Rewriting the Past by AddictedtoBuffy

Spangel. POV Angelus. Slash NC17, Completa,

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    Eccovi una bella ff tradotta, spero che vi piaccia, come è piaciuta a me!!

    fatemi sapere che ne pensate!!

    e vi avverto, è NC17!! continie scene di sesso tra due uomini. Se vi dovesse dare fastidio, non leggete!!

    buona lettura!


    Rewriting the Past

    by AddictedtoBuffy

    Tradotta: Tania (strawberry85)
    Subject: Angelverse alternativo. POV Angelus.
    Pairing: Spike / Angel
    Raiting: NC17
    Warning for: Contiene scene di sesso omosessuale.
    Genere: Angst; Romance; Dark; PWP
    Lunghezza: ficlet
    Summary: ‘Mi sento come se stessi per impazzire.’ Angelus è stato maledetto con un’anima nel bosco della Romania. E se avesse preso una decisione diversa quella notte?
    Disclaimer: Appartiene tutto a Joss Whendon e Co.
    Link dove trovare la ff originale: http://buffy.adultfanfiction.net/story.php?no=600030702


    Traduco con il permesso dell’autrice.

    SPOILER (click to view)
    Email conferma: Hi Tania, Wow, I'm quite astonished. Yes you can definitely translate it, I just asked that if you put the translated version on the internet that it does have my name on it and that you let me know where it goes. I am glad that you enjoyed the story and quite honoured that you want to translate it into French.
    Hope to be hearing from you soon.
    AddictedtoBuffy

    --------------------------------------------------------------------------------------

    Cosa? Dove sono? Non capisco. Sono fuori di notte sull'erba. L'ultima cosa che ricordo è che stavo seguendo una bella signora in un vicolo, come sono finito qui? Un uomo cammina verso me e comincia a parlarmi, qualcosa su un omicidio e una maledizione… non so chi sia… oh, oh ricordo. Ricordo tutto. Li ho uccisi, ne ho uccisi a dozzine, centinaia di persone. Bambini, suore, molte suore, uomini e donne. Oh ne ho stuprato così tante. Come ho potuto farlo? Dovrei essere all'inferno. Ho ucciso la mia famiglia, la mia sorellina. Oh Dio.

    Striscio dentro la foresta per tentare di capire cosa è successo. La colpa di tutti questi visi, tutte le vite che ho tolto mi stanno sopraffacendo. Mi sento come se stessi per impazzire. Come ho potuto uccidere così tante persone? Ci vorrebbe più di una vita per uccidere così tante persone. Aspetta un attimo, ho bevuto il loro sangue. Perché ho bevuto il loro sangue? Sono completamente scioccato quando trovo la risposta. Sono veri, quei mostri di cui mio padre mi avvertiva. Mi disse che se avessi continuato a bere e andare a puttane il diavolo sarebbe venuto a prendermi.

    Bene, aveva ragione un diavolo è venuto per me, un diavolo travestito da bella signora che mi ha trasformato in un demone. Ricordo che trasformai altri in vampiri, li ho condannati al mio stesso destino e ho commesso sodomia. Ricordo il pastore che diceva che era il più grande peccato che un uomo poteva commettere ma sembra impallidire rispetto allo stuprare e agli omicidi.

    Giro per la foresta completamente sperso. Sto avendo difficoltà a ricordarmi che anno è e in quale paese sono, così è comprensibile che non riesco a trovare la strada attraverso i boschi. Sento un formicolio alla spina dorsale e il mio istinto mi dice che significa che il sole sorgerà presto. Penso… no, so che vampiri sono allergici al sole. Letteralmente prendono fuoco. Forse dovrei cercare l'uscita dalla foresta e andare all'aperto dove il sole può prendermi. Due visi appaiono di fronte ai miei occhi, la mia childe più giovane e il suo childe. William, ricordo di averlo preso sotto la mia ala, insegnandogli a come essere crudele. Oh Dio, come ho potuto farlo? Dovrei farla finita adesso ma… quei due visi che posso vedere chiaramente nella mia testa mi bloccano dal prendere un ramo. Inciampo e mi trovo improvvisamente su una strada. Oh so dove sono. L'ultimo posto tranquillo di Darla è su questa strada, posso raggiungerlo facilmente prima dello spuntare del giorno. Dopo non so cosa farò. È troppo, posso sentire tutte queste presenze che tentano di farsi riconoscere ma se ci penso impazzirò. Ricordo di aver letto in qualche luogo una citazione o un pezzo di poesia che diceva

    La morte è una canzone che noi tutti dobbiamo ballare.

    Ma adesso mi sento come se la canzone stia per finire e la morte vuole essere ripagata.

    Mi concentro sul camminare, un passo davanti all'altro. Non permetto a niente altro di invadere i miei pensieri eccetto che un passo davanti all'altro, davanti all'altro. Alla fine riesco a trovare il nostro covo. Spero che la mia sire non ci sia, non penso di poter trattare con lei. Dopo tutto, è colpa sua se sono in questa situazione. Finalmente riesco a varcare la porta della casa e le immagini della mia ultima vittima allagano la mia mente. Oh Dio, come ho potuto farlo? Inciampo per la casa cieco, ricordando solo tutto il dolore che ho provocato. Non so per quanto tempo rimango contro il muro prima di sentire rientrare Darla.

    "Angelus? Sei qui? Angelus? " Rimango dove sono, non sicuro di poterla affrontare ma so che si sta avvicinando finché posso sentire la sua presenza nella stanza e non posso aiutarla ma posso parlare.

    "Non gridate tutti insieme."

    "Cosa? "

    "Quando li uccidi. Alcuni… stanno solo là in piedi,… bloccati... Mentre altri... " Li ricordo, tutti quelli che hanno pregato, implorato, quelli che gridavano e si sporcavano e quelli che avrebbero fatto qualsiasi cosa per fermarmi dall'ucciderli.

    "Cosa stai facendo? Stiamo facendo un gioco? " Non la sento proprio, troppo pieno del ricordo del dolore che ho inflitto a degli innocenti, nessuno era più innocente dei bambini.

    "I bambini… loro di solito gridano."

    "Hmm, sì. Sembrano dei piccoli maiali. Me ne hai portato qualcuno? Cosa, non pensi che lo dividerò? Non posso credere che penseresti che sono così insensibile." Mi guarda, no, lei non capisce, tutte quelle vite che abbiamo estinto.

    "Abbiamo bevuto e abbiamo ucciso per quanto tempo? 140 anni. Li abbiamo prosciugati tutti e loro sono morti." Darla tenta di prendere il mio viso tra le sue mani ma mi allontano ricordando quanto dolore e distruzione quelle mani hanno causato.

    "Dove sei stato? " Mi chiede e non penso di potermi occupare della sua falsa tenerezza.

    "Non lo fare. " La spingo decidendomi che non sarei dovuto ritornare qui, è stata una cattiva idea ma non ho nessun altro posto dove andare.

    "Cosa è questo? Hai incontrato qualcuno altro? " Lei sa qualcosa e io so che devo dirglielo ma non so come. La prendo per le spalle e mi inclino contro lei ma non le piace questo e protestando mi spinge via.

    "No. Lasciami. Lasciami andare! Che cosa ti è successo? Angelus, cosa ti è successo? "

    "Quella ragazza zingara che mi hai portato… la sua gente l'ha scoperto. Mi hanno fatto qualcosa." Adesso riesco a fare uscire delle parole.

    "Un incantesimo? " Non sento la sua domanda focalizzata per tutto il dolore che anch'io ho provocato agli altri, che adesso sto sentendo.

    "Divertente. Potresti pensare a tutte… le persone che ho mutilato… e ucciso e sarei capace di ricordarmene. Ogni. Singolo. Individuo.” Darla si allontana da me e io mi sento perduto, ho bisogno della guida della mia sire. “Aiutami", la supplico e lei mi mette una mano sul viso. Per un momento mi sento sollevato.

    "L'incantesimo… ti hanno dato un'anima. Una sporca anima! No!” Lei mi graffia la guancia e retrocedo più per le sue parole che per le sue azioni, io merito il dolore fisico. “Mi disgusti! "

    "Darla." La supplico non sapendo cosa dire ma sperando solo di evitare il suo attacco verbale.

    "No, allontanati da me." Mi grida.

    "L'hai portata te qui." Tento di ragionare, tento di mostrarle che una parte di questa situazione è colpa sua. Invece questo l'irrita ancora di più e fracassa una sedia, prende una gamba e tenta di impalettarmici. Riesco ad evitare completamente il paletto, devastato che avrebbe voluto impalettarmi.

    "Sono come te." Le dico anche se dentro di me so che non è vero.

    "Non sei come me. Allontanati da me. Esci!” Inciampo fuori dalla casa, non sapendo dove andrò. “Ti ucciderò! "

    Vago per il vicolo disperato sapendo che il sole sorgerà tra dieci minuti. Lei mi ha calciato fuori, mi ha chiamato sporco e lo sono. Sono sporco e troppo codardo per farla finita con la mia vita. Giro l'angolo della casa che abbiamo dato ai nostri childe così che potevamo celebrare in pace. Inciampo e penso se dovrei scomparire o implorarli per un aiuto. La cosa migliore da fare sarebbe scomparire, lasciarli indietro, ma non posso farlo tuttavia, sono un debole.

    Supplicando per un tocco gentile
    non sembrava far così tanto male.


    Andrò da loro per avere un aiuto, sebbene vederli mi farà tornare in mente i miei peccati peggiori. Busso alla porta prima che possa cambiare prontamente idea e uno dei tirapiedi l'apre. Inciampo sentendomi improvvisamente molto vecchio e stanco. Non penso di poterlo fare. Cado sulle ginocchia e vagamente sento il tirapiedi mandare qualcuno a chiamare Spike ma sono troppo stanco per tenere fuori i ricordi che mi sommergono, tutte le grida, le tortura e la morte causate dalle mie mani.

    Sento delle mani fresche che mi tirano su e mi guidano attraverso la casa ma fisso avanti cieco. Ricordo una giovane donna con una figlia di tre anni. Io la derisi, gli diede una speranza quando non c'era. Gli fece pensare che se si fosse concessa avrei lasciato andare sua figlia. Dopo, risi, le dissi che era spazzatura e poi prosciugai sua figlia davanti a lei. Non posso più sopportarlo, i ricordi, la colpa, le provocai così tanto dolore e ancora sono vivo e lei era solo uno dei centinaia. Cosa ho fatto? Sono sommerso dai ricordi che non avevo prima e non posso fuggire dai loro visi, dalle loro grida. Ho bisogno di fermarlo, di farlo smettere. Inizio a scavare attraverso la mia pelle con le unghie, forse se arrivo abbastanza in profondità posso estrarre il mio cuore. Mi ci vuole un momento per capire che le mie mani sono trattenute, eh? Sembro ritornare in me. Sono acquattato sul pavimento, con la schiena contro il muro mentre mi cullo. C'è un corpo di fronte a me che mi tiene i polsi. Quando ho chiuso gli occhi? Apro gli occhi per vedere Spike e tutto quello che gli ho fatto, tutto quello che l'ha cambiato da William il Poeta a Spike di fronte ai miei occhi. Ogni cenno, ogni volta che l’ho preso con rabbia, ogni provocazione, è tutto là. Frigno e tento di spostarmi, scappare, allontanarmi.

    “Ehi, Angelus,” mi dice confortante, calmo, ma io mi ritiro di nuovo a quel nome. E' stato usato molte volte dalle persone a cui ho inflitto il dolore, incluso il demone prima di me. Aumento la mia lotta ma lui mi tiene disinvolto, deve essere per tutto il sangue che ho vomitato prima. Mi guarda confuso per alcuni momenti e distolgo il viso che sento rigato dalle lacrime dal suo sguardo. Mi sento sporco, sporco, non voglio che chiunque mi guardi ma non posso nascondermi da lui. Si rifiuta di lasciarmi andare.

    “Liam?” finalmente mi chiede, come se non potesse credere di aver fatto quella domanda.

    “No, non quel nome. Non c'è più, ho fatto troppo cose per essere lui. Sono contaminato.” Riesco a girare almeno la testa così che non devo più guardare quei occhi blu così penetranti.

    “Angel…” lui comincia di nuovo ma si ferma a mezza parola quando mi ritiro. “Angel?” Non ho nessun problema con quel nome sebbene non sono definitivamente un angelo, ma è ironico. “Cosa è successo?” Perché lo vuole sapere? Come posso rispondere a quella domanda? Deve essere ovvio che non sono il vampiro che ero ma ancora non mi ha buttato fuori a calci. Cambierà quando saprà tutta la verità o mi impaletterà? “Solo dimmelo, pet, mi occuperò io di te.” Si occuperà di me? Il childe a cui ho fatto del male e che ho messo in ridicolo, torturato e stuprato mi ha appena offerto di occuparsi di me. Non può essere serio. Ancora sento il suo sguardo su di me, in attesa. Non mi permetterà evidentemente di andare via per nessuna ragione finché non gli avrò fatto sapere tutto, così dovrò dirglielo.

    “Darla mi ha dato un regalo, una ragazza zingara.” Comincio prima di soffocare per il ricordo delle sue grida e suppliche mentre la prendevo. Oh Dio, non c'è perdono per quello che ho fatto. Brucerò all'inferno per millenni prima e merito ogni secondo di questo. “Era la figlia del capo clan.” Riesco a dire ricordando come era mutilato il suo corpo quando lo lanciai in un tombino. Chiaramente avevo lasciato il suo viso intatto per la sua bellezza ma era l'unica parte di lei che era rimasta intatta.

    “Cosa ti hanno fatto?” Chiede Spike indovinando che gli zingari avevano scoperto che ero io il maschio che l'aveva violata e stuprata. Mi prende a coppa il mento e dolcemente mi gira la testa così che posso fissare di nuovo quegli occhi cobalto. “Andiamo Angel, gli zingari ti hanno fatto qualcosa pet, dimmelo.” Spike mi chiede la verità e alla fine frano, sono solo troppo stanco di tutto e delle voci. Le voci delle vittime che urlano. Provo a mettere a fuoco Spike mentre comincio a parlare.

    “Volevano vendetta, un modo puro e semplice di farmela pagare.” Mi fermo per un minuto, posso sentirli bisbigliare, il mondo intorno a me che diviene più fioco ma lotto avendo bisogno di fargli sapere cosa è successo. “Mi hanno ridato la mia anima,” confesso prima di lasciare che il mondo diventi nero.

    * * * *

    Mi sveglio affamato e tento di sedersi ma sono bloccato. I miei occhi si spalancano e mi trovo a fissare un poco familiare soffitto. Inclino la testa indietro a dove posso vedere le mie braccia tese sopra la testa. Sono incatenate alla testata del letto dove sono disteso. Muovo i piedi che non incontrano resistenza.

    “Sei ritornato, pet?” Giro la testa per vedere Spike seduto su una sedia.

    “Perché sono legato?” Chiedo confuso.

    “Quale è l'ultima cosa che ricordi?” Lo guardo attentamente, perché me lo sta chiedendo? Che motivo ha? Ancora non capisco perché è ancora gentile con me dopo tutto quello che gli ho fatto.

    “Ti ho detto perché sono così,” Alla fine ricordo rifiutando di incontrare il suo sguardo. Si dirige verso la porta e l'apre parlando con qualcuno sull'altro lato per un momento prima di rivolgersi di nuovo a me mentre la chiude

    “E' stato due giorni fa.”

    “Cosa? Ma… Darla?” Come può essere? E non spiega perché sono legato.

    “Non preoccuparti amico, ha lasciato la città, è andata a vedere quel faccia da pipistrello del suo sire. Abbiamo tempo.” Tempo? Tempo per cosa? Decido di usare una tattica diversa.

    “Perché sono legato?”

    “Non ricordi tutto quello che hai fatto?” Alla mia occhiata continua, “Ti stavi graffiando con l'intenzione di autodistruggerti, tentando alternativamente di liberarti della tua anima o del tuo cuore” Sembra che veramente si preoccupi e ne sono toccato ma comunque non capisco perché se ne preoccupa.

    “E perché sono ancora legato?” Chiedo visto che sono evidentemente di nuovo lucido. Poi c'è qualcuno che bussa alla porta e lui l'apre. Non vedo chi è sull'altro lato ma si volta con una tazza di sangue, posso sentirne l'odore da qui come il mio stomaco ringhia affamato. Mi costringerà a bere del sangue? Probabilmente è il perché delle catene. Sono affamato ma la mia nuova anima non mi permetterà di contribuire alla morte di un essere umano.

    “No, no, no, no, no.” Tento di allontanarmi ma le catene ai miei polsi me lo impediscono. Spike si ferma e allunga la mano in un gesto calmo.

    “Ehi. è per il tuo bene pet,” Mi dice calmo come se stesse parlando con un animale spaventato. “E' sangue di maiale, non devi preoccuparti e so che sei affamato.” Lo fisso come se non fossi sicuro di poter aver fiducia in lui.

    “Perché?” Chiedo.

    “Perché anche con un'anima sei ancora un vampiro e hai bisogno di sostentamento.” Ha frainteso la mia domanda ma sembra sincero. Forse ho bisogno di aver fiducia in lui perché dopo tutto si occuperà di me. Mi fermo e allungo il braccio per prendere la tazza. Lui me la dà silenzioso e io l'annuso prima di prenderne un sorso provvisorio. È sangue di maiale e quel piccolo sorso risveglia tutte le mie papille gustative che immediatamente chiedono di più. Alzo la tazza alla mia bocca e ingoio tutto il sangue freddo, cosa che non mi interessa perché sono affamato. Sono consapevole che Spike è là in piedi vicino al letto e sento come se dovessi dirgli qualcosa.

    “Grazie,” E' tutto quello che trovo ma suona strano, completamente zoppicante. Spike si siede sul letto accanto a me.

    “Prego, pet, come ti senti?” Posso vedere la preoccupazione nei suoi occhi ed è la stessa con cui mi ha guardato finora e mi sento come se posso aprirmi con lui.

    “Posso sentirli di nuovo urlare, il sapore del sangue li ha svegliati.” Chiudo gli occhi perchè non vogliono vedere lo sguardo di pietà di Spike che mi sta indubbiamente lanciando. Sento la sua mano che prende a coppa il mio viso e i miei occhi si spalancano per la sorpresa.

    “Come posso aiutarti a farli stare zitti?” Mi chiede.

    “Ho bisogno di essere ancorato qui, concentrarmi su quello che sta accadendo qui.” Rispondo dopo che ci ho pensato per un pò di tempo. “Tento ma loro continuano a trascinarmi sotto.” C'è il diavolo irlandese che uccisi il giorno prima del suo matrimonio. Qualcosa mi accarezza il labbro inferiore e sbatto le palpebre spaventato. Stavo iniziando a perdermi di nuovo nei ricordi. Le dita di Spike si attardano sul mio labbro e io sono confuso non sapevo che avrei sentito il mio labbro vivo solo per un suo tocco. Lui mi fissa per un momento e non posso decifrare lo sguardo sul suo viso. Rimuovendo il dito dal mio labbro si inclina lentamente e la prossima cosa che so, sono le sue labbra contro le mie, mentre mi bacia leggermente. Prima che posso reagire si tira indietro per sbirciare di nuovo nei miei occhi.

    “Posso darti ciò di cui hai ha bisogno,” bisbiglia Spike rauco, “ma devi aver fiducia in me, mi prenderò cura di te, pet, puoi farlo?” Penso di sapere cosa mi sta chiedendo ma ho bisogno di un pò di tempo per pensare e faccio finta di niente.

    “Cosa intendi?” Solamente un maschio è arrivato là e mi fece così male, non è un'esperienza che voglio ripetere, ma Spike sembrava sempre goderlo così è qualcosa da fare.

    “Non fare finta di nulla, posso ancorarti a questo mondo, quello che sentirai sarà solo piacere. Tutto ciò su cui puoi concentrarti siamo io e te.” Rabbrividisco al tono sexy della sua voce e sono improvvisamente iper consapevole di essere legato.

    “Non sono sicuro.” Ho paura. Il grande e cattivo Angelus ha paura. Quando il Maestro mi prese fu un dolore atroce. Peggio di quando Darla mi spinse la mano nell'acqua santa. Spike e Penn sono gli unici che ho preso e sembrava che gli piacesse. Spike più di Penn ma penso perchè ero più gentile con Spike.

    “Il Maestro ti ha stuprato, vero?” Spike chiede muovendo una mano sul mio torace. Come lo sa? Oh, no! No!

    “Lui ti ha…?” Io ringhio al pensiero di faccia da pipistrello vicino al mio angelico Spike.

    “No, non mi ha mai toccato, grazie a te. Ho sospettato che avevi onorato volontariamente il suo letto così che sarei stato al sicuro dalla sua avidità lasciva.” Sempre il poeta è il mio Spike o forse non è mai stato mio come io non sono il vampiro che l’ha allevato. So che sto evitando di pensare al maestro ma ho buone ragioni. Facendo in modo che per Spike questo non suoni come una buona azione. Ero un bastardo egoista e Spike era mio e non avrei permesso a nessuno di toccarlo così. Sento le sue labbra sulle mie e ansimo per la sorpresa che gli dà l'opportunità di far strisciare la lingua nella mia bocca. Prima che me ne accorga, sto rispondendo impazientemente al bacio. Perché non l'ho mai baciato prima? Lui alla fine si stacca e decido di dargli la mia risposta prima di cambiare idea.

    “Ho fiducia in te, avresti potuto impalettarmi ma non l'hai fatto.” Mormoro non abituato a parlare dei miei sentimenti.

    “Va bene, pet, mi occuperò io di te così tu stai solo disteso e concentrati su di me, va bene?” Lui si allontana e io rimango disteso per un momento confuso, mi sta lasciando? Ma poi comprendo che si sta togliendo solo le scarpe e si mette a gambe divaricare sulla mia vita. Si inclina e mi bacia la fronte dolcemente. Sono sorpreso dalla sua gentilezza visto che l'ho sempre scoraggiata prima e lo mettevo in ridicolo per ogni piccola gentilezza. Sono contento di non aver potuto completamente estrarla fuori da lui. Sento la lussuria non richiesta sommergermi come mi lecca giù per la guancia. Presto mi sta leccando le labbra e io le apro avidamente per avere la sua lingua. Per certi versi mi sento strano nella posizione di sottomesso come mai prima ma per altri versi mi sento solo così giusto. Si drizza a sedere così che il suo sedere è giusto contro il mio inguine e al mio gemito comincia a muoversi contro me, sorridendo cattivo.

    “Per favore,” Mi trovo a implorarlo e poi ansimo come lacera i resti della mia camicia sporca. Le sue mani corrono sul mio torace e costeggia dolcemente i tagli da dove ho tentato di rimuovere il mio cuore.

    “Odio vederti ferito” Commenta quietamente come mi fissa. Quasi mi sento come se mi sto indurendo per questo momento privato.

    “Dovrei essere io a proteggerti” Bisbiglio di nuovo sebbene non ho idea del perché sto bisbigliando. La prossima cosa che so è la sua lingua sta avvolgendo tutte le mie ferite. Mi inarco come la lussuria mi attraversa.

    “Così pet, lasciati andare alle sensazioni,” mormora prima di abbassare di nuovo la testa. Gira intorno alle mie aureole gonfie e io mi ritrovo a tirare le catene perchè voglio toccarlo, esortarlo. Sfortunatamente non si spostano. Ricordo che alle mie vittime mettevo delle catene allentate o facilmente apribili così che mantenessero un senso di speranza che li faceva lottare più sodo e per più tempo. Un dolore acuto sul torace mi sballotta di nuovo al presente e guardo in giù per vedere Spike che lecca il sangue dal mio capezzolo.

    “Scusa, pet, ma eri lontano mille miglia,” è la sua scusa alla mia domanda non richiesta ma lui non sembra affatto dispiaciuto. Ritorna verso l'alto sul mio corpo finché non ci stiamo baciando e mi sento come se potessi farlo per sempre. Bene forse non per sempre con la carne dura tra le mie gambe che esige attenzione. Improvvisamente mi accorgo che se ne è andato, ma prima che posso connettere la mia lussuria confusa con il mio cervello lui ritorna ma con meno vestiti. La sua pelle è così bella contro la mia, ma i miei pantaloni sono sempre lì.

    “Per favore Spike,” mi trovo a implorarlo. Voglio solo qualcosa che mi porti fuori dalla mia situazione per un pò di tempo e questo sembra funzionare.

    “Così, senti e basta peaches,” mormora aprendomi la cerniera. Mi inarco tanto quanto le catene me lo permettono, lamentandomi continuamente. Amo essere sottomesso, decido, come sento la sua mano raschiare dolcemente sulla mia asta dura. Le sensazioni che attraversano il mio corpo mi lasciano affannato. Presto sono nudo e i nostri peni si accarezzano l'un con l'altro continuamente mentre succhio la sua lingua nella mia bocca.

    “Così, Angel, mi fai sentire bene. Vuoi continuare con questo o fare tutta la cosa?” Mi chiede. Ho bisogno solo di un secondo per rispondere. So già di cosa ho bisogno e lo sfregamento non basterà.

    “Per favore Spike, ho bisogno di sentirti dentro di me, childe” Mi trovo ad implorando. La parola Childe alla fine ottiene un gemito forte da Spike prima che si allunghi per prendere qualcosa che non posso vedere.

    “Speravo che lo dicessi,” risponde, lasciando cadere il lubrificante sul letto. Faccio l'unica cosa che posso fare e avvolgo le mie cosce forti intorno alle sue anche sperando che capisca il messaggio.

    “Sì, così. Mostrami di quanto hai bisogno il mio cazzo.” Come possono ritrovarmi a bruciare per il bisogno con frasi così oscene e rozze? Quando ero vivo, nonostante i miei flirt notturni, parlare così mi avrebbe fatto bruciare di vergogna, adesso ho di nuovo una parte di quell'umanità ma non è per la vergogna che sto bruciando. Sento una carezza della sua mano liscia e fresca sulle mie natiche mentre con l'altra accarezza la mia carne dura, mi fa comprendere quanto lo voglio. Distendendomi e lasciando il suo dito alla ricerca della mia fessura mi sforzo di far sentire a Spike quanto sono fuori controllo per la lussuria.

    “Sì Spike, per favore toccami, sì Spike.”

    “Sì quello va bene Angel. Mostrami quanto ti piace questo, quanto ti piace il mio dito dentro te.” Mentre parla fa precisamente come ha detto e mi accorgo che ho una parte di Spike annidiata dentro me. Sicuro adesso è una piccola parte ma so che cambierà presto. Ansimo mentre lo sento muoversi e i miei muscoli stringersi inconsapevolmente all'intrusione. Sento l'altra sua mano muoversi sulla mia coscia mentre mi abituo al suo dito che entra e esce. Tento di tenere lontano i pensieri del Maestro dalla mia mente. Poi sento una pressione più grande, e un poco più lungo per rilassarmi e so che ha aggiunto un secondo dito. Il leggero dolore sembra tenermi a terra ma non so se mi rilasserò abbastanza per lasciare al suo pene di immergersi in me. Ricordo di aver lacerato passaggi anali di altri uomini col mio pene, usando come lubrificante il loro sangue, forse merito di sentire quel dolore per penitenza. Le sue dita si piegano in me e vedo le stelle davanti ai miei occhi. Per un momento penso di star volando. Invece del dolore che pensavo di meritare sento un piacere sorprendente. Il piacere è uno dei modi più duri per darmi dolore perché non penso di meritare di sentirmi bene.

    “Sì quello era la tua prostata, adesso smetti con il rimuginare e goditela, va bene?” Spike ringhia sopra di me prima di prendere le miei labbra in un altro profondo bacio. Decidendo di seguire il suo consiglio spingo in giù sulle sue dita prendendole ancora di più dentro di me e provando una sensazione mai provata prima. Lui tocca di nuovo quel punto e io mi lamento nella sua bocca. Lui lascia andare le mie labbra e io riesco a leccargli il collo per dirgli che sono pronto per questo.

    “Ah, così pet, sai quanto mi piaccia quello sul collo. E adesso sei pronto per il mio cazzo? Voglio sentirti dire quanto lo vuoi.” Quelle dita mi stanno facendo cose che mi distraggono e le spremo non sicuro di poter usare la mia voce. Lui mi morde la spalla con i denti umani e io riesco a ritrovare la mia voce.

    “Oh merda, Spike per favore.”

    “Devi essere un po' più esplicito,” lui mi rinfaccia. Farei qualsiasi cosa, ho veramente bisogno di venire.

    “Per favore Spike, ti voglio. Ho bisogno di sentirti dentro di me, di sapere che sei veramente qui e che starai qui.” Mi ritrovo a dire più di quello che volevo dire.

    Dimmi qualcosa per favore dimmi?
    È vero o è solo un sogno?
    È la tua mano ad essere dentro di me o mi
    persi al crepuscolo.


    Ma Spike mi bacia solo castamente prima di rispondere.

    “Amore, visto non erano così duro e io sarò sempre qui, finché avrai bisogno di me.” Prima che possa rispondere si muove in avanti e mi sento allargare per accoglierlo. Avevo dimenticato come era intenso, tutto l'insieme delle sensazioni fino a che sono troppe, non puoi affrontarle tutte, tutto è troppo. Poi improvvisamente non lo è, queste emozioni mi mandano piacere nella testa mentre entra in me e io mi sento improvvisamente pieno e sicuro e intero. Mi sento incentrato e più consapevole di noi, niente voci che bisbigliano nella mia testa.

    “Oh, Spike, muoviti,” gemo dopo aver aspettato e veramente non posso essere più paziente. Poi lo fa e non sono consapevole di niente oltre al piacere, del dentro e fuori e il modo in cui il mio corpo si agita se sta toccando quel punto. Il tempo non significa niente, potrebbe essere un minuto o potrebbe essere un'ora prima che un mio gemito diabolico più forte tocca il mio pene e io esplodo.

    * * * * *

    Un mese dopo

    Apro i miei occhi e vedo immediatamente un paio di cose. Sono sul nostro letto e le mie braccia sono incatenate alla testata del letto. Devo aver avuto un altro episodio, almeno stanno divenendo meno frequenti. E' accaduto così tanto da quando gli zingari mi hanno maledetto. Drusilla, Spike ed io abbiamo lasciato la Romania quando Darla ha scoperto che il suo grand-childe mi aveva preso. Si sono occupati di me, mi hanno alimentato e hanno calmato i miei incubi. Spike e io dividiamo il letto ogni notte mentre Drusilla è nei crampi della pazzia. Il grande cambiamento è tuttavia che non mi dispero più, mentre so che la mia vera famiglia è qui per me come io lo sono per loro.


    Fine

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