso loro come degli insetti.

    E combatterono.

    I minuti passarono ed i minuti diventarono ore.

    I loro corpi feriti trovavano in qualche modo l'adrenalina e l’energia per continuare ad andare.

    Sparavano e accoltellavano, davano calci e pugni, si abbassavano e ballavano, scoprivano i punti deboli di ciascuno fino a che non furono ansimanti e senza aria, il sangue che fluiva e le gambe deboli. La polvere volavo e i corpi si accatastavano. Malgrado l'inevitabile, nessuno di loro esitò.

    Un insieme di artigli ferirono la spalla di Buffy da dietro poiché stava tenendo un terzetto di vampiri lontani da Spike che stava tentando di rimuovere il coltello dalla pancia solida di un demone che stava per morire.

    Lei gridò per il dolore e con un ruggito, Spike tolse il coltello dal corpo e decapitò il demone che aveva affondato i suoi artigli su Buffy.

    In quel momento, parecchi flussi brillanti di luce tagliarono attraverso l’oscurità come leggeri fari di un automobile. Ogni creatura fece una pausa per scoprire la fonte della luce mentre il sostituto ruggì per lo sbigottimento.

    Buffy ansimò quando riconobbe la striatura bianca di un aeroplano alimentato da razzi che andava verso il ponte. Sentì una voce venire dal trasmettitore all'orecchio di Spike malgrado l'interferenza del crepitio dei fulmini del sostituto.

    “È Andrew!” Lei disse, incapace di nascondere l'eccitamento nella sua voce.

    “Yeah e Shifty non è troppo felice a questo proposito.” Spike colpì il suo orecchio leggermente. “Non ero sicuro che il trasmettitore stesse funzionando!”

    Buffy non poteva comprendere la risposta di Andrew, così guardò gli eventi evolversi.

    Gli archi di luce sopra la folla di demoni e di vampiri mentre il sostituto tentava di tirare giù l'aereo. Gli aggressori caddero dietro il sostituto, disperdendosi più velocemente di una folla che fuggiva dopo i colpi di arma di fuoco.

    L'aereo torse i relativi razzi a terra come un elicottero in zampillo di vento e di acqua. Buffy e Spike corsero indietro verso la torre del ponte, evitando i corpi e il sangue rappreso con attenzione. Il portello del piccolo aereo si aprì in un sibilo della guarnizione e un insieme di scale si abbassarono instabili verso terra. Senza l'obiettivo in movimento, il sostituto lanciò i fulmini direttamente verso l'aereo. L'elettricità si polverizzò inefficace contro il campo di forza sopra il jet. Il sostituto urlò per il disturbo.

    “Quel mezzo,” Buffy mormorò a sè.

    Una familiare testa rossa si sporse dall'entrata. “Buffy! Spike!”

    “Willow!” Buffy zoppicò più velocemente che poteva verso la sua amica mentre i fulmini si fermavano intorno loro.

    “Ragazzi state bene?” Willow chiese. “Bene, almeno siete vivi.”

    “Anche io sono felice di vederti, Rossa,” Spike disse con un sogghigno. “Ed hai portato il ragazzo lupo,vedo.”

    Buffy spiò un licantropo completo che emerse dall'aereo seguito da una manciata di altri licantropi pelosi.

    Willow scrollò le spalle. “Avevo bisogno di un certo sostegno dal lupo. E Andrew vola con l'aereo.” Un fulmine colpì vicino al suo gomito destro. “E quello mi ha seccata!” Digrignò i denti e si voltò verso il sostituto. “Quale è il suo lavoro?”

    “Controllo del tempo,” Buffy dichiarò.

    “Vedremo chi controlla il tempo,” Willow borbottò. Lei si toccò l’orecchio. “Andrew. Abbassa il campo.”

    Allora, Willow sollevò la mano verso il cielo. Qualcosa di analogo ad un fulmine distante tuonò. Delle striatura bianche attraversano i suoi capelli ed il latino fuoriuscì dalle sue labbra. La pelle di Buffy formicolò come la sua amica creò uno scoppiettio di energia nella tempesta. Ringhi, ruggiti e morsi, i licantropi corsero veloce per venire a contatto con i demoni che ri - avanzano.

    “Che cosa sssssiete voi?” ruggì il sostituto.

    “Il tuo peggior incubo” Willow disse, la sua voce incorporea che echeggiò interamente intorno a loro. Con un colpo del polso, il potere che aveva preso dalle spirali della tempesta divenne un raggio rosso e oro di energia che inghiottì il sostituto.

    Un'ondata di vertigine colpì improvvisamente Buffy e lui l’afferrò forte con le braccia prima che potesse cadere. “Starai bene, amore. Hai perso un po' di sangue da quella ferita alla schiena,” una dolce voce bisbigliò nel suo orecchio.

    “Sei ferito anche tu,” lei controllò, il mondo che stava diventando nero intorno a lei.

    “Non preoccuparti per quello. Stiamo andando a casa.”

    Buffy sentì le sue parole, ma non sapeva se il suo cuore gli credeva.





    Parte Dieci, Diffondendo la luce solare

    Buffy si agitò.

    La luce era troppo luminosa sulle palpebre chiuse, ma le voci vicine erano più luminose nella sua testa. Sentì il cranio come se fosse appesantito con dell’acqua.

    “Buffy!” Dawn era troppo entusiasta. “Sei sveglia!”

    Buffy sbatté le palpebre per la luce fluorescente sopra il letto nell’infermeria e tentò di sorridere alla sorella. “Lo sono.” Fece una smorfia mentre spostava braccia e gambe in una posizione più comoda. “E sono dolorante.”

    “Come previsto.” I lunghi capelli erano raccolti in cima alla testa in una confusione di trecce, Dawn sorrise in risposta, picchiettandole l'avambraccio di Buffy. “Avete superato molto.”

    Buffy si sedette bruscamente, ignorando l'ondata di stelle che si infiltrarono nella visione e cercò per la stanza ampia ma vuota dell'infermeria. “Dove è?”

    “Che cosa?” Dawn afferrò il braccio di Buffy per reggerla.

    “La pietra… la roccia… l’ - l’oggetto che Spike e io… abbiamo lavorato così duramente per ottenere! L'ultima parte del puzzle!” non poteva controllare il panico nel suo tono.

    “Buffy, rilassati,” Dawn si calmò. “Willow l’ha presa. Quando i capi del sottosuolo hanno sentito che... stavi bene, hanno voluto che Willow e Andrew cominciassero subito.”

    “Oh!” Tutti quei mesi di lavoro e non avevano neppure aspettato fino a che non si fosse svegliata per cominciare? Burocrati stupidi.

    “So che cosa significa.” Dawn non si preoccupò neppure di provare a fermare la sorella. Invece, si affrettò intorno all'altro lato del letto per aiutare Buffy ad alzarsi in piedi una volta che aveva tirato su i suoi jeans e aveva messo sopra una camicetta. “Willow ti ha detto che non volevano neppure spedire un gruppo di ricerca per voi? Volevano aspettare un mese.”

    “C- che cosa?” La mente di Buffy provò a avvolgersi intorno alle implicazioni su ciò che Dawn stava dicendo. “Vuoi dire... non avremmo…”

    Dawn continuò a chiacchierare senza rispondere alle balbuzie di Buffy. “Ragazzi avete cominciato in Germania, giusto? In una certa piccola città? E avete concluso su a Praga? Abbiamo perso nel frattempo il contatto in qualche luogo e non avevamo idea di dove foste.”

    Buffy si toccò l’ orecchio, facendo scorrere le sue dita sopra il trasmettitore rotto. “E circa la trasmissione che abbiamo trasmesso?”

    Il braccio di Dawn circondò la vita di Buffy mentre tentava di alzarsi in piedi sulla sua caviglia storta. “Nope. Nada. Non l’abbiamo ricevuto mai. Willow, Oz ed Andrew sono usciti di senno... hanno violato tutti i tipi di leggi, ma quando le autorità in carica hanno scoperto che i ragazzi hanno avuto successo, tutto è stato perdonato. Che genere di ironia, huh? Volevo andare, ma non mi hanno permesso di farlo. Mi hanno lasciato per respingere i…”

    In qualche modo, Buffy non era sorpresa da queste notizie. “Che cosa otteniamo a fidarci di chiunque ma di noi stessi, huh?” Prima che Dawn potesse rispondere, si mosse lentamente, “dove è Spike?”

    Dawn evitò i suoi occhi per un secondo di troppo e si avviò alla porta.

    “Dove è?”

    “Andato, Buffy.”

    A Buffy la schiena e le spalle facevano male mentre si muoveva ma così lo faceva anche il suo stomaco… per un motivo interamente differente. “Andato? Dove è andato?” Provò a nascondere la profondità del suo disappunto... il suo dolore ma fallì miseramente.

    Lasciando Buffy in piedi da sola per un momento, Dawn aprì la porta. “Non vuole parlare con... viene pressato da Maynard e Jordan. E io non lo incolpo, realmente. Chi desidera segnalare ogni piccolo particolare a quei voltastomaco? Sono avvocati dopo tutto. Quelli, a proposito, hanno lasciato già. Hai dormito per alcuni giorni. Ti hanno somministrato cibo per vena e tutto; non devi dire una parola a loro. Giles ci ha pensato per te... per te, ma non per Spike.”

    Un capogiro minacciò di sormontare Buffy e lei aderì alla porta come una linea di vita. Sa perchè stavano evitando Maynard e Jordan... due agenti del governo che lavoravano per riunire tutti i particolari delle missioni nella terra di sopra. Tipo degli pseudo Osservatori del Consiglio. Eppure, lei non si era mai sentita così indifesa... neanche quando Giles l’aveva spogliata dei suoi poteri.

    Dawn guardò verso la sorella sotto uno ciocca di capelli scuri. “Lui... Spike mi ha detto che cosa è accaduto... là fuori.” Inclinò la testa verso il mondo esterno.

    Incerta, Buffy fissò la sbucciatura della porta sotto il suo palmo.

    “E Buffy, lui non è andato perché non si preoccupava per te.”

    Sbattendo le palpebre per mandare indietro le lacrime, Buffy spinse la sua sorellina nella parte esterna. Una piccola bolla di spazio protetto che le conduceva al veicolo che le stava aspettando con uno sportello aperto. Zoppicando verso l'automobile. Non poté parlare più di Spike… non ancora.

    “Una limousine?” lei controllò, una risata che uscì dalle sue labbra malgrado la tristezza.

    Passando intorno alla sorella e allargando un braccio come per mostrare l'automobile, Dawn costruì sul tentativo di buon umore di Buffy, “La limousine nera e estesa è soltanto un fascino per nascondere possibili armi e l'armatura di questo carro armato modificato permette il passaggio sicuro attraverso il mondo superiore. Sicurezza e stile. Tutti i funzionari del governo superiori insistono su questo.”

    “Nessuno scherzo?”

    Dawn scrollò le spalle. “Sappi che questo è il nostro giro nel luogo. Pronta?”

    “Pronta come non lo sarà mai.” Lei sentiva anche i suoi capelli pesanti sulle spalle.

    Dawn e Buffy scivolarono nel sedile posteriore di quella che sembrava essere una limousine molto ordinaria ed il veicolo partì. I finestrini erano completamente opachi, in modo che Buffy non poté neppure guardare il mondo intorno a loro. Lei sospirò e si fissò le mani.

    Passarono parecchi minuti.

    Allora, “Lui quando ritorna?”

    Dawn sembrava chiaramente a disagio. “Non l’ha detto.”

    “Oh.” Buffy si mangiucchiò un'unghia.

    Dawn era irrequieta. “Giles ha fatto la cosa migliore che poteva. Poteva solo tirare fuori uno di voi dall’ interrogatorio. Spike ha insistito che fossi tu. Ha detto che poteva sparire più facilmente. Voleva rimanere.”

    Il cuore di Buffy si frantumò. Sempre più e più come Angel. Perché si sentiva come se avesse ancora diciotto anni? “Oh.”

    La limosine - taglio-carro armato ritardò ad una fermata.

    “Pronta?” Dawn guardò in attesa la sorella.

    Buffy esitò. Lo era? Questo era il momento che stava aspettando dallo spostamento nel sottosuolo. Sapeva che Willow era eccitata. Chi era lei da lasciare la sua migliore amica in imbarazzo, anche se tutto quello che desiderava era di andare di nuovo nella sua stanza e di seppellire la testa sotto le coperte? Si forzò di sorridere. “Yeah. Sono pronta.”

    Lo sportello del passeggero si aprì con un sibilo come se ci fosse una specie di guarnizione vuota su esso e Dawn uscì per prima e offrì una mano a Buffy. Buffy venne così facilitata nella sua uscita e la coppia si affrettò verso la porta successiva metà sepolta nella terra.

    Dawn premette il pollice sul rilievo all'entrata vicino alla porta. La tastiera fece un beeps molto simile a quello dell’ Iniziativa e la serratura della porta scattò.

    Willow comparve ancora una volta, come un guardiano sorridente ed abbracciò Buffy con entrambe le braccia. “Buffy! Sono così felice che ti sei svegliata in tempo.”

    Buffy diede alla sua amica un mezzo sorriso mentre Willow si spostò per permetterle di entrare. “Non mancherei a questo per niente al mondo.”

    Willow aveva unito una piccola massa di persone che includeva Giles, Andrew, Oz e quattro o cinque uomini e donne nelle vesti... di funzionari di governo di ogni fazione. Pensò di nuovo alla spiegazione di Spike delle fazioni e si meravigliò di quelli che desideravano collaborare con i demoni. Augurando loro buona fortuna per quell'attività.

    Una grande finestra era situata lungo una parete e una massa di pannelli di controllo era sparpagliata da un capo all’altro del resto della stanza ristretta. Una tenda alla porta segnava l'entrata nel mondo oltre la finestra.

    La finestra rimaneva scura, ma presto…

    Mentre Dawn si ritirò dietro al gruppo, Giles si mosse vicino a Buffy, la sua figura alta era una presenza di conforto mentre si inclinò verso lei, bisbigliando, “Ti senti bene, Buffy?”

    Lei gli diede un sorriso a labbra strette ed annuì col capo. “Sto bene.” Fece una pausa, non era sicura di cosa dire per mostrare riconoscenza per quello che aveva fatto per mantenerla al sicuro dall’indagine del governo. “Grazie.”

    “Mi dispiacente per il modo...”

    “Pronti?” Andrew cinguettò, aggiustandosi gli occhiali di protezione tinti di rosso. Le sue mani si mossero volteggiando a uno dei pannelli di controllo davanti alla finestra.

    Dawn serpeggiò intorno ad ogni persona, passandogli un paio di occhiali di protezione. Quando arrivò a Buffy, ghignò e bisbigliò a voce bassa, “Non abbiamo realmente bisogno di questi, ma Andrew insiste che sembriamo più freddi.”

    Buffy non poté aiutare ma fece una risatina irrispettosa e tirò la fascia di plastica alla parte posteriore del suo cranio, perdendo tempo con gli occhiali di protezione fino a che non erano sicuri sul suo naso.

    “Pronti,” Dawn disse a Andrew, indossando i suoi occhiali protettivi.

    Andrew controllò i video. “Il satellite è nella posizione. Ed è pronto.” Lui salutò con due dita Willow. “Pronto per l’incantesimo.”

    Willow li lasciò per entrare nell’oscurità, rivelando la pietra per cui Spike e Buffy avevano lavorato duramente per ritrovare e fece un occhiolino a Buffy prima di sparire.

    Buffy poteva sentire il suo cuore pulsare nella cassa toracica con il click dei tasti che Andrew premeva. Mentre lui lavorava, la voce di Willow era trasmessa dall’inizio alla fine nella piccola sala di controllo, la lingua che cantilenava non era né inglese né latino ma qualcosa di più antico... più primitivo. Mentre i secondi passavano, la magia cominciò a battere nella stanza ed il ronzio era sempre più alto e forte nelle orecchie di Buffy fino a che non sovrastò il discorso di Willow. Al massimo del suono, un piccolo puntino di luce nacque nel centro della larga, finestra d’ebano.

    La luce piccola tremolava.

    Il respiro era bloccato nella gola di Buffy.

    Ma allora, la luce cresceva e si espandeva con l'aumento della velocità, lanciando i raggi di varia intensità in ogni direzione.

    Mentre l'illuminazione diventò accecante, la voce di Willow sbiadì e mentre strizzava gli occhi contro la luminosità, Buffy poteva sentire una coppia di funzionari del governo che ansimavano per quello a cui erano stati testimoni.

    Senza avvertimento, la magia che li stava trasportando in avanti cessò bruscamente, lasciando le braccia di Buffy che pendevano sotto il peso della gravità.

    Il silenzio era assordante.

    Andrew era il primo che si tolse gli occhiali di protezione e vide la luce dorata e luminosa ancora brillante dentro la finestra.

    Lentamente, ciascun individuo nella stanza fece un passo in avanti scrutando nel nuovo mondo. Gli occhiali di protezione tintinnarono rumorosamente per terra o sui pannelli di controllo.

    Buffy si tirò indietro incerta se voleva vedere che cosa avevano compiuto. Questo era una conclusione per lei... una conclusione per lei e Spike.

    Le persone davanti a lei diventarono sfuocate. Non si rese neppure conto che le lacrime erano la fonte dell’opacità fino a che Giles non stringe il suo braccio ed il liquido scese sulle sue guance.

    “Andiamo, Buffy?” le chiese, incapace di nascondere la sua eccitazione per cosa si trovava oltre la tenda.

    Pulendo via le lacrime, annuì col capo. I suoi piedi si mossero senza il suo permesso, la tenda era ruvida sotto la punta delle dita.

    Allora, la luminosità ed il calore della luce solare accarezzarono la sua pelle ed i suoi piedi affondarono nel verde morbido della vegetazione.

    Lo spazio oltre la tenda era il paradiso.

    Willow corse attraverso il campo erboso verso Buffy.

    “Buffy! Visto che cosa abbiamo fatto?”

    Restando sulla soglia, Buffy sorrise alla sua amica. “Lo vedo. È meraviglioso, Will.”

    Willow l’ abbracciò strettamente ed allora si tirò indietro, i suoi occhi luccicano. “È tutto grazie a te e Spike che questo è successo. È tutto grazie a voi che abbiamo riunito le piante in questa stanza... che abbiamo la reale luce solare per sostenere la vita qui. Stiamo per avere verdura fresca ed aria pulita e medicine... e tante altre cose!”

    “Intendi, potrò mangiare un'insalata fresca di giardino?” Scherzò Buffy.

    “Yeah! E Guarda. Ci sono alberi e fiori e cespugli un-e persino un mini-fiume! Perchè non vai a esplorare?”

    “Abbiamo fatto tutto questo.” Buffy era infine in soggezione per la grandezza della loro impresa. L’ avevano fatto… lei e Spike e Giles e Willow ed Andrew e tutti gli altri. Avevano generato un cielo sotterraneo... un modo di sopravvivere nel sottosuolo... un modo di avere la luce solare senza dover essere nella terra di sopra.

    “Ed ora abbiamo l'energia e il tempo di proseguire con il combattimento,” Willow aggiunse.

    Gli occhi di Buffy scintillarono con nuova speranza. “E questo è buono.”

    “Vai a fare una passeggiata.” Willow la incoraggiò una seconda volta, premendo la pietra ora inutile nel palmo aperta di Buffy. “Dopo oggi, la zona sarà vietate all’accesso fino a che gli altri scienziati e streghe ed io non decidiamo come sviluppare e coltivare e copiare questa magia in modo da poter trattare nelle zone sotterranee tutti i vantaggi della luce solare.”

    “Okay.”

    Buffy si spostò per il percorso tra gli alberi che conducevano al mini-fiume, inalando l'aria fresca e pulita e meravigliandosi di come si sentisse meno limitata e chiusa dentro. Anche se era stata nella terra di sopra nella notte, non si era resa conto in qualche modo quanto aperto il mondo fosse con il sole che luccica sopra… anche se il cielo era artificiale.

    Nella riva del fiume sotto gli alberi, si accovacciò per guardare l’acqua non profonda che scorreva rumorosamente nelle rocce lucide spinte in su da sotto la superficie. Le sue dita scorrevano attraverso l'acqua fredda ed allora, sentì dei passi dietro di lei.

    Si raddrizzò piuttosto rapidamente ma era troppo impaurita per voltarsi per timore che i suoi sensi la tradissero.

    Buffy parlò per prima, “Dove sei andato?”

    “Ho dovuto passare una certa roba per un paio di giorni, pet.” Spike non accennò a Jordan e Maynard. “Dove pensavi fossi andato?”

    “Tu potevi dirmelo.”

    “Eri nell'infermeria. Ti ho inviato un messaggio nel computer. Non l’hai ricevuto?”

    “Cosa... nel codice Morse?” Lei si girò per affrontarlo e mostrare il suo polso vuoto. L’acqua gocciolò giù per il suo braccio e lei mise via la rabbia che l’aveva colpita alla testa alla sua domanda. “Mi dispiace, il mio computer. Devono averlo preso dall'infermeria.”

    Lo studiò. Si alzò in piedi prima di lei, indossava dei jeans neri e una T-shirt nera; i suoi capelli erano cresciuti dopo la loro missione. Supponeva che stessero crescendo tutti in avanti e non l’aveva notato nell'oscurità. Le sue braccia erano ai suoi lati; non era difensivo ed i suoi occhi erano di un azzurro esteso e impenetrabile.

    Stranamente, lui non aveva l'odore come di carne bruciata.

    “Perchè non stai scoppiando nelle fiamme? Intendo, fuori dall’ ombra.” La voce di Buffy suonò piatta.

    “Un po'di magia, pet,” Spike spiegò. “Posso uscire al sole qui... nel sottosuolo.”

    “Come?”

    “Dopo che siamo tornati indietro, la rossa me l’ ha spiegato... il modo in cui l’intera cosa funziona. Andy incanala l’incantesimo della rossa con la tecnologia... con il vecchio satellite nell'orbita della terra e l’incantesimo sfrutta la luce solare e la trasporta qui in questo spazio.”

    “Non capisco. Come fa ad essere differente dalle condizioni esterne di un caldo giorno d’ estate di metà-agosto?”

    Tirando un sorriso all’ angolo della bocca. “Fondamentalmente, penso che la luce solare sia come riflessa. I vampiri possono uscire nelle notti di luna e la luce della luna è luce solare riflessa, così...”

    “Questa luce è ` riflessa '?”

    “Yeah, quello è il succo.” Spike mise il suo pollice nel passante dei suoi jeans.

    Incapace di venire a contatto con il suo sguardo fisso, Buffy spinse le mani nelle tasche dietro ed ondeggiò un pò. “Dove vai adesso?”

    “Dove?” lui ripeté, con chiaro disappunto.

    “Non lo sai? O non desideri dirmelo? Hai paura che ti inseguirò? Bene, te lo dirò adesso, non sono una molestatrice e non ho intenzione di seguirti a fare gli occhi della luna...” La rabbia che era stretta nella sua gabbia toracica e le lacrime senza freno che scendevano dai suoi occhi le bloccarono le parole. Maledetto.

    Le braccia di Spike la circondarono e quando la sua faccia venne a contatto con il suo familiare torace, un singhiozzo uscì dalla sua profondità. Le mani si spostano dietro a lei e l’accarezzarono per tranquillizzarla mentre piangeva.

    Quando lei smise, chiese, “Buffy?”

    “Cosa?”

    “Guardami” Spike si spostò un po’ indietro ed alzò il suo mento in modo che lei non potesse evitarlo.

    Buffy era spaventata da cosa stava per dire, ma era determinata a sentire qualunque cosa fosse.

    Allora, lui portò delicatamente la bocca alla sua per un tentativo che le avrebbe permesso di fermarlo se voleva. Quando lei non si staccò, la tirò un pò più vicino, conscio delle sue ferite ed approfondì il bacio. Lei gli concesse il controllo, sapendo che le doveva mostrare... qualcosa. Lei non sapeva che cosa intendeva con la sua azione, ma per il momento non se ne preoccupò. Lo baciò semplicemente di rimando, la bocca che danzava con la sua... seguendo il suggerimento del suo cuore. La mano di lei accarezzò la sua guancia mentre la lingua esplora la sua bocca e nessuno poteva negare la connessione che c’era tra loro. L'emozione sommerse entrambi e cavalcarono insieme le onde.

    Il dolore nella spalla la forzò a concludere il bacio. Quando lei fece una smorfia, lui prese la sua mano e le permise di afferrargli le dita finche il dolore non si abbassò.

    Lui premette la sua fronte contro la sua. “Buffy, amore.”

    I suoi larghi occhi verdi scrutarono in suoi blu chiaro. C’ era soltanto la verità fra loro.

    “Non sono Angel,” lui insistette con completa sincerità e una traccia di determinazione di fondo. “E non sono indubbiamente quel ruffiano di Riley… o il maledetto Immortale.”

    Lei non poté aiutarsi. Rise, il suono era un luminoso e gioioso balsamo per la sua anima.

    Accarezzando le sue braccia, lei bisbigliò, “sono felice che non sei loro. Sono felice che tu sia tu.” Lei doveva sentire dire quelle parole. “Ma cosa intendi?”

    “Intendo che non sto andando da nessuna parte. Quello è ciò che intendo.”

    “Oooo... un sei pò presuntuoso,?”

    “Lo sono?”

    “Uh, sì!” Lei baciò il suo naso e fece un passo indietro, oscillando una mano liberamente.

    Mentre per metà-camminavano e per metà-zoppicavano verso il campo illuminato dalla luce solare ed il cerchio degli amici, lei aggiunse, “ti amo, lo sai.”

    Nel passato, lui l’ avrebbe guardata con stupore. Ora, accettò semplicemente le sue parole con le proprie, “Ti amo, anche io.”


    THE END



    [ Nota dell’autrice: C’ è un simbolo principale durante l'intera fanfiction. Probabilmente lo avete già avete indovinato da soli, la luce! C’è la luce in ogni capitolo e simbolizza gli oggetti, le persone, i sentimenti, la sensibilità, i pensieri… ecc. ]


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    Taniuzzola, che bello che hai inserito questa storia! E' una delle prime che ho letto e mi piace davvero tanto! Grazie per averla tradotta! *____*
     
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2 replies since 26/2/2011, 00:44   299 views
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