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Spangel. NC17.

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    Altra ficlet scritta da me -_-
    spero che vi piaccia

    ovviamente è spangel..
    anche se è solo alla fine. quindi penso che tutte la possano leggere.

    cmq buona lettura!!



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    By Tania

    Subject: Angelverse che non segue la serie.
    Paring: Spike/Angel
    Warning: Bacio e sesso tra uomini. Il sesso non è descritto, ma sottinteso (ed è solo alla fine)
    Raiting: NC17
    Genere: Angst; Romance.
    Storyline: Dopo 5X11 Damage "Il danno" di ATS
    Lunghezza: Ficlet
    Summary: Spike non si presenta ad una riunione ed Angel va a casa sua arrabbiato per chiedergli spiegazioni. Al suo arrivo però scopre che qualcosa turba profondamente il vampiro biondo. Riuscirà Angel ad aiutarlo?
    Disclaimer: Appartiene tutto a Joss Whedon & Co.


    *****


    Oggi non è venuto al lavoro.
    Insomma, non è che gli chiedo tanto, l'unica cosa che deve fare è venire alle riunioni e non parlare troppo.
    Forse la seconda cosa, trattandosi di lui, è complicata, ma almeno la prima!
    Quindi dopo la riunione ho preso la Viper e sono venuto a casa sua curioso di sapere la sua scusa.

    Non è che mi sia mancato, certo che no, è solo un fatto di rispetto. Siamo tutti alla riunione, e ci doveva essere anche lui.
    Non ho voglia di ripetere due volte quello che ho detto oggi.

    Si potrebbe controbattere che avrei potuto usare il telefono, ma è diventato il mio miglior passatempo discutere con lui.
    Anche se gli ho detto di starmi lontano. Cosa di cui sono convinto.

    Da quando è tornato tutto è più complicato.
    Non ho ancora capito in che modo devo comportarmi con lui.
    Non è più lo stesso.
    Io non sono più quello che conosceva.
    Dobbiamo ancora trovare un punto di contatto. Cosa non facile visto la sua testardaggine, e ok, forse per questo siamo simili.

    Prendo un respiro profondo, inutile, e fisso la porta bianca di fronte a me, alzo una mano per bussare ma mi blocco per dei suoni che vengono da dentro. Così tendo l'orecchio e mi concentro.

    "No, no, no... mi dispiace ti prego, no.."
    Subito busso alla porta.

    "Spike? Spike apri questa porta!!"

    "Mi dispiace... sono cattivo sono cattivo"

    Sbatto le palpebre confuso e con un calcio sfondo la porta e mi guardo intorno. Stranamente sembra tutto in ordine.

    "No, basta, no"

    Seguo il suono della sua voce e arrivo nella sua camera.
    E' completamente attorcigliato intorno al lenzuolo, il torace nudo è coperto da un velo di sudore.
    E' in posizione fetale, il viso rivolto verso di me è coperto da leggere lacrime, i capelli lasciati liberi di gel gli si arricciano sulla fronte e ansima lievemente.

    "Mi dispiace, Dana, mi dispiace..."

    Quel nome mi fa scattare, mi smuovo dal mio stato di trance e lo raggiungo, prendendolo leggermente per le spalle.

    "Spike svegliati"

    Lo scuoto leggermente ma non sembra funzionare. Anzi le lacrime aumentano. Mi afferra le braccia, e io vedo sui polsi il leggero segno della cicatrice.

    "Lasciami, mi dispiace, non lo fare, no, no..."

    Chiudo brevemente gli occhi a vederlo così... ferito. Un leggero malessere mi sommerge, mentre il mio demone riversa la sua rabbia verso quella donna che l’ha ridotto così.

    "Spike... svegliati! Apri gli occhi, William!"

    Al suono del suo nome spalanca gli occhi e mi fissa ansimante. Mi trovo ad annegare in un cielo azzurro pieno di lacrime.

    "Calmati, sono io. Stavi sognando"

    Accenna solo con il capo, lasciandomi le braccia, mentre io lascio lui e mi metto in piedi vicino al letto.
    Lui si siede, si passa una mano sui capelli e si guarda in giro in imbarazzo.

    "Beh che diavolo ci fai qui? Stavo facendo un bellissimo sogno e lo hai interrotto"

    Io lo fisso sbalordito, e la prima cosa che mi viene in mente è mandarlo al diavolo ed andarmene. Ma poi la mia anima me lo impedisce, il mio demone mi tiene lì.

    "Sogni spesso di Dana?" Gli domando invece con voce calma.

    Lui alza la testa di scatto per fissarmi. "Come sai?"

    "Hai detto il suo nome" Gli dico semplicemente. Sospiro e mi siedo sul letto accanto a lui.
    "Perchè non mi hai detto niente?"

    "Ti sarebbe interessato? Dai Angel sono solo la tua maledetta spina nel fianco! Lo hai detto anche tu."

    E da quando ascolta quello che dico? Lo fisso e vedo i suoi occhi tormentati, il suo contorcesi le mani.

    "Dovevi dirmelo" Dico, come se fosse una cosa ovvia

    "Per farmi sentire un idiota? Un idiota che ha paura di chiudere gli occhi per poi riaprirli e ritrovarsi in quel maledetto scantinato con quella pazza?? Per farmi sentire una maledetta checca!"

    Io lo fisso stupito. Avrei voglia di allungare la mano e cancellare quella piccola lacrima rimasta vicino alle sue labbra carnose, morbide.
    Scuoto la testa.

    "E' normale che hai paura dopo quello che hai passato, Spike"

    "Si certo" Borbotta girandosi dall’altra parte. "Adesso perchè non te ne torni a casa?"

    "Ma.."

    "Niente ma, non ho un bisogno di un maledetto babysitter e tanto meno di te. Ciao"

    Si stende di nuovo sul letto e si volta verso il muro, io lo fisso un pò e con un sospiro esco dalla camera. Vado verso la porta e la fisso per un secondo, poi la sistemo meglio che posso, e mi metto seduto sul divano.
    Adesso non vorrà parlare, ma domani lo costringerò e poi non ho avuto il modo per criticare la sua assenza di stamani!
    E non voglio che abbia un altro sogno del genere e che si svegli da solo.

    *********************************

    Un leggero profumo di sangue caldo invade i miei sensi. Apro gli occhi e mi metto seduto, stiracchiandomi leggermente per la posizione scomoda in cui ho dormito.
    Anche se non riesco a capire perchè sono un divano e di chi sia.
    Prima che possa darmi una risposta una tazza colma di liquido vermiglio si materializza davanti al mio naso. Alzo lo sguardo e incontro quello di Spike che mi fissa confuso.

    Allungo la mano e senza una parola prendo la tazza e me la porto alle labbra. Lui sparisce nella piccola cucina, per poi tornare subito dopo con un’altra tazza per se e un sacchetto di biscotti. Afferra il telecomando da sopra la tavola e si siede accanto a me accedendo il televisore.

    In silenzio si mette a fissare lo schermo mentre apre il sacchetto. Intravedo nel suo sangue una qualche spezia, e sorrido ad un ricordo passato, sorriso che non passa inosservato.

    "Cosa c'è di divertente?"

    "Niente" scuoto la testa lentamente, ma poi cambio idea. "Mi è venuta in mente una cosa che faceva Cordy" Dico il nome bisbigliandolo.

    "Che faceva?" Mi chiede semplicemente curioso.

    "Metteva la cannella nel mio sangue." Gli dico alzando le spalle.

    "La cannella.... e perchè?"

    "Secondo lei esaltava il sapore" Ci fissiamo per un secondo e ridiamo entrambi.

    "Ti manca?" Mi domanda a bassa voce.

    "Tanto." Gli confido abbassando lo sguardo verso la tazza.

    "Eravate innamorati?"

    Ripenso a quando avevo fatto quello stessa domanda a Cordelia. Accenno leggermente con la testa.
    "Ma non eravamo solo quello, cioè non lo siamo mai stati, sempre qualcuno o qualcosa a tenerci distanti. E' stata soprattutto la mia migliore amica, quella che mi sgridava o mi faceva ridere. Che sorrideva e riusciva a parlare per ore di vestiti. Era la mia Cordy." Dico sorridendo leggermente al suo ricordo. "E adesso è in coma e io non posso aiutarla."

    "Si risveglierà, mi sembra una donna forte." Sento la sua mano sul braccio e ne rimango sorpreso.

    "Se io non..."

    "Non serve a nulla Angel. Intendo, dire 'se'. Le cose sono andate così. Ti fai solo del male."

    Lo fisso in viso e vedo un leggero sguardo triste.

    "Non permetterò che Dana ti prenda e ti faccia del male" Dico senza quasi rendermene conto. Lui alza lo sguardo sorpreso e mi sorride lentamente per poi rigirarsi verso lo schermo della televisione.

    "Me lo meriterei, sono un mostro. Solo una cosa inferiore."

    E adesso perchè dice queste cose?
    "Non sei una cosa, e tanto meno inferiore. Insomma, guarda dove sei arrivato! Ti sei ripreso un’anima da solo. Hai cercato di cambiare per fare felice un’altra persona, non per te stesso. E non sei neppure un mostro."

    "Lei lo pensava"

    Un nome non detto rimane sospeso tra noi due. "Buffy?" Bisbiglio in una sorta di domanda.

    Lui accenna con il capo. E io vorrei strozzare Buffy per la fortuna che ha avuto e per essersela fatta scappare.
    Scuoto la testa.

    "Buffy... penso che avesse paura di innamorarsi di te.”

    "Paura perchè sono un mostro?"

    "Paura perchè forse si sarebbe potuta innamorare veramente di te, paura perchè le leggevi dentro, paura di lasciarsi andare... perchè sei un vampiro e, secondo i suoi amici, lei deve stare con un uomo normale e quindi per non dargli altri dispiacere...o per non sentirsi di nuovo una persona sbagliata, ha fatto quello che ha fatto."

    "Ma sono un mostro, Angel, e non perchè sono un vampiro. E' iniziato tutto dopo che è tornata dal paradiso, da dove i suoi amici l’avevano strappata. Cioè io l’amavo anche da prima, ma, non lo so, forse solo perchè voleva sentire qualcosa di nuovo. Ci siamo ritrovati a fare sesso. E poi è andata avanti. Sempre di nascosto. Come se fosse una cosa sbagliata. Siamo andati avanti per un pò e quando i suoi amici l’hanno scoperto, immaginati un pò come hanno reagito, soprattutto il bamboccio, come se avesse fatto chissà quale peccato. E poi non so cosa è successo. Era ferita, in bagno, io volevo consolarla, volevo aiutarla, volevo farla sentire bene, farle sentire il mio amore. E ho provato a farle del male, dio, ho provato a violentarla."

    Lo fisso sorpreso da questo suo sproloquio su lui e Buffy. Dopo che abbiamo combattuto per la coppa del tormento è diventata una specie di argomento taboo.
    Mi concentro su quello che ha detto, per poi sbattere gli occhi sorpreso. “Violentarla?”

    “Già. Visto. Sono un mostro.”

    “O forse lei ha tirato troppo la corda e il demone non ha saputo fermarsi. Tu non volevi farle veramente del male. L’hai detto adesso, volevi farla stare bene, solo che… hai sbagliato modo per farlo. Non che questo ti giustifichi, ma non sei un mostro.”

    Lui mi fissa allibito e io sono ancora più allibito di lui per le mie parole e soprattutto perché le penso veramente.
    Abbasso un attimo lo sguardo e poi lo rialzo per incontrare il suo e apro le labbra ma non faccio in tempo a far uscire nessun suono che il mio cellulare suona. Reprimo un leggero ringhio, maledizione lo spengo sempre, e lo prendo dalla giacca che era su una delle sedie per poi rispondere.

    “Pronto?”

    “Angel! Dio ma dove sei finito? A lavoro stamattina non ti abbiamo trovato e siamo venuti nel tuo appartamento e non c’eri! Eravamo preoccupati.” La voce ansiosa di Fred mi sommerge di parole. Io mi porto una mano alla fronte.

    “Adesso controllate anche dove dormo?” Poi aggiungo velocemente. “Comunque sto bene e non preoccupatevi.”

    “Sicuro? Ah, neppure Spike è ancora arrivato...” Dice stranamente agitata.

    Ma io non la lascio finire “Si. Tranquilla va tutto bene. Anche Spike sta bene. Ci vediamo più tardi.” Sto per riattaccare quando risento la sua voce.

    “Abbiamo un problema qui.”

    “Perfetto.” Mormoro. “Che altro è successo?”

    “Ha chiamato Andrew.” Bisbiglia.

    Io mi acciglio non riuscendo a capire cosa potesse volere ancora a quest’ora dovrebbe essere… ovunque vive! E’ passata una settimana. “Ebbene?” La sollecito a continuare.

    “Si tratta di Dana. E’ scappata.” Dice tutto in un fiato. Io rimango ammutolito, questa non ci voleva.

    “Maledizione.” Sbotto. “Che diavolo ci faceva ancora a Los Angeles?”

    “L’avevano portata in un centro, provvisoriamente, perché dovevano occuparsi di non so quale demone. Invece di chiedere a noi, hanno fatto tutto da soli. E lei è scappata riuscendo a mettere a terra tre cacciatrici che erano rimaste a farle la guardia.”

    “Voi state attenti, se ci sono novità chiamatemi subito!”
    Riattacco e mi volto verso il divano dove Spike mi sta fissando.

    “Che è successo?” Mi chiede. “Senza il capo non sanno dove appendere le giacche?”

    Io lo fisso solo in silenzio valutando se informarlo sulle novità o stare in silenzio. Potrei anche evitare di dirglielo, magari catturano Dana e lui non lo saprà mai.
    O se la potrebbe ritrovare davanti.

    “Era Fred. Andrew li ha chiamati, è scappata.” Vedo la sua espressione inizialmente confusa, così aggiungo con un filo di voce. “Dana è scappata.”

    Lui si alza dal divano di scatto spalancando gli occhi terrorizzato. “No, no, no…” Inizia a mormorare lentamente.
    Io velocemente lo raggiungo e lo prendo per le braccia scuotendolo leggermente finché non mi fissa negli occhi.

    “Non gli permetterò di avvicinarti a te. E poi probabilmente Andrew e le cacciatrici l’hanno già catturata di nuovo, adesso calmati.”

    Lui accenna con il capo, liberandosi dalla mia presa e tornando a sedere. Penso qualcosa da dire per calmarlo ma non farlo sentire debole quando la porta cade rovinosamente a terra, entrambi ci voltiamo per trovarci davanti il peggior incubo di Spike.

    Indossa dei pantaloni di stoffa chiara con una maglia coordinata e delle scarpe da ginnastica, i capelli sciolti le stanno davanti il viso e passa il suo sguardo da me a Spike per poi fermarsi su di lui e fare un passo in avanti.
    Sento Spike accanto a me irrigidirsi. Mi volto per metà per guardarlo e quello che vedo mi lascia sorpreso. E’ completamente terrorizzato, dalla bocca lievemente aperta gli esce il respiro affannoso, del tutto inutile essendo un vampiro. A le braccia strette intorno al busto e sta tremando lievemente. Mi volto di nuovo verso Dana che è sempre più vicina e sta tenendo un pezzo di legno in mano. Senza pensarci due volte mi metto in piedi davanti a lui e fisso negli occhi quella donna che sta terrorizzando il mio childe, con la consapevolezza che per proteggere lui, ucciderei lei.

    “Togliti di mezzo. Devo portare a termine la mia missione.” Mi sussurra con una nota instabile nella voce.

    “Non posso permetterlo.” Ribatto cercando di tenere il tono tranquillo.

    “Perché difendi quel mostro?”

    Io sbuffo. “Non è un mostro!” Poi mi schiarisco la voce. “Pensavo che alla fine ti fossi resa conto che non è stato lui ha farti del male. Che hai torturato la persona sbagliata.”

    “Infatti, so che non è stato lui, ma quante vite a tolto? Quante persone a torturato? Quante famiglie a distrutto? Anche lui merita di morire.”

    “E’ vero, non posso negare quello che hai detto. Ma adesso è cambiato, non uccideresti il demone, uccideresti solo un eroe che cerca di salvare il mondo, che aiuta le persone in pericolo, gli innocenti.”

    “Le sue vittime meritano vendetta” Dice alzando il tono della voce.

    “Credimi, la vendetta non porterà niente di buono. Quelle persone, le loro vite, ormai sono distrutte, la sua morte non risolverà niente. Anzi non pensi alle persone che ha salvato e a quelle che salverà in futuro? A loro non pensi?”

    “Io… no…” Mi fissa confusa. “No, io devo uccidere!”

    Io la fisso per un istante. “Vuoi uccidere solo qualcuno. Non ti importa chi sia. Tu vuoi solo uccidere.”

    Lei mi guarda, abbassando lentamente il paletto, per poi alzarlo di scatto. “No… io… no, io voglio uccidere lui. E’ giusto così!”

    “Non posso permetterlo. E sai di non voler uccidere lui. Vuoi solo uccidere qualcuno. Un vampiro.” Mi fermo. “Perché allora non uccidi me?” Gli chiedo semplicemente guadagnandomi il suo sguardo confuso e percependo un rantolo provenire da Spike, che è ancora dietro di me.

    “Perché dovrei uccidere te?”

    Io la studio. “Non ti ricordi? Sono anch’io un vampiro, come lui. Anch’io ho ucciso e torturato, come lui. Quindi se vuoi uccidere qualcuno, io sono qui. Ma lui lascialo stare.” Faccio un passo verso di lei, abbandonando le braccia lungo i fianchi. “Non mi difenderò, hai la mia parola, ma lascia stare Spike, o io dovrò ucciderti.” Concludo, per sentirmi strattonare un braccio, mi volto e mi trovo il volto sorpreso e pieno di ira di Spike.

    “Sei impazzito? Che significa, uccidi me? Lascia andare lui? Pensi che permetterei che ti uccida? Che guarderei e basta? E poi io sarò quello che ti ucciderà, non lei!”

    “Perché lo difendi?” La voce calma di Dana oltre a sorprendermi mi fa voltare immediatamente verso di lei che ci sta studiando curiosa.

    “Te l’ho già detto.” Dico, per voltarmi verso Spike. “Lui è un campione. Ha sofferto e ora merita di vivere. E io sono orgoglioso di lui. Così maledettamente orgoglioso per le scelte che ha fatto e le sue azioni.” Vedo gli occhi di Spike farsi più grandi e le pupille dilatarsi mentre mi fissa sconcertato. Io mi volto di nuovo verso lei. “Capisci? Non posso lasciartelo fare. E’ la mia famiglia.” Concludo, aspettando una sua replica.

    “Sei orgoglioso di me?” Mormora Spike. “Famiglia.” Aggiunge in un sussurro. Sembra quasi che abbia completamente dimenticato la presenza di Dana e tutto quello che gli ha fatto, troppo sorpreso per le mie parole.

    “Io… devo… io, non lo so più. Sono così confusa. La testa è confusa. ” Sussurra lei abbassando l’arma. “I vampiri dovrebbero essere cattivi. Perché voi…”

    Io scuoto solo la testa. “Credimi, non è mai così semplice.”

    Lei lascia uscire un grande sospiro abbassando gli occhi. Il paletto cade a terra con un leggero tonfo e si portale mani davanti al volto fissandole. “Io sono cattiva? Sono un mostro?”

    “No, non lo sei.” Spike mormora lentamente, avvicinandosi a lei, mentre io mi tendo controllando istintivamente ogni mossa della ragazza. “Capita di sbagliare, io sono il re degli sbagli, ma sai, c’è sempre un modo per rimettere le cose apposto. Non è semplice e a volte è doloroso. Altre volte le cose si sistemano. Eri solo accecata dalla vendetta, ma adesso non è più così. Non sei un mostro Dana, sei un vittima, una vittima innocente.” Le ultime parole le dice a voce molto bassa.
    Lei lo guarda e un leggero sorriso le tende le labbra. Io esalo un sospiro di sollievo.
    Poi Spike si volta verso di me. “Che facciamo adesso?”

    Vedo la ragazza tendersi e si volta anche lei verso di me. “Non voglio essere rinchiusa di nuovo, per favore. No, no, non di nuovo.” I suoi occhi si riempiono di lacrime mentre io mi chiedo perché tutti chiedono sempre a me di risolvere i problemi.

    “Ascolta.” Mi avvicino anche io ai due. “Possiamo cercarti un posto in un ospedale.” E prima che possa intervenire aggiungo velocemente. “Senza camicie di forza o medicinali. Però non stai bene, e lo sai. Ti curerai e guarirai. E se vuoi noi verremo a trovarti, ad aiutarti.”

    Lei abbassa lo sguardo per qualche secondo, riflettendo sulla proposta. “Niente stanze bianche?”

    “Niente di tutto ciò” Dico, chiedendomi cosa abbia dovuto passare questa povera ragazza. “Non sarà una cosa semplice, ma c’è la farai.”

    Lei riporta i suoi occhi scuri nei miei accennando con la testa. “Voi due verrete a trovarmi?” Mormora con una punta di imbarazzo nella voce.

    “Certo.” Risponde subito Spike. Io accenno con la testa concordante. Ma non facciamo in tempo ad aggiungere altro che dalla porta spalancata entrano di corsa delle persone che sono Andrew e una dozzina di cacciatrici. Io sbuffo stanco.

    “Prendete la cacciatrice e questa volta immobilizzatela…” inizia Andrew, mentre Dana inizia a tremare lentamente e si volta verso di me.
    Spike le si mette subito di fianco pronta ad aggredire chiunque le si avvicini, io mi metto dall’altro suo lato, fissando Andrew che continua a parlare dando ordini alle ragazze, senza guardarci minimamente.

    “Lei rimane qui.” Dico semplicemente.

    Il ragazzo si volta verso di me. “Ti ricordi il nostro ultimo incontro. Se vuoi te lo ripeto: dodici cacciatrici e nessuna ti ha mai amato. Quindi…”

    “Quindi lei rimane qui.” Ribatto impassibile.

    Andrew sbatte le palpebre un paio di volte incerto su cosa fare, per poi voltarsi verso le cacciatrici che ha intorno. “Bene.” Inizia e si schiarisce la voce. “Ragazze, prendete la ragazza e torniamocene a casa.” Dice fingendo indifferenza.

    Sento un ringhio provenire da Spike, mentre tre delle cacciatrici si fanno avanti, io scivolo nel volto della caccia avanzando, e senza dar loro il tempo di attaccare, mi avvento su Andrew, spingendolo contro il muro e tenendolo per la gola. Sento il suo cuore accelerare i battiti mentre mi fissa terrorizzato. Una delle cacciatrici è pronta per attaccarmi, ma io mi volto e la inchiodo con lo sguardo. “Non un altro passo o gli spezzo il collo.”

    Lei mi fissa incerta per poi scambiare uno sguardo con le altre e tornare a fissarmi. “Ci hanno detto che hai un anima. Che sei dalla nostra parte. Perché dovresti ucciderlo?”

    “Perché sono lievemente stanco di tutto questo e la mia pazienza si sta per esaurire. Adesso.” Mi rivolto verso Andrew. “Dana vuole rimanere qui. Si farà curare, ma lo farà qui a Los Angeles. C’è ne occuperemo io e Spike, e il resto della squadra. E’ la sua vita e deve scegliere lei. Quando starà meglio, se vorrà, sarà lei a decidere se raggiungervi o rimanere qui ad aiutarci o fare qualsiasi cosa abbia voglia di fare.
    Così adesso. Prendi le tue cacciatrici e lasciate immediatamente la mia città. Tutto chiaro?”

    “Io… io veramente.. mi è stato ordinato di…” inizia balbettante.

    “Non mi importa cosa ti è stato ordinato.”

    “Io voglio rimanere qui.” Dice Dana con voce sicura. “Voglio curarmi e riprendere in mano la mia vita, ma voglio farlo qui.”

    “Potresti farlo anche con noi. Ti porteremo…” Inizia una delle cacciatrici, ma lei la interrompe scuotendola testa.

    “No. Loro mi hanno dato una possibilità. Io, penso che potrò imparare tanto da loro. Voglio rimanere qui.” Fissa Andrew aspettando una sua replica, mentre io lo lascia andare e mi allontano da lui, ma senza staccare gli occhi dai suoi.

    “Io…” Fissa le ragazze che le più alzano le spalle. “Bene, chiederò al mio capo e…”

    “Di a Rupert di non rompere. Lei rimane qui.” Dice Spike con un tono che non ammette repliche.

    “Ma Spike…” inizia Andrew con tono lamentoso.

    “Ragazzino” Replica Spike. “Ti ho già detto come stanno le cose. Lei resta qui con noi. Non voglio altre repliche. Adesso lasciate la città, che appartiene a lui.” Dice indicandomi. Io lo fisso offeso. “Ciao, ciao.” E li saluta con la mano.

    Le cacciatrici si voltano verso Andrew per aspettare un ordine, povere ragazze, devono prendere gli ordini da lui che non ha la più pallida idea di cosa fare. Ci pensa un attimo. “Va bene. Tenetevela pure voi. Ma se creerà problemi, sarà solo colpa volta. Bene, ragazze andiamocene!” E detto questo esce seguito dalle cacciatrice, lasciandoci di nuovo soli.

    “Dovrò riparare quella porta.” Dice Spike alzando gli occhi al cielo, io accenno la testa completamente d’accordo, cosa che fa anche Dana.

    “Bene.” Inizio per poi fissarla. “Vuoi andare subito a vedere il posto o…”

    “Subito. Vediamo un po’ come è. Pensate che torneranno?”

    “No, non penso.” Replico io.

    “Ok, andiamo. Ho la mia vita da ricostruire.” Dice sorridendo leggermente, sorriso a cui io e Spike rispondiamo.

    ********

    “Dici che si troverà bene lì da sola?” Mi domanda Spike.

    “Si. E non è sola. E’ seguita dai migliori medici e ha i nostri numeri. Se gli servirà qualcosa basta che chiami.”

    “E se la maltrattano?”

    “La tratteranno benissimo. E poi non si metterebbero mai contro il capo della Wolfram&Hart.” Dico alzando le spalle.

    “Ma se non le permettessero di chiamarci?”

    “Quando vorrà chiamarci i medici gli metteranno a disposizione un telefono. E poi andremo a trovarla domani sera.”

    “Ma se…”

    “Spike, basta!” Sbotto io stufo. “Starà bene. Te lo prometto, ok?” Mi volto appena verso di lui, mentre parcheggio davanti casa sua.
    All’inizio di questa giornata era completamente terrorizzato da questa donna, e adesso è preoccupato che stia bene.
    Scuoto la testa.

    “Ok, ma non devi alzare la voce.” Dice incrociando le braccia al torace e sporgendo le labbra.

    “Scusa.” Mormoro stanco da questa lunga giornata.

    Lui mi fissa, senza minimamente muoversi per scendere dalla macchina. “E’ stata una lunga e strana giornata, vero?”

    “Già” acconsento, cercando di capire dove vuole andare a parare.

    “Sono successe tante cose”

    “Già” Ripeto.

    “Entri a prendere una birra?” Chiede senza fissarmi.

    “Certo.” Dico quasi senza rendermene conto.

    Insieme scendiamo e entriamo nel suo appartamento, lui sposta la porta, per poi rimetterla al suo posto. “Dovrò proprio farla riparare, prima che entri un ladro. Anche se non c’è niente da rubare qui.” Dice mentre si dirige verso il frigo per prendere due bottiglie e darne una a me.

    “Alle giornate strane.” Dice lui. Io faccio tintinnare la bottiglia contro la sua per poi portarmela alle labbra e berne un lungo sorso di liquido freddo.
    Mi siede sul divano, mentre lui gira un po’ per la cucina per poi venire a mettersi seduto accanto a me, giocherellando con l’etichetta della bottiglia, senza dire niente.

    “Bene.” Inizio non sapendo bene cosa dire.

    “Bene.” Replica lui, annuendo.

    Io sospiro. “Che sta succedendo adesso?”

    “Uh?”

    “Questo.” Dico indicandoci. “Io e te a bere birra, in silenzio, in casa tua, sul tuo divano. Che significa?”

    “Deve significare qualcosa?”

    “Non lo so, sto chiedendo a te!”

    “Tu hai tirato fuori la possibilità del significato. Per me era solo una birra.”

    “Va bene” Dico alzando le mani in segno di resa. “E’ solo una birra.”

    “Perfetto.” Ma dopo pochi secondi, si alza di scatto da sedere. “Non è solo una birra!” Io lo fisso con gli occhi spalancati. “Io. Prima appari in piena notte…”

    “Erano solo le 10 di sera!”

    “Non interrompere! Dicevo… appari in piena notte nel mezzo di un… incubo e poi te ne rimani a dormire sul mio divano. Lascerò correre che mi hai distrutto la porta. Poi arriva quella pazza e mi difendi. Arriva Andrew e fai ancora l’eroe. Ma soprattutto hai detto che sei… insomma…” Lo vedo ingoiare. “ Orgoglioso di me.”

    Io sorrido lievemente. “E’ la verità” Dico semplicemente alzando le spalle.

    Lui mi fissa sbalordito. “Quindi tu, Angel, il vampiro con l’anima, il campione”

    Lo interrompo preoccupato per quanto potrà andare avanti. “Si, io sono orgoglioso di te.”

    “Oh.”

    “Sono stato orgoglioso di te anche quando non avevo l’anima. Eri un perfetto killer. Adesso sono orgoglioso di te per le scelte che hai fatto. Per dove sei arrivato e per quello che continui a fare.”

    “Oh.”

    Fisso la sua espressione completamente stupita. Poi vedo le sue labbra tendersi in un sorriso sincero e mi rendo conto che è da tanto che non lo vedevo sorridere così, rispondo al sorriso, per poi abbassare lo sguardo. Mi alzo.

    “Bene, ti lascio andare a riposare.” Gli dico. La sua espressione diventa leggermente triste e abbassa lo sguardo, lasciandomi pieno di dubbi.
    Le sue belle e morbide labbra che prima erano curvate in un sorriso adesso sporgono leggermente in un leggero broncio alquanto sexy.
    Io mi trovo a fissarle insistente mentre, quasi senza rendermene conto, mi piego in avanti e appoggio le mie labbra sulle sue trovandole morbide come avevo pensato.
    Mi allontano leggermente, mentre lui alza lo sguardo sorpreso, portandosi una mano sulla bocca.

    Io deglutisco confuso. Che diavolo mi è preso? Ma non faccio in tempo a dire niente che le sue labbra toccano le mie, indugiando qualche secondo, prima di allontanarsi lentamente e fissarmi.

    Io sorrido, scuoto la testa e gli metto una mano dietro la testa baciandolo di nuovo. Questa volta però le nostre lingue si incontrano e si sfiorano all’inizio dolcemente poi con sempre più passione.
    Lo spingo leggermente indietro finché la sua schiena non incontra il muro, allora io mi appoggio contro di lui, bloccandolo tra me e il muro. Gli prendo il viso con le mani, mentre spingo il mio bacino contro il suo, ottenendo un suo lamento. Sento le sue mani che trovano la strada sotto la mia camicia, facendomi rabbrividire trovano la mia pelle nuda. Sposto una delle mani per sfilargli lo spolverino, e subito dopo per aprirgli la cintura, cosa difficile quando la sua mano, abilmente si intrufola sul davanti dei miei pantaloni, io gemo staccandomi dalle sue labbra. Ci fissiamo respirando entrambi affannosamente. Sento la sua mano muoversi lentamente sopra il mio pene mentre un altro gemito fuoriesce dalle mie labbra.
    Lui mi fissa ghignando, mentre mi perdo nei suoi occhi e nelle sensazioni. Poi lo afferro per la maglia e me lo tiro contro schiacciando le labbra sulle sue e spostandosi verso la sua camera, dove atterriamo sul letto, qui, in qualche modo e velocemente ci spogliamo e entrambi nudi rimaniamo un momento fermi a goderci la sensazione delle nostre pelli fredde l’una contro l’altra. Io chiudo un attimo gli occhi, mentre sono disteso sulla schiena con lui sopra di me. Le sue mani appoggiate ai lati del mio capo, lo sento sistemarsi, mentre con una mano mi accarezza il viso. Apro gli occhi per fissarli nei suoi.

    “Sei bello lo sai?” Mormora. Ci fissiamo, io alzo un po’ la testa per incontrare le sue labbra e lentamente ci baciamo di nuovo, mentre con le mani gli accarezzo la schiena. Dopo poco ribalto le posizioni, muovendo lentamente il bacino contro il suo e sorridendo per i suoi lamenti e la sua eccitazione crescente.
    Sento le sue gambe stringersi intorno alla mia vita. Io lo fisso negli occhi per vedere se è veramente quello che vuole.
    E quello che vedo mi lascia quasi senza fiato.
    Amore.
    Vedo amore nei suoi bellissimi occhi chiari. In quei meravigliosi occhi così limpidi e puri, anche se è un demone. Sembrano più gli occhi di un bellissimo angelo.

    Mi abbasso per baciarlo e prima di toccare le sue labbra bisbiglio. “Il mio bellissimo angelo” per poi baciarlo dolcemente e profondamente e lasciare che la nostra personale danza abbia inizio.


    FINE


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