I'm Alone

Spike&Angel. Per tutti. NON slash

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    Mrs Boreanaz

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    ok :unsure:
    che dire... tranne che posto per colpa di kiki (sempre colpa sua )
    che questa ff è fatta di due POV sullo stesso avvenimento.
    Il primo di Angel, il secondo di Spike.
    Spero di essere rimasta abbastanza in charather. (ma non ne sono sicura di essere riuscita )
    oltre a questo.. ah si... anche se è in questa sezione non è slash (strano, ma vero).
    con il NON slash.. intendo che come protagonisti di questa ficlet ci sono Spike e Angel ma non c'è nessuna storia di genere romantico o sessuale tra i due.
    E' Angst (almeno il mio intento era quello) ed tratta una cosa che penso manchi nella 5 stagione. o meglio una persona una scena che mi sarebbe piaciuta vedere (anche senza la presenza di spike) ma avrei voluto vederla... vi chiedete quale scena.. beh se ve lo dico vi spoilero


    I'm Alone

    by Tania

    Subject: Angelverse che non segue la serie. POV Angel. POV di Spike
    Pairing : no
    Personaggi: Angel; Spike
    Warning: no
    Rating: per tutti
    Genere: Angst
    Storyline: Dopo la puntata 5X16 Shells (Il guscio) di ATS
    Lunghezza: Ficlet
    Summary: Angel si sente solo e stanco. Il dolore, a volte, può essere troppo forte e arrendersi può sembrare l'unica soluzione.
    Disclaimer: Appartiene tutto a Joss Whedon & Co.


    ***************

    POV Angel

    Mi alzo lentamente dalla poltrona sentendomi le gambe deboli e chiedendomi da quando tempo sono qui dentro.
    Una vertigine mi assale al ricordo di capelli castani, adesso blu. Allungo le mani appoggiandole sulla superficie fredda della scrivania cercando di riacquistare l'equilibrio.
    Dopo pochi secondi mi metto completamente in piedi e cercando di cancellare tutti i pensieri dalla mia mente esco dall'ufficio per poi bloccarmi a fissare una figura avvolta nello spolverino che fissa ostinato il pavimento, mentre tutti gli altri sono già andati a casa. Fisso i suoi capelli ossigenati, la parte del profilo che riesco a vedere percependo la sua disperazione così simile alla mia.
    Una strana spinta mi spinge a sedermi accanto a lui, ma non lascio che le mie gambe si muovano, stringo con forza le mani finché le unghie mi si conficcano nel palmo. Poi lentamente mi volto e vado verso il mio ascensore personale lasciandolo solo così come mi sono sempre sentito io.
    Entro nell'ascensore e fisso i pulsanti. Quello più in alto porta al mio appartamento. Solo io, i miei amici e Spike lo possono usare. Gli altri portano ai vari piani, e l'ultimo al parcheggio sotterraneo.
    Sospiro chiudendo gli occhi. Quando li riapro premo l'ultimo pulsante, per poi fissare le porte che si chiudono, mi appoggio ad un lato dell'ascensore, concentrandomi solo sul rumore, evitando di pensare ad occhi blu e morti.
    L'ascensore si ferma con un leggero tremito e un piccolo suono. Esco e mi dirigo verso le mie auto. Sono 12. Dodici grosse macchine costose, tutti lucidate, con il pieno di benzina, con il vetro necrotemperato. Tutte mie.
    Salgo sulla Viper senza guardare le altre. La chiave è già inserita, la giro, parto facendo sgommare le gomme sull'asfalto.
    Giro per la città con il finestrino abbassato lasciando che il vento mi accarezzi il viso, sentendo le lacrime che mi bruciano gli occhi. Scuoto la testa per cancellare il ricordo di una pelle troppo bianca con vene innaturalmente blu.
    Mi fermo per riprendere fiato, come se avessi corso, come se avessi bisogno di respirare quando invece sono solo morto dentro.
    Esco dalla auto e mi guardo intorno per poi accorgermi dove sono. Fisso il grosso cancello di ferro battuto e leggo la scritta in alto.
    ‘Cimitero di San Gabriel. Lato Est..’

    Sospiro, abbasso gli occhi che si fermano sulla grossa catena e il lucchetto che lo tiene chiuso, poi mi concedo un leggero sorriso e lo scavalco facilmente cadendo dall'altra parte perfettamente in piedi.

    Vado subito alla mia sinistra e conto i passi, per non pensare, per distrarmi. 360 passi. Mi blocco e mi volto lentamente. Fisso l'erba soffice davanti a me. Il mazzo di girasoli in un vaso di vetro. La lapide lucida. E poi mi concentro sulle scritte dorate. Sulle curve e i contorni. E infine sulle parole.


    Cordelia Chase
    22 maggio 1981 – 4 febbraio 2004
    Amata figlia.
    Devota sorella.


    Sbatto le palpebre fissando quelle poche parole.
    Cercando di non pensare che tre metri sotto di me ci sia il suo cadavere, cercando di non pensare che non sorriderà più, che non arriccerà più il naso solo come sapeva far lei.
    Cercando di cancellare dalla mente il funerale.
    I genitori e i familiari di cui lei non ha mai parlato, che non sono mai venuti a trovarla in tutti questi anni.
    La pioggia sottile che mi ha permesso di esserci. In disparte. Senza ascoltare le parole che ha detto quel parroco che non la conosceva.
    Fissavo la bara piena di rose bianche. Cordy preferiva i girasoli.
    Fissavo la sua foto che la ritraeva più giovane con i capelli più lunghi che le scendevano a leggere onde sulle spalle.
    Il sorriso sempre lo stesso.
    Quel meraviglioso caldo sorriso.
    Fissavo la bara che veniva calata centimetro dopo centimetro nel freddo di una fossa scura.
    Lei che era così luminosa.
    Fissavo la terra che veniva usata per ricoprire la bara. Il rumore sordo di quando colpiva il legno che copriva le voci dei presenti che se ne andavano.
    Fissavo e basta. Non ho parlato. Non mi sono mosso. Non ho pianto.
    Anche se avrei voluto dire quanto era importante per il mondo e per me. Anche se avrei voluto tirarla fuori da lì dentro. Anche se avrei voluto solo lasciarmi andare mentre dentro di me il vuoto si apriva.
    Non so per quando sono rimasto lì.
    E' stata Fred a tirarmi via quando non c'era più nessuno. Quando la pioggia era finita e la notte era nata.
    Ho seguito i miei amici fuori da lì.
    Non ne abbiamo più parlato.

    Scuoto la testa per tornare al presente e mi siedo sull'erba fresca, passandoci una mano sopra.
    "Ciao Cordy" Inizio "Come stai? A me non va tanto bene. Non ti ho portato neppure dei nuovi fiori. Provvederò al più presto, ma non pensavo di venire stasera, poi mi sono accorto che avevo voglia di parlare e tu eri l’unica che mi ascoltava veramente. Perchè non sono riuscita a salvarla? Prima ho perso te... e adesso non sono riuscito ad evitare di perdere un'amica.
    Tu lo sapevi? Lo sapevi che sarebbe successo? Perchè non me lo hai detto? Perchè non mi hai avvertito? Pensavi che non sarei riuscito a proteggerla? Perchè... maledizione" Mi blocco stringendo con forza gli occhi per trattenere le lacrime accorgendomi che stavo urlando. "Scusa. E' solo che mi sento così impotente, così in colpa.
    E' tutto così difficile. Vedere il dolore negli occhi di Wesley.
    Il tormento in quelli di Gunn. Il senso di perdita in quelli di Lorne.
    E in quelli di Spike...
    Non voglio più essere quello forte Cordy. Non c'è la faccio. Perchè non posso essere debole anch'io qualche volta? Perchè non mi posso solo lasciare andare? Perchè.... mi hai lasciato solo?" Concludo in un sussurro.
    "Ti rivoglio qui con me, con te tutto sembrava così semplice.
    Rivoglio l'anima di Fred e estirpare quella dea blu.
    Non voglio più essere solo. Aiutami."

    Un rumore mi fa aprire gli occhi e tendere leggermente. Non ho bisogno di concentrare i miei sensi. Il suo odore lo riconoscerei tra mille. Sospiro e rimango semplicemente lì, a fissare le lettere e a non pensare.
    Lui non parla. Sento i suoi occhi su di me. Mi viene vicino e si siede.
    Mi volto lentamente verso di lui. E trovo i suoi occhi celesti con un’ombra di lacrime che mi fissano.
    Mi chiedo da quanto tempo mi stia ascoltando. E mi ritrovo a pensare che non mi interessa.
    Mi volto di nuovo verso quelle parole, senza pensare che lei è lì sotto.

    "Non è colpa tua quello che è successo a Fred." Sussurra lui e io sento i muscoli tendersi. Mi mordo con forza l’interno delle guance per bloccare le lacrime che sento formarsi sempre più numerose nei miei occhi.

    "C'ero anch'io. Non avevamo scelta. Se avessimo fatto diversamente, lei non ci avrebbe mai perdonati."

    "Ma sarebbe qui." Sussurro senza rendermene conto. "C'è sempre una scelta. Sempre. E qualsiasi questa sia avrà sempre delle conseguenze."

    Cordy abbiamo fatto la scelta giusta?

    "Angel maledizione" mi si mette di fronte impedendomi di vedere quelle lettere dorate. "Non so se la scelta era quella giusta! Ma... so che è quello che avrebbe fatto lei. So che non avrebbe rischiato la morte di migliaia di persone per salvarsi. Angel." Mi appoggia lentamente le mani sulle spalle e io mi ritrovo a fissare i suoi occhi celesti. Il suo dolore.
    Chiudo gli occhi.
    Non voglio vedere altro dolore. Basta dolore. Sono così stanco.

    "Per favore non ti arrendere." E non so se sono le parole, o il suo tono così supplichevole e così in contrasto con lo Spike che conosco.
    Ma riapro gli occhi e lo fisso muto.
    E vorrei essere forte per lui. E vorrei dirgli che abbiamo fatto la scelta giusta. E vorrei dirgli che domani andrà meglio.
    Ma non ci riesco.
    Solo.
    E vorrei spostarlo. Dirgli di lasciarmi in pace. Dirgli che voglio solo fissare delle lettere dorate senza pensare a niente.
    Ma i miei muscoli sono come paralizzati e la mia voce non esce. Così lo fisso sentendomi sprofondare nei suoi occhi, nella sua anima così luminosa.
    Sono così stanco Cordy, e lui ha un anima così luminosa. Lui può essere il campione. Lui può essere l'eroe.
    Sento il sapore salato di una lacrime sulle labbra.
    Vorrei solo dormire e non svegliarmi più.
    E mi sento improvvisamente in pace.
    Niente più cimitero, lotte, dolore. Solo pace.
    La posso quasi vedere davanti a me. Bella, vestita di bianco. Con quel sorriso così suo.
    Allunga la mano verso di me. Io la afferro, la stringo ed è calda. Me la porto alle labbra e la bacio dolcemente e sento il suo profumo avvolgermi. Sorrido mentre lei si avvicina e mi bacia.
    E so che non è vero, ma stranamente non mi interessa.
    Sono stanco, ma adesso non sono più solo.
    Sorrido mentre con la mano mi accarezza il viso come faceva sempre.
    Sorrido mentre la fisso sorridere e i suoi occhi sono così luminosi.
    Sorrido e il dolore svanisce.
    Mi sei mancata così tanto Cordy.

    Bagnato. Sento la mia spalla che si sta bagnando.
    Sbatto le palpebre confuso fissando la mia sorridente Cordy.
    Fisso il cielo che è terso. Torno con il mio sguardo su di lei. Che sorride.
    Che succede?
    ...questo non è il tuo posto.
    Non mi interessa. Voglio stare con te. Non voglio rimanere solo.
    ... non sei solo.
    Si. I miei amici hanno le loro vite,i loro problemi. I miei amici muoiono e mi lasciano solo. I miei amici non mi aiutano a condividere il dolore. Perchè io sono il campione, io non devo soffrire, lo devo fare in silenzio. Io sono forte.
    ... sai di non essere solo. Sai che se solo aprissi il tuo cuore avresti qualcuno accanto. E' accanto a te. Sempre. Solo che ti ostini a non vederlo.
    Eri tu ad essere accanto a me Cordy, e ora mi hai lasciato solo.
    ... non ti lascerò mai solo. Non sarei andata via se avessi saputo che saresti stato solo. Fai il primo passo, fai uscire quello che hai dentro.
    Cordy per favore...
    ...Apri gli occhi Angel. Non sei solo. C'è qualcuno che, se glielo permetterai, ci sarà sempre. Ciao campione.

    Sento i miei occhi aprirsi lentamente. Torno nel cimitero. Mi ci vuole un pò per rendermi conto di avere qualcuno che mi stringe tremante.
    Le lacrime di qualcuno mi bagnano la spalla. Le lacrime che mi hanno riportato qui.

    Apri gli occhi Angel. Non sei solo. C'è qualcuno che, se glielo permetterai, ci sarà sempre.

    "William" Sussurro.

    Lui si allontana da me per guardarmi negli occhi. Mi tiene ancora per le spalle fissandomi sorpreso, le lacrime che rendono i suoi occhi ancora più chiari.
    "Maledizione! Sono tre ore che cerco di farti tornare! Prova a farlo di nuovo e ti impaletto! Te lo giuro!" Mi dice alzandosi di scatto. "Andiamo via da qui e quasi l'alba."

    Percepisco la sua paura, la sua rabbia e la sua gioia.

    Mi alzo anch'io e mi metto davanti a lui. Vedo i suoi occhi scurirsi, vedo i muri che si è costruito per proteggersi innalzarsi di nuovo. Lo sento richiudersi in se lasciando fuori.

    "Sai una cosa? Sei una maledetta checca! Chi se ne frega se vuoi rimanere qui fuori e andare in cenere! Fai pure! Devo dire qualcosa ai tuoi amici? No anzi, non sono la tua segretaria! Non mi interessa di te e di quello che fai. Non mi interessa se soffri perchè volevo bene anch'io a Fred! Perchè è l'unica che si preoccupava per me e...."

    Allungo il braccio e gli appoggio l'indice sulle labbra. Lui rimane immobile. Sbatte le palpebre confuso e mi fissa.

    "Abbiamo fatto la scelta giusta. Domani andrà meglio." Gli dico forte.

    Lui continua a fissarmi. E poi sbuffa. "Non voglio cazzate. Non voglio sentirmi dire questo solo perchè vuoi farmi stare bene! Non me ne frega un cazzo di tutto questo! Capito stupida checca? Non mi inganni con le tue frasi del 'andrà tutto bene'!"

    Si ferma ansimante cose se dire quelle cose gli fosse costata molto fatica. A me tornano in mente le parole di quella Cordelia del mio bellissimo paradiso personale.

    ...se solo aprirsi il tuo cuore
    E' accanto a te. Sempre. Solo che ti ostini a non vederlo.
    Fai il primo passo, fai uscire quello che hai dentro.
    C'è qualcuno che, se glielo permetterai, ci sarà sempre.
    Campione


    E una comprensione si fa strada in me. Non sono solo.

    "Fa troppo male" Bisbiglio guardandolo negli occhi, vedendo le sue pupille dilatarsi. "Non so come affrontarlo. Non so come far smettere il dolore. Sono stanco di essere solo."

    "So che fa male, so che è difficile e anch’io avrei una gran voglia di scappare lontano."

    "Perchè rimani?" Gli chiedo studiando il suo volto.

    "Altrimenti chi prenderebbe a calci il tuo grosso culo flaccido?" Sento le mie labbra tirarsi verso l'altro, diventare un sorriso e infine scoppio a ridere di fronte ad uno Spike che adesso mi fissa sorpreso e confuso.

    Fisso per un attimo la lapide di Cordy, i girasoli nel vaso. Grazie Cordy.

    Poi scuoto la testa e lo fisso. "Sempre che tu ci arrivi al mio 'grosso culo flaccido,' tappo" Dico imitando il suo accento.

    "Cosa? Escludendo il fatto che fai delle imitazioni pessime! Ci arrivo perfettamente... ne vuoi una prova?" Fisso il suo viso divertito.

    "Nah, me la darai un’altra volta. Andiamo via di qui prima che il sole sorga, ho la macchina davanti al cancello principale."

    "Posso benissimo andare a piedi" Dice lui cominciando ad allontanarsi.

    "Ho la Viper" Lui si blocca e mi fissa. “Mi chiedevo se avevi voglia di guidarla, ma non importa.”

    "Uh, certo non posso lasciarti andare da solo alla tua età." Dice venendomi dietro. "Mi sacrificherò per il bene del mondo e ti farò da autista."

    "Che gentile. Andiamo..." dico ridacchiando per poi aggiungere fissandolo serio. "Campione."

    Lui mi fissa sorpreso con un leggero sorriso che gli aleggia sul viso.
    Non sono solo. E neppure lui lo sarà in futuro.

    "Facciamo il giro lungo" Mi dice. Io scuoto la testa sapendo che adora quella macchina e la guiderebbe per giorni.

    "Giro lungo" Confermo accennando con il capo.

    Camminiamo vicini, le nostre braccia si sfiorano ma nessuno dei due si sposta. Davanti al cancello lo scavalchiamo entrambi senza difficoltà, senza bisogno di parlare.
    Gli passo le chiavi e saliamo in macchina chiudendo gli sportelli.
    Lui si mette seduto al posto di guida, contento come un bambino mentre inserisce le chiavi nel quadro e mette in moto.

    Il sole sorge di fronte a noi. Io lo fisso. I raggi che toccano la nostra pelle senza bruciarci, il calore che ci scalda lentamente.
    Poi sento il suo sguardo su di me e mi accorgo che il motore è acceso, ma noi siamo nel solito punto di prima.

    Mi volto verso di lui per chiedermi cosa aspetta a partire, ma lo vedo fissarmi inondato dalla luce del sole e le parole mi muoiono in gola.

    "Andrà meglio?" Mi chiede

    Io sorrido. "Andrà meglio." Accenno con il capo credendoci davvero. Lui lo capisce e partiamo.
    Fa sgommare le ruote sull'asfalto e io sorrido.



    POV Spike


    360 stupide mattonelle.
    Scuoto la testa.
    Contare le mattonelle non è una buona idea per tenere la mente occupata. Per non pensare alla signora dei puffi che sicuramente è qui in giro.
    Mi prendo la testa tra le mani, mentre la dolce voce di Fred si sovrappone a quella metallica di questa dea.
    Scuoto il capo e torno a concentrarmi sulle orrende mattonelle finché non sento lo sguardo di qualcuno su di me. E non ho bisogno di alzare la testa per sapere chi mi sta guardando.
    Sentirei la sua presenza anche con mille persone intorno e adesso visto che siamo rimasti l'unici qui dentro è ancora più forte.
    Non ho bisogno di alzare la testa per sapere come si sente.
    Percepisco chiaramente la sua disperazione da qui.
    Per qualche assurdo secondo ho come l'impressione che si voglia avvicinare, forse sedersi accanto a me, ma ovviamente è solo un'impressione perchè lo sento allontanarsi lentamente. Alzo lo sguardo per fissare le sue mani strette a pugno finché non sparisce dietro l'angolo e sento il leggero rumore di un ascensore che si apre.
    Scuoto la testa e torno a fissare le mattonelle per non pensare.
    Maledizione, sto diventando peggio di Mister Rimuginatore. Forse ha ragione, dovrei infastidire anche altre persone.
    Mi alzo di scatto e mi dirigo verso gli ascensori, aspettando che le porte si aprano. Vado da lui, lo faccio arrabbiare, io mi rilasso, lui si… irrita ma entrambi non pensiamo al dolore per la morte di Fred. Accenno con il capo, approvando la mia brillante idea.

    Le porte si aprono e io metto un piede nel suo maledetto attico. Che poi perchè io devo stare in un buco e lui ha tutto questo?
    Ma il problema adesso non è quello, il problema è che lui non è qui. Non mi disturbo neppure a controllare e rientro nell'ascensore premendo il bottone per il piano terra.
    Vado verso i parcheggi per prendere una delle sue macchine in prestito, per essere precisi, per prendere la Viper. Quando mi fermo.
    Perchè dovrebbe interessarmi sapere dove si è cacciato Mister Depressione?
    Scuoto la testa e torno indietro optando per una salutare passeggiata.

    E magari potrei optare per una passeggiata in qualche cimitero, una bella lotta non fa mai male per scaricare la rabbia e il dolore, sperando di non uccidere qualche nostro cliente. Stupida Wolfram&Hart.

    Lentamente mi muovo per la città, fissando le persone che ho intorno, ascoltando sprazzi di conversazioni, fissando le macchine. Come se la cosa mi interessasse, come se la maledetta morte di una mia amica non mi colpisse per niente, come se fosse facile vedere quella stupida dea con le sue maledette sembianze.
    Un leggero ringhio esce involontariamente dalle mie labbra, facendomi guadagnare uno sguardo tra lo spaventato e l'infastidito da una signora di mezza età che porta fuori il cane.
    Come se fosse sicuro portare fuori il cane di notte, a Los Angeles.
    A volte gli innocenti se le cercano la morte. Se stai a casa di notte forse sopravvivi di più.
    Alzo gli occhi al cielo e continuo la mia passeggiata trovandomi sempre più lontano da casa, finché non mi fermo davanti al cancello di un grosso cimitero.
    Fisso la catena e il lucchetto e alzo la testa per leggere la scritta sull'enorme cancello di ferro battuto.

    "Cimitero di San Gabriel. Lato Ovest"

    Chiudo gli occhi un attimo per cancellare i ricordi che questo posto mi evocano.
    Il funerale, la bara, i fiori, la foto. La sua espressione.
    L'espressione di Angel mi rimarrà sempre impressa.
    Non che non abbia una continua espressione depressa in volto. Ma il vuoto che ho visto nei suoi occhi. Maledizione.

    Mi volto per andarmene quando percepisco la sua presenza.
    Beh, in quale altro posto sarebbe potuto venire Mister sono un masochista fino alla fine?

    Sorrido appena e scavalco il cancello. Non ho bisogno di concentrarmi per sapere dove trovarlo. Mi dirigo tranquillo per poi fermarmi di colpo quando sento la sua voce. All'inizio penso che sia con qualcuno, poi mi accorgo che sta solo parlando con una lapide. Con la lapide di quella donna che, come mi ha detto la dolce Fred, riusciva a farlo sorridere.
    Chissà come faceva. Gli faceva il solletico di nascosto?
    Poi lo sento alzare la voce e mi concentro sulle sue parole.

    "Perchè non me l'hai detto? Perchè non mi hai avvertito? Pensavi che non sarei riuscito a proteggerla? Perchè... maledizione."
    Rimane di colpo in silenzio per poi proseguire con voce tremante.
    "Scusa. E' solo che mi sento così impotente, così in colpa. E' tutto così difficile. Vedere il dolore negli occhi di Wesley. Il tormento in quelli di Gunn. Il senso di perdita in quelli di Lorne. E in quelli di Spike..."
    Sbatto le palpebre continuando a fissarlo quando sento il mio nome.
    "Non voglio più essere quello forte Cordy. Non c'è la faccio. Perchè non posso essere debole anch'io qualche volta? Perchè non mi posso solo lasciare andare? Perchè.... mi hai lasciato solo?"

    Apro e chiudo la bocca. Non so neppure io perchè. Non saprei cosa dire.
    Adesso avrei solo voglia di prenderlo per quei ridicoli capelli dritti e sbattergli il viso a terra facendogli capire che non è solo.
    Probabilmente non otterrei il risultato sperato, ma almeno scaricherei un po’ di tensione.

    "Ti rivoglio qui con me, con te tutto sembrava così semplice.
    Rivoglio l'anima di Fred e estirpare quella dea blu.
    Non voglio più essere solo. Aiutami."

    E adesso basta pensare. Mi dirigo verso di lui fregandomene del rumore che faccio sapendo che sa della mia presenza perché per un attimo vedo i suoi muscoli tendersi.

    Vorrei dirgli che è inutile stare qui a parlare con una lapide. Che adesso bisogna reagire... che...
    Ma le parole continuano a rimanere bloccate in gola. Vedo il suo sguardo fisso sulla lapide. Fisso su lettere e numeri. Fisso su qualcosa che non riavrà più e improvvisamente mi sento anch'io impotente.
    So cosa significa perdere la donna che ami.
    Calcolando che ha perso anche un'amica.
    Nel frattempo mi sento anche in colpa... perfetto! Adesso è sicuro, sto passando troppo tempo con lui.
    Allo stesso tempo cerco di trovare qualcosa da fare. E mi torna in mente Fred. Quella ragazzina che si fidava di me. Quella stessa donna che era molto legata al mio sire. Che prima ridacchiava e poi lo proteggeva quando facevo le mie battute.
    Fred.
    Chiudo gli occhi percependo le lacrime arrivare.
    Lentamente mi muovo e mi siedo accanto a lui. Fissandolo, incontrando i suoi occhi neri senza preavviso, senza il tempo di nascondere le lacrime, senza il tempo di nascondere le emozioni.
    Mi aspetto quasi una sua battuta crudele, ma poi si volta di nuovo verso la lapide senza dire niente e io mi ricordo che lui non è Angelus.

    "Non è colpa tua quello che è successo a Fred." Dico quasi senza pensarci, con la strana e assurda voglia di farlo stare bene.
    Vedo la sua mascella contrarsi e le lacrime formarsi nell'angolo del suo occhio.
    "C'ero anch'io. Non avevamo scelta. Se avessimo fatto diversamente, lei non ci avrebbe mai perdonati"
    E anche se so essere la verità, stranamente le mie parole non mi danno nessun conforto. E mi rendo conto di aspettare che sia lui a parlare, che lui confermi le mie parole.

    "Ma sarebbe qui." Sussurra, e se non fossi un vampiro, probabilmente non l'avrei neppure sentito. "C'è sempre una scelta. sempre. E qualsiasi questa sia avrà sempre delle conseguenze."

    Sento la rabbia farsi strada in me. Perchè lui non è così. Perchè lui non si arrende. Perchè maledizione rimane sempre il mio modello anche se non glielo dirò neppure sotto tortura. Continuerò sempre a cercare la sua approvazione e lui...

    "Maledizione Angel!" Sbotto per piazzarmi di fronte a lui.
    "Non so se la scelta era quella giusta! Ma...so che è quello che avrebbe fatto lei. So che non avrebbe rischiato la morte di migliaia di persone per salvarsi."

    Mi accorgo che è come se non mi vedesse, come se cercasse di vedere ancora quello stupido pezzo di roccia con delle stupide parole scritte sopra.

    "Angel" Gli appoggio le mani sulle spalle per attirare la sua attenzione, per avere una sua reazione.

    Lui sembra quasi accorgersi di me. I suoi occhi neri fissano i miei senza muoversi, senza parlare.
    Non riesco neppure ad abbassare lo sguardo. Vorrei guardare da un altra parte, ma i suoi occhi mi trattengono.
    E poi lentamente li chiude e comincio a sentire la sua presenza più leggera. Come se fosse andato via. Come se si stesse arrendendo al dolore.

    "Per favore non ti arrendere." Gli dico, quasi supplicando, sentendomi un idiota ma allo stesso tempo non volendo perderlo. Non sono ancora pronto e non so se lo sarò mai.
    Lui spalanca gli occhi e mi fissa di nuovo.
    E vedo passare un guizzo di vita in quegli occhi scuri, per poi risparire lentamente. Vedo una singola lacrima uscirgli dall'angolo dell'occhi sinistro e scendergli per la guancia e fermarsi sulle sue labbra, le muove appena come per assaporare il sapore salato.


    E poi non lo sento più.
    E' come se non fosse più qui. E' come se fosse... cenere.
    Sbatto le palpebre stringendogli lentamente le spalle dove ho ancora le mani appoggiate quasi per assicurarmi che sia qui.
    Che non sia andato via.
    Lo scuoto lentamente e poi con più forza, ma rimane immobile. Nei suoi occhi c'è solo il vuoto e so che si è arreso.
    E avrei voglia di urlare, di impalettarlo io stesso perchè è un idiota e un debole, vorrei distruggere tutto.
    E maledire Cordelia che forse saprebbe farlo ridere.
    E Fred che si è arresa al demone.
    E...

    Ma non faccio niente di tutto questo. Sento le lacrime che mi riempiono gli occhi.
    Sono solo.
    Mi ha lasciato solo.
    Angel mi ha lasciato solo.
    "Sire?" Bisbiglio.

    Solo. Solo. Solo.
    Non di nuovo. Per favore. Non so stare da solo. Non voglio rimanere solo.
    La rabbia si trasforma in paura e non lotto più contro le maledette lacrime. Lascio che scorrano per le mie guance, percepisco il loro sapore salato sulle labbra e poi me lo tiro contro appoggiando la testa sulla spalla.
    Lasciando uscire quella parte di me che cerco sempre di nascondere a tutti, con risultati non sempre ottimi. Quella parte che sembra conservare la mia umanità. William

    "William." Lo sento sussurrare.
    Mi allontano sorpreso per poterlo fissare negli occhi. Tengo le mani sulle sue spalle. Sentendo il suo sguardo su di me. E percependo che lentamente la paura si sta ritrasformando in rabbia.

    "Maledizione" Gli urlo contro."Sono tre ore che cerco di farti tornare. Prova a farlo di nuovo e ti impaletto. Te lo giuro."
    Ma quando mi accorgo che mi sta fissando gli occhi che so essere pieni di lacrime, mi alzo di scatto. "Andiamo via da qui è quasi l'alba."

    Sbotto sentendo ancora la paura per averlo quasi perso, la rabbia perchè si era arreso, e la gioia perchè è ancora qui.

    Mi si piazza davanti e io tiro fuori la mia espressione indifferente. Tornando a essere lo Spike di sempre.
    Perchè nessuno deve vedere dentro di me. Perchè nessuno deve prendermi in giro i miei sentimenti. Soprattutto lui. E quando vedo che ancora il suo sguardo indugia sul mio cerco di allontanarlo da me. Da quello che sento.

    "Sai una cosa? Sei una maledetta checca! Chi se ne frega se vuoi rimanere qui fuori e andare in cenere! Fai pure! Devo dire qualcosa ai tuoi amici? No anzi, non sono la tua segretaria! Non mi interessa di te e di quello che fai. Non mi interessa se soffri perchè volevo bene anch'io a Fred! Perchè è l'unica che si preoccupava per me e...."

    Improvvisamente il suo dito si appoggia sulle mie labbra, lasciandomi senza parole e confuso.

    "Abbiamo fatto la scelta giusta. Domani andrà meglio." Mi dice con voce sicura, ma questo mi fa sbottare ancora di più sapendo che lui sapeva che è quello che volevo sentirmi dire.

    "Non voglio cazzate. Non voglio sentirmi dire questo solo perchè vuoi farmi stare bene! Non me ne frega un cazzo di tutto questo! Capito stupida checca? Non mi inganni con le tue frasi tipo 'andrà tutto bene'!"

    Mi blocco ansimante, stanco di combattere tra il volermi aprire con lui, il volermi fidare e il cercare di proteggere i miei sentimenti.

    "Fa troppo male"Lo sento bisbigliare. Spalanco gli occhi sorpreso che lui si stia veramente aprendo con me. "Non so come affrontarlo. Non so come far smettere il dolore. Sono stanco di essere solo."

    "So che fa male, so che è difficile e anch’io avrei una gran voglia di scappare lontano." Gli dico sincero.

    "Perchè rimani?" Mi chiede aspettando la mia risposta.

    "Altrimenti chi prenderebbe a calci il tuo grosso culo flaccido?" E cerco di trattenermi dal ridere.
    Ma quello che mi sorprende di nuovo è lui. Le sue labbra si tendono leggermente per poi trasformarsi in un vero sorriso e in fine in una forte risata.
    Io lo fisso sbalordito, il dolore l'ha fatto impazzire?
    O sono riuscito veramente a farlo ridere?

    Poi lo vede calmarsi e fissare dolcemente la lapide e quei fiori gialli, per poi riportare la sua attenzione su di me.
    "Sempre che tu ci arrivi al mio 'grosso culo flaccido,' tappo" Dice cercando, con pessimi risultati, di imitare il mio accento.

    "Cosa? Escludendo il fatto che fai delle imitazioni pessime! Ci arrivo perfettamente... ne vuoi una prova?" Dico contento di questo scambio di battute.

    "Nah, me la darai un’altra volta. Andiamo via di qui prima che il sole sorga, ho la macchina davanti al cancello principale."

    Io mi sento diviso tra la voglia di andare con lui e magari continuare a parlare. E il bisogno di proteggermi, per il momento vince il secondo. "Posso benissimo andare a piedi" E comincio ad allontanarmi.

    "Ho la Viper" Lo sento esclamare e mi blocco tornando a fissarlo. “Mi chiedevo se avevi voglia di guidarla, ma non importa.”

    Come non detto. "Uh, certo non posso lasciarti andare da solo alla tua età." Dico seguendolo . "Mi sacrificherò per il bene del mondo e ti farò da autista." A volte il mio grado di altruismo mi spaventa.

    "Che gentile. Andiamo..." mi dice ridacchiando leggermente per diventare di nuovo serio. Fissandomi esclama. "Campione."

    E so che lo pensa, l'ho visto nei suoi occhi. So di averlo reso fiero di me. E non posso evitare di fissarlo e sorridere sereno.
    Forse non sarò più così solo in futuro, mi trovo a pensare.

    "Facciamo il giro lungo" Gli dico cercando di cambiare argomento lo vedo scuotere la testa immaginando che dirà di no, per poi sorprendermi quando mi dice "Giro lungo" e accenna con il capo.

    Ci dirigiamo verso il cancello, camminiamo vicini. Cosa che mi sorprende di solito è lui che si sposta, cioè mi sposto anch'io, ovvio, ma è lui quello che non sopporta il contatto con gli altri. Ma adesso percepisco il suo braccio sfiorare il mio e la cosa stranamente mi tranquillizza.
    Arrivati al cancello senza bisogno di parole lo scavalchiamo e prendendo le chiavi saliamo in macchina.
    Sorridendo inserisco le chiavi nel quadro e metto in moto.

    Mi volto verso di lui ghignando per poi trovarmi a fissarlo mentre i raggi del sole che lentamente sta sorgendo gli illuminano il viso e sentendo la mia pelle scaldarsi.

    Poi è lui che si volta verso di me come se volesse dirmi qualcosa, rimanendo in silenzio a fissarmi. Forse non ci abitueremo mai a vederci a vicenda illuminati nel sole, basta pensare che, nel suo ufficio, anche se ha quelle stupide finestre vetri che gli impediscono di andare in cenere tiene per tutto il tempo le tende chiuse.

    E fissando nei suoi occhi non posso fare a meno di chiedere, fregandomene di sembrare una checca. "Andrà meglio?"

    Lo vedo sorridere. "Andrà meglio" replica. Dal tono della sua voce, dalla luce che è tornata nei suoi occhi so che è vero. Quindi mi volto di nuovo verso la strada e partiamo.
    Faccio sgommare le ruote nell'asfalto e sorrido.




    FINE

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